INA CIO + GIO
Mataran - Supplemento a Il Friuli n. 43 - Pubblicità inferiore al 45% D.L. 353/2003 (conv. in L.27/02/2004 n°46) art.1 comma 2, DCB Udine - Copia non vendibile separatamente
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é LA FINE!
ulTiMO NuMErO! all'iNTErNO >> TUTTO FINITO: APOCALISSE NUCLEARE, RADIAZIONI, ZOMBIE, GUERRA, MISERIA, CANONE RAI
NuMErO #7 NOVEMBRE 2015
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apOCalissE, a sEGuirE BuFFET
Messaggio di fine anno DEl MOndo di Matteo Renzi
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L’Italia può rialzarsi da queste macerie e, da parte mia, non mi sentirete mai dire che il Paese è fuori dal controllo del governo e delle forze armate. L’atteggiamento democristiano del Partito Democratico saprà modificare addirittura questa devastante realtà apocalittica, Faremo nuove privatizzazioni, sarete d’accordo con me che non è vero che tutto è già stato venduto alle Banche se ognuno farà un sacrificio: per esempio noi privatizzeremo la Leopolda. La vera libertà e la vera Europa si ottengono perché noi siamo l’Italia che ce la fa. E non è assolutamente vero che la democrazia e il capitalismo sono destinati a perire. Vediamo palesemente che qualche scintilla di ottimismo ogni tanto traspare anche se è vero che l’apocalisse è l’effettivo risultato della nostra opulenza. Perché alla sagra dell’Unità ogni tanto ce lo raccontavamo che ci può essere una speranza dopo queste giornate che stiamo vivendo. E voi gufi mai mi convincerete a dire che oggi l’Italia muore. (Rileggere i capoversi dal basso verso l’alto)
THE
DRUNKING DEAD
Sì, bon. L’ultimo. cronaca giuliana di Tamas, incisione di Alberto Duro
Intervenendo a sorpresa a una conferenza stampa appositamente convocata, il sindaco di Trieste ha confermato che la fine del mondo, prevista nella città giuliana nell’ambito dell’iniziativa “Trieste città sul margine”, è stata annullata. Questo per via delle proteste degli anziani residenti del quartiere Cavana, disturbati dal via vai di diavoli e cavalieri dell’apocalisse nelle prove dell’evento e spaventati da-
gli schiamazzi notturni (erano le 22.15). Ovviamente, il ritiro dell’adesione da parte del capoluogo giuliano non impedirà al resto del mondo di terminare ugualmente in un’orgia di violenza, lamenti e devastazione; ma, per quanto riguarda Trieste, essa viene sostituita da repliche di Derrick sul maxischermo, commentate in sloveno da un cugino più giovane di Boris Pahor. •
M ATA R A N
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| N U M E R O 7 | That's all FriÛl!
Di come in regione esplose tutto l’esplosibile al suono di Parapam Parapam Parapapapapapam di David Benvenuto
L’
Inno di Mameli si levava al cielo fieramente in un disarmonico coro intonato da duecentomila persone in attesa delle Frecce Tricolori. Da lontano si udiva il rombo degli aerei diretti sullo spazio esibitivo di Rivolto (Ud). I bambini mangiavano zucchero filato al sapore di Sauvignon, i più piccoli tenevano in mano stravaganti palloncini dalla forma di pannocchie e foglie di marijuana. Nessuno si sarebbe mai aspettato che dalla vicina base statunitense di Aviano erano stati lanciati nove missili antiaereo contro la pattuglia acrobatica italiana. Proprio mentre il pubblico inneggiava l'audace versetto Parapam Parapam Parapapapapapam, il sole friulano fu squarciato dalle esplosioni dei nove aerei. Nove perché il solista era staccato dal resto del gruppo. È risaputo che il solista delle Frecce Tricolori sia una donna travestita da uomo? Forse sì; tuttavia nessuno sa che la solista delle Frecce Tricolori voli perennemente armata di missili, bombe e munizioni. Non si può essere così ingenui da credere che gli aerei militari più famosi d’Italia siano sguarniti di qualsivoglia armamento a bordo.
