TEMPO RARY USE uno strumento per la riattivazione della cittĂ
al Fiume, che con la sua corrente mi ha condotto fin qui...
“Senza spazi di libertà, qualunque essi siano, qualunque forma abbiano, non muore la cultura, muore l’arte, che per come la vedo io è molto peggio. Non bastano le case editrici. Non bastano le case cinematografiche e le compagnie teatrali. Non bastano le istituzioni culturali benedette dai ministeri. Servono spazi di libertà. La cultura la puoi mettere in una teca e contemplarla fino a vederti morire nell’atto di farlo. L’arte è la cosa più importante.” Marcello Fonte
Palma d’Oro a Cannes come miglior attore, 2018
Università degli Studi di Roma Tre
FACOLTÀ DI ARCHITETTURA Corso di laurea specialistica in
PROGETTAZIONE URBANA
Tesi di laurea magistrale
TEMPORARY USE
uno strumento per la riattivazione della città Tesi di
MAX CATENA Relatore
Prof. GIOVANNI CAUDO Anno accademico
2017/2018
indice 00. entrata 01. premesse 01.01 La città post-contemporanea: instabilità temporale e frammentazione 01.02 Dall’island urbanism all’urbanistica dell’in-between spaces
02. utilizzi e riutilizzi temporanei 02.01 Caratteristiche e potenzialità. Cos’è temporaneo? 02.02 Impulsi. Utilizzi temporanei informali 02.03 Composizione. Nuovi temporary users 02.04 Rischi. “Città creative” e utilizzi temporanei
03. atlante 03.01 Metodologia 03.02 La carta d’identità 03.02 La carta d’identità. Strategia del temporaneo 03.03 Casi Studio
04. cosa fare 04.1 Strumenti [e principi] del temporaneo
6
7 11 13 19
23 25 27 28 30
33 35 35 36 50
157 160
05. come fare
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05.1 Buone pratiche
173
06. azione 06.1 Sostenere e mediare 06.2 Mappare 06.3 Comunicare 06.4 Adeguare la legge
07. chiusura
191 194 200 204 208
213
7
00.
entrata
RIUT TEM
Questa ricerca tratta il tema del riutilizzo temporaneo degli spazi in abbandono come possibile soluzione per riattivare le parti di città abbandonate.
ta degli attrezzi per per le istituzioni, le associazioni e tutti i soggetti che intendano riconoscere negli utilizzi temporanei una strategia valida per intercettare i flussi che producono valore nelle trasformazioni urbane.
TILIZZI MPORANEI Il tentativo è stato duplice:
– da un lato motivare la necessità di incentivo e sviluppo degli utilizzi temporanei come “risposta alle forme di innovazione sociale che caratterizzano la città contemporanea e occasione di cura di un patrimonio – storico, architettonico, culturale –, che le sole logiche finanziarie e di mercato non sembrano in grado di salvaguardare e valorizzare”1;
Il prodotto finale è una proposta di azioni per la diffusione del riutilizzo temporaneo: delle linee guida per produrre, magari, delle più complesse e specifiche politiche che incentivino e stimolino questa pratica.
La ricerca è stata un’occasione, inoltre, per mettere a fuoco alcune questioni che ritengo centrali sui cambiamenti che attraversano la città post-contemporanea e – dall’altro imparare la lezione dalle più per condurre un’indagine esplorativa – significative esperienze sul tema, in Euro- anche visiva – sui luoghi in abbandono pa e nel mondo, per costruire una casset- nella città di Roma.
1 Inti I., Cantaluppi G., Persichino M., TEMPORIUSO. Manuale per il riuso temporaneo di spazi in abbandono in Italia, Altraeconomia Edizioni, Milano 2015.
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01.
premesse
Per poter dar senso al processo di analisi che ho seguito credo sia necessario, in primo luogo, provare a fare un racconto della scena1 di riferimento, tentando di delineare brevemente (con il contributo di un filone di letteratura sul tema vastissimo) i “tratti centrali del mutamento in atto nella città contemporanea”2.
FRAMM INSTAB
1 Per scena intendo il contesto geografico, sociale, economico e politico cui le analisi successive sono legate: quello della città contemporanea, o post-contemporanea come alcuni autori preferiscono definirla, e in modo particolare – anche se non esclusivo – europea. La localizzazione geografica e politica è necessaria per la comprensione di processi che in altre parti del mondo trovano modalità e configurazioni estremamente diverse. 2 Pasqui G., Città Popolazioni Politiche, Jaca Book, Milano 2008.
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01.01 La città post-contemporanea: instabilità temporale e frammentazione
segnano un quadro che, per essere compreso, necessita di una pluralizzazione degli sguardi, e di un’opera di separazione dei diversi layer. Va inteso che la distinzione tra i punti che seguiranno è squisitamente formale, con l’unico fine di tentare un’analisi più organica: i layer sono strettamente connessi tra loro in un rapporto biunivico di causa-effetto e rientrano nel quadro più ampio della glo“Lo slogan dei nostri tempi è la flessibilità: balizzazione intesa come fenomeno non qualsiasi forma deve essere duttile, qualsi- solo economico, ma anche culturale, soasi situazione temporanea, qualsiasi confi- ciale e simbolico. gurazione suscettibile di ri-configurazione” (Z. Baumann) 01.1.1 Spazio
MENTAZIONE ABILITÀ Allontanando la pretesa di voler in questa sede approfondire i tratti della società post-contemporanea e le sue ricadute sulla configurazione della città, trovo però importante provare a definire brevemente le caratteristiche fondamentali di quella che Pasqui definisce “disgiunzione dei nessi tradizionali tra luoghi, territorio e pratiche sociali”1 in atto nelle nostre2 città. Se è vero che la città del XX secolo si può osservare “unitariamente in relazione ai processi di territorializzazione dei rapporti economici capitalistici, e in particolare alle forme della connessione tra spazio, produzione materiale di beni, organizzazione dei mercati e processi di riproduzione sociale”3, la rottura (o meglio la riconfigurazione) di questi rapporti e connessioni ci con1
Ibid., p. 25.
2 Per nostre intendo appunto le città occidentali, con un focus particolare su quelle dell’Europa occidentale. 3
Ibid., p. 27.
Il primo e più evidente tratto della società del XXI secolo – e conseguentemente delle città –, è proprio la riconfigurazione del rapporto tra spazio e produzione. Se è vero che la globalizzazione delle relazioni economiche e finanziarie è in atto già dal XVI secolo4, e per molti aspetti già l’Impero romano poteva considerarsi come un grande mercato globale5, tuttavia questi processi oggi ci consegnano una geografia degli spazi della produzione e del consumo del tutto inedita: nel passaggio, in tutta Europa, dall’economia fordista al capitalismo cognitivo6 non è stata solamente l’economia della 4 Wallerstein I., Capitalismo storico e civiltà capitalistica, Asterios Abiblio Editore, Trieste 2000. 5 Ferraro G., Il libro dei luoghi, Jaca Book, Milano 2002. 6 Il tema è ampiamente discusso in Rullani E. Economia della conoscenza, Editore Carocci, Roma 2004.
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conoscenza ad aver guadagnato importanza, ma l’intero sistema economico e le strutture urbane sono state profondamente trasformate. Se da un lato la crisi del sistema industriale, la delocalizzazione della produzione e la razionalizzazione degli spazi dedicati alla realizzazione di prodotti hanno condotto alla dismissione di vastissime aree industriali in tutto l’occidente; dall’altro le città globali1, con l’affermazione del “ruolo centrale dell’intelligenza diffusa e del capitale umano nei processi di produzione e riproduzione sociale, assumono una funzione di assoluta centralità nei processi di sviluppo capitalistico”2. Nell’affermarsi, infatti, dei paradigmi del capitalismo cognitivo, assume un ruolo fondamentale lo sviluppo delle tecnologie dell’informazione e della comunicazione di cui le città sono il cuore pulsante. Questo a testimonianza del fatto che, paradossalmente, i processi di crescita dei sistemi tecnologici non hanno nulla a che fare con la smaterializzazione o la virtualizzazione, ma piuttosto con una riconfigurazione dei rapporti tra produzione del capitale, delle merci e le pratiche sociali. “Le città sono fatte di oggetti, di architetture, di corpi e di spazi entro i quali oggetti e corpi continuano a muoversi, incontrarsi, scontrarsi. […] Dunque la disgiunzione dei nessi tradizionali tra spazio e società non ci mette davanti a una 1 Sassen S., Le città nell’economia globale, Il Mulino, Bologna 2010. 2 Pasqui G., Città Popolazioni Politiche, Jaca Book, Milano 2008.
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città eterea o disincarnata: semmai accade esattamente il contrario”3. Quello che invece sembra smaterializzarsi sono i confini tra le diverse funzioni, in un’assoluta impossibilità di individuare chiaramente il legame tra pratiche sociali e organizzazione spaziale, fino a qualche decennio fa più evidente. Se è vero che i luoghi di lavoro, di svago e di consumo si sono concentrati in giganteschi centri extraurbani o sub-urbani (centri commerciali, parchi giochi, centri direzionali) contribuendo alla desertificazione dei poli commerciali cittadini e dei poli direzionali del centro città, è anche vero che altrove possiamo osservare una straordinaria commistione di pratiche sociali ed economiche: una sovversione delle gerarchie spaziali, che ci costringe a ripensare in modo estremamente più fluido e flessibile le relazioni tra spazi e usi. Tutto questo ha fatto sì che, complice una crescita moderata della popolazione, le città europee abbiano rallentato la loro espansione a favore di un nuovo paradigma per la creazione di valore nella rendita fondiaria: la trasformazione. 3
Ibid., p. 33.
LAVO FLUS SPA
VORO SSI AZIO
01.1.2 Flussi La città globale del capitalismo cognitivo è una città in cui i processi migratori a diversa natura e scala diventano sempre più rilevanti. Con il capitale umano migra e si sposta la principale fonte di produzione di valore dell’economia della conoscenza4. L’importante flusso migratorio che ha attraversato l’Europa negli ultimi trent’anni è alla base di alcune delle più significative trasformazioni socio-economiche e culturali che hanno influenzato le pratiche di utilizzo urbano: complessivamente, nel 2015 sono immigrate negli stati Stati membri della UE-28, 4,7 milioni di persone di cui 2,8 milioni sono unità migrate tra una nazione e l’altra (dati Eurostat 2015)5. Fin dalla fine degli anni ’80, la graduale apertura dell’Europa dell’est ha contribuito a far crescere le migrazioni intra-europee e sono, invece, circa 21 milioni i residenti extracomunitari in Europa: i nuovi soggetti che vivono le vecchie città europee, abitano lo spazio urbano e propongono il loro nuovo punto di vista, influenzando le pratiche quotidiane della città. Le metropoli del vecchio continente sono sempre più “colorate” e culturalmente differenziate6. 4 Sassen S., Le città nell’economia globale, Il Mulino, Bologna 2010. 5 https://ec.europa.eu/eurostat/statistics-explained/index.php?title=Migration_and_migrant_population_statistics/it#Principali_risultati_statistici 6 Oswald P., Overmeyer K., Misselwitz P., Urban Catalyst. The power of temporary use, DOM publisher, Berlin 2014.
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Ciò che accade ad una scala molto ampia, avviene anche nel micro. I flussi sono ciò che più caratterizza le città contemporanee: qualunque studio, immagine o pensiero della città non può non far riferimento ad un movimento, che sia di persone, di cose, di informazioni. “Nella fitta trama delle loro pratiche, nell’intreccio indistricabile che le caratterizza, le popolazioni si incontrano, si scontrano, si mescolano, descrivendo geografie peculiari, lasciano segni e tracce nello spazio urbano, depositano resti che rappresentano parte integrante della nostra vita materiale e della carne delle nostre città”1. Ci si muove per i motivi più svariati: lavorare, studiare, ma anche consumare, divertirsi, fruire di intrattenimento culturale. Sono flussi molto spesso indefinibili e fuori dalle statistiche ufficiali2 e per questo difficilmente governabili, ma che determinano forma e funzioni delle nostre città. 1 Pasqui G., Città Popolazioni Politiche, Jaca Book, Milano 2008. 2 Pasqui fa notare come l’unica modalità di movimento riconosciuta, ad esempio nel censimento ISTAT, sia quella pendolare per motivi di studio o di lavoro.
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01.1.3 Lavoro L’ultimo layer è forse quello che rappresenta il centro di questa riconfigurazione del legame sociale: il lavoro, con la trasformazione di questo al plurale, i lavori, e con la flessibilizzazione dei contratti. La fine della fabbrica come massa di forza-lavoro contrattualizzata, che produce ricchezza e che negozia la ripartizione della ricchezza prodotta, ha lasciato il posto a una individualizzazione del rapporto di forza che ha fatto ha fortemente indebolito il ruolo negoziale. La “reciprocità della dipendenza”3 tra capitale e lavoro è venuta meno, destabilizzando quello che, seppur per molti versi antagonista, era un rapporto a lungo termine. Tutto ciò che 3 Bauman Z., Modernità Liquida, Editori Laterza, Bari 2011.
prima sembrava permanente è stato disfatto. Quello che prima era un mondo lavorativo dominato da occupazioni a vita è stato sostituito da un sistema flessibile, dinamico e spesso precario; così come le garanzie assicurate dal sistema di welfare statale sono state profondamente ridimensionate. Lo sfaldamento delle categorie sociali tradizionali rende difficoltoso ricondurre a categorie definite gli abitanti delle città sulla base di ciò che fanno, del loro lavoro, o dell’appartenenza ad uno schieramento politico-ideologico. Questo non vuol dire che la città non sia più il luogo dove le persone svolgono attività insieme, tutt’altro, ma è il senso di questo stare insieme che è profondamente mutato: si condividono luoghi e attività senza condividere senso e identità.
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Una riconfigurazione delle relazioni tra spazio e produzione e una conseguente ridefinizione dei luoghi di produzione e consumo, la rottura del nesso diretto tra spazio, uso e funzione; un continuo reinventare usi che non possiedono più nessuna stabilità nello spazio e continuità nel tempo, una nuova forma di produzione della rendita fondiaria, la fine del paradigma dell’espansione, “individualizzazione e frammentazione sociale e spaziale accompagnata ad un processo ambivalente di pluralizzazione e articolazione dei mondi vitali”1, sono questi dunque i tratti fondamentali della nostra scena di riferimento. Una vasta e articolata tendenza a destrutturare e frammentare il contesto urbano nei suoi legami più strutturali e più forti. Sono ora i legami apparentemente deboli, le relazioni informali, ”l’eventizzazione”2 degli spazi urbani e la dinamizzazione spazio-temporale di servizi e mondo del lavoro a dare forma alla città. Gli impiegati (o più in generale i lavoratori) sono spesso in movimento, lavorano da casa, non hanno più uno spazio fisso di lavoro o un ufficio, ma varie opzioni e postazioni (hot-desking, co-working). Ugualmente, le proprietà “permanenti” (di case, di mezzi di trasporto, di oggetti) sono sempre meno e vengono rimpiazzate da utilizzi, accessi, usi sporadici e temporanei (car-sharing, car-pooling, couch1 Pasqui G., Città Popolazioni Politiche, Jaca Book, Milano 2008. 2 Augé M., Disneyland e altri nonluoghi, Bollati Boringhieri Editore, Torino 1998.
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surfing, affitti a breve termine, ecc). Usi che sono sempre più incentivati e rinforzati dalla possibilità offerte dai servizi di localizzazione e dai social, con un trend in continua ascesa. Questo potenziale tecnologico simula e genera delle pratiche urbane completamente nuove con una frequenza di aggiornamento prima inimmaginabile. Flash Mob, giochi urbani virtuali, mappature di luoghi ed eventi in tempo reale, realtà aumentata, sono solo alcuni esempi. Immaginare uno sviluppo urbano in questa condizione prevede un’integrazione degli strumenti di programmazione dell’ambiente urbano, che prevedano e incentivino tutti quei processi di costruzione intesa come azione, ma anche evento, uso, smontaggio e riciclo.
IN -
01.02 Dall’island urbanism1 all’urbanistica dell’in-between spaces Un’ulteriore, necessaria, premessa rispetto la scena di riferimento – diretta conseguenza di alcune delle osservazioni precedenti – riguarda la profonda trasformazione delle politiche della pianificazione e delle capacità di redistribuzione del valore prodotto dalle città da parte delle amministrazioni. Negli anni ’60 e ’70, le politiche della pianificazione urbana erano dettate dalle idee del modernismo classico e profondamente influenzate dalla democrazia sociale, soprattutto nell’Europa occidentale. Tutti i programmi di pianificazione urbana validi, integrati e ben strutturati, dovevano assicurare la qualità delle condizioni abitative per l’intera popolazione. Non è questa la sede dove poter discutere se gli intenti siano stati raggiunti e in che misura questo abbia comportato un limite, ma il dato inequivocabile rimane: la pianificazione della città era affidata al diretto intervento del pubblico che ne decideva, in ampia misura, la forma, i tempi e le modalità di sviluppo. Dalla fine degli anni ’70 ad oggi questo ideale è caduto in uno stato di crisi profonda, per lasciare il posto al modello delle corporate city: l’obiettivo primario del-
la pianificazione è oggi diventato la stimolazione dell’investimento privato. Le radici di questo cambio di direzione risiedono probabilmente nella rottura, già citata, del nesso tradizionale tra sviluppo urbano e crescita insediativa2: ci troviamo di fronte alla necessità di valorizzare, trasformandolo, un capitale già esistente. Necessità che le logiche finanziarie hanno compreso da tempo, mentre le politiche pubbliche faticano ad interpretare. Il rischio – per molti versi già testimoniato3 – è che in questa condizione la città rivolga le sue attenzioni unicamente agli aspetti finanziari e prenda in considerazione solo le fasce sociali che hanno accesso a queste logiche di mercato: troppo frequentemente nel rapporto tra pubblico e privato, la programmazione urbana si attua negli interessi dell’investitore. Se la regia pubblica perde la capacità di gestire questi processi, il governo del territorio si manifesta in una sorta di urbanistica per isole: i luoghi interessanti per l’investimento privato sono pianificati, programmati e progettati nel dettaglio, mentre il territorio nel mezzo (quello che dovrebbe essere lo spazio pubblico, ma molto spesso anche lo spazio privato a piccola scala) sparisce dalla considerazione collettiva. Questo sviluppa delle enclavi in cui ogni
-BETWEEN 1 Oswald P., Overmeyer k., Misselwitz P., Urban Catalyst. The power of temporary use, DOM publisher, Berlin 2014.
2 Palermo P., Trasformazioni e governo del territorio, introduzione critica, Franco Angeli Editore, Milano 2010. 3 Credo che questa deriva sia evidente a tutti, ma Saskia Sassen in un’intervista di Francesco Erbani, comparsa su la Repubblica il 13 Luglio 2016, ne esplica in modo convincente i tratti.
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cosa è pianificata, dal colore delle panchine alle pavimentazioni, ma il territorio in mezzo alle isole degli investitori è ignorato e insieme ad esso la popolazione socialmente ed economicamente più debole. Lo spazio urbano un tempo concepito come continuum rischia ora di polarizzarsi in due aree antitetiche, con prospettive e aspettative totalmente differenti. Ciò che appare interessante è che queste aree intermedie – che possiamo definire come zone abbandonate dallo stato, dal capitale e dalla pianificazione – danno origine a quelle special urbanities che sono al centro del nostro discorso. In questi in-between spaces, la città è disegnata da attori esclusi dai progetti promossi dalle politiche di corporate urbanism, uomini e donne comuni che dimostrano una straordinaria creatività nell’inventare e reinventare lo spazio e che, spesso inconsapevolmente, si sottraggono alle costrizioni di ciò che viene definita “razionalità tecnicistica”1. Sfruttando risorse non rilevanti per il sistema finanziario, come le aree in stato di abbandono, gli spazi marginali e il potere dell’immaginazione, questi attori sono in grado di generare nuove forme di città – originando, appunto, speciali forme urbane – dando senso a luoghi temporaneamente non utilizzabili dal mercato immobiliare tradizionale. L’opportunità è quella di incentivare que1 L’espressione riguarda la capacità dell’uomo comune di sviluppare metodi e tattiche di resistenza e di arginare e sovvertire l’ordine sociale. Il tema trova ampia trattazione nel testo di Michel de Certeau, L’invenzione del quotidiano, Edizioni Lavoro, Roma 2001.
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sto tipo di attività, sottraendola alla logica strettamente finanziaria e inserendola dentro a una regia pubblica di costruzione della città.
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02.
utilizzi e riutilizzi temporanei
Ora che abbiamo inquadrato e definito le caratteristiche della scena di riferimento, credo sia necessaria una breve introduzione che definisca cosa si intende per usi temporanei (visti sopratutto nella chiave del riuso), elencandone sommariamente caratteristiche e potenzialitĂ , impulsi, composizione e, infine, i rischi.
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02.01 Caratteristiche e potenzialità. Cos’è temporaneo? L’idea di temporaneo, all’interno dell’immaginario urbano, si pone in evidente diretta contraddizione alla permanenza, alla stabilità, che dal piano temporale si riflette anche su quello spaziale. La temporaneità di per sé è un concetto molto ampio, se non relativizzato: tutto è temporaneo, quindi nulla lo è. Nella nostra accezione il temporaneo ha a che fare più con un concetto che non, strettamente, con la durata delle cose. Nel processo di costruzione e ricostruzione della città, forse per difetto di mestiere, il progetto è quasi sempre considerato permanente: c’è l’intenzione e l’ambizione di generare qualcosa di duraturo che fa riferimento ad un certo modo di intendere il progetto, come prefigurazione di stati finali1. Il temporaneo invece ha a che fare con un modo diverso – non per questo esclusivo – di intendere lo sviluppo urbano: una strategia per rendere quanto più flessibili e pragmatici i processi di trasformazione, non prefigurando uno stato finale delle cose ma un’evoluzione continua e molteplice di forme e funzioni, nel 1 Nella costruzione di questo ragionamento, mi sono appoggiato all’intervista fatta da Isabella Inti a Paolo Fareri, 15.07.04, in Tesi Dottorato in Pianificazione Territoriale e Politiche Pubbliche del Territorio. Spazi urbani residuali e azioni temporanee. Un’occasione per ridefinire i territori, gli attori e le Politiche urbane, IUAV, Venezia.
tentativo di non dare una soluzione singola ad un problema, ma di pluralizzare le risposte. Tutto questo ha a che fare soprattutto con le “trasformazioni ordinarie della città, quelle che sfuggono, spesso, ai piani e ai programmi e che rispondono a logiche non solo di mercato ma anche di innovazione sociale, e avvengono attraverso la riappropriazione temporanea di spazi e luoghi che sono usati in modi originali, diversi da quelli per i quali quei luoghi e quegli spazi sono stati progettati e costruiti”2. Si tratta di ripensare il ruolo tradizionale dello sviluppo urbano: l’espansione e la nuova costruzione hanno perso il loro significato da quando la popolazione delle città europee è stabile (o addirittura diminuisce). In quest’era della post-urbanizzazione, il problema diventa ripensare ciò che è già stato realizzato e reinventarne l’utilizzo. In questo processo la visione va esattamente ribaltata: l’ambiente costruito non è più l’obiettivo ma il punto di partenza. Questa nuova visione del ruolo del governo del territorio porta a posare lo sguardo su tutti quegli spazi di città “aperti”, dal futuro incerto per un indefinito lasso di tempo; su tutto ciò che non è più e non è ancora. Il governo del territorio deve scendere a patti, relazionarsi, comunicare e, in qualche modo, invischiarsi con questa nuova forma di città aperta ed indefinita, e cogliere l’occasione di sfruttare questi luoghi, che sono al di fuori del mer2
Pasqui G., 2013.
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cato immobiliare in senso stretto, per dare voce e spazio a quelle attività, quelle aspirazioni, quelle necessità che non trovano espressione in un regime di libero mercato1 ma che sono manifestazione di un desiderio condiviso. Gli usi temporanei in questo senso, se inquadrati nelle politiche pubbliche, possono diventare un laboratorio per sperimentare una nuova modalità di intercettazione di quei flussi – finanziari, ma anche di persone, di popolazioni, di informazioni, di cose, di tempo – che generano valore nella città, e una straordinaria occasione di redistribuzione di quel valore.
1 La definizione di libero mercato è estremamente imprecisa. Non potendo scendere nel dettaglio delle teorie sul liberalismo, accenno semplicemente al fatto che il termine è inteso non come il “libero scambio di beni all’interno di un sistema di regole flessibile”, ma piuttosto la condizione in cui, venendo meno quelle regole (o ancor peggio imponendo regole imparziali), il libero scambio è concesso solo ad un’oligarchia finanziaria, e precluso (o reso difficoltoso) alla stragrande maggioranza di piccoli soggetti alla ricerca di un’indipendenza imprenditoriale.
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IMPUL CARAT RISCHI
02.02 Impulsi. Utilizzi temporanei informali Come detto, gli impulsi fondamentali per ciò che intendo con usi temporanei provengono dalla pratica delle occupazioni informali e degli insediamenti abusivi, quelle che – in modo più o meno calzante a seconda dei casi – Hakim Bey definisce Temporary Autonomous Zone (TAZ1). Un esempio particolarmente calzante, che dia un’idea più pragmatica del processo di colonizzazione degli interstizi della città, furono le pratiche che costituirono la nuova Berlino2 dai primi anni ’90: una moltitudine di azioni che per la maggior parte erano al di fuori della pianificazione e programmazione urbana strettamente intesa. Una vibrante scena dell’uso temporaneo si sviluppò in tutte quelle parti di città abbandonata e in quegli spazi indefiniti tra l’edificato: ci fu una moltitudine di Club nomadi, di feste improvvisate in edifici abbandonati o in ex aree industriali, di mercati ai confini della legalità organizzati in spazi marginali, sopratutto nella parte est della città. Si svilupparono una gran numero di passatempi culturali e di economie informali: street art, mostre, rave, concerti, show case di etichette discogra-
fiche, vendite di oggetti artigianali e un’infinità di altre attività. Gli affitti sia per gli spazi che per le abitazioni erano quasi sempre irrisori e Berlino diventò un polo a forte attrattività per le generazioni più giovani, presentandosi come la città che prometteva uno stile di vita economico e libero. Quest’immagine di Berlino si diffuse rapidamente in tutta Europa – e nel mondo – e quelli che solitamente vengono considerati dei problemi per una capitale europea – una moltitudine di spazi in abbandono e una lenta crescita economica – divennero la risorsa più importante della città. Eppure nessuno di questi fattori, determinanti per lo sviluppo, la crescita e l’affermazione della Berlino degli anni ’90 come capitale mondiale della cultura, sembrava essere nei temi di discussione dell’amministrazione. Piuttosto la questione degli utilizzi temporanei ed informali sembrava essere un tabù. I rappresentanti delle autorità locali e il settore immobiliare consideravano gli usi temporanei come un fenomeno incontrollabile, spesso deturpante dell’immagine della città e che, nella migliore delle ipotesi, doveva essere tenuto a bada. L’opinione generale sembrava essere quella che gli utilizzi temporanei fossero solo un’interferenza per lo sviluppo urbano: i temporary users non erano in sintonia né con quello che il governo della città immaginava dovesse essere la Berlino delle grandi pianificazioni, né con la visione dei quartieri di uffici e shopping degli investitori immobiliari.
LSI TTERISTICHE I 1 Bey H., TAZ, Zone Temporalmente Autonome, Shake Ed. Underground, Milano 2007 2 Hockenos P., Berlin Calling: A Story of Anarchy, Music, the Wall, and the Birth of the New Berlin, New PR, 2017.
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02.03 Composizione. Nuovi temporary users I temporary users sono una cartina di tornasole proprio della nuova composizione sociale delle vecchie nazioni industrializzate. Come accennato, infatti, quelle che prima erano classi ben definite e dettate dal fordismo, si mescolano e perdono i loro caratteri identitari: la radicale trasformazione del mercato del lavoro ha generato una moltitudine di liberi professionisti, piccole società e impiegati part-time. In qualche modo, la società post-contemporanea da un lato decreta l’obsolescenza dell’ideale di impiego permanente, dall’altro richiede competenze e qualifiche sempre maggiori e indica lo sviluppo di un ambiente culturale diversificato come necessario non solo per l’individuo, ma per la città stessa: è proprio nelle nuove forme di lavoro che troviamo l’identikit dell’utente del temporaneo. In molti casi le loro attività si alternano tra lavori a progetto, interventi non retribuiti, disoccupazione o impieghi part-time o in nero. Gli utenti del temporaneo sono la manifestazione di una sempre più instabile e de-istituzionalizzata maniera di vivere: pionieri di usi differenti ed inediti dello spazio urbano. L’innovazione della “società della conoscenza” tende a svilupparsi al di fuori delle classiche strutture economiche ed è basata sul traveling light1, libera dalla ri1 Bauman Z., Modernità Liquida, Editori Laterza, Bari 2011.
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gidità delle istituzioni e dall’obbligo di investimenti su grande scala. I temporary user hanno quindi un’estrazione sociale e geografica estremamente varia: la nuova e precaria borghesia, i nuovi immigrati, i rappresentati della classe media spesso si mescolano. Differentemente dalle sub-culture e dai movimenti di protesta degli anni ’60-’70-’80, che avevano il preciso scopo di sviluppare una controcultura alternativa – e spesso antagonista – tramite gli utilizzi temporanei e le occupazioni, i contemporanei temporary users sono generalmente meno schierati ideologicamente e tendono a rifiutare caratterizzazioni politiche troppo forti. Le loro azioni, nella maggior parte dei casi, sono meno orientate verso utopie sociali e dettate più da visioni personali – un’autosufficienza imprenditoriale o uno specifico progetto culturale – che non da prospettive ideologiche. I contemporanei utilizzi temporanei si distinguono da quelli del passato anche spazialmente. Non tendono più a formare enclavi di forma collettiva, zone autonome2 ed autosufficienti, cui si partecipa sulla base delle proprie idee politiche, ma piuttosto a costituire dei magneti che, se efficaci, funzionano come degli hot spot urbani. Il principio pressoché comune non è quello di escludere ed escludersi ma creare partecipazione a prescindere dalla propria appartenenza politica, sociale o culturale. 2 Sul concetto di Zona Temporaneamente Autonoma: Bey H., T.A.Z. Zone temporaneamente autonome, Shake Editore, Milano 2007.
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02.04 Rischi. “Città creative” e utilizzi temporanei Se fino agli anni ’90 gli usi temporanei sono stati un argomento marginale, da qualche anno la situazione sembra essere cambiata: un gran numero di architetti, pianificatori e urbanisti si sono confrontati con il problema alimentando un dibattito che molto rapidamente è divenuto più dinamico e ha prodotto ricerche, pubblicazioni e progetti di livello. Conseguentemente, alcune municipalità hanno aperto a queste tematiche e in diversi casi l’utilizzo temporaneo è divenuto parte integrante del discorso sulla programmazione urbana. Anche se questo ha avuto dei risvolti positivi nel discorso sulla città, alcune di queste politiche sembrano portare con con sé alcuni grossi rischi. Sembra infatti – innanzitutto – che la città neo-liberista, in alcuni casi, abbia trovato il modo per incanalare il potenziale creativo e sociale degli utilizzi temporanei ai fini del sistema finanziario, rafforzando ancora l’interesse di una sola fascia di popolazione. Il mercato sembra aver riposto nell’industria creativa, particolarmente bendisposta nell’intercettare gli usi temporanei, molte delle speranze di sviluppo economico delle città. Dovremmo però chiederci se l’idea di città creativa1 conduca davvero a politiche pubbliche che sia1 Vanolo A., The image of the creative city: Some reflections on urban branding in Turin, Cities n° 25, December 2008, p. 370-382.
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no sempre positive e propositive per gli usi temporanei e le pratiche dei temporary user. In molti casi lo slogan delle città creative non sembra avere necessariamente un impatto positivo. Integrare, forzatamente, nell’idea di economia creativa gli usi temporanei, significa implicitamente riconoscere ed assistere esclusivamente chi, dell’utilizzo temporaneo, ne ha fatto un business. Ma l’efficienza economica strettamente intesa non è l’obbiettivo di tutti gli utenti temporanei. Questi, infatti, operano, in parte, nella zona grigia del settore del non-profit, e sperimentano indipendentemente dal profitto economico, cooperano con iniziative volontarie, e danno un sostanziale contributo all’equilibrio e alla stabilizzazione sociale dei quartieri: è proprio nel caso di usi temporanei orientati verso il benessere comune – o scopi culturali – che le attività temporanee hanno avuto un impatto più positivo sul contesto in cui operano. In secondo luogo, il rischio altrettanto evidente è che le municipalità e le istituzioni – che hanno visto ridursi drasticamente la loro capacità di investimento – trattino gli utilizzi temporanei come uno strumento per schivare problemi e interventi strutturali necessari e che deleghino, a soggetti precari ed effimeri, il compito di gestire welfare e servizi. In ultima analisi, rimane il rischio che gli utilizzi temporanei “possano riguardare poche minoranze (creative, alternative, antagoniste), e non intercettare una domanda più generale di riappropriazione di spazi e luoghi”2. 2
Pasqui G., 2013.
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03.
atlante 35
BERLINO
ROMA Definita la scena di riferimento e individuate a grandi linee le potenzialità – e i rischi – generali degli utilizzi temporanei, il passo successivo è quello di indagare un numero sostanziale di casi studio, che abbiano come elemento in comune la natura temporanea. Una nuvola di punti1, che definisca una panoramica delle modalità e possibilità del temporaneo. 1 Intendo costruire una rete fitta e eterogenea di casi in tutto il mondo, anche al di fuori della scena di riferimento.
MSTERDAM 36
BREM
03.01 Metodologia Lo scopo di questa prima fase di analisi è solo quello di definire una massa di interventi temporanei quanto più ampia possibile. L’intento è aprire la visuale al massimo, osservando velocemente una vasta casistica di utilizzi temporanei, la loro storia, la loro natura e i loro risvolti. I casi presi in analisi di seguito non hanno in questa fase la funzione di produrre metodologie di intervento ma solo quella di un elenco di possibilità.
03.02 La carta d’identità I casi studio sono descritti con una breve “carta d’identità”:
LUOGO
Dove è avvenuto l’utilizzo temporaneo.
FUNZIONE ORIGINARIA E DIMENSIONI
MA
Esplicita le dimensioni dell’intervento temporaneo – dell’edificio, dell’area di azione – e ne definisce la funzione originale, dove ce ne sia una.
QUANDO/PERIODICITÀ
Definisce il periodo storico dell’utilizzo temporaneo e la sua durata.
TIPOLOGIA
Definisce se l’intervento ha carattere formale, quindi istituzionalizzato, e ha perciò operato all’interno di leggi, regolamenti e contratti ben definiti; o al contrario ha carattere informale e quindi opera ai margini o al di fuori di quei regolamenti o leggi.
ATTORI PRINCIPALI
Elenca le figure fondamentali e il loro ruolo per lo svolgimento dell’attività temporanea.
TRAIETTORIA
Indica, quando possibile, quale sia il destino dello spazio – o dell’attività – presa in esame. Cosa diventerà – o cosa è diventato – al termine dell’utilizzo temporaneo oggetto di studio.
BREVE DESCRIZIONE
Una breve storia delle tipologia degli interventi, delle tempistiche e dei loro risultati.
USO TEMPORANEO
Descrive brevemente l’uso temporaneo. Quindi la funzione temporanea che quello spazio ha assunto. 37
03.03 Strategia del temporaneo
gie di azione possano quindi assumere un significato più generale. A testimonianza di ciò ogni caso studio a seguire – che si tratti di un luogo specifico magari occupato informalmente, o di un esempio di attuazione di politica urbana gestita istituzionalmente – è stato ricondotto ad una o più – delle dieci categorie. Nel corso della nostra ricerca ho ritenuto di elaborare, ampliare e rivedere tali categorie. Di un utilizzo temporaneo, di qualunque natura esso sia, si può ricondurre la sua strategia di appropriazione dello spazio ad una delle categorie introdotte di seguito. In questa visione, descrivere ed esplorare queste diverse strategie assegnandole ai singoli casi, può fornire degli strumenti di comprensione delle logiche che sottendono gli utilizzi temporanei e al contempo offrire un decalogo di possibili modalità di attuazione.
Merita alcune premesse specifiche la voce della carta d’identità Strategia del Temporaneo. Utilizzerò nove tipoligie – descritte nel volume The Urban Catalyst1 – più una, elaborata in questa sede, per categorizzare quale sia la strategia – non sempre esplicita – dell’uso temporaneo. Le tipologie rappresentano dieci possibilità di applicare gli utilizzi temporanei ad un luogo e descrivono, in modo sintetico, tutte le condizioni e le modalità possibili in cui l’utilizzo temporaneo si attua. L'effetto degli usi temporanei sullo sviluppo di un certo luogo, infatti, può variare e queste strategie ne descrivono le diverse configurazioni. Le dieci strategie (9+1) sono le seguenti: Nella ricerca citata, datata 2003, Philip Oswald e i suoi collaboratori sostengono che le categorie descrivano nove strategie di appropriazione dello spazio urbano da parte degli utenti temporanei informali, e che “questi approcci evidenziano un nuovo campo di possibilità nella gestione della pianificazione urbana e dell'uso temporaneo”. Credo che la visione di una netta demarcazione tra gli usi temporali informali e quelli istituzionalizzati sia oggi più flebile (rispetto a 15 anni fa), e che queste strate1 Oswald P., Overmeyer K., Misselwitz P., Urban Catalyst. The power of temporary use, DOM publisher, Berlin 2014.
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ST
TRATEGIA
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1. Stand-in
L’utilizzo temporaneo sfrutta il gap temporale tra l'ultimo utilizzo dello spazio (quello terminato) e quello successivo (non ancora attuato), in cui lo spazio si trova in una condizione indefinita – spesso per un lungo periodo – e lo occupa (stand-in). L’utilizzo temporaneo non ha alcun effetto duraturo sullo spazio e l’approccio deve necessariamente essere a basso impatto per rendere più facili gli interventi. La strategia può applicarsi in luoghi dove la pianificazione urbana prevista ritarda ad attuarsi, o ha tempi di attuazione molto lunghi a causa della dimensione dell’intervento, o ancora in spazi che momentaneamente non rientrano negli interessi del mercato immobiliare tradizionale. Nell’attuazione di questa strategia, l’utilizzo temporaneo deve puntare sulle caratteristiche del luogo, sfruttando le configurazioni esistenti e i punti di forza dello spazio fisico per canalizzare le poche energie disponibili. Il luogo, che non avrebbe alcuna funzione in un determinato spazio temporale, ne trova una e i vantaggi sono molteplici: per i proprietari, perché al minimo della possibilità vedono rivitalizzarsi il loro patrimonio; per la città, che vede ridursi gli spazi inutilizzati e quindi le aree in stato di abbandono; per gli utenti, che trovano per un lasso di tempo un luogo dove svolgere le loro attività in condizioni favorevoli.
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STAND-
-IN 41
2. Free Flow
L’utilizzo temporaneo continua indefinitamente, cambiando sede ogni qualvolta se ne presenti l’occasione, occupando di volta in volta spazi vacanti. La forza dell’utilizzo temporaneo deve risiedere nelle caratteristiche della sua attività – l’unica che rimane a tempo indeterminato – e non su quelle del luogo, che invece cambia rapidamente. Con il cambio di location l’attività si rigenera, venendo continuamente deformata nell’adattarsi al nuovo spazio e in questa deformazione è costretta ad una continua rivisitazione critica. Questo approccio ha gli stessi vantaggi dello stand-in – riempendo anch’esso spazi vuoti – e aggiungendo quello dello sviluppo più a lungo termine dell’attività, che usa il cambio di location per evolversi e aggiornarsi.
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FREE-FLOW
3. Impulse
Gli utilizzi temporanei che occupano uno spazio inutilizzato diventano fondamentali per la futura funzione permanente del luogo. Si stabiliscono dei nuovi profili di attività che, dopo la fine dell’attività temporanea, si svolgono con forme nuove, permanenti. Tramite l’utilizzo temporaneo si sperimentano attività e funzioni a un basso costo di realizzazione che possono dare un’idea dell’effettivo successo e idoneità di quel tipo di attività per quello spazio. L’utilizzo temporaneo definisce il futuro utilizzo permanente, plasmandolo e adattandolo alle esigenze reali del luogo, su un dato esperienziale altrimenti impossibile da individuare. Nel processo di formazione l’utilizzo temporaneo si trasforma sotto gli impulsi degli utenti e dello spazio per poi assumere una nuova forma, permanente.
IMPULSE
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4. Consolidation
L’utilizzo temporaneo occupa uno spazio abbandonato, in modo precario con strutture e interventi effimeri. Il successo dell’iniziativa e/o la determinazione di chi porta avanti il progetto conducono a produrre strutture – sia fisiche che organizzative – sempre più articolate, e a rivendicare la necessità che l’attività temporanea prosegua a tempo indeterminato. La forma temporanea, con il tempo, si tramuta in forma stabile. In alcuni casi l’attività temporanea – che diventa permanente – prende il posto delle attività permanenti precedentemente previste per quello spazio.
CONSOLIDATI 44
CO
5. Co-Existence
Questa tipologia contiene in sé diverse possibilità. La coesistenza fa riferimento alla possibilità dell’utilizzo temporaneo di insediarsi in quegli interstizi marginali – o comunque spazi inutilizzati – non sfruttati da attività permanenti; così come di occupare un luogo inizialmente inutilizzato e di sopravvivere – sempre in spazi marginali o comunque non attraenti per il mercato tradizionale – anche dopo la comparsa di nuovi usi commerciali, continuando ad esistere ad una scala ridotta. In entrambe le possibilità l’esistenza di nicchia rende possibile la coesistenza dei due livelli di utilizzo dello spazio: quello temporaneo ed effimero e quello permanente. Molto spesso questi processi danno vita a sistemi di convivenza – fruttuosi – di diverse utenze e generano molteplici attribuzioni di significato ai luoghi.
ION -EXISTENCE
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6. Parasite
L'uso temporaneo colonizza spazi residuali o improvvisa significati diversi per spazi dalle funzioni canoniche, nei pressi di un uso esistente a lungo termine, operando accanto ad esso e sfruttandone il potenziale. La vita dell’utilizzo temporaneo dipende da quella dell’uso esistente, ma quest’ultimo può trarre vantaggi e suggerimenti dall’uso temporaneo, intuendo tramite esso possibili sviluppi, trasformazioni e visioni, magari per interstizi, commerciali o fisici, non sfruttati.
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PARASITE
7. Pioneer
L’utilizzo temporaneo colonizza lo spazio fisico. Un territorio finora inutilizzato trova una prima, temporanea funzione realizzata con i mezzi più semplici e viene utilizzato in modo transitorio. Questa strategia ha modo di dare significato a luoghi che non ne hanno mai avuto uno, non re-inventando funzioni in spazi esistenti, ma trasformando spazi privi di senso in luoghi1 di incontro, attività e vita. In alcuni casi, con il successo dell'uso temporaneo, le attività continuano a tempo indeterminato e assumono una forma sempre più permanente. 1 “Il luogo è qualcosa che ha a che fare con la memoria, con le emozioni e con il desiderio. Come la città calviniana di Ersilia, i luoghi sono una trama intessuta di rapporti.” Tagliapietra A., Lo spazio e il luogo. La memoria ospitale, dal Convegno Spazi del contemporaneo, Alghero, 29 settembre – 2 ottobre 2005
PIONEER
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8. Subversion
Un’azione temporanea interrompe un uso ed una pratica permanente ed istituita, ad esempio occupando gli spazi come azione politica e rivendicativa. L’uso temporaneo ha una funzione sovversiva. Occupa strategicamente lo spazio dell’uso a lungo termine – attuale o previsto – per perturbarlo, trasformarlo in contrapposizione con esso. Questa tipologia ha quasi sempre carattere informale: si tratta di occupazioni antagoniste che hanno come scopo quello di sovvertire usi, a parere degli occupanti, deleteri. Sebbene tali occupazioni siano generalmente di breve durata, spesso comportano una marcata trasformazione delle istituzioni interessate, perché mostrano il fallimento e l’abbandono di un luogo, e come quello stesso spazio possa ospitare altre attività.
D 48
SUBVERSION
9. Displacement
L’uso temporaneo permette la dislocazione di quello permanente in caso di necessità. Gli usi permanenti vengono temporaneamente spostati in luogo diverso e continuano in modo improvvisato la loro attività fino a quando non sono in grado di tornare alla loro posizione permanente. In questo processo lo spostamento temporaneo in un nuovo luogo – una nuova conformazione architettonica e un nuovo contesto di prossimità – può generare impulsi per l’evoluzione dell’attività. Come in altre tipologie, il cambiamento delle condizioni in sé può condurre a nuove forme o sfumature difficilmente intuibili o raggiungibili nella forma stabile.
ACEM DISPL ENT 49
10. Reverse Free-Flow
L’utilizzo temporaneo continua indefinitamente, come nell’approccio free flow, ma ciò che cambia non è la location bensì la sua funzione. Lo spazio viene destinato agli usi temporanei nella loro totalità. Il luogo stesso diventa opportunità per sperimentare le proprie attività per un periodo limitato e testare sul campo la riuscita dei propri intenti, per poi lasciare posto ad una nuova sperimentazione. In questo caso lo spazio dovrà essere flessibile e neutro: saranno i flussi che lo attraversano a definirne il carattere e l’identità.
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REVERSE FREE-FLOW
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CASI
NUVOLA DI 52
03.04 Casi Studio Per la creazione della nuvola di punti sono stati presi in esame oltre 50 casi studio, di cui qui riporto solo i 32 piÚ significativi per evitare ripetizioni inutili ai fini della ricerca. Oltre metà dei casi di seguito riportati si basa su una mia diretta ricognizione e analisi dell’intervento.
I PUNTI
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ARENA BERLIN LUOGO
Eichenstraße 4, 12435 Berlin, Germania.
FUNZIONE ORIGINARIA E DIMENSIONI
Ex deposito degli autobus sulla riva meridionale dello Spree. L’area conta 13.000 metri quadraticon 6.000 metri quadrati di costruito di proprietà dei municipi di Berlino, Neukoelln e Treptow.
ATTORI PRINCIPALI
Associazione: Falk Walter, e la sua associazione no-profit Art Kombinat, e la successiva Kulturarena Event. Istituzione: il municipio per il contratto a lungo termine di affitto. L’associazione si muoverà in autonomia senza alcun tipo di aiuto economico governativo.
STRATEGIA DEL TEMPORANEO Consolidation
TRAIETTORIA
Attualmente l’arena è gestita da una società a partecipazione comunale che affitta gli spazi (ora ristrutturati) e promuove eventi.
USO TEMPORANEO
L’associazione Art Kombinat si riservava di organizzare spettacoli e concerti – nell’area del teatro – e attività ricreative: eventi, sport e ristorazione.
QUANDO/PERIODICITÀ
Viene occupata nel 1993. L’occupazione viene formalizzata nel 1997, anno in cui terminano i caratteri temporanei dell’insediamento. Circa 4 anni. Nel 2013 ha dichiarato fallimento.
TIPOLOGIA
Occupazione informale dal 1993 al 1997, aperta a qualsiasi tipo di pubblico si è poi trasformato in un vero e proprio centro culturale, fino alla formalizzazione completa del complesso. 55
BREVE DESCRIZIONE
L’occupazione è iniziata nel 1993 – quando le attività di manutenzione e stoccaggio dei servizi di trasporto municipale sono state chiuse – ad opera di una moltitudine di soggetti. Tra il ‘93 e il ‘95 la zona comincia il suo processo di gentrificazione: studenti, artisti e attori iniziano ad abitare il quartiere. In poco tempo gli spazi inutilizzati dell’area iniziano ad essere sfruttati. Il protagonista della seconda fase è Falk Walter, che con la sua associazione no-profit Art Kombinat si ripropone di insediare attività culturali (concerti e spettacoli teatrali) sia negli spazi aperti che nella parte interna degli edifici del deposito: è il primo vero progetto a larga scala dell’Arena. Nel 1997 il sito è stato dichiarato ufficialmente proprietà del municipio il quale ha stipulato un contratto di affitto a lungo termine – 35 anni – con Art Kombinat. Dopo l’iniziale occupazione informale, Art Kombinat ha fondato una nuova società (Kulturarena Event) per gestire il centro culturale, con una maggiore libertà economica, creando una vera e propria azienda commerciale e facendo di Falk Walter uno dei principali attori della scena culturale/commerciale di Berlino. In quegli anni l’Arena diventa una sorta di istituzione, non più centro culturale alternativo: aiuta a elevare la scena culturale della città, offrendo un esempio di impresa dove cultura ed economia hanno un’intensa e proficua relazione. Di anno in anno cresce con il quartiere, sopperendo alla mancanza di infrastrutture e servizi della zona, allestendo addirittura una pi56
scina coperta. Questa elevata istituzionalizzazione del complesso non ha portato con sé un sistema organizzativo altrettanto strutturato, cosa che – probabilmente – ha decretato il fallimento economico dell’Arena. Nel 2010 Falk Walter prova a ripetere l’esperimento Arena in un altro sito, ma il tentativo fallisce. Parallelamente il teatro dell’Arena dichiara bancarotta: da quel momento il futuro dell’Arena inizia ad essere sempre più incerto. Se è vero che il progetto è sostanzialmente fallito nell’arco di 15 anni, l’esperienza dell’occupazione – a carattere temporaneo – ha però assicurato una buona pubblicità all’associazione occupante, espediente che poi le ha permesso di assicurarsi il contratto a lungo termine. Il processo di costituzione dell’Arena potrebbe essere visto come il frutto di una serie di step consecutivi: un graduale processo di formalizzazione, garantito dal contratto di affitto a lungo termine e dunque dalla possibilità di fare un programma di investimenti ponderato e calibrato per lo sviluppo e la crescita nel tempo della struttura. Paradossalmente, stando alle stesse affermazioni di Falk Walter, questa progressiva formalizzazione è diventata poi il problema. La monetizzazione del progetto – divenuta essenziale dopo il fallimento dell’altro esperimento di Falk Walter – ha portato a una progressiva canonizzazione del luogo e delle attività, privandolo dell’attrattività tipica dell’appropriazione temporanea e della conseguente possibilità di reinventarsi continuamente, caratteristica primaria dell’Arena.
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ARIZONA MARKET LUOGO
Belgrado, Serbia
FUNZIONE ORIGINARIA E DIMENSIONI Nessuna; Variabili
USO TEMPORANEO Mercati all’aperto
QUANDO/PERIODICITÀ Anni ’90
TIPOLOGIA
BREVE DESCRIZIONE
Agli inizi degli anni ’90 le nuove aree residenziali dell’est europa erano caratterizzate da numerosi spazi vuoti e dall’assoluta mancanza di aree destinate al commercio, mercati, ecc. Con l’emergere dell’economia di mercato, molti spazi interstiziali nelle strade si trasformarono in luoghi di un fiorente sistema di scambi commerciali. All’inizio le merci venivano sparse per strada, tenute in mano o nei portabagagli delle auto. Poco tempo dopo cominciarono le prime strutture e i primi chioschi che furono le prime forme di consolidamento e formalizzazione degli spazi a strada commerciale. Negli anni si trasformarono in veri e propri negozi o addirittura piccoli centri commerciali: al contrario del solito processo, prima si espresse l’uso e successivamente venne realizzato fisicamente il luogo.
Il tutto comincia con attività informali, spesso con la vendita diretta di oggetti prodotti da sé.
STRATEGIA DEL TEMPORANEO Pioneer
TRAIETTORIA
Gli spazi sono poi spesso diventati delle aree strutturate per il commercio.
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BURNING MAN FESTIVAL
TRAIETTORIA
Uno dei fondatori del Festival, Kevin Evans, ha individuato fra gli scopi del Burning Man Festival la creazione di una “Dadaist Temporary Autonomos Zone”.
LUOGO
Città temporanea di Black Rock City, Deserto del Nevada
FUNZIONE ORIGINARIA E DIMENSIONI L’area è di 5.000 acri
USO TEMPORANEO
Festival di cultura indipendente
QUANDO/PERIODICITÀ
Ricorrenza Annuale: prima settimana di settembre, termina con il Labor Day. Durata settimanale.
TIPOLOGIA
Il festival nei primi 6 anni era autoprodotto e senza permessi. A partire dal 1991 ha un regolare permesso rilasciato dalle autorità.
ATTORI PRINCIPALI
Società: Cacophony, ora associazione no profit Burning Man Project; Istituzione: Bureau of Land Management (BLM) per il rilascio dei permessi
STRATEGIA DEL TEMPORANEO Pioneer
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BREVE DESCRIZIONE
Il Burning Man è un raduno annuale negli Stati Uniti occidentali ora organizzato a Black Rock City, una città temporanea eretta nel Black Rock Desert del Nevada nord-occidentale, a circa 160 km a nordest di Reno. L'evento di fine estate è descritto come un esperimento di comunità e arte, dettato da nove principi fondamentali: 1. 2. 3. 4. 5. 6. 7. 8. 9.
inclusione "radicale" autosufficienza ed espressione di sé cooperazione comunitaria responsabilità civica donazione de-burocratizzazione partecipazione immediatezza senza lasciare traccia
Tutto è cominciato 31 anni fa nel 1986 a Baker Beach a San Francisco come una piccola festa organizzata da Larry Harvey e un gruppo di amici, da allora l’evento si è tenuto ogni anno nella settimana che va dall'ultima domenica di agosto al primo lunedì di settembre (Labour Day). Durante il Burning Man, la comunità esplora varie forme di auto-espressione artistica, create per celebrare il piacere di tutti i partecipanti. La partecipazione è un precetto chiave per la comunità: “il dono disinteressato dei propri talenti, per il godimento di tutti, è incoraggiato e attivamente rafforzato”. Le attività all’interno del raduno sono le più disparate: la scultura sperimentale e interattiva, installazioni, architetture temporanee, perfor62
mance, opere di land art che prendono ispirazione, solitamente, dai temi proposti dagli organizzatori e culminano con il rituale della simbolica combustione di una grande effige di legno (Burning Man), che avviene il sabato sera. Burning Man era organizzato dal Burning Man Project, un'organizzazione non-profit che, nel 2014, ha lasciato il posto ad una società a responsabilità limitata a scopo di lucro (Black Rock City, LLC) che è stata costituita nel 1997 per rappresentare gli organizzatori dell'evento, ed è ora considerata una filiale dell'organizzazione non-profit. Nel 2010, 51.515 persone hanno partecipato a Burning Man. La partecipazione nel 2011 è stata limitata a 50.000 partecipanti e l'evento si è concluso il 24 luglio; la partecipazione è salita a 70.000 nel 2015. Eventi regionali più piccoli ispirati ai principi di Burning Man si sono tenuti a livello internazionale e alcuni di questi eventi sono anche ufficialmente approvati dal Progetto Burning Man, come rami regionali dell'evento.
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CABLE FACTORY LUOGO
Helsinki, Finlandia
FUNZIONE ORIGINARIA E DIMENSIONI
Fabbrica di cavi, poi fabbrica Nokia. 57.000 mq
USO TEMPORANEO Spazi per Artisti Locali
QUANDO/PERIODICITÀ
L’attività ha avuto caratteri “temporanei” per circa 3 anni (dal 1989 al ‘92).
TIPOLOGIA
Il processo è sempre stato all’interno della legalità, ma a partire dal 1993 assume caratteristiche più definite. Da prima è direttamente Nokia ad affittare gli spazi agli artisti, per rientrare delle spese. In seguito al successo verra creata una società con lo scopo di gestire l’immobile e trattare con il comune al fine di proseguire le attività culturali.
ATTORI PRINCIPALI
Nokia Spa, Comune di Helsinki, Società Kiinteistö Oy Kaapelital (Pro Cable Society), Artisti
STRATEGIA DEL TEMPORANEO Consolidation
TRAIETTORIA
Attualmente lo spazio accoglie 3 musei, 12 gallerie, teatri, sale di ballo e circa 250 atelier. Ha inoltre spazi affittabili per eventi, fiere, performance, ecc.
BREVE DESCRIZIONE
La fabbrica di cavi viene inaugurata nel 1954. Dal 1967 Nokia subentra nell’area ma l’attività industriale viene interrotta negli anni ’80. A questo punto Nokia inizia ad affittare gli spazi per usi temporanei per finanziare il mantenimento dell’edificio. L’iniziativa ha un enorme successo, e i locatari ristrutturano in autonomia gli spazi che vengono loro assegnati. Alla luce di questo, gli artisti e le attiva residenti formano una società (Pro Cable Society) che ha il compito di presentare un piano alternativo di gestione dell’area a Nokia e al Comune. L’intento è quello di creare un polo di forte promozione e produzione culturale. Il comune accetta la proposta e crea la società municipalizzata Cable Factory Real Estate Company per acquisire l’edificio. Nei successivi 26 anni la struttura ha allargato il suo campo di attività e ha acquisito nuove aree limitrofe diventando un centro di produzione culturale indipendente tra i più importanti d’Europa. La società tutt’ora gestisce il luogo e le finanze del posto ed è in grado di autosostenersi grazie ad eventi, fiere e gli affitti a breve termine degli spazi espositivi. 65
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CAMPO BOARIO
ATTORI PRINCIPALI
Il Villaggio Globale, la comunità Kurda, Kalderash, Stalker, Università di Roma Tre, MACRO, il Comune di Roma.
STRATEGIA DEL TEMPORANEO Impulse, Co-Existance
LUOGO
Ex Mattatoio, Via di Monte Testaccio, TRAIETTORIA Attualmente Stalker, cooperando con iniRoma ziative cittadine, continua a spingere sul mantenimento delle aree pubbliche aperFUNZIONE ORIGINARIA E te a tutti, proponendo soluzioni alternatiDIMENSIONI ve per lo sviluppo del sito. Area macellazione carni. Uno spazio di circa 40.000 metri quadrati all’aperto e 1500 metri quadri di costruito.
USO TEMPORANEO
Iniziative socioculturali di gruppi di varie etnie ed orientamenti politici. L’obiettivo è quello di espandere e connettere gruppi di utenti temporanei da tutte le parti del mondo e aprire l’esperimento ad un pubblico più vasto possibile.
QUANDO/PERIODICITÀ
Varie fasi: 1976: Prima occupazione informale 1995: Iniziano le attività di Stalker 1999-2002: Proseguono gli eventi e iniziano le attività permanenti.
TIPOLOGIA -formale/informale-
Misto: Formale le istituzioni universitarie e museali, informale gli insediamenti abitativi.
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BREVE DESCRIZIONE
Nel 1975 viene dismesso il Mattatoio, il campo Boario isolato dalla città per via della ferrovia, la presenza del fiume e delle mura aureliane, rimane per lungo tempo escluso dagli interventi di pianificazione e trasformazione urbana della città. Questo ha permesso un’occupazione informale autogestita di diverse culture, che hanno coabitato negli ambienti, indisturbati per circa 30 anni. Gruppi di zingari Kalderash, lavoratori di metalli, gruppi di immigrati senegalesi e nordafricani, senzatetto italiani, insieme a locatori di carrozze turistiche che utilizzano le stalle del mattatoio per i cavalli, ed infine il Villaggio Globale, centro culturale alternativo tra i più importanti di Roma, sono i protagonisti di questa prima fase di occupazione informale. Nel 1995 il gruppo di architetti Stalker, in occasione della Biennal of Young Artists of Europe and the Mediterranean, entra in contatto con i gruppi di occupanti Kurdi insieme ai quali organizzando dei workshop interattivi con gli studenti di architettura e l’organizzazione Azad, ristrutturano uno dei padiglioni e lo adibiscono a centro culturale Kurdo, battezzato poi Ararat. Stalker ha avuto un ruolo essenziale anche nel acquietare le reazioni non entusiaste degli altri occupanti, coinvolgendo e offrendo a tutti spazi e iniziative culturali. Tra il 1999 e il 2002 più di 50 eventi, culturali e di intrattenimento, sono stati organizzati senza alcun tipo di aiuto governativo. Mentre la prima fase del progetto di Stalker consisteva nel creare contatti e 68
interazioni tra gli abitanti del campo Boario, la seconda si è focalizzata tra creare contatti tra gli abitanti del campo e il resto del mondo fuori dal campo. Nonostante le innumerevoli iniziative di integrazione e interazione anche con autorità governative il campo resta un’occupazione informale, precaria e nella costante minaccia di sgombero. Nel 2001 nasce il progetto Città dell’Altra Economia curata dalla comunità rumena e gestita da un consorzio di negozianti di commercio equo e solidale di alimenti biologici. Nel corso degli anni si sono progressivamente insediati formalmente nel resto dei padiglioni l’università di Roma Tre, il museo MACRO, e la Scuola di Belle Arti. Non esiste ancora un progetto unitario dell’area a causa del continuo disaccordo tra gli enti governativi, gli occupanti e gli investitori privati.
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CINEMA AMERICA LUOGO
Prima Cinema America, Roma, poi altrove nella città
FUNZIONE ORIGINARIA E DIMENSIONI Cinema; circa 1000 mq
USO TEMPORANEO
Proiezioni cinematografiche, biblioteca, aula studio
QUANDO/PERIODICITÀ
Dal 2012 al 2015. Tre anni, poi il progetto è proseguito altrove.
TIPOLOGIA
Occupazione informale, poi la trattativa con le istituzioni fallita a causa del blocco da parte della proprietà.
ATTORI PRINCIPALI
Occupanti: Ass. Piccolo Cinema America Amministrazione: Comune di Roma-Regione Lazio; Proprietà: Progetto Uno Srl
STRATEGIA DEL TEMPORANEO Stand In; Free Flow
TRAIETTORIA
Lo spazio è destinato a diventare un’area
residenziale di lusso, ma i vincoli storici non consentono la demolizione.
BREVE DESCRIZIONE
Il Cinema America, chiuso per fallimento dal 1999, rimane completamente abbandonato e in rovina per anni. Nel 2002 viene acquistato dalla Progetto Uno srl, società che vuole abbatterlo per ricavarne venti mini appartamenti di lusso e un garage1. Ma il 13 novembre 2012, quando la giunta Alemanno sta per dare l’autorizzazione a procedere per i lavori, avviene l’occupazione da parte di alcuni ragazzi che studiavano nelle scuole limitrofe, con l’esigenza di uno spazio dove poter studiare e fare cultura: diventerà, di lì a poco un luogo di produzione culturale: una sala con continue proiezioni gratuite di film d’autore e non. Nei diciotto mesi successivi, i volontari hanno rifatto tetto, grondaia, pavimenti, impianto elettrico, creando una biblioteca e un’aula studio. Centomila euro di lavori, raccolti con le sottoscrizioni. L’occupazione ha un enorme successo. Le serate sono sempre più affollate, la storia dei ragazzi dell’America comincia a interessare registi, attori e produttori. Comune e regione candidano il Cinema America a bene da tutelare. Dopo un tentativo di acquisto (la proprietà rifiuta l’offerta), il bene è sgombrato dall’occupazione. L’enorme successo mediatico e popolare dell’esperienza porterà i ragazzi del Cinema America a proporre il loro format “en plein air”, in diversi luoghi della città. 1 L’utopia del Cinema America, di Giulia Santerini. Articolo apparso su la Repubblica il 26-03-2015.
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EDGEWATER ARTIST IN MOTION LUOGO
Chicago, Stati Uniti
FUNZIONE ORIGINARIA E DIMENSIONI Locali commerciali
USO TEMPORANEO
Esposizioni di opere d’arte
QUANDO/PERIODICITÀ Dal 2009 ad oggi
TIPOLOGIA
Gli spazi vengono ceduti a titolo gratuito e il comune di Chigago (Department of Cultural Affairs and Special Event – CityArt Program) sovvenziona in parte l’attività di Edgewater Artist in Motion.
ATTORI PRINCIPALI
Amministrazione: Comune di Chicago Fondi: Department of Cultural Affairs and Special Event – CityArt Program Promotore: Ass. Edgewater Artist in Motion
STRATEGIA DEL TEMPORANEO Stand-in; Free Flow
TRAIETTORIA
Gli spazi sono rivitalizzati tramite l’utilizzo temporaneo, e quando trovano una nuova locazione riprendono la loro funzione commerciale.
BREVE DESCRIZIONE
A Chicago nel 2009, in piena crisi economica, molte attività commerciali sono costrette a chiudere. Rae Ann Cecrle si accorge che i negozi sfitti su fronte strada generano un calo d’immagine anche nelle attività limitrofe ancora attive. Contatta il proprietario di alcuni negozi sfitti di Edgewater e chiede ad un suo amico architetto se può progettare un’area espositiva a basso costo di relaizzazione. Entrambi si rendono disponibili. A questo punto Cecrle scrive una “call” per esposizioni sulla vetrina di uno di questi negozi, a cui aderiscono tre artisti. Iniziano così le attività di Edgewater Artist in Motion (EAIM): un’associazione che si occupa di rivalorizzare i locali sfitti di Chicago tramite esposizioni d’arte. I residenti sono rimasti entusiasti dell’iniziativa e solo nei due anni successivi EAIM ha esposto opere di 67 artisti in 37 vetrine di Edgewater. Ad oggi EIAM continua la sua attività con gli stessi intenti: migliorare l’attrattività del quartiere e concedere spazi espositivi.
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EINFACHMEHRFACH
prietà delle aree: Kommunale Koordinationsstelle für Mehrfachnutzung der Stadt Wien (Ufficio comunale di collegamento per la pluralità di destinazioni d’uso della città di Vienna)
LUOGO
Fondi: Department of Cultural Affairs and Special Event - CityArt Program Promotore: Ass. Edgewater Artist in Motion
FUNZIONE ORIGINARIA E DIMENSIONI
STRATEGIA DEL TEMPORANEO
Vienna, Austria
Impulse; Co-Existance
Funzioni e dimensioni varie. Lotti vacanti, campi scuola, sottopassag- TRAIETTORIA gi, altri lotti pubblici e privati a Vienna Ciò che si è rivelato difficile è stato il processo di attivazione di spazi non di proUSO TEMPORANEO prietà della città di Vienna. In questi casi Consentire l’offerta culturale e ricreativa l’ufficio del comune per la gestione imattraverso il duplice uso degli spazi aperti mobiliare deve assumere il controllo fordisponibili. Sport, cultura, attività ricreati- male delle aree in modo che l’assicuraziove per bambini e ragazzi e giovani, giardi- ne di responsabilità civile della città possa ni urbani coprire da enventuali danni a cose e persone. Una caratteristica della vita a Vienna è la QUANDO/PERIODICITÀ 1997 sviluppo del concetto da parte del reticenza dei suoi cittadini: mancano iniMagistrat der Stadt Wien (Comune di ziative indipendenti e, nelle aree densaVienna), 1998 creazione della Kommuna- mente edificate della città, è necessaria un’offerta aggiuntiva privata per poter le Koordinierungsstelle. Il programma va avanti da quasi 20 anni e soddisfare la richiesta di spazio pubblico. Il programma deve ancora affrontare, inha ottenuto risultati considerevoli. fatti, la sfida più significativa: includere nella rete aree più ampie, di proprietà del TIPOLOGIA Formale. Si tratta di un programma governo federale e di istituzioni private, nell’uso temporaneo al fine di migliorare comunale ulteriormente l’offerta di spazi aperti.
ATTORI PRINCIPALI
Promotore, amministrazione locale e pro75
BREVE DESCRIZIONE
A Vienna mancano gli spazi aperti, mentre quelli che esistono sono strettamente regolamentati e talvolta insufficientemente attrezzati, soprattutto nelle zone della città densamente edificate. Il risultato è che i bambini e i giovani sfruttano in modo eccessivo gli spazi aperti vicino a case e appartamenti. Nel 1997 un piccolo gruppo di dipendenti insieme alle istituzioni comunali, sotto la guida di Jutta Kleedorfer, ha iniziato ad esaminare la possibilità di un duplice uso di siti sottoutilizzati o inutilizzati in determinati momenti della giornata. Questi includevano parchi giochi scolastici, strutture sportive scolastiche, lotti liberi, cantieri in fase di stallo e sottopassi pedonali. Nello stesso anno, il Wiener Bodenbereitstellungs und Stadterneuerungsfonds (fondo viennese per gli appalti pubblici e il rinnovamento urbano) ha organizzato una manifestazione denominata “Wenig Platz-Mehr(fach)nutzung” (Poco spazio – Uso multiplo). Sono state discusse possibili strategie per migliorare l’offerta di spazi aperti e facilitare la comunicazione tra gruppi di utenti. Successivamente è stato istituito un gruppo di lavoro, denominato Einfach-Mehrfach (Single Multiple), con l’obiettivo di rendere accessibili al pubblico gli spazi aperti delle scuole viennesi quando non sono utilizzati. Il gruppo ha elaborato una serie di orientamenti in materia di duplice uso per la realizzazione di tali progetti e alla fine del 1997 ha chiesto la creazione di una figura che svolgesse il ruolo di “funzionario di collegamentoper l’uso 76
multiplo”. Nel 1998 la signora Kleedorfer è stata nominata coordinatrice del progetto e ha riferito direttamente al Magistratsdirektor (CEO), esercitando così un’autorità interdipartimentale. Tuttavia, la mancanza di personale e di finanziamenti ha limitato le opzioni a disposizioner. Il gruppo è riuscito comunque a lanciare progetti che sono ancora oggi operativi e ha avuto particolare successo con gli spazi aperti delle scuole della città. Molto del successo di questo progetto si deve alla sua ideatrice e alla sua capacità di coivolgere e motivare le persone intorno a sé. Fattore importante per ottenere il sostegno di politici e amministratori è stato il fatto che gli spazi aperti non richiedevano la supervisione della scuola. I distretti locali finanziano, dialogano, controllano le credenziali e assumono supervisori di parchi locali e operatori giovanili per svolgere questo ruolo. Per quanto riguarda le questioni legali, la città di Vienna estende la sua assicurazione di responsabilità civile agli spazi aperti utilizzati temporaneamente, il che richiede che i lotti siano messi a disposizione delle persone gratuitamente e sotto la gestione dell’ufficio comunale di gestione immobiliare. Tutti gli spazi di proprietà della città di Vienna, se idonei, possono essere destinati ad un uso temporaneo. Il progetto Einfach-Mehrfach è diventato così radicato nelle pratiche quotidiane che, virtualmente, si autogestisce e l’uso temporaneo dello spazio aperto è ormai parte integrante della vita di Vienna. Mentre dieci anni fa l’obiettivo di Einfach-Mehrfach era quello di fornire spazi aggiuntivi
per bambini e giovani, oggi gli aspetti culturali costituiscono una parte sempre più importante del quadro. In questo modo i cittadini diventano produttori che generano, quotidianamente, nuove forme culturali in spazi pubblici. Anche gli usi all’interno sono stati inseriti nell’elenco. Ciò che si è rivelato difficile è stato il processo di attivazione di spazi non di proprietà della città di Vienna. In questi casi l’ufficio del comune per la gestione immobiliare deve assumere il controllo formale delle aree in modo che l’assicurazione di responsabilità civile della città possa coprire da enventuali danni a cose e persone. Una caratteristica della vita a Vienna è la reticenza dei suoi cittadini: mancano iniziative indipendenti e, nelle aree densamente edificate della città, è necessaria un’offerta aggiuntiva privata per poter soddisfare la richiesta di spazio pubblico. Il programma deve ancora affrontare, infatti, la sfida più significativa: includere nella rete aree più ampie, di proprietà del governo federale e di istituzioni private, nell’uso temporaneo al fine di migliorare ulteriormente l’offerta di spazi aperti. .
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EIN PLATZ FÜR MARIE
TIPOLOGIA
L’esperimento ha da sempre avuto caratteri formali ed è stato finanziato con 200.000€ di fondi regionali.
ATTORI PRINCIPALI
Promotori: Amt für Umwelt und Natur AUN (Ufficio per l’Ambiente e la Natura), LUOGO S.T.E.R.N., responsabile della modernizPrenzlauer Berg-Winsstraße, Distretto di zazione, i rappresentanti locali della Pankow, Berlino Winsstraße
FUNZIONE ORIGINARIA E DIMENSIONI
STRATEGIA DEL TEMPORANEO
Impulse Area dismessa in seguito alla demolizione di un edificio. Tot. 6000 mq, di cui 1000 TRAIETTORIA mq dedicati al progetto. Nel giugno 2005, lo status provvisorio è stato revocato a seguito di negoziati con i USO TEMPORANEO vigili del fuoco. In questo modo si garanParco giochi per bambini tisce a lungo termine l’utilizzo della “Marie” come area verde pubblica e piazza QUANDO/PERIODICITÀ cittadina per l’ammodernamento della L’idea nasce nel 1997, e si organizza un Winsstraße. A causa delle scarse finanze workshop sull’uso provvisorio dei terreni degli enti locali, si è presentata l’opportuincolti. nità di utilizzare temporaneamente un Nel 1998 si stipula il contratto gratuito di vuoto edilizio come area quadrata e ver10 anni con possibilità di proroga tra de per i residenti di un quartiere centrale l’AUN (Ufficio per l’ambiente e la natura) della città. Grazie all’ampio coinvolgie i Vigili del Fuoco (proprietà dell’area). mento dei residenti nell’intero processo, Comincia la progettazione partecipata è stato possibile raggiungere un elevato dell’area. livello di identificazione e un’elevata quaNel 1999 la piazza “apre al pubblico”. lità di progettazione a costi contenuti. Nel 2006 termina l’esperienza “tempora- Allo stesso tempo, sono state realizzate nea”, il progetto si consolida con l’inte- attività di promozione del lavoro. Un migrazione di un asilo nido e una palestra. glioramento a lungo termine della condiL’esperienza a carattere temporaneo è zione degli spazi aperti è stato raggiunto durata circa 10 anni, così come il contrat- proprio grazie alla fase intermedia di utito di locazione gratuita dell’area. lizzo provvisorio. 79
BREVE DESCRIZIONE
Nel novembre 1994, il Senato di Berlino ha ufficialmente avviato il processo di modernizzazione della zona di Prenzlauer Berg-Winsstraße, che oggi si trova nel distretto di Pankow. Il programma di ristrutturazione prevedeva la conservazione della struttura dell’edificio dei primi anni dell’impero tedesco, un programma di inclusione sociale e una mixitè di funzioni, il rinnovo del parco edilizio residenziale e il miglioramento dell’offerta di aree verdi e spazio pubblico. La progettazione è stata affidata alla S.T.E.R.N. Gesellschaft der behutsamen Stadterneuerung GmbH di Berlino. La demolizione di un ufficio distrettuale nella Marienburger Straße ha lasciato 6.000 mq di terreno incolto sul quale dovevano essere costruiti una stazione di polizia, una stazione dei vigili del fuoco e un parco giochi per bambini di 1.000 mq. La nuova caserma dei vigili del fuoco è stata rinviata a causa di un programma di risparmio degli enti locali di Berlino. Insieme all’Amt für Umwelt und Natur AUN (Ufficio per l’Ambiente e la Natura) e alla S.T.E.R.N., responsabile del programma di rigenerazione, i rappresentanti locali della Winsstraße (Betroffenenvertretung - BV) si sono battuti per un “uso a verde provvisorio” dei terreni incolti, al fine di ridurre l’elevato deficit di spazi verdi nell’area. Un esperto ha esaminato le possibilità di un utilizzo temporaneo, quindi ha avviato le trattative con i vigili del fuoco. Su iniziativa della BV Winsstraße, AUN e S.T.E.R.N. hanno realizzato un workshop con molti residenti locali e 80
sei studi di progettazione paesaggistica in cui sono stati elaborati i fondamenti di un progetto per l’intera area. La giuria ha votato per il concetto di “piazza della città” con un parco giochi d’avventura per bambini come uso principale. Combinando diverse fonti di finanziamento pubblico, integrate da donazioni e con l’aiuto volontario di residenti e artisti del quartiere, è stato possibile contribuire in modo significativo al miglioramento dell’ambiente residenziale nonostante le limitate risorse pubbliche. 200 studenti di 11 classi hanno dato un nuovo aspetto alla piazza con pitture murali e mosaici e con una fontana giocosa che hanno disegnato loro stessi. Le file di alberi sono state pagate da un fondo di compensazione. Con il finanziamento del programma UE URBAN II è stata finanziata anche l’installazione di impianti di illuminazione solare. L’orticoltura è stata realizzata con l’aiuto di disoccupati, retribuiti dal Bundesanstalt für Arbeit (Istituto federale del lavoro). Nel giugno 2005, lo status provvisorio è stato revocato a seguito di negoziati con i vigili del fuoco. In questo modo si garantisce a lungo termine l’utilizzo della Marie come area verde pubblica e piazza cittadina per la rigenerazione della Winsstraße. Con la realizzazione di una palestra e di un asilo nido sul terreno adiacente alla scuola, lo spazio disponibile è stato ampliato. Allo stesso tempo, è stata migliorata l’accessibilità a piedi per la popolazione locale. Infine sono stati costruiti appartamenti per famiglie nell’ambito di un’iniziativa di un’associazione edilizia
nelle immediate vicinanze. Il progetto è stato nominato dal Premio Gustav-Meyer 1999 dello Stato di Berlino per i metodi di pianificazione esemplari, è stato premiato con il programma “Città sociale” (Soziale Stadt) 2000 ed è stato premiato come parte del Premio tedesco ed europeo per lo sviluppo urbano con lo slogan “La città appartiene anche ai bambini: modernizzazione urbana a misura di bambino in un quartiere densamente edificato di Berlino” nel 2004.
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ESTATE ROMANA
BREVE DESCRIZIONE
Estate Romana è una celebre manifestazione culturale organizzata dal comune di Roma in diversi luoghi monumentali della capitale a partire dal 1977. Tale progetto ebbe vita durante le giunte di sinistra di Giulio Carlo Argan e Luigi Petroselli, sotto la guida dell’architetto Renato Nicolini, LUOGO all’epoca assessore alla Cultura. L’allestiRoma, diffuso su tutto il territorio mento di grandi eventi cinematografici, teatrali e musicali nel centro storico di una FUNZIONE ORIGINARIA E grande città ottiene sin dalla prima ediDIMENSIONI zione un grandissimo successo, tanto da Locali commerciali trasformarsi in fenomeno di costume: negli anni ottanta gli eventi dell’Estate Romana vengono emulati in numerose città, USO TEMPORANEO Eventi culturali di vario genere: Teatro, stimolando un dibattito culturale internazionale sulle modalità di intervento delle musica, esposizioni amministrazioni pubbliche nella promozione di eventi culturali destinati al granQUANDO/PERIODICITÀ 1 Nel periodo estivo, dal 1977 (seppur con de pubblico . forme e intenti diversi). 3 mesi, annuale. 1 https://it.wikipedia.org/wiki/Estate_romana
TIPOLOGIA
Il processo è del tutto istituzionalizzato
ATTORI PRINCIPALI
Amministratore e promotore: Comune di Roma
STRATEGIA DEL TEMPORANEO Pioneer; Co-existence; Stand-in
TRAIETTORIA
Diversa a seconda dei luoghi utilizzati
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EX DOGANA LUOGO
Via dello Scalo San Lorenzo, Roma, Italia
TRAIETTORIA
Fino al 2019 spazio espositivo per una grande gruppo di Marketing dei beni culturali. Successivamente un nuovo progetto sull’area prevede la demolizione di una gran parte degli spazi e la realizzazione di un albergo degli studenti.
FUNZIONE ORIGINARIA E DIMENSIONI
Dogana ferroviaria di Roma, 1925 25.000 mq
USO TEMPORANEO
Spazio culturale, spazio espositivo, eventi musicali, club, mercato, uffici, sede di partito
QUANDO/PERIODICITÀ
Primo evento “spot” nel 2013 dalla durata di 7 giorni. Poi 2015-2019? (4 anni)
TIPOLOGIA
Intervento legale, regolare contratto d’affito, regime di utilizzo temporaneo – per pubblico spettacolo – rinnovato numerose volte.
ATTORI PRINCIPALI
Propietà: Cdp, Cassa depositi e prestiti Gestione: Dead Poets Society srls, poi anche Mondo Mostre srl Ideatori del progetto: Nufactory
STRATEGIA DEL TEMPORANEO Stand In; Free Flow
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BREVE DESCRIZIONE
La dogana ferroviaria di Roma, realizzata nel 1925 ad opera dell’architetto Angiolo Mazzoni, cessa di svolgere il suo ruolo alla fine degli anni ’90. L’area rimane in abbandono per oltre un decennio, rientrando in un vastissimo programma di recupero urbano mai attivato. La proprietà dell’area (Cdp) tenta un’azione speculativa per la realizzazione di un centro commerciale, impedita dall’intervento dell’autorità comunale, che blocca il progetto, e dalle manifestazioni di dissenso degli abitanti del quartiere adiacente, San Lorenzo. Nel 2013, nuFactory, gruppo di promozione culturale molto attivo su Roma, propone un primo evento culturale di Street Art e rilancia lo spazio. Successivamente la società Dead Poets Society, firma un contratto di affitto per l’intera area e comincia una serie di eventi al suo interno che attireranno migliaia di persone. Dopo un breve periodo di sperimentazione e produzione culturale lo spazio diventa un luogo per eventi commerciali, e la società che gestiva originariamente gli spazi viene affiancata da una nota società attiva a scala nazionale nella gestione di eventi legati al mondo dell’arte. Il processo di assegnazione dell’area, se pur sostanzialmente legale, non è mai stato trasparente: nonostante la proprietà sia a partecipazione statale, l’assegnazione è avvenuta in modo diretto ad una società – con scopi di lucro dunque – neocostituita, senza alcuna garanzia o esperienza nell’ambito. Allo stesso modo, i permessi per le attività sono stati sempre a carattere temporaneo, per 180 giorni, secondo 86
le norme vigenti, rinnovati poi di volta in volta. Nonostante questo le attività dell’Ex Dogana, hanno comunque contribuito a una rivitalizzazione della zona limitrofa e molte nuove attività collaterali vivono di luce riflessa: gli eventi all’interno dello stabile contano fino a 7.000 persone.
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GUERRILLA STORES
STRATEGIA DEL TEMPORANEO Free Flow
LUOGO
Berlino, Atene, Barcellona, Basilea, Glasgow, Helsinki, Hong Kong, Colonia, Copenaghen, Lubiana, Reykjavik, Singapore, Stoccolma e Varsavia.
FUNZIONE ORIGINARIA E DIMENSIONI Locali vuoti. Varie.
USO TEMPORANEO
Marketing articoli moda. Negozi.
QUANDO/PERIODICITÀ
Primo negozio a Berlino nel 2004. Da allora diversi negozi hanno aperto nel mondo. Massimo 12 mesi.
TIPOLOGIA
Contratto di affitto da diverse settimane fino a 12 mesi.
ATTORI PRINCIPALI
Giovani proprietari di piccole imprese e aziende di moda. COMME des GARÇONS, è la casa di moda che ha lanciato e sostenuto i primi Guerrilla Stores
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BREVE DESCRIZIONE
“Guerrilla Stores” è il nome dato dalla casa di moda giapponese COMME des GARÇONS a una serie di negozi che non esistono mai per più di un breve periodo di tempo in un luogo: la moda ha trasformato la strategia – che spesso appartiene alle subculture – dell’uso temporaneo in uno strumento di marketing. Il termine “guerrilla marketing” deriva dal termine militare perché ne simula la strategia: si cerca di raggiungere il nemico (il target del marketing) con poca attrezzatura (soldi) su un terreno diverso da quello tipico (i canali pubblicitari ufficiali). Come in tutte le tecniche di guerriglia, l’attività deve essere mimetizzata – non riconoscibile come un normale shop – e il tempo è determinante. L’effetto sorpresa e la durata dello store sono fondamentali: gli store devo sparire e riapparire e tutte le campagne di guerrilla marketing sono di breve durata. La moda è sempre in rapida evoluzione e due o quattro collezioni all’anno sono la norma ma tradizionalmente questa rapidità è stata applicata solo ai prodotti, non ai punti di vendita. Eppure, sulla scia di strategie di guerriglia marketing, l’industria della moda ha anche scoperto la temporaneità degli spazi di vendita. Il primo Guerrilla Stores è stato aperto a Berlino nel 2004. Il locale era una piccola ex libreria all’estremità nord di Friedrichstraße, lontano dagli hotspot turistici, ma facilmente accessibile. L’ex libreria non è stata ristrutturata, ma semplicemente riattrezzata con il minimo indispensabile, seguendo una tradizione di uso tempora90
neo che è particolarmente frequente nel panorama culturale di Berlino: con una piccola quantità di denaro, un locale di vendita al dettaglio inutilizzato viene rinnovato per essere utilizzato come galleria o spazio di lavoro. Tuttavia, in questo caso si trattava di un principio cosciente e di un strategia di differenziazione. In vendita erano vestiti dalla stagione corrente, resti di collezioni precedenti, ma anche edizioni speciali non disponibili nei negozi ordinari e ogni due settimane l’inventario era completamente sostituito. Il negozio di Berlino ha avuto un tale successo che ha dato origine a un proprio modello di negozio: COMME des GARÇONS. I Guerrilla Stores appaiono in tutto il mondo, e sono tutti temporanei: dopo un anno al massimo cambiano le loro location e interior design. Le località e gli arredi sono volutamente eccentrici. COMME des GARÇONS ha influenzato poco il modo in cui questi negozi commercializzano i suoi prodotti, infatti non è stata la casa di moda a dirigersi verso gli utenti temporanei, pensi il contrario. COMME des GARÇONS ha sostenuto i venditori locali che hanno una percezione più realistica di cosa vuole la popolazione locale e non chiede loro di assumersi il rischio economico. Infatti la casa di moda non obbliga i venditori ad acquistare i prodotti, ma li concede in compravendita. Oltre a questi vantaggi economici gli operatori dei “Guerrilla Stores” non si percepiscono come personale dipendente di una società multinazionale, ma piuttosto come professionisti creativi freelance che cercano luoghi nuovi nelle loro
città. Si potrebbe dire che i guerriglia stores sono il paring ideale della corrente economica il cui imperativo è la flessibilità e la volontà di indipendenza e auto-realizzazione. L’approccio top-down della classica pianificazione (che comprende anche la pianificazione strategica del marketing) è sostituita dalla strategia “bottom-up” degli attori di auto-marketing culturale.
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HAUSHALTEN E.V.
STRATEGIA DEL TEMPORANEO Stand In
TRAIETTORIA
Gli obiettivi a lungo termine dell’associazione sono rivitalizzare intere porzioni della città semplicemente utilizzandole. L’obiettivo è quello di preservare gli immobili LUOGO tramite l’insediamento di associazioni e Lützner Str. 39, Lipsia, Germania piccoli enti, nominati “custodi” che occupando e vivendo gli spazi, altrimenti chiuFUNZIONE ORIGINARIA E si ed inutilizzati, ne assicurano un’ordinaDIMENSIONI ria manutenzione. I proprietari dal loro Ex edifici residenziali, abbandonati a cau- canto offrono contratti molto convenienti sa della progressiva sub-urbanizzazione di locazione e sopperiscono alle spese più della Germania Est successivi alla caduta onerose e di straordinaria manutenzione. del muro di Berlino del 1989.
USO TEMPORANEO
BREVE DESCRIZIONE
La sub-urbanizzazione, il basso tasso di Principalmente culturale, associazioni, crescita economica e le migrazioni dovugallerie, club teatri ma anche abitazioni. te alla forte disoccupazione – successive alla riunificazione della Germania e alla QUANDO/PERIODICITÀ svolta politico-economica – hanno portaL’associazione HausHalten nasce nel to in molte città tedesche ad una massic2004, nel 2005 il primo contratto di loca- cia presenza di spazi vuoti, sia uffici che zione di un immobile. Attualmente l’asso- edifici residenziali. Lipsia è stata particociazione ha in locazione e gestisce 30 im- larmente colpita da questa crisi: più di mobili. Ogni contratto dura 5 anni. 100.00 residenti – circa 1/5 della popolazione – hanno lasciato la città a partire dalla fine degli anni ’90. TIPOLOGIA Formale. Contratti individuali di locazione 50.000 appartamenti e 75.000 mq di uffici (la maggior parte nel quartiere Grundi 5 anni. derside, uno dei quartieri più caratteristici e di maggior interesse storico della città). ATTORI PRINCIPALI Quasi 2000 edifici sono vuoti e in pericoL’associazione HausHalten, lo di crollo e anche una vasta azione del i proprietari degli immobili, governo della città che stava pianificando il comune di Lipsia. proposte di sostegno con potenziali investitori con il miglioramento di infrastruttu93
re e spazi a aperti, non è riuscita a stoppare il declino. Dal momento in cui nessun affittuario o compratore era disponibile sul mercato, molti proprietari si sono barricati nei loro immobili per sottrarli al vandalismo. Dopo una proficua discussione tra i comitati di quartiere è stata fondata l’associazione HausHalten nel 2004, con lo scopo di salvare gli edifici a rischio disfacimento, attraverso gli strumenti degli utilizzi temporanei. L’idea di base è di preservare le case usandole per il mutuo vantaggio di proprietari e utilizzatori. L’uso degli edifici previene dalle incurie del tempo climatico e dal vandalismo e attori e iniziative che nonostante il surplus di spazi, non hanno avuto la possibilità di trovare spazi adatti, diventano “custodi” come utilizzatori temporanei, e ottengono spazi molto grandi a canoni molto bassi. Sono preferite tutte quelle attività che abbiano un impatto culturale o sociale sul quartiere. I membri dell’associazione lavorano su base volontaria. Il governo della città sostiene l’iniziativa facendo pubblicità, e garantendo assistenza finanziaria (garanzia per i piccoli prestiti di ristrutturazione). Il dipartimento di servizi per l’occupazione ha reso possibile l’assunzione di due figure professionali – con i programmi governativi per l’occupazione – che aiutano con la gestione delle proprietà e le relazioni pubbliche. L’associazione ha altri tre dipendenti e un ulteriore aiuto dalle istituzioni è arrivato da diversi programmi per lo sviluppo, tra cui il programma europeo Urban II. L’associazione funge da mediatore tra i 94
proprietari gli utilizzatori e la “città” (il suo governo e i cittadini). L’associazione si occupa di contattare i proprietari e, se sono interessati, insieme a loro determina le misure di sicurezza necessarie, aiuta i custodi con le loro ristrutturazioni e la creazione di spazi utilizzabili a fini di interesse pubblico. L’associazione organizza il sostegno pubblico per gli investimenti – fondi, finanziamenti e sponsor – e ha sede proprio in uno dei locali che era disabitato e in procinto di demolizione. La sede ha un ufficio e uno spazio per eventi ed è stato ristrutturato con fondi per lo sviluppo urbano nazionale. All’nterno della sede vengono svolte molteplici attività: c’è un’esposizione permanente relativa al progetto, c’è un info point dove gli utilizzatori ottengono consigli tecnici e strumenti, e vengono spesso organizzati workshop e conferenze per formare proprietari e utilizzatori. Giuridicamente le relazioni sono regolamentate dal “contratto di licenza: casa”, tra il proprietario e l’associazione. Con questo documento i diritti di utilizzo dell’immobile vengono trasferiti all’associazione per 5 anni, e a sua volta l’associazione passa questi diritti, con un contratto, agli inquilini. In alcuni casi la proprietà è tenuta a sostenere i costi per rendere l’immobile agibile, assicurando luce, gas e acqua, ecc. I diritti d’uso vengono trasferiti agli utilizzatori tramite il “Contratto di licenza: Spazio”. Gli inquilini sostengono gli ulteriori costi di gestione come connessione, acqua, gas, elettricità, immondizia, tasse di proprietà e sono liberi di usare gli spazi per progetti sociali e culturali – oltre che come abitazioni –
e, in cambio, mantengono lo spazio in buone condizioni. L’associazione ad oggi ha riattivato oltre 30 immobili, producendo luoghi di fruizione culturale, club, gallerie d’arte, sale registrazione e riattivando conseguentemente intere porzioni di territorio. Nelle vicinanze degli immobili riattivati, sono ricominciate le attività di compravendita e affitto degli immobili, le attività commerciali e i quartieri hanno ripreso vita. Le attenzioni di HausHalten si spostano nei quartieri che più necessitano degli impulsi di rigenerazione. Il modello è stato esportato in altre tre città. HausHalten descrive la sua strategia in 10 punti1: 1. Individuazione di immobili idonei ubicati in località importanti per lo sviluppo urbano, che si trovano in cattive condizioni strutturali e devono essere mantenuti con urgenza in conformità con gli obiettivi di sviluppo urbano comunale (base: piano di sviluppo urbano della città di Lipsia, elenco prioritario del programma di sicurezza degli edifici della città di Lipsia). 2. Contattare i proprietari, presentare l’approccio progettuale e aprire nuove prospettive di utilizzo in una situazione apparentemente disperata. 3. Valutazione dello stato della struttura e preparazione di una perizia motivata con le misure di sicurezza necessarie per la riattivazione generale degli immobili. 4. Conclusione di un “contratto di licenza 1 http://www.haushalten.org
d’uso” tra il proprietario e HausHalten e.V. per l’uso temporaneo dell’edificio. Le clausole di uscita non escludono la possibilità che nel frattempo l’immobile venga ristrutturato o ceduto nel senso convenzionale del termine. I diritti e gli obblighi sono definiti in termini concreti tra le parti contraenti. 5. Sulla base dell’accordo di autorizzazione e della relativa ristrutturazione sostenibile dell’edificio, la città di Lipsia può fornire sovvenzioni sufficienti per garantire l’edificio al proprietario. Sono inoltre inclusi i contributi dell’associazione e quelli dei futuri utenti. 6. Ricerca concreta di utenti “idonei” e stipula di contratti di subappalto con HausHalten e.V. È previsto un successivo trasferimento del rapporto contrattuale diretto con il proprietario. 7. Implementazione delle necessarie misure di sicurezza e riparazione da parte di aziende specializzate e successiva consegna ai custodi. 8. Sostegno di “HausHalten e.V.” nell’esecuzione di lavori di manutenzione e produzione di spazi utilizzabili per scopi non lucrativi. 9. Apertura pubblicamente efficace degli immobili con un festival e una mostra sull’associazione, i suoi obiettivi, altri oggetti, ecc., integrati in una strategia pubblicitaria globale: la moltiplicazione dell’approccio. 10. Sostegno ai nuovi inquilini da parte di HausHalten e.V. con l’obiettivo di consegnare contrattualmente l’edificio ai custodi il prima possibile, per potersi occupare nuovamente di assegnare altri immobili. 95
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KIOSK SYNATHINA LUOGO
55 Athinas Street, Atene, Grecia
FUNZIONE ORIGINARIA E DIMENSIONI
Nessuna (il posto è stato realizzato ad hoc); 30 mq.
USO TEMPORANEO
Qualunque attività che rispetti il codice etico dell’associazione
QUANDO/PERIODICITÀ
Il chiosco può essere prenotato online, un giorno per volta e utilizzato 24/24H
TIPOLOGIA
Formale. L’attività è promossa dall’associazione synAthina, una piattaforma di innovazione sociale creata dalla città di Atene.
ATTORI PRINCIPALI Associazione synAthina Comune di Atene Attori della società civile
STRATEGIA DEL TEMPORANEO Reverse Free Flow
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BREVE DESCRIZIONE
La crisi finanziaria greca ha dato luogo a iniziative della società civile volte a trovare soluzioni ai problemi legati alla città. I risultati di tale partecipazione sono stati poi sostenuti anche dai comuni. SynAthina è una piattaforma di innovazione sociale creata dal municipio di Atene per coinvolgere i cittadini in tali riforme e per mettere la società civile in contatto e dialogo con l’amministrazione e i leader politici della città. SynAthina mappa queste iniziative, ne aumenta la visibilità e le aiuta a entrare in contatto con il settore privato, vari esperti e le amministrazioni locali. Attraverso la valutazione delle attività dei cittadini e il riconoscimento delle migliori pratiche della società civile, synAthina informa costantemente l’amministrazione comunale sulle priorità dei cittadini e si adopera per aggiornare le normative, semplificare le procedure e creare sinergie creative con i cittadini, al fine di migliorare l’efficienza dell’amministrazione nel rispondere ai bisogni dei cittadini. SynAthina ha una presenza sia digitale che fisica in cui le attività della società civile sono identificate, condivise e promosse. I gruppi della comunità presentano idee con un impatto sociale attraverso la piattaforma online synAthina, che è essenzialmente una mappa dei gruppi e delle attività nella città di Atene. Il sito web di SynAthina offre anche uno strumento online che collega le attività dei cittadini con tutti i soggetti interessati (servizi della città, 98
sponsor, volontari, imprese e centri di conoscenza) che possono offrire loro supporto. In parallelo, tutti i gruppi interessati possono utilizzare il chiosco synAthina 365 giorni all’anno, 24 ore al giorno. Questo chiosco è uno spazio comunale situato nel centro di Atene. I gruppi e le istituzioni possono accedervi gratuitamente. Possono organizzare e svolgere le loro attività in loco, scambiarsi esperienze e conoscenze o informare il pubblico sui loro progetti. Tali attività coprono settori quali: solidarietà, spazio pubblico, istruzione, economia, infanzia, ambiente, cultura, tecnologia, turismo, sanità e altre sfide emergenti. Attualmente gestito dall’ufficio del vicesindaco per la società civile e l’innovazione, synAthina ha già mappato 2.263 attività di 277 gruppi comunitari registrati come membri attivi. Queste attività vanno dalla gestione di mense all’organizzazione di visite guidate alternative, dalla creazione di parchi tascabili al lancio di campagne antitagging e, più di recente, alla promozione dell’integrazione dei rifugiati. SynAthina ha inoltre creato un nuovo modello di place-making cooperativo, che è in fase di sperimentazione per la riqualificazione di vari edifici, tra cui il mercato municipale di Kypseli.
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LES GRANDS VOISINS LUOGO
82 Avenue Denfert-Rochereau, 75014 Paris, Francia
FUNZIONE ORIGINARIA E DIMENSIONI
Vecchio ospedale di Sain Vincent de Paul. Il vecchio ospedale di San Vincenzo e Paolo, è un sito di 3,4 ettari nel cuore della Parigi del XIV arrondissement, tra Denfert-Rochereau, la Fondazione Cartier e Port Royal. È un complesso di immobili costruiti man mano che questo luogo, fondato nel 1650, cresceva. Sin dal XVIII secolo ha avuto per vocazione l’accoglienza di orfani e la cura dei bambini.
l’accoglienza, la cura e l’inserimento dei più vulnerabili. Servizi di accoglienza d’emergenza, di stabilizzazione e di reinserimento nella società. Lo spazio è inoltre un centro di lavoratori stranieri gestito da Coalia, che accoglie in tutto 600 persone residenti. La diversità dei servizi permette di fare fronte a molteplici aspetti dell’esclusione, moltiplicando i modi di intervenire e di fare accoglienza. “E se, invece di murarli, utilizzassimo con audacia e generosità i luoghi temporaneamente inoccupati?”
QUANDO/PERIODICITÀ
2012 – Chiusura definitiva dell’ospedale e inserimento dell’associazione Aurore 2014 – Riflessione sulla diversificazione delle attività sul sito occupato da Aurore, Yes We Camp et Plateau Urbain. 2015 – Inizio del progetto Les Grands Voisins e apertura del sito al pubblico 2018 – Fine del progetto Les Grands Voisins e inizio dei lavori per l’éco-quartiere Saint-Vincent-de-Paul 1650 – Fondazione del noviziato di preti Durata del progetto: circa 5 anni. cattolici 1800 – Fondazione dell’ospizio per bamTIPOLOGIA bini trovatelli o malati Formale. Contratti individuali di locazione 1930 – La struttura si ingrandisce e divendi 5 anni. ta un ospedale per bambini e un reparto di maternità ATTORI PRINCIPALI 2012 – Chiusura definitiva dell’ospedale La sperimentazione è portata avanti dal 2015 da tre associazioni, in collaborazioUSO TEMPORANEO ne con tutti gli attori che preparano il proIdeato dall’associazione Aurore, il progetgetto del futuro éco-quartiere: l’Assistento intende lottare contro l’esclusione, proza pubblica ospedaliera di Parigi, ponendo un nuovo rapporto tra la città e l’istituzione pubblica della pianificazione 101
territoriale de l’Ile-De-France, il comune temporanee innovative, funzionali e di Parigi, il futuro ente gestore del quar- inclusive. tiere “la SEM Paris Batignolles”. Per ogni progetto l’associazione fa appello a competenze mirate di professionisti AURORE della sua rete, e lavora in relazione con le Fondata nel 1871, l’associatione Aurore si istituzioni locali. Oggi la squadra permaoccupa di più di 20.000 persone in situa- nente conta una ventina di persone con zioni di precarietà o d’esclusione e li ac- base a Marsiglia e a Parigi. compagna verso un inserimento sociale http://www.yeswecamp.org e/o professionale. Le sue attività sono molteplici: accoglienza e ospitalità di per- In totale sono una cinquantina di persone sone con problemi di dipendenza, attività che lavorano nella squadra per assicurare di reinserimento professionale destinato il buon funzionamento quotidiano di quea persone che hanno perso il lavoro o con sto progetto di scala inedita: 600 persone degli handicap, ospitalità di persone con vi risiedono, quasi 1000 persone vi hanno problemi psichiatrici. uffici o botteghe o laboratori, tra i 500 e i L’associazione dà lavoro a più di 1500 1500 visitatori al giorno. persone e gestisce un’ampia rete di Numerosi benefattori contribuiscono al volontariato. progetto su diverse scale e livelli. http://aurore.asso.fr PLATEAU URBAIN Fondato nel luglio 2013, Plateau Urbain è un’associazione che propone di ridare vita a degli immobili vuoti per permettere l’esistenza temporanea o la permanenza di progetti associativi, culturali, solidali o di giovani aziende. In accordo con i proprietari, si occupa di sviluppare dei nuovi tipi d’utilizzo degli immobili, approfittando di una temporalità urbana non sfruttata: la fase di transizione che precede la ristrutturazione di un immobile. http://www.plateau-urbain.com YES WE CAMP Dal 2013, Yes We Camp esplora le possibilità di costruire, abitare e utilizzare gli spazi condivisi, proponendo attrezzature 102
STRATEGIA DEL TEMPORANEO Stand In; Impulse
TRAIETTORIA
L’area verrà trasformata in un nuovo eco-quartiere, verde, ricco di funzioni, magistralmente connesso alla città e con una quota di alloggi sociali.
BREVE DESCRIZIONE https://www.youtube.com/ watch?v=CHXFJmydJfE “Sulla scala di tre secoli di storia dell’ospedale, il progetto Les Grands Voisins è la sottile connessione, un momento privilegiato per osservare e commentare le te-
stimonianze del suo passato, ispirarsi alla sua tradizione d’ospitalità, riflettere sui progetti che verranno e sperimentare delle nuove maniere di vivere e di condividere.” Nel 2012, l’Assistance Publique-Hôpitaux di Parigi ha affidato il complesso all’associazione Aurore, specializzata nell’accoglienza abitativa d’urgenza e il ricovero di persone vulnerabili. Il sito intero è in attesa di essere acquisito dal comune di Parigi per essere trasformato in un nuovo eco-quartiere con la creazione di 600 appartamenti: il progetto non inizierà prima del 2017 (altre fonti rimandano al 2018). Nell’attesa la sfida è quella di usare questo sito straordinario per qualcosa di audace e generoso. Nel 2015, subentra l’associazione Plateau Urbain per aiutare Aurore a gestire la coordinazione e l’occupazione del luogo. La squadra di Yes We Camp ha come obiettivo favorire i contatti tra i residenti del sito e il pubblico esterno. L’associazione Aurore beneficia della messa a disposizione degli spazi a titolo gratuito. I differenti proprietari hanno evitato di murare tutto e mettere delle guardie in attesa del nuovo progetto. Questa messa a disposizione è regolata da una convenzione di occupazione temporanea. Aurore, Plateau Urbain e Yes We Camp hanno finanziato con fondi propri l’avvio e la gestione dell’esperimento, comprese le opere di riqualificazione del sito. L’associazione Aurore percepisce una somma assegnatagli dallo Stato per la creazione di luoghi di accoglienza abitativa d’urgenza, questa somma permette
di coprire circa la metà delle spese annuali. (Questi ultimi prevedono una partecipazione al progetto pari a 200€/m²/anno. Nel 2016, il totale di queste partecipazioni ammontava a circa 1,2 milioni di euro e ha consentito il saldo finanziario a fine dicembre 2017 per l’associazione Aurore. Yes We Camp autofinanzia il suo coinvolgimento nel progetto attraverso i ricavi che genera, principalmente dal servizio di catering di La Lingerie) Aurore e gli altri hanno anche stipulato delle sotto-convezioni – sub-affitti, anche se loro hanno a disposizione l’area gratuitamente – con le piccole società e gli artigiani che vi si isediano con cadenza trimestrale. Gli attori del progetto sono convinti che la strategia e il prodotto sperimentato a Les Grands Voisins costituisca un modello declinabile su siti simili o in altre configurazioni. Per arricchire e stimolare la riflessione degli attori della città, è in corso la stesura degli obiettivi raggiunti dal progetto, che permetterà di restituire al pubblico gli aspetti qualitativi e quantitativi della sperimentazione.
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LIMITELIMITE TOWER LUOGO
Noord-Brabant, Bruxelles, Paesi Bassi
FUNZIONE ORIGINARIA E DIMENSIONI Sito dismesso
USO TEMPORANEO
Iniziata come soluzione al problema del dumping illegale, la costruzione si è presto trasformata nel nucleo delle attività sociali e culturali, delle scuole locali, dei commercianti e delle organizzazioni comunitarie.
QUANDO/PERIODICITÀ 1999-2004: 5 anni.
TIPOLOGIA
Formale l’area è stata ceduta dal comune e il progetto finanziato da un fondo di investimento.
ATTORI PRINCIPALI
Promotori: Associazione Ciy Mine(d) Amministrazione locale: Comune di Bruxelles Finanziatore: JP Morgan Guarantee Trust Company Gestione: Associazione LimiteLimite
STRATEGIA DEL TEMPORANEO Subversion; Stand in
TRAIETTORIA
Il progetto doveva essere uno spazio temporaneo di incontro e di esposizione per la comunità locale e per gli studenti della zona, ma si è sviluppato in un progetto socialmente dinamico e inatteso. Quattro anni dopo la sua inaugurazione, la torre Limite Limite ha dovuto lasciare il posto ad una struttura permanente. Per gli ideatori questa non è stata la fine del progetto ma piuttosto un cambiamento di rotta. La torre è stata smantellata e il materiale spedito a Belfast. Qui, con l’aiuto del British Council, è stata creata una coalizione locale/transnazionale con il Belfast Institute, l’amministrazione locale, l’Università dell’Ulster e il collettivo d’arte locale Catalyst Arts. Un team di costruttori di Bruxelles e un team di tirocinanti locali hanno iniziato a costruire un nuovo padiglione nel Giardino Botanico di Belfast. Il concept visivo era la Limite Limite Tower crollata di lato. I laboratori di Lawrence Street hanno ultimato l’edificio nel gennaio 2005. Per quasi un anno il padiglione ha ospitato concerti – classici, folk, indy –, esposizioni di arti visive, dibattiti, proiezioni di film e laboratori di architettura.
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BREVE DESCRIZIONE
La Torre LimiteLimite è stata un progetto temporaneo che ha avuto inizio nel 1999 e si è concluso nel 2004 nel quartiere di Schaerbeek a Bruxelles. Promosso dall’associazione City Mine(d) l’obiettivo di del progetto era quello di creare uno spazio pubblico e una comunità sociale in una zona impoverita e molto popolata della città. Nella scelta del sito per la torre LimiteLimite, sono stati coinvolti sia gli attori locali che la comunità, al fine di garantire una buona riuscita del progetto. Il sito previsto per lo spazio temporaneo – per riunioni ed esposizioni – era situato al centro di un quartiere degradato vicino a rue du Brabant e alla stazione ferroviaria Gare du Nord, in rue Dupont, vicino ai quartieri residenziali. L’area, prima della realizzazione della torre, era un mix tra una zona residenziale a basso reddito e un quartiere a luci rosse; inoltre il quartiere era anche densamente popolato di migranti, anziani e giovani, che abitavano nelle immediate vicinanze del sito. Questa varietà demografica all’interno della comunità ha contribuito a creare una grande diversità di fruitori del progetto che ha avuto una fortissima partecipazione non solo una volta realizzato lo spazio, ma anche nell’avvio e nella realizzazione dello spazio stesso. Gli attori locali hanno recuperato l’area abbandonata di rue Dupont e hanno creato un senso di appartenenza nella zona di Schaerbeek. Collegandosi sia con la comunità locale che con i partner della città, LimiteLimite è stata in grado di costruire la struttura, e di riappropriarsi – ri106
attivandolo – di un sito abbandonato. La struttura architettonica era un edificio alto 9 m, con un esterno rivestito di plastica ondulata traslucida e un interno di metallo applicato a una struttura di legno. L’edificio LimiteLimite è stato progettato dall’architetto Chris Rossaert e costruito da apprendisti locali dell’APAJ-Classe Chantier (Associazione Pédagogique d’Accueil aux Jeunes) e co-finanziata dal governo fiammingo e dalla società d’investimenti JP Morgan. L’edificio, noto come Torre LimiteLimite, è stato completato nell’ottobre 1999 ed è stato riconosciuto nell’ottobre 2002 dall’Istituto Fiammingo di Architettura. Il gruppo LimiteLimite si è evoluto in un’organizzazione senza scopo di lucro, che ha cercato di recuperare il distretto di Schaerbeek per fornire strutture per la comunità, spazi di incontro sociale, e prevenire l’isolamento della popolazione.
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MADE IN MAGE LUOGO
Sesto San Giovanni (Milano), Italia
STRATEGIA DEL TEMPORANEO Stand In; Impulse
TRAIETTORIA
Il Comune ha recentemente deciso di rinnovare il contratto e sta valutando come trasformare MAGE in un luogo di lavoro e di scambio con una vicina scuola di formazione.
FUNZIONE ORIGINARIA E DIMENSIONI
1.500 mq dell’ex Magazzini Generali Falck
USO TEMPORANEO
Luogo di attività di una comunità creativa di 15 aziende e imprenditori provenienti dai settori della moda e del design sostenibile
QUANDO/PERIODICITÀ
2011-> 3 anni e successivo rinnovo per altri 3+3.
TIPOLOGIA
Formale. Il Comune di Sesto San Giovanni ha ceduto gli spazi con un contratto di comodato d’uso gratuito.
ATTORI PRINCIPALI
Promotori: temporiuso.net; Mutiplicity. lab; Diap Politecnico di Milano Amministrazione Locale e proprietà: Comune di Sesto San Giovanni Gestione immobile: ARCI Milano
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BREVE DESCRIZIONE
Con sede a Sesto San Giovanni, città di medie dimensioni del distretto milanese, MADE in MAGE è uno dei progetti di riutilizzo temporaneo più rilevanti del Nord Italia degli ultimi anni. Si tratta del riutilizzo di un ex magazzino industriale recentemente ristrutturato per ospitare una selezione di giovani imprese delle industrie creative italiane, in primis quelle che praticano attivamente l’artigianato innovativo in varie forme. Un accordo tra l’amministrazione comunale e il coordinatore del progetto ha permesso loro di ottenere un primo contratto triennale con un affitto basso, fondamentale per dare l’opportunità di investire il tempo in scambi e collaborazioni reciproche. Questi progetti collettivi, come le periodiche aperture al pubblico e i miglioramenti incrementali dello spazio, si sono infine diffusi da MAGE alla città circostante, invitando le imprese creative a partecipare ai principali eventi locali della comunità. TempoRiuso.net è un’associazione con sede a Milano che agisce come iniziatrice di progetti per la riattivazione urbana temporanea mediando tra diversi attori ed esplorando nuove visioni per i siti abbandonati durante il loro periodo di transizione. MADE in MAGE è un concetto che hanno sviluppato per il Comune di Sesto San Giovanni, ex città industriale, con attualmente 1,5 milioni di mq di aree produttive in decadimento. Per un periodo di tre anni (20112013), TempoRiuso ha ottenuto in locazione gratuita i 1.500 mq dell’ex Magazzini Generali Falck (MaGe), di proprietà del Comune. Sotto la direzione di ARCI Mila110
no, hanno dato vita a una comunità creativa di 15 aziende e imprenditori provenienti dai settori della moda e del design sostenibile. Gli inquilini sono stati poi invitati a scegliere un ‘cluster’ tra i 25 e i 100 mq da destinare a loro atelier privato; si sono occupati anche dell’arredamento degli spazi comuni. MADE in MAGE è stata interamente finanziata con fondi regionali e gli inquilini temporanei hanno dovuto sostenere solo i costi per le utenze, le spese per sostenere l’avviamento con esperti e, come espresso nel contratto, condividere e restituire parte del loro tempo sotto forma di eventi e workshop gratuiti.
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NDSM
STRATEGIA DEL TEMPORANEO Stand In; Impulse
TRAIETTORIA LUOGO
Zona portuale di Amsterdam, Paesi Bassi
Sono proprio gli usi temporanei a determinare i futuri piani di sviluppo dell’area.
FUNZIONE ORIGINARIA E DIMENSIONI Cantiere Navale, 20.000 mq
USO TEMPORANEO
Luogo per più di duecento attività socio-culturali
QUANDO/PERIODICITÀ
Il progetto di uso temporaneo comincia nel 1999. 10 anni
TIPOLOGIA
Il promotore è stata l’istituzione stessa: il governo della città, anche se su pressione di un gruppo di occupanti che hanno prodotto uno studio sui possibili sviluppi dell’area industriale.
ATTORI PRINCIPALI
Usufruttuari degli spazi: Associazione NDSM Amministrazione e proprietà: Governo della città di Amsterdam, distretto amministrativo Amsterdam-Noord Promotori: Gilde van werkgebouwen aan het IJ, gruppo per la trasformazione dei siti industriali dismessi lungo il fiume IJ 113
BREVE DESCRIZIONE
Nel 1996 la Gilde van werkgebouwen aan het IJ con le housing corporation, i promotori immobiliari e un gruppo di artisti, squatters e architetti sviluppa la strategia Stad als Casco: - una strategia di pianificazione urbana - un modello innovativo di sviluppo della città e dell’industria creativa. Nel marzo 1999 il distretto Amsterdam Nord commissiona al gruppo Noord Lonkt Initiative di studiare la possibilità di combinare funzioni residenziali con quelle lavorative, per avviare la riqualificazione dell’area del NDSM Wherf. Il lavoro presentato dal gruppo consisteva in una proposta che comprendeva funzioni miste e cooperazione pubblico-privato. Contemporaneamente come risposta a una situazione crescente di scarsità di adeguati spazi di lavoro e alloggio per gli artisti e piccole imprese culturali nella città di Amsterdam, e alla domanda sempre più pressante degli artisti, il City council decide di programmare la realizzazione di circa 73.000 mq di spazi per 1.000 artisti in vari luoghi della città, comprendendo in queste l’area di NDSM (BroedplaatsProject). Nell’ottobre del 1999 il distretto del Noord chiede alla popolazione di presentare proposte creative per la trasformazione dell’area in un multipurpose cultural meeting point, della durata di 5 anni con possibilità di estenderla a 10 anni. L’occasione del concorso determina la formazione di Kinetisch Noord come organizzazione, e la sua partecipazione con 114
la proposta della riqualificazione dei vecchi cantieri navali attraverso l’imprenditorialità culturale. Il piano presentato da Stiching Kinetisch Noord vince la competizione risultando il migliore. L’iniziativa è sorta da un network, nato dal movimento squatter, formato da artisti e utilizzatori dei magazzini occupati nell’area portuale di Amsterdam, sgomberati a partire dalla fine degli anni ottanta. Lo scopo dell’organizzazione è trasformare il vecchio molo dedicato alla costruzione di navi in uno spazio di lavoro per artisti, performers ed imprenditori in fase di avvio della loro attività, con un profilo a basso reddito o non commerciale. Kinetisch Noord intende riunire in uno stesso luogo diverse discipline artistiche ed artigianali, in modo che possano ispirarsi tra loro e iniziare feconde collaborazioni. Nel 2000 viene presentato il piano di fattibilità e nel 2003 il piano operativo. La strategia messa in campo, fondandosi sulla filosofia della Stad als Casco, consiste nella creazione di atelier, luoghi di lavoro e di prova, da affittare a prezzi accessibili, per periodi di 5, 10, 25 anni. Gli interventi devono rispondere a criteri di sperimentalità e sostenibilità al fine di trasformare gli spazi in modo da essere auto-gestibili, auto-progettati e auto-finanziati.
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NO LONGER EMPTY LUOGO
New York (Brooklyn e Manhattan), Stati Uniti
STRATEGIA DEL TEMPORANEO Stand-in; Free Flow; Impulse
TRAIETTORIA
Dopo l’utilizzo temporaneo NLE valuta gli effetti dell’intervento sul quartiere e sullo spazio stesso. Lo scopo è comunque quello di ridare una funzione permanente allo spazio.
BREVE DESCRIZIONE
No Longer Empty (NLE) è un’organizzazione no-profit attiva a New York dall’inizio del 2009. La loro attività consiste Locali commerciali, dimensione variabile nell’organizzare e curare mostre pubbliche d’arte in spazi commerciali sfitti su USO TEMPORANEO fronte strada per le vie della città. Il coinMostre d’arte e installazioni site specific volgimento e la disponibilità dei proprietari privati a donare i propri spazi attraverQUANDO/PERIODICITÀ so la formula del contratto di comodato 2009-> d’uso temporaneo, unito a minimi interDa pochi giorni fino a 3/4 mesi. venti di allestimento degli interni, rendono possibile la riattivazione di spazi diTIPOLOGIA smessi attraverso eventi di breve durata I negozi vengono ceduti con un contratto (da pochi giorni a qualche mese). La fordi comodato d’uso temporaneo, NLE me- mula dell’evento temporaneo risulta vindia tra la proprietà e cura le opere e gli cente e permette di rivitalizzare le aree eventi. adiacenti al negozio sfitto contrastando il degrado urbano.
FUNZIONE ORIGINARIA E DIMENSIONI
ATTORI PRINCIPALI
Proprietà: proprietari dei locali Mediatore: No Longer Empty Usufruttuari: Artisti Pubblica amministrazione: New York Municipality
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NT AREL LUOGO
Basilea, Parco Erlenmatt, Svizzera
FUNZIONE ORIGINARIA E DIMENSIONI Deposito Ferroviario
USO TEMPORANEO
Eventi notturni, eventi culturali, ristorazione, mostre di artisti locali.
QUANDO/PERIODICITÀ 2000-2012 Decennale.
TIPOLOGIA
Hanno un regolare contratto di affitto con il comune proprietario dell’area, ma nel corso del tempo ci sono state anche occupazioni illegali.
ATTORI PRINCIPALI
Affittuario e promotore: Associazione k.e.i.m. (onlus); Proprietà: DB Ferrovie; Amministrazione: Comune di Basilea.
STRATEGIA DEL TEMPORANEO Stand-in
TRAIETTORIA
Dopo l’uso temporaneo, che il comune ha tentato in tutti i modi di prolungare per evitare che il posto fosse occupato illegalmente dagli attivisti di sinistra della zona, nell’area sono stati realizzati 700 appartamenti.
BREVE DESCRIZIONE
L’area era un ex deposito ferroviario, quasi inutilizzato dalla fine degli anni 80. Nel 1996, quelli che poi diventeranno i fondatori dell’associazione k.e.i.m, propongono un concorso sull’area per un progetto “floreale”, bocciato dall’ispettorato per problemi di sicurezza. Nel ’97 avviene la prima discussione sul futuro dell’area. Nel 1999 viene fondata l’associazione k.e.i.m. per lo sviluppo dei luoghi urbani, che presenta numerosi progetti per l’utilizzo di spazi dismessi e inizia una trattativa con la proprietà dell’area. Dal gruppo Bürgin/Cabane viene prodotto lo studio “agopuntura per Basilea”, sulle possibilità di intervento omeopatico nella città. Nel 2000 l’area viene concessa a k.e.i.m., che ne dovrà decidere e gestire le attività. Dal 2000 al 2010 ci sono numerosi rinnovi del contratto di locazione temporanea e nello spazio hanno luogo molteplici attività. Nel 2010, al termine degli impieghi temporanei, comincia la costruzione di nuovi appartamenti.
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120
POD PYRAMÍDOU
STRATEGIA DEL TEMPORANEO Free Flow; Parassite
TRAIETTORIA
L’intento dell’associazione Jedlé mesto e l’iniziativa NA STRECHE è quello di riconnettere gli abitanti di Bratislava con un ambiente più naturale, espandendo la LUOGO rete verde della città frammentata in spaMýtna 2826/1, 811 05 Bratislava, zi vuoti come i tetti e, allo stesso tempo, Slovacchia esercitando nuove forme di cittadinanza e di partecipazione attiva. Dopo questa FUNZIONE ORIGINARIA E esperienza le associazioni hanno proseDIMENSIONI guito le loro attività in altri luoghi della 800 mq, terrazza inutilizzata del quartier città. generale di Radio e Televisione Slovacca.
USO TEMPORANEO
Progetto di giardinaggio urbano situato su terrazza panoramica.
QUANDO/PERIODICITÀ 2013-2015 2 anni
TIPOLOGIA
Formale. La terrazza è stata donata all’associazione NA STRECH, con un contratto di locazione gratuito dalla proprietà.
ATTORI PRINCIPALI
Promotori: Associazione civica Jedlé mesto e l’iniziativa NA STRECHE Proprietà e supporto: Radio e televisione nazionale slovacca.
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BREVE DESCRIZIONE
Pod Pyramídou è stato il risultato di un incontro tra un gruppo di “pionieri urbani”, alcuni dei quali hanno cercato per due anni una location per realizzare il primo progetto di coltivazione urbana a Bratislava, e una delle più importanti entità istituzionali della città: Radio e televisione nazionale slovacca. Il progetto si è avvalso sia dell’energia degli attivisti, che hanno impegnato le comunità locali in attività culturali e sociali, sia della collaborazione della proprietà che ha fornito opportunità per i grandi eventi e offerto supporto tecnico e logistico1. Un mix perfetto che ha avuto grandi prospettive di partecipazione e di scambio di valore sociale, ma che è stato infine compromesso dal deterioramento delle relazioni tra le due parti. Pod Pyramídou, come progetto collettivo, si è concluso nel novembre 2015. Nasceva nell’estate del 2014 come progetto di giardinaggio urbano, localizzato sulla terrazza panoramica della sede centrale della Radio slovacca a Bratislava, dalla collaborazione tra l’associazione civica Jedlé mesto e l’iniziativa NA STRECHE. In collaborazione con il proprietario dello spazio, il collettivo è riuscito a riaprirlo dopo 20 anni di chiusura, rendendolo accessibile e trasformandolo in uno spazio pubblico inclusivo e vitale. Gli organizzatori del progetto hanno cercato di riconnettere gli abitanti di Bratislava tramite un ambiente più naturale, espandendo la rete verde della città, frammentata in spazi vuoti come i tetti e, allo stesso tempo, eserci1 Ventirini G. e Altri, Re-Act. Tools for Urban Re-activation, Deleyva Editore, Lecco 2016
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tando nuove forme di cittadinanza e di partecipazione attiva. Di conseguenza, Pod Pyramídou è stato concepito come uno spazio che mirava a massimizzare il capitale sociale del quartiere attirando persone provenienti da contesti diversi, costruendo connessioni e formando una visione condivisa. Il progetto ha agito come un sistema aperto: una comunità accessibile ai nuovi arrivati che volevano partecipare e co-creare lo spazio attraverso interazioni sociali e assemblee regolari. Il giardino è stato un luogo di sensibilizzazione sociale, che ha offerto attività educative per bambini e adulti sulla produzione alimentare sostenibile e biologica, e ha anche fornito uno spazio per il tempo libero e vari eventi. Solo nel suo primo anno di vita, Pod Pyramídou ha attirato 150 volontari e 18.000 visitatori, e ha ospitato oltre 50 eventi. I promotori ritengono che se le persone hanno l’opportunità di incontrarsi e condividere insieme lo spazio su base informale, comunicheranno e cercheranno modi di comprensione reciproca, rispetto e cooperazione per raggiungere obiettivi condivisi, affrontando piccole sfide e sfide importanti come la trasformazione dell’ambiente urbano in un luogo più confortevole e più piacevole. Infatti la comunità nel suo insieme ha contribuito con molte ore di volontariato, conoscenza ed esperienza. I membri del team organizzatore, i volontari, i vicini, i collaboratori, hanno lavorato insieme per sviluppare lo spazio precedentemente inaccessibile e trasformato in uno spazio unico di vita.
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PRIEMSTRAAT 19
2008 Inizio lavori per la realizzazione di una palazzina residenziale di lusso.
LUOGO
Bruxelles, Belgio
FUNZIONE ORIGINARIA E DIMENSIONI Palazzina uso abitativo, 1200 mq
USO TEMPORANEO
Collocazione di artisti in cerca di spazi di lavoro
QUANDO/PERIODICITÀ Giugno 2006 - Agosto 2008 Durata: 2 anni
TIPOLOGIA
Formale. Iniziativa privata, convenzione di uso temporaneo
ATTORI PRINCIPALI
Intermediario: Ass. Citymine(d) Proprietario: Ass. CAW Mozaik Amministrazione: Comune di Bruxelles
STRATEGIA DEL TEMPORANEO Stand-in
TRAIETTORIA
2006-2007 Primo contratto temporaneo; 2007-2008 Rinnovo del contratto; 125
BREVE DESCRIZIONE
Alla fine degli anni ’90 si assiste ad un forte spopolamento del centro storico di Bruxelles, molti residenti appartenenti al ceto medio-alto prendono casa nei sobborghi periurbani, stimolati da un ribasso dei tassi del mercato immobiliare e dalla diminuzione dei prezzi degli alloggi fuori città. Parallelamente, nel centro urbano si assiste ad un lento degrado degli immobili che, rimasti vuoti, vengono vandalizzati o occupati abusivamente e ad una progressiva scomparsa di servizi alla persona e spazi di aggregazione sociale e culturale. In questo contesto tra il 2000 e 2010 la municipalità di Bruxelles ha incoraggiato la sperimentazione di politiche di riuso temporaneo di immobili sfitti o abbandonati, rendendo più agevoli gli accordi tra proprietari privati ed associazioni socio-culturali per attivare pratiche e progetti di riuso di palazzine, piccole fabbriche e spazi commerciali quali atelier e centri culturali, spazi per l’autoproduzione artigianale, ristoranti multietnici ed asili autogestiti, spazi per performance, cinema e laboratori multimediali, sale prove per hip-hop, sedi di associazioni per l’integrazione multiculturale, infopoint di quartiere e per turismo low-cost. L’associazione Citymine(d), grazie al programma PRECARE, ha attivato tra il 2000 e il 2010 circa 11 progetti di riuso temporaneo di spazi in abbandono nei quartieri centrali di Jeux des Balles, famoso per il mercatino delle pulci e oggi per nuovi atelier di modernariato, restauro e design, a Porte de Namour, il quartiere africa126
no, o ancora nella Cité Administrative, nel quartiere di S.te Catherine, in Rue Royale proprio accanto a Palazzo Reale. In tal modo sono stati restituiti alla comunità spazi di lavoro e produzione culturale, spazi per lo scambio di saperi tra associazioni e artisti, artigiani e comunità locale, nuove microeconomie legate alla produzione culturale, artigianale, alimentare in quartieri degradati, come pure il recupero, la valorizzazione e l’integrazione tra antichi mestieri e nuove culture underground (fonte: Inti 2013). Quello di PRIEMSTRAAT 19 è stato il primo intervento: un antico palazzo aristocratico nel centro di Bruxelles, abbandonato da oltre 8 anni. L’associazione internazionale Citymine(d), attraverso il progetto Precare, contatta il proprietario e si propone come intermediaria in un progetto di riuso temporaneo dell’immobile per la collocazione di artisti in cerca di spazi di lavoro. Il riuso temporaneo durerà 2 anni, successivamente l’edificio verrà ristrutturato e trasformato in una palazzina residenziale di lusso. Attraverso la stipulazione di una “convenzione di occupazione temporanea” tra privati, i circa 1.000 mq dell’edificio sono stati utilizzati da 10 tra singoli artisti e gruppi specializzati in produzioni fotografiche, musicali, video e teatrali (fonte: Pagliaro 2009).
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RAMPA PRENESTINA LUOGO
Via Aquilonia 52, Roma, Italia
FUNZIONE ORIGINARIA E DIMENSIONI
Deposito Teatro Opera, poi Scuola. Oltre 5.000 mq coperti.
USO TEMPORANEO
Prima eventi notturni, poi sede di associazioni culturali.
QUANDO/PERIODICITÀ
A partire dal 2015. 3 anni, prosegue in attività permanente.
TIPOLOGIA
L’assegnazione è avvenuta in modo diretto da parte del V municipio (proprietario della struttura) ad un’associazione culturale.
ATTORI PRINCIPALI
Amministrazione: V Municipio di Roma Capitale Promotore dell’iniziativa: Associazione Beat72.
TRAIETTORIA
La Rampa attualmente è assegnata all’associazione APS Rampa Prenestina, che ne gestisce gli spazi e le varie funzioni. Sono presenti diverse attività culturali.
BREVE DESCRIZIONE
Lo spazio è stato da sempre luogo camaleontico: realizzato come magazzino, è poi diventato una scuola e infine abitazione emergenziale per sfrattati. In seguito il terzo piano fu assegnato al Centro Rampi, e successivamente vennero ospitate nei locali le attività della Doppiosenso Unico, una compagnia teatrale, e Saràbanda, un laboratorio di riparazione di strumenti musicali. Nel febbraio 2015 i locali sono stati affidati all’Associazione Culturale Beat 72, vincitrice dell’Avviso Pubblico “Roma Creativa”, per lo svolgimento della manifestazione “Line O” – Open Space Performance Art Festival, in programma dal 21 al 28 febbraio 2015. Lo spazio viene allestito e dipinto da oltre 20 street artist nazionali ed internazionali. La concessione di utilizzo viene poi prolungata per altri 180 giorni, e poi un anno. Durante questo periodo la struttura ospita eventi di musica elettronica con Dj di fama internazionale, diventando un luogo molto popolare. Concluso il periodo di affitto e visto il successo dello spazio come luogo di promozione culturale, la Rampa Prenestina è stata assegnata ad un gruppo di associazioni senza scopo di lucro con fini culturali e sociali.
STRATEGIA DEL TEMPORANEO Impulse
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RENEW NEWCASTLE LUOGO
Newcastle, Australia
FUNZIONE ORIGINARIA E DIMENSIONI
locali commerciali, spazi molteplici, molteplici metrature.
USO TEMPORANEO Attività creative
QUANDO/PERIODICITÀ Dal 2008 ad oggi. Varia a seconda dei progetti.
TIPOLOGIA
Formale. Il modello di contratto di comodato d’uso gratuito temporaneo è stato costruito insieme alla municipalità.
ATTORI PRINCIPALI
Promotore: Renew Newcastle Proprietari dei locali sfitti Mediatore legale e “ideatore del contratto di licenza”: Arts Law Center Australia, Amministrazione e sostenitore: Governo locale
STRATEGIA DEL TEMPORANEO Free Flow; Impulse; Stand In
TRAIETTORIA
L’attività di Renew Newcastel (RNC) è a carattere strettamente temporaneo. Al ritorno di attività “permanenti”, l’attenzione viene rivolta altrove. RNC ha strutturato e reso disponibile un modello esportabile ad altre realtà con sistemi giuridici simili.
BREVE DESCRIZIONE
Renew Newcastle è stata fondata alla fine del 2008 da Marcus Westbury, nel tentativo di concedere ad artisti e attività creative alcuni dei locali e degli uffici vuoti (in costante aumento) all’interno del Newcastle CBD. Nonostante l’elevato numero di spazi vuoti c’era ancora una relativa mancanza di spazi a prezzi accessibili, in cui progetti creativi potevano trovare luogo. In un anno, Renew Newcastle aveva avviato più di 40 imprese e progetti creativi in quelli che erano stati edifici vuoti: imprese creative, gallerie d’arte, studi di artisti, Imprese di Graphic e web design, piccoli editori, studi cinematografici, artigianato locale, piccole case di moda, laboratori orafi, laboratori fotografici. Entro la fine del 2009 Renew Newcastle aveva circa 25 spazi in gestione. Il centro città era nuovamente attrattivo e l’intera zona intorno ad Hunter street Mal non era più fatiscente e degradata. Tutti hanno riconosciuto l’importanza delle attività di RNC nel recupero di qualità della zona. L’associazione, con il rientro di attività a carattere permanente, ha poi spostato l’attenzione ad altri punti della città che necessitavano di attività simili. 131
132
TORRE DE DAVID
ATTORI PRINCIPALI Occupanti Governo Venezuelano
STRATEGIA DEL TEMPORANEO Stand-in; Subversion
LUOGO
Caracas, Venezuela
FUNZIONE ORIGINARIA E DIMENSIONI
Centro Financiero Confinanzas, noto anche come Torre de David, è il terzo grattacielo più alto del Venezuela (45 piani, 221.000 mq), dopo le torri gemelle del complesso Parque Central. Il complesso originariamente doveva avere sei edifici, le torri A e B di 190 metri con un eliporto, altri due edifici serventi, la lobby e un parcheggio di 12 piani.
TRAIETTORIA
ll futuro della Torre de David è tutt’ora incerto, anche se il governo venezuelano ha annunciato la sua intenzione di trasformarla in un centro commerciale e torre di uffici.
USO TEMPORANEO Abitazioni informali
QUANDO/PERIODICITÀ 2007-2014 8 anni
TIPOLOGIA
Trascurata per oltre un decennio, nel 2007 è diventata la casa improvvisata di una comunità di oltre 1.000 famiglie che vivono in un’occupazione illegale e precaria, che molti chiamano favelas verticale. Il governo venezuelano ha sgombrato i residenti nel 2014. 133
BREVE DESCRIZIONE https://www.youtube.com/ watch?v=5KxZfsU_Xtw Torre David è una torre di 45 piani di uffici a Caracas. La costruzione della torre cominciò nel 1990 e si interruppe nel 2012. La torre è soprannominata “di David” dal nome del principale investitore nella costruzione, il finanziere David Brillembourg, morto nel 1993. Durante la crisi bancaria del Venezuela, nel 1994, il governo ha acquisito la proprietà dell’edificio, che tuttora rimane incompleto per mancanza di fondi. Nell’edificio mancavano ascensori, impianti elettrici, acqua corrente, infissi ai balconi e alle finestre e in molte parti anche porzioni di mura. Nel 2007, gli enormi problemi abitativi nella capitale del Venezuela hanno spinto una comunità di oltre 1.000 famiglie a occupare l’edificio illegalmente. Gli attuali occupanti hanno creato alcuni servizi di base: per esempio, l’acqua corrente arriva fino al ventiduesimo piano, anche se i residenti occupano gli ambienti fino al ventottesimo. All’interno della torre esistono in modo del tutto abusivo negozi e persino uno studio dentistico. Alcuni degli occupanti hanno persino automezzi parcheggiati nel garage dell’edificio. Considerato il palazzo occupato più grande del mondo, il Centro è stato recentemente oggetto del progetto Gran Horizonte, portato avanti da Urban Think-Tank e dall’architetto Justin McGuirk, premiato con il Leone d’oro alla Biennale di architettura di Venezia del 2012. U-TT ha ini134
ziato a ricercare e documentare l’organizzazione fisica e sociale della torre, credendo che ci fosse qualcosa di prezioso da imparare da ciò che i residenti hanno creato in otto anni di occupazione. La comunità non era né un covo per la criminalità, né un’utopia romantica. Torre David era piuttosto un edificio che possedeva la complessità di una città. I residenti della Torre pagavano 32 dollari di spese mensili per il condominio e per la guardia armata (che forniva un servizio continuo, 24 ore su 24), inoltre la comunità era amministrata in maniera completamente autonoma avendo formato un mini-governo cooperativo, che gestiva l’organizzazione e puniva i comportamenti asociali assegnando mansioni di riparazione o altre faccende utili a migliorare le condizioni dell’edificio. Nel 2012, dopo un anno di ricerca, U-TT ha iniziato a lavorare con i residenti e un team di collaboratori diversi per documentare il riutilizzo adattivo della struttura esistente da parte degli abusivi, intervistare i residenti sulla loro esperienza e formulare proposte progettuali per riadattare il complesso della torre. In particolare, gli ingegneri sostenibili della Cattedra SuAT del Politecnico di Zurigo hanno contribuito allo sviluppo di nuovi progetti di infrastrutture per la circolazione, l’elettricità e l’acqua. Nel tentativo di raccogliere fondi per realizzare alcune di queste idee, il lavoro documentario e di design è stato diffuso in un libro, un cortometraggio, conferenze e numerose mostre. Nel 2014, il governo venezuelano ha annunciato la sua intenzione di porre fine all’occupazione e trasforma-
re Torre David in un centro commerciale e torre di uffici. La polizia ha sfrattato i residenti, trasferendo la maggior parte delle famiglie in un nuovo progetto di edilizia popolare situato al di fuori della periferia della città . Tutt’ora il futuro di Torre David è ancora incerto.
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TORRE GALFA MACAO LUOGO
Torre Galfa, Milano, Italia
FUNZIONE ORIGINARIA E DIMENSIONI
STRATEGIA DEL TEMPORANEO Stand-in; Subversion; Free Flow
TRAIETTORIA
L’obiettivo della proprietà UnipolSai, condiviso con il Comune, è quello di convertire la torre ad una destinazione ricettivo-alberghiera (dal piano -1 al 12º piano) e residenziale (dal 13º al 31º piano) con servizi dedicati e ingressi separati. I lavori sono iniziati nel 2016.
Torre Galfa a Milano è un grattacielo di trentuno piani, progettato dall’architetto Melchiorre Bega nel 1956 e terminato nel 1959. Il palazzo, costruito inizialmente per la società Sarom, è poi acquistato, alla metà degli anni settanta, dalla Banca Popolare di Milano, che lo utilizza come centro servizi e sede operativa per circa 30 anni.
USO TEMPORANEO
“Nuovo centro per le arti di Milano”, uno spazio dove produrre arte e cultura
QUANDO/PERIODICITÀ
5 maggio 2012 - 15 Maggio 2012 10 giorni
TIPOLOGIA
Occupazione illegale
ATTORI PRINCIPALI Associazione Macao Comune di Milano Fondiaria Sai
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BREVE DESCRIZIONE
Torre Galfa è un grattacielo di trentuno piani che sorge tra via Fara e via Galvani, non distante dalla Stazione Garibaldi. Nel 2012 era vuoto e abbandonato da circa quindici anni. L’edificio, sorto nel 1959 su progetto di Melchiorre Bega, alla metà degli anni settanta fu acquisito dalla Banca Popolare di Milano che lo ha utilizzato come sede operativa per circa trent’anni. La Fondiaria Sai lo ha quindi rilevato nel 2006 per 48 milioni di euro, ma il tracollo finanziario subito dalla società del gruppo di Salvatore Ligresti ne ha bloccato il recupero, trasformandolo in uno degli spazi abbandonati di Milano, privi di destinazione commerciale o istituzionale.1 Macao, un’associazione fondata per costituire “un centro per le arti di Milano”, nel 2012 occupa per protesta il luogo, concentrando su di sé una enorme visibilità mediatica e ottenendo il plauso di un folto numero di intellettuali. Nel comunicato stampa, Macao definisce l’occupazione come, appunto, un “nuovo centro per le arti di Milano”, uno spazio dove produrre arte e cultura, in cui “gli artisti e i cittadini possano riunirsi per inventare un nuovo sistema di regole per una gestione condivisa e partecipata”, per sperimentare in autonomia “nuovi linguaggi comuni”. L’eco mediatico ha portato all’occupazione una moltitudine di competenze, figure professionali che hanno offerto il loro supporto per immaginare la torre in un’altra forma. Nei dieci giorni di occupazione Macao ha prodotto una mol1 Fonte: https://it.wikipedia.org/wiki/Torre_Galfa
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titudine di eventi, performance, workshop, incontri, presentazioni e conferenze, organizzando un’assemblea pubblica a cui hanno partecipato oltre 500 persone, fra docenti universitari, artisti, filosofi, studenti e cittadini. Dopo dieci giorni di attività l’occupazione è stata sgomberata, ma aveva ottenuto il suo scopo: portare l’attenzione sulla necessità di un sistema di fare e promuovere arte diverso, sulla necessità di restituire spazi pubblici alla cultura, considerare la cultura un esercizio di democrazia che sta alla base di un vero cambiamento. “Da lì in poi Macao si è messo in moto per cercare il supporto di legali che promuovano nuove forme di gestione alternativa e per attirare la collaborazione delle Università. Ha poi lanciato un bando, uno strumento tipico dell’industria culturale, utilizzato qui come involucro comunicativo con la necessità specifica di testare e monitorare le reazione delle persone. Una sorta di ballon d’essai, lanciato nell’aria, per coinvolgere le forze più eterogenee nel processo di ridefinizione di un luogo. Oggi il bando non ha più scadenza. È permanentemente aperto per proporre un’idea artistica e curatoriale che metta in forma un contenuto e per dare un significato all’acronimo Macao”2. Dopo lo sgombero dalla Torre, il 15 maggio, e l’esperienza di Piazza Macao, sempre in Via Galvani, Macao prosegue, entrando in Palazzo Citterio, un edificio del ’700 abbandonato da 40 anni. Questo palazzo è inserito nel progetto 2 Martina Angelotti, dall’articolo “Macao. L’occupazione della Torre Galfa a Milano”. Apparso sulla rivista Doppiozero il 9 Maggio 2012.
“Grande Brera”. L’occupazione dura solo due giorni: tutto l’arco politico e mediatico si schiera contro Macao, il Ministero dei Beni Culturali manda l’esercito per sgomberare il Palazzo. Il giorno dopo lo sgombero da Palazzo Citterio, Macao – invece che spegnersi – si diffonde per la città. In questo nuovo assetto nomade e disperso, durante le assemblee e nei tavoli di lavoro, Macao rafforza la propria struttura organizzativa, riflette sui modelli di produzione e sulle pratiche democratiche interne. Diventa evidente che i concetti stessi di produzione culturale e di lavoro possono essere affermati come un territorio comune costituente, a prescindere dal luogo in cui essi si realizzano nel concreto. Dopo circa un mese di lavoro e di assemblee sparse in diversi luoghi di Milano, il 16 giugno, in seguito ad un attraversamento che tocca molti luoghi simbolo della città, Macao entra nell’Ex Borsa del Macello di Viale Molise, palazzina liberty inutilizzata da anni.
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TRACES OF COMMERCE LUOGO
è stato proprio quello di creare un quadro di sinergia tra collaborazioni creative interdisciplinari, forme di governance locale (Comune di Atene, Agenzia per lo Sviluppo e la Gestione delle Destinazioni di Atene) e organizzazioni pubbliche (Fondo di Previdenza Sociale per i Commercianti).
ATTORI PRINCIPALI
Stoa Emporon (Galleria dei CommercianAmministrazione: Athens Development ti), Atene, Grecia and Destination Management Agency ADDMA FUNZIONE ORIGINARIA E Consulenti: Social Security Organization DIMENSIONI OAEE. Galleria commerciale nel centro città, 12 Project Management: A.T. Management. negozi. Promotori: Haris Biskos, Martha Giannakopoulos
USO TEMPORANEO
Per la prima fase (maggio-giugno 2014), 12 gruppi selezionati hanno occupato gli spazi vuoti con interventi artistici che hanno innescato un dialogo tra la città e i suoi utenti; durante la seconda fase (gennaio-giugno 2015), designer, curatori, inventori, cuochi e creativi di ogni genere sono stati invitati a utilizzare gli spazi per workshop legati alle loro attività, a condizione che organizzassero un evento pubblico partecipativo due volte al mese.
STRATEGIA DEL TEMPORANEO Impulse
TRAIETTORIA
Traces Of Commerce ha integrato le dinamiche urbane in uno spazio dimenticato muovendosi tra energie, risorse e simboli della città. Oggi la Stoa Emporon non è semplicemente una galleria commerciale: il suo riutilizzo la riscopre come parte del tessuto urbano rivelando la complessità della rete urbana e tutte le sue sfaccettaQUANDO/PERIODICITÀ ture nascoste. La visione dell’iniziativa è la 2014-2015 rinascita di questo simbolico spazio pubLa prima fase (maggio-giugno 2014) è blico attraverso la creazione di una piattadurata circa 2 mesi, la seconda fase 6 forma produttiva con sinergie interdiscimesi (gennaio-giugno 2015). plinari che si apre alla città.
TIPOLOGIA
Formale. Uno degli obiettivi del progetto 141
BREVE DESCRIZIONE
L’iniziativa greca è un esempio di riattivazione puntuale nel tessuto urbano di una metropoli mediterranea contemporanea, dove l’amministrazione locale ha deciso di affidare la gestione completa del processo a un collettivo di architettura. L’iniziativa è accompagnata e facilitata da un accordo che consente di sperimentare un progetto di riutilizzo temporaneo. La cooperazione al centro di questa iniziativa bottom-up offre l’opportunità di creare un notevole spazio per la riallocazione e la creazione di valore: nasce un polo urbano, rivitalizzato passo dopo passo dalla presenza di diverse entità all’interno dell’edificio, che valorizza i diversi scambi tra le dinamiche imprese creative e professionali (i cui uffici sono stati spesso relegati in periferia) e gli abitanti della città, dimostrando ancora una volta il significato della partecipazione come una preoccupazione e un obiettivo chiave di questo tipo di iniziativa. Tracce di Commercio è stato un intervento temporaneo in una galleria commerciale abbandonata di Atene: la Stoa Emporon (Galleria dei Commercianti), situata al piano terra della Insurance Merchants Funds Building, un edificio pubblico di proprietà le cui attività sono state trasferite nel 2006. Nel quartiere molto frequentato del City Center, l’Emporon Stoa contava dieci negozi abbandonati. Il gruppo di architetti POTEMKIN aveva notato l’edificio, che si trovava nel cuore del centro commerciale, e che è stato trascurato per più di 20 anni, e aveva chiesto alla città di Atene il permesso di occuparlo temporaneamente e 142
riattivarlo. Il Comune ha accettato l’idea e ha fornito un piccolo finanziamento per le spese di ristrutturazione di base, continuando a coprire i costi dei servizi pubblici (acqua, elettricità, ecc.). L’obiettivo degli architetti era non solo quello di riutilizzare un sito con particolari qualità urbane, tipiche di Atene e del suo centro commerciale, ma anche quello di favorire la formazione di un nuovo polo creativo per una città in profonda recessione economica. L’intervento di POTEMKIN è stato prevalentemente un intervento di mediazione, in quanto ha strutturato il progetto in due fasi con inviti aperti a presentare proposte. Per la prima fase (maggio-giugno 2014), 12 gruppi selezionati hanno occupato gli spazi vuoti con interventi artistici che hanno innescato un dialogo tra la città e i suoi utenti; durante la seconda fase (gennaio-giugno 2015), designer, curatori, inventori, cuochi e creativi di ogni genere sono stati invitati a utilizzare gli spazi per workshop legati alle loro attività, a condizione che organizzassero un evento pubblico partecipativo due volte al mese: a seguito di un invito aperto a presentare proposte, 10 negozi di Stoa Emporon sono stati assegnati gratuitamente a start-up creative e piccole collaborazioni imprenditoriali che trasformano il livello di base del Fondo di previdenza sociale per la costruzione commercianti in un laboratorio trasparente della creatività.
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TRANSVAAL HOTEL LUOGO
L’Aia, Paesi Bassi
FUNZIONE ORIGINARIA E DIMENSIONI
STRATEGIA DEL TEMPORANEO Free Flow
TRAIETTORIA
Il quartiere a partire dal 2002 subisce una profonda trasformazione, al fine di ricavare spazi verdi, generare una mixité sociale e funzionale e alleviare le condizioni di precarietà sociale. La trasformazione però si attua tramite la demolizione e ricostruzione degli edifici e uno stravolgimento del regime fondiario del quartiere.
Quartiere a carattere residenziale, l’attività è diffusa in tutto il quartiere.
USO TEMPORANEO
Camere d’albergo arredate e decorate da artisti.
QUANDO/PERIODICITÀ Dal 2007 al 2014
TIPOLOGIA
Gli edifici utilizzati per i progetti non vengono occupati illegalmente, ma concessi con contratti d’uso temporanei dall’amministrazione comunale. Inoltre gli oneri finanziari dei progetti artistici vengono sostenuti da fondazioni culturali.
ATTORI PRINCIPALI
Promotori: Optek (studio di artisti residenti nel quartiere); Proprietà: Organizzazioni di quartiere e imprenditori locali. Amministrazione: Comune de L’Aia
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BREVE DESCRIZIONE
OpTrek mobile project agency è una organizzazione temporanea di artisti che si forma durante l’estate del 2002 a Transvaal, un quartiere dal carattere multiculturale, densamente popolato soprattutto da cittadini della working-class. Il quartiere sorge in prossimità del centro di Den Haag e si trova nella situazione di dover affrontare una serie di problemi di natura sociale, quali un alto tasso di disoccupazione, crimine diffuso, abuso di droghe, insufficienza di spazi ricreativi per i giovani, scarsa pulizia delle strade e mancanza di aree verdi. Come risposta a questi problemi, dalla natura multidimensionale, il processo di rigenerazione avviato dalla municipalità negli anni consiste essenzialmente in operazioni di demolizione e ricostruzione di nuove case. Immediatamente gli artisti percepiscono un coinvolgimento forte con i grandi cambiamenti cui è sottoposto il quartiere nel corso degli anni, e che hanno serie conseguenze sia sull’assetto fisico di Transvaal che sulla sua popolazione: entro il 2014 il quartiere vedrà la demolizione di circa 3.000 case popolari, al loro posto saranno costruite 1.600 nuove case, la maggior parte delle quali (il 70%) non saranno concesse in locazione ma saranno vendute. L’azione avviata da OpTrek pertanto mira ad indagare questi cambiamenti e a renderli visibili ad un pubblico più ampio. Il problema da cui prende le mosse l’azione del gruppo di artisti risiede nel fatto che il processo di trasformazione viene vissuto in maniera passiva e “inconscia” dagli abitanti, per questo è necessario lavorare 146
per rendere espliciti i meccanismi di trasformazione in atto. Sulla base di queste premesse Optrek nel 2007 avvia Transvaal Hotel, un progetto di trasformazione in hotel degli spazi in trasformazione presenti nel quartiere: le camere sono temporaneamente allocate nelle case invendute di nuova costruzione o nelle aree dismesse, per essere poi trasferite nel momento in cui queste vengono rispettivamente vendute o demolite. il progetto propone di assecondare il divenire del quartiere facendo transitare negli spazi in trasformazione differenti funzioni: da luoghi abbandonati e/o inoccupati perché in attesa di vendita o demolizione, a camere d’albergo da proporre agli abitanti e ai turisti. Il progetto è stato commissionato da OpTrek e ideato dallo studio di architettura RAL2005. La trasformazione in camere d’albergo è opera di artisti e imprenditori locali, che hanno conferito a ciascuna una identità propria. Oltre alla variazione di tema e design nell’arredo delle camere, è stato introdotto un sistema di classificazione da una a cinque stelle. Poiché l’albergo è esteso praticamente a tutto il quartiere, le strade diventano i suoi corridoi, godono dei servizi derivanti dalla natura multiculturale del quartiere: ristoranti etnici, panetterie, saloni di bellezza, una sala per massaggi ayurvedici, bar, parrucchiere, numerosi internet café, e negozi, molti dei quali aperti sette giorni su sette.
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SOTTO IL VIADOTTO
STRATEGIA DEL TEMPORANEO Pioneer
TRAIETTORIA
L’esperimento aveva il ruolo di immaginare possibili usi per spazi interstiziali della città.
LUOGO
Viadotto dei presidenti, Roma
FUNZIONE ORIGINARIA E DIMENSIONI
Nessuna: era un luogo di degrado. La pedana destinata alle attività è di circa 200 mq
USO TEMPORANEO
“Luogo di scambio e di partecipazione della cittadinanza”.
QUANDO/PERIODICITÀ
2014 L’attività doveva durare tre mesi, ma ha avuto un prolungamento di altri tre.
TIPOLOGIA
L’attività è stata promossa nell’ambito del progetto TUTUR con il comune di Roma e il III Municipio.
ATTORI PRINCIPALI
Amminstrazione: Comune di Roma, III Municipio Promotori del progetto: TUTUR, associazioni Greenapsi, Interazioni Urbane e il G124 Fruitori: Abitanti 149
BREVE DESCRIZIONE
Il Viadotto dei Presidenti si trova all’interno del Municipio III, un territorio che si estende tra il fiume Aniene e la Riserva Naturale della Marcigliana nella parte nord-est di Roma. Nasce su un tracciato previsto dal PRG del 1962 ed avrebbe dovuto costituire la testa nord di un sistema viario ad alto scorrimento. Nel 1996 venne realizzato il tratto che unisce Via della Bufalotta al quartiere di Colle Salario con al centro il viadotto tranviario. Di questo asse di trasporto leggero furono realizzati però con doppia sede tramviaria solo 1800 m e due stazioni complete di banchine e rampe di accesso per i disabili (la stazione Serpentara e Vigne Nuove). Dal momento della sua costruzione lo spazio destinato alla ferrovia è stato trascurato e lasciato in abbandono. IL PROGETTO SOTTO IL VIADOTTO1 Sotto il Viadotto nasce nel 2014, nell’ambito del progetto europeo TUTUR (Temporary Use as a Tool for Urban Regeneration), grazie alla collaborazione dell’associazione Greenapsi, Interazioni Urbane e il G124, gruppo di lavoro del senatore Renzo Piano sulle periferie. Obiettivo principale è quello di raccogliere la sempre più crescente voglia di riappropriarsi del territorio da parte delle persone, attraverso un intervento sulla microscala che possa rivitalizzare uno spazio abbandonato trasformandolo in luogo di sperimentazione e socialità. Al termine di una fase di osservazione diretta e di 1 Fonte: https://www.theplan.it/award/2015/urban-regeneration/sotto-il-viadotto
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ascolto in cui è stata coinvolta la comunità locale, si è arrivati a formulare una proposta progettuale che prevede la ‘riattivazione’ di una parte dello spazio sottostante il sistema infrastrutturale e del Viadotto dei Presidenti, corrispondente alla “stazione Serpentara”. Il progetto prevede la trasformazione di uno spazio urbano degradato in luogo di scambio e di partecipazione attiva della cittadinanza, favorendo un concreto riuso dell’infrastruttura, abitando gli spazi interstiziali ed innestandovi delle funzioni specifiche che permettano la fruibilità e l’utilizzo di almeno una parte di queste aree ad oggi completamente abbandonate. L’uso temporaneo, quindi, di uno spazio abbandonato e inutilizzato attraverso un processo di progettazione partecipata, il recupero dei materiali di scarto ed autocostruzione. Una iniziativa che consente ai cittadini di avere un luogo dove incontrarsi e organizzare attività aperte a tutti. Successivamente ad una preliminare bonifica, pulitura e messa in sicurezza dell’area, l’intervento prevede la riattivazione del vuoto urbano mediante la creazione di una “piazza attrezzata”. Questo nuovo spazio urbano è caratterizzato dalla presenza di due volumi prefabbricati (containers), un laboratorio in cui verranno organizzate e gestite attività specifiche e un deposito per gli attrezzi per la manutenzione del micro-parco. L’accesso alla pedana (circa 200 mq), realizzata recuperando pallets o materiali in legno inutilizzati, avverrà attraverso un percorso, che taglia trasversalmente l’area facilitando la connessione tra i quartieri posti ai lati del via-
dotto. È inoltre previsto il completamento degli accessi alla parte sopraelevata del viadotto mediante l’integrazione di elementi che possano connettere la pedana alle strutture di collegamento verticale già esistenti, ma rimaste incompiute. Il percorso è stato progettato come un vero e proprio percorso attrezzato per rendere il passaggio colorato e divertente e non più grigio e difficoltoso, quale era prima dell’intervento. Per invitare la gente ad attraversare, ma anche a sostare sotto il viadotto, verranno realizzati elementi di arredo urbano con materiali di recupero mediante un workshop di autocostruzione, coordinato dall’Associazione Interazioni Urbane, che vedrà il coinvolgimento di studenti, giovani professionisti, bambini e cittadini di tutte le età. Il principale elemento del percorso è la ruota, che da pneumatico usato si trasforma in cordolo, fioriera, seduta, rastrelliera per le bici, altalena, cupola e poi parete per arrampicarsi, simbolo della trasformazione di un luogo e di una mobilità che viaggia verso la sostenibilità, Sopra e Sotto il Viadotto. Assumerà un ruolo di rilievo la partecipazione attiva della cittadinanza anche nella manutenzione dello spazio stesso; per far sì che il progetto sia sostenibile nel tempo è necessaria una fase di accompagnamento e la costruzione di una comunità che si prenda cura dello spazio e lo senta come proprio. l giorni dell’inaugurazione, 11 e 12 ottobre 2014, sono stati giorni di festa con musica, laboratori didattici, una passeggiata in bici per il quartiere, uno spettacolo teatrale e una tavola rotonda sul tema della dimensione temporale del-
la trasformazione urbana. Da ottobre ad oggi continua l’attività del gruppo Sotto il Viadotto con la volontà di ampliare l’offerta di servizi, compenetrando le attività di rigenerazione urbana con produzioni culturali site specific, implementando così la scarsa offerta culturale del Municipio e facilitando la fruizione per tutte le fasce di popolazione.
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WAGENDORF LOHMÜHLE
prattutto le popolazioni rom, sia dal fatto che pur essendo giuridicamente equiparate a case, queste Tiny House, non rispettano alcuni requisiti abitativi standard, come l’acqua corrente.
ATTORI PRINCIPALI LUOGO
Lohmühlestrasse 17, Berlino, Germania
FUNZIONE ORIGINARIA E DIMENSIONI
Promotori: abitanti del villaggio e Associazione Kultur Banausen; Amministrazione e proprietà dell’area: Senato di Berlino; Fruitori: residenti limitrofi e visitatori.
Area abbandonata derivata dalla demoli- STRATEGIA DEL TEMPORANEO zione del muro di Berlino e precedente- Pioneer; Consolidation mente occupata dalle strutture illegali del campo.
TRAIETTORIA
La configurazione delle case, se pur mobili, ha assunto nel tempo un carattere Ecovillaggio autonomo. Progetto di abi- sempre più stabile. Il contratto con il Setazioni alternative. Attività culturali. nato della città è stato rinnovato e l’importanza che ha avuto il progetto, sia come motore sociale per il quartiere che QUANDO/PERIODICITÀ come risonanza internazionale, sembra in La prima occupazione illegale è del 1991. qualche modo salvaguardarli dallo Il contratto con la città di Berlino risale al sgombero. 1999. Quasi 8 anni in una condizione indefinita, più 10 anni di contratto per la cessione gratuita dell’area, rinnovato per altri 5+5.
USO TEMPORANEO
TIPOLOGIA
Informale, fino al 1999. Poi cessione gratuita dell’area da parte del Senato di Berlino. Ad ogni modo giuridicamente il villaggio rimane un ibrido sulla soglia della legalità: minacciato sia dalle normative contro l’abusivismo che colpiscono so153
BREVE DESCRIZIONE
Al posto di un’area abbandonata derivata dalla demolizione del muro di Berlino, e precedentemente occupata da strutture illegali del campo, i primi occupanti hanno negoziato con la municipalità del quartiere la possibilità di fornire attività di aggregazione collettiva ai residenti, in cambio di un comodato d’uso gratuito dell’area per dieci anni. Hanno trasformato quello che era un pezzo di terreno arido e inutilizzato in una sorta di parco naturale, ricco di specie vegetali, alcune anche rare. Sono stati inoltre autorizzati a creare un villaggio alternativo di edilizia popolare per allargare la comunità e rafforzare il dialogo con i residenti del distretto. Questo processo di attivazione ha sperimentato sia l’utilizzo di interventi artistici e culturali che la creazione di servizi sociali. Il parco e le abitazioni sono interamente autonome dal punto di vista energetico, riciclano l’acqua che utilizzano e quasi non producono rifiuti. L’utilizzo di strutture temporanee autocostruite e a basso budget ha favorito la definizione e l’erogazione di un articolato programma di attività culturali ed artistiche, denominato “Experimentcity” e suddiviso in permanenti (cinema, concerti), temporanee (teatro, eventi artistici) ed estemporanee (eventi speciali). L’utilizzo di carrozze ferroviarie abbandonate, ancora disponibili in una zona in cui pre-esisteva una stazione ferroviaria, è stata la strategia a basso costo per dotare l’area di residenze temporanee. La sperimentazione ha suscitato l’interesse dei residenti del quartiere e la 154
loro partecipazione dimostrando la possibilità di una convivenza democratica e pacifica tra creatività sociale e innovazione attraverso il coinvolgimento collettivo; è stata inoltre fondata un’associazione culturale chiamata “Kultur Banausen” che ha in gestione l’area.
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ZAKLAD MARKET PLACE
STRATEGIA DEL TEMPORANEO Pioneer; Consolidation
TRAIETTORIA
Alla fine del 2019 Zaklad si trasferirà permanentemente in un’altra proprietà del comune.
LUOGO
Poznań, Polonia
FUNZIONE ORIGINARIA E DIMENSIONI
Ex Poligrafico, ca. 2.000 mq su due livelli
USO TEMPORANEO
Hub per la produzione di artigianato, co-working per la messa in comune di attrezzature costose per attività artigianali. Falegnameria, lavorazione del ferro, stampa 3D, plotter, sartoria, tappezzeria e studio fotografico.
QUANDO/PERIODICITÀ Dal 2016 alla fine del 2019. 3 anni.
TIPOLOGIA
Contratto di locazione temporanea a canone calmierato con i proprietari.
ATTORI PRINCIPALI
Amministrazone: Comune di Poznań Utenti: Fondazione Animatornia Fruitori: residenti limitrofi e visitatori 157
BREVE DESCRIZIONE
ZAKLAD è un maker space a Poznań in Polonia ed offre non solo un servizio per la comunità, ma anche una prototipazione di servizi sociali più ampi nei campi del sostegno all’imprenditorialità, dell’istruzione e della riqualificazione. ZAKLAD era uno spazio creativo a Jeżyce. Li ha creato una rete di persone che fossero attratte dalla tecnologia, dall’artigianato e predisposte per lo scambio di knowhow reciproco, ma nel maggio 2016 ha dovuto lasciare la sua sede in 39 Wawrzyniak Street. La città ha messo a disposizione l’edificio della vecchia cartiera nel Garbary di Poznań e, da settembre 2016 a marzo 2017, l’associazione Animatornia ha effettuato i lavori di ristrutturazione con i fondi raccolti nell’ambito dell’azione PolakPotrafi.pl, fino a quando non è emerso che le condizioni dell’edificio erano peggiori del preveisto e non consentivano di svolgere l’attività dell’associazione per i successivi 2-3 anni. ZAKLAD è un’iniziativa basata su ONG che è stata costituita grazie a un contratto di uso temporaneo in un complesso poligrafico privato abbandonato. Ha fornito spazi di lavoro condivisi e, a basso costo, strumenti condivisi e scambio di conoscenze per i cosiddetti “makers”, hobbisti, così come per i lavoratori autonomi che hanno bisogno di accedere a vari strumenti tecnici, spesso costosi, e di collaborare per ridurre i costi. In questo modo, ZAKLAD ha risposto alla tendenza emergente della “democratizzazione del158
la produzione” rendendo disponibili a sempre più persone stampanti 3D, macchine CNC, programmi per computer e altri strumenti. Riconoscendone il contributo come servizio pubblico, la città di Poznań ha dato in concessione a ZAKLAD uno spazio permanente di proprietà comunale.
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04.
cosa fare
STRATEGIA VALORE PARTECIPAZION INNOVAZIONE PROSSIMITÀ POLITICA VISIONE INTERAZIONE 162
NE
Come anticipato, i casi analizzati nel capitolo precedente appartengono volutamente ad una moltitudine di condizioni differenti: luogo e contesto geopolitico, tipologia stessa del caso (azione su singoli spazi, politiche), tipo di uso, durata, natura dell’intervento (informale, istituzionalizzata), attori coinvolti, esiti e strategia. Questo ci ha permesso di costruire una narrazione ampia, che esplori le possibilità degli usi temporanei e ne racconti la complessità. Da questa nuvola di punti, da questa mappa ancora informe possiamo analizzare delle questioni chiave per cominciare ad estrapolare gli strumenti necessari all’attuazione degli utilizzi temporanei. Proprio per la varietà dei casi studio, siamo in grado di costruire un minimo comune denominatore che ci permetta di identificare, isolare, comprendere e analizzare dei principi di funzionamento dei riutilizzi temporanei, che espliciti in qualche modo quali sono i diversi componenti che li costituiscono. Gli strumenti del temporaneo sono una sommatoria di elementi, che inoltre identificano le potenzialità dei riutilizzi temporanei. Definiscono come l’uso temporaneo dei luoghi liberi sia una strategia fruttuosa per trasformare questo problema – quello degli spazi inattivi – in una risorsa positiva, con molteplici benefici: il mantenimento degli edifici in condizioni migliori, ospitare iniziative sociali, culturali ed economiche nella città, rivitalizzare quartieri trascurati, intensificare l’uso dell’ambiente urbano costruito e contribuire a una città più giusta e sostenibile.
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PRINCIPI 04.1 Strumenti [e principi] del temporaneo Di seguito l’elenco e la definizione di quelli che sembrano essere, alla luce dei casi studio, gli strumenti di cui possono servirsi gli utilizzi temporanei. Come già accaduto nel primo capitolo, la divisione e la costituzione di un elenco è solo a fini analitici. Gli strumenti che analizzeremo di seguito sono, anche qui, strettamente connessi tra loro in un rapporto biunivico di causa effetto e i confini tra uno e l’altro sono così sfumati, che per alcune categorie è estremamente difficile distinguerli. L’elenco, inoltre, proprio per la natura dell’oggetto di studio, non può essere definitivo, ma deve essere soggetto a continue rivisitazioni e aperto a costanti aggiornamenti.
STRUMENTI 164
STRASTRATEGIA
Abbiamo discusso le dieci categorie della strategia del temporaneo nel precedente capitolo, ma i casi studio rilevano come la strategia ne definisca l’ambito e le possibilità di azione. Il temporaneo ha a che fare con una strategia di utilizzo dello spazio. Sulla base delle condizioni in cui opera, il temporaneo, può adottare una o più strategie di attuazione e manifestazione. La scelta della strategia definisce le risorse da mettere in campo, le possibilità, le potenzialità e i probabili esiti dell’utilizzo temporaneo. Gli utilizzi temporanei agiscono strategicamente negli spazi che occupano. Una volta definite, queste strategie possono diventare uno strumento di comprensione e attuazione più consapevole, al servizio di tutti gli attori (gli utenti in primis), che possono scegliere in modo più edotto quale strategia attuare, osservando le condizioni in cui andranno ad operare.
TEGIA
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VALORE
Nella attivazione o riattivazione di uno spazio, il valore è uno strumento imprescindibile. La riattivazione temporanea infatti consiste principalmente nel ricreare, aggiungere ed elevare il valore di un luogo che, a causa di vari fattori lo ha perso (o non l’ha mai avuto in alcuni casi). La riattivazione, quindi, può affrontare aspetti diversi: fisico, sociale, culturale, ambientale, economico. Il valore primario che gli utilizzi temporanei possono riuscire a creare è l’uso dello spazio, attraverso lo sviluppo di interazioni all’interno di quello spazio, che poi si traduce in idee, collaborazioni, progetti ed economie. La creazione di valore, anche economico, è alla base di qualunque riattivazione e l’uso temporaneo non solo esegue la manutenzione fisica, ma può anche contribuire a ridurre i costi e ad aumentare l’attrattiva e il valore dell’immobile vacante. La pratica dell’uso temporaneo può aprire quindi ad una serie di vantaggi: accogliere inizia-
tive dal basso verso l’alto, equilibrare il mix sociale, sperimentare la pianificazione urbana, ecc. e tende perciò a trasformare il posto vacante da problema a risorsa per le dinamiche della città. Il caso delle riattivazioni e manutenzioni messe in atto da HausHalten o dall’associazione Free Riga, o del progetto “Traces of Commerce”, dove per occupare i negozi, gli utenti, hanno dovuto organizzare eventi (aperti al pubblico) come forma di rimborso per la città. Un fab lab, un hat designer, fanzine editor, grafici e altri sono stati ospitati per periodi di 8 mesi nei negozi vacanti, mostrando le loro attività, e l’organizzazione di workshop, speed-dating, concerti e conferenze, aperti al pubblico, che hanno attirato molti visitatori. La conseguenza è stata che i proprietari dei vicini negozi, caffè e bar hanno affermato di essere stati coinvolti in modo estremamente positivo dalle attività temporanee, e l’intero quartiere ha iniziato un processo di trasformazione costruttivo.
VALORE
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PARTECIPAZIONE [CO-CREAZIONE]
La partecipazione è lo strumento forse più complesso da definire. Parlando di partecipazione si rischia sempre di confinarla in un atto formale che non ha valore sostanziale. Negli utilizzi temporanei invece la partecipazione deve essere un atto pratico, una co-creazione: un contributo effettivo e fattivo alla realizzazione. Ma è comunque un argomento spinoso, in quanto ha a che fare con il coinvolgimento di comunità diverse, che portano con sé interessi, visioni, aspirazioni che sono sempre difficilmente conciliabili e in nessun caso perfettamente sovrapponibili. La partecipazione così intesa, porta in sé una buona dose del successo dell’intervento, perché è nella co-creazione che gli utenti del temporaneo trovano il modo di agire direttamente sulle trasformazioni urbane, intervenendo senza mediatori e potendo esprimere il loro significato di un luogo. Se nella Torre de David, gli abitanti hanno direttamente trasformato lo spazio sulla base delle loro esigenze, mediando tra i
PARTE-
conflitti interni ed esterni e creando una comunità orizzontale, con delle regole condivise, lo stesso – su un piano più formale – è accaduto nel progetto Pod Pyramìdou, o in LimiteLimite dove la realizzazione è stata permessa da una perfetta sinergia tra gli attori e la partecipazione attiva del contesto. Allo stesso modo la città di Gand si è rivolta a un uso temporaneo per progettare e co-creare spazi pubblici vivaci e coinvolgenti. Ad esempio, il comune ha acquistato un’area di officina in fallimento in un quartiere densamente popolato di Ledeberg per pianificare e sviluppare un luogo di incontro pubblico per la popolazione locale. Durante il processo di pianificazione la città ha aperto l’area alle iniziative di uso temporaneo degli abitanti. La città vede quest’iniziativa come un’opportunità per ripensare e co-creare uno spazio pubblico con la partecipazione diretta degli abitanti locali, coinvolgendoli nella pianificazione del territorio. Ciò rende lo spazio pubblico in fase di realizzazione più efficiente, creando una domanda per questo spazio già prima del suo sviluppo.
CIPAZIONE
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INNOVAZIONE INNOVAZIONE SOCIALE1
“Definiamo innovazioni sociali le nuove idee (prodotti, servizi e modelli) che soddisfano dei bisogni sociali (in modo più efficace delle alternative esistenti) e che allo stesso tempo creano nuove relazioni e nuove collaborazioni. In altre parole, innovazioni che sono buone per la società e che accrescono le possibilità di azione per la società stessa.”2 Gli utilizzi temporanei sono un’occasione per fornire valore aggiunto all’interno del contesto urbano, coinvolgendo singoli individui e gruppi organizzati di cittadini. Innovazione sociale significa economia, cultura e nuovi valori, tutti principi che dovrebbero appartenere al campo della riattivazione temporanea. Il tema dell’innovazione sociale è complesso e i suoi metodi hanno confini labili, ma ha a che fare sostanzialmente con tutti questi sistemi innovativi che producono soluzioni alternative per risolvere i grossi problemi sociali del nostro tempo. Gli utilizzi temporanei, per la loro predisposizione alla sperimentazione, si sono mostrati come un eccezionale incubatore di innovazioni sociali, e pro-
prio quegli utilizzi che hanno questa intenzione sullo sfondo sono quelli di maggior successo. I progetti di uso temporaneo hanno spesso successo, infatti, nella prototipazione di servizi che rispondono alle esigenze della comunità e si adattano alle tendenze in continuo cambiamento della tecnologia, dell’organizzazione del lavoro e della società più rapidamente di quanto possano fare le amministrazioni comunali o i sistemi tradizionali. Inoltre, l’uso temporaneo è un modo per mettere in comune le risorse pubbliche e private al fine di creare servizi sociali, che è particolarmente urgente nel contesto dell’attuale crisi economica e della contrazione dei bilanci pubblici. Ad esempio, ZAKLAD maker space di Poznań (Polonia) ha dimostrato di essere non solo un servizio per la comunità, ma anche prototipazione di servizi sociali più ampi nei campi del sostegno all’imprenditorialità, dell’istruzione e della riqualificazione. Ha fornito spazi di lavoro condivisi e a basso costo, strumenti condivisi e scambio di conoscenze per i cosiddetti makers e per i lavoratori autonomi che hanno bisogno di accedere a vari strumenti tecnici, spesso costosi, e di collaborare per ridurre i costi. In questo modo, ZAKLAD ha affrontato la tendenza emergente della democratizzazione della produzione.
SOCIALE 1 Ventirini G. e Altri, Re-Act. Tools for Urban Re-activation, Deleyva Editore, Lecco 2016 2 Robin Murray, Julie Caulier, Grice Geoff Mulgan, The Open Book of Social Innovation: Ways to Design, Develop and Grow Social Innovation, NESTA, 2010.
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PROSSIMITÀ3
Un progetto efficace di riattivazione temporanea richiede un esercizio di prossimità, che può essere garantito soltanto da una struttura radicata o che intenda radicarsi nel contesto. Si tratta di interventi che hanno a che fare con luoghi e gruppi delimitati di popolazione, in contesti specifici. Il che significa in primis coinvolgere le comunità locali, utilizzare le loro conoscenze, collaborare con tutti gli attori del territorio e promuovere la cooperazione inter-istituzionale. Nello stesso tempo, è importante che il soggetto gestore sia anche in grado di costruire reti lunghe, ingaggiare attori non locali, declinare partnership ampie in chiave place-based. Il successo dell’utilizzo temporaneo in termini di beneficio per la città dipende anche dalla sua capacità di coinvolgere il suo contesto immediato e nel far interagire gruppi e comunità diverse: la riattivazione deve permeare nel suo intorno e diffondere energie trasformative. L’uso temporaneo è spesso un vettore per la creazione di un luogo. Alcuni esempi di uso temporaneo sono intesi come strumenti aperti e dal basso verso l’alto per la riqualificazione urbana e la riqualificazione del quartiere.
PROSSIMITÀ
3 Avanzi - Sostenibilità Per Azioni s.r.l., Associazione Culturale Dynamoscopio, Kilowatt, Cooperativa Sumisura, Community Hub - I luoghi puri impazziscono, pubblicazione redatta in occasione del Festival delle Comunità del Cambiamento del 7-8-9 ottobre 2016, promosso dall’Associazione RENA.
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POLITICA1
Nella politica deve risiedere il pilastro portante degli utilizzi temporanei. Per far sì che questi abbiano un effetto sostanziale, devono essere inseriti in una visione più ampia del singolo intervento, una visione di città diversa che si attua attraverso le scelte politiche: definiscono i piani di sviluppo futuri per dare forma alle nostre città e ai nostri spazi urbani. Lo strumento politico è forse il più concreto, perché è da queste decisioni che nascono le azioni che intervengono sul territorio. La politica è lo strumento che permette agli utilizzi temporanei di uscire dall’ambito dell’informità e di inserirsi in un contesto di regia pubblica che ne faciliti l’attuazione e ne promuova la diffusione. La politica deve muoversi in un equilibrio precario: da un lato governare le trasformazioni della città, e dall’altro lasciare che le forze provenienti dal basso si attuino in libertà. La politica si colloca quindi nell’incrocio tra regolare i flussi (persone, funzioni, tempo) e definire i limiti delle trasformazioni fisiche, dello spazio e della sua consistenza fisica. Un intreccio che deve avere un fine sociale, redistribuire ricchezza e aumentare la dotazione dei servizi e delle opportunità per i cittadini.
POLITICA 1 Lo strumento della politica e i suoi dispositivi saranno l’oggetto principale del capitolo successivo.
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VISIONE
È la capacità di previsione, la capacità progettuale necessaria degli attori del temporaneo. Le riattivazioni temporanee, infatti, devono dimostrare una forte capacità immaginativa per proporre nuove soluzioni per la riattivazione dei milioni di metri quadrati di spazio vuoto attualmente sparsi nella maggior parte delle città europee. “Se la politica ci fornisce lo strumento decisionale, allora la capacità organizzativa e l’immaginazione dei progettisti ci permettono di prevedere e speculare sui possibili futuri e di anticipare le tendenze.” In questo senso la progettazione deve assumere un nuovo ruolo: non più pre-configurare uno stato finale, ma piuttosto immaginare una moltitudine di soluzioni aperte e ri-configurabili. Questo prevede un gran numero di nuove competenze nelle figure progettuali, “competenze nuove e sfaccettate, ancora non definite e forse non definibili perché
intersecano temi, discipline, attori e strumenti variegati e di volta in volta variabili: mobilitare chi è o potrebbe essere coinvolto; favorire processi di apprendimento istituzionale; instaurare connessioni propizie con il privato che pesa; valorizzare il patrimonio materiale e immateriale dei luoghi; guardare allo spazio pubblico come risorsa per l’attivazione sociale; intercettare risorse, quelle dell’intorno immediato fino a quelle che l’Europa mette a disposizione; comunicare quello che si intende fare e che si va facendo, in modo che tutti lo possano capire; i passi per costruire un’impresa sociale che si occupi dell’intervento; e imparare a valutare quello che fa per capirne l’impatto”2. 2 Marcello Balbo (2018). Rigenerazione urbana: competenze cercansi, contributo che apre una serie di approfondimenti della piattaforma CheFare, in collaborazione con il Master U-RISE dell’Università Iuav di Venezia sul rapporto tra rigenerazione urbana e innovazione sociale.
VISIONE
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INTERAZIONE
La molteplicità delle funzioni, la loro compresenza e interazione sono un altro elemento ricorrente e fondamentale per la riuscita degli utilizzi temporanei. L’interazione di flussi molteplici è uno strumento vitale: l’interazione come strumento è inteso qui nel suo senso più ampio: implica prodotti, servizi, conoscenze e assistenza. Da una riflessione sui casi studio emerge che, con una maggiore apertura all’integrazione di altre e molteplici attività, maggiori sono anche le probabilità che la riattivazione abbia successo. “Sono spazi ibridi non per una qualche poetica alla moda, ma per necessità: devono costruire modelli di business che facciano tornare i conti e disegnare programmi funzionali che usino intensamente le infrastrutture di cui dispongono. Cambiano funzione e ospitano pratiche differenti, che si alternano nel corso della giornata o nei giorni della settimana: al mattino preparano colazioni, al pomeriggio vi si danno convegno le mamme straniere, alla sera ci si balla il tango”1. 1 Avanzi - Sostenibilità Per Azioni s.r.l., Associazione Culturale Dynamoscopio, Kilowatt, Cooperativa Sumisura, Community Hub - I luoghi puri impazziscono, pubblicazione redatta in occasione del Festival delle Comunità del Cambiamento del 7-8-9 ottobre 2016, promosso dall’Associazione RENA.
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IN
TERAZIONE
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174
05.
come fare 175
Se con l’aiuto della nuvola di punti abbiamo definito quali sono gli strumenti del temporaneo, ora affrontiamo la fase finale del lavoro: produrre una serie di azioni che le città possono mettere in campo per favorire l’utilizzo temporaneo e per mettere in campo quegli strumenti, individuati nel capitolo precedente. Delle linee guida che servano all’amministrazione, agli utenti, e alle associazioni per costruire le condizioni affinché il temporaneo si diffonda e svolga il ruolo che immaginiamo debba avere: svolgere un ruolo strategico nel risanamento e nello sviluppo urbano.
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05.01 Buone pratiche Il primo passo è quello di esaminare le più significative azioni nell’area europea. Diversamente dalla nuvola di punti, queste analisi prendono in considerazione solo attività strutturate e che hanno dato un contributo sostanziale alla metodologia di implementazione degli usi temporanei nelle attività di sviluppo delle città Europoee. Tutte quelle buone pratiche da cui apprendere la lezione.
