Atelier MM - Dicembre 2020

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Atelier MM Magazine locale di Arte, Design, Arredamento, Stili di vita e CreativitĂ

anno I | n°I | dicembre 2020

Mattia Milano - Waterfall



Dicembre 2020


PERCHÈ CREARE UNA RIVISTA


La percezione tattile del foglio di carta, il suo profumo, il fruscio delle pagine sfogliate, i riflessi di luce che si susseguono sulla superficie. In un mondo ormai interamente digitale, dove ogni informazione è reperibile sul web, questi piccoli piaceri vanno perdendosi. Il mio desiderio è quello di riportarli nel quotidiano, ricordare alle persone che uno strumento di informazione tradizionale e concreto come una rivista d’arte non dovrebbe mai passare di moda. Un oggetto esteticamente piacevole, un oggetto che c’è e che permane nel tempo, su un tavolo, sul comodino o in una libreria, un oggetto che può essere reso personale con appunti ed annotazioni scaturiti da pensieri ed emozioni. L’obiettivo che mi pongo è quello di rendere l’arte accessibile a tutti, così come la percepisco io e di raggiungere e coinvolgere più persone possibile trattando l’arte in modo semplice e intuitivo.


CON TE NU TI


04 Perché creare una rivista 10 Biografia 16 Diploma Chiasso 2020 24 La via dell’Arte 26 REMEMBER ME Galleria Cael, Milano 42 Sguardi dell’Anima Visual Art Exibition 52 UNA SELEZIONE DI OPERE


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Questo è un progetto che si vuole evolvere nel tempo, raccontando, mostrando e raccogliendo l’Arte in ogni sua forma: dalla pittura alla fotografia, dal teatro alla cucina, dall’artigianato alla scrittura. L’intento è quello di mostrare tutto ciò che vuol dire fantasia, creatività, voglia di trasmette un messaggio ai posteri. Pubblicazione per pubblicazione si tratteranno argomenti diversi, dando la possibilità ad artisti emergenti o già affermati di trasmettere il loro messaggio.



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Biografia


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Nato il 12 settembre del 1994 a Varese, Mattia Milano si interessa all’arte e all’architettura sin da bambino, desideroso di seguire le orme del padre. Nel 2016 consegue il Bachelor of Arts in Architettura presso la SUPSI, Scuola universitaria professionale della Svizzera italiana e, dopo un’esperienza in Australia e lungo la costa Est durata sei mesi, termina il suo percorso di studi con un Master of Science in Architecture presso l’Accademia di Architettura di Mendrisio, nel giugno 2020. Qui, grazie ai progetti e alla tesi realizzati con i docenti Francisco e Manuel Aires Mateus, definisce il suo interesse per l’arte e comprende meglio le potenzialità del sintetizzare e rappresentare un’idea attraverso un concetto astratto che possa racchiudere sensazioni percettibili con 5 i sensi. Crede perciò nell’utilizzo di vista, tatto, suoni, gusti e olfatto come strumenti per aumentare la percezione del concetto stesso. Dal 2018 lavora come architetto presso l’Atelier di architettura di Felicia Lamanuzzi, nel comune svizzero di Stabio e nel frattempo continua a dedicarsi alla sua produzione artistica. Senza identificarsi in un genere preciso, Milano trova la sua ispirazione in ogni ambito della vita quotidiana e nelle sensazioni percepite in diversi momenti della sua vita. Partendo da queste sensazioni, le riproduce su tela, utilizzando i materiali e la tecnica che meglio gli permettono di rappresentare le sue idee in maniera efficace. Il 23 ottobre 2020 espone per la prima volta due dei suoi lavori presso la Galleria Cael di Milano, in occasione della mostra collettiva di arte contemporanea “Remember me”, dopo aver partecipato alla virtual art exhibition “Sguardi nell’anima” a cura di Elisabetta La Rosa, storica dell’arte, scrittrice e curatrice di mostre.


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Taglio su acquarello: 2018 Progetto di una residenza plurifamiliare su un’isola nella Garonna - Tolosa



DIPLOMA La notte dell’8 marzo 2020, gli edifici del campus dell’Accademia di architettura dell’USI a Mendrisio hanno chiuso i battenti in risposta alla pandemia COVID-19. Sono rimasti chiusi per il bene della salute e della sicurezza degli studenti e del personale, docente e non docente. Durante il periodo del lockdown, senza precedenti e particolarmente impegnativo, ci sono stati sviluppi interessanti. Grazie all’impegno di tutti l’Accademia è passata in poco tempo a fornire la sua offerta didattica completamente in modalità online, attraverso piattaforme di apprendimento virtuale con studenti provenienti da più di 40 paesi e di differenti fusi orari. Gli studenti e i docenti hanno continuato fino al termine del semestre e senza sosta a comunicare e partecipare attivamente all’insegnamento e al processo di apprendimento. In questo modo 141 studenti si sono diplomati a fine giugno con successo. A loro e ai professori e assistenti va tutta la gratitudine dell’Università della Svizzera italiana. Per celebrare quest’avventura, l’Accademia di architettura dedica ai giovani architetti diplomati nel 2020 un filmato collettivo. Mendrisio, Luglio 2020

Un diploma diverso e inconsueto ma, come afferma il rettore Boas Erez “Uguale nello spirito ai precedenti”. La pandemia non ha reso le cose semplici in questo percorso: comunicare con le persone e confrontarsi con diverse realtà sono fattori chiave per risultati ottimali, ma improvvisamente è stata negata la possibilità di attingere a queste fonti preziose. Il corpo docenti, gli studenti, i collaboratori … tutti hanno dovuto reinventarsi trovando un nuovo modo di lavorare, di insegnare e soprattutto di comunicare. Così sono entrate in gioco le famose videochiamate, protagoniste indiscusse di questo periodo difficile e che, insieme alle piattaforme di apprendimento online, hanno permesso a molte persone di continuare a lavorare, di studiare e di raggiungere, seppur con un percorso singolare, i propri obiettivi. I luoghi di lavoro sono cambiati: dalle aule universitarie agli uffici adibiti ad hoc, alle camere, alle cucine e ai soggiorni degli studenti costretti a casa. In questo modo anche il rapporto docenti – studenti è mutato, assumendo probabilmente un’impronta più informale e dando ai primi la possibilità di avere una finestra sull’universo dello studente al di fuori della sede universitaria. Una collaborazione vantaggiosa per entrambe le parti: gli studenti hanno potuto continuare ad imparare da alcuni dei migliori architetti in circolazione, e questi ultimi hanno a loro volta potuto constatare la validità e l’originalità di queste giovani menti. Nel frattempo, diversi studenti hanno fornito testimonianze, sottoforma di filmati, delle loro giornate tipo in questo periodo particolare e, dopo alcune settimane necessarie ad adattarsi alle nuove


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modalità di procedura, si può dire che ognuno di loro sia riuscito a reagire a modo suo, condizione indispensabile per raggiungere l’obiettivo finale. Gli studenti hanno dovuto utilizzare al massimo le loro capacità: ripiegare su soluzioni alternative, concentrarsi maggiormente sulla concettualizzazione più che sul lavoro strettamente manuale e farlo senza l’ausilio degli strumenti normalmente disponibili in sede universitaria. Dalle notti di lavoro sui modellini trascorse nelle aule perciò, si è passati alle ore interminabili seduti davanti al computer e alle camere colme di progetti in corso d’opera. I diplomati hanno dimostrato di credere fermamente nella strada intrapresa e di potersi perciò adattare ad un contesto dove si è resa necessaria una maggiore attività di progettazione intellettuale, attività precedentemente surclassata dal lavoro manuale. È stata intensificata la comunicazione e la presentazione dei progetti è diventata ancora più personale e individuale. Riccardo Blumer, direttore dell’Accademia di Architettura, afferma che “L’uomo è un animale capace di adattarsi” e questo trova riscontro in ciò che è scaturito nel momento in cui si è reso necessario andare avanti e reinventarsi. Il risultato è stato qualcosa di interessante e di diverso dagli anni precedenti e i progetti presentati dagli studenti ne hanno addirittura giovato dal punto di vista dell’originalità e dell’inventiva. Ai diplomati è stato chiesto di concentrarsi sul territorio di Chiasso e Ponte Chiasso, una sorta di “non città”, un luogo di confine nel quale coesistono infrastrutture pragmatiche e paesaggi suggestivi, passato e un presente che necessita di essere ancora reinventato e proprio su questo verte il progetto di ognuno di loro.

Un lavoro tutt’altro che semplice, poiché l’obiettivo di rendere un luogo di partenza un posto migliore, doveva ugualmente rispettare criteri di realismo, realizzabilità e sostenibilità economica e sociale. I progetti si sono orientati perciò su interventi minimi, ma di grande impatto positivo, sul recupero di strutture preesistenti, sulla risoluzione di problemi reali e sulla condivisione degli spazi pubblici. Attraverso i progetti questo comune potrebbe diventare una città nella sua concezione più ampia: un luogo in cui si svolgono attività socioeconomiche, che si relaziona con l’ambiente circostante andando a costituire una sfera più complessa e che presenti in generale un nuovo potenziale per il futuro. Nel corso di questo diploma gli studenti hanno fornito una nuova chiave di lettura di questo luogo di frontiera, riconoscendo anche in un elemento come la dogana, finora associato a qualcosa che divide, al contrario un punto di incontro. Non solo, hanno dimostrato anche di avere un profondo rispetto per ciò che era già presente sul territorio, cercando di scoprirne un nuovo potenziale, dimostrando di essere in grado di plasmare la propria mente a seconda delle necessità e di saper guardare con occhi diversi e rispettosi il mondo che li circonda. 141 studenti di diverse nazionalità (più di 40), 141 progetti con un grande potenziale, una pandemia che ha costretto tutti ad adattarsi e reinventarsi, ma che non ha impedito ai diplomati di dare il meglio di sé. Essi infatti hanno messo passione e determinazione nei loro lavori, dimostrando in questo modo che non bastano un virus e un lockdown a impedire alle persone di guardare oltre, di essere visionarie e di provare a fare la differenza nel loro piccolo.



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New water path Il focus di questo progetto è naturalmente un’area del comune di Chiasso: precisamente trova il suo punto di partenza e di ispirazione nel progetto di spostamento dell’autostrada, il quale permetterebbe di liberare alcune zone della città ora dedicate alla dogana merci. L’obiettivo è quello di dare nuova vita a quest’area e perciò di rispondere alla richiesta di ricercare un nuovo potenziale in un luogo precedentemente adibito ad altri scopi e, allo stesso tempo, incorporarlo in maniera armoniosa con l’ambiente e con il tessuto sociale. L’acqua risulta essere un elemento importante nella progettazione. Osservando le immagini storiche dell’evoluzione della città si può constatare la presenza costante di corsi d’acqua che hanno sempre attraversato il tessuto urbano. Tuttavia, si è reso necessario rendere questi corsi d’acqua prevalentemente sotterranei in seguito all’esondazione del 1976 e all’implementazione della rete autostradale. Partendo da questo elemento e seguendo quello che era il tracciato del fiume che segnava il confine tra Chiasso e Ponte Chiasso, la mia proposta contempla un limite nell’urbanizzazione di Chiasso e contemporaneamente la riscoperta del contatto con l’acqua, a mio parere andato diminuendo nel corso del tempo. Protagonista di questo intento è un’infrastruttura multifunzionale che, attraverso il fiume, possa relazionarsi al parco localizzato sulla sponda di Ponte Chiasso, andando a ricreare un ecosistema di flora e di fauna autoctona. La pensilina a sbalzo è stata realizzata sia per ave-

re un rapporto diretto col parco, sia per creare uno spazio la cui funzione non è definita e univoca, ma può contemplare molteplici scenari. Per la sua progettazione è stato necessario effettuare diversi studi strutturali sulle possibilità di realizzare uno sbalzo di considerevoli dimensioni, optando quindi per una tipologia di struttura che, attraverso la forma statica, riesce a resistere allo sforzo utilizzando al meglio quelle che sono le sue capacità strutturali. La soletta di questa struttura presenta degli elementi di forma triangolare che lavorano a trazione e a compressione a seconda della sezione, supportando i carichi dello sbalzo. Con l’alternarsi delle direzioni delle solette viene a crearsi un movimento interno dello spazio che, oltre a generare tutte quelle che sono le direttrici del progetto, come gli accessi, conferisce una propria identità all’infrastruttura. Per quanto concerne gli accessi, si possono distinguere due tipologie: le rampe agli estremi dello spazio hanno una discesa morbida, mentre vi sono aperture e patii che rappresentano un tipo di accesso più diretto, oltre che un punto di incontro effettivo tra il progetto e la città esistente. Infine, per quanto riguarda la superficie urbana, non può non essere considerato l’elemento “verde” che ad oggi è più che mai un elemento di attualità e di interesse e che viene ormai considerato un valore aggiunto all’interno di un progetto. In questo modo il concetto di qualità urbana e il concetto di qualità ecologica e ambientale trovano un punto di incontro. È perciò nel mio interesse la possibilità di affiancare ad un’infrastruttura con molteplici funzionalità un sistema di vegetazione che si possa evolvere nel


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tempo, andando a creare scenari differenti grazie all’alternarsi di spazi pieni e spazi vuoti, originati a partire dal triangolo generatore del progetto. Il risultato finale è quindi un luogo che si presenta funzionale da diversi punti di vista: va a creare un impatto estetico gradevole in una zona che rischierebbe di essere abbandonata a se stessa o di essere utilizzata per la costruzione di altri edifici, e potrebbe trarne vantaggio il tessuto sociale, poiché rappresenterebbe un luogo di incontro, di socializzazione e di attività ricreative per gli abitanti della città. Potrebbe inoltre avere un grande potenziale dal punto di vista della vita mondana: nel mio immaginario sarebbe un luogo perfetto per ospitare ad esempio delle mostre d’arte, delle sfilate di moda, dei set fotografici, una discoteca estiva o dei mercati all’aperto. Nonché sarebbe una location potenzialmente affascinante e rilassante anche per un semplice bistrot all’aperto: affascinante per via della sua particolare conformazione dal punto di vista architettonico e rilassante per la presenza di elementi naturali quali il fiume e la vegetazione.


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sopra: vista esterna sotto: possibile scenario, mostra d’arte a sinistra: vista aerea del progetto


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sopra: spazialitĂ interna a sinistra: vista dal patio interno


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La via dell’Arte Ho da poco concluso il percorso universitario laure-

Master of Science in Architettura presso l’Accademia di Architettura di Mendrisio dopo aver perseguito con successo il Bachelor of Arts SUPSI in Architettura presso Lugano. andomi al

La mia produzione artistica è prettamente contemporanea e prende ispirazione da stimoli esterni e fatti di cronaca attuali nel mondo che vengono elaborati e metabolizzati in forma d’arte.

Grazie alla formazione accademica, è stato possibile confrontarmi con grandi personalità del settore e trarne spunto per una visione più consapevole del mondo, alimentando la mia passione per i viaggi e allargando i miei orizzonti artistici.


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Molti dei miei lavori provengno da elaborazioni personali in merito a concetti sviluppati nel mondo accademico-universitario, altre produzioni ricalcano temi di attualità ed altri ancora seguono le intuizioni e desideri del committente.

Non ho una tecnica prediletta,

utilizzo mate-

riali facilmente reperibili al giorno d’oggi come colori

È possibile sintetizzare la passione e la voglia di sperimentare nel mondo dell’arte con le parole di Vincent Van Gogh: “Faccio sempre ciò che non so fare, per imparare come va fatto.” acrilici, vernici e diverse tipologie di supporti.

Recentemente ho intrapreso un percorso di innovazione artistica che verte sull’elaborazione di nuove forme espressive. L’obiettivo di questa ricerca ha come oggetto il concetto di Casualità e le modalità di approcciarsi a quest’ultima.

Il fascino del rapporto paradossale casualità-controllo si concretizza in esiti pittorici, a mio parere, sorprendenti che appagano esteticamente e raccontano ciascuno una storia unica ed irripetibile.


REMEMBER


ME

Esposizione d’arte contemporanea Galleria Cael | Via Carlo Tenca 11 | Milano +39 02 67382992 Direzione Artistica e Curatela: Cael Pipin Assistente Gallerista: Giulia Bottacin



Su entrambe le pagine : foto durante il vernissage del 23 ottobre 2020




REMEMBER ME

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Su entrambe le pagine : foto durante il vernissage del 23 ottobre 2020


Titolo:

Metamorphosis Dimensione:

100 x 100 cm Materiali utilizzati:

cornice in legno trattato, plastica, inchiostro rotocalcografico mono solvente in acetato di etile, MDF, spago colorato


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“Quello che il bruco chiama FINE DEL MONDO il resto del mondo chiama FARFALLA” Tramite l’uso soggettivo del colore, della forma e della deformazione termica, viene rappresentato il tema centrale dell’opera: il concetto di evoluzione, o più precisamente di metamorfosi, che segna il passaggio da bruco a farfalla, dove il bruco viene individuato nel foglio di plastica vergine. La cornice quadrata 100x100 cm è generatrice di moto, poiché da essa nasce una rotazione centripeta in cui la sovrapposizione dei singoli quadrati ruotati da origine a un motivo di inviluppo su base quadrata, che rappresenta il fiore. Si tratta di composizioni grafiche che utilizzano strutture portanti costituite da una serie di segmenti disposti ordinatamente che generano l’illusione ottica di movimento. In questo modo anche una forma semplice, se utilizzata sapientemente, può dare vita ad un oggetto in grado di stupire e, in questo caso, trasmette la percezione di movimento insito nel concetto stesso di evoluzione. In aggiunta, l’utilizzo della suddetta geometria, testimonia una parte del mio percorso formativo universitario nell’ambito dell’architettura e mi ha permesso

di riportare alla mente la magia dell’ottenere una composizione di linee curve partendo da segmenti retti. Ai fili di spago sono stati applicati poi gli elementi compositivi della metamorfosi stessa, disposti in senso orario suggerendo il concetto naturale di progressione. Tuttavia, si può ricercare un’interpretazione più simbolica partendo dal concetto comune di evoluzione e addentrandosi in un concetto più spirituale, come la capacità dell’anima umana di rinnovarsi e trasformarsi. La rinascita della farfalla, che esce dal proprio involucro liberandosi, può essere accostata al concetto di rinascita dello spirito, il quale lascia il corpo al momento della morte e diventa così immortale. Con la nascita della farfalla il mondo viene inoltre arricchito di nuovi colori. Pertanto il colore assume particolare rilievo e gioca un ruolo fondamentale all’interno dell’opera. La farfalla è infatti da sempre considerata simbolo di grazia e femminilità e ciò è riconducibile alla varietà di colori e sfumature delle ali delle varie specie esistenti. A tal proposito, si è reso necessario ottenere giochi di colori e

- Lao TSE -

sfumature unici e difficilmente riproducibili nella medesima forma. Per ottenere tale risultato è stato applicato un moto di rotazione ad alta velocità al foglio base e contemporaneamente è stato versato il colore, ottenendo combinazioni del tutto casuali e uniche. Per quanto riguarda infine la forma creatasi al centro della tela, essa rappresenta il pistillo, elemento femminile e centrale del fiore. Pur trovandosi in secondo piano rispetto ai principali elementi della composizione, può essere considerato il centro focale, il quale attrae lo sguardo dell’osservatore rappresentando il punto di partenza per la lettura dell’opera. L’opera finale è la risultante di una fase di sperimentazione, ovvero la tappa finale di un processo creativo che trova il suo input nel periodo di lockdown, causato da Covid-19. Il gioco di colori e forme che ne scaturisce desidera smuovere nello spettatore un senso di gioia e leggerezza, come una sorta di boccata d’aria fresca in un momento storico che sta mettendo alla prova la tempra umana.


REMEMBER ME

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Dettaglio opera Metamorphosis


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Dettaglio opera Metamorphosis


Titolo:

Terre Emerse Dimensione:

100 x 100 cm Materiali utilizzati:

cornice in ferro, tela di cotone, colori acrilici, colla vinilica, silicone spray


“Terre emerse” Il compimento della tela giunge al ter- mine ad un anno dalla realizzazione dell’opera “Waterfall”. Si può in effetti affermare che l’opera “Terre emerse” rappresenti una sorta di sviluppo del pensiero di partenza ideato in un primo momento per la precedente. La tela è stata realizzata con colori acrilici mescolati a colla vinilica e, da un punto di vista cromatico, ritroviamo molti dei colori utilizzati nell’opera sopracitata, i quali rappresentano qui le sfumature del mare. La scelta di usare un ramo per la stesura del colore è simbolica e può essere considerata come una sorta di celebrazione della natura: nell’immaginario dell’artista ciò si compie rappresentando la natura utilizzando come strumento un componente della stessa, colto nel proprio giardino per lasciare un’impronta personale nella composizione. Il colore è stato applicato dapprima con movimenti direzionati e pensati e successivamente con getti rapidi e puliti. Queste due modalità di stesura han- no contribuito a creare visivamente un turbinio di colori, il quale rappresenta il mare nelle sue svariate sfumature e personalità: troviamo il mare burrascoso e quello più limpido e sereno, le forti correnti oceaniche e la quiete delle barriere coralline, in un continuo gioco di opposti che convivono nello stesso elemento in un crescendo di emozioni. Il mare è inoltre un elemento particolarmente caro all’artista in quanto rappresenta frammenti

di ricordi e di emozioni della sua esperienza personale, tra viaggi e trascorsi. Il planisfero risulta sovrapposto, non poggia direttamente sulla tela, ma si distacca da essa andando a creare un interessante gioco di ombre, con una conseguente percezione della tela variabile in relazione alla prospettiva e all’illuminazione della stanza in cui ci si trova. È stato realizzato in ferro, ovvero l’elemento chimico che prevale nella composizione del nucleo terrestre, un’ulteriore celebrazione della natura e, per estensione, della Terra. I contorni frastagliati del planisfero sono stati poi definiti grazie all’utilizzo minuzioso della smerigliatrice. Sulla superficie del planisfero è possi- bile osservare la presenza di ruggine, elemento fortemente voluto dall’artista e che rappresenta la controparte negativa all’interno dell’opera. In natura il ferro, esposto ripetutamente ad agenti come aria e acqua e quindi all’ossigeno, va incontro al cosiddetto processo di ossidazione, che porta alla formazione della ruggine. Allo stesso modo la Terra, con lo scorrere del tempo e a causa dell’azione di molteplici fattori, va incontro ad un inesorabile processo di invecchiamento e deterioramento. Quest’ultimo termine porta con sé un’evidente accezione negativa, facilmente riconducibile al comportamento umano che sta conducendo lentamente al collasso degli ecosistemi e, più generalmente, della civiltà umana. La ruggine si carica quindi di un significato prevalentemente

negativo, in quanto simboleggia non solo il deterioramento, ma anche la corruzione della materia. Dalla stesura decisa e intensa del colore, alla precisione nella realizzazione del planisfero, alla presenza voluta della ruggine come elemento corrosivo della materia, l’opera si pone l’obiettivo di suscitare un forte contrasto di emozioni nell’osservatore. Sebbene sia costituita da due elementi anatomicamente separati, l’opera viene percepita come un’unica entità. In questa coesistono due visioni contrapposte della medesima persona: la passionalità e la forza dei ricordi dell’artista, legati al cromatismo del mare sullo sfondo, e una visione negativa rappresentata dal deterioramento della Terra, ovvero il planisfero cosparso di ruggine, simbolo dell’infausto destino delle terre emerse.


REMEMBER ME

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Dettaglio opera “Terre Emerse” a sinistra la ruggine come elemento corrosivo della materia, opera “Terre Emerse“


VISUAL ART EXIBITION

31 Agosto - 4 Ottobre 2020 a cura di Elisabetta La Rosa


Sguardi dell’Anima


VISUAL ART EXIBITION

Titolo:

Waterfall Dimensione:

140 x 140 cm Materiali utilizzati:

colori acrilici, colla vinilica, silicone spray su tela di cotone

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Suggestioni, emozioni, riflessioni sul mondo circostante che si condensano in un gesto pittorico dal forte impatto emotivo che, veicolato dai cromatismi densi si fa portavoce del mondo interiore di Mattia Milano, la cui poetica pittorica parte da uno studio accademico dell’arte per poi diramarsi in una ricerca personale dove il pensiero diviene materia liquida su tela. Nell’opera Waterfall l’artista sintetizza la suggestione della cascata, richiamando la foga degli schizzi d’acqua che si addensano e si condensano in un’esplosione cromatica supportata dalla luce che riverbera nell’acqua. L’osservatore viene letteralmente immerso in questo vortice di colori e suggestioni. Sinestesie interiori che si condensano in materia cromatica. È la curiosità e la voglia di sperimentare a tessere le fila della ricerca cognitiva dell’artista Milano che, in questo caso, si fonda sulla resa materica dell’acqua in quanto elemento naturale. Una narrazione che parte dall’indagine sul mondo esterno sintetizzata in un automatismo psichico. Il pensiero si fonde al colore dando vita a forti suggestioni che si caricano dell’impulso materico intriso nel gesto artistico dell’artista Mattia Milano. Un’arte intensa, vibrante di studi, ed impulsi metabolizzati secondo quell’automatismo psichico di matrice surrealista che si dissolve mediante il colore, divampa e si articola sulla tela, sono increspature del pensiero, la visione del reale sintetizzata mediante la materia cromatica. a cura di Elisabetta La Rosa


VISUAL ART EXIBITION

Il gesto pittorico istintivo, irrompe sulla tela dando vita all’opera Cammello. Il colore si addensa come fosse materia liquida su tela, incarna le suggestioni dell’artista che diventano la narrazione di avvenimenti straordinari richiamando gli echi del pensiero di Vasilij Kandinsky, secondo il quale “L’arte oltrepassa i limiti nei quali il tempo vorrebbe comprimerla, e indica il contenuto del futuro”. L’uso del colore è la chiave di lettura dell’opera che ha una doppia valenza: quella fisica che si basa su sensazioni momentanee, quella psichica mediante la vibrazione spirituale dove il colore diventa motore dell’anima. Interessante è la capacità di sintesi delle teorie Kandinskiane che emerge nella sintesi cromatica e spaziale che si articola nell’opera.

a cura di Elisabetta La Rosa

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Titolo:

Cammello Dimensione:

80 x 110 cm Materiali utilizzati:

colori acrilici, colla vinilica, silicone spray su tela di cotone


VISUAL ART EXIBITION

Titolo:

Tater Dimensione:

130 x 130 cm Materiali utilizzati:

colori acrilici, colla vinilica, silicone spray su tela di cotone

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Forte è l’impatto emotivo alla quale l’artista viene sottoposto nell’incontro con la tela, le variazioni cromatiche evocano le scale armoniche di un pianoforte, una melodia in divenire conducendo l’opera oltre la sintetizzazione della realtà, essa diviene mimesis del reale, un dialogo compiuto fra musica, arte che sfocia nei più vivi sentimenti umani richiamando la teorizzazione di Wagner che creava opere liriche da lui stesso curate in ogni singolo aspetto (musica, libretto, scenografie, regia teatrale). Mattia si pone come il compositore, lo scenografo e il regista della tela armonica, superando il confine del reale in favore dell’astrazione pura della forma, traendo ispirazione dal dato naturale al fine di razionalizzare l’intima natura dei suoi sentimenti, che si concretizzano mediante il supporto cromatico. a cura di Elisabetta La Rosa


UNA SELEZIONE DI OPERE




LA MOLLETTA - 2015 Mehmet Ali Uysal, artista turco e una delle figure principali della scena contemporanea turca, ha realizzato nel 2010 un progetto di arte pubblica unico. Giocando con dimensioni e proporzioni ha costruito una molletta alta circa 6 metri, esposta a Chaudfontaine Park, in Belgio. Uno degli obiettivi di questa installazione era quello di trasformare uno spazio poco attraente in uno spazio vivo. Sulle orme dell’artista, nel 2015 mi sono lasciato ispirare dal suo intento scegliendo come luogo protagonista il giardino di casa, ormai trascurato da anni e che, con ogni probabilità, aveva perso ogni tipo di attrattiva anche per il nostro amico a quattro zampe. Il materiale adoperato per il progetto consiste in due travi del colmo di un tetto, recuperate dai lavori di ristrutturazione di una casa e in due tondini in alluminio, sostanzialmente riciclati come parte del materiale inutilizzato all’interno di un orto. La forma base della molletta è stata traforata interamente con l’ausilio di un trapano, fino ad ottenere l’effettiva forma di questo oggetto di uso comune, poi rifinita e levigata a mano adoperando della carta vetrata. I tondini in alluminio 1x1cm sono stati piegati a mano con l’aiuto di una morsa da banco e utilizzati per realizzare la molla. Infine la struttura, una molletta in scala 1:20, alta circa 1,70m, è stata trattata per resistere agli agenti atmosferici essendo essa situata in un luogo particolarmente esposto, esattamente al centro del giardino, ancorato su un basamento in calcestruzzo. Il risultato finale non è semplicemente un elemento decorativo da esterni, è qualcosa di più. Non solo il vicinato ha cominciato a guardare con occhi diversi il giardino, ma i miei genitori hanno cominciato a vedere il potenziale di quel piccolo fazzoletto di terreno tornando a prendersene cura. Si può concludere perciò che un’opera d’arte, anche la più semplice, può essere in grado di rivitalizzare uno spazio sia esso urbano o il giardino di casa propria, donandogli un nuovo aspetto e suscitando stupore o sensazioni positive nello spettatore. Per chi fosse interessato, l’installazione è situata nel condominio “I Giardini” di Comerio, in Via Mottarone 15.



Titolo:

Favi Dimensione:

42 x 42 cm



Titolo:

Gloaming Dimensione:

50 x 88 cm



Titolo:

Passo dopo passo Dimensione:

70 x 90 cm



Titolo:

Waterfall Dimensione:

140 x 140 cm



Titolo:

I quattro mori Dimensione:

55 x 150 cm


Titolo:

Libidine Dimensione:

50 x 90 cm




Titolo:

HeartQuake Dimensione:

55 x 95 cm



Titolo:

Buon viaggio Dimensione:

50 x 100 cm



Titolo:

Zeus Dimensione:

50 x 100 cm



Titolo:

Tater Dimensione:

130 x 130 cm



Titolo:

MIA Dimensione:

100 x 100 cm



Titolo:

L’occhio della Madre Dimensione:

34 x 58 cm


Titolo:

Sette Dimensione:

95 x 145 cm




Titolo:

X-V Un nuovo inizio Dimensione:

30 x 17 cm


Titolo:

Pandemia Dimensione:

90 x 70 cm


Titolo:

What a feeling Dimensione:

50 x 80 cm


Titolo:

Il silenzio che si posa sul silenzio


Titolo:

Alessia


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01 - Clorofilla | 24 x 24

02 - Oro Nero | 25 x 25

03 - Il fiore della vita | 25 x 25

04 - Chiocciola | 25 x 25

05 - Patatia | 25 x 25 13

14 06 - ColibrĂŹ | 42 x 42

07 - Refresh | 23 x 23

08 - Heroes | 24 x24

09 - Esplosione di primavera | 24 x 24

10 - Gioia | 24 x 24 15

16 11 - Vicini | 24 x 24

12 - Una luce nel blu | 24 x 24

13 - Berlino | 50 x 90

14 - Lillo | 17 x 18

15 - Seven | 24 x 24 17

18 16 - Golden lights | 24 x 24

17 - BOB | 42 x 42

18 - Maggiore | 24 x 24

19 - Luci nella notte | 50 x 50

20 - Hubble Eye | 24 x 24 19

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Instagram:

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Website:

www.mattiamilanoart.com inquadra con la fotocamera il QR-Code per accedere direttamente al sito.




Redattore: Mattia Milano Curatrice testi: Chiara Manfrin Prima stesura: Dicembre 2020 Š 2020 Mattia Milano Tutti i diritti sono riservati. Ăˆ vietata qualsiasi utilizzazione, totale o parziale, dei contenuti inseriti nel presente portale, ivi inclusa la memorizzazione, riproduzione, rielaborazione, diffusione o distribuzione dei contenuti stessi mediante qualunque piattaforma tecnologica, supporto o rete telematica, senza previa autorizzazione scritta.



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