Rassegna stampa 2019 - Koelliker

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RASSEGNA STAMPA 2019

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giovedì 20 dicembre 2018

Home » Brevi di cronaca » RISULTATI POSITIVI E TANTE NOVITA’ PER IL KOELLIKER

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PUNTO DI RIFERIMENTO PER INTERE GENERAZIONI DI TORINESI

RISULTATI POSITIVI E TANTE NOVITA’ PER IL KOELLIKER

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di ilTorinese pubblicato giovedì 20 dicembre 2018

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2018 e annuncia alcune novità per il 2019

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Tanti progetti per l’ospedale torinese che chiude con il segno + il


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L’ospedale, punto di riferimento per intere generazioni di torinesi, sotto la guida dall’AD dott. Alberto Ansaldi chiude il bilancio in positivo e guarda avanti, con il conforto dei numeri: + 19% è il dato di crescita del volume d’affari, sia convenzionato con il SSN sia privato; 50 i nuovi dipendenti assunti (+ 8% rispetto al 2017) di cui 8 interinali, con un’età media che non supera i 34 anni e una percentuale di quote rosa in maggioranza. È ormai alle spalle la vicenda giudiziaria che aveva visto coinvolta la vecchia amministrazione. “È stato sottoscritto – dichiara il dott. Ansaldi – un accordo transattivo tra le parti con la conseguente definitiva rinuncia ad ogni azione di responsabilità nei confronti di Padre Cacciari e del vecchio management. L’attuale Consiglio ed il Sottoscritto hanno lavorato per raggiungere questo obiettivo che dà ulteriore serenità al gruppo, ma è corretto dare atto che tutte le parti in causa si sono adoperati per una soluzione positiva della vicenda dimostrando di mettere in testa a tutto il bene dell’Ospedale e della collettività”. Si chiude così definitivamente una vicenda che appartiene ad un passato ormai lontano, oggi l’azienda guarda al futuro, senza disperdersi in conflittualità che assorbono energie e risorse umane ed economiche, tutte da concentrare nello sviluppo. Sono infatti oltre 13 i milioni di euro investiti nel triennio 2016‐ 2018, a vantaggio dell’apertura di nuove divisioni e soprattutto all’acquisto di tecnologie e macchinari all’avanguardia. L’Ospedale Koelliker è una delle prime strutture del Piemonte ad avere inserito l’innovativa Risonanza Magnetica a 3 Tesla, sono di recente introduzione il Femtolaser, ultima tecnologia per l’intervento oculistico sulla cataratta, e la nuovissima TAC con tecnologia IMR che permette di ottenere immagini di altissimo livello qualitativo con una significativa riduzione della dose di radiazioni al paziente (dal 40% all’80% in meno). Consapevole del fatto di assolvere anche una funzione sociale per la collettività, l’Ospedale Koelliker punta all’eccellenza delle prestazioni ad un costo sostenibile per un numero sempre più ampio di cittadini. “Lavoriamo seriamente nella consapevolezza di essere un fondamentale complemento al servizio pubblico – continua l’AD – nel concreto questo significa disponibilità a fare rete con il SSN, i fondi assicurativi e gli enti terzi ed incrementare la nostra offerta. Laddove il budget del SSN sia “saturo”, riteniamo necessario agevolare la prestazione privata riducendo ove possibile la “forbice economica” (ticket/prestazione privata), e mettere a disposizione del maggior numero possibile di

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persone strumenti, anche finanziari, per rendere fruibili i servizi privati”. Diverse le divisioni


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su cui la nuova amministrazione ha investito e che offrono oggi servizi di altissimo livello: la Diagnostica per Immagini, il Laboratorio Analisi Cliniche, l’Ortopedia, l’Oculistica e l’Odontoiatria. Con il chiaro obiettivo per il 2019 di puntare sempre di più sull’iper‐ specializzazione di personale medico e reparti. Infine un sogno per il futuro: quello di recuperare l’identità dell’”Ospedalino” ed essere in grado di offrire nuovi servizi mirati all’infanzia. Un inizio in tal senso è il nuovo progetto “SOS Peso”, volto alla prevenzione del sovrappeso e dell’obesità in età infantile.

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INTERVISTA

«Se apre un centro per le staminali lascio gli Usa per tornare a Torino»

Maria Grazia Roncarolo, docente a Stanford: «Lì tanta ricerca, è il mio parco giochi»

di Lorenza Castagneri

DALLE 8 ALLE 20

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INTERVISTA

«Se apre un centro per le staminali lascio gli Usa per tornare a Torino»

Maria Grazia Roncarolo, 63 anni (al centro della foto)

di Lorenza Castagneri

Scherzando, dice che se l’Italia si decidesse a realizzare un centro di ricerca sulle cellule staminali, sarebbe disposta a tornare in patria. «Ma sono già rientrata una volta e, dopo 14 anni di lavoro, ricerca e fundraising all’istituto scientifico San

IL CORTEO

Torino, anarchici in piazza contro il decreto Salvini E il ministro twitta: «Io vado avanti»|Foto

Raffaele, l’Italia avrebbe potuto fare di più per trattenermi», aggiunge Maria Grazia Roncarolo. Torinese, 63 anni, si è laureata in Medicina qui, per poi intraprendere una carriera internazionale. Oggi è docente dell’Università di Stanford, in California, dove dirige l’Istituto sulle cellule staminali e il centro clinico di medicina rigenerativa. E in città è già tornata. Lo ha fatto per un giorno, lunedì scorso, per una conferenza su TORO-JUVE

Professoressa, è stato uno strappo alla regola? «Sì. Mi ero ripromessa di non partecipare più a conferenze in Italia, ma a Torino ho tanti amici».

Derby della Mole, arrestati 9 tifosi juventini: c'è anche un poliziotto francese

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invito del dottor Alberto Ansaldi dell’ospedale Koelliker

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di Massimo Massenzio


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E com’è stato rivedere la città? «È casa mia. Qui ho sorelle, nipoti, compagni di università. Mi sono specializzata in Pediatria al Regina Margherita, anche se nel

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di Massimo Massenzio

frattempo ho trascorso un anno e mezzo a Lione, al Centro trapianti dell’ Edouard Herriot, per poi scegliere l’Università di Milano per la specializzazione in Immunologia clinica». E poi c’è stata una prima esperienza in California, giusto? «Sì, al DNAX Research Institute. Poi sono tornata in Italia, per dirigere l’Istituto Telethon per la terapia genica del San Raffaele. Qui abbiamo messo a punto una terapia per correggere il difetto genetico che provoca l’immunodeficienza combinata grave e realizzato il primo farmaco per questa patologia, approvato in Europa nel 2016». E poi Stanford. Perché l’ha scelta? «Perché lì potevo portare avanti le mie ricerche su una scala più ampia rispetto a Milano, con maggiori risorse e tecnologie per mettere a punto più farmaci. L’Istituto Telethon per la terapia genica è un’oasi felice grazie ai soldi degli italiani. Ma si occupa solo di malattie genetiche». Stanford è un’altra cosa? «Là c’è un’incredibile massa critica di scienziati che lavorano sulle cellule staminali, grazie a una legge che ha obbligato i cittadini a

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versare l’un per cento di tasse alla ricerca. Il denaro ha permesso di costruire il centro in cui lavoro. Stanford è il mio parco giochi». Che cosa fate esattamente? «Applichiamo terapie con le cellule staminali che provengono da donatore sano o dal paziente e ingegnerizzate in laboratorio». In quali ambiti? «In quattro aree. La prima si occupa dell’ “editing” del genoma e, al suo interno, abbiamo migliorato la tecnica per correggere le cellule staminali, che vogliamo applicare nel trattamento dell’anemia falciforme e nella talassemia. Il primo farmaco arriverà nel 2019». E le altre? «Nella seconda area, le cellule sono servite a migliorare la tolleranza del sistema immunitario, per impedire il rigetto e lo sviluppo di malattie autoimmuni. Abbiamo già trattato due pazienti leucemici e in futuro pensiamo di utilizzarle anche nel diabete di tipo 1 e per i trapianti di organo. All’interno della terza è nato un farmaco biologico rivoluzionario per sostituire la chemioterapia in pazienti trapiantati con cellule staminali evitando gravi effetti collaterali. Abbiamo già trattato cinque bambini. I risultati sono incoraggianti. E nella quarta, abbiamo messo a punto una medicina per curare l’epidermolisi bullosa e, in prospettiva, curare le persone con ustioni e ferite ampie». E l’Italia come è messa? «Sempre la stessa musica: non c’è la consapevolezza che se non si investe in ricerca si perde un’opportunità e si perdono i giovani. I miei ex allievi sono andati tutti via e i talenti che restano fanno fatica».

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Ma davvero non tornerebbe? «Se mi chiedessero di contribuire a scelte strategiche per la ricerca, mi metterei a disposizione».

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Come vede Torino? «L’idea della Compagnia di San Paolo di investire in un centro di genomica è importante, ma non basta. Sulle cellule staminali non c’è molto. Gli scienziati sono concentrati al San Raffaele, però manca un centro vero che faccia massa critica e con risorse dedicate. È un problema nazionale». E la ricerca in città? «La vedo abbastanza ferma. Milano è più avanti, pensiamo all’Humanitas o all’Istituto europeo dei tumori».


doi:10.1093/brain/awy252

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Franco Cauda,1,2 Andrea Nani,1,2 Jordi Manuello,1,2 Enrico Premi,3,4 Sara Palermo,5 Karina Tatu,1,2 Sergio Duca,1 Peter T. Fox6,7 and Tommaso Costa1,2

The pathological brain is characterized by distributed morphological or structural alterations in the grey matter, which tend to follow identifiable network-like patterns. We analysed the patterns formed by these alterations (increased and decreased grey matter values detected with the voxel-based morphometry technique) conducting an extensive transdiagnostic search of voxelbased morphometry studies in a large variety of brain disorders. We devised an innovative method to construct the networks formed by the structurally co-altered brain areas, which can be considered as pathological structural co-alteration patterns, and to compare these patterns with three associated types of connectivity profiles (functional, anatomical, and genetic). Our study provides transdiagnostical evidence that structural co-alterations are influenced by connectivity constraints rather than being randomly distributed. Analyses show that although all the three types of connectivity taken together can account for and predict with good statistical accuracy, the shape and temporal development of the co-alteration patterns, functional connectivity offers the better account of the structural co-alteration, followed by anatomic and genetic connectivity. These results shed new light on the possible mechanisms at the root of neuropathological processes and open exciting prospects in the quest for a better understanding of brain disorders.

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GCS-fMRI, Koelliker Hospital and Department of Psychology, University of Turin, Turin, Italy FOCUS Lab, Department of Psychology, University of Turin, Turin, Italy Stroke Unit, Azienda Socio Sanitaria Territoriale Spedali Civili, Spedali Civili Hospital, Brescia, Italy Centre for Neurodegenerative Disorders, Neurology Unit, Department of Clinical and Experimental Sciences, University of Brescia, Brescia, Italy 5 Department of Neuroscience, University of Turin, Turin, Italy 6 Research Imaging Institute, University of Texas Health Science Center at San Antonio, Texas, USA 7 South Texas Veterans Health Care System, San Antonio, Texas, USA Correspondence to: Franco Cauda Department of Psychology Via Po 14, 10123 Turin, Italy E-mail: franco.cauda@unito.it

Keywords: brain disorders; brain alterations; structural co-alteration; brain connectivity; functional connectivity; anatomical connectivity; genetic co-expressions Abbreviations: ALE = anatomical likelihood estimation; VBM = voxel-based morphometry

Received March 13, 2018. Revised July 11, 2018. Accepted August 22, 2018 ß The Author(s) 2018. Published by Oxford University Press on behalf of the Guarantors of Brain. All rights reserved. For permissions, please email: journals.permissions@oup.com

Downloaded from https://academic.oup.com/brain/advance-article-abstract/doi/10.1093/brain/awy252/5140161 by guest on 24 October 2018

Brain structural alterations are distributed following functional, anatomic and genetic connectivity


F. Cauda et al.

Introduction

areas with shared gene or protein expressions may exhibit common vulnerability to neuropathology (Zhou et al., 2012). This phenomenon could be partially mediated by the relationship between expression of genes and patterns of brain connectivity (French and Pavlidis, 2011; Cioli et al., 2014). The fourth mechanism invokes a failure in the process of trophic factors production, which can lead to the pathological deterioration of neural wiring (Zhou et al., 2012; Fornito et al., 2015). Studies analysing the networks formed by cerebral regions that appear to be co-altered in the pathological brain are guiding research to a new perspective, which claims a neurobiological and transdiagnostic approach for a better understanding of how the brain responds in a variety of both neurological and psychiatric conditions (Buckholtz and Meyer-Lindenberg, 2012; Raj et al., 2012; Zhou et al., 2012; Fornito et al., 2015; Goodkind et al., 2015; Iturria-Medina and Evans, 2015; McTeague et al., 2016; Sprooten et al., 2017; Cauda et al., 2018). This view may be counter-intuitive, as we are inclined to think that brain disorders have specific aetiological and pathogenetic mechanisms, which, in turn, produce peculiar patterns of neuronal alterations. However, a growing body of evidence points out that, apart from some pathology-specific alterations, a ‘core set’ of co-altered cerebral areas is frequently involved in the majority of brain diseases (Etkin and Wager, 2007; Ellison-Wright and Bullmore, 2010; Saxena and Caroni, 2011; Hamilton et al., 2012; Jagust, 2013; Menon, 2013; Baker et al., 2014; Douaud et al., 2014; Goodkind et al., 2015; Cauda et al., 2018). This ‘core set’ is generally composed of areas that are related to important associative and cognitive functions, among which the insular and anterior cingulate cortices are the most prominent. These regions are essential parts of the cognitive control system, which is supposed to monitor a host of higher brain functions (Cauda et al., 2012b). Thus, for both its topological and functional features, the activity of the cognitive control system may be affected by a wide variety of brain disorders (McTeague et al., 2016). This would make it more difficult to differentiate neuropathological conditions solely based on structural or functional alterations exhibited by the areas constituting this system (Sprooten et al., 2017). The contamination between neurodegenerative and psychiatric disorders may be highlighted by a number of studies. Genetic studies in neurodegenerative dementias show how brain abnormalities antedate the onset of symptoms by many years (Quiroz et al., 2015; Rohrer et al., 2015; Chhatwal et al., 2018), suggesting a less defined border between neurodegenerative and neurodevelopmental disorders (Zawia and Basha, 2005; Lahiri and Maloney, 2010; Warren et al., 2013). Moreover, a growing body of literature, demonstrating structural and functional brain changes in psychiatric illnesses, is bringing psychiatry and the study of neurological conditions together (Douaud et al., 2014; Gupta et al., 2015; Du et al., 2017).

Brain disorders are characterized by diffuse alterations of grey matter. Especially in neurodegenerative diseases, neuroanatomical abnormalities have been found to spread from one brain area to another according to distinctive network-like patterns (Yates, 2012; Pandya et al., 2017). These patterns of pathological structural co-alterations seem to develop along pathways that are influenced by the organization of brain connectivity (Raj et al., 2012; Zhou et al., 2012; Iturria-Medina and Evans, 2015; Oxtoby et al., 2017; Yuan et al., 2017; Cauda et al., 2018; Manuello et al., 2018; Tatu et al., 2018). Indeed, patterns of brain atrophy caused by neurodegenerative diseases appear to somewhat resemble the patterns of neuronal connections (Warren et al., 2013). Furthermore, brain disorders selectively target certain subpopulations of neurons that often lie at the centre of important functional networks (Saxena and Caroni, 2011). Arguably, their high topological centrality makes those areas brain hubs and, as a consequence, more likely to be affected by pathological processes (Crossley et al., 2014; Cope et al., 2018). Thus far, at least four important mechanisms (not necessarily mutually exclusive) have been invoked to explain the spread of brain alterations: transneuronal spread, nodal stress, shared vulnerability, and trophic failure (Zhou et al., 2012; Fornito et al., 2015). The first mechanism is based on the involvement of certain toxic agents that propagate along neuronal connections (Soto and Estrada, 2008; Goedert et al., 2010; Korth, 2012; Jucker and Walker, 2013; Kraus et al., 2013; Walker et al., 2013; Clavaguera et al., 2014). A growing body of evidence indicates that misfolded proteins may spread in a prion-like way along brain axonal fibres (Chevalier-Larsen and Holzbaur, 2006) throughout a corruptive templating as a cascade phenomenon of misfolded protein propagation (Jucker and Walker, 2011; Hardy and Revesz, 2012; Warren et al., 2013). Borrowed from prion diseases (Aguzzi et al., 2007), this mechanism has been subsequently explored in neurodegenerative diseases such as Alzheimer’s disease, Parkinson’s disease, Huntington’s disease, amyotrophic lateral sclerosis and tauopathies (Clavaguera et al., 2013; Bourdenx et al., 2017), and more recently has been tentatively generalized to other brain disorders (Guest et al., 2011). However, the application of the prion-like mechanism to neurodegenerative diseases is still an open field of research. The second mechanism (Zhou et al., 2012) is based on the hypothesis that the most active brain regions (i.e. network hubs) may also be the most functionally stressed (Crossley et al., 2014) and, as a result, susceptible to be structurally altered (Buckner et al., 2005; Saxena and Caroni, 2011). This phenomenon has been confirmed in humans by using in vivo neuroimaging techniques and voxel-based meta-analyses (Crossley et al., 2014). The third mechanism relies on the hypothesis that certain

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Brain connectivity influences the spread of neuromorphological alterations

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To this aim, we began by examining the whole BrainMap (Fox and Lancaster, 2002; Fox et al., 2005; Laird et al., 2005b) voxel-based morphometry (VBM) database of brain MRI studies to construct the most comprehensive transdiagnostic map of pathological structural co-alterations. To do so we used the grey matter alterations detected by VBM as a proxy for the morphological brain abnormalities. Given a brain area (say, ‘A’) that is altered, our method was able to detect if other areas appeared to be altered together with ‘A’ (i.e. co-altered) (Cauda et al., 2018; Manuello et al., 2018; Tatu et al., 2018). The result of this analysis was the creation of undirected co-alteration graphs showing the brain areas forming the structural co-alteration patterns. Then, to assess which of the three different connectivity profiles could account better for the structural co-alteration patterns, we calculated the anatomical, resting state functional, and genetic (i.e. the correlated gene expression pattern) connectivity networks using the brain most altered areas as starting points (i.e. nodes). The comparison of the different network matrices to the structural co-alteration patterns allowed us to find out the contribution of each connectivity profile to the coalteration pattern and, consequently, to better understand its development through the spread of alterations [for the relationship between co-alteration patterns and the concept of propagation or spread, see Cauda et al. (2018)]. On these grounds, we also estimated—with simulation techniques—both the spatial and temporal progression of the distribution of alterations, so as to find out how the patterns of structural co-alterations could be predictable in terms of functional, anatomic, and genetic connectivity. This method allowed us to address the following issues. How are structural co-alteration patterns distributed across the pathological brain? Since neuronal alterations seem to spread from one cerebral region to another, do these propagation patterns follow the routes of brain connectivity? Which type of connectivity (anatomic, functional, or genetic) is most involved in the generation of structural coalterations? What is the temporal evolution of these co-alteration patterns?

Materials and methods Selection of studies We queried the VBM BrainMap database (Fox and Lancaster, 2002; Fox et al., 2005; Laird et al., 2005b; Vanasse et al., 2018) (December 2017) using the following search criteria: (i) decreases: Experiments Context is Disease AND Experiment Contrast is Gray Matter AND Experiments Observed Changes is Controls>Patients; and (ii) increases: Experiments Context is Disease AND Experiment Contrast is Gray Matter AND Experiments Observed Changes is Patients>Controls. We retrieved 912 experiments and 350 experiments for the first and the second query, respectively. All the retrieved experiments with a sample size smaller than eight subjects were

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The lack of direct correspondence between the development of neuropathological processes and the manifestation of brain alterations implies an overlap of symptoms that strictly depends on the disruption of large-scale networks. What is more, transdiagnostic symptoms are often produced by genetic and environmental risk factors that affect system-level circuits for many dimensions of cognitive functions. The impairment of these circuits brings about vulnerability to vast domains of psychopathology rather than distinct diseases (Buckholtz and Meyer-Lindenberg, 2012). Given that the spread of brain alterations is likely to be non-random in both neurological and psychiatric diseases (Cauda et al., 2018; Tatu et al., 2018), an important and as yet unresolved issue is the prevalence of one or more mechanisms at the root of the propagation in different brain disorders. To our knowledge, thus far only one study (Cope et al., 2018) has tried to estimate, with the help of in vivo techniques, which mechanism is mostly associated with the distribution patterns of two neurodegenerative diseases (i.e. Alzheimer’s disease and progressive supranuclear palsy). Indeed, if neuronal alterations follow the patterns of brain connectivity, it should be possible to predict their spread based on brain connectivity profiles (Raj et al., 2012; Robinson, 2012; Zhou et al., 2012; Iturria-Medina et al., 2014). It should also be possible to simulate the temporal evolution of these alterations and to infer which of the different connectivity profiles (i.e. functional, anatomic, and genetic) can better explain the development of a certain structural co-alteration pattern. In light of this, it is reasonable to hypothesize that the different contributions of the aforementioned propagation mechanisms might lead to typical patterns of structural co-alterations (Cope et al., 2018). For instance, the prevalence of a pattern composed of anatomically connected areas may be better explained by the mechanism of the transneuronal spread, which implies a propagation across more contiguously and directly connected areas. By contrast, the prevalence of a pattern composed of functionally connected regions suggests that the mechanism of the nodal stress may be more effective in generating this network of co-alterations (Biswal, 2011, 2012; Buckner et al., 2013). In turn, the shared vulnerability hypothesis implies that structurally co-altered areas may be characterized by similar gene co-expression patterns (Stuart et al., 2003). To address these important questions, we recently developed a methodology to estimate how each type of brain connectivity can predict the pattern formed by neuropathological co-alterations (Cauda et al., 2018). Herein, this methodology has been applied transdiagnostically so as to have a great deal of meta-analytical data to work on and, at the same time, to provide proof of concept. We would like to show that this method is applicable to every brain disorder and, in the future, we plan to use it for the analysis of specific neurological or psychiatric conditions.