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Leerstandsmelder, Hamburg1
La piattaforma in lingua tedesca Leerstandsmelder è stata fondata ad Amburgo nel 2010 e rappresenta un buon esempio di sviluppo di un’iniziativa di mappatura tematica (spazi inutilizzati) nata attraverso una rete professionale, diventata poi un movimento sociale. La piattaforma si è estesa in pochi anni in 21 città, di cui 2 in Austria (Vienna, Salisburgo) e una in Svizzera (Basilea). Analogamente all’IG Kultur di Vienna, molte organizzazioni in altre città hanno creato un proprio sito, per invitare i residenti delle loro città a contribuire al lavoro di mappatura dei posti inutilizzati. L’attuale mappa di Leerstandsmelder è un grande strumento per il progetto di diffondere la mappatura degli spazi inutilizzati e contribuisce alla diffusione dell’iniziativa: “Il lato positivo di Leerstandsmelder è la semplicità: dopo pochi minuti, quasi tutti capiscono come funziona e sono in grado di utilizzarlo. Questo lo rende molto adattabile anche da altre città.“ (Dumpe 2012). Il “rilevatore di spazi inutilizzati” ha identificato circa 600 immobili vacanti a Brema, grazie anche ad al contributo dell’Agenzia ZZZ, e al processo di crowd-sourcing in cui gli utenti della città possono inserire da soli nuove informazioni. In questo modo si sta definendo un database di spazi, accessibile gratuitamente ed in continuo aggiornamento. 1 Urbact, TUTUR Final Report. Temporary use as a
tool for urban regeneration, Urbact, 2015
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Vacant Central Europe
Il Vacant Central Europe è un progetto congiunto di KÉK (Hungarian Contemporary Architecture Centre), Bec Zmiana, Napraw Sobie Miasto, Pragawatch, Archimera, 4AM e PBlog. Il progetto mira ad affrontare il crescente problema degli spazi inutilizzati nell’Europa centro-orientale attraverso la mappatura degli immobili interessati e la ricerca di strumenti di pianificazione e di progettazione architettonica, e lo scambio di esperienze e strategie di intervento che rendano possibile l’uso temporaneo di questi immobili e la loro riconversione. Il progetto mira a favorire il processo di transizione delle economie urbane del Centro e dell’Est Europa attraverso l’introduzione di una pianificazione più flessibile e basata su processi, nonché di una logica di gestione immobiliare che potenzialmente possa tradursi nella creazione di luoghi urbani più accessibili e destinati alla sperimentazione sociale e culturale. Finora le uniche due città presenti sulla mappa VCE sono Budapest e Brno, ma ci si aspetta che l’input prenda slancio.
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“Occupy me”, Riga1
L’azione dell’arte che porta alla mappatura collaborativa online degli spazi vuoti. “Occupy Me” è stata una campagna di adesivi realizzata dal circolo non governativo e attivista di Riga, Lettonia, nell’ambito del festival annuale di arti contemporanee “Survival Kit 2013”. Iniziata come azione artistica, ha portato alla formazione di una coalizione più ampia e, infine, di una ONG che lavora con l’uso temporaneo, in partenariato con il Consiglio 1 Urbact, Refill Magazine. Temporary Use - Dynamcs for life. Reuse of vacant spaces as a driving force for innovation for local level, #1-#6, Urbact, 2017-2018
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Comunale. Nel 2013 Riga si stava preparando a diventare la capitale europea della cultura per il 2014. L’idea di creare adesivi “Occupy Me” per contrassegnare gli edifici vuoti è nata da un gruppo di 10-12 noti artisti, organizzatori di eventi culturali e urbanisti, che avevano tutti organizzato attività o spazi temporanei in immobili vuoti e visto, di conseguenza, il potenziale – e il problema – degli spazi inutilizzati. Il gruppo ha notato il paradosso della città di disporre di grandi quantità di spazi vuoti, e di non avere luoghi da dedicare alle nuove iniziative culturali, artistiche e sociali. Come mai non c’è attenzione pubblica al problema degli immobili inutilizzati quando quasi 1/5 degli edifici è vuoto? 5.000 adesivi “Occupy Me” sono stati stampati nell’ambito del festival di arte contemporanea “Survival Kit 2013”, movimento ispirato al tema “Slow revolution”. Gli adesivi sono stati distribuiti al pubblico nei quartieri e nei luoghi creativi di Riga il giorno prima della Notte Bianca, un evento culturale di massa che si svolge ogni anno a settembre. Inoltre, per dare avvio alla campagna e stimolare l’immaginazione del pubblico, i promotori hanno organizzato la marchiatura dei primi 100 edifici inutilizzati e creato un manifesto che evidenziasse il paradosso di avere spazi in abbandono da un lato e molte persone o gruppi di persone in cerca di un luogo dove poter svolgere le loro attività dall’altro. Il manifesto è stato diffuso nei quartieri creativi accanto agli adesivi
“Occupy me”, oltre che condiviso online sulle pagine Facebook di circa 15 luoghi/ spazi/gruppi che hanno partecipato alla campagna. Questa azione artistica ha avuto un successo stupefacente. Il manifesto online è stato diffuso e condiviso con almeno 100.000 utenti Facebook e ha ottenuto molte migliaia di “like” e “share”. L’obiettivo è stato raggiunto: la questione è stata sollevata pubblicamente e ha dato visibilità ad un problema che molti avevano notato, ma che nessuno aveva manifestamente indicato. Ha portato ad articoli e interviste nei più grandi media della Lettonia, così come inviti a discutere l’argomento con i rappresentanti dello Stato e delle istituzioni municipali che lavorano con le proprietà pubbliche. È stato anche il primo passo della collaborazione tra il gruppo di iniziativa e l’Assessorato al Patrimonio del Comune di Riga, che poco prima aveva iniziato ad affrontare un altro aspetto del problema: il degrado dei beni lasciati inutilizzati per lunghi periodi di tempo. Ispirandosi a questo successo, il gruppo di iniziativa ha creato un sito web con uno strumento di mappatura collaborativo che invita il pubblico ad aggiungere edifici vuoti e abbandonati alla mappa. Lo strumento ha contribuito a ottenere informazioni su più di 350 edifici vuoti con persone che non solo fornivano l’indirizzo degli edifici, ma in molti casi anche informazioni preziose sulla sua storia e/o possibile idee di utilizzo degli edifici. Alla fine, il successo della campagna di visualizzazione ha portato alla formazione della ONG “Free Riga”. 181
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Free Riga, Riga
Il collettivo per “l’uso creativo temporaneo di edifici vacanti” Free Riga opera sia come organizzatore di progetti di uso temporaneo, sia come curatore di iniziative di uso temporaneo che rispondono alle esigenze dello spazio e del suo proprietario. Nel 2014, Riga aveva oltre mille edifici vuoti e spesso il patrimonio storico di valore si deteriorava a causa del mancato utilizzo e della costosa manutenzione. Free Riga ha riconosciuto l’urgenza di trovare un nuovo scopo per queste proprietà, al fine di migliorare la vivibilità della città, la mancanza di spazio a prezzi accessibili per iniziative sociali e culturali e la caduta dei valori immobiliari. L’organizzazione sostiene e promuove un approccio integrato alla riqualificazione urbana e al recupero delle aree urbane inutilizzate o trascurate, in particolare attraverso la riqualificazione di vecchi edifici, fabbriche ed edifici abbandonati a fini culturali e sociali. Il gruppo contribuisce e opera a sostegno di progetti integrati di riqualificazione urbana e di recupero di aree urbane dismesse. Mappando gli immobili vacanti a Riga, mediando tra iniziative civiche, comune e proprietari, ha anche avviato un dialogo con l’amministrazione locale sull’urgenza e i benefici della riqualificazione. Come organizzatore, Free Riga, ricerca edifici vuoti, si avvicina ai proprietari e li convince dei benefici generali dell’uso temporaneo. Poi negozia i contratti di uso temporaneo, garantendo l’equilibrio tra le esigenze dei proprietari e le esigenze – e capacità – degli utenti temporanei.
Come curatore “Free Riga” sta quindi cercando iniziative di uso temporaneo che siano sì in grado di lavorare collettivamente per creare nuovi servizi sociali e di coinvolgimento nel quartiere, ma anche di soddisfare le esigenze dei proprietari di mantenere e rinnovare il loro immobile. “Free Riga” si assume la responsabilità finale di molti spazi: lavora come matchmaker-scouting per iniziative che possano soddisfare le esigenze del proprietario e trasferisce queste esigenze agli utenti temporanei come obblighi contrattuali, e garantisce che entrambe le parti rispettino ciò che hanno concordato. Dall’esperienza di “Free Riga”, la cura e la mediazione sono particolarmente importanti nei casi in cui i proprietari abbiano interesse ad un uso temporaneo non solo come servizio di manutenzione e riduzione dei costi, ma anche come modo per attrarre attività di tipo specifico nello spazio. Free Riga organizza tour della città per scoprire il potenziale di posti vacanti a Riga e usa la capitale lettone come caso di studio per discutere le tendenze generali e le risposte ai posti vacanti nelle città europee. Nell’ambito dell’Urbact City Festival TUTUR del 7 maggio 2014, Free Riga ha ospitato un “laboratorio itinerante” per la creazione di valore urbano dai potenziali inutilizzati degli edifici vuoti, che ha affrontato le principali ragioni dell’abbandono di immobili situati in posizione centrale, le barriere amministrative che ostacolano la rivitalizzazione e i modi in cui le energie creative e comunitarie possono essere impegnate nella rivitalizzazione degli immobili pubblici. 183
ZwischenZeitZentrale, Brema
Alla fine degli anni 2000, Brema era una città che affrontava un profondo cambiamento: la popolazione diminuiva e l’indice di invecchiamento aumentava. Questa situazione, legata alla crisi industriale, ha definito nuovi contesti economici e finanziari. In queste nuove condizioni, il riutilizzo di alcuni degli spazi abbandonati era una prerogativa per consentire l’insediamento di piccole e medie imprese, ma le condizioni del mercato immobiliare sembravano non favorire l’incubazione di questo tipo di attività. Sulla base dell’esperienza maturata dall’amministrazione, che non era stata così efficace nel rivolgersi agli utenti temporanei, Brema ha deciso di avvalersi di un ufficio indipendente per l’organizzazione dell’uso temporaneo: l’associazione AAA (Atelier di Architettura Autonoma) come “agenzia per l’uso temporaneo” ZZZ (ZwischenZeitZentrale). Il progetto è sostenuto (e finanziato) da tre diversi dipartimenti (finanze, economia, edilizia), tutti interessati a sostenere la ZZZ, che dovrebbe seguire i progetti di utilizzo temporaneo nell’intera area di Brema, in particolare quelli che non sono in grado di gestire da soli questi processi. Inoltre, la ZZZ dovrebbe sostenere le piccole imprese in fase di avviamento che non dispongono di uno spazio per avviare la propria attività. Ogni 6 settimane un gruppo direttivo dei servizi coinvolti si incontra con la ZZZ per discutere l’andamento del lavoro e il raggiungimento degli obiettivi. La ZwischenZeitZentrale è gestita da ex 184
utenti temporanei della AAA. Essendo essi stessi utenti temporanei, la ZZZ possiede molta credibilità all’interno della sottocultura di Brema ed è ben collegata con artisti, iniziative, progetti di arte sociale e altri potenziali utenti o gruppi. Fin dall’inizio, questo aspetto è stato importante per rivolgersi e trovare le persone giuste, metterle in contatto tra loro, trovare spazi adeguati e avviare progetti ben strutturati. Negli ultimi sette anni la ZZZ è diventata uno dei contatti più importanti per le iniziative sociali e culturali in cerca di uno spazio e per tutti gli imprenditori che vogliono avviare un’attività part-time, in aggiunta al loro regolare lavoro. Per il sostegno finanziario di progetti di uso temporaneo la ZZZ ha un fondo, che può essere utile per piccoli investimenti: dagli studi di fattibilità alle autorizzazioni finanziarie. Il supporto di un progetto di utilizzo temporaneo spesso inizia con un incontro nell’ufficio della ZZZ. Qui vengono presentate le idee per utilizzare uno spazio vuoto, e l’associazione aiuta gli utenti a perfezionarle. In molti casi la ZZZ è direttamente coinvolta nell’implementazione del progetto, e aiuta proprietari e utenti con i modelli di contratto per i progetti di utilizzo temporaneo. In seguito, la ZZZ supporta e organizza i controlli antincendio e fornisce consigli su come soddisfare le esigenze di sicurezza degli edifici. La ZZZ mantiene i contatti con i politici e gli stakeholder locali per sostenere gli utenti che non sono in grado di farlo da soli sin dall’inizio e in alcuni casi la ZZZ sostiene anche la ricerca di sponsorizzazioni e del-
le coperture finanziarie. L’esperienza degli ultimi anni ha dimostrato che il lavoro della ZZZ è fondamentale per l’avvio e la gestione di iniziative o start-up che hanno idee, ma non possibilità di trovare uno spazio adeguato per i loro progetti. Oltre a trovare un’ubicazione adeguata, il principale ostacolo per i potenziali utenti è costituito dalle complicazioni burocratiche si aggiungono a procedure amministrative complesse. Il rispetto e la comprensione di tutti i termini e i requisiti richiesti dall’amministrazione per l’avvio di un progetto, infatti, risulta molto difficoltoso. Con la sua esperienza diretta inoltre, la ZZZ, comunica e collabora direttamente con l’amministrazione locale e contribuisce a identificare i desideri e le esigenze della città. “Conosco qualcuno che potrebbe aiutarvi” è la frase cardine che orienta le attività della ZZZ. Far parte di una grande rete è la chiave per la ZZZ per formare una cooperazione sostenibile tra i diversi attori della città e fare dell’uso temporaneo un strumento di successo. La ZZZ ha lavorato con almeno 50 immobili liberi di diversa scala e natura: da piccoli negozi di 30mq a zone industriali di 4.500 mq, per un totale di circa 10.000 mq di superficie coperta e 80.000 mq di aree dismesse in tutto il territorio di Brema, coinvolgendo una grande varietà di utenti nell’utilizzo di questi spazi.
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Lakatlan, Budapest
Lakatlan è un’iniziativa del KÉK – Hungarian Contemporary Architecture Centre – volta alla riattivazione degli spazi inutilizzati di Budapest. Il KÉK lavora a stretto contatto con le ONG, le imprese sociali e le iniziative comunitarie, così come con organizzazioni professionali, funzionari comunali e responsabili politici, per elaborare quadri giuridici ed economici che consentano ad organizzazioni selezionate di utilizzare proprietà vacanti per un periodo di tempo definito. Il programma consiste in attività che comprendono l’identificazione delle organizzazioni locali che hanno bisogno di spazi. Questo significa trovare immobili vuoti e confrontarli con le necessità delle organizzazioni, sviluppare modelli di contratti legali e com186
merciali, definire l’utilizzo in-between di questi spazi, guidare e incubare le organizzazioni, aiutarle ad elaborare una strategia organizzativa, negoziare con i proprietari, organizzare grandi eventi pubblici e campagne mediatiche. Dalle strade con una concentrazione di negozi inattivi, agli edifici scolastici fino ai grandi spazi aperti, il progetto ha avviato l’elaborazione di quadri di riferimento per le politiche comunali e per le cooperazioni tra più attori. Un elemento importante del programma è il Festival degli Open Shops. Con la sua prima edizione organizzata nell’ottobre 2014 in collaborazione con il Comune di Budapest, ma caratterizzata da attività per lo più private, il festival ha aperto una serie di negozi da tempo sfitti o in disuso, installandovi una dozzina di iniziative per la durata di un mese, mettendo alla prova i vantaggi e gli svantaggi della presenza fisica e della costante accessibilità di questi spazi. La giuria ha stabilito criteri chiari: le iniziative selezionate dovevano essere aperte in orari regolari, interagire con l’ambiente circostante ed organizzare eventi. Il Festival è stato descritto in vari reportage mediatici ed è entrato nella cultura urbana tradizionale attraverso i quiz televisivi e ha anche riportato vita in strade centrali ma prive di attività, portando centinaia di persone agli eventi dei negozi temporanei. Mentre alcuni elementi dell’iniziativa Lakatlan sono finanziati da comuni, ambasciate straniere e fondazioni internazionali, il progetto principale è sostenuto da Norway Grants, un programma di sovvenzioni che mira a rafforzare la società civile nei paesi dell’Europa orientale.
Meanwhile Space, London
Meanwhile Space è una Community Interest Company fondata nel 2009. La CIC, nata come braccio esecutivo del Department for Communities and Local Government, fonda il Progetto Meanwhile con l’obiettivo di promuovere l’uso comunitario di proprietà e siti vuoti. Il progetto ha costruito una ”biblioteca” di idee e informazioni, uno strumento volto a rendere più facile – sia per i proprietari di immobili che per le organizzazioni con dei progetti – la concretizzazione di iniziative in linea con il programma Meanwhile. Come risultato, diversi comuni britannici come Glasgow o Londra hanno pubblicato campioni standardizzati di contratti d’uso temporaneo per facilitare l’accordo tra proprietari e utenti, definendo termini di scopo, durata, affitto e responsabilità. Oltre a collaborare con le amministrazioni centrali e locali per ridurre le barriere all’uso temporaneo degli spazi liberi, Meanwhile Space lavora con proprietari, sviluppatori e autorità locali per consigliare e fornire progetti che li sollevino temporaneamente da incombenze (assicurazioni, tasse, sicurezza, ecc.) associate alla gestione di negozi inutilizzati, uffici sfitti, terreni sgombri e via dicendo, cercando contemporaneamente una soluzione commerciale adeguata. Attraverso la consulenza, la formazione e la collaborazione con le comunità locali e gli altri stakeholder, gli utilizzi temporanei vengono impiegati per rianimare lo spazio e fornire opportunità per il benessere della comunità e per imprese sociali. Uno dei progetti di punta di Meanwhile Space è la Cot-
trell House di Wembley, dove la mancanza di servizi locali ha reso importante e necessario aprire spazi per nuove iniziative. Invitando i residenti locali a riflettere su nuovi servizi necessari e su iniziative per rifunzionalizzare spazi, Meanwhile Space ha impegnato oltre 600 persone a discutere, ridisegnare e infine riutilizzare l’ex stazione di servizio come uffici, studi per artisti, spazi di co-working e caffetterie. Il lavoro di Meanwhile Space è aiutato dalle alte tasse sulla proprietà; la prospettiva di ottenere esenzioni fiscali spinge i proprietari immobiliari a consentire alle organizzazioni di beneficenza di utilizzare le loro proprietà. Nei suoi primi 5 anni di esistenza, Meanwhile Space ha costruito una rete di più di 10.000 persone che possiedono o sono interessate ad utilizzare proprietà in disuso, hanno dato spazio a oltre 300 nuove imprese e creato circa 100 posti di lavoro.
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synAthina, Atene
La creazione e il funzionamento di synAthina è stato un esperimento innovativo per la città. L’obiettivo dell’iniziativa è quello di offrire un mezzo di comunicazione per lo scambio di conoscenze, buone pratiche e competenze, al fine di incoraggiare la fioritura di nuove idee per la città e aggiornare i servizi e le procedure comunali. Combinare una piattaforma on-line con uno spazio fisico nel centro di Atene per collegare la municipalità con i gruppi attivi di cittadini si è rivelata un’idea molto efficace. SynAthina è stato sviluppato in una rete molto vivace, che ora amplia la sua portata a questioni specifiche, una delle quali è la sfida degli spazi vuoti in città e il loro uso temporaneo. Secondo la pianificazione iniziale, la piattaforma online e lo spazio fisico synAthina (chiosco) dovevano avere i seguenti obiettivi: - Raccogliere le attività dei cittadini e attraverso di loro imparare quali sono le loro priorità per la città; - Collegare i gruppi di cittadini tra loro, le autorità comunali, le altre istituzioni e gli sponsor al fine di aiutarli a svolgere le loro attività; - Individuare e promuovere le attività che hanno un impatto maggiore sulla città ed esplorare il loro potenziale per essere utilizzate come best practice nella governance locale; Le attività dei cittadini possono influenza188
re le priorità politiche della città, e contribuire a una migliore regolamentazione e a procedure semplificate. La valutazione delle attività svolte finora da synAthina è positiva sia in termini di partecipazione che di efficacia. Dal giorno in cui è stato lanciato, nel luglio 2013, fino ad oggi, la pagina web e il chiosco di synAthina hanno ospitato 2238 attività, realizzate da 266 gruppi di cittadini e istituzioni. La varietà delle azioni e dei gruppi si estende a diversi settori, dai gruppi di solidarietà e dalle imprese sociali all’istruzione, alla cultura, all’alimentazione, al turismo e alla politica urbana. La rete synAthina è organizzata attraverso una piattaforma web ma si riunisce spesso offline in diverse circostanze o in riunioni tematiche. Attività, idee, pagine web di gruppo, ecc., sono direttamente accessibili tramite una mappa interattiva della città di Atene. All’interno della piattaforma i gruppi che organizzano le attività hanno una pagina per presentarsi, cercare spazi vuoti e connettersi con gli altri gruppi. Quando nuovi gruppi chiedono di entrare a far parte della piattaforma, i membri synAthina li incontrano e discutono le loro attività per assicurarsi che siano allineati con la filosofia della piattaforma. Una volta accettati, sono lasciati liberi di gestire la loro pagina e di pianificare le loro attività. La piattaforma online, che è stata aggiornata nel luglio 2016, è molto vivace grazie al supporto di un gruppo di comunicazione molto attivo sui social media. Il webmaster di synAthina e il responsabile
della comunicazione lavorano a tempo pieno per animare la comunità, pubblicare notizie, proporre azioni e bandire inviti sul blog della piattaforma. La pagina Facebook è focalizzata sull’attività della comunità synAthina, l’account Twitter orientato a progetti internazionali, LinkedIn è designato per la pubblicazione di call e Instagram per la condivisione di immagini. Hanno anche una web-radio comunale, e stanno sviluppando un’applicazione ad hoc. SynAthina è un esperimento importante per la città di Atene: sia il funzionamento del chiosco che la rete on-line sono stati un’importante dichiarazione riguarda l’apertura del comune verso le iniziative popolari. Invece per l’uso temporaneo degli spazi vuoti, synAthina sta ampliando il suo campo di intervento a questo tema, creando un gruppo speciale di rappresentanti degli stakeholder e funzionari municipali per discutere le sfide in questo campo e la possibilità di un’integrazione tra i proprietari degli edifici e i gruppi di cittadini. La possibilità di collegare i gruppi attivi nella piattaforma synAthina a edifici specifici è una delle sfide principali per i prossimi anni. synAthina ha progettato e presto coordinerà la procedura di consultazione con cittadini, proprietari e inquilini per gli interventi del comune nel piccolo triangolo (formato dalle strade Praxitelous-Perikleous-Athinas) all’interno del centro storico di Atene. La consultazione mira a trovare soluzioni per lo spazio pubblico (uso, parcheggio, gestione dei rifiuti, ecc.) ma anche per l’uso temporaneo dei magazzini vuoti.
La piattaforma synAthina e l’uso temporaneo del chiosco di Varvakeion come punto di incontro per le iniziative popolari possono essere visti come un approccio innovativo che porta ad un metodo diverso per i processi decisionali sulle questioni ambientali, sociali ed economiche della città. Molte di queste idee innovative sono state incluse nel Piano Integrato per la Città di Atene e vengono utilizzate come paradigma per un futuro utilizzo in altri quartieri di Atene.
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Coopolis, Berlin
Fondata nel 2004 come“Zwischennutzungagentur”, Coopolis è un’agenzia di pianificazione per lo sviluppo urbano cooperativo a Berlino. Mediando tra potenziali utenti e proprietari immobiliari nello spirito di uno sviluppo sostenibile della città, Coopolis organizza l’uso temporaneo delle proprietà inutilizzate in diversi quartieri di Berlino. Coopolis si basa su una struttura di database sviluppata ad hoc, che raccoglie informazioni sugli spazi vuoti, sulle persone interessate, su contatti informali con la politica, ecc. Il matchmaking (trovare delle compatibilità) non è automatico: parte del processo di matchmaking consiste nel ridurre le aspettative dei proprietari a un livello realistico e nell’organizzare eventi a porte aperte con la partecipazione di proprietari e utenti, che devono essere preparati gli uni per gli altri, “in modo che parlino un linguaggio simile e possano capirsi”. Le proprietà più grandi hanno bisogno di un “Hausmeister”, un tuttofare in grado di riparare le infrastrutture dell’edificio, ma anche di capire cosa serve agli inquilini, qualcuno che crea un’atmosfera attraente e inclusiva. Coopolis opera in stretta collaborazione con gli uffici di Quartiersmanagement di Berlino: il processo di matchmaking tra utenti e proprietari di spazi liberi è finanziato per lo più con sovvenzioni pubbliche. In tal modo, Coopolis può mantenere una posizione neutrale nei confronti di entrambe le parti. Ciò è particolarmente importante per gli utenti temporanei, che spesso non dispongono dei mezzi finanziari necessari per coprire i costi di un 190
agente immobiliare e hanno quindi difficoltà a trovare spazio per le loro attività all’interno della città. Molti progetti Coopolis sono stati finanziati dal programma Soziale Stadt, che è servito anche come base per altri progetti creativi come lokal. leben (Aktionsräume Plus) o KreativNetzNeukölln (BIWAQ). Nessun sussidio pubblico è stato utilizzato per affitti o investimenti negli spazi stessi: l’obiettivo è stato, fin dall’inizio, quello di moderare accordi autosufficienti tra proprietario e venditore immobiliare in modo che fossero indipendenti dalle sovvenzioni. Nei primi tre anni di attività, Coopolis ha permesso l’utilizzo temporaneo di negozi inutilizzati nella zona nord del quartiere Neukölln aprendo 150 nuove attività tra cui negozi di moda, laboratori di cucito, gallerie, caffè, locali per i giovani, club musicali e altre sedi. Oltre ad aiutare le start-up e le piccole iniziative ad accedere allo spazio, Coopolis ha permesso anche uno sviluppo urbano orientato all’utente, che ha portato alla creazione di zone diverse e ad uso misto.
Stipo, Rotterdam
Stipo è una equipe urbana di Rotterdam, specializzata in pianificazione urbana partecipata, riqualificazioni di città basate sulle necessità degli utenti, in iniziative urbane organiche nate da input dal basso, che coniugano la pianificazione territoriale con lo sviluppo economico, culturale, educativo, assistenziale, sportivo, ricreativo e turistico. Stipo consiglia, sviluppa, guida e fornisce formazione. La sua area operativa è costituita da combinazioni di pianificazione territoriale e strategie, e indagini sullo sviluppo economico, cultura, benessere, sport, ricreazione e turismo. Stipo è stata fondata all’Università di Amsterdam all’inizio degli anni Novanta ed è diventata indipendente nel 1995. Negli anni successivi, Stipo ha sviluppato una propria metodologia per affrontare i problemi spaziali e sociali, focalizzandosi su modelli di rigenerazione basati sul va-
lore e sul collegamento tra componenti fisiche, sociali ed economiche, sperimentando networking, eventi temporanei e contratti di locazione differenziati. Sulla base della loro ricerca sulla rigenerazione di strade e piani bottega, Stipo ha pubblicato nel 2012 “The City at Eye Level”, una selezione di buone pratiche in tutta Europa. Negli ultimi anni, in collaborazione con le associazioni edilizie e i membri dell’industria creativa, Stipo ha ristrutturato 40 edifici. Nella zona centrale di Rotterdam, “Zoho” (il Summer Hofkwartier) Stipo collabora con l’associazione immobiliare Havensteder come committente pubblico per il potenziamento dell’area. Attraverso le trattative con i proprietari immobiliari e l’attrattiva per i creativi, gli imprenditori e i residenti locali, Stipo si è avvicinato al quartiere nel suo complesso con componenti spaziali, sociali, economiche e culturali. Integrando contenuti, processi e modalità di gestione, Stipo si è impegnata a salvaguardare l’innovazione reale, il miglioramento delle condizioni sociali e la produzione creativa nel quartiere. Nel quartiere di Zoho, Stipo si è concentrata sia sugli spazi pubblici che sugli edifici limitrofi: considerandoli elementi di un programma di sviluppo integrato, li ha rivitalizzati in modo iterativo. La maggior parte dei programmi di sviluppo di Stipo, in collaborazione con le autorità pubbliche, sono autofinanziati: grazie a contratti di locazione innovativi e alla riorganizzazione sostenibile degli spazi affittabili, gli inquilini di edifici riutilizzati contribuiscono alla progressiva ristrutturazione di questi immobili. 191
Wijkmanager, Amersfoort
Partendo dall’idea che il quartiere rappresenti l’area più vissuta dai cittadini e in cui si concretizza gran parte della loro vita quotidiana, il comune di Amersfoort (Paesi Bassi) ha deciso di adottare un approccio territoriale di prossimità, per poter recepire informazioni da traferire ad un livello superiore di programmazione della città. Gli obiettivi principali sono: Contribuire a un modo di lavorare più integrato all’interno dell’amministrazione comunale; Una più stretta collaborazione tra cittadini e amministrazione cittadina: dare spazio ai cittadini per sviluppare attività nel proprio quartiere, e coinvolgere i cittadini nei progetti e nelle attività politiche dell’amministrazione cittadina stessa. Amersfoort ha quindi introdotto i responsabili di distretto – wijkmanager – fin dal 1992. Al momento ci sono 5 manager di quartiere che coprono 14 quartieri di Amersfoort. Sono funzionari pubblici che hanno il compito di sapere cosa sta succedendo in un certo quartiere della città. Questa funzione di segnalazione è molto generale. Il city district manager (CDM) ha una visione complessiva del quartiere, prendendo in considerazione diversi ambiti: sociale, sicurezza, problemi strutturali, ecc., e a seconda delle esigenze del distretto, il CDM si concentra su attività particolari. Ad esempio: quando c’è un alto tasso di disoccupazione, l’obiettivo sarà lo sviluppo di attività economiche nel quartiere. 192
Il ruolo del CDM è quello di intermediario tra i cittadini, gli imprenditori e le organizzazioni del quartiere, da un lato, e i diversi dipartimenti dell’amministrazione cittadina, dall’altro. Il CDM cerca di attivare i responsabili politici nei diversi dipartimenti per andare nel quartiere della città e lavorare insieme con i cittadini e gli imprenditori per risolvere i problemi, responsabilizzare le persone, e facilitare le iniziative dal basso. Questo modo di lavorare si inserisce nella tendenza generale a trasformare il comune in un’organizzazione più collaborativa all’interno della città: la tendenza all’innovazione sociale. La nuova posizione del funzionario pubblico deve essere più proattiva, uscire e incontrare i cittadini nei loro contesti, ascoltarli e tornare a condividere con i colleghi le informazioni raccolte al di fuori dell’arena comunale. Le informazioni vengono poi tradotte in politiche e progetti che corrispondono alle esigenze dei cittadini. I CDM svolgono il ruolo di ambasciatori in questo cambiamento organizzativo. Nell’uso temporaneo di edifici vuoti un CDM gioca talvolta un ruolo cruciale. Segnala le proposte e le iniziative presenti sul territorio e si assicura che la richiesta venga inoltrata al dipartimento giusto all’interno dell’amministrazione comunale. Se necessario, il CDM rimane la persona di contatto dell’iniziativa fino a quando non viene instaurato un rapporto tra il decisore politico e l’iniziativa. Nel prossimo futuro il ruolo del CDM in Amersfoort è destinato a cambire. In due progetti pilota in corso dal 2016 sono in fase di sviluppo i cosiddetti Piani di Quar-
tiere. Il processo è guidato dai CDM ed è concepito come una co-creazione tra i soggetti – singoli o gruppi – interessati del quartiere e l’amministrazione cittadina. Si è iniziato con i politici di diversi dipartimenti che sono andati a parlare con i cittadini, intervistandoli su desideri, sogni e preoccupazioni per il quartiere, offrendo loro la possibilità di compilare un questionario su una piattaforma online. I responsabili politici si sono recati nei cortili delle scuole, nei centri per adolescenti e nei centri comunitari per parlare con singoli cittadini, immigrati e giovani. Le informazioni raccolte costituiranno la base dei Piani di Quartiere della città, lasciando la possibilità ai cittadini di intervenire in questo processo, proponendo attività per risolvere quelli che ritengono essere i problemi prioritari nel loro quartiere. In questi progetti pilota il CDM ha più autorità all’interno dell’amministrazione comunale di quanta non ne avesse prima e in futuro, se i progetti pilota dimostreranno di avere successo – come sembra ad oggi –, i CDM saranno in grado di assegnare i responsabili politici dei diversi dipartimenti a determinati progetti, iniziative o attività nei distretti urbani.
