6 minute read

L’orso e il metodo Palin Il Saltaro

bestemmia contro l’orso e la sfortuna e buona notte.” “Ricordo, ma allora ci pensavano i cacciatori a sistemare le cose, era normale fare grandi cene con carne d’orso, non era permesso cacciarli, ma a difesa del nostro territorio i cacciatori si sentivano in dovere di intervenire, se lo fai oggi, coi tempi che corrono, ti mettono in prigione come avessi ammazzato il Presidente della Regio...” dice la sua il Palmiro, gran cacciatore d’altri tempi. “Quanti orsi hai ucciso nella tua carriera Palmiro? Dai confessa...” si intromette curioso l’Abele. “Una ventina... era un divertimento, tutto sommato l’orso è un gigione, si fa prendere facilmen... infatti, pian piano erano spariti, non ce n’erano più e tutto sommato stavamo bene lo stes...” confessa il Palmiro. E continua l’Abele:

Advertisement

“Poi la scoperta dei sapientoni della Provincia: come facciamo senza orsi, il Trentino è una zona di bellissime montagne, vengono da tutto il mondo per godersele, ma senza orso sono montagne smorte, macilente, senza mordente... se riportiamo l’orso sui nostri monti il turismo tornerà a fiorire, verranno da ogni parte, la montagna tornerà viva, sorprendente... e così si sono inventati il progetto “Ursus...”. E allora sono andati nei paesi slavi ad acquistarne una decina, li lasciarono liberi nelle nostre terre, con tutte le precauzioni s’intende, collari elettronici per controllare la situazione, avvisi alla popolazione per evitare guai, pagine e pagine sul come comportarsi con gli orsi se si avrà il piacere di incontrarne qualcuno... tutto bene... mica tanto! In pochi anni sono diventati più di cento, tutti dalle nostre parti (Giudicarie e Val di Sole e Val di Non) e sono cominciati i guai...” “A Condino ormai sono di casa, il comune ha fatto stampare manifesti appesi un po’ dovunque raccomandando precauzione, attenzione, invitando la popolazione a non inoltrarsi troppo nei boschi...” dice il Gelindo, ben informato. “Spero proprio che non abbiamo dato i consigli che da anni stanno diffondendo i nostri forestali: in caso d’incontro con l’orso, niente panico, gettatevi a terra sdraiati con le mani sopra la testa, immobili e l’orso al massimo vi volgerà uno sguardo pietoso e se ne andrà...” dice il Gelindo ridendo. “Ormai gli orsi in Trentino sono arroganti, insolenti, ormai sono troppi, cominciano a girare nei paesi, sfondano alveari, pollai, e son sempre più le persone che hanno subito danni non da poco, culminando con la morte del giovane solandro. Non ne possiamo più. Nessuno sa esattamente dove sono, girano raminghi senza alcun controllo, te li puoi trovare di punto in bianco, faccia a faccia, e che Dio salvi la regina! D’altronde come fanno a controllarli, sono tanti, e poi si è saputo che i collari di controllo sono da anni senza pile, quindi inutili... No so di chi sia la colpa, ma c’è stata molta negligenza anche da parte della Provincia...” conclude l’Abele. E adesso la Provincia vorrebbe far marcia indietro, riportarli a casa loro, o almeno abbatterne la metà...” spiega accalorato l’Ercole. “Apriti oh cielo, da ogni parte d’Italia implorano pietà e rispetto per l’orsa in questione, miriadi di esperti (?), politici, scrittori, attori, cantanti, ecc. ecc. Tutti animalisti poltronari che minacciano denunce fino all’Onu, se l’orsa omicida viene tocca- ta... vedremo come andrà, ma ho l’impressione che tutto rimarrà come prima... scommettiamo?” osa dire il Docimo. “E noi che possiamo fare?” chiede perplesso l’Ercole. “C’è poco da fare... rassegnamoci, abbandoniamo i boschi, restiamo a casa...” sussurra timido, timido, il Docimo. “Cosa ca...o dici? Non dovrei più andare nei boschi a far legna, basta funghi, basta passeggiate, e noi cacciatori come faremo, andremo a caccia nei nostri pollai? Sempre che non ci sia anche lì ‘sto maledetto orso... - s’incazza il Palmiro - ... io una proposta ce l’avrei... perché non apriamo la caccia anche agli orsi, legalizzata, 15-20 all’anno, già lo si fa per i caprioli e per i camosci, perché non la potremmo fare anche per l’orso... così li terremo contenuti, non dovremo più temere le future figliolanze, proprio non capisco, perché possiamo abbattere un tot di camosci all’anno, e non possiamo farlo per gli orsi...forse che i camosci non sono animali, di certo sono più belli e folcloristici degli orsi e per di più per niente pericolosi... si apra la caccia anche all’orso, e la cosa si risolverà nel migliore dei modi...” “Concordo, per Dio, potrebbe essere la strada giusta, i caprioli, i camosci non sono animali migliori dell’orso...? Ma perché per l’orso fanno tanto casino, mentre per gli altri animali che vengono brutalmente uccisi a vantaggio dell’uomo, nessuno muove un dito... penso alla S. Pasqua appena passata, quanti poveri capretti, cosi carini, così simpatici, sono finiti sulla tavola del pranzo pasquale, quanti agnellini han fatto la stessa fine, e nessuno che ha alzato un dito, ehehehe... chissà quanti animalisti hanno fe- steggiato con totale coerenza ?!?!?” concorda il Gelindo. “Ci sarebbe anche il metodo “Palin”, è un po’ più complicato, ma può funzionare..., raccontò a questo punto il Palmiro, ... Palin era un vecchio calzolaio, morto parecchi anni fa, raccontava, ogni volta che gli portavi una scarpa da aggiustare, il suo incontro-scontro con l’orso sulle nostre montagne. Se la cavò brillantemente. Palin, cacciatore sfrontato, stava mangiando ai margini del bosco, quando sentì muoversi l’intera montagna, sembrava che qualcosa di enorme rotolasse, mille cavalli al galoppo, od un temporale che stesse per arrivare, si alzò di scatto ed impugnò la doppia, un I6 bello carico, che pesava un quintale, ma quando sparava era come un cannone. All’improvviso vide muoversi mezza gronda boschiva, preparò il fucile e si avvicinò lentamente, poteva essere un capriolo? Di colpo gli apparve una immensa montagna di pelo grigio, era un orso di cinque quintali, due occhi che sembravano lampioni, denti come quelli di un rastrello di ferro, era l’orso che gli stava venendo addosso. Non sapeva che fare, sparare, aveva l’impressione che gli avrebbe mangiato anche il fucile, l’orso lo guardava inferocito e gli si avvicinava sempre di più, allora decise di piantare il fucile e lo zaino e si mise a correre come un pazzo giù per il pendio del prato. Udiva il peso trascinarsi dietro di lui, poi all’improvviso più nulla, silenzio. Si fermò e cer- cò di vederlo meglio. L’orso stava giocando con il suo zaino e con il fucile che aveva abbandonato. Ormai lo zaino l’aveva ridotto in uno straccio, lo preoccupava il vino, ma poi s’accorse che l’orso stava bevendo alla grande dal suo fiasco, e quando fu vuoto, buttò a terra il fiasco e ricominciò a rincorrerlo...ma l’orso barcollava, grugnì, e riprese a correre lungo il pendio, Cadde un paio di volte, si rimise in piedi, sembrava una chiesa, poi cercò ancora di andare giù, verso Palin, ma ricadde e cominciò a rotolare a valle con un rumore da valanga, più rotolava più acquistava velocità. In fondo alla china iniziava il bosco ed alcuni faggi enormi cintavano il bosco sottostante... Palin immaginò quello che stava per accadere, si mise da parte ed aspettò, l’orso andò a sbattere violentemente contro un faggio gigante, cadde, era morto. Pericolo scampato. Ve l’ho raccontata tale e quale la raccontava Palin, ed era convinto che anche l’orso lo si poteva ammansire con un buon bicchiere di vino, o Dio, più di un bicchiere, ma con un fiasco l’orso lo si poteva sistemare....” I sodali concordarono che il metodo “Palin” poteva essere il modo giusto per salvare la pelle, decisero che ne avrebbero parlato con i politici provinciali perché lo prendessero in considerazione e chiusero la seduta soddisfatti d’aver trovato finalmente la formula giusta per chiudere la questione orso in Trentino.

