“Non si può piacere a tutti”. È quello che pensavo prima di conoscere Luca Bellandi. Le sue opere colpiscono e attraggono chiunque visiti la Bottega Gollini. Come Miles Davis nel campo della musica Jazz è stato acclamato degli esperti senza mai perdere la vicinanza del grande pubblico e senza scendere a compromessi, così Bellandi nell’arte ha raggiunto questo difficile equilibrio. È uno di quei rari artisti che suscita l’interesse dei critici e al tempo stesso è amato dalle persone più inclini a rapportasi all’arte in maniera sensibile ed emozionale. Dopo aver seguito per molti anni il percorso di Bellandi posso affermare che i suoi quadri sono amati da tutti. L’incontro con l’artista è stato folgorante. Ricordo perfettamente quando mi fu presentato nel 2005 dal suo agente Roberto Bencivenga: rimasi letteralmente affascinato dalle sue opere.
Il primo quadro alla Bottega Gollini riscosse tanto successo da essere venduto il giorno stesso del suo arrivo. Da questo incontro fortunato è iniziata un’intensa collaborazione che ha portato la Bottega Gollini a divenire una delle Gallerie d’Arte punto di riferimento per la vendita delle opere di Bellandi. Memore degli esordi, in questa prima Personale alla Bottega Gollini ho scelto di esporre principalmente i soggetti che lo hanno reso celebre ormai in tutto il mondo e che per primi anche io ho amato: le serie di Abiti, Fiori e Pesci. Luca Bellandi dipinge con rapide e sintetiche pennellate di colore senza seguire una traccia sulla tela. Il suo tratto pittorico è inconfondibile. Ciò che più mi colpisce è la sua abilità nel rappresentare soggetti che, come protagonisti di una scena teatrale, sono traccia di un altrove, rimandano a una dimensione invisibile e immaginaria, trasmettono un’anima. In pochi gesti pittorici Bellandi riesce a cogliere l’espressività
di una natura morta. Nei suoi Abiti non vediamo i corpi, non vediamo volto, braccia e mani, ma ne percepiamo la presenza attraverso alcuni segni che trasmettano vitalità e sensualità: l’abito ci parla di chi lo indossa. Un’umanità che non c’è ma si sente, in un abito che diviene ‘abitato’. I suoi Fiori sono macchie di colore, quasi dei quadri astratti, ma anch’essi, come i Pesci, di grande forza espressiva. La ricerca della bellezza, l’estetica tra il classico e il glamour delle opere di Bellandi lo annoverano tra i nomi più interessanti del panorama artistico contemporaneo. Negli Abiti ritrovo un’evoluzione della ricerca intrapresa da Pizzi Cannella. Ho inoltre ritenuto importante esporre alcune delle nuove opere rappresentative di un percorso dell’artista più sperimentale che attinge da figure classiche del Barocco o della pittura Vittoriana, concentrandosi sul ritratto. Luigi Foschini
PITTURA D’ATMOSFERA: LUCA BELLANDI di Gian Ruggero Manzoni
Su Luca Bellandi è stato detto molto, perché, in arte, lui stesso è molto, del resto un pittore che non suscita parole è come un mago che non fa “miracoli”, mentre è proprio questo seguire l’impossibile la sua prima dote, che non si ferma davanti a nulla per inventare, e l’invenzione è pur sempre miracolosa, nonché frutto di grande sicurezza e maestria gestuale. Con gli anni, tramite il suo creare, Bellandi ci ha abituati allo svolgimento di cicli tematici in chiavi compositive e tonali diverse, seppure la sua fluidità pittorica resti inalterata, questo quasi per saggiare, sperimentare, verificare, successivamente, su una
base fissa, le infinite eventualità e le tante varianti della forma … di quella forma che sgorga dal suo intimo, dal suo inatteso inconscio. Nella indubbia effervescenza e ricchezza dei partiti e degli elementi figurativi, nella vivace estrosità di una fantasia che non sembra appagarsi se non quando abbia dissolto ogni momento di staticità nella scena, nei sui quadri si denota l’aspirazione di trovare, per via di successivi approssimazioni e confronti, sia tra opere diverse che all’interno della stessa opera (e cioè all’interno di un singolo percorso creativo), la risoluzione architettonica e di senso più unitaria e compiuta. Tale metodologia (se così
