«Parole. Parole. Parole» La stampa tra libertà e censura
Introduzione
Fonte: «Map of Press Freedom 2012» edita dall'organizzazione non governativa Freedom House (www.freedomhouse.org).
Quale libertà di stampa?
Questa esposizione è dedicata al tema della libertà di stampa, di cui ricostruisce brevemente la storia e illustra, anche a partire da esempi concreti, aspetti e problemi del suo esercizio. I nostri pensieri sono liberi quando restano segreti. Se si trasformano in parole pronunciate ad alta voce, magari in pubblico, aumenta la loro importanza sociale, ma anche i timori e l’ostilità che possono suscitare in chi non li apprezza e dunque la voglia di sottometterli ad un controllo. Se poi quelle parole vengono scritte, fissate sulla carta che le rende accessibili anche a chi non le ha potute ascoltare, o addirittura, con l’invenzione della stampa, riprodotte in molte copie, la forza dei pensieri si accresce ancora, come la tentazione di limitarne l’espressione. Ecco perché nell’antico regime il potere, politico o religioso, ha preteso di operare uno stretto controllo della produzione e diffusione di ciò che veniva stampato, esercitando un diritto di censura. Per questo la libertà di stampa fu uno dei primi
diritti rivendicati, a partire dal secolo XVII, dalla cultura liberale e illuminista, anche come condizione perché si sviluppasse, grazie al libero confronto delle idee, un’autentica opinione pubblica, essenziale per lo sviluppo della democrazia. In questo contesto, oltre ai libri si cominciarono a stampare gazzette e giornali. In seguito, visto il crescente peso della stampa a grande tiratura, e poi di radio e televisione, il potere non si è limitato a pretendere di censurarle, ma ha cercato di condizionarle e usarle, facendone uno strumento di propaganda. Infine, gli stessi mezzi di comunicazione di massa, nati come istanza critica nei confronti del potere, sono diventati un nuovo tipo di potere, per il cui controllo sono in competizione potenti concentrazioni economiche, visto che senza i soldi non potrebbero esistere giornali o
televisioni. Un potere, quello mediatico, in grado di favorire o danneggiare, fino alla distruzione «morale», persone, partiti politici, gruppi sociali. Il linguaggio della comunicazione di massa si è fatto spesso aggressivo, lo stile scandalistico, per suscitare attenzione, conquistare pubblico e vendere copie e spazi pubblicitari. Per questo si sono dovuti adottare leggi e codici deontologici per garantire il pluralismo delle voci e proteggere la «privacy» e la dignità dei cittadini dai possibili attacchi dei media. Infine, con l’avvento di internet, dei blog e dei social network, la produzione di messaggi a larga diffusione è ormai alla portata di tutti, il che genera nuove occasioni di dialogo, ma anche molta confusione e forme di esibizionismo e mancanza di pudore.
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A.1. | Comunicazione politica e libertà di stampa
Democrazia e demagogia In Grecia con la democrazia nasce la comunicazione politica: arma demagogica o strumento di libertà? La politica è comunicazione e la comunicazione è politica Nella polis greca, nelle agorà delle cittàstato elleniche, la politica si svolgeva attraverso l'esercizio delle arti oratorie: dialettica, retorica e sofistica erano le armi necessarie per regolare e indirizzare i rapporti di potere. L’abilità del parlare pubblicamente assunse dunque nella Grecia antica un ruolo di primo piano, in stretto collegamento con l’affermarsi nelle città della democrazia, la quale avrebbe dovuto affidarsi, nella conduzione della vita pubblica, al libero potere persuasivo della parola piuttosto che a procedure di carattere coercitivo.
La democrazia degenera in demagogia? La comunicazione politica e le sue arti, divenute così importanti, furono oggetto di riflessione e di critica. Nel V secolo a.C., Aristofane, nella sua commedia I cavalieri, mette in scena Demo, un vecchio padrone di casa rincitrullito, ingordo e volgare, divenuto ostaggio dei servi che lo adulano e lo circuiscono in ogni modo. Demo è per Aristofane il popolo, sedotto e circuito dagli oratori. Accanto a democrazia nacque così il concetto di demagogia, che significa l’arte di condurre e trascinare il popolo, oggi conosciuto anche con il
La citazione ‘‘O Demo, grande è il tuo potere: tutti gli uomini ti temono al pari di un tiranno. Ma è facile sedurti: ti piace essere adulato e ingannato; e sempre resti a bocca aperta a sentire chi parla; e la tua mente, pur presente, vaga altrove.’’ Aristofane, I cavalieri termine di populismo. Aristotele, nel IV libro della Politica, definiva demagogica quella particolare forma di democrazia in cui «sovrana è la massa, non la legge», e «i molti sono sovrani non come singoli ma nella loro totalità» (Politica, IV 4 1291b). Aristotele inoltre considerava la demagogia un passo verso la tirannia.
Gli antidoti alla demagogia Ma quali sono gli antidoti alla demagogia che la democrazia può mettere in azione? A chi lo critica, il vecchio Demo di Aristofane dichiarava stizzito di non essere affatto uno stupido, ma di fingersi tale per sfruttare i servigi dei servidemagoghi: «Non avete cervello sotto le vostre chiome, se pensate che io non ragiono: a bella posta faccio lo sciocco. Mi piace fare la pappa tutti i giorni; e di proposito mi
allevo un solo ministro che ruba: quando è satollo, lo afferro e lo sbatto per terra» (I cavalieri, 1111-1130). Chi conduce il gioco? Demo o i servi-demagoghi? È possibile che la verità non stia tutta da una sola parte. Il principale antidoto alla demagogia è per Aristofane coltivare cittadini coscienti e vigili, capaci di condurre il gioco della democrazia e di non lasciarsi condizionare dai demagoghi. Il commediografo greco credeva nel ruolo politico della libertà d'espressione esercitata dalla sua arte: «Insultare la gentaglia non è una colpa, ma un servizio che si rende alla gente onesta», chiosava infatti Aristofane alla fine de I cavalieri, rivolgendosi a coloro che lo criticavano per il carattere politico della sua opera. È forse la prima rivendicazione del principio della libertà d'espressone in democrazia?
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A.2. | Comunicazione politica e libertà di stampa
La stampa: una rivoluzione accidentale e pluralista
Dalle rivoluzioni dell'età moderna nasce la stampa, strumento necessario per il controllo del potere.
Per secoli la comunicazione politica coinvolse due attori principali, il sovrano e il suddito. Si svolgeva in una sola direzione: il sovrano era il mittente principale della comunicazione che aveva spesso l'obiettivo di esaltare la sua azione politica. Il primo grande mutamento avvenne nell'età moderna, grazie alla concomitanza accidentale di vari fattori: l'invenzione della stampa a caratteri mobili, lo sviluppo di una mentalità capitalista e, tramite la diffusione della Riforma, l'aumento dell'alfabetizzarzione. In Gran Bretagna questi fattori determinarono un cambiamento epocale e il paese divenne - nell'ambito della libertà di stampa - un modello per il mondo occidentale. La nascita della libertà di stampa In Inghilterra si svilupparono le prime teorie liberali. Il filosofo John Locke teorizzò l'idea che un governo fosse legittimo solo se basato sul consenso: i cittadini, avendo rinunciato a parte della loro libertà per ottenere sicurezza e giustizia, devono vegliare affinché lo Stato assolva il compito assegnatogli. In caso contrario, hanno diritto alla resistenza. In quest'ottica il potere non può essere assoluto, ma limitato dal
controllo dei cittadini. Le condizioni essenziali affinché questo controllo possa effettivamente esercitarsi sono la pubblicazione degli atti governativi e la possibilità per i cittadini di dibattere e di interrogare il potere.
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L'informazione muta così in modo radicale; non è più composta da un solo flusso unidirezionale, dall'alto al basso, ma diventa bidirezionale, dando vita a un nuovo circuito orrizontale e pluralista. Espressione di queste nuove teorie liberali fu la Glorious Revolution del 1688 che impose al re il Bill of Rights (Carta dei diritti). In questo documento si stabiliva che «la libertà di parola e di dibattiti o procedura in Parlamento non possono esser poste sotto accusa o in questione».
La «London Gazette», fondata nel 1665, è il piu antico giornale britannico tuttora esistente.
La libertà di espressione fu considerata una necessità irrinunciabile per garantire il dibattito pubblico e prevenire la degenerazione del potere in forme assolutistiche o dispotiche.
Nella società inglese si radicò dunque l'idea che una stampa libera e pluralista costituisca un bene per la collettività e un diritto per i cittadini.
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A.3. | Comunicazione politica e libertà di stampa
Illuminismo e libertà Nel Settecento il movimento illuminista vede nell'uso pubblico della ragione una risorsa e un diritto popolare. L'immagine
La citazione ‘‘Vi è un tribunale che esiste in ciascheduna nazione; che è invisibile, ma che agisce di continuo e che è più forte dei magistrati e delle leggi, dei ministri e dei re; che può esser pervertito dalle cattive leggi, diretto, corretto, reso giusto e virtuoso dalle buone; ma che non può né dalle une né dalle altre esser contrastato e dominato. [...] Questo tribunale, io dico, è quello della pubblica opinione.
La voce PRESSE scritta da Louis de Jaucourt per l'Encyclopédie ou Dictionnaire raisonné des sciences, des arts et des métiers (17511772).
L’Illuminismo si sviluppò nel XVIII secolo in Europa, e ne rappresentò il movimento culturale più significativo. L’illuminismo fu uno specifico modo di rapportarsi alla ragione: significava l’impegno di avvalersi della ragione in modo libero e pubblico ai fini di un miglioramento effettivo del vivere.
Ma questo tribunale non ha né foro, né tribuna. In qual modo potrà dunque essere istruito […]? La libertà di stampa è questo mezzo. Il legislatore non deve dunque trascurarla; il legislatore deve stabilirla; il legislatore deve proteggerla. L'interesse pubblico lo richiede.’’ G. Filangieri, La Scienza della legislazione (1780) Per gli illuministi l'intellettuale non era più il sapiente isolato dalla società, ma i nuovi philosophes erano socialmente attivi. Ad essi incombeva il compito civile di elaborare criticamente il sapere e di divulgarlo, conquistando così un ampio numero di lettori. Nella cultura illuminista la libertà di
stampa era un elemento fondamentale per favorire l'uso pubblico della ragione. Molti philosophes rivendicavano il diritto alla libertà d'espressione e d'opinione. Secondo Immanuel Kant, ad esempio, la libertà della penna rappresentava l’unica garanzia dei diritti del popolo.
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A.4. | Comunicazione politica e libertà di stampa
La Rivoluzione e la stampa I grandi sconvolgimenti della Rivoluzione francese sono accompagnati da una radicale espansione della stampa. Con la rivoluzione la Francia conobbe un vero e proprio boom di pubblicazioni, reso possibile dall'introduzione della libertà di stampa. Per la prima volta in Europa, grazie all'art.11 della Dichiarazione dei diritti dell'uomo e del cittadino del 1789, la libertà di stampa veniva ufficialmente affermata come uno dei diritti fondamentali. Si assistette dunque ad un ribaltamento del quadro giuridico rispetto all'Ancien Régime. Mentre nel vecchio ordinamento la stampa era di principio vietata, con le sole eccezioni costituite dai privilegi concessi dai sovrani, nel nuovo sistema la stampa era di principio libera, limitata solo dal quadro legale. Si trattava di un ribaltamento veramente rivoluzionario.
La citazione ‘‘Art. 11. - La libera manifestazione dei pensieri e delle opinioni è uno dei diritti più preziosi dell'uomo; ogni cittadino può dunque parlare, scrivere, stampare liberamente, salvo a rispondere dell'abuso di questa libertà nei casi determinati dalla legge.’’ Dichiarazione dei diritti dell'uomo e del cittadino (1789)
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nascita dell'opinione La pubblica francese Tra il 1789 e il 1800 comparvero più di 1'500 pubblicazioni. A Parigi si vendevano più di 300'000 copie di giornali al giorno. Fiorirono soprattutto fogli politici, con l'obiettivo di controllare il potere e di creare l'opinione pubblica. Emblema di questo giornalismo fu l'«Ami du Peuple» di Jean-Paul Marat, secondo cui «la politica deve essere sempre pubblica, poiché così la verità non può essere nascosta e gli intrighi vengono alla luce, cosicché il pubblico sia il primo giudice delle cose che lo concernono».
La morte di Marat, dipinto del pittore francese Jacques-Louis David (1793). L'attività giornalistica di Marat e la sua influenza sull'opinione pubblica furono tra le cause della sua morte.
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A.5. | Comunicazione politica e libertà di stampa
Il primo emendamento Negli Stati Uniti d'America la libertà di stampa viene considerata una delle libertà fondamentali dei cittadini. L'immagine
Il Bill of Rights del 1791, in cui si espongono i primi dieci emendamenti alla Costituzione degli Stati Uniti d'America. La Dichiarazione dei diritti limita il potere del governo e sancisce alcune libertà fondamentali dei cittadini. Il primo emendamento stabilisce che «il Congresso non promulgherà leggi per il riconoscimento ufficiale di una religione, o che ne proibiscano la libera professione, o che limitino la libertà di parola, o di stampa; o il diritto delle persone di riunirsi pacificamente in assemblea, e di fare petizioni al governo per riparazione di torti».
Negli Stati Uniti la libertà di stampa ha solide tradizioni. L'azione dei media è stata codificata non solo dal potere politico ma soprattutto dal potere giudiziario, in particolare dalla Corte suprema, chiamata più volte a legiferare sui limiti e sulle libertà imposti dai codici costituzionali. Già in epoca coloniale fu emessa una sentenza, il 5 agosto 1735. John Zenger, editore del «New York Weekly», era stato denunciato per diffamazione dal governatore inglese Cosby. La tesi dell’avvocato difensore di Zenger, secondo cui non poteva sussistere diffamazione se le notizie pubblicate si fossero rilevate vere, fu accolta dalla Corte e Zenger fu assolto. Durante la Rivoluzione americana il principio della libertà di stampa fu sancito dal primo emendamento alla Costituzione degli Stati Uniti. Ancora nel 1971, la Corte suprema nella sentenza relativa al Watergate stabilì un livello molto alto di protezione della libertà di stampa: «Nel Primo Emendamento i Padri Fondatori hanno dato alla libera stampa la protezione che essa deve avere per realizzare il suo essenziale ruolo nella nostra democrazia. La stampa doveva servire i governati, non i governanti. Il potere del Governo di censurare la stampa fu abolito affinché la stampa rimanesse per sempre libera di censurare il Governo. La stampa fu protetta affinché potesse rivelare i segreti del Governo e informare il popolo. Solo una stampa libera e indomita può effettivamente svelare gli inganni del Governo» (New York Times Co. v. United States, 403 U.S. 713, 714 - 1971).
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A.6. | Comunicazione politica e libertà di stampa
I flussi, gli attori e l'evoluzione della comunicazione politica L'entrata in scena tardiva della stampa muta radicalmente i rapporti tra gli attori della comunicazione politica. Lo spazio politico, un sistema in evoluzione L'entrata in scena in epoca moderna della stampa definisce appieno lo spazio politico in cui si muove la comunicazione politica. Infatti, accanto agli attori preesistenti, il sistema politico e il cittadino-elettore, la stampa inizia a formare il sistema dei media, il terzo vertice attorno a cui si sviluppa la comunicazione politica. Si tratta di un processo evolutivo in cui i media, prima non presenti, assumono nella storia un ruolo sempre più determinante rispetto agli altri attori. Si può infatti dire che i media sono sì determinanti, ma solo oggi. Occorre infatti aspettare il XX secolo per parlare di comunicazione politica in senso pieno: soltanto con la nascita dei mezzi di comunicazione di massa si creano le condizioni per lo sviluppo e la maturazione di tutte le forme e di tutti gli strumenti di comunicazione applicabili alla sfera politica. Il più grande laboratorio di comunicazione politica sono stati gli USA che hanno esportato modelli complessi e avanzati di comunicazione politica. La centralità dei media oggi è così evidente che difficilmente gli altri attori, i cittadini e il sistema politico, possono prescindere dai mass media.
Lo schema Sistema politico
D
Cittadini
Sistema dei media La comunicazione politica alla nascita della stampa e dei media
Gli attori della scena politica moderna sono i cittadini, le istituzioni politiche e i mass media. I media non sono lo spazio pubblico, contribuiscono a crearlo, ma la loro azione va a sommarsi all'azione degli altri attori che mantengono autonome capacità di comunicazione. I tre spazi comunicativi costituiscono una rete di scambi che è la comunicazione politica. Questi spazi, sovrapponendosi, creano lo spazio D che coinvolge contemporaneamente tutti e tre gli attori: questa è la comunicazione politica mediatizzata, dove i media giocano un ruolo preponderante.
Sistema dei media Sistema politico
Cittadini
La comunicazione politica nella sfera politica contemporanea
Nel mondo contemporaneo il peso degli attori della scena politica moderna muta in modo considerevole, sbilanciandosi a favore dei media. Oggi i media sono lo spazio pubblico, gli altri attori hanno perso la loro autonomia: essi si confrontano sui media e dipendono dai media. La mediatizzazione della politica modifica radicalmente il modo e le forme di comunicazione tra gli attori.
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B.1. | La conquista della libertà di stampa in Ticino
Tra rivoluzione e reazione Nella seconda metà del Settecento a Lugano nasce la prima tipografia libera di lingua italiana. Un'esperienza, durata cinquant'anni, che si conclude tragicamente. Prima che diventasse un Cantone sovrano, il Ticino era suddiviso in otto baliaggi sottomessi alla dominazione dei Signori svizzeri. Nel baliaggio di Lugano l’autorità era esercitata da dodici Cantoni, parte dei quali era protestante e parte cattolica. Questa circostanza consentiva a chi intendesse pubblicare un’opera di evitare quanto invece era in uso nella vicina Lombardia sottomessa alla dominazione austriaca: sottoporsi alla censura preventiva, oltre che delle autorità politiche, anche di quelle ecclesiastiche. I landfogti consentivano invece la pubblicazione di «qualunque libro, purché non fosse contra la Suprema Superiorità Elvetica» (Dal memoriale giustificativo degli Stampatori Agnelli in Lugano, 1759). Nel 1746 tre fratelli appartenenti alla famiglia di stampatori milanesi Agnelli decisero di aprire una tipografia a Lugano, mettendosi così al riparo dalle ingerenze dell’Inquisizione. Oltre a libri e almanacchi, gli Agnelli iniziarono a stampare anche un giornale, «Nuove di diverse corti e paesi d’Europa», che veniva diffuso nelle maggiori città d’Italia e in molte capitali europee. Questa gazzetta si distingueva per un taglio giornalistico aperto ai temi tipici del pensiero illuministico. Nel 1776 fu probabilmente il primo giornale in lingua italiana ad anticipare alcuni stralci della Dichiarazione d’indipendenza americana. Durante la rivoluzione francese, il giornale, dal 1797 «Gazzetta di Lugano», si preoccupò di informare i suoi lettori su quanto stava avvenendo, attirandosi
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Nell'immagine, il saccheggio della tipografia Agnelli, avvenuto il 29 aprile 1799, dopo l'esecuzione sommaria sulla pubblica piazza dell'abate Vanelli e di due altri attivisti filocisalpini. Il proprietario della tipografia riuscì a mettersi in salvo all'ultimo momento (Acquarello di Rocco Torricelli).
le attenzioni sempre più ostili delle autorità austriache, che arrivarono a minacciare una rappresaglia contro i Cantoni elvetici. Nel 1798 la Confederazione fu invasa dalle truppe transalpine e divenne una repubblica sorella della Francia. La tipografia iniziò la pubblicazione di documenti ufficiali e si prestò a propagandare le idee del nuovo regime e la «Gazzetta di Lugano» si guadagnò ben presto la fama di foglio filocisalpino.
Nell’aprile del 1799 scattò la rappresaglia. In seguito al ritorno degli austriaci nel Milanese, a Lugano scoppiò un moto antirivoluzionario. Il 29 aprile una folla inferocita prese d’assalto la tipografia, la devastò e fucilò sull'attuale Piazza Riforma il suo direttore, l’abate Giuseppe Vanelli. Terminò così l’esperienza della prima tipografia ticinese e del primo giornale pubblicato sul nostro territorio.
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B.2. | La conquista della libertà di stampa in Ticino
Un diritto per ogni pensante? In Ticino il dibattito sulla libertà di stampa si pone al centro del conflitto politico tra liberali e conservatori. Le immagini
A sinistra, la prima pagina dell'Atto di Mediazione che sancì la nascita del Canton Ticino. A destra il frontespizio della Costituzione del 1814 che non contempla il diritto alla libertà di stampa.
La citazione ‘‘Art. 11. - È garantita la libertà della stampa, in guisa però che non offenda i buoni costumi, né la religione del Cantone, né le relazioni con la Confederazione e colle potenze amiche. La legge ne reprimerà gli abusi.’’ Costituzione del Canton Ticino (1830)
Il Cantone Ticino nacque nel 1803; in quell’anno si diede la sua prima costituzione, che tuttavia non faceva alcun cenno alla libertà di stampa. In seguito alla sconfitta subita da Napoleone, in Ticino, come in tutti i paesi del continente, si insediò un regime conservatore e reazionario che chiuse ogni spazio alla libertà di stampa. La «Gazzetta di Lugano», risorta nel 1814, fu chiusa nel 1821. Per evitare la censura, il giornale rinacque col nome di «Gazzetta ticinese», che fu pubblicata fino al 1996. A partire dalla seconda metà degli anni Venti dell'Ottocento, molte voci si levarono a sostegno della libertà di stampa. Diversi dibattiti ebbero luogo in parlamento e numerosi opuscoli, a favore e contro la libertà di stampa, uscirono dai torchi delle tipografie ticinesi. I contrari affermavano che limitando la libertà di stampa «si va ad impedire la seduzione delle menti deboli, ed il guasto del cuore; sorgenti funeste di tutti i mali». I favorevoli asserivano invece che «esternare i propri pensamenti è diritto naturale d’ogni essere pensante» (Opuscoli ritrovati pro e contro la libertà della stampa, Lugano, Ruggia, 1828). Sotto l’influenza delle idee liberali, nel 1830 si giunse alla fine del regime dei landamani. Fu varata una nuova costituzione d'impronta liberale. Per la prima volta vi compare un articolo che fa esplicito riferimento alla libertà di stampa. Liceo cantonale di Lugano 1 Viale Carlo Cattaneo 4 6900 Lugano liceo@liceolugano.ch www.liceolugano.ch
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B.3. | La conquista della libertà di stampa in Ticino
Un nuovo diritto federale La Costituzione federale del 1848 introduce definitivamente la libertà di stampa in Svizzera. L'immagine
Le citazioni ‘‘In Elvezia, dove il governo repubblicano è antichissimo, e
Nel 1848 si riunì il primo Consiglio federale, in cui sedeva anche il ticinese Stefano Franscini. Il nuovo governo dovette confrontarsi con le rimostranze e le pressioni diplomatiche delle potenze conservatrici, come l'Austria e la Russia, che accusavano la Svizzera di accogliere esuli politici e di lasciar loro pubblicare opuscoli o giornali d'opposizione che venivano introdotti clandestinamente nei loro paesi.
dove si ha sempre in bocca la parola libertà, trovansi tuttavia individui in forte numero che non sanno riconoscere gl'incalcolabili vantaggi della libertà della stampa e non ne mancano di quelli che l'hanno anzi in conto di cosa funesta, tremenda, abbominevole. […] Siccome il dispotismo, sia egli monarchico sia repubblicano, niun uomo non vilissimo lo desidera, fa duopo de' presenti costumi apprezzare e guardare diligentemente la libertà di stampa, sterminatrice d'ogni dispotico regime e anima del vero vivere libero e sociale. […] Intanto però le costituzioni politiche dei Cantoni, tranne quella sola di Ginevra, tacciono della libertà della stampa e non hanno neppure una frase a garanzia di oggetto sì importante.’’
Stefano Franscini, Statistica della Svizzera (1827)
‘‘Art. 45. - La libertà della stampa è garantita.’’ Costituzione federale (1848)
Nell’aprile del 1798, in seguito all’invasione francese della Svizzera, sulle ceneri della Confederazione d’Ancien Régime, nacque la Repubblica elvetica, che si diede una Costituzione a immagine e somiglianza di quella adottata in Francia nel 1795. In essa apparvero espliciti riferimenti alla libertà di coscienza e di stampa.
Ciononostante il governo soppresse le pubblicazioni che non gli erano gradite. Già alla fine del 1798 la libertà di stampa fu di fatto abolita. Il ritorno all’assetto confederale fu stabilito prima dall'Atto di Mediazione e poi, nel 1815, dal Patto federale, senza che la libertà di stampa fosse
reintrodotta. Per ritrovare una codificazione sulla libertà di stampa valida per tutto il territorio nazionale occorrerà attendere la Costituzione federale del 1848, nella quale viene espressamente inserita. Essa viene garantita anche in seguito alla revisione totale della Costituzione nel 1874.
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C.1. | Storia e libertà di stampa nel Novecento
«J`accuse ...!» L'Affare Dreyfus segna un momento cardine nella storia del giornalismo impegnato e di denuncia. Da quel 13 gennaio 1898, quando apparve su «L'Aurore» l'articolo dello scrittore Émile Zola dal titolo tanto esplosivo «Io accuso...!» e dal sottotitolo altrettanto eclatante («Lettera al Presidente della Repubblica»), il ruolo della stampa nelle democrazie liberali non è più stato lo stesso: quel giorno i giornali presero coscienza dell’enorme potere racchiuso nel piombo dei caratteri mobili. Nel 1894 il capitano ebreo dell’esercito francese, Alfred Dreyfus, venne arrestato con l’accusa di essere una spia al soldo della Germania. L’accusa era stata architettata da un gruppo di ufficiali dello Stato maggiore francese, coperti dal Ministero della guerra. Le prove a carico di Dreyfus erano false; ciononostante nel 1895 fu degradato e condannato all’ergastolo. Nel 1897 nuove indagini rivelarono la sua innocenza e consentirono la scoperta del vero colpevole. Le autorità militari si rifiutarono tuttavia di riesaminare il caso, che venne riaperto soltanto nel 1899 sotto la spinta dell'opinione pubblica smossa dall'articolo di Zola. Dreyfus dovette però attendere il 1906 prima di essere definitivamente riabilitato. Il caso Dreyfus, oltre a mettere in luce il clima di diffuso antisemitismo presente nella Francia di fine secolo, segna un punto di svolta nella storia del giornalismo. Fin dal momento dell’arresto dell’ufficiale ebreo, i giornali si diedero battaglia a suon di annunci sensazionali e di particolari
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La citazione ‘‘Io accuso ...!’’ ‘‘La verità, la dirò io, poiché ho promesso di dirla. Il mio dovere è di parlare, non voglio essere complice. Le mie notti sarebbero abitate dallo spirito dell'uomo innocente che espia laggiù nella più spaventosa delle torture un crimine che non ha commesso. Ed è a Voi signor presidente, che io griderò questa verità, con tutta la forza della mia rivolta di uomo onesto. ’’
Émile Zola (1898) La prima pagina del quotidiano socialista francese «L'Aurore» in cui apparve, il 13 gennaio 1898, l'articolo di denuncia dello scrittore Émile Zola.
sulla vita privata dell’accusato e le testate antisemite utilizzarono questo caso per attaccare frontalmente tutti gli ebrei. Durante tutto l’Affaire, la stampa assunse così un ruolo fondamentale nell’orientare gli umori dell’opinione pubblica ed esercitò un’influenza senza precedenti su tutti i protagonisti della vicenda che, come gli stessi organi di informazione, si divisero fra sostenitori e accusatori dell’ufficiale ebreo. La revisione del processo, che portò
alla completa e totale riabilitazione dell’imputato, fu d’altronde possibile soltanto dopo che un numero crescente di giornali si fu schierato dalla sua parte. Da questo momento, la stampa si rende consapevole dell’enorme capacità di persuasione e di pressione che è in grado di esercitare sull’opinione pubblica, come pure sulla classe politica. Grazie alla libertà di stampa, un potere nuovo si affaccia sulla scena delle democrazie liberali. Liceo cantonale di Lugano 1 Viale Carlo Cattaneo 4 6900 Lugano liceo@liceolugano.ch www.liceolugano.ch
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C.2. | Storia e libertà di stampa nel Novecento
Censura e propaganda Durante la Grande Guerra i governi limitano la libertà di stampa ed esercitano un ferreo controllo sui media. Durante la prima guerra mondiale, i governi perseguirono immediatamente l'obiettivo di piegare la stampa ai loro voleri e di influenzare l'opinione pubblica, introducendo in modo massiccio la censura e la propaganda. Con il passare dei mesi divenne sempre più importante coltivare il «fronte interno» e i giornali si trovarono coinvolti nel compito di collaborare allo sforzo bellico. I giornalisti produssero un racconto della guerra edulcorato e funzionale al mantenimento del consenso. Le battaglie furono descritte soprattutto come atti di eroismo, mentre venne taciuto lo squallido orrore delle trincee, la devastante e insensata violenza degli assalti, l'orrore dell'uso dei gas. Gli errori e le incompetenze dei comandi militari rimasero intenzionalmente nascosti. Le sconfitte furono minimizzate; gli scioperi e le proteste furono ignorati, come pure le frequenti fraternizzazioni tra soldati dei due eserciti. D'altro canto, il nemico fu demonizzato in modo sistematico, attingendo, per conseguire questo fine, a tutti i tradizionali stereotipi razzisti. Austriaci e tedeschi venivano descritti dagli avversari come individui rozzi, crudeli e malvagi, dediti a deliberate efferatezze. In questo sforzo la stampa fu ampiamente coinvolta e travolta. Con scarse eccezioni, in tutti i paesi i giornali fallirono nel dovere di informare i cittadini su che cosa fosse veramente la guerra.
Le immagini
La demonizzazione del nemico raggiunse con il conflitto vertici del tutto nuovi. In questa immagine di propaganda americana, i tedeschi sono rappresentati come dei bruti scimmioni.
La propaganda coinvolse anche i bambini. In questo fumetto, lo Stato francese invita la popolazione a sottoscrivere i prestiti per la difesa nazionale.
La citazione ‘‘La guerra ci ha insegnato il potere della propaganda. [...] Adesso quando abbiamo qualunque cosa da vendere agli americani, sappiamo come farlo.’’ Roger Babson (1919) in Thomas Cochran-Miller, The Age of Enterprise (1946) Liceo cantonale di Lugano 1 Viale Carlo Cattaneo 4 6900 Lugano liceo@liceolugano.ch www.liceolugano.ch
«Parole. Parole. Parole» La stampa tra libertà e censura
C.3. | Storia e libertà di stampa nel Novecento
La censura in Svizzera Il Ticino, giudicato troppo schierato a favore dell'Italia e dell'Intesa, è tra i cantoni più toccati dalla censura federale. Allo scoppio della prima guerra mondiale, il Consiglio federale adottò misure eccezionali per garantire la neutralità. Il 10 agosto 1914 un decreto limitò la libertà di stampa delegando all’esercito il compito di introdurre una censura preventiva delle informazioni ritenute essenziali per la difesa nazionale. I giornali erano obbligati a inviare agli uffici militari addetti al controllo della stampa i loro articoli prima della pubblicazione. Con l’evolversi del conflitto e con l’intensificarsi del dibattito interno, il governo inasprì le misure, introducendo una repressione amministrativa e poi, nel 1915, istituendo una condanna penale fino a sei mesi di detenzione per chiunque venisse accusato di screditare i governi in conflitto. Questa censura, chiamata anche censura repressiva, si applicava, al contrario della precedente, a pubblicazione avvenuta. Nel Canton Ticino fu soprattutto la pratica della censura preventiva da parte delle autorità militari a provocare il più forte disagio: gli addetti alla censura, infatti, temendo simpatie troppo marcate per la causa italiana, non si limitavano a imporre divieti di pubblicazione a notizie di carattere militare, ma censuravano anche articoli più spiccatamente politici. Vari furono i casi in cui i periodici ticinesi incapparono nella rete della censura militare, al punto che il consigliere federale Giuseppe Motta dovette intervenire giudicando «illegale» la censura applicata dalle autorità militari in Ticino.
Le immagini
Il redattore del giornale satirico «Il Ragno» fu condannato a tre mesi di carcere e a 300 franchi di multa per aver accostato il Kaiser ad Attila. Nell'immagine, «Il Ragno» denuncia la sudditanza svizzera alle potenze in guerra.
La citazione
Il quotidiano «Gazzetta Ticinese» fu più volte vittima della censura. Il 27 maggio 1915 l'articolo «Si perde la bussola?», molto critico nei confronti del governo svizzero, fu cancellato dalle autorità.
