DOCUMENTO DEL GRUPPO #WATERLOOSCUOLA
Il disegno di legge noto come, il titolo risulta sempre più inquietante, “buona scuola” è stato scaricato al Senato. Cosa è cambiato rispetto alla bozza che è entrata alla Camera? Poco. E le solite strombazzanti dichiarazioni sui miglioramenti da parte degli spacciatori di questa riforma? Propaganda. Il disegno di legge era inemendabile e resta tale. Il progetto che rappresenta non può essere neutralizzato con nessuna modifica importante. Tanto meno con giochi di parole. Tanto meno con giochi di parole che hanno per destinatari docenti e studenti che spendono, i primi a tempo indeterminato, la parte più importante della loro vita dentro la scuola. Il legislatore ci teneva a precisare che i docenti neoassunti, specialmente quelli che non possono ambire a entrare in una specie di organico di diritto (tuttora indefinito), dovranno saper fare un po’ di tutto per rimanere a galla: “I docenti dell’organico dell’autonomia concorrono alla realizzazione del piano triennale dell’offerta formativa con attività di insegnamento, di potenziamento, di sostegno, di organizzazione, di progettazione e di coordinamento”. Il legislatore ha inserito ovunque, in maniera quasi ossessiva, la formula “senza nuovi o maggiori oneri per la finanza pubblica”. Ci tiene a chiarire che sulla scuola non si investe, non si corre il pericolo di tornare indietro e correggere qualche errore che pure, generosamente, l’opuscolo settembrino imputava ai tagli operati dalle passate riforme. E intanto tranquillizza le scuole paritarie sul fatto che “senza oneri per lo stato” era da intendersi in modo astratto. Il legislatore, credendo di accontentare le migliaia di persone che il 5 maggio sono scese in piazza a protestare in difesa della scuola pubblica, della democrazia e di quant’altro, ha concesso ai neoassunti l’opportunità di candidarsi per gli incarichi: ” Per la copertura dei posti dell’istituzione scolastica, il dirigente scolastico propone gli incarichi ai docenti di ruolo assegnati all’ambito territoriale di riferimento, anche tenendo conto delle candidature presentate dai docenti medesimi” (art. 9, comma 2). La domanda è: con quali modalità i candidati presenteranno le proprie candidature. Il comma successivo chiarisce, in parte: “Sono valorizzati il curriculum, le esperienze e le competenze professionali e possono essere svolti colloqui”. Possono, e non possono. Arbitrio. I colloqui sono per i candidati senza referenze, i cosiddetti sconosciuti da cui si vuole salvare gli studenti di cui parlava l’opuscolo settembrino? Finalmente una buona notizia, good news: i dirigenti saranno valutati in base ai risultati raggiunti in un triennio. Non è vero che la “Buona Scuola” concede i superpoteri ai dirigenti, continua a martellare la fanfara del governo, al contrario ne “definisce in maniera chiara le responsabilità”. Insomma onori e oneri. Se non sanno gestire la scuola saranno allontanati. Non succede in nessun ramo della pubblica amministrazione e lo stesso concetto di risultato a cui è ancorata nel disegno di legge la valutazione dei dirigenti, riferito alla scuola pubblica, è piuttosto friabile e in ogni caso non definito. Inezie. Comunque questo punto non c’era prima del passaggio alla Camera. Ma, nella migliore ipotesi, come si coniuga l’arbitrio del Dirigente con l’art. 97 della Costituzione che tutela la trasparenza e il buon andamento della pubblica amministrazione? Nell’art. 11 sul periodo di prova il legislatore ha voluto inserire dopo la porzione di testo “il dirigente decide”, la formula magica “sentito il comitato di valutazione”. La ridondante, ma insufficiente, retorica dell’ascolto non basta a fugare i cattivi pensieri. Il comitato di valutazione, formato da 2 docenti, un genitore e uno studente, dovrebbe esprimersi sui risultati dell’insegnante in prova (non ancora effettivamente assunto, questo il legislatore ci tiene a puntualizzarlo, nonostante abbia un titolo valido per aver superato un concorso pubblico), con criteri che saranno decisi caso per caso, cioè scuola per scuola, secondo la prospettiva della valutazione fai-da-te. E sempre “senza oneri per lo Stato” lo stesso comitato suggerirà al dirigente i docenti da premiare. L’idea di fondo è quella di attivare, in luogo della mobilità su domanda, una mobilità virtuosa, dove ciascuno cerca una sponda amica: i principi su cui si basa la valutazione dei docenti, infatti, sono decisi dal