Hanoi 2050

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Matteo Aimini

HĂ Noi 2050 ^

Trilogia di un paesaggio asiatico



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“Avendo sofferto di un destino che non ha equivalenti nella storia europea a partire dalla Peste, il Vietnam ci metterà un secolo prima di riuscire a rimettersi, ammesso che ciò sia possibile.” Noam Chomsky, Comprendre le pouvoir.

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Il fondamentale contributo dell’Istituto Nazionale di Urbanistica ha reso possibile la divulgazione di questo manoscritto. Il progetto deve il suo sviluppo alla scuola di dottorato in Architettura del Paesaggio, diretta da Franco Zagari. La scintilla iniziale è stata innescata dal progetto di Scambio Asia Link, diretto da Maurizio Vogliazzo, che dal 2006 mi ha permesso di monitorare costantemente la condizione metropolitana. Indispensabile è stato l’aiuto e il supporto del rettore della Facoltà di Architettura di Hanoi, Mr.Tran Trong Hanh, del Direttore dell’istituto di Urbanistica Vietnamita, Mr. Do Hau .Ringrazio inoltre i professori della facoltà che si sono prestati a numerosi ed intensi scambi critici. Di vitale importanza la collaborazione dei lecturer della HAU nelle persone fisiche di Do Binh Minh e Dinh Van Binh. Si ringrazia Alessandra Chiricosta, per gli spunti e le molteplici suggestioni condivise. Roberto Tofani per l’indispensabile lavoro all’archivio n°1 di Hanoi e Paolo De Piaggi per il godereccio supporto. I progetti alla fine del 1°episodio sono il frutto dell’attività collettiva del POLA Vietnam, composto da Sara Fontana, Matteo Roveda, Edoardo Ticozzi,Ngyuen Dang Giang ed il sottoscritto. Con la collaborazione di Matteo Zorzi,Luca Gobbetti,Filippo Cattaneo,Carlo Alberto Gasparini,Andrea Vergani e Federico Picciolo. Uno speciale contributo va riconosciuto all’artista Lorenzo “Santy” Argenziano ed allo stampatore Daniele Upilio che si sono prestati per illustrare la copertina. Senza il continuo ed indispensabile supporto di Sara Fontana nel corso di questi anni e successivamente del piccolo Leo, elemento di disturbo creativo, questo lavoro non sarebbe stato possibile.

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Matteo Aimini

HĂ Noi 2050 ^

Trilogia di un paesaggio asiatico

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Prologo

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Errore

Questa progetto narrativo nasce da un profondo errore. L’errore di voler psicoanalizzare i territori di una Metropoli Tropicale, di comprendere a tutti i costi il motivo del magnetismo che essi esercitano. Di svelarne le più recondite perversioni e le più sfrenate ambizioni. Indagando i difficili rapporti tra una madre russa troppo premurosa ed un padre padrone francese eccessivamente autoritario. Finendo inevitabilmente stritolato in un interminabile flusso di coscienza, disegnato da tradimenti, delusioni, amori promiscui, abbagli, cambi di rotta, conflitti, paradossi e tristi fughe. Riflessione

I progetti degli ultimi cento anni di Hanoi, sono come un immagine riflessa nelle placide acque di uno stagno asiatico. Pensieri fisici, personalità e ideologie provenienti da molte nazioni vengono qui ricomposti, tradotti e rielaborati nel paesaggio della Metropoli Tropicale. Delineando nuovi e complessi scenari urbani. L’ossessiva e vorticosa indagine di questo scritto è mirata a ricostruire l’enorme quantità di riflessioni in merito all’architettura, le forme urbane ed il paesaggio che si sono avvicendati, sovrapposti e scontrati in un moto di eterno ritorno. Metodo

Il collante di queste molteplici storie sono i differenti piani temporali, ogni epoca si trascina il proprio personale bestiario di uomini, utopie, progetti, stili e teorie. Ognuna di queste categorie è stata scandagliata, vivisezionata e ricomposta con il preciso intento di carpirne l’essenza.Osservandone poi le ricadute in termini reali sulla città.Un processo affetto da una bulimia nervosa verso ogni forma di costruito abbozzato, disegnato o già realizzato. Quando si ha la possibilità di cogliere una massa urbana nell’attimo della sua genesi, potendo verificare gradualmente la sua crescita, passo a passo, diventa un’ossessione. L’ossessione per i territori esplosivi . Innesti

Durante la narrazione appaiono progetti e discussioni apparentemente non pertinenti al caso specifico di Hanoi. In realtà sono contributi critici indiretti e subliminali che riprendono alcuni rapporti specifici di quotidiano interesse : città-paesaggio, uomo-territorio.

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Esito

Il risultato è una roccambolesca wunderkammer sceneggiata in tre atti. Ove la raccolta compulsiva di materiale inerente l’enorme desiderio di urbanità, si ricompone per mostrare la sua complessa e stratificata vastità.

Domenico Remps, La vetrina delle curiosità, 1675

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1째

Episodio

Metro Miraggio

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C on di zi on e

Doi Moi (cambiamento e novità)

La Maison Centrale ed il Palazzo della giustizia Prima

Dopo un tremendo periodo di guerre e carestia, nel 1986 , tre anni prima dello sbriciolamento dell’Unione Sovietica, il Vietnam decide di aprirsi all’economia di mercato internazionale. Con dieci anni di ritardo rispetto alla decisione di Deng Xiaoping in Cina, il paese di Ho Chi Minh ha bisogno di ristrutturare pesantemente il suo stato economico e relazionale, abolendo un’ economia di tipo comunista e privilegiando quello che si potrebbe definire un socialismo orientato al libero mercato. Un cambiamento epocale, comparabile per impatto all’invasione francese verso la fine dell’ 800.1 Sono riformati tutti i sistemi di gestione e controllo economico. Il regime dei suoli muta e sono sperimentate logiche di proprietà privata e d’ investimento immobiliare. Tuttavia, la pianificazione e il controllo del territorio rimangono saldamente ancorati agli istituti ministeriali che organizzano i piani ventennali per lo sviluppo della nuova metropoli. Hanoi ha fame di sviluppo. Da questo momento la crescita sembra inarrestabile, la città ogni anno registra aumenti superiori al 3%. Da poco più di un milione di abitanti alla fine degli anni ‘80, raggiunge i tre e mezzo nel 20072 per toccare oggi, i sei milioni e trecento mila. Trauma V

Dopo

“La veneranda capitale Hanoi è di nuovo sotto assedio, nella sua storia millenaria è sopravissuta a molte invasioni straniere incluso i bombardamenti dei B52 americani di vent’anni fa. Oggi affronta un nuovo pericolo: l’invasione del dollaro degli investitori stranieri che hanno l’intenzione di divorare le proprietà della Città”.3 Nei primi anni ‘90 la metropoli appare come congelata, la sua linea del cielo è omogenea e regolare. Gli edifici non superano i dieci piani. Quello che i B52 e la guerra di Indocina contro i francesi non riescono a fare, ci pensa il mercato globale. Una società ibrida Sino-Singaporense demolisce uno dei luoghi simbolo della resistenza vietnamita contro l’oppressore, la famosa Maison Centrale ( la cosiddetta Hanoi Hilton). La prigione dell’epoca coloniale da cui sono tran-

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Toponomastica galeotta

sitati nel corso degli anni oppositori, futuri ministri vietnamiti e candidati alla presidenza degli Stati Uniti d’America, viene presa d’assalto. Del suo impianto trapezoidale, organizzato in robusti corpi di fabbrica, non rimane altro che un fronte su strada. Svettano tozze e regolari le Twin Tower di Hanoi. La nuova funzione è pur sempre un albergo (polifunzionale), dove al suo interno avviene di tutto, dai matrimoni ai festival di degustazione. Al posto dei cortili, soprannominati dai piloti americani in cattività con i nomi di alcuni famosi alberghi di Las Vegas4, sorgono ora campi da tennis. Non è da escludere la possibilità che qualche americano in visita di piacere o di affari si sia trovato sulla terra battuta dell’ ex “Desert Inn”o del “Riviera”.

Una prigione di lusso

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Metro Miraggio


Pimp your Tube ! Insediamenti informali

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Bonsai City IV

L’ultima decade del XX secolo segna il definitivo affermarsi di una situazione molto particolare, che avrà inevitabili ripercussioni sulla città. Nel periodo compreso tra ottobre ‘92 e dicembre ‘94 vengono rilasciati solo 2.741 permessi di costruire, nulla in confronto alle13.000 nuove abitazioni, realizzate da privati cittadini in totale stato di anarchia e abusivismo. Al motto di “fine and let it be”.5 La pubblica amministrazione tollera abbondantemente il nuovo ed ingente fenomeno, per il giro di denaro che produce. Nel 2000 l’abusivismo collettivo raggiunge il suo apice e il 90% delle nuove abitazioni di Hanoi vengono realizzate illegalmente.6 Il fenomeno qui definito Bonsai City o città informale, per l’ovvia ragione di una crescita forzata e miniaturizzata, si diffonde rapidamente. Un nuovo insediamento liberal-anarchico si insinua negli spazi lasciati liberi, assedia i tessuti coloniali e smangia i quartieri sovietici. L’ortofoto della città appare come un’immagine a bassa risoluzione, un insieme dinamico di pixel multicolore. Genesi

Il quartiere delle 36 strade, l’antico centro commerciale cittadino già presente all’arrivo dei francesi, era organizzato in lotti stretti e profondi anche trenta metri, che ospitavano abitazioni mono o bifamiliari, con la bottega su strada. I locali erano scanditi da patii interni dove si concentravano le attività della famiglia. Un tessuto simile ad un borgo medioevale dove le strade erano organizzate per corporazioni di artigiani. Una suddivisione spaziale che a fatica persiste ancora oggi. Alla fine degli anni ‘80 il paesaggio cittadino del quartiere è interamente preservato, ma in soli 10 anni la politica di sviluppo autonomo degli alloggi stravolge il centro storico. I patii sono trasformati in corpi scala e si assiste ad una estrusione volumetrica anche di 6/7 piani. A volte le larghezze degli affacci su strada non superano i 3.5 m. Ad ogni piano risiedono una o più famiglie. Considerando la struttura allargata della famiglia vietnamita, succede che in solo due stanze da 16mq si concentrino 12 persone. La densità del quartiere schizza alle stelle. Si raggiungono i 1900 abitanti per ettaro.7 Un dato impressionante se si pensa che Tokyo ne conta 131, New York 112 e Londra 72.8 Lo spazio del vivere è così ridotto a circa 1.5 mq a persona.

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Metro Miraggio


Il tessuto ricorda cittĂ medioevali europee

Genesi della casa tubo dalla casa rurale all’insediamento urbano

Sezione approssimativa

Pianta piano terra

Coperture

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Una foto d’epoca del quartiere delle 36strade

La parcella tubo

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5m

Fronte su strada

Fronte della via Hang Can

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Hanoi Quartiere delle 36째Strade

Milano Via Torino

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Barcellona Manzanas

Hanoi Quartiere delle 36째strade

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Modello Territoriale

Il modello si ripete di continuo imitando la tipologia madre come nel caso di questo albergo che un giorno potrebbe tranquillamente trasformarsi in condomio.

Se mettiamo a sistema questo processo con una altissima rendita dei suoli, anche al di fuori del centro storico, si comprende che la tendenza è l’iper suddivisione della parcella edificabile. Minore è l’attacco a terra, minore sarà l’incidenza del costo del terreno e maggiori i ricavi in caso di elevata frammentazione. Unite la quasi totale assenza di un regolamento edilizio, che solo qualche anno fa è riuscito a stabilire limiti di altezza, ed avrete la genesi della “casa tubo”. Un ibrido di speculazione e di imitazione delle tipologie del centro storico che si riverbera su tutto il territorio cittadino. Oggi si potrebbe quindi affermare che il centro è ovunque. L’architettura senza architetti di Rudofsky trova così la sua naturale e più espressiva patria. L’archetipo della casa tubo si radica così profondamente nell’immaginario collettivo che verrà riprodotta in ogni variazione possibile, anche quando non sarà necessario. In aperta campagna capita di incontrare questi estrusi solitari ed enigmatici. Solidi rettangolari di 4mx16m, ciechi su due lati, immersi nel nulla delle risaie, dove i principi di densità e rendita fondiaria estrapolati dal contesto del centro non sono più facilmente applicabili. Assistiamo così alla nascita di un inusitato modello di ripetizione territoriale. L’influenza del tardo post-modern ne disegna gli stili e i colori. Timpani gialli, ordini di colonne doriche ai balconi e capitelli finto d’oro. Ognuno è libero di esprimersi ed esprimere l’opulenza della propria dimora.

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Esperimenti

Nel corso degli anni sono stati tentati da parte delle facoltà di Architettura di Toronto e Marsiglia vari interventi di ripristino delle tipologie originarie, con ottimi risultati; sono state inoltre avanzate nuove proposte per risolvere il problema della densità, pur assecondando la peculiare tipologia della “casa tubo”. Uno di questi esperimenti è stato condotto dal laboratorio della scienza di Tokio in collaborazione con il Dipartimento di Ingegneria di Hanoi9 che tra il 2002 ed il 2003 hanno realizzato congiuntamente un prototipo in scala 1:1 , il cui esito finale è degno di nota. Ironia della sorte vuole che data la rapidità di mutamento della città il modello della casa tubo ormai sia una specie in via di estinzione. Questo sistema, pur contrassegnato da una devianza iniziale e da una logica replicativa aprogrammatica, aveva contribuito indissolubilmente a creare un modello di città e paesaggio unico nel suo genere. Ineluttabilmente, la seconda fase del capitalismo socialista ha spazzato via l’ultimo baluardo di identità locale favorendo oggi altri modelli, meno spontanei e più globali.

Schema della ventilazione naturale.

Ogni colore rappresenta una famiglia. L’unita è dimensionata per ospitare 6 famiglie composte da 4 a 6 unità, per un totale di 30 persone per unità. (1000 persone per Ha).

Copertura

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Terrazzi

Piano 3°

Piano 2°

Piano 1°

Piano Terra

Metro Miraggio


A sinistra una abitazione tipo mentre a destra compare Il modello realizzato in scala 1:1 presso la facoltĂ di ingegneria civile di Hanoi

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Lotta Epica

Bonsai City Vs Condos

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Pianeggiando

Il primo piano del socialismo di mercato si apre con uno sforzo pazzesco, tra il 1992 ed il 1999: 86 città e 358 piccoli villaggi devono rettificare i loro piani di sviluppo in funzione del nuovo disegno per la città di Hanoi. I rimanenti 179 insediamenti rurali sono obbligati a consegnare le loro varianti entro il 1999.10 Una scala mai vista. Ad essere coinvolto non è più solo il singolo edificato sfuso di Hanoi, ma l’intera regione, chiamata ad adeguarsi alle nuove esigenze. Il primo piano post Sovietico

Centro storico Città consolidata Terreni statali a concessione annuale Sviluppo entro il 2000 Terreni per lo sviluppo residenziale Nuove centralità Sviluppo Industriale Aree verdi Regime delle acque Villaggi rurali Aree di inondazione

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“Il progetto del piano della città definisce l’orientamento dello sviluppo urbano e le infrastrutture da realizzare. Con l’intenzione di creare adeguate condizioni per le residenze tenendo presente lo sviluppo armonico tra l’espansione urbana, la produzione agricola e delle altre attività economiche presenti, nel rispetto delle persistenze storiche. La tutela del paesaggio a scopo preventivo contro possibili calamità naturali o possibili incidenti di tipo tecnologico”.11 Obbiettivo I

L’intenzione è di riformulare l’immagine e le economie dell’insediamento post- sovietico. Il disegno del 1992 è assolutamente il diretto discendente del piano di S.I.Sokolov e del disegno dell’ultimo periodo francese di L.Pineau. Ricompare addirittura una promenade verde sui bordi di West Lake, chiaramente ispirata alla celebre proposta di E.Hebrard del 1922 . Il risultato è uno strano ibrido colonial-sovietico con l’aggiunta di un nuovo elemento/ingrediente che segna definitivamente l’ingresso in una nuova era: il CBD12 ovvero il distretto degli affari commerciali. E’qui che sarà consentito introdurre la tipologia fino ad ora mancante nella città, il grattacielo. Gli hi-rise commerciali saranno disposti solo sul lato destro di West Lake, mentre il centro storico, identificato nel perimetro delle 36 strade, sarà preservato. Nuove attività commerciali saranno insediate rispettivamente a nord e a sud del medesimo. In un accorato appello del 1992 il primo ministro vietnamita Vo Van Kiet lancia un monito che oggi risuona come una sinistra profezia:

“Abbiamo un disperato bisogno di una legislazione per l’azzonamento per proteggere la nostra identità nel linguaggio architettonico. Le zoning laws ci aiuteranno a prevenire quel guazzabuglio di orrendi edifici ed inoltre regolerebbero i tipi di costruzioni che in futuro saranno realizzate. Con il fine di proteggere la nostra cultura e più in generale la nostra identità nazionale in termini di linguaggio architettonico”.13 Vo Van Kiet

Quanto meno singolare è la cieca fiducia riposta in uno strumento quale lo zoning, che appare, per contro, realmente impotente (quando non connivente) nei confronti della liberalizzazione e nelle nuove regole di mercato. Nonostante un iniziale effetto calmierante, le ripercussioni sul tessuto storico della città saranno infatti devastanti.

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Difficile se non impossibile distinguere gli strati del centro storico: tutto è fuso insieme in unica colata. La corruzione, la densità e l’estrema domanda di abitazioni sono più efficaci di qualsiasi regola celata sotto un retino colorato. Densità....densità....densità....

Obbiettivo II

Quartieri multifunzionali Confine di sviluppo delle aree Confini della città di Hanoi Aree di sviluppo a basso reddito Aree commerciali Ospedali/cliniche Compensazioni per i villaggi rurali VIllaggi esistenti Strutture pubbliche Aree per investimenti stranieri Centri di ricerca Terreni industriali in prova Aree di rispetto per l’industria Aree inondabili Terre libere Aree verdi Aree militari Infrastrutture Strade Intersezioni Stazioni Autostrade Circonvallazione Porti Aree riservate a futuri sviluppo

Se da un lato la città ed il suo paesaggio hanno bisogno di una nuova immagine, dall’altro il piano affronta il più pesante dei problemi, ovvero l’esigenza di nuove abitazioni. I tristi prefabbricati sovietici da 4/5 piani, non sono più certamente sufficienti a soddisfare la costante domanda di alloggi. In soli trent’anni la popolazione residente nelle aree urbanizzate è praticamente triplicata.14 I flussi migratori verso la città sono in costante aumento ed il piano in tutta risposta prevede una nuova redistribuzione della densità. I funzionari prevedono da 2,13 a 4,70 milioni di metri quadri di nuove residenze.15 Immaginate ora il nuovo aeroporto di Pechino realizzato da Foster+Partnes moltiplicato dalle 2 alle 4 volte e avrete la superficie prevista per i nuovi alloggi. L’arduo compito di innalzare lo spazio vitale da meno di 3mq a persona16 a circa 5,5 mq, genera nei terrain vague ai margini delle periferie a stretto contatto con i territori agricoli,un esercito di torri di 30 e 40 piani allineate come soldatini perennemente sull’attenti. Prospettiva

Il cambio di prospettiva necessita di una revisione del concetto di proprietà. Fino al 1993 la terra appartiene al popolo vietnamita e quindi al governo centrale.17 Solo cinque anni più tardi il concetto muta in una formula binaria. Concessione di uso del suolo con o senza oneri.

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Inutile dire che per poter costruire edifici residenziali o commerciali bisogna pagare una somma pari al costo di uso del suolo. Anche se non esplicitamente dichiarato, questo meccanismo è considerato a tutti gli effetti una vendita da parte dello stato al privato, che ha il diritto di usufruire in maniera permanete del suolo “affittato”.18 Il piano prevede tre macro aree di sviluppo: una centrale, nel tessuto consolidato, volta allo sviluppo di nuove infrastrutture e trasporti, operazione difficile e molto costosa per via del tessuto denso e irregolare; aree a bassa densità, dislocate nei villaggi rurali; terreni agricoli vergini, dove avvengono i principali mutamenti. Aree quindi, poste ai margini estremi della metropoli che saranno le assolute protagoniste di violente quanto immaginifiche espansioni. Il campo di battaglia si crea dove l’equazione “ $uolo + Territori Liquidi = Massimizzazione dei profitti”. Ovviamente delle grandi società a capitale misto straniero e parastatale (almeno in principio).

Euforia

Il modello di studio del 1941

Nel 1998 viene presentata una seconda variante del piano19, che ricorda per disegno il concorso del piano di Mosca - città verde - del 1929. Le infrastrutture sono ben marcate, e compare dall’altro lato del Fiume Rosso una nuova città speculare alla prima, che connette il distretto industriale di Gia Lam con l’aeroporto di Noi Bai. Un’ immensa nuova lottizzazione, si articola tra le acque del Fiume Rosso e ingloba in un disegno fatto di boulevard e grandi spazi verdi, i piccoli villaggi agricoli. Ponti e nuovi distretti commerciali sorgeranno in quella che sarà la grande Hanoi del futuro. La città ed i suoi territori potrebbero aver raggiunto un loro equilibrio, almeno sulla carta ma proprio nelle aree in forte espansione si avverte, stridente, un eccessivo manto di cromie che costruisce il piano della città futura che sembra quasi un richiamo ai tessuti colorati tipici delle minoranze etniche del nord. UltraZoning si abbatte imprevisto e violento. I territori lambiti mutano in enormi chiazze di possibilistica anarchia progettuale, debitamente alimentata dalle ottimistiche previsioni di sviluppo urbano, che fissano per il 2010 il traguardo variabile di 12/18 milioni di mq2 tra recuperi e nuove abitazioni20. L’equivalente di circa 3 edifici di pari dimensione del pentagono a Washington DC (sinteticamente l’edificio con la più grande superficie al mondo....)21.

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Aree di sviluppo giĂ approvate nel piano del 1998

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Neo Liberal City

La città neo liberale è un prodotto della nostra società contemporanea. Un fenomeno che avviene nei paesi con un forte sviluppo economico endogeno, dove investitori privati, multinazionali, banche di paesi stranieri, progettisti di fama internazionale corrono e concorrono ad un’ iniezione di botox urbano senza precedenti. Nell’ America post-fordista si assiste al fenomeno opposto: città come Detroit si contraggono, lasciando spazio a nuove strategie di landscape architecture nei territori oramai abbandonati.22 Nella Europa attanagliata dallo stallo urbano, le città ed i territori annessi, combattono una guerra di posizione tra piccoli e medi interventi di recupero contro un feroce nemico chiamato sprawl. L’Asia e il sud Est Asiatico, trainati dall’immenso sogno cinese, vivono una nuova forma di rinascimento. Se la Cina con le sue enormi megalopoli ha tracciato una via di sviluppo senza precedenti, attirando stuoli di curiosi da ogni parte del mondo, il Vietnam,ad una scala più ridotta, non è da meno. Un caso interessante è la città di Hanoi, che in pochissimi anni raddoppia il suo territorio. Sfruttando la necessità di mettersi al pari con il resto del mondo, si genera un consumo del suolo da decine di migliaia di ettari. Neo Liberal City è la bulimia dello sviluppo. Dove tutto deve contribuire alla nuova genesi, in un meccanismo integrato tra realtà produttiva, nuovo lusso residenziale, commerci finanziari e dimensione ambientale. Quest’ultima è una condizione necessaria per non ripetere gli errori fatti in passato dai vicini cinesi. Il primo risultato sono città parallele, della stessa dimensione dell’originale, se non maggiore, collocata sull’altra sponda del Fiume Rosso. Una sorta di compromesso dialettico, un’ evoluzione del bipolarismo del Gran Maresciallo Hubert Lyautey. Dove il motore di divisione non è più costituito dalla nazionalità di origine, ma piuttosto dai desideri indotti, generati dai futuri stili di vita e dall’ acquisizione di nuovi status sociali. Prodotto

La neo-liberal city è un prodotto socio economico diffuso, non possono esistere nuovi insediamenti senza massicci investimenti produttivi o tecnologici, possibilmente stranieri. Il territorio è una rete porosa di opportunità seriali. La sua dimensione non è più confinabile in una circonvallazione di strade, i suoi raggi dal centro sono per sempre dilatati. La disponibilità di suolo e la totale assenza di rilievi geografici, la rendono un appetibile meta di insediamento. Piovono 31

Metro Miraggio


in pochi anni nella regione della capitale, almeno tredici parchi industriali23, per una superficie complessiva pari a 7 volte Central Park a Manhattan. Tecnologia, produzione industriale pesante, artigianato locale, beni alimentari: la localizzazione è variabile e si configurano in ordine sparso e inesorabile, cingendo a poco a poco i territori agricoli e l’insediamento urbano. La principale fonte di produzione, l’agricoltura, viene temporaneamente accantonata, nonostante costituisca l’armatura primaria degli insediamenti dell’antica cittàregione. L’equilibrio tracciato da Pierre Gourou, nel libro “La civiltà del vegetale” è definitivamente compromesso. Forme Distopiche

Central Park x 7

La Neoliberal city, per definizione, nasce per essere appetibile ed internazionale. L’immagine che genera non può che essere il frutto di un molteplice ratto delle Sabine. Il suo programma è per eccellenza il più grande collage di situazioni progettuali sviluppate nel corso degli anni. Una stratigrafia densa e disomogenea, che alcuni definirebbero come postmoderna.24 Probabilmente il termine più adeguato è un duttile NeoModerno Globale che cela (e malamente) una forte deriva distopica. Data la notevole fiducia nel progresso economico e finanziario, unico vero mezzo per mutare i territori, si assiste sopratutto nei paesi in via di sviluppo, all’applicazione di tutti quei modelli che hanno reso grandiosi altri paesi già consolidati. La deriva che essi prendono è un continuo processo di rilettura di fenomeni progettuali, talvolta di natura utopica, che con il passare del tempo si svuotano o peggio ancora si trasformano in macchine di utopia negativa. La città come Hub era ben visibile nel progetto della Città Mondiale di E.Hebrard, padre dello sviluppo urbano di Hanoi. Oggi i concetti di iperconnettività e iperattraversabilità sono alla base della città generica mordi e fuggi, costruita per accontentare il cittadino del mondo. Il CBD (central building district), il mitico distretto degli affari, veramente innovativo a metà degli anni ‘20 nel progetto della città da 3 milioni di abitanti di Le Corbusier, è oggi nella mentalità comune il luogo dei grattacieli di acciaio e vetro. Senza, il paesaggio urbano non è niente. Senza di loro non sei in una metropoli. I grandi parchi tematici: un parco senza un tema che si rispetti non è veramente un parco. Bisogna essere intrattenuti anche nel tempo libero e con stupore, come nel grande parco delle colonie a Parigi nel 1931.

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Non mancano neanche le villette a schiera, piccole crocerossine color pastello, chiuse in arricciati cul-de-sac, si fronteggiano a centinaia, tutte uguali e speculari. Appena costruite sembrano già vecchie, figlie illegittime di L.Hilberseimer e della metropoli agricola anni ‘40. Forme di urbanità lineare e produttività diffusa, come i disurbanisti di M.Ginzburg insegnano, si trasformano oggi in inconsapevoli forme di megasprawl lungo i principali assi viari che portano lontano dalla città. Contaminando e stravolgendo il territorio. Fantastici progetti sperimentali anni ‘60 di nuove densità, metabolismo affamato, si configurano all’orizzonte per ridefinire le prospettive di vita delle megalopoli future, generando solo pochi anni dopo e a loro insaputa, alienanti condensatori di vite umane, persone ammassate in anonime torri verticali, che rendono quasi pudichi gli scenari del “condominio” di J.G. Ballard. Mescolate il tutto con un immancabile transfer di Gruen25 e la ricetta della Neo liberal city è pronta. Questo oramai è lo standard minimo della nostra epoca. A discapito di tutto (forse), la cosa veramente caratterizzante e l’unica risorsa non importabile è il paesaggio in cui le neo liberal city sono inserite. Ed è proprio il paesaggio con il suo peculiare disegno e le sue particolarità a rendere non generico il carattere di una metropoli. Il ruolo fondamentale che esso gioca apparentemente ai margini, nei bordi e nei cosidetti terreni liquidi, è l’essenza nascosta della città stessa.

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Metro Miraggio


Nuovo Mondo

Esempio di una lottizzazione tipo nell’area di Ha Dong

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Aper tu ra

La Stagione Internazionale

Investimenti giapponesi, thailandesi, coreani e singaporensi, cadono sul paesaggio della città, sotto forma di zone a sviluppo economico speciale. Campi da golf, città gemelle e nuovi quartieri di lusso segnano l’inizio di un inarrestabile sviluppo. Il progetto più ambizioso è proposto nel 1997 dalla Daewoo International che in seguito compone una società a capitale misto vietnamita-coreano.Solo per gli studi progettuali la suddetta società investe circa un miliardo di dollari27. L’obbiettivo è il disegno e la gestione di 8.000ha per l’insediamento entro il 2040 di un milione di abitanti. Sono invitati a partecipare per la prima volta dopo le equipe sovietiche, alcuni grandi studi internazionali di architettura ed ingegneria. Non si bada più alla nazionalità o al luogo di origine. Il Vietnam è in piena mutazione e in continua rigenerazione, il valore della memoria storica si diluisce e si relativizza: la guerra è davvero lontana (anche gli Stati Uniti d’America grazie all ex presidente Bill Cinton hanno revocato definitivamente l’embargo nel 1994). La Bechtel, una grande società di ingegneria americana, prepara lo studio di fattibilità dell’area ed il governo vietnamita invita tre studi di chiara fama internazionale per lo sviluppo delle aree. OMA si occuperà del disegno del distretto di Dong Anh28, SOM29 (Skidmore,Owings & Merrill) dell’area dei laghi di Van Tri e la Nikken Sekkei del sito di Tu Liem, sul lato sinistro di WestLake.30. Nonostante la rigorosa suddivisione delle aree OMA e SOM si trovano a progettare più o meno nello stesso sito. Area

Il luogo è meraviglioso. Contenuto dagli argini del fiume è un paesaggio dolce, dove piccoli villaggi rurali ancora ben riconoscibili, si alternano lasciando spazio a luccicanti risaie e specchi d’acqua ove si pratica l’idrocultura. Decine di scuri e miti buoi d’acqua pascolano indisturbati. Il tutto è avvolto da una leggera foschia. Sembra di essere molto lontani dal caos della metropoli, soprattutto si ha l’impressione di transitare temporaneamente in una altra epoca.

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L’area di Dong Ha al di là del Fiume Rosso

OMA

Ovunque è percepibile la qualità di questa città verde, strisce di edificato e spazi liberi si alternano, garantendo così un processo di mutua prossimità tra il contesto urbano e quello ambientale. Queste strisce verdi composte da giardini, parchi, agricoltura, sport all’aria aperta e paesaggio informale, offrono un’ esperienza di evidente contrasto nella vita della città realizzata nelle strisce costruite.31 Il progetto di OMA gioca con il territorio e i possibili scenari che vi si possono innestare, sfruttando al massimo la conformazione ambientale. Non una sola città parallela, ma un insieme di realtà differenti. La città verde, acquatica, ben connessa e agganciata ai preesistenti villaggi. Una sorta di amalgamatore territoriale che usa le condizioni ambientali del luogo per creare nuovi e possibili scenari.

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Una vista dell’isola degli affari

Il cuore dell’intervento è il CBD (Central Bussiness District), ben definito dalla forma vagamente ameboide, che si affaccia sul grande lago ritagliato dal Fiume Rosso, al cui all’interno navigano quattro isole, differenti per forma e funzione. Resort Island, un luogo di svago e ospitalità per i cittadini e i turisti. Business Island, pronta ad ospitare luoghi commerciali, centri conferenze, esposizioni e tutte le attività di interfaccia pubblica. Research Island, condensatore per lo sviluppo e la ricerca dove risiede una sorta di incubatore per le nuove idee. Infine la Sport Island, che ospita la parte più attiva del corridoio culturale, dove possono avere luogo i grandi eventi:

“Questa isola sarebbe perfetta per i festeggiamenti del 1000° anniversario della città nel 2010 e per i giochi olimpici del 2020”.32 Le quattro grandi isole artificiali inserite nella neo laguna del fiume Rosso

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L’Impianto generale presentato da Oma

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1.Research Island 2.Bussiness Island 3.Sport Island 4.Resort Island 5.Nuova Espansione 6.Villaggi Satellite 7.Villaggi Esistenti 8.Corridoi Culturale 9.Recupero dell’argine 10.Attività Culturali 11.West Lake 12.Centro Storico

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Il corridoio culturale è l’infrastruttura ponte che lega la città madre con il nuovo insediamento parallelo.

“Questo masterplan fornisce dei concetti alla città di Hanoi pronta per affrontare il suo imminente compito di urbanizzazione. Con la proposta di fondere il verde, l’acqua e l’urbanità, la città raggiungerà un ambiente con una forte identità propria, attraente per vivere e lavorare, diventando un HUB per gli investimenti del sud est asiatico.” 33

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Vista a volo d’uccelo de progettto elaborato da Som 7

6 5

4

1 2

3

1.CBD 2.Funzioni di accoglienza 3.Edifici Governativi 4.Quartieri a media densità 5.Residenze bassa densità 6.Villaggi Esistenti 7.Settore produttivo

SOM Chicago Downtown

Le prospettiva aerea che SOM presenta ricorda vagamente un mix tra una Chicago miniaturizzata e una riproduzione di little Venice a Las Vegas. Grandi specchi d’acqua ed un sistema di canali suddividono e articolano la nuova città. La densità è modulata dalle funzioni. In una prima fascia a ridosso del fiume, si condensa il CBD e i possibili edifici di rappresentanza. Alle sue spalle invece le residenze, sul modello della villetta a schiera seriale, che cingono i centri abitati già consolidati di colore più chiaro. Immersi nel verde e circondati dalle infrastrutture, le attività produttive e di ricerca della nuova città. Il piano ha una articolazione funzionale molto semplice, quattro zone differenti per tipologia e contenuto. SOM si concentra molto sul disegno degli spazi pubblici, mercati dei fiori, passeggiate in riva al fiume, piste ciclabili sui canali, da cui si intravedono i piccoli insediamenti locali e i centri congressi dalle rosse bandiere sventolanti. L’immagine che riescono a produrre è molto rasserenante, quasi un pillola per anestetizzare il drammatico cambiamento che da li a poco avrebbe definitivamente preso piede, traghettando il tutto verso un tranquillo stato di urbanità…

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Metro Miraggio


“Il nuovo piano per Hanoi propone una città moderna costruita attraverso la collaborazione del governo, degli affari e dell’industria. La sua struttura permette di diventare con il tempo una città di livello internazionale senza perdere la sua continuità storica e la sua peculiare identità urbana. Allo stesso tempo, il Master Plan si sforza di alleviare la pressione dello sviluppo sulla città esistente.”34

La zona amministrativa

Un esempio di mercato dei fiori

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Un incontro improbabile

I due progetti permettono, oltre che fornire il ritratto di un periodo storico preciso, di portare avanti alcune riflessioni sul concetto delle nuove urbanità. Quello che risulta è un improbabile duello tra un pugile peso massimo della metà degli anni ‘50 (SOM) ed un atleta di capoeira (OMA) . I due progetti presentano delle evidenti similarità per via del programma richiesto, ma le direzioni del disegno e della distribuzione funzionale sono profondamente diverse. I primi agiscono secondo una ferrea logica di zoning, suddividendo e riorganizzando il paesaggio secondo uno schema chiaro e ben delineato, usando l’elemento dell’acqua come anestetico urbano per la nuova Chicago in miniatura. Mentre i secondi plasmano il territorio a seconda degli scenari che propongono, bilanciando l’inevitabile artificiosità e assecondando nuove possibilità ecologiche. Il paesaggio diventa parte integrante ed inscindibile del disegno.

“Se ci sarà un “new urbanism” non sarà più basato sulle fantasie gemelle di ordine e di onnipotenza, sarà la messa in scena dell’incertezza e non si dimostrerà più interessato con la disposizione di oggetti più o meno permanenti, ma piuttosto interessato all’irrigazione dei territori con potenzialità. [...] Per sopravvivere, l’urbanistica dovrà immaginare qualcosa di nuovo [...]”.35 Il passaggio è breve, Hanoi viene promossa da territorio passivo e poroso, a sterile tavolo operatorio per sperimentare nuove capacità di ibridazione territoriale. Crisi

La crisi economica che colpisce i paesi del sud Asiatico nel 1997 assesta un duro colpo alla brillante prospettiva rinascimental / sperimentale. Il costo del progetto è stimato in una cifra pazzesca: 40 miliardi di dollari36. Una studio della banca mondiale stabilisce che il 60% dei costi dello sviluppo è a carico degli investitori privati36. La Daewoo è alla ricerca di una strategia di uscita e nel luglio 1999 il progetto è trasferito nelle mani della cooperazione internazionale coreana. L’ investimento e la durata del progetto sono drasticamente ridimensionati. La società di ingegneria americana Bechtel e la Daewoo international rielaborano un altro piano, che risulta essere la fusione dei due precedenti progetti di OMA e SOM. Una noiosa sintesi che genera uno strano ibrido.

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Metro Miraggio


Il tutto appare come una città giardino anni ’30, dove trova posto una Chicago in miniatura spalleggiata da un isola-cuneo a forma di goccia. Nonostante tutto, il piano viene approvato e definitivamente inserito nel futuro sviluppo urbano della città.

“La certezza del fallimento deve essere il nostro gas esilarante / ossigeno; la modernizzazione è la nostra droga più potente. Dal momento che non siamo responsabili, dobbiamo diventare irresponsabili [...]”.38 La sintesi proposta per il Piano delll’area di Dong Anh

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SUOLO PUBBLICO

VILLAGGI

RESIDENZE

CENTRO PER GLI AFFARI

STRADE

PARCHI E VERDE

INDUSTRIE E MAGAZZINI

FIUMI E LAGHI

AREE DI PARTICOLARE VALORE


In secondo piano Il centro per gli affari gallegianti

Pastiche

Anche la Francia, nel suo piccolo, contribuisce al risveglio della tigre asiatica, sperando di poter riallacciare i rapporti con il Vietnam. Il governo Chirac stanzia 20 milioni di dollari per il restauro di uno dei simboli coloniali più amati ed odiati allo stesso tempo: il grande Teatro Municipale. Praticamente in stato di abbandono, con gli evidenti segni delle furenti battaglie per la liberazione. Il restauro viene condotto da specialisti stranieri e mano d’opera locale. Al suo interno, sui grandi specchi laterali subito dopo l’ingresso, sono ancora visibili le scalfitture e i fori di proiettili dalle precedenti guerre di Indocina. I lavori vengono ultimati nel novembre del 1997 in occasione del Forum dei paesi di lingua francofona tenutosi ad Hanoi.39 Il teatro dell’opera di Hanoi appare in primo piano rispetto al fronte cieco dell’Hilton nascosto dalle palme

So Exotic !

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A lato sorge il nuovo Hotel Hilton, realizzato verso la fine degli anni ’90 al posto della vecchia pompa di benzina, dagli architetti Eric de Chambure e Philippe Pascal. Nel 1992 provano, in un disperato tentativo di dimostrare come una torre di nuova costruzione possa convivere a lato di un monumento del passato, senza per forza sminuirlo.40 Il risultato è ben lontano dalle loro aspirazioni, nasce quindi un mini crescent neoclassico, la cui parete cieca prospiciente la piazza è ornata da un timpano dentellato che nasconde le mansarde in stile parigino. Una spessa architrave poggia su due finte colonne doriche, che nel mezzo portano il marchio Hilton, retro-illuminato da una luce blu durante la notte. Questo episodio architettonico, potenzialmente irrilevante, produce invece uno scenario apocalittico. Il neo classico francese contemporaneo, molte volte confuso con l’architettura rinascimentale italiana, sarà una fonte di ispirazione costante per i costruttori esteri e vietnamiti. Rielaborato in mille maniere possibili, finirà con il diventare esso stesso uno stile, in grado di plasmarsi a seconda delle occasioni che il mercato presenta.

Un esempio di vertical pastiche : il Ba Dinh Phonix Hotel

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Saldi

Il quartiere popolare di Than Xuan Bac prima e dopo la futura trasformazione

Nel giugno del 1998 più di duemila famiglie vengono rimosse dalle 398 ville coloniali confiscate ai francesi nel 1954.41 Le proprietà sono messe in vendita sul libero mercato e le persone riallocate. La stessa sorte tocca a parte degli alloggi popolari costruiti dai sovietici a partire dagli anni 50, in aree allora considerate periferiche, oggi praticamente centrali. Recentemente, insieme alla politica del fondo di investimento sociale, è stata presa una nuova direzione per l’aggiornamento e il rinnovo dei quartieri abitativi. Le riqualificazioni saranno svolte dagli operatori privati e dagli investimenti del capitale immobiliare.42 L’intera superficie dei quartieri popolari copre un’ area di circa un milione di metri quadrati: si deduce facilmente l’interesse che essi suscitano, sia per l’evidente stato di degrado in cui versano, sia per la possibilità speculative che offrono. Considerando l’urgenza di rimodellare le densità, il loro destino è segnato. Come nel caso del più grande KTT (quartiere popolare) di Hanoi, di circa 27.5 ha, situato nella zona Than Xuan Bac che per essere una città satellite operaia nella metà degli anni 60, si dimostrò subito un fiasco per la scadente qualità delle costruzioni. Oggi gli edifici si presentano come tronchi d’albero invasi da simbionti e in un domani non troppo prossimo saranno sostituiti da quartieri di torri iper dense.43

Nuove densità nuove scale...

A lato la mappa dei quartieri sovietici nella città consolidata

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Mezzi di trasporto alternativi

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Fen omen o

Impatto

04 novembre 2005 ore 11.00 am Ventisei anni fa, mentre andavo a scuola, ogni mattina vedevo il poster di un uomo inginocchiato, con le braccia alzate verso il cielo, la testa buttata all’indietro, le ginocchia immerse in un soffice strato erboso e la giungla alle spalle. Quel manifesto è stato il mio primo personale contatto con il Vietnam. Ha ossessionato i miei sogni. Era un’ immagine tremenda…In questo momento mi trovo su una taxi che mi conduce dall’aeroporto Noi Bai alla periferia di Hanoi. C’è una insana confusione, non esistono i semafori mentre alla mia destra ci supera un tizio, alla guida di un motorino a quattro tempi, che come passeggero ha un paio di maiali squartati. La giungla è lontana, la guerra è un sogno remoto. Non si capisce nulla, le strade pullulano di schegge impazzite, fa un caldo tremendo e tutto è immerso in un’ enorme nuvola di polvere giallognola. Cantieri ovunque, voragini, torri, strane casette, baracche e tendoni di plastica in un ondulante agitarsi di cappelli di paglia. Il rumore assordante dei clacson e le teste ciondolanti dei due piccoli dalmata di plastica rotanti attaccati al cruscotto del taxi, mi mandano in trance. Espansione Frenetica

Ci vuole del tempo per metabolizzare esperienze così intense e l’impressione dominante è che il tempo sia un fattore estremamente relativo: pare che nulla possa rimanere fermo. Tutto è avvolto da un dinamismo eccezionale in un paese dove il prodotto interno lordo è in crescita del 6.8% annuo44, mentre quello della città del 9.6%45. Nel 2007 con l’entrata nel WTO, gli investimenti stranieri sul territorio subiscono incrementi vertiginosi. Nel 2010 si contano più di 350 progetti di sviluppo urbano solo nella città di Hanoi , per un totale di un miliardo di dollari.46 Nonostante una pesante svalutazione monetaria, la percezione dominante indica che la modernizzazione procede a tappe forzate. Il quinto periodo capitalistico è appena incominciato (2010-2015).

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Metro Miraggio


Spaccato

Per un occidentale in visita di piacere, tutto ciò è invisibile. Hanoi rappresenta solo un punto di passaggio verso altre mete e tutta la vita a portata di turista si concentra in 1km2 di affascinante inferno. Grappoli di visitatori in sandali e canottiere, visibilmente spaesati si aggirano ciondolando per il quartiere centrale delle 36 strade, in cerca della nostalgia coloniale e dei segni della guerra. Inebetiti dai clacson dei motorini e resi paonazzi in volto dal calore, sono continuamente tampinati dalle venditrici ambulanti, immutabili

icone della città, da sempre presenti e rese dolcemente immortali dai disegni degli studenti dell’école des Beaux Arts de l’Indochine nel 1929.47 Tra loro vi sono i Walking Restaurant48, dispositivi informali di spazio pubblico. Donne che con i loro bilancieri e cesti, contenenti pentoloni di zuppa e sgabellini, trasformano i marciapiedi in ristoranti temporanei. Venditrici di frutta e ortaggi vari, riconoscibili dal loro cappello di paglia a punta e dalla mascherina di stoffa sul volto sgambettando tutto il giorno su e giù per le strade della città. Pedinamento Una illustrazione tratta dal libro: Les marchands amblants et les cris de la rue à Hanoi

Immaginando di seguirle a fine giornata, rigorosamente in sella ad un motorino nel traffico di Hanoi, con ogni probabilità rincaseremmo con loro in diversi punti al margine della città. Bilanciere

Contenitore per la zuppa Verdure fresche

30x25x25 cm

Stoviglie e bacchette

Lavapiatti istantaneo Ciotola tipo

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Se tracciassimo un percorso, sarebbe sicuramente una mappa disomogenea, che mostrerebbe le piĂš differenti condizioni di vita nei villaggi rurali, nei quartieri informali, sovietici o contemporanei che siano. Ci troveremmo quindi a percorrere delle strade che dal centro portano verso i limiti urbani, attraversando un edificato mutoide, che ci disorebbe sia per la contorta vastitĂ che per la totale esasperazione della sua discontinuitĂ .

Generatore di spazio pubblico informale : Walking Restaurant

Schema del movimento dei clienti rispetto al ristorante ambulante

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Metro Miraggio


Ristoranti Itineranti Inconscie guide di urbanitĂ

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Deduzione

Data la totale diversità, si potrebbe quindi cercare di delineare un principio di discontinuità, per certi aspetti assolutamente visibile e meno intuibile per altri. Un teorema nascosto, dedotto empiricamente, che lega in maniera inscindibile le tre variabili qui di seguito elencate : A. Carattere temporal-cronologico. Il motorino è una macchina del tempo mono-utente, in grado di condurci in un’ora circa, da un tessuto medioeval-corporativo del centro, attraverso un remoto periodo coloniale, per essere repentinamente sopraffatti dalla bonsai city interrotta dai vibranti aggetti abusivi dei quartieri sovietici. Sprofondando, ancora una volta, nella città informale per riemerge drasticamente in fronte ad una torre di trenta piani, che apre la vista a molte sue gemelle. Sparuti parafulmini in fase proliferativa, che segnalano il fragile confine tra l’urbanità ed un paesaggio agricolo fine anni ‘40. Una specie di time-line cinematografica alterata, una specie di sceneggiatura ricca di colpi di scena, rapida nelle svolte e nei mutamenti. B. L’estrema varietà degli scenari spaziali presenti allo stesso tempo e nello stesso luogo. Una scenografia istantanea, un programma urbano basato sulla spontanea diversità del contesto. “Una coesistenza in uno spazio impossibile (improbabile) di un largo numero di mondi frammentati 49 ”, secondo la definizione suggerita da D.Harvey a proposito del concetto di eterotopia. Paragonabili a micro-mondi, questi frammenti vivono di vita propria, ciascuno con le proprie regole, in un cacofonico disordine linguistico. C. Particolari livelli di densità. Hanoi è riconosciuta come una delle città più affollate del pianeta.50 Nel 2008 la densità nei distretti urbani era di circa 272 persone per ettaro fino ad un massimo di 404 nel centro storico. Considerando che città come Hong Kong ne contano 370, Parigi 86 e Londra 62, si può facilmente percepire la portata del fenomeno. La regista dello sviluppo urbano è la densità, che articola un enorme picco nel centro e tutt’intorno macchie di leopardo, sparse a seconda dei frammenti che si incontrano. Intuibile anche ad occhio nudo, la scarsità di spazi pubblici dove la percentuale di parchi urbani si stima ammonti a circa lo 0.3% di tutta la superficie urbana. Nel centro il rapporto tra parchi e abitanti è di 1.5mq, mentre nei distretti periferici si riduce a 0.05mq.51 Un evidente paradosso se si considera che edifici ad alto potenziale contenitivo permetterebbero di liberare più suolo per possibili spazi di decompressione, rispetto alla difficile e compatta situazione del centro. 54


Fragili Confini

La massima espressione di questo principio di discontinuità si verifica nei bordi della città, dove risiede la vera natura di Hanoi. Lo scontro fra Tradizione Vs Moderno, Urbanità Vs Agricoltura e Superficie orizzontale Vs Volume estruso. Se posizionassimo la superficie edificata di Hanoi nell’ Ocean Chart di L.Carroll, la città ci apparirebbe come una grande isola, il cui fronte occidentale, sottoposto a chissà quale agente atmosferico, è molto frastagliato e complesso. Quasi un disegno frattale. In verità questa linea di costa è in costante espansione, una scogliera non compatta che aggredisce i territori agricoli secondo azioni di smangiamento, inserzione, accerchiamento ed erosione.52 Terrain inoccupé

Hanoi come un’ isola dalle frastagliate scogliere

La superficie emersa del pianeta è di circa 149 milioni di kmq di cui 128 aree rurali, 3.5 aree urbanizzate (ovvero solo il 2.4 % della superficie terrestre) in cui si concentrano circa 3 miliardi di abitanti53, quasi la metà degli abitanti del pianeta. Le città sono quindi degli ipercondensatori che con la minore quantità di superficie ospitano il maggior numero di persone, in una spietata equazione inversamente proporzionale. Possiamo quindi definire le città come minoranze etniche territoriali. Le minoranze da sempre sono oggetto di un accanimento investigativo, per la loro stravaganza, per la forza con si mantengono, per la capacità che hanno di sopravvivere e reinventarsi. Su di loro si sperimentano gli effetti dell’ antropizzazione e si cerca di preservare i loro meravigliosi prodotti etnici. Gli antropologi che le studiano, ne tracciano i lineamenti e i loro comportamenti, così come gli architetti e urbanisti si dedicano a registrare quei fenomeni parziali e apparentemente privi di significato che i territori (urbani) in costante mutazione presentano. La nostra epoca segna definitivamente l’inversione di tendenza tra urbano e rurale54: nel 2050, probabilmente, le popolazioni residenti nelle aree metropolitane supereranno di gran lunga quelle presenti nei territori rurali, ma non è chiaro il modo in questa transizione possa accadere. Nonostante l’estrema cura nell’analizzare la “minoranza città”, non sappiamo se coltivare ottimismo per il futuro urbano o gestire segretamente lo sconforto, in particolare modo per gli scenari che si prospettano nelle metropoli tropicali. Viviamo purtroppo un momento in cui l’urbanità è scissa dalla propria identità, che demanda solo ed escusivamente all’economia il disegno ed il proprio sviluppo.

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Terrain Vague

Tessuto consolidato

Ignasi de Solà-Morales ben manifesta il suo interesse per la forma dell’assenza nei paesaggi della metropoli contemporanea europea e nord americana, nell’espressione Terrain Vague. La condizione che esprime è la contrazione, lo stallo, l’abbandono e il riuso.Le architetture come malati terminali situate al margine o nel centro dove solo investimenti mirati e contenuti le possono salvare. Una risorsa limitata che non prevede l’errore, generalmente ben coperte da una rete di infrastrutture, hanno un aspetto solido ma malconcio, grigio, colorato solo dai graffiti dello zoning. Inevitabili espressioni di una nefasta congiuntura economica. Terrain Liquide

Fascia di prima espansione

Nella metropoli tropicale dove il progresso è famelico, i territori sono in forte espansione, assaliti da un movimento frenetico, generalmente liberi o saturati sono comunque aperti a nuovi utilizzi, crisalidi situate al margine, in centro o nella regione, ricevono investimenti privati o pubblici a profusione. Sembrano estendersi in maniera illimitata e le loro infrastrutture sono in divenire. Uno stato liquido, malleabile alle esigenze, prevalentemente di tinta verde e in grado di evitare, con rara abilità, ogni tentativo di azzonamento. La condizione di terreno liquido si verifica quando lo stato agricolo cambia per diventare incerto, non più capace di esprimere le sue le sue potenzialità in attesa della mutazione finale. Dati di fatto . Micro villaggi

Liquidità dei bordi

Tra il 1994 e il 1999, la popolazione nei comuni rurali appartenenti alla città-provincia di Hanoi è cresciuto del 65% (da 400.000 a oltre 625.000 persone) 55. L’apertura del mercato capitalistico, il definitivo smantellamento delle cooperative agricole di tipo socialista, la conseguente ridistribuzione delle superfici agricole a soggetti privati, ha dato il via al processo di urbanizzazione informale dei villaggi rurali. Aumentando di fatto la popolazione residente, singole famiglie o interi villaggi hanno iniziato a sviluppare un’ agricoltura di tipo intensivo, curando l’artigianato locale e scegliendo anche l’occupazione industriale 56. Il definitivo consolidamento di questa situazione avviene nel 2006, quando lo stato decide che la sorte dei terreni agricoli spetta alle migliaia di municipalità e alle numerose province. Decreta così l’inizio del boom del mercato immobiliare in tutte le aree periurbane della città, ponendo definitivamente fine al paesaggio agricolo puro.

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Coesistenza forzata tra nuovi modelli di insediamento al margine della cittĂ . Quartieri neoclassici Vs cittĂ informale

Acquacolture inglobate nel tessuto urbano

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Frammenti di Bonsai City si affacciano sui territori liquidi al confine estremo della cittĂ . Dove è possibile intravedere la reale natura dell’insediamento urbano.

Pezzi incastrati in attesa della definitiva mutazione.Case tubo e nuovi condomini si fronteggiano in brandellI di risaia.

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Accanto al fiume To Lich l’edificato si espande come una macchia d’olio , divorando le enormi distese di bananeti.

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Il campo di battaglia della nuova urbanitĂ .Frontiera del tritacarne urbano.Un microcosmo di torri ed edifici ad alta densitĂ .

Sperone di abitazioni illegali pronte per essere inglobate dalle future espansioni al margine

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Si apre così una nuova era di territori liquidi.

“L’unica distinzione esistente tra urbano e rurale è gradualmente sfumata in uno scenario di spazi porosi o di irregolare sviluppo geografico sotto il comando egenomone del capitale e dello stato”.57 MetroRurale

La combinazione tra il principio di discontinuità, la condizione dei fragili confini e lo stato d’essere dei Terrain Liquide, creano la miscela per definire ciò che avviene al bordo della città e nel sistema regione. E’ l’inizio della condizione territoriale definibile come MetroRurale. Una campagna che in futuro sarà densamente urbanizzata, ma talmente definita che sarà impossibile non riconoscerla come tale. Un possibile sistema ibrido, un nuovo tipo di paesaggio che mescola artificiale e naturale, in una probabile dicotomia dai risvolti non scontati. MetroRurale è un concetto ambiguo poichè dentro di sé trascina due anime distinte in perpetuo conflitto. Metropoli ruralizzata o metropolizzazione del rurale?

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MetroRurale Exploit verticali

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Evoluzione schematica del fenomeno di accerchiamento dei villaggi rurali

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MetroRurale Exploit verticali

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MetroRurale Exploit verticali

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Linea del Fronte

“Non ha senso piazzare edifici in mezzo alle risaie, nessuno mai si presenterà!”58 Tuonava alla fine degli anni ‘90 un architetto australiano coinvolto nella progettazione dei primi grattacieli di Hanoi. Oggi il problema non si pone più. La prima manifestazione della potente condizione metrorurale avviene in una prima fascia di circa 3km, al bordo della città, dove si verifica una bizzarra convivenza di situazioni che si ricompongono in un collage sfrenato. Il numero di progetti già approvati, in fase di realizzazione o terminati, è sbalorditivo.

Mr.Bradford Perkins Fondatore dello strudio Perkins Eastman

“Un significativo numero di progetti, 744 in totale, sono in corso [...]. La maggior parte delle proposte di sviluppo interessano l’area a ovest della città, tra la terza e la futura quarta circonvallazione. Alcune invece si collocano nella vecchia provincia di Ha Tay. Le varie proposte includono un ampio spettro di sviluppo alle varie scale e una consistente varietà funzionale. Il 50% dei progetti presentati pare sia inferiore ai 50ha. Molti hanno già ricevuto l’autorizzazione preliminare [...].”59 La modifica permanente del paesaggio agricolo è schiacciante ed è proprio qui che MetroRurale afferma il suo campo di battaglia. Dove simultaneamente avvengono fenomeni di auto costruzione, realizzazione di edifici simbolo, costruzioni di isolati ex-novo e nuovi quartieri satellite. Schegge a scala variabile che sottopongono ad un duro sforzo la superficie su cui atterrano.60

Mappa dei progetti dei 744 progetti fino ad ora approvati nel territorio di Hanoi

Residenza Servizi, poli universitari, strutture pubblice ecc. Settori per la ricerca e lo sviluppo Sviluppo di industria alimentare Poli industriali medio-pesanti Riserva natural Aree dedicate a progetti di turismo

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Massa Urbana

Tralasciando il fenomeno Bonsai City, sempre di minor impatto e molto ostacolato dalle autorità competenti, le famiglie di interventi in questa zona si riducono a tre entità: edifici/megastrutture, isolato e quartiere/città. Edificio Megastruttura

“Hanoi Land Marker Tower sarà considerata una struttura simbolica che mostrerà la capacità coreana di costruire grattacieli”.61 I Coreani rinnovano il loro primato sulla città. Nel 1996 l’Hotel Daewoo era la torre più alta di Hanoi, oggi il nuovo edificio simbolo è definitivamente pronto: frutto di un investimento da un miliardo di dollari da parte della società coreana Keangman che con i suoi 336 metri di altezza, si afferma come il più alto grattacielo del Vietnam. E’ situato in un lotto trapezoidale di quattro ettari e mezzo, i cui lati su strada misurano circa duecentoventi metri: due torri di quarantasette piani Pianta e assonometria del Keangman Building

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Appartamenti tipo

ciascuna ad uso residenziale ed una terza più alta di settanta piani, adibita ad uffici e hotel. Un basamento con funzioni miste e commerciali unisce i tre corpi. Introverso rispetto ai principale assi viari, vi è un ameno parco, posto ai piedi delle torri e dotato di spazio pubblico duro, con un piccolo laghetto ed una serie di chioschi, immerso in una rigogliosa vegetazione tropicale. La superficie totale dei piani è di circa mezzo milione di metri quadrati, è il quinto edificio più grande al mondo. Al di là delle cifre, questo progetto non è semplicemente un insieme di torri, ma rappresenta l’offerta di un nuovo prototipo di vita, una specie di micromondo. Chi vive nella torre residenziale può attraversare il centro commerciale alla base per poi prendere l’ascensore e recarsi comodamente al lavoro nella torre degli uffici. A pranzo, se vuole, potrebbe giocare con i propri figli nel parco sottostante. Godendosi poi un tramonto mozzafiato nella prua dell’edificio, comodamente seduto sul divano, contemplando da un lato la mite campagna e la disordinata urbanità dall’altro. Alta densità nuovi modelli di vita.

Il grande giardino ai piedi del complesso

“Il Giardino è differente dagli altri mall nel sud est asiatico, la sua eleganza si può vedere solo a Parigi o negli Stati Uniti d’America. Sarà la maggior rivoluzione nell’industria del real estate vietnamita. Un concetto che ridefinirà l’arte di fare shopping. Per la prima volta i vietnamiti possono godersi un nuovo stile di vita ” 62 .

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Piano Tipo

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Keangman Building 2011

...una coesistenza in uno spazio impossibile (improbabile) di un largo numero di possibili mondi frammentati....

The Manor 2009

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Impianto del complesso The Manor 1

isolato Il Giardino è un centro commerciale di undicimila metri quadrati, inserito nel piano di sviluppo del nuovo quartiere il Maniero. Un investimento ibrido di società americane, australiane, coreane, filippine e tedesche. Il risultato è un lotto di duecento per ottocento metri, sedici ettari circa, articolato in quattro torri da trenta piani e due da venticinque. Dodici corpi a corte da dieci piani ciascuno, al cui interno si celano giardini e spazi pubblici o unità di villette super lusso. Il tutto miscelato in uno stile ibrido dal vago gusto europeo. Tetti mansardati in lamiera e bow windows. L’ideale per i climi tropicali. L’ubiquità di questo complesso è notevole. Camminando al suo interno Hanoi scompare. Una macchina del tempo, un’ enclave nostalgica che a due anni dal suo completamento risulta essere altamente sottoutilizzata.

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Piano tipo delle torri residenziali 1.Torri residenziali 2.Corte con spazio pubblico 3.Centro Commerciale 4.Villette Stile Coloniale 5.Spazio Pubblico Collettivo

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Quartiere/città

“A Splendora potrai incontrare il modello del centro economico di New York, la moda e la cultura di Parigi e il turismo ed il divertimento di Dubai o Sydney.... simboli di vita globale”.63

Piano Urbano di Splendora

Residenza e servizi ad alta densita Residenza a densità media Residenza a bassa densità Aree per servizi publici Aree di futura espansione Settore produttivo Hi Tech Servizi pubblici di svago Parchi e corridoi verdi Attrezzature sportive Villaggio rurale esistente

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Splendora è un enorme quartiere di 264 ha, quasi una città. Frutto di una joint-venture vietnamita e coreana, Vinaconex + Posco. Il progetto è diviso in sei fasi. La prima parte del progetto dovrebbe essere conclusa nel 2012, mettendo sul mercato 1000 unità abitative tra nuove ville e appartamenti, oltre ad uffici, centri commerciali e infrastrutture pubbliche. Il progetto è marchiato come “amico dell’ambiente” dove “ l’aria fresca e spazi da sogno ricreati grazie a laghi artificiali, giardini di fiori e aree verdi consentiranno ai residenti di avere una vita meravigliosa”.64 In verità Splendora è una enorme lottizzazione, dove solo il 4%65 dell’intera area sarà verde, previsto solo per la terza fase. Il resto è organizzato per settori e compartimenti stagni, dove saranno localizzati gli insediamenti a bassa densità sul modello delle villette a schiera di tipo internazionale. Parcelle per la media densità saranno poste in prossimità del centro. Il cardine sarà il distretto ad alta densità, condensatore seriale di torri la cui immagine sarà riverberata nello specchio d’acqua del grande parco urbano, stretto nella morsa delle attività produttive e di commercio. Le prospettive del nuovo quartiere evocano scenari da movimento moderno, una specie di ibernazione urbana evidente nel confronto con il disegno di Kunio Maekawa per lo sviluppo di Shanghai nel 1940.

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Prospettiva del ridente insediamento di Splendora Hanoi 2011

Kunio Maekawa Progetto di sviluppo urbano Shanghai 1940

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Linea del fronte II

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Fogli di bambÚ seccano sull’argine del Fiume Rosso

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Moltiplicazion e

Deja vù I

La città è in fermento. Dal piano del 1997 sono passati dieci anni e la municipalità è preoccupata per l’andamento dei progetti. L’idea di sviluppare le sponde del fiume e i distretti di Gia Lam, Dong Ha e Tu Liem , dove Som e Oma si erano concentrati, sembra essere definitivamente fallita. Inaspettatamente la municipalità di Hanoi chiede al primo ministro di autorizzare un nuovo piano visionario per lo sviluppo delle sponde del Fiume Rosso, dal ponte che conduce all’aeroporto a nord fino al villaggio delle terrecotte di Bat Trang. Il costo del piano sarà interamente sostenuto dai fondi privati coreani e dai finanziamenti per lo sviluppo. Nguyen The Thao e O See Hon, sindaci di Hanoi e Seoul, siglano un accordo ufficiale per l’assistenza tecnica e lo sviluppo della seconda fase del contestato progetto da sette miliardi di dollari.66 Nguyen The Thao sindaco di Hanoi

1. L’area di Dong Anh, esattamente lo stesso sito attribuito a Oma e Som per il concorso del 1997

“Il progetto prevedendo la realizzazione di più di cento grattacieli... distruggerà il feng-shui di Thang Long. Il fiume Rosso è l’altare dei nostri antenati.”67

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2. La densa striscia sul doppio argine che separa West Lake dal Fiume Rosso

Il disegno si articola in quattro aree per un totale di 2.462 ha. Un’ estensione incredibile che tocca anche il centro storico al margine di West Lake, ricalcando la vecchia fascia già proposta nel piano del ’97, e sviluppa la maggior parte della sua potenza di fuoco sulle sponde al di là del fiume. Il cuore del progetto ricade esattamente nella stessa area in cui Oma aveva lavorato dieci anni prima, Dong Ha. Anche il programma per gli 870ha coinvolti è molto simile, anche se decisamente più compatto: una zona A, internazionale di produzione Hi-Tech e appartamenti di lusso e una zona B che raccoglie aree di esposizioni internazionali, equipaggiamenti sportivi, turistici e di divertimento, con l’immancabile area residenziale68. L’immagine che il Piano produce potrebbe, ad un primo sguardo, suscitare lo stesso effetto del Plan Voisin su Parigi a metà degli anni ‘20. In realtà, se paragonato a molte altre estensioni che avvengono nell’ambito MetroRurale di Hanoi o in molte altre città asiatiche, questo masterplan non produce un grande stupore, se non nelle consumate e stereotipate opinioni di rigetto, dissenso o di equivoca fascinazione da parte dei commentatori occidentali.

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B

A

Dallo schema del progetto è facilmente intuibile l’enorme processo di mutazione

C

62 85


Prima volta

In verità questo progetto, apparentemente mostruoso per l’ingente massa che mette in gioco, ha dei risvolti interessanti. Primo, è un progetto di asiatici per asiatici, una versione di urbanità totalmente made in Asia, che esprime un’ incredibile volontà di progresso ed una capacità di mobilitare capitali altrettanto sorprendenti. Secondo, l’attrazione e la repulsione verso questo tipo di modello sta nel fatto che vediamo in esso delle repliche, condensate e semplificate, delle nostre metropoli. Impianti che lavorano per fasce lineari in cui si concentrano edifici a bassa/media/alta densità, organizzate in lotti regolari dettati dalle maglie viarie. Più che nuove città sono isole costruite. Terzo, un disegno seppur visionario è il germe di una riflessione tutta asiatica sul significato di produrre nuovi sistemi paesaggistici e urbani, in cui l’architettura è un mezzo simbolico, riconoscibile e particolare per identificare nuove polarità. Quarto, i programmi funzionali ambiziosi, i distretti tecnologici, i parchi tematici, i sistemi infrastrutturali ecc., sono il kit perfetto per la nuova metropoli: tecnologia, divertimento e densità. Quinto, la questione del disegno del paesaggio si divide in due situazioni: la prima, meno interessante, caratterizzata dall’uso del verde per creare sistemi monumentali e poco funzionali; la seconda, decisamente più affascinante, riguarda la capacità di modellare sistemi ambientali complessi e molto ampi con un’ evidente abilità nell’isolare e sottolineare l’identità paesaggistica del luogo. Per la prima volta dopo il periodo francese, si considera il fiume come una sola entità ambientale, cercando di riplasmare gli argini, incrementando la biodiversità sulle sponde e nelle isole presenti, innestando sistemi di depurazione delle acque attraverso l’uso di specie vegetali e stabilendo un gradiente di colonizzazione delle sponde in base al costruito già presente. L’uso di un sistema di funzioni leggere permetterebbe così di restituire una parte importante della città ora completamente nascosta. Dietro alla terribile macchina urbana si nasconde forse una sensibile anima ambientale? 3. L’area a sud della città intressa i villaggi rurali che lavorano la terra cotta.

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Coincidenze

Il Piano Haidep

La presentazione del piano alla comunità coincide con un altro evento significativo: la pubblicazione del rapporto sullo sviluppo dell’abitato di Hanoi (Haidep), in collaborazione con l’ente per la cooperazione internazionale giapponese allo sviluppo (JICA)69.Le parole chiave del dossier sono acqua, verde, cultura ed infrastrutture. La città ed il suo paesaggio hanno la necessità di rafforzare la propria identità naturale, consolidando le aree già costruite, aumentandone le qualità ambientali senza tralasciarne lo sviluppo. Sviluppo che può essere stimolato creando zone urbane di trasformazione controllata, per rivitalizzare i quartieri depressi. Il dossier parla esplicitamente del bisogno di infrastrutture finalizzate a creare una nuova immagine ecologica della città.

Vietnam News, Mercoledì 24 settembre 2008

Nuova visione

Il primo ministro vietnamita

Il 3 agosto del 2008 è un giorno cruciale. Nella terribile calura estiva, in una stanza resa gelida dall’aria condizionata, si trovano allo stesso tavolo tre consulenti internazionali, incaricati da un consiglio di esperti, per presentare i loro progetti sul futuro della città di Hanoi. Arata Isozaki (JP)+Oma (NL), presentano un visione multipolare e sostenibile dei nuovi insediamenti urbani. Perkins Eastman (US) +Posco E&c (KO)+Jica (KO) basano il loro lavoro su un impianto di corridoi verdi lungo lo sviluppo urbano, garantendo alla futura metropoli oltre il 60% di spazi verdi non costruiti. RTKL (US), presenta invece un modello di cinque città satelliti, ognuna delle quali con un programma funzionale differente.70 Il 24 settembre, il primo ministro Nguyen Tan Dung, in accordo con il Ministro delle Costruzioni e il People Committee di Hanoi, comunica che la scelta è caduta sul progetto del consorzio ibrido Americano Coreano (PPJ). Nel dicembre del 2008 viene siglato il contratto.71 Si apre così una nuova era.

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Metro Miraggio


Dilatazione

La superficie della Valle D’Aosta è di circa 3.263 kmq

Nel 1991 i confini delle province sono stati ridotti e ridisegnati: il territorio di Hanoi non superava i 900 Km2 contro i precedenti 3000 kmq del periodo sovietico. Una contrazione dovuta all’introduzione di nuove regole per il mercato dei suoli, probabilmente effettuata per esercitare un maggiore controllo sullo sviluppo dei distretti rurali periferici, a cui il governo centrale aveva cambiato lo status quo, da rurale in urbano72. Con la nuova visione del 2008 i confini amministrativi della città ritornano a espandersi vertiginosamente, includendo la provincia di Ha Tay e alcuni distretti e comuni di Vin Phuc e Hoa Binh, raggiungendo così i 3300 kmq e di fatto triplicando la misura iniziale. Dato ,paragonabile alla superficie totale della ignara regione italiana della Valle d’Aosta. Regione IperLiberale

Dopo la città NeoLiberale, che solo dieci anni prima muoveva timidamente i primi passi nel processo economico mondiale, il disegno strategico diventa più aggressivo, estendendosi ad una scala non più prettamente urbana ma territoriale, quasi di paesaggio, per dimensione, modificazioni ambientali e gestione delle risorse territoriali. Espandendosi, Hanoi, coinvolge 6.5 milioni di abitanti di cui quasi 4 sono classificati come popolazioni rurali.73 MetroRurale non si limita più a bordi dell’urbanizzato ma diventa così un fattore determinante ad ampia scala. La città è satura, non può che offrire il territorio che la ospita per garantirsi sopravvivenza e prosperità, costretta a consumare suolo per poter generare sviluppo. La regione è la chiave per attirare nuovi investimenti, per ricollocare abitanti ed accrescere gli standard del vivere. Approfittando della loro apparente verginità, i terreni resi oramai liquidi, sono pronti per una nuovo stato ibrido e diffuso, un pò rurale, un pò acquatico, un pò grattacielo, un pò selvaggio, un pò controllato, un pò artigianale, un pò agricolo, un pò chic e un pò moderno. La febbre urbana è una malattia contagiosa. Mortale non per l’inevitabile capacità di espandersi/propagarsi ma piuttosto per i modelli/bacilli che deposita sul suolo. Il perfetto farmaco placebo è il disegno del paesaggio o meglio di landscape urbanism. Eco-città, la cui corrispettiva figura retorica è l’ossimoro.

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Il piano per Hanoi 2030/50

Edifici Pubblici Centri cittadini Lottizzazioni residenziali Abitazioni sociali / Edifici altà densità VIllaggi Conservazione tessuto esistente Servizi per l’educazione Ospedali Aree di pregio storico Settori industriali Turismo Porte Urbane Parchi pubblici Cimiteri Strade ad alta percorrenza Viabilità esistente Ferrovia - trasporti metropolitani Confini

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Metro Miraggio


Ibr idazion i

Filosofia

“La prima capitale sostenibile. Ambizioso? Si. Dovreste capire che questo non è un mero progetto di ingegneria ma una filosofia politica e nazionale[...].L’idea di sostenibilità non è un concetto estraneo al Vietnam. Il motto nazionale è Libertà, Indipendenza e Felicità. Il Vietnam ha combattuto duramente, per mantenere questi valori, in varie guerre nel corso della storia contro la Cina, la Francia e più recentemente contro gli Stati Uniti d’America [...].Quello che abbiamo proposto è l’espansione della volontà di Hanoi, di un’ idea di sostenibilità che racchiuda i 4 principi fondamentali di economia, ambiente, spazio sociale e culturale”.74

Lo stridente salto di scala: da Ho Chi Minh che spiegava con l’ausilio di un piccolo modello il futuro sviluppo della città alla fine degli anni cinquanta, al gigantesco plastico presentato in occasione della mostra per il piano di sviluppo 2030/50

Il futuro della città è un argomento che sta molto a cuore alla popolazione locale. Lo dimostrano le migliaia di persone che visitano la mostra che introduce il nuovo piano di sviluppo per il 2030.75 Nella sala domina un grande modello relativo alla futura urbanizzazione, a lato ed intorno sono organizzati una serie di pannelli espositivi che illustrano i vari concetti del progetto. Uno in particolare esercita un certo magnetismo ambiguo. Il manifesto del piano titola in alto a destra Filosofia e nel mezzo compare, tra due note urbanità, il motto tanto caro ad Ho Chi Minh: Indipendenza, Libertà e Felicità. Dargli un interpretazione è quasi un lavoro da semiologo.

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Il manifesto del piano

Sotto la banda rossa compare Mexico City, in una prospettiva infinita, cielo reso terso dall’inquinamento e urbanità a perdita d’occhio. La parola scritta subito dopo a caratteri più piccoli rispetto alle altre due è Indipendenza. Indipendenza come presa di posizione da un modello di sviluppo caotico e fuori controllo? Indipendenza nel realizzare una nuova megalopoli? Indipendenza da influenze straniere? Libertà, nel mezzo, è la parola più grande a mettere in relazione automatica le due immagini. Il significato può essere: Libertà di scelta tra due modelli? Liberi da Mexico City e New York? Libertà di essere felicemente metropolitani? Libertà di esprimersi attraverso la metropoli? Libertà di scegliere le metropoli a cui assomigliare? La terza ed ultima parola è Felicità: di dimensione intermedia rispetto alle altre due, si associa esplicitamente all’immagine di New York. La Felicità è a New York? Un modello come New York crea una città felice? Il verde tra i grattacieli produce felicità? L’ambiente e i grattacieli come nuovo manifesto? Quello stile di vita è la nuova felicità? Procedendo nell’analisi, si nota che le due immagini sono evidentemente rappresentate ad una scala diversa. Mexico City è stata scelta per la sua dimensione? Per la bassa densità? Un modello da imitare o scartare? Se avesse avuto un’ inquadratura come quella di New York non sarebbe risultata migliore? Central Park e i grattacieli sono la via? O meglio, il confronto tra le masse arboree e i grattacieli qui rappresentato può essere un principio da seguire? Una cosa è certa: nell’immagine di MC il verde non appare praticamente mai, se non raramente, sbucando timidamente dagli isolati, mentre a NY il vegetale è in primo piano. Davanti ad una opzione saremmo portati inconsapevolmente a scegliere per la madre dell’urbanità moderna. Constatando che la parola più importante nel manifesto è Libertà, seguita dalla Felicità e per ultima Indipendenza, la probabile interpretazione potrebbe essere : libertà di scelta, assecondando proposte che renderanno felici i suoi abitanti, prendendo le distanze e rendendosi indipendenti dai modelli sbagliati che qualcuno propone. Da questo ambiguo immaginario nasce la futura città tropicale del 21°secolo. Programma

I sedici punti contenuti nell’introduzione del documento di piano del consorzio PPJ riassumono bene le intenzioni e le ambizioni di questo progetto. Appaiono evidenti determinati aspetti come la conserva-

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Metro Miraggio


zione ed il mantenimento ambientale, lo sviluppo e la modellazione di una nuova densità, il disegno delle infrastrutture primarie e secondarie76. Praticamente tutto quello che era possibile prevedere è stato incluso.

“Il nostro piano è stato costruito attorno al concetto di sostenibilità, stiamo cercando di spingere Hanoi nel riconoscere la meravigliosa e unica opportunità che ha di portare a termine qualcosa che i cinesi non sono riusciti a fare...”77 Strategia ambientale

Il piano del 1998

Rispetto al piano del 1998 e al rapporto Haidep del 2007, l’espansione del territorio di Hanoi si sbilancia verso l’interno, estendendosi fino ai rilievi montuosi al confine con la provincia di Hoa Binh. La regione è irrorata da una fitta rete di fiumi, canali e riserve idriche. Sono presenti nell’area più di mille villaggi rurali, dediti all’artigianato e alla cultura del riso in una delle zone più fertili della regione. Il piano stabilisce che il 70% della superficie dell’area metropolitana sia destinato ad aree verdi o ad interventi mirati allla conservazione delle specificità inerenti lo spazio collettivo.

Struttura ecologica del progetto

Foreste Terre agricole altamente produttive Area di inondazione del fiume Duy Area di inondazione del fiume Tich Villaggi produttori di artigianato locale Principali assi viari Sviluppo Urbano

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Fasi di sviluppo 2020

2030

Tich

Foreste Aree di esondazione Terre agricole Day

2040

2050

Le aree dei fiumi Day e Tich , stagionalmente soggette a frequenti inondazioni, saranno il cardine del corridoio ecologico.78 Una grande fascia che attraversa da nord a sud l’interna regione, bloccando da un lato lo sviluppo della città e garantendo al suo interno uno sviluppo mirato e contenuto dei villaggi rurali, favorendone il mantenimento in termini di produzione e tradizioni locali. Il corridoio ecologico, diretta evoluzione della greenbelt, è un’ enorme cerniera tra il centro abitato consolidato e l’insediamento diffuso che si svilupperà secondo le indicazioni di piano. Il regime delle acque è un aspetto fondamentale nell’assetto territoriale della regione, dato che i territori si trovano sotto il livello del Fiume Rosso. Lo dimostrano i vari piani per le infrastrutture di contenimento delle inondazioni e il consolidamento dei bacini idrici di decompressione, i cosidetti reservoir. L’acqua però non ha solo un aspetto prettamente tecnico, il Fiume Rosso e le sponde della città di Hanoi sono uno dei temi fondamentali per i futuri scenari di sviluppo.

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Metro Miraggio


Hanoi 2050

Masterplan dettagliato della città consolidata e dell’area metropolitana futura

Edifici Pubblici Ospedali Turismo e Religione Villaggi urbanizzati Nuove espansioni Città esistenti Nuove aree residenziali Centri città Centri antichi Aree per strutture educative Aree militari Parchi e attività pubbliche Sport e divertimento Cintura verde Aree soggette a vincoli Agricoltura Zone acqutiche Industria Hi-Tech Turismo Foreste Porte di ingresso

Autostrade Strade nazionali Strade principali all’interno della città Cincovallazioni Ponti Metropolitana Interscambio a più livelli Nodi di interscambio Ferrovia ad Alta Velocità Ferrovia nazionale Aeroporti Nodo marittimo / grandi Hub Nodo Container Nodo intermodale civile Stazione degli autobus Nodo per traffico pesante su gomma 94 Parcheggi Confini regionali Confini della città


72 95


Nuova viabilità

Così nel progetto di piano è parzialmente integrato il precedente piano coreano per le sponde del Fiume Rosso : le aree di sviluppo urbano sono in parte cancellate, ma vengono implementati gli aspetti ecologici e turistici delle sponde. Nella città consolidata invece, si cerca di gestire e preservare i meravigliosi specchi d’acqua che caratterizzano l’abitato, messo sotto assedio dall’inquinamento ed in via d’ estinzione per via del continuo consumo del suolo. Infrastrutture

Data la disastrosa situazione in cui versa lo stato dei trasporti pubblici della città, il piano affronta di petto la questione, ribadendo la necessità, già proposta nel documento Haidep 2007, di una serie di linee metropolitane leggere e sotterranee che collegano vari punti del centro e delle future urbanità della regione. Giappone, Cina e Francia sono i principali promotori di queste faraoniche infrastrutture79. La rete su gomma è incrementata ed innerva l’intero territorio, le uniche novità introdotte sono il concetto di parkways e di boulevard scenico. Altre infrastrutture previste sono la rete fognaria, la ristrutturazione del sistema elettrico, lo smaltimento dei rifiuti e i cimiteri. (Hi-rise) GardenCity

L’immagine concettuale del progetto evoca inequivocabilmente E. Howard e la città giardino80. Più un’ assonanza visiva che una reale affinità semantica. Un cuore arancione compatto, a cui si innesta una semi luna ad ovest.Città e nuove espansioni sono cinte da una verde forma morbida. A 360° compaiono vari palloni beige di mutevole dimensione, tutti connessi tra loro da un raggio di circa 50km, con assi convergenti verso il centro. La codifica diretta di questo schema si traduce in un insieme di interventi, che a partire dal cuore modificano l’intero territorio secondo un principio ridistributivo della popolazione. Generando,come da un piccolo cimitero nelle zone rurali della città

Sigh !

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programma, un parziale congelamento della città consolidata, un’ espansione tampone, tre ecotown, cinque città satellite, tre distretti produttivi.

Il confronto tra il piano di Hanoi e lo schema della città giardino di E.Howard

“Non fate piccoli piani, non avranno la magia di mescolare il sangue degli uomini, diceva Daniel Burnham. Se c’è un posto dove tutto questo è possibile è il Vietnam. Il governo ha tutte le abilità per fare grandi piani. Credono molto ai problemi che l’urbanistica pone e sono quindi affrontati molto seriamente.”81

Città Consolidata Il centro storico

Il centro sarà oggetto di una politica di sfoltimento della densità, per permetterne il recupero ed il mantenimento del patrimonio immobiliare. Oggetto di preoccupazione sono: l’antico quartiere delle 36 strade, gli sparuti ma importanti residui della città imperiale e i luoghi simbolo della storia millenaria della città. Scampati miracolosamente alla furia modernista francese. Il quartiere coloniale, le sue lussurreggianti residenze isolate e dove sarà possibile, il recupero dei quartieri popolari sovietici. Le aree di espansione sono le stesse del concorso di Oma e Som: la spina ai bordi di West Lake e il centro per gli affari esteri nell’area di Ba Dinh, già oggetto delle attenzioni dell’architetto francese E.Hebrard nei primi del novecento e successivamente del pianificatore russo I.S.Sokolov negli anni ‘60.

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DejavĂš

Il Piano della Grande Londra anticipa di molto la futura espansione delle nuove aree al margine di Hanoi. Dove è evidente il richiamo delle sacche di espansione circondate da vari gradienti di verde.

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Espansione Tampone

La nuova zona, già in parte trattata nella definizione di fragili confini è una delle anime del progetto e rappresenta la fascia più adiacente alla città consolidata.L’ area è compresa tra la terza e la quarta circonvallazione e confina lambendolo il piccolo fiume Nhue. Questa è l’area in cui si manifesta la condizione MetroRurale più evidente. Infatti il dossier stima che in un futuro vi alloggeranno da 1.2 a 1.3 milioni di abitanti82. Le nuove zone di espansione

Corridoi Ecologici

Funzioni pubbliche

Attraversamenti viari

L’approccio utilizzato è di tipo contenitivo, quindici sacche dalle forme irregolari e vagamente ameboidi, chissà, forse ispirate al funzionamento del sistema immunitario, racchiudono la maggioranza dei 744 progetti, da 5 a 300ha, che nel corso del tempo sono già stati in parte approvati. Il paesaggio e suoi terreni liquidi sono usati per distanziare ed evitare collisioni con la città consolidata. In linea teorica sarebbe utilizzato come un enorme parco su cui si depositano delle forme urbane dolci e rassicuranti, integrate dal disegno degli spazi acquatici. In realtà e’ un enorme continuum urbanizzato, in cui si alternano nuove lottizzazioni e villaggi di case tubo, rimaste imprigionate dai condomini e dalle nuove villette a schiera. 100


Un asse filantropico dal sapore primi novecento. Dejavù di E.Hebrard e la città mondiale ?

Le infrastrutture viarie in uscita dalla terza circonvallazione, attraversando le nuove sacche di espansione, generano strisce di urbanità lineare in cui si stabiliranno, uffici, centri commerciali e ogni possibile servizio. Nel documento di piano si prevedono anche quattro boulevard scenici che collegano il terzo e il quarto anello, trasformandosi poi, una volta incontrato il corridoio ecologico in park-ways . Strada Giardino o asse della Filantropia

Parco

Teatro

Edificio Belle Arti

Museo Naturale Giardino Inglese Piazza Indipedenza

Uno di questi assi scenici è il Than Long Boulevard, nato per collegare il nuovo ipotetico centro ammistrativo, delocalizzato nell’area di Ba Vi, e il centro per gli affari internazionali di West Lake. La parte centrale è larga 50m ed ospita una serie di funzioni pubbliche che conducono ad un grande obelisco luminoso. A lato sono disposte le carreggiate e le fasce di rispetto. Il tutto è inserito in una lottizzazione rettangolare di luminosi grattacieli vetrati. Hanoi è alla disperata ricerca di possibili linguaggi. “Molte persone credono che gli edifici rovinino tutto, ma questo progetto è un bellissimo esempio di architettura del paesaggio, disegnato per creare nuovi punti di riferimento, in un’ area che conta appena 3.5km di espansione lineare”.83

Assonometria del progetto Thang Long Axis

Piazza della Pace

Biblioteca Nazionale

Parco della creatività

Obelisco luminoso

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Gran Plaza Hotel, ultimo piano

Piano Tipo

Impianto generale

Linea del fronte III

Gran Plaza Hotel, è un nuovo e brillante parallelepipedo vetrato nel distretto di Cau Giay, posto esattamente sul bordo urbano. Al trentesimo piano vi sono le sale conferenze e da pranzo. Un salto nel passato tra intonaci e stucchi Luigi XIV, lampadari in cristallo, specchi con decorazioni dorate e soffitti affrescati. Vetrate a tutta altezza inondando di luce i saloni lievemente cupi. Con un buon binocolo si potrebbe scandagliare con precisione il territorio della città fino ai rilievi montuosi che delimitano l’estensione della grande Hanoi. Gru, escavatrici, macchine idrauliche ed enormi cartelloni sbiaditi indicano un fermento inimmaginabile. Metropoli istantanea in avvicinamento.

“ U-silk city è una espansione urbana di dodici ettari, a sud ovest della capitale del Vietnam [...] comprende nove torri residenziali dai 28 ai 50 piani e un vasto numero di amenità pubbliche e funzioni per lo shopping; le funzioni sono posizionate negli spazi di collegamento, disegnati come dei percorsi verdi in quota [...]. Le texture in facciata, irregolari e oscillanti nel loro ritmo, come le pieghe del paesaggio circostante, scatenano un’ immediata associazione con uno dei prodotti tradizionali di Hanoi, la seta”.84 La partenza di questo progetto è un disegno di una società coreana (Planadd Architecture)85, maestoso e molto grande in termini di volume, appare come una felice isola nel deserto delle campagne, tagliata da una strada a percorrenza veloce, l’ennesima porta-edificio monumentale. Il progetto, in seguito ridimensionato da B.Franken, è decisamente più modesto, comunque lontano dall’essenza sinuosa e delicata della seta. Il disegno apre però ad alcune considerazioni interessanti anche se basilari, sul concetto di densità e connessione degli spazi pubblici e commerciali nei modelli ad alta densità. L’evoluzione dei basamenti commerciali e delle funzioni aperte, è elaborato come una passeggiata continua in quota, che rende percorribile l’intero complesso di tredici torri. 102


U-Silk city

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The Sparkling Star

“Cleve è un complesso unico di architetture che include 15 torri da 35 piani ciascuno, coprendo un’area di sette lotti nel distretto di Van Phu. La superficie edificata totale è di 33,870 m2 e la densità della superficie coperta è di circa 44%. Finito, il progetto offrirà 4.500 appartamenti di lusso di standard internazionale, realizzati per soddisfare i bisogni degli Hanoiani”.86

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The Green Star

Più che stelle si potrebbero definire meteoriti....

Altri progetti come Cleve “la stella frizzante”, pongono invece alcune questioni sul paesaggio e lo spazio pubblico che generano. La massa costruita è subito riconoscibile a distanza di chilometri: un agglomerato denso ed immediatamente percepibile, mitigato da possibili parchi e aree verdi nel suo intorno. All’interno di questa super-corte insistono i basamenti commerciali che si affacciano su una piastra pubblica: il giardino dei grattacieli che ospita piccole funzioni di svago. Molto simili per tipologia sono lo Starclass e il GreenStar. Esistono anche progetti più compatti, di medie dimensioni, come il Telin Residence. La sostanza comunque è chiara, Suolo - Massima Densità Costruita = Spazio Pubblico. Tipologie dell’abitare come schegge impazzite,figlie di una nuovo modello urbano, percepibili nella loro integrità solo nel momento in cui vengono mostrate in un disegno più complesso e ad una più vasta scala.

The Starclass

The Telin Residence

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“La nostra filosofia è di costruire una intima miscela tra abitazioni e l’idea di un parco lineare. Il nostro approccio è nell’innovativo concetto di “Casa Parco” che fa delle nostre stanze delle finestre aperte sulla natura, e le comodità nelle immediate vicinanze. Il primo quartiere ad Hanoi con questa visionaria capacità”.87

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9

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8 5 2

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1.Ville giardino 2.Scuola internazionale 3.Servizi Sanitari 4.Parco centrale 5.Asilo 6.ClubHouse 7.Centro città 8.Scuola primarie e secondaria 9.Condomini altà densità 10.VIlle e case unifamiliari 11.Ngoc Lan residence

L’occasione di far precipitare i condomini ad alta densità in un piano di maggiore superficie, 77ha, lo offre il progetto di Hanoi Park City. Al di là del motto che si ispira ad un parco lineare, anche se non chiaramente identificabile, si comprende molto bene il tipo di approccio di questi nuovi progetti. L’impianto è un ibrido tra torri di 35 piani, ville e villette. I servizi di quartiere sono inseriti nel 4% obbligatorio di area libera. Nonostante la freschezza della proposta, l’impianto fuzionale riproduce lo stesso sistema dei quartieri sovietici anni ‘60.

Hanoi Park city

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Ameba

Nelle sacche di sviluppo previste dal piano, la scala si dilata maggiormente. E’ il caso del progetto di sviluppo di Ha Dong, nella provincia di Hay Tay, la cui costruzione è stata autorizzata dal People Commitee come espansione del vecchio villaggio rurale situato a nord. 88 Un’ immensa lottizzazione di 197.3 ha costruita per ospitare circa trecentomila nuovi abitanti.89La suddivisione del suolo è così composta: 30.6 % abitazioni, 25% strade, 27.2% parchi e alberi, 7.1% uffici, 9.7% servizi. Appare subito evidente il dato della superficie carrabile è di poco inferiore alle abitazioni e allo spazio pubblico. L’impianto è semplice e sicuramente muterà nel tempo, ma offre lo spunto per riflettere sulla sua composizione. Alle ali estreme sono condensati condomini simili a quelli descritti precedentemente. Sul lato sinistro compare una massa molto ravvicinata di torri sicuramente residenziali,mentre sul lato destro capeggia un’ infilata lineare di servizi e residenza. Decentrate, ma attigue ai condomini, svettano due copie delle Petronas Tower di C.Pelli. Il quartiere rispetto alla città

Ha Dong masterplan

Contenitori di generici servizi, appartamenti di lusso o alberghi. Il rapporto con il suolo, rispetto ai condomini sulla sinistra, è molto diluito, quasi in continuità con il parco situato in fronte. Il laghetto dalla forma organica ospita sulle sponde le uniche masse arboree consistenti del piano, se si escludono ovviamente i filari verdi nella piastra delle neo-Petronas. Una piazza rotonda ospita delle potenziali funzioni di svago e coincide con la fine di un’ asse stradale che

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Metro Miraggio


attraversa il modello di urbanità più diffuso della proposta: la villetta a schiera. Ne esistono di tre tipi: Luxury Villas, Garden Villas e Villas. Cambia solo la dimensione ed il costo. Nel centro dell’immensa e puntiforme distribuzione, compaiono con ogni probabiltà le scuole o servizi di tipo pubblico,riconoscibili dall’uso della tipologia a stecca, collegati alla residenza. Considerando che questo piano rappresenta solo una parte molto piccola dell’espansione prevista all’interno del perimetro ameba, è presumibile che situazioni simili siano ripetute, forse diverse sotto l’aspetto programmatica, ma uguali nella loro composizione.L’impressione che si ha guardando la vista a volo d’uccello è di un enorme malinteso. Bastano centinaia di ville per creare una città giardino? La qualità dello spazio pubblico è veramente migliore? L’eccessivo uso del suolo non compromette il paesaggio? Dov’è la media densità? E soprattutto, qual’è il modello di vita che si sta progettando? Lo scenario proposto sembra una reinterpretazione gotica della Città Giardino di E.Howard, fusa in un blocco di piombo unico con Broadcare City di F.L.Wright. Invasione a bassa densità

Gosh !

Frank Lloyd Wrigh EcoTown

Al di là della quarta circonvallazione, dove lo sviluppo per sacche di espansione si conclude, incontrando il primo grande corridoio ecologico, il piano di sviluppo del consorzio PPJ prevede la realizzazione di tre Eco-città a sviluppo controllato e a bassa densità, circa 65.000 abitanti cada una.90

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Quoc Oai

Phuc Pho

Chuc Son

Ecotown e mappa dei futuri poli di sviluppo

Phuc Pho sarà destinata a processi di agricoltura avanzata e di lavorazione del cibo. Chuc Son sarà dedicata ad attività di tipo sociale e di svago. Quac Oai è invece un caso molto particolare: rappresenta un’ anomalia rispetto agli standard dimensionali sopracitati. Dise-gnata direttamente dagli autori del masterplan , Posco Perkins e Jina, la piccola Eco-Città, finirà per occupare una superficie di 2.324ha, per un totale di 240.000 persone91.Lo stesso numero di abitanti della città siciliana di Messina.

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Ngoc Liep/ Quac Oai progetto scale 1:2000

Futuro ?

Uno degli aspetti fondamentali di Ngoc Liep/ Quac Oai è la conservazione degli insediamenti e la promozione di attività per lo sviluppo economico. Quattro sono i caratteri salienti di questo progetto. Primo, la foresta di Ha Tay, 300ha di aree verdi e di passeggiate sul lungo fiume Tich. Secondo, il piano prevede un centro amministrativo e due piccoli centri città. Terzo, il disegno armonioso e ben bilanciato tra nuove residenze e i villaggi rurali esistenti. Per ultimo, ma non meno importate, un piano economico ed eco-friendly per i servizi terziari e l’agricoltura tecnologica, che potrà certamente assicurare autonomia e sviluppo sostenibile alla città.92 Industrie esistenti Insediamenti esistenti Spazi aperti Metropolitana leggera Industria Leggera Ricerca e sviluppo Commerciale e funzioni miste Residenza

Schema di funzionamento

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Welwyn garden city

Il suolo è organizzato per sacche, 13 per essere precisi, disegnate intorno ai corsi d’acqua e separate le une dalle altre da corridoi verdi allo scopo di far respirare le nuove architetture inserite. Guardandolo alla scala 1:2000, l’effetto che produce è sicuramente migliore di altre espansioni che avvengono nella prima fascia tampone. La condizione MetroRurale appare interpreto nella giusta maniera: acqua, masse arboree, agricoltura. Il disegno assomiglia terribilmente alla città giardino della periferia londinese di Welwyn.Se si scende di scale (1:500) sorgono però alcune questioni. La lottizzazione studiata dallo studio Perkins Eastman in collaborazione con Jica93 copre una superficie di 197ha. Il sistema del verde si articola tra i vari insediamenti, cercando di ricreare corridoi verdi che separano le varie tipologie del quartiere, occupando circa il 5% della superficie. Il piano funzionale è molto simile a tutti gli altri progetti finora presentati: nel centro si condensano le attività commerciali, in mezzo alle residenze a bassa densità le scuole ed i servizi ospedalieri affiancati da condomini e torri.

Disegno del nuovo quartiere

Corridoi verdi

Scuole

Commercio al dettaglio

Clinica Centro commerciale

Media densità

Alta densità

Bassa densità

Area di progetto

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Metro Miraggio


Polarità

Densità scalare

Polarità

La densità va scalando dai bordi del lotto fino a raggiungere il suo massimo picco in una delle due polarità cittadine create nel piano. La lottizzazione è divisa in 6 parcelle. Due per edifici a densita elevata, con un massimo di 20 e 10 piani, disposti in modo da formare delle corti aperte, lasciando al loro interno del verde pubblico. Una per le tipologie di media densità, che raggiungono una altezza massima di 7 piani . Le rimanenti tre zone, invece, declinano in modi diversi la medesima tipologie edilizia: la villetta singola, a schiera, a due o tre piani, con o senza box. Le immagini stesse del documento fanno riferimento a prototipi senza ombra di dubbio di tipo nord americano.94 Modelli di viletta a schiera

Accessi pedonali Parcheggi

Linea di proprietà Confini giardini interni Parco Lineare (area speciale di paesaggio)

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Varietà...

Tipo A Superficie di coperta 97m2

Tipo B Superficie di coperta 88m2

Tipo C (centrocittà) Superficie di coperta 75m2

Tipo E Superficie di coperta 90m2

Tipo F Superficie di coperta 90m2

Tipo G Superficie di coperta 110m2

Tipo D Superficie di coperta 88m2

Trauma X

Le giovani coppie guardano al futuro...

Lo stampo di questo progetto è senza dubbio orientato verso una urbanistica di tipo ecologico, mirata a bilanciare ed assecondare gli elementi naturali a favore di una maggiore qualità del vivere. Il trauma infatti non risiede nella demolizione dei beni culturali della città o nelle possibili devastazioni ambientali, ma nella visione della società che si vuole proporre, che nasconde la pretesa, non tanto celata, di sfruttare le ambizioni borghesi di un gran numero di giovani vietnamiti, desiderosi di provare l’ebbrezza dello stile occidentale. Se c’è una cosa che rende unico l’abitato di Hanoi è proprio il suo insediamento informale, la Bonsai City e il suo fervido tessuto di relazioni e di micro-commercio: un quartiere di sole villette a schiera non sarà mai vivo come un cluster di case tubo. La domanda è la seguente: perchè non evolvere una tipologia endogena invece che affidarsi ad un disegno più adeguato ad un resort turistico o ad una periferia californiana?

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Iconografia Matrimoniale

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Esito

La villetta a schiera paragonata all’immagine finale della nuova città di Ngoc Liep/ Quac Oai è una piccola goccia insignificante in un mare di masse urbane perse tra svettanti grattacieli, che pacificamente si riverberano nel placido specchio d’acqua, tra folle di ridenti cittadini, circondati da una raggiante natura di cartone. Il risultato finale è molto simile a molte urbanità già viste... Ecotown o semplicemente town ?

Il Central Business District immancabile simbolo di nuove ambiziose urbanità

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Orti di quartire a Linh Dam

Città Satellite

La terminologia di “New Town” è stata introdotta in Vietnam nel 1994 con il primo esperimento a Linh Dam di 184ha. Da allora, le “New Town” si sono sviluppate rapidamente in termini di quantità e qualità e sono state un fattore positivo per soddisfare lo sviluppo capitalistico e socio-economico. Dal 2005, sono stati approvati e costruiti 131 nuovi progetti di “New Town” 95. Fino al 2008 le “Nuove città” erano più che altro quartieri, espansioni al margine della città, inseriti nel piano in vigore per il 2020. Oggi le “New Town” sono veramente nuove città, o meglio urbanità satellite, distanti da Hanoi dai 20 ai 50 km. Il piano ne prevede ben cinque. Nuovi insediamenti concepiti per essere auto-sostenibili, con funzioni differenti a seconda della loro vocazione, pronti ad ospitare un totale di 1.47 milioni di abitanti.96 Distribuzione della popolazione sul territorio della regione

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Soc Son, a nord dell’aeroporto internazionale di No Bai, disegnata per accogliere 250.000 abitanti, sarà destinata a servire lo scalo aeroportuale, diventando uno dei principali hub logistici. Soc Son masterplan

SonTay, 220.000 abitanti, entro il 2030 espanderà il suo centro urbano con l’obiettivo di non compromettere il fantastico paesaggio che la circonda. La sua futura economia sarà infatti basata sul turismo, la salute, il benessere e lo svago. Hoa lac disegno di massima

Hoa Lac, situata a sud-est della montagna di Ba VI, con 600.000 abitanti, sarà la più grande di tutte. Ospiterà la nuova università nazionale, un parco tecnologico e potrà anche sfruttare le sue risorse naturali per incrementare la fabbrica del turismo.

La nuova città universitaria

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Xuan Mai, la vecchia città russa, come Son Tay avrà uno sviluppo di circa 200.000 abitanti entro il 2030 ed ospiterà industria e agricoltura intensiva.

Volo d’uccello e masterplan della nuova città di Xuan Mai

Disegno di massima della nuova urbanità a sud di Hanoi Phu Xuyen

Bassa Densità

Media Densità

Phu Xuyen, ultima ma non meno importante, situata a sud di Hanoi, dove sono previsti 180.000 abitanti, sarà, per la sua vicinanza al Fiume Rosso, il secondo hub logistico della città dopo Soc Son. Dato che ogni città satellite varia per scala e disegno, sono stati stabiliti dei principi base di funzionamento, come lo sviluppo delle infrastrutture di accesso, un centro compatto per gli affari (CBD) ed uno sviluppo ad alta densità nelle zone in prossimità degli scambi modali. Lo spazio pubblico e il verde lineare unisce i centri locali, i servizi comuni e le amenità naturali presenti. Inoltre ogni nuovo insediamento, nel rispetto di questi principi, dovrebbe sviluppare una propria identità, incorporando l’architettura locale ed il paesaggio.

Central Business Distric

Villaggi Esistenti

Polo Industriale

Fiume Rosso

Porto

Centro città

Industria

Zona di Decompressione

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Distretti produttivi

La cittadina di Gia Lam dall’altre parte del FIume Rosso

Per quanto riguarda l’altra sponda del fiume, già oggetto di molte attenzioni nei precedenti anni, si prevede uno sviluppo intenso per il distretto di Dong Anh (ex progetto Oma), di circa 500.000 abitanti, mentre Me Linh (ex progetto Som) rappresenta l’area industriale di maggior successo di Hanoi, che con il tempo è riuscita a preservare la sua produzione intensiva di fiori e le sue aree agricole. Si stima infatti che in dieci anni raggiungerà una popolazione di circa 450.000. 97 Gia Lam, esattamente sotto Dong Anh, è un distretto già densamente popolato per via delle varie infrastrutture di mobilità che lo attraversano. La stima del documento di piano prevede un raddoppio della popolazione per il 2030, raggiungendo così la cifra di 700.000 abitanti. Sono inoltre già presenti diversi distretti industriali hi- tech. La sua vocazione è in parte segnata. Infatti si stima diventi il centro dei servizi dell’area est del Fiume Rosso. Alternativa

Lo sviluppo futuro del nuovo centro finanziario in prossimità della cittadina di Gia Lam

Nel 2009, Dissing+Weitling (DK) in collaborazione con VDB (Vietnam Development Bank), BFTV(Banca del commercio estero del Vietnam), Vinaconex R&D e Buro Happold, elaborano un piano di 1.200 ha per la futura espansione del distretto di Gia Lam .98 Il progetto fin da subito appare chiaramente differente da tutte le ultime urbanità prese in considerazione.

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TIpologie edilizie simili per concetto alle case tubo

Forse è l’unico disegno che offre un’ idea di agglomerato non come semplice sommatoria di tipologie e funzioni primarie rigidamente compartimentate, ma di città basata sulla scambio, sull’alternanza di funzioni, sull’unità di quartiere, cercando disperatamente di riprodurre un modello di vita che lasci spazio all’imprevisto. Il tessuto che la compone non è omogeneo e propone un complessità ispirata alla città di Hanoi ed ai suoi spazi informali, così caratteristici e speciali.

Residenza Educazione Salute Sport Mercato Altre Funzioni Pubbliche Area pubblica Uffici Commerciale Micro Commercio Parchi e giardini

Programma

La densità per 100.000 abitanti è plasmata a seconda del rapporto con gli spazi verdi e non secondo un principio gerarchico di distanza da un centro. Nonostante un macro programma classico, che prevede un centro finanziario e di servizio, un parco scientifico, un’ isola per la ricerca agricola e varie attività di svago, il piano dimostra di poter articolare le funzioni creando il dovuto equilibrio. La condizione ecologica in questo caso non è un paravento ideologico mirato alla vendita immobiliare, ma l’occasione per riflettere sull’ orientamento

Schema di funzionamento ambientale d e l l’ i n s e d i a m e n t o urbano

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solare, il recupero delle acque piovane ed il refrigeramento naturale dovuto alle brezze estive. L’introduzione di diversi tipi di mobilità, tra cui l’uso di trasporti pubblici su rotaia, un elemento vintage del progetto che richiama l’uso del tram nella città durante la prima metà del ‘900, ora totalmente scomparso che consentirebbe di gestire al meglio la congestione a cui la metropoli è avvezza. L’elemento verticale prominente, i grattacieli, oramai immancabili status symbol, insistono non sulla terra ferma ma sono posti su piastre immerse nell’acqua. Lontani dalle abitazioni ricreano il giusto respiro, oltre che ovviamente moltiplicare l’effetto scenico.

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Territori ubiqui

di vetro e acciaio. Il miracolo di una contemporaneitĂ che esporta a scala planetaria modelli apparente mente differenti ma pur sempre simili allo stereotipo classico di urbanitĂ modernista.

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Macchine verticali produttive pi첫 che statici monoliti verticali

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Scen ar i Immagin ar i

Fermo Immagine

Hanoi, fermo immagine di un espansione fulminea, di un desiderio urbano spinto. Pioggia di edifici in un territorio sottoposto ad un costante divenire. L’immaginario e le riflessioni prodotte sul futuro della città in così pochi anni hanno dell’ incredibile. Una quantità immensa di progetti di ogni genere, dimensione e tipologia. Anche se dietro l’inesorabile fermento si nasconde uno strisciante senso di nausea nel rico-noscere continuamente lo stesso concetto di metropoli, ripetuto molteplici volte e nelle varie declinazioni possibili. La piramide della forma urbana, grattacielo come vertice di una figura geometrica la cui base poggia su migliaia di brulicanti villette a schiera. Ogni nuovo progetto mostra l’etichetta Bio / Eco. Annientandone per eccesso di offerta il significato stesso del concetto di sostenibilità. Le città non saranno mai nè sostenibili nè eco-compatibili nè bio qualcos’altro. Le città sono macchine artificiali, prodotti dell’uomo e quindi manufatti imperfetti. Con il passare del tempo ci avvicineremo sempre più ad un livello di perfezione, come una funzione il cui limite tende all’infinito. Per ora ci accontentiamo di un mare di concretezza senza un reale manifesto, dove forse, l’assenza di un manifesto è il manifesto stesso. La nuova metropoli tropicale del 21°secolo, probabilmente, dovrebbe pensare a riinvetare il termine stesso di città, più che importare modelli già ampiamente sondati e non propriamente sostenibili, anche se spacciati come tali. La Cina è piena di città satelliti vuote. Intere lottizzazioni per milioni di abitanti deserte, che probabilmente non si riempiranno mai, sorelle della stessa bolla immobiliare che in questo momento attraversa Hanoi. Urbanità non significa solo costruire strade ed edifici. Urbanità è ri-plasmare le densità creativamente, predisporre i territori ad un tipo di colonizzazione leggera, perennemente in divenire, lineare e continua, al cui interno le forme si ricompongono in base alle necessità. Reversibile e contenitiva, dovrebbe lavorare con i suoli in un mutuo rapporto simbiotico. Quanto è veramente sostenibile un piano che per essere realizzato costerebbe all’incirca 160 miliardi di dollari? Dove è la nostra capacità di giudicare la metropoli?

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I suoli, le densità e il programma malleabile sono la nostra unica salvezza. Territori esplodono e altri si restringono. Un giorno anche quelli si fermeranno e dopo? Formalismo,esibizionismo, voyerismo, nostalgia, ossessione, ambizione, ripetizione ed imitazione sono le caratteristiche delle nostre metropoli vecchie e nuove che siano. La nostra capacità più grande è nell’esportare la bellezza oscena. I nostri edifici sono i simboli di un benessere in esaurimento... Sensazione

Il piano appena approvato per Hanoi, altro non è che l’ennesima zonizzazzione espansiva per blocchi polifunzionali, città satelliti e corridoi ecologici difficili da individuare. Probabilmente più fasce di salvaguardia temporanea, in attesa del prossimo giro di cemento. Girando per le periferie è impossibile non notare come l’espansione furibonda anticipi e preluda l’estrema difficoltà di realizzazione e controllo di un disegno così astratto per il futuro. Considerando che la città si dirama in maniera puntiforme per 3300km2, probabilmente la strategia dei tamponi/cluster di cemento e della timida green belt non è sufficiente. Anzi nega la natura intrinseca del suo territorio diffuso. Le infrastrutture, poche per il vero, per ora si manifestano solo in maestosi viali che conducono dal centro alla periferia terninando in strade secondarie larghe poco più di otto metri. Si intuisce un alto grado di incertezza, dai più condivisa, di una visione ambiziosa ma fragile. Bizzarro è ripensare al passato in cui sono già transitate visioni simili per intenti di grandeur, come la Parigi del Tonkino durante il periodo coloniale o la Leningrado Tropicale proposta dai russi. Il boulevard mozzato che conduce fuori dalla città attraverso l’area metrorurale di Dong Ha

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Posizione

Il P.O.L.A. Ltd. Vietnam, dato il clima effervescente ed in costante evoluzione ha sentito il dovere di produrre alcuni progetti volutamente surreali/irreali, per non offendere la montagna di concretezza in atto. Contribuendo ad alimentare, in maniera del tutto teorica, il dibattito sulle nuove urbanità e sondando le possibili visioni alternative intorno al concetto di architettura come futuribile infrastruttura. Saranno quindi presentati SuperStrip e Red River Device. SuperStrip

Parte dell’area Metropolitana di Hanoi e delle infrastrutture in uscita dalla citta.

E’un enorme codice a barre di potenzialità che si srotolano sul territorio,segue in maniera opportunista le infrastrutture già tracciate, ed intorno ad esse sviluppa urbanità. Rispetta le preesistenze inglobandole. Ricrea nuovi paesaggi sui limiti del suo essere. Contiene tutto ciò che è costruito senza ambiguità permettendo di preservare realmente le vaste distese agricole che la circondano.

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Espansione Lineare

Immaginate una città, le cui infrastrutture ne sono il cuore e consentono di spostarsi da un punto all’altro, creando continue economie di scale nei punti di raccordo. La città densa, necessita di un nuovo ripensamento della mobilità e degli spazi pubblici. Non bastano più i laghetti o i parchi artificiali realizzati solo per soddi sfare la norma tra rapporto edificato e suolo del 4% imposta dalla legge. Considerando il territorio di Hanoi a 360° si potrebbe ipotiz zare una rete di fasce urbanizzate controllate, dove al loro interno si articolano i vari programmi funzionali. Masse unitarie contenute al bordo delle risaie. Non più un centro, concetto peraltro obsoleto e neanche città satellite, roba dei primi del 900, piuttosto fasce pro duttive, modulate dalla densità e dal paesaggio dove la coesistenza di più realtà non genera caos ma sviluppa possibili e imprevedibili sinergie. Rafforzando la vocazione rurale del territorio di Hanoi, dalla Pagoda dei Profumi fino al mare del delta del Tonkino....

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Programma

In SuperStrip si concentrano le funzioni ben delineate dal consorzio PPJ. La coesistenza di industrie IT e R&D si sposa perfettamente con un nuovo ridisegno delle densità del vivere. Al posto di avere enormi complessi residenziali immersi nei campi di riso, ricordo lontano ma ad una scala certamente differente delle grandi periferie lombarde o romane, tutto è assemblato al margine delle infrastrutture, una fascia che come centro ha i grandi assi viari di trasporto su gomma mentre a lato per 350 metri da una parte e dall’altre si articolano tutti sistemi produttivi e del vivere.Il confine secco tra urbanità e natura produttiva del paesaggio è dichiarato, evidente. Non si preclude la natura agricola ma la si integra in un sistema ordinato e iper-connesso. Sistemi di trasporto come le metropolitane sopraelevate, tagliano gli edifici e permettono di raggiungere ogni punto della SuperStrip. Nel vagone vi saranno colletti bianchi, studenti, dirigenti e contadini che corrono a vendere le proprie mercanzie nel centro. La rete che verrebbe realizzata in concomitanza degli edifici permetterebbe di realizzare il primo trasporto dell’area metropolitana di Hanoi. SuperStrip ed il bilanciamento dei volumi

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La SuperStrip ingloba e connette come un immensa presa elettrica tutte le micro-realtà che incontra. Prevede inoltre zone di AnarcoSpazio, lasciando libertà agli abitanti di “castomizzare “ le proprie abitazioni, come nella città Bonsai o nei quartieri popolari sovietici. Evitando di costruisce attorno ai centri, per lo più comparti di case tubo, dei tamponi che in futuro non tanto prossimo saranno dei confusi agglomerati, ma contribuisce nell’integrazione dei medesimi. Avvolgendoli e rispettandoli. Immaginate una fascia regolare a densità variabile che incontra un villaggio per sua natura amorfo e senza un configurazione precisa. SuperStrip ne rispetterebbe la sua identità, frantumandosi per poi riprendere il suo cammino verso la prossima realtà. AnarcoArea Residenze Alta Densità Residenze Media Densità Sanità / Istruzione Servizi Pubblici Direzionale Commerciale Produzione Nodi di Scambio Verde Sportivo

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SuperStrip

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Il delta del Tonkino ed il posizionamento dell’infrastruttura verticale

Presente

Futuro

Red River Device

Nel 2008 per la prima volta nella storia dell’umanità, la popolazione urbana ha percentualmente superato quella rurale. Un nuovo modello di densificazione industriale è la nostra risposta alla congestione degli insediamenti abitativi. E’ un operazione strategica che ci permette di liberare superficie orizzontale . RRD è un progetto pilota basato sul sito del delta del Fiume Rosso. Una regione che copre una superficie di circa 331.000 Km2 contenente una popolazione di 20 milioni di abitanti. Immaginate ora una rete di nuove infrastrutture urbane e rurali, che producono e riciclano, direttamente collegate al Fiume Rosso la millenaria via di navigazione. Energia, produzione agricola ed industriale, raccolta e depurazione delle acque, riciclaggio dei rifiuti organici provenienti dalla città sono le principali funzioni di questo edificio macchina. Il sogno modernista delle abitazioni verticali, la creazione di centinaia di autistici micromondi disconessi dalla realtà esterna è qualcosa che già conosciamo. Bisogna guardare avanti, decidendo di cambiare il nostro punto di vista, convertendo il processo di stratificazione verticale in una provocatoria Plug in per tutte quelle funzioni urbane, rifiutate, sporche e cattive che a nostro parere sono giudicate come essenziali risorse.

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Concetto

La forma dell’edificio è dettata dalle differenti densità di Hanoi. Preso un campione di tessuto della città lo si è compresso,come in movimento tellurico, in base alle discontinuità riscontrate. Ottenendo così un simulacro del suo skyline.

Studi sulla densità dei tessuti

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Programma

La piastra alla base è l’interfaccia diretta con la città dove si concentrano le attività pubbliche e di scambio dei prodotti.Sotto di essa circola l’infrastruttura carrabile, connessa direttamente con la zona di carico e scarico merci del porto. Dalla quota zero è possibile accedere al cuore dell’edificio macchina dove vi è un grande parco, le serre per la coltivazione dei fiori e di specie per l’esportazione. I lavoratori addetti alla produzione tessile, situata sopra il parco, accedono dalla piastra o dal porto. Il nodo di interscambio portuale permette di stoccare merci o di caricare direttamente i prodotti provenienti dall’edificio o dalla città stessa. La fabbrica verticale inoltre è connessa alla rete idrica locale, dove immette acqua depurata direttamente pompata dal fiume o raccolta dai serbatoi posti sul tetto durante la stagione dei monsoni. Inoltre è in grado di ricevere i rifiuti solidi urbani per la loro conversione in bio masse.

Programma funzionale

Sezione e struttura

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Spaccato assonometrico

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Infrastuttura Produtiva Verticale

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2째

Episodio

Parigi del Tonkino

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Per iodo Eroico

L’affaire Dupuis

Jean Dupuis

Avventuriero e commerciante d’armi, Jean Dupuis era alla disperata ricerca di nuove rotte commerciali nel sud ovest della Cina, nella regione dello Yunnan, al confine con le province del regno del Tonkino. Durante un viaggio in profondità, si trovò a guadare un enorme barriera liquida color terra di Siena. Dopo attente valutazioni geografiche, stabilì che quello era il fiume Rosso. Lunga via d’acqua che attraversava una regione ancora poco battuta ed in parte proibita agli insediamenti coloniali. La Francia era già presente nel paese, con numerose concessioni nel regno dell’ Annam e della Cocincina ed esaudì senza problemi la richiesta di Dupuis di essere accompagnato da una scorta armata, che puntualmente sbarcò ad Hanoi il 22 dicembre del 18721. I mandarini opposero resistenza, negando ai francesi l’utilizzo dei canali navigabili per commerciare. La corte di Hue, allora governata dalla dinastia Nguyen, non riuscì a risolvere per tempo la spinosa questione, regalando così il pretesto all’ammiraglio Dupré di una missione a scopo protettivo-invasivo nelle regioni del Tonkino2. Invasione

Il tenente comandante Francis Garnier con 212 uomini occupò, senza l’autorizzazione di Parigi, il cuore politico della città di Hanoi, la cittadella fortificata. Era il 20 novembre 18733. L’invasione del Tonkino provocò l’immediata reazione della corte imperiale. Il vice re vietnamita Kinh Luoc, arruolò una miriade di mercenari cinesi appartenenti alla brigata delle bandiere nere. Francis Garnier fu decapitato il mese dopo, in una imboscata poco distante da Hanoi4. Da li a poco il comandante di vascello Philastre ordinò l’evacuazione immediata di tutti i presidi del delta del Tonkino. I francesi si ritirarono ad Hai-Phong, unico porto del golfo, abbandonando le città di Ninh Binh, Hai Duong e Nam Dinh. Il 6 febbraio 1874, con il definitivo ritiro delle truppe francesi dalla cittadella di Hanoi, il governo Annamita concesse un’ area di terreno paludoso a sud della città, lungo le rive del fiume Rosso5.

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Innocui giocattoli...

La concessione

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Il primo baluardo di urbanità 1.La concessione 2.Il cimitero 3..La pagoda dei supplizi 4.Il fiume Rosso

Fu il primo baluardo di urbanità occidentale, situato in una zona infima e al di fuori delle mura. L’area totale era di circa diciotto ettari e mezzo6, mentre la superficie costruita era racchiusa in un quadrilatero di circa trecento per settecento metri. A ovest era lambita da un argine strada, che oggi coincide con Ly Thai To e Thang Tong Street, mentre a est vi era il fiume. A sud, prima di poter giungere ai cancelli, si passava dal cimitero occidentale, situato nell’area di Cong Tru, monito di nefaste premonizioni. All’interno del recinto fortificato, vi erano i baraccamenti per le truppe, il quartiere della cancelleria, la casa geografica, un ospedale, la dogana per le merci, la casa privata del primo console, successivamente ampliata per ospitare la prima Resident Superior du Tonkin e il Gouverneur-General dell’unione indocinese. Le residenze erano semplici e spaziose, a due piani e con veranda. Un caffè spartano accoglieva i soldati e gli sparuti avventurieri. Il tutto era immerso in un pittoresca cornice rossa di Deloix Regia, meglio conosciuta come albero del tesoro della Fenice (Phuong vu)7. La concessione era l’embrione di una nuova urbanità. Vista con giustificata indifferenza e sospetto dalle popolazione locali, da lì a poco sarà il motore dello sviluppo architettonico di un nuovo mondo ibrido. Un punto minuscolo che per sempre segnerà le sorti della millenaria città di Hanoi.

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La Parigi del Tonkino


Un Paesaggio Lacustre

Agli occhi dei primi francesi, divisi tra la concessione ed alcune abitazioni sparse, Hanoi doveva apparire come un’ enorme ed insana palude. La cittadella fortificata dominava l’intera pianura e sul lato occidentale vi era il quartiere antico. Un insediamento presente nella città fin dal 1010 a.c., anno della sua fondazione, quando con il nome Thang Long (la nascita del drago), l’imperatore Ly Thai To spostò la capitale del regno Đai Viet nella cittadella8. L’organizzazione stradele ricordava i tessuti medioevali della vecchia Europa, dove le vie erano divise per corporazioni e le abitazioni si ammassavano in stretti e lunghi lotti. Alte non più di uno o due piani, con spaziosi patii interni, raggiungevano profondità anche di cento metri. L’intero abitato si articolava intorno a grandi corti acquatiche che punteggiavano l’intera città.

“Ad Hanoi Il mercato si tiene tutti i sei giorni della settimana. Mercanti e artigiani di tutti i tipi provengono dalla campagna circostante. Il venditore della seta si reca nella Strada della Seta, l’attrezzista nella strada dell’ottone e il produttore di cappelli nella strada dei cappelli. Ciascuno ha la sua via, dedicata alla propria specialità. La città si trasforma in un enorme bazar, che va e viene, la popolazione si abbandona in un totale vagabondaggio, già così numerosa e brulicante,raddoppia a causa del mercato9”.

Hanoi 1873 1.La città Imperiale 2.Il quartiere delle 36°strade 3.Il lago sacro Hoam Kiem Lake 4.La concessione 5.Villagi 6.L’area di Bau May 7.Le mura perimetrali 8.Il tempio della letteratura 9.Il lago Ho Tay 10.Il fiume Hong Son

A sud dei bastioni in stile Vauban una moltitudine di villaggi recintati, simili a piccoli organismi cellulari, si deformavano per adattarsi alla liquida forma dell’ acqua, inglobando i numerosi templi e le strutture culturali disperse nel territorio. Circondata dal Fiume Rosso e dal grande Lago Tay Ho (West Lake), Hanoi era una città racchiusa dal suo elemento ambientale più forte: l’acqua. Non a caso il significato stesso della parola Hà Noi, scelto nel 1831 dal secondo imperatore della dinastia Nguyen Minh Manh, racchiude letteralmente il concetto di “territorio situato dentro i fiumi”10. Rispetto alle già caotiche metropoli europee, la natura della città era ancora mite e serena. Avvolta durante l’inverno da una leggera coltre di nebbia, divisa tra cielo e acqua, sembrava evocare una dimensione quasi onirica di un imperturbabile divenire millenario.

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La Parigi del Tonkino


Il quartiere delle 36 strade in foto nei primi del novecento

Imboscata

Il così detto periodo dei consolati durò fino al 1882, sotto la costante pressione delle bandiere Nere. I francesi spinsero per rafforzare le truppe nella concessione: il comandante Henri Riviere sbarcò ad Hanoi con 400 uomini e il 25 aprile dello stesso anno si impossessò della cittadella fortificata. Solo alcuni mesi piu’ tardi finì decapitato come il suo predecessore Garnier, in seguito ad un’ imboscata sulla via per Son Tay11. Cpt.Henrì Riviere

Escalation

Un immagine della cruenta campagna contro i mercenari delle bandiere nere

Le truppe incrementarono del 150%, raggiungendo il numero di novemila unità in sei città del delta: Hanoi, Haiphong, Hai Duong, Nam Dinh, Ninh Binh and Quang Yen12. La lunga e pericolosa campagna contro le truppe cinesi, armate ed addestrate all’europea, giunse finalmente al termine, con il riconoscimento ufficiale della Corte di Hué il 25 ottobre del 1883 e del Celeste Impero cinese nel giugno del 188513. A seguito di questi fatti, il destino della città e dei suoi territori fu definitivamente segnato.Hanoi per decisione suprema, ritornò ad essere la capitale di un impero, questa volta coloniale. Il disegno espansionistico francese era terminato. Il Tonkino, l’Annam, la Cocincina, la Cambogia e il Laos furono finalmente riunite sotto la stessa bandiera tricolore.

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Il funzionalismo eroico

“La nostra gente non e’ fatta per combattere l’un con l’altro, ma per lavorare insieme compensandoci a vicenda. Se la Francia è venuta a colonizzarvi nel vostro territorio, dovreste capire che non e’ per prendervi le vostre terre o affamarvi. Al contrario vi è l’intenzione di aumentare generalmente il benessere incrementando il valore delle vostre terre, facilitando la produzione agricola...creando facili vie di comunicazione, sviluppando le risorse ora contenute nelle vostre miniere, e la protezione dei vostri commerci esteri. La Francia ha la capacità per fare ciò che gli Annamiti ancora non posseggono, il capitale, la macchina, gli ingegneri ed una lunga esperienza negli affari; I francesi saranno i vostri fratelli maggiori14”. Le parole di Paul Bert, proclamato primo governatore nel gennaio del 1886, definiscono lo spirito colonial-paternalistico dell’epoca. August Henri Vildieu, architetto a capo dell’ufficio tecnico per la progettazione, diede il via ai primi lavori di manomissione del territorio. La concessione diventò così il luogo cardine dello sviluppo urbano.

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4 2 7 1.La concessione 2.IIl quartiere europeo 3.Il teatro dell’opera 4.Il palazzod di giustiza e la prigione centrale 5.Il palazzo dell’Expo 6.Il quartiere residenziale europeo 7.La stazione centrale 8.IIl palazzo del governatore 9.L’orto botanico 10.Il ponte Doumer

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Traumi I

Il processo di dilatazione e consolidamento era già cominciato nei 10 anni precedenti con la realizzazione di varie e lussureggianti ville e palazzi coloniali. La prima operazione di rilievo fu il consolidamento della strada che collegava la concessione alla cittadella, ieri Rue Paul Bert, oggi tracciabile dalle strade Trang Tien,Hang Khai, Trang Thi e Dien Bien Phu. Incominciarono inoltre un processo di bonifica delle sponde del piccolo lago sacro di Hoam Kiem15 e alcune opere idrauliche di rilevante importanza, con lo scopo ultimo di migliorare le condizioni di vita, rese estremamente difficili dal clima e dalla grande quantità di insetti. Furono inoltre smantellate tutte le fortificazioni della cittadella e delle mura della città, le strade furono ritracciate, ed il tessuto subì un processo di post-medievalizzione forzato, preparando il territorio ad una demolizione selettiva di tutte le architetture tradizionali annamite, che avrebbero sbarrato il passo al nuovo sviluppo.

Traumi II

Il palazzo reale Kinh Tien, costruito nel 1029 all’interno della cittadella e sede del vice-re di Hanoi, fu completamente raso al suolo per far spazio al nuovo quartier generale dell’artiglieria francese. La pagoda Bao Thien, il più importante centro religioso e culturale di Hanoi, edificata nel 1057, fu demolita e sostituita dalla nuova chiesa in stile neogotico di S.Giuseppe. La modernità vince sempre sul passato. Il campo degli esami, Thi Huong, prospiciente al tempio della Letteratura, dove gli aspiranti studiosi delle province si riunivano per sostenere gli esami di ammissione alla prestigiosa scuola di letteratura di Hanoi, venne occupato dalle truppe francesi e divenne in seguito, ironia della sorte, il sito del palazzo per l’esule vice-re, un modesto edificio in stile Beaux Arts. 150


La Bao An pagoda demolita per “lasciare spazio” allla chiesa di S.Giuseppe, una versione tropilcale di Notre Dame de Paris

La Profezia

Il governatore Paul Doumer

P.Doumer, il nuovo governatore generale,nel rapporto al consiglio superiore dell’Indocina, riferiva che: “In vari punti del paese, ci sono delle inevitabili difficoltà che potrebbero peggiorare, le persone sono quasi ovunque assoggettate alla nostra autorità ma non sempre sono penetrate le finalità del dominio francese, anzi sarà colta l’opportunità, in un nostro momento di debolezza, di scrollarsi di dosso in giogo che pesa, nonostante la sicurezza ed il benessere che gli portiamo,da loro raramente conosciute”17. Contraddizioni

“Sono arrivato ad Hanoi troppo tardi per salvare le parti interessanti. Le porte della città meritavano di essere preservate. Avrebbero potuto rendere belli i futuri quartieri della città....o la stessa cittadella costruita per rimanere nei secoli...la questione è più che mai imbarazzante”18.

Il teatro dell’Opera di Parigi di C.Garnier

Doumer fu il successore di Paul Bert nel 1887. L’ atteggiamento del nuovo governatore fu assai contraddittorio. Se da un lato mostrò un profondo rispetto per il patrimonio culturale della nuova nazione assimilata, dall’altro non esitò ad attuare il piano di sviluppo per la nuova capitale. La via che scelse risultò essere molto diversa da un altruistica missione di salvataggio. Un esempio fu il settore

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Il teatro dell’Opera di Hanoi

dei lavori pubblici, fondato su un rigido controllo statale e di diretta ispirazione inglese, basato sulla distribuzione di tre beni oggi reputati dannosi per la salute collettiva ed individuale: tabacco, alcol e oppio19. Progetto

Doumer, il padre dell’Indocina moderna, come lui stesso si amava definirsi, sentiva l’esigenza di trasformare Hanoi in una grande capitale. Prestigio e orgoglio nazionale, diedero il via ad un programma molto fitto di trasformazioni indelebili che segnarono definitivamente il corso della città e del suo paesaggio circostante. In soli vent’anni, l’immagine dell’urbe millenaria cambiò radicalmente volto. VIsione

Il sogno del governatore era di realizzare una Parigi miniaturizzata, dove la rimozione delle architetture locali e la manomissione del paesaggio circostante, era funzionale alla nuova immagine di grandeur e prestigio. In un paesaggio prevalentemente dominato da edifici a due piani e totalmente pianeggiante, punteggiato da specchi d’acqua e risaie, la potenza del fuori scala era spiazzante. Il volume fu usato come arma simbolica. Lo stile neoclassico Beaux-Arts francese come nuovo linguaggio ed il programma funzionale degli “edifici nella città”, stabilirono nuovi meccanismi di potere20. Più di una semplice città ex- novo era l’innesto a freddo di un nuovo stile di vita, il tentativo di esportare un modello di civiltà. “I francesi importano in oriente l’immortale principio dell’assenzio e l’incontro nei caffè, come i tedeschi esportano la loro birra e gli inglesi i loro sport21”. Programma

Fautore dell’incredibile sviluppo urbano e responsabile dei numerosi traumi, fu Henri-August Vildieu, allora capo dell’ufficio di architettura di Hanoi. La strategia per trasformare un villaggio in una città era chiarissima. Infrastrutture, edifici pubblici simbolici, nuovi quartieri e attrezzature per lo svago. La stazione ed un enorme ponte ferroviario sul Fiume Rosso furono realizzati in brevissimo tempo, le bonifiche degli stagni ed il consolidamento delle strade ebbero l’effetto immediato di spianare Il ponte sul Fiume Rosso

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la strada a numerosi quanto maestosi edifici. Boyer e Harvey realizzarono il nuovo Teatro dell’Opera22, Charles Lichtenfelder il Palazzo del Governatore dell’Indocina23, ridimensionando un megalomane progetto di H.A.Vildieu24, che poi si rifece con il palazzo di giustizia e la prigione Maison Centrale. La rue Paul Bert In primo piano si intravedono la Banca d’Indocina ed i grandi magazzini,mentre sul fondo capeggia il teatro di Hanoi, copia ridotta dell’Opera parigina di Charles Garnier. Una triangolazione molto efficace: soldi,consumo e divertimento.

Vecchie Storie Nuove Forme

L’enorme sforzo nel trasformare un territorio in una proiezione di urbanità traslata è un operazione di un certo interesse. Pensare di arrivare in un luogo e plasmarlo a seconda del proprio stile, modo di vita o gusto estetico appare essere un dejavù della contemporea globalizzazione.Se fosse possibile codificarlo in termini botanici sarebbe un innesto di specie differenti. Come se due vite fino a quel momento parallele ad un certo punto si incontrassero, generando una sovrapposizione/compenetrazione. Un corto-circuito di civiltà, dove una impone all’altra, oltre ad un’ovvia dimensione fisica, anche un nuovo tipo di vita e di abitudini. L’architettura ed il disegno urbano sono la punta dell’iceberg, i simboli più lampanti ed evidenti. I contenitori programmatici del cambiamento, metafore concrete di espressione tecnologica o stilistica che sia. La loro presenza svetta per riconoscibilità, dimensione e tecnologia. Con il tempo saranno i segreti oggetti del desiderio, di ribellione o di imitazione, di furia iconoclasta o di semplice nostalgia. Per quello che rappresentavano

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Il palazzo del governatore

La bibilioteca nazionale

L’edificio dell’Opera

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Il palazzo di giustizia

Sezione e struttura

La prigione centrale

Le dogane

L’immenso palazzo del governatore, mai realizzato

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Nuove attività produttive

e per il differente modello di vita che proponevano. Che cosa è cambiato rispetto al presente? Nulla, se non il mezzo e la forma con cui avvengono simili processi. Quello che oggi chiamiamo globalizzazione altro non è che una forma di Neo-Colonialismo, induciamo bisogni perchè vengano colmati, creiamo aspettative alla portata di tutti. Oggi gli stili di vita non si impongono più, vengono semplicemente desiderati. L’odore della ricchezza muta il valore dei territori nelle metropoli istantanee, le cui terre oggi più che ricevere investimenti li devono saper attrarre. Non più un singolo stato che sperimenta possibili altre società, ma molti paesi che sfruttano la liquidità del mercato, per imporre i propri modelli di sviluppo. Forse, un po’ riadattati e relativisti quando si tratta di opere legate allo stato, sfrenati ed ambiziosi se vincolati ai privati. Il risultato? Un paesaggio atomizzato, un collage pornografico disomogeneo e discontinuo, tra convivenze architettoniche paradossali e silenziosi villaggi agricoli. Il perverso fascino della metropoli tropicale del 21°secolo.

Una foto aerea dove si percepisce bene il dessuto ortogonale francese e la marea di piccole casette bianche del quartiere delle 36°al di là del lago Hoam Kiem.Sullo sfondo si intravede anche il ponte Doumer.

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L a Città Mon diale

L’ultima utopia romantica

Nella città mondiale si proiettavano le aspettative per un mondo migliore. Nel 1913 Hendrik Christian Andersen, scultore di origine norvegese, pubblicò un volume dal titolo “Creation d’un centre mondial de comunication”:

“...il cammino dell’umanità verso la pace e l’unita, si realizza nella città mondiale. La fusione di tutti gli uomini in un anima universale, manifestazione della divinità26”.

I colossi posti all’ingresso del natatorium centrale

Andersen affidò l’incarico per il disegno urbano e architettonico a Ernest Hebrard, Grand Prix de Rome 1904 e membro fondatore della prima Société des Architectes Urbanistes francese. Quando Paul Otlet, segretario dell’Unione delle Associazioni Internazionali ed Henri La Fontane, premio Nobel per la pace, visitarono l’atelier parigino di E.Hebrard, i disegni della città mondiale erano già praticamente conclusi27.

Lacittà Mondiale,bizzarro animale vagante

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La città senza Luogo

La natura stessa della città mondiale, offerta alle nazioni di tutto il mondo, lasciava indefinita la sua collocazione, in attesa di essere adottata da qualche volenterosa nazione. Una specie di città apolide, contenitore di tutte le buone intenzioni delle allora nazioni dominanti che solo tre anni dopo, trascinarono l’intero pianeta nella disastrosa avventura della prima guerra mondiale. Accessibilità

Hebrard immaginò la città come una gerarchia di infrastrutture, predisposte ad accogliere e distribuire copiose popolazioni. Un grande Hub allo stato embrionale. A ovest era presente l’aeroporto, la cui pista ricordava vagamente la forma del celebre aeroporto berlinese di Tempelhoff. La città era accessibile dal mare attraverso canali navigabili, che ne disegnavano i limiti e conducevano le imbarcazioni verso l’area del porto situata a sud. Qui, come un moderno nodo di inter-scambio, vi era l’arrivo della ferrovia. Giungendo in macchina si incontravano invece i “sobborghi giardino”, piccoli insediamenti diffusi, aggregati sparsi di case unifamiliari dove viveva la classe operaia. Infrastruttura Verde

Varcata la soglia dei canali si entrava in una fascia di lussureggiante vegetazione, larga circa un chilometro. Un dispositivo attrezzato di contenimento, al cui interno giacevano le funzioni di svago, le attività ricreative e attrezzature sanitarie. Il sistema del verde racchiudeva l’intero corpo compatto della città e terminava a monte in una zona a contatto con l’acqua, disegnata da tre grossi bacini, ispirati con ogni probabilità al disegno di D.Burnham per la città di Chicago del 1909. Svago Infrastruttura verde

Nella vasca centrale un dittico di rodiani colossi apriva l’ingresso al natatorium, la grande piscina, il cuore dello svago. Nei curati e scenografici giardini si condensavano tutte le funzioni ricreative. Un programma di intense attività come il tennis, il pattinaggio, il baseball e così via. Immancabili i casinò, i club, l’orto botanico , il giardino zoologico ed un grande distretto moderno del divertimento.

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Città Mondiale 1.L’asse delle nazioni 2.La zona dello svago e della cura del corpo 3.Settore residenziale 4.La cintura verde 5.Strutture produttive 6.Nodo delle infrastrutture 7.Aeroporto 8.Centrale elettrica 9.Città giardino

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Settore intelletto

Lasciandosi alle spalle il polo ricreativo, si apriva un grande specchio d’acqua che anticipava la vista al settore della produzione intellettuale, il cui fulcro era il tempio delle arti. Superato il grande edificio, a perdita d’occhio compariva la grande avenue des nations, solcata da un canale centrale e costeggiata a lato dalle rappresentanze internazionali e dalle ambasciate di tutti i paesi del mondo. Continuando a camminare verso l’asse della vita politica e scientifica si giungeva, al fulcro della città mondiale, la piazza dei congressi, dominata dall’immensa sagoma della torre del progresso alta 320 metri. Un ibrido tra la celeberrima opera di Eiffel e il grattacielo americano di prima generazione.

La torre del progresso dove si vedono la sala dei congressi per le nazioni, la grande hall di ingresso e il collegamento con la metropolitana

Torre della Comunicazione La grande torre era strutturata secondo tre ordini: il basamento, una serie di livelli intermedi ed il coronamento. I diversi piani erano adibiti ad uffici mentre il basamento ospitava un’ agenzia di stampa mondiale. Una bizzarra anticipazione, per destinazione d’uso, del

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Una bizzarra anticipazione, per destinazione d’uso ed iconografia, del progetto di Adolf Loos per il concorso del Chicago Tribune28. La torre era circondata da una serie di edifici disposti in maniera ellittica: il tempio delle religioni, l’istituito di scienze teoriche, la banca internazionale, la biblioteca, l’istituto delle scienze sociologiche, la corte internazionale della giustizia, il ministero dell’agricoltura e dei trasporti ed infine l’istituto di medicina chirurgica. Dalla piazza centrale si dipanavano una serie di viali che permettevano di raggiungere ogni luogo. Ubiquità

Il Chicago Tribune

La città mondiale rimase un’ idea ubiqua. Non essendo nata per un luogo preciso, essa si adattava ad ogni potenziale e vergine situazione geografica. Comparì per la prima volta a Bruxelles, poi nelle

Asse delle Nazioni

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vicinanze dell’Aia, sul lago Neuchatel in Svizzera ed infine stremata alla foce del Tevere. Per evaporare poi, definitivamente.

L’ubiquita della città mondiale

Bruxelles

La Haye

Lac de Neuchatel

Fiumicino

Nuova prospettiva?

Il Woolworth Building

Nonostante il disegno idealizzato, geometrico e tremendamente neoclassico, sotto la superficie estetica si celavano i principi di un nuovo modo di pensare l’urbanistica e il paesaggio. La città era un macchina del vivere, dove l’accessibilità e le infrastrutture giocavano e giocano tutt’ora un ruolo fondamentale. Si potrebbe quasi azzardare che Hebrard elaborò cento anni prima un concetto di metropoli sostenibile, dove i mezzi di trasporto, occultati nel sottosuolo, raggiungevano tutto il centro abitato. Il concetto di spazio verde, non era semplicemente limitato al pittoresco, ma anch’esso evoluto in chiave infrastrutturale, contenitore di un programma complesso per la futura urbanità. Una tendenza nuova, probabilmente assimilata dagli esperimenti condotti in nord America ed Inghilterra. Hebrard conosceva bene New York, nel 1902 aveva intensamente collaborato con Cass Gilbert29 , architetto newyorkese noto per il Woolworth Building(1911-1913), uno dei più celebri grattacieli di Manhattan e quasi certamente conosceva l’opera di Frederick Law Olmsted : Central Park. Metodo

Hebrard stabilì nel progetto della città mondiale, una precisa gerarchia tra ordine architettonico, urbano, pittoresco, politico e spirituale. Codificò i singoli elementi in una serie di principi organizzativi spazialmente riconoscibili: il centro amministrativo, cuore del sistema, l’organizzazione dei luoghi per lo svago, in simbiosi con le masse arboree, i quartieri residenziali a densità variabile ed infine i settori produttivi fuori dal centro abitato.

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Esper imen to

Invito

E.Hebrard

Maurice Long, l’allora governatore generale di Hanoi, stabilì un servizio di architettura e pianificazione per la città, sperando di introdurre nuove politiche di sviluppo simili a quelle avviate dal governatore Henri Prost ed il Maresciallo Lyautey in Marocco. L’epoca di Vildieu e l’uso massivo e decorativo del vocabolario neoclassico, per soggiogare le masse native e dimostrare la superiorità del nuovo potere, garantendone così la longevità simbolica30, era definitivamente terminato. La richiesta fu così approvata nel 1921 ed il nuovo servizio fu stabilito all’interno del ministero dei lavori pubblici nel 192331. Long vedeva Hanoi come un laboratorio per sperimentare le ultime idee e novità in materia urbana e legislativa appena introdotte nella madre patria32. Il governatore invitò personalmente E.Hebrard in Indocina per visionare il progetto della città vacanziera di Dalat e per intraprendere una proposta di piano per Hanoi. Hebrard venne così messo a capo del servizio di architettura e pianificazione nel 192333. Transfert

M.Long

L’idea di M.Long era precisa: nuovi edifici e prestigiosi spazi pubblici, degni della capitale di una grande colonia. Hebrard affrontò il problema mischiando pragmatismo e una dose di calibrata utopia, probabilmente retaggio del fantastico progetto della città mondiale. Una sorta di pragmatica visione guidò il disegno della futura città. Si adoperò per una lucida riorganizzazione dei distretti funzionali, il cui esito fu la comparsa di un centro amministrativo compatto nell’area di Ba Dinh, dove oggi sorge il mausoleo di Ho Chi Minh. Il piano per il disegno e il riordino delle sponde del grande Ho Tay (West Lake), trasformato in una grande promenade di verde pubblico, una sorta di infrastruttura ecologica, ove vi erano racchiuse una serie di attività per il tempo libero e lo svago. Hebrard cercò inoltre di mettere mano ai quartieri residenziali, attraverso la progettazione di nuove tipologie in relazione al disegno di suolo. Lo si vide inoltre impegnato nella liberazione

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Hebrard a Dalat

Il primo progetto in Indocina

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dell’insediamento urbano da tutte le piccole industrie che con il tempo vi si erano infilate. Propose di trasferire e concentrare le attività produttive al di là del Fiume Rosso, in un’ area compresa tra il ponte ferroviario e quello carrabile, nell’allora provincia di Gia Lam34 . Il Piano

Il programma appare molto chiaro, ambiente e spazio pubblico, infrastrutture, residenza e produzione. Così facendo Hebrard raddoppiò la taglia di Hanoi, preparando così una larga espansione del costruito nelle aree a ovest, verso West Lake, a sud intorno al lago Bau May. Il primo esperimento della scacchiera commerciale imposto da Vildieu è finalmente superato. Il concetto impresso dall’architetto parigino era più simile ad un modello di città diffusa, dove differenti tipi di polarità attraevano differenti flussi del vivere, organizzati secondo una nuova gerarchia razionale dei tracciati che in base alla posizione prospettica disegnavano nuove rendite di suolo. Non solo quindi un principio estetico ma anche un meccanismo di regolazione sociale decisamente più complesso della città binaria proposta da Lyautey. Il cambiamento fu radicale. Da un aggregato sparpagliato di edifici piovuti dal cielo e da imposte maglie militaresche, Hanoi acquisì la forma che oggi conosciamo. Mutarono quindi definitivamente i rapporti tra lo spazio rurale e quello urbano, le forme dell’acqua tipiche della società vegetale vennero talvolta inteL’area di Puginier è uno dei luoghi centrali dello sviluppo del piano di Hebrard. Oggi Ba Dinh Square sede del mausoleo di Ho Chi Minh

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Hanoi 1923 1.L’asse delle nazioni 2.La nuova zona Industriale 3.Il settore per l’educazione 4.Il quartiere europeo del commercio 5.La stazione ferroviaria 6.Nuovi quartieri residenziali 7.La concessione 8.Nuovi ponti ferroviari 9.Nuova promenade residenziale 10.Settore per lo sport 11.La zona dello svaglo

grate e assecondate per ridisegnare il futuro sviluppo urbano, come nel caso del lago Bau May, oggi Union Park. Le risaie e gli acquitrini lasciarono spazio ad un sistema di insediamenti diffusi ed un nuovo disegno degli argini plasmò il rapporto tra città e acque del fiume Rosso, sovente esondate durante le stagioni delle piogge. Partizione

Il disegno del piano era tenuto insieme dai meccanismi regolatori dello zoning: costruito per organizzare le funzioni della nuova città,

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Particolare del nuovo polo amministrativo disegnato da E.Hebrard su volere esplicito del governatore M.Long

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1.Il nuovo Palazzo del Governatore d’Indocina 2.L’esistente palazzo del governatore sarebbe diventato l’edificio del Consiglio di Indocina 3.Il ridisegno dell’orto botanico 4.Il lago Tay Ho (West Lake) 5.Il liceo Albert Serrault 6.Il campo giochi del Liceo 7.La piazza dei ministeri 8.Il club sportivo 9.L’istituto dei giovani figli Annamiti

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per assicurarsi un controllo sulle popolazioni e le attività indigene, sempre più accerchiate dalla nuova urbanità. Fu così che Hebrard estese il land-use zoning anche agli insediamenti autoctoni, nella speranza di trovare un meccanismo morbido per il governo del territorio, sia fisico che umano, mirato a garantire un ideale principio d’ordine e di segregazione gerarchica. Un tipo di urbanismo sperimentale, ossessionato dall’idea di raggiungere una perfetta società coloniale che rifiutasse l’ordine monotono della scacchiera ma che prediligesse invece la vocazione dei luoghi e le dinamiche di ibridazione. Nonostante l’impegno, l’effetto scaturito fu ben descritto da Margherite Duras:

“Nel quartiere alto abitavano soltanto i bianchi che avevano fatto fortuna. Per indicare la misura sovrumana del passo di un bianco, le vie e i marciapiedi del quartiere alto erano immensi. Un’inutile orgia di spazio era offerta ai passi distratti dei potenti in riposo. E nei viali scorrevano le loro automobili imbottite, sospese in un silenzio impressionante. Tutto era asfaltato, largo, fiancheggiato da marcia-

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piedi alberati con piante rare e divisi in due da aiuolette d’erbetta e di fiori lungo le quali sostavano le file rutilanti dei taxi-torpedo. Innaffiate parecchie volte al giorno, verdi, fiorite quelle vie erano ben tenute, come viali di un immenso giardino zoologico dove le specie rare dei bianchi vegliavano su se stesse. Il centro del quartiere alto era il loro vero santuario. Solamente al centro, all’ombra dei tamarindi, erano situate le immense terrazze dei loro caffè. La lucentezza delle automobili, delle vetrine, dell’asfalto innaffiato, la bianchezza smagliante degli abitati, la rorida freschezza delle aiuole fiorite trasformavano il quartiere alto in un bordello magico dove la razza bianca poteva offrirsi, in una pace incontaminata lo spettacolo sacro della propria esistenza”35. Stile

Oltre che definire l’impianto della futura metropoli, Hebrard fu responsabile di un numero significativo di edifici. Introdusse il relativismo culturale nel linguaggio dell’architettura coloniale. Incorporò elementi decorativi indocinesi, secondo numerose ricerche condotte tramite fotografie, letture e discussioni con storici e archeologi allora radunati nell’associazione EFEO. Attento alle particolarità geografiche e climatiche del luogo e poco avvezzo alla riproduzione di cliché stilistici, Hebrard introdusse nuovi elementi compositivi, come l’uso di finestre verandate e sistemi di ventilazione naturale, rispettando, a differenza dei suoi predecessori, il clima locale. Il museo Finot esempio del relativismo formale nel linguaggio architettonico introdotto da E.Hebrard

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Paradossalmente, edifici disegnati quasi cento anni fa, affrontavano le dinamiche bio-climatiche più correttamente di alcuni interventi contemporanei, più interessati alla riproduzione formale di linguaggi passati che al reale funzionamento dell’edificio stesso. Il ministero delle Finanze, oggi ministero degli Affari Pubblici, Il Museo Finot, massima espressione del concetto di relativismo culturale, l’università di Hanoi e la Chiesa Cua Bac, in stile eclettico con influenze art decò, sono il lascito di Hebrard alla nuova metropoli in divenire. Il museo Finot in una foto dell’epoca

Crisi

Il quartiere autoctono delle 36 strade, luogo nevralgico degli scambi commerciali, altamente denso e brulicante, fu giudicato da Hebrard un luogo insalubre. L’impossibilità di poterlo manomettere e il fallimento del distretto industriale di Gia Lam, dovuto ad una mancata politica coloniale e all’assenza di un reale piano per lo sviluppo delle industrie, furono per Hebrard motivo di grande depressione . “La politica coloniale è figlia di quella industriale “36 Nel senso che lo sfruttamento delle materie prime nell’area del Tonkino per la madre patria era l’obbiettivo primario, il resto non contava nulla. La crisi economica del 1929 rallentò gli stanziamenti previsti per le opere pubbliche e indusse Hebrard ad abbandonare definitivamente Hanoi al suo destino, lasciando molti dei suoi progetti a metà ed il programma per gli spazi pubblici ad una fase embrionale.

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Il complesso dell’università disegnato sempre da Hebrard

Impronta

L’eredità che lasciò ad Hanoi fu importante, una traccia indelebile che segnò gli anni a venire. Ripresa talvolta dai suoi successori che cercarono di applicare per parti le numerose proposte di un intenso quinquennio. Paesaggio Polare

Nelle colonie, il paesaggio bipolare, ovvero la capacità di strutturare un sistema binario tra le città autoctone e le nuove fondazioni di origine francese, era stato ampiamente sperimentato e con successo dal Gran Maresciallo Luis-Hubert Lyautey, il pacificatore dell’Algeria occidentale, condottiero del Madagascar e Signore del Marocco.

Il maresciallo L.H.Lyautey

“Egli era noto sia per la sua personale insistenza nel controllo delle colonie e per la sua teoria di mantenere le istituzioni locali. Un aristocratico credo, nelle associazione delle popolazioni le une con le altre (in un rapporto di mutua solidarietà) più che nel loro miscuglio razziale. Il suo colonialismo aveva più cose in comune con la nozione inglese di un governo indiretto che con quella visione paternalistica-repubblicana francese di un ideale principio assimilativo tra le genti (assimilazione come corrispettivo politico di metissage)” 37. La codificazione diretta della politica coloniale associativa, in termini di disegno urbano, si traduceva nella realizzazione di insediamenti 171

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Palmanova 1593

ex-novo a fianco delle città autoctone, come nel Nord Africa, Medina Vs Ville Nouvelle. Un cordon sanitaire, generalmente nella veste di un grande parco urbano, separava i due mondi, il vegetale come soglia. Le Lyauteyville erano due mondi separati difficilmente conciliabili. Da una parte l’indigeno, che viveva con le proprie tradizioni e abitudini, trasformate in attrazioni folkloristiche. Dall’ altro lo stato contemporaneo, sfavillante mondo moderno, dove si svolgeva la vita governativa. Un meccanismo di mutuo bipolarismo in cui l’unico punto di contatto era un sistema verde .

“Sarebbe un grande errore pensare ad un piano di sviluppo per la città in una colonia senza una preliminare investigazione del luogo ed uno studio delle condizioni esistenti della città nuova o degli insediamenti autoctoni. Senza una ispezione accurata del sito si produrrebbe un piano il cui disegno sarebbe una reminiscenza delle geometrie architettoniche rinascimentali...”38 L’affermazione di Hebrard era con ogni probabilità un velata critica al modello del Maresciallo, sempre uguale ad ogni latitudine del pianeta, era probabilmente contestato il valore di un disegno generico in antagonismo ad una visione che preferiva organizzare l’urbanità, come un insieme di funzioni in relazione tra loro piuttosto che semplici e monotoni disegni prospettici. In verità E.Hebrard per Hanoi, cercò di realizzare una misurata via di mezzo, evolvendo il concetto Lyauteyville e ponendo fine al primo impianto di Vildieu, attraverso il disegno di polarità diffuse al posto di un semplice codice binario: contrapponendo architetture e funzioni pubbliche agli sparpagliati insediamenti locali, con il fine di ricucire un territorio e organizzare più che separare l’inevitabile contatto razziale. Bonsai City I

Oltre a progettare edifici pubblici, E.Hebrard si concentrò anche sulla residenza per la futura élite, come ad esempio il quartiere Bay Mau, compreso tra il lago omonimo e quello più piccolo di Thien Khuong. Nel consiglio municipale tenutosi nel 1930, l’estensione a Sud fu così descritta:

“Destinata a diventare se non la più bella, quanto la più piacevole area della città.. Include infatti i due laghi, uno molto grande, il Bay Mau e l’altro più piccolo, Thien Khuong, separati da un ampio tratto botanico e confinante con strade e prati, ricreano una promenade che è unica ad Hanoi”. 39 172


Le ville moderniste nel tessuto di Hanoi

Un esempio di saturazione spontanea dei lotti nel quartiere coloniale francese

L’area diventò presto il luogo per la classe media vietnamita che lavorava per l’amministrazione e le imprese private40. Lo stile con cui vennero realizzate era a metà tra classico e art nouveau. Il risultato finale però, apparteneva poco alle idee di composizione e di Hebrard. Molte delle sue intuizioni per la città furono definitivamente alterate dalla grande depressione del 1929. Il suo lavoro cultural-relativista fu messo definitivamente fuori gioco dall’avvento definitivo del movimento moderno. Ironia della sorte questo stile ibrido, ritornerà inconsapevolmente in quello che oggi si puo’ definire il fenomeno della città Bonsai. Guardando Hanoi dall’alto oggi, si rimane colpiti da un tessuto urbano simile ad un termitaio impazzito. Abitazioni miniaturizzate si infilano in ogni dove, come una marea liquida che si infrange su situazioni pregresse, inglobando tutto cio’ che incontra sulla strada, laghi, piante e persone. Probabilmente nessuno allora poteva immaginare un tale sviluppo, nonostante le avvisaglie di una densità in netta crescita. Hebrard è l’inconscio padre di un modello che avrebbe sicuramente rinnegato e disprezzato per le precarie condizioni igieniche e lo scarso disegno delle abitazioni. Il fatto di non essersi mai preoccupato delle condizioni dell’abitare per la popolazione comune, prevedendo solo grandi aree di espansione all’interno del tessuto urbano, condusse allo sviluppo spontaneo di una marea liquida di micro abitazioni compatte, chiamate generalmente tube house, cluster tube o Hi-rise Tube, che nel corso degli anni avrebbero occupato tutto il suolo libero disponibile.

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Appropr iazion e

Retroguardia

“Reparto militare a disposizione di un’unità in movimento, per proteggerla alle spalle da possibili assalti avversari o per ritardare l’avanzata del nemico in caso di ritirata41”. L’inconscia condizione che spinse E.Hebrard verso il sud est asiatico, lontano dalla madre patria, fu forse il totale naufragio della sua più ambiziosa creatura, la città mondiale. Non tanto per i principi con cui fu disegnata, ma per il gusto estetico neoclassico oramai superato. In soli 10 anni lo spirito del moderno spazzò via ogni riferimento precedente. I suoi disegni erano il simbolo dell’ultima utopia romantica, definitivamente uccisa dall’avvento della prima guerra mondiale. Si chiudeva definitivamente un’ epoca. Incalzato dai nuovi eserciti delle avanguardie, il ritiro fu assicurato, difendendo metro per metro il terreno tanto faticosamente conquistato e garantendosi una possibile via di fuga. La città mondiale bis

Il colpo di grazia fu direttamente assestato da Le Corbusier. Otlet, che dieci anni prima si era esposto appoggiando ed incoraggiando Andersen ed Hebrard, affidò senza scrupoli la seconda versione della città mondiale al nuovo astro nascente dell’architettura francese. Nel 1922, anno in cui E.Hebrard si trasferì definitivamente nelle colonie della Cocincina, apparse la famosa città da tre milioni di abitanti. Il progetto che Le Corbusier disegnò per Otlet, era molto diverso in termini simbolici ed estetici dal Plan Voisin. A livello concettuale però, entrambi i disegni convergevano verso un unico grande sogno: una città mondiale come modello esportabile42. Operazione

Nella città da tre milioni di abitanti si ritrovano alcuni degli elementi funzionali del vecchio impianto di Hebrard, anche se ogni accenno di

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La città Mondiale 2.0 nei pressi di Berna 1.Edificio esistente del Bit 2.Nuova soluzione per il palazzo esistente del SdN 3.Mundaneum 4.Grattacieli della città economica 5.Stazione TSF 6.Aereoporto 7.Snodo 8.Imbarcadero 9.Nuova città alberghiera 10.Villa ariana 11.Stadio e centro sportivo 12.Chiusa del Rodano 13.Nuclei storici esistenti 14.Ginevra e stazione 15.Strada di Francia per il col del la Faucille 16.Nuovo ponte delle nazioni

tipo paternalistico sembrava apparentemente scomparso. Le Corbusier svolse un pesante lavoro di ricodifica, introducendo nuovi rapporti relazionali tra superficie libera/costruita, funzione/edificio/ suolo e uomo/macchina.

“L’intera città è un parco. Le terrazze si estendono su prati e gli edifici sono avvolti dai boschi . Edifici bassi di tipo orizzontale conducono l’occhio sul fogliame degli alberi43”. Nel progetto fu disegnato anche un interessante concetto di polmone, molto simile a Central Park, dove si concentravano tutte le attività pubbliche e culturali. Una sorta di condensatore per lo svago e la vita pubblica, meccanismo di decompressione per le future espansioni sul giardino inglese44 che cingeva l’intera città. Si ritrovavano inoltre tutti gli elementi urbani, come la pista delle corse, lo stadio e molte altre funzioni annesse che allora, come oggi, organizzavano il tempo libero dei cittadini. Tutti elementi presenti nel processo dell’urbanistica francese di nuova fondazione applicato alle colonie.

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Svolta

La vera innovazione fu il ripensamento dei rapporti uomo-costruito, espressi allora con nuove formule di densità, probabilmente importate dal nuovo mondo. Il grattacielo cartesiano immerso nel verde, oggi un concetto diventato ubiquo o globale.

“Il viaggiatore dal suo aereo, arrivando da Costantinopoli o Pechino, può vedere improvvisamente attraverso le linee vacillanti dei fiumi e le macchie delle foreste la chiara impronta che segna una città cresciuta in conformità con lo spirito dell’uomo: il segno del cervello umano al lavoro. Quando cade il crepuscolo il vetro dei grattacieli sembra infiammarsi. Questo non è un pericoloso futurismo ma una sorta di dinamite letteraria che scuote violentemente lo spettatore. Si tratta di uno spettacolo organizzato da un architettura che utilizza le sue risorse plastiche per modulare le sue forme nella luce ”.45 Tale immaginario segnò definitivamente il futuro delle città e dei suoi paesaggi.

Il piano per la città da tre Destino Comune milioni di abitanti

Sia la versione di Hebrard che quella di Le Corbusier seguirono il medesimo destino. La prima vagò sconsolata per mezza Europa, alla ricerca di un sito su cui poggiare, mentre la seconda, anch’essa errabonda, girò svariati continenti prima di essere definitivamente dimenticata. Se la città mondiale prima versione è forse l’ultima utopia romantica prodotta nel nostro secolo, e con utopia si intende un qualcosa che evoca delle speranze positive, non si può affermare lo stesso per la sua evoluzione razionalista, elaborata qualche anno più tardi. 176


Forme distopiche I

Estrusi di Honk kong Indirizzo :Tin Shui Mai Area 24b Anno : 2007 Cliente : Cheung Kong Holdings Area in un singolo piano : 555m2 Piani : 47 Appartamenti : 368 (8 per piano) Popolazione stimata : 1600 unità

Si ha come la sensazione che il modello del maestro francese, con il passare degli anni, sia stato macellato a dovere, alcune parti scartate perchè non commestibili e altre, invece, congelate in attesa di momenti migliori. Come si può ben immaginare, una volta che un manzo viene smembrato, se lo si ricomponendolo, certamente non tornerà a muggire. Ecco quindi che i suoi disegni di architettura, come pezzi di corpi, sopravviveranno congelati fino ai nostri giorni, subendo un processo revisionista e assumendo forme dal sapore distopico nei modelli applicati al presente. Un esempio: le realtà asiatiche, dove il grattacielo cartesiano anni ‘30 oggi appare come un innocente espressione di densità al confronto degli esperimenti condotti negli ultimi anni ad Honk Kong od in altre situazioni asiatiche, dove la realtà supera di gran lunga la fantasia. Hanoi oggi non è da meno.I grattaciali anzichè essere immersi in boschetti, annegano nelle risaie.

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Colon ial Won der lan d

Manifesto pubblicitario di invito all’expo delle colonie

Expo coloniale

Un candido manifesto dei biscotti Brun, annunciava di essere lo sponsor dell’ esposizione coloniale internazionale di Parigi dal giu gno 1931 al febbraio 1932. Dopo Bordeaux e Marsiglia, il picco della fiera delle colonie venne raggiunto nella capitale. La Francia celebrava così il suo impero da 100 milioni di abitanti. Al motto di “il giro del mondo in 4 giorni” o “Perché andare in Tunisia, quando si può visitare la periferia di Parigi?” Allora le Banlieue non esistavano ancora...

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Illusione Il manifesto

L’expo doveva provocare al visitatore l’illusione di un viaggio nel mondo coloniale: intorno al Lago Daumesnil l’avventore poteva finalmente viaggiare senza sforzo, come in un grande plastico, scivolando da una colonia all’altra, da un palazzo marocchino alle strade di un villaggio sudanese, entrando nella grande moschea di Djennè prima di salire nella riproduzione in calcestruzzo e acciaio del tempio khmer di Angkor Wat47. Al Bois de Vincennes si apriva il primo inconsapevole parco tematico d’Europa. Centodieci ettari di superficie, suddivisi tra le nazioni partecipanti , non molte per il vero, come Italia, Portogallo, Olanda, Belgio e Stati Uniti. Programma

Il programma francese era chiaro: simulare le colonie dell’impero con architetture surrogato, dove la bellezza ed il colore superavano di gran lunga il talvolta austero e tetro realismo. Il parco era articolato in quattro sezioni. La città dell’informazione, dove si concentravano tutte le esposizioni industriali ed i manufatti locali dei singoli paesi, la parte delle colonie francesi a sud del lago, che terminava poi nel giardino zoologico che raccoglieva le specie esotiche. Infine, sulla sponda opposta del lago, si collocavano gli altri padiglioni delle nazioni partecipanti. Effetto

Passata la città dell’informazione, una fontana luminosa apriva il largo viale delle colonie francesi, dove capeggiava alla fine del percorso un’ enorme torre/obelisco di ottanta metri, monumento dedicato alle forze armate. Monito, non troppo celato, che solo il potere delle armi poteva mantenere unito e pacificato il sistema coloniale. Ai lati si disponevano le piccole architetture padiglione delle nazioni conquistate, sino a giungere al cuore della expo: l’Indocina. Il gioiello della colonizzazione francese, tra palazzi, templi e padiglioni occupava da sola un decimo dello spazio disponibile. Il viale si allargava poi per lasciare spazio alla piazza dell’Indocina. Da un lato si trovavano l’ Annam, la Cambogia, la Cocincina ed il Tonkino, dall’altro lato, invece, capeggiava una enorme riproduzione temporanea di Angkor Wat. La simulazione delle architetture locali non era sufficiente, ogni padiglione era letteralmente animato dalle popolazioni autoctone.

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Mappa dei padiglioni espositivi

Riti tribali, processioni religiose, danze indigene, manifestazioni folkloristiche, cucine tipiche e drink esotici dalla mattina alla sera per sette lunghi mesi, una specie di Disneyland antropologica nel cuore di Parigi. La notte, spettacolari fontane illuminate creavano meravigliosi giochi scenografici, mentre ai bordi del lago si svolgevano le molteplici attività ricreative. Sullo sfondo dominava una surreale Ankor-Wat stroboscopica, assordata dalle danze malgasci e da una specie di zoo umano condensato, che lavorava in ridondanza con il giardino zoologico,comunque specie in cattività, e le architetture-simulacro. Il risultato appariva come un frappè demagogico, educativo e dimostrativo del lavoro condotto dalla Francia nei suoi territori, mostrando l’amara felicità dei popoli assoggettati. Un teatro delle ombre .... Successo

In 193 giorni furono venduti circa trentatre milioni di biglietti. L’organizzazione stabilì in otto milioni il numero dei visitatori, suddivisi in quattro milioni di parigini, tre milioni dalle province e un milione di stranieri48. 180


Ankor-Wat stroboscopico. La fedele riproduzione in acciaio e cemento del magnifico complesso situato in Cambogia

I contadini del Delta del Tonkino

Il testo fondativo della geografia umana alla base degli studi di P.Gourou

Nella wonderland delle Colonie, dove tutti i mondi etnici erano possibili, apparve per la prima volta nel padiglione del Tonkino, un lavoro di indagine molto meticoloso sul Delta del Fiume Rosso, eseguito da un allora sconosciuto geografo di nome Pierre Gourou. Hanoi era ed è situata alla testa delle due principale diramazioni fluviali, che disegnano la fertilissima pianura oggetto dello studio, la cui estensione misura quindicimila chilometri quadrati. Ottomila villaggi creavano un arcipelago sterminato di piccole comunità, che Gourou già nel 1931 indicava come una delle aree più densamente popolate del pianeta. Vi soggiornavano infatti piu’ di sei milioni e mezzo di contadini49. Nello scritto “Les paysans du delta Tonkinois”, pioneristico studio di sociologia rurale, basato sulla demografia e l’osservazione delle attitudini relazionali di circa duemila villaggi campione, egli non esitava a definire il paesaggio del Tonkino come :

“una relazione perfetta tra uomo e natura[...]. Fuori da questo stato delle cose, puo’ esserci solo disordine e disperazione50.

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Un Fragile Sistema

Gourou, critico rispetto alla contaminazione francese, considerava l‘apparizione delle chiese cattoliche un elemento totalmente estraneo al paesaggio rurale come gli edifici scolastici e gli ospedali realizzati senza tener minimamente conto dell’ambiente che li ospitava51. Inquietante analogia con il presente. In Les Paysans, Gourou metteva in evidenza la capacità ecologica di adattamento che i contadini del Nord Vietnam avevano sviluppato con il loro ambiente e come i loro villaggi servivano, articolati in una fitta rete, a mantenere e controllare meticolosamente il territorio.”

P.Gourou

La spiegazione geografica del paesaggio non deve consistere nella relazione attuativa di due termini, uno costituito dalla dimensione fisica e l’altra da elementi umani, devono essere esaminati tre categorie di dati: la dimensione fisica, la civiltà e l’interazione degli elementi umani52.” Gourou aveva intuito la fragilità del sistema del Delta, legato al nuovo sviluppo e alle possibili contaminazioni esterne, ed è per questo che la sua visione era di tipo conservativo. Preservando le tradizioni dei villaggi e le tecniche dei contadini, il sistema ecologico sarebbe rimasto intatto. Negli anni settanta in Francia, venne duramente accusato dalla critica marxista di essere un “terzomondista”, di favorire con le sue parole la stagnazione evolutiva dei paesi in lotta per una indipendenza economica. La commissione Guernut

In verità Gourou, già nel 1936, di ritorno a Parigi fu inserito nella commissione Guernut53, dal nome del ministro dell’educazione nazionale Henri Guernut, costituitasi per valutare le regole di governo nelle colonie, in termini di sviluppo e relazioni con le popolazioni indigene. In questa sede Gourou auspicò vivacemente un programma di sviluppo cooperativo per il Delta del Tonkino e le sue terre. Un programma basato sulla modernizzazione del processo agricolo attraverso l’implementazione delle tecniche di coltivazione locali, un ridisegno dei suoli agricoli e la crescita dell’artigianato locale, organizzato in una piccola rete di industrie. Eco town del Presente? Precursore

La sua visione che oggi chiameremmo di sviluppo sostenibile, era

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chiaramente in contrasto con l’espansione vertiginosa delle concessioni, un sistema coloniale di sfruttamento dei latifondi che ragionava per grandi tenute. La totalità delle sue proposte rimase lettera morta e la commissione fu sciolta nel marzo del 1937. Il problema agricolo era una polveriera sotto molti punti di vista. Gourou lo sapeva bene. Non era estraneo al sotterraneo movimento di liberazione vietnamita. Tra i suoi allievi al Lycèe Albert Sarraut, che tempo addietro lo avevano supportato nelle estenuanti missioni di ricerca nella regione del Delta, vi erano brillanti studenti vietnamiti, tra cui Vo Ngyuen Giap54, che allora si occupava dei rilievi delle abitazioni contadine.Proprio il futuro generale Giap, autore della sconfitta francese a Dien Bien Phu, che insieme a Truong Chinh, il principale ideologo del partito comunista vietnamita,pubblicarono nel 1937 “Il problema dei Contadini”. Manifesto per la radicale riforma economica e politica, alla base della lotta per l’indipendenza dall’imperialismo francese. Una questione Aperta

La questione della transizione/evoluzione di uno spazio rurale è ancora una questione aperta. Agli antipodi di Metrorurale. Lo scenario che oggi appare è molto diverso rispetto al 1936. La regione oggi, pur mantenendo la sua vocazione agricola, è forse più da considerarsi come un’area metropolitana diffusa, densissima di abitazioni L’orografia del Delta del Fiume Rosso

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Comparazioni Scalari

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Il delta del Tonkino

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e sistemi produttivi pesanti. Parliamo di densità pari a mille abitanti per chilometro quadrato55, più del doppio rispetto alla stima allora elaborata da Gourou. Oggi squassato da meccanismi fuori controllo di uso e consumo del suolo, dove potenziali infrastrutture della mobilità ancora in fase di sviluppo, potrebbero un giorno trasformarsi in volani di incredibile potenza. Città lineari e ramificate, strutture rizomatiche in cui sarà possibile esprimere una capacità di organizzazione fondata sui principi di posizionamento e’ accessibilità delle risorse. Assecondando un principio di caos più che stabilire inutili i mezzi per contrastarlo.

Il ponte coperto di Son Tay meraviglioso esempio di architettura del paesaggio

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Secon da on data

Eredità

Henri Cerutti-Maori nel 1930 divenne il responsabile dell’ufficio di urbanistica e architettura di Hanoi. Hebrard lasciò in eredità un piano ambizioso, ma in gran parte irrealizzato. Chi ne raccolse l’eredità fu il vice di Cerutti-Maori, Luis George Pineau. Il periodo euforico della Ville Nouvelle, sembrava definitivamente terminato.

“La funzione di Capitale imposta alla città di Hanoi pone dei doveri che altre città ordinarie non hanno. Il nuovo piano mira a dirigere l’evoluzione di una capitale che oggi presenta uno sviluppo sporadico e senza ordine.[...] Se come dice Tarde, l’evoluzione è il passaggio dall’omogeneo all’eterogeneo, sarà indispensabile che tutto l’organismo sia coordinato e strettamente gerarchizzato nei suoi vari elementi.[...] I tre problemi essenziali per ordine di importanza sono: l’igiene, la circolazione e l’estetica56.” L.G.Pineau

La seconda fase, come si intuisce in un articolo dell’epoca scritto dallo stesso Pineau, fu orientata verso un progetto di organizzazione e mantenimento. Le ricadute immediate dal punto di vista spaziale furono le rettifiche viarie di determinate porzioni di città e il ridisegno di alcuni quartieri.

Una delle ville nel quartiere Bau May

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Le Plus Grand Hanoi

Il manifesto di Pineau

L’esempio perfetto è fornito dalla descrizione all’interno dell’ articolo “Le plus grand Hanoi”57, dove compare una dettagliata visione per lo sviluppo del quartiere Bau May, nella zona sud della città. Pineau tramite una serie di interventi, riordinò la maglia viaria, con la costruzione di un sistema di collegamento tra gli spazi pubblici. Impostato su un modello a bassa densità, il nuovo quartiere era organizzato intorno al futuro lago Bau May, dove un parco/promenade ricco di funzioni ricreative, si collegava a nord con il piccolo lago Ho Thien Quang. Ad est, il disegno delle strade fu regolarizzato in una nuova maglia viaria, mentre il fulcro del quartiere era costituito da una piccola piazza giardino. Il progetto rimase in gran parte sulla carta, salvo per il parco ed il nuovo lago, che durante il periodo sovietico diventarono il primo esperimento di parco collettivo autocostruito. Pioggia di edifici II

Il governatore Generale Decoux

Il governatore generale Decoux, desideroso di mostrare i progressi fatti nella sua Indocina, spinse Cerutti e Pineau a mantenersi al passo con le nuove correnti architettoniche ed urbanistiche della madre Patria. Seguì cosi una seconda pioggia di edifici pubblici International style: la Banca di Indocina, realizzata da Georges Andrè Trouve tra il 1925 ed il 1930; Il circolo sportivo francese di Jacque Lagisquet del 1930, nell’area di Ba Dinh, oggi destinato agli anziani membri in ritiro del partito comunista58; l’ufficio della Shell, oggi Ministero della Scienza e della Tecnologia; l’ufficio delle poste, un ibrido Franco-Russo59, completato nel 1960.

Succursale della banca di Indocina, si noti la sezione delle volte e dei lucernari per garantirne la ventilazione naturale degli ampi spazi interni.In alto a destra compare anche la sezione del soppalco che ospitava gli uffici.

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Particolare degli interni

Piano contratto

Oltre che apportare le adeguate modifiche stilistiche alla città, Cerutti e Pineau studiarono il piano di sviluppo di Hanoi, pubblicato ufficialmente nel 1943. Apparve chiaro fin da subito che il disegno ricalcava le linee guida del piano stilato in precedenza da E.Hebrard. Furono implementate nuove polarità a sud della città, una zona per la pubblica amministrazione, la nuova università ed un campus specializzato per la formazione del personale governativo. Nella stessa zona fu realizzato anche l’ospedale Rene Robin, oggi Bach Mai Hospital, diventato tristemente famoso durante la guerra contro gli americani60. Una incerta previsione

“L’immagine della città presentata nel 1943 è banale, si allinea alle visioni e alle caratteristiche dei piani precedenti. Il documento rappresenta nient’altro che lo stato di Hanoi in un momento di trasformazione. Gli amministratori, gli urbanisti, i geografi e gli specialisti dei monumenti antichi, non sono riusciti a lasciare il benchè minimo segno su questo piano61”. Il giudizio di France Mangin, studioso del patrimonio architettonico di Hanoi, è durissimo. La mancanza di un’ idea per la città era evidente. Hebrard, a suo tempo ispirato probabilmente dai suoi precedenti lavori, aveva cercato di impostare un discorso sia funzionale che estetico, trattando il territorio per polarità diffuse, ma curandone al tempo stesso i legami di connessione. Aveva capito che oltre 189

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alle infrastrutture della mobilità, il collante doveva essere lo spazio pubblico e le sue attività, gestite a vari gradienti e livelli. Sapeva che la modernizzazione del tessuto urbano sarebbe passata attraverso la conoscenza del luogo, non solo all’interno del centro abitato, ma nel suo intorno. Il piano che fu presentato dieci anni più tardi, era invece più un esercizio di disegno teorico e di retorica, molto concentrato sui dettagli e le funzioni utili al regime di una capitale coloniale: un velo di colori pastello ortogonalizzati, planati su un territorio costellato da laghi, risaie e villaggi. Il quartiere Bau May secondo il disegno di Pineau

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Guardando i piani di Hanoi per il 2020 e 2030, il disegno riaffiora nella memoria collettiva per analogia visiva, sia per le comuni tinte pastello che per l’utilizzo di ipotetici quanto oscuri meccanismi di azzonamento. Il principio è il medesimo: estendere il territorio urbanizzato come un’astratta macchia d’olio, rinforzarlo con le infrastrutture di traffico e attendere quello che potenzialmente puo’ accadere. Una sorta di ricetta urbana ad orologeria. Occasione perduta

Space,Time and Architecture S.Gidieon

Futurama di N.B. Geddes in allestimento nel padiglione della G.M durante l’Expo del 1939

Luis George Pineau non era uno sprovveduto. Aveva ricevuto un ottima educazione, studiando a Parigi e ad Harvard. Conosceva bene le tendenze dell’allora contemporaneità. Era a NewYork, quando Norman Bel Geddes presentò la sua visione di Futurama 62. Era inoltre un membro del Ciam, e intratteneva un frequente scambio epistolare con personaggi come Sigfried Giedion, autore nel 1941 di Space, Time and Architecture, dove si esaltavano le moderne parkway come paradigmi dell’era moderna, e Cornelis Van Eesteren, cofondatore di De Stijl, autore del manifesto “Verso una costruzione collettiva” e responsabile del piano di espansione di Amsterdam nel 1936. Pineau inoltre, aveva curato per la famosa expo coloniale del 1931, la riproduzione di una piccola via del quartiere storico di Hanoi63, posizionata vicino al padiglione del Tonkino, dove Pierre Gourou espose i suoi studi sulle popolazioni del Delta. Era impossibile non notare, alla luce delle nuove considerazioni inerenti il concetto di sviluppo regionale, che fino ad allora il discorso legato alla città di Hanoi si era sempre e solo basato, ad eccezione del breve periodo di Hebrard, sull’ applicazione di modelli importati, surrogati ed in miniatura. Modelli tesi, più che alla reale invenzione di nuovi paesaggi, all’autocelebrazione di un sistema urbano intimidatorio. La rappresentazione cartografica della città non andava mai al di fuori dei confini amministrativi, mentre Hanoi era il centro di un sistema capillare di piccoli villaggi agricoli che si estendevano per centinaia di chilometri quadrati, quella che Gourou definì come la civiltà del vegetale. Pineau, invece, era troppo concentrato su dettagli tecnici, gestionali ed estetici. Altre Latitudini

Probabilmente a Pineau sfuggì la possibilità di pensare ad un modello per un nuova cultura del vegetale, dove l’ambiente rurale produttivo si potesse integrare in nuove forme dell’abitare. Un involontario progetto fu presentato nel 1944 da un esule tedesco negli Stati Uniti d’America. Nonostante l’abissale differenza tra i due contesti, di tipo economico, sociale e climatico, la proposta per un modello di città diffusa, agricola e produttiva risultò suscitare parecchio interesse. 191

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Il piano Urbano prodotto nella meta degli anni ‘40

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“Testurizzando�il territorio

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Region e

Contesto

In piena seconda guerra mondiale, sotto un governo composto dalla neonata Repubblica di Vichy e l’occupazione pacifica da parte giapponese, Ceruti e Pineau si trovarono nella situazione di amministrare, più che proporre, degli scenari per la città di Hanoi. Abbandonati a loro stessi e tagliati fuori dal mondo, si arrangiarono come poterono, continuando a disseminare edifici ed infrastrutture nel vecchio disegno proposto da E. Hebrard. Latitava una dimensione critica e visionaria per il futuro della città. Dall’altra parte del mondo, in un’ America tesa allo sforzo bellico, si pensava già ad un futuro prossimo. In questo contesto, nel 1944, l’esule Hilberseimer propose la città decentralizzata o meglio: The Metropolis as a garden city65. Probabilmente nacque in risposta alla grande depressione del 1929, dove interi distretti industriali monotematici risentirono dell’ inevitabile calo della domanda. La città agricola continua 1.Infrastruttura di trasporto 2.Fascia di rispetto 3.Settore pubblico e commerciale 4.Insediamenti residenziali 5.Strutture produttive 6.Settore agricolo

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2


L. Hilberseimer cercò di rielaborare un modello territoriale anticongestione, dove la coesistenza ed il bilanciamento delle dimensioni agricole ed industriali potessero convivere a stretto contatto con la città ed il paesaggio. Una successione infinita di insediamenti regolari e strisce di servizi erano intervallate da enormi spazi verdi, talvolta coltivati o semplicemente selvaggi. Il tutto tenuto insieme dalla potente infrastruttura centrale, che organizzava e distribuiva il flusso continuo dei veicoli. Un volo d’uccello, potente e quasi frattale, mostrava il linguaggio delle strisce e dei grappoli residenziali, divisi tra loro da ipotetici sistemi produttivi immersi nel verde.

L.Hilberseimer

“La fondazione di una regione capace di automantenersi è uno strumento essenziale per difendere la nostra nazione e per garantire sicurezza alla popolazione66”. Natura e paesaggio

La genesi del modello americano della viletta singola e del sistema dei cul de sac che oggi si ritrova in molte nuove lottizzazioni nel territorio di Hanoi

Gli insediamenti erano un sistema astratto che poteva adattarsi in ogni luogo o regione, inglobando il paesaggio naturale o artificiale che fosse, modellandosi in base alla topografia e alle risorse della regione. La natura nel progetto era trattata come un elemento artificiale per servire l’uomo. Le unità abitative erano circondate da una folta vegetazione, stratagemma usato per simulare un modello a bassa densità che permetteva di stabilire una relazione diretta con l’ambiente. Gli alberi ed i cespugli nascondevano le casette, mentre le torri sorgevano sovrastando le masse arboree. I giardini vegetali posti in prossimità degli insediamenti civili, venivano utilizzati per la ricreazione e per la coltivazione agricola, come in un sistema produttivo sotto forma di parco, abbattendo così i costi di manutenzione e diminuendo drasticamente la densità. Lo svago coincideva con la produzione di beni provenienti dal lavoro della terra e non era strettamente vincolato a luoghi o ad edifici con particolari funzioni. Una strategia mirata a trasformare il cittadino da semplice fruitore passivo di attività pre-confezionate ad un membro attivo della comunità. Una specie di part-time farmer.

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Infrastruttura

L’infrastruttura, a differenza di molti altri schemi, era organizzata secondo una griglia dovuta alle aperture degli edifici alti. Appariva come una combinazione di un sistema aperto di autostrade e strutture chiuse a lisca di pesce. Intersezioni e spigoli vivi venivano soppiantati dal sistema delle rotatorie, che conducevano ai cul-de-sac delle villette a schiera. Edifici

Gli isolati nelle unità urbane erano connessi dalla lisca di pesce. Case, commercio, parcheggi e aree ricreative erano separati da chiare zone di demarcazione. Gli edifici industriali erano collocati in prossimità dell’autostrada, all’interno della cintura verde. La zona amministrativa e commerciale fronteggiava i grappoli di residenze. Metodo Struttura di disseminazione territoriale

Per Hilberseimer la valutazione speculativa era fondamentale. Non era sufficiente ottenere informazioni aggiornate per progettare: il suo era un approccio critico-storico. Fondamentale era l’aspetto retro speculativo, codificabile poi in scelte future. Questo tipo di processo fu applicato alla città da tre milioni di abitanti di Le Corbusier. Hilberseimer ammirava molto il progetto dal punto di vista architettonico anche se, secondo il suo parere, le densità non potevano essere reali, poichè L.C. fece degli errori nel conteggio delle abitazioni. Con nuovi calcoli e i giusti rapporti tra densità e superficie stradale, cercò di illustrare i numeri della visionaria città dell’architetto francese, nel progetto della città decentralizzata.

Insrerimento degli insediamenti all’interno del paesaggio

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Fu ga

La Profezia di Doumer si avvera

Nel 1920, con l’incremento dei capitali investiti ed una crescita record dovuta all’aumento esponenziale dell’esportazioni indocinesi, in congiunzione ad uno sviluppo industriale senza precedenti67, si potè assistere ad una caotica espansione del tessuto produttivo dedito alla lavorazione di zucchero, sapone, filatura e tessitura della seta, pizzi e ricami e molti altri beni di consumo. L’agglomerato urbano stava subendo lo scoppio ritardato della rivoluzione industriale. L’immagine della placida cittadina fu squassata dalle tipiche manifestazioni dell’ età della macchina: inquinamento e rumore68. Hanoi raddoppiò la sua popolazione in soli dieci anni: nel 1931 si contavano circa 128.000 abitanti69. Il 1929 fu un anno cruciale. Gli strascichi della grande crisi portarono al collasso l’economia della città e del suo vasto territorio agricolo. Migrazione di massa, contadini disperati ed in cerca di fortuna si riversarono copiosi nel centro urbano, innalzandone la densità. Nel 1937 più di 154.000 persone erano stipate in condizioni precarie ai margini del nuovo quartiere residenziale francese o nelle 36 strade70. “Sembra che cinque secoli di mutamenti siano avvenuti in cinquant’anni” 71, scrivevano i fratelli Hoai nella raccolta “Un era di poesie” pubblicata ad Hanoi nel 1941. Fenomeni nuovi come la congestione, la formazione di una classe media vietnamita, ben educata e a stretto contatto con l’amministrazione francese, il proletariato urbano, la povertà diffusa dei contadini senza terra, la prostituzione e l’alto consumo di oppio, resero la città una potenziale polveriera. Memorabili sono i racconti della commedia umana che andava in scena quotidianamente ad Hanoi, narrata da alcuni noti scrittori come Vu Trong Phung, nella “famiglia dei domestici” o dello straziante ritratto della quotidianità di un conducente di risciò in “Io spingo un Risciò”72. La profezia di Doumer rieccheggiò sinistra. La campagna di pacificazione non era mai pienamente riuscita e la ribellione covava segretamente. Un contributo inconsapevole ma fondamentale alla

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lotta contro l’invasore francese, fu dato dal nazionalista cinese Sun Ya Sen, che transitò in Indocina dal 1907 al 1909. La sua tattica basata sul terrorismo urbano, sull’ammutinamento delle forze armate locali e sulla costruzione di una fitta rete di celle operative segrete, influenzò in maniera decisiva i membri del futuro Partito Marxista Vietnamita73. Nel 1924 giunse in Asia Nguyen Ai Quoc (il patriota), che dalla provincia cinese di Canton sistematizzò la diffusione del comunismo nella regione del Tonkino, facendo tesoro della precedente esperienza nazionalista di Sen. Figlio di un ufficiale minore dell’esercito, fu conosciuto dal 1942 come Ho Chi Minh. Al numero cinque di Ham Long Street, in una piccola casa a due piani del quartiere francese, nel maggio del 1929, fu scritto il manifesto provvisorio del Partito Comunista Vietnamita74, mentre E.Hebrard lasciava per sempre Hanoi. Periodo giapponese

Nguyen Van Giap - Ho Chi Minh

L’ avvento della seconda guerra mondiale ridusse al minimo le comunicazioni tra la madre patria e la colonia. Lo scambio di informazioni tra il governo di Parigi e le amministrazioni coloniali fu limitato ad un semplice scambio di telegrammi. L’occupazione giapponese incominciò così nel giugno del 1940. I francesi misero definitivamente da parte l’orgoglio nazionale per gli interessi economici. Il governo di Vichy per le colonie e l’impero del Sol Levante lavorano per cinque anni a stretto contatto. Con il trattato Matsuoka-Henry del 30 agosto 1940, la Francia riconosceva al Giappone la sua posizione predominante nei territori dell’Indocina francese, mentre la nuova potenza orientale si impegnava a lasciare a Parigi, nella persona del governatore generale Ammiraglio Jean Decoux, l’apparato amministrativo delle colonie75. Rispetto ad altre latitudini, come la cruenta conquista della Cina, la dominazione Giapponese fu quasi indolore. La politica di lasciare al loro posto i francesi nella pubblica amministrazione, ridusse i mutamenti diretti sulla città. Il rapporto tra i due stati era di mutua assistenza.

Ironia della sorte: uno dei volantini americani che invitavano gentilmente la popolazione civile a non vivere vicino ad obbiettivi militari.

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Trauma III

In questi cinque anni di guerra, Hanoi fu solo sfiorata dal conflitto mondiale. Tuttavia all’inizio del 1945 in una sola notte i bombardieri americani rasero al suolo il vecchio polo espositivo, che nel 1902 ospitò l’expo internazionale dell’indocina. Vista la vicinanza strategia con la stazione ferroviaria, fu prontamente occupato dalla truppe giapponesi, ed utilizzato come caserma. Oggi al suo posto sorge il solido palazzo dell’amicizia Sovietico - Vietnamita. Il palazzo delle esposizione internazionale del 1902,poi Museo M.Long, raso al suolo dagli americani nel 1945, oggi al suo posto svetta il palazzo dell’amicizia russo-vietnamita

La Lunga Libertà

L’amministrazione di Vichy collassò nell’agosto del 1944.De Gaulle si insediò a Parigi con il nuovo governo di liberazione e dichiarò che i territori dell’Impero, non importa dove essi fossero, appartenevano solo alla Francia76, ripudiando di fatto il trattato Vichy-Tokyo. Il risultato fu l’operazione Mei del 9 marzo 194577, in cui le forze giapponesi occuparono, senza spargimento di sangue, i luoghi del potere francese e lo stesso governatore generale Decoux finì prigioniero. I giapponesi elessero un nuovo governo indipendente vietnamita sotto la leadership di Tran Trong Kim, con Bao Dai come Imperatore fantoccio dell’Annam78. Le vie cambiarono nome e per la prima volta la toponomastica francese venne cancellata per essere sostituita dalla lingua locale79. Tutto ciò durò molto poco. Il 15 agosto del 1945, l’imperatore Hiro Hito firmò la resa incondizionata del Giappone. Nel vuoto di potere lasciato dai francesi e dalla definitiva sconfitta del

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Sol Levante, Ho Chi Minh ebbe finalmente un chance per agire. I Vietminh uscirono così allo scoperto, dando inizio alla “rivoluzione d’agosto”. La gente scese nelle piazze e si radunò di fronte al palazzo dell’Operà, luogo simbolo del prestigio francese. Bandiere svolazzanti anche sotto la pensilina art-decò del palazzo della residenza superiore del Tonkino che fu presa d’assalto. Nguyen Huy Khoi, dalla balconata dell’Operà, proclamò entusiasta l’inizio della Rivoluzione Vietnamita80. Alla fine del mese, Bao Dai abdicò e il 2 settembre 1945, Vo Nguyen Giap, neo ministro dell’interno, introdusse Ho Chi Minh, futuro primo ministro e presidente, che di fronte ad un’ enorme folla in festa, lesse la dichiarazione di indipendenza della Repubblica Democratica del Vietnam. L’assalto alla Residenza Superiore del Tonkino durante il vuoto lasciato in seguito alla ritirata giapponese

Luogo particolare

Ba Dinh il cuore della nazione

Ironia vuole che la scelta del luogo fosse la piazza Puginer, oggi Ba Dinh Square, cuore dell’area amministrativa francese e fulcro delle attenzioni progettuali di E.Hebrard. L’onda della rivoluzione durò poco. Gli alleati, i futuri cinque membri permanenti delle Nazioni Unite, stabilirono che la Francia dovesse ritornare in possesso dei territori perduti. Così nel giugno del 1946, esercito ed amministratori francesi della quarta repubblica, rioccuparono le sedi del governo. Ho Chi Minh cercò di negoziare un accordo di pace per riconoscere gli sforzi fatti dai vietnamiti, ma la nuova costituzione francese non prevedeva la piena indipendenza dei membri dell’Unione.

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Una politica esattamente opposta rispetto al Commonwealth inglese. In tutta risposta nel novembre del 1946, ignorando i proclami europei, Uncle Ho creò la terza forza di governo, che per la prima volta escluse le fazioni non comuniste dei Viet Minh81. Il Vietnam tornò ad essere una colonia, ma Hanoi fu per otto anni una città militarizzata e sotto assedio perenne. La prima guerra di Indocina ebbe così inizio. Un paesaggio in scacco

La città era fortemente provata. La carestia dell’estate del 1945 aveva mietuto migliaia di vittime. I Giapponesi a loro tempo avevano prosciugato le scorte di riso ed i rifornimenti dalle campagne erano scarsi per via dei bombardamenti alleati alle infrastrutture di trasporto. L’economia era piegata. Il primo partner commerciale degli ultimi 5 anni si era sgretolato con la fine della seconda guerra mondiale. I combattimenti strada per strada, tra le forze rivoluzionarie francesi e il movimento rivoluzionario furono durissimi. Nel 1947 il battaglione Vietnamita 101 condusse una violenta offensiva per riprendere il controllo della zona Nord del quartiere delle 36° strade. Il centro abitato si svuotò quasi completamente: si stima che dal 1948 al 1949 solo 10.000 persone fossero rimaste a vivere nelle proprie case82. Il 21% della municipalità di Hanoi fu completamente distrutta e un’altro 8% parzialmente danneggiato83. Nonostante lo scenario apocalittico, l’esercito francese sembrò riprendere il sopravvento. La città era avvolta in un calma surreale. I combattimenti diminuirono e si ebbe come l’impressione che il conflitto si stesse placando. Verso la fine del 1949, la popolazione ritornò copiosa, fino a raggiungere nel 1953 la cifra di 292,575 abitanti84. Una fluttuazione impressionante. Bonsai city II

Un articolo apparso nel Marzo del 1953 scritto da A.Franck, corrispondente del giornale L’Entente di Hanoi 85, valutò la possibilità di espandere la città tra il fiume e gli argini, anziché verso l’interno come prevedeva il Piano di Cerrutti-Maori e Pineau. L’autore calcolò che il futuro sviluppo delle abitazioni avrebbe giovato a circa 80.000 persone in cerca di casa. Una società privata avrebbe generato profitti per la municipalità e due milioni di posti di lavoro, riducendo il problema della disoccupazione e garantendo al tempo stesso un controllo delle acque del fiume. Le autorità municipali lo presero seriamente. Si capisce bene che oramai l’architettura 201

La Parigi del Tonkino


e la pianificazione della città erano allo sbando. Il piano del 1942 naufragò definitivamente: applicato per parti e strumentalmente utilizzato a scopi di propaganda, risultò uno strumento vuoto, un insieme di linee e colori e di futuri boulevard. Fu così l’inizio ufficiale del così detto anarco urbanismo. Oggi la stessa area descritta da Franck sessant’anni fa è un guazzabuglio di case tubo che stagionalmente vengono allagate dal fiume Rosso. Un tessuto tipo che Hanoi conosce fin troppo bene. Il proliferare di migliaia di abitazioni illegali ebbe come effetto la completa scomparsa delle sponde del fiume,creando una specie di barriera artificiale Durante le soventi inondazioni capita di vedere le persone che navigano sulla linea di galleggiamento dei secondi piani delle residenze

Epilogo

L’epoca della città francese è giunta al termine. Hanoi venne chiusa in una stretta sacca di resistenza. I territori del delta del Tonkino erano caduti in mano ai rivoluzionari che aspettavano l’occasione per chiudere definitamente la partita.Lo scontro finale, l’epico epilogo, avvenne a 300 km da Hanoi. A Dien Bien Phu i vietnamiti sconfissero definitivamente l’esercito francese. Gli accordi di Ginevra del 21 luglio 1954 sancirono un armistizio permanente e divisero in due il paese. Il partito dei lavoratori del Vietnam aveva finalmente la sua capitale, mentre un esercito grigio e sconfitto si ritirava sul ponte Doumer in direzione di Haiphong, lasciandosi alle spalle una città che prima non c’era.

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La ritirata francese attraverso il Ponte Doumer

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3째

Episodio

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Disu r ban ismo

Mosca 1929

La società per azioni “Città verde” nel 1929 bandì un concorso per un grande quartiere ricreativo: una stazione climatica per il riposo e la ricreazione, a trentadue chilometri dalla città di Mosca, presso la stazione di Bratovscina Spasskaja, in un ambiente paesaggistico ottimale e particolarmente felice. Il programma prevedeva l’insediamento stanziale di circa tremila abitanti, riuniti in grandi comunità agricole, dove era prevista la massima collettivizzazione della vita quotidiana. Inoltre, la ferrovia suburbana poteva trasportare più di centomila persone al giorno. Il concorso prevedeva infatti aree attrezzate con sanatori, lontani dal rumore, case di riposo ed alberghi, parchi, viali, impianti sportivi, stadi, teatri e piscine.1 Escamotage

Con l’avvio del primo piano quinquennale, si aprì una stagione di grandi dibattiti sul futuro della città socialista. Il concorso fu il pretesto per sviluppare un nuovo modello di urbanità per l’Unione Sovietica, desiderosa di espandersi e crescere con un sistema di vita alternativo rispetto alle potenze occidentali. Data l’enorme estensione territoriale e la condizione agricola nella Russia degli anni ‘30, architetti ed urbanisti furono chiamati a proporre nuove visioni che sanassero i problemi trattati da Marx, Engels e Lenin in merito alla dicotomia tra proletariato urbano e masse produttive agricole, ovvero l’eterna lotta tra città e campagna. Inviti

Furono chiamati a partecipare quattro gruppi di architetti allora emergenti o già affermati: N.Ladovsky, D.Friedman, K.Melnikov e M.Ginzburg. Tutte e quattro le proposte si concentrarono sul potenziale valore delle infrastrutture come matrici di una nuova forma di organizzazione territoriale. Nonostante il comune punto di partenza le proposte furono molto differenti. Ladovsky presentò residenze temporanee per differenti tipi di lavoratori; la spina dorsale del progetto era una grande autostrada che si diramava come un albero ed agganciava diverse preesistenze sul territorio, creando così un modello di AgriCittà2. 216


La striscia produttiva dei Disurbanisti

Il piano di Mosca del 1929

Il programma di K.Melnikov per la nuova città satellite

Friedman si concentrò su fattori progettuali salubristi ed igienici, concependo la città come una grande massa boschiva, dove gli alloggi si distribuivano ben soleggiati ed areati. Il paesaggio era costruito per essere naturale, agganciato alle specificità ambientali, topografiche e geografiche. Il progetto di Melnikov si basava su un grande anello infrastrutturale diviso per settori, al cui interno erano inserite le attività previste dal concorso. L’approccio di Ginzburg fu radicalmente differente,la nuova città socialista avrebbe dovuto ricalcare i modelli di produzione industriali.Non più una città ma un’ urbanizzazione lineare continua e leggera, che avrebbe con il tempo colonizzato l’intero territorio, fondendo in un sistema unico agricoltura e città. Gli ultimi due progetti, pur essendo differenti, offrirono la possibilità di riflettere su alcuni aspetti significativi che riguardavano le nuove urbanità: Città satellite Vs Città Diffusa.

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La città del sonno e del riposo di K.Melnikov

Il satellite stellare

Un’ enorme struttura anulare di dieci chilometri di raggio si posò in alcuni terreni vergini a nord di Mosca, quasi un’ astronave, il cui centro era rappresentato da un’ enorme stella bianca. Il nuovo paesaggio della città verde per K.Melnikov corrispondeva alla città del riposo razionalizzato. Tutto era produzione persino il sonno. Infrastruttura

Una delle caratteristiche della città verde era la sua molteplice accessibilità: come nella città mondiale di Hebrard,viabilità e mezzi di trasporto erano i caratteri salienti per la sopravvivenza ed il successo del modello. Un’ infrastruttura più che una semplice città satellite, dove tutto si poteva facilmente raggiungere tramite l’anello ferroviario, i canali navigabili, gli svincoli autostradali o l’aerodromo. Oltre alle infrastrutture classiche era prevista anche la torre dei venti, per consentire lo sfruttamento dell’energia eolica.

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La collocazione geografica della città stellare e il rapporto di scale con Mosca

Programma

Sulla grande fascia anulare, Melnikov dispose le grandi strutture alberghiere per il riposo ed il recupero dello spirito. Nel settore dei servizi centrali, situato nel cuneo più grande che collegava la semi luna alla stella centrale, si condensavano i centri per le esposizioni, gli istituti scientifici ed gli impianti sportivi. Il cuore dell’insediamento era l’istituto per l’uomo nuovo, localizzato su uno dei lati della grande stella. All’interno del perimetro vi erano le aree suddivise in vari settori come il grande parco boschivo, il pascolo, il giardino zoologico ed il parco per l’infanzia. A Parco boschivo B Parco a pascolo Kholkoz C Parco agricolo D Parco Zoologico E Settore dei Servizi E1 Esposizione E2 Istituti scientifici E3 Impianti sportivi E4 Stazioni F Parco dell’infanzia G Servizi comunali H Aerodromo I Campo per le esercitazioni L Perimetro della residenza alberghiera M Torre dei venti N Parco dei divertimenti O Istituto per l’uomo nuovo a. Sistema idraulico del fiume Skalba b. Sistema idraulico del fiume Vjaz

Architettura

Gli edifici chiamati alberghi di zona costituivano mega strutture per la vita collettiva. Cellule disegnate e pensate per il nuovo stile socialista. Il grande albergo centrale si dotava di servizi, spazi comuni e di una grande mensa in cui potevano mangiare contemporaneamente fino a 240 persone.3 La striscia produttiva

Ben diverse invece furono le proposte dell’ equipe diretta da Mosej J.Ginzburg e Michail Barsc (con la consulenza di M.Okhitovic, per le questioni macro-economiche)4. Il concorso fu l’occasione per il gruppo dei “disurbanisti” di mettere a punto un manifesto contro la futura congestione urbana:

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“Le città non sono migliorabili, la loro ricostruzione è inevitabile [...] vedrete che compariranno malattie nervose sconosciute [...], dopo il primo piano quinquennale l’unica soluzione sarà la dinamite!”5

M.Ginzburg

Il progetto presentato dal gruppo Osa

CI cinema CL club BL lavanderie KC direzione e pianificazione CO centro di distribuzione dei pro dotti di prima necessità P poste - telegrafi - telefoni B stampa e letteratura C giardini d’infanzia-scuole ecc. R pompaggio acque G centrale per la preparazione degli alimenti e la loro distribuzione

I principi che muovevano il gruppo erano: a) Espulsione e allontanamento sistematico da Mosca di tutta la dimensione produttiva, di ricerca scientifica e dei sistemi amministrativi da disperdere poco a poco su tutto il territorio dell’Unione Sovietica, con l’inserimento del principio di delocalizzazione nei piani quinquennali di sviluppo economico. b) Intraprendere un’ azione di sfoltimento della densità, trasferendo la popolazione al di fuori di Mosca e allocandola successivamente lungo i grandi assi di circolazione secondo lo schema proposto da Ohitovitch. Il proletariato agricolo sarà anch’esso raggruppato e organizzato lungo le vie veloci, al fine di mischiare le popolazioni urbane e rurali che finalmente useranno le stesse abitazioni i medesimi luoghi di svago e così via.

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c) Interdire tutte le nuove costruzioni a Mosca e piantumare gli spazi liberi per il futuro cambiamento. Si consigliava di trasformare la città in un’ enorme parco della cultura dove in futuro potranno convergere i cittadini della nuova ripartizione territoriale. Inoltre si consiglia di non demolire immediatamente gli edifici, ma di attendere pazientemente che il degrado degli stessi faccia il suo corso in modo che l’abitato di Mosca si trasformi in una immensa città verde - museo.6 Infrastruttura

La struttura lineare e leggera

Nonostante un programma radicale, il progetto che Ginzburg propose non era un rigido schema ma bensì un insieme di linee di forza che ridisegnavano il paesaggio, predisponendolo alla sua colonizzazione. Un’ infrastruttura malleabile che organizzava e rendeva accessibile il territorio da qualsiasi lato lo si prendesse. Lavorava con la topografia e l’orografia del luogo, proponendo non una semplice forma di urbanità lineare da manuale di fine ‘800, alla Soria y Mata per intenderci, ma come, Okhitovich evidenziò bene,quasi prevedendo il futuro, un’ organizzazione territoriale dettata dai tracciati energetici.

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Programma

Tutte le funzioni erano organizzate in base ai tracciati delle infrastrutture. La produzione di base si doveva fondere con l’industria locale ed risultati si sarebbero visti nel settore edilizio e in quello alimentare. La parte ricreativa includeva un parco della cultura e del riposo, vari centri sportivi e stadi, auditorium, ristori, parchi zoologici e botanici, che si sarebbero agganciati all’infrastruttura viaria o ne vrebbero fatto parte a loro volta. Architettura

Particolare delle strutture pubbliche inserite nella striscia

L’unità abitativa smontabile e mobile progettata dai disurbanisti per la colonizzazione del territorio

Gli insediamenti suggeriti dal piano, posti in corrispondenza delle fabbriche, si articolavano in costruzioni quali alberghi, strutture pubbliche o edifici di residenza comune. Inoltre fu anche proposta la cellula base dello sviluppo socialista, un modulo smontabile e trasportabile di dodici metri quadrati. Una delle tesi dei disurbanisti prevedeva infatti che lo sviluppo dei mezzi di trasporto diminuisse la dipendenza dell’uomo dalla casa, così da togliergli definitivamente l’attaccamento alla fissa dimora. Agli antipodi del nomadismo radicale. Il modulo si poteva quindi costruire e rimontare facilmente, inoltre era aggregabile ad altre unità. Il principio della casa smontabile era la fine dell’immobilismo urbano, non più città, non più campagna.

Polemica

In un efferato scambio epistolare, Le Corbusier definì l’esperimento dei disurbanisti per il progetto di Mosca come una serie di belle casette di paglia nella foresta. Ottime per passare il fine settimana.

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Rivendicò che l’uomo da sempre aspira all’urbanità e che le stati-stiche mondiali provavano che la mortalità era minore nei centri abitati più densi. In tutta risposta Ginzburg rispose affermando che l’impostazione del maestro francese era un tentativo raffinato di limare gli angoli dell’urbanità e che i giardini sui tetti erano belli ma non rappresentano una soluzione per i cento milioni di abitanti che la Russia possedeva. Il loro progetto era un’ infrastruttura per migliorare le condizioni di vita delle popolazioni rurali. La furia moderna

“Noi sappiamo benissimo che non esiste ancora un soluzione possibile, ma la cercheremo, questo è il dovere degli architetti del socialismo.”8 Esito

Il concorso alla fine fu vinto dalla struttura dinamica di Ladovsky e ai quatto concorrenti fu comunque concesso di costruire alcuni dei loro prototipi. Tuttavia la Città Verde non fu mai realizzata.9 Il progetto vincitore di Ladovsky

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Alter n ativa

Benvenuta CCCP

Con la definitiva dipartita francese e la divisione del paese in due parti, Hanoi entrò formalmente nella sfera di influenza sovietica. Nel 1955 furono stabiliti i primi accordi di cooperazione economica tra l’Unione Sovietica e il Vietnam del Nord10. L’entrata del paese nella cortina di ferro fu segnata da varie esposizioni industriali tenutesi ad Hanoi, dalla Germania dell’est, Ceslovacchia e Unione Sovietica.11 Iniziò così un periodo di trasferimento di massa del sapere socialista in termini di sviluppo economico, sociale ed architettonico.

“A eccezione di qualche ricco quartiere riservato all’elite, Hanoi era una città piena di baracche e di decadenti bassi fondi...vi era la mancanza di ogni genere di cosa e le condizioni di vita erano terribili, ma negli ultimi trent’anni, abbiamo fatto ciò che esattamente lo zio Ho voleva fare: La volontà di trasformare Hanoi in una Capitale socialista.”12

Uno dei manifesti celebrativi della vittoria a Dien Bien Phu che portò la definitiva capitolazione dell’impero francese Surrogato nell’Indocina del Nord

La prima equipe internazionale del blocco rosso, apparse in città alla fine degli ’50. Fu così che il Professore P.Zaremba (Polonia) con i consulenti Su Khac Ninh(Cina) e Zemiakovski (Russia) 13 elaborarono il nuovo piano di sviluppo per la città. Era il primo tentantivo di evolvere i concetti già presentati nell’ultimo progetto francese di Cerrutti-Pineau. Non ci fu una vera e propria rottura, anzi, si poteva registrare una certa continuità sia in termini di disegno che di progetto. Le differenze fondamentali furono la scala e le polarità. La nuova città socialista doveva pensare al suo tessuto produttivo, l’espansione industriale e le infrastrutture erano una priorità assoluta. Per la prima volta Hanoi visse al di là dei suoi confini urbani: si cercò di potenziare un sistema diffuso sul territorio sia di imprese pesanti che di sviluppo agricolo meccanico. Le nuove espansioni vennero agganciate ai tessuti preesistenti e fu indicato il lago Tay Ho (West Lake) come nuovo centro geografico,designandolo ad area ecologica (proposta che risaliva ai tempi di Hebrard).

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Furono inoltre ripresi alcuni elementi del piano Pineau e ricodificati in stile sovietico, come il progetto dell’università internazionale, realizzata da un gruppo di architetti sovietici di Gyprouz, E.S. Budnik e P. Kuznetsov, con il nome di Istituto Politecnico di Hanoi14.

La prima esperienza sovietica

Suolo per residenze pubbliche Tessuto esistente Zone di sviluppo industriale Verde e piantumazioni Fiumi e corsi d’acqua Terreni agricoli

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Istituto Politecnico di Hanoi La prima UniversitĂ post francese

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L’impianto del complesso unicersitario

Istituto Politecnico di Hanoi La prima UniversitĂ post francese

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Differenza

La differenza tra uno stato coloniale francese ed uno satellite dell’Unione Sovietica, risiedeva nello sviluppo autonomo del settore produttivo.

”La politica coloniale è figlia di quella industriale” diceva il primo ministro francese Jules Ferry verso la fine dell’800.15

Villa coloniale al n°3 di Nguyen Binh Khiem street

Dietro il significato criptico dell’affermazione si annidava il principio di sfruttamento coloniale. Era inutile per una colonia ricca di materie prime, sviluppare un’ industria pesante, primo perchè le materie prime servivano alla Francia, secondo doveva instaurarsi uno stretto legame di dipendenza a beneficio della civiltà colonizzante. L’indipendenza e la libertà incentivata dai sovietici invece, si basava esattamente sul principio opposto. Sostegno dello sviluppo e delle infrastrutture, produzione di massa sul modello socialista, creazione di una coscienza collettiva e valorizzazione del proletariato urbano e rurale. Squat Coloniale

Le ville del quartiere misto degli anni anni ’30, dopo la disastrosa ritirata dei francesi, furono confiscate dallo stato ed interamente devolute alle famiglie bisognose di alloggi. Fu così che incominciò un processo fuori controllo di densificazione spontanea, che trasformò le abitazioni francesi a due piani in condensatori familiari plurimi. Un significativo esempio è la villa coloniale situata in Nguyen Binh Khiem16, dove in un lotto di circa 400 mq ospitava quattro famiglie per un totale di circa cinquanta persone.

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La proliferazione della città Bonsai è un marea di pixel inaresstabile che trova sfogo in ogni territorio libero. Infilandosi e cingendo ogni parte dell’edificato esistente

Bonsai City III

“Le nostre montagne ci saranno sempre, i nostri fiumi ci saranno sempre, la nostra gente ci sarà sempre. Gli americani saranno sconfitti, noi ricostruiremo la nostra terra dieci volte più bella”.20 Dopo l’articolo di A.Franck sull’occupazione delle sponde del Fiume Rosso, sembrò consolidarsi definitivamente un modello di città informale. Le distruzioni post belliche della I° guerra di Indocina furono ingenti, si parlava di 3.865 abitazioni totalmente rase al suolo nel periodo 1946-47. Nei successivi anni i permessi di ricostruzione concessi a privati cittadini furono più di 4.418.21 Questi furono gli ultimi dati certi prima del collasso del catasto francese, avvenuto con la ritirata del 1954. Dall’indipendenza in poi, la pubblica amministrazione vietnamita chiuderà gli occhi, favorendo un processo di costruzione spontaneo da parte dei privati cittadini. Una sorta di termitaio architettonico divorerà il suolo della città ed il paesaggio delle campagne, espandendo quelli che una volta erano piccoli villaggi in conglomerati massicci e compatti di abitazioni plurifamiliari, infilandosi tra le pieghe lasciate dal tessuto francese e dalla futura urbanistica russa dell’edilizia popolare diffusa.

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Il primo Parco Collettivo di Hanoi: Reunion Park

Persone a perdita d’occhio , durante il proprio tenpo libero contribuirono alla realizzazione del primo parco collettivo della città.Con ogni probabilità il disegno di questo meravigliosospazio pubblico era di origine francese...

L’incubo francese era finalmente lontano, la città viveva un momento di ripresa dopo i lunghi anni della prima guerra di Indocina. Si pensava alla ricostruzione, ricucendo le ferite di nove anni di dure battaglie contro l’oppressore. I piani di sviluppo urbano si erano schiantati come aerei in stallo e furono realizzati per parti esigue o totalmente sopraffatti dalle circostanze. Nonostante la tremenda sfortuna di quei disegni tanto precisi quanto irrealizzabili, il cui destino era sospeso in un limbo oscuro, le loro caratteristiche genetiche riemersero col passare degli anni.Un esempio calzante è il caso del quartiere Bau May. La promenade verde disegnata da Pineau fu inaspettatamente messa in opera l’11 novembre 1958. Per circa tre anni, ogni “sabato comunista”17 venne impegnato da migliaia di persone, che a perdita d’occhio lavorarono gomito a gomito per regalare alla città il suo primo parco pubblico. Un’ enorme opera di land art collettiva. Un duro lavoro di bonifica e consolidamento delle sponde trasformarono una palude-discarica in uno dei più sinuosi e tranquilli luoghi di Hanoi. E’ incredibile come oggi questa sia ancora un’ oasi di pace, dove appena varcata la soglia, i rumori incessanti del traffico sempre intenso si quietano, diventando solo un ronzio lontano. Un borbottio di fondo persino piacevole. Tutto è curato nei minimi dettagli, i salici piangenti, i grandi ficus tropicali dalle immense radici e

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le cortine di mandorli che a tratti riverberano, seguendo le morbide linee delle sponde, in un’ acqua placida e pigra come il colore impenetrabile del cielo asiatico. Il 19 aprile 1980, per il 110°anniversario della nascita del padre fondatore dell’Unione Sovietica, il parco fu ribattezzato Lenin Park18. Original Soviet

Nel 1962, alle porte del secondo piano quinquennale, l’architetto sovietico I.A. Antynov con alcuni componenti della neonata scuola di architettura, sottopose ad un’ attenta revisione il disegno di Zaremba19. Il risultato fu l’espansione della città produttiva tre cincovallazioni e cinque direttrici di crescita in cui riposizionare i distretti industriali. Tornò in auge il centro amministrativo di Ba-Dinh e quello commerciale attorno a West Lake, dotato in più di una piccola linea ferroviaria. L’area del Fiume Rosso invece fu considerata una riserva ambientale.La novità assolutà per il territorio della ciità fu la disseminazione di piattaforme produttive a scala regionale con l’introduzione del concetto di città satellite. Lontano dalla città madre, sembrava essere ancor più grande. La decentralizzazione pare fu applicata per ragioni strategiche: in caso di aggressione straniera Hanoi avrebbe subito una minore pressione. Il modello appariva uno strano ibrido tra il progetto di Ginzburg e Melnikov, forme di disurbanismo centralizzato.

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Reunion Park

Un opera di paesaggio collettiva

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Il progetto non venne mai totalmente realizzato.La guerra era di nuovo alla porte, tra il 1965 e il 1972 la città fu costantemente assediata dai bombardieri americani. Nonostante questi terribili eventi, il disegno costituì la prima base dell’espansione futura della città e dei suoi territori così come oggi li conosciamo.

Il primo progetto interamente sovietico

Aree residenziali Terreni industriali Parchi Pianure alluvionali Suolo pubblico Fiume rosso Strade Ferrovia

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Nu ove scale

Eccessi

Pianta della città proibita

La tabula rasa come progetto di rinascita.Nel disegno del 1958 per Pechino il centro storico veniva raso al suolo per lasciare spazio ad una maglia regolare simile alla griglia di Manhattan

La scuola sovietica di architettura e urbanistica degli anni ‘50 ebbe una serie di opportunità incredibili: la possibilità di sperimentare il programma della nuova metropoli socialista oltre che a casa propria nei paesi in via di sviluppo, appena entrati sotto l’ala protettrice della grande madre Russia. Il motore era la scala regionale, come nel caso di Pechino, in cui avvenne una disseminazione funzionale, una forma massiva di disegno regionale, tenuto insieme da una poderosa infrastruttura che legava abitare, produzione agricola ed industriale. L’esempio di Pechino era emblematico: i consulenti russi Abramoff e Barannukov22, diedero l’imprinting ed i cinesi proseguirono da soli, sviluppando la loro visione del territorio socialista e arrivando persino ad ipotizzare nel piano del 1958, la totale disintegrazione della città proibita, sostituita da una maglia regolare. Una versione cinese di Manhattan, al cui interno vi si annidavano edifici per una capacità di un milione di abitanti, centri amministrativi e finanziari, spazi pubblici monumentali e cinture verdi al posto delle antiche mura, che nel progetto venivano completamente demolite.23 Verso un socialismo realista radicale...

1.Zona residenziale e di edifici pubblici 2.Funzioni produttive e di servizio 3.Zone protette 4.Corridoi ecologici 5.Aree di futura espansione

Il Tabulatore autoprodotto

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La città agricola

AgriCittà

Kisho Kurokawa

Mi sembra che esista un concetto di città contro villaggio con un enfasi riferita alla città, quando diciamo “il flusso di popolazione agricola nella città” o “la dispersione della popolazione urbana”. Sono dell’ opinione che le comunità rurali siano città a tutti gli effetti, il cui mezzo di produzione è l’agricoltura. Città agricole, città industriali, città del consumo e del divertimento dovrebbero avere forme riconoscibili costituite da comunità compatte. Un distinto sistema urbano dovrebbe esistere tra queste città, le città agricole hanno il potenziale per essere delle metropoli future. Questa è la ragione per cui è necessario avere un piano per la loro espansione futura.24

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Se non fosse Kisho Kurokawa a scrivere nel famoso libro Metabolism pubblicato a Tokio nel 1960, “The Proposal for the new Urbanism”, sicuramente lo si potrebbe confondere con l’ennesima proposta di tipo socialista per sanare la dualità tra campagna ed urbanità, tra territori produttivi agricoli e metropoli industriali. K.Kurokawa, in verità, era un giovane compagno e simpatizzante comunista. Nel 1958 fu invitato alla conferenza internazionale degli studenti di architettura a Mosca, come presidente del movimento degli studenti di sinistra del Giappone. Lo stesso anno, in seguito alla visita nell’Unione Sovietica, K.Kurokawa rimase così negativamente colpito che di lì a poco rinnegò definitivamente l’appartenenza al partito.25 Nonostante la rottura, l’architetto giapponese, affrontò in seguito il tema, tanto caro a padri fondatori dell’ Ussr, dell’eterna dualità tra città e campagna. A trent’anni esatti dal concorso della città verde di Mosca, nonostante le comuni premesse, Kurokawa introdusse una nuova visione: la grande struttura. Il germe provocatorio del definitivo cambio di scala, la mediazione estrema e brutale di un modello alternativo di paesaggio urbano, che smantellava i fasti ideologici e l’enormità fine a se stessa dei sovietici realisti, introducendo megastrutture, plasmabili a seconda degli eventi. AgriCitta II

La sezione di Agricittà

Il risultato fu una piattaforma di cinquecento per cinquecento metri, sollevata da terra di circa quattro metri: una struttura in calcestruzzo armato che liberava il suolo per la produzione agricola. Vi erano venticinque comunità organizzate in una maglia quadrata di centro metri per cento, ciascuna conteneva quasi duemila persone. Nel blocco centrale erano situati i servizi pubblici, la scuola elementare, un santuario ed un piccolo tempio. La cellula base era la casa a forma di fungo, realizzata intorno ad un nocciolo duro che si distribuiva su due o più livelli livelli. Il primo per la vita pubblica della famiglia, mentre il secondo riservato alle attività private. La città agricola era un dispositivo infrastrutturale, denso ed espandibile a seconda delle possibilità e che con il tempo avrebbe meccanicamente colonizzato il suo territorio. Tuttavia la città di Hanoi era molto lontana dal boom economico giapponese e dalle riflessioni sofisticate e talvolta uto piche dei Metabolisti. La città era appena uscita da una disastrosa guerra di indipendenza e ne stava per affrontarne un’altra ben peggiore. Per comprendere gli effetti di tali visioni bisognerà attendere ancora molto tempo.

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Città Agricola

Il progetto di K.Kurokawa è qui ripor tato per intero come era comparso nell’originale pubblica zione dei Meta bolisti nel 1960

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A-6A Intruder, uno dei tanti modelli americani che flagellarono il territorio cittadino

Savoir Faire

Trauma IV

La seconda guerra di Indocina iniziò formalmente con l’incidente del Golfo del Tonkino nell’agosto del 1964. Incominciarono così una serie di tremendi bombardamenti, l’operazione Rolling Thunder ebbe inizio il 29 giugno 1966. La tragica guerra del Vietnam era cominciata. La strategia adottata dagli americani per piegare la volontà dei nord vietnamiti fu brutale. Ci furono più di 300.000 incursioni aeree nel nord del paese e furono sganciate più di 860.000 bombe di ogni genere. Praticamente due tonnellate ogni minuto per 3 anni consecutivi26. Nonostante i bombardamenti fossero mirati ad obbiettivi strategici, in più occasioni la città fu duramente colpita.

“Ve ne sono a centinaia, migliaia. Specie quelli rotondi, a fil di terra, per una persona sola. Sembrano bare cilindriche, con il coperchio a lato, e bucano i marciapiedi come piccoli crateri lunari. Bisogna fare attenzione a non caderci dentro e il trabocchetto ti attende ogni cinquanta centimetri. Mi son messa a fotografarli e una donna s’è offerta come comparsa, ci si è calata dentro”.28

SA-2 “Il palo del telefono volante” uno dei tanti doni dell’Unione Sovietica.Una parte essenziale del sistema difensivo di Hanoi

Il ritratto che Oriana Fallaci presentava nel marzo del ‘69 era abbastanza significativo. La città subì una serie di significative contrazioni in termine di abitanti, che fuggirono copiosi verso le campagne e le zone lontane dagli obbiettivi strategici. Il culmine fu raggiunto sotto la presidenza Nixon con l’operazione Linebacker II, detta anche il bombardamento di Natale, dove tutte le infrastrutture della città furono completamente rase al suolo, compreso l’ospedale realizzato dai francesi, il Bach Mai Hospital. Solo un anno più tardi, il 23 gennaio 1973, a seguito dei drammatici eventi di Parigi, Henry Kissinger e Le Duc Tho firmarono la pace. Ironia della sorte, esattamente un secolo prima, Francis Garnier aveva sanguinosamente conquistato la cittadella imperiale di Hanoi. Era la fine del conflitto. Premio

Dopo la definitiva caduta di Saigon nel 1975, il paese era finalmente unito. Lo stesso anno la neonata Repubblica Socialista del Vietnam firmò il trattato di amicizia e cooperazione con l’Unione Sovietica,

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Il tempio della Tartaruga sullo sfondo, due innamorati ed un rifugio antiaereo in primo piano

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diventando così un membro effettivo del blocco comunista e beneficiario a tutti gli effetti del Consiglio di Mutua Assistenza Economica (Comecon), della Banca Internazionale per la Cooperazione Economica.29 Ebbe così inizio un doppio esodo, da un lato gli architetti vietnamiti emigravano per studiare nelle università della comunità sovietica, dall’altro in questi anni ci fu il definitivo trasferimento in pianta stabile di affermati progettisti russi. La strana coppia

Per la prima volta nella storia, il lavoro dell’architetto è stato fortemente direzionato verso la realizzazione di idee e concetti creativi legati all’armonioso sviluppo di tutti i membri della società.30

L’albergo Lermontov una delle sette sorelle di Mosca realizzata da B.S. Mezentsev e A.N Dushkin

L’architetto G.G. Isakovich aveva studiato alla scuola di Mosca nella prima metà degli anni ’5031, avendo come mentore il professor B.S.Mezentsev, già famoso durante il perido stalinista per aver realizzato in collaborazione con A.N.Dushkin una delle sette sorelle di Mosca in piazza Lermontov32. Isakovich, dopo un periodo di esperienza in Afganistan, ritornò nel dipartimento del suo vecchio professore ed insieme produssero un’ enorme quantità di progetti sparsi in tutte le nuove repubbliche socialiste33. Si verificò così una pioggia diffusa di mausolei, palazzi dell’amicizia, ministeri, musei e spazi pubblici monumentali. I due professionisti erano delle vere e proprie archistar del regime comunista. L’apice del loro successo fu raggiunto con il conferimento del premio Lenin nel 1972 per il memoriale di Lenin a Ulyanovsk, sulle rive del Fiume Volga. Un gigantesco edificio su pilotis, un ettaro di superficie sviluppata dalla pianta quadrata di cento per cento metri. Il programma funzionale prevedeva al piano terra una grande sala per i ricevimenti e i banchetti ed un giardino d’inverno con tutte le specie arboree dell’Unione Sovietica. Al livello superiore erano posizionati 3 auditorium, da 450 a 1200 posti e vari servizi dedicati all’educazione musicale. Cuore dell’ edificio era la torre stanza dove vi era contenuta la statua di Lenin, a cui si accedeva dal foyer degli sale. La vera peculiarità del complesso era la gestione dello spazio pubblico che al piano terra, in un gioco di corti, inglobava, risucchiando dentro di sé, due piccole casette di fine ‘800 , l’abitazione natia di I.V.Lenin.34

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Il memoriale di Lenin a Ulyanovsk

Primo piano

Piano Terra

Sezione schematica

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La casa natia di Lenin circondata dall’ ’edificio, come si nota nella pianta a piano terra


Particolare della grande corte interna,si noti il rapporto di scale con l’uomo che cammina a sinistra dell’edificio

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Mausoleo di Alicarnasso

Maestoso, Simmetrico e Solenne

Mausoleo di Lenin Mosca

Mausoleo di Georgi Dimitrov Sofia

Il disegno degli spazi pubblici monumentali era una pratica prestigiosa tra gli architetti del regime comunista35. L’area prescelta per imprimere il segno socialista nella città fu l’area di Ba Dinh, esattamente nelle convergenza degli assi disegnati da E.Hebrard, il luogo della dichiarazione di indipendenza del Nord Vietnam nel 1954. Sia Mao Tse Tsung che Ho Chi minh furono legati dallo stesso destino, entrambi volevano farsi cremare per disperdere le proprie ceneri nella terra tanto amata: il risultato fu che ambedue finirono in un Mausoleo. Tipologia globalizzata del mondo Sovietico che accumunava tutti gli spazi pubblici simbolici di un certo rilievo, dalla piazza rossa di Mosca al progetto di Tiennam a Pechino, dal santuario di Ulambatur in Mongolia alla Georgi Dimitrov Square della città di Sofia. Nel 1969 il partito comunista vietnamita indisse il concorso per il Mausoleo di Ho Chi Minh, parteciparono alla selezione più di trecento professionisti tra architetti ed ingegneri36. Anche se in verità l’ultima parola sul disegno spettava a Mesentz e Isakovich.

Sapere Sovietico

Mausoleo di Mao Tse Tung Pechino

Mausoleo di Ho Chi Minh Hanoi

Mausoleo di Sukhe-Bator e Kh. Choibalsan Ulambatur

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Ba Dinh square

Il mausoleo di Ho Chi Minh veglia sullo sfondo...

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Da un lato l’equipe vietnamita diretta da Vuong Quoc My e Ngyuen Ngoc Chan spingeva verso una soluzione moderna, dignitosa e semplice, che ricalcasse la versione vietnamita del partito comunista, mentre l’immagine che i russi cercavano di inculcare era che l’architettura nazionale dovesse essere maestosa, simmetrica e solenne. Ovviamente prevalse l’opinione sovietica che rivendicava un’ enorme esperienza in merito alla costruzione di mausolei. Effettivamente, nonostante la semplice forma, l’edificio era ed è un’enorme macchina tecnologica automatizzata che solo la collaudata esperienza sovietica era in grado di poter gestire e realizzare. Scacchiera Ngyuen Ngoc Chan

Il Mausoleo ha davanti a se una piazza rettangolare di 94x370 metri, suddivisa in una scacchiera di 164 piccoli prati quadrati e puo’ contenere fino a 10.000 persone. Posto a lato del vecchio Palazzo del Governatore dell’Indochina, era un chiaro segno del definitivo cambio di stato. Lo spazio pubblico monumentale è vivacemente utilizzato, specialmente alle sei del mattino quando la gente si ritrova a svolgere attività fisica, omaggiando uno dei tanti suggerimenti del caro leader scomparso.

Una delle proposte per il palazzo dell’assemblea generale del partito 11 14

Il progettto della nazione Vietnamita riparte dalla costruzione dello spazio pubblico monumetale.Dove il livello russo si sovrappone a quello francese.

12

13 2

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1.Mausoleo di Ho Chi Minh 2.Tappeto erboso 3.Il nuovo palazzo dell’assemblea popolare 4.Monumento al milite ignoto 5.La cittadella 6.Il museo della guerra 7.La statua di Lenin 8.Centro sportivo 9.Il museo della guerra di liberazione 10.La ricostruzione della Pagoda di un solo pilastro 11.L’orto botanico 12.Il palazzo del governatore dell’Indocina francese 13.I resti del Liceo A.Serrault

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1

4 9

6 8 7

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5


IL’edificio simbolo del legame tra il popolo vietnamita e russo

Senza Limite

Il palazzo della GIoventù a Mosca (sopra) Il palazzo dell’Amicizia ad Hanoi (sotto)

L’operato di Isakovich non si limitò al Mausoleo ma proseguì, in collaborazione con Nguyen Truc Luyen, con la progettazione dell’edificio simbolo per eccellenza dell’ indissolubile legame con l’Unione Sovietica: il Palazzo Culturale dell’ Amicizia Sovietica Vietnamita 37.Realizzato sul il sito dell’ ex fiera espositiva del 1902, disintegrata dai bombardamenti americani durante la seconda guerra mondiale, era adibito ad ospitare grandi eventi. Al suo interno conteneva un grande auditorium e diverse sale espositive ed era il secondo edificio per uso pubblico della città, dopo l’Opera francese. La pianta era molto semplice e si ispirava al celebre Museo di Lenin di Ulyanovsk. Grandi colonne di marmo sorreggevano un copertura rivestita da fogli di acciaio, resa curva per richiamare le architetture tradizionali vietnamite.Un timido esempio di relativismo culturale alla sovietica, che ripercorreva gli stessi passi del linguaggio architettonico francese della metà anni degli ’20 ad Hanoi. La somiglianza con il Palazzo della Gioventù di Mosca è evidente. Costruiti all’incirca negli stessi anni, dimostrano come la produzione di massa delle architetture sovietiche anni ‘70, salvo rare eccezioni, fossero altamente standardizzate e mirate a creare un’ immagine coordinata, univoca e riconoscibile anche nelle più remote periferie dell’impero.

Isakovich e la sua equipe all’opera, si intravede alle loro spalle il Palazzo dell’ Amicizia

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Il Palazzo dell’ Amicizia

Simbolo del legame tra l’Urss e la Repubblica Socialista del Vietnam

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Sempre di Isakovich era il bizzarro museo di Ho Chi Minh, posto a lato del Mausoleo nella piazza Ba Dinh. Un edificio a pianta romboidale su tre livelli, che ospita l’esposizione permanente della rivoluzione. Un tripudio caledoscopico e cacofonico di ricostruzioni postbelliche, opere d’arte contemporanee e dispositivi di comunicazione multimediale. Una fantastica astronave celebrativa decorata con i classici riccioli quadrati dello stile indocinese.

Il museo di Ho Chi Minh un astronava “relativista”

Ossessione

Di fronte all’ antica torre di guardia della cittadella, unica reliquia sopravvissuta alla furia iconoclasta francese, durante il periodo delle colonie era stato posizionato il monumento commemorativo al milite ignoto, prontamente raschiato dopo la vittoria di Dien Bien Phu e sostituito da una statua di bronzo alta sei metri, raffigurante V.I.Lenin.Il progetto fu ovviamente disegnato dallo specialista Isakovich e realizzato dallo scultore A.A.Tyurentov 38. Il monumento ai caduti francese

La gloriosa statua di Lenin

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Edificio dei GIovani Pionieri

Disseminzazioni

Le Van Lan

Gli edifici pubblici che furono realizzati durante il breve periodo sovietico furono molti, alcuni degni di particolare nota, come il palazzo dei Giovani Pionieri della Nazione realizzato dall’architetto Le Van Lan in collaborazione con i tecnici della Repubblica Ceca. Non solo architetture ma anche e sopratutto infrastrutture, come il gigantesco ponte viario e ferroviario che a nord tagliava il fiume Rosso e collegava la città con il futuro aeroporto. Un’opera faraonica per gli standard dell’epoca, che doveva aver suscitato non poco scalpore. E ancora l’interessante stazione idroelettrica di Hoa Binh,un bacino asimmetrico di raccolta delle acque finemente inserito nel paesaggio collinare della provincia.

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L en in grado

Teorico

C.Perry

L’architetto S.I. Sokolov, futuro direttore della scuola di urbanistica e pianificazione di Leningrado39 giunse ad Hanoi verso la fine degli anni ‘60. Già famoso in patria per aver vinto numerosi concorsi di architettura ed urbanistica, fu chiamato a lavorare in Vietnam per le sue specifiche competenze in materia di nuovi quartieri. L’orientamento e le dinamiche dei residenti nei Microrayon era il titolo della tesi di dottorato di Sokolov40. Anche molti suoi colleghi ebbero l’opportunità di sperimentare le nuove teorie in remoti luoghi come la Siberia o il Kazachistan41 ma questa era un occasione differente, per la prima volta si profilava un intervento in una città tropicale appena uscita da un periodo coloniale e vittoriosa contro una superpotenza capita-listica. L’impegno doveva essere massimo e le richieste di sviluppo erano pressanti. I Microrayon, la versione socialista delle unità di quartiere, offrirono un’ opportunità per risolvere il problema degli alloggi e della densità. Nonostante il disprezzo che i sovietici mostravano verso la città giardino di E.Howard in quanto giudicata l’espressione borghese delle metropoli capitalistiche in quanto incapaci di risolvere il perenne conflitto tra città e campagna a causa delle implicazioni tipologiche che la casa monofamiliare imponeva,mostrando in maniera evidente l’impossibilità di sviluppare una coscienza collettiva compatibile con lo spirito socialista42. I nuovi quartieri da loro progettati, i cosìdetti micro-distretti, erano però molto simili se non identici per concetto alle teorie di Clarence Perry alla fine degli anni ‘30.

Il sistema di funzionamento dell’unità di quartiere

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UnitĂ di quartiere Il prototipo americano

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Struttura base

Nel centro del quartiere si concentravano gli edifici pubblici, come la scuola, l’asilo, il centro civico o la chiesa, che dovevano servire un raggio di circa cinquecento metri. Al margine del quartiere era posto un centro commerciale. Il rapporto tra edifici costruiti e spazio pubblico era ben bilanciato, per favorire le attività all’area aperta.43La versione sovietica era identica nell’impianto dei servizi e nelle proporzioni degli spazi pubblici, ma differiva per la maggiore densità e per i servizi commerciali, che ovviamente distribuivano solo lo stretto necessario, standardizzato e possibilmente frutto del lavoro della comunità che vi abitava. Una sorta di prototipo per un quartiere autarchico. Lo schema comparativo tra il disegno di Perry e lo schema sovietico dei Microrayon

Deja vù II

Il modello progettato da Perry non è mai passato di moda. Anzi come tutte le operazioni vintage è stato più volte ripescato, plasmato e riconvertito per le esigenze odierne. Paragonando i disegni da lui prodotti nella pubblicazione The neighborhood unit con i progetti presentati per lo sviluppo contemporaneo di Hanoi, la somiglianza è a dir poco imbarazzante. Come se l’urbanità in un secolo non si fosse evoluta, congelata in uno spasmo bucolico. Se per certi versi i temi del posizionamento dei servizi di quartiere ed il loro raggio d’azione, il disegno degli spazi pubblici sia verdi che attrezzati, sono questioni assolutamente centrali, non si può dire lo stesso della tipologia con cui si sviluppavano : la villetta monofamiliare con giardino annesso. Oggi è una realtà impensabile per via della scala con cui questi nuovi isediamenti vengono realizzati. Avendo già visto gli effetti prodotti sui flagellati territori delle metropoli nord americane, non si comprende il perchè si voglia ripetere ancora una volta questo sistema, ad una scala di migliaia di ettari, in una città come Hanoi, che oggi

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ha la possibilità di essere un laboratorio sperimentale di urbanità, dove il consumo di suolo può essere limitato, contenuto e gestito attraverso la modellazione di nuove tipi di densità. Spina Dorsale

Il programma per la nuova città socialista era limpido. Nero su bianco. Edifici e spazi pubblici monumentali di rilevante importanza, sia per dimensione che per valore simbolico, urbanità ex novo ed alloggi sociali sul modello dei Microrayon. Infrastrutture viarie e produttive. Il collante definitivo di questo nuovo sviluppo fu il piano per la città elaborato da I.S. Sokolov e la sua équipe, in collaborazione con Huyen Tan Phat e il suo gruppo44. Il progetto fu da subito chiamato il Piano di Leningrado, per via dell’appartenenza dei membri sovietici all’ isitituto per la ricerca urbana e pianificatoria della città sovietica. I.S.Sokolov

Il piano della scuola di Leningrado per Hanoi

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Il progetto prevedeva una crescita a 360 gradi. Il grande lago Tay Ho (West Lake) fu subito indicato come una nuova e importante polarità per la città. Venne ripreso il concetto lanciato da Antynov nel piano 1962 e fu quindi messo in relazione con il centro monumentale di Ba Dinh, allora in costruzione. Grandi boulevard con piastre e grattacieli, sul modello moscovita della prospettiva Kalinin, venivano tracciati in tutta la città, con l’intento di creare nuove polarità di servizi. Uno di essi radeva al suolo metà del quartiere storico delle 36 strade, come era precedentemente accaduto per la proposta di Pechino. Inoltre era previsto un nuovo passante ferroviario che cingesse la città e superasse a nord il Fiume Rosso, passando sotto il nuovo e gigantesco ponte che collegava il futuro aeroporto Noi Ba, situato a 65 km di distanza. Una cintura verde sinuosa e calmierante organizzava il contenimento del nuovo edificato, mentre dall’altra parte del fiume era stabilita una grossa riserva naturalistica per il benessere e il riposo. Cinque distretti tematici di natura industriale furono posizionati al margine dell’abitato. Le previsioni demografiche per l’anno 2000 erano però totalmente irreali, come anche in seguito lo stesso Sokolov ammise. Il progetto era fantastico, peccato fosse basato sulla totale incomprensione della storia di Hanoi e della sua demografia.Un progetto totalmente scisso sia dalla cultura che dalla realtà economica di un governo ridotto allo stremo da un incessante periodo di guerre.45 Con la dichiarazione ufficiale 100/TTG del 24 aprile 1981, il piano fu comunque approvato.46 Visioni della Metropoli Sovietica Tropicale

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Il piano di Leningrado in dettaglio

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La prospettiva Kalinin Mosca 1962-8

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In izio

Salto nel passato

Ai partecipanti del celebre concorso per Mosca del 1929 “la città verde”, fu data la possibilità di sperimentare, attraverso la costruzione di nuove abitazioni le tendenze per la nuova società socialista. Gli architetti sovietici d’avanguardia (Leonid Vesnin, Moisej,Ginzburg, Ilja Golosov) furono così impegnati nella definizione programmatica delle forme tipologiche residenziali per l’affermazione del progresso sociale, elaborando con rigoroso metodo scientifico, l’impianto e la fisionomia architettonica della nuova abitazione socialista. Il modello tradizionale di edificio borghese ad appartamenti monofamiliari lasciò il campo a un tipo di abitare alternativo: la casa-comune, basata sulla configurazione della cellula modulare. Nel 1928 il Comitato per l’Edilizia della Repubblica Socialista Federativa dei Soviet della Russia, costituì una sezione di ricerca e di studio per la tipizzazione e la normalizzazione dell’abitazione, che riprendeva il tema dell’ existenz minimum. Negli anni successivi fu sviluppato uno studio per differenti tipologie di alloggio modulare, attraverso la costituzione di cinque tipi di cellule abitative duplex sovrapposte , con corridoio interno, che presentavano alcune varianti distributive, definite in base agli indici legali minimi di superficie.47 Dall’elaborazione di questi progetti derivò la realizzazione del blocco residenziale Narkomfin, un prototipo di casa collettiva per cinquanta famiglie.

Narkomfin

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Affacci sul cortile interno

Nelle previsioni iniziali di Ginzburg, l’unità abitativa doveva comporsi di quattro corpi di fabbrica: l’edificio residenziale, il complesso sociale, un asilo infantile e una costruzione ausiliaria, destinata a servizi comuni. Nell’elaborazione progettuale del Narkomfin, il dato tecnologico assunse una funzione preponderante: l’adozione di tecniche costruttive standardizzate che lo rendevano un modello di riferimento per la nascente edilizia sovietica.48

Pianta piano terra e primo piano. Si noti la massa arborea a piano terra .

Piante del gruppo F dal secondo piano in poi

Polemica II

La diatriba tra LeCorbusier e M.Ginzuburg non si era mai placata, ed in seguito all’enorme successo che il Narkomfin ebbe sulla stampa internazionale, il maestro francese ne fu incuriosito e trovandosi a Mosca finì per visitarlo:

“Ho avuto l’occasione di visitare a Mosca una casa-comune, solidamente costruita, ma nella quale l’impianto distributivo interno e la concezione architettonica generale sono così freddi e impassibili [...], che ci si sente pervasi da un senso immane di tristezza non soltanto al pensiero di abitarvi noi stessi, ma a quello di considerare che diverse centinaia di individui siano stati semplicemente privati delle gioie dell’architettura”.49

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Doppio Omicidio

Nell’aprile del 1932, con l’editto decretato direttamente da Stalin, e sintetizzato nello slogan populista di Anatole Lunacharsky “occorre dare colonne al popolo”, il regime sovietico sancì la fine del decennio eroico dell’architettura moderna, imponendo l’applicazione di un rozzo vetero-classicismo stile impero, che aprì una fase di regressione culturale di cui la Russia odierna sconta ancora le conseguenze.50 Le avanguardie furono terminate a forza, confinate in qualche remoto angolo della Madre Russia. Era la fine definitiva di un momento epico, Ginzuburg tornò in Crimea e non mise mai più piede nè a Mosca nè a Leningrado. Il Narkomfin fu un orfano prematuro, praticamente nato morto. Il colpo di grazia all’edilizia popolare sovietica fu definitivamente assestato da N.Khruschev un anno dopo la morte di Stalin, che per fermare il proliferare del bizzarro stile venutosi a creare nei precedenti anni, affermò con forza un ritorno all’austerità edilizia :

N.Kruscev

[...] “I nostri costruttori sanno che recentemente c’è stato un dibattito in merito a quale strada si deve prendere nel campo delle costruzioni, se iniziare con le strutture prefabbricate o continuare con l’uso del monolitico cemento. Io credo che questi compagni abbiano realizzato per conto loro che le posizioni che avevano adottato erano sbagliate. Adesso penso che sia chiaro a tutti che bisogna procedere verso un cammino progressista. La strada è nell’uso dei prefabbricati rinforzati in calcestruzzo.”51 (applausi) L’esito immediato di tale affermazione fu la disseminazione dei tristi prefabbricati sovietici nelle periferie di tutta la Russia. L’organizzazione della nuova vita socialista non era più demandata allo stile di vita che l’edificio poteva proporre, vivendo di vita propria come l’esperimento Narkomfin, ma all’organizzazione rigida e funzionale dei quartieri secondo il modello dei Microrayon. Contaminazione

La versione vietnamita dei Krushvevki si materializzò nei KTT, acronimo di Ku Tap The, quartieri di residenze collettive. A partire dalla fine degli anni ‘50 la città ne fu interamente costellata, circa 30 progetti per un totale di 450ha si depositarono sul suolo di Hanoi.52 A partire dal primo esperimento di Luong Yen ne furono realizzati di

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Mappa dei KTT

Quartieri Singoli edifici

Thanh Xuan Bac durante la sua costruzione. In primo piano la struttura che ospita la scuola ed alcuni servizi pubblici di quartiere

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ogni forma e dimensione. Le tipologie abitative erano variabili, disegnate per il clima tropicale, con doppia esposizione e ballatoi per permetterne l’areazione. La superficie per ogni persona andava dai quattro ai sei metri quadrati ed erano concepiti per ospitare mediamente dai quattro ai diecimila abitanti. Il disegno degli spazi aperti e pubblici era ben pensato, le distanze e le proporzioni tra gli edifici erano più che mai soddisfacenti per un modello di media densità. Anche la distribuzione dei servizi interni, come le scuole e le altre funzioni pubbliche accessorie, erano sufficientemente calibrate. Nonostante la rigida monotonia degli insediamenti a stecca, talvolta intervallata dagli specchi d’acqua integrati nel disegno di suolo, come nel caso di Kim Lien o Giang Vo, apparivano come piccoli e ordinati soldatini in attesa del quotidiano alza bandiera. GIang Vo KTT

Bach Dang KTT

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Lo schema sintetico delle fetazioni nei KTT

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AnarcoRayon

Dopo il 1984 i controlli sull’edificato popolare si fecero più blandi53 dando il via ad una modificazione sostanziale ed affascinante dei monotoni quartieri sovietici. Simile per significato al fenomeno della Bonsai City, sugli edifici incominciarono ad apparire verande, aggetti, stanze a sbalzo, superfetazioni di ogni dimensione e genere, da 0.3 a 10 mq tutto fu reso possibile. La trasformazione informale dei KTT era ed è una cosa incredibile, per la varietà tipologica, per l’uso improbabile dei materiali ed il totale disprezzo della legge di di gravità. A livello del suolo invece i negozi si espansero, occupando buona parte delle piastre dedicate agli spazi pubblici. Comparvero addirittura nuove abitazioni autocostruite da due stanze,negli spazi liberi tra due edifici, che trasformarono i corpi di fabbrica, nati per essere indipendenti in unità compatte fra loro. La sensazione è di vedere oggi dei piccoli Wozoco autoco-struiti. A metà degli anni ‘90, per effetto delle massive mutazioni, la polazione che abitava i quartieri arrivò persino a quadruplicare.54 L’analisi interpretativa di queste mutazioni permette di identificare l’enorme vivacità d’adattamento che una società rurale adotta nella città, praticando degli schemi derivati attuando un mix tra una solida cultura spaziale e tecniche di origine popolare.55 Parassiti

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1985 - Stato di fatto alla data di consegna deil quartiere Trung Tu

VIllaggio Kim Liem

Il sedime dell’edificio è rappresentato dalla superficie grigia,tutto quello che comapre al di fuori del perimetro è abusivo

Ospedale Bach Mai

VIllaggio Kim Liem

2010...Venticinque anni dopo l’evidente processo di colonizzazione e superfetazione. Simile per concetto al fenomeno informale della Bonsai City Ospedale Bach Mai

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KTT

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Good bye Soviet

Tra il 1976 e il 1985, il prodotto interno lordo era cresciuto solo del 3.7% annuo.L’agricoltura, nonostante gli sforzi condotti per industrializzare il paese, era ancora il settore chiave dell’economia. La produzione industriale procedeva a rilento e la politica innovativa dei “prezzi, salari e soldi” conteneva innumerevoli errori ed imprecisioni. Il risultato fu una crisi spaventosa. L’inflazione nell ’86 raggiunse il 744% sui beni di consumo.56 L’apocalisse economica. Nello stesso anno con la morte di Le Duan, leader storico, braccio economico del partito e successore spirituale delle zio Ho, venne convocato il sesto congresso del partito che elesse il nuovo leader riformista Ngyuen Van Linh.57 Si aprì così l’epoca del Doi Moi (il rinnovamento) con le conseguenti e timide riforme verso un’ economia di mercato. Tre anni dopo cadde il muro di Berlino. La galassia sovietica era definitivamente in frantumi. Nel ‘91 l’ex Unione Sovietica staccò la spina a tutte le strutture di assistenza delle repubbliche socialiste. Hanoi ed il Vietnam erano finalmente soli.

Uno sconsolato soldato della DDR fissa la caduta del muro di Berlino

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Una storia Emblematica La statua della liberta cambia stato

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La statua di Ly Thai To

La liberté éclairant le monde, La libertà illumina il mondo. Era il motto della celeberrima e gigantesca scultura,ideata da Edouad René de Laboulaye ed ingegnerizzata da Gustave Eiffel , all’entrata del porto sul fiume Hudson. Regalata dai francesi in occasione del centenario della dichiarazione di indipendenza americana, fu inaugurata il 28 ottobre 1886. In verità i francesi spedirono nelle loro colonie un esercito di riproduzioni della Statua della libertà, una specie di marchio di fabbrica. Una di queste, piombò ad Hanoi nel 1887, in forma ridotta e di bronzo, infatti rispetto alla sua sorella maggiore era alta poco meno di tre metri e fece la sua apparizione durante la prima Expo dell’Indocina. Successivamente fu posizionata in quello che oggi è chiamato il giardino di Indira Ghandi dove troneggia la statua di Ly Thai To, fondatore nel 1010 d.c. di Thang Long (Hanoi).

Uno dei tanti luoghi visitati dall’errante statua della libertà

Nel 1889 per commemorare la morte di Paul Bert, primo governatore di Hanoi, fu spostata per lasciare spazio alla statua del medesimo, finendo con un surreale volo in cima alla pagoda del lago di Hoam Kiem, suscitando ovviamente un mare di proteste da parte degli abitanti della città per via dell’antica sacralità del luogo.La leggenda narra che la tartaruga della pagoda abbia donato all’imperatore Ly Thai To una magica spada che gli permise di sconfiggere i cinesi della dinastia Ming e fondare quindi la capitale.

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La pagoda e la statua, una bizzarra convivenza

I francesi accontentarono i vietnamiti e fu prontamente spostata in un triangolo erboso che diventò piazza Neyret, oggi il giardino Cua Nam. Presto fu soprannominata in via informale dalle popolazioni autoctone “la statua della donna francese dalla gonna svolazzante” (Tuong Dam xoe).Ben presto però in seguito ai moti rivoluzionari del 1908, la statua cambiò nome : dalla libertà che illumina il mondo divenne il monumento alla giustizia e di fianco vi posero la ghigliottina come avvertimento per il futuro. Il capitano Mirabel in seguito al soffocamento della rivolta fu promosso pro tempore a governatore del Tonkino,giudicando l’incompatibilità simbolica dei due oggetti la spostò nuovamene nel Giardino Simoni, oggi Tay Son garden. Rimase lì fino al 1945, quando il sindaco di Hanoi, Dr.Tran Van Lai, in seguito alla dichiarazione di Indipendenza di Ho Chi Minh decise di rimuovere tutte le statue francesi presenti in città, che finirono ammassate nel magazzino dei lavori pubblici. In seguito, nel 1952 furono donate alla pagoda Than Quang , il Governatore Generale dell’indocina Paul Bert, l’avventuriero Jean Dupies, da cui tutto ebbe inizio e la Statua della Libertà furono fuse per trasformarsi in un enorme Buddha di bronzo da sedici tonnellate ancora oggi visibile. L’ennesima metamorfosi...

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Una storia emblematica


Il frutto della metamorfosi..

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Una storia emblematica


Note

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Episodio

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Una storia Emblematica La statua della liberta cambia stato Dang Phong (2010), Than Long-Hanoi, Knowledge Publishing House, Hanoi 2010, pp.78-89

291

Note


Crediti iconografici

292


Actar, Connection 21 (alto Sx), 21 (basso), 22 A.Kopp, Ville et Révolution 217 (alto Sx, centrale), 220 (centrale basso), 221 , 263, 264 Architectural Design, Vol.57 No.7/8, 1987 262 Архитектура СССР №5, 1970 245,246 Archives Nationales d’outre-Mer 12 (sopra), 153(basso Sx),170,171,187 (basso), 199 (centrale), 200 (centrale) Archive n°1 Hanoi 204/205,206/207,208/209,210/211, 212/213 Ashui Magazine 152 (basso Sx), 153 (centrale) Biblioteque Nationale de Paris 149 C.Greco M.Santoro, Pechino 237 (basso centrale) C.Perry, The neighborhood unit 255, 256/257, 258 (centrale Sx) Cahiers de L’Iprause 63 (alto centrale), 183,230 D.Phong, Than Long Hanoi 198, 278, 279 E.Christ G.Gantenbein, Honk kong typoligies 177 Ecole française d’extréme-orient 145 (basso Sx), 147, 150, 152 (basso Sx), 153 (centrale), 163 (sopra Sx), 169, 253(centrale Sx) E.Howard, The garden city of tomorrow 97 (centrale Dx) F.Mangin Le patrimoine indochinois 192

Fonds Pineau, Paris 188 (basso), 189 (alto), 192, 193 F.Fénis, Les marchands ambulants et les cris de la rue à Hanoi 50 (lato Sx ) Gazette de l’Indochine 148 (basso Sx) G.Chaolin,Y.Xiaohui Isocarp paper, 2010 237 (lato Sx) G. Gresleri D. Mattoni, La città mondiale 157,158,159,160/161,162 (alro centrale) 175,176 G.Rovinolo, Asia Link Paper, 2009 56/57,58/59,60 Google Earth 12(sotto Sx), 18,19,41,73,173 Hebdomadaire illustré N°2 , 1928 164/165, 166, 167, 168 Hebdomadaire illustré n°30 , 1942 188 (sopra), 190 J.H. Colton, Johnson’s New Illustrated Family Atlas with Physical Geography, 1864 184, 185 J.Morrocco, Thunder from Above 242,243 Kien Truc magazine n° 193, 2011 46 (centrale Sx), 101,107 Kient Truc magazine n°185, 2010 173 (sopra) Kien Truc magazine n°191, 2011 247 (centrale), 249 (lato Sx) L.Hilberseimer, Metropolis like a garden city 194,195,196 Materiale dell’autore 4/5,6/7,10,13,14,20,23,26,30,34/ 35,36,38,45,46,47,48,50,51,52/53

Fotografie di Sara Fontana

,55,61,62/63

2/3, 298/299

6 4 / 6 5 , 6 6 / 6 7 , 7 1 , 7 2 , 7 3 ( ce n t r a le )

Fotografie di Edoardo Ticozzi

73(altoSx),77,82,87(centrale),91,96(b

114/115, 300 Fotografie di Roberto Tofani

(schema

in

basso),

asso),102(altoSx),103,117(alto),128, 142,145,151,153/155,156(latoSx),177

204/205,206/207,208/209,210/211,

(basso centrale),186,202,214,223(alto

212/213

Sx),

293

Crediti iconografici


224,226/227,228/229,230,

163 (sotto Sx),171 (basso Sx),172 (alto Sx),

234/235,238,248/249,252,253

178,179,180,181,182,188(centrale),188

(basso), 253 (lato Sx), 254, 266 (alto) M.Fosso, M.Meriggi, Konstantin s. Melnikov 217(basso Sx),218,223,273(lato Sx) M.Meriggi, La cittĂ Verde 2009 219 (alto centrale) Nguyen To Lang, Asia Link paper, 2007 29 Per gentile concessione di Dinh Van Binh 24,27,44,45,83/84,86,87(Sx basso) 88,92,94/95,118(alto,basso),119( alto Sx),225,250,259(alto Sx),265 (lato Sx) Per gentile concessione di Oma 39,40 Per gentile concessione di Som 41,42 Per gentile concessione di Do Binh Minh 47 (lato Sx) Per gentile concessione di Perkins Eastman 68,89,96(lato Sx),97 (centrale Sx),97 (basso Sx),100,107 (alto Sx),109,111 (centrale),112,113 (alto centrale),117 (basso), 119 (alto Sx), 119 (basso Sx),120 (alto Sx) Per gentile concessione di Dissing+Weitling 120(basso centrale), 121,122/123, 124/125 Pola Vietnam 126,129,130/131,132/133,134/135, 136/137,138,139,140/141 Repertorio Web 13 (alto Sx),25,28 ( basso Sx),32,33,49,68, 69/70,71(piantaSx),73 (basso),74,76,83 (altoSx),85,87 (alto Sx),90 (lato Dx),102,104,105,106,108,110,111 (alto Sx), 113 (lato Sx),116, 118 (lato Sx), 144 (lato Sx), 151(centrale Sx),151 (basso Sx), 161 (alto Sx),162 (lato Sx)

294

(lato Sx),191,195 (alto Sx),220 (alto Sx), R.Koolhhas H.U.Obrist, Project Japan 76 (Basso), 238,239,240/241 Thong Tan, Chu tich Ho Chi Minh voi Hanoi 90 lato Sx), 92, 93, 232/233,266 The County of London Plan explained by E. J. Carter and E. Goldfinger 98/99 W.S. Logan, Hanoi Biography of a city 251 (basso), 260/261 (basso)


295

Crediti iconografici


Indice Sintetico

296


Prologo

7

1째Episodio

Metro Miraggio Condizione Apertura Fenomeno Moltiplicazione Ibridazioni Scenari Immaginari

11 12 37 48 83 90 126

2째Episodio

Parigi del Tonkino Periodo Eroico La citta mondiale Esperimento Appropiazione Colonial Wonderland Seconda ondata Regione Fuga Archivio Centrale n째1

143 144 157 163 174 178 187 194 197 205

3째Episodio

Leningrado Tropicale Disurbanismo Alternativa Nuove scale Savoir Faire Leningrado Inizio

215 216 224 237 242 255 263

Una storia Emblematica :

277

La statua della liberta cambia stato

Bibliografia note crediti iconografici

297

282 292


Racconto Breve

298


299


300


301


302


303



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