‘‘ Art. 1 . - Chiunque pubblicamente avvilisce nell’opinione pubblica, o
incita al disprezzo e all’odio, attraverso parole o scritti, attraverso immagini o rappresentazioni, un popolo, un capo di Stato o un Governo straniero […] sarà punito con la detenzione fino a un massimo di sei mesi o al pagamento di una ammenda fino a 5000 franchi. Le due pene possono essere cumulate. ’’ Decreto del Consiglio federale concernente la repressione degli oltraggi contro i popoli, i capi di Stato e i Governi stranieri (2 luglio 1 91 5)
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C.4. | Storia e libertà di stampa nel Novecento
Totalitarismo e censura Nel periodo tra le due guerre i regimi totalitari applicarono un controllo sistematico e strumentale dei media. Le immagini
La citazione ‘‘1. Rinnovare il tipo del giornale
Il giornale deve esser organo di propaganda dell'italianità e del Regime. Valorizzare le nuove opere italiane. Riprodurre in quadro le idee salienti espresse dal Duce nei discorsi più recenti. […] Si raccomanda soprattutto una ardente passione d'italianità e di fascismo, che deve illuminare il giornale in ogni suo numero.
2. Controllo dal punto di vista nazionale e fascista
Controllare le notizie e gli articoli dal punto di vista nazionale e fascista, ponendosi, cioé, il quesito se le pubblicazioni sono utili o dannose per l'Italia e per il Regime. [...]
4. Ottimismo e fiducia
Improntare il giornale a ottimismo, fiducia e sicurezza nell'avvenire. Eliminare le notizie allarmistiche, pessimistiche, catastrofiche e deprimenti. [...]
12. Disegni e fotografie di mode femminili
Nella prima fotografia, scattata a Pietrogrado il 5 maggio 1920, accanto a Lenin si intravede chiaramente Trotskij. Nella seconda fotografia, modificata dopo il 1929, la figura di Trotskij è stata cancellata su ordine di Stalin, nuovo leader dell'Unione Sovietica.
Lo studioso Tzedan Todorov scrive che «i regimi totalitari del XX secolo hanno rivelato l'esistenza di un pericolo prima insospettato: quello di una manomissione completa della memoria» (T. Todorov, Memoria del male, tentazione del bene, 2001). Manipolando la memoria e l’informazione, celando le cattive notizie e mettendo in luce solo alcuni aspetti di ciò che
La donna fascista deve essere fisicamente sana, per poter diventare madre di figli sani, secondo le "regole di vita" indicate dal Duce nel memorabile discorso ai medici. Vanno quindi assolutamente eliminati i disegni di figure femminili artificiosamente dimagrite e mascolinizzate, che rappresentano il tipo di donna sterile della decadente civiltà occidentale.
’’
Direttive per la stampa emanate dall'Ufficio stampa della presidenza dei Ministri (1931) accadeva, i totalitarismi operavano un vero e proprio lavaggio del cervello mediante il quale assoggettavano al proprio volere le coscienze delle masse. Tutti i partiti che, nell’Europa del XX secolo, portarono alla costruzione di regimi totalitari utilizzarono così, accanto alla sistematica distru-
zione delle opposizioni e l'uso della censura, il potente strumento della propaganda: la radio, il cinematografo e la stampa furono utilizzati per creare in breve tempo simpatie e odî, facendo leva proprio sull’emotività della massa che si credeva soggetto e oggetto della storia.
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C.5. | Storia e libertà di stampa nel Novecento
«Chi non riesce a tacere nuoce alla Patria!» La censura durante la seconda guerra mondiale in Svizzera: un'interpretazione troppo servilista della neutralità? Allo scoppio della guerra, in virtù dei poteri straordinari conferiti al governo, fu subito introdotta la censura, affidata fino al 1942 all’esercito, attraverso la Divisione Stampa e Radio. In particolare, furono proibite le critiche nei confronti dell’esercito, del Consiglio federale e della politica di neutralità. Le notizie relative alle operazioni belliche passavano al setaccio delle autorità militari, che diffondevano i comunicati ufficiali ai quali le direzioni dei giornali dovevano attenersi. Il 15 luglio del 1940 le autorità militari decisero di sospendere per due settimane la pubblicazione del giornale socialista ticinese «Libera Stampa». La redazione fu accusata di aver commentato in modo tendenzioso una sconfitta navale italiana, violando le ordinanze sul controllo della stampa. Nel testo in cui si comminava la sanzione si affermava: «La Libera Stampa, nel suo numero dell'11 luglio 1940 ha pubblicato al riguardo della battaglia navale nel Mediterraneo delle notizie d’origine tanto inglesi quanto italiane, stampando però in caratteri grossi solo le notizie inglesi, e facendole precedere da un titolo sensazionale apertamente tendenzioso ed offensivo («Navi italiane colpite e in fuga»), come pure da un sottotitolo ugualmente tendenzioso ed offensivo («le navi italiane fuggono»...) [...]. Per questo fatto […] il giornale ha dato prova di mancanza completa di imparzialità» (Archivio Fondazione Pellegrini-Canevascini).
In quegli anni di totale accerchiamento le autorità elvetiche mostrarono spesso un’eccessiva accondiscendenza nei confronti delle potenze dell’Asse.
Le immagini
A sinistra l'articolo incriminato di Libera Stampa considerata dalla «tendenziosa ed censura offensiva». In basso, invece, un manifesto con lo slogan «Chi non riesce a tacere nuoce alla Patria!» coniato a tutela del segreto militare, ma che divenne un precetto politico che i giornali avrebbero dovuto osservare.
La citazione
‘‘ Ai Capi Servizi Stampa dei Comandi territoriali e delle città e a tutte le redazioni dei giornali. Non destinato alla pubblicazione.
1 ) Si fa richiamare l’attenzione sulle nostre disposizioni, in virtù alle quali è proibita la pubblicazione di incidenti militari (disgrazie, violazioni di territorio per terra e per aria ecc.), prima che fosse esaminato il caso dall’Ispettorato della Divisione Stampa e Radio dell’Esercito, e che esso abbia dato il permesso per la pubblicazione […]. 2) Le redazioni sono pregate di desistere nella misura del possibile dall’impiego di titoli sensazionali nei giornali e sui cartelloni dei giornalai. Contravvenzioni di quest’ordine avranno per conseguenza la proibizione totale di titoli sensazionali.
’’
Stato maggiore dell’Esercito - Divisione Stampa e Radio Colonnello Wirth (1 0 giugno 1 940)
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C.6. | Storia e libertà di stampa nel Novecento
L'impossibile neutralità La Guerra fredda impone un'inesorabile scelta di campo e d'opinione che contempla nemici o amici. Le immagini
La citazione ‘‘Il
giornalista socialista è un funzionario del partito della classe operaia […] oppure di un’organizzazione sociale e del potere dello Stato socialista. Egli partecipa alla gestione dei processi ideologici attraverso il mezzo giornalistico e contribuisce a rafforzare la fiducia del popolo verso il Partito e lo Stato. La sua attività viene definita sia dal programma e dalle decisioni del Partito marxista leninista, sia dalla Costituzione dello Stato socialista.’’ Due articoli apparsi sul quotidiano italiano «La Stampa» nell'autunno del 1953 dimostrano il clima pesante che si respirava negli Stati Uniti per coloro che venivano accusati di attività antiamericane.
Il 12 marzo del 1947, il presidente americano Truman informò il Congresso che «in questa fase della storia del mondo ogni nazione deve scegliere fra due diversi sistemi di vita. La scelta, troppo spesso, non è libera affatto». Di fronte al passaggio di molti Stati nel campo comunista, gli Stati Uniti elaborarono una dottrina che aveva come obiettivo il contenimento del comunismo. La ri-
sposta sovietica non si fece attendere. Nel 1948, con il blocco della città di Berlino, esplose la Guerra fredda. Non esisteva neutralità in questa guerra che si combatteva soprattutto con le armi della propaganda. Nei paesi comunisti i giornalisti erano equiparati a funzionari di partito, strumento di indottrinamento delle masse. Nei paesi occidentali - soprattutto negli Stati Uni-
Dizionario di giornalismo pubblicato dall’Università Karl Marx di Lipsia
ti - ogni tentennamento o remora dei media nel sostenere lo sforzo occidentale fu messo sotto accusa. All'apice della Guerra fredda, il senatore Joseph McCarthy aprì quella che è passata alla storia come la caccia alle streghe, la lotta senza quartiere contro tutti coloro che erano sospettati di attività antiamericane, e arrivò ad accusare persino lo stesso presidente Truman. Liceo cantonale di Lugano 1 Viale Carlo Cattaneo 4 6900 Lugano liceo@liceolugano.ch www.liceolugano.ch
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C.7. | Storia e libertà di stampa nel Novecento
Sull'orlo dell'abisso atomico La crisi dei missili di Cuba divide il mondo in due, tra partigiani degli Stati Uniti e sostenitori di Cuba e dell'URSS.
Le immagini
Martedì 23 ottobre 1962, i giornali di tutto il mondo dedicarono la prima pagina alla crisi dei missili di Cuba. I quotidiani italiani «La Stampa», vicino alla Fiat, e «L'Unità», organo del partito comunista italiano, presentarono la notizia in modo diametralmente opposto.
Il 14 ottobre 1962, durante un volo di spionaggio, un aereo da ricognizione statunitense scattò fotografie che non lasciavano dubbi: a Cuba c'erano missili dotati di testate nucleari. La minaccia atomica era a sole 90 miglia dalle coste degli Stati Uniti. La crisi dei missili di Cuba aveva inizio. Questa crisi rappresentò uno dei mo-
menti più delicati del periodo della Guerra fredda, poiché il rischio del conflitto atomico divenne una realtà. Appena la notizia delle basi missilistiche sovietiche piazzate a Cuba fu di dominio pubblico, il nuovo terreno di confronto divenne la stampa mondiale: scoppiò così la guerra mediatica. Ogni quotidiano rispondeva a interessi parti-
colari e le linee editoriali seguite erano innumerevoli. Alcuni organi di stampa assunsero un atteggiamento il più obiettivo possibile, altri adottarono una netta posizione filo-statunitense, altri ancora difesero apertamente le iniziative sovietiche. L'oggettività si rivelò essere una chimera nell'epoca della Guerra fredda.
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C.8. | Storia e libertà di stampa nel Novecento
Quando la stampa fa crollare un presidente Le rivelazioni dei giornali costringono il presidente americano Nixon alle dimissioni: è lo scandalo Watergate.
L'immagine
La citazione ‘‘ Sapete benissimo che essere in prima
pagina oppure in trentesima dipende solo dal fatto che la stampa abbia paura di te. È tutto qui.
’’
Richard Nixon, «Salt Lake Tribune» (27 giugno 1 973)
Lo scandalo Watergate animò i media di tutto il mondo. Il 5 maggio 1973 il quotidiano di Torino «La Stampa» dedicò un'ennesima pagina all'argomento.
