inchiesta
Morare Matsepane SJ Città del Capo (Sudafrica)
Q
uando si parla di Nelson Mandela, il rispetto e l’onore che gli vengono tributati danno l’impressione che si stia parlando di un’icona. È stato ed è ancora molto ammirato in tutto il mondo. Sono state scritte biografie che ne hanno evidenziato la grandezza. Per alcuni la sua ispirazione è quasi divina. Ma quale rapporto c’è tra Mandela e la comunità dei neri da cui proviene? PIÙ TATTICA CHE PRINCIPI Mandela più che un uomo di principi è stato una persona pragmatica. Spesso descritto come una Il presidente persona legata della Lega ai valori della giovanile pace, ha avudel popolo to un rapporto azanian particolare con ha invitato la non violenMandela za. Quando era a scusarsi giovane ha incon la nazione fatti sostenuto per aver tradito la lotta armala lotta dei neri ta, con il passare degli anni però si è fatto paladino della riconciliazione pacifica. Questo atteggiamento fa intendere come lui non abbia mai difeso la pace come valore assoluto. Per lui, piuttosto, era questione di strategia, cioè della necessità di trovare
SUDAFRICA IN CIFRE > Superficie: 1.220.813 kmq > Popolazione: 49.991.000 (2013) > Gruppi etnici: bantu 79,4%, bianchi 9,2%, meticci 8,8%, asiatici 2,6%. > Capitale: Pretoria (1.338.000 ab.) > Lingua: IsiZulu 23,8%, IsiXhosa 17,6%, Afrikaans 13,3%, Sepedi 9,4%, Inglese 8,2%, Setswana 8,2%, Sesotho 7,9%, Xitsonga 4,4%, siSwati 2,6%, Tshivenda 2,3%, isiNdebele 1,6% > Religione: protestanti 31,8%, cattolici 7%, anglicani 3,6%, altri cristiani 17,4%, non religiosi 15,1%, altri 23,6% > Pil pro-capite: 7.158 dollari 2013 Usa (2010) 14 Popoli giugno-luglio
un mezzo per raggiungere il risultato prefissato. Nelle sue memorie Mandela riconosce che l’utilizzo di metodi pacifici o violenti dipende unicamente dalle condizioni prevalenti in quel momento. Quando era necessario lottare, la guerra era giustificata. Quando era necessario parlare di pace, la pace era giustificata e si pagava il prezzo della pace allo stesso modo in cui si pagava il prezzo della guerra. Agli inizi degli anni Ottanta, quando lo scontro tra i neri e il sistema dell’apartheid si era fatto più violento e i suoi compagni dell’Anc erano ancora in guerra, Mandela cominciò a discutere con i leader bianchi. Questo approccio, volto a trovare il vantaggio tattico in ogni cosa, ha riguardato anche le sue convinzioni religiose. Tuttavia, dire che Mandela sia stato un religioso pragmatico sarebbe fuorviante. Come per altri africani, per lui il cristianesimo è sia un’espressione del colonialismo europeo sia un veicolo di emancipazione per gli africani oppressi, soprattutto attraverso le opportunità formative che le numerose scuole religiose offrivano. Come la maggior parte dei leader africani dell’epoca, Mandela fu educato da missionari; pertanto vide la fede come una forza liberatrice. Però era anche un bambino allevato in una famiglia legata ai culti tradizionali africani. Visse quindi l’esperienza di queste religioni. Non sorprende perciò che la sua posizione sulla fede sia sempre stata di prudente distacco. Da questo atteggiamento non sono stati immuni il suo pensiero e la sua azione politica. La collaborazione tra Anc e altri raggruppamenti di diverse etnie e culture - come il South African Indian Congress, il Coloured People’s Congress, il Partito comunista e altri gruppi, alcuni dei quali bianchi - fece sì che Madiba (il nome con cui si riferiscono a lui i membri
del suo clan) diventasse più aperto e sensibile verso i punti di vista altrui. Questa sensibilità, in certi momenti della sua vita, è diventata motivo di conflitto, proprio perché in più di una occasione è stato accusato di avere troppo a cuore le paure e le sensibilità degli altri a discapito delle aspirazioni degli africani oppressi per i quali avrebbe dovuto lottare. Alla fine degli anni Cinquanta, quando lui e Oliver Tambo viaggiavano per l’Africa alla ricerca di
cammini di giustizia
Mandela oltre l’icona
Protagonista della fine dell’apartheid e primo presidente nero del Sudafrica, Madiba (che in luglio compie 95 anni) è considerato un simbolo della lotta democratica. Nel Paese però la sua immagine sta iniziando a offuscarsi sotto il peso di una disuguaglianza diffusa e di una transizione mai completamente realizzata fondi per la lotta armata, uno dei Pan Africanist Congress, che aveva problemi che si presentavano era organizzato le grandi dimostraziose l’Anc fosse troppo infiltrata dai ni che avevano portato al massacro bianchi e da altre organizzazioni, di Sharpeville (21 marzo 1960). Il specialmente i comunisti, e se que- fantasma del compromesso a spese ste formazioni stessero prenden- delle popolazioni più povere ha inseguito Mandela per do il comando. L’Anc tutta la vita e rispunta fu costretta a lanciare Per lui tutto tutte le volte che si campagne propagandi- è questione guardano i rapporti di stiche per riaffermare di strategia. Mandela con le comula sua identità di orga- Nelle memorie nità nere. nizzazione nazionali- riconosce che Nel marzo 2010, in sta africana anche per l’utilizzo di contrastare l’emergente metodi pacifici o un’intervista rilasciata
violenti dipende dalle condizioni prevalenti in quel momento
alla giornalista Nadira Naipaul, Winnie, la ex moglie di Mandela, ha parlato di quelli che considerava gli insuccessi di Madiba. In primo luogo, lo accusava di non aver fatto gli interessi dei neri durante le trattative con il governo dell’apartheid escludendo le popolazioni autoctone dal potere economico. Poi, esprimeva insoddisfazione per il fatto che Mandela fosse diventato una sorta di azienda più che un uomo in carne e ossa, e gli stessi figli, quando volevano vederlo, giugno-luglio 2013 Popoli 15
inchiesta Mandela e de Klerk. Accanto, i corpi dei minatori uccisi nell’agosto 2012 durante gli scioperi nella miniera di Marikana.
LA VITA DI MANDELA 18 luglio 1918 - Nelson Mandela nasce a Mvezo (un villaggio a metà strada tra East London e Durban) da una nobile famiglia xhosa (l’etnia maggioritaria in Sudafrica). 1942 - Si laurea in Giurisprudenza. Nello stesso anno si iscrive all’African National Congress (Anc). 1944 - Insieme a Walter Sisulu e Oliver Tambo, fonda la Youth League, il movimento giovanile dell’Anc. 1952-1956 - Mandela si distingue nella lotta antiapartheid: collabora alla stesura della Carta delle libertà, documento-guida dell’Anc contro la discriminazione razziale, e offre assistenza legale gratuita ai neri. 1956 - Dopo aver partecipato a diverse manifestazioni antiapartheid, viene arrestato e accusato di tradimento. 1961 - Diventa comandante dell’ala militare dell’Anc. 1962 - Viene arrestato e condannato all’ergastolo. Rimane in prigione fino al 1990, quando viene liberato grazie a una grande mobilitazione internazionale. 1991 - Viene eletto presidente dell’Anc e guida la delegazione del movimento ai negoziati costituzionali per il passaggio a un sistema democratico e multirazziale. 1993 - Riceve, insieme a Frederik Willem de Klerk, ultimo presidente bianco del Sudafrica dell’apartheid, il premio Nobel per la pace. 1994 - Grazie alla vittoria elettorale dell’Anc, è eletto Presidente della Repubblica. 1999 - Al termine del mandato si ritira a vita privata, pur continuando a rivestire un ruolo 16 Popoli giugno-luglio 2013 simbolico nella politica africana e mondiale.
dovevano seguire un lungo iter L’uomo e lo STATISTA È facile liquidare queste opinioni burocratico. Il 12 giugno 2012 il Sowetan, un come sentimenti di una ex moquotidiano letto prevalentemente glie risentita e di avversari polida neri, riferiva che Amukelani tici radicali. La realtà è che molti Ngobeni, presidente della Lega gio- sudafricani non esprimono quevanile dell’organizzazione del po- ste opinioni pubblicamente, ma le polo azanian (Azapo), aveva diffu- condividono. Un gran numero di so una nota che invitava Mandela persone nelle comunità nere ritiene a scusarsi con la nazione per aver che la classe dirigente dell’Anc abtradito la lotta dei neri. Costui ac- bia fallito nel correggere squilibri cusava Mandela di aver negoziato e ingiustizie dell’apartheid. C’è una una Costituzione che rendeva im- crescente inquietudine tra i mipossibile realizzare le aspirazioni lioni di poveri che vedono piccoli gruppi di privilegiati arricchirsi dei neri. mentre loro rimangono Il 18 luglio 2012, il intrappolati nella pogiorno del compleanno Winnie, la ex di Mandela, il notizia- moglie, lo accusa vertà. Molti sostengono anche che Mandela rio online News 24.com di non aver fatto pubblicava la lettera di gli interessi degli e l’Anc abbiano fallito nel gestire la questione una persona che si de- africani durante della redistribuzione finiva un «giovane ne- le trattative della terra, che è ancoro». Nel testo accusava con il governo ra sostanzialmente in Madiba di aver tradito dell’apartheid, mano ai bianchi. Ani neri. La critica mag- escludendo che se questo malcongiore si basava sulla i neri dal potere tento è rivolto più alla presunta incapacità di economico dirigenza dell’Anc che trattare con il potere a Mandela. economico. Egli veniva La componente razattaccato per non aver saputo rivendicare la restituzione zista della comunità bianca didella terra alle popolazioni au- sprezza Madiba come qualunque toctone. Il «giovane nero» citava altro nero. I bianchi però lo hanno uno studio (M. Leibbrandt, Trends sempre considerato come l’unico in South African Income Distri- leader nero accettabile. Non è un bution and Poverty since the Fall caso che, nei primi anni della sua of Apartheid, 2010) nel quale si presidenza, i bianchi entrassero confrontava la spesa pro capite di in fibrillazione ogni volta che si bianchi e neri e sosteneva che «nel pensava che fosse malato o stesse 1995 la spesa media pro capite dei per morire. Tra i neri c’è chi crede neri era di 333 rand al mese contro che Madiba stesso sia la causa di i 3.433 dei bianchi. Nel 2008 la questo atteggiamento, con il suo spesa media pro capite dei neri era persistere nel rassicurare i bianchi di 454 rand al mese contro i 5.668 oltre il dovuto. Persino alcune tra dei bianchi». Mandela, conclude- le persone a lui più vicine hanno va l’autore della lettera, è stato perplessità sul ruolo giocato da considerato come un «Gesù nero», Mandela nell’emancipazione ecoperò di fatto ha fallito proprio nomica dei neri. con i neri. Il 29 luglio 2012, Sam In realtà, Madiba l’icona, il mito, Ditshego, eminente studioso del il gigante, lo statista oscura comPan Africanist Research Institute, pletamente il Mandela capo di un parte del Pan Africanist Congress, popolo che vive ancora in povertà 19 anni dopo che lui e l’Anc hanno dava ragione al «giovane».
preso il potere. L’uomo magnanimo e padre della nazione oscura il Mandela padre che non ha mai veramente allevato nessuno dei suoi molti figli e si è sposato tre volte, abbandonando le tre mogli. Il grande difensore dei valori democratici oscura il principe di una famiglia reale, quella dei thembu, che appoggiava il potere antidemocratico dei capi tradizionali. Ciò non significa che egli non sia un grande uomo. Significa semplicemente che Mandela, come molti altri grandi della storia, è una persona piena di difetti. Quello che fa di lui un grande uomo è l’essere riuscito a esprimere ciò che è giusto e buono, malgrado i suoi limiti. Federico Bastiani Per molti, all’interno della comunità nera, non è lo statista, ma il l Sudafrica è stato l’unico Paese padre e il nonno che si rispetta e dell’Africa australe a liberarsi al quale si vuole bene. È uno dei dal sistema di discriminazione capi di un movimento di liberazio- razziale tipico del colonialismo senne, ma non necessariamente il più za spargimento di sangue. Grazie grande. È il primo presidente nero a Nelson Mandela si è arrivati a del Sudafrica e molti sono fieri un compromesso fra la popolazione