Il Cardinale Pölätüo
Stefan Themerson
Vita del C A R D I N A L E P Ö L ÄT Ü O Con note sui suoi scritti i suoi tempi e i suoi contemporanei
PA R T E P R I M A
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IL DODICI SETTEMBRE 1862 un’anziana zitella chiese ai fratelli Goncourt : «Et puis, pourquoi sommesnous faits en viande?». Udendo per caso queste parole, il Cardinale Pölätüo voltò la schiena in segno di disprezzo. La notte predente l’aveva trascorsa alla villa della contessa Kostrowicki la quale, nel momento in cui i primi raggi del sole nascente penetravano attraverso i vetri colorati della finestra, gli aveva detto: «Mio caro, sono certa che avete generato in me una nuova vita. Un maschio, per l’esattezza. Già me lo sento in seno, e ho intenzione di restarne incinta non meno di sette anni. Ritengo che di solito la gravidanza sia troppo breve: troppo presto si getta il proprio figlio nel mondo, ed è questo indubbiamente il motivo per cui gli uomini di genio sono cosi rari. E poi, non avrò forse la certezza di non restare più incinta, durante questi sette anni, e tale certezza non mi darà la pace dell’animo in quei momenti in cui essa è più desiderabile? Non potreste, mio caro, voi che siete un figlio del grande seno della Chiesa, dire una piccola messa per rafforzare la mia decisione?». Lì per lì, il Cardinale Pölätüo non avva preso troppo sul serio queste mattutine confidenze. Anzi, lo aveva messo di ottimo umore apprendere che era divenuto l’Autore di un figlio spirituale, che la contessa avrebbe fatto maturare nel proprio seno per un periodo di tempo contrassegnato dal ricorrere di tante coincidenze astronomiche. E a metterlo sul chi vive era stata soltanto la domanda posta dall’anziana zitella ai Messieurs de Goncourt. “Che l’intenzione della contessa sia di fare, del nostro, un figlio en viande?” si chiese. figlio spirituale, che la contessa avrebbe fatto maturare nel proprio seno per un periodo di tempo contrassegnato dal ricorrere di tante coincidenze astronomiche. E a metterlo sul chi vive era stata soltanto la domanda posta dall’anziana zitella ai Messieurs de Goncourt. “Che l’intenzione della contessa sia di fare, del nostro, un figlio en viande?” si chiese.
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Sul che, diede di piglio a un paio di lunghe forbici veneziane da carta, aprì la busta, ne trasse un foglio color grigio perla, coperto dalla sobria grafia inclinata della contessa. Vi si annunciava la nascita di un bel bambino grasso, a nome Wilhelm ovvero Guillaume.
ALLA FINE di settembre del 1880, il Cardinale Pölätüo ricevette una lettera da cui esalava un vago profumo. Prima di aprirne la busta, la posò davanti a sé sulla scrivania e si disse : “Dopo che l’avremo letta,” (Il Cardinale si rivolgeva sempre a se stesso in prima persona plurale; il singolare lo riservava al Signore e al proprio lacché) “ci immagineremo di avere avuto un presentimento e di aver previsto il contenuto di questa lettera. Tentiamo ora di definire con esatte parole quello che più tardi ci piacerà ritenere preveggenza. E, onde evitare d’esser vittima di una banale illusione, affidiamo queste parole a un pezzo di carta”. E, sul margine di una rivista profana, scrisse quanto segue:
«E di una donna che chiede denaro: faremo dire qualche preghiera per lei; «E di una donna che chiede una preghiera: le faremo inviare del denaro; «E di un’ebrea che desidera vedere il Papa: le scriveremo una lettera; «Si tratta di una questione di una certa gravità: per il momento non muoveremo un dito; «Si tratta di qualcosa di più grave accora: agiremo in un modo che, letta questa lettera, continueremo a ritenere adeguato».
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Letta e riletta la lettera, il Cardinale Pölätüo diede un’occhiata al margine della rivista profana che stava sulla scrivania, e prese a rimettere sull’atteggiamento da assumere. Bisognava pregare per lei? Mandarle del denaro? Scriverle? Non doveva fare un bel niente? O, al contrario, agire in modo da ritenersi adeguato? “Forse, in questo caso particolare, l’iniziativa più opportuna consiste nell’astenersi da ogni iniziativa” si disse dapprima. Ma, letta la lettera una terza volta, giunse alla conclusione che lasciare che le cose andassero per il loro verso poteva rivelarsi, per la Santa Causa, più pericoloso ancora che per lui stesso.
Angelique.
..Non vorrei, Eminenza, che ve ne aveste a male per esserne io stata incinta ben 11 anni più di quanto tra noi convenuto: diciott’anni, en somme. Tuttavia, confido che V. E. sarà d’accodo con me sul fatto che, per generare un poeta, si ha bisogno di almeno nove volte il tempo necessario a generare un elefante. Et Guillaume n’est pas un éléphant, je vous assure; il est un Apollinaire. Baciando la Sacra Porpora, sono, Signore, la vostra affezionata cugina
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Terram non esse centrum Mundi, nec immobilem, sed moveri motu etiam diurno, est item
Se qualcuno gli avesse chiesto dov’era nato, il Cardinale Pölätüo avrebbe dovuto cercarlo nei documenti ufficiali, poiché mai l’aveva registrato nella propria memoria. In effetti, non aveva mai rimesso piede in quel paese straniero attraverso il quale una diligenza, tirata da galoppanti cavalli, aveva portato sua madre diretta a Roma, dove avrebbe voluto sgravarsi. Se però gli si fosse chiesto quando l’evento s’era verificato, avrebbe risposto con grande precisione. Il Cardinale Pölätüo era nato il Capodanno del 1822. Ed era stato battezzato il mattino successivo, in una chiesa lungo la strada. Ora, io non posso che discordare da quegli storici i quali non tengono nel massimo conto tale anno 1822, che in effetti è, a mio giudizio, quello di maggiore spicco dell’intera prima metà del diciannovesimo secolo: l’anno che inaugurò una nuova epoca nella storia e di Roma e dello sviluppo del pensiero europeo e cristiano. Lo sguardo fisso al 1804, al 1812 o 14 o 15, al 1830, al 1848 e ad altre, luminose date, certi storici sembrano non cogliere l’importanza di un certo decreto promulgato, sia pure a contraggenio, appunto in quell’anno 1822: un decreto che, autorizzando la pubblica e la vendita in Roma di libri trattanti del movimento dei corpi celesti, annullava. il solennissimo decreto emanato, dalla Congregazione dei Prelati e Cardinali, addi 22 giugno 1633, videre licet:
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L’esistenza di Pölätüo si era iniziata proprio in quell’anno 1822, sicché gli parve del tutto naturale vedere pubblicamente esposti e allineati, sugli scaffali dei pii librai, i dorsi delle cosmografie copernicane; e il pensiero che la scienza potesse svilupparsi, non a detrimento di Nostro Signore Gesù Cristo, anzi a Sua Gloria, era ai suoi occhi del tutto ovvio ed evidente. No, se un pericolo, come infatti accadeva, egli avvertiva, era non già da parte dei fisici o degli astronomi, occupati di cose morte, né dei naturalisti, intenti a ficcare il naso nella matrice onde son fatte le creature viventi, bensì dei poeti: i poeti che osano tentare l’alchimia - non con quella Materia Prima che, in unione alla Foma Corporeitatis, costituisce il Corpo dell’Uomo, bensi con la Forma Sostanziale che trascende la legge del mutamento e costituisce l’Anima dell’Uomo; i poeti che s’ingeriscono nella sua vis cogitativa; i poeti che provocano il manifestarsi di accidenti alla sua preziosa Sostanza; e che, insomma, s’impicciano, irresponsabili come sono, di quest’unica Origine di ogni Attività Vitale e Mentale, l’Origine creata ogni volta, individualmente,
A partire dall’epoca in cui un certo uomo di chiesa riuscì [ a farla in barba all’Inquisizione morendo di morte naturale non molto dopo la pubblicazione dei suoi De Revolutionibus Orbium Coelestium Libri VI, dedicati a sua Santità Paolo III, duecent’anni dovettero trascorrere prima che cardinali e prelati riuscissero a capire che gli uomini potevano senza difficoltà assimilare le idee di Copernico, Galileo e Keplero insieme con quelle di Giosué; e che familiarizzarsi con certe realtà astronomiche e trastullarsi con le leggi naturali, non costituiva di necessità un’ pericolo per la Chiesa.
propositio absurda , et falsa in Philosophia , et Theolog ice considerata ad minus erronea in fide.
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«BE?» FECE Re Umberto. «Be’, Sire, che quell’idea, definita follia dal Cardinale Manning, ancora alberghi o meno nel Santissimo Capo, nel Vostro cervello non può comunque sussistere dubbio circa il fatto che il potere temporale viene a Voi da Dio.» «Be’?» ripeté il Re. «Be’, » riprese Pölätüo «se Vi dicessimo, Sire, che tra noi vive un individuo il quale può diventare un vero pericolo per la Chiesa, non sarebbe Vostro dovere fare qualcosa?» «E chi è costui?» chiese Umberto. «Ecco, Sire... È un bambino. Pochi giorni fa ha compiuto un anno. » Il Re tirò la sedia più vicina a quella di Pölätüo. «È un membro di Casa Savoia?» Il Cardinale esito prima di rispondere: «No, Sire. Sua madre non è che una contessa polacca». «E il padre?» domando Umberto, fissando il Cardinale negli occhi.
da Dio per ciascun corpo, e che Egli ha decretato fosse affidata alle cure del sacerdote, non alla sospetta influenza dei poeti. La cosa peggiore oggi al mondo, è la Poesia. E siccome, per il Cardinale, Voltaire era un poeta, sarebbe arduo sostenere che egli scorgesse pericoli ove non ce n’erano. Tenendo presente tutto questo, possiamo meglio comprendere l’ansia del Cardinale Pölätüo, intento a leggere per la quarta volta la lettera della contessa Kostrowicki. «O Signore, » egli disse «se abbiamo procreato il Tuo Avversario, ebbene, lo spazzeremo dalla faccia, della terra ricorrendo a tutti i mezzi che ci parranno opportuni. Te lo promettiamo. »
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«Un figlio della Chiesa» rispose Pölätüo dopo una pausa. Il Re si appoggiò meglio allo schienale della sedia, accavallò le gambe e si grattò il ginocchio. «Non vedo con quale pretesto il figlio di una coppia del genere potrebbe avanzare pretese a quel trono che è mio.» «Non si tratta di questo, Sire. » «Be’,» disse Umberto «non vedo quale pericolo possa rappresentare un bambino di un anno che non ha alcun diritto al trono. » «Sire, » disse Pölätüo, solenne, «dobbiamo rivelarVi un fatto della massima importanza. » «Si?» fece il Re. «Si tratta di un poeta» disse il Cardinale. «Be’?» fece il Re. Quella noiosa iterazione, be’? be’? be’?, cominciava a urtare i nervi del Cardinale. «Be’, » disse « il Vostro atteggiamento, noi lo speriamo, muterà, Sire, quando avrete saputo che non è fatto di marmo, né di miti o di carta. La madre ne fu incinta per un periodo che sarebbe stato sufficiente a procreare, uno dopo l’altro, nove elefanti, e Voi comprenderete, Sire, che pertanto essa l’ha fatto interamente en viande» Il Cardinale affondò la mano nel rosso della propria veste talare: «E un poeta fatto en viande» concluse «rappresenta il massimo dei pericoli per la Chiesa, la Cultura e Casa Savoia!». Sul che, cavo una piccola busta profumata color tortora: «Questa è la lettera che abbiamo ricevuto dalla madre del bambino». E, con una mano reggendo il cartoncino grigio e con l’altra l’occhialetto cerchiato d’oro, prese a leggere:
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«Avrei dovuto pensarlo» commentò il Re «che servendosi di queste due parole si poteva scrivere il più papalista e il più realista dei poemi. » Il Cardinale incrociò le braccia sul petto e disse : «Sire, è auspicabile, è necessario, è imperativo, che Vi si sveli il vero significato di queste due parole. Dieci anni fa, subito dopo la promulgazione del dogma dell’infallibilità papale, due uomini diedero alle stampe due libri. Uno di costoro era Darwin, e il suo libro L’origine dell’uomo; l'altro Swinburne, e il suo libro si intitolava Inno all’Uomo (durante la sessione in Roma del Concilio Ecumenico) Non abbiamo nulla contro Darwin, assolutamente nulla. Riteniamo di poter conciliare Darwin e tutti questi fisici, geologi e astronomi con la Bibbia, esattamente come Tommaso d’Aquino conciliò Bibbia e Aristotele; e siamo certi che uno dei futuri Santi Padri sarà in grado di fare del Pölätüomismo un’autorità capace di guidare le menti cattoliche, a simiglianza di quanto oggi Leone XIII sta facendo col tomismo. No, Darwin non rappresenta un pericolo per la nostra filosofia, ma quell’altro, quello Swinburne... Udite, Sire... ». Qui il Re interruppe il Cardinale e, con voce un po’ incerta, prese lui stesso a recitare: «Che vi sia luce, o Italia! ... ». «Si, si» tagliò corto il Cardinale, spazientito : «O Italia! Ma quale Italia? Non una repubblica, voglio sperare, in cui libertà e sole sovrano sostituiscano il Sovrano Ranieri Carlo Emanuele Giovanni Maria Ferdinando Eugenio Umberto? Vedete, Sire, allorché Roma era nostra, quello Swinburne il suo libro lo dedicava a Mazzini. Ora che Roma è Vostra, siete proprio certo, Maestà, che in questo stesso momento non stia scrivendo un poema dedicato a
...Oggi Guillaume compie un anno. È già un bel bambino grande e grosso, e comincia a parlare. Ma che dice? Il peut dejà versifier avec grace. Non lo crederete, ma, dopo che la sua balia inglese gli ha contato la fiaba, per una mezzora continua a strillare le due belle rime: sword – Lord, sword – Lord, ovverosia: spada – Signore, spada – Signore.
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Un abisso di silenzio si apri d’un tratto nel frammento di continuum spaziotemporale situato tra le ore 18:14 e le ore 18:15 oltre che tra il Re e il Cardinale. Quando finalmente l’orologio batté il quarto, il Cardinale Pölätüo disse: «Agli occhi dei compatrioti e correligionari di Swinburne, interesse e sollecitudine dei quali vanno principalmente ai commerci, un poema non ha. alcun significato politico. Mai accadde che un singolo atto del loro parlamento fosse promosso da un’argomentazione svolta in versi! Ecco perché concedono ai loro poeti la diabolica libertà di esprimere qualsiasi bestemmia l’inchiostro da stampa voglia imprimere. La loro regina? No, neppure lei vede alcun rapporto tra Poesia e Politica! Sono immuni, Maestà e la parola l’usiamo non già nel suo significato ecclesiastico, bensì in quello attuale, farmaceutico : gli inglesi sono politicamente immuni dal veleno dei versi. Ma non dappertutto è cosi. La povera Francia l’ha. imparato a sue spese; lo zar di Russia, i suoi poeti li spedisce in Siberia; Platone li bandisce dalla sua Repubblica; Bismarck amerebbe metter loro, quanti sono, la museruola, e mandarli all’inferno; e se
quel Passanante che tre anni fa, coltello alla mano, attentò in Napoli alla Vostra vita? Siete certo, Maestà, che in questo stesso momento non appunti la poetica penna contro di Voi, “il Re buono”, lui che osa scagliarsi contro “il male supremo, Dio”? No, Maestà, se per caso Swinburne fosse sui ruolini paga della Vostra Congregazione di Propaganda, depennatelo! Udite, Maestà... «Dal nome scritto col fuoco dinfdrno, e impresso sulla punta della tua spada Sei sgominato, Dio, sei sgominato: la tua morte è su di te, o Signore! E il canto della terra, mentre crepi, si spande sulle ali dei suoi venti : Gloria all’Uomo in eccelso, Poiché è l’Uomo d’ogni cosa il Signore!».,
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il Dottore Angelico vivesse oggi, di certo ripeterebbe che si deve rifiutare la libertà di coscienza e mandare a morte per primi quei veri eretici che sono i poeti, perché la fede è un atto di volontà e gli assassini dell’Anima sono peggiori degli assassini del corpo». Uno squillo di tromba e un fragore di zoccoli filtrarono attraverso le tende della finestra. Un reparto di corazzieri a cavallo andava a dare il cambio. Il Cardinale riprese: «Avete prestato debita attenzione, Maestà, a quelle due parole dell’ode di Swinburne: spada-Signore? Non sembrano ai Vostri occhi due meteore di zolfo ardente scagliate contro la corona e la tiara? Non risuonano, al Vostro orecchio, quali due cariche di dinamite fatte esplodere da quei sotterranei cospiratori che negli ultimi dieci anni han cercato di scuotere la roccia che sostiene sia il Vostro che il trono di San Pietro? Non è cosi, Maestà? E, Sire, udendo ora, di un poeta che non ha neppure due anni, e già prende in prestito quelle due enigmatiche parole, per fare versi alla maniera di quel vecchio ateo e rivoluzionario: non Vi sentite preda all’orrore, dico, al pensiero di ciò che quel ragazzo scriverà quando sarà in età adulta, di ciò che scriverà nel 1914?». «Che cosa intendete dire?» chiese il Re. «Che abbiamo giurato su Dio Onnipotente di cancellare questo poeta dalla faccia della terra» rispose il Cardinale. «Swinburne?» chiese il Re. «No, il figlio della contessa Kostrowicki » rispose Pölätüo. Umberto fissò per un istante il Cardinale e scosse le spalle. Ma Pölätüo riprese : «Non siamo riusciti a sapere dove si trova attualmente; siamo però certi che si tratta d’una località del Vostro regno. E... udite, Maestà! Se Dio non ha fermato la mano di Erode, re di Giudea, credete che fermerà la Vostra?». «Be’» disse Umberto. «Be’...» ripeté. «L’Italia è molto più grande della Giudea. Dal censimento del 1871, risultava che i sudditi erano 26.801.154. Oggi, 1881, il loro numero è salito a 28.459.628. Ciò signi6ca quasi un in-
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tero milione, un milione di innocenti! Mentre Betlemme era un buco, dove, con tutta probabilità, di innocenti era impossibile trovarne più di sei. Dieci, diciamo!» «Longino il Savio, citato da Barebreo a sua volta, citato da Giacobbe di Edessa, sostiene che il numero degli innocenti massacrati oscillasse tra 1800 e 2000. » «Be’, diciamo che si sarà trattato dunque di una dozzina di animucce» disse Umberto. « I greci ci assicurano che ammontavano a 14.000!» «Ne dubito» disse il Re. « I siri danno la cifra di 64.000. » «Gli apologeti » replicò Re Umberto «parlano di venti al massimo. » «Pure, certi auto’ medioevali, basandosi sull’Apocalisse, dicono 144.000!» «Non si tratta comunque di un milione» ribatté Re Umberto. Il Cardinale Pölätüo ebbe un sorriso amaro. «Già» disse. «Quando si è trattato di uccidere il nostro Salvatore, non uno che si preoccupasse di quanti innocenti si sarebbero dovuti massacrare; ma quando si tratta di liquidare il Nemico di Dio, ecco che dobbiamo sommare, sottrarre, calcolare... » «Oh, be’ » fece Umberto. «Comunque, sono sicuro che è più difficile di quanto non sembri... Sterminare un milione di bambini di un anno!» «Neppure mezzo milione» interloqui Pölätüo. «Bisogna escludere le femmine. » «Mezzo milione di bambinetti!» sospiro Umberto. «Fossero almeno dei ventenni, avessero almeno l’età del servizio militare... » Subito il Cardinale Pölätüo gli porse la mano: «Voi dunque ci promettete, Maestà, che tra diciannove anni, nel 1900... ». «Oh, se questo può tranquillizzarvi, Eminentissimo... »
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CON LA CERTEZZA che il casus del poeta sarebbe stato chiuso nel 1900, il Cardinale Pölätüo vide spalancarglisi dinnanzi la splendida panoramica di diciannove anni sgombri dall’ansia che ne aveva turbato la mente e assillato la coscienza. Tutto era tornato tranquillo. E li, nel bel mezzo del pavimento a tarsie, grave posando sulle cinque berniniane gambe a spirale, stava, ad attenderlo, la sua monumentale scrivania di mogano. Il Cardinale suonò il campanello e ordinò al domestico di portargli Berkeley. Si accomodò poi nella poltrona, davanti alla scrivania, sistemò sul ripiano alcuni fogli candidi e qualche penna d’oca scelta da un vassoio d’argento. L’uscio dello studio si aprì e ricomparve il domestico con Berkeley, un piccolo terrier di Manchester nero e tanè, su un cuscino di raso verde con frange gialle. Pochi mesi prima, ricevendo Berkeley in dono dal Cardinale Manning, Pölätüo era stato subito colpito dall’aspetto di capriolo in miniatura che aveva il terrier : le stesse zampe esili, la stessa espressione dei tondi occhi neri, identica grazia di movimenti. E poiché gli era parso che ad attualizzare la materia di cui era fatto il cane fosse in effetti la Forma della Capriolità manifestantesi attraverso la Forma della Caninità, era stato tentato di chiamarlo Aristotele, ma ne era stato dissuaso dal rispetto che nutriva per San Tommaso d’Aquino; e, a ricordo dell’amicizia che lo legava al donatore inglese, aveva affibbiato al cane il nome del vescovo irlandese Berkeley. Nell’ultimo cassetto di destra della scrivania del Cardinale, in un vecchio cofanetto foderato di madreperla, stava un pezzo di legaccio da scarpa. Quel cassetto, Berkeley lo conosceva assai bene : usava avvicinarsi, annusare la bocchetta della serratura, poi levare i neri occhi da capriolo a. fissare il Cardinale, in attesa. Allora Pölätüo girava la chiave, spalancava il cassetto e, dalla scatola foderata di madreperla, estraeva il frammento di legaccio: che
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Perché, nel Primo Caso, erano Parole a dare la caccia a Parole, Mentre nel Secondo Caso è la Materia a dure la caccia alla Materia.
Scrivendo i tre punti interrogativi, Pölätüo ruppe il pennino; gettò la penna, ne scelse un’altra, scrisse:
Come è riuscito Hume a imbrogliare Berkeley con questo trucco? E perché noi non ci riusciamo col nostro terrier di Manchester nero e tanè???
Il Cardinale Pölätüo tornò a immergere la penna, e scrisse:
1 : per ciò che attiene al cervello di Berkeley, a esistere è solo l’Idea di una striscetta nera che gli scappa davanti agli occhi, ovvero l’Idea di un odore che scappa davanti al naso: la Materia per lui non è dotata di esistenza, ammenoché non sia la somma di un processo logico, parte costitutiva della Mente di Dio. 2: Hume costringe Berkeley ad acchiappare il legaccio, indi a mangiarselo, e col legaccio la propria coda, e poi tutto il resto, dalla coda alla testa nella quale è contenuta la Mente, sicché nulla più rimane di Berkeley, eccezion fatta dell’Idea.
Berkeley annusava avidamente, quindi voltava la schiena. Allora il domestico levava da terra il cagnolino, quando non era il Cardinale a chinarsi per legare la cordicella al codino tremolante. Ed ecco Berkeley abbaiare, correre in cerchio, dare inizio a una bellissima caccia al legaccio. Il Cardinale Pölätüo chiamava questo “giocare a Berkeley”, ma aveva anche una definizione più complicata: la Dimostrazione Solipsistica di David Hume. Di solito, Pölätüo preferiva attendere che Berkeley, stanco della sua caccia senza costrutto, si riadagiasse sul cuscino verde. Quel giorno, invece, fece cenno con impazienza al domestico di portare via Berkeley. Tirò la poltrona più vicino alla scrivania, immerse la penna nell’inchiostro e, in testa a un bianco foglio di carta, scrisse:
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errato.
Dove stava l’errore del ragionamento?
Stette a riflettere un istante, carezzandosi le labbra con la piuma. All’improvviso, silenziosa, lo penetrò e lo invase una rivelazione. Pölätüo si chinò sulla scrivania, scosse una goccia di inchiostro dal pennino, si mise dinnanzi un foglio di carta nuovo, e tracciò in bella grafia:
Quindi, cosi riprese:
L’universo Psico non può essere erroneo, dal momento che la verità della realtà attuale è indubitabile. Svil. particolaregg, qu. probl.: Empir. come ripr. ult. d, log.
E a margine:
Ciò implica semplicemente che il ragionamento era
Poi, con decisione ma senza fretta, aggiunse:
NO!
Sotto questa frase si affrettò a epigrafare, in corsivo, un grosso :
Non implica forse questo che parole le quali si susseguano secondo le regole di un universo logico possono, ciononostante, indurci in errore nell’universo materiale?
Si sentiva un po’ a disagio sulla poltrona. La tirò ancor più vicino alla scrivania, vi si accomodo meglio, e riprese:
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Qui ha inizio
del Pölätüomismo
alla Filosofia
dei Prelegomeni
l’inizio
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365 19
3935 +5 6940
3285 365
*pagina 1*
e, se solo il 10 % di esse avessero valore durevole, potremmo pur sempre lasciare, a edificazione del mondo, un’opera di 694 pagine.”Gettò un’occhiata alle pagine che aveva vergato il giorno prima, notando che non erano numerate. In testa alla prima, che terminava con le parole : «Dove stava l’errore del ragionamento?» scrisse:
A PARTIRE da quel giorno, il Cardinale Pölätüo affidò al segretario la cura di tutti gli affari di ordinaria amministrazione, per dedicare tutto il tempo (di Pölätüo) all’opera (di Pölätüo). Per non perdere più neppure uno dei preziosi minuti che per l’uno o per l’altra andavano sprecati nel rifare le punte alle penne, il Cardinale si procurò un certo numero di pennini d’acciaio di Birmingham in lega d’argento, conservando una unica piuma di cigno a ornamento della propria scrivania, oltre ad alcune penne; di corvo per tracciare righe sottili. “Se solo riuscissimo a scrivere una pagina al giorno” si disse “ il numero totale di pagine che scriveremmo nei diciannove anni che abbiamo davanti a noi, sarebbe:
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*pagina 2*
Ma noi del resto
Coloro i quali fanno ricorso a metodi indiretti, negano che Dio possa essere conosciuto dai Gentili tramite le cose create. Supponiamo che costoro siano nel vero. Supponiamo che la Conoscenza Indiretta non ci fornisca prova alcuna dell'Esistenza di Dio.
Noi Pölätüo abbiamo Conoscenza Diretta dell’Esistenza di Dio.
Egli si è rivelato a noi, e noi Lo abbiamo visto; non tramite l’Ambasceria dei nostri occhi, bensì direttamente, nella zona occipitoparietale del nostro
Conoscenza indiretta
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Conoscenza diretta
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Il Pölätüomismo distingue due categorie gnoseologiche
*pagina 3*
Diede poi di piglio a un foglio nuovo, puli la penna in un piccolo nettapenne metallico a forma di portauovo pieno di crini di cavallo, e cominciò:
e sulla seconda, quella che recava, le parole: «Qui ha inizio, ecc. » :
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Per riuscirci, la Conoscenza Indiretta metterà in moto tutti gli ingranaggi della fisica, della chimica, della biologia, della sociologia, della pedagogia. E, al contrario di altri autori, noi non vediamo in questo empietà alcuna; anzi, lo troviamo encomiabile,
non lo pretendiamo affatto da essa. La Conoscenza Indiretta, basata com’è sull’Intermediazione della Parte Esterna dell’Occhio, nonché dell’Orecchio e del naso, aspira piuttosto a spiegare, se non ora almeno in futuro, noi a noi stessi; di conseguenza, anche noi che abbi amo avuto Conoscenza Diretta dell’esistenza di Dio.
La conoscenza diretta ci dice che noi sianio creature di Dio, diversi dagli animali e dagli angeli.
La conoscenza indiretta, tuttavia, tramite la teoria dell’evoluzione per selezione naturale ci dice che noi, al pari degli altri primati, siamo discesi da un progenitore comune; e non dovremmo scandalizzarci affatto, qualora gli epigoni di Darwin scoprissero
dal momento che: non è forse lintero contenuto della colonna di destra un tentativo di rispondere alla domanda implicita nella colonna di sinistra, vale a dire: SECONDO QUALI MODALITÀ Dio ci si rivela?
Gli abbiamo rivolto la parola ed Egli ci ha risposto, e noi Lo abbiamo udito col nostro Orecchio Interno, Lo abbiamo appercepito con teti i nostri sensi diretti. Noi siamo Testimoni della Sua Esistenza. Nota 1 a pag. 1 e questa nostra esperienza infrange il circolo vizioso di Hume il quale evidentemente non ha avuto diretta conoscenza dell’esistenza di Dio.
cervello.
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La conoscenza diretta ci dice che il linguaggio umano è un dono di Dio.
La conoscenza indiretta ci dice, per bocca di Herr Herder e per labbra di Mr. Darwin, che il linguaggio è stato inventato dall’ uomo e da lui gradualmente sviluppato. E, al contrario di certi autori, non vediamo in questo empietà alcuna; anzi, lo troviamo encomiabile,
Se possedete una definizione di “Uomo”, in tal caso, quale che sia la definizione, dovrete convenire che, per quanto vasta e tumultuosa fosse la moltitudine delle creature dalla quale, nel corso della sua evoluzione, è discesa l’umanità, deve ben esserci stata tra esse una prima coppia cui s’attaglia la vostra definizione. Che c’è di errato nel dare a questa coppia il nome di Adamo ed Eva?
dal momento che: non costituisce forse l intero contenuto della colonna di destra la risposta alla domanda implicita nella colonna di sinistra, vale a dire; SECONDO QUALI MODALITÀ Dio ci ha tratti dall’argilla?
che in ultima analisi, o meglio in prima istanza, abbiamo tratto origine da crostacei, da un fango primordiale, da inorganica creta... il fangocol quale adamo fu impastato. E, al contrario di certi fautori, non vediamo in questo empietà alcuna; anzi, lo troviamo encomiabile,
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Conoscenza indiretta Abbiamo constatato non esservi maionese, né zuppa di cipolle né oca nel nostro campo sensorio. E non vediamo in questo empietà alcuna; anzi, lo troviamo encomiabile,
Conoscenza diretta
Abbiamo sentito sapore di maionese. Abbiamo sentito sapore d’oca. Abbiamo avuto conoscenza diretta di zuppa di cipolle, un’ora prima di andare a tavola.
Il Cardinale Pölätüo depose per un istante la penna; poi diede un’occhiata all’orologio e avverti sul palato, all’improvviso, sapore di granchio alla maionese, zuppa di cipolle e oca farcita à la Romaine. Eppure, nello spazio circoscritto dalle quattro pareti del suo .studio, non c’era né maionese né zuppa né oca. Un’altra occhiata all’orologio, e Pölätüo, ripresa la penna, scrisse :
vale a dire: SECONDO QUALI MODALITÀ Dio ha insegnato ad Adamo a coniare i nomi di tutti gli uccelli dell’aria e animali dei campi?
dal momento che: non costituisce forse l’intero contenuto della colonna di destra un tentativo di risposta alla domanda implicita nella colonna di sinistra,
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N.B.: allorché Dio recò un uccello a Hume e gli disse: «Dagli un nome!», Hume puntò l’indice al proprio cranio e disse: «Oca». Allorché Dio recò l’uccello a Berkeley e gli disse:
Arricciò il naso, un po’ nervoso. Immerse il pennino d’acciaio nel calamaio e, su un nuovo foglio di carta, annoto quanto segue :
N.B.: Nel caso della nostra conoscenza diretta dell’esistenza di Dio (vedi sopra), la conoscenza indiretta non si è fatta minimamente assertrice della non esistenza di Dio, ma semplicemente che non può darsi prova alcuna della Sua esistenza. Nel caso presente, tuttavia, nel caso cioè della nostra conoscenza diretta della zuppa di cipolle, la conoscenza indiretta ha positivamente asserito non esservi zuppa di cipolle di sorta nell’universo della nostra dimora.
dal momento che: non è appunto la conoscenza indiretta quella che, nel caso specifico mostrandoci non esservi zuppa di cipolle, per quanto noi ne sentiamo il sapore, ci rammenta che la Vanità dell’Esperienza non è tutt’uno con la Presenza della Realtà?
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Osservazioni da noi compiute ,sulla materia di cui è fatto il Re, ‘ci permettono di inferire che la rotula prudeva. Modo di ragionare, questo, che non ci sembra niente affatto empio; anzi, lo troviamo encomiabile,
Nel corso della nostra ultima visita a Re Umberto, il sovrano ha incrociato le gambe e si è grattato la rotula. Ieri, il nostro segretari o si è incontrato col segretario privato del Re, e questi gli ha assicurato che la coscienza del Re non aveva nozione del prurito della rotula.
Pölätüo si arrestò un istante, pur senza sollevare la penna dal foglio. Poi, in fretta, la trasferì sulla superficie di un altro foglio, e scrisse :
dal momento che: non ha forse la conoscenza indiretta il diritto di avvertirei che la Legge Divina esiste e veglia su di noi, sempre e in ogni luogo, anche quando noi non se ne ha coscienza?
Conoscenza indiretta
Conoscenza diretta
Dopodiché il Cardinale tornò al manoscritto principale:
«Dagli un nome!», Berkeley puntò l’indice su Dio e disse: «Oca». Ma allorché Dio reco l’uccello ad Adamo e gli disse: «Dagli un nome!», Adamo puntò il dito verso l’uccello che Dio gli aveva portato e disse: «Oca».
29
Pölätüo era in età di un anno, quando uno scienziato francese, Monsieur André Marie Ampère, aveva scoperto che, se si afferra con la Mano Destra un conduttore elettrico in modo che la corrente fluisca nella direzione indicata dal Pollice, l’induzione magnetica circonderà il conduttore nel senso delle Dita. Questa Regola della Mano Destra, come veniva chiamata, rendeva perplesso il giovane Pölätüo: perché doveva essere proprio la Mano Destra e non la Sinistra? era solito chiedersi. Non c’è nessun motivo per Una figura, questa, che aveva sempre esercitato su di lui un certo fascino. Pölätüo era
Una figura, questa, che aveva sempre esercitato su di lui un certo fascino.
Il Cardinale, seduto sovrappensiero, penna in mano, non s’avvide che la penna tracciava il disegno qui appresso riportato :
Tuttavia: la rotula del Re è stata grattata da una mano connessa a una mente che non aveva coscienza del prurito (la mente del Re, cioè), non giù da una mano connessa a una mente conscia del prurito (vale a dire la nostra mente, di Poiatuo). Reflexio : Il mondo apparirebbe assai più semplice se la sequenza degli eventi fosse stata la seguente: 1 : Noi constatiamo che la rotula del Re prude; 2: Noi diciamo: «Maestà, la vostra rotula prude»; 3: Il Re risponde: «Tante grazie, Eminenza»; 4: Il Re si gratta la rotula.
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Compiere l’atto consistente nel grattarsi la rotula, non esige la cooperazione di entrambe le forme di conoscenza: diretta e indiretta.
La penna nella destra, il Cardinale si alzò in piedi, s’avviò alla porta, usci. Rientro dopo pochissimo tempo, e questa volta la penna stava nella sua mano sinistra. Tornò a sedersi alla scrivania, riprese la penna con la destra, scrisse quanto segue :
in età di un anno, quando uno scienziato francese, Monsieur André Marie Ampère, aveva scoperto che, se si afferra con la Mano Destra un conduttore elettrico in modo che la corrente fluisca nella direzione indicata dal Pollice, l’induzione magnetica circonderà il conduttore nel senso delle Dita. Questa Regola della Mano Destra, come veniva chiamata, rendeva perplesso il giovane Pölätüo: perché doveva essere proprio la Mano Destra e non la Sinistra? era solito chiedersi. Non c’è nessun motivo perché sia l’una e non l’altra; e se non v’è ragione alcuna perché cosi sia, vuoi dire che la Regola della Mano Destra non è una Legge Fisica, bensì una Sentenza Arbitraria. Ché, ogniqualvolta qualcosa accade immotivatamente, accade per una scelta. E se scelta è stata fatta, deve esserci stato un atto di volontà. Ma l’esistenza della Volontà non implica l’esistenza della Persona? E qual è la Persona la quale ha voluto che l’Universo fosse governato dalla Regola della Mano Destra anziché da quella della Sinistra, se non il Creatore? Non ne consegue quindi che il principio della conoscenza indiretta mette a nostra disposizione punti di partenza migliori e più tangibili di quelli cui fece ricorso Tommaso d’Aquino nel suo ardito tentativo di provare l’esistenza di Dio?
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Conoscenza Indiretta!
che si fonda sulla conoscenza diretta, esige la nozione preventiva di tutto ciò che può essere impartito dalla
FILOSOFIA DEL PÖLÄTÜOMISMO,
L’atto consistente nel redigere la
Tuttavia:
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CH
HC C H
CH
HC
H C
Louis Pasteur, ardente apostolo della scieeza e fervente cattolico, ha fede in due cose: 1 : Dio; 2: il principio dell’immunizzazione mediante vaccino. Non vediamo perché la seconda di tali credenze debba essere ritenuta irriverente verso la prima. Al contrario, la riteniamo encomiabile, dal momento che: se la malattia è Punizione Divina, la guarigione è Grazia Divina. Onde per cui, non è Louis Pasteur un veicolo della Grazia Divina?
Nell’autunno del 1881, parti per Parigi con un’ambasceria incaricata di ringraziare quel governo per le congratulazioni da esso inviate a Leone XIII in occasione della promulgazione della sua Enciclica sulla Sovranità Civile, in seguito all’assassinio dello zar Alessandro II. Durante la permanenza nella capitale francese, si recò in visita da Louis Pasteur e, a pagina 127 della Filosofia del Pölätüomismo, scrisse: Da Parigi si portò a Bonn, dove rese visita a P.A. Kekulé; da Bonn ad Amsterdam, e qui si incontrò con G.A. Van’t Hoff. A pagina 190, scrisse:
IL CARDINALE Pölätüo era deciso a indagare su tutto ciò che la conoscenza indiretta era in grado di insegnare.
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Nel 1882 andò a Londra, dove vide Carlo Marx. Pu nella breve relazione di questo incontro che per la prima volta fece uso della prima persona singolare anziché della prima, plurale; a partire da quel momento l*”io” e il “noi” si ritrovano in egual misura nei suoi discorsi come nei suoi scritti. «Quand j’écris et je parle de moi au singulier, cela suppose une confabulation avec le lecteur; il peut examiner, discuter, Nel 1882 andò a Londra, dove vide Carlo Marx. Pu nella breve relazione di questo incontro che per la prima volta fece uso della prima persona singolare anziché della prima, plurale; a partire da quel momento l*”io” e il “noi” si ritrovano in egual misura nei suoi discorsi come nei suoi scritti. «Quand j’écris et je parle de moi au singulier, cela suppose une confabulation avec le lecteur; il peut examiner, discuter, douter et meme rire. Mais quand je m’arme du rédoutable nous, je professe; il faut se soumettre»; citazione, questa, tratta da BrillatSavarin, non già da Marx. I.a si ritrova sul verso della pagina 419 della Filosofia del Pölätüomismo, mentre sul recto della stessa il Cardinale scrisse :
Van’t Hoff stato molto cortese. Ci ha informati che una molecola non è strutturata simmetricamente e che i cristalli possono essere sinistrogiri e destrogiri, La nostra Fede non è stata minimamente scossa dalla scoperta del modo con cui Dio costruisce le Sue molecole e i Suoi cristalli.
A pagina 215
A esso però non ha rivolto preghiere. Ha detto che, attorno a quest’anello, si possono sistemare altri gruppi di atomi, e che questa sintesi, la quale dà modo di produrre coloranti, medicinali, fulmicotone e gas asfissianti, inaugura una nuova epoca nella storia dell’umanità, F. noi non vediamo in questo empietà alcuna, dal momento che: se è volontà di Dio di inviarci calamità e benedizioni, non è forse giusto e appropriato dare il benvenuto a questo Kekulé, il quale perfeziona gli Strumenti di tali calamità e benedizioni?
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Ho dato un’occhiuta agli spettri di 4.031 stelle; al microscopio, ho visto innumerevoli gruppi di illimitate fiumane di bacilli della tubercolosi colorati col blu di metilene: e, sospeso tra quest’immensa infinità e questa minuscola infinità, ho compreso, per conoscenza diretta, che, al contrario di quanto pensano certi autori, la conoscenza indiretta costruisce i propri microscopi e telescopi a ulteriore Gloria di Dio.
Nel 1883, il Cardinale Pölätüo non si mosse da Roma,ma si fece inviare il bacillo della difterite, testé scoperto da Kleb, il bacillo della tubercolosi recentemente scoperto da Koch, e l’elenco, redatto da Vogel, degli spettri di 4.051 stelle. A pagina 850 scrisse :
« Il modo di produrre nella vita materiale determina il carattere generale dei processi della vita sociale, politica e spirituale». Perfettamente d’ accordo: tale conclusione è un tempestivo segno dato alla Chiesa da Dio, perché faccia in modo che il potere temporale non le sfugga di mano ma, tramite re e regine, presidenti e governi, influenzi il modo di produrre nella vita materiale e cosi determini il carattere generale dei processi della vita spirituale. Pertanto, non vedo empietà alcuna in questa nuova dottrina; anzi, la trovo encomiabile,
Il signore gentile... sarei stato per scrivere vecchio, non fosse perché conta solo quattro anni più di me: sarà l’avere sette figli, o il riflettere che fu sulle cose umane, che lo fa invecchiare cosi precocemente? Io ammiro perché in lui non c’è traccia di poesia. A tutt’oggi ha evitato accuratamente il ricorso a quelle nozioni che sono state prodotte e inoculate nella nostra vita spirituale da irresponsabili attività poetiche, e s’attiene rigidamente a ortodosse nozioni ontologiche. Ai suoi occhi; pane e vino non sarebbero affatto simboli di carne e sangue, ma carne senza riserve, reali in sé e per sé. Egli è un puro prodotto di quel Mondo Occidentale le cui fondamenta sono state gettate dal Cristianesimo organizzato, ed egli mai sarà accettato in altri continenti, pagani o gentili che siano, ammenoché nelle sue dottrine non faccia posto al nome di Gesù. Far si che questo avvenga, tuttavia, può darsi sia affar nostro (e dei nostri missionari), non suo. Per essere precisi, mi ha detto: « Il corso della storia è in primo luogo determinato da fattori economici ». E, al contrario di certi autori, non vedo in ciò empietà alcuna. Non è forse Dio Onnipotente in grado di determinare il corso della storia mediante fattori economici, se tale è la Sua Vo/onta? Mi ha anche detto:
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Nel 1887, il Cardinale Pölätüo attraversò l’Atlantico per la seconda volta. Sbarcato dalla nave, prese subito il treno per Cleveland, Ohio, intenzionato a verificare di persona l’esperimento Michelson-Morley. Sospettava che ci fosse un errore, seppure marginale, nel modo con cui l’apparecchio era
scrisse a pagina 1079.
La conoscenza indiretta non fa che confermare, in conclusione, che la Grandezza e la Sapienza del Creatore sono illimitate,
Nel 1886, Goldstein gli fece vedere un foro in un catodo, attraverso il quale passavano raggi positivi; nell’autunno di quell’anno ricevette in dono una fotografia della nebulosa di Andromeda eseguita da Robert, incorniciata insieme a una riproduzione dell’Origine della Via Lattea del Tintoretto; e in dicembre gli giunse una cartolina postale inviatagli da Ralph Capeland, che gli comunicava di aver scoperto l’elio nella Grande Nebulosa di Orione.
Nel 1885 visito gli stabilimenti Krupp, dove il figlio di Alfried, Friedrich Alfried K., gli mostrò il prototipo del cannone da cento tonnellate; fu anche all’Hôpital de la Salpetrière, a Parigi, dove udì una lezione di Charcot e vide cervelli e midolli spinali conservati in recipienti di vetro etichettati e numerati.
Nel 1884 il Cardinale Pölätüo si recò a New York, per fare una telefonata a Boston con la prima linea del mondo. Fu da New York che spedi, alla Conferenza Internazionale, allora in sessione a Washington, una cartolina postale in cui proponeva che il meridiano zero passasse non da Greenwich, località che si trova a due o tre miglia a sud-est della cupola di San Paolo in Londra, bensì in corrispondenza della croce della cupola di San Pietro in Roma. Al suo ritorno in Europa, incontro Schiff e ne udì una conferenza sulla tiroide.
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Note In Margine All'esperimento Michelson- Morley
*pagina 2244*
... ammettiamo in via di principio ciò che già è manifesto (XIII), vale a dire che Dio è assolutamente immutabile. Deriva da tale premessa che Dio è eterno.
... ammettiamo in via di principio ciò che già è manifesto (1887), vale a dire che la velocità della luce è assolutamente immutabile. Da tale premessa deriva anche che la velocità della luce è assoluta. Ché qualsiasi cosa principii Ché qualsiasi cosa acceleri o cessi di essere, subisce o deceleri, subisce movimento movimento o mutamento. Ora, è stato dimostrato che Ora, è stato dimostrato che Dio è la velocità della luce nell’etere è affatto immutabile. affatto immutabile, Pertanto, il suo moto è assoluto, Pertanto, Egli è eterno, non avennon avendo né accelerazione do né principio né fine. né decelerazione.
Summa Contra Gentiles Thomasi Aquinas
tracciò una linea da cima a fondo, e scrisse:
fissato sulla pietra galleggiante sulla superficie del mercurio. Ma non scopri errore alcuno. Ciononostante, che l’apparecchio fosse posto nella direzione del movimento della terra o in senso contrario oppure trasversalmente a esso, il risultato era sempre lo stesso: il raggio di luce procedeva sempre alla stessa velocità, quasi che il globo terracqueo non si muovesse nell’etere, quasi che fosse il Centrum Mundi precopernicano. Incredibile! Durante il viaggio di ritorno in Europa, il Cardinale Pölätüo mandò a prendere il manoscritto nel baule, rimestò tra le carte, prese un foglio vergine, scrisse in testa:
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... e in questo consiste la nozione di eternità (I. Sum. Th, Q.X.).
Il Cardinale Pölätüo guardò fuori dall’oblò della cabina, al mare coperto di bianche onde spumeggianti, indi scrisse:
Di conseguenza, Egli è senza principio o fine, e ha simultanemente l’intero Suo essere...
Di conseguenza, in Lui non c’è essere dopo il nonessere, né Egli Può avere nonessere dopo l’essere, né è possibile rintracciare nel Suo essere successione alcuna, dal momento che siffatte condizioni non sono comprensibili se non in rapporto al tempo.
... e in questo consiste la nozione della non esistenza (Ockham).
Di conseguenza, in Esso non v’è inerzia che s’opponga a un mutamento del Suo stato di quiete, né Esso può avere inerzia che s’opponga al Suo stato di moto, né è possibile rintracciare direzione alcuna nel Suo spazio, dal momento che si/atte condizioni non possono essere comprese se non in rapporto col nostro o con un altro corpo. Di conseguenza, non esiste Etere...
Ora, l’Etere è assolutamente privo di movimento, come già dimostrato da Michelson e Morley (1887). Di conseguenza, non possia mo indicare in Lui un prima e un dopo.
Ora, Dio è assolutamente privo di movimento, come abbiamo già dimostrato (XIII). Di conseguenza, non possia mo indicare in Lui un prima e un dopo.
Ancora: soltanto mutamenti di velocità sono misurabili mediante sistemi di riferimento inerziale. Ciò, perché un’equazione di movimento ha la stessa forma per due oggetti che si muovono con moto uniforme l’uno rispetto all’altro, come afferma Necton, De Motu II,
Ancora: soltanto le cose che sono mosse possono essere commisurate col tempo. Ciò, perché il tempo è la misura del movimento, come afferma Aristotele, 4 Phys. XI. 5
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4° ... se tutti gli assoluti sono banditi, se ogni movimento è relativo (se la stessa equazione newtoniana vale per A che si muove in direzione di B come per B che si muove in direzione di A; se non fa differenza che sia stato Enri-
Dopo una breve pausa, cosi riprese:
3° O, al contrario, non dovrebbe consistere il compito nell’elaborare il concetto che “Dio è onda”, la Aetereità della quale è stata da noi dimostrata (pp. 2244 segg.), la Assolutezza della quale è stata provata da Michelson e Morley, e l’Esistenza della quale è stata posta in evidenza da Hertz?
2° Se la scoperta di queste onde e.m. è destinata a distruggere la concezione meccanicistica della struttura dell’universo è compito del Pölätüomismo elaborare una nuova filosofia, interpretando quel capitolo di San Tommaso d’Aquino che reca il titolo «Del non esservi in Dio materia alcuna» nel senso “del non esservi in Dio né materia né onda alcuna”?
l° La conoscenza indiretta ha anch’essa i suoi profeti. Il nome di uno di questi è J. Clerk Maxwell vent’anni fa costui predisse l’avvento di Heinrich Rudolph Hertz.
Nel 1888, mentre l’intera Cristianità, Papa Leone XIII alla testa, esultava per l’abolizione della schiavitù in Brasile, il Cardinale Pölätüo parti per Karlsruhe, per incontrarvi Hertz. «Non so se l’etere esiste o meno» disse Hertz, durante la capatina che fecero alla piccola Bierstube nei pressi del Politecnico : «So però che esistono sicuramente onde elettromagnetiche, le quali si distinguono dalle onde visibili solo per il fatto di non essere visibili. Le ho rifratte, le ho riflesse, le ho polarizzate, le ho fatte passare attraverso un prisma, ne ho misurata la velocità: che è identica alla velocità della luce», «Herr Professor... » esordi Pölätüo, ma poi penso che forse Hertz non era un Gentile e preferì lasciare la frase in sospeso. Come s’è già detto, lui Pölätüo, era nato di Capodanno, che è la festa della Circoncisione di Gesù Cristo, e provava sem pre un certo imbarazzo a trovarsi faccia a faccia con uomini il cui prepuzio fosse stato tagliato. Più tardi, a pagina 2609, annotò:
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Non consideriamo empietà il fatto dell’esistenza di questo congresso. Dal momento che il Signore Iddio ci castiga mediante le guerre, non dubitiamo minimamente che i capi dell’Internazionale, ciascuno nel proprio paese, voteranno, al pari di chiunque altro, a favore degli stanziamenti bellici.
Nel 1889, Pölätüo si recò a Parigi, per seguire un po’ il congresso della Seconda Internazionale. Più tardi, nel corso dello stesso anno, si vide recapitare un modello del cinetoscopio di Edison e una copia del Nuovo Catalogo Generale di 7084 nebulose di Dreyer, testé edito. A pagina 2974, scrisse:
Nel 1889, Pölätüo si recò a Parigi, per seguire un po’ il congresso della Seconda Internazionale. Più tardi, nel corso dello stesso anno, si vide recapitare un modello del cinetoscopio di Edison e una copia del Nuovo Catalogo Generale di 7084 nebulose di Dreyer, testé edito. A pagina 2974, scrisse:
co IV ad andare a Canossa, ovvero Ildebrando, cioè Gregorio VII, a recarsi dall’Imperatore Tedesco), allora davvero, davvero l’esistenza di Dio non può essere dimostrata. Se pero si potesse comprovare che esistono valori assoluti, in tal caso si può anche dimostrare che Dio esiste. Ora, non ci dicono gli scienziati che certe cose sono assolute? Non ci hanno persuasi che la velocità della luce è definitiva, ultima e incondizionata? Ancora: non è forse assoluto lo spazio in cui oscilla un pendolo di Foucault, senza curarsi affatto della terra che ruota al di sotto? E ancora: non è forse vero che l’acqua nel secchio monta alla periferia quando la si faccia ruotare di fronte a noi, mentre lo stesso non avviene quando siamo noi a correre attorno al secchio? Non è quindi appunto “Ignoranza” ignoranza delle leggi della fisica, ignoranza dell’esistenza di valori assoluti il nome di quella forza che non impedisce al signor Bradlaugh di convincere la Camera dei Comuni di
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Ho ricevuto due volumi del Ramo d’oro di Sir James Frazer che ho incontrato l’anno scorso a Cambridge. La religione come un ramo di antropologia, archeologia, psicologia e sociologia. E, al contrario di certi autori, non vedo in questo alcuna premeditata empietà; anzi, alcuni di questi scritti li ritengo encomiabili, dal momento che essi mi indicano la MODALITÀ secondo la quale Dio traccia la Via per cui gli uomini possono giungere alla Sua conoscenza.
Nel 1891, a pagina 3704 scrisse:
Pierre Janet mi ha detto che, se si guida la mente di un paziente in modo che questi rammenti la situazione che gli ha procurato lo shock, e se poi gli si spiega che lo shock era cosa priva d’importanza, che non presentava alcun pericolo per lui, accade a volte che mente e corpo del paziente guariscano. Se tale metodo di cura dovesse estendersi, non potrei non considerarlo una minaccia all’istituto della confessione. E siccome, nella sua enciclica Sapientiae Christianae, il Santo Padre ha affermato che «risulta sufficientemente chiaro che i reggitori degli stati son liberi di amministrare i propri affari, e ciò non soltanto con la passiva tolleranza della Chiesa, ma addirittura con la sua attiva cooperazione», non dovrebbe la Chiesa collaborare più attivamente coi reggitori degli stati, onde coadiuvarli cella loro libertà di controllare l’esercizio de/la medicina’ (Ho fatto installare la illuminazione elettrica nel mio palazzo).
Nel 1890, una settimana dopo che Leone XIII aveva pubblicato la Enciclica Sapientiae Christianae, precisamente il 17 gennaio, il Cardinale Pölätüo si recò a Cambridge, dove ebbe un colloquio con Sir James G. Prazer. Lungo la via del ritorno, fece sosta a Parigi per incontrarsi con Pierre Janet. A pagina 3339, scrisse:
Il cinetoscopio è uno strumento che, esattamente come i mezzi di produzione della vita materiale, determinerà il «carattere generale dei processi della vita sociale, politica e spirituale» (vedi pagina 419). Per tale motivo, dovrebbe essere in mano alla Chiesa.
E alla pagina seguente:
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1° gli scritti sull’ipnosi di Charcot, 2°: il Catalog der Farbigen Sterne di Kruger, 3°: l’Internai Work of the Wind di Langley,
nella valigia diplomatica, si recò alla Guiana in relazione all’arbitrato papale nella controversia confinaria tra Gran Bretagna e Venezuela.
Nel 1894, avendo:
Nel 1893, il Cardinale Pölätüo buttò giù due righe di appunti sulla Costante Universale, recentemente formulata da Wien, che stabilisce il rapporto tra lunghezza d’onda e temperatura assoluta del corpo emittente, precisamente: 0,294 cm°, dopodiché parti per Lima, in relazione all’arbitrato papale nella controversia confinaria tra Perù ed Ecuador.
La conoscenza indiretta sta divorando se stessa. Ecco qui Weissmane che quasi sopraffà Darwin: ciò, sostenendo che quanto un uomo fa col suo corpo mortale, il SOMA, non ha effetto alcuno sul suo corpo potenzialmente immortale, OVULO+ SPERMA. Per mille anni gli ebrei hanno continuato a circoncidersi, ma ancora hanno figli che nascono col prepuzio intatto. Fin dalla creazione del mondo, i mariti hanno deflorato le loro spose, ma ancora hanno figlie che nascono con l’imene intatto. Come può dunque reggere la darwiniana razza degli organismi adattati, se padri e madri non sono in grado di trasmettere i propri caratteri acquisiti ai figli tramite SPERMA a OVULO?
Nel 1892, il Cardinale Pölätüo si fece tradurre gli Aufsatze iiber Vererbung di Weissmann, pubblicati in Gersnania. A pagina 4069, scrisse:
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Nel 1897, Gustave Canet gli presentò il suo cannoncino da, 75 mm. a tire rapide; J. J. Thomsán gli inviò un estratto della sua relazione sui raggi catodici, e Atwater gli dimostrò (dopo averlo introdotto in un cubicolo ermeticamente chiuso) che lui, il Cardinale, scaricava in forma di calore l’energia equivalente al cibo ingerito.
Nel 1896 si reco in Abissinia per intercedere presso l’imperatore Menelik a favore dei prigionieri di guerra italiani; di lì, in America dove, sul Potomac, assistette agli esperimenti compiuti da Langley con la sua macchina volante. Tornò via Amsterdam, e ne approfittò per far visita a Zeeman, il quale gli dimostrò come le righe dello spettro corrispondenti al sodio si dilatino quando la fiamma sia posta in un forte campo elettromagnetico; passando per Parigi, ascoltò per qualche istante, alla Academie des Sciences, Becquerel che riferiva sullo strano comportamento dei minerali di uranio capaci di impressionare una lastra fotografica avvolta in carta nera e di scaricare a distanza le foglie di un elettroscopio.
Nel 1895 fu a Haiti in relazione all’arbitrato papale nella controversia confinaria tra Haiti e San Domingo. Di li prosegui alla volta di Trinil, sull’isola di Giava, per vedere con i suoi occhi il luogo in cui Dubois aveva reperito due molari, un frammento del cranio e il femore di una creatura che dallo scopritore era stata chiamata Pithecanthropus Erectus. Le reliquie, Dubois naturalmente se le era portate appresso. Raccolto, come ricordo, un frammento di roccia vulcanica, che probabilmente risaliva al pleistocene, Pölätüo parti per Monaco, dove W.K. von Rontgen, senza aprirne il borsellino, esegui per il Cardinale una fotografia di cinque lire d’argento, una moneta da venti centesimi, tre marchi e una chiavetta. Rientrato a Roma, il Cardinale Pölätüo appese tale fotografia accanto a quella, già menzionata, della nebulosa di Andromeda e della riproduzione del Tintoretto.
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Nella fase conclusiva dell’agonia, l’anima vive sempre più rapidamente. Exemplum: Se l’agonia dura 2 (due) secondi, allora:
Vi si leggeva:
* pagina 6935 *
Il 29 giugno 1900, il Cardinale completava la seimilanovecentotrentacinquesima pagina del suo manoscritto. “Il 10 per cento di queste pagine” si disse “contiene i fondamenti del Pölätüomismo. Ma quale di esse rappresenta tale 10 %?” Sulla sua scrivania, accanto al manoscritto, stavano una memoria sugli esperimenti con fertilizzanti chimici di Loeb, e il libro di un certo Freud, intitolato Traumdeutung. Pölätüo mise da parte la carta stampata. “La conoscenza indiretta non avrà mai termine” si disse. “ ‘La verità è figlia del Tempo’, ma chi voglia creare un sistema filosofico dovrà scegliere non solo il punto di partenza ma anche il momento in cui dire ‘Basta!’” «Basta!» ripeté ad alta voce e prese in mano la
Nel 1899, Hackel gli invio in omaggio una copia del suo libro Die Weltratsel, e Campbell gli comunicò che la stella polare è tripla. In giugno, Pölätüo partecipò, a Milano, alle celebrazioni del centenario di Volta e, dal 18 al 23 settembre, al Congresso Nazionale dell’Elettricità, inaugurato da Umberto I e dalla Regina.
Nel 1898, quando alla ribalta venne Madame Curie, le fece visita nel suo laboratorio di Rue Lhomond; si incontrò poi con Graf von Zeppelin, il quale gli illustrò i progetti del suo pallone a forma di sigaro, sospinto nell’aria da eliche.
44 secondo secondo secondo secondo secondo secondo secondo
di
di
di
di
di
di
di
l’anima
l’anima
l’anima
l’anima
l’anima
l’anima
l’anima
l’anima
l’anima l’anima
vive
∞
10⁸
10⁷
10⁶
10⁵
10⁴
10³
10²
1 10
secondi
secondi
secondi
secondi
secondi
secondi
secondi
secondi
secondo secondi
TOTALE = Eternità
vive
vive
vive
vive
vive
vive
vive
vive vive 1/2 1/2 1/2 1/2 1/2 1/2 1/2 1/2 1/2
durante durante durante durante durante durante durante durante durante
durante
il
del
del
del
del
del
del
del
del
restante
restante
restante
restante
restante
restante
restante
restante
restante
primo
1/∞
1/128
1/64
1/32
1/16
1/8
1/4
1/2
1
1
TOTALE = 2 secondi
del
Un sistema filosofico non esige alcuna prova che le cose stanno cosi: tutto ciò di cui ha bisogno è unicamente coerenza logica. Benché la coerenza logica sia da considerare inutile qualora il sistema possa dimostrarsi erroneo. A1a non è questo il caso, per ciò che concerne la i potesi summenzionata. I due secondi in questione potranno magari appartenere a un passato del tempo storico, da lunga pezza dimenticato, ma resteranno per i secoli dei secoli, almeno, nel tempo divino, E non c’è contraddizione alcuna tra queste due affermazioni, conte abbiamo appunto or ora dimostrato con mezzi matematici. Ed effettivamente, perché non servirsi delle matematiche per dimostrare a fisici e storici che la nozione di tempo non è semplice come appare stando al corpus dei loro orologi? Il nuovo Secolo, ventesimo dalla nascita del Cristo, vedrà lo sviluppo di una moltitudine di idee nel campo delle più alte e specializzate matematiche, e altre venire da queste fecondate.
Pölätüo rilesse parola per parola la pagina, tornò a immergere la penna e scrisse:
Sicché: stando alla conoscenza indiretta, l’anima muore dopo due secondi; ma in pari tempo: stando invece alla conoscenza diretta, l'anima vive in eterno.
secondo
di
secondo secondo
45
Pölätüo tornò al suo posto, rilesse l’annotazione, poi, al segretario : «Si?». «Ho appena ricevuto una telefonata da Monza: l’anarchico Gaetano Bresci ha assassinato il Re!» Il Cardinale Pölätüo si piego in avanti sulla sedia. «Sicché il nostro telefono funziona già!» esclamò. Tenendosi al passo coi tempi, il Cardinale, che nel 1884 si era recato espressamente a New York per poter parlare con Boston, aveva fatto installare il telefono nel proprio palazzo : la scatola gialla era appesa al muro dal maggio precedente ma, fino a quel momento, nessuno se ne era servito.
Incrociò le gambe (nel 1900 Pölätüo, unico tra i cardinali, ancora portava polpe e calze rosse) e si grattò la rotula. Subito la mente gli corse a Re Umberto e al 1881. “Diciannove anni sono trascorsi” si disse; “nel 1881, avevo cinquantanove anni, ora ne ho settantotto.” Il suo orecchio captò il lieve cigolio della porta che si apriva. Si volse. Sulla soglia stava il suo giovane vicesegretario. «Non mi dica nulla! Aspetti un momento!» ordinò il Cardinale. Si alzò dalla sedia, si accostò alla libreria, vi frugò a lungo, e analmente riusci a pescare la copia ingiallita di un settima nale profano, che recava la data del 1880. La portò alla scri vania. A margine stava scritto, in inchiostro sbiadito:
«E di una donna che chiede denaro: faremo dire qualche preghiera per lei; «E di una donna che chiede preghiere: le faremo inviare del denaro; «E di un’ebrea che desidera vedere il Papa: le scriveremo una lettera; «Si tratta di questione diuna certa gravita: per il momento non muoveremo un dito; «Si tratta di qualcosa di più grave ancora: agiremo in un modo che, letta questa lettera, continueremo a ritenere adeguato».
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«PERCHÈ Dio non ha fermato la mano dell’anarchico Gaetano Bresci? » Berkeley, il terrier di Manchester nero e tanè, era già morto da un pezzo (nel 1885... o era stato nell’86?), ma nell’ultimo cassetto a destra in basso della scrivania, chiuso in un cofanetto foderato di madreperla, c’era ancora un pezzetto di laccio da scarpe. Con gesto automatico, il Cardinale Pölätüo apri il cassetto, premette un bottoncino del cofanetto, annusò per un istante la stringa, poi con un colpo secco abbatté il coperchio e richiuse il cassetto. «Perché?» ripeté. Si alzò, andò a mettersi davanti a un grande specchio veneziano che, rimettendo la sua figura avvolta nella tonaca, si colmò di luce rossa, e chiese a se stesso : «Non è stato forse per fermare la mano di Re Umberto, il quale, diciannove anni fa, mi aveva promesso di liquidare, nel 1900, il problema del figlio della contessa Kostrowicki?». «Assurdo!» gridò subito dopo, voltando le spalle allo specchio. «Ho giurato davanti a Dio che il poeta Guillaume sarebbe stato spazzato dalla faccia della terra, e ho conoscenza diretta che Dio ha gradito il sacrificio. » Tornò alla scrivania, pose il palmo della mano sull’alto cumulo delle 6935 pagine manoscritte, e riprese a scrivere: «Non mi sorprenderebbe che Dio non avesse gradito il mio sacrifcio di Ampère, Darwin, Maxwell, Thomson, Michelson & Morley, Marx & Engels, Rontgen & Lorenz, Zeeman, Maria Sklodowska-Curie. Più volte abbiamo dimostrato, nel nostro Pölätüomismo, come, maneggiando in maniera appropriata i fondamenti della loro conoscenza indiretta, non si mini affatto la Chiesa di Dio. No!, cioè: si, gli scienziati non negano affatto l’esistenza dell’Anima; anzi, non fanno che confermarla, cosi come i legatori di libri
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confermano l’esistenza della Bibbia: sia pure a modo loro. Ma perché Dio dovrebbe non volere il mio sacrificio del figlio della contessa Kostrowicki?». Rifletté per qualche istante, quindi riprese: «Si, non mi sorprenderebbe che Dio non accettasse il mio sacri6cio di Marx R Engels. Sta scritto: non rubare. E anche: non desiderare la casa del tuo vicino, né la moglie del tuo vicino, né il suo servo né la sua serva, né il suo bue né il suo asino, come pure nessun’altra cosa che appartenga al tuo vicino. La Chiesa difende la proprietà privata. Ma la definizione del Capitale, quale emerge dalle Scritture non è identica a quella che dà Marx del Capitale derivante dall’accumulo del plus valore. Di conseguenza, quel che la Chiesa difende non è ciò che Marx attacca». Per un istante, il Cardinale Pölätüo si chiese se non gli convenisse prendere un nuovo foglio di carta, scriverci su pagina 6936 e fissarvi questi pensieri. Allungò infatti la mano alla penna, ma la ritrasse. « “Socialismo”, “comunismo” » soliloqui. « ...Ma se non sappiamo neppure di che cosa si tratti. L’uno, a quanto ci risulta, richiede “da ciascuno secondo la sua capacità”, per dare “a ognuno secondo il lavoro compiuto”; e l’altro “da ognuno secondo la sua capacità”, per dare “a ognuno secondo i suoi bisogni”. Ma come si riprometta il primo di misurare il lavoro spirituale da noi compiuto, questo ci chiediamo! No, preferiamo decisamente il secondo, quello che promette di compensarci secondo i nostri bisogni che, guarda caso, sono tutt’altro che insignificanti. In effetti, noi lo riteniamo un passo avanti rispetto al comunismo degli Esseni, ai quali era proibito possedere due mantelli o due paia di sandali; » Guardò le forbici veneziane sulla scrivania, senza vederle, quasi fossero di cristallo. «Non v’è dubbio che alcuni attribuiscano eccessiva importanza all’intero indirizzo politico. Lord Rosebery teme che esso implichi “la fine di tutte le cose”. Una certa signorina Rosa Luxemburg spera che sia la “promessa del millennio”. Oh, no! Il primo non deve preoccuparsi, e quanto alla seconda non deve farsi illusioni. L’Istituzione del Comunismo, o Socialismo che
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sia, non sarà duratura: non può assurgere a Redentrice dell’Umanità, perché non pensa in termini di Umanità. Pensa in termini di Nazioni, e noi vedremo levarsi il Giorno in cui un principe porgerà la mano al proprio servo, e un Rothschild presterà aiuto a un povero hassidim, prima di quello in cui il ricco lavoratore di un paese aiuterà il povero lavoratore di un altro. Profezia, questa, chiara come cristallo per chiunque sappia decifrare l’Anima dell’uomo della strada, e constatare come in ognuno si celi un piccolo, indelebile Charles Maurras : “La natiort est le plus caste des cercles de corrtmurtauté sociale. Brisezle et z ous dénudez l’Horrtrrte. L’Horrtme y perdra toute sa dé fesse, tous ses appuis, tous ses concours. La nattors occupe le sorrtrrtet de la hiérarchie des idées politiques”. Si, le pesanti cesoie dell’industria che tagliano la stoffa per i nuovi mantelli degli Esseni... Ed è una proposta del tutto logica e comprensibile, dicono, che esse debbano essere nazionalizzate. Udite: mica dicono che debbono essere internazionalizzate. E continueranno a pensare in termini di nazioni, id est: in termini di ciò che differenzia un popolo dall’altro; e cosi la Chiesa di Cristo rimarrà l’unico istituto che pensi nei termini di tutta l’Umanità, id est: nei termini di ciò che i popoli hanno in comune. Il nostro Unico Signore e Salvatore, perfino nelle immagini dipintene dai maestri, non è certo avvolto in vesti tagliate dalla moda di chicchessia. Nel qual Cattolicesimo risiede la forza di Nostra Santa Madre Chiesa. Ché quanto è edificato su ciò che diversifica popolo da popolo, non sopravviverà ai processi evolutivi, al contrario di quanto provvede a ciò che è comune a tutta l’umanità. Di conseguenza, in questa nuova Dottrina non vediamo alcun pericolo per l’Anima. «E non mi sorprenderebbe se Dio ricusasse il mio sacrificio di Karl Marx. «Ma perché, o Signore, non vuoi accettare il mio sacrificio del poeta Guillaume? «Porse che non vedi in lui il Tuo Avversario? «Porse che non vedi che, se un Paio di Forbici non può tagliare un’ Anima in due, può ben farlo un Paio di Parole Rimanti?» Sull’orlo della scrivania giaceva, lasciatovi dal segretario, un impalpabile fasci-
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coletto, i componimenti di un giovane poeta, Filippo Tommaso Marinetti. Con la lunga unghia del mignolo, il Cardinale lo sospinse finché cadde diritto nel cestino della carta straccia. « ... Rimanti o anche Non-rimanti!» soggiunse, e a lenti passi attraversò la stanza. Passando davanti alla colonnina di mogano che reggeva una maiolica, verdeggiante di foglioline d’asparago, all’improvviso fu colto da un nuovo pensiero: « l° Il figlio della contessa Kostrowicki è nato nel 1880 a Monaco» disse parlando a voce alta e lenta, quasi contasse una a una le sillabe. «Ma già molto prima, per l’esattezza nel 1861, Vittorio Emanuele II aveva ceduto Monaco alla Francia. «2° La lettera inviataci nel 1881 dalla contessa Kostrowicki, era stata effettivamente spedita dall’Italia. MA QUESTO NON COSTITUISCE AFFATTO UNA PROVA che il figlio della contessa Kostrowicki si trovi ATTUALMENTE in Italia! «3° E se attualmente non si trova in Italia, il Massacro degli Innocenti non sarebbe che un inutile spargimento di sangue. » Il Cardinale Pölätüo andò alla finestra, tirò la tenda, alzò gli occhi al cielo e ringraziò Dio per la Sua Saggezza, dimostrata non fermando la mano dell’anarchico Gaetano Bresci, l’americanizzato che era balzato sulla carrozza regale per infi1are quattro palle di revolver nel torace del sovrano; ringraziò Dio per la Sua Saggezza, dimostrata fermando la mano del Re il quale era stato li li per dare il via a un Massacro degli Innocenti sui vent’ anni, tra i quali poteva darsi che Guillaume non fosse incluso. Sul che il Cardinale Pölätüo si attaccò al telefono e, per sei ore, non fece che inviare messaggi in tutte le capitali del mondo. Durante l’intera notte, quella dal 29 al 30 luglio 1900, e durante l’intera giornata successiva, l’intero mondo cristiano da un capo all’altro dell’orbe terracqueo, in ogni diocesi e parrocchia, fu alla ricerca del figlio della contessa Kostrowicki.
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«LA CHIESA ESISTE per l’Action Française, non l’Action Française per la Chiesa» disse Charles Maurras. «Questo non fa differenza» replicò Pölätüo. «No?» «No. Se l’ Action Française fosse uno strumento della Chiesa, voi fareste quanto vi ho chiesto di fare, perché ve l’avrei semplicemente ordinato; se la Chiesa è uno strumento dell’Action Française, voi farete ciò che altrimenti vi avrei ordinato, per la ragione che ve l’ho chiesto. » «Vostra Eminenza m’aveva detto di essere venuto da me in veste privata, non già di rappresentante del Vaticano. » «Esatto» ribatté Pölätüo. «Ed è per questo che appunto mi rivolgo a voi quale privato cittadino, non quale rappresentante dell’Action Française . » «Gargon!» chiamò Charles Maurras. Ma, quando il cameriere apparve, lo congedò con un gesto e riprese : «Per tornare ad Anatole France, posso assicurare Vostra Eminenza che egli non è affatto il tipo di uomo che si immaginerebbe leggendo i suoi libri. La settimana scorsa passeggiavano insieme, diretti a Les lmmortels; sul Pont des Arts, Anatole France si ferma e mi fa : “A dir la verità, nel mio intimo anch’ io sono monarchico” ». «Se cosi è» commentò il Cardinale «vuol dire che Monsieur France è abbastanza saggio da non mettere il proprio io interiore contro la storia. Saggio e modesto al punto da trattare le proprie opinioni e i propri impulsi emotivi con lo stesso senso dell’umorismo con cui tratta le opinioni e gli impulsi emotivi dei suoi contemporanei. Voi al contrario,
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Monsieur Maurras, siete un presuntuoso; sono state le vostre personali inclinazioni, a. indurvi a formulare i vostri principi : nei quali avete finito per credere, e ora siete animato dal desiderio di imporli ai vostri contemporanei con un coup de force. » Charles Maurras tamburellò con l’anello a sigillo sul marmo del tavolino. «E voi?» Fece una breve pausa, quindi aggiunse: «Vostra Eminenza... Forse che quanto imponete ai vostri contemporanei, non deriva da inclinazioni personali?». «No!» replicò Pölätüo. Col dito, tracciò un cerchio sul marmo. «No» ripeté. «Le mie inclinazioni personali sono completamente diverse...» Tracciò altri cerchi sulmarmo. «Quel che avrei desiderato davvero, sarebbe stato di fare l’orologiaio. Avete mai visto l’orologio che Henri de Vick ha costruito per Carlo V nel 1379? Bene, avrei voluto costruirne uno simile, e forse potrei costruirne uno oggi grazie alle onde elettromagnetiche testé scoperte da Hertz. Ma sono problemi tecnici che non possono interessarvi. Provo come una nostalgia per l’arte dell’orologiaio : ma, ho avuto la capacità di sottoporre a critica questa mia personale inclinazione, e di diventare, anziché orologiaio, un minuscolo Pignone, una Rotella dell’Orologio Universale. » «Forse, nel caso di Vostra. Eminenza,» disse Maurras « la tendenza a diventare Pignone e Rotella di un Grande Orologio era più forte del desiderio di divenire l’Horloger di un orologio da polso. Ma torniamo alla morte del Presidente Felix Paure : mi ha rammentato quella dell’arcivescovo di Parigi, Harley de Champvallon, con un’unica differenza, e cioè che il ruolo della principessa de Lesdiguières è stato assunto, nel caso specifico, da una Dalila prezzolata dai giudei. » «Perché preoccuparsi di tutti questi problemi?» interruppe Pölätüo. «Anziché dell’unico che intendo discutere con voi. » «Eh bien!» esclamò Charles Maurras spazientito. «Eh bien, che desiderate da me, Monsieur? Dopo tutto, io sono un intellettuale... Volete forse che lo strangoli con le mie stesse mani, Monseigneur?» Mostrò le palme delle mani e, allargandone
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Il paratt que la s’matne derrttère Un drey fusard très cortrtu, Comm’ le géné ra/ Brugère, A régu du plomb daits... l’dos. Astu zu Le trou d’balle, le trou d’balle, Astu iu Le trou d’balle à Labori?
le dita, le agitò sul viso al Cardinale. «Volete che lo getti da un ponte nella Senna? Che gli infili tra le costole una lama avvelenata? O che gli pianti una palla nella schiena? Desiderate che ordini ai miei giovani di impiccarlo a un lampione? Oppure che rubi un po’ di bacilli del colera dal Laboratoire du feu Monsieur Pasteur e che glieli versi nel bicchiere? Volete... » «Silenzio!» ingiunse il Cardinale. Teneva sul tavolo la mano serrata a pugno, i suoi occhi sprizzavano lampi di collera, fulmini di indignazione, turbini di sdegno. E fu solo dopo parecchi secondi che tornò a posare le mani sulle ginocchia, la sinistra sul sinistro, la destra sul destro, e disse con tono tranquillo: «Volete forse insinuare che è nostra intenzione quella di indurvi a commettere assassinio? Ci ritenete disposti a prendere su di noi il sangue versato o coagulato nel delitto? Immaginate forse che oseremmo presentarci al Nostro Fattore, macchiati del peccato di un nostro simile?». « In questo caso, » disse Charles Maurras «si vede che non ho capito un’acca. Vostra Eminenza mi ha detto che, per ragioni a me ignote, desidera spazzarlo dalla faccia della terra. E ora Vostra Eminenza mi dice che non desidera che alcuno commetta l’assassinio a pro’ suo. È una contraddizione di cui non riesco a venire a capo. » Sull’orlo del marciapiede, seduto su un panchetto, un vecchio dai capelli bianchi cantava, sull’aria di La Casquette du Père Bugeaud, una canzone che girava dall’agosto precedente :
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Il Cardinale Pölätüo scostò il bicchiere di granatina e disse : «Afferma Sant’Agostino: “Ben sapendo che, facendolo essi in veste di soldati, non erano assassini bensì ministri della legge, non vendicatori di torti personali bensi difensori dell’ordine pubblico, cosi parlò loro... : « “Quando un uomo, in obbedienza agli ordini dei suoi legittimi superiori, ne uccide un altro, nessuna legge di stato lo considera omicida...”. «E Sant’Attanasio: “Uccidere il nemico in battaglia non è solo legittimo, ma anche degno di lode...” ». «Se Vostra Eminenza con questo intende dire» commentò Charles Maurras «che desidera che Kostrowicki sia spedito al fronte, mi permetto di fare osservare a Vostra Eminenza che al momento non c’è alcuna guerra in corso. » «C’è sempre una guerra in qualche parte del mondo» ribatté Pölätüo. «Ma non ogni guerra è giusta e legittima» ritorse Maurras. «E, visto che amate le citazioni, permettetemi di citare a mia volta : «Dice San Clemente: “Se la fede cristiana ti ha illuminato essendo tu dedito al mestiere delle armi, obbedirai al capitano che impartisce giusti comandi...”. «E San Tommaso d’Aquino: “Perché una guerra sia giusta, tre cose sono necessarie. In primo luogo, l’autorità del sovrano per il quale essa è intrapresa... In secondo luogo, deve esserci una giusta causa; ciò viene a dire che gli aggrediti devono essersi meritato, per colpe commesse, di venire assaliti... In terzo luogo, è necessario che sia giusta l’intenzione di coloro i quali combattono...”. «Ora, come possiamo indurre Kostrowicki a pensare che una guerra è giusta?» Il vecchio ubriacone continuava a cantare:
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«Afferma Sant’Agostino» replicò Pölätüo che, a meno di non essere certissimo dell’ingiustizia di una guerra, il cittadino ha il dovere di sostenere il proprio governo, poiché l’autorità civile promana da Dio e il cittadino è probabile non sia a conoscenza di tutti i dati di fatto nella misura dei suoi governanti. » «Su questo sono d’ accordo» rispose Maurras. «Ammenoché i governanti in questione siano tutti repubblicani » soggiunse. «Ma per tornare a Kostrowicki: è cittadino francese, e al momento la Francia non è in guerra. Come può Kostrowicki sapere dove deve andare? Quale guerra, tra tutte quelle in corso attualmente nel mondo, non è ingiusta?» «In ogni guerra, » rispose Pölätüo «se un aggressore commette ingiustizia, la causa dell’aggredito sarà giusta, e cosi quella di colui che difende l’aggredito. «Afferma Sant’Attanasio : “Colui il quale, pur essendone in grado, non respinge l’offesa arrecata al suo compagno, non è meno colpevole di colui che arreca l’offesa...”. » Charles Maurras si sfilò l’anello dal dito e lo fece scorrere sul ripiano del tavolino. «E se» osservò «mandassimo Kostrowicki, diciamo, in Cina, ed egli convenisse con la propria coscienza che gli aggrediti non sono né i missionari cristiani, né il barone von Ket teler, bensì i Boxer e di conseguenza chiamasse questi i suoi compagni? Non suonerebbe ingiuria, a Vostra Eminenza, se egli
Toute lu gend armerie Che rche l’assassin inconnu, Qu’a eu cett’ barbarie, De blesser un homme au... dos, Astu vu Le trou d’balie, le trou d’balle, Astu vu Le trou d’balle à Labori?
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«Be’, » fece Maurras «ammettiamo che Kostrowicki si dipinga la faccia di giallo, che assuma la nazionalità cinese, e che l’autorità del prefetto di Shantung promani da Dio. Neppure questo comporta, da parte di Kostrowicki, la voglia di battersi. Afferma Francesco de Vittoria nel suo De Jure Belli : “Se un suddito è convinto del carattere ingiusto di una guerra, non deve prestare in essa servizio, neppure se a ordinarglielo è il sovrano... E i soldati sono giustificati, quando essi combattano in malafede... Ne discende il corollario che i sudditi, alla cui coscienza una guerra non sembri giusta, possono non impegnarvisi, ragione o torto che abbiano. Ed è cosa evidente, che, quanto non è consono alla fede, è peccato...”. » «È proprio per questo che mi sono rivolto a voi» disse Pölätüo. Cantava il vecchio ubriacone:
A sa terrible blessure L’at ocat a sureécu Quoiclue ce soit une cbose bien dure Que d’as oir un’ bai dans... l’ dos. Astu eu Le trou d’balle, le trou d’balle, Astu zu Le trou d’balle d Labori?
morisse in battaglia agli ordini di un cinese pagano?» «Afferma Sant’Agostino» ribatté Pölätüo «che un uomo può combattere secondo giustizia, allo scopo di mantenere la pubblica pace, anche agli ordini di un sacrilego, sempreché ciò che gli si comanda non sia né in contrasto coi precetti divini, né con certezza antitetico a essi”. » Cantava il vecchio ubriacone:
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Bref, après tant de souffrance, L’avocat est reve nu Prendre sa piace à l’audience
«Si, voi» disse Pölätüo. «Voi siete l’unica persona che può riuscire. Voi sapete come si deve parlare alla gioventù d’oggi, come fare appello a essa. E Kostrowicki ha solo vent’anni. »
Af ’sieur Doyen à la rescousse Accourt; mais... turlututu, Le blessé qu’avait la frousse N’veut gas lui rnontrer son... dos. Astu vu Le trou d’balle, le trou d’balle, Astu vu Le trou d’balle à Labori?
«Perché?» chiese Maurras. «A che scopo?» «Perché io convinciate che almeno una, delle parti in conflitto, deve essere nel giusto; perché lo imbeviate di fede. » «Io?» chiese Maurras sorpreso. Cantava il vecchio ubriacone:
On court chercher tour l’extraire Lérninent docteur Reclus; Secondé par un conf rère, Il lui fait des fouili’dans...l’dos. Astu vu Le trou d’balle, le trou d’balle, Astu vu Le trou d’balle à Labori?
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Il a fait un beli’ harangue, Son bagout a reparu, Y a rien qui glie la lang ue Cqmm’d’auoir une hall’dant... l’dos. Attu eu Le trou d’balle, le trou d’balle, Attu eu Le trou d’balle à Labori?
«Benissimo, » disse Charles Maurras «tenterò di spedire Kostrowicki in Cina. Siamo d’ accordo. Ma per tornare a Ksterhazy e a Schwarzkoppen, ho sentito dire che... »
En gard ant sa hall’dans... l’dos. Astu vu Le trou d’balle, le trou d’balle, Astu zu Le trou d’balle à Labori?
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« ... per ci o che riguarda Kostrowicki, l’ho visto quest’oggi di persona. Si è presentato cosi: “Je suis Guillaume Apollinaire dit d’un nom slave pour vrai noni”. Quanto all’andarsene in Cina, da quell’orecchio non ci ha sentito. “Que Vlo-ve?” ha replicato. In ogni caso, ci sarebbe giunto troppo tardi perché, a quanto sembra, gli Armoniosi Pugni Patriottici stanno per arrendersi, accettando un ultimatum e pagando un’indennità di 334.000.000 di dollari oro. Né tenterò di persuaderlo a partire per il Cile e L’Argentina. Questa sta potenziando la propria flotta, quello sta per introdurre la coscrizione obbligatoria per le forze di terra e di mare, sicché si sarebbe indotti a supporre che Kostrowicki possa trovare laggiù la sua occasione. Ma, se il caso Kostrowicki non è per Vostra Eminenza, faccenda tanto urgente, c’est à dire: se Vostra Eminenza volesse attendere fino, diciamo, al 1917, il suo destino e il problema di Vostra Eminenza potrebbero trovare la loro conclusione qui in Francia. Questa è, a mio giudizio, una previsione fondata, stando alla Seconda legge navale tedesca, testé promulgata addi 12 giugno, e relativa al piano germanico diciasset termale per la ricostruzione della flotta. Ma per tornare alla questione del Gabinetto Waldeck-Rousseau, alla “loi du 30 Mars 1900” e all’ondata di scioperi (à propos: che ne penserebbe Vostra Eminenza di persuadere Kostrowicki a cercarsi un posto in una
SI, C’È SEMPRE una guerra in corso in qualche parte del mondo. Il 31 dicembre 1900, il Cardinale Pölätüo ricevette una lettera di Charles Maurras. Alla terza pagina vi si diceva:
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Nel 1902, il Cardinale Pölätüo ricevette una lettera di Charles Maurras, nella quale si diceva: «...quanto al nostro Kostrowicki, temo che ormai sia troppo tardi per spedirlo nel Sudafrica. L’ho spronato a recarsi in Nigeria o in Estremo Oriente, dove quella conquista della civiltà moderna che è la ferrovia ben presto farà pagare salati i fischi delle locomotive. Non c’è stato verso. Per tornare alle elezioni del 27 aprile e dell’11 maggio... ».
Nel 1901, il Cardinale Pölätüo ricevette una lettera di Charles Maurras, nella quale si diceva: « ...quanto a Kostrowicki (è infatti cosi che egli pronuncia il proprio nome, almeno nella Grande France, dove di recente ha dato alle stampe alcuni suoi componimenti poetici), ho avuto un colloquio con lui un paio di giorni fa, e ho tentato di persuaderlo ad accorrere al fianco dei Boeri. Gli ho descritto la sorte degli operai di colore in Australia, ho richiamato la sua attenzione sui piani degli inglesi circa il regno degli Ascianti. E lui a rispondermi che era sul punto di partire per Honnef e Neu-Gluck dalle parti di Cherpleis, in Renania (di tutti i posti che ci sono al niondo!) in i este di precettore della figlia della viscontessa di Milhau. Che ne direbbe Vostra Eminenza di spedirlo in Estremo Oriente, quando ritorna da Neu Glùck? La costruzione della ferrovia transiberiana porterà indubbiamente a conflitti da quelle parti, e Kostroivitzki potrebbe trovarvi la sua occasione. Per tornare alla persona di Jaurès, vorrei ri chianiare l’attenzione di Vostra Eminenza su... ».
fabbrica? Per esempio, se si fosse trovato a lavorare alla Martinica, avrebbe avuto occasione di perire per mano dell’Infanterie de marine il 10 febbraio; se si fosse trovato a lavorare a Chalon-sur-Saone, avrebbe avuto occasione di perire per mano della Gendarmerie il 3 giugno, e via dicendo) sono certo che l’opinione di Aristide Briand... ».
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Nel 1904, il Cardinale Pölätüo ricevette una lettera di Charles Maurras, nella quale si diceva: « ...non comprende assolutamente nulla di quello che sta succedendo a Port Arthur. Il Pacifico non rappresenta più una soluzione: Bolivia e Cile stanno per sottoscrivere un trattato. Ho provato a suggerirgli qualche altro luogo, dove potrebbe trovare del pari la sua occasione. Rimbaud si sarebbe lasciato senz’altro sedurre dal suono dei nomi LHASSA-EKUMEKOS-HERRERO!!! Kostrozvizki ha risposto: “Je marche vers Auteuil, je veux aller chez moi à pied, dormir parrei mes fétiches d’Océanies et de Guinée. Je peux dormir chez moi”, Per tornare alla visita resa da Léon Daudet a S.A. il Principe d’Orléans a Londra, informero Vostra Eminenza che essa ha avuto luogo al Carlton, non al Savoy; d’altra parte, se i/ problema fosse quello della visita del Presidente Loubet al Re d’Italia a Roma, sono dell’ avviso che quel paragrafo della lettera del Cardinale Merry del Val, in data 26 aprile, che cominciai “Par suite, si quelque Chef
«...Kostrowicki non è partito per l’Estremo Oriente, ma le mie previsioni si sono puntualmente avverate. Oggi, come Vostra Eminenza senza dubbio già sa, i russi hanno raggiunto lo Yalu. Quest’anno, tanto per cambiare, cercherei di mandarlo nella Somalia Britannica, ma prima vorrei conoscere l’opinione di Vostra Eminenza circa il Venezuela, eventualmente la Macedonia. Per tornare a Emile Combes, che si oppone alla abolizione degli stanziamenti governativi a favore della Chiesa, sarà certamente noto a Vostra Eminenza che un tempo Conzbes voleva farsi prete, e anzi aveva preparato una tesi su San Tommaso d’Aquiizo. Non sequitur? Lucio la questione a Vostra Eminenza, la quale però non dovrebbe trarre frettolosamente la conclusione che l’affaire del liquore prodotto dai buoni Padri della Grande Chartreuse... ».
Nel 1903, il Cardinale Pölätüo ricevette una lettera di Charles Maurras, nella quale si diceva:
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Nel 1906, il Cardinale Pölätüo ricevette una lettera di Charles Maurras, nella quale si diceva: « ...penso che avrebbe dovuto partire alla volta del Natal, per combattere contro gli inglesi agli ordini del re degli Zulù ovvero per combattere gli Zulù agli ordini del re d’Inghilterra, magari prendendo con sé il métèque Picasso e l’ebreo Jacob. Che ne pensa Vostra Eminenza di spedirli laggiù assieme? Per tornare al mio libro, testé pubblicato, dal titolo Le dilemme de Mare Sangnier, il giudizio secondo il quale esso non costituirebbe una comune piattaforma sulla quale ateismo e Chiesa Cattolica potrebbero... ».
Nel 1905, il Cardinale Pölätüo ricevette una lettera di Charles Maurras, nella quale si diceva: « ...quanto a Monsieur K., i giapponesi hanno liquidato la faccenda in agosto senza la sua partecipazione. In settembre gli ho suggerito di partire per Mitilene, e non ho mancato di descrivergli, il meglio che ho potuto, le bellezze e gli incanti della Serbia e dell’Austria, le quali stanno per dare il via al loro conflitto peri diritti doganali sull’importazione dei maiali. Mi ha risposto: “Sarà per un’altra volta”, e questo perché aveva fretta, doveva correre a un certo bar di rue d’Amsterdam, dove aveva appuntamento con uno spagnolo, tale Picasso, e con un giudeo a nome Max Jacob. Per tornare a/ verdetto della Corte di cassazione del 12 luglio, prego Vostra Eminenza di tener conto del fatto che l’assoluzione di Dreyfus avrebbe potuto avere ben maggiori conseguenze dal momento qu’il n’est pas Frangais. “Dehors les barbares!” c’est le nouveau cri national, e se Vostra Eminenza desidera cogliere il fondo del problema, io... ».
de Nation Catholique infligeait une grave offense au Souverain Pontife en venant preter hommage à Rome à celui qui contre tout droit détient sa souveraineté civile...” eccetera, puo essere motivo di divisioni qui in Francia, e questo... ».
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« ...ha mancato l’occasione che avrebbe potuto avere in Bosnia ed Erzegovina. E lo stesso dicasi per Creta, la Bulgaria e il Venezuela. Ala Vostra Eminenza non si scoraggi. Anzi, mi permetto di raccomandare all’attenzione di Vostra Eminenza quel numero di novembre del Daily Telegraph che riportava l’intervista concessa dall’imperatore di Germania, il quale non ha certo fatto misteri che se egli, Wilhelm, è ben disposto nei confronti dell’Inghilterra, il popolo tedesco non lo è per niente. Assicuro Vostra Eminenza, come ho fatto nel 1900, che se Maometto non andrà alla montagna, ebbene, la montagna andrà da Kostrowicki. Per tornare alla questione dei 100.000 franchi che madame de Loynes ha lasciato alla vedova di Léon Daudet, posso dire a Vostra Eminenza che, insieme ai 200.000 franchi raccolti per altre vie, sono stati seduta stante utilizzati per fare dell’Action Française un quotidiano. Quanto all’organizzazione dei Camelots du Roi, ritiene Vostra Eminenza che questioni quali il corso di lezioni su Giovanna d’Arco, tenuto alla Sorbona da Tha-
Nel 1908, il Cardinale Pölätüo ricevette una lettera di Charles Maurras, nella quale si diceva:
« ...né la Persia né il Nicaragua né l’Honduras, e neppure le bombe inglesi piovute su Casablanca sono riusciti a distrarre la sua attenzione, neppure per un istante, da una nuova filosofta cubistica, or ora inventata da.quel Picasso cui facevo menzione l’anno scorso, e da un certo Braque il quale, con nostro grande disappunto, si dà il caso che sia francese, Per tornare allo sciopero dei camerieri, Vostra Eminenza deve sapere che non era motivato soltanto dal rifiuto di permettere loro di portare barba e baffi; il motivo profondo... ».
Nel 1907, il Cardinale Pölätüo ricevette una lettera di Charles Maurras, nella quale si diceva:
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« ...c’è qualche possibilità in Tripolitania: italiani contro turchi; o turchi contro italiani, Personalmente, però, mi piacerebbe tenerlo qui: la montagna si avvicina a grandi passi. È, per cosi dire, già a bordo della cannoniera Panther alla fonda davanti ad Agadir, e a tale proposito raccomando a Vostra Eminenza di scorrere il qui allegato numero del 2 luglio
Nel 1911, il Cardinale Pölätüo ricevette una lettera di Charles Maurras, nella quale si diceva:
« ...non raccomanderei né il Wadai né l’Africa Equatoriale Francese. La montagna si sta avvicinando per forza propria. Per tornare allo scandalo Briand, in relazione allo sciopero generale delle ferrovie... ».
Nel 1910, il Cardinale Pölätüo ricevette una lettera di Charles Maurras, nella quale si diceva:
« ...né il Congo né tampoco la Mauritania riescono a stimolare la sua fantasia secondo i voti di Vostra Eminenza. Ma pazienza, Eminenza, pazienza! I protocolli di pace, sottoscritti dal novembre scorso dai tedeschi da un lato e dai signori Pichon e Clemenceau dall’altro, non implicano affatto che la montagna abbia interrotto il proprio cammino. Al contrario: e si fedain proposito la sentenza emessa all’Aja in data 22 maggio, riguardante il caso dei disertori tedeschi della Legione Straniera... ».
Nel 1909, il Cardinale Pölätüo ricevette una lettera di Charles Maurras, nella quale si diceva:
lamis, e il trasferimento delle spoglie di Zola al Panthéon, possano, da un punto di vista politico... ».
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Nel 1913, il Cardinale Pölätüo ricevette una lettera di Charles Maurras, nella quale si diceva: «...Bulgaria, Romania, Serbia: giochi da ragazzi. La montugna è vicina. “Cette fois il faut en finir, et Votre Majesté ne peut se douter de l’enthousiasme irrésistible qui, ce jourlà, entrainera le peuple allemand tout entier” ha dichiarato von Moltke al re dei belgi. In questo “peuple
Nel 1912, il Cardinale Pölätüo ricevette una lettera di Charles Maurras, nella quale si diceva: «...Presumo che Vostra Eminenza sia preda all’impazienza, viste le tante occasioni offerte da Tripolitania, Montenegro e Balcani, dove Grecia, Bulgaria e Serbia si sollevano contro il Turco, mentre la Triplice Alleanza, inclusi i cattolici Asburgo, appoggia i maomettani contro quelle popolazioni cristiane. Penso però che Vostra Eminenza si renderà conto che gli abboccamenti CambonKiderlenWoechter, nonché la convenzione fumata dal signor Poincaré e da Herr Schon relativaniente al Marocco e al Congo, non bloccheranno quello che, nella nostru corrispondenza, amiamo definire l’avvicinamento della montagna a Kostrowicki. Mi prendo la libertà di inviare a Vostra Eminenza, in plico separato, il mio nuovo libro La politicone religieuse, nella fiducia che, al contrario di certi autori, Vostra Eminenza... ».
dell’Action Française; mi riferisco a quel passo dell’articolo di Bainville, in cui si dice che “coloro i quali considerano l’attuale stato di cose accettabile o semplicemente sopportabile, mancano di preveggenza. A quanti di noi hanno la capacità di spingere un tantino lo sguardo nel futuro, la guerra sembra inevitabile, sempreché il governo repubblicano rimanga al potere”. Per tornare al mio libro Kiel e Tangeri, che Vostra Eminenza a questa ora avrà ricevuto... ».
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« ... Ca y est! (LA MONTAGNA È GIUNTA A MAOMETTO!) ln rapporto alla “condanna” pronunciata da Sua Santità Pio X contro l'Action Française, mi permetto di richiamare l’attenzione di Vostra Eminenza su... ».
Nel 1914, il Cardinale Pölätüo ricevette una lettera di Charles Maurras, nella quale si diceva:
allemand tout entier”, certissimamente egli comprendeva anche quei Kamaraden d’oltre Reno, i quali hanno promesso ai nostri socialisti che non avrebbero mai approvato i crediti di guerra. Per tornare alla questione del decreto del Kaiser, esso così suona: “Noi, Guglielmo, per grazia di Dio imperatore di Germania... decretiamo sia costituita: 1°) la Flotta da battaglia consistente di:...”, ma Vostra Eminenza certamente lo conosce a memoria, Ciò che importa è l’opinione degli inglesi. Se gli inglesi pensano che vi sarà una guerra, ebbene, non vi sarà alcuna guerra; se, d’altro canto, essi ritengono che non vi sarà una guerra, vi sarà una guerra. Bene, posso assicurare Vostra Eminenza che gli inglesi pensano che non ci sarà guerra. Bah! P.S. Ab prendo la libertà di inviare a Vostra Eminenza il libro di Léon Daudet, L’Avant Guerre (articoli e saggi sulla rete di spionaggio giudaicotedesca in Francia dopo l’affare Dreyfus). P.P.S. Posso assicurare a Vostra Eminenza che è abitudine di Monsieur Daudet dj bruciare le lettere e di dimenticare il nome dei suoi corrispondenti ».
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Ricevuta la notizia della morte di Guglielmo, il poeta, e della abdicazione di Guglielmo, il Kaiser, il Cardinale Pölätüo decise di rimettere mano alla sua Filosofia del Pölätüomismo rimasta interrotta dal 1900. Si rese tuttavia conto che nel frattempo la conoscenza indiretta, questo contrafforte della conoscenza diretta, lo aveva notevolmente sopravanzato; e, senza frapporre indugi, seduta stante si diede a studiare Planck, Thomson, Ramsay & Soddy, Einstein, Rutherford, Punnet & Bateson, Russell & Whitehead, Moseley, Watson, Bragg, nonché la teoria pavloviana dei riflessi condizionati. Poi, era il Capodanno 1922 ed egli compiva i cent’ anni, prese l’ Ad Marcellinum di Sant’Agostino (412 d.C.) e lesse: «Che coloro i quali affermano essere la dottrina del Cristo incompatibile col buon fondamento dello stato, ci mostrino un esercito composto di soldati quali li vuole la dottrina del Cristo. Ci diano sudditi, mariti e mogli, genitori e Agli, padroni e servi, sovrani, giudici, si, persino contribuenti ed esattori, quali la re-
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Nel 1916, Guillaume (Kostrowicki) Apollinaire fu ferito al capo da una scheggia di granata. Subì due trapanazioni, ma morì di spagnola, in un lazzaretto, addi 10 novembre 1918, mentre il popolaccio nelle strade circostanti strepitava: «A bas Guillaume!».
«Come predicevamo già nel 1889 (vedi p. 2974), i capi dell’Internazionale nei rispettivi paesi hanno votato a favore degli stanziamenti bellici. Ciò significa che il socialismo, o comunismo che sia, è divenuto nazionale. E ciò significa anche che esso non è più un rivale di Santa MadreChiesa, la Sposa di Cristo, che sola resta Universale».
Nota del Cardinale in data 1915 :
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Il campanello della macchina da scrivere trillò: la riga era finita. Pölätüo spostò la leva. Poi, all’improvviso, le sue dita presero a saltellare sui tasti come per moto spontaneo: Anzi, questi stimoli sono già nelle mani della Chiesa:
Ma un uomo non è un cane. Per un uomo, gli stimoli materiali non sono indispensabili. Basta dire, a un uomo, che starà bene o soffrirà. E questi stimoli, positivi o negativi, sono accessibili alla Chiesa.
Restò soprappensiero per un po’, quindi riprese:
Per provocare riflessi occorrono stimoli. Gli stimoli possono essere positivi o negativi; esempio: appetito e dolore. Tali stimoli sono in mano al potere secolare, temporale.
ligione cristiana, ha insegnato debbano essere gli uomini, e osino poi costoro affermare che la religione di Cristo è contraria al buon fondamento dello stato! Orsù, non esitino piuttosto ad ammettere che, fosse tale dottrina osservata, sarebbe anzi la salvezza dello stato... ». “Non si potrebbe servirsi della teoria di Pavlov dei riflessi condizionati, per far si che la gente si inchini alla dottrina cristiana?” si chiese il Cardinale. Infilò un foglio di carta nella macchina da scrivere e, battendo i tasti con due dita, scrisse:
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Pölätüo batté sul tasto del punto esclamativo e, in estasi, si inchinò alla Sapienza della Chiesa, alla quale tutte le questioni riguardanti l’uomo erano state rivelate centinaia di anni prima della scoperta della conoscenza indiretta. Paragonate a tale sapienza, le 6935 pagine della Filosofia del Pölätüomismo gli sembravano un infinitesimale granello di polvere. E a questo punto, una nuova idea si impossessò di lui: “Ma se...” prese a ordinare le parole nella mente “se questi stimoli si trovano nelle mani della Chiesa già da duemila anni, perché allora mariti e mogli, soldati e sudditi, genitori, figli, padroni e servi, sovrani, giudici, contribuenti ed esattori non sono quali la religione cristiana ha insegnato che dovrebbero essere?”. Tossicchiò e allungò la mano verso la macchina da scrivere, con l’intento di mettere su carta questa frase; l’intervallo tra il colpo di tosse e il momento in cui le dita gli si posarono sui tasti, bastò perché un’altra idea lo folgorasse.
Anzi, questi stimoli sono già nelle mani della Chiesa: PARADISO e INFERNO!
PA R T E S E C O N DA
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L 'ANNO IN CUI nacque G. B. Shaw, il Cardinale Pölätüo ne contava trentaquattro, né può quindi destare sorpresa il fatto che, quindici lustri più tardi, nell’anno in cui G.B. S. si sentiva ancora tanto in forze da recarsi a visitare Mosca, il Cardinale preferisse starsene nella propria poltrona. Poltrona che era stata progettata da un giovane architetto della Scuola di Architettura della Bauhaus (Dessau) a nome Jan Rybka, convertitosi al cattolicesimo. Dei suoi amici, alcuni erano dell’opinione che fosse passato alla fede romana dal giudaismo; altri invece, e Jan Rybka si sarebbe detto d’accordo, che non s’era trattato di conversione al cattolicesimo dal giudaismo, di cui l’architetto sapeva punto o poco, b e usi dalla Weltanschauung del funzionalismo bauhausiano. Motivo per cui, mentre alcuni dei suoi amici erano pronti a sottolineare che il battesimo non aveva minimamente liberato la sua persona da numerose caratteristiche prebattesimali (per esempio, gli aveva lasciata intatta la parte inferiore della cartilagine nasale), altri nella poltrona che aveva disegnato per il Cardinale Pölätüo scorgevano vestigia dell’ideologia bauhausiana. Effettivamente, la sontuosa tappezzeria Gobelin della poltrona nascondeva uno scheletro di tubi d’acciaio curvati e saldati, non dissimili da quelli inventati da Laszlo Moholy Nagy, il precursore, il vero Virgilio profetizzante (ll Tempo si rinnova, e i grandi Mesi inizieranno a svolgersi. La Prima Sedia della Nuova Era già discende dalla Fabbrica verso bar e mense. Finirà la sedia di legno, e il cromo curvato erediterà l’intero mondo. Sorridi alla nascita della Sedia, Sfacchina, il tuo Apollo prodotto in massa analmente regna,) l’avvento degli scintillanti sgabelli e sedie dei “bar bianchi” all’americana. La funzione dello scheletro in tubi d’acciaio consisteva nel sostenere, reggere e confermare l’ossuta. struttura del Cardinale, i cui muscoli, continuando il tempo ad avanzare, si facevano sempre più deboli e i tessuti ossei sempre
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Perché ciò che è valido per gli animali non è valido per gli arredi? Ti è lecito dire: «Nessun gatto è un cane», ma non ti è lecito dire : «Nessuna poltrona, è un inginocchiatoio». La poltrona del Cardinale infatti era un inginocchiatoio; ed era anche un letto. “Spogliata degli accidenti, qual è la funzione essenziale della Sedia?” si chiedeva il Cardinale; e provava rancore per Jan Rybka che, come tutti i neofiti prima o poi sono destinati a fare, aveva finito per mettere il cervello di lui, Pölätüo, di fronte a una trinità di essenzialità tale, che il Cardinale si sentiva costretto a rivedere il metodo classificatorio cui era accostumato. A parte questo, la poltrona era comodissima. Al bracciolo di sinistra era collegato un ripiano scorrevole, che poteva essere disposto in modo che le pagine, scritte e non scritte, della Filosofia del Pölätüomismo si trovassero a debita distanza e nell’opportuna angolazione sotto gli occhi del Cardinale. A destra, un altro ripiano sul quale stava in attesa il dittafono. Un’invenzione tedesca, questa, allora di recentissima introduzione. Un sottile fi1o d’acciaio scorreva tra due elettromagneti connessi con un normale
più fragili. E tuttavia, si trattava della poltrona più universale che vi fosse. Essa comprendeva un recipiente a forma di anatra decapitata, disegnato da Jan Rybka in base ai dati fornitigli dal medico del Cardinale; una lampada a raggi infrarossi; un motorino elettrico capace di mutare, silenziosamente, la forma della poltrona stessa, in modo che il Cardinale potesse non solo sedervisi quando voleva lavorare, ma anche portarla lentamente in posizione tale da trovarsi sulle ginocchia quando doveva pregare e infine disporla orizzontalmente per giacervi supino quando voleva dormire ma non se la sentiva di arrivare fino al letto. Questa triplice anima della poltrona era fonte di continuo turbamento per il Cardinale. Nessun gatto è un cane; Mimi è una gatta; Ergo, Mimi non è un cane.
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Come fare a sapere se nell’universo non vi sono molte altre cose dall’aria non meno innocua del filo d’acciaio, e tuttavia contenenti un messaggio? Può darsi benissimo che tutte le carte, i diagrammi e i grafici quali quelle linee curve o spezzate che mostrano i mutamenti intervenuti nelle precipitazioni atmos-
«...NEPPURE PERTRANT RUSSELL PUO LIPERARSI DI TUTTI GLI UNIVERSALI ED CAPIRE LASSI MIGLJANZA PATRE TOUGLAS VUOLEPREGO TIRE A JONATHAN TIRICORTARE NON LASCIARE LE SUE PUZZE NEL MIO STUTIO L'HA GIÀ FATTO TUE VOLTE QUESTA SETTIMANA IL SUO PRETERITO SEMPRUN SERPENTEL PARATISO EDÈ TI TURBAMENTO PER ME OERA ITENTITA?». click!
microfono; come il fi1o scorreva, le particelle che lo componevano venivano via via magnetizzate, in misura maggiore o minore a seconda della. vibrazione della voce. Non che il Cardinale si servisse granché dell’apparecchio: la sua mente, tutt’altro che pigra, era però lenta come la formazione di un embrione nell’utero o la crescita delle stalattiti ovvero la fermentazione del vino: lavorava al ritmo di un gruppetto di idee ogni tante ore, e il Cardinale si sentiva impacciato, in colpa e imbarazzato, quando il sottile nastro d’acciaio continuava a sdipanarsi vergine, senza registrare altro che il proprio elettrico ronzio. Inoltre, il Cardinale era solito lavorare in solitudine, e il suono della sua propria voce gli dava la sensazione di essere in un affollato tempio protestante. No, la macchina non gli piaceva: preferiva una passiva e paziente penna, e un foglio di carta. E tuttavia il filo d’acciaio del dittafono era un oggetto affascinante da possedere e da guardare. Il Cardinale teneva tra le dita un pezzo di quel fi1o, lo esaminava, lo contemplava. A. differenza di un disco di grammofono con i suoi solchi, il filo nulla possedeva che si potesse vedere: nulla da annusare, assaggiare, toccare. Chi, a meno che non fosse iniziato al mistero, avrebbe sospettato che il tratto di filo contenesse un messaggi? Pure, bastava farlo avvolgere sulla bobina alla giusta velocità per udire la voce del Cardinale :
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feriche nel giro di un certo numero di secoli, ovvero la fluttuazione del prezzo della ghisa, o ancora l’aumento o la diminuzione della temperatura del Cardinale quando gli avevano tolto le tonsille : può darsi benissimo che rivelassero tutti quanti un messaggio, purché uno sapesse a quale velocità e in quale tipo di macchina bisognava farli scorrere. Ma perché solo carte, diagrammi, grafici? Porse tutte le cose presenti nell’universo non sono che registrazioni che richiedono soltanto di essere opportunamente riavvolte e decifrate. Diede un’occhiata al mazzo di violette fresche che padre Douglas, il suo segretario, aveva messo, come ogni mattina, su una colonnina di mogano accanto alla finestra: in pari tempo conscio che una. goccia di liquido si era giust’appunto staccata dalla fine del suo canale urinario, per imboccare il vaso disegnato da Jan Rybka. E, come uno scienziato che si interessa di ogni cosa, ovvero, che è poi lo stesso, al pari di un cristiano il quale creda nella dottrina della creazione di tutti gli oggetti per opera di Dio, il Cardinale si rifiutava di scindere le cose create in due gruppi, decenti e indecenti: tutte erano ugualmente buone e qualificate a testimoniare della presenza della Natura e di Dio: un cespo di violette allo stesso modo di una goccia di liquido color ambra, di odore particolare. Poteva darsi benissimo che il cespo di violette e la goccia non fossero che registrazioni suscettibili di rivelare un messaggio, purché si sapesse come fare a riavvolgerle, a quale velocità e in quale apparecchio. Il Cardinale si immaginava intento a inserire il cespo di violette in qualche dittafono dall’aspetto curioso, poi a premerne il bottone. Che cosa avrebbe comunicato? E in che lingua? In latro, forse? Abbasso gli occhi e sorrise lievemente all’ingenuità dell’idea propostagli dal suo proprio cervello. E perché non piuttosto una sorta di latino sine flexione? Respinse l’idea non appena formulata: c’era da dubitare che potesse comunque trattarsi di un linguaggio articolato. Porse che tutto doveva essere esprimibile in parole? No di certo. Ma e qui il Cardinale soffiò lievemente in direzione del ripiano di sinistra, per cui le pagine del suo manoscritto palpitarono quasi animate da una brezza ma se la faccenda stava cosi, se vi sono in cielo e in terra cose che non si possono esprimere
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Il Cardinale spense l’apparecchio. «E’ così che Dio ha rivelato Se Stesso. Ma come può farlo l’uomo?» chiese. Il calabrone stava ora volteggiando sotto il soffitto. Berkeley si sarebbe messo ad abbaiargli contro, ma da un pezzo Berkeley non c’era più. Era morto molti anni prima. Il Cardinale premette un pulsante e lentamente la poltrona cominciò ad assumere la posizione di preghiera. «Mediante quale specie di linguaggio può l’uomo rivelarsi, se vi sono cose nella sua persona, se vi sono cose nella sua esistenza, che non possono essere espresse con parole?» riprese. V’era un momento delicato in cui, nella sua metamorfosi, la poltrona già aveva cessato dall’essere poltrona, ma non era ancora inginocchiatoio. «Mediante quale linguaggio può l’uomo rivelare quel pensiero inarticolabile cui è preda allorché gli capita, diciamo, di pensare che non pensa all’imminenza della propria morte?»
« ...IL SUO SEMPRUN SERPENTEL PARATISO ETÈ MOTIVO TI TURBAMENTO PER ME OERA ITENTITÀ? click! TIO STESSO BZZZZ... DOPO ESSERSI RIVELATO NEL MONTO BZZZZ RITENNE NECESSARIORIVELARSI IN GESÙ CRISTO BZZZZ». Click!
a parole, allora la sua opera, la Filosofa del Pölätüomismo, composta com’era di parole, sarebbe stata inevitabilmente incompleta. Attraverso la finestra semiaperta, entro nella stanza un calabrone e subito s’attaccò al cespo di violette. Il Cardinale Pölätüo premette il bottone del dittafono, e cominciò: «Dio stesso... ». Ma in quella il calabrone abbandonò il cespo di viole e prese a ruotare attorno al microfono. Il Cardinale ne fu irritato. Si costrinse tuttavia a finire la frase, poi riavvolse sulla bobina un tratto di filo e premette un altro pulsante. Dall’altoparlante usci la sua voce che diceva:
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Adesso, dalla categoria delle poltrone il mobile era passato interamente a quella degli inginocchiatoi. Il Cardinale restò meditabondo per qualche istante. Quindi girò l’anello con smeraldo che portava al dito e sussurrò : «Non è Inginocchiarsi il linguaggio tramite il quale rivelare il pensiero, inesprimibile a parole, che induce l’uomo a inginocchiarsi davanti al suo Creatore? «Non è Lanciare in aria palle il linguaggio in cui si rivela il pensiero, inesprimibile a parole, del “Jongleur de la Sainte Vierge” il quale, anziché dire le proprie preghiere, eseguiva giochi di prestigio davanti all’immagine della Vergine? «Non è uccidere l’unico linguaggio per i pensieri, inesprimibili a parole, di Adolf Hitler, «e Case per Le Corbusier, «Linee e Rettangoli per Mondrian, « il Ludus Tonalis per Hindemith, «esattamente come la vita, di Gesù Cristo è il linguaggio di Dio? «E non è questa poltrona un linguaggio che permette a Jan Rybka di comprendere quella parte della propria esistenza che consiste nell’essere un artefice, esattamente come inginocchiarsi lo aiuta a comprendere la totalità della propria esistenza che consiste nell’essere un mortale?». Si sentiva soddisfatto : ogni elemento della sua argomentazione gli sembrava esattamente calettato, quasi che avesse inserito l’ultimo elemento di un enorme gioco di pazienza. Ma, all’improvviso, un nuovo dubbio si fece strada nel suo cuore: «Tuttavia,» riprese «se l’Inginocchiarsi è il linguaggio del mio io in quanto mortale, le parole sono pur sempre il linguaggio del mio io in quanto filosofo. Non me ne servo al pari delle mie ginocchia, allo stesso modo con cui Jan Rybka si serviva di tubi d’acciaio e tappezzerie, e Mondrian di linee e rettangoli, e il Joegleur de la Sainte Vierge di palle?». Il calabrone non ronzava più sotto il soffitto, pace regnava nello studio del Cardinale. Questi lanciò un’occhiata ansiosa al proprio manoscritto e si chiese:
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Si sentiva felice. Doveva invitare a pranzo l'Arcivescovo di Merangue e recitargli la sua poesia, La benedizione della pace era una sensazione concreta. Premette il pulsante, e l'inginocchiatoio cominciò a muoversi lentamente, passando dalla categoria comprensiva di tutti gli inginocchiatoi dell'Universo alla categoria comprensiva di tutti i letti.
‘Mãscãrỗnìnŏpỗiẽvẫ Cẫscãrỗnìnỗpỗlẽvẫ Lẫscãrŏnìnopỗlẽvẫ῾
«Ma, usando io le parole a questo modo, la Filosofia del Pölätüomismo non diviene per caso la Poetica del Pölätüomismo?». La parola “poetica” non fece riecheggiare, per associazione, il nome di Apollinaire. Ba anni ormai la mente del Cardinale pareva completamente sgombra di riminiscenze del genere. Si rammentò invece dell’Arcivescovo di Merangue, il letterato, colui che gli aveva fatto dono di un volume di Anatole France, contenente Le Jongleur de la Sainte Vierge e altri racconti, quando lui, Pölätüo, era stato operato di tonsille. «La Poetica del Pölätüomismo» ripeté. Mai in vita sua aveva scritto una poesia, composto un brano musicale, dipinto un quadro. Mai in vita sua aveva fatto giochi di abilità con palle. Come poteva saper giocare con le rime? Per una frazione di secondo si senti umile a paragone di un prestidigitatore, ma in pari tempo scopri che il sentimento di umiliazione non gli spiaceva affatto e ne fu fiero, e cosi pure del fatto che l’orgoglio che provava fosse tanto umile. Era ancora in ginocchio, i gomiti poggiati sul ripiano. Il dittafono era spento. Si percepiva, lievissimo, profumo di violette. Tutto tranquillo. E in quella quiete, le labbra del Cardinale presero a muoversi e le sue orecchie a prestar loro ascolto incuriosite e lievemente sorprese:
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FIN DA QUANDO aveva cominciato a usare come letto la poltrona di Rybka, i sogni del Cardinale erano stati caratterizzati da un particolare imbarazzante. All'inizio, la cosa non lo aveva eccessivamente preoccupato ma quando, una notte, il sogno l'aveva portato sotto una lastra trasparente di cristallo sulla quale la defunta zitella che, il 12 settembre del 1862, in casa dei fratelli de Goncourt, aveva chiesto: «Et pourquoi sommesnous faits en viande?», era intenta a muoversi in circoli ed epicicloidi, sicché egli non riusciva a scorgerne il volto, da, un pezzo dimenticato, a causa dell'enorme crinolina rotonda che essa indossava quale unico indumento, Pölätüo decise di occuparsi con maggior attenzione del problema. Forse che Tommaso Carena non aveva scritto, secoli prima: «Se qualcuno formulerà eresie nei propri sogni, gli inquisitori la riterranno ragion sufficiente per indagare sulla sua condotta, ché nei sogni usa tornare ciò che occupa la mente dell'uomo durante il giorno»? «Padre Douglas!» Senza muovere il capo, Pölätüo puntò contro il segretario il dito inanellato. «Mi faccia un favore, mi cerchi, lo troverà negli scaffali delle opere sul Peccato Originale, quel volume che è situato fra Pollution ohne orgastischen Traum und Orgasmus in Traum ohne Pollution di Ferenczi e Tram eines sechsjahrigen Madchens di Friedjung. » Il segretario era già a mezza scaletta, quando il Cardinale lo trattenne: «No, padre, non può accingersi a quest'impresa impreparato com' è. Prima di prendere quel libro, deve infilarsi dei guanti di gomma». Padre Douglas calò di un gradino e si guardò intorno, sul che Pölätüo soggiunse: «Voglio dire: ex pneumate sancto. Guanti spirituali » spiegò in inglese per evitare equivoci. Poi inghiottì una sorsata di latte caldo e riprese : «È un cattivo libro, padre Douglas. E non è affatto scientifico. Quando uno scienziato costruisce un
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sistema, lo basa su cognizioni acquisite indirettamente, vale a dire tramite l'intermediario dei suoi sensi. E ciò che fa è legittimo. Perché, se ha ragione, il suo sistema risponde al vero. E, siccome la Chiesa è basata sulla Verità, il sistema scientifico non può essere pericoloso per la Chiesa, dal momento che una verità non può rappresentare un pericolo per un'altra, ma solo costituirne il complemento. Ma è forse questo che fa l'autore del libro che le ho chiesto di cercarmi? No, costui il suo sistema lo edifica, non già sulla Conoscenza Indiretta, la cui fonte sono i sensi, bensì sulla Conoscenza Diretta, quale è proposta dai sogni. Ma un sistema basato non sulla Conoscenza Indiretta, bensì sulla Diretta, non merita il nome di scienza, bensi di religione! Tuttavia, essendo l'unica vera religione quella della Chiesa, che si fonda sull'unica vera Conoscenza Diretta, rivelata da Dio in Gesù Cristo, la religione di quest'autore, fondata sulla sua Conoscenza Diretta quale gli si rivela nei Sogni dei suoi Pazienti, non è necessariamente vera, e quindi può riuscire pericolosa». Avrebbe gradito che padre Douglas dicesse qualcosa: ma non un muscolo si contrasse sul volto del segretario, solo le sue dita giocherellarono con una matita Koh-i-Nor che teneva con la sinistra e faceva ruotare con l'indice e il pollice della destra. «Padre Douglas, » disse il Cardinale Pölätüo «siamo costretti a chiederle di fare per noi qualcosa che per lei non sarà affatto piacevole. I.ei tuttavia non ignora, ne sono certo, che anche una porta stretta e buia può condurre a una gran luce. Posso avere la sua matita, padre?» Padre Douglas gli porse la matita, e il Cardinale Pölätüo la posò sul ripiano a sinistra della poltrona. Mise quindi le mani sulle ginocchia e disse : «Ora, il Principio Pölätüomistico di Indeterminazione dice che, se si esegue l'atto di leggere un libro del genere, l'imparzialità di chi lo fa non ne sarà condizionata affatto, mentre d'altro canto, se la sua imparzialità non sarà totale, l'atto di comprensione del libro rimarrà incompleto. In altre parole, si può o leggere il libro o essere imparziali, ma è impossibile fare ambedue le
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cose, e ciò perché il semplice fatto di leggerlo fa si che il lettore propenda a favore o a sfavore del libro stesso e, poiché un individuo con pregiudizi non è identico a uno che non ne abbia, chi ha letto il libro non sarà mai identico a chi s'accinga a leggerlo. Sicché, padre, essendo assolutamente impossibile per un identico uomo essere due persone nello stesso tempo, le propongo di leggere lei il libro, mentre io cercherò di restare imparziale». «Si, Eminenza» rispose padre Douglas. Il Cardinale sorrise. Il cespo di violette era lì, al suo solito posto. Una minuscola spia luminosa nella gamba della poltrona rivelava che la lampada a raggi infrarossi era entrata in funzione. Le tende delle enormi finestre erano imbevute dell'azzurro del cielo che inondava il giardino all'esterno. La pace regnava. «Lei sta partendo per uno strano viaggio, caro Douglas» disse il Cardinale. «E la cosa più strana è che i mostri che la minacciano faranno la loro apparizione, non già durante il viaggio, ma quando sarà ritornato su.ila terra, che le sembrerà allora un luogo ben strano. Quel che adesso ritiene innocente, le farà l'effetto di una materializzazione del peccato originale; ciò che ora ritiene indifferente, diverrà lo Strumento dell'Avversario; lei rabbrividirà toccando una matita un po' più grossa delle altre, penserà due volte prima di attraversare l'arco che immette a un qualsiasi corridoio, girerà gli occhi altrove alla vista di un'innocente bambinetta intenta a mangiare una banana sbucciata, il mondo diverrà un paesaggio popolato di oggetti concavi e convessi, e serpenti del Paradiso si abbevereranno ai calici aperti delle nostre sorelline, i fiori del nostro giardino. Einstein ha mutato la immagine del mondo mutando la nostra innocente nozione di tempo; Marx ha mutato l'immagine del mondo mutando la nostra innocente nozione di mutamento; ora, questo terzo ebreo sta mutando l'immagine del mondo mutando l'innocenza degli sguardi con cui ne contempliamo le forme!» La pace regnava. « "Bada!" » disse il Cardinale: « "lo t'invio quale una pecora frammezzo ai
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lupi: sii dunque astuto come un serpente, innocuo come una colomba" ». Bevve un altro sorso di latte dal recipiente termostatico inserito nel bracciolo della poltrona, e riprese: «Ciò che le chiediamo, padre, è di fare per noi un inventario di tali forme. "La forma che si tocca" dice quel tale "non è mai la forma che si tocca, bensì il simbolo di una forma non toccata." "La forma che si vede nei propri sogni" dice ancora "non è mai la forma che vien vista, bensi il simbolo di un'altra di cui si sogna." Quel che le chiediamo, è di compilare un catalogo di tutte le forme menzionate dall'autore come toccate o viste, e di tutte le corrispondenti di cui esse sarebbero l'emblema. La pregherei dunque di elencare i dati in ordine alfabetico, e di fame fare tre copie per nostro uso da fratel Antonio».
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IL CARDINALE Pölätüo nutriva gravi dubbi circa la saggezza della sua. decisione. Era prudente mettere il libro tra le mani di padre Douglas? Vero, padre Douglas era un perfetto segretario e un magnifico compilatore di indici. Ma era anche un inglese, e ciò significava che, se un giorno fosse giunto alla conclusione di dover pregare standosene sulla testa, avrebbe avuto l'arrogante innocenza di trovar comodo lo starsene sulla testa, e cosi avrebbe fatto, senza chiedere il permesso al suo superiore. Sapendo questo, era onesto esporre al pericolo padre Douglas, facendogli leggere il libro? Innervosito, il Cardinale si grattò il ginocchio. Sì, l'Istituto della Confessione avrebbe dovuto rendere padre Douglas immune agli insegnamenti di quell'opera; d'altra parte, non era egli vissuto per tredici anni a Oxford che, come afferma Mons. K., è il paradiso dell'anglicanesirno? Non aveva li tutte le sue radici anglicane? E si poteva essere certi che avesse scisso davvero le proprie responsabilità da quelle degli eretici e miscredenti tra i quali era cresciuto? Il Cardinale, dei miscredenti non si curava. Molti di essi accettavano le Sofferenze come parte integrante della via destinata a condurli alla virtù, ed egli sapeva benissimo quanto difficile fosse scegliere la croce, anche per un cattolico romano. Sicché, non gli restava che ammirare la grandezza di Dio il quale conferiva, ad almeno alcuni dei miscredenti, forza tale che, pur senza il Cristo e credendo alla mortalità dell'anima, essi non fondavano le proprie certezze in cose corporee. Tentò di immaginare il mondo in cui quella gente necessariamente era costretta a credere di vivere, e rabbrividì di orrore: come potevano sopportare lo sforzo di vivere alla mercé di Forze che ai loro occhi dovevano apparire indifferenti o nemiche? Come facevano a guardare un cielo in cui null'altro vedevano se non l'incurvarsi dello spazio nel tempo, un
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cielo deserto di amore? E come potevano guardare in un microscopio, quando nell'oculare null'altro scorgevano se non una giungla selvaggia popolata di cellule in lotta tra loro, senza nessuno Scopo? Possibile che non avessero coscienza del fatto che, rifiutando Dio e cosi togliendo dalle Sue spalle la responsabilità del Mondo, era sulle proprie che la caricavano? Eretici e dissidenti non facevano cosi : la Responsabilità, essi la lasciavano a. Dio, e in se stessi non rinvenivano che arroganza e rivolta contro l'Autorità. Il Cardinale li disprezzava. Ma quelli che massimamente disprezzava erano gli Eretici Scientifici. Era esasperato dalla stolta ingenuità degli editori di Fish (per comprovare la quale aveva inviato a Lady Eunice, traendole dai suoi fondi privati, Lit. 37 e 10 cent. in valuta inglese), soprattutto avendovi trovato saggi su Eddingron e Jeans, scritti da ammiratori dell'uno e dell'altro. Indubbiamente, il fatto che certi movimenti o posizioni di elettroni non siano determinati da alcuna causa, non poteva significare che la scienza aveva scoperto ciò cui la scienza per sua natura non può non essere cieca. Quei certi movimenti, o sono o non sono dovuti a un agente soprannaturale. Nel secondo caso, questa non costituisce una prova dell'esistenza di Dio. Nel primo, non spetta alla scienza pronunciarsi in merito. «La Chiesa militante» scrisse al direttore di Fish e non pretende dalla scienza che questa si ingerisca nella Divinità. Scopo della scienza è quello di mostrare come le leggi naturali si riflettano nel cervello degli scienziati, non già da chi le une e gli altri, leggi e cervelli, sono dati e perché. In particolare, è erroneo, se non addirittura eretico, ritenere che i miracoli siano scientificamente possibili. Essi non lo sono affatto: ma come! È soltanto perché sono impossibili, che sono possibili, perché soltanto le cose impossibili costituiscono miracoli, non già le possibili. «Cosi, se accadesse (e, stando alla scienza, può effettivamente accadere) che tutte le molecole componenti un corpo umano all'improvviso si orientino all'insù, per cui l'individuo in questione si sollevi da terra, questo non sareb-
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be un miracolo. Ma miracolo vi fu quando Gesù Cristo fu assunto materialmente in Cielo : questo infatti fu dovuto, non già al caso regolante il moto delle molecole del Suo corpo, bensì alla ragione, nient'affatto scientifica, che Egli voleva ritornare dal Padre Suo. «E, se dovesse accadere (come, stando alla scienza, può effettivamente accadere) che un ovulo prenda a svilupparsi senza essere stimolato da uno spermatozoo, e che una vergine partorisca un figlio, questo non costituirebbe un miracolo. Ma miracolo vi fu quando la sempre Vergine Maria concepì, conservando intatto il proprio imene. Ché questo le accadde, non a cagione di una fecondazione endocellulare né di una partenogenesi patologica, bensì perché potesse dare i natali a Gesù (Is. VII, 14). «Sicché, qualora si verifichi un fortuito concorso di atomi, questo non può costituire miracolo: un miracolo, per essere possibile, deve rappresentare un'infrazione di quelle leggi di natura che non ammettono infrazione alcuna. «Di conseguenza, dobbiamo stare in guardia non soltanto contro coloro i quali, al pari di Eddington e di Jeans, indebitamente allargano l'universo della scienza e ne fanno ciò che essa non è, ma anche contro coloro i quali, al pari di Russell, la riducono talmente alle proprie radici, da giungere a chiedersi: "Può una legge di Natura mutare?", e nelle loro mani nulla rimane, né penna né matita né manico di scopa, con cui possano scrivere : "No". «Ora, può una Legge di Natura mutare? Abbiamo già visto che una infrazione delle leggi deve essere impossibile perché un miracolo sia possibile. Ma che cos'è un'infrazione, se non un parziale mutamento della legge, e che cos'è un mutamento della legge se non la totale infrazione della legge? Ne deriva che, se l'infrazione della legge deve essere impossibile perché un miracolo sia possibile, bisogna che sia impossibile la totale infrazione della legge perché risulti possibile il miracolo totale. «Ora, v'è maggior miracolo totale del Giudizio Universale e della Fine del Mondo, qualora questa sia dovuta non già a esperimenti atomici, nel qual caso non sarebbe affatto un miracolo, bensi alla Volontà di Dio? Vorrebbe
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Ella negare che ciò sia per lo meno possibile? D'altro canto, perché questo miracolo totale risulti possibile, come s'è già detto deve essere impossibile la totale infrazione della legge, ciò che non è se un altro modo di affermare che una Legge di Natura non può mutare (" Poiché io, l'Eterno, non muto" Malachia, III, 6); e ogni affermazione del contrario è dannosa e sarebbe erronea, ammesso che non fosse, come passeremo ora a dimostrare, del tutto priva di senso. «Supponiamo che domani lo zucchero rifiuti di sciogliersi. Se questo fosse dovuto alla Volontà di Dio il quale intende mostrare agli scienziati che i Suoi miracoli sono possibili, gli scienziati stessi non sarebbero in grado di scoprire la causa dell'improvvisa insolubilità dello zucchero. Se, d'altra parte, non fosse dovuto alla Volontà di Dio, in tal caso, essendo tutte le altre costanti deducibili da quelle, fondamentali, indicate da Russell: e, m, M, h, c, G, �, ne seguirà che un improvviso mutamento della solubilità dello zucchero deve essere il risultato di cambiamenti intervenuti nel valore numerico di e, m, M, h, c, G, �. Ma, dal momento che tali costanti appaiono nelle fondamentali equazioni della fisica, ogni mutamento dei loro valori dovrà avere per conseguenza un mutamento di tutti i fatti elementari, e quindi non solo della struttura dello zucchero, ma anche degli strumenti che misurano i mutamenti, nonché dei cervelli che li percepiscono. Ora, secondo il Pölätüomismo, i mutamenti intervenuti negli strumenti sarebbero tali da compensare i mutamenti delle costanti fondamentali, per cui i primi sarebbero incapaci di scoprire le seconde; e ciò non è che un'altra maniera di dire che i mutamenti del valore di e, m, M, h, c, G, �, non sono possibili; e non è che un'altra maniera di formulare l'affermazione che le Leggi di Natura non possono mutare; come infatti deve essere, perché sia possibile un miracolo totale. » Il Cardinale premette un bottone, e un po' di Monteverdi comparve in forma di onda. sonora circolare, quasi un'aureola attorno al suo capo. Apparve letteralmente, essendo l'altoparlante piazzato proprio dietro la sua tonsura, sotto il centrino applicato alla parte alta dello schienale. Monteverdi aveva
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e allungò la mano per prendere una carta dallo scaffale al suo fianco: voleva vedere le statistiche, raccolte e classificate dal Comitato di Ricerca Santa Margherita della Pontificia Accademia delle Scienze. Ma la carta non era li. Fu per chiamare padre Douglas perché gliela portasse, ma si rammentò che padre Douglas doveva essere in quel momento intento a compilare il Dizionario dei Segni e Simboli Traumatici, e si guardò dal disturbarlo. A conti fatti, le cifre esatte del Rapporto non avevano importanza: a importare era solo il fatto di cui erano rivelatrici, e cioè che il numero di Cattolici Romani tra i condannati per delitti comuni era proporzionalmente più alto che non quello dei Miscredenti. Era seccante. Monsignor Gavarni affermava : tutte le statistiche sono menzognere. E Monsignor Zorge: le rane commettono ancor meno delitti dei Miscredenti, e allora? E Monsignor Liutprand: per commettere un delitto, bisogna avere del fegato, e i Cattolici Romani hanno fegato. E un fraticello francese si era impiccato nella propria cella. Quanto a Pölätüo, egli non aveva dubbi: il Principe dei Miscredenti, quel Bertrand Russell, avrebbe dovuto, dalla propria logica, venir portato alla conclusione che per lui era più vantaggioso essere cattivo anziché buono. Di
O ma lyre, quel honneur, ma lyre bien aimée! Tu a eaincu les dieux inexorables. O ma lyre, ta piace est marquée dans le ciel. A ta eoix les étoi les danseront... O ma lyre, c'est à toi que je dois le bonheur... la joie de resoir les yeux, les tendres yeux de ma bien aimée.
sempre avuto un effetto lenitivo sul Cardinale. Il quale non era in grado di dire se ciò si doveva al fatto di poterlo ascoltare senza aver coscienza che si prestava orecchio a un'opera profana, o non invece al fatto che questa era, si, profana., ma cosi garbata, che non sarebbe stata fuori luogo se cantata nella basilica di San Marco a Venezia. Stette ad ascoltare tutta la strofa:
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conseguenza, se ciononostante era buono, non ne discendeva forse che la sua logica era fallace e quindi da rifiutare? Vero, lui e i simili a lui non avevano ragione di commettere meno delitti dei Cattolici Romani. Russell non aveva nessun motivo di non uccidere; se, ai suoi occhi, l'uomo non era più il Re del Creato, e se quindi non c'erano più barriere ben definite tra homo sapiens e animali, e ancora tra animali e piante e tra piante e cristalli, egli non commetteva forse atto di cannibalismo allorché succhiava un semplice cristallino di sale comune? E se la sua filosofia non gli proibiva di succhiare un cristallo di sale, perché non sterminava i suoi vicini, se ne sentiva il desiderio, non esistendo barriere tra cristalli e piante, e tra piante e animali selvatici, e tra animali e uomini? In effetti, se non uccideva, per quanto potesse venirgliene un profitto, doveva esserci qualcosa che lo frenava. E se quel qualcosa era da qualche parte, allora quel qualche parte doveva essere da qualche parte. E se in questa filosofia atea, non c'è, dove dunque? Accadeva cosi che lo sviluppo della sua logica lo conducesse a una posizione troppo ridicola come Disperazione, ma abbastanza sciocca da fare, della nostra, l'epoca dell'Insoddisfazione. E questo appunto doveva accadere a qualunque modo di ragionare che fosse come una nave la quale abbia perso l'ancora. Vero, la nave può legare la propria catena a una catena ancora più grossa pendente dalla cubia di un battello più grosso di essa, e questo fa.re lo stesso con un natante ancora più grande, ma si arriva a un punto in cui la nave più grande di tutte sarà quella cui si attacca l'ultimo anello della catena, la prima, fondamentale premessa, e la catena finirà per essere inevitabilmente attaccata. a qualcosa di diverso da una catena. E come potrebbero andare altrimenti le cose, eh?, con uno che abbia rifiutato l'Ancora e la Roccia della Rivelazione, di cui la Chiesa Cattolica soltanto è la guardiana e l'interprete infallibile? Spazientito, il Cardinale interruppe Monteverdi, premette un altro pulsante e una sputacchiera di vetro verde bottiglia migrò lentamente, dal suo ricettacolo nella poltrona, verso il mento del Cardinale. Ancora: diamo per scontato ciò che già si è reso manifesto, vale a dire che
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Russell non uccide. E chiaro dunque che esiste la Possibilità di Agire secondo l'Imperativo Categorico della Legge Morale. Ora, pero, è stato dimostrato (da Kant) che siffatta Possibilità implica in pratica l'esistenza di Dio. Di conseguenza: non è l'esistenza stessa di Russell la riprova dell'esistenza di Dio? Quante volte non aveva tentato, il Cardinale, di rendere edotti i miscredenti di quella verità che a lui sembrava tanto logica e razionale? Perché non appariva tale anche a loro, i quali pure pretendevano di essere tanto logici e razionali? Pölätüo si sentiva inquieto, era sulle spine. Non però a cagione dei suoi pensieri, né a cagione della sua poltrona. Aveva l'impressione che qualcosa di strano stesse accadendo, ma né al di fuori di lui né, a rigor di termini, dentro l'involucro del suo corpo. Si mise a spiarsi, a osservarsi. Era la punta della sua lingua: la quale era intenta a muoversi lentamente dentro la chiostra dei denti superiori, e il Cardinale seppe che stava disperatamente cercando la breccia che, un tempo, si apriva tra il canino e il secondo premolare. Com'è solida la memoria di una punta di lingua! Non c'era più alcuna solu zione di continuità: non più da almeno dieci o dodici anni, da quando s'era fatto mettere un dente d'oro da un dentista di Harley Street, dal quale si era recato alla fine del suo breve soggiorno in Inghilterra, allorché vi era venuto per dire a Bertrand Russell che «4» non è una risposta sufficiente alla domanda : «Quanto fa 2 + 2?». «Ma caro Bertie» gli aveva detto.
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« MA CARO BERTIE » gli aveva detto. « "4" non è una risposta sufficiente alla domanda: quanto fa 2 + 2? Una risposta suffciente dovrebbe contenere quel Qualcosa, quel Non-so-che di cui parla Locke, che ti fa sentire soddisfatto quando, seduto a tavolino, ti punti l'indice alla fronte e pronunci la risposta: "4", ma non ti dà invece alcuna sensazione di felicità allorché la risposta suona : "5" o "3 e 1/16". » Il suo ospite era rimasto imperturbabile quando il Cardinale, levandosi dalla sedia, era andato alla libreria, ne aveva tolti due volumi, uno sottile, l'altro grossissimo, e li aveva messi sul tavolo, accanto al servizio da tè di Wedgwood bianco e azzurro. Con una molletta d'argento, Pölätüo aveva messo due zollette di zucchero nella propria tazza, poi.aveva ripreso : «Fin da bambino, tu sapevi che "due e due fan quattro" era una proposizione che suonava completamente diversa da una quale "tutti i cigni sono bianchi". Bene, ma puoi dirmi cos'è quel Qualcosa che la fa suonare diversa?». Fece una pausa, ma era chiaro che le sue orecchie erano chiuse, che non intendeva ascoltare, che il suo desiderio era unicamente di esporre. «Che cos'è quel Qualcosa?» ripeté. «Che cosa ne sappiamo? Sappiamo che è esso a produrre la differenza. Ma, se è causa di qualcosa, vuoi dire che esiste. Inoltre, se esiste, o è un fatto fisico o non lo è. Ora, se è un fatto fisico, non se ne dovrebbe trovare il simbolo tra le tue costanti fisiche fondamentali?» E cosi dicendo, il Cardinale aveva aperto il libretto e con l'indice segnava una riga; c'era scritto: «D'altra parte, se non si tratta di un fatto empirico, non se ne dovrebbe trovare il simbolo tra queste costanti logiche?» E cosi dicendo aveva aperto il
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ato a memoria tutti i tuoi simboli, sarebbe pur sempre impossibile prevedere a quale conclusione potresti giungere o non giungere in futuro. Potrei avere sott'occhio, aperte, tutte le pagine contenenti i tuoi simboli, e ancora essere incapace di prevedere quale sarà la tua prossima mossa. D'altro canto, versa nel mio confessionale il contenuto del tuo cuore, permettimi di auscultare la tua anima, e mi sarà più facile prevedere che cosa farai in determinate circostanze. Ora, se la scienza si occupa della prevedibilità di ciò che accadrà in determinate circostanze, non ne consegue che sarebbe più scientifico darmi modo di penetrare nell'anima tua anziché indurmi a seguire la tua logica?».
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un mondo senza uomini. E ciò significa che l'esistenza degli uomini è necessaria perché 4 equivalga a 2 + 2, il che viene a dire che c'è Qualcosa negli uomini a far si che 2+ 2 equivalga a 4. Ora, che cos'è questo qualcosa?». E, con voce che all'improvviso si era ammorbidita, per assumere toni quasi lirici, aveva risposto alla propria domanda : «Te lo dico io : anche se avessi impar-
e , m, M , h, c , G, λ
grosso volume, dove di continuo ricorrevano i segni: «Quale di questi simboli rappresenta quel Qualcosa? Quale di essi rappresenta l'anima?» aveva chiesto. E, senza dare al Principe dei Miscredenti il tempo di rispondere, aveva ripreso : «Nessuno di essi! Naturale! Non c'è posto, nei tuoi libri, per gli errori teologici. "4", dici tu, non è altro che un diverso nome per l'espressione "2+2". Ma che cos'è un nome? Non si trovano forse i nomi là dove sono uomini? Di conseguenza, se "4" è un altro nome per "2 + 2", e i nomi si trovano là dove stanno uomini, impossibile affermare che 2 + 2 continuerebbe a essere tutt' uno con 4 in
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Il ragazzetto sui dodici anni, che per tutto quel tempo se ne era stato a sedere tranquillo in un angolo, a questo punto saltò su a dire: «Tutte stupidaggini, Pölätüo». «Figlio mio, » replicò Pölätüo « le tue affermazioni hanno un tono oltremodo apodittico. » «Mi chiamo Ayer, e non sono affatto suo figlio» fece notare il ragazzo. Col pollice e l'indice della destra estrasse, e fu un gesto non privo di grazia, qualcosa che gli era rimasto tra i denti, e soggiunse : «E quando dico stupidaggini, intendo dire affermazioni prive di senso. Russell non può mostrarle la sua anima». «Dunque, secondo te non ha un'anima?» chiese Pölätüo. «Non voglio dire questo» rispose il ragazzo. «Semplicemente, che non vedo in base a quale criterio si possa decidere se è o meno in possesso di tale sostanza spirituale. Ne consegue che le affermazioni "ha un'anima" o "non ha un'anima" sono ugualmente prive di senso. Il suono "anima" non può essere riferito a nulla di osservabile. Di conseguenza, una proposizione che contenga tale suono non può dirsi né vera né falsa. » Il ragazzo indossava un paio di pantaloncini bianchi, sul ginocchio gli si vedeva una macchia d'inchiostro nero. Sulla quale sputò tentando di cancellarla fregandola. «Vede, Pölätüo» continuò, sempre alle prese col ginocchio. «Mi dispiace dirglielo, ma la sua religione è zeppa di queste vuote espressioni. Suoni che non si riferiscono a nulla di osservabile. Non se ne abbia a male, Pölätüo, ma è proprio per questo che la sua religione non può essere integrata nella scienza. » Il Cardinale sgranò gli occhi in faccia al ragazzo, la sua destra traccio un quasi impercettibile segno di croce. «Ma è naturale!» ribatté. «La Religione non è una parte della Scienza. Al contrario, è la Scienza a essere una parte della Religione. » «Andiamo, andiamo!» fece il ragazzo. «La scienza riesce a stare benissimo in piedi senza la religione, mentre la religione, va in polvere a mano a mano che la scienza avoca a sé, uno dopo l'altro, quei problemi che si possono risolvere
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servendosi di parole le quali si riferiscano a ciò che può essere osservato. » «Appunto!» replicò Pölätüo. «È appunto per questo che ho detto che la Scienza fa parte della Religione e non viceversa. Essa, la Scienza, è in grado, è vero, di reggersi da sola, anche però di riuscire altrettanto grottesca di un solitario contrafforte che sorga in mezzo a un deserto. Mentre la Religione, non sorretta dalla Scienza, andrebbe a pezzi e risulterebbe altrettanto tragica delle rovine di una chiesa gotica non più sorretta da contrafforti. Forse che non afferma Roma che non deve esserci discrepanza alcuna tra fede e ragione, perché l'uso della ragione, questo dono di Dio, precede l'atto di fede?» «Blah, blah, blah!» sghignazzò il ragazzo. «Adesso invoca anche l'autorità! No, non val proprio la pena di discutere con lei. Non riuscirà mai a cogliere il punto, Pölätüo! E ciò perché la sua incapacità a capire quel che sto cercando di dirle è dovuta, non già a una mancanza di intelligenza non si tratta di questo bensì al fatto che lei si è ficcato in capo di non adeguarsi al mio modo di pensare. E questo non è corretto! » «Figlio mio,» replicò il Cardinale «abbiamo si tentato di adeguarci al tuo modo di pensare, e l'abbiamo fatto con molta pazienza e umiltà. Ma noi abbiamo anche sondato il letto di quel fiume sulla superficie del quale, a guisa di idrometra, tu vai scorrendo. Fai il bravo ragazzo per un istante, e prestami ascolto. Tu sostieni che Russell non è in grado di rnostrarmi la sua anima, non perché non ne abbia una, ma perché alla parola "anima" non si può attribuire un significato riferendolo ad alcunché di osservabile. Ma che cosa intendi tu per "osservabile" ? Si può attribuire un significato alla parola "osservabile" mediante riferimento ad alcunché di osservabile? In tal caso, a che cosa dobbiamo riferire la seconda espressione "osservabile" della frase testé enunciata, onde attribuire un significato alla prima espressione "osservabile" della proposizione?» Si accomodò meglio e riprese : «Secondo il Pölätüomismo, alla parola "cipolla" si può attribuire un significato riferendola ad alcunché di osservabile. Ma alla parola "osservabile", un signifi-
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cato può essere attribuito soltanto mediante riferimento a una tua attività. Ed ecco il primo punto a mio favore : se alla parola "osservabile" un significato può essere attribuito soltanto mediante riferimento a una tua attività, come l'odorare, perché di grazia alla parola "anima" un significato non può essere attribuito mediante riferimento a una mia. attività, come pregare?». «Perché alla sua attività un significato non può essere attribuito mediante riferimento ad alcunché cui si possa attribuire un significato mediante riferimento a quelle cose, col riferimento alle quali si attribuiscono significati a mie attività» rispose il ragazzo. Intanto aveva estratto, dalla tasca dei pantaloncini bianchi, un pezzo di corda, una matita, un chiodo, un fazzoletto sul quale erano disegnati, con l'inchiostro, un teschio e due tibie incrociate, un astuccio da rossetto vuoto, una scatola di fiammiferi, una moneta da tre pence, un taccuino sudicio, una bussola, una lente d'ingradiniento e una pistola giocattolo. Prese a sparare, «Bang! Bang! Bang! Bang!», e la stanza si riempì di puzzo di zolfo. «Questo qua mi fa arrabbiare!» disse, puntando la pistola addosso al Cardinale. «Questo qua mi fa arrabbiare, e a me non piace. E quindi devo sbarazzarmene in maniera innocua, non è cosi? E per questo che ci sono le pistole giocattolo, vero? Quando lo sento dire che la scienza fa parte della religione, non posso fare a meno di premere il grilletto!» «Ciò che non lede affatto la validità della nostra asserzione» ribatté Pölätüo. «La Scienza è quella parte della Religione che si occupa dell'Universo in quanto questo penetra nel nostro organismo attraverso i tegumenti esterni. Qui vorrei estendere il significato del termine "tegumento" fino a comprendere la superficie dei nostri canali alimentari e respiratori, sicché una pastiglia di aspirina e una spilla di sicurezza che tu inghiotta, al pari del dito del dentista che ti fruga in bocca, possono essere considerati alla stregua di oggetti osservabili all'esterno del tuo corpo. Tali oggetti ti permettono una Conoscenza Indiretta dell'Universo. Ma che ne è del mal di denti che avvertivi prima di andare dal dentista? Forse che non è osservabile? Voglio dire : non il dente, ma il dolore.
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E che diremo di quel qualcosa che ti fa accogliere il quattro in risposta alla domanda: quanto fa due più due? E della sensazione di sollievo che provi quando hai trovato la risposta? Non è forse osservabile? Voglio dire: il sollievo, non la sua causa. E che diremo di una sensazione di simmetria, di un sentimento estetico e simili, di quelli cioè che alcuni definiscono senso di giustizia e che Socrate definiva l'armonioso equilibrio di tutte le altre virtù? Forse che questi sentimenti non ti procurano una Conoscenza Diretta dell'Universo?» «Ma se la mette cosi, allora la sua anima non è che una mera costellazione di emozioni!» esclamò il ragazzo. «E una. cipolla, allora?» chiese Pölätüo. «Forse che una cipolla non è una mera costellazione di sensazioni? E se una cipolla, che è una mera costellazione di sensazioni, può ciononostante essere considerata, dal punto di vista epistemologico, come dotata di una concreta realtà obiettiva, esistente fuori del nostro corpo, perché, di grazia, l'anima, che è una costellazione di emozioni, non può anch' essa essere considerata quale alcunché di dotato di una concreta realtà obiettiva, esistente all'interno del corpo?» «Un momento» interruppe il ragazzo. «Io non affermo affatto che una cipolla possiede una realtà obiettiva, che esiste indipendentemente dall'esperienza. Se la realtà di una cipolla è in qualche modo diversa dall'esperienza di una cipolla, allora l'espressione "realtà" è priva di significato, in quanto ha la pretesa di riferirsi a più di quanto non sia osservabile. Se invece la realtà di una cipolla e l'esperienza di una cipolla sono tutt'uno, perché usare due termini per indicare una stessa e unica cosa? Mi è lecito parlare in maniera chiara e comprensibile di una cipolla, perché posso mangiarla ed esperimentarla mediante tatto e odorato; ma non posso parlare allo stesso modo di un'anima, perché con essa nulla posso fare. » «Puoi purgarla con la pietà e il timore di Dio» fece osservare il Cardinale. «Mio caro Pölätüo» disse il ragazzo con tono condiscendente. «Ora lei scade al punto da citare Aristotele. Io so dove si trova il mio naso, e la parola "cipolla" la posso riferire a certe esperienze del mio naso, ed è cosi che la parola "cipolla"
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acquista un significato. Ma, benché mi sia possibile scoprire dove si trovi il mio dente, non so come fare a riferire la parola "anima" al male che mi fa, in modo che la parola "anima" cessi dall'essere priva di significato. » «Dio misericordioso!» esclamò Pölätüo. «Ma non capisci che, se non sei in grado di riferire la parola "anima" al tuo dolore, ti risulterà impossibile riferire la parola "significato" all'anima, ragion per cui qualunque affermazione da te fatta sarà necessariamente priva di significato? A che altro infatti puoi riferire la parola "significato", se non a questa qualità peculiare all'uomo, e per la quale egli si distingue dagli animali, di essere, lui solo, dotato di una percezione atta a sceverare il bene dal male, la giustizia dall'ingiustizia? E se la parola "significato" non puoi riferirla all'anima per il semplice fatto che non sei in grado di riferire la parola “anima” a un dolore, ovvero al sollievo per il fatto che due più due fanno quattro, o ancora alla sensazione di simmetria, cosi come la "parola" la riferisci al suo odore o alla sensazione tattile che ti produce, il tuo problema non è un problema di conoscenza, bensì semplicemente il problema delle tue facoltà! «Ora, figliolo, supponiamo che io sia stato allevato in modo tale da trascurare, a bella posta, il mio senso dell'odorato, e che io sia praticamente anosmico. Il fatto che io non possa riferire l'espressione "puzzo di cipolla" ad alcunché di osservabile da parte mia, non potrà però rendere priva di significato l'espressione stessa ai tuoi orecchi. E io stesso, resomi conto che per te essa un significato ce l'ha, non potrò non giungere alla conclusione che c'è qualcosa di aberrante nella realtà del mio senso olfattivo, non già nella realtà della cipolla. «E dunque, perché, di grazia, la tua incapacità a riferire la parola "anima" ad alcunché di osservabile da te deve rendere priva di significato anche ai miei orecchi la parola "anima"? E, visto che essa per me ha un significato, perché non giungi alla conclusione esservi alcunché di aberrante nell'educazione dei tuoi Sensi Diretti, anziché nella realtà dell'Anima?» «Carino!» lo schernì il ragazzo. «Adesso mi viene a dire che io manco di senso olfattivo e non lo so!»
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Era stato così che il Cardinale aveva perso il suo primo premolare, benché non rispondesse a verità che il ragazzo gli fosse balzato addosso "come un gatto selvaggio" o "come un demonio incarnato", le mani serrate a pugno, come sostengono certuni i quali però non assistettero alla scena. No. Il ragazzo, riaperti gli occhi, aveva detto: «Si tolga la giacca, Pölätüo» e intanto si sfilava la propria. «Guardi che, se non se la toglie, la picchio con la giacca addosso!» aveva insistito il ragazzo. Ma Pölätüo non aveva giacca, e il dente non gli era partito, ma era rimasto traballante nella gengiva, e più tardi aveva dovuto farselo estrarre.
«Il tuo naso mortale visibile» replicò il Cardinale «è acuto e osservatore. Ma il tuo naso immortale invisibile è addormentato, atrofizzato dalla mancanza di esercizio. » «E può fornire la prova che qualcosa di atrofizzabile c'era?» chiese il ragazzo. «L'unica prova che posso fornire consiste nel ridestare quel qualcosa. » «Ed è in grado di farlo?» insistette il ragazzo, guardando diritto il Cardinale negli occhi. «Certo che sono in grado» rispose Pölätüo. Lentamente si accostò al ragazzo e, standogli di fronte, gli ingiunse : «Metti, ti prego, le gambe in modo che le giunture tra la parte superiore e quella inferiore delle stesse restino sul pavimento e sostengano il peso del tuo corpo. Così. Bene... ». Il ragazzo era sincero e schietto, e poi intendeva giudicare serenamente il Cardinale e il suo esperimento. «E ora, chiudi i tuoi occhi indiretti, corporei» disse il Cardinale. «Mi lambicco il cervello per riuscire a pensare assurdità, ma la realtà mi travolge a ogni piè sospinto» disse Russell. Il ragazzo chiuse gli occhi. «E tenta di isolarti dalla Realtà Indiretta, visibile. » Il ragazzo strinse i denti. «E adesso, figliolo,» disse il Cardinale «in nomine Patris, et Filii, et Spiritus Sancti, ripeti con me: Credo in Dio Padre Onnipotente, Creatore del Cielo e della Terra e di tutte le cose visibili e invisibili... »
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due uomini, un Cardinale e un Filosofo, verso la cima della montagna dalla quale con perfetta chiarezza i laghi e i villaggi e lembi di nebbia perlacea nelle valli tra le verdi macchie delle colline e i giardinetti dietro le case e l'orizzonte lontanissimo e sotto assai sotto il livello delle suole delle loro scarpe e il sole meridiano un disco bianco abbacinante ma illimitato metà della sua luminosità nel resto del cielo su tutto il resto del cielo e la cima della montagna la terra rossastra con grumi verde scuro di arbusti e conglomerati di foglie e di erba ai margini il loro verde ostinato proposito il verde scuro volontà solitaria e implacabile sopra la pigra massa di foglie verdi e rami e foglie verdi lungo il versante giù fino al denso verdeggiare ai piedi della montagna e i campi e i boschi e i villaggi e il Cardinale e il Filosofo l'uno accanto all'altro sulla cima della montagna i loro occhi quattro conici volumi visivi dall'alto verso il basso attraverso tese e tese di morbido trasparente etere e spazio sopra i dolori e l'inferma vecchiaia e i topi di campo quarantacinque gradi più in basso e orinano; orinano abbondantemente senza interruzioni e il liquido in due curve parallele chiare come cristalli come acqua sorgiva giù sul giardino smeraldo e argento di laghi e villaggi e boschi sotto la perlacea nebbia dell'oceano d'aria e otto arcobaleni circolari due in ciascun occhio. «Ti ho chiamato "Bertie" perché c'era ben donde che io non sapessi come rivolgermi a colui il cui nome puo anche essere pronunciato "Mefistofele" » cosi lui, il Cardinale. Non usignoli nell'aria, solo un ibis zampettante, lungo il sentiero, verso il villaggio. Il Filosofo penso ondate di Marlowe, di cui molto gli piace Tamerlano il Grande, e di Goethe, di cui nulla gli piace; e di Valéry, il cui Faust è troppo remoto, laggiù oltre la Manica. «Una volta sono stato preda di una perplessità del genere» dice. «Doveva scrivere all'Aga Khan, ma non sapevo come cominciare la lettera. Ritenevo che la
Varrà inoltre la pena di ricordare che lo stesso giorno, a una ventina di miglia da Richmond, nella casa di campagna di Lady Eunice a Maidenhead, la vigilia della gara di canottaggio tra Oxford e Cambridge, il Cardinale aveva avuto una visione:
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formula esatta fosse "Vostra Divinità", ma qualcosa forse un ricordo inconscio del Primo Comandamento mi rendeva riluttante a essa. » I due pellucidi fiotti continuano nell'ampio etere, l'aria divina, giù verso i campi wordsworthiani. «La maggior parte dei Filosofi sono dei pudibondi» soggiunse «e dubito che si divertirebbero, come invece noi, a vederci intenti a far pipi sul paesaggio. Qualcuno potrà pensare» dice ancora «che questa nostra visione rappresenti il nostro desiderio di Grandezza. » «Chi?» chiede il Cardinale: «Mosè?». «No, mi riferivo a Freud, e non mi resta che consigliarla di starne accuratamente alla larga. » «Freud!» grida il Cardinale. «Ma non puoi definirlo un fi1osofo! Non tu! Non lui! Freud è l'Albert Memorial! È Biedermeyer! È la più grossa frode che sia mai stata perpetrata a spese del pubblico britannico affamato di confessione. Sfuggendo a Marx, sono approdati a Freud. Gesù si drizzava lungo la pista di cenere, ma essi Gli son passati d'accanto, e questo perché tu hai detto loro che in Lui non c'è rifugio. » Tace per un istante, poi soggiunge: «Sei fuori moda, non credi in Dio». Il Filosofo ha un lieve sorriso : «Questo mi ricorda» dice «un'osservazione della nonna. La nonna conosceva quelle signorine Berry, amiche di Horace Walpole, e mi diceva: "Erano fuori moda, pensa. che usavano bestemmiare un tantino". No, » riprende, tornando all'osservazione del Cardinale, «non credo affatto che la gente abbia cessato dall'essere religiosa. Anzi, sono più religiosi che mai. Ritengo che la tendenza alla religiosità sia un risultato della Rivoluzione sovietica e della paura di Comunismo e Nazismo. Lo stesso era accaduto in Inghilterra dopo la Rivoluzione francese. La gente non cesserà di essere religiosa, finché nel mondo non ci sarà maggior sicurezza. E nutro parecchi dubbi quanto al piacere che potrebbe venire dalla sostituzione del Vaticano col Cremlino. » «Piacere?» chiede il Cardinale aggrottando la fronte: «Comincio a credere che tu ritieni che 2 + 2 fa 4, non perché la proposizione sia piacevole, ma perché sia vera!». Ha le mani occupate nel far pipi, e quindi non può sottolineare le proprie parole con un gesto, sicché non gli resta che volgere il capo un po' di lato e apostrofare cosi il Filosofo: «Se tu credi che 2+ 2 faccia 4, ciò significa che tu credi. E se credi, non
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sei quel che si dice un Miscredente. E se non sei un Miscredente, perché non credi in Dio?». Uno dei due ruscelli di liquido traslucido si leva a maggior altezza dell'altro, come il Filosofo si volge al Cardinale, per dirgli: «Trovo la parola "Dio" assai utile e in privato, en pantoufles, me ne servo spesso. Non vedo tuttavia quale vantaggio si possa trarre dalla sostituzione della parola "Verità" con la parola “Dio". E poi» soggiunge «se volessi impuntarmi potrei, è ovvio, discutere sul modo con cui servirsi della parola "credere". A mio giudizio, lei la usa nell'accezione comune, mentre io (ad esempio, quando dico : "Scusi, ma lei senza dubbio ritiene che il sole tornerà ad alzarsi domattina") me ne servo alla maniera che ritengo propria dei filosofi». È ora il secondo Russo di traslucido liquido inodoro a scattare più in alto e, nella parte superiore della parabola, a sfoggiare il prezioso brillio di un milione di gemme scintillanti, come il Cardinale leva per un istante una delle mani inanellate e, toccandosi la croce che gli orna il petto, cosi parla. al Filosofo: «Adesso ti dimostrerò che le cose non sono quali sembrano. Tu dici: "Ammesso che la scienza sia vera, come facciamo a sapere che è vera?", e volgi lo sguardo attorno, in cerca ma in cerca di che? Ti dimostrerò che sei tu a non poter rispondere alla tua stessa domanda circa la Scienza senza far ricorso alla Fede; che sei tu quello per cui la Fede è la risposta ultima, mentre sono io quello che attendo dalla Natura che gli fornisca la Prova a sostegno della Verità che già conosce, e di conseguenza sono io quello per il quale la Scienza è l'estrema risorsa. E, se è vero che la conoscenza è più forte della fede, ne consegue che la fede sorretta dalla conoscenza è più della conoscenza sorretta dalla Fede». Riporta la. mano dove era prima, e l'arco scintillante nel cielo per un istante sobbalza di gioiosa, intermittente esaltazione, mentre il Cardinale si schiarisce la gola e cosi riprende: « In effetti, se sei un Miscredente non già perché non riconosci il Mistero del mondo ma, al contrario, perché avverti che il Mistero è di tali dimensioni che nessuna religione è in grado di placare la tua sete di conoscenza, ebbene, tu sei cattolico romano senza saperlo». Un attimo di pausa, e poi: «Ancora : se sei un Miscredente non già perché credi, ciò che tu non fai, che la ripugnanza per
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un atto di arbitraria crudeltà sia questione di gusto, allo stesso modo dell'antipatia per i pomodori, ma semplicemente perché non hai sottomano argomenti contro i valori etici assoluti, e tu stesso lo dici, ebbene, sei cattolico romano senza saperlo». Ora l'altra parabola investe la prima a mezzo cielo, ma non scatta in alto, bensì di fianco, e l'incontro dei due ruscelli è un ribollire di gocce, una fontana le cui acque, sprizzando e ricadendo, riflettono e rifrangono e disperdono i raggi del sole e scintillano come una volante manciata di diamanti, in uno sfoggio di abbondanza e combattività che riempie l'aria di una trillante danza di trasfigurati passeri dai colori dell'arcobaleno. Una volta ancora, tuttavia, il Filosofo trova modo di dir la sua, fare pipi e fumarsi la pipa allo stesso tempo, e cosi freddamente ragiona col Cardinale: «Mi sembra, Eminenza, che lei non abbia esattamente capito ciò che intendevo. A quanto pare, lei ritiene che "io non credo in p" sia equivalente a "io credo in non-p". Ma non è cosi quando sussistano dubbi o il giudizio sia sospeso. Ritengo che l'uso da me fatto dei termini "argomento" e "credere" esprimesse esattamente ciò che intendevo dire, e cioè che vi sono fondati motivi per ritenere che i valori etici non sono assoluti, vale a dire che tale conclusione deriva da altre cose le quali appaiono abbastanza certe. Ma non saranno certo gli argomenti a indurmi a credere che i valori etici siano assoluti. Se tale credenza fosse esatta., potrebbe esserlo soltanto in virtù di una qualche premessa etica in sé e per sé indotta, pardon, volevo dire : dedotta da qualcos'altro. Ciò, conformemente a un principio semantico generale, secondo il quale, qualora un termine sia indefinito, non potrà assumere valore significativo se non in virtù di una o più proposizioni vaghe in cui sia presente. Il problema, se i valori etici siano assoluti o meno, è identico al problema, se esista o meno un termine etico che non possa essere definito». Il Cardinale ispira profondamente attraverso il naso, e dice: «Non m'aspettavo certo una cosi facile vittoria». «Vittoria?» dice il Filosofo. «Ah, cos' ho detto» fa il Cardinale, ma la. sua mente si rifiuta di abbandonare quel sentiero, e il filo di traslucido liquido balza nel cielo e precipita sul paesaggio argenteo e smeraldino in perfetta conformità alle leggi della balistica, e il
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Cardinale cosi parla al Filosofo: «Quel che hai testé detto, è noto alla Chiesa da secoli. E cioè, che i valori etici sono assoluti, e che tali sono in virtù di una Premessa Etica che in sé e per sé non è dedotta da null'altro, ma nella quale si deve semplicemente credere. Insomma, la mia conclusione è che ciò che ci rende differenti non è la cosa in sé (res), bensì il linguaggio di cui ci serviamo per descriverla. Ora, mi sia lecito pregarti di immaginare di vivere tra persone le quali siano realmente capaci di comprendere la verità, e le quali però non conoscano né sappiamo usare espressioni quali "principio semantico generale", "significativo", "definito e inde6nito", "provato e non provato", "dedotto e indotto", "termini, valori, premesse e proposizioni etici", "assoluto", "abbastanza certo", "sospensione del giudizio". Che cosa faresti tu se volessi comunicare loro la verità di cui sei in possesso? Non ti troveresti obbligato a iniziare col vocabolario già in uso presso quella gente? E non ti troveresti obbligato, all'inizio, alla scelta di parole che questa capisce, per attribuire poi loro un Significato Particolare? E in cosi peculiari circostanze, non faresti tu del padre il Padre, del figlio il Figlio, e del respiro di cui i tuoi discepoli si riempiono i polmoni lo Spirito Santo? Non tenteresti di estrarre la Bontà dalla buona terra e dalla buona carne, la Malvagità dalla putrescenza e dalla malattia, e l'Anima dall'individuo? E ancora, l'Ordine dal benessere e la Legge dall'ordine e il Peccato dalla trasgressione? E l'Immortalità dall'incontentabilità, e l'Amore dalla lussuria, e la Pietà dall'eguaglianza. di fronte al caso? La Rivelazione dal segnale del corno fatto squillare all'alba, o da un "eureka!" gridato da un Archimede nella sua tinozza o da un Newton sotto il suo melo? E avendo cosi creato un vocabolario di nozioni traendolo da quel che soleva essere un semplice dizionario di cose ed eventi, osi forse negare che il vocabolario in questione lo si possa usare per trovare ed esprimere la verità?». La foschia luminosa non si è ancora dispersa ma gli arcobaleni circolari impallidiscono fino a sparire con lo svanire e sperdersi nella brezza dei due flussi. «Ora, » dice il Cardinale «ammettiamo che le cose vadano esattamente al contrario, che uno viva tra gente la quale si rifiuti di ammettere parole quali "Dio", “Bene", "Male", "Anima" e "Rivela zione": non
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Sotto il pennino c'è una grossa macchia nera; la mano sinistra, premuta contro la guancia ancora dolente, è piacevolmente fresca. Ora però, all'improvviso, è la sua destra ad avere uno scatto, e varrà la pena di ricordare che fu quella stessa sera e la notte e il mattino successivi, che il Cardinale aggiunse, alla Filosofia del Pölätüomismo, quel capitolo, ormai divenuto famoso, «Della Realtà dell'Anima e della Realtà della Cipolla», in cui si legge quanto segue:
tenterebbe quell'uno di far ricorso alle parole ammesse dal dizionario locale, qualora desideri impartir loro la conoscenza insita nella sua vera Fede? Non tenterebbe quell'uno di dare espressione alla propria vera Fede proprio con le parole rimaste alla Filosofia, una volta che si è proceduto a estruderne la nozione di bene e di male, e a renderla tutt'uno con la logica? E non è forse questo compito appunto la missione e lo scopo del Pölätüomismo?» La brezza ha cambiato direzione, è cessata. Le poche gocce d'acqua cadute sulla punta delle loro scarpe, ancora luccicano. Ma ora il cielo è d'un azzurro immacolato. «Le trovo deliziose, le sue fanfaluche» dice il Filosofo, riaccendendosi la pipa. «Mi piacerebbe che i Cardinali veri fossero intelligenti la metà di lei. » «Cardinali veri?!» esclama Pölätüo, aggiustandosi la tonaca nera bordata di rosso (da un pezzo ha rinunciato ad andare in polpe). "Forse che io non sono in carne e ossa?" vorrebbe chiedere, ma non ce la fa. Il Filosofo non è più là, la visione sul monte è spenta, non c'è che la scrivania nella casa di campagna di Lady Eunice a Maidenhead, e domani la gara di canottaggio, e il Tamigi nel riquadro della finestra, la penna stilografica nella sua mano destra, il pennino che ancora sfiora la superficie di un bianco foglio di carta. "Quale realtà è reale?" chiede il Cardinale, questa volta a se stesso.
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Della dell'anima
realtĂ e
della cipolla
della realtĂ
Il rapporto Ri Rd è chiamato dal Pölätüomismo: Relatività della Realtà ( di R) e ci proponiamo di fare di essa appunto l'argomento del presente capitolo.
B, Realtà diretta (Rd), ovvero realtà dell'anima. Essa consiste di ciò che ci è dato osservare per mezzo dell'estremità interna dei nostri sensi; la sonima di tali osservazioni la chiameremo Conoscenza Diretta.
A. Realtà indiretta (Ri), ovvero realtà della cipolla; essa consiste di ciò che ci è dato osservare per mezzo dell'estremità distale dei nostri sensi; la somma di tali osservazioni, la
Pölätüomismo distingue due realtà:
Al fine della discussione con i pagani intellettuali, ma non necessariamente ad altri scopi, il
to, una certa forma di Conoscenza Diretta ce l'hanno, e non presso i Positivisti Logici che non ne hanno neppur l'ombra? E un positivista logico, il quale nulla vede, meno cieco di quanto siano gli aborigeni che scorgono la luce ove essa non è? E, di conseguenza, non converrebbe elaborare un metodo, valido per essi, a uso dei nostri missionari?
È GIUSTO che noi si mandi i nostri missionari presso i Papua o i Muzimba, i quali, dopotut-
che:
il Pölätüomismo postula
Al contrario,
Noi non vediamo perché le cose debbano necessariamente stare cosi.
che la Realtà (R) è oppure non è.
Finora, si è più o meno tacitamente ammesso
R
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Rd
P
della Realtà ( p di R).
(dove P sta per la Probabilità che una cosa accada all'osservatore), ed è chiamata Relatività
Ri =
1. Il rapporto tra Realtà diretta e Realtà indiretta è
2c. È insito nella natura del linguaggio che la realtà di un oggetto possa essere di gradi diversi nello stesso tempo. Allorché si spoglia una cipolla della molteplicità delle sue bucce, si ha un momento in cui la cipolla cessa dall'essere Cipolla e diviene Buccedicipolla. In tale processo la sua realtà come ci polla diviene via via minore, mentre si fa sempre maggiore la sua realtà come bucce di cipolla.
2b. È insito nella natura dell'osservatore che la realtà di una cipolla sia maggiore per A che la mangia che non per B il quale la vede dall'ortolano, e ciò perché A la percepisce con un numero ben maggiore di sensi che non B.
2a. È insito nella natura della cosa che la realtà di un cane che abbaia sia maggiore della realtà della musica, essendo il cane, rispetto alla musica, lo agglomerato di un maggior numero di stimoli sensoriali. Del cane si sente l'odore, si può rivolgergli la parola, si può venirne morsi, laddove la musica è soltanto udibile,
2. 1l grado di Realtà di una cosa dipende o dalla natura della cosa, o dalla natura dell'osservatore, o dalla natura del linguaggio.
1b. Non c'è ragione perché le cose non debbano avere differenti gradi di Realtà,
la. Non c'è alcuna ragione Perché una cosa debba essere reale o irreale,
1. La Realtà non è governata dalla Leggedel tuttooniente.
1 del grado di realtà
1 Rd
e questa è chiamatà Relatività di Realtà limitata ( di Rl), 2b, Il rapporto può essere così espresso: la slealtà della Cipolla aumenta col decrescere della realtà dell'Anima ovvero, la realtà dell'Anima aumenta col decrescere della realtà della Cipolla.
Ri =
2a. Il apporto tra Realtà diretta e Realtà indiretta delle cose che effettivamente accadono all'osservatore (P = 1), sarà quindi:
2. Poiché il nostro intento è qui di discutere la realtà di cose che effettivamente accadono all'osservatore, possiamo semplificare l'equazione di cui al numero 1 del presente paragrafo, ammettendo la probabilità P= 1.
1c. supponiamo di raccorciare gradualmente, e in maniera sempre uguale, le quattro gambe di un tavolo. La sua realtà come tavolo diminuirà perché diminuiranno le probabilità di poterlo usare come tavolo (P O), ma può darsi che aumenti gradualmente la sua realtà come panca, dal momento che aumentano le probabilità di poterlo usare appunto come panca (P 1).
1b. supponiamo che piova sulla Cristianità; la realtà di un raffreddore cristiano sarà maggiore se gli osservatori saranno cristiani, lo sarà minore se a essere cristiano è qualcun altro, e sarà minore di una qualsiasi grandezza o quantità determinabile, se nessuno a noi noto è cristiano (P mia > P tua > P di sconosciuto), Inoltre:
sippi; supponiamo che un negro sia già stato linciato, e che quindi non siano da prevedere altri linciaggi. Ciononostante, la realtà della legge di Lynch sarà maggiore per un osservatore negro della Louisiana, che non per un poeta bianco laureato a Cambridge (P nera > P bianca), Tuttavia:
1a. Supponiamo infatti che un individuo abbia violentato una donna sulle rive del Missis-
R
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3c. A differenza dell'animale, lui, il positivista logico, sostiene che entrambe le realtà non sono reali, benché una di esse abbia un significato e l'altra no. In effetti, ci o che lo persuade a rifiutare l' Anima è, non tanto la deficienza dei suoi sensi diretti, quanto il carattere della sua logica, che gli permetterebbe, si, di chiamare "anima" un anima se questa avesse le caratteristiche di una cipolla, nia che gli impedisce di chiamare "anima" un'anima dal momento che questa ha le caratteristi che di un'anima. 3d. Abbiamo già visto che né uno yogi (3a) né un animale (3 e 3b), né un positivista logico (3c) sono in grado di attuare l'equilibrio delle due realtà, Ri e Rd. Lo stesso vale per un socialista. Invero, è questa l'esatta interpretazione dell'Enciclica Quadragesimo Anno, dove si dice: "Non può un buon cattolico essere socialista nella vera accezione del termine». E come potrebbe, se il socialista è interessato all'una realtà, mentre il cattolico deve averle di mira entrambe? {N.B.: Sarebbe sconveniente incrementare indebitamente una delle due realtà. E, dovesse una bi gotta attentarsi a far penitenza di un peccato veniale, con l'autoumiliazione e la mortificazione che si addicono a un peccato mortale, sposterebbe l'equilibrio nell'un senso
3b. Prendiamo ora il caso dell'animale. Sarebbe un errore teorico ritenere che l'animale, per il fatto di avere un'anima mortale, somigli a un positivista logico. Un animale non sa di non averla. Un positivista logico non sa di avercela.
3a. Prendiamo per primo il caso del "santone". Sarebbe un errore teorico ritenere che un aumento di Realtà diretta basti da solo a produrre un incremento di vera santità. Un santo cattolico, al contrario di uno yogi, deve sottostare all'azione di ambedue le realtà (Rd e Ri). {In effetti, non si potrebbe dire che i martiri cristiani si siano meritati il promesso premio, cento volte maggiore, del Paradiso, se lo strumento usato per mortificare la loro carne avesse perduto la propria Realtà indiretta, divenendo altrettanto innocuo peri loro corpi di quanto
3. Prendiamo due casi limite: un animale e un “santone” filosofo, seguace delle dottrine yogi. I'anima di un animale è sensibile e mortale, e per essa la Realtà indiretta è tutto quanto esiste (Rs ∞). Il "santone" filosofo yogi ha fuso la propria Sostanza spirituale con quella dell'Universo, e per lui la Realtà indiretta non ha importanza alcuna (Ri O). (È per questo che può star disteso su un letto di chiodi)
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1
1 Rd
Rd2=1; Rd= ± √1; Rd = ±1
Ri =
Ri2=1; Ri= ± √1; Ri = ±1
5a. (La cui somiglianza con la forma della Croce può anche non essere accidentale,)
1=
1 1
4d. Se pertanto ammettiamo che le due realtà siano maggiori di zero.
Ri
1
4c. Allo stesso modo
Rd
Ri =
5. avremo che l'Equazione cattolica per la Relatività della Realtà limitata attamerà la forma
Ri =
4b. Ne deriva che:
4a. Ma già sappiamo da (2a) che:
Ri = Rd.
4. Un equilibrio cattolico romano tra le due Realtà non è impossibile da raggiungere; è raccomandabile; e può essere espresso nell'equazione
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1 + Rla Rd Ri =
1 ;} Rd
oppure
Ri =
1 ∙ Rla Rd
1a. Non imparano forse i missionari lingue di popolazioni selvagge, e non traducono forse in queste i Santi Nomi della Trinità? Perché i simboli matematici dovrebbero essere considerati più indegni?
1. Un missionario, il quale si rechi presso i positivisti logici, dovrà essere perfettamente addestrato a far uso di simboli matematici per discuterei più alti misteri della fede.
4 delle tattiche specifiche da usarsi dai missionari
il risultato finale sarà sempre:
R=
3. La Realtà del linguaggio (Rla) deriva da Rd e Ri: non fatta, non creata, ma procedente da. {N.B.: Si noterà come l'equazione che esprime la Relatività della Realtà limitata (Rl) non contenga un simbolo per la Realtà del linguaggio (Rla). E cosi d'altronde dell'essere, dal momento che la Realtà del linguaggio possiede la particolarità di presupporre Rla = 0 quando la si aggiunge a qualcosa; e invece Rla= 1, quando qualcosa è moltiplicato o diviso per essa. Cosi, quando scriviamo
2. La Realtà diretta deriva dalla Realtà indiretta: non atta o creata, bensì generata.
1. La Realtà indiretta non è fatta da nessuno; e neppure è creata o generata.
3 delle tre realtà
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2d. DOMANDA: è ogni positivista logico capace di afferrare l'idea di Persona? RISPOSTA : si, dal momento che è un mammifero. Di ogni mammifero Dio ha fatto un cucciolo inerme e che dipende, per la soddisfazione dei suoi bisogni, dal genitore. Inoltre, Dio ha fatto si che le infantili emozioni di debolezza e dipendenza persistessero anche negli uomini adulti. E' così che Egli, nella Sua Infinita Saggezza, ha fornito gli uomini dei mezzi atti a sperimentare la Sua esistenza, ed è cosi che la Conoscenza Indiretta del padre terreno viene a essere transustanziata nella Conoscenza Diretta del Padre Celeste. Di conseguenza, se un positivista logico è un mammifero, e per di più capace di rammentare le proprie esperienze infantili, ne discende che sarà anche che capace di afferrare l'idea di Persona. 2e. DQMANDA : quale è l'ordine secondo cui deve procedere un missionario nel fare opera di proselitismo presso un positivista logico? Quest'ultimo deve essere prima indotto a rammentare le esperienze dell'infanzia, e così ad afferrare l'idea di Persona, per essere solo successivamente edotto circa l'Equazione? O la sequenza va invertita? RISPOSTA: tale sequenza deve essere invertita. le primo luogo, bisognerà renderlo edotto
2c. DQMANDA: è tale differenza significativa e, in caso affermativo, perché? RISPOSTA: la differenza è significativa; Persona spiega la natura delle cose; Nonpersona non la spiega.
2b. DOMANDA: in che consiste tale differenza? RISPOSTA: un santo Nome implica una Persona; un simbolo matematico, no.
2a. DOMANDA: rimane davvero la verità esattamente la stessa, una volta mutato il suono del simbolo? RISPOSTA: no, non rimane esattamente la stessa; o meglio, rimane la stessa, ma con una differenza.
2. Se Dio ha sacrificato Suo Figlio, e se Suo Figlio ha sacrificato se stesso a pro' dell'umanità, che cosa ritenete che ne penserebbero il Padre e il Figlio qualora un missionario, allo scopo precipuo di convertire un positivista logico, sacrificasse il suono dei loro nomi, dicendo: Ri; Rd e Rlu al posto di: Padre (III, 1), Figlio (III, 2) e Spirito Santo (III, 3), a patto che la Verità sottesa a quei suoni permanga la stessa?
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4¼b. DOMANDA: si può ottenere questo scopo aumentando il numero dei chiodi sui quali giace il santone? RISPOSTA : no. Aumentare il numero dei chiodi, significa ridurre la pressione che ognuno di essi esercita sull'epidermide del santone, ciò che avrebbe come conseguenza una diminuzione anziché un aumento del grado di realtà del letto di chiodi.
4¼a. DOMANDA: che cosa si può fare perché lo yogi percepisca la Realtà indiretta? RISPOSTA: si dovrebbe cercare di aumentare il grado di realtà del suo letto di chiodi.
4¼. PER POTER RISPONDERE ALLA DQMANDA, proviamo a esaminare il caso contrario, quello del "santone" yogi ( II, 3), il quale null'altro sperimenta al di fuori della Realtà diretta, ignorando la Ri del suo letto di chiodi.
4½. A QUESTO PUNTO CI CHIEDIAMO: che cosa si può fare per fornirgli l'esperienza di Rd?
modo di sperimentare Rd.
4. primo compito del missionario che si rechi presso il positivista logico, sarà di dargli
3c. D'altro canto, afferma di non comprendere il simbolo Rd (Realtà diretta), in quanto mui ha avuto esperienze di una Rd cui riferire il simbolo stesso. Sicché,
3b. Egli comprende anche il simbolo Ri, mu soltanto come qualcosa cui riferire Rla,
3a. Egli comprende il simbolo Rla (realtà del linguaggio), ma soltanto come qualcosa di riferibile a Ri (realtà indiretta).
3. In breve: per capire la natura delle cose, un positivista logico deve essere portato a capire le Persone. Prima di capire le Persone, deve essere portato a capire l'Equazione. Perché capisca l'Equazione, bisogna prima fargli comprendere i Termini dell'Equazione stessa, vale a dire Rlu, Rd e Ri.
dell'Equazione, indi fargli vedere che, per quanto essa risponda al vero, tuttavia così com'è non può vicariare il suo sentimento di incomprensione della natura delle cose, che essa cioè non è un rimedio alla sua solitudine. Tuttavia, tale essa diverrebbe, qualora egli ammettesse che gli Elementi dell'Equazione rappresentano Persone.
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4¼h. DOMANDA : come fare a ridurre il numero di sensi im plicati nella percezione di una cipolla? RISPOSTA: una cipolla possiederà al massimo di Realtà indiretta, qualora canti, odori, si muova, sia visibile, assaporabile, sperimentabile sessualmente e accompagnata da un
4¼d. DOMANDA: come dunque si può fare per accrescere il grado di realtà del letto di chiodi? RISPOSTA: il Polutuomismo afferma che lu reultà di una cosa aumenta non tanto con iincremento dell'intensità degli stimoli di cui è fonte, quanto col numero di sensi mediante i quali lu si percepisce ( I, 2b). DOMANDA: come si può ottenere che uno elogi percepisca il letto di chiodi mediante un maggior numero di sensi? RISPOSTA : aumentando lu varietà di caratteristiche percepibili dai suoi sensi (I, 2a). Cosi, se vogliamo che uno elogi percepisca la Ri del suo letto di chiodi, dovremo fare in modo che il letto in questione, non solo punga, rna ubbia anche un odore, unzi, abbia un sapore, sia sperimentabile sessualmente, cupuce di parlare e posto di fronte a uno specchio, in modo che lo yogi possa scorgerlo per mezzo dei propri organi visivi. È l'indipendenza delle varie osservazioni ad assicurare il carattere reale (nonadhoc) di Ri. 4¼g. Ora, se uno yogi può essere indotto a constatare la Ri del letto di chiodi grazie all'aumento, da noi prodotto, del numero di sensi implicati nella sua percezione di esso, allora senza dubbio il positivista logico potrà essere persuaso a constatare la Realtà dell'Anima mediante riduzione da parte nostra del numero di sensi implicato nella sua percezione di una cipolla (II, 2b).
4¼c. DOMANDA: si può ottenere lo scopo riducendo il nu mero di chiodi sui quali giace il santone? RISPOSTA: no. Non appena ridotto il numero di chiodi, al punto che questi comincino a forare i tegumenti esterni del santone, il senso tattile di questo cederebbe il posto alla sensazione di dolore, la cui funzione è quella di purificare il suo cuore coi triboli della contrizione, fornendogli; non già Conoscenza Indiretta, bensì, una volta ancora, Conoscenza Diretta dell'Universo.
4¼i. Abbiamo già visto I, 2b) che la Realtà indiretta di una ci polla è minore allorché la cipolla stessa è posta al di là di un vetro. Minore ancora essa sarà qualora si tratti, non già di una cipolla vera e propria, bensì di una sua riproduzione cinematografica, ed essa continuerà a ridursi mano a mano che dalla riproduzione cinematografica sonora si passerà a quella muta, dallo schermo alla semplice fotografia, dalla fotografia alla copia a mano. Ora, non sta a noi decidere qui se la realtà della cipolla stampata sulla busta del pacchetto di semi venduto dall'erborista sia maggiore o minore della realtà di una fotografia; né ci interessa sapere se la realtà di una natura morta dipinta da un antico maestro fiammingo sia maggiore o minore della realtà della suddetta bustina; o, ancora, se quella di una Cipolla Impressionistica sia maggiore o minore della realtà che dell'antico maestro.Sembra tuttavia legittimo affermare che la Realtà indiretta di una Cipolla Cubista è assai minore di tutte le altre testé menzionate e che, procedendo verso cosiddette Cipolle "Astratte", la loro Realtà indiretta tende al minimo, ragione per cui, come risulta dall'equazione per la relatività della realtà limitata ( di Rl), la sua Realtà diretta tenderà al massimo.
commento orale. Ora, riducendo una dopo l'altra queste qualità, possiamo addivenire a una diminuzione della Realtà indiretta della cipolla, e quindi a un incremento della sua Realtà diretta (II, 2a).
5. LA RISPOSTA SUONA : primo compito del missionario presso i Positivisti Logici, sarà di sottoporli a un intenso trattamento di Pittura Astratta, in modo che essi esperimentino la Realtà diretta, necessaria alla comprensione dell'Equazione, a sua volta necessaria alla comprensione delle Persone, a sua volta necessaria alla comprensione della Natura delle Cose, ciò di cui devono essere necessariamente in grado prima che le esigenze della Chiesa Cattolica siano fatte loro conoscere dal missionario, per modo che i Positivisti Logici possano morire in comunione con la Santa Sede, ché extra Ecclesiam Catholicam nulla datur salus.
4¾. E siamo cosi arrivati al punto ie cui ci risulta possibile rispondere ALLA DQMANDA DI CUI A 4½.
R
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«ROBERT GEORGE FOSTER, rappresentante di commercio, quarantasette anni, abitante a Driftheld, in Park Avenue, un mattino alle cinque ha avuto la sgradita sorpresa di svegliarsi avvertendo un dolore al collo; si è messo a tastare al buio, e la sua mano ha toccato una lama della lunghezza di una ventina di centimetri : era quella di un coltello che un intruso gli puntava addosso. L'episodio è stato rievocato stamane a Hull, al processo in cui erano imputati William Trevor Lynch, nato a Keighley vent' anni fa, e Jarnes Nigel Saunders, suo coetaneo, nativo di Blacon nel Cheshire; i due si sono visti accusare di furto con scasso e rapina a mano armata, e il Lynch anche di gravi lesioni volontarie nei confronti del signor Foster. Rievocando l'episodio, la vittima ha avuto un collasso. «Il pubblico ministero, dottor Croft, parlando delle ferite riportate dal signor Poster, ha fatto notare come il taglio, della profondità di quasi quattro centimetri, abbia prodotto la resezione della vena giugulare esterna, mentre la lama evitava la carotide solo per una frazione di millimetro. "Se il coltello fosse penetrato ancora di un ette," ha concluso il dottor Croft "il signor Poster avrebbe potuto morire dissanguato e il Lynch si sarebbe macchiato di omicidio, avesse o meno il premeditato proposito di uccidere la vittima." » Erano almeno dieci o dodici anni che il dente d'oro stava infitto nella mascella del Cardinale, ma la sua lingua conservava ancora il ricordo della soluzione di continuità esistita un tempo tra il canino e il secondo premolare. Pölätüo premette il pulsante che comandava la sputacchiera, e la bacinella di vetro verde bottiglia ritornò nel suo ricettacolo nello spessore della poltrona. « ...nulla datur salus. » Mise da parte la copia del Times che stava leggendo,
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rilesse le pagine dell'ultimo capitolo, e una nuova preoccupazione lo assali: "Ma se..." si disse, prendendo a ordinare le parole nella mente, per modo che non solo esprimessero, ma a loro volta facessero ordine nei pensieri che ora vi si affollavano. "Ma se cio che viene esperito mediante più sensi è più reale, se devo avere la prova di più sensi, e non solo di uno, che ne sarà della realtà di Dio? "Robert George Foster ha avvertito un dolore, e quindi doveva esserci un coltello acuminato. O un nervo infiammato. "Esulto, quindi Dio esiste. "Ma una mela che sia identificabile soltanto otticamente, e non per altra via, non è una mela, bensì l'Immagine di una Mela. Puo essere un Dolore l'immagine di un Coltello? "Per localizzare, per identificare un coltello, per riconoscere che è un coltello, non già un nervo infiammato, quello che mi sveglia alle cinque del mattino con un dolore al collo, mi occorre la conferma di altri testimoni, di altri sensi, oltre alla mia sensazione di dolore : devo udire l'intruso che è penetrato in casa mia, devo avvertirne l'alito, devo vedere la lama del coltello e il suo manico d'osso. Ma chi posso chiamare a testimoniare, a favore della mia sensazione di esultanza, chi potrà aiutarmi a localizzarLo e identificarLo?". Pölätüo socchiuse gli occhi. E poi disse, preda a una profonda emozione: « "Vi do incarico, o figlie di Gerusalemme, qualora abbiate a incontrare il mio amato, di dirgli che muoio d'amore." «Ma chi sono gli altri testimoni, oltre al mio sentimento di amore? ». E nella luce diffratta dalle palpebre, candide come neve, degli occhi socchiusi, scorse una folla di gente in tuniche e abiti talari candidi. Erano tutti Pittori Astrattisti e si precipitavano a convertire alcuni Positivisti Logici. Si precipitavano, e tuttavia e in pari tempo stavano fermi di fronte ai loro Cavalletti, intenti a coprire bianchi riquadri di tela con bianchi riquadri di vernice. E tutte le tele (non i pittori) erano intente a gridare, una più forte
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dell'altra, la stessa cosa, ripetuta più e più volte. E quel che gridavano era: «Pölätüo muore d'amore, Pölätüo muore d'amore». Disse Pölätüo : «Già, voi siete i Testimoni dell'Esultanza. Ma dove sono gli altri?». E i pittori disparvero, per lasciare il posto a Euclide ed Eulero, a Cantor, a Tommaso d'Aquino, a Russell e a una moltitudine di uomini nerovestiti. Disse il primo di essi: «La somma degli angoli di un triangolo piano, è sempre di 180° ». E il secondo : « a+bⁿ = x, doec Dteu extrte, répondez!». E n il terzo: «Un aggregato infinito è quello le cui parti contengono altrettanti ternuni dell'intero aggregato». E Tommaso d'Aquino: «Ho scoperto l'impossibilità del Regressus ad Infinitum, chiamandolo Dio e con Dio identificandolo, quindi Dio esiste». E Russell : «Costui non sa nulla di matematica. Non v'è nessuna ragione per dichiarare impossibile una regressione. La serie dei razionali maggiori di zero, fino all'uno compreso, è infinita, e tuttavia, essa non ha alcun primo membro». E Pölätüo disse : «Voi non siete Testimoni, voi siete Giudici. E quella di cui vado in cerca è la conferma della Sua realtà, non già la prova della Sua esistenza». Disparvero allora matematici e pensatori, ma lo spazio davanti alle palpebre socchiuse tornò a riempirsi di una folla di uomini dalle molte teste. E il primo dei policefali disse: «lo fui i primi scienziati che avanzarono l'ipotesi in cui si suggeriva l'idea che il mondo fosse stato creato (Gen. I, 1). La quale non era poi un'idea cosi ovvia all'epoca in cui l'alleanza di Dio con gli ebrei veniva esposta nella Bibbia, anche se tale poté apparire più tardi. E quest'ipotesi finora non è stata smentita : non in maniera effettiva. E io fui i primi scienziati i quali elaborarono un'ipotesi circa le modalità della creazione della luce (Gen. I, 3), del tempo (1,5), del cielo (I, 8), dell'asciutto e dell'acqua (I, 10), della verzura e dell'erba e degli alberi che portano frutto (I, 12), del sole e della. luna (I,
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16), dei grandi animali acquatici e dei volatili (I, 21), degli animali selvatici della terra e del bestiame e dei rettili della terra (I, 25), e dell'uomo (I, 27), in questa esatta sequenza; e qualunque cosa se ne possa oggi dire, traducendo quell'ipotesi in linguaggio moderno, fummo io i primi a porci il problema, ancorché non fummo io a codificare l'ipotesi in dogma». E dal corteo si distaccò un altro uomo policefalo, venne avanti e disse; « Io sono gli scienziati della Svolta Decisiva. Io fummo i primi che, per verificare le nostre ipotesi, non ci limitammo a consultare le codificate relazioni dei nostri predecessori, ma ci rifacemmo al libro della Natura spalancata tutt'attorno a noi. «Voi mi condannaste al rogo. Se eravate voi i Possessori della Verità, non avevate nessuna ragione di farlo. «Ciò, perché la natura della Verità è tale, che tutto quanto contraddice a essa non è verità; ed è verità tutto quanto non la contraddice. «E gli enunciati della scienza sono veri finché non siano contraddetti da nuove scoperte scientifiche. «Ne consegue che, se siete voi i Depositari della Verità, dovete, non già condannare altri al rogo, bensì dare il benvenuto ai Testimoni che a voi vengono dai Laboratori scientifici, checché essi rechino nelle proprie mani, virus, atomi o momenti inerziali, riflessi condizionati o giustizia sociale. Le loro scoperte sono Rivelazioni e gli scritti, le lettere che inviano al direttore di Nature sono l'espressione di un'attività religiosa». Entrò Jonathan, con un bicchiere di latte caldo omogeneizzato, da versare nel comparto termostatico della poltrona, e il corteo di policefali disparve. Il Cardinale Pölätüo divise con una riga un foglio nel mezzo e scrisse quanto segue:
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Il pensatore cristiano non deve dividere la propria fedeltà tra gli scienziati e il Cristianesimo ma scoprire il significato di ricerca le condizioni della vera osservazione imparare a essere uno scienziato scoprire lo scienziato nell'uomo cristiano allo scopo di attuare l'armonia tra Realtà e Rivelazione
Il pensatore cristiano non deve dividere la propria fedeltà tra i filosofi e il Cristianesimo, ma scoprire il significato di ragione le condizioni del vero pensiero imparare a essere un filosofo scopri e il filosofo nell'uomo cristiano allo scopo di attuare l'armonia tra Ragione e Rivelazione
«Ragione, Realtà, Rivelazione» disse Pölätüo, e si senti disperatamente insoddisfatto. Attraverso le candide palpebre degli occhi socchiusi, questa volta scorse tre piccoli terrier di Manchester neri e tanè che, inseguendosi a cerchio, davano la caccia l'uno alla coda dell'altro.
Pölätüomismo
S. Tommaso d'Aquino
PA R T E T E R Z A
CODA
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ANNO 2022. L'Ufficio recapito espressi (Sistema extraeuropeo), opera via telereismon che è tridimensionale, ad alto potere penetrativo e si basa sui seguenti principi: 1. Analisi sistematica dell'oggetto in protoni, neutroni ed elettroni (disintegrazione); 2. Invio dei segnali relativi al destinatario; 3. Sintesi dello stesso oggetto dai diversi protoni, neutroni ed elettroni (reintegrazione) ; Una lettera viene disintegrata alla stazione emittente e integrata (da protoni, neutroni ed elettroni "bruti") dalla ricevente. Muore il Papa. Per l'elezione del nuovo pontefice, la presenza di Pölätüo è urgentemente richiesta da New Vatican (Florida, USA). Pölätüo decide di recarvisi "per posta": di farsi cioè disintegrare a Roma e reintegrare negli USA. Prima dell'operazione (per la quale non si richiedono più di 10¯³² sec.) la telefonista di Roma chiama la collega di New York e comunica il "pronti!". Per caso, invece di una sola telefonista a New York, sono dodici le telefoniste che,
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in diverse regioni d'America, ricevono la chiamata e si tengono pronte, e il Cardinale, "emesso" dalla stazione di Roma, è "ricevuto" da dodici stazioni statunitensi e dodici identici (?) cardinali si avviano, da dodici diversi stati della Confederazione, verso New Vatican, Florida. Quante anime hanno? E di quanti voti dispongono? In che senso nuove caratteristiche acquisite cominciano a differenziarli? Nuove possibilità di riproduzione asessuata: si sceglie il tipo di homo sapiens desiderato (soldato, sacerdote, ecc.) e lo si moltiplica tramite i Servizi postali ausiliari (Ufficio riproduzione copie). Si disintegra un individuo e si archivia una scheda relativa al procedimento. E in qualsiasi momento del futuro si può rimettere la scheda nel ricevitore e riavere la persona qual era dieci, cento, mille anni prima. (In tal caso, che ne è del peccato originale?) Nuove possibilità di immoralità? Nuove possibilità di immortalità?
compilato in ordine alfabetico per S.E. il Cardinale Pölätüo da P. Douglas sulla scorta dei materiali raccolti dal Prof. Sigmund Freud, dottore in medicina e in giurisprudenza, a Vienna, nei suoi libri Interpretazione dei sogni & Introduzione alla psicanalisi
IL DIZIONARIO DEI SEGNI TRAUMATICI
Qui ha inizio
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Sir Thomas More (1478-1535) al boia, nel momento di salire il patibolo.
Raccogli le tue forze, uomo, e fa' il tuo dovere senza paura, il mio collo è ben corto. Fa' attenzione pertanto a colpire diritto se vuoi preservare il tuo buon nome.
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femminile, femmina maschile, maschio simbolo specialmente sesso sessi sessuale sessualmente a volte confronta desiderio
(di solito) le parole tra parentesi indicano con quanta frequenza la interpretazione è valida, ovvero speciali circostanze, ad esempio: (se orfano) se chi sogna è un orfano (se f.) se chi sogna è di sesso femminile (se m.) se chi sogna è di sesso maschile id.: idem in R: in realtà (nella vita reale, non nel sogno) part.: particolarmente, soprattutto sig.: Significato, significa soddes.: soddisfazione di un desiderio un.: unico, singolo v.: vedi * commenti al sogno
f., m., s. sp. ss. ssi. ssl. sslm. (a v.) Cfr. des.
Abbreviazioni usate nel dizionario
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acqua (invariabilmente) : nascita; cadere nell' — o uscire dall' —, salvare qualcuno dall' —, o esserne salvato: il rapporto tra madre e figlio, dar vita o essere generato; restare a lungo nell' — : vita intrauterina, permanenza nell'utero materno, atto della nascita; (donde: 1. sogno di essere sepolti vivi; 2. credenza in una vita dopo la morte = proiezione nel futuro della misteriosa esistenza prenatale); entrata di un bambino nell' — : liberazione di un bambino dai liquidi amniotici; l'andar su e giù nell' — della testa di un bambino: ricordo della sensazione di accelerazione avvertita nel periodo intrauterino; gettarsi nell' — scura in un luogo in cui una pallida luna (v. questa) si riflette: 1. des. di essere rigenerato; 2. des. di diventare madre; 3. des. di continuare il trattamento psicanalitico nel luogo di villeggiatura estiva. aeroplano: 1. organo m.; 2. capacità di erezione; Cfr. : VOLARE. Affanno: v. SOMMITÀ
accesso a una stanza : v. STANZA. accoltellare: s. di coito.
2.
abissi: genitali f. accecare: castrazione; v. OCCHIO
A
propri organi ssl. bagnare il letto: v. URINARE. bagnarsi: enuresi =coito =gravidanza. balia (a v.) : amante abbandonata.
bagaglio: 1. il fardello del peccato; 2. i
B
dapprima rispettabile, per scadere in seguito nel demi-monde e stabilire relazioni con amanti d alto rango; Cfr. SCENDERE UNA ALTURA, ecc. arresto per infanticidio: in R, il sognatore ha eseguito goffamente il «coitus interruptus»; des. di non aver lasciata incinta la donna. asparago: organo m. asticciola della penna (indubbiamente): s. ssl. attività manuali (certe): rapporti ssl. attraversare uno spazio angusto: vita intrauterina; permanenza nell'utero materno; l'atto della nascita; (per fantasie e pensieri inconsci collegati alla vita intrauterina, v. CAMPO CHE VIENE, ecc.; v. ACQUA). avidità di deriaro: v. DENARO, AVIDITÀ DI —.
arrampicata, dapprima difficile, più facile verso la cima dell'altura : (se ) essere
2. una — rotta: condizione di impotenza nell'individuo di ss. m. canestro: v. CESTA DELLA SPESA. canna: fallo; produrre del liquido batten-
candela, infilare una — in un candeliere: 1. masturbazione;
fantasia, il sognatore ha approfittato della condizione di vita intrauterina per assistere non visto a un rapporto tra i genitori.
calvizie: castrazione. camicetta, macchie di latte sul davanti della propria — : v. MACCHIE DI LATTE, ecc. caminetto: utero. campo che viene arato profondamente mediante uno strumento, e visto da un'apertura in un pozze e tunnel: nella propria
SEMPRE PIU IN FRETTA.
di ottima origine; sig. reale: essere di umili origini; Cfr. ARRAMPICATA, Cfr. SCENDERE
calare da un'altura, e trovarsi sopra un graticcio di forma curiosa: des. di essere
una tentazione ssl. (des. di essere notata e vezzeggiata; e — di essere presa nel proprio letto); 2. (quasi sempre): sig. ssl.; una donna "caduta"; Cfr. VOLARE; ansia provata nella caduta: ANSIA, ecc.
cadere (se f.) : 1. des. di abbandonarsi a
C
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è stato il sognatore.
organo m.; appuntite: id. (mai: ). arnesi: v. MACCHINARI DI OGNI SORTA. arrampicarsi: rapporto ssl.
armi, allungate e/o acuminate, di ogni tipo:
sazioni di giochi movimentati ; v. anche: VOLARE. aperta, trovare la porta: trovare una Q non più vergine. Apollo, candele di — : v. candela, infilare una — in un candeliere. arare profondamente un campo: v. CAMPO CHE VIENE ARATO ecc. armi da fuoco: organo m.
ansia, di cui si è preda nel volo, cadendo, durante la vertigine e simili : ricordo trasformato delle piacevoli sen-
siano eccitati; donde: passioni o impulsi malvagi. annaffiatoio: organo m.
animali selvatici: esseri umani i cui sensi
ANIMALI SELVATICI.
animali: v. PICCOLI ANIMALI;
SOLO.
andare solo per le strade: v.
NON L'HA VISTO:
HA MANGIATO TUTTA OUELLA CARNE? IL SOGNATORE
ali, mettere le: v. VOLARE, ESSERE PARTITO, ecc. allungamento, ogni oggetto capace di: organo m. altro individuo: l'amato ego del sognatore, in un travestimento; Cfr. CHI
albero : v. TRONCO.
ecc.
RAGGIUNTA,
v. BAMBINO NELLA SCATOLA; per des., v. FIGLIA CHE GIACE MORTA, ecc. bauletto, un: v. BAULE cosi PIENO DI LIBRI, ecc. bauli: s.f.; due bauli neri: due donne brune. biancheria (in generale): s. f. biancheria intima (in generale): s. f. bocca: orifizio genitale. bocci e fori: organi ssl. f., part. se vergini. borsetta: organi ssl. di una ragazzina. bosco: pube (in entrambi i ssi.). bottiglie: organi ssl.
baule già cosi pieno da risultarne difficile la chiusura, aggiungere altri libri al — :
etto", "donnina", "cosino"); picchiare un bambino (spesso): masturbazione; giocare con un bambino: id. bambino in una scatola: feto nell'utero materno; v. però anche: FIGLIA CHE GIACE MORTA IN UNA SCATOLA. bastone: membro m.; v. SCUDISCIO. battere, un bambino: v. BAMBINO. battere una parete, ecc. : v. SCUDISCIO.
ballare: rapporto ssl. bambino (assai spesso) : organi. ssl. ("om-
DIVIDUO.
sognatore stesso; Cfr.
MANGIARE;
v. ALTRO IN-
chi ha mangiato tutta quella carne? Il sognatore non l'ha visto: l'individuo è il
m. ; (a volte) : organi f.; cappello ds donna (se f.); l'intero complesso degli organi ssl.; la sua tesa rialzata davanti: organo m. ; cappello con una penna che sta di sbieco: uomo impotente. carbone: amore segreto. carnale: 'v. GAROFANI. carta (e oggetti fatti di — ) : s. della donna. casa: 1. tipico s. della forma umana come tutto; 2. (se le pareti sono lisce): uomo; 3. (se vi sono sporgenze e balconi, ai quali potersi afferrare) : donna. case, facciate di — : v. FACCIATE. ecc. cassetto: organi f. cassetto di scrittoio: organi f. "categoria" (può sig.): organi f. "categorizzare" (può sig.): urinare. cavalcare: rapporto ssl. caverne: organi f. cesta della spesa: 1. rifiuto, ripulsa; 2. essere sposati al di sotto della propria condizione sociale; 3. contrassegno di una persona di servizio. chiave: organo m. ; v. TOFFA. chiesa: organo f. ; gradini che conducono alla — : s. di coito.
cappello: s. dell'uomo; (di solito) : organi
ZIONE DI DENTI
do con una — : fantasia masturbatoria infantile —; Cfr. SCUDISCIO, ecc. capelli, taglie, dei : castrazione; Cfr. ESTRA-
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per avere sua moglie; 2. des. di uccidere il proprio padre per avere rapporti ssl. con la propria madre; Cfr. MADRE, AVERE RAPPORTI SSL. CON LA —. condutture d'acqua: sistema urinario. copricapo: v. CAPPELLQ. corona d'oro (caduta di una — appena applicata sul dente): elogio dei vantaggi materiali della masturbazione contrapposti all'oggetto d'amore, economicamente meno vantaggioso. cravatta (se m.) : organo m.; (probabilmente il sognatore possiede in R una intera collezione di cravatte) : des. di possedere una collezione di organi m. credenza: utero, a preferenza di altri organi.
comportarsi affettuosamente col marito della propria amante: 1. des. di ucciderlo,
(forse) nascita di un bambino; (oppure): essere pre parati a una nascita = avere rapporti ssl.
compleanno, fare preparativi per il — :
anonima, abbondante — ) : l'azione è compiuta dal sognatore. colonne: gambe ("Cantico dei Cantici"). coltello: organo m. comitiva, vasta: un segreto. comparti: v. STANZE PASSARE ATTRAVERSO —, ecc.
cibo (mangiato da una persona
masturbarsi due volte successivamente. due magnifici palazzi: natiche d'un corpo f. ; (essere guidati lungo una strada oerso una casetta tra essi: provare il coito a posteriori). due mendicanti: v. GREMBIULI DALL APPARENZA DI SACCHI, ecc. due pere (pommes ou poires): i seni dellamadre che ha nutrito il sognatore; due pere su un davanzale: v. SOPRA e DAVANZALE; mangiare una delle due pere, sig. : "Mamma, una volta mi hai allattato assai
due denti, mettersi la mano in bocca ed estrarre — (se m. giovane od omosess.):
masturbatorie. disporre fiori: v. TAVOLA CON FIORI, ecc. dogana, funzionario di: lo psicanalista del sognatore. dolci (frequentemente) : piacere ssl. donna che porta un uomo: essere portati in braccio dalla balia; Cfr. BALIA; Cfr. ABRAMPICARSI (PORTARE UNA DONNA VERSO L ALTO, ecc.). dono floreale (se f.): ricca vita amorosa in cambio della verginità; Cfr. FIORI, COSTOSI, ecc.
disonestà commerciale: segrete pratiche
VERSO —.
psicanalista abbia torto. desideri inappagati (i propri): appagamento dei desideri altrui. destra, andare verso — : la via della giustizia; matrimonio, rapporti con una prostituta, ecc. (a seconda dei canoni morali del sognatore); v. anche: SINISTRA, ANDARE
R la sognatrice è infelce perché incinta): des. che il figlio muoia prima di nascere (benché possa trattarsi di un vecchio des. non più decifrabile); Cfr. MORTE DI UN PARENTE AMATO 2. finestra: v. campo. finestre e porte: gli orifizi del corpo. fiori: 1. donna vergine (Cfr. MAMMOLE GIGLI DELLA VALLE) ; 2. s. m. (Cfr. GAROFANI); 3. deflorazione violenta (Cfr. VIOLETTE); fiori costosi, fiori che bisogna pagare: 1. (Se mammole) la sognatrice si aspetta che il marito apprezzi il valore della sua verginità; 2. (se garofani) : un dono di carattere ssl. e un dono con cui lo si contraccambia che può avere significato finanziari; 3. (se violette): la sognatrice
fazzoletti di seta, essere legati mediante — : identificazione con un omosess. fiamma: organo m. figlia che giace morta in una scatola (se in
sig. di STRANIERI, GRUPPO DI— (v. questo).
famiglia, l'intera — : ha lo stesso
SI ARRAMPICA.
facciate di case, lungo le quali il sognatore si lascia calare: v. PARETI LISCE SULLE QUALI CI
colari, v. GUANCE).
faccia (a v.) : organi; (per ulteriori parti-
F
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denti, segnare di: v. DENTI, ESTRAZIONE DI —. desiderata, soluzione — che nel sogno appare il contrario: des. che lo
e CORONA D ORO.
) (se non c'è dubbio sulla) des. masturbatori della pubertà; (se se ne ha l'assoluta certezza): castrazione come punizione per l'onanismo; (se ) : parto, nascita (rimozione di una parte del corpo) ; v. anche: DUE DENTI, ecc.; Cfr. CAPELLI,TAGLIO DEI—
denti, estrazione di — : (sec
crines pubis.
densa foresta sulla cima di una montagna (v. questa) dietro una chiesa (v. questa):
madre; di nessun altro luogo o posto, infatti, si può asserire con altrettanta sicurezza di "esserci già stato". denaro, avidità di — : (spesso) la sporcizia dell'infanzia, sentirsi sudici per aver bagnato il letto.
déjà vu (« sono già stato qui prima »): (sempre) organi della propria
TAGLIO DEI CAPELLI.
davanzale: sporgenza dei seni: Cfr. CASA, 3. decapitazione: castrazione; Cfr.
MACCHIE DI LATTE SUL —.
davanti della camicetta: v.
D
moderata masturbazione risulterebbe probabilmente meno dannosa, al sognatore, che non l'astinenza forzata. esibizionismo, piacere infantile dell' — : v. NUDO, ecc. estrazione di denti: v. DENTI, ESTRAZIONE DI—
esercitarsi a suonare il "Gradua ad Parnassum" di Moscheles e Clementi: una
neppure questa volta gli accadrà nulla; v. però: ESAME DI AMMISSIONE. esame di ammissione all'università: (invariabilmente o assai spesso) esperienza ssl. e maturità ssl.
esame: il sognatore non deve aver paura,
E
più a lungo del solito"; desiderare l'altra pera, sig. : "Mamma, dammi {mostrami) un'altra volta il petto al quale un tempo mi abbeveravo ". due sorelle: seni; stringere la mano a due sorelle: des. di afferrare seni. due stanze che dapprima erano una: immagine infantile di utero e ano come un'apertura unica.
deve pagarle divenendo madre e moglie; v. anche TAVOLA ORNATA DI FIORI, ecc. fiori rossi su un ramo: innocenza e mestruazioni. flaccidità di un pallone: flaccidità del proprio organo. flusso d'urina: v. URINA, 3. focolare: utero. folteto: pube (ambo i ssi.). foresta: v. DENSA FORESTA. forma doppia: vedere un qualsiasi simbolo dell'organo in una — : garanzia contro la castrazione; Cfr. LUCERTOLA. forziere: n. SCATOLE DI OGNI SORTA. fratelli: s. degli emisferi maggiori. fratelli e sorelle che mettono le ali: e. VOLARE ed ESSERE PARTITI fratello (se m.) : personificazione di tutti i rivali che aspirano ai favori della donna; n. anche INFANTE ( cosino ). frusta v. SCUDISCIO. frutto: 1. seni (mai un bambino); 2. i maggiori emisferi del corpo fucile (molto appropriatamente, a causa della sua forma): organo m. funerale di una vecchia (a v.) : versione attenuata del sogno della MORTE DELLA MADRE (v. questo). fungo (sp. se "phallus impudicus") (indubbiamente) : organo fuoco: v. NUOTARE, 1.
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(se f., e il marito della sognatrice è un poliziotto) : le due metà dello scroto. guance (a v.) : natiche; (per ulteriori particolari, v. I.ABBRA e NASO) .
grembiuli dall'aria di sacchi, portati da due mendicanti accompagnati da un poliziotto
sinonimo di carnale, incarnazione) : s. m., con significato fallico; (se costosi, Cfr. FIORI COSTOSI, ecc., 2). gatto: s. ssl. genitori (generalmente) : organi ssl. giardino: organi f. (giardino della fanciulla nel "Cantico dei Cantici "). gigli della valle (mammole) (se f.): la preziosa verginità della sognatrice; (se costosi, n. FIORI COSTOSI, ecc., 1). giglio: castità (Cfr. il precedente). gioco di ogni genere: piacere ricavato dal proprio corpo. giocare con un bambino: v. BAMBINO. gioiello: persona amata. gradini che conducono a una chiesa: v. CHIESA. grand'uomo di grande autorità: il padre di chi sogna.
garofani (per il colore carnicino;
G ecc.
DELLE LACUNE
bia minora; Cfr. FACCIA. lacrime: sperma ; a v. anche: muco, urina; anche: dolore. lacune: v. * POI CI SONO DELLE LACUNE NEL SOGNO. ladri (nei sogni ansiosi): il padre (il quale magari era solito risvegliare chi sogna nel cuore della notte, per mandarlo al gabinetto onde impedirgli di bagnare il letto, oppure usava strappare al figlio le coperte per vedere dove questi tenesse le mani durante il sonno). lampada a saliscendi: v. ALLUNGAMENTO. lancia: organo m.; v. SCUDISCIO.
labbra (che circondano la cavità orale): la-
L
nach Italien gehen.
Italia, verso l' — (se chi sogna è tedesco):
NEL SOGNO,
interruzione: v. * poi ci sono
MANGIATO TUTTA QUELLA CARNE?
abilmente): i des. del proprio ego; v. CHI HA
interesse per un'altra persona (invari-
LADRI.
innocenti, sogni: v. SOGNI INNOCENTI. inseguimento da parte di un uomo armato di coltello o fucile: v. COLTELLO; v. anche
se il sognatore è Giulio Cesare, significa che conquisterà il mondo; se è Tarquinio, che diventerà signore di Roma; se è Ippia, che tornerà in patria e riconquisterà il potere; in generale: il sognatore dà prova, nella vita, di fiducia in se stesso e di ottiroismo incrollabile, qualità che lo portano necessariamente al successo; (Cfr. SCUDISCIO, 2, se il sognatore è Bismarck). Anche: quale chiave della tragedia e a coronamento del sogno della MORTE DEL PADRE (v. questa). Cfr. COMPORTARSI AFFETTOSAMENTE, ecc., 2; Cfr. OCCHIO, 2. mal di denti (sempre) : onanismo
madre, avere rapporti ssl. con la propria — (come sogno edipico non mascherato):
ma; des. di avere più latte per il secondo figlio di quanto non se ne sia avuto per il primo. macchie: v. il precedente. macchinari di ogni sorta: l'insiemedell'apparato ssl. m. macelleria chiusa (se il sognatore è tedesco): non avere tutti i bottoni abbottonati; (se il sognatore è inglese) : v. PATTA, AVERLA SBOTTONATA.
macchie di latte sul davanti della camicetta: sig. gravidanza in R, e non la pri-
M
133
infantile, compiacimento nell'esibizionismo: v. NUDO, ecc.
di sogno esibizionistico) : v. NUDO, ecc. infante (bambinetto,"cosino") : organo ssl. in generale; figlioletta: organo ssl. f.; figlioletto, fratellino: organo ssl. m. infanticidio: v. ARRESTO PER —.
incollato, restare — alle scale che si sono cominciate a salire di corsa (può trattarsi
a contenuto ssl. ; des. repressi; pratiche anormali.
in cima e in fondo alle scale, darsi da fare —; “sopra” a “sotto” : fantasie o ricordi
assumere un atteggiamento negativo, dire no a se stessi. incarnazione: v. GAROFANI. in cima alle scale, essere — : raggiungere una posizione so ciale o (per inversione): perdere la propria posizione sociale.
incapacità di fare qualcosa (nel sogna):
: donna adulta ; se piccola: bambina; fotografia da poco prezzo: prostituta; firma di chi sogna sulla — piccola: complesso parentale; — di un campo profondamente arato: v. CAMPO. imposte, subire un'indagine da parte dell'ufficio — : des. di essere noto come persona dal reddito cospicuo.
immagine fotografica: donna; se grande
I
zione; Cfr. FORMA DOPPIA, ecc. lumaca (inequivocabilmente): s.f. luna: il luogo dal quale si è usciti al momento della nascita; deretano; — riflessa nell'acqua: v. ACQUA, GETTARSI NELL ACQUA ecc. lunghi e rigidi, oggetti e armi — (sempre): s. m. (mai f., a meno che chi sogna non sia una donna che desidera diventare un uomo). l luoghi erti, tentativo di salire — (inequivocabilmente) : rapporti ssl. luogo buio: v. * POI CI SONO DELLE LACUNE NEL SOGNO.
lucertola (la cui coda, se staccata, ricresce): des. di sicurezza contro la castra-
punizione per le pratiche onanistiche. località "déjà vue" : v. DEJA VU. locanda (a v.) : il seno della balia: Cfr. BALIA; Cfr. MELE.
legumi di forma allungata: v. ASPARAGO. letto e mensa (mensa et thorus): v. MENSA. libri: v. CARTA. lima da unghie (indubbiamente) : s. ssl. m. litigio (indubbiamente) : castrazione come
legno: s. di donna.
legno: sostanza femminile; oggetti fatti di
PO.
lavorar duro: v. ARARE PROFONDAMENTEUN CAM-
e paura di punizioni. mammola: v. GIGLI DELLA VALLE. mangiare: v. CHI HA MANGIATOTUTTA QUELLA CARNE?, ecc.; v.DUE PERE, MANGIARE UNA DELLEv. MENSA. mano (a v.): organo m. manto (di solito): m. (benché avolte senza particolari riferi menti a organi ssl.); v. anche: CAPPELLO. mappe: corpo umano. marito: v. COMPORTARSI AFFETTUOSAMENTE, ecc. martello (inequivocabilmente) : s. ssl. m. materie (di diverso genere) : s. della donna; Cfr. LEGNO ; CARTA. matita (inequivocabilmente) : s. ssl. m.; matite a pulsante e a fuoruscita: v. ALLUNGAMENTO. mele: 1. un bel seno; donde (probabilmente): la balia; donde (prob.): il seno della balia; donde (prob.) : giardino d'infanzia; Cfr. BAI.IA; Cfr. LOCANDA; 2. i maggiori emisferi del corpo umano. mensa (spesso) : letto; "letto e mensa"; donde: mangiare (spesso) : insieme di rappresentazioni ssl. mestruazioni, avere le — (se ad averle è la moglie di chi sogna) : le mestruazioni sono cessate in R; des. di godere ancora un po' della propria libertà, prima che abbiano inizio le difficoltà della maternità. molla (in R): disturbo vescicale (regressione alla forma infantile di erotismo uretrale). molluschi (inequivocabilmente) : s. f.
134
vano il sognatore, lo calunniavano, gli rubavano i giocattoli e il sognatore era preda a ira impotente nei loro confronti, li invidiava e li temeva; il suo primo impulso alla libertà e la sua prima rivolta contro l'ingi stizia ebbero per oggetto il fratello o la sorella): nel proprio subconscio, chi sogna alberga des. ostili, residuo dell'epoca in cui» bambino, avvertiva acutamente i propri bisogni e cercava di soddisfarli senza scrupoli, sp. nei confronti dei concorrenti (fratello/sorella); questi des. si sono realizzati nel sogno. morte della madre: 1. (se il sognatore è m.): il sogno costituisce un caso eccezionale, in quanto il sognatore avrebbe dovuto sognare, come accad.e generalmente a un uomo, la morte del padre; Cfr. MORTE DEL PADRE 1 e 2; 2. (se f.): da ragazza, la sognatrice considerava la xnadre alla stregua di una rivale in amore, dalla
morte del proprio fratello o sorella maggiore (il fratello o la sorella maltratta-
te ripetizione temporale) : v. DUE PERE... MANGIARNE UNA ("una volta" ) e DESIDERARE L'ALTRA ( un'altra volta ). montagna dietro una chiesa (v. questa) ; anche: montagna coperta d'ambo i lati di erba e cespugli che si fanno via via più densi: mons Veneris; v. anche DENSA FORESTA. montare, atto di — (inequivocabilmente) : rapporto ssl. monte: organo m.
* moltiplicazioni di un oggetto (indican-
ecc.; v. CASA.
naso: (sp. se con peli) : organo m. nave: organo f.; Cfr. RICETTACOLI, SCATOLE. nave veleggiante sul mare: urinare. nudo o parzialmente vestito, essere — , oppure provare sensazione di vergogna per le proprie vesti (trovarsi in camicia, in sottoveste, senza la spada, senza il colletto, ecc.): sogno esibizion-
N
muschio: crines pubis.
QUALI,
multipla, forma, vedere in un qualsiasi Simbolo dell'organo m. v. FORMA DOPPIA, muri sul quali» ecc. : v. PARETI ,LISCE SULLE
natore non ne è turbato) : soddes. di altro des. di vario genere (Cfr. MORTE DI UN NIPOTE) ; 2. (se il sogno è accompagnato da sentimenti di dolore): des., presente o passato, che la persona muoia o morisse (Cfr. FIGLIA MORTA IN UNA SCATOLA). (Tuttavia, il sognatore non deve interpretare il proprio dolore come prova di un suo desiderio che il parentè muoia ora: si può dedurne semplicemente che ne desiderava la morte durante la propria infanzia.) muco: sperma; (a v.): urina; lacrime.
morte di un parente amato: 1. (se il sog-
corpi umani in posizione eretta (reminiscenza forse di quelli di genitori e balie che si "scalavano" da piccoli).
pareti lisce: uomini; Cfr. CASA. pareti lisce sulle quali ci si arrampica:
gravidanza.
paparino che porta la propria testa su un vassoio: castrazione. parassiti, essere infestato da — (spesso):
ce, boschi e acque): topografia degli organi sai. f. ; v. MONTE, ROCCIA, BOSCO, CHIESA, ecc.;— "déjà Vu": v. DEJA VU. pali: gambe. pallida luna: deretano bianco ; Cfr. LUNA. pallone: capacità d'erezione; Cfr. VOLARE. pantofole: organi f.
INCAPACITÀ DI FARE QUALCOSA.
padre, morte del — : v. MORTE DEL PADRE. paesaggio (sp. con ponti e montagne coperte di boschi): organi ssl.; (con roc-
P
ostacoli: v.
SORO.
gogna e insieme desiderio di franchezza: la sognatrice si fa bella per l'uomo, ammettendo i propri difetti fisici e vergognandosene; des. di correggerli. oro (stimolo intestinale): v. SORGENTI e TE-
135
cui soppressione non potevano venirle che benefici; la sognatrice nutre cioè un des. infantile: "Maxnmina dovrebbe proprio togliersi di mezzo, cosi papà mi sposa e io sarò la sua mogliettina". morte del padre: 1. (se f,): caso eccezionale : la sognatrice avrebbe dovuto sognare la morte della madre, come fanno di regola le donne; Cfr. MORTE DELLA MADRE, 1 e 2; 2. (se m.) : da ragazzo, il sognatore considerava il padre alla stregua di un rivale in amore, dalla cui soppressione non potevano venirgli che benefici, la possibilità cioè, lui assente, di dormire con la sua cara, bella mammina; il sognatore pensava che, al pari di Crono, il padre divorasse i propri figli come fa il cinghiale con i lattonzoli; il sognatore desiderava castrare il padre (Cfr. TAGLIO DEI CAPELLI), come Zeus che castrò il padre e ne prese il posto di signore degli dei. morte di un fratello o sorella minore (da bambino, il sognatore temeva che la sua felicità potesse essere minacciata dalla comparsa del nuovo nato): chi sogna alberga un des. infantile: "La cicogna avrebbe fatto meglio a portarlo indietro"; ovvero: "La mamma dovrebbe las ciarlo cadere nell'acqua del bagno, cosi muore". morte di un nipote (se in R al sognatore è accaduto di vedere una persona di cui è o era innamorato accanto alla bara di un parente) : des. di rivedere la persona di cui si è innamorati. Cfr. MORTE DI UN PARENTE AMATO, 1 mascherato; v. ACCECARE; Cfr. MADRE, AVERE RAPPORTI ssl. CON LA —, ecc. oggetti vuoti (sempre): organi f. (mai m.); Cfr. ARMI, ecc. oggetto suscettibile di allungamento: organo m. ombrello: organo m. orci: organi f. orecchio: organo f. ornare fori (v. questi) con carta (v. questa) verde (v. questo) crespata per nascondere lacune (v.queste) nei fiori stessi: (se f.): sensazione di ver-
occhio: 1. (a volte): organo f.; 2. s. edipico
O
istico: soddes.: il sognatore des. di essere ricondotto all'infanzia (Paradiso), quando il senso di vergogna è ignoto, prima cioè del tempo in cui insorgono vergogna e paura, comportando la cacciata e l'inizio della vita ssl. e culturale; v. anche STRANIERI, GRUPPO DI — nuotare: 1. ripetizione del piacere infantile di bagnare il letto; 2. vescica piena; 3. luogo di dimora del feto. RE D'ITALIA,
bilmente) : rapporti ssl. pianoforte: 1. petto; donde: 2. due piccoli emisferi del corpo femminile; 3. se scordato: due grandi emisferi del corpo f. pianoforte, suonare il — : v. SUONARE; v. ES-
pesce: organi ssl. pesche: 1. seni; 2. natiche. piani: corpo umano, ecc. piani inclinati, atto di salire — (inequivoca-
VIDUO.
l'infanzia chi sogna è stato vittima di approcci ssl.): des. che gli approcci vengono ripetuti. peli, sulla faccia: organi ssl.; sulle guance: natiche; sulle labbra: labia minora; sul naso: organo m. pendente oggetto: v. CRAVATTA. penetrare mediante scasso in una casa: v. CASA. penetrazione in spazi angusti: il più comune dei s. ssl. perdere qualcosa: v. * QUI MANCA QUALCOSA. perdere il treno: chi sogna può star tranquillo, non morirà; Cfr. TRENO, VIAGGIARE COL —; PARTENZA; Cfr. ESAME. pere: v. DUE PERE. «per signore sole»: v. REGGERE UNA VALIGIA MALANDATA, ecc. persona, una: organo m.; Cfr. ALTRO INDI-
partenza per: morte. parzialmente vestito: v. NUDO, ecc. passaggio stretto e ripido: organi f. «patta, hai la — sbottonata» (se durante
ecc.
parlare concitatamente, ecc.: v.
136
ecc.
uterina; Cfr. CAMPO PROFONDAMENTE ARATO. presidente, il — (negli USA) :padre di chi sogna; Cfr. RE E REGINA, pugnale: organo m.
pozzo profondo in cui c'è una apertura, trovarsi in un — : ricordo della vita intra-
nissimo s. ssl.
porte che si aprono o sono chiuse: comu-
donna non più vergine. portagioie: organo f.
porta, trovare la — aperta: trovare una
che FINESTRE e PORTE. porta aperta: v. PORTA.
poliziotto con elmo: organo m. porta: orifizio del corpo in generale; v. an-
organi f.
* poi viene una zona buia, un'interruzione:
fratelli o sorelle indesiderati). piccone: organo m. piede (a v.): organo m. pioggia: minzione = s. di fertilità. pistola (molto appropriatamente, data la sua forma) : organo m.; Cfr. REVOLVER. * poi ci sono delle lacune nel sogno: organi f.; Cfr. * QUI. MANCA QUALCOSA.
« piccolo », il proprio — : v. INFANTE. piccoli animali: bambini piccoli (per es.,
ERCITARSI A SUONARE,
trusione di elementi di basso rango nelle file dell'aristocrazia; Cfr. ARRAMPICARSI. re e regina (nella maggior parte
ramo, trapiantare un — nel proprio giardino : v. RAMO; v. GIARDINO. rapporti sessuali con la propria madre, avere — : v. MADRE, AVERE ecc. recipienti di tutti i generi : organi f. re d'Italia, parlare concitatamente del — mentre ci si avvia verso la cima di una collina (in certi casi): risentirsi per l'in-
rossi, che però cominciano ad appassire: mestruazioni; anche: gioia di essere riusciti a percorrere il cammino della propria vita senza macchiarsi di colpe, oppure il contrario, essere cioè colpevoli di vari peccati contro la purezza sessuale, commessi durante l'infanzia. ramo, scuotere un — (oltremodo tipico) : onanismo. ramo, strappare un — (se f.) : masturbazione.
ramoscello fiorito, reggere un — : innocenza ssl.; se ornato di bocci
lecito masturbarsi.
ramo (di solito): organo m. ramo, chiedere se si può strappare un — (se f.) : chiedere se è
R
amanti altolocati, per poi scadere nel demimonde; Cfr. ARRAMPICARSI; v. anche: ARRAMPICATA, ecc. sciabola: organo m. scivolare (tipico) : onanismo. scudiscio: organo m.; estensibilità dello — : s. fallico, erezione; se "smisurato" : atteggiamento infantile; dar di piglio allo — : masturbazione (con eventuale riferimento non al presente bensì a remoti impulsi infantili): se con la mano sinistra (v. SINISTRA): la masturbazione infantile era praticata nonostante le proibizioni; battere con louna parete )scia (v. questa) di roccia e scoprire al di là una larga strada: 1. aspirare a una conquista erotica; 2. (se chi sogna è Bismarck) : pensieri seri e gravi, affatto remoti dalle attività sessuali, ad es. VEDERE LE PROPRIE TRUPPE IN TERRITORIO NEMICO (v. TERRITORIO). [Sembrerebbe, stando a questa teoria,
scendere un'altura sempre più rapidamente (se f.) : avere relazioni con
rapporti ssl.
scendere le scale (= salire le scale ):
TESORO, SEPPELLIRE UN —.
scavare in cerca di un tesoro nascosto: v.
organi f.
scatola emettente suono sgradevole; — vecchia e laida: 8. PIANOFORTE, 3. scatole di ogni sorta e dimensione:
PIANOFORTE.
scarpe: organi f. scassinatori: v. LADRI. scatola (a v.): torace; donde: seni; Cfr.
137
LACUNE.
prodotti da qualcuno intento a pulirsi dopo la defecazione. * qui manca qualcosa: principale caratteristica degli organi f.; Cfr. *POI CI SONO DELLE
~ * qui il sogno è stato come spazzato via: ricordo infantile dei rumori
Q
VESTIBOLO ALL
del rapporto ssl. ; Cfr. SOMMITÀ RAGGIUNTA, ecc. scaletta, atto di salire una — : (inequivoc.) rapporti ssl.
scala (e ogni oggetto simile): s. preciso
RITMICI.
salsicciotto: organi infantili; Cfr. BORSETTA. salti: v. SOMMITÀ RAGGIUNTA CON MOVIMENTI
S
rubinetto: organo m.
INGRESSO DI UNA —, PICCOLO—,
rotonda: natiche; v. anche
ROCCE).
ritmiche, attività — : rapporti ssl. ritmici, intervalli: v. SOMMITÀ RAGGIUNTA, ecc. roccia: organo m.; (Cfr. però PAESAGGIO CON
organi f.
rettili e pesci: s. ssl. m. revolver: v. PISTOLA. ricettacoli, oggetti atti a servire da — :
DI —.
regina di Svezia, dietro imposte chiuse, con candele di Apollo: v. APOLLO, CANDELE
omosessuali con un'amica.
reggere una valigia malandata con l'etichetta « per donne sole »: rapporti
dei casi): i propri genitori.
spazio, oggetto includente uno — : organi f. spazio angusto, attraversare
gressione a forme infantili di erotismo uretrale). spada (inequivocab.) : s. dell'organo m. sparare: s. di rapporto ssl.
sommità raggiunta con movimenti ritmici e crescente affanno, e discesa a rapidi. balzi: v. SCALA. sorelle: s. di seni. sorgenti (in R): disturbo vescicale (re-
che Bismarck sia l'unica persona i cui sogni esprimano "pensieri seri e gravi" e non richiedono interpretazioni in chiave ssl. (nota di P. Douglas)]. secrezione: v. MUCO, LACRIME, URINA serie di stanze (molto spesso): una donna; camminare per una — : bordello, harem, matrimonio (per contrasto) ; Cfr. STANZA. serpente: il più importante s. dell'organo m. serpente in forma di cravatta (se m.): organo m. (sp. se drizzato verso una ragazza). sigaretta: s. dell'organo m. sinistra, andare verso — : la via del delitto; omosessualità, incesto, perversione; Cfr. DESTRA. * sogni decisamente innocenti (di solito interpretati dal sognatore): des. erotici brutali. solo (senza il proprio "piccolo" v. questo) : andare per le strade — (o sola): non avere un uomo, non avere rapporti ssl.
138
monogamia secondo la regola dei contrari). strade, passare per — : v. SOLO. straniero: persona cui si può confessare una situazione imbarazzante. stranieri, gruppo di: 1. segreto (des. espresso col suo contrario); 2. sostituto di quelle persone che, durante l'infanzia, erano oggetto dell'interesse ssl. di chi sogna e sono di regola omesse da tutte le riproduzioni mnemoniche, oniriche, isteriche o delle neurosi ossessive; 3. (se in connessione con esposizione, esibizione e simili, nel qual caso v. NUDO) : des., espresso col suo contrario, che ha per oggetto una persona singola, intimamente conosciuta cui si intendeva aprire il proprio animo. strano lndividuo: v. CHI HA MANGIATO, ecc. stufa: 1. donna; 2. utero materno.
stanze, attraversare una serie di — : matrimonio (espressione di
(donde: grandezza). [Benché non sia chiaro perché quest'importante secrezione debba, nei sogni, essere sostituita da una priva d'importanza (Nota di P. Douglas)]. stanza: s. di donna; Cfr. CASA. stanza aperta: v. STANZA. stanza chiusa a chiave: v. STANZA. stanza da letto: donna (ammesso che una donna si trovi nella casa). stanza divisa in due: v. DUE STANZE, ecc.
uno — : v. ATTRAVERSARE. sperma (può sig.): muco; lacrime; urina
ecc.
chi sogna riesce a passare dalle pratiche masturbatorie ai rapporti ssl.
tronco d'albero: organo m. tunnel (v. anche POZZO PROFONDO) dal quale entrano ed escono treni diretti in senso opposto : viaggiare scomodamente in un — : sia pure con una certa difficoltà,
ssl. m: (v. TRE).
trifoglio: v. TRE. trinità (ad es., guardia accompagnata da due vagabondi). il complesso degli organi
IL TRENO.
treno, viaggiare in — : morire; Cfr. PERDERE
INCAPACITÀ,
treno, il — sta per partire ma chi sogna non riesce a raggiungerlo: v.
PALO; ALBERO.
masturbazione. topo: organi ssl. (in quanto pelosi). toppa: organo f. ; v. CHIAVE. torace: v. SCATOLA. traboccare: rapporto ssl. tre, numero sacro: s. degli organi m. nel loro complesso, la cui parte più cospicua e più interessante è, per ambedue i sessi, il membro, per cui v. le voci relative a oggetti lunghi e diritti, quali: OMBRELLO;
togliere, strappare una manciata di qualcosa: 1. disonestà commerciale; 2.
chiave ssl. (Nota di P.Douglas) ]. tesoro: persona amata (Cfr. GIOIELLO, PORTAGIOIE, ORO) ; seppellire un tesoro (in R); disordine intestinale (regressione a forme infantili di erotismo intestinale) ; Cfr SORGENTI.
3).
fratelli e sorelle apparivano rivali; des. che fratelli e sorelle muoiano; Cfr. MORTE DI UNA PERSONA CARA.
volare, spiccare il volo e andarsene, vedere fratelli e sorelle che mettono le ali: ricordo dell'egoismo infantile, per cui
quiste erotiche; (tuttavia, Cfr. TERRITORIO NEMICO, ecc.).
visitatori notturni: v. LADRI. vittoria e conquista (spesso) : des. di con-
PIGRI COSTOSI,
violenza, subire una : rapporto ssl. violette: atto violento (se costose, Cfr.
TRENO.
vergogna, vergognarsi di essere nudo o parzialmente vestito: v. NUDO, ecc. vestibolo all'ingresso di una rotonda, piccolo — : scroto; v. anche PALL0NE. vestiti: nudità, forma del corpo Umano. viaggiare in treno: morire; Cfr. PERDERE IL
(a v.) : versione censurata della morte della madre (v. questa). velluto: crines pubis. verde (colore): 1. speranza; 2. gravidanza.
valigia, reggere una — : v. REGGERE. vasta comitiva: un segreto. vecchia, funerale di una
V
139
ESTRA-
vittoriosa con gli avversari; (in generale, ci si dovrebbe accontentare di questa soddes. onirica; se perb chi sogna è un generale pub darsi che tenti di tradurre in R il des.); Cfr. SCUDISCIO : BATTERE UNA PARETE LISCIA, ecc., 2. [Sembrerebbe, stando a questa teoria, che l'invasione di un territorio nemico sia uno dei pochi sogni che non richieda un'interpretazione in
territorio nelnico, vedere le proprie truppe in — : des. di una guerra
des. di sposarsi; Cfr. FIORI.
tavola, essere piatta come una — : verginità. tavola, ornare la — con fori disposti al centro (se f.) : se stessa e i propri organi;
donne.
tasca: v. SCATOLA. tavola (sia spoglia che imbandita) :
ZIONE DI DENTI.
taglio dei capelli: castrazione; Cfr.
T
su o giù, andare — : v. SCALA e SCALETTA. suonare qualsiasi strumento (compreso il pianoforte): v. GIOCARE.
ancora organi f.
stufa economica: utero, ma più
zoccolo: organo f.
uccello, essere un piccolo(se f.): aspirare
a qualcosa ("se fossi un uccellino" ). umido (a v.): asciutto (secondo la regola del contrario). umido, diventare — : enuresi = coito = gravidanza. uniformi: nudità; forma del corpo umano. urina: 1. seme m.; 2. muco, lacrime; 3.grandezza (se c'è un flusso di urina che lava via ogni cosa). urinare: 1. des. di grandezza; 2. s. di fertilità; 3. eiaculazione. uscire da una stanza: v. STANZA.
Z
U
I biografi ufficiali di Guillaume Apollinaire danno il 1858 come data di nascita di sua madre; ciò implicherebbe che nel 1862, quando il Cardinale incontrò l'anziana zitella in casa Goncourt (v. Parte Prima, cap. I), la contessa fosse in età di quattro anni, cosa evidentemente priva di senso. Quali le ragioni dell'equivoco? Eccole: sapendo che la contessa aveva ventun'anni quando concepì Guillaume, i biografi calcolano che ne avesse circa ventidue quando questi nacque; e dato che ciò avvenne nel 1880, un semplice calcolo aritmetico induce a stabilire che l'anno di nascita della madre fosse il 1858. Noi però sappiamo che essa restò incinta di Guillaume, non già per nove mesi, bensì per diciotto anni, il che significa che ne aveva trentanove nel 1880, e ventuno in quel fatidico 1862.
NOTA DEL BIOGRAFO
INDICE
Parte prima
Parte seconda
7 73
Parte terza
127
Coda
155
Dizionario dei segni traumatici
159
Nota del biografo
179