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Anatomical likelihood estimation and modelled alteration creation First, we performed an anatomical likelihood estimation (ALE) (Eickhoff et al., 2009, 2012; Turkeltaub et al., 2012) to summarize the results of the retrieved experiments statistically using an in-house developed MATLABr script following both the algorithms used in Gingerale 2.3.6 (Eickhoff et al., 2009, 2012; Turkeltaub et al., 2012) and the recommendation of Eickhoff et al. (2017). Results are clustered at a level of P 5 0.05, family-wise error (FWE)-corrected for multiple comparisons, with a cluster-forming threshold of P 5 0.001 (Eickhoff et al., 2016). The ALE is a quantitative voxel-based meta-analysis technique able to give information about the anatomical reliability of results through a comparison by using a sample of reference

studies from the existing literature (Laird et al., 2005a). An ALE meta-analysis considers each focus of every experiment as a Gaussian probability distribution: pðdÞ ¼

d2 1 qffiffiffiffiffiffiffiffiffiffiffiffiffi e 2 2 3 ð2 Þ3

ð1Þ

where d is the Euclidean distance between the voxels and the focus taken into account and is the spatial uncertainty. A modelled alteration (MA) map was calculated for each experiment as the union of the Gaussian probability distribution of each focus present in the experiment itself. Then the ALE map was determined as the union of the MA maps. The significance of alteration values within the ALE map was calculated by a permutation test, in which we redistributed the same number of foci across the brain and recalculated an ALE map as described before. The histogram of the obtained score was used to assign a threshold P-value.

Creation of nodes The creation of nodes was obtained from the ALE map using a peak detection algorithm that returns the set of local maxima. A local peak is a voxel whose ALE value is higher than the values of its neighbouring voxels. We selected the voxels with a peak value greater than a given threshold, which was set at the 75th percentiles of the peak values distribution. Then we created a distance matrix calculating the Euclidean distance between peaks. To avoid overlaps between regions of interest, we excluded all the peaks within a distance of 10 mm from the other peaks. Around each of those peaks we designed a 10 mm2 region of interest, which was used for the subsequent analysis (see Fig. 1 for a schema depicting the node detection pipeline; see Supplementary Tables 6 and 7 for the coordinates of nodes). For a detailed discussion of the rationales at the basis of our methodological choices, see Cauda et al. (2018).

The structural co-alteration network To trace the distribution of brain alterations we used a methodology aimed to characterize the structural co-alterations in the evolution of brain disorders (Cauda et al., 2015, 2018; Manuello et al., 2018; Tatu et al., 2018). This method can establish whether the alteration of a brain area statistically co-occurs with the alteration of one or more other brain areas. Specifically, we created a co-alteration matrix using the previously defined set of nodes. In the matrix of N M dimension, the N rows represent experiments and the M columns the network nodes. For each pair of nodes of the coalteration matrix, it is possible to obtain the strength of their co-alteration using the Jaccard index, which is defined as the number of experiments (rows) activating both the nodes divided by the union of the experiments activating the two nodes independently. The obtained Jaccard matrix was thresholded at P 5 0.01 using the method proposed by Toro et al. (2008). Given two nodes A and B, the null hypothesis states that the probability of B being altered does not depend on the value observed for A; by contrast, the alternative hypothesis states that a relationship of dependence between A and B exists. This can be expressed formally as:

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excluded. The identification of this lower bound is in accordance with the work of Scarpazza et al. (2015), which showed that VBM experiments based on an equivalent sample should not be biased by an increased false positive rate. We further decided to exclude all the experiments not clearly comparing pathological population with healthy controls, as well as considering subjects ‘at risk’. The remaining items were then coded according to the ICD-10 system. As a further criterion, all the experiments not coded with F (i.e. mental, behavioural and neurodevelopmental disorders) or G (i.e. diseases of the nervous system) labels were excluded. From the remaining records, we also expunged those related to codes that could not be considered as primary brain disorders (i.e. F10: Alcohol related disorders; F15: Other stimulant related disorders; F28: Other psychotic disorder not due to a substance or known physiological condition; F91: Conduct disorders; G11: Hereditary ataxia; G43: Migraine; G44: Other headache syndromes; G47: Sleep disorders; G50: Disorders of trigeminal nerve; and G71: Primary disorders of muscles). At the end of this procedure the 642 remaining experiments from the first query (for 15 820 subjects, and 7704 foci) and the 204 remaining experiments from the second query (for 4966 subjects, and 2244 foci) were used for the analyses. For the first query, most studies explored F20: Schizophrenia (17.9%); F32-F33: Major depressive disorder, single episode/ recurrent (9.8%); G40: Epilepsy and recurrent seizures (8.7%); G30: Alzheimer’s disease (8.3%) and G31: Other degenerative diseases of the nervous system (8.1%). For the second query, most studies explored F20: Schizophrenia (16.2%); G40: Epilepsy and recurrent seizures (12.7%); F84: Pervasive developmental disorders (11.3%); F31: Bipolar disorder (9.8%) and F32-F33: Major depressive disorder, single episode/recurrent (9.3%). The complete overview of the diagnostic spectra distribution is reported in Supplementary Table 1. The overview of data search strategy and datasets is reported in the Supplementary material. A flow chart of key steps (used to generate the dataset of information, analyse data and obtain several levels of results) is also reported in Supplementary Fig. 1. The full list of the studies designated as suitable for meta-analysis, are reported in Supplementary Tables 2 and 3. To calculate the pattern of structural co-alterations we used the same methodology previously applied in Cauda et al. (2018); Manuello et al. (2018) and Tatu et al. (2018).

F. Cauda et al.


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p0 ¼ ProbðB ¼ 1jA ¼ 0Þ

ð2Þ

p1 ¼ ProbðB ¼ 1jA ¼ 1Þ

ð3Þ

H0 : p0 ¼ p1 ¼ p

ð4Þ

H1 : p0 6¼ p1

ð5Þ

We can obtain from the data an estimate p^ under the null hypothesis as p^ ¼ m=N, where m is the number of experiments in which node B is altered and N the total number of experiments. Similarly, we can obtain the estimated probabilities under the alternative hypothesis as: p^ 0 ¼

ðm kÞ ðN nÞ

ð6Þ

k n

ð7Þ

and p^ 1 ¼

where n is the number of experiments in which the node A is altered and k is the number of experiments in which both nodes A and B are altered. The likelihood-ratio test is calculated with the following formula: ¼

LðH1 Þ LðH0 Þ

ð8Þ

This formula is used to evaluate the alternative hypothesis H1 with respect to the null hypothesis H0. The likelihood of the null hypothesis is defined as follows: LðH0 Þ ¼ Bðk; n; pÞBðm k; N n; pÞ

ð9Þ

where B is the binomial distribution in which n is the number

of contrasts that alters the second node, m is the number of contrasts that alters the first node, N is the total number of contrasts, and p ¼ m=N and k are the numbers of contrasts that alter both nodes. The likelihood of the alternative hypothesis is defined as follows: LðH1 Þ ¼ Bðk; n; p1 ÞBðm k; N n; p0 Þ

ð10Þ

2

The distribution is shaped by a function with one degree of freedom. Connection at P 5 0.01 corrected for false discovery rate (FDR) was maintained, otherwise discarded.

Functional connectivity matrix For the same set of nodes considered in the previous analysis we calculated the functional connectivity matrix using resting state data (minimally preprocessed and ICA-FIX de-noised) from 200 healthy adult subjects in the 22–35 age range, obtained from the Human Connectome Project (2015 Q4, 900subject release). For further details on the preprocessing of these data see Glasser et al. (2013) and Van Essen et al. (2012). The matrix was constructed in the following manner. The previously determined nodes were used to create a spatial map and to generate subject-specific associated time series of the functional data, using the dual regression approach (Beckmann et al., 2009; Filippini et al., 2009). For each subject, the spatial map is regressed (as spatial regressors in a multiple regression) into the subject’s 4D space-time dataset. This results in a set of subject-specific time series. The output of the dual regression was a set of 200 matrices, one for each subject, where each column represents the time series of the

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Figure 1 Node detection pipeline. Left: The schema illustrates the pipeline utilized for the detection of the regions of interest (i.e. nodes). Right: The obtained nodes for the decrease (top) and increase (bottom) conditions. See Supplementary Tables 6 and 7 for the node coordinates.


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corresponding node. Starting from these matrices we calculated the partial correlation between the nodes for each subject and then we mediated to obtain a final partial correlation matrix of the subjects’ group. This group connectivity matrix was then thresholded ( 5 0.05) with a one sample permutation test (5000 permutation) using the FSL randomise program (Smith and Nichols, 2009; Winkler et al., 2014).

The anatomical connectivity matrix was constructed using diffusion tensor imaging (DTI) data of 842 subjects in the 22–35 age range. These data were retrieved from the Human Connectome Project (2015 Q4, 900-subject release) (Van Essen et al., 2013). The diffusion images were acquired using a multishell diffusion scheme. The b-values were 1000, 2000 and 3000 s/mm2. The numbers of the diffusion sampling directions were 90, 90 and 90. The in-plane resolution was 1.25 mm. The slice thickness was 1.25 mm. The diffusion data were reconstructed in the MNI space using the q-space diffeomorphic reconstruction (Yeh and Tseng, 2011) to obtain the spin distribution function (Yeh et al., 2010). A diffusion sampling length ratio of 1.25 was used, and the output resolution was 1 mm. The atlas was constructed by averaging the spike density functions of the 842 subjects. A deterministic fibre tracking algorithm (Yeh et al., 2013) was used to reveal the brain anatomical connections. The parameters were the following: whole brain seeding region method; angular threshold of 60 ; step size of 0.5 mm; the anisotropy threshold was determined automatically by DSI Studio (Yeh et al., 2016). Tracks with length less than 30 mm were discarded. A total of 5000 seeds were placed in the brain. The nodes, obtained from the meta-analysis, were used to calculate the connectivity matrix by using the numbers of tracts passing between two nodes normalized by the median length of the connecting tracks.

Genetic co-expression matrix Differently to the gene co-expression networks (Zhang and Horvath, 2005) that can quantify gene-to-gene relationships across different anatomical samples, the correlated ‘gene expression network’ proposed by Richiardi et al. (2015) is a form of genetic connectivity that quantifies anatomical region to anatomical region (i.e. region of interest to region of interest) across genes. This network has been obtained by using the complete microarray datasets of six brains, available for download from the Human Brian Atlas Project (Hawrylycz et al., 2012). The datasets contain values of gene expression that are normalized across all brains with an improved normalization process—for further information about the sample normalization see ALLEN Human Brain Atlas (2013). The downloaded files contain normalized microarray expression values as well as probe and sample metadata necessary for analysis. It should be noted that the Allen Brain Atlas has some idiosyncrasies. For example, only two of the individuals whose data are stored in the database have bi-hemispheric samples. Moreover, the samples of brain areas were obtained with different stereotactic coordinates so that the variability among them is high. To address these issues, we used a method based on the Voronoi tessellation (Cauda et al., 2012a). Voronoi tessellation (Voronoi, 1907) is a specific decomposition of a metric space based on a finite set of points. In a 3D

space, a given set of points S is a partition that associates a volume V(p) with every point p 2 S so that all the points of the surface of V(p) are closer to p than to any other point in S. With this method, for each subject, we were able to create a parcellation of the brain based on the position of the samples, which are considered as the barycentres of the Voronoi polygons. We then assigned to all the voxels encompassed in a specific polygon the gene expression pattern of the sample located in the barycentre of that polygon. Six parcellations were then constructed, one for each individual of the Allen project. In every parcellation, each voxel was characterized by a gene expression vector related to its closer sample. With regard to the four individuals with samples coming from one hemisphere, only one half brain was parcellated. Afterwards, we averaged the gene expressions of the six subjects voxel-wise. Gene expressions that are reported as non-statistically significant in the Allen database were excluded from the averaging process. This method made it possible to reduce the variance among the gene expression patterns of the six individuals, thus minimizing the weaknesses of the Allen database as much as possible. The result was a tessellation of the brain in which every Voronoi polygon contains the mean gene expression of the six individuals (Cauda et al., 2012a). Subsequently, this information has been used to create the genetic co-expression matrix based on the set of nodes obtained from the meta-analysis. To every node we assigned the gene expression related to the Voronoi polygon associated with that node. We then constructed a matrix in which rows represent the gene expressions and columns represent the nodes. From this matrix we calculated the full and partial correlation of the mean gene expression between the nodes, so as to obtain a partial correlation matrix. This final matrix was probabilistically thresholded ( 5 0.05) with a permutation test (5000 permutations).

Reliability measures To assess the consistency of our measures (reliability) we used a Spearman-Brown split half methodology (or SpearmanBrown prediction formula) (Stanley, 1971; Allen and Yen, 2001). We divided each dataset (meta-analytic, functional, and genetic) into even and odd groups; for each group, we calculated the corresponding connectivity matrices. We then calculated the correlation between these connectivity matrices applying the Spearman-Brown correction (Allen and Yen, 2001) to get a better estimate of the reliability, as follows: ¼ 2r=ð1 þ rÞ

ð11Þ

where r is the classical Spearman correlation. Since DTI data were provided by the Human Connectome Project as ‘mean connectivity matrices’, we used a different approach to calculate the reliability of the anatomical connectivity measures. We used another mean DTI connectivity matrix obtained from a different dataset as a replication dataset. The replication dataset consisted of a different structural connectivity matrix that was constructed using a total of 842 subjects’ diffusion MRI data, in the 22–35 age range, obtained from the Human Connectome Project (2015 Q4, 900-subject release) (Van Essen et al., 2013). Finally, we calculated the correlation between the anatomical connectivity matrix derived from the primary dataset and the one derived from the replication dataset.

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Anatomical connectivity matrix

F. Cauda et al.


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Comparison between connectivity matrices

Diffusion connectivity matrix: spatial and temporal evolution To assess the temporal evolution of the different types of connectivity, we developed a simple diffusion model. We considered the spread of neuronal alterations as a diffusion process by using a brain network-based model G ¼ fN; Eg where nodes ni 2 N, which represents the cortical and subcortical structure as obtained from our meta-analysis, while edges eij 2 E, which represents the connection strength linking node i and node j. We used three types of connection strength for each model obtained from the anatomical, functional and genetic connectivity matrices. Following Abdelnour et al. (2014) and Kondor and Lafferty (2002), we modelled the diffusion process using the heat equation, defined as: dxðtÞ ¼ bLxðtÞ dt

ð12Þ

where the matrix L is the following Laplacian graph: L ¼ I 1=2 E 1=2

ð13Þ P

in which is the diagonal matrix with i = j eij as the ith diagonal element. The heat Equation 12 can be solved explicitly as follows: xðtÞ ¼ expð bLtÞx0

ð14Þ

This formula defines the evolution of the initial configuration x0. We hypothesized an initial configuration in which the disease factor was uniform in all the nodes, thus obtaining the following equation: CovðtÞ ¼ expð bLtÞ

ð15Þ

which, having as free parameters the diffusion factor b and time t, can express the covariance of the system at each time of its evolution. In our case we had the covariance matrix (the meta-analytic data) and the Laplacian matrices obtained from the resting state data, the anatomical data and genetic data, respectively. We estimated therefore the diffusion factor b and obtained the evolution of the diffusion for the functional, anatomical and genetic data. The best estimate of the parameter b and the time evolution of the diffusion were determined using a grid search on the parameter b, ranging between (0,1) with a step of 0.1. For each b-value, the matrix obtained from this simulation was correlated with the meta-analytic covariance matrix. With a Mantel test we assessed the significance of this correlation. Finally, the b-value that could maximize the correlation was chosen.

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Contribution of the different kind of connectivity profiles to the structural co-alteration patterns To find out the contribution of the different types of connectivity to the structural co-alteration patterns, we developed the following model: D ¼ MF Conn þ bMA Conn þ MG Conn

ð16Þ

where D is the structural co-alteration matrix and MF Conn is the functional connectivity matrix, MA Conn is the anatomical connectivity matrix, and MG Conn is the genetic connectivity matrix, respectively. Using an unconstrained non-linear optimization, we found the minimum of a scalar function of several variables. The algorithm was the simplex search method of Lagarias et al. (1998): min ;b; jjðD MF Conn bMA Conn MG Conn Þ2 jj

ð17Þ

The final results are the coefficients that minimize the square difference norm between the structural co-alteration matrix and the other matrices. The algorithm was executed 1000 times with different initial conditions, each time to check the stability of the obtained minimum (Fig. 2, bottom).

Network analysis techniques We analysed the co-alteration patterns further using a network-based analysis technique. The node degree is the number of connections that the node has with the other nodes. We used the degree distribution to compare the node degree of the nodes of different networks. It was therefore possible to compare the structural co-alteration network with random networks. The degree distribution is the fraction of nodes with degree k, defined as follows: PðkÞ ¼

nk n

ð18Þ

The average shortest path length is defined as the average number of steps along the shortest paths for all pairs of nodes of the network under consideration. For an unweighted graph G with n vertices, the average path length is defined as follows: X 1 dðvi ; vj Þ ð19Þ lG ¼ i6¼j nðn 1Þ where d is the shortest distance between node vi and node vj, with d = 0 if vj cannot be reached from vi. This is one of the most robust measures in network topology and is inversely related to efficiency, which is a measure of how efficiently the network exchanges information. In particular, the local efficiency quantifies the network resistance when a failure occurs within it.

Data availability The datasets we used in this study are from publicly available sources: BrainMap (meta-analytic datasets) http://brainmap.org/. Allen Brain Atlas (gene expression datasets) http://human. brain-map.org/static/download.

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The comparison between the different matrices (co-alteration, anatomical, functional, and genetic) was done using the Mantel test (Mantel, 1967; Glerean et al., 2016). In the Mantel test the correlation between two matrices was determined with a permutation test (5000 permutations). We calculated the correlation between the matrices by randomly permutating rows and columns. We subsequently obtained the distribution of the different correlations and calculated the P-value.

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F. Cauda et al.

Human Connectome Project (resting state connectivity and DTI anatomical connectivity datasets) http://www.humanconnectomeproject.org/data/. Above, we describe in detail which parts of these datasets were used or how we queried the BrainMap database. A complete list of the literature involved in the meta-analytic analyses is provided in the Supplementary material.

Results The ‘core set’ of altered brain areas Figure 2 (top) shows the brain areas that appear to be altered in the VBM studies retrieved from our search. These areas form the ‘core set’ that is likely to be frequently affected by brain diseases. Areas showing significant

statistical decreases are the insulae, anterior cingulate cortices, superior and middle temporal gyri, superior, middle and inferior frontal, pre- and postcentral gyri. Areas showing significant statistical increases are the right anterior and posterior insula, left middle insula, right pre- and postcentral gyri, right superior frontal gyrus, right superior temporal gyrus, left inferior temporal and inferior frontal gyri (see also Supplementary Tables 4 and 5).

Node creation and structural co-alteration network Our automatic node creation procedure derived 277 nodes from the core set of decreased areas and 271 nodes from the core set of increased areas. These nodes are illustrated

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Figure 2 ALE results and cost functions. Top: ALE results for decreased (left) and increased foci (right). ALE results are clustered at the level of P 5 0.05 and family-wise error-corrected for multiple comparisons, with a cluster-forming threshold of P 5 0.001. Bottom: The schema illustrates the evolution of the cost function of the minimization algorithm for predicting the distribution of the structural co-alteration patterns.


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Anatomical, functional and genetic connectivity For the same sets of nodes, we calculated the resting state functional, anatomical and genetic networks. These networks are visualized in Figs 4 and 5. In line with the previous literature (Gong et al., 2014; Huang and Ding, 2016), functional and anatomical connectivity appear to be correlated (decreased nodes r = 0.14, P 5 2.383 10–5; increased nodes r = 0.12, P 5 2.421 10–5). Notably, the genetic connectivity also appears to correlate with both anatomical (decreased nodes r = 0.21, P 5 2.195 10–5; increased nodes r = 0.18, P 5 3.028 10–5) and functional connectivity (decreased nodes r = 0.18, P 5 3.021 10–5; increased nodes r = 0.14, P 5 2.359 10–5).

Reliability Our connectivity matrices present a good reliability (Spearman-Brown split half test). Indeed, we have obtained mean values of 0.80, 0.72, 0.80, and 0.75 for the structural co-alteration, the functional, the gene co-expression and the anatomical connectivity matrices, respectively. These values indicate a good internal consistency of measures. In particular, the Spearman-Brown formula is related to the Cronbach’s alpha (Nunnally and Bernstein, 1994; Carlson et al., 2009); both formulas measure the ratio of the truescore and total-score variances. As suggested by Nunnally and Bernstein (1994), the rule of thumb for that measure usually considers a good internal consistency of data with values of 40.7.

Correlational analyses As our experimental question is to investigate whether and how neuropathological co-alterations (independently related to both grey matter decreases and grey matter increases) are influenced by different types of normal brain connectivity (i.e. functional, anatomical, and genetic connectivity), we compared neuropathological co-alteration

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patterns with normal patterns of brain connectivity as they are measured in healthy individuals. The statistical comparison between the structural coalteration matrix and the other matrices (functional, anatomical, and genetic) shows that each of the three connectivity profiles is statistically correlated with the structural co-alteration patterns associated with grey matter decreases and grey matter increases, that is, each type of connectivity explains a statistically significant portion of those patterns. Figure 6 (top left) illustrates the correlation between the structural co-alteration matrix and the other three connectivity matrices. While the decrease-related structural coalteration is better explained by functional connectivity (r = 0.28), followed by anatomical and genetic connectivity (r = 0.19 and r = 0.18, respectively), the increase-related structural co-alteration is better explained by functional connectivity (r = 0.26), followed by genetic and anatomical connectivity (r = 0.23 and r = 0.22, respectively). However, as these three types of connectivity are known to be correlated with each other and exhibit a shared variance, as we previously mentioned, we decided to calculate the partial correlation between the three connectivity matrices and the structural co-alteration matrix with the aim to report how each type of connectivity correlates with the structural co-alteration pattern with the exclusion of their common shared variance. This analysis is described in Fig. 6 (top right), and provides further evidence that the decrease-related structural co-alteration correlates more with functional connectivity (r = 0.24), followed by anatomical (r = 0.14) and genetic (r = 0.11) connectivity. In turn, the increase-related structural co-alteration appears to correlate in a similar way with the three types of connectivity; it is slightly better explained by functional connectivity (r = 0.22), followed by genetic and anatomical connectivity (r = 0.17 and r = 0.16, respectively). Of note, all the partial and full correlation results are statistically significant: P-values 5 2 10–7 for the partial correlation results, and P-values 5 3 10–4 for the full correlation results. Overall, this indicates that structural co-alterations are in part explained by all these three types of connectivity.

Spatial and temporal progressions Our model is able to predict the propagation patterns of neuronal alterations with good statistical confidence (all predictions survive the conservative statistic threshold of P 5 10–5). Figure 7 illustrates the temporal evolution of the structural co-alteration patterns (expressed in arbitrary units) as it is predicted by every b-value, used in the grid search, of the model. For each b-value we calculated the temporal evolution of the diffusion process and for each time we correlated the diffusion matrix derived from the distribution model of co-alterations and the co-alteration matrix obtained from the meta-analysis. What is clear is that around 30 temporal steps, all the connectivity models predict the complete diffusion of brain alterations. However,

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in the right panel of Fig. 1 (see also Supplementary Tables 6 and 7). Given the nodes previously designed, we constructed the structural co-alteration networks for both the VBM datasets (decreases and increases). These networks are visualized in Fig. 3. Interestingly, the two structural co-alteration networks are topologically different (Fig. 3, middle and bottom). The one formed by decreased areas is more restricted and principally involves the insulae and the anterior cingulate cortices. These regions exhibit the nodes with the highest values of degree. In turn, the other network formed by increased areas is more widespread and less anatomically defined, albeit it includes parts of the insulae and is slightly prevalent in subcortical regions.

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Figure 3 Co-alteration networks. Top: The decrease-related (left) and increase-related (right) structural co-alterations. Only for visualization purposes, the matrices were thresholded at the 95th percentile. Colours ranging from magenta to green represent lower to higher correlation values. Middle: Topological analysis of the structural co-alteration network, using a force directed spring embedded layout. Smaller nodes show lower average shortest path length. Colour tones from magenta to green indicate lower to greater degree values. Bottom: A geotagged layout of the networks. Node dimension and colour tones from green to red indicate lower to greater degree values.


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(middle), and the genetic connectivity (G-Conn) network or genetic co-expression network (bottom). Only for visualization purposes the matrices were thresholded at the 95th percentile. Colours ranging from blue to red represent lower to higher correlation values. For anatomical connectivity, colour ranging from blue to red represent lower to higher fibre density values.

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Figure 4 Connectivity networks. The functional connectivity (F-Conn) network (top), the anatomical connectivity (A-Conn) network


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Figure 5 Distance matrices regarding the structural co-alteration, functional, anatomical and genetic connectivity. Colours ranging from blue to red represent lower to higher correlation values.


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within the initial steps, only the genetic model can substantially show a prediction of how structural co-alterations are expected to develop. This result provides evidence that with the help of genetic connectivity, it is possible to predict a substantial portion of the pattern formed by neuropathological alterations in a variety of brain disorders just based on its initial manifestation. The chart in Fig. 7 illustrates how the average temporal evolution of structural co-alterations, calculated by the model based on grey matter increases, is characterized by a faster development compared with that calculated by the model based on grey matter decreases. The model of the distribution of the structural co-alteration patterns (D = MF–Conn + MA–Conn + MG–Conn) shows that it is possible to describe the meta-analytic structural co-alteration matrix as a weighted sum of the functional, anatomical and genetic connectivity matrices. After the optimization procedure for the three parameters, we correlated the D matrix of the model with the co-alteration matrix obtained from the meta-analytical data and found a variance explained for the grey matter decreases of

R2 = 0.77 (P 5 0.0012) and for the grey matter increases of R2 = 0.72 (P 5 0.0025). Furthermore, all the three matrices appear to contribute significantly to the description of the meta-analytic structural co-alteration matrix (Table 1 and Fig. 6, bottom). It is worth noting that, in our model, with regard to both grey matter decreases and increases the major contribution is made by the functional connectivity matrix, followed by anatomic and genetic connectivity.

Discussion The analyses carried out in this study provide support for the following points: (i) brain areas affected by neuropathological processes form typical patterns of structural coalterations; (ii) the development of these transdiagnostic structural co-alterations is not random but preferentially follows the routes of brain connectivity; (iii) anatomical, functional and genetic connectivity are differently involved in shaping structural co-alterations; and (iv) starting from the brain connectivity matrices, it is possible to create a

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Figure 6 Results of the correlational and predictive tests. The top panel shows the correlational results (the left panel illustrates the full correlation, while the right panel illustrates the partial correlation). The bottom panel shows the predictive results.


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Figure 7 Model’s temporal evolution. Top: This series of maps shows the correlations of the functional, anatomical and genetic matrices with the structural co-alteration matrix for different beta values as a function of time (arbitrary units), as described in Equation 12. Colours ranging from blue to red represent lower to higher correlation values. Bottom: The chart summarizes the time in which the diffusion of brain alterations reaches the steady state as a function of the beta rate for the decrease and increase conditions. Note that the average temporal evolution of structural co-alterations calculated by the model based on grey matter increases is characterized by a faster development compared with that calculated by the model based on grey matter decreases.


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Table 1 Parametric values of correlation between the three connectivity matrices and the meta-analytic structural co-alteration matrix constructed with either grey matter increase or decrease data

Decrease Increase

F-Conn R2

A-Conn R2

G-Conn R2

Total R2

0.41 0.38

0.34 0.33

0.25 0.29

0.77 0.72

model that allows us to predict with relatively high accuracy the development of the structural co-alteration patterns and, based on this model, to estimate the evolution of how structural co-alterations are distributed across the brain in terms of the involvement of the type of brain connectivity. To the best of our knowledge, this is the first time that these issues have been addressed in humans using in vivo approaches. Our results provide evidence that brain morphological alterations are distributed according to a statistically significant pattern: alterations are distributed across brain areas so as to form a network of pathological nodes. This pattern of structural co-alteration exhibits a topological definite structure and includes some regions (the insular and anterior cingulate cortices) that are thought to be important functional hubs of the brain. We performed a predictive analysis of the structural coalteration patterns by creating a model that, based on brain connectivity matrices, attempts to estimate the development of the co-alteration patterns; this model was able to explain the 77% and the 72% of the variance in the decrease and increase structural co-alteration patterns, respectively. This finding supports the idea that the two structural co-alteration patterns, as well as their temporal development (Cauda et al., 2018), are strictly associated with the brain connectivity patterns. Specifically, our model shows that, based on functional and anatomical connectivity, more consecutive steps are needed to completely predict the propagation of structural co-alterations. On the other hand, this is not the case for a model based on genetic connectivity, which is able to predict the propagation of structural co-alterations just at its early stages. Our analysis proposes to take into consideration the contribution of three (i.e. transneuronal spread, nodal stress, and shared vulnerability) of the four possible mechanisms so far hypothesized for the spread of brain alterations (Saxena and Caroni, 2011; Zhou et al., 2012; Fornito et al., 2015), each of which with its typical temporal evolution. Future studies will be able to apply our model in order to better understand which mechanisms are more specifically involved in particular brain disorders.

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With regard to both grey matter decreases and increases, the functional connectivity appears to be the best predictor of the pattern of structural co-alterations. Although a certain type of connectivity seems to play a prevalent role in both grey matter decreases and increases, it is worth noting that the other types of connectivity are also important factors in the generation of structural co-alterations; their contribution, however, is characterized by different timings. This result is consistent with the fact that we worked on a cross-diagnostic dataset (Goodkind et al., 2015), which includes a wide range of brain disorders. As recently demonstrated by Cope et al. (2018), certain brain disorders can be characterized by the prevalence of specific mechanisms.

The distribution of brain alterations Our analysis of the VBM studies about a great variety of brain disorders, especially regarding grey matter decreases, shows that a core set of cerebral areas appears to be frequently altered in a large number of neuropathological conditions (for a review of this transdiagnostic approach see Buckholtz and Meyer-Lindenberg, 2012; McTeague et al., 2016). This finding confirms a similar result obtained by other meta-analyses, which, however, were only restricted to three (Cauda et al., 2017) or six psychiatric diseases (Goodkind et al., 2015). The recurrence of this common alteration pattern is well illustrated by the ALE analysis (Fig. 2). Interestingly, this peculiar pattern overlaps to a great extent with those areas that have been proposed to be part of the cognitive control network (Cauda et al., 2012b, 2017; McTeague et al., 2016). It must be highlighted that the finding of a common alteration pattern in a vast number of brain diseases does not rule out the possibility that each disorder may be characterized by its own typical alterations (Crossley et al., 2015). However, here our aim was to investigate how alterations are generally spread across the pathological brain so as to achieve an overarching analysis supported by the most numerous sample of studies we could retrieve. Future studies will be needed to understand how the structural co-alteration patterns found in this meta-analysis differ with regard to each brain disorder independently considered. A number of studies (Pearson et al., 1985; Saper et al., 1987; Braak and Braak, 1991; Brooks, 1991; Weintraub and Mesulam, 1996; Braak et al., 2011; Raj et al., 2012; Cauda et al., 2014; Iturria-Medina et al., 2014; Ravits, 2014; Fornito et al., 2015; Iturria-Medina and Evans, 2015) have proposed that the spread of neuronal alterations caused by neuropathological processes is not random but, rather, associated with typical network-like patterns. These data were already supported (Seeley et al., 2006, 2009; Zhou et al., 2012) and now receive further support from our study: brain alterations are distributed according to a statistically significant ‘neurodegenerative networking’ (Yates, 2012) or, as we have called it,

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The total R2 value is the result of the correlation between the diffusion matrix obtained from the model and the co-alteration matrix obtained from the meta-analytic data. In this way we calculated the contribution of each connectivity profile to the variance explained, determining the R2 of each network profile with the diffusion matrix obtained from the model. A-Conn = anatomical connectivity matrix; F-Conn = functional connectivity matrix; G-Conn = genetic connectivity matrix.

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a central role in the spread of neuronal alterations. Their greater number of connections as well as their more intense activity may enhance the mechanisms hypothesized to be the causes of alterations, especially the nodal stress and the transneuronal spread mechanisms. As suggested by our predictive model, these two mechanisms are supposed to be more involved in the formation of the structural coalterations (both increase-related and decrease-related), which seems to be more influenced by both functional and anatomical connectivity. However, as the hypothesized causal mechanisms are not mutually exclusive, they are all likely involved in the formation of structural co-alterations, each with distinctive temporal patterns.

