PISE E PATA

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Andrea Satta

pise e pata

Dialoghi tra bambini sulle cose del mondo Illustrazioni Giacomo Agnello Modica Introduzione Paolo Siani

Il Quaderno quadrone



Andrea Satta

pise e pata

Dialoghi tra bambini sulle cose del mondo Illustrazioni Giacomo Agnello Modica Introduzione Paolo Siani


le favole ci fanno star bene Gli uomini raccontano favole e fiabe dalla notte dei tempi. Anche oggi che viviamo in un’era digitale in cui i bambini, già molto piccoli, adoperano cellulari e tablet, le favole conservano tutto il loro magico potere, non smettono di stupire e incantare i più piccoli, qualunque sia il modo in cui vengono recepite. Ci sono favole che vengono lette la sera prima di andare a letto dal papà e dalla mamma e che aiutano il bambino ad addormentarsi, poi ci sono quelle che la maestra legge recitandole a scuola e poi ci sono quelle che i pediatri raccontano ai loro bambini ammalati. Noi pediatri sappiamo bene che fin dai primi mesi di vita l’ascolto delle favole aiuta a migliorare le abilità linguistiche del bambino ma anche a favorirne la creatività e l’immaginazione. La lettura dialogica già dal sesto mese di vita ha effetti benefici misurabili sul cervello dei bambini, leggere storie aiuta e migliora il rapporto genitori/bambini. Come ci hanno insegnato gli esperti di Nati per leggere, la lettura dialogica è una modalità di lettura praticata da un adulto con un bambino piccolo sotto forma di dialogo interattivo con l’ascoltatore. Secondo Grover Whitehurst, pediatra e psicologo americano contemporaneo che ha coniato l’espressione, è la modalità che consente a un adulto di interagire più efficacemente con un bambino durante la lettura. Il genitore stimola il bambino a partecipare, facendogli domande e coinvolgendolo nelle risposte. Le fiabe influiscono in modo molto positivo sulla salute di un bambino, perché lo aiutano ad allontanare dalla sua mente il dolore della malattia e la sofferenza. Sappiamo che la lettura di una fiaba è in grado di generare la produzione di endorfine, neurotrasmettitori che determinano un’azione antistress. Leggere favole durante una degenza in ospedale fa sopportare meglio il dolore e quindi influisce in senso positivo anche sulla persona. Per tutti questi motivi, quando pensai, insieme ai miei amici del direttivo dell’Associazione culturale pediatri, di creare la newsletter mensile Appunti di viaggio, chiesi ad Andrea Satta di curare una rubrica di racconti brevi, che i pediatri potevano leggere loro stessi ai piccoli pazienti e poi distribuire ai genitori invitandoli alla lettura condivisa. 2


E Andrea, con la sua maestria, ci ha raccontato le storie di questi due bambini, Pise e Pata, sempre legate all’attualità. Sono storie, come lui stesso dice, mai inventate, tratte dai discorsi ascoltati nel suo ambulatorio o a casa con i suoi due figli. Come tutte le storie, anche quelle di Andrea hanno la loro morale, che aiuta chi legge a riflettere. Allora, a chi è diretta questa raccolta di storie di Pise e Pata? Chi vorremmo che avesse tra le mani questo libro? È semplice: grandi e piccoli, genitori e figli, ma anche tutti coloro che hanno a che fare con i bambini e sarebbe bello riuscire a regalare ad ogni bambino che si ricovera in ospedale una copia del libro di Pise e Pata, perché ognuno di loro si potrà riconoscere nei due personaggi creati dalla fantasia di Andrea. In ogni stanza di degenza dei nostri ospedali c’è un apparecchio televisivo, è la prima cosa che i genitori portano in ospedale ma noi sappiamo che quando un bambino guarda la televisione è preso in modo completo dalle immagini, non riesce a stimolare la sua fantasia. Invece mentre ascolta o legge una fiaba si crea un contatto tra il bambino e il genitore, e il bambino può così interagire, chiedere spiegazioni e aiuto. Ascoltare una fiaba libera la fantasia. Il bambino ha la possibilità, mentre ascolta la voce del papà o della mamma, di immaginare il volto dei personaggi e l’ambiente in cui vivono. Io non so scrivere favole, né racconti, ma ho fatto il dottore in un grande ospedale pediatrico e ho visto bambini soffrire, e so con certezza che quando un volontario o una mia infermiera o un mio collega si avvicinava a un bambino con un libro si realizzava un incantesimo: la sofferenza, e non solo quella fisica, piano piano veniva spazzata via dal potere delle favole e dalla magia delle parole. Oggi che siedo alla Camera dei deputati ho firmato una proposta di legge per la promozione e il sostegno della lettura. Ricordate che leggere una favola è come aprire una finestra sul mondo. Buona lettura, allora, ai grandi e ai piccoli. Paolo Siani

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Pise e Pata IL VENTO - Pise, ma perché c’è il vento? - Ehm, fammi pensare, Pata… Forse perché la terra gira e sposta l’aria? - Mamma dice perché apriamo la finestra della cucina e quella che dà sulle scale. - Quella si chiama corrente. - Ma la corrente non è quella che illumina la casa? - Anche l’acqua del rubinetto si chiama corrente, Pata. - Mamma dice che l’acqua del rubinetto viene dai fiumi e i fiumi vengono dalle montagne e le montagne sono piene di neve e la neve viene dal cielo e nel cielo ci sono le nuvole e le nuvole sono piene di acqua e quell’acqua viene dal mare e nel mare ci finiscono i fiumi. - E le nuvole si scontrano perché c’è il vento. - E il vento chi lo spinge? - Forse gli elefanti che corrono tutti insieme? - Forse le balene che fanno i salti? - Forse i ciccioni che giocano a pallone? - Forse gli angeli che si sbuffano l’aria uno contro l’altro? - Mamma dice che è tutto collegato. - Cioè? - Che se un orso polare ha un colpo di tosse, una farfalla della foresta tropicale perde l’equilibrio. - ??? - Come vorrei essere il vento... - E allora corriamo?

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LA NEVE - Pata, hai visto la neve? - Sì, Pise. Usciamo? - Fra poco ai giardinetti? Con nonno, appena smette. - Nonno dice che la neve è la cosa che ridisegna il mondo. - Sì, trasforma tutto. - Le strade da nere diventano bianche. - Gli spigoli sono tutti rotondi. - Il rumore diventa silenzio. - E nessuno ha fretta. - Io ho guardato cadere la neve dalla mia finestra. - Sembrava un gioco, vero? - Sì, sembrava un gioco. - Io, Pata, non capisco perché a Natale dicono che c’è la neve ma poi la neve non c’è mai. - E poi la neve non è detto che cada per terra. Guarda, stai ancora alla finestra? - Sì. I fiocchi vanno dove gli pare. - Ecco, che bello quando le cose sono come gli pare. - Esco... - A tra poco, Pise! - Eccomi, Pata! - Beccati questa. - Me l’hai tirata in faccia! - E anche questa! - Adesso ti prendo!

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LA FACCIA MARRONE - Pise, a scuola c’è uno con la faccia marrone! - Con la faccia marrone, Pata? - Un bambino. Si chiama Alì, è arrivato da poco e la mamma ha tutto un fazzoletto stretto al collo, ma ora fa caldo e non capisco... - Si vede che a casa loro si vestono così. - E poi c’è una bimba nuova che si chiama Masha. - E Orso non sta in classe con voi? - Non fare lo scemo, Pise, Masha è una bambina vera. - Perché, Orso non è un orso vero? - Ma basta! Io non parlo di Masha e Orso il cartone! - Ma tu parli come Masha del cartone, te l’hanno mai detto, Pata? - Alì mi ha detto che lui non può mangiare il prosciutto cotto. - E io non posso mangiare il pane e la pasta perché mi fanno male, Pata. - Ma lui mi ha detto che non gli fa male, gliel’ho chiesto. - Non gli piacerà il prosciutto cotto, a me non piacciono le bucce di pomodoro. - E a me le zucchine lesse, Pise. - E a me invece… Dai, facciamo l’elenco delle schifezze? - Mamma dice che le schifezze sono le merendine. Lei mi dice proprio “vuoi una schifezza per la scuola?”. - Anche Alì e Masha mangiano schifezze? - Domani te li faccio conoscere Alì e Masha. Vieni al “salta salta” dopo la scuola? Ci saranno pure loro. - Sì, dai, e ci dipingiamo la faccia di marrone?