di lui, malgrado si lamentino di bianca e quella nera che ha garantito essere ancora poveri. È il simbolo una convivenza pacifica. Sul piano dell’unità e della riconciliazione politico il successo non si discute, che si possono raggiungere dopo ma sul piano economico purtroppo i una lunga e difficile lotta per la nodi stanno venendo al pettine. libertà e che rende tanti orgogliosi Lo sforzo di accrescere la partecipadi lui e ispirati da lui. zione nell’economia delle persone che Nel 1999, quando il suo mandato sono state svantaggiate dall’aparpresidenziale si concluse, il leader theid è un processo che avanza con di uno dei partiti politici dell’epo- difficoltà. La strage dei 34 dipendenti ca esclamò che, ora che Mandela della miniera di Marikana, uccisi il andava in pensione, sarebbe fi- 31 agosto 2012 dalla polizia mentre nalmente stato possibile fare dav- protestavano per rivendicare un savero politica. Intendeva dire che lario di 1.200 euro al mese (contro era stato difficile per chiunque i 400), ha fatto il giro del mondo. criticare le decisioni di Mandela. La miniera di platino è di proprietà Chi osava farlo era guardato co- inglese, con dirigenza e manageme un folle! Non perché Mandela ment bianco e lavoratori di colore. non potesse fare cose La rivolta di Marikana sbagliate. Era semplice- Lo sforzo ha provocato scioperi mente perché nessuno di accrescere in tutte le miniere del si alzava in pubblico a la partecipazione Sudafrica paralizzando criticare un padre del- nell’economia un settore che, da solo, la nazione considerato delle persone rappresenta il 20% del alla stregua di un mes- che sono state Pil del Paese (scioperi sia. che si sono ripetuti a svantaggiate
Integrazione mancata
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dalla discriminazione razziale, avanza con difficoltà
maggio dopo l’annuncio di nuovi licenziamenti e dopo l’assassinio del sindacalista Mawethu Khululekile Stevens). Questo è il rovescio della medaglia di una politica del compromesso voluta da Mandela: integrazione dei neri nella società, senza intaccare gli interessi dei bianchi. A distanza di vent’anni questo equilibrio inizia a traballare e a farne le spese è proprio l’Anc (African National Congress), il partito di Mandela, che nel 2014 punta a confermarsi alla guida del Paese. BENESSERE PER POCHI Lo strumento designato per riequilibrare la ripartizione del potere economico è il Broad-Based Black Economic Empowerment (legge n. 29617/2007), che indica come devono essere costituiti gli assetti manageriali delle aziende postapartheid per includere anche persone di colore. A oggi i risultati di questa politica sono solo di facciata. La nomina di neri nei consigli di amministrazione di aziende di proprietà dei bianchi spesso serve solo per garantire alle imprese di poter continuare a operare nel Paese. I neri possiedono infatti appena il 17% della capitalizzazione della Borsa di Johannesburg, pur rappresentando l’80% della popolazione. Non è corretto affermare che la pogiugno-luglio 2013 Popoli 17
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polazione nera in questi anni non abbia avuto accesso al potere economico del Paese. Questo processo però è stato un privilegio riservato a pochi. È il caso di Cyril Ramaphosa. Ricco avvocato, attivista anti apartheid, vicepresidente dell’Anc, detiene partecipazioni azionarie in molte aziende. È giusto citare anche esempi in cui i neri hanno preso in mano le redini di aziende. Come in alcune miniere gestite da cooperative: la South Africa Coop è una di queste. Il funzionamento è semplice, i salari non sono alti, ma il lavoratore detiene partecipazioni nella società. In Zimbabwe, il passaggio del L’Anc, per potere economiconservare co tra bianchi e il consenso neri è avvenuto elettorale, ha in modo violenportato avanti to. L’esproprio di una politica terreni dei bianassistenzialista chi per passarli nei confronti nelle mani dei dei neri, ma la neri (spesso uodisoccupazione giovanile è al 40% mini del regime che non avevano le capacità per gestire le aziende agricole) è stato un disastro. In Sudafrica si sta cercando di attuare questa transizione in modo più intelligente, anche se rimane molto da fare. Nel 1994 era stato deciso che entro il 1999 i bianchi avrebbero trasferito almeno il 30% delle terre coltivate ai neri, nel 2007 però solo il 7% era in mano a persone di colore. L’obiettivo del 30% è stato così spostato al 2014. Seppure non esistano dati ufficiali che consentano di comparare indicatori economici prima e dopo il 1994, è sufficiente visitare Soweto (una delle township di Johannesburg) per comprendere le trasformazioni in atto. Fino al 1994 a Soweto si potevano trovare solo baracche fatiscenti e senza corrente elettrica. Oggi ci sono ancora baracche, ma anche ville lussuose. Questo perché i ricchi di colore hanno voluto continuare a vivere dove sono nati. 18 Popoli giugno-luglio 2013
CONVIVENZA COMPLESSA Il governo cerca di incentivare l’iniziativa economica dei neri, ma siamo lontani da un vero equilibrio. Va anche detto che si sta affermando una forma di apartheid al contrario. L’esempio più significativo è la notizia della nota catena di supermercati Woolworths che non assume bianchi. Purtroppo trovare esempi di facile convivenza economica è difficile e questo rimane il problema fondamentale. Camminando per Johannesburg o Città del Capo è comune trovare coppie miste, non è però semplice trovare esempi di convivenza reale e produttiva fra bianchi e neri. A farne le spese è il Paese. È sufficiente osservare le statistiche. Oggi il Sudafrica rientra nei cosiddetti Brics, i Paesi emergenti. Ma se nel 1994 la speranza di vita era di 61 anni, nel 2010 era di 52, per scendere a 50 nel 2012. Il Pil è aumentato, gli investimenti anche, ma la distribuzione della ricchezza è sperequata. Le contraddizioni di questo Paese sono a ogni angolo. Spostandosi nella periferia di Johannesburg è facile trovare aziende alimentate con pannelli fotovoltaici, ma dall’altra
parte della strada sono presenti baracche dove le persone vivono senza elettricità. Anche i cartelli pubblicitari sono alimentati da pannelli fotovoltaici, ma sotto di essi si trovano persone che mendicano. La fine dell’apartheid ha tolto le protezioni economiche riservate ai bianchi e, se a questo sommiamo la crisi economica, ecco perché non è così difficile trovare nelle township, negli asili che erano frequentati esclusivamente da neri, anche qualche bambino bianco, così come non è una rarità vedere persone bianche in situazioni di indigenza (cfr Popoli n. 11/2005). Per conservare il consenso elettorale, l’Anc ha portato avanti una politica assistenzialista nei confronti dei neri, ma i dati parlano di una disoccupazione giovanile al 40%. Visitando le township di Johannesburg si vedono molti ragazzi ben vestiti con cellulari di ultimo modello. In molti vivono di traffici e di piccola criminalità, ma non è solo questo. I neri oggi si sentono in diritto di essere «rimborsati» e sono pochi quelli che vogliono contribuire con le loro forze alla crescita dell’economia, nonostante il governo cerchi di incentivare l’iniziativa imprenditoriale.
UN’ECONOMIA RICCA, MA NON PER TUTTI
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uello sudafricano è il sistema economico più avanzato e sviluppato del continente africano. Il Paese produce un quarto (400 miliardi di dollari) del Pil africano. Questa ricchezza proviene, in gran parte, da un settore industriale che si è sviluppato negli ultimi 150 anni. Cardine di questo comparto è l’industria mineraria. Ai giacimenti di oro e diamanti, si affiancano altre risorse presenti in grande quantità nel sottosuolo: argento, carbone, platino e uranio. Intorno al settore minerario, si è creata una forte industria pesante (metallurgica, meccanica e dei materiali per il trasporto) affiancata da aziende che producono beni di consumo (tessili, alimentari, chimiche, ecc.). L’agricoltura è tra le più sviluppate del continente, anche se con grandi squilibri. A fianco di aziende agricole efficienti, che si distinguono soprattutto nella coltivazione di cereali e nella produzione vitivinicola, si affiancano agricolture di sussistenza praticate con metodi tradizionali. Agricoltura e allevamento soddisfano la domanda interna e garantiscono prodotti per l’esportazione. La Borsa valori di Johannesburg è al 17° posto nella classifica mondiale per capitalizzazione di mercato, con un volume di scambi di 336 miliardi di dollari (quella di Milano, insieme a quella inglese di cui fa parte, ha un volume di 2.194 miliardi di dollari). Il sistema politico-economico sudafricano non ha però saputo ridistribuire con efficacia la ricchezza prodotta. Sebbene il reddito pro capite sia tra i più alti del continente (7.158 dollari Usa), circa il 40% della popolazione vive ancora con meno di due dollari al giorno. Il Sudafrica è al 116° posto, su 124 nazioni, nella classifica degli Stati per uguaglianza nella distribuzione del reddito.