Parrocchia di Predazzo Camminiamo Insieme 1 - 2014

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PARROCCHIA Santi FILIPPO e GIACOMO

CAMMINIAMO INSIEME ANNO XXX - N째 1 - 2014 GENNAIO/FEBBRAIO/MARZO


In questo numero: descrizione articolo

pagina

O albero di vita! (don Giorgio)

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L’ALBERO: ... dal seme... alla vita

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Benedizione dei Bambini

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Con don Bosco a Trento

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Pensando all’11 febbraio 1858…

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Un sorriso di Dio: Suor Eugenia...

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San Giuseppe: Festa dei papà

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Ricordo di don Giuseppe Smaniotto

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Piccoli cantori della stella

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Uno spettacolo “alberato”

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Adorazione... Abbronzatura

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Movimento demografico a Predazzo

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Movimento anagrafico a Predazzo

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Ciclostilato in proprio ad uso manoscritto della parrocchia di Predazzo -2-


O albero di Vita! «Nell’albero della Croce tu, o Dio hai stabilito la salvezza dell’uomo, perché donde sorgeva la morte di là risorgesse la vita, e chi dall’albero traeva vittoria, dall’albero venisse sconfitto, per Cristo nostro Signore» (dalla Liturgia). Durante la Settimana Santa si proclama e si celebra questo mistero della fede cristiana: vertice e culmine dell’amore di Dio per noi. L’ Albero della Croce diventa la chiave della Pasqua cristiana. Questo mistero - ineffabile e paradossale di fede e di amore - ha ispirato il motivo di molti canti, di molte musiche e di molte opere d’arte. “O albero glorioso! Su te il Signor regnò: del sangue suo prezioso Gesù l’imporporò. In te salvezza e gloria, risurrezione abbiam: l’eterna tua vittoria, o croce, noi cantiam….” (canto per la solennità dell’esaltazione della Santa Croce) Scriveva a proposito il teologo Karl Rahner: L’ unica parola che il cristiano ha da consegnare al mondo è la parola della Croce. Dio è entrato nella tragedia dell’uomo, perché l’uomo non vada perduto, con il mezzo scandalosamente povero e debole della croce. Per sapere chi sia Dio devo inginocchiarmi ai piedi della croce . Gli fa eco il Cardinal Martini: L’essenza del cristianesimo sta nella contemplazione del volto del crocifisso, porta che apre sull’essenza di Dio e dell’uomo: essere legame e fare dono. Commentano a proposito i Padri della Chiesa: “Se infatti non ci -3-


fosse la croce, non ci sarebbe nemmeno Cristo crocifisso. Se non ci fosse la croce, la Vita non sarebbe stata affissa al legno. Se poi la Vita non fosse stata inchiodata al legno, dal suo fianco non sarebbero sgorgate quelle sorgenti di immortalità, sangue e acqua, che purificano il mondo. La sentenza di condanna scritta per il nostro peccato non sarebbe stata lacerata, noi non avremmo avuto la libertà, non potremmo godere dell'albero della vita, il paradiso non sarebbe stato aperto per noi. Se non ci fosse la croce, la morte non sarebbe stata vinta, l'inferno non sarebbe stato spogliato. L'albero della trasgressione (cf. Gen 3,6) era stato il luogo della morte, l'albero dell'obbedienza è il luogo della vita. Nel suo mistero sapiente Dio ha voluto che la vita sconfiggesse la morte sul suo proprio terreno, non altrove. In effetti è proprio lì, nella sua morte, che l'uomo aveva e ha bisogno di incontrare un salvatore, non altrove. Se tutta la vita dell'uomo doveva essere salvata, colui che è disceso dal cielo non poteva che assumere l'uomo fin nella sua lontananza più estrema, nella sua morte maledetta: "maledetto chi pende dal legno", ricorderà san Paolo (Gal 3,13). Da allora la morte è per così dire stanata e sconfitta su qualsiasi terreno essa voglia aggredire l'uomo, perché la croce ha fatto di ogni luogo di morte un luogo di vita. Il Figlio unigenito ci è stato donato dall'amore del Padre perché, lasciandosi avvelenare dal veleno della morte e neutralizzandolo nella sua carne, divenisse antidoto alla morte per chi alza lo sguardo a lui nella fiducia. Il simbolismo dell'albero è eloquente: laddove l'uomo aveva raccolto un frutto di morte ed era stato maledetto, raccoglie adesso il frutto della vita, se si affida al maledetto che dal legno pende. La croce è morte della morte, morso per la morte, secondo la fortissima espressione di Osea 13,14 nella traduzione della Vulgata, echeggiata nell'ufficio del sabato santo (vespri, prima antifona): ero mors tua, o mors; morsus ero tuus, inferne (o morte, sarò la tua morte; inferno, sarò il tuo morso, la tua rovina; con efficacissimo accostamento tra mors e morsus)”. Nella croce innalzata, e nella sua attualizzazione sacramentale che è l'Eucaristia, il fedele contempla e abbraccia la forma dell'esistenza redenta, oramai svuotata da ogni veleno e aperta al dono della vita nuova. L’evangelista Giovanni - davanti al mistero della morte di Gesù in -4-


croce – riferisce: “…..Ora è il giudizio di questo mondo; ora il principe di questo mondo sarà gettato fuori. E io, quando sarò innalzato da terra, attirerò tutti a me» (Gv,12)….. “Chi ha visto ne dà testimonianza e la sua testimonianza è vera; egli sa che dice il vero, perché anche voi crediate. Questo infatti avvenne perché si compisse la Scrittura:Volgeranno lo sguardo a colui che hanno trafitto (Gv 19)… Possiamo pregare con la tradizione della chiesa– riferendoci ai testi biblici - dicendo: Signore, guardo con fiducia a Te crocifisso, e Ti affido qualunque veleno ci sia in me, per essere protetto dallo sterminio (cf. Es 12,12-13) e godere della tua vita infinita. Venga l'amato mio nel suo giardino e ne mangi i frutti squisiti. (Ct.4,16) “…Avvicinatevi a me, voi che mi desiderate, e saziatevi dei miei frutti…” (Sir 24,19) Non siamo mai soli sotto quell’ ”ALBERO”! Con noi c’è Maria! Maria che meditava, e conservava quella “Parola” - quel “Frutto” Benedetto del Suo Grembo! Come ci dicono i Padri Se ai piedi dell’Albero del Giardino dell’Eden c’era Eva che ha mangiato il frutto proibito, chiudendo le porte della Vita - ora ai piedi dell’Albero della Croce c’è Maria che raccoglie il frutto della nuova Vita redenta dal sangue di Cristo crocifisso! La Pasqua ci invita a contemplare la “Primavera della Vita” ammirando l’ALBERO della CROCE ! La Pasqua ci offre i frutti della Vita divina dell’amore, della misericordia e della pace.