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LA FAMIGLIA ALLARGATA - Ma tu hai una mamma diversa, Pata. - Diversa? - Tua mamma non è la mia mamma. - No, non è la tua. E allora noi non siamo fratelli? - Sì, Pata, papà mi ha detto che siamo fratelli perché lui è il nostro unico papà. - Ma non è strano, Pise? - Sì, hai ragione, è un po’ strano, però in classe mia ci sono altri che hanno come noi la stessa mamma, no, scusa lo stesso papà e due mamme, cioè, insomma, due mamme diverse... - Ma come mai? - Non si capisce, Pata. - E io la tua mamma non la vedo quasi mai. - Invece io vedo la tua e certe volte non la sopporto! - Ma lei ti vuole bene, Pise. - Sì, me lo dice pure lei, ma certe volte non la sopporto. Papà, l’altro giorno, sai che mi ha detto l’altro giorno? - Che ti ha detto, Pise? - Mi ha detto che noi siamo fortunati in fondo perché abbiamo doppie vacanze e doppi regali e rideva... allora pure io ridevo… - Io però non capisco bene perché si sono lasciati, Pise. - È la vita. Papà dice sempre così. - Ma tu mi abbracci, Pise? - Io ho sonno, Pata. - Notte, Pise. - Notte, Pata.

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MAMMA E PAPÀ FANNO L’AMORE - Pise, tua mamma e tuo papà fanno l’amore? - E che vuoi dire, Pata? - Fanno quello che ho visto in tv spogliati nel letto, Pise? - Pure loro, Pata? - Non lo so, io non li ho mai visti. - Però io l’altra notte li ho sentiti... - E che facevano? - Si muovevano tanto sotto le coperte e si dicevano cose piano piano. - Ma tu la notte dormi, Pise? - Non sempre. - E sei nella stanza con i tuoi genitori? - E tu? - Io sì, Pise. - Io no, Pata. Dormo in una stanzetta mia e anche tu dovresti dire a tua mamma e a tuo papà che vorresti una stanzetta tua. - Io invece spesso dormo fra di loro, Pise. - E non state stretti? - Beh, a me piace. Ma noi come siamo nati? - Mentre loro facevano l’amore. - E come lo sai, Pise? - Lo so. - Allora è una cosa bella. - Molto bella, Pata. - E me la spieghi? - Beh, mamma e papà mi hanno detto che è una specie di magia e che ci vuole anche tanta fortuna... - Notte, Pise. - Notte, Pata.

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LA PAURA DI MORIRE - Pise, hai paura? - Di che? - Di morire. - E tu? - Io sì. - E perché? - Perché non so più dov’è nonno. - Forse in cielo, dicono tutti così. - E cos’è il cielo? - È un posto tutto azzurro e di notte è blu. - A volte di notte è nero, ma io non riesco a capire dove finisce. - Mamma dice che nessuno lo sa. - E nonno dove sta, Pise? - A me pare fra le stelle. - Forse è una stella? - Forse. - E quale, forse quella? - Adesso hai paura, Pata? - Con te no, Pise.

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VOGLIO TORNARE PICCOLO

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- Pata, voglio tornare piccolo! - Come, Pise? Proprio ora che dobbiamo andare in “prima”? - Sì, piccoli è meglio. - A me non sembra. Io sono grande. - Anche io, Pata, e questo è il problema. - Non vuoi essere come mamma e papà? - No, voglio essere piccolo come Matteo. Pensa che non voglio fare la cacca da solo e ieri ho messo il suo ciuccetto. - Come un neonato? - Beh, mamma e papà stanno sempre appresso a lui perché è piccolo. - Ma ti vogliono bene! - Loro dicono di sì, ma Matteo mangia perché mamma gli mette in bocca il cucchiaino, si addormenta in braccio, va sempre dal pediatra, la nonna gli fa tante feste. E io? - E io allora, Pise? Io vorrei avere un fratellino o una sorellina, anzi io vorrei una sorellina. - Ma io voglio mangiare le cose che mangia Matteo. - Beh, se lo sa la maestra, bella figura. E i nostri amici che diranno? - Io vorrei che papà mi portasse a fare una gita in bicicletta, solo io e lui, come facevamo prima, ma lui dice sempre che non c’è tempo. Da quando c’è Matteo non c’è mai tempo. - Ma tu, Pise, sei contento di avere un fratellino? - Beh sì, cioè non so, forse sì. - Sai che facciamo? Chiediamo ai nostri genitori se ci accompagnano da Teresa, la pizzeria sotto casa, e ci mangiamo una pizza come i grandi, seduti al tavolo nostro da soli. - Come i grandi? - Come i grandi, Pise! - Che fico, Pata! - Te l’ho sempre detto che le ragazze hanno una marcia in più! Allora, notte, Pise. - A domani, Pata. Che bella idea che hai avuto, una pizza da soli... - Gnam! - Gnam! - Gnam! - Gnam! - Basta, si dorme... - L’ultimo sono stato io! - No, io!



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