Nella notte del 17 giugno 1972 cinque persone furono arrestate nel Watergate Hotel di Washington con l'accusa di essere entrate nel quartier generale del Comitato nazionale del partito democratico. Il giorno dopo i cinque uomini si trovarono davanti al giudice per la sentenza preliminare. In tribunale era presente anche un giovane collaboratore del «Washington Post», Bob Woodward, che si interessò subito al caso. Assieme a un altro giornalista, Carl Bernstein, Woodward arrivò a scoprire l'esistenza di una cellula clandestina, formata da ex-agenti della CIA e dell'FBI, che agiva al di fuori di ogni quadro legale, finanziata e comandata dal presidente Richard Nixon. Le rivelazioni portarono Nixon sul banco degli imputati con l'accusa di «abuso di potere». Contro di lui fu aperta una procedura di impeachment e l'8 agosto 1974 Richard Nixon annunciava al mondo le sue dimissioni. Lo scandalo Watergate, mito fondatore del giornalismo d’inchiesta, costituisce l’occasione in cui, forse per la prima volta, un quotidiano rifiutò di piegare ed asservire il rigore investigativo dei rispettivi reporter alle direttive governative dell’epoca, nonostante i tentativi della Casa Bianca di nascondere le proprie responsabilità. Attraverso questa vicenda, il giornalismo d’inchiesta ha riconquistato un ruolo di vitale valore e spessore; alla stampa è stata restituita la primaria funzione di regolatrice e di custode del potere politico-istituzionale. Liceo cantonale di Lugano 1 Viale Carlo Cattaneo 4 6900 Lugano liceo@liceolugano.ch www.liceolugano.ch
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D.1. | Il quadro legale della libertà di stampa
Un diritto costituzionale La Costituzione federale e quelle cantonali sanciscono in modo chiaro il diritto all'informazione e alla libertà d'opinione.
L'immagine
Le citazioni ‘‘Art. 1 6. Libertà d’opinione e d’informazione 1
La libertà d’opinione e d’informazione è garantita. 2Ognuno ha il diritto di formarsi liberamente la propria opinione, di esprimerla e diffonderla senza impedimenti. 3Ognuno ha il diritto di ricevere liberamente informazioni, nonché di procurarsele presso fonti accessibili a tutti e di diffonderle.
1 7. Libertà dei media Art. 1
La libertà della stampa, della radio e della televisione nonché di altre forme di telediffusione pubblica di produzioni e informazioni è garantita. 2La censura è vietata. 3Il segreto redazionale è garantito. ’’
Costituzione federale della Confederazione svizzera (1 999)
‘‘ Art. 8. - 1 Ognuno ha il diritto di esprimere la propria personalità. 2 Sono in particolare garantiti: a) la libertà personale, l’integrità fisica e morale; b) la libertà di coscienza e di religione; c) la libertà d’opinione, di informazione e di stampa. ’’
Costituzione cantonale della Repubblica e Cantone Ticino (1 998)
L'Assemblea federale riunita in sessione plenaria nell'aula del Consiglio nazionale a Berna.
La prima Costituzione federale, promulgata nel 1848, fu completamente riformata nel 1874. I diritti popolari furono rafforzati e la libertà di stampa rimase un principio ancorato in modo chiaro nella Carta: «Art. 55. È garantita la libertà della stampa». Con la riforma totale della Costituzione, approvata dal popolo e dai Canto-
ni il 18 aprile 1999, il riconoscimento di questo fondamentale diritto venne formulato in maniera più articolata e precisa. Anche il Cantone Ticino nel 1998 ha riformato la Costituzione del 1830. Il richiamo alle libertà di stampa e di espressione compare fra i primi articoli. Liceo cantonale di Lugano 1 Viale Carlo Cattaneo 4 6900 Lugano liceo@liceolugano.ch www.liceolugano.ch
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D.2. | Il quadro legale della libertà di stampa
La parola al giudice Libertà di stampa non significa licenza di «uccidere» con le parole: chi ne abusa può essere punito dalla legge.
L'immagine
Le citazioni
‘‘ Delitti contro l'onore
Art. 1 73. - Diffamazione Chiunque, comunicando con un terzo, incolpa o rende sospetta una persona di condotta disonorevole o di altri fatti che possano nuocere alla riputazione di lei, chiunque divulga una tale incolpazione o un tale sospetto, è punito, a querela di parte, con una pena pecuniaria sino a 1 80 aliquote giornaliere. [...] Art. 1 74. - Calunnia Chiunque, comunicando con un terzo e sapendo di dire cosa non vera, incolpa o rende sospetta una persona di condotta disonorevole o di altri fatti che possano nuocere alla riputazione di lei, chiunque, sapendo di dire cosa non vera, divulga una tale incolpazione o un tale sospetto, è punito, a querela di parte, con una pena detentiva sino a tre anni o con una pena pecuniaria. [...] Art. 1 76. - Disposizione comune Alla diffamazione e alla calunnia verbali sono parificate la diffamazione e la calunnia commesse mediante scritti, immagini, gesti o qualunque altro mezzo. Art. 1 77. - Ingiuria Chiunque offende in altro modo con parole, scritti, immagini, gesti o vie di fatto l’onore di una persona, è punito, a querela di parte, con una pena pecuniaria sino a 90 aliquote giornaliere. [...]
’’
Il Tribunale federale di Losanna rappresenta l'ultima istanza di ricorso in Svizzera.
‘‘ Art. 28. - II. Contro lesioni illecite
Codice penale svizzero
1 . Principio 1 Chi è illecitamente leso nella sua personalità può, a sua tutela, chiedere l’intervento del giudice contro chiunque partecipi all’offesa.
’’
Codice civile svizzero
Nella Costituzione federale si afferma il principio inviolabile della libertà di stampa: un diritto che deve tuttavia conciliarsi con altri diritti individuali fondamentali e che riguardano la protezione dei cittadini dalla diffamazione, dalle ingiurie, dalle calunnie e la tutela della sfera privata. Nel Codice civile e nel Codice penale
trovano spazio alcuni articoli che fissano, seppure in maniera indiretta, i limiti entro i quali la libertà di stampa può essere esercitata. La censura rimane in ogni caso vietata. L’unica forma di intervento preventivo consentita dalla legge svizzera è contemplata dal Codice civile che prescrive la possibilità di
bloccare una pubblicazione o un'emissione in attesa che il giudice possa verificare l’esistenza di una lesione della personalità. La legge prescrive tuttavia alcune limitazioni alla discrezionalità di intervento del giudice: il pregiudizio deve essere particolarmente grave e manifestamente ingiustificato. Liceo cantonale di Lugano 1 Viale Carlo Cattaneo 4 6900 Lugano liceo@liceolugano.ch www.liceolugano.ch
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D.3. | Il quadro legale della libertà di stampa
Achtung! Uella! E' Mattino! Il settimanale «il Mattino della domenica» si è imposto per un uso del linguaggio giornalistico diretto e aggressivo che ha trasformato e inasprito il dibattito politico ticinese.
Le citazioni
‘‘ Il Mattino si esprime nel linguaggio
colloquiale della gente, evitando il lessico contorto e soporifero adottato da altri organi d'informazione. [...] Alla gente piace. Piace anche il tono impetuoso e irriverente con il quale il Mattino si scaglia contro i detentori del potere.
’’
www.mattinonline.ch
(1 3 marzo 201 2) NON CI FARETE TACERE! Nella magistratura politicizzata c’è chi vuole tentare di chiudere la bocca al Mattino e non certo per il linguaggio utilizzato, ma per i contenuti! [...] Qui si sta allegramente abusando del potere giudiziario nel tentativo di mettere a tacere chi apre gli occhi alla gente su intrallazzi e verità scomode! [...] La censura è vecchia come il mondo, ed è proprio questo che il partitume vuole fare: censurare! Azzittire! Mettere a tacere! Demonizzare!
‘‘
’’
«il Mattino della domenica»
(2 settembre 201 2)
Fin dalla sua prima apparizione nel 1990, «il Mattino della domenica» si è contraddistinto per una linea editoriale spregiudicata e una scrittura che fa spesso uso di punti esclamativi e di espressioni in lingua tedesca, tesi a infondere un carattere perentorio e aggressivo ai messaggi che il giornale vuole trasmettere. Quello che i redattori del «Mattino» definiscono un «linguaggio colloquiale» è ri-
L'immagine Una delle ultime sentenze della Pretura contro «il Mattino della domenica» è stata emessa il 12 maggio 2012 in seguito alla pubblicazione di tre articoli che hanno avuto per oggetto il signor N.N. di Tenero Contra. Il «Mattino», oltre ad aver leso la personalità del querelante, ha magnificato l'impresa dei due leghisti che, con una vera e propria azione intimidatoria, si sono fatti consegnare i volantini che l'uomo stava distribuendo legittimamente. La Pretura di Lugano, richiamandosi all'art. 28 del Codice civile, ha intimato la cessazione della campagna ritenuta infamante e lesiva della Ndr. Nell'immagine sono cancellati i nomi delle persone coinvolte, personalità perpetrata dal presenti invece a chiare lettere nell'articolo originale. settimanale della Lega dei Ticinesi. Contro la sentenza non è stato inoltrato ricorso.
tenuto sempre più spesso infamante e diffamatorio, tanto che il suo redattore responsabile dal 1990 ha collezionato 243 querele penali. Interessante, per le implicazioni che suscita, è «il non luogo a procedere» emesso dal Ministero Pubblico in merito a una querela penale per discriminazione razziale (decisione del 15 maggio 2012). Fra le motivazioni si legge che, siccome al pubblico «è noto il modo forte
impiegato dal querelato per esporre e sostenere le proprie idee», un lettore medio «poteva legittimamente trarre la conclusione» che le sue dichiarazioni «non andavano recepite alla lettera». Altre sentenze della Pretura civile hanno invece condannato il settimanale per violazione del diritto della personalità. A queste condanne il «Mattino» risponde, il 2 settembre 2012, gridando alla censura nell'editoriale dal titolo «Non ci farete tacere!». Liceo cantonale di Lugano 1 Viale Carlo Cattaneo 4 6900 Lugano liceo@liceolugano.ch www.liceolugano.ch
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D.4. | Il quadro legale della libertà di stampa
Fuoco incrociato Il dibattito politico ha assunto in Ticino toni molto aspri e i giornali sono spesso la spia di un fenomeno in crescita.
Le immagini
La prima pagina della versione «clonata» de «il Mattino della domenica», apparso il 9 novembre 2011 nelle cassette di distribuzione gratuita del settimanale originale.
Sul numero di marzo 2012 del settimanale socialista «Confronti» è apparso un articolo intitolato «10 domande al carpa». Avendolo ritenuto ingiurioso e infamante, l'oggetto dell'articolo ha sporto denuncia contro ignoti. Il testo della querela penale, richiamati gli articoli 173, 174, 176, 177 del Codice penale svizzero, afferma che il reato ipotizzato è riconducibile ai «Delitti contro l’onore e la sfera personale riservata, diffamazione, subordinatamente calunnia, ingiuria».
Nel mese di marzo 2012 sul settimanale socialista «Confronti» ha trovato spazio un articolo intitolato «10 domande al carpa». Avendolo ritenuto ingiurioso, infamante e lesivo della sua persona, il capo redattore di mattinonline.ch e, al momento dei fatti, segretario della Lega dei Ticinesi, ha sporto denuncia penale contro ignoti,
facendo riferimento agli articoli 173, 174, 176, 177 del Codice penale svizzero. Al momento attuale (settembre 2012) il Ministero Pubblico non si è ancora pronunciato.
e del trisettimanale «Dieci minuti», apparsi a sorpresa il 9 e il 14 ottobre 2011. Anche questa vicenda è al vaglio della magistratura.
Le acque del giornalismo ticinese, Molto scalpore ha pure sollevato la insomma, sono più che mai pubblicazione di una imitazione movimentate. parodistica de «il Mattino della domenica» Liceo cantonale di Lugano 1 Viale Carlo Cattaneo 4 6900 Lugano liceo@liceolugano.ch www.liceolugano.ch
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E.1. | L'uso della libertà di stampa: deontologia
Non solo legge Libertà di stampa significa anche ricerca della verità e rispetto di regole deontologiche chiare e condivise.
L'immagine
Le citazioni
‘‘ 1. Il giornalista ricerca la verità e rispetta il diritto del pubblico di venirne a
conoscenza, senza riguardo per le conseguenze che gliene potrebbero derivare. 7. Rispetta la vita privata delle persone, quando l'interesse pubblico non ne esiga il contrario; tralascia accuse anonime e concretamente ingiustificate.
’’
Dichiarazioni e doveri del giornalista (201 1 )
‘‘ Direttiva 2.3 - Distinzione tra fatti e commenti
Il giornalista deve mettere il pubblico nella condizione di distinguere il fatto dalla valutazione o dal commento del fatto medesimo.
Direttiva 3.8 - Diritto di essere ascoltati in caso di gravi addebiti Dal principio di equità e dalla regola che prescrive di ascoltare anche l'altra parte deriva il dovere del giornalista, prima della pubblicazione di rimproveri gravi, di sentire gli interessati. La presa di posizione degli interessati deve figurare nello stesso articolo o nella stessa emissione [...] .
Questa vignetta di Altan, apparsa sul settimanale italiano «L'Espresso», ironizza sul difficile rapporto tra media e verità, tra deontologia professionale e pressione politica.
Direttiva 8.2 - Non discriminazione La menzione dell'appartenenza etnica o nazionale, dell'origine, della religione, dell'orientamento sessuale, oppure del colore della pelle, può avere un effetto discriminatorio, soprattutto quando generalizza guidizi di valore negativi e di conseguenza rafforza determinati pregiudizi contro le minoranze. Il giornalista sarà perciò attento al rischio di discriminazione contenuto nella notizia e ne misura la proporzionalità.
’’
Direttive relative alla Dichiarazione dei doveri e dei diritti del giornalista (201 1 ) Per una professione come quella del giornalista in cui lo Stato vuole intervenire il meno possibile è fondamentale l’auto-regolamentazione. Essa si realizza attraverso l'adozione di un codice di autodisciplina che stabilisce le regole del mestiere, ossia il quadro deontologico entro il quale i giornalisti sono chiamati a svolgere il loro lavoro. Nel momento
stesso in cui richiedono la tessera professionale, essi sottoscrivono l'impegno a rispettare la Dichiarazione dei doveri e dei diritti del giornalista, un codice deontologico redatto dal Consiglio svizzero della stampa e completato da una serie di direttive che declinano in maniera chiara e completa i diritti e i doveri elencati
nella Dichiarazione. Non solo la legge, quindi, deve guidare chi opera nel settore dell'informazione, ma anche la coscienza professionale. Inoltre, il rispetto delle regole deontologiche, che lo stesso giornalista si è dato e ha sottoscritto liberamente, prevale su qualsiasi forma di ingerenza esterna che questi dovesse subire. Liceo cantonale di Lugano 1 Viale Carlo Cattaneo 4 6900 Lugano liceo@liceolugano.ch www.liceolugano.ch
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E.2. | L'uso della libertà di stampa: deontologia
Correttezza sotto la lente Il Consiglio svizzero della stampa è l'organismo che vigila sulla deontologia professionale dei giornalisti e degli editori.
L'immagine
Le citazioni ‘‘ Perché il
giornalismo fatica ad accettare che qualcuno gli ricordi le norme, deontologiche o legali che siano? Credo per un rapporto difficile con le regole, viste più come limitazione della libertà propria che come garanzia delle libertà di tutti. Il che mi pare assai problematico, visto il potere enorme di cui i media oggi dispongono. ’’ Edy Salmina, capo del Dipartimento informazione della RSI tra il 2008 e il 201 2 («Corriere del Ticino », 27 giugno 201 2)
‘‘ Il giornale è mio e scrivo quello che voglio. Saran mica i Sono circa seicento le prese di posizione che il Consiglio svizzero della stampa ha pubblicato dal 2000 a oggi. Naturalmente non tutti i reclami vengono accolti: nel caso non vi sia una manifesta trasgressione di una delle regole deontologiche prescritte, il Consiglio non entra in materia o il ricorso viene respinto.
Nel 1977 è nato il Consiglio svizzero della stampa, un organismo a disposizione del pubblico e dei giornalisti come istanza competente a ricevere reclami concernenti l’etica dei mass media. Con la sua attività, il Consiglio contribuisce alla riflessione sui problemi deontologici del settore dell'informazione e si pronuncia su questioni attinenti all’etica professionale dei giornalisti. Chiunque è legittimato a presentare un reclamo motivato contro una testata
socialisti a dirmi quello che devo scrivere, o quelli della comunità africana. Le conseguenze di quello che scrivo me le prendo io. ’’ Giuliano Bignasca, proprietario de «il Mattino della domenica» (intervista a www.tio.ch del 1 3 settembre 2007)
giornalistica, un sito internet o un'emittente radiotelevisiva, rea - a suo giudizio - di aver contraddetto, con la pubblicazione di un articolo, una o più regole deontologiche contemplate nella Dichiarazione dei doveri e dei diritti dei giornalisti o nelle direttive che esso si è dato e alle quali i professionisti del settore dovrebbero attenersi. Dopo aver esaminato il reclamo, il Consiglio della stampa redige una presa di posizione scritta. Essa non dà adito ad alcuna sanzione, ma segnala
eventuali incongruenze tra quanto è stato scritto in un articolo o riferito in un servizio radiofonico o televisivo e il codice deontologico che i giornalisti hanno sottoscritto. Le prese di posizione del Consiglio della stampa sono regolarmente pubblicate sul sito internet www.presserat.ch. Grazie a questo servizio, chiunque ha l'opportunità di tenersi costantemente informato sul rigore professionale di chi opera nel settore dell'informazione. Liceo cantonale di Lugano 1 Viale Carlo Cattaneo 4 6900 Lugano liceo@liceolugano.ch www.liceolugano.ch
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E.3. | L'uso della libertà di stampa: deontologia
Cartellino giallo ai giornali La maggioranza dei giornali svizzeri e ticinesi rispetta le regole, ma a volte arriva «l'ammonizione». Le immagini
Due direttive violate Nel 2005 viene parzialmente accolto dal Consiglio della stampa un reclamo contro «la Regione Ticino» in merito alla pubblicazione di un articolo nel quale si dà conto di un precetto esecutivo spiccato contro la commissione tutoria di un comune del Luganese. Prima di dare alle stampe l'articolo Precetto per la libertà, il giornale aveva l'obbligo di raccogliere il parere dell'ente interessato. Omettendo di farlo, esso ha violato la direttiva che prescrive il diritto di essere ascoltati in caso di gravi addebiti. Il 24 marzo 2010 il «Corriere del Ticino» pubblica una pagina in cui compare l'annuncio pubblicitario di una marca di sigarette al centro di un articolo che non ha alcuna pertinenza con esso. Sollecitato a pronunciarsi, il Consiglio della stampa accoglie il reclamo poiché ritiene che sia stata violata la direttiva che prescrive di separare la parte redazionale da quella pubblicitaria: «Situare una réclame al centro di una pagina di testo rappresenta un tranello per il lettore, perché induce lo sguardo a cadere quasi obbligatoriamente sulla pubblicità» (www.presserat.ch, presa di posizione dell'11 maggio 2011).
Le segnalazioni di presunta trasgressione delle direttive deontologiche che giungono al Consiglio svizzero della stampa presentano una casistica molto ampia: dalla discriminazione, al mancato rispetto della dignità delle persone, alla violazione della sfera privata. E anche i giornali ticinesi, nessuno escluso, sono già stati richiamati all'ordine per aver trasgredito l'una o l'altra regola del giornalista corretto. «Corriere del Ticino», «la Regione Ticino», «Giornale del Popolo, «il caffè», «il Mattino»:
tutti hanno dovuto subire qualche richiamo. Occorre però dire che molte violazioni di una delle direttive del codice deontologico passano inosservate; i casi più gravi, invece, finiscono direttamente sulle scrivanie delle Preture o dei Ministeri Pubblici. Spetta comunque al lettore segnalare le scorrettezze o i reati commessi dagli organi di informazione. È pur vero che l'accoglimento di un ricorso da parte del Consiglio della
stampa non implica alcuna sanzione; ma un giornale che colleziona un numero rilevante di reclami accolti rischia di compromettere la propria immagine pubblica. Vi sono tuttavia organi di stampa che giocano in maniera consapevole la carta del politicamente scorretto perché sanno che una parte del pubblico cerca l'articolo scabroso, il titolo urlato, la fotografia shock: un'altra faccia della libertà di stampa.
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«Parole. Parole. Parole» La stampa tra libertà e censura
E.4. | L'uso della libertà di stampa: deontologia
Molti nemici, molto onore? Sempre più spesso i giornali usano toni duri e infamanti: le denunce fioccano. Segno di vitalità della stampa?
Le immagini
Le immagini che accompagnano gli articoli possono essere fuorvianti, influenzando i lettori più dello stesso testo. Due esempi recenti ne sono una prova evidente. La fotografia del bambino di etnia rom con una pistola in mano, pubblicata dal settimanale «Die Weltwoche», sembra suggerire un legame tra educazione criminale e popolo rom. Il «Blick», dando spazio a un caso di abuso sessuale ai danni di un'adolescente, offre invece ai suoi lettori l'immagine del presunto colpevole, un giovane di origine africana. In seguito si è scoperto che l'immagine pubblicata su «Die Weltwoche» è stata scattata nel lontano 2008 in Kosovo e non ha nulla a che vedere con il gruppo rom oggetto dell'articolo. Anche il giovane africano fotografato dal «Blick» non è l'indiziato dell'indagine: il volto è estraneo ai fatti, scelto in maniera generica per il colore della sua pelle. Ma ai lettori queste verità vengono volontariamente taciute...