Sorvolando la base di Aviano, la solista delle Frecce Tricolori vedeva dall’alto alcuni omini che trafficavano. Probabilmente le solite esercitazioni fanatiche dei marines. «Merdeee! Vi mostro io chi cazzo siamo noi italianiiii!» premette il pulsantino rosso dieci volte in un solo secondo, risultato di anni di allenamento a Tekken 3. Parapam Parapam Parapapapapapam, l’inno italiano ripartì da dove si era interrotto. Su Aviano si abbatterono dieci missili Storm Shadow. Cinque combo di fila per l’aviazione italiana. Migliaia di brandelli di uniformi e budella volarono in cielo tra le stelle e le strisce. Un enorme prato di piccole lapidi bianche non sarebbe bastato per contenerli tutti. Dopodiché l'aereo acrobatico venne sfracellato dai cannoni antiaereo “Rude Kennedy”. Game over and insert coins.
Hypo Bank, la Carinzia era più fallita di Letta, Veltroni e Bersani messi assieme. Quella devastazione apocalittica poteva rappresentare nientemeno che la speranza per un rilancio dell’edilizia austriaca. Ma si sa, chi vende sogni fa i conti con solide realtà. Angela Merkel decise che per arrestare la nube radioattiva diretta in Germania era necessario creare una grande forza d’impatto che bloccasse le correnti d’aria. Dunque come se fosse la sceneggiatura di Mercenari 4 ma con un budget minore, la cancelliera sganciò una trentina di mini-bombe atomiche del ‘45 sulla Carinzia, sacrificando la fornitura di latte, prostitute e formaggi per i seguenti due secoli. Il Friuli divenne una terra devastata e popolata da mostri radioattivi ai quali nessuno voleva avvicinarsi. La premier Serracchiani, fuggita in tempo da quelle terre per sostituire al governo Matteo Renzi, che nel frattempo era uttavia le sfighe vengono sempre stato insignito della carica di “Silvio BerL’esplosione con i buchi: quegli stupidi marines lusconi”, decise di inviare aiuti umanitari cancellò anche stavano portando nell’hangar una alla popolazione colpita dal disastro. Per Trieste e Trento, testata nucleare. Solo un aereo italiano poqualche disguido, in Friuli arrivò unicaquest’ultima teva essere così figo da avvicinarsi ad una mente una fornitura di ventimila cessi per un semplice base militare statunitense, ma così sfigato chimici, gli stessi del terremoto in Abruzvizio di forma. inferno avvolgeva la testa dei friulani; la pilota da bombardare una bomba atomica. Il Friuli zo, che sorprendentemente arrivarono a sopravvissuta, temendo un altro attacco, si di- deflagrò sfolgorante come un fungo psichedelico, dalla sei ore dal disastro. Altro non giunse mai in quelle terre, resse spedita verso Aviano: bisognava punire il Bosnia quelli che guardavano da questa parte applau- eccetto alcuni scatoloni ricolmi di desueti gonnellini di traditore americano. Chi l’avrebbe mai detto che in re- dirono e fotografarono su Instagram mettendo #nofilter. paglia secca che ogni tre mesi venivano inviati dalla altà l’attacco era stato messo a segno dal Ora, dobbiamo considerare che a poche Caritas di un villaggio di aborigeni australiani, pigiami È risaputo gruppo hacker “Free Resia-Pirates”, riuscito miglia dal confine gli sloveni ebbero l’in- che non utilizzavano più. La popolazione friulana divenne che il solista delle ad infettare i sistemi operativi della base sensibile idea di costruire una centrale un’orda di zombie vestiti da gonnellini di paglia di seconFrecce Tricolori statunitense? Ci mancavano solo quei manucleare. Già ad ogni temporale si ave- da mano e domiciliati in piccoli bagni chimici blu. sia una donna ledetti bastardi indipendentisti resiani! Erava paura che partisse la copertura del travestita da no i giorni in cui Putin attaccava l’Isis, ma tetto, figuriamoci se questa non poteva on c’è molto altro da raccontare. In poche settiuomo? Forse sì. sbagliava mira e ammazzava i civili siriani. E essere la buona occasione per innescare mane mezzo emisfero si distrusse, eppure le cose anche Erdogan si sforzava di mancare almeno una certa una fusione atomica nella centrale di Krsko. Slovenia e migliorarono: scomparve la fame nel mondo poipercentuale di bersagli terroristici, magari sparando su Istria detonarono senza problemi, cancellando per sem- ché era stato decimato e gli Ogm di Fidenato garantivano qualche asilo curdo. Erano i giorni in cui anche gli ame- pre dalle mappe anche Trieste e Trento, quest’ultima per per tutti; le guerre finirono poiché la gente era stremaricani si preparavano a bombardare lo Stato Islamico: un semplice vizio di forma. Un disastro di proporzioni ta per conto suo; il Mondiale di calcio lo ha vinto per mancava solo da decidere i bersagli da mancare. Nel bibliche, seppur ci fosse qualcuno che riuscì a gioirne. vent’anni l’Uruguay come giusto che sia; e Papa Franfrattempo bisognava mostrare i muscoli allo spavaldo Ovviamente erano gli austriaci. Ormai erano lontani i bei cesco Radioattivo faceva i miracoli veri, meglio di Gesù, nemico russo, così la Nato decise di pavoneggiarsi attra- tempi di quell’aprile del 2000 in cui Jörg Haider sfilava coi vescovi mutanti più cazzuti degli X-Men. In sostanza verso la sostituzione delle polverose bombe atomiche di nel Carnevale di Lignano distribuendo birre e autografi, si avverarono tutti i desideri delle ultime trenta edizioni Aviano con lucenti testate nucleari di nuova generazione. acclamato da centomila friulani. Oggi, dopo il crollo della di Miss Italia. •
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LA FINE DEL MONDO VIAGGIA CON 20' DI RITARDO
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di Rud Inacio, illustrazione di Davide Pighin
Il fischio della sirena è impressionante. Ti entra di corsa nelle orecchie per andarsi a infilare sempre di corsa all’interno delle budella. Le viscere, come bisce in un cesto, si agitano, si scuotono, si innervosiscono, si incantano, si fanno su come una susta, una molla, si attorcigliano come lo zucchero filato sullo stecco di legno. Il ruggito dei motori, cambiando discorso, fa paura a tutti quanti. Sono motori grandi come una casa, alimentati da badilate e badilate di cocaina purissima lanciata con forza verso dove deve entrare da fuochisti accaldati e infarinati come cotolette. Gente del cosiddetto popolo: ragazzi minuti, perlopiù provvisti di orecchie rosse e a sventola, magri e presi in trappola da tatuaggi che gli stringono il corpo, tatuaggi ingombranti e neri come calze a rete, come maglie a righe.