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06.
azione
MAPPAR SOSTEN
MEDIAR COMUN 196
ARE NERE Definiamo ora nello specifico le azioni possibili sulla base delle lezioni apprese dalle esperienze europee. Una cassetta degli attrezzi, un decalogo di azioni concrete per le istituzioni, le associazioni, i proprietari e gli enti che intendano riconoscere negli utilizzi temporanei una strategia valida per intercettare i flussi che producono valore nelle trasformazioni urbane.
ARE NICARE
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06.01 SOSTENERE E MEDIARE 06.1.1 Un unico soggetto di mediazione
Il primo e cruciale elemento deducibile dall’analisi delle buone pratiche europee è che un unico punto di contatto dedicato – un’agenzia delegata o un dipartimento della città – che svolga il ruolo di mediazione tra gli attori, e sia di sostegno all’avvio delle iniziative temporanee, è un fattore fondamentale per il successo dell’iniziativa. A causa della complessa organizzazione, per l’avvio di un progetto di uso temporaneo, è necessario un soggetto – un dipartimento o un’organizzazione – che assista gli utenti nel definire la strategia, nell’ottenere tutte le licenze necessarie, nel mediare e risolvere i problemi, nel mettersi in contatto con altri dipartimenti della città per ottenere sostegno, nel coinvolgere sia il livello politico-amministrativo che quello degli stakeholder locali. Il collegamento tra tutti i diversi soggetti, potenzialmente in conflitto tra loro, richiede prima di tutto un’azione di mediazione da parte dell’amministrazione o, appunto, di un soggetto terzo delegato. Per accompagnare gli utenti temporanei nel miglior modo possibile, il sostegno in fase di avviamento dovrebbe essere integrato da una consulenza durante l’intera durata del progetto. 198
L’assistenza ai progetti di uso temporaneo è utile per raggiungere alcuni obiettivi di sviluppo della città, come la cultura, la vitalità, la vivibilità e l’economia. Il sostegno all’uso temporaneo si tramuta nella possibilità di fornire, alle persone creative e socialmente responsabili, spazi e risorse per progetti che generano vita sub-culturale e meccanismi di ciò che Yochai Benkler chiama produzione sociale1, di cui le città beneficiano in termini di innovazione, reputazione e vivibilità. Per raggiungere tali obiettivi è importante trovare lo strumento giusto per rivolgersi agli utenti temporanei ed è importante sostenerli con mezzi adeguati. Ciò significa identificare se l’assistenza debba essere organizzata solo all’interno della struttura amministrativa della città o da un soggetto esterno, ed è essenziale decidere quale tipo di progetti vadano sostenuti, e in che modo. In ogni caso, il sostegno pratico deve essere intelligente e accessibile. Generalmente la rigidità strutturale delle pubbliche amministrazioni manca della flessibilità necessaria per dialogare con gli utenti temporanei quindi un intermediario tra la città e gli utenti dovrebbe supportare gli utenti da un lato e comunicare con l’amministrazione comunale dall’altro, per trovare soluzioni appropriate a gestire l’uso temporaneo. 1 La produzione sociale o produzione orizzontale (dall’inglese Commons-based peer production) è un termine coniato dal professore Yochai Benkler per descrivere un nuovo modello economico nel quale l’energia creativa di un grande numero di persone è coordinata in grandi e significativi progetti per lo più senza la tradizionale organizzazione gerarchica.
L’intermediario dovrebbe favorire l’incontro tra utenti temporanei, proprietari di immobili vacanti, i residenti e i uffici amministrativi potenzialmente coinvolti; tradurre le rispettive aspettative, costruire un dialogo basato sulla comprensione reciproca, colmare il divario tra le due parti, ecc. Un ruolo su misura che richiede dedizione, tempo e competenze. Ci sono, in generale, due modelli tra cui le città possono scegliere, per organizzare questo ruolo di intermediazione.
AGENZIA
Le città come Brema (Germania), Berlino (Germania), Nantes (Francia), Lipsia (Germania) Riga (Lettonia), Milano (Italia) dispongono di un’organizzazione intermedia che si occupa del processo di incontro tra utenti temporanei, proprietari e pubblica amministrazione.
DIPARTIMENTO
Amersfoort (Paesi Bassi), Gand (Belgio), Atene (Grecia)2, hanno dipendenti pubblici all’interno dell’amministrazione comunale che operano come broker.
sono molti edifici vuoti che sono di proprietà del demanio, sarebbe più indicato optare per i dipendenti pubblici all’interno dell’amministrazione; se invece ci sono molti edifici vuoti di proprietà di privati, si dovrebbe prendere in considerazione un’organizzazione intermediaria. In ogni caso, per raggiungere tale scopo, le città hanno bisogno di coinvolgere le persone che si occupano di uso temporaneo e che hanno una comprensione di quali siano le esigenze degli utenti – e della comunità locale –, che comprendano il loro modo di fare e il loro linguaggio e quali sono i punti di incomprensione con le publiche amministrazioni. È emblematico il caso della ZwischenZeitZentrale, gestita da ex utenti temporanei della AAA. Essendo essi stessi utenti temporanei, la ZZZ possiede molta credibilità all’interno della sottocultura di Brema ed è ben collegato con artisti, iniziative, progetti di arte sociale e altri potenziali utenti o gruppi.
Quale tra le due tipologie di soggetto di mediazione le città decidano di mettere in atto, dipenderà dalle caratteristiche dell’amministrazione, dalla disponibilità di reperire le competenze, dal loro grado di flessibilità e soprattutto dalla tipologia di patrimonio che si intende riattivare: se ci 2 In realtà il modello di Atene è ibrido, avendo sia una figura interna dedicata che un’agenzia delegata.
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06.1.2 AGENZIA PER IL TEMPORANEO
Costituire un’agenzia per il temporaneo è quindi uno strumento di interfaccia tra i potenziali utenti e gli spazi liberi disponibili, che può funzionare anche come rigeneratore diretto di spazi attualmente vacanti. I ruoli dell’agenzia possono essere molteplici1: 1 Alcuni dei compiti cruciali dell’agenzia per il temporaneo saranno ampliati nei successivi paragrafi indipendentemente dall’attore predisposto a svolgerli, come parte integrante delle azioni necessarie allo sviluppo degli utilizzi temporanei nelle città.
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• L’agenzia può raccogliere le idee per l’utilizzo degli spazi inutilizzati, valutarle e indirizzarle; • Può gestire direttamente il processo di mappatura degli immobili inutilizzati, o incentivarlo; • Può mappare i gruppi/iniziative nella città, supportare le loro azioni, fornire visibilità e creare consapevolezza; • Può occuparsi di comunicare ai diversi stakeholders i benefici dell’utilizzo temporaneo, al fine di promuoverne la diffusione; • Definire quale delle strategie del temporaneo attuare, e se necessario impegnarsi direttamente nell’implementazione e nella costruzione di un modello di contratto per il progetto e la strategia specifica; • L’agenzia può prendere contatto con i proprietari di spazi vuoti, incrociare le necessità degli affittuari e organizzare le visite in loco con gli eventuali utenti; • Può aiutare utenti e proprietari a districarsi nelle complicazioni burocratiche e nelle procedure amministrative complesse, dialogando direttamente con le autorità; • Può dialogare con le amministrazioni, per suggerire i desideri e le esigenze della città; • Può supportare e organizzare i controlli di sicurezza sulla struttura e offrire consulenza su come soddisfare questi requisiti; • Può mediare e favorire incontri tra la politica, gli stakeholders locali e gli utenti; • Può offrire consulenza per le sponsorizzazioni, il reperimento di fondi e le questioni finanziarie; 201
ADEGUARE
DIA
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Centralizzare le competenze in unico soggetto può far ottenere risultati migliori di quanto non possano fare singoli interventi (è questo il caso di Free Riga, della ZwischenZeitZentrale di Brema, dell’associazione HausHalten di Lipsia e di molte altre). È infatti controproducente raccogliere i dati sulla proprietà degli edifici, accumulare tutte le conoscenze tecniche per effettuare controlli di sicurezza e di ristrutturazione, imparare a negoziare l’uso temporaneo come servizio ai proprietari1, investire risorse per la stipula di contratti sicuri, ecc. per ogni progetto temporaneo.
sti gruppi possano incontrarsi, idealmente creare uno spazio autonomo di proprietà comunale che i gruppi partecipanti possano utilizzare su base temporanea senza alcuna procedura burocratica, per promuovere il proprio lavoro; concentrarsi sulla comprensione delle diverse esigenze sia degli utenti temporanei che del proprietario.
ALOGARE Per ottenere i risultati sperati, le agenzie per il temporaneo dovranno inoltre: raggiungere gruppi ufficiali e non ufficiali, iniziative, responsabili delle amministrazioni, ecc. nella città e cercare di indagare le potenziali sinergie e opportunità di connessione tra di loro e organizzare raggruppamenti tematici o riunioni su ambiti specifici; collegare qualsiasi sforzo di mappatura o discussione sull’uso temporaneo degli spazi vuoti della città con le esigenze dei gruppi partecipanti e fornire loro il supporto necessario; applicare un sistema decisionale aperto ed equo quando si tratta di spazi che più di un gruppo o una iniziativa vorrebbero utilizzare; fornire uno spazio per riunioni in cui que-
1 Parlare di utilizzi temporanei come “servizio per i proprietari” è utile per cambiare il punto di vista delle attività temporanee e far intendere alla proprietà il mutuo vantaggio di mantenere attivo uno spazio.
IDEARE 203
06.02 MAPPARE Per le città la mappatura o visualizzazione dei posti vacanti è il primo passo per rendere visibile il problema e inquadrare l’uso temporaneo come una possibile soluzione per rivitalizzare, socializzare e mantenere gli edifici inutilizzati. Senza una panoramica della situazione, infatti, il numero di edifici vacanti nella città – e quindi la reale portata del problema – così come il possibile impatto e potenziale dell’uso temporaneo, rimangono impercettibili. La funzione della mappatura è quella di dimostrare che l’utilizzo di posti inutilizzati e il potenziale di utilizzo temporaneo rappresentano una sfida importante per una città. La mappatura potrebbe essere necessaria quando l’esistenza di luoghi inutilizzati non è chiara e non vi sono informazioni sufficienti per comprenderne l’effetto sulla città o quando c’è conoscenza dei posti inutilizzati, ma c’è bisogno di coinvolgere meglio il pubblico per scoprire idee, raggruppare le conoscenze esistenti per affrontare il problema degli spazi in abbandono. Infine la mappatura è utile quando una città è alla ricerca di modi attivi per facilitare le connessioni tra gli spazi disponibili e le iniziative che non ne hanno uno. Ad esempio, Helsinki sta sperimentando la combinazione di open data sugli immobili inutilizzati – o non sufficientemente utilizzati – di proprietà del comune, associati ad un sistema di prenotazione di spazi online. 204
Sono stati sperimentati diversi sistemi di mappatura dei vuoti nelle città – online e offline – e, probabilmente, nessuno di questi è in assoluto più efficace dell’altro. Probabilmente il sistema per ottenere risultati migliori è implementare parallelamente queste diverse tipologie di mappatura, che in sé contengono benefici diversi.
la mappatura online sono che può fornire risultati per un lungo periodo di tempo, produrre dati di qualità che forniscono una panoramica della situazione dei posti vacanti in tutta la città, nonché di coinvolgere gruppi di cittadini diversi e difficili da raggiungere. Soluzioni collaborative di questo tipo potrebbero fornire preziose conoscenze aggiuntive sugli immobili vacanti, come nel caso di Brema (Leerstandsmelder) dove le persone possono non Mappatura online e dataset solo presentare relazioni sui posti vacanti, geolocalizzati Il primo e più diffuso modo di attivare un ma anche aggiungere commenti su ogni sistema di mappatura è quello di creare rapporto. un portale online -così hanno fatto la Germania (Leerstandsmelder), Riga (Latvia), La piattaforma online, inoltre, potrebbe la Repubblica Ceca (PrazdneDomy) e an- mappare non solo gli spazi manche i che Roma (City-Hound), con un sistema di gruppi e le iniziative nella città, supportageolocalizzazione e descrizione dei luo- re le loro azioni, fornire visibilità e creare ghi in abbandono. Il portale dovrà avere consapevolezza. Questa piattaforma onlicaratteristiche di flessibilità e facilità di ne può anche essere utilizzata come struutilizzo, la possibilità di essere aggiornato mento per far interagire iniziative in cerca da chiunque lo desideri e un sistema di di spazi vuoti per un uso temporaneo. verifica dei dati. Affinché il sistema abbia 1 successo dovrà raggiungere una vasta Un’altra possibilità, collaterale , dei sisteporzione di pubblico e permettere l’inse- mi di mappatura online, riguarda le amrimento di contributi creando gradual- ministrazioni. Moltissime città in Europa mente dati collettivi e liberamente acces- producono – oramai da tempo – dati stasibili sul posto vacante, tra cui foto, tistici che offrono una visione diversificata commenti e idee per l’utilizzo. La mappa- su differenti fenomeni urbani, come le tura online, come dimostrato in particola- condizioni di vita, l’economia e il benesre dal caso della piattaforma collaborativa sere, l’occupazione e i trasporti. Alcune di di Brema (sottodominio di Leerstand- queste città hanno però deciso di rendere smelder), ha il potenziale per raggiungere open tali dati. Helsinki sembra essere un pubblico molto vasto. La condizione quella più all’avanguardia in tal senso e perché ciò avvenga è che il tema sia continuamente sollecitato, adeguatamente 1 Collaterale nella misura in cui la produzione e la pubblicizzato e che i cittadini ne com- diffusione di dati sulla città non è strettamente legata all’uso temporaneo, ma è una pratica utile anche al prendano l’importanza. Altri vantaggi del- nostro fine. 205
sta promuovendo delle banche dati, accessibili e modificabili dal contributo degli utenti. Questo permette da un lato ai privati, alle organizzazioni, alle aziende o a chiunque ne abbia bisogno di utilizzare i dati della pubblica amministrazione, e in più permette di implementare quei dati con il contributo degli utenti. Produrre dei dataset geo-localizzati può aiutare a mappare i posti vacanti in città e fornire dati socio-economici micro-locali più approfonditi, necessari per orientare una politica di uso temporaneo basata sull’evidenza a livello di quartiere.
Mappatura offline
Le attività di mappatura “offline” possono essere un processo profondamente coinvolgente che cattura l’immaginazione dei cittadini e li sensibilizza sull’argomento “spazi in abbandono” come non è possibile fare su una piattaforma online. Diversi sono i casi in Europa di queste attività di successo: il caso di Atene con i laboratori e i negozi di Speleo per identificare e scambiare storie su edifici non occupati, o di Riga con gli adesivi “Occupy Me” o i laboratori di Temporiuso a Milano sono solo alcuni esempi. Le attività offline sembrano essere anche un modo valido per attirare partecipanti al gruppo di interesse iniziale al tema, avviare discussione pubbliche e dare visibilità mediatica al problema: tutte condizioni necessarie per poi poter avviare la mappatura online. Un dato importante da tenere in considerazione è che tali attività richiedono un certo grado di informalità e una adeguata rete di organizzatori: cercare architetti, 206
gruppi di attivisti che siano desiderosi di contribuire al tema degli spazi inutilizzati e dell’uso temporaneo, e che siano pronti a sperimentare attività che non siano sempre strettamente formali, ma che abbiano più risonanza, come nel caso degli adesivi “Occupy Me”.
06.2.2 PILLOLE •
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Individuare i motivi per cui la città sceglie di mappare i suoi vuoti: mancanza di dati sugli spazi inutilizzati, integrazione di tali dati, necessità di coinvolgere la popolazione, valutazione degli effetti, ecc., e sulla base di questo scegliere la linea di azione. Non utilizzare un solo sistema di mappatura: promuovere strumenti di mappatura contributiva online, così come il collegamento con movimenti artistici o di attivisti sui posti vacanti, incentivare la generazione di idee per l’uso temporaneo. Produrre dataset geolocalizzati sui temi più rilevanti dello sviluppo urbano e renderli accessibili e implementabili dagli utenti.
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06.03 COMUNICARE Abbiamo visto come l’uso temporaneo è un processo dai molteplici vantaggi: significa manutenzione degli edifici per i proprietari, accesso a spazi a basso canone per gli utenti, quartiere più vivibile e dinamico per residenti e commercianti, un buffer di sperimentazione per la pianificazione urbana e un incentivo allo sviluppo culturale, sociale ed economico della città, fornitura di lavoro per architetti e urbanisti, intensificazione dell’uso delle attrezzature in termini di sostenibilità. Spiegare questa complessità e renderla comprensibile a tutte le parti interessate è fondamentale per la diffusione di questa pratica. Uno dei pilastri dell’iniziativa di Brema è stata l’eccezionale presenza della ZZZ nei media, nelle pubbliche relazioni, sul web, la creazione di eventi e incontri, l’organizzazione di presentazioni, nonché la loro disponibilità a comunicare con gli stakeholder.
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La comunicazione ha diversi livelli e diversi obiettivi: • Comunicare le potenzialità degli utilizzi temporanei a proprietari ed attori. Per assicurare la diffusione sul territorio; • Comunicare su vasta scala i risultati delle attività temporanee già intraprese. Per assicurarne il successo e promuovere le attività future; • Comunicare gli intenti e le possibilità delle singole attività nel loro intorno, per favorirne l’accettazione da parte del quartiere.
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Questo comporta rivolgersi alle parti interessate direttamente e con con argomentazioni specifiche per i vari gruppi di interesse, dal momento che ognuno ne beneficia in modo diverso (riduzione dei costi di gestione, possibilità di un nuovo uso del posto inutilizzato, spazi a canoni accessibili, impatto sull’economia del quartiere, ecc). Ciò può essere comunicato direttamente da un mediatore, da un rappresentante della città o indirettamente da una commissione di esperti. La comunicazione è la chiave del successo in questa materia: il soggetto (o i soggetti) che svolge questo ruolo deve da un lato essere in grado di affrontare tutti i livelli della comunicazione – orizzontale e verticale – e dall’altro aver compreso profondamente il sistema di funzionamento dell’uso temporaneo. Anche in questo caso la strategia di comunicazione dovrebbe essere integrata, viaggiando sui canali online ma sfruttando la possibilità di incontro diretto come infopoint ed eventi. È importante, inoltre, definire ruoli e responsabilità diversi, cioè il ruolo specifico del comune, il ruolo specifico dell’iniziativa, ecc. e creare un quadro d’azione comune, suddividendo i diversi target.
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06.3.1 PILLOLE •
Invitare tutte le parti interessate ad un’iniziativa per l’uso temporaneo, in modo che le persone possano sentire e sperimentare i benefici di un uso temporaneo. • Mostrare buone pratiche (database, visite guidate, esempi dall’estero) e raccontarne le storie è il modo migliore per comunicare i benefici dell’uso temporaneo. • Definire i diversi ruoli e specificare le responsabilità di ogni stakeholder in una strategia di comunicazione integrata (governo della città, iniziative, ecc.). • Utilizzare ambasciatori per comunicare le migliori pratiche e influenzare la propria rete, ad esempio un investitore con una buona pratica influenzerà altri investitori/proprietari. • Mettere in rete, in modo reale e virtuale le iniziative di uso temporaneo per consentire loro di condividere conoscenze, informazioni e ispirazione.
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06.04 ADEGUARE LA LEGGE Il quadro giuridico non è adeguato all’attività degli impieghi temporanei e non esiste una normativa nazionale1 che ne definisca i confini. Il fenomeno degli usi temporanei non è ancora standardizzato nella pratica della maggior parte delle autorità locali e, come tale, non esiste un quadro normativo chiaro a sostegno di queste pratiche, che sono spesso trasversali ai settori e alle esigenze delle comunità locali. Il problema legislativo sugli usi temporanei è legato all’inserimento e all’incentivo dell’utilizzo temporaneo nell’attuale quadro giuridico e nell’attuale struttura amministrativa. 1 Esistono solo dei precisi riferimenti nella legge regionale sulla disciplina e tutela del territorio dell’Emilia Romagna e nella proposta di legge di ANCI, in Lombardia.
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Normative e incentivi
Conoscere le possibilità del quadro esistente e adattarlo alle esigenze locali è la base per il sostegno all’uso temporaneo: tutte le città che stanno sperimentando istituzionalmente l’uso temporaneo concedono autorizzazioni nell’ambito del quadro esistente e sfruttano le opportunità offerte dal quadro per fare eccezioni a livello giuridico. Gli strumenti utilizzati dalle diverse città sono molteplici, e anche in questo caso sarebbe auspicabile un utilizzo integrato delle diverse strategie. Possiamo sostanzialmente ridurre a due le possibilità per le città di agevolare, in termini normativi, gli usi temporanei. La prima è quella di fornire una specifica norma per gli usi temporanei che ne snellisca e ne semplifichi l’attuazione, riducendo la burocrazia. La mancanza di normative o strategie locali specificamente mirate a questo scopo deve essere contrastata inserendo gli usi temporanei nel quadro giuridico. Ciò può essere realisticamente affrontato elaborando una procedura di domanda semplificata per queste pratiche (come nel caso della città di Brema), consentire l’utilizzazione temporanea di edifici inutilizzati per usi diversi da quelli consentiti (come nel caso della regione Emilia Romagna), definire una serie di modelli di contratto di locazione per diverse situazioni al fine di facilitare i rapporti tra proprietari e utenti (privato-privato o privato-pubblico).
Lo scopo della normativa non può essere quello di imbrigliare gli usi temporanei in specifiche categorie, ma piuttosto quello di garantire un processo più semplice e immediato. La seconda è quella di fornire incentivi normativi, diretti e collaterali al temporaneo. Il metodo più utilizzato è quello delle agevolazioni fiscali. Il regolamento sulla tassazione dei beni immobili a Riga, ad esempio, si rivolge ai proprietari di beni immobili vuoti e fornisce loro incentivi per offrire questo spazio alle ONG: l’imposta può essere ridotta del 90% se gli edifici rimasti inutilizzati vengono dati in locazione a canoni agevolati (o nulli) ad ONG con status di “pubblica utilità”. Il regolamento sul sistema fiscale in sé non è uno strumento diretto per promuovere l’uso temporaneo, ma fornisce una buona motivazione ai proprietari di immobili privati. Sarà più semplice destinare la loro proprietà ad iniziative che la utilizzino su base temporanea, poiché lo status dell’edificio attirerà utenti la cui attività dipende dalla possibilità di accedere a spazi a basso costo. Idealmente, tutti questi strumenti dovrebbero essere integrati e non solo nella necessità di sostenere gli usi temporanei, ma anche di aprire lo sviluppo urbano agli abitanti delle città e a coloro che vogliono impegnarsi in tal senso.
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07.
chiusura
07.01 Obiettivi: un’azione concreta I dati raccolti e le esperienze fino a qui presentate hanno dimostrato quanto sia auspicabile implementare la pratica del riutilizzo temporaneo nelle città. I casi studio dimostrano che dove le esperienze del temporaneo sono state condotte con lungimiranza, sapienza e coraggio gli effetti prodotti sull’ambiente urbano sono stati concretamente positivi su più livelli. La creazione di valore sociale, l’incentivo alla partecipazione e al coinvolgimento nei processi trasformativi della città, l’aiuto allo strutturarsi delle politiche territoriali, la produzione di ambienti culturalmente e artisticamente vivaci, lo stimolo all’immaginazione (quindi alla progettazione) di una città libera ed inclusiva, la cura del patrimonio immobiliare, l’intercettazione e la redistribuzione dei flussi economici sono tutti obiettivi perseguibili e, in molti casi, raggiunti. È però innegabile che l’analisi delle esperienze europee, e dei più vasti casi studio nel mondo, abbia altresì dimostrato l’estrema complessità che comporta la formalizzazione di queste pratiche. Il tentativo di istituzionalizzazione porta con sé l’inevitabile rischio, mai del tutto annullabile, che i processi creativi e produttivi che si generano negli utilizzi temporanei vengano ingabbiati, e quindi soppressi, dalle forze di mercato, dalla burocrazia o dal tentativo di gerarchizza216
zione e valutazione oggettiva degli interventi. La regolarizzazione degli utilizzi temporanei nella città si muove in un difficile equilibrio tra - il consentire l’azione in totale libertà delle forze creative, di aggregazione e di comunità e il difficile compito di garantirne uno sviluppo e una diffusione equa e legale e tra - il garantire che le esperienze positive abbiano i mezzi necessari per realizzarsi e produrre un’effettiva rigenerazione della città e far sì che le azioni di mercato, condotte da corporazioni internazionali lontane dalle reali necessità della città non ne sopprimano il valore sociale, sperimentale e innovativo. La ricerca, anche se con diverse difficoltà, ha tentato di mantenersi in equilibrio tra queste forze, riconoscendo il valore degli utilizzi temporanei, ma tenendo sempre ben presente che non esistono risposte semplici a problemi così complessi. D’altro canto l’intento era quello di produrre una cassetta degli attrezzi, un elenco e una definizione delle azioni necessarie perché i riutilizzi temporanei trovino diffusione e applicazione concreta nelle città. Questo ha quindi prodotto un elenco abbastanza specifico di azioni possibili da mettere in campo, da parte delle pubbliche amministrazioni (e non solo), per poterne agevolare l’implementazione e garantirne la diffusione.
I punti emersi sono riassumibili in: • mediare tra gli attori coinvolti tramite la creazione di un apposito organo (associazione o sezione dedicata), con competenze e background specifico; • mappare i luoghi in abbandono con una modalità quanto più possibile open source; • mappare le attività, le associazioni e i soggetti potenzialmente interessati agli usi temporanei e metterli in contatto tra loro; • elaborare una strategia di appropriazione dello spazio per ogni intervento al fine di proporzionare e direzionare le risorse; • comunicare su vasta scala risultati e possibilità degli usi temporanei, garantendo una diffusione capillare delle notizie tra i cittadini, i potenziali attori e proprietari; • produrre dati sulla città che siano aperti condivisibili e implementabili da tutti; • favorire il dialogo tra proprietari e utenti temporanei, cercando di considerare il temporaneo come un “servizio”, offerto ai proprietari e alla città; • adeguare la legge sula base delle rinnovate esigenze, garantendo la flessibilità necessaria, facilitando l’attuazione delle proposte e agevolando i processi decisionali; Il tentativo di sintesi e sistematizzazione di questi processi, naturalmente, non può trovare conclusione in una ricerca e meriterebbe ulteriori approfondimenti e tentativi di applicazione diretta sul campo.
Altrove queste attività, anche senza un coordinamento completo tra le parti, hanno già avuto successo e la tesi pone le basi per dei ragionamenti concreti e fattivi sulle applicazioni pratiche del riutilizzo temporaneo, sollevando interrogativi certamente complessi ma ricchi di senso. La sperimentazione (e la conseguente valutazione) delle azioni descritte nell’ultimo capitolo rimane l’unica possibilità per poterne ampliarne le potenzialità e via via correggerne il tiro.
07.02 Esigenze: una città diversa Ho lavorato per alcuni anni nell’ambiente culturale della città di Roma e ho profondamente sofferto la mancanza di spazi liberi e inclusivi che concedessero la possibilità di esprimersi. La tesi ha preso vita dall’esigenza concreta e profonda di immaginare una città diversa, più inclusiva e democratica, che dia la possibilità alle forze creative, culturali, sociali e aggregative di esprimersi in libertà senza il peso, spesso troppo ingombrante, del mercato immobiliare. Le esperienze citate nell’atlante, le cui informazoni sono in buona parte il frutto del mio contatto diretto con queste realtà, dimostrano come questi luoghi siano necessari alla città per concedere quegli “spazi di libertà”, dove in qualche modo 217
l’arte (in tutte le sue forme) abbia la possi- incontrarsi, produrre e dare forma alla bilità di esprimersi. propria immaginazione. Creare le condizioni per una città più libera – intesa, al di là della retorica, nei termini concreti che ho esposto – diventa essenziale affinché cultura e arte possano trarre linfa vitale, affinché integrazione e condivisione trovino modo concreto di esprimersi, permettendo – non da ultimo – che anche le idee imprenditoriali abbiano terreno fertile su cui svilupparsi e non solo su cui lucrare. Riutilizzare le risorse esistenti e metterle al servizio dei cittadini è ormai diventata una priorità per tutte le città che vogliano attrarre capitali sani e redistribuirli in modo più equo tra i suoi abitanti. L’influsso della finanza e del mercato internazionale condiziona l’esistenza di tutti noi, le forme del nostro quotidiano e il manifestarsi delle nostre capacità creative. L’espressione di sé e delle proprie aspirazioni pare necessariamente troppo condizionata dalla legge di mercato, con un conseguente soffocamento delle attività libere e quindi della capacità di innovazione artistica, culturale, progettuale. La città vive e genera valore economico, sociale e intellettuale grazie a chi la abita, e non a chi la compra. Gli utilizzi temporanei devono diventare uno degli strumenti nelle mani delle amministrazioni e dei cittadini per poter redistribuire equamente questo valore. Devono inoltre diventare lo strumento per una riattivazione complessa e articolata di quelle parti di città inutilizzate, che non consideri solo le necessità materiali dell’uomo ma anche i loro desideri imprescindibili di esprimersi, 218
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