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Comune di Palma Campania Assessorato alle attività culturali e agli eventi

Palma Campania. La nostra millenaria storia Il territorio di Palma Campania è stato abitato sin dall’età del Bronzo Antico, come dimostrato dalla presenza di un villaggio agro-pastorale, seppellito dall’eruzione detta delle pomici di Avellino (1860–1680 a.C.). La scoperta avvenuta casualmente nel 1972 durante la costruzione dell’autostrada Caserta – Salerno (all’altezza del km 30, in località Balle o Valle), è stata riconosciuta in archeologia come facies di Palma Campania. Il rinvenimento nella stessa area di un’estesa necropoli attestata dal V sec a.C. al II d. C. dimostra la continuità abitativa dell’area nell’antichità. Ciò è ancor più avvalorato dall’indicazione di una stazione di sosta lungo la via consolare Popilia, a cinque miglia da Nola e a nove miglia da Nocera, riportata sulla


Tabula Peutingeriana1 con ad Teglanum. Queste distanze in miglia romane dimostrano che la stazione dovesse localizzarsi nel territorio di Palma Campania, nei pressi della località Toppa di Aiello. Il toponimo Palma (Palmam in documenti del X secolo), secondo ricostruzioni storiche più accreditate, è da riferirsi all’appartenenza del territorio al console Palma, eletto con tale carica nel 101 e nel 111 d.C., sotto l’imperatore Traiano. Secondo altri il nome deve riferirsi alle piante di ulivo che ricoprivano la collina. Il primo nucleo abitato di Palma era posto sulla collina di Castello e, infatti, nell’Alto Medioevo tutta la pianura sottostante era indicata con il toponimo piè di Palma. La particolare posizione geografica di Palma (sita in prossimità di una via consolare romana, la Popilia, che metteva in comunicazione Capua con Reggio Calabria) la rendeva una città di passaggio, esposta a saccheggi di ogni genere. Visigoti, Goti, Bizantini, Saraceni, Longobardi e Normanni passarono da qui spogliando e devastando. Dopo l’anno Mille, con l’affermazione del feudalesimo nei nostri territori, la storia palmese è strettamente legata al potere delle illustri famiglie che si successero: la signoria normanna dei Castiglione (che da allora assunsero il nome Di Palma), quella aragonese degli Orsini, la contea vicereale dei Della Tolfa (discendenti dalla antichissima e nobilissima famiglia romana dei Frangipane), i Pignatelli, gli Spinelli, i Passaro, i duchi Di Bologna, i Caracciolo, i Salluzzo di Corigliano, fino ai Baroni Compagna negli anni Cinquanta del secolo scorso. Fin dall’inizio del feudalesimo i Longobardi fissarono la dimora signorile nel Palazzo Baronale di Castello di Palma. La decadenza del Palazzo Baronale e del castello iniziò, poi, con il regno aragonese, quando i luoghi di difesa furono sostituiti da edifici rinascimentali con numerose stanze, logge e giardini. Il Palazzo Aragonese fu costruito a Palma ai piedi della collina nella seconda metà del 1400 dal conte di Nola Raimondo Orsini per ordine dei regnanti spagnoli del Regno di Napoli e da questi ultimi frequentato per diletto della caccia con i falconi. 1

Carta topografica di epoca medievale per uso militare nel periodo imperiale Romano (III – IV sec d.C.), oggi conservata nella biblioteca ex imperiale di Vienna.


Oggi l'antica area urbana, aggrappata alla collina, conserva vari motivi di interesse storico: resti decorativi dei secoli scorsi, antichi palazzi e cortili, un largo uso della pietra vesuviana (viali, gradini, portali) giardini rialzati profumati di fiori e agrumi, decine di edicole sacre e vari altri elementi architettonici di valore storico.2 Sparse qua e là case rurali: le masserie. Di fronte al comune il Monumento dei Caduti commemora i valorosi palmesi chiamati alle armi nella prima guerra mondiale. Palma Campania è attraversata da un tratto dell’Acquedotto romano del Serino, dell’età di Costantino, fondato dall’Imperatore Augusto. Tra i personaggi illustri di Palma Campania: Vincenzo Russo, Antonio De Martini, Biagio Lauro, Frate Angelo Peluso, Padre Paolino da Palma, Vincenzo Lauro, Ugo De Fazio, Don Luigi Carrella. La nostra cittadina porta in sé un pezzo della grande storia del meridione, dall’impero romano, passando per il Regno di Napoli, fino ai giorni nostri ancora da scrivere.

Bibliografia P. Nappi, “Un Paese nella gloria del sole: Palma Campania”, Sarno,1938. L. Sorrentino, “Antichità a Palma Campania”, Marigliano, 1996. AA. VV., “Palma Campania – Itinerario tra storia e arte”, Liceo Classico A. Rosmini, Palma Campania, 1999 AA. VV., “ADTEGLANUM – Quaderni di archeologia, storia e cultura”, ed. l’arcael’arco, Nola, 2014.

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In Via Municipio la Chiesa del Corpo di Cristo e del SS. Rosario (sec.XVI). Alla fine dell'800, in Via San Felice, per volontà del Comm. Luigi Carrella fu eretta la Chiesa "Mater Dei". In largo Parrocchia la Chiesa di San Michele Arcangelo (ove si venera San Biagio, protettore da secoli di Palma) e le Congreghe dell'Immacolata e di San Maria della Purità; parte del complesso monumentale risale al Medioevo, nella parte più alta di Palma, in direzione Vico e Castello, la Chiesa di San Martino (sec.IX), la chiesa ed il convento di Santa Croce al Casale (sec.XIV-XVI). Più su le antiche mura del castello osco, il borgo di Castello, la Chiesa di San Giovanni Battista (sec. XIV), indi la pineta Tribucchi (alt.700s.l.m.), i boschi.


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Il nostro illustre concittadino Vincenzo Russo Vincenzo Russo nasce a Palma Campania il 16 giugno 1770 nella casa ancora oggi ubicata al civico n. 11 di via Vicoletto Russo. Patriota e politico italiano, è stato uno dei principali esponenti del giacobinismo. Si laurea giovanissimo in giurisprudenza a Napoli ed esercita la professione forense distinguendosi per la sua brillante eloquenza, ma si appassiona agli studi di chimica e alla medicina. In quel periodo in tutta Europa cominciano a diffondersi gli ideali della rivoluzione francese, in contrasto con i regimi monarchici come quello di Napoli, dove, dall’inizio del 1700, si era vissuta la piena riaffermazione morale ed istituzionale del Regno di Napoli sotto Carlo di Borbone.


La rivoluzione francese e gli ideali che l’avevano caratterizzata entusiasmano il giovane Russo il quale, insieme a tanti altri giovani, prende parte attiva alle riunioni segrete che cospirano contro il regime borbonico. Nella sua incessante attività politica, Russo porta avanti la necessità della lotta armata e rivoluzionaria da attuare contro lo stato borbonico per dare potere e diritti ai più deboli. E’, quindi, tra coloro che spingono i francesi a favorire la nascita della repubblica anche nel Mezzogiorno, e, con l’avvento della Repubblica Napoletana, egli collabora al Monitore napoletano, il giornale diretto da Eleonora Pimentel Fonseca. Vincenzo Russo appartiene alla schiera più intransigente dei rivoluzionari. Propugna una rigida moralità nell’amministrazione pubblica e un radicale cambiamento sociale ed economico della società napoletana, come teorizzato nella sua opera del 1798 “Pensieri Politici”. Russo porta avanti l'ideale di una repubblica fondata su principi di uguaglianza e libertà per tutti. Ritiene che il limite della proprietà legittima è nel solo soddisfacimento dei bisogni primari. Indica nell'usufrutto a termine di un pezzo di terra di proprietà della comunità (e non nella piccola proprietà ereditaria) lo strumento per garantire a ciascuno l'indipendenza. Si batte per l’abolizione dei dazi sui beni alimentari primari. Sostiene, dunque, l’eguaglianza economica ma anche l’eguaglianza politica, che secondo Russo può realizzarsi al meglio in piccole comunità, in qualche modo corrispondenti alla polis greca, per poter garantire l'effettiva partecipazione di tutti i cittadini alla vita politica. Perché tutti possano partecipare consapevolmente alla gestione della comunità, ritiene necessario rendere pubblica e generale l'istruzione. Rifiuta lo sviluppo industriale, che è causa di condizioni insalubri di vita per i lavoratori e il commercio, che genera avidità di sempre più lauti guadagni a discapito di una vita sobria ed onesta. Il 17 gennaio 1799, con un drappello di soldati francesi rientra a Palma per salutare i suoi familiari e per portare i valori della costituenda repubblica napoletana sul territorio con i suoi discorsi in Piazza Mercato, parlando dal poggiolo dove si esponeva il pane del forno pubblico. In quei giorni vengono eretti a Palma, dai cittadini sostenitori delle nuove idee repubblicane, gli “alberi della libertà”, simboli della lotta ai privilegi e di riscatto sociale. Uno viene eretto in Piazza Mercato, un altro a Piazzetta Ferrari e un altro nel quartiere di San Gennaro. Dunque anche a Palma, come a Napoli, comincia a soffiare il vento della rivoluzione.


Ma la Repubblica ha i giorni contati. Le armate "sanfediste" guidate dal cardinale Fabrizio Ruffo, al servizio dei Borbone, appoggiate dalla sollevazione dei "lazzari" (ovvero la plebe fedele al re), passano al contrattacco e causano la fine della Repubblica Napoletana. Nei mesi seguenti, con una giunta nominata dal re Ferdinando I di Borbone, cominciano i processi contro i repubblicani. Vengono condannati alcuni tra i più importanti esponenti della classe borghese e intellettuale di Napoli, provenienti da diverse province meridionali, che hanno dato il loro appoggio alla Repubblica.3 Tra questi il nostro concittadino Vincenzo Russo, condannato a morte e giustiziato in Piazza del Mercato a Napoli il 19 novembre 1799, a soli 29 anni. Sul patibolo grida: “Io muoio libero e per la Repubblica”.4 L’Assessorato alla cultura dedica a lui ogni anno le Giornate Russiane. In primavera, in particolare, si celebra la sua nascita presso la casa di origine in via Vicoletto Russo e in autunno, con la manifestazione “Premio Vincenzo Russo”, si commemora la morte del nostro patriota con giornate culturali volte a trasmettere ai giovani i valori per i quali Vincenzo Russo ha dato la vita.

Bibliografia L. Sorrentino, “Io muoio livero e per la repubblica”, Napoli, 1999; L. Sorrentino “Cronologia di Vincenzo Russo e vicende del 1799” ,Palma Campania, 1999; Gruppo archeologico terra di Palma, “Il pensiero e la storia di un eroe”, Palma Campania.

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Oggi in Piazza Municipio a Napoli si trovano allocate le due lapidi commemorative che celebrano il ricordo dei 116 patrioti della repubblica napoletana giustiziati in seguito alla repressione borbonica.



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Gli altri personaggi illustri della nostra terra Frate Angelo Peluso. Nato nel Quartiere di San Gennaro (all’epoca compreso nel territorio della Terra di Palma) nello stesso anno in cui salì al patibolo Vincenzo Russo, sostenne i moti rivoluzionari campani ma vide fallire il sogno d’indipendenza e di libertà della patria quando nel 1826 fu catturato insieme agli altri compatrioti e condannato all’esilio.


Antonio De Martini. Biologo e medico nato a Palma nel febbraio del 1815 fu docente universitario in diversi prestigiosi atenei. Di idee liberali ed inviso al potere borbonico fu eletto deputato al Parlamento Nazionale. All’arrivo della rapida ed inattesa epidemia colerica che afflisse il napoletano nel 1884, mise la sua professione al servizio della popolazione. Fu poi nominato medico consulente della Casa Reale rendendosi fedelissimo a Margherita e Umberto di Savoia. Biagio Lauro. Nato a Palma nel 1817 studiò medicina a Napoli e conclusi in modo brillante i suoi studi lavorò all’ospedale degli incurabili e successivamente fu medico primario nell’ospedale della Pace. Fu anche un patriota. Pur essendo stato medico di Ferdinando II non dissimulò la sua passione per il movimento rivoluzionario. Pertanto fu inviso al governo assoluto ed interdetto dall’insegnamento che continuò a praticare nella propria casa. Don Luigi Carrella. Sulla facciata del palazzo dei Servi di Maria del nobile benefattore palmese Don Luigi Carrella è ancora la lapide che ne ricorda la generosità, per aver fondato un asilo infantile nel 1916, gestito dall’Ordine delle Suore di Nostra Signora del Sacro Cuore. Donò all’istituzione religiosa dei Servi di Maria come sedi del Collegio Missionario degli aspiranti all’Ordine la villa Gianturco nel Comune di Saviano e la sua residenza in Palma a via San Felice adiacente all’asilo infantile. L’asilo accoglieva ogni giorno circa duecento bambini ed in modo particolare quelli appartenenti alle fasce sociali più deboli. Nella stessa strada fece costruire dalle fondamenta la Chiesa di Mater Dei. Si prodigò nel far sorgere diversi asili infantili ed altre istituzioni religiose in diversi Comuni del Nolano. Si ricorda in particolare il riscatto del Convento e della Chiesa di Sant’Angelo in Palco a Nola e la contemporanea donazione a favore dei Frati Minori Francescani.

Bibliografia P. Nappi, “Un Paese nella gloria del sole: Palma Campania”, Sarno,1938. Luigi Sorrentino, “Passaparola“, anno II, n. 14, dicembre 2009


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L’Acquedotto Augusteo E’ noto che una delle prime opere pubbliche dell’imperatore romano Cesare Ottaviano Augusto fu la costruzione di un grandioso acquedotto, che dalle sorgenti del Serino, sull’altopiano Irpino, portava acqua ai principali centri della Regione (dalla lapide scoperta alle sorgenti dell’Acquedotto Napoletano


risulta che i lavori successivi di restauro promossi dall’imperatore Costantino vennero portati a termine nell’anno 330 d.C.). L’acquedotto romano attraversava, ora con condotti sotterranei, ora con ponti, canali, tutta la pianura campana, lungo la direttrice che toccava Sarno, Palma Campania, San Gennaro Vesuviano, Somma Vesuviana, Pomigliano, Casalnuovo, San Pietro a Patierno, Napoli, Pozzuoli, fino a Capo Miseno, alla famosa piscina Mirabile. Realizzato dunque con le più sofisticate tecniche costruttive in cui eccelleva Roma e ch’erano largamente basate sull’abile ed ingegnoso utilizzo di malta cementizia dell’epoca, il tratto che attraversa Palma Campania è oggi visibile nelle testimonianze murarie dell’area di interesse storico-archeologico di via Tirone.5

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Il tratto di acquedotto emerso dagli scavi nel territorio di Palma Campania è stato recentemente riqualificato grazie al progetto “AQUAFELIX” del Gruppo Archeologico Terra di Palma, approvato e cofinanziato nel 2016 dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri, Dipartimento della Gioventù e del Servizio Civile Nazionale.


Assessorato alla Cultura e Agli eventi, anno 2019 Si ringrazia per la collaborazione l’Ente Carnevale del Comune di Palma Campania e l’Associazione “Gruppo Archeologico Terra di Palma”




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