Tatuaggi con soggetti poveri: farfalle, piccoli pesci, roba tribale, nature morte, scarabocchi, ritratti di papa. Nelle pietose raffigurazioni mancano all’appello i grandi mammiferi, i calciatori, incredibilmente le rane, le donne belle, testate di giornali, mappe catastali, gli alberi, l’entrata di Auschwitz, le anfore. Tra le iniziative pubblicizzate in questa crociera c’è in programma l’affondamento finale e violento della nave e il conseguente naufragio con nubifragio. Visto che tutti sanno, tutti quanti trascorrono il tempo della vacanza a bordo delle scialuppe e mangiano di continuo roba preconfezionata e contenuta in contenitori di plastica trasparente. Visto che tutti sanno, la nave non esce nemmeno dal porto; rimane lì fissata agli ormeggi, attaccata al molo di partenza, sempre in moto con i camini che buttano in cielo il fumo prodotto
come niente fosse. Al quinto giorno di crociera, come da programma, e più precisamente quando viene annunciato dagli altoparlanti che le polpette sono finite, la prua, la punta della nave va a sbattere contro un camion di ghiaia, o di sabbia, o contro un iceberg, o peggio contro la sua punta che è solo la punta dell’iceberg e quindi chissà cosa c’è sotto. I passeggeri impauriti escono dalle scialuppe in ordine sparso e si radunano nella stanza più grande e più bella. Drappi di raso rosso, velluti, broccato alle pareti, oro, pizzi, uva, datteri, frutta secca, fichi da succhiare, gerle colme di preservativi, dame pittate, nani di corte tenuti a catena vestiti da pagliacci con il trucco impastato di sudore, con la biacca che cola nei bragoni, candelabri d’argento, tacchi a spillo, macachi puzzolenti e urlanti d’eccitazione, luigi tredicesimo,
luigi quattordicesimo, luigi sedicesimo, levrieri che mangiano sotto al tavolo, legno pregiato, coccarde a non finire, la salma di Mike Bongiorno buttata lì in un angolo in mezzo ai resti di una enorme mortadella, culi femminili più duri d’ogni macigno, mani, dita, cipria, orsi al guinzaglio, ananassi, capezzoli taglienti come sciabole dello Zar, nappe, ninnoli, chicchere, vagine, Paolo Conte nudo e vecchio con la pelle cadente, a macchie, con la sacca dei testicoli sullo sgabello freddo del pianoforte che suona un kazoo di plastica arancione, col pianoforte pieno di ditate, ricoperto da gusci di pistacchio, pieno di scritte fatte col gesso, statue pagane, schiuma da barba, spinelli da fumare, Bobo Vieri. La nave finalmente si inclina. E tutti scappano camminando e salutandosi con la mano. •
M ATA R A N
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| N U M E R O 7 | supErprOBlEMi
illustrati da Tonus
Sotto le spoglie dello scontroso e burbero Claro Chiarchia si nasconde in realtà SuperMandi. Ha il potere di salutare gli amici lasciando da pagare il conto dei bianchi in osteria la domenica mattina. La sua kryptonite è l’alcol test. Esposto all’esplosione provocata dalla detonazione di una bomba a raggi grappa, il placido pastore Bepi si può trasformare – senza poter controllare la mutazione – nel gigantesco orco Cjargnulk. Nella sua furia cieca divora intere greggi dando poi la colpa a qualche orso austriaco in gita. Riesce a placarlo solamente la Fatina dei boschi Maria Giovanna Elmi.
CJARGNULK
Originario di San Daniele, la Coscia è un ammasso di carne salata ricoperta da sassi del Tagliamento. La corazza impenetrabile nasconde un’infinita dolcezza, ma la dura scorza di pietra rende antipatico ai più questo mutante, che però si è guadagnato la simpatia di alcuni vegani.
TRATHOR
Se siete in camporella in campagna e sentite nell’aria l’eco nitido di un “Odino boe!” è sicuramente il massiccio Trathor, impegnato in battaglia con il mais transgenico o con l’ennesima pudiesa schiacciata tra camicia e mutanda. Metà Fiat 80 R e metà coldiretto, ogni autunno si aggrega ai Vendemmiatori per difendere le viti dei friulani.
Ha il potere di trasformarsi in sedia.
È un membro dei Fantastic Furlans.. Sorella del Pignarul Umano e vedova dell’Om di Gome, vive in cucina e ci si ricorda di lei solo all’ora di pranzo e cena. Per l’Inps è tecnicamente morta.
Cyborg triestino alimentato a varie miscele: arabica, robusta e jugoslava con tessera carburanti. Non stima gli eroi friulani, costretti anch’essi ad allearsi con lui per un patto che resiste a riforme costituzionali ed esplosioni nucleari. La sua mokarmatura sopporta le alte temperature, che gli permette di portare il caffè negli altoforni della Ferriera. Defeca cialde.
