Dosso – Ombre

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a mia moglie Carla che con le sue critiche mi ha aiutato a realizzare i lavori presentati in questo catalogo



Le minute figure di Dosso abitano gli spazi della Bottega Gollini da molti anni, ma ancora oggi mi stupisco di come quelle opere possano essere realizzate con un semplice paio di grandi forbici che intagliano il metallo. È da quelle lamine di ferro o rame che emergono figure sottili, eteree, estremamente espressive. Espressioni contemplative e statiche. Pensiero e vita si fanno intellegibili negli sguardi impressi con piccoli, sintetici e significativi tratti sul volto delle minute sculture, negli indizi di movimento, nelle molteplice pose dei tanti protagonisti e nel dialogo con le proprie ombre. Un’umanità che trapela in modo differente in ognuna delle sue opere d’arte. I personaggi sono posti in relazione con lo spazio, collocati in ambienti e situazioni raffigurati da pochi elementi esterni quali scale, finestre, alberi stilizzati. In altri lavori, Dosso si concentra unicamente sul ritratto, esplorando ulteriormente e in maniera amplificata l’espressione umana, attraverso la

sovrapposizione di carte metalliche, come in “Maschera Bonaria”. Anche quando l’artista si dedica alla rappresentazione di edifici, abbandonando formalmente la figura umana (come in “Edifici con colori fantastici”), i suoi luoghi, abitati oppure vuoti, riconducono nuovamente alla centralità dell’uomo. La composizione è pulita, essenziale e al tempo stessa meticolosa. Mi colpisce come l’artista, fin dagli inizi della sua lunga carriera, si sia dedicato a un’incessante ricerca nelle forme e nei materiali; Dosso modella rame, ottone satinato, ferro, legno, carta acquerellata e metallica, arrivando sempre ad estrarre dalla materia un senso estremo di leggerezza e grande poesia. Ammiro di Dosso la sterminata cultura e l’abilità scultorea; mi diverto a riscontrare nelle sue opere il gusto per la citazione colta, caratteristica fondante di tutto il suo percorso artistico. Dosso crea un’atmosfera sospesa, metafisica. Le sue sculture, spesso

oniriche, escono dai “quadri appesi” come sogno che entra nel quotidiano e si fa reale. Nella mostra “Est e Ovest” ho messo in relazione Dosso a Dante Passarelli, due artisti Imolesi di grande maturità artistica con cui collaboro fin dagli inizi della mia storia alla Bottega Gollini. Ambedue realizzano sculture che mettono al centro l’uomo, seppur in maniera molto differente. Ad ognuno è dedicata una parete: Ovest per Dosso, Est per Dante Passarelli; due lati della Via Emilia dove si trova la Galleria d’Arte. Al centro della sala espositiva si può ammirare un’opera realizzata assieme dai due artisti. Ho scelto di prediligere le loro numerose “sculture da appendere” dove, come sempre nelle mostre da me curate, l’opera vive di una propria autonomia significante e al tempo stesso è parte di un’ampia composizione che rimanda ad un ulteriore livello di senso. Luigi Foschini



Il sole sorge ad Est e tramonta ad Ovest. Più o meno è così, da sempre. E quindi l’Ovest è il luogo in cui ci si ritira, alla fine degli affanni della giornata. E’ lo spazio dell’ombra ma anche del ritemprarsi nelle proprie certezze, il luogo in cui recuperare/ far rinascere la leggerezza della luce del giorno che verrà. Domani, ad Est. Pronti, predisposti – parati – al flusso della vita. La domanda, allora, è: come può, in questo Ovest, un filo sottile di metallo (bronzo, rame, piombo, ottone), come può un pezzetto di carta acquerellata o un legno grezzo animare mondi e generare suggestioni? Può, eccome, se a guidarlo è la creatività di un artista che sa recuperare proprio da materiali ‘poveri’ e arcaici la ricchezza dell’espressività umana, colta in un suo divenire che travalica i tempi della storia, per diventare archetipo. E’ quello che fa Dosso, con questa sua mostra che non a caso si colloca ad Ovest, con le sue radici ad Est. Perché Dosso è un migrante della storia dell’arte, che porta in sé riferimenti alla cultura micenea (le maschere di Agamennone), dopo avere recuperato elementi egizi (la preziosità delle carte metallizzate e l’eleganza dei volti) e dell’architettura yemenita (le case disabitate, ottenute con pezzi di carta acquerellati che sanno di ricamo, fra rimandi a Sana’a ed ai borghi-presepe dell’Appennino

centrale), dove un grattacielo, un favo, un gruppo di case sono evoluzione di una stessa anima compositiva. Una mostra nuova, che annoda radici antiche del fare artistico di Dosso (il ritorno all’acquerello ed alla carta) con i richiami alla primordialità dell’arte (nei materiali e nelle figure stilizzate), per sublimare il tutto nella leggerezza di opere evocative, nel loro manifestarsi. Una narrazione declinata sotto varie forme, che altro non sono che le diverse sezioni in cui si articola la mostra, con due linee conduttrici ben precise, frutto l’una dell’altra: la ricerca della leggerezza (come nei giochi da bambino) e la profondità dell’ombra, che dà spessore e fa scoprire, poco alla volta, la tridimensionalità che anima non solo le sculture e le installazioni, ma anche le altre opere apparentemente bidimensionali, quali la serie de i visi, le case disabitate, le maschere di Agamennone, le finestre pose fino alle Espressione di figure in ambienti disparati. Tutto questo è il frutto di maestria rara, dove la manualità artigianale e la creatività artistica si fondono per generare un grande equilibrio compositivo e cromatico, che avvicina lo sguardo a quella che sembra una facile lettura, bidimensionale, per poi avvolgerlo nel mistero di ciò che va oltre lo sguardo. In incroci di profondità e prospettive che valgono tanto per le elaborazioni grafico

materiche quanto per le sculture e le installazioni, quando l’artista affronta lo spazio a tutto tondo. E’ il caso di Arp Escher Dosso, una sorta di vascello fantasma che ricompare, in cui gli ‘omini’ (le figure stilizzate) di Dosso vanno alla ricerca dell’equilibrio fra essenzialità e ridondanza, fra schematicità e informalità, in un richiamo volutamente palese alla lezione di Escher e di Arp. O di Verso l’alto, monolite nel quale la sottile verticalità si regge su leggere intelaiature di ottone, rame e acciaio, in un perfetto equilibrio compositivo come le nervature di una foglia. Fino ad arrivare ad Espressione di figure in ambienti disparati, che riassume bene il racconto della mostra. Il grande tableau scomponibile (impreziosito dall’uso delle sete come fondo alle finestre) diviene la carta geografica di un territorio che è prima di tutto esistenziale, nel quale l’uomo fa i conti con il suo ‘altro da sé’ che è la propria ombra, sia reale sia dipinta. Un’ombra e il suo doppio talmente protagonista della scena da assumere la corresponsabilità dell’azione, con la figura umana che l’ha generata. Che alla fine della giornata, sopraffatta dalla stanchezza, giace a terra, con le sue ombre. Nell’ombra del giorno che volge al tramonto, mentre il sole cala. Ad Ovest. Vinicio Dall’Ara



L’energia trasmessa da questa nuova mostra di Dosso pervade lo spettatore di meraviglia. Uno stupore dato dalle acrobazie di senso trasmesse dai corti circuiti verbali e materiali che le opere comunicano. Dosso è un funambolo del senso, ci conduce in un labirinto di mondi paralleli che parte dal reale per metterlo in discussione. L’inquietudine si fa avventura, ciò che è domestico diviene “dubbio”. Il centro del nostro essere, il luogo del nostro vivere, il sito delle nostre emozioni per eccellenza: la casa, diventa soggetto solitario, perturbante, onirico e spettrale allo stesso tempo. I titoli evocativi: “Facciate con forme casuali”, “Disabitazione aerea”, “Spigoli metallici Disabitati” mettono in discussione il nido e lo contemplano da fuori in modo scaramantico. Queste opere emanano un’energia rituale, materializzano l’epifania di

chi nella familiarità ha trovato ristoro, ma non lo da per scontato. Il “favo disabitato” ci invita chiaramente a porci di fronte l’ineluttabile, a guardare la nostra tranquilla quotidianità come un piccolo contrappunto in un’esistenza in bilico, a cui niente e nessuno può dare una stabilità persistente. Dosso si confronta con la condizione umana e ci invita a farne uno strumento di percorso di formazione e non di ansiotica rinuncia. La tradizione, la magia del passato, la grandezza seppur caduca dell’essere umano vengono evocate in “Maschera Bonaria”, in cui la postproduzione della maschera di Agamennone richiama la “ginestra” di Leopardiana memoria. La cultura e la tradizione si fanno simulacri di eternità e di consolazione per chi come noi è solo di “passaggio”. Gli amici e gli amori di una vita in dialogo con l’estetica e l’estesia tornano in “Harp,

Escher, Dosso” e per metonimia anche in “Trama per totem informali”. La creazione diviene incontro e non emanazione di un artista demiurgo. L’unione di stili diviene formula alchemica unica e irripetibile di un “io” che gestisce l’esterno, filtrandolo per passioni. Concludiamo, infine, questa parziale immersione nella narrazione del mondo di Dosso con “Dove vai?” un’installazione in cui il piccolo soggetto si trova, se lasciato solo a confrontarsi con una molteplicità di scale, che evocano una potenziale “Babele” solitaria senza via d’uscita o di fuga. L’opera si fa “domanda”, diviene “messa in discussione”, invita non ad “avere” e “contemplare” un’aura, ma a “essere”, richiama alla coscienza di una presenza, la nostra, che è tale solo nella relazione e nell’incontro con l’altro. Annalisa Cattani



OMBRE dosso


espressione di figure in ambienti disparati 178x168 similmuro, rame

equilibrio compositivo in una teoria di ombre, colori e materia



espressione di figure in ambienti disparati 63x38 similmuro, rame




espressione di figure in ambienti disparati 43x68 similmuro, rame


finestre pose 20x40 legno, metallo



maschere di Agamennone 25x39 elaborazioni grafico materiche



facciate con forme casuali 80x80 carta metallica

favo disabitato 30x60 carta traforata acquarellata finestre rosse e vuote 30x60 carta acquarellata ALLINEAMENTI DI EDIFICI VUOTI 30x60 carta acquarellata



spigoli metallici disabitati 30x60 carta strappata

disabitazioni aeree 30x60 carta modellata acquarellata grattacielo informale 30x60 carta traforata acquarellata edifici con colori fantastici 30x60 carta modellata, tempera



maschera bonaria 30x60 carta metallica



viso con ombra e acconciature preziose 30x60 carta metallica espressione dolce e penetrante 30x60 carta sovrapposta



ARP, ECHER E DOSSO 60x35 legno, rame smaltato



TRAMA h 1,16 ottone satinato, rete metallica, rame



DOVE VAI h 1,36 legno, rame smaltato



I LUNATICI 30X30 16 PZ



ACROBATI EBBRI h 1,30 legno, rame




dosso

dosso (Giuseppe Dall’Osso) frequenta il liceo artistico poi l’accademia,scultura con U.Mastroianni. - Inizialmente effettua ricerche che spaziano dall’informale al figurativo, Inteso come essenza del soggetto. - Ha usato e approfondito materiali molteplici: ferro, plastica, argento, carta, cartone inciso e plasmato. - Realizza anche una scenografia per la RAI TV. - Designer per accessori d’argento usato nell’alta moda. - Lunghi periodi di approfondimento solo teorico. - Progetta opere tridimensionali per spazi pubblici. - Fa studi sugli effetti della luce nelle superfici lucide. - Inventa particolari architettonici per scenografie di P. Zuffi alla “Scala” di Milano e collabora per l’impianto scenografico dell’inaugurazione di “Italia 90’ “ (campionati del mondo di calcio). - Realizza opere che considerano la figura e l’ornato ugualmente incisivi nell’econonia dell’immagine , come anche l’ombra protagonista nella poetica del chiaro e dello scuro. - Varie mostre personali. - Sue opere in collezioni private e spazi pubblici.







Una storia di passione per l’arte

La Bottega Gollini viene fondata a Imola nel 1967 da Alberto Gollini, personaggio Imolese noto per aver favorito la diffusione di opere uniche e grafiche d’autore di alcuni tra i più importanti nomi del panorama artisti¬co nazionale e internazionale. Nel 2 000 Luigi Foschini acquista la Bottega dalla famiglia Gollini con l’impegno di portare avanti la stes¬sa concezione dell’arte e lo stesso modo di operare, a favore della cre¬azione di relazioni artistiche e culturali di rilievo, lontano dalle logiche esclu¬sivamente commerciali delle Gallerie d’arte tradizionali. Gigi mantiene l’attività del laboratorio artigianale di produzione cornici e, mosso dal suo profondo interesse per l’arte, si impegna per ampliare l’offerta artistica e culturale della città di Imola. Sviluppa le attività della Galleria d’Ar¬te, mette in circolazione opere di importanti artisti e le avvicina a un ampio pubblico. In particolare, con spirito imprenditoriale e lungimirante,

predilige le opere d’arte che pos¬sono entrare nelle nostre abitazioni come elementi estetici di pregio. Rilevanti sono le numerose espo¬sizioni allestite dal 2000 ad oggi presso la Galleria Gollini: mostre col¬lettive che hanno presentato artisti del passato, artisti contemporanei o giovani emergenti. Nel 2013 la Bottega Gollini si tra¬sferisce dalla Via Appia alla Via Emi¬lia, di fronte al Teatro Ebe Stignani, cuore della vita culturale Imolese; il passaggio sancisce la volontà di apertura e partecipazione alle attività cittadine. Nel 2012, Luigi Foschini è chiamato a essere direttore artistico della tra¬smissione “DI.ARTE” del canale di DI TV. Sotto la sua direzione vengono realizzate cento puntate nelle quali gli artisti sono intervistati presso la Galleria Gollini da Vanessa Orlandi. Tra i tanti artisti coinvolti, si ricordano: Angelo Titonel, Concetto Pozzati, Luca Bellandi, Meloniski,

Giampaolo Talani, Guido Armeni, Luigi Rosati (è possibile rivedere le puntate su youtube). Nel 2014 inaugura una nuova Stagio¬ne di eventi aperti al pubblico con la mostra 20x20 e con una Personale dedicata a Ermes Ricci. Nel novembre 2015 apre gli spazi della Bottega Gollini alla prima Personale del giovane e promettente artista emergente Giulio Maulini: “Visioni dettate dall’Istinto”. Nel marzo 2016 inaugura “Le mutevoli forme”, una Personale dedicata alla recente opera pittorica di Gian Ruggero Manzoni, artista poliedrico di fama internazionale, aderendo al più ampio progetto espositivo dell’artista: “Stelle, Costellazioni, Galassie, Semi, Mutazioni”. Nel novembre 2016 Luigi Foschini decide di mettere in relazione due artisti Imolesi in un’unica mostra: “Est e Ovest”, dedicata alle opere di Dosso e Dante Passarelli.



ringraziamenti: Luigi Foschini Vinicio Dall’Ara Annalisa Cattani Beatrice Gandolfi Colleoni


pubblicazione a cura di: Graficabgc/imola stampa: novembre 2016


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