Buona Pasqua!

don Giorgio -5-


L’ ALBERO: ... dal seme ... alla vita.

Riflessioni di una mamma sulla catechesi nel periodo di Avvento La catechesi, durante il periodo d’Avvento, si è concentrata sulla riflessione della similitudine della vita di fede cristiana con l’albero. Così come l’albero nasce da un seme, anche la nostra vita di fede inizia con il dono del seme del Battesimo. Seme che nella pianta mette radici e cresce nel fusto, nei rami e nelle foglie, mentre nella nostra vita si sviluppa negli incontri che ogni giorno facciamo e nelle relazioni che intrecciamo con gli altri. Naturalmente la pianta per crescere ha bisogno di terra, acqua, luce che si traducono nella nostra vita con gli ambienti in cui maturiamo le nostre relazioni, cioè la Comunità e la Chiesa. Così come la crescita dell’albero è influenzata dal tempo, dal clima e dal ciclo delle stagioni anche la nostra vita è scolpita dalle gioie e dai dolori, dalle inevitabili prove, anche particolarmente dure o pesanti. Gli alberi vivono in simbiosi con l’ambiente e nonostante la loro unicità si riconoscono nella loro specie, così come anche il cristiano, pur essendo unico come individuo, si riconosce nell’identità cristiana. L’albero ha come fine quello di portare frutto, proprio come il frutto che noi dobbiamo portare, attraverso la testimonianza e la carità cristiane nel nome dell’amore per i fratelli. In particolare abbiamo riflettuto sulle “radici” che nella fede cristiana sono rappresentate da: Ascolto, Celebrazione e Testimonianza e dai “rami” simboleggiati dai quattro rami dell’Avvento: preghiera, conversione, testimonian-6-


za e dono. La pianta esige un costante lavoro di cura, che nella nostra vita diventa l’impegno e la fatica necessari a compiere al meglio i nostri doveri. Con la “potatura” ci liberiamo dei rami dannosi e parallelamente con la Riconciliazione possiamo riconoscere il male compiuto e fare del nostro meglio per far crescere il Bene che vive dentro di noi. “Un nonno raccontava al nipotino che gli alberi tengono la terra attaccata al cielo… Le radici si aprono la strada nel terreno e allo stesso modo i rami si aprono una strada nel cielo. In entrambi i casi è un duro lavoro! -Ma, nonno, è più difficile penetrare nel terreno che nel cielo!- Eh no, bimbo mio. Se fosse così i rami sarebbero belli dritti. Guarda invece come sono contorti e deformati dallo sforzo. Cercano e faticano. Fanno tentativi tormentosi più delle radici… II vento vorrebbe separare il cielo dalla terra. Ma gli alberi tengono duro. Per ora stanno vincendo loro”. Con la nostra fede, con la nostra libera risposta al corteggiamento di Dio, lavoriamo per tenere il cielo attaccato alla terra. Con la grazia della pre-7-


ghiera, nell’ascolto della Verità potente che ci abita, abbiamo la possibilità di lanciare i nostri rami verso l’alto. E sempre a proposito di alberi, abbiamo tutti potuto riflettere in Chiesa davanti al Tronco di Iesse, illuminato prima dalle candele dell’Avvento e diventato poi suggestiva culla di Gesù Bambino. Con i bambini e i ragazzi della catechesi abbiamo pregato il Signore affinchè anche in noi possa germogliare il Bene che portiamo nel cuore.

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una catechista


“LASCIATE CHE I BAMBINI VENGANO A ME” - BENEDIZIONE DEI BAMBINI Si è svolta domenica 12 gennaio, in occasione del Battesimo di Gesù, la Benedizione dei bambini della nostra parrocchia. Numerosi i bimbi da 0 a 6 anni presenti, invitati speciali a questa celebrazione, assieme a mamme e papà, fratelli e qualche nonno. All’ingresso della Chiesa, siamo stati accolti da don Giorgio che ci ha riconsegnato “ la chiave della Chiesa “ ricevuta il giorno del nostro battesimo : il “ segno della Croce “… l’Amore trinitario di Dio che è Padre Figlio e Spirito. La Parola del Vangelo, ci ha fatto capire quanto Gesù vuole venire e restare nel nostro cuore per renderci capaci di amare come Lui. Un meraviglioso pannello del creato, composto dai bambini stessi in un incontro precedente, ha espresso lo stesso pensiero: ammirando le meraviglie del Creato capiamo come Dio è Amore sempre e ovunque. E noi di questo dobbiamo saper ringraziare ogni giorno. L’acqua benedetta attinta direttamente dal fonte battesimale,

quella stessa acqua versata sul nostro capo il giorno del battesimo, portata a casa in una bottiglietta, è stata il dono perché ogni nostro giorno sia illuminato dall’Amore di Dio riflesso in una semplice gesto: il segno della Croce “ E’ sempre bello per i bambini poter vivere questi momenti in parrocchia” – afferma una mamma qualche giorno dopo la celebra-9-


zione. E la sua piccola di 4 anni prontamente risponde : “ Io faccio il segno di croce con l’acqua santa ogni sera prima di andare a letto “ Anche un gesto semplice, come quello di “ segnarsi “ con l’acqua benedetta, può far sentire a questi piccoli la vicinanza e l’amore grande di Dio Padre, e per tutti i genitori e nonni è un modo per riflettere su quanto sia importante accompagnare nel cammino cristiano questi nostri bimbi, fin da piccoli, attraverso il nostro amore fatto di ascolto, condivisione, affetto e attenzione. Marilena e Luciana

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CON DON BOSCO, A TRENTO “Don Bosco è qui”

era lo slogan con cui è stata celebrata la venuta di don Bosco a Trento e non quindi “ C’era una volta don Bosco…!”