Può una valle ricca di boschi e pascoli come la Valle del Chiese diventare ancora più verde? Può un polo industriale esserlo anche qui? Sembra di sì, lo dimostra il Gruppo Imprenditoriale Polytec Energy di BM Group che si è lanciato in un interessante progetto green per cui produrrà idrogeno come energia pulita con altrettanta energia carbon free proveniente da pannelli fotovoltaici.

Nata nel 1993 la BM Group, con sede principale a Borgo Chiese, che oggi conta oltre 300 collaboratori occupati all’interno di tre macroaree di specializzazione come automazione, meccatronica ed energie rinnovabili, recentemente si è infatti vista assegnare dalla Provincia Autonoma di Trento nell’ambito della Missione 2 “Rivoluzione Verde e Transizione Ecologica” del Piano nazionale di ripresa e resilienza (PNRR), il bando provinciale per la realizzazione di un impianto di produzione di idrogeno verde in aree industriali dismesse.

“Dei 14 milioni di euro che il Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica ha assegnato alla Provincia autonoma di Trento per il bando Missione 2 “Rivoluzione Verde e Transizione Ecologica”, ben otto milioni saranno destinati a sostenere la realizzazione di questo grande progetto “green” in Valle del Chiese. Questo finanziamento permetterà a Polytec Energy di realizzare 5 MW di fotovoltaico per alimentare gli impianti di produzione per la compressione e lo stoccaggio dell’idrogeno verde” - sottolineano alla BM

This article is from: