trecentosessantagradi

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AlessioBalza/MaxCasaroli/LivioDiMiceli/FedericoPecoraro

trecentosessantagradi



Alessio Balza Max Casaroli Livio Di Miceli Federico Pecoraro

trecentosessantagradi


revisione testi e progetto grafico: Max Casaroli foto: Livio Di Miceli Š 2009 - all rights reserved


Indice

Testimonianze Una vera e propria esperienza Il suono: un’esperienza spaziale

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Un percorso per immagini

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Ringraziamenti

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Testimonianze



Una vera e propria esperienza di

Max Casaroli

Quando ci venne comunicato che l’installazione sarebbe stata esposta al DirectDigital di Modena, il percorso di lavoro iniziò a prendere una direzione precisa. Tutto era nato con l’idea di realizzare un’installazione a trecentosessanta gradi, nulla più. Era allettante poter creare qualcosa di complesso dal punto di vista tecnico e che sicuramente risultava un po’ una novità dal punto di vista percettivo. Perché è vero che il settore delle videoinstallazione si sta diffondendo sempre di più ma non è ancora tanto diffuso da ridurre il nostro a “un altro lavoro tra i tanti”. Sapevamo che realizzare una proiezione a trecentosessanta gradi sarebbe stato un viaggio immersivo anomalo per la gente. E così poi è stato. Inizialmente volevamo fare “il cinema”, predisporre delle poltrone girevoli in mezzo alla 9


sala e permettere allo spettatore di scegliere il suo punto di vista. Sarebbe stato l’annullamento del fuori-campo oggettivo per lasciar spazio ad un fuoricampo soggettivo proprio dello spettatore che poteva scegliere cosa guardare e cosa no. Poi, per esigenze della mostra, l’idea è stata superata ma in qualche modo il concetto del fuori-campo è rimasto. Il video che avvolge completamente lo spettatore lo obbliga a voltarsi a destra e a sinistra, creando un senso di smarrimento iniziale che poi pian piano viene meno ed inizia il divertimento nel girarsi e guardare cosa succede. Aspettare che tutto ricominci per riguardarlo da dietro, da sopra, da sotto da più a destra... E lo scopo è proprio questo, liberare il video dall’inquadratura, far succedere tutto contemporaneamente e lasciare che lo spettatore decida cosa guardare. Lasciare che lo stesso si renda conto della moltitudine di cose che accadono ed obbligarlo ad una scelta. Dopo una serie di ricerche e riflessioni, abbiamo concluso la fase di progettazione con un’idea precisa: creare un’altra Modena virtuale e surreale per sfuggire dalla banalità del quotidiano; ricreare un mondo popolato da personaggi quotidiani ma anomali, tendenti allo stile “videogioco” e quindi fittizi, irreali, ingannatori. Lo stile del videogioco è un’idea che ci è piaciuta fin dall’inizio e l’abbiamo mantenuta interamente dal punto di vista stilistico. Il videogioco è uno svago, è divertente, è evasivo e l’evasione 10


dal quotidiano banale era la nostra idea di fondo. Lo spazio a trecentosessanta gradi è un angolo giro, un ciclo completo. Ci pareva interessante sfruttare questa circolarità e creare un loop, un video che cominciasse con l’alba, terminasse con la notte per poi ricominciare. Questo per sottolineare il continuo scorrere ciclico del tempo e il suo eterno ritorno.Abbiamo inserito il sole che percorre tutta l’ambientazione, tramonta, lascia il posto alla luna per poi rinascere. Per la durata del video abbiamo stabilito tre minuti per esigenze “percettive”. Dal momento che per fruire appieno dell’istallazione crediamo sia necessario fermarsi a guardare almeno tre volte il ciclo, abbiamo trovato difficile che uno spettatore si possa fermare ad osservare complessivamente l’opera per più di dieci minuti. La messa in opera è iniziata con il fotografare Modena. Ci siamo presi un week end, sapendo che la città era abbastanza quieta, e abbiamo fatto fotografie a ruota libera. Facciate di palazzi, porte, finestre, edicole, alberi, autobus, lampioni e di tutto e di più. Poi abbiamo iniziato a selezionare gli elementi di ogni foto che ci interessavano per comporre la città virtuale e con l’ausilio di specifici software li abbiamo ritagliati ed elaborati dal punto di vista stilistico per poi metterli assieme creando una composizione di immagini corrispondente alla nostra città. Abbiamo quindi steso una lista di azioni di ipotetici personaggi e le abbiamo associate a diverse 11


posizioni nella città. In sala di posa abbiamo allestito un set blue-screen (ossia abbiamo creato un pavimento e un fondale blu). Qui abbiamo reclutato persone comuni prese a caso, senza particolari accorgimenti, e abbiamo fatto loro simulare le azioni da inserire nella città. Questo approccio dell’improvvisazione ha creato una naturalezza divertente. I personaggi che compiono le azioni infatti sono credibili, ma buffi, ci lasciano straniati, ma al contempo ci divertono. Utilizzando particolari software di compositing abbiamo isolato ogni personaggi dal blu e lo abbiamo inserito nella città. Questa fase è stata la più problematica poiché il computer faticava a supportare le dimensioni del video ed è stato complesso lavorare in maniera precisa dal momento che non si poteva avere la piena risoluzione (ossia nitidezza) delle immagini sulle quali si stava agendo. Dopo aver creato la composizione finale e aggiunto vari accorgimenti come l’animazione del cielo, il passaggio dal giorno alla notte e le rondini, abbiamo eseguito il render del video, cioè il software ha eseguito le operazioni per mettere insieme tutte le nostre azioni e creare il video finale. Parallelamente a questa fase abbiamo organizzato e testato l’allestimento della proiezione. Abbiamo utilizzato cinque proiettori disponendoli a pentagono su un anello in acciaio dal diametro di cinque metri. I proiettori agiscono sulla porzione di telo (sempre appeso all’anello) 12


perpendicolare. Il segnale video giunge ai proiettori utilizzando delle schede Triplehead Matrox. Abbiamo utilizzato un software che manda automaticamente in play il video fullscreen e lo espande su tutte le periferiche di output connesse. Alle uscite video del computer sono connesse le due schede Matrox. A queste sono connessi i cinque proiettori, tre alla prima e due alla seconda. In questo modo il fullscreen del video viene espanso su tutti i proiettori. In fase di installazione, una volta montata l’americana (la struttura di sotegno in acciaio) con il proprio ring (l’anello), agganciati i proiettori e fissato il telo di proiezione, abbiamo iniziato a regolare le schermate per farle combaciare l’una all’altra. Proiettando una griglia è stato possibile stabilire anche la percentuale di deformazione da applicare poi al video per adattarlo alle curve del telo. Alla fine eravamo soddisfatti. Siamo rientrati a casa alle 4 di mattina del 28 maggio. Il giorno successivo eravamo di nuovo presenti per l’inaugurazione. Quello è stato il momento più gratificante: ricevere i complimenti delle persone, spiegar loro il senso dell’opera, ascoltare le loro opinioni, guardare le facce divertite, sorprese, immerse in quell’atmosfera che li estraniava dalla realtà e li proiettava in un’altra dimensione; vedere i bambini che ridevano, le signore anziane che sorridevano e forse pensavano ai progressi della tecnologia negli ultimi 13


anni, sentendosi sempre un po’ più vecchie. Non è stato solo un progetto di Tesi, ma un’esperienza significativa di vita. Un’esperienza di lavoro in team, con le discussioni, gli scatti d’ira al culmine della sopportazione, i respiri esausti alla soglia dello stress, le risate seduti sul marciapiedi a mangiare una pizza in comune dal cartone, esaurire le bottigliette d’acqua del dispensatore, giocare a deformarsi con gli specchi dell’installazione di Vaccari, pensare che quel momento forse non tornerà più. Pensare a tre anni passati assieme, pensare a come ogni esperienza poi finisce. È stato un toccar con mano la realtà ed il Tempo.

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Il suono: un’esperienza spaziale di

Federico Pecoraro

Conclusa la parte di progettazione dei contenuti, ho iniziato a pensare al metodo migliore per creare la giusta atmosfera sonora. Dapprima ho catalogato una serie di campioni di suoni facendo riferimento agli elementi estratti dalle foto per comporre la città virtuale. Poi ho agito direttamente sul video definitivo costruendone interamente il paesaggio sonoro. Ho considerato il video suddiviso in 10 zone, due per ogni proiezione, studiando un sistema a dieci canali separati che lavorassero in sync tra loro. Era da tener presente che oltre ad un suono di fondo uguale per tutte le proiezioni, vi erano anche alcuni suoni da associare ad elementi che si spostavano da una porzione all’altra ed altri che dovevano risultare più evidenti per attirare l’attenzione. 15


Il suono di fondo è elaborato per eliminare le alte frequenze (oltre i 3500 Hz) e conferire una base di bassi per evidenziare le alte frequenze dei singoli suoni. Attraverso altre elaborazioni di equalizzazione, panning, normalizzazione e mixing, ho finalizzato il contenuto audio per essere trasmesso sulle casse audio. Al fine di sonorizzare al meglio lo spazio a trecentosessanta gradi ho progettato e costruito dieci supporti in alluminio per sostenere gli speaker necessari, ciascuno dotato di un apposito gancio per il fissaggio sulla struttura di sostegno dell’installazione. I dieci speaker sono orientati verso il basso per circondare lo spettatore e rendere realistico l’effetto dello spazio. Ho trovato molto interessante lavorare a questo progetto. Non è stato solo un lavoro di creazione sonora ma una vera e propria progettazione spaziale.

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Un percorso per immagini



Il montaggio dell’americana. Non avendo la strumentazione adatta abbiamo utilizzato scale e trabattello.

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L’americana montata.

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I proiettori vengono fissati alla struttura mediante gli appositi supporti. Successivamente si procede alla loro regolazione.

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Il telo viene legato all’americana. Essendo un unico telo di sei metri, la maggiore difficoltà è stata non sporcarlo e non piegarlo eccessivamente.

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Per il fissaggio del telo è stato utile spostarsi col trabattello lungo la circonferenza dell’americana.

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Il telo è dotato di un’apertura per l’ingresso dei visitatori.

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Il fissaggio dei proiettori. Sono state utilizzate delle corde per sollevare il telo e scoprire il proiettore. Successivamente in corrispondenza della sorgente di proiezione è stato inciso un foro sul telo per lasciar passare il fascio.

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La correzione delle deformazioni.

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Il cablaggio delle casse.

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Le casse audio sono fissate direttamente all’americana grazie ad appositi ganci creati su misura.

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Tutti i cavi erano fissati e nascosti dentro all’americana.

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Le ultime modifiche dal punto di vista del software.

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L’installazione in esterno. Il pubblico entra dall’apertura nel telo. A terra è incollata una freccia nera che guida il percorso.

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Il pubblico osserva dall’interno l’installazione.

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Ringraziamenti Trecentosessantagradi è una videoinstallazione realizzata come progetto di Tesi dei corsi triennali di Video e Sound Design. L’installazione è stata prodotta da IED - Istituto Europeo di Design, Milano e seguita dai docenti Davide Sgalippa, Federica Colombo e Nunzio D’Amelio. Realizzata per la mostra DirectDigital di Modena nell’anno 2009. Si ringraziano la direzione e la segreteria di Arti Visive per la loro disponibilità e appoggio nella realizzazione dell’opera. Grazie in particolare a tutti i personaggi che sono apparsi nell’installazione. Grazie a tutti coloro che hanno reso possibile la realizzazione di trecentosessantagradi. Gli studenti di Video Design: Alessio Balza, Massimo (Max) Casaroli, Livio Di Miceli. Lo studente di Sound Design: Federico Pecoraro.

www.360.netsons.org

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finito di stampare nell’anno 2009 presso Tipografia Pignacca Piacenza


L’installazione riflette sulla banalità del quotidiano tentando di evadere dal comune del reale. L’ambiente a 360° ricostruisce una Modena surreale attraverso fotografie della città rielaborate e rimescolate. I personaggi sono individui comuni, chiusi in un micro-ciclo di azioni quotidiane che in questo contesto risultano buffe ed insignificanti. La scelta del 360° non ha soltanto un fine immersivo ma propone una riflessione sul ciclo continuo della vita e del tempo. Il video infatti comincia di giorno con il sole che percorre tutto il paesaggio e tramonta per dar spazio alla luna. Poi ritorna. approfondimento sulla videoinstallazione trecentosessantagradi esposta al DirectDigital di Modena dal 29 maggio al 28 giugno 2009


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