E ciò a voler precisare che don Bosco conferma ancora oggi la sua presenza a Trento, decisa peraltro da lui stesso 126 anni fa! Dopo aver fatto quasi tutto il giro del mondo, per preparare la celebrazione del “ Duecentesimo anno” della sua nascita ( 1815 – 2015 ), ha fatto tappa a Trento per 24 ore, nei giorni 5 e 6 dicembre scorso, “ don Bosco in persona” (l’intero suo corpo era in cera a misura originale : reali soprattutto le fatture le volto. La reliquia vera e propria era rappresentata dall’intero braccio destro !) All’evento hanno dato piena adesione le Autorità della Provincia e della Città. Soprattutto la Chiesa Diocesana, nella persona stessa del suo Vescovo, ha voluto farsi protagonista dell’evento, invitando espressamente tutti i parroci a celebrare don Bosco assieme ai loro parrocchiani. E noi di Fiemme non abbiamo certo lasciato cadere nel vuoto l’invito, recandoci a Trento in buon numero, accompagnati dal Parroco di Predazzo don Giorgio e dalle Suore Salesiane di Ziano: quando mai avremmo avuto una così “ghiotta” occasione di poter pregare ‘cuore a cuore’ con Don Bosco e ottenere da Dio Padre, per mezzo suo, la rasserenante Benedizione sul nostro vivere quotidiano? Accolto nel Duomo da tutte le autorità della Città e della Provincia e da numerosi sacerdoti, accompagnato poi lungo la Città con i canti, le preghiere e le gioiose note della banda musicale, Don Bosco - 11 -


è giunto alla Casa Salesiana, dove anche noi abbiamo potuto incontrarlo. E’ seguita la celebrazione della S. Messa presieduta da don Lauro Tisi, Vicario episcopale. “ Da buon profeta – ha detto don Lauro nell’omelia – don Bosco non cessa di ‘stupire’ ancora oggi e quindi di ‘ attrarre’ le persone, di ‘affascinarle’, testimoniando con la vita, più ancora che con la parola, la ‘ lieta notizia’ evangelica, così come peraltro dovrebbe avvenire per ogni cristiano battezzato”. La Chiesa si è gremita quindi di giovani per la riuscitissima ‘ veglia a Don Bosco’ che si è poi prolungata per tutta la notte, avendo protagonisti i giovani universitari del Collegio salesiano. Con le celebrazioni del giorno seguente, terminate nel primo pomeriggio, don Bosco ha lasciato la nostra Provincia (più di 6.000 le persone che l’hanno incontrato), accompagnato dal canto festoso dei ragazzi della Scuola Media: “Don Bosco ritorna tra i giovani ancor …!”

Gemma Marchesoni Cooperatrice salesiana

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PENSANDO ALL’11 FEBBRAIO 1858… riflessioni di una parrocchiana

Eccomi qua per parlare di questa cosa bellissima che si chiama Lourdes e di quello che questo luogo rappresenta. Sì perché Lourdes non è più quel piccolo paesino ai piedi dei Pirenei ma è una grande città, è un luogo dove tutti almeno una volta nella vita dovrebbero andare!!! L’undici febbraio 1858 è il giorno nel quale ci fu la prima apparizione della Bella Signora a questa umile e ingenua ragazzina di 14 anni, Bernardette Soubirous. Dopo tante apparizioni “ Aquero”, come la chiamava Bernardetta, svela la propria identità ” Io sono l’Immacolata Concezione “ è questa la rivelazione che fece il 25 marzo 1858 ed è così che Bernardetta riuscì a convincere il parroco del paese che quello che stava dicendo era una grande verità! L’ultima apparizione avviene il 16 luglio e Bernardetta dirà di non avere mai visto la Vergine così bella! Fu così che la Chiesa il 18 giugno 1862 dichiara che “ la Madre di Dio è realmente apparsa 18 volte a Bernardetta Soubirous nella grotta di Massabielle”. E’ da allora che in questo luogo c’è un afflusso di gente, sana e ammalata. E’ là che si trova il mondo, perché è da tutto il mondo che vanno a pregare a questa grotta ed è proprio questo, secondo me, il punto di arrivo e di partenza di noi tutti popolo di Maria, è qua che tutti noi andiamo a confidare a questa Madre le nostre preoccupazioni, paure, speranze, gioie e dolori. La cosa più bella è trovare gente di tutti i tipi: anziani, ammalati , tanti giovani e tutti inginocchiati anche per terra, sia col sole che con la pioggia, davanti a questa Signora! - 13 -


E’ qua che ci si rende conto che Lei è con te, che ti ascolta e ti consola se tu le apri il tuo cuore! Tanti sono i segni di Lourdes: l’acqua che sgorga dalla sorgente della grotta, quanta gente sana e malata ho visto bagnarsi con quest’acqua e quanti riempire le Madonnine, le taniche e qualsiasi recipiente avessero portato. La luce : quella delle candele accese alla grotta o quella del flambeaux, la processione notturana. Ognuno di noi ha lasciato più di una candela alla grotta affidando a Maria tutti quelli che dal paese ci chiedevano di ricordare e affidare i propri cari! Altri momenti forti sono la Processione Eucaristica e la Messa Internazionale nella chiesa di san Pio X dove troviamo persone di tutte le nazioni. Io sono andata 5 volte a Lourdes e vorrei tornare al più presto perché sono ammalata di “Lourdite” che è quella malattia che attacca dame e barellieri, pellegrini e ammalati che guariscono solo quando tornano in questo luogo santo. E a chi mi dice “ Ma Lourdes le tuta na botega” io chiedo : “ Ma sei mai andato? Perché, secondo me, prima devi andare e poi parlare”! E soprattutto farsi una domanda:” Cosa voglio da questo pellegrinaggio? Con che animo sto andando verso Maria?” Poi dipende da noi fare di Lourdes una bottega, certo che qualche ricordino a casa si porta sempre, ma a Lourdes non c’è nessuno che ti obbliga a comperare. Devo dire che anche qua nel mio paese, in chiesa, davanti alla statua della Vergine o solo recitando il Rosario, il mio pensiero torna sempre là alla grotta di Massabielle e a quella Signora vestita di bianco che, per me, è Madre, consolatrice nei momenti bui della vita e con la quale però riesco a condividere anche le cose belle, certa che Lei è sempre là che mi ascolta!

Carla Bernard del gruppo di Ospitalità Tridentina - 14 -


- UN SORRISO DI DIO -

Una settimana con suor Eugenia della Comunità della FAMIGLIA DI MARIA Questa sera recandomi alla Messa ho provato un senso di vuoto, mi sono guardata intorno e quella signora vestita di bianco che per diversi giorni ci ha accompagnato nelle celebrazioni, Suor Eugenia, non c'era, aveva preso il largo per recarsi in altri luoghi ove la sua missione di divulgare il messaggio cristiano, la portava. Le sue meditazioni, le sue parole, gli interrogativi posti hanno raggiunto il cuore e provato a mettere un seme per rinnovare e dare una spinta al già radicato ma forse un po' atrofizzato, rapporto con il Signore. Ad ogni occasione ha cercato di farvi entrare la vita: la sofferenza, anche quella con le lacrime, può essere offerta al Signore che è il centro di ogni suo pensiero. La gioia e la pace, trasmesse attraverso i racconti posti qua e là con assoluta inerenza durante le varie riflessioni che ci ha permesso di ascoltare, trapelavano dalle sue parole senza lasciare dubbi. E' certo, questo incontro è stato un dono del Signore voluto fortemente da don Giorgio che già sapeva quali effetti avrebbe provocato. In estate la sua Famiglia sarà disposta a ripetere l'esperienza nella nostra parrocchia e Suor Eugenia, magari accompagnata da altre consorelle continuerà a mettere nei nostri cuori il desiderio di avvicinarci sempre più all'Amore di Dio e il mio augurio è che chi non ha potuto incontrarla in questa occasione, abbia la possibilità di farlo in un futuro che speriamo molto prossimo. una catechista - 15 -