possiamo chiamarla) è assai significativa in ragione della estrema analiticità di una pittura in cui le impostazioni di base non hanno minore pregio delle definizioni di dettaglio. Infatti la sua è un’espressività che non si determina e non si qualifica se non quando tutta la superficie del supporto abbia avuto l’ultimo sigillo da quella pennellata, di chiusura, sensitiva e imprevedibile, che da sempre gli è tipica. Seppure nella indubbia facilità con cui è sempre riuscito ad addomesticare la tecnica, l’esecuzione (a questo punto oserei quasi musicale) infine rientra nell’estremamente meditativo e nel raffinato, nel mobile, nella variazione,
eccezionalmente ricca per tinte, non di rado ripassate tramite il percorso liquido, sinuoso, di un colore che, sulla preparazione sottostante, distende un velo ricamato, attento ai valori tramite i quali si sviluppa la linea, che si scopre a momenti lasciata e a momenti inaspettatamente ripresa, tramite minuti graffi, tramite corsivi di misterioso significato, quasi ideogrammi, inevitabilmente simboli, come fu anche del grande Giovanni Boldini. Considerati questi aspetti, non si può che sottolineare come Bellandi abbia in sé una incredibile capacità di “affabulatore” per immagini. I suoi quadri non si finirebbe di scrutarli, perché sempre ci rivelano componenti nuove e nuove flessioni del sentimento, organizzate da una impaginazione di grande efficacia suggestiva, sostenuta, come già avrete inteso dal mio dire, da un mestiere di rara sapienza. Quindi - come ha già scritto di lui la brava Marta Mai - “l’artista
Luca Bellandi si distingue per l’originale rivisitazione della sua preparazione classica, cui affida il compito di aderire alle istanze della contemporaneità. Supera la figura statica e, attraversando la storia, con personale azione dinamica, impressiona soggetti acefali o celati da improbabili copricapi. Nel loro anonimato, per l’abbigliamento, gli accessori, le suppellettili e tutto ciò che fa da cornice - comprese le parole che dilagano sullo sfondo - richiamano personaggi di una particolare epoca e il loro vissuto”. Perciò storia, tradizione, così che non necessita più di tanto andare alla ricerca di quei nomi illustri che lo abbiano suggestionato, e i molteplici allettamenti subiti, resta che la botanica, l’ornitologia, l’ittiologia, l’esotismo, la moda, la flessibilità dei suoi corpi femminili, protetti da guardiani maestosi, da fedeli cani o da oggetti mutuati dalle altre arti, nonché un certo “gusto all’americana”, proprio di una Natalia Fabia, di un Michael
Hussar o di una Bryce Cameron Liston, lo avvicinino agli incisori giapponesi del Settecento o ai fini illustratori del fantastico, sia francesi sia inglesi che tedeschi della fine Ottocento e inizi Novecento. Infatti inutile dire che la realtà, in quanto trama o tessuto ordinario, considerata cioè nel suo esistere esterno e oggettivo, non lo ha mai interessato, essendo, per lui, solitamente insignificante, amorfa, banale, se considerata in superficie. Infatti il fascino dell’arte di Bellandi sta ben nascosto dietro la facciata, oltre la quale bisogna appunto scoprirlo. Del resto le verità più segrete, gli aspetti più suggestivi, gli incanti più magici si colgono e si capiscono violandola, alterandone i connotati, rovesciandone le regole e l’ordine, sovvertendone i rapporti. Innegabile, quindi, che le sue immagini enigmatiche, i suoi “giochi”, i suoi “teatri” fanno di quest’artista livornese un interessante caso nell’attuale panorama della figurazione
italiana. Come ho detto Bellandi non solo dipinge, ma narra, in modo che anche i colori si declinano secondo una degradazione di toni che recano in loro il presentimento di quelli che poi verranno. In ogni suo quadro-racconto ci trasmette miniature elaborate con sapienza, sonetti da godersi nel chiuso della propria stanza, poesie da centellinarsi nella quiete di un’alba o di un tramonto, e in questi episodi non è tanto il soggetto a contare, ma la raffigurazione nella sua interezza, facendo sì che le immagini risultino parole equivalenti a eterni e validi aforismi sull’essere e sul divenire. Sempre Marta Mai: “La scena intriga il fruitore dell’opera, che, indotto a riflettere per ipotizzare un ‘suo’ racconto legato a un ‘suo’ ipotetico volto, non è più passivo spettatore, ma attivo coprotagonista, che racconta l’uomo storico. Luca Bellandi, mettendo d’accordo mondo classico e contemporaneo, con equilibrio ammiccante fa
avanzare una pittura leggiadra e colorata, che occhieggia con complicità tutte le espressioni artistiche, spargendo fiori. Ciò è un inno alla creatività ed è altresì un invito a coltivarla nel rispetto del mondo classico, che ‘tanta ala’ ha steso nella storia dell’Umanità”. L’interpretazione della sua opera perciò diviene sempre specola motivata, indagine insistita la quale, presumendo un possibile “oltre”, abbraccia il lemma. Non a caso il lemma, l’argomento, il tema, la citazione di Bellandi, quale verità che non necessita di dimostrazione, è infine il concetto primo e straordinario della vita, e il tutto va scavato, ricercato, quasi intuito nell’ideale che lo rende artista, cioè quello rivolto all’armonia, al piacere, alla beatitudine dei sensi, nonché al candore tipico dell’infanzia. Quindi tante storie, di uomini, di animali, di donne esili e svagate, di doni della matrigna natura, tra le quali, l’artista, ha scelto quelle a lui più vicine, e le ha reinventate secondo una sceneggiatura del tutto
personale, concedendosi persino il lusso di aggiungere nuovi episodi, frutto della sua immaginazione o, per meglio dire, del suo amore per il bello, per il sano stordimento, per l’elevazione lirica. Il risultato di tanto “sognare” risulta alto per impegno compositivo e per qualità, così che nella selva di immagini create da Bellandi è possibile perdersi, girare in tondo, cavalcare una carpa, penetrare in un fiore, indossare un abito non proprio, rimanendo, quale unico ausilio per non smarrire il sentiero che si allontana nel folto dell’inventiva o nei vari piani di sviluppo espressivo, l’affidarsi ai segni che l’artista ci lascia lungo il cammino, a quegli indizi che sembrano voler rivelare qualcosa d’altro, a quei richiami che rimandano a luoghi e tempi nascosti nel fondo della mente e del cuore … nonché a quelle imperturbabili e nobili atmosfere da lui create.
THE ILLUSIONIST Luca Bellandi
JEFF SONG 120X120 tecnica mista su tela
GHOST 893 80x80 tecnica mista su tela GHOST 891 80x80 tecnica mista su tela
PRIMA VERA NUDA 100x120 tecnica mista su tela
BLACK BOTTONATO 100x120 tecnica mista su tela
T. BLUE DRESS 100x120 tecnica mista su tela
COME ON SPRING 100x120 tecnica mista su tela
CONTAMINATION 100X120 tecnica mista su tela
BLACK WATER 31 120x120 tecnica mista su tela
QUELLO CHE RESTA 50X50 tecnica mista su tela
HEART ON GOLDEN 30X40 tecnica mista su tela
SILVER GARDEN 3 120X120 tecnica mista su tela
SILVER GARDEN NO SECRET 70X100 tecnica mista su tela
SILVER GARDEN 80X100 tecnica mista su tela
PORPORA GIAPPONESE 50X50 tecnica mista su tela
B.S.2 15x25 tecnica mista su tela PINK 18x24 tecnica mista su tela J.P 15 18x24 tecnica mista su tela
J. GARDEN 70 50x60 tecnica mista su tela
“SURPRISE” 30x40 tecnica mista su tela
J.P. 151 30x40 tecnica mista su tela J.P. 83 30x40 tecnica mista su tela
VENUS 100x120 tecnica mista su tela
SILVER GARDEN 140X140 tecnica mista su tela
THIS INCANTO 1 100x120 tecnica mista su tela
THIS INCANTO 2 100x120 tecnica mista su tela
Una storia di passione per l’arte
