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COLLEGIO

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ARS MARMORIS

ARS MARMORIS

University project: Student College, Urbino, Italy

con: Viola Pagliantini e Prof. Michelangelo Pivetta

Urbino è una città-palazzo. Un limite, un bastione e una fortezza. Un limite, un pieno e il vuoto da esso generato. Questo vuole trasmettere il progetto, il quale si propone di rappresentare, in un certo qual modo le fortezze di Francesco di Giorgio Martini, giustapponendosi al bastione già presente nell’area di studio. L’edificio cerca di trasporre così l’andamento del bastione, strutturando una serpentina, la quale racchiude, in cima al colle antistante la fortezza dell’Albornoz, una corte protetta. Il collegio si sviluppa di modo che possa in qualche modo non scoprirsi verso l’esterno, proteggendosi e proteggendo Urbino. Con la sua massività, funzioni e presenze sembrano effimere di fronte all’eterna presenza dell’edificio. Nel momento in cui delimitiamo un luogo, non costruiamo solo un limite, ma lo abitiamo, abitiamo il vuoto che stiamo plasmando all’interno del limite stesso. Il vuoto quindi si rivela estremamente dipendente dalla massa piena. Questa corrispondenza si traduce nel progetto, nell’affermazione del primato dello spazio cavo sulla massa piena. Tuttavia, in antitesi con lo spazio interno, le facciate dell’edificio comunicano il primato del pieno sul vuoto. Questo contraddittorio permette al plesso di entrare in sintonia con il paesaggio urbano di Urbino: una grande massa scavata.

Urbino is a city-palace. A border, the bastion and the fortress. A limit, the solids and the void that they form. That’s what the project aim to convey, while rapresenting in a way the fortresses of Francesco di Giorgio Martini and confronting the bastion present in the site.

On the hill in front of the Albornoz’s Ducal Palace, the building transpose the movement of the ancient walls, forming a winding mass, which encloses a protected courtyard. The college developes sheltered from the outside, protected and protecting Urbino. With its mass and size, functions seem transient in front of the eternal presence of the building. When a place is delimited, not just a border is built, but also the void in between that border is inhabited. That void then is extremely dipendent on the solid that shapes it. This correspondence is behind the design of the new building, prioritizing voids over solids in the interior spaces. However from the outside this assumption is reversed, shaping the massive facade with few opening as loopholes. This contraddiction makes the dialog with Urbino’s landscape possible: a big sculpted mass.

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