Lunedì 27 gennaio: preghiera animata da Suor Eugenia Quella di stasera è una delle poche sere invernali di questa stagione un po’ pazza. E’ previsto l’incontro per i catechisti con Suor Eugenia in Cappella Maria Immacolata alle 20.30. Per la verità me ne starei volentieri anche a casa, oggi è stata una giornata particolarmente pesante… Nonostante questo, finito di lavare i piatti, do un bacio ai bambini e mi avvio verso il paese sotto una leggera nevicata. Arrivata a destinazione, sulla porta trovo Suor Eugenia che ci accoglie sorridente; mi siedo e attendo che cominci la riunione. Appena lei prende la parola rimango sorpresa nel sentirle dire che “voi non siete qui perché don Giorgio vi ha invitate, ma perché vi ha chiamate il Signore!” Sarà per questo che nonostante la stanchezza e il tempo ho deciso comunque di partecipare?! Chissà… Suor Eugenia prosegue raccomandandoci di ricordare che essere catechisti è un dono, ma che possiamo trasmettere qualcosa ai bambini e ai ragazzi solo se noi per primi crediamo e sentiamo nel nostro cuore quello di cui parliamo loro. Possiamo trasmettere l’importanza della preghiera solo se ci crediamo veramente altrimenti quello che passa sono solo parole, solo questo. Ci fa poi riflettere sull’importanza dell’Ascolto, in un mondo soffocato dal rumore, dal frastuono, dall’assenza pressochè totale del silenzio. "Ascolta, Israele, il Signore è il nostro Dio, il Signore è uno solo! Amerai il Signore tuo Dio con tutto il cuore, con tutta l'anima e con tutte le forze". (Deuteronomio 6,4-5) Cita il Primo Comandamento proprio per rafforzare questa riflessione sull’Ascolto. Quando noi preghiamo svuotiamo su Gesù tutto il nostro carico di problemi, di dubbi, di sofferenza e Lui volentieri lo assume su di sé. Per questo, dopo aver sostato in Adorazione Eucaristica, non ce ne andiamo mai uguali a come siamo arrivati davanti a Lui. Ma è necessario che a questo parlare a Dio, a Gesù, segua anche un momento di Ascolto, perché nel nostro cuore possiamo sentire la Sua risposta. Suor Eugenia prosegue questa meditazione sul Primo Comandamento facendoci riflettere sull’Amore. Qual è l’unico vero, grande, insostituibile bisogno di ognuno di noi? L’essere amati! E Dio ci ama, così come siamo, anche stasera davanti a Lui. Ciascuno di noi è unico ed irripetibile ai Suoi occhi – mi piace che abbia usato questo aggettivo “irripetibile”! – e ci copre di misericordia infinita. I Comandamenti che ci ha trasmesso sono la via per la felicità e, anche se il mondo propone infinità di modelli che promettono - 16 -


altrettanta felicità, la sola ed autentica può essere raggiunta solo attraverso l’Amore di Dio, l’unico veramente completo. Anche l’amore di coppia può trovare il vero appagamento solo attraverso l’unione in Dio. Davanti a Lui recitiamo una decina del Rosario e, sollecitata da Suor Eugenia, cerco di farlo dal profondo del cuore, raccogliendo tutto l’amore che divido tra la mia famiglia, la mia mamma e tutti quelli a cui voglio bene, per indirizzarlo verso di Lui, in questo momento così intenso e particolare… Suor Eugenia riprende quindi la parola per ricordarci la necessità della Confessione; come la Madonna ha comunicato a Medjugorie non esiste persona al mondo che non abbia bisogno di confessarsi almeno una volta al mese. Dio perdona, è sempre disponibile ad ascoltarci e a perdonarci, ci accoglie sempre a braccia aperte! Questo non ci esonera dall’impegnarci a migliorare, ad evitare di ripetere gli stessi errori, ma possiamo comunque contare sul Suo perdono, perdono di Padre eternamente tenero e misericordioso. Alla fine di questo incontro Suor Eugenia ci accompagna in una riflessione sul Santo Rosario e sulla necessità di recitarlo quotidianamente, magari in famiglia, perché solo attraverso la preghiera riusciamo a comprenderci e ad amarci di più! Segue la benedizione di don Giorgio… esco dalla Cappella, guardo il cielo e il mio viso viene investito da una cascata di morbidi fiocchi, copro la testa con il cappuccio del cappotto e mi avvio verso casa… ho molto a cui pensare!! Una mamma catechista

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Martedì 28 gennaio: incontro di Suor Eugenia con i ragazzi della catechesi Nuovo incontro con Suor Eugenia, questa volta con i bambini della catechesi. Con il suo sorriso sereno e l’ausilio di alcune diapositive racconta ai bambini della venuta di Gesù, dall’annuncio dell’Angelo fino all’adolescenza. Mi guardo in giro e noto che alcuni sono interessati, seguono e partecipano ma parecchi sono purtroppo quasi indifferenti e completamente estraniati dal contesto. Non posso fare a meno di sentirmi dispiaciuta per questo e mi chiedo cosa potremmo fare noi catechisti per coinvolgerli maggiormente, ma soprattutto mi chiedo cosa dovremmo fare in quanto genitori per riuscire a trasmettere certi messaggi e valori fondamentali, ma dei quali sembra si possa fare tranquillamente a meno, in questo pazzo mondo. Suor Eugenia insiste dolcemente sull’importanza della preghiera, base del dialogo con Gesù. In molti modi Lui ci contatta, ma spesso ci trova disattenti e poco inclini a risponderGli! Alla fine dell’incontro ce ne andiamo con in mano una preghiera di Maria, Signora di Tutti i Popoli, che Suor Eugenia raccomanda ai bambini di mettere sul comodino vicino al letto e di recitare tutte le sere prima di chiudere gli occhi.. ovviamente nessuno vieta di rileggerla al mattino, appena svegli, prima di cominciare la giornata! Una mamma catechista

Signore Gesù Cristo, Figlio del Padre, manda ora il Tuo Spirito sulla terra. Fa’ abitare lo Spirito Santo nei cuori di tutti i popoli, affinché siano preservati dalla corruzione, dalle calamità e dalla guerra. Che la Signora di tutti i Popoli, la Beata Vergine Maria, sia la nostra Avvocata. Amen.