Arrivano i Rom: spedizioni criminali in Svizzera. Questo titolo e la fotografia di un bambino di etnia rom che punta una pistola in direzione del lettore sono apparsi sul settimanale «Die Weltwoche» il 5 aprile 2012. Il giornale è stato oggetto di tre denunce penali in tre paesi diversi: Svizzera, Germania e Austria, dove il settimanale è distribuito. Occorre ricordare che la discriminazione razziale non è condannata solo dal Codice penale, ma anche dalla Convenzione
internazionale sull'eliminazione di ogni forma di discriminazione razziale che la Confederazione ha sottoscritto nel 1994. Le accuse di razzismo sono tuttavia respinte dal redattore capo della «Weltwoche», che si appella alla libertà di stampa e che sostiene che il servizio giornalistico è ben documentato e corretto. Anche l'articolo del quotidiano zurighese «Blick» del 6 giugno 2008 ha suscitato indignazione e sta facendo molto discutere per il modo in cui ha
dato conto di un episodio scabroso che ha coinvolto due sedicenni. Dopo aver scoperto l'identità dell'indiziato, il giornale ne ha pubblicato il nome (con tutta evidenza straniero) e l'iniziale del cognome. La pubblicazione, accanto al testo, di una fotografia generica di un nero con l'evidente scopo di indicare che si trattasse di un africano ha reso ancor più discutibile l'operazione. Anche il Consiglio svizzero della stampa ha duramente stigmatizzato l'episodio. Liceo cantonale di Lugano 1 Viale Carlo Cattaneo 4 6900 Lugano liceo@liceolugano.ch www.liceolugano.ch
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F.1. | Stampa, finanza e pubblicità
La notizia come merce La concentrazione della proprietà, la crisi della carta stampata e lo sviluppo dei giornali gratuiti mettono in discussione il pluralismo e l'esistenza stessa dei media?
La citazione ‘‘ Quel che il Consiglio della stampa osserva, in generale e da qualche tempo, come conseguenza
dell’aumentata concorrenza tra i media e dello sviluppo dei giornali gratuiti e online, è la tendenza a costringere i contenuti giornalistici dentro schemi di tipo economico. Il risultato è una tendenza all’appiattimento verso il basso dell’informazione, riscontrabile anche nei media di referenza, una commistione crescente di messaggi redazionali e di messaggi commerciali e una crescita delle rubriche di varietà a scapito del trattamento di temi sociopolitici importanti. ’’
I grafici
Presa di posizione del Consiglio svizzero della stampa (2007)
Fonte: «tendancespub2010. Etude multiméthode sur le développement de la publicité et de la comunication en Suisse» (2010).
Negli ultimi anni si assiste a un fenomento preoccupante: la tiratura dei giornali svizzeri continua a diminuire in tutte le regioni del paese. Questo calo è collegato alla nascita e allo sviluppo dei giornali gratuiti e dei siti internet. Tra la stampa a pagamento, l'unico ad aver arrestato l'emorragia è il «Blick», quotidiano scandalistico zurighese. L'erosione dei lettori ha portato a un progressivo calo della pubblicità nei
giornali che ha messo in dubbio l'esistenza di periodici storici ma di tiratura limitata e regionale. Di fronte a questa situazione di crisi dell'editoria si assiste a un conseguente processo di concentrazione delle proprietà dei media: solo i grandi gruppi, unendo stampa a pagamento e gratuita, media tradizionali ed elettonici, possono sopravvivere sul mercato. Un'ulteriore conseguenza della crisi della stampa è lo spostamento
Il grafico di sinistra dimostra chiaramente il calo del numero dei giornali e della loro tiratura complessiva, mentre il grafico di destra indica come la stampa quotidiana a pagamento sia ormai al quarto posto in relazione alle entrate pubblicitarie del 2010. La stampa gratuita, invece, pur essendo nata solo nel 2005, ha già raggiunto il terzo posto, avvicinandosi alla stampa settimanale, in parte anch'essa gratuita.
dell'attenzione dei media verso temi scandalistici e di forte impatto, privilegiandoli rispetto a temi d'approfondimento o di scarso impatto emotivo. La crisi ha dunque portato a un minore pluralismo della stampa e a un appiattimento delle notizie. Da più parti si richiede l'intervento dello Stato a sostegno del pluralismo e del diritto all'informazione. Ma l'informazione è una merce o un diritto? Liceo cantonale di Lugano 1 Viale Carlo Cattaneo 4 6900 Lugano liceo@liceolugano.ch www.liceolugano.ch
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F.2. | Stampa, finanza e pubblicità
L'industria elvetica dei media
La crisi della stampa ha condotto alla concentrazione della proprietà dei media. In Svizzera nel mercato dei media privati si assiste allo sviluppo di un duopolio. In Svizzera ci sono circa 44 giornali per milione di abitanti, rispetto ai 23 in I g rafi ci Germania, 21 in Gran Bretagna, 2 in Francia e Italia (in base ai dati dell'Associazione mondiale dei giornali). La tiratura dei giornali a pagamento, raddoppiata tra il 1930 e il 1985, si è stabilizzata negli anni Novanta ed è in seguito calata a partire dal 2005. I giornali gratuiti hanno fatto la loro apparizione negli anni Duemila. Sono letti dal 30% della popolazione che ha più di 14 anni. Da qualche anno il panorama dei gruppi editoriali svizzeri si sta notevolmente modificando: il fenomeno della concentrazione dei media, già conosciuto nel mondo anglosassone, sta assumento anche in Svizzera un peso rilevante. Particolarmente attivo è il gruppo zurighese Tamedia (editore tra l'altro del «Tages Anzeiger») che ha annunciato nel 2007 la fusione con il gruppo bernese Espace Media Groupe, proprietario del «Bund» e della «Berner Zeitung». Tra il 2009 e il 2011 Tamedia è diventato l'azionista di maggioranza di Edipresse, si contano quasi 5'000 impiegati, ha editore romando dei quotidiani «24 visto il suo fatturato crescere del heures», «Le Matin», «Le Temps», «La 61,4%, a 178,8 milioni di franchi. L'aumento del fatturato è dovuto Tribune de Genève». Tamedia è inoltre leader dei quotidiani anche al fatto che, avendo il monopogratuiti, grazie a «20 Minuten», «20 Mi- lio dei giornali gratuiti, il gruppo zurinutes», «20 Minuti», e ha diversificato la ghese ha imposto un rincaro del 45% sua offerta partecipando, in modo di- dei prezzi per la pubblicità. retto o indiretto, alla gestione di Tamedia resta il principale concorrente portali d'informazione come il ticinese di Ringier che ha una vocazione più internazionale, essendo editore anche www.ticinonline.ch. Nel 2011 Tamedia, alle cui dipendenze in Cina, Romania, Serbia, Slovacchia,
Nell'immagine a lato, tratta dal sito di Tamedia, si presentano i giornali di proprietà del gruppo in tutta la Svizzera. È da notare come, dopo l'acquisizione di Edipresse, Tamedia abbia il monopolio della stampa nella Svizzera romanda.
Nella tabella, tratta dal sito di Ringier, si può facilmente osservare la diversificazione dei prodotti di proprietà del gruppo editoriale, diviso tra quotidiani, riviste e siti internet.
Repubblica Ceca, Ungeria e Vietnam. Ringier contare quasi ottomila dipendenti nel mondo. Questa concentrazione ha allarmato i sindacati per quanto riguarda i contratti di lavoro e l'autonomia delle redazioni: si temono una precarizzazione del lavoro del giornalista e condizionamenti sul contenuto delle notizie pubblicate.
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F.3. | Stampa, finanza e pubblicità
Il «Quotidiano» tra sogno e mercato «Si è fatto quanto era immaginabile e quanto non era nemmeno immaginabile per impedire la pubblicazione di questo quotidiano.»
L'immagine
L'ultimo numero del «Quotidiano» dal titolo Esserci è stato bello, apparso il 7 maggio 1989.
Il 18 novembre 1987 uscì in Ticino il primo numero del «Quotidiano Giornale indipendente di informazione e d’opinione», diretto da Silvano Toppi. Il nuovo progetto editoriale veniva presentato come il giornale di tutti, indipendente, non destinato a questa o a quell’area politica o confessionale, ancorato ai principi di libertà e di rispetto dei diritti dell’uomo, «critico nella misura in cui serve a far crescere il
La citazione
‘‘ Gli
inserzionisti non credevano nel prodotto? Oppure c’era un’avversione politica o ideologica nei confronti del Quotidiano? Altrimenti come si spiega tutta la pubblicità su Libera Stampa o sulla Gazzetta Ticinese, che avevano una tiratura di molto inferiore alla vostra, oppure sul Mattino della domenica, già nei primissimi numeri del 1990?
Silvano Toppi: Credo ci fosse un’avversione netta di molti […]. Non riuscivo a capire. Sintomatico il fatto che eravamo arrivati a 8.500 copie di tiratura controllata REMP e la domenica di più, anche 1 2.000, quindi potevamo essere interessanti, mentre Libera Stampa arrivava a malapena a 2.000 copie e aveva più pubblicità di noi. Popolo e Libertà la stessa cosa. Quindi vuol dire che c’era effettivamente un boicottaggio abbastanza ferreo, anche da quel punto di vista. Noi non avevamo dietro un gruppo. Comunque ti muovi, in Ticino, devi avere dietro un gruppo. Per non parlare dell’atteggiamento delle banche per ciò che riguarda la concessione di crediti. I crediti richiesti ci sono sempre stati negati. ’’
Intervista a Silvano Toppi in «Archivio Storico Ticinese», n. 45, 2009. paese e scritto non in maniera asettica, senza sugo ma in maniera viva, con il gusto delle opinioni manifestate» (AST, N.45, 2009). Nel Ticino degli anni Ottanta, in cui si pubblicavano già sei quotidiani, l’impostazione del nuovo organo d’informazione suscitò subito l’ostilità degli ambienti politici, economici e giornalistici. Nei suoi confronti fu orchestrata un’azione di boicottaggio.
Il 7 maggio 1989 il «Quotidiano» fu costretto a cessare le pubblicazioni e la società editrice a dichiarare il fallimento. Il giornale fu escluso, nonostante la soddisfacente tiratura, dalla spartizione dei proventi pubblicitari e faticò sempre a trovare un numero sufficiente di inserzioni pubblicitarie da garantirgli la sopravvivenza finanziaria. Liceo cantonale di Lugano 1 Viale Carlo Cattaneo 4 6900 Lugano liceo@liceolugano.ch www.liceolugano.ch
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F.4. | Stampa, finanza e pubblicità
Un processo ineluttabile?
La concentrazione dei media è un processo globale: anche il Canton Ticino sta assistendo in questi anni a un riassetto del suo panorama editoriale. Fin dalla nascita del settimanale «Nuove di diverse corti e paesi» della tipografia Agnelli, edito dal 1746 al 1799, la stampa nel Canton Ticino ha conosciuto un rapido sviluppo. Nel 1850 «Gazzetta Ticinese», fondata nel 1821, fu il primo quotidiano ticinese. Nel 1878 «Il Dovere» fu il primo giornale di partito. Fu seguito, con il passaggio al sistema proporzionale, dal quotidiano «Corriere del Ticino» (1891), dall'organo del partito conservatore «Popolo e Libertà» (1901) e da quello socialista «Libera Stampa» (1913). Nel 1926 la curia di Lugano fondò il «Giornale del Popolo», che fece salire a sei il numero dei quotidiani cantonali. Questo panorama, malgrado la sfortunata esperienza del «Quotidiano», rimase immutato fino alla fine del XX secolo, quando la crisi dei partiti storici coincise con quella degli organi di partito. Nel 1992 cessò le pubblicazioni «Libera Stampa», «Popolo e Libertà» divenne settimanale, mentre «Il Dovere» si unì all'«Eco di Locarno» per dare vita al quotidiano «la Regione Ticino». «Gazzetta Ticinese» chiuse nel 1996, mentre il «Giornale del Popolo» nel 2004 fu salvato grazie all'intervento finanziario della società editrice del «Corriere del Ticino». Accanto a questo fenomeno se ne sviluppò un altro che contribuì a mutare il panorama editoriale ticinese: nel 1990 nacque infatti «il Mattino della domenica», il primo domenicale politico gratuito della Svizzera, cui fece seguito, nel 1998, «il caffè». La contrazione del mercato pubblicitario, costante negli ultimi anni, ha spinto
L'immagine
Nel numero dell'11 marzo 2012, il settimanale «il caffè» - nell'orbita dell'editore svizzero Ringier - pubblica un articolo critico nei confronti di TImedia Holding, la nuova nata nel panorama editoriale ticinese.
oggi i media ticinesi verso nuove strade: la ricerca del sostegno dei grandi gruppi editoriali svizzeri, la diversificazione dei canali d’informazione e la concentrazione delle forze. Il principale gruppo svizzero Ringier ha acquistato il 45% del settimanale «il caffè», edito da Rezzonico Editore; mentre Tamedia, l'altro colosso elvetico, ha avviato una stretta collaborazione con Regiopress, editore de «la Regione Ticino», pubblicando il quotiano gratuito «20 Minuti» e acquisendo una parte importante del portale internet www.ticinonline.ch. Di fronte a queste mosse dei grandi
editori svizzeri, il gruppo proprietario del principale quotidiano ticinese, il «Corriere del Ticino», ha avviato un processo di concentrazione, acquisendo una parte importante della proprietà che fa capo alla televisione privata Teleticino. Il nuovo gruppo ticinese controlla ora due quotidiani, una televisione, una radio e un portale internet. Il panorama editoriale ticinese, statico nelle sue forme per quasi un secolo, conosce in questi anni un notevole riassetto editoriale e politico non privo di incognite per il futuro.
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F.5. | Stampa, finanza e pubblicità
Il successo della stampa gratuita Negli ultimi anni si assiste alla crescita numerica della stampa gratuita. Certi giudicano il fenomeno in modo negativo, altri segnalano invece un aumento generale di lettori. Il portale pubblico d'informazione swissinfo.ch riporta che, stando ad uno studio realizzato dall'Università di Zurigo, la qualità dei media svizzeri risulta in calo rispetto al passato: lo spazio dedicato all'informazione seria diminuisce, a vantaggio delle rubriche leggere, di giochi e passatempo. I siti internet, la stampa popolare e i giornali gratuiti, affermano i ricercatori, si concentrano sempre più sulla vita privata delle persone, nuocendo così alla qualità dei media. Gli argomenti in gioco sono diventati più personali, emotivi e scandalistici. Lo studio, che riprende i dati del 2010 confrontandoli con quelli degli anni precedenti, segnala che la crisi dei media in Svizzera è diventata allarmante nel 2005, quando stampa, radio e televisione hanno dovuto far fronte all'invasione dei siti internet e dei giornali gratuiti. In meno di dieci anni - il primo è stato «20 Minuten» nel 1999 - i giornali distribuiti nelle stazioni ferroviarie e alle fermate di bus e tram sono diventati la principale fonte d'informazione per centinaia di migliaia di persone. Attualmente i numeri di questi giornali in Svizzera sono impressionanti. Se ne contano ben sette, nelle tre lingue nazionali. A subire la concorrenza della stampa gratuita sono i giornali a pagamento. Alcuni studiosi confutano questa tesi e sostengono, al contrario, che la metà delle persone che si interessa alle pubblicazioni gratuite sono nuovi lettori, che dispongono solitamente di poche risorse finanziarie.
I grafici
In questo istogramma, tratto dal sito di Tamedia, sono evidenziati il successo crescente del quotidiano gratuito «20 Minuti» e la sua diffusione nelle regioni svizzere più popolose.
In questa immagine, tratta dal sito di Tamedia, si può facilmente osservare la grande diffusione dei giornali gratuiti. La versione tedesca di «20 Minuti» ha il doppio dei lettori del quotidiano a pagamento più diffuso.
Il successo di queste nuove pubblicazioni influisce comunque sulla spartizione del mercato pubblicitario: la pubblicità che appare sui media gratuiti è tolta alla stampa a pagamento. Per questa ragione, i grandi gruppi editoriali introducono offerte diversificate per media elettronici, stampa a pagamento e giornali gratuiti.
Negli ultimi tempi il mercato dei gratuiti, vittima della sua stessa crescita, sembra essere giunto a una certa saturazione. Nella Svizzera tedesca «.ch» ha chiuso i battenti e «News» è distribuito solo a Zurigo. In Romandia, «Le Matin Bleu» e «20 Minutes» sono confluiti in un'unica testata al momento dell'acquisto di Edipresse da parte di Tamedia. Liceo cantonale di Lugano 1 Viale Carlo Cattaneo 4 6900 Lugano liceo@liceolugano.ch www.liceolugano.ch
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Appendice | Parole e immagini
Antichità Nel discorso pronunciato in sua difesa, durante il processo che lo vide accusato di corrompere la gioventù diffondendo le sue empie idee di pensatore critico, Socrate si sarebbe espresso con le seguenti parole: “Forse qualcuno potrebbe dirmi: «Ma non potresti vivere standotene tranquillo in silenzio?»“
“E se vi dicessi che ... il bene maggiore è ragionare ogni giorno e domandarsi in che cosa consista l'eccellenza dell'uomo e porsi gli altri interrogativi intorno ai quali mi avete sentito discutere e sottoporre ad esame me stesso e gli altri, e se vi dicessi che una vita senza ricerca non è degna di essere vissuta per l'uomo, mi credereste ancora di meno. E invece le cose stanno proprio così come vi dico“. Platone, Apologia di Socrate, 37 E- 38 A (V-IV secolo a.C.)
Gli apostoli Pietro e Giovanni, replicando all'ingiunzione dei capi, anziani, scribi e sacerdoti di «non parlare né insegnare», affermano: “Se sia giusto dinanzi a Dio ubbidire a voi invece che a Dio, giudicate voi. Noi non possiamo tacere quello che abbiamo visto ed udito“. Atti degli Apostoli, 4, 19-20 (I secolo d.C.)
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Appendice | Parole e immagini
Età moderna Baruch Spinoza, discendente da una famiglia di ebrei portoghesi scacciati dal loro paese e rifugiatisi nella libera Olanda, espulso come eretico dalla comunità ebraica di Amsterdam nel 1656, è tra i primi a concepire un patto sociale preferibilmente democratico, secondo il quale ognuno si impegna ad agire nel rispetto della comune legge, ma non per questo rinuncia a pensare liberamente. Così scrive: “Se nessuno può rinunziare alla
libertà di pensare e di giudicare secondo il proprio criterio, e se ciascuno per insopprimibile diritto di natura è padrone dei propri pensieri, ne viene che, in una comunità politica, avrà un esito sempre disastroso il tentativo di costringere uomini che hanno diversi e contrastanti pareri a formular giudizi e ad esprimersi in conformità con quanto è stato prescritto dall'autorità sovrana. Sarà dunque quantomai oppressivo quel governo che vorrà sopprimere la Libertà di esprimere e di esporre esaurientemente il proprio pensiero, mentre darà prova di misura quello che riconosce a chiunque tale libertà“. Spinoza, Trattato teologico-politico (1670)
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Appendice | Parole e immagini
Età contemporanea John Rawls, il più autorevole teorico contemporaneo del contratto sociale, così immagina l'accordo previo tra i cittadini, posti in un'ipotetica situazione originaria in cui ignorano il posto che occuperanno nella società. Così scrive: “Il nostro accordo si sintetizza in due punti: 1. LIBERTA': ognuno ha diritto alla più grande libertà compatibile con una simile libertà per gli altri.
2. UGUAGLIANZA, anzi meglio: FRATELLANZA: le disuguaglianze socioeconomiche sono ammesse solo se a vantaggio di tutti, specialmente dei meno abbienti, e a patto che tutti possano parimenti accedere a posizioni e cariche“. J. Rawls, Una teoria della giustizia (1971)
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Appendice | Parole e immagini
La libertà di stampa dal giornalismo al cinema
Il cinema ha spesso attinto al territorio della stampa e il giornalista, nelle sue varie declinazioni, è diventato una figura ricorrente sugli schermi.
Georges Méliès (1861-1938), uno dei pionieri della settima arte, conosciuto soprattutto per alcuni capolavori di genere fantastico, girò all’inizio della sua carriera anche una serie di piccoli film decisamente più realistici e direttamente legati all’attualità. In uno di essi, L’Affaire Dreyfus, dedicato al famoso caso giudiziario, figura un episodio significativamente intitolato Bagarre entre journalistes. Era il 1899. Quella di Méliès è la prima incursione documentata del cinema nascente nel mondo del giornalismo. Da allora il cinema ha spesso attinto al territorio della stampa e quella del giornalista è diventata una figura ricorrente sugli schermi, non solo come personaggio di contorno, ma in molti casi come protagonista di vicende che hanno il loro baricentro nelle redazioni dei giornali. È soprattutto il cinema americano ad aver affrontato questo tema, in particolare dopo l’avvento del sonoro, quando prese forma quello che è diventato un vero e proprio sottogenere: i cosiddetti newspaper movies, cioè quei film che hanno come oggetto specifico l’attività giornalistica e che trattano in particolare problemi legati al mondo della stampa e al suo ruolo nella società. Vari sono i motivi principali che possono spiegare la nascita e il duraturo successo del sottogenere giornalistico nel cinema americano. A partire dagli anni Trenta parecchi giornalisti si trasferiscono a Hollywood e diventano
L'immagine
Nel film Quarto Potere, diretto e interpretato da Orson Welles nel 1941, il protagonista Charles Foster Kane è un ricco magnate della stampa, qui ripreso tra le copie dei giornali di sua proprietà.
sceneggiatori. Inoltre, nel contesto storico e culturale degli Stati Uniti, il tema della libertà di stampa è da sempre indissolubilmente legato alla questione della democrazia. Non c’è quindi da stupirsi che il cinema americano abbia spesso affrontato il tema dell’informazione come una questione cruciale per il buon funzionamento della democrazia stessa, interrogandosi anche sui rischi che può
comportare un uso poco responsabile della libertà di espressione. Da questo punto di vista, le redazioni dei giornali rappresentavano dei luoghi ad alta valenza simbolica in cui si giocavano, e si giocano ancora, partite decisive per la libertà e la democrazia; e il cinema americano era di certo il più attrezzato per raccontarle efficacemente, coniugando, almeno nei casi migliori, senso dello spettacolo e riflessione critica. Liceo cantonale di Lugano 1 Viale Carlo Cattaneo 4 6900 Lugano liceo@liceolugano.ch www.liceolugano.ch
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Conclusione
Quale libertà di stampa? Questo è uno spazio aperto a commenti e a pensieri liberi. Scrivi un'osservazione, firmando con il tuo nome.
“ .“ Bertrand Russel (1934)
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