La Bottega Gollini viene fondata a Imola nel 1967 da Alberto Gollini, Imolese noto per aver favorito la diffusione di opere uniche e grafiche d’autore di alcuni tra i più importanti nomi del panorama artistico nazionale e internazionale. Nel 2000 Luigi Foschini acquista la Bottega dalla famiglia Gollini con l’impegno di portare avanti la stessa concezione dell’arte e il medesimo modo di operare, a favore della creazione di relazioni artistiche e culturali di rilievo, lontano da logiche esclusivamente commerciali. Luigi mantiene l’attività del laboratorio artigianale di produzione cornici e, mosso dal suo profondo interesse per l’arte, si impegna per ampliare l’offerta artistica e culturale della città di Imola. Sviluppa le attività della Galleria d’Arte, mette in circolazione opere di importanti artisti e le avvicina a un ampio pubblico. Rilevanti sono le numerose rassegne espositive allestite dal 2000 a oggi presso la Galleria Gollini: mostre
collettive che hanno presentato artisti con nomi di rilievo e giovani emergenti. Nel 2013 la Bottega Gollini si trasferisce da Via Andrea Costa in Via Emilia, di fronte al Teatro Ebe Stignani, cuore della vita culturale Imolese: il passaggio sancisce la volontà di apertura e partecipazione alle attività cittadine. Nel 2012 Luigi Foschini è chiamato a essere direttore artistico della trasmissione “DI.ARTE”del Canale DI.TV. Sotto la sua direzione vengono realizzate cento puntate nelle quali gli artisti sono intervistati presso la stessa Galleria Gollini dalla Dottoressa Vanessa Orlandi. Tra i tanti artisti coinvolti, si ricordano: Angelo Titonel, Concetto Pozzati, Luca Bellandi, Meloniski, Giampaolo Talani, Ciro Palumbo, Luca dall’Olio, Guido Armeni, Claudio Benghi, Dosso, Ermes Ricci, Luigi Zanellati, Luigi Rosati, Annalisa Cattani, Mirta Morigi, Franco Anselmi.
Nel 2014 apre una nuova Stagione di eventi aperti al pubblico con la mostra 20x20 e con una personale dedicata a Ermes Ricci. A novembre 2015 apre gli spazi della Bottega Gollini alla prima Personale del giovane e promettente artista emergente Giulio Maulini: “Visioni dettate dall’Istinto”. A marzo 2016 inaugura “Le mutevoli forme”, una Personale dedicata alla recente opera pittorica di Gian Ruggero Manzoni, artista poliedrico di fama internazionale, aderendo al più ampio progetto espositivo dell’artista: “Stelle, Costellazioni, Galassie, Semi, Mutazioni”. A novembre 2016 Luigi Foschini decide di mettere in relazione due artisti Imolesi in un’unica mostra: “Est e Ovest”, dedicata alle opere di Dosso e Dante Passarelli. A marzo 2017 inaugura “The Illusionist”, mostra Personale di Luca Bellandi, artista di fama internazionale .
Luca Bellandi Nasce a Livorno nel 1962. Dopo aver frequentato l’istituto d’arte di Pisa, si laurea all’accademia d’arte di Firenze. Da lì inizia un percorso artistico che lo vede confrontarsi su più fronti, pittura, scenografia, grafica, design, fotografia. Ma Bellandi è pittore e dopo un inizio dove i classici della pittura diventano fulcro portante del lavoro, si immerge completamente in una visione contemporanea e personale dello stesso che lo porta a un’attività espositiva di rilievo tra Europa, Stati Uniti, Australia e che lo proiettano come uno degli artisti più interessanti del panorama artistico contemporaneo. Alcune sue opere sono in importanti collezioni pubbliche e private.
Si ringraziano Roberto Bencivenga per la collaborazione nell’allestimento della mostra. L’Amico Gian Ruggero Manzoni, artista poliedrico, per il contributo critico. Elisabetta Marchetti, Assessora alla Cultura del Comune di Imola, per l’interesse sempre dimostrato verso le mie iniziative. Olivia Foschini e Ana Fernandez Domene per il prezioso aiuto nell’allestimento. Beatrice Gandolfi Colleoni per la direzione artistica del catalogo e materiali pubblicitari. Caterina Grandi per il lavoro di Copy Writer e Addetta Stampa.
Pezzo consigliato per la visione del catalogo ”Gentle Storm” - Elbow
pubblicazione a cura di: Graficabgc/imola stampa: MARZO 2017