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Giovedì 30 gennaio: Suor Eugenia incontra la comunità “BAMBAGIA D’AMORE”

Giovedì 30 gennaio verso le 20.30 l’aula magna della Casa Maria Immacolata comincia a popolarsi per l’incontro della comunità con Suor Eugenia, la quale, mentre aspettiamo i ritardatari - o sarebbe meglio dire “i non particolarmente puntuali”?? – gira tra le fila di sedie salutando i presenti, con il consueto amabile sorriso. Comincia a parlare ringraziandoci per la numerosa presenza, nonostante le avverse condizioni atmosferiche e prosegue raccontando di sé, perché molti le hanno chiesto di dove sia. E’ nata a Milano, 47 anni fa e ha vissuto a Varese e a Sanremo, prima di trasferirsi a Roma, nella comunità religiosa Pro Deo et Fratibus Famiglia di Maria. Vive un’infanzia felicissima circondata dall’amore dei suoi genitori, una coppia molto affiatata, indicata ad esempio anche dai conoscenti. L’ambiente in cui cresce è molto religioso ed è per lei naturale pregare e amare Gesù, considerandolo il suo migliore amico. Ama gli sport, ballare e stare con gli amici, ma la Sua presenza è una costante nella sua vita. I genitori tornano da un viaggio di quattro giorni a Medjugorie profondamente cambiati ed è chiaro agli occhi di tutti che quel pellegrinaggio li ha segnati in maniera forte, sebbene loro stessi non siano in grado di spiegare che cosa sia successo. Da allora in poi iniziano a recitare il Rosario tutte le sere, a volte anche nonostante le proteste delle due figlie, e ad andare a messa tutti i giorni. Nel 1984 Eugenie compie il suo primo viaggio a Medjugorie assieme ad un amico sacerdote e, prima di ripartire per rientrare a casa, acquistano una statuetta della Madonna da regalare alla famiglia Gregori di Civitavecchia, amici da lungo tempo. La scelta della statuetta è lunga ed è Eugenia a decidere alla fine quale comperare; l’avvolgono in una coperta e la sistemano in un mobiletto del camper e rientrano in Italia, dove viene allocata in una nicchia, già predisposta, nel giardino dei Gregori. Eugenia riprende la sua vita, ha conosciuto un ragazzo del quale si è innamorata, condivide con lui l’amore per Dio e per la preghiera e insieme decidono di sposarsi. Cominciano i preparativi, inviti, abito, lista nozze, bomboniere. Ma la ragazza, pur amando quest’uomo, non si sente completamente felice, racconta che si sentiva appagata al 90% ma le mancava sempre quel 10%... e io “sono una da 100%” dichiara. Quando ormai è tutto pronto, decide di chiedere ospitalità in un convento di clausura, dove trascorre una settimana di preghiera e digiuno e durante il quale matura la decisione di interrompere - 19 -


questa relazione, rinunciando al matrimonio. Continua a pregare, chiedendo al Signore di aiutarla a capire quale sia la Sua volontà per lei. Torniamo a Civitavecchia: il 2 febbraio 1995, mentre i Gregori stanno uscendo per andare a messa, la loro bambina Jessica nota che la statua della Madonna sta piangendo lacrime di sangue. Da questo punto in poi la storia è nota e si intreccia con l’esistenza di Eugenia, non solo perché era stata lei a scegliere proprio quella statuetta, ma perché il parroco del paese la chiama, insieme ad altre quattro persone, per aiutarlo nella gestione dei pellegrini, che a migliaia accorrono in chiesa per vedere quella Madonna. Una sera Eugenia si inginocchia davanti al Tabernacolo e pregando continua a chiedere al Signore quale sia la maniera per riuscire a raggiungere la pienezza di gioia ed amore a cui il suo cuore anela da sempre. E gli chiede di farle percepire una goccia del Suo amore; capisce così che consacrarsi a Gesù è la realizzazione di tutti i suoi desideri e il completamento definitivo della sua ricerca. Non vuole però diventare una suora come quelle conosciute a scuola, “vestite di nero” e chiede al Signore quale sia la giusta destinazione per lei. La risposta non tarda ad arrivare: infatti giungono a Civitavecchia delle sorelle della Comunità religiosa delle Figlie di Maria ed Eugenia, di fronte a quegli abiti candidi e quei sorrisi aperti, decide che quella sarà la sua nuova famiglia. Ed eccola tra noi! Mentre ci racconta la sua vita ci esorta a pregare, perché chi prega sente la Verità: bello è pregare in famiglia, perché la famiglia che prega insieme, rimane insieme! Solo chi ha fede può essere veramente felice, perché nel portare il proprio zaino, a volte particolarmente pesante, ha Qualcuno che, all’occorrenza, “lo porta in braccio”. Solo nel fare la Sua volontà possiamo essere felici e questo è un messaggio forte ed importante da trasmettere ai bambini e ai ragazzi. Dobbiamo riuscire ad aspettare il Suo tempo, perché nell’affannarci a rincorrere il nostro troviamo solo delusioni e sofferenza. Dobbiamo capire che tutto in Lui è dono e possibilità... in altre parole è Amore! Ed è questo amore che dà valore a tutto ciò che facciamo, che sia un umile lavoro o un impegno di - 20 -


grande responsabilità, ciò che conta è l’amore che mettiamo nelle nostre azioni. Prendendo a prestito un sogno di Marija, una delle veggenti di Medjugorie, suor Eugenia ci spiega che noi siamo tutti dei gigli, bellissimi e profumati, ma, come un fiore senz’acqua, anche noi ci afflosciamo. La goccia di rugiada che ci restituisce vitalità è la Confessione: Dio ci aspetta con eterna pazienza ed è sempre pronto a perdonarci, come un tenero papà. Su suggerimento di don Giorgio, suor Eugenia ci racconta di che cosa si occupa la sua famiglia religiosa: di base vivono a Roma, in una comunità multi-etnica dove si sentono parlare tante lingue diverse. Svolgono anche attività missionaria, soprattutto nell’Europa dell’Est ma anche in Uruguay. In Russia le condizioni di vita sono particolarmente dure e pesanti e non sono lontani gli anni in cui la gente veniva perseguitata per motivi religiosi, costringendola a celebrare di nascosto la messa. Anche oggi la povertà è estrema e i genitori o i nonni hanno un’unica cosa da regalare ai figli e ai nipoti: la Fede! Suor Eugenia ci ringrazia per la nostra partecipazione ma sono convinta che dovremmo essere noi a ringraziarla e con tutto il cuore. Non solo per le sue parole, ma anche per il suo sorriso così dolce e sincero e soprattutto per il suo sguardo assolutamente limpido! Guardandola mi rendo conto che quello che dice è vero: quegli occhi e quel sorriso sono così grazie all’amore infinito che riempie il suo cuore, sono così grazie alla consapevolezza di essere amata di un Amore grande, eterno! Di tutto quello che ha detto le parole che mi sono rimaste più impresse sono quelle che ho usato per il titolo di queste righe: “Bambagia d’Amore”. Riuscissimo a far crescere i nostri figli così, non solo nel nostro amore, quello che noi umanamente possiamo dare loro, bensì nell’Amore di Dio, rendendolo partecipe della nostra vita, avremmo già realizzato tanto! Grazie Suor Eugenia, grazie di cuore. Una coppia di genitori - 21 -


SAN GIUSEPPE : festa del papà Risonanza di un papà

Anche la nostra parrocchia ha voluto festeggiare con solennità san Giuseppe; non con manifestazioni particolari, ma con una bella celebrazione partecipata. Parecchi i “papà” presenti accompagnati dai figli e dai famigliari. Don Giorgio ha richiamato e sottolineato i valori di san Giuseppe figlio di Davide, scelto dal Padre, custode del Figlio … l'uomo del silenzio che ha vissuto nel nascondimento, ma sempre presente. L'affidamento dei papà e delle famiglie a san Giuseppe ha sottolineato l'importanza di vivere in comunione con quel Tesoro che il Signore ci ha donato e che Giuseppe ha custodito. In quest'occasione possiamo chiederci: Penso al ruolo avuto da san Giuseppe nella vita di Gesù? Che cos'è per me la festa del papà, legata a questa solennità? Spesso i figli non riescono a comprendere e accettare i consigli, i suggerimenti e le correzioni dei papà; e i papà spesso si sentono “perfetti”e dalla loro cattedra non riescono ad ammettere di fronte ai figli le proprie mancanze e a dimostrare il loro amore (vengono considerate delle debolezze). La festa di san Giuseppe possa diventare un'occasione in cui figli e papà si avvicinano per poter arrivare a concludersi in un grande abbraccio sotto la protezione della Sacra Famiglia. Che san Giuseppe ci aiuti! Un papà

La preghiera di un papà «San Giuseppe, mio prediletto, venite in casa mia, che vi aspetto. Venite e vedete, quel che manca voi sapete, venite e guardate, quel che manca voi portate. E se qualcosa non va per casa mia, venite e portatela via...». «San Giuseppe, Maestro della vita interiore, insegnami a pregare, a soffrire e a tacere». - 22-


Doveroso ricordo di don Giuseppe Smaniotto “Arciprete costruttore” Il 23 gennaio 2014, si spegneva presso l’infermeria del Clero a Trento, dopo breve malattia, don Giuseppe Smaniotto Durante la S.Messa per le esequie nelle chiesa parrocchiale di Borgo Valsugana,presente una ristretta rappresentanza predazzana, Clemente Defrancesco, cantore anziano, in rappresentanza della Parrocchia, ebbe a leggere questo messaggio: “La Comunità di Predazzo si associa al lutto dei familiari e al Presbiterato Diocesano, ricordando l’indimenticabile opera di don Giuseppe a favore della nostra Parrocchia in veste di Arciprete dal 1963 al 1971. Sua è infatti la realizzazione della Casa della gioventù, della Canonica e l’ampliamento dell’asilo. Questa opere resteranno a testimonianza delle sue doti di Arciprete Costruttore, senza nulla togliere alla sua piena dedizione pastorale. Lo affidiamo al Signore perché si compia in lui il glorioso mistero della Resurrezione.”………….. Nato a Borgo Valsugana il 22 gennaio del 1927, don Giuseppe divenne ordinato Sacerdote nel 1950. Viceparroco a Rovereto e a Mattarello fino il 1956, divenne poi Parroco a Castelnuovo e Arciprete a Predazzo da 1963 al 1971, quindi ancora Parroco a Olle dal 1971 al 2004, durante il suo Ministero a Olle, trova il tempo per dedicarsi agli studi universitari e si laurea in Sociologia a Trento. Dal 2004 fino al 2013 è collaboratore pastorale a Borgo e dintorni. Torniamo ad “Arciprete costruttore”. Non ho coniato io questo termine, ma è opera di un altro compianto sacerdote: mons. Angelo Guadagnini (del Bulo) che ebbe a scrivere nelle memorie storiche: “Partenza dell’Arciprete don Giuseppe Smaniotto, 19 settembre 1971. Dopo 8 anni d’intensa, infaticabilità, l’Arciprete lascia la parrocchia. A perenne memoria resteranno la “Casa della gioventù”, la nuova canonica, l’asilo ampliato e abbellito. A don Smaniotto conviene il titolo di “Arciprete costruttore”. Solenni cerimonie in chiesa. Accademia in teatro.” Ma già il primo di settembre del 1971 don Giuseppe comunicava ai - 23-


parrocchiani che sarebbe andato via e lo fece attraverso una lettera allegata all’opuscolo indirizzato a tutte le famiglie di Predazzo e contenente il resoconto delle offerte per la Casa della Gioventù dall’ottobre 1965 (la pubblicazione della tip. Bosin, reca la data: 15 luglio 1971). Ecco la lettera ed il relativo testo:

Predazzo, 1 settembre 1971 Carissimi tutti, mentre in tipografia si stava lentamente preparando il resoconto delle offerte per la Casa della Gioventù e la sua situazione “di cassa fino al 31 dicembre 1970, assieme alla mia lettera che l’ accompagnava, datata 15 luglio, è maturata la mia decisione di lasciare la Parrocchia di Predazzo. La provata impossibilità di provvedere ad un adeguato lavoro pastorale con le insufficienti forze messe a mia disposizione e la possibilità, offertami dalla vacanza della Parrocchia di Olle, di riportare nella loro terra i miei vecchi genitori che mi seguono da ben 15 anni, mi sono parsi segni provvidenziali che la mia missione quassù poteva considerarsi giunta al termine. *** - 24 -


Prenderò congedo dalla popolazione durante le Sante Messe della domenica 19 settembre. Alle ore 18, poi, celebrerò l’ultima S. Messa al Cimitero in suffragio dei 358 fratelli che vi ho accompagnati per la sepoltura in questi otto anni e di tutti i vostri Cari defunti. *** Con queste righe, aggiornando la situazione finanziaria della Casa della Gioventù al 31 agosto, raccomando la preziosa Opera alla vostra premura e alla vostra carità. Gioia grande mi darà sempre il sapere - da lontano - che la Casa della Gioventù, per la quale ho speso le mie migliori energie, sarà veramente diventata quel centro di vita educativo, culturale e ricreativo della Parrocchia e della Borgata che ho sempre sognato, ad utilità dei giovani, delle famiglie e di tutti coloro che amano lealmente il progresso civile e cristiano di Predazzo. Rinnovo l’espressione della mia profonda riconoscenza a tutti coloro che hanno collaborato con me nei modi più vari durante questi otto anni di indefesso lavoro e che mi hanno edificato con la loro bontà. A tutti porgo i più cordiali auguri. Vostro aff.mo Arciprete sac. Giuseppe Smaniotto Seguono 2 foto del suo ingresso a Predazzo: saluto prima di entrare in chiesa: alla destra di don Giuseppe, don Bortolo Antolini Arciprete Decano di Cavalese e a sinistra i genitori Attilio e Rina.

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all’interno della chiesa: monsignor Giovanni Degregori (del Giardino)– Cancelliere di Curia legge l’atto di nomina. Don Giuseppe indossa la mantellina, simbolo del titolo di Arciprete; alla sua destra don Mario Felicetti (Tina) e don Giuseppe Costa. Alla sua sinistra don Accursio Dellagiacoma e il Cappellano don Mario Toniatti

Concludo ricordando a tutti coloro che l’hanno conosciuto, che don Giuseppe non ha mai dimenticato Predazzo, ricordava nomi e soprannomi e non perdeva occasione per informarsi sulla vita sociale, politica e religiosa del nostro paese. Io ho avuto il privilegio di avere un costante contatto in particolare attraverso la musica e il canto sacro per il quale aveva una spiccata predilezione, assieme abbiamo composto due operette e l’inno a Olle (La bella Olata) e conservava gelosamente tutte le registrazioni delle Messe solenni e dei concerti del Coro Parrocchiale e della Banda Civica, tutte cose che poi mi sono ritornate indietro per la gentilezza del nipote di don Giuseppe, ing. Alessandro e che conservo a mia volta ancor più gelosamente in segno di stima e di amicizia verso questo Sacerdote purtroppo non sempre compreso e apprezzato. Fiorenzo

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I PICCOLI CANTORI DELLA STELLA Vi racconto un'esperienza che da qualche anno vivo con gioia, al sorgere dell'anno nuovo. Sono animatrice di un gruppetto di bambini, i "Piccoli cantori della stella", che nei primi giorni dell'anno si reca nelle case degli anziani per portare qualche canto, un sorriso, una speranza, ma, soprattutto, Gesù. Le festività natalizie sono espressione della venuta del Salvatore tra noi e, spesso, questo è offuscato da regali, pranzi e dalle mille luci e colori che ci circondano in quel periodo. In verità basta poco per conoscere il vero spirito del Natale.. la grandezza della nascita di Gesù è racchiusa nella semplicità dell'amore e dei piccoli gesti che formano la vera essenza della festività natalizia. Piccoli gesti come quelli che compiono questi bambini che, nelle vesti di magi, pastorelli ed angioletti, cantano la venuta di Gesù proprio a chi ne ha più bisogno: un anziano solo o una persona ammalata. I bimbi portano con sé un cestino con Gesù bambino, i doni dei Re magi, un bastone con in cima una stella luminosa e, a volte, musicisti permettendo, anche un flauto per accompagnare i canti. E così, nella semplicità, si inizia il momento di preghiera in compagnia. La bellezza sta proprio nel sorriso che nasce sui volti di ognuno.. è anche l'occasione di scambiare qualche chiacchiera. I bambini partecipano sempre con entusiasmo ed è bello vedere che si porta la felicità, sulle orme dei Re magi che hanno condiviso l'annuncio di vita più vero, illuminati dalla stella. Spero che questa bella esperienza continui a lungo e colgo l'occasione per ringraziare gli organizzatori, nonché i bambini che si rendono disponibili ogni anno per cantare con gioia la stella, l'annuncio della venuta di Gesù tra di noi. Annalisa Bosin - 27 -


UNO SPETTACOLO “ ALBERATO”. Il tradizionale spettacolo natalizio dei ragazzi e degli Animatori dell’Oratorio quest’anno è stato assai diverso, a cominciare dal tema: “L’ALBERO”, suggeritoci da don Giorgio per poter avere un discorso unitario con la catechesi e con le varie celebrazioni in chiesa. Per affrontare il discorso sono stati scelti tre tipi di alberi che illustravano tre situazioni negative:

1-La Betulla: quale esempio di esteriorità e vanità, che però con l’arrivo dell’inverno si spoglia completamente 2-Il Baobab simbolo di superbia e superiorità, che però può essere ucciso da un minuscolo parassita, come il gigante Golia ucciso dal piccolo Davide 3-L’albero di Noci che impedisce alle altre piante di crescere vicino a lui, simbolo di egoismo e prepotenza. Due coreografie completavano e sottolineavano le varie scene, mentre il Coro Giovanile portava una nota di riflessione e di speranza. Uno spettacolo che faceva riflettere e che solo verso la fine ritrovava il clima natalizio proprio grazie alla leggenda dell’albero di Natale; nelle scene finali i tre alberi sopracitati si proponevano per sostituire il tradizionale abete, ma desistevano da questo intento dopo aver ascoltato una breve storiella nella quale i due protagonisti del Natale, - 28-


Gesù Bambino e l’ Albero, fuggivano insieme dalla finestra “tanto dopo aver scartato i regali nessuno si ricorda più né di te, né di me”. Un canto finale di ringraziamento da parte del centinaio di persone coinvolte concludeva questo appuntamento che va al di là della tradizione e al di là del risultato teatrale, per assumere un significato più profondo nel tentativo di capire un po’ di più questo meraviglioso mistero del Dio Bambino!! Da parte degli Animatori dell’Oratorio un grande GRAZIE ai ragazzi e alle loro famiglie per aver collaborato alla buona riuscita di questa festa!! Donato Dellagiacoma (Rosat)

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CURA DEL CORPO E CURA DELL’ANIMA “Abbiamo abbandonato il Signore, sorgente di acqua viva, per scavare cisterne screpolate, che non tengono l’acqua” (profeta Geremia) “Sono proprio stressato. Ho bisogno di una bella pausa per tagliare con tutto!” Di fronte a questo stato d’animo, che tutti proviamo, possiamo fare scelte diverse. “IO ho prenotato 15 giorni a Sharm elSheikh”...” “IO farò in ciclo di sedute in un centro-benessere”. “IO andrò alle Maldive”... ”IO preferisco andare alle Baleari...” E, con una buona dose di crema , si torna a casa con il viso bello abbronzato e... il portafoglio quasi vuoto. Ma dopo la parentesi esotica, che puoi raccontare agli amici per sentirti “in”, i tuoi problemi restano quelli di prima. ***** Nella nostra parrocchia c’è la possibilità di una “cura antistress” alternativa. DIO ti invita ad “abbronzare la tua anima”: DIO ti chiama a esporti al calore speciale del suo amore, con particolari momenti di preghiera e adorazione proposti durante l’anno: le domeniche di Quaresima e Avvento, le novene in preparazione a feste liturgiche importanti, la veglia per la pace di fine anno... Perchè “l’abbronzatura dell’anima” funzioni, davanti a quell’ostensorio pieno di raggi dorati che contiene il Dio della storia, è però indispensabile attivare un’energia particolare dentro di te, altrimenti le monumentali colonne di monzonite della nostra chiesa - 30-


sarebbero già sante. Questa energia è l’azione potente dello Spirito che, per grazia e dono di Dio, ti cambia dentro, se tu sei disponibile ad aprirgli il tuo cuore. E il tutto è GRATIS! Il silenzio, l’ascolto della Parola di Dio, la preghiera spontanea o guidata, ti rinnovano dentro e ti danno una forza nuova. E allora torni a casa e provi ad affrontare i problemi di sempre, che non sono spariti, ma sei cambiato tu e li puoi guardare con occhi e cuore diverso: e allora riesci ancora a impegnarti nel tuo ambiente di lavoro, anche se c’è sempre chi ti giudica; e allora non hai bisogno di cercare i momenti da sballo, perchè quando ti senti amato e perdonato da Dio hai già soddisfatto la tua sete di felicità; e allora sei ancora disponibile a fare un servizio dentro la tua comunità parrocchiale, anche se vi serpeggia l’invidia e la critica; e allora sai accettare la tua malattia e non ti senti più un dimenticato da Dio; e allora provi ancora a dialogare con quel tuo figlio adolescente, che ti esaspera con le sue estenuanti provocazioni; e allora vedi ancora nel tuo coniuge la persona che hai scelto “per sempre”, nonostante i suoi difetti che ti infastidiscono; e allora credi che i sacramenti e la messa sono un incontro con un Dio che ti ama, non una buona abitudine presa da bambino; e allora saluti ancora per strada quel tuo parente che si gira dall’altra parte quando ti incontra; e allora ti chiedi sei il tuo fare volontariato parte da uno spirito di umiltà e di servizio o è un’occasione per far valere le tue idee e metterti in mostra; e allora accetti che quel figlio che non aspettavi possa nascere e crescere come un dono di Dio ; e allora vedi nell’anziano che ha perso il senno una persona da rispettare, nonostante tutto; e allora apprezzi il tuo parroco come un uomo di Dio, a servizio della comunità, e non condanni i suoi limiti; e allora accetti di invecchiare con serenità, nonostante gli acciacchi -31 -


che offuscano il tuo desiderio di apparire sempre giovane; e allora guardi la morte con occhi di speranza e non più come una nemica che ti ha oscurato la vita; e allora sai fare “Pasqua”, dentro e fuori di te, perchè Dio ha vinto ogni male!

Altro che “resort ” e “centro benessere”: questa è vera RISURREZIONE!

Elena Morandini

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MOVIMENTO DEMOGRAFICO 2013 al 31.12.2012 Famiglie Residenti

1.929

Popolazione Residente

4.570 (2221 maschi - 2349 femmine)

movimentazione NATI

31 (12 maschi - 19 femmine)

MORTI

44 (20 maschi - 24 femmine)

MATRIMONI RELIGIOSI

8 (3 in paese e 5 fuori paese)

MATRIMONI CIVILI

9 (7 in paese, 2 fuori paese)

ISCRITTI PER RESIDENZA

106 (50 maschi - 56 femmine)

CANCELLATI PER RESIDENZA

117 (51 maschi - 66 femmine)

al 31.12.2013 Famiglie Residenti

1.933

Popolazione Residente

4.541

FAMIGLIE RESIDENTI

PERSONE RESIDENTI Stato civile

maschi

femmine

(2210 maschi - 2331 femmine)

totale

Numero componenti

Numero Famiglie

%

celibe/nubile

1.044

908

1.952

coniugati

1.054

1.076

2.130

1

634

32,8

565

29,2

divorziati

52

74

126

2

vedovi

60

273

333

3

326

16,9

4

309

16,0

5

78

4,0

6

16

0,8

totale % minorenni

2.210

2.331

4.541

48,67

51,33

100,00

403

413

816

7

totale

- 33-

5

0,3

1.933

100,00


CITTADINI RESIDENTI ORDINATI PER CITTADINANZA Cittadinanza

maschi

femmine

totale

37

61

98

POLACCA

4

9

13

E

TEDESCA

1

2

3

E

CECA

1

1

2

E

LETTONE

1

1

2

E

OLANDESE

1

1

2

E

BULGARA

0

1

1

E

BRITANNICA

0

1

1

E

SLOVACCA

0

1

1

E

SPAGNOLA

1

0

1

E

46

78

124

E

22

20

42

BIELORUSSA

0

1

1

BOLIVIANA

0

2

2

BRASILIANA

0

1

1

DOMINICANA

0

1

1

GEORGIA

0

2

2

KOSOVARA

22

22

44

MACEDONE

RUMENA

totale stranieri comunitari ALBANESE

10

6

16

MAROCCHINA

6

6

12

MESSICANA

0

1

1

MOLDAVIA

4

10

14

MOZAMBICANA

1

0

1

PARAGUAIANA

2

3

5

PERUVIANA

1

0

1

RUSSA

1

3

4

SERBIA

0

4

4

STATUNITENSE

2

0

2

TUNISINA

1

0

1

UCRAINA

3

14

17 171

totale stranieri extracomunitari

75

96

TOTALE STRANIERI

121

174

295

2089

2157

4246

2.210

2.331

4.541

ITALIANA TOTALE RESIDENTI AL 31.12.2013

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MOVIMENTO ANAGRAFICO DI PREDAZZO dal 01 dicembre 2013 al 28 febbraio 2014 NATI ZANON RUGGERO DANIELE JACOPO PALUSELLI NATHAN JASHARI DIELLZA SILVAGNI RYAN IOPPI SILVIA ZAZZERONI ANDREA DELLANTONIO SEBASTIAN DELLANTONIO TEO CALCIOLARI FILIPPO IAKOBHAZI GIULIA ANNA MARIA RIGONI NATHAN GABRIELLI ELENA

MORTI DELLAGIACOMA LUIGI RIGONI AMALIA CROCE AURELIA DESILVESTRO VALERIO SCALET CRISTOFORO BRIGADOI ANTONIO ZORZI ENRICHETTA FELICETTI TULLIO MASSIGNANI GIUSEPPINA DELLASEGA ROMEO DELLANTONIO BRUNA DECRESTINA RICCARDO GABRIELLI ANTONIETTA DELUGAN TERESA

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Custodiamo Cristo nella nostra vita, Abbiamo cura gli uni degli altri, Custodiamo il creato con amore.

(papa Francesco)

BUONA

PASQUA


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