Vi
spaZiO, sprOFONDO
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Gli anelli di Saturno di Simone Marcuzzi
DIECIMOTIVI PERCUILAFINE
DELMONDO ÈUNACOSABUONA di Tiziano Trevisan
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Non si farebbero più film sulla fine del mondo.
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Il resto dell’Universo continuerà a esistere, noi ne eravamo la Bad Company.
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Ti sentiresti libero di tornare a cena dal Messicano, che ti piace ma ti fa malissimo.
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Mastrota manterrebbe davvero la promessa sul fatto che sono gli ultimi giorni dell’offerta.
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Giovanardi.
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Non assisteremo al ritorno del mullet.
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Dire Come se non ci fosse un domani suonerà meno spocchioso.
03
Per contrappasso anche i tweet saranno ritenuti troppo lunghi da leggere.
02
Il party di fine mondo sarà senza postumi della sbornia.
01
Siamo tutti persone migliori in prossimità delle deadline.
L
a consegna della ricerca di astronomia era fissata per l’indomani, e loro non avevano ancora scritto una riga. Per non sprecare il poco tempo rimasto, Alberto e Stefano avevano deciso di trovarsi a casa di quest’ultimo dopo pranzo per elaborare un piano di emergenza. Alberto era arrivato puntualissimo. Stefano l’aveva accolto come se avesse già dimenticato l’appuntamento, poi l’aveva guidato nel soggiorno di casa dove stava collegando un portatile a un televisore sessanta pollici a led. Alberto aveva ipotizzato una postazione particolarmente confortevole da cui travasare informazioni dal digitale alla carta cambiando la punteggiatura – ormai non avevano altra scelta. Non aveva fatto caso all’espressione compiaciuta con cui Stefano aveva detto “I miei stanno in ufficio fino alle sette, stasera”, e quando, dopo aver smanettato tra le cartelle del desktop gli aveva chiesto “Tu ce l’hai presente Jessica Pennone?”, Alberto si era limitato a replicare “Chi?” con una vocale finale vergognosamente acuta.
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requentavano la seconda media da poche settimane e si conoscevano appena. Stefano era arrivato nella classe di Alberto in seguito alla seconda bocciatura della sua tumultuosa carriera scolastica. Aveva un’età da scuole superiori, la voglia di apprendere di un primate inferiore e una strafottenza quasi biblica, capace di precedere i suoi spostamenti, e la professoressa di scienze aveva pensato bene di affiancarlo per la ricerca a Alberto, un ragazzino non secchione ma ordinato, intelligente e capace di capire chi ha di fronte. “Dai vieni qui”, l’aveva invitato Stefano buttandosi sul divano di fronte al televisore. Nei paraggi non c’erano libri né fogli protocollo. In effetti, Alberto aveva capito chi aveva di fronte: Stefano, di ventisei mesi più anziano, di dodici centimetri più alto e di tante volte più cattivo, perciò aveva appoggiato lo zaino a terra ed era andato a sedersi al suo fianco senza fiatare. Stefano aveva dato il play e i ragazzi, senza troppi
preamboli, erano stati introdotti a un’officina meccanica (su quel maxi schermo, grossomodo in scala 1:1) dove un fusto in tuta blu trafficava sotto il motore di una Cadillac rosa di proprietà di una ragazza biondissima in shorts e reggiseno. Sarebbe stato evidente anche all’ultimo della classe: quei due non erano lì per parlare della formazione delle galassie. Il punto è che Alberto non aveva mai visto niente del genere. È vero, per una qualche atroce forma di sublimazione della contemporaneità, sapeva tutto, perché l’educazione sessuale nel terzo millennio è qualcosa che si respira senza bisogno di diapositive di accompagnamento, ma lo stesso era bloccato da una paura strana, non tanto per i contenuti a cui si sarebbe accostato, quanto da come si sarebbe sentito lui dopo averli incontrati. La scoperta del mondo è la scoperta di sé, vecchia storia. Il fusto aveva fatto scorrere il carrellino per emergere agli occhi della proprietaria e dello spettatore con due strisciate d’olio ai lati della faccia e il petto già scoperto. Alberto aveva trattenuto il respiro ma non si era stupito che la scena evolvesse in palpeggiamenti reciproci piuttosto che in una diagnosi scoraggiata sulla cinghia di trasmissione. I vestiti erano volati a terra e i corpi nudi si erano avvinghiati. “Guarda cosa gli fa adesso”, si era infoiato Stefano stringendogli l’avambraccio. Il meccanico stava facendo scorrere le mani sulla schiena della ragazza, come se il guasto potesse trovarsi non sul veicolo ma direttamente sulla proprietaria. Raggiunte le spalle, aveva esercitato pressione per suggerirle di inginocchiarsi. Innegabilmente, Alberto stava provando calore e ottundimento: forse davvero stava arrivando il momento della rivelazione. Mesi e mesi di domande e supposizioni stavano convergendo verso una spiegazione definitiva, quando inopinatamente la porta del soggiorno si era spalancata e una voce femminile aveva starnazzato: “Tesorooo! Sorpresa, sono già qui!”. Alberto si era girato lentamente, ancora sopraffatto da se stesso, mentre Stefano era balzato in piedi pigiando tasti a caso
sul telecomando. L’esito era stato un fermo immagine che lui cercava di coprire con il corpo. “Mamma!” “Sono uscita prima per fare due commissioni. Ah, sei in compagnia! Chi è il tuo amico?” “Mi chiamo Alberto. Salve.” “È un secchione di classe mia.” “Cosa stavate guardando di bello?” “Un documentario”, aveva affermato Stefano con convinzione. “Bravi!”, aveva esclamato lei sbirciando alle spalle del figlio. A quel punto, ineluttabilmente, tre coppie di occhi erano state risucchiate dallo schermo panoramico, laddove si stagliava, sgranatissimo per l’esagerata vicinanza dell’inquadratura, uno sconfinato capezzolo bruno. La semisfera sporgente, la corolla di contorno, il vuoto pneumatico della pelle a riempire. “Sull’astrologia, no, astronomia. Boh, sullo spazio...”, aveva abbozzato Stefano implorando poi Alberto di aiutarlo con uno sguardo eloquente. “Sì, ma non tanto sulla formazione delle stelle”, si era buttato Alberto. “No infatti, più tipo sui pianeti.” “Già, quelli come Saturno, con gli anelli di asteroidi intorno.” “Esatto, quello lì... come si chiama?” “Nettuno.” “Giusto, Nettuno.”
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n’espirazione più tardi, la madre di Stefano aveva esclamato “Bravi ragazzi, allora vi lascio lavorare”, e si era congedata promettendo tè caldo e crostata a lavoro ultimato. Di nuovo soli, Alberto e Stefano erano rimasti zitti e ipnotizzati dal fermo immagine per diversi, lunghissimi secondi. Difficile stabilire cosa pensassero di preciso, ma di certo ora Alberto aveva chiara la portata della rivelazione cui stava giungendo. Perché se un capezzolo di Jessica Pennone poteva essere Nettuno, cioè se l’immensamente piccolo di un dettaglio era in grado di racchiudere l’immensamente grande di una verità, allora chissà cosa avrebbe scoperto quando la Cadillac sarebbe infine stata in condizione di tornare su strada. •
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| N U M E R O 7 | E qualcosa rimane, tra le pagine chiare e le pagine scure
M ATA R A N
planet of the
Necrologi ANNIVERSARIO
Rototom Sunsplash di 15 anni Prematuramente sei scomparso, sconfitto dal mal politico.
apericena di Lucrezia Cocetta, foto di Mago Mesh
dispacci di Giovanni Gubane
Non fiori, ma erba.
Osoppo, 2007
• Di giorno dipendente a Equitalia,
Onoranze funebri FVG
la sera cantante in una band tributo. • Alle Canarie ci si accorge subito
È spirato
di una fuga di gas.
Senato della Repubblica
• Baricco scommette tutto sulla
sua nuova creatura, giocandosi le rette degli studenti al tavolo da gioco. Nasce la Scuola Texas Holden.
76 anni
Te ne andasti mestamente per man del tristo mietitore, omicida è il Presidente il fiorentin innovatore. Per chi vorrà onorarne la memoria il carro funebre partirà dalla casa di riposo di Piazza Madama 11. La salma sarà seppellita nella tomba di famiglia Andreotti.
Roma, 2016 Pompe funebri Perito Democratico
È scomparso
Tocai 375 anni
I veri amici berranno sempre alla tua.
Friuli - Ungheria Onoranze DOC
Dopo lunghe insofferenze ci ha lasciato
Autonomismo Friulano Ne danno triste annuncio 4 gatti. Le esequie si terranno in forma privata a Trieste. Mereto di Tomba (UD)
Rifiutati dalla società, ci lasciano i
Vaccini vegliate su di noi, vi raggiungeremo presto. O.F. Eredi Bufala
ANNIVERSARIO
1919 / 2012
U.S. Triestina Calcio «Anch’io tra i molti vi saluto, rosso-alabardati, sputati dalla terra natia, da tutto un popolo amati» Umberto Saba I tifosi dell’Udinese Calcio ricordano con affetto i vostri successi alla Coppa Anglo-Italiana. Onoranze Serie D - TLT
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“Cristo è resort” (Valtour 8;12)
Boldi andrà scritto sempre in grassetto.
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Un libro firmato da Mauro Corona, mezza soppressa coperta da uno strato di pellicola, la musicassetta di Renè e la sua band comprata al mercato di Cervignano. Non è certo la prima volta che Toni Gnotul prepara una valigia, ma stavolta il viaggio è più lungo del solito; in fondo non sta andando in enoteca. «Ormai è finita l’era delle misure straordinarie: comincia l’esodo» dichiara con tono dimesso una giornalista direttamente dal bunker di TeleFarc, emittente ormai ritrovatasi a vivere nell’ombra del suo passato glorioso nel mondo dell’inchiesta – talmente crudeli con loro stessi che si erano soprannominati Le talpe della tv friulana. Toni suda il ramandolo di due sere prima, è agitato; sa che la sua vita sta per cambiare ma non riesce ancora a mettere insieme i pezzi. Pensieri randomici affollano la sua mente – Niente più polenta, il tirradio, la briscola – è più confuso dell’ultima sbronza alla Sagra degli osei, festa in cui si era distinto per il suo sproloquio antigender, monologo che solo più tardi venne ritenuto fuori luogo dalla giuria dei chioccolatori. Toni chiude il lucchetto della sua Samsonite tarocca, comprata per soli 29,99 euro in uno dei Chingromarket di Pradamano, e tira un sospiro dietro cui si cela la disperazione e una nostalgia preventiva: il Friuli è finito. «Perché abbiamo voluto seguire l’esempio catalano? – comincia a polemizzare Toni – Noi non siamo come loro: figurati che loro per bersi il vino si mettono a tagliare della frutta da intingere, noi ci accontentiamo di un tai di ue pestata coi piedi».
Nell’ultima settimana Gnotul ha riscoperto una nuova coscienza politica, ha seguito passo passo la demolizione di tutti i pilastri su cui si fonda il Friuli Venezia Giulia: la bandiera con l’aquila prima, Radio Onde Furlane poi, i trattini in mezzo al nome, infine Mataran. Un’infinità di cocci culturali su cui Toni ha profeticamente deliberato – Ecco, a volê fâ i fenomenos! – criticando aspramente tutta quella storia dell’indipendenza friulana e di come quest’idea di grandezza abbia portato allo smantellamento di quel poco di reale che c’era. Toni scosta la tenda della finestra, guarda fuori e comincia a realizzare: i triestini stanno già organizzando la Barcolana nella Ledra, lo stadio bianconero è stato ribattezzato Suzi Wan Arena, la Pro Loco di Avasinis è stata contattata dai goriziani per aprire un nuovo stand a Gusti di Frontiera nella Via Atlantide - sapori morti e sepolti. È finita: Telefarc chiude, una tizia di Cividale – sedicente Sissi – partecipa all’Isola di Adamo ed Eva e viene osannata, Sdrindule è stato arrestato, reo di essere un libero pensatore – di monadis –, quelli che dicono di voler fare la televisione vengono presi sul serio. «Questo non è più il mio posto – pensa deluso Toni – sto facendo la cosa giusta»: con una mano trascina il suo trolley, nell’altra afferra l’ultima copia di Mataran. Destinazione Sappada, l’ultimo eldorado dei friulani senza patria. Prima di partire si ferma dal Fuki per l’ultimo tajut: ordina un nero, gli serve un caffè liscio. È finita. Davvero finita.
• Finito Halloween: gli scheletri tornano nell'armadio.
Crisi: necessarie sforbiciate. Esulta la comunità lesbo.
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• Riforma delle pensioni, Renzi annuncia: “Da oggi solo Airbnb”.
Storia dell’arte: Giotto aveva già un lavoro ma faceva il pittore per arrotondare.
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Nelle boutique spopola il nuovo giubbotto con tante tasche numerate che contengono cioccolatini, caramelle e torroni: a ruba la giacca avvento.
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PEgGiORI
I 6 POSTI PEGGIORI FiNISCE iL MOnDo IN CUI TROVARSI QUANDO di Tiziano Trevisan
----------------------------- 1 -----------------------------All’Ikea con la fidanzata. ----------------------------- 2 -----------------------------Coi marò in volo verso l’Italia.
----------------------------- 3 -----------------------------A letto con la Ratajkowski, con nessuno che ti sentirà mai raccontarlo. ----------------------------- 4 -----------------------------In fila all’Expo.
----------------------------- 5 -----------------------------Al cinema vestito da Han Solo alla prima di Star Wars.
----------------------------- 6 -----------------------------Al cesso a compilare la lista di cose da fare prima di morire. -----------------------–––––––––––––------------------------------–
Di M Or TE la
Un grazie a tutti i collaboratori Francesca Battistutta, David Benvenuto, Maurizio Boscarol, I Cjastrons, Lucrezia Cocetta, Silvia Danielis, Alessandro De Ioannon, Giovanni Di Qual, Alberto Duro, Ciaci El Kinder, Alberto Fabio, Max Felicitas, Fricca, Giovanni Gubane, Rud Inacio, Elisabetta Livon, Gianluca Maconi, Simone Marcuzzi, Tomas Uolli Marcuzzi, Mago Mesh, Simone Paoloni, Davide Pighin, Alessio Rizzo, Eliana Rossi, Ruzin, Ste, Tamas, Marco Tonus, Sam Torpedo, Tiziano Trevisan, Upata, Zaffy, Thomas Zanello e Corsia d’emergenza. Gli autori ringraziano i lettori occasionali e gli utilizzatori finali di queste pagine, sperando di rincontrarvi in un mondo migliore. Cordialissimi mandi!
MaTaraN “Mataran” n. 7 - Anno I - Novembre 2015 / Direttore de “Il Friuli” Giovanni Bertoli / In redazione David Benvenuto, Marco Tonus In questo numero Rud Inacio, Davide Pighin, Giò Di Qual, Upata, Alezzio Rizzo, Lucrezia Cocetta, Giovanni Gubane, Tiziano Trevisan, Ruzin, Tamas, Boscarol, Mago Mesh Si ringrazia Corsia d’emergenza / Avviso Mataran potrebbe risorgere dopo tre giorni.