The relationship between the spread of neuronal alterations and brain connectivity All three types of connectivity taken into consideration in this meta-analysis (functional, anatomical, and genetic) account well for a substantial part of the variance of the development of structural co-alterations (see Supplementary Fig. 2 for an infographic). In particular, functional connectivity is able to explain a greater part of the structural co-alteration patterns than the other matrices, followed by anatomic and genetic connectivity. This result has also been achieved by determining the partial correlation between the structural co-alteration matrix and each connectivity matrix excluding the contribution of the other connectivity matrices. This procedure was required because both functional and anatomical connectivity profiles are known to be partially correlated (Skudlarski et al., 2008; Honey et al., 2009; van den Heuvel et al., 2009; Misic et al., 2016) and because both these connectivity profiles have also been found to be associated with patterns of genetic co-expressions (Lichtman and Sanes, 2008; French and Pavlidis, 2011; French et al., 2011; Wolf et al., 2011; Cioli et al., 2014; Goel et al., 2014; Richiardi et al., 2015). It is worth noting that the temporal evolution of the alterations’ spread predicted by our model, based on the functional and anatomical connectivity profiles, needs numerous steps (between 30 and 40, arbitrary units) before reaching completion. On the contrary, the prediction based on the genetic connectivity profile requires a shorter time: between 10 and 20 units. This interesting finding is consistent with the shared vulnerability hypothesis, according to which the spread of alterations caused by dysfunction in the co-expression of certain genes is supposed to need a shorter accretion time than when the other mechanisms are involved. Already at the early phases of neuropathological processes, many brain areas with similar genetic patterns can be altered. What is more, the genetic risk for brain disorders is pleiotropic and, thereby, can affect broad and transdiagnostic dimensions (Buckholtz and MeyerLindenberg, 2012) of symptomatically-related diseases

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‘morphometric co-alteration network’ (Cauda et al., 2018); this broader term has the advantage to refer to all types of disorders capable of producing neuronal alterations, without committing to just the neurodegenerative factors, which consists of cerebral regions with pathologically grey matter increases or decreases. Grey matter decreased areas are largely parts of the cognitive control network (Goodkind et al., 2015; McTeague et al., 2016) and include the insulae, anterior cingulate cortices, superior and middle temporal gyri, superior, middle and inferior frontal, pre- and postcentral gyri. In turn, grey matter increased areas include the right anterior and posterior insula, left middle insula, right pre- and postcentral gyri, right superior frontal gyrus, right superior temporal gyrus, left inferior temporal and inferior frontal gyri. The minor involvement of the precuneus in the coalterations patterns may be viewed as counter-intuitive, given that this area is highly connected and is a central hub of the default mode network. Probably, because of the transdiagnostic approach of this study, similarities between brain disorders are likely to be highlighted and, though in some diseases the precuneus appears to be altered, the frequency of this alteration is not sufficient for being statistically relevant. Moreover, it must be considered that a high number of alterations in a certain brain area does not necessarily imply for this area to be coaltered with other ones. With regard to this point, a recent study by our group (Manuello et al., 2018) has investigated the co-alterations of Alzheimer’s disease and found out only a significant node of strong co-alterations within the precuneus. Even in the case of Alzheimer’s disease, therefore, the precuneus level of co-alteration appeared to be less significant than theoretically thought. The structural co-alteration pattern differs significantly for decreased and increased VBM values. With regard to grey matter decreases, it appears to be more concentrated in insular, cingulate and prefrontal cortices (areas of the cognitive control/salience network) (Seeley et al., 2007; Cauda et al., 2011, 2012a, 2013), whereas with regard to grey matter increases it appears to be slightly more uniformly distributed, albeit with a little prevalence in subcortical regions (Fig. 3). This differentiation is likely to be because of the different factors at the root of the development of grey matter increases and decreases in brain density. In fact, grey matter decreased areas are generally associated with neurodegenerative processes, while grey matter increased areas are generally associated with compensatory mechanisms (Lin et al., 2013; Premi et al., 2014, 2016), which are supposed to occur at the initial phases of brain deterioration. This interpretation is consistent with the temporal evolution shown by our predictive model, according to which patterns of grey matter increased values present a faster temporal development than patterns of grey matter decreased values (Fig. 7, bottom). From the viewpoint of the topological analysis, when altered, the brain areas showing a higher node degree and/or less average shortest path length are likely to play

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psychiatric and autistic spectrum disorders) may be at play. Overall, these pathological mechanisms can ‘stress’ the brain networks and ‘shape’ the grey matter alterations in a network-based fashion, as described by the present work and others already cited. As defined for neurodegenerative proteinopathies (Warren et al., 2013), in other disorders (like psychiatric and autistic) the pathological and complex interaction between neurodevelopmental alterations and environmental/genetic modulators might trigger brain dysfunction (both functional and structural), even without a detectable proteinopathy (as in neurodegenerative diseases) but with a similar impact on brain connectivity and functioning, thus accounting for the good degree of concordance of the present findings. Thus, given that the transneuronal spread mechanisms (Zhou et al., 2012; Fornito et al., 2015) implies a form of propagation along structural (axonal) pathways, that the nodal stress mechanism implies a form of common activity between altered brain areas, and that the shared vulnerability mechanism implies common gene expressions between cerebral regions, it is possible to advance the hypothesis that, based on our analysis, the decrease-related and increase-related structural co-alterations might be more shaped, in order, by nodal stress, transneuronal spread, and shared vulnerability mechanisms. Especially taking into consideration the transdiagnostic nature of our data, this finding suggests that the prevalence of a particular type of connectivity in the production and development of structural co-alterations leaves open the possibility that the other two types of connectivity could play a significant role as well. Indeed, this phenomenon may also be due to the fact that the data retrieved from BrainMap are about a great variety of brain disorders, which are likely to be originated by different combinations of the hypothesized factors underlying the formation of structural coalterations.

Brain connectivity can predict the distribution of alterations Taken together in a conjoint model, the three connectivity matrices are able to account for the development of structural co-alterations with good accuracy. This is a remarkable finding for the comprehension of how the pathological brain responds to diseases, as it allows one to predict the evolution of grey matter alterations from changes of the neurobiological substrate. Our result provides further support for the important role played by brain connectivity in the neuropathological processes and sheds new light on its involvement in their development and progression (IturriaMedina and Evans, 2015). With the help of analyses based on brain connectivity profiles, we could achieve an in-depth understanding of the mechanisms at the root of brain disorders. Some suggestions along this line of research have already been proposed. For instance, in patients with Alzheimer’s disease, functional alterations and grey matter

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(Gejman et al., 2011), thus disrupting brain connectivity patterns of core networks associated with fundamental cognitive functions (Cauda et al., 2012b). Our predictive model could therefore suggest that a chain of pathological factors is likely involved in a variety of neuropathological processes represented or better explained by different kinds of brain connectivity profiles (Supplementary Fig. 2). In other words, pathological patterns of gene co-expressions may lead to a neuronal shared vulnerability, which, in turn, may engender the alteration of important brain networks, with the subsequent involvement of abnormal functional and anatomical connectivity patterns. As highlighted by Buckholtz and Meyer-Lindenberg (2012), ‘genetic factors shape connectivity in networks linked to symptom domains, and imply that connectivity changes observed in mental disorders reflect a cause, rather than a consequence, of being ill’. The same authors remark that ‘the latent structure of psychopathology may reflect, in part, a genetically determined latent structure of brain connectivity’. The result achieved by our predictive model—i.e. that functional and anatomical connectivity seem to better account for the development of structural co-alterations in a longer run than the genetic one—is consistent with the fact that the nodal stress and the transneuronal spread mechanisms need time to make their effects. The nodal stress implies a progressive intensification of excitotoxicity factors, whereas the transneuronal spread implies the transport of pathological substances through axons or the extracellular liquid. All these processes need time to exert disruption and this point is well illustrated by the temporal evolution of the structural co-alteration patterns (Fig. 7). It is worth suggesting that the three mechanisms taken into consideration in the present work (transneuronal spread, nodal stress and shared vulnerability) may play a synergistic role not only in the pathogenesis of neurodegenerative diseases but also, to some extent, in psychiatric as well as in neurodevelopmental disorders. Although these conditions are not directly related to the presence of a defined brain proteinopathy, structural and functional alterations are not randomly distributed across the brain, following specific connectivity constraints that produce identifiable morphometric co-atrophy patterns, as already shown by our group in neurodevelopmental (autistic spectrum disorder) and psychiatric (schizophrenia spectrum disorder and obsessive-compulsive spectrum disorder) conditions (Cauda et al., 2018). Furthermore, from a speculative perspective, it has been proposed that it would be more appropriate to view schizophrenia as a failure of communication between critical nodes of large neuronal networks rather than a dysfunction of separate areas, thus suggesting the expression of ‘spatiotemporal psychopathology’ to describe this condition (Kasparek et al., 2010; Northoff and Duncan, 2016). In this sense, different pathogenic mechanisms (i.e. pathogenic proteins propagating preferentially based on intrinsic network vulnerabilities—molecular nexopathies—for neurodegenerative diseases, and genetic/environmental interactions for both

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Limitations and future directions The pathological structural co-alterations have been studied with a method that uses meta-analytic data, which, compared to their original quality, are known to be affected, to some extent, by deterioration. This loss of quality increases the degree of spatial uncertainty and, therefore, can influence the detection of alterations by reducing the likelihood of statistical co-occurrences between the nodes. Therefore, future investigations with native data, possibly obtained from the same group of individuals, are needed. VBM studies are at the basis of the methodology proposed here. Although being a widely used and wellvalidated technique, there are a number of procedural aspects that could influence the results of every single

VBM experiment (e.g. field strength of the scanner, software used for the analysis, smoothing amount). However, since different combinations of these parameters had been used in the experiments considered for our research, it is unlikely that some of them can affect the results in a systematic way. Moreover, it has been recently suggested that possible false positive findings in VBM tend to be distributed randomly across the brain rather than accumulate in specific sites (Scarpazza et al., 2015); this aspect should prevent the spurious inclusion of nodes of alteration in the detected co-alteration networks. However, it is not possible to completely rule out this kind of inclusion. To address the issue of heterogeneity due to studies with low sample sizes we decided to establish a lower bound of eight subjects for sample size and, consequently, all the retrieved experiments with a sample size smaller than eight subjects were excluded. As already mentioned, the identification of this lower bound is in line with the work of Scarpazza et al. (2015), which found that the use of balanced small samples in the VBM studies does not influence the false positive rate, even when considering only eight subjects. Thus, this suggests that our results should not be biased by the presence in our database of heterogeneous sample sizes. Moreover, since our methodology reveals the co-occurrences between alterations across the studies, experiments on small samples reporting different results from the others tend to bring about a sort of ‘random noise’ that is likely to increase the false negatives rather than the false positives (Acar et al., 2017). This consideration should lead us to think that, even though we cannot completely rule out the bias potentially caused by the inclusion of studies with a limited sample size, it is much more likely that we missed to detect real coalterations rather than we identified false ones. However, to address this issue properly, future investigations on these data are needed as soon as larger and more controlled samples are available in the literature. The ALE approach is one of the most used methods in the field of coordinate-based meta-analysis. One of the main concerns with this methodology is the possibility of the results to be driven by one, or a few, experiments, thus reflecting a specific case among the ones pooled for the meta-analysis rather that an overall representative effect. However, a minimum amount of 20 experiments is usually thought to be sufficient to resolve this issue (Eickhoff et al., 2016), so that analyses based on large databases, as the one used here, should not be so much biased as to produce invalid results. The genetic matrix, too, is characterized by spatial uncertainty and other idiosyncrasies. First, the sample used for this analysis is made of six human brains only. So, the results obtained with this analysis can hardly be generalized to the whole population. Second, not all of the six brains were sampled completely. Third, the samples are not evenly spaced but have different stereotactic coordinates in each of the six brains. Although our methodology has tried to address these issues, especially the inhomogeneity of the

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decreases within different brain areas reflect covariance patterns of part of the default mode network, thus indicating that these atrophic regions are not independently affected; rather, the primary deterioration in one of these areas might lead to a secondary deterioration in other connected areas (Wang et al., 2013, 2015). The cognitive decline would progress via sequential increases in connectivity, bringing about a functional overload. For example, in the case of Alzheimer’s disease increased connectivity in frontal areas (especially those associated with the salience network) seems to have a compensatory role, representing the other side of the coin. Interestingly, this pattern of complex functional alterations appears to largely mirror the one that can be highlighted in frontotemporal dementia, which involves primarily frontal regions and the salience network (Zhou et al., 2010). Two important points need to be clarified. First, although brain connectivity profiles seem to guide the development of structural co-alterations, this does not imply that each brain disorder is expected to produce similar structural coalterations, for as regards to each brain disorder, as well as to the particular patients involved, different network nodes can be altered. Moreover, given a final set of altered nodes, the foci from which alterations began to spread might have been different and, as a result, different temporal progressions might have occurred. The second point is a methodological caveat and concerns the relationship between our co-alteration network analysis and the anatomical covariance (Mechelli et al., 2005). Anatomical covariations are defined as ‘the covariance of morphological metrics derived from morphological MRI’ (Evans, 2013). Apparently, then, the morphological co-alterations studied here may be thought of as a type of anatomical covariance. However, anatomical covariance is always derived from single-subject data, whereas our metaanalytic approach works on data originated from a statistical comparison between pathological and healthy subjects. Therefore, from the methodological point of view, the two approaches, albeit similar, are different and should not be confused (for a more detailed discussion about this similarity see Cauda et al., 2018).

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which one among three types of connectivity profiles (functional, anatomical, and genetic) could shape and explain better the distribution of structural co-alterations. Intriguingly, our prediction model suggests that in our transdiagnostic sample, all three types of connectivity are involved and can statistically account for a very good portion of the pattern variance of structural co-alterations for both grey matter increases and grey matter decreases (72% and 77%, respectively) (Table 1). In addition, it shows that the three patterns of brain connectivity need different timings to play their role in the development of the co-alteration networks. These results shed new light on the possible mechanisms at the root of neuropathological processes. Our analysis points out that three (i.e. nodal stress, shared vulnerability, and transneuronal spread) of the four mechanisms put forward so far (Saxena and Caroni, 2011; Zhou et al., 2012; Fornito et al., 2015) are likely to play a role with different temporal progressions in the formation and development of structural co-alterations. In particular, we found that functional connectivity offers the better account of the structural co-alteration patterns, followed by anatomic and genetic connectivity. Although one type of connectivity can be prevalent in the co-alteration patterns, it must be noted that all these three types are significantly involved in the progression of brain alterations. This is consistent with the cross-diagnostic nature of data used in this study (Goodkind et al., 2015). Overall, the three different types of brain connectivity can account extremely well for the distribution and evolution of structural co-alterations across the human brain. This finding presents an exciting prospect for future research in the quest for a better understanding of brain disorders.

Acknowledgement We thank Barbara Borroni for her valuable support and suggestions.

Funding This study was supported by the Fondazione Carlo Molo (F.C., PI), Turin; NIH/NIMH grant MH074457 (P.T.F., PI) and CDMRP grant W81XWH-14-1-0316 (PT.F., PI).

Competing interests The authors report no competing interests.

Conclusion This study has investigated fundamental issues about how the brain is affected by pathological processes that were still unresolved in humans. Our research investigated

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Supplementary material Supplementary material is available at Brain online.

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samples, the results of the genetic analysis are to be interpreted cautiously and need to be supported by further evidence. However, to date the complex procedure and costs of the acquisition of gene expressions data do not allow better precision. Spatial and temporal errors, related to specific aspects of the functional MRI and DTI procedures, may affect both functional and anatomical connectivity patterns. Still, it is worth noting that, with regard to correlation and prediction results, such errors are supposed to increase more the number of false negatives than the number of false positives, thus reducing the correlation values between matrices. Therefore, given the good statistical significance achieved by our model, we are inclined to think that the results are not caused by spatial or temporal errors but describe real phenomena. To support our findings further, the reliability values of the connectivity matrices are very good; this leads us to believe that the difficulties inherent in the neuroimaging procedures are not likely to undermine the conclusions reached in this study. However, we hope that future studies will be carried out with different statistical techniques and on wider and better samples so as to find out whether or not our results can be further supported. Finally, this study focused on mixed data, coming transdiagnostically from a variety of brain disorders as well as from heterogeneous patients investigated in different time courses of their symptomatology. The aim was (i) to provide a proof of concept of our method; and (ii) to get the broadest retrievable sample to achieve a good statistical significance for the detection of structural co-alterations. We therefore obtained mean alteration patterns, which are not specifically related to one or another brain disorder, so as to study globally how neuronal alterations are distributed across the brain. Future investigations are needed to look into more specific patterns of structural co-alterations with regard to specific diseases. In particular, it would be interesting to calculate the co-alteration patterns starting from native single subject data stored in publicly available MRI datasets (e.g. ADNI) and to compare the results of this analysis with longitudinal data. It is also of primary importance to understand how each connectivity profile (functional, anatomical, and genetic) contributes in shaping the structural co-alterations of different brain disorders. An intriguing topic in this line of research could be the study of how structural co-alterations differ in patients’ population with fast or slow cognitive deterioration. Furthermore, it would be of great interest to understand which gene co-expressions play a major role in the developments of structural co-alterations associated with different brain disorders.

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Neuropatologie, uno studio dell’Università di Torino permette di prevederne lo sviluppo Alzheimer, Parkinson, Schizofrenia: le malattie del cervello si propagano non in maniera casuale, ma seguendo dei percorsi precisi

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Lo studio, vincitore dell’Editor’s Choicee per questo scelto come articolo principale sul numero di novembre della rivista Brain. CONDIVIDI

Uno studio inedito, che individua nuovi meccanismi attraverso i quali sarà possibile prevedere con un’accuratezza superiore all’80% come si svilupperà una certa patologia: dall’Alzheimer, al Parkinson, alla Schizofrenia, per citare alcune delle più note. Le dinamiche I ricercatori del FocusLab, laboratorio di ricerca del Dipartimento di Psicologia dell’Università di Torino guidato dai professori Franco Cauda, psicologo docente di Psicofisiologia, e Tommaso Costa, fisico docente di Statistica

Concessionaria: un consulente a 360 gradi Nella scelta dell’auto, nella forma di finanziamento e nel servizio di assistenza è importante affidarsi a chi ha competenza CONTENUTO SPONSORIZZATO

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Computazionale, hanno dimostrato che le patologie cerebrali tendono a propagarsi nel cervello non in maniera casuale, ma seguendo dei percorsi precisi. La diffusione delle alterazioni cerebrali è guidata dall’organizzazione strutturale, anatomica e funzionale del cervello: per la prima volta, è stato visto che le neuropatologie si sviluppano seguono degli schemi che è possibile

Configura Nissan QASHQAI. The Original Crossover.

prevedere. Il senso è quello di una scoperta che porta alla luce nuovi

Nissan

meccanismi alla base dei processi neuropatologici. Alla base della ricerca è stato applicato un metodo transdiagnostico, uno stesso metodo matematico adottato per tutte le patologie contemporaneamente, senza distinzioni. Obiettivo: stabilire una prova di principio che fosse compatibile con le singole malattie neurodegenerative. Lo studio Lo studio, vincitore dell’Editor’s Choice e per questo scelto come articolo principale sul numero di novembre di Brain, una delle riviste più importanti nel

Gigantesca mareggiata a Savona

settore neuroscientifico, è frutto di una collaborazione nazionale e internazionale. Oltre al FocusLab ha contribuito l’Ospedale Koelliker di Torino (GCS-fMRI), in particolare il Dott. Sergio Duca. Sono stati inoltre coinvolti gruppi di ricerca del Research Imaging Institute dell’Università del Texas del Centro per i disordini neurodegenerativi dell’Università di Brescia. Come spiegano dall’Università, l’articolo apre importanti prospettive nella comprensione dei disordini cerebrali e cerca di far luce su uno dei meccanismi fondamentali con cui le patologie evolvono. Comprendendo questo meccanismo sarà possibile, in futuro, sviluppare delle terapie ad hoc capire perché malattie

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differenti tendono spesso a danneggiare le stesse aree del cervello.

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Ospedale Koelliker di Torino, arriva la TAC del futuro: meno radiazioni e...

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Ospedale Koelliker di Torino, arriva la TAC del futuro: meno radiazioni e più efficacia By mole24 - Ott 29, 2018

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Ospedale Koelliker di Torino, arriva la TAC del futuro: uno strumento diagnostico ad alta risoluzione e basso dosaggio

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Si tratta di uno strumento diagnostico ad alta risoluzione e basso dosaggio, che arriva per la prima volta in Piemonte. Nello specifico, questa strumentazione, già disponibile e operativa da questo mese di ottobre presso la struttura ospedaliera, ha la capacità di emettere meno radiazioni, riuscendo a garantire un efficacia

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diagnostica anche superiore.

che consente edition di ottenere grandi vantaggi non solo ai pazienti, ma anche ai clinici. Ciò perché

Ospedale Koelliker di Torino, arriva la TAC del futuro: meno radiazioni...

gli esami effettuati con la nuova TAC, prenotabili anche con il Sistema Sanitario Nazionale,

Ott 29, 2018

Questa innovativa TAC è dotata della innovativa tecnologia IMR (Interative Model Reconstruction),

avvengono mediante un innovativo applicativo software e hardware. Quest’ultimo fornisce un’ottima risoluzione del dettaglio anatomico e una significativa riduzione della dose di radiazione al paziente (dal 40% all’80%). Grazie alla risoluzione ottimale dell’immagine raccolta, è possibile inoltre ridurre fino al 50% il quantitativo di liquido di contrasto necessario all’esame, che può essere iniettato al paziente in soluzioni meno concentrate.

Torino, a Sestriere e nelle altre località arriva la prima neve:... Ott 29, 2018

Arriva a Torino Artissima 2018: in città un’invasione di gallerie d’arte

Insomma, una validissima soluzione per affrontare delle situazioni spesso ricorrenti tra numerosi pazienti. L’arrivo di questo nuovo strumento diagnostico apre così nuove frontiere anche per lo studio dei pazienti ad alto rischio oncologico.

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EVENTI E TURISMO | mercoledì 05 dicembre 2018, 10:45

Mons. Nosiglia e il 'presepe' dell'Arcivescovo

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IN BREVE

mercoledì 05 dicembre Libri sotto l'Albero, in biblioteca a Loano la presentazione de "Gli ultimi passi del Sindacone" di Andrea Vitali (h. 10:59)

Alle OGR il convegno "Dall’arte per tutti all’arte di tutti. Verso una nuova prospettiva di accessibilità" (h. 10:48)

Di seguito i principali appuntamenti: 7 dicembre: ore 11: Venaria Reale, Chiesa Sant’Uberto, inaugurazione mostra sulla Natività 8 dicembre: Ore 16: Torino, via Chiala 16, visita alla Comunità delle Suore Missionarie della Carità di S. Madre Teresa 9 dicembre: -ore 15.30: Moncalieri-Testona, parrocchia S. Maria di Testona, benedizione Casa dedicata all’emergenza abitativa -ore 18: Torino, Consolata, Messa con volontari e parenti Fondazione F.A.R.O.

(h. 10:28)

Rifreddo: giovedì (13 dicembre) le premiazioni dei concorsi di "Notti delle streghe 2018" (h. 10:28)

"Ritratti di Milena", mostra degli studenti dell'Istituto S.M.G. Rossello nella Pinacoteca Civica di Palazzo Gavotti di Savona (h. 10:24)

Fossano: si aspetta il 25 con il centro diurno il Mosaico (h. 10:22)

Skunk Anansie protagonista di Stupinigi Sonic Park 2019 (h. 10:15)

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Di settimana in settimana questi incontri vanno a comporre il “Presepe dell’Arcivescovo”. Un presepe che vuole circondare la nascita di Gesù con tante persone povere e bisognose, ricordando così che il Natale è la festa dell’incontro tra Dio e l’uomo e che i primi ad accoglierlo sono state proprio le persone più semplici e povere come i pastori.

Tracce di luce: da venerdì prendono il via gli eventi natalizi a Carmagnola

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Com’è tradizione, nei giorni che precedono e seguono Natale mons. Nosiglia arricchisce la sua agenda con incontri dedicati a realtà religiose e sociali (poveri, immigrati, rifugiati, rom, operai in difficoltà, malati e disabili, anziani, famiglie…).


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10 dicembre ore 11 Torino, Palazzo Barolo: Auguri Opera Pia Barolo 11 dicembre ore 19 Torino, Cattedrale: S. Messa per il mondo della Pastorale universitaria

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Pam si veste di rosso per regalare un sorriso ai bambini del Regina Margherita (h. 10:08)

A Menton il Marché des créateurs (h. 10:00)

12 dicembre ore 9.30 Pianezza, parr. S. Pietro e Paolo: Ritiro Avvento per il Clero 16 dicembre ore 13.15 Volpiano: pranzo con operai della Comital 17 dicembre -ore 9.30 Torino, RSA Trifoglio (Via Andorno, 17): Visita agli ospiti della casa -ore 11.30 Torino, Mensa sant’Antonio: Servizio a mensa -ore 16 Torino, Ospedale Regina Margherita: Visita ai bimbi ricoverati e saluto al personale

Una cena indiana a San Lorenzo di Fossano per sostenere progetti di cooperazione (h. 09:46)

Leggi le ultime di: Eventi e Turismo

18 dicembre ore 16 Torino, Ospedale Mauriziano: Visita ai ricoverati e saluto al personale 19 dicembre -ore 9 Torino, via Verdi, 14: S. Messa Natale con dipendenti Centro Produzione Rai -ore 12 Torino, Arcivescovado: Conferenza stampa -ore 17 Torino, Ospedale Koelliker: S. Messa natalizia -ore 19.40 Torino, Seminario Maggiore: Vespri e auguri natalizi alla Comunità del Seminario 20 dicembre -ore 7.15 Torino, via Nizza 24: Servizio colazione a mensa -ore 8.45 Torino, S. Volto: Auguri Natalizi alla Curia -ore 11 Torino, parr. S. Alfonso: Servizio mensa -ore 15 Torino, La Sosta: Incontro con gli ospiti -ore 16 Torino, parr. S. Massimo Vescovo: Incontro con i senza dimora -ore 21 Torino, parr. Gran Madre: S. Messa natalizia per l’Area sociale 21 dicembre ore 9.30 Torino, Casa Circondariale Lo Russo e Cutugno: S. Messa Natale 22 dicembre -ore 8 Bra, Monastero delle Clarisse: S. Messa -ore 9.30 Visita ai sacerdoti ospiti delle Case del Clero a Bra e a Pancalieri -ore 16 S. Mauro T.se (Stri. Madonna dei Poveri): Visita alla Comunità per minori -ore 18 Torino, Via della Salette: Visita ai rifugiati 23 dicembre -ore 10.30 Torino, Ist. penale per minorenni “Ferrante Aporti”: S. Messa -ore 12.15 Torino, Mensa Festiva (Via Cumiana): Servizio mensa -ore 15.30 Poirino – La Longa: Visita al Presepe Vivente

27 dicembre ore 9 Moncalieri, Carmelo S. Giuseppe: S. Messa e incontro con comunità 28 dicembre

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25 dicembre -ore 8.30 Torino, Monastero Cottolengo: S. Messa -ore 10.30 Torino, Cattedrale: S. Messa di Natale -ore 12.30 Torino, SS. Martiri: Pranzo con i poveri

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24 dicembre -ore 10 Visita ai sacerdoti ospiti delle Case del clero a Mathi e a Torino -ore 16 Torino, Ospedale Faro: Visita -Mezzanotte Cattedrale: S. Messa nella notte di Natale


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ore 8 Torino, Monastero del Carmelo: S. Messa e incontro con comunità 29 dicembre -ore 8.30 Moncalieri, Monastero della Visitazione: S. Messa e incontro con comunità -ore 10.30 Rivoli, parr. S. Maria della Stella: Visita alle realtà sociali aperte in parrocchia 31 dicembre -ore 17 Consolata: Te Dum -Mezzanotte Cattedrale: S. Messa 1° gennaio 2019 ore 18 Sermig: Incontro con diverse confessioni religiose per pregare per la pace 3 gennaio ore 8 Torino, Carmelo Sacro Cuore : S. Messa e incontro con comunità 4 gennaio ore 8 Torino, Monastero Figlie di Gesù Re: S. Messa e incontro con comunità Leggi l’articolo completo: www.torinoggi.it/2018/12/05/leggi-notizia/argomenti/attualita-8/articolo/mons-nosiglia-e-il-presepedellarcivescovo.html

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Home » Brevi di cronaca » RISULTATI POSITIVI E TANTE NOVITA’ PER IL KOELLIKER

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RISULTATI POSITIVI E TANTE NOVITA’ PER IL KOELLIKER

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di ilTorinese pubblicato giovedì 20 dicembre 2018

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L’ospedale, punto di riferimento per intere generazioni di torinesi, sotto la guida dall’AD dott. Alberto Ansaldi chiude il bilancio in positivo e guarda avanti, con il conforto dei numeri: + 19% è il dato di crescita del volume d’affari, sia convenzionato con il SSN sia privato; 50 i nuovi dipendenti assunti (+ 8% rispetto al 2017) di cui 8 interinali, con un’età media che non supera i 34 anni e una percentuale di quote rosa in maggioranza. È ormai alle spalle la vicenda giudiziaria che aveva visto coinvolta la vecchia amministrazione. “È stato sottoscritto – dichiara il dott. Ansaldi – un accordo transattivo tra le parti con la conseguente definitiva rinuncia ad ogni azione di responsabilità nei confronti di Padre Cacciari e del vecchio management. L’attuale Consiglio ed il Sottoscritto hanno lavorato per raggiungere questo obiettivo che dà ulteriore serenità al gruppo, ma è corretto dare atto che tutte le parti in causa si sono adoperati per una soluzione positiva della vicenda dimostrando di mettere in testa a tutto il bene dell’Ospedale e della collettività”. Si chiude così definitivamente una vicenda che appartiene ad un passato ormai lontano, oggi l’azienda guarda al futuro, senza disperdersi in conflittualità che assorbono energie e risorse umane ed economiche, tutte da concentrare nello sviluppo. Sono infatti oltre 13 i milioni di euro investiti nel triennio 2016‐ 2018, a vantaggio dell’apertura di nuove divisioni e soprattutto all’acquisto di tecnologie e macchinari all’avanguardia. L’Ospedale Koelliker è una delle prime strutture del Piemonte ad avere inserito l’innovativa Risonanza Magnetica a 3 Tesla, sono di recente introduzione il Femtolaser, ultima tecnologia per l’intervento oculistico sulla cataratta, e la nuovissima TAC con tecnologia IMR che permette di ottenere immagini di altissimo livello qualitativo con una significativa riduzione della dose di radiazioni al paziente (dal 40% all’80% in meno). Consapevole del fatto di assolvere anche una funzione sociale per la collettività, l’Ospedale Koelliker punta all’eccellenza delle prestazioni ad un costo sostenibile per un numero sempre più ampio di cittadini. “Lavoriamo seriamente nella consapevolezza di essere un fondamentale complemento al servizio pubblico – continua l’AD – nel concreto questo significa disponibilità a fare rete con il SSN, i fondi assicurativi e gli enti terzi ed incrementare la nostra offerta. Laddove il budget del SSN sia “saturo”, riteniamo necessario agevolare la prestazione privata riducendo ove possibile la “forbice economica” (ticket/prestazione privata), e mettere a disposizione del maggior numero possibile di

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persone strumenti, anche finanziari, per rendere fruibili i servizi privati”. Diverse le divisioni


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su cui la nuova amministrazione ha investito e che offrono oggi servizi di altissimo livello: la Diagnostica per Immagini, il Laboratorio Analisi Cliniche, l’Ortopedia, l’Oculistica e l’Odontoiatria. Con il chiaro obiettivo per il 2019 di puntare sempre di più sull’iper‐ specializzazione di personale medico e reparti. Infine un sogno per il futuro: quello di recuperare l’identità dell’”Ospedalino” ed essere in grado di offrire nuovi servizi mirati all’infanzia. Un inizio in tal senso è il nuovo progetto “SOS Peso”, volto alla prevenzione del sovrappeso e dell’obesità in età infantile.

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Malattie cerebrali: uno studio dell’università di Torino aiuterà a prevenirle

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Malattie cerebrali: uno studio dell’università di Torino aiuterà a prevenirle Secondo i ricercatori del FocusLab le patologie cerebrali tendono a propagarsi non in maniera casuale, ma seguendo dei percorsi ben precisi 02 novembre 2018 13:16

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Patologie cerebrali non casuali, uno studio aiuterà a prevenirle

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Le patologie cerebrali tendono a propagarsi nel cervello non in maniera casuale, ma seguendo dei percorsi ben precisi. La scoperta è dei ricercatori dell’Università di Torino che, mettendo in luce nuovi meccanismi alla base dei processi neuropatologici, consentirà di predire, con un’accuratezza dell’80%, lo sviluppo di malattie come Parkinson, Alzheimer e schizofrenia. LO STUDIO DEI RICERCATORI DI FOCUSLAB Lo studio è dei ricercatori del FocusLab, laboratorio di ricerca del Dipartimento di Psicologia dell’Università di Torino, guidato da Franco Cauda, psicologo docente di Psicofisiologia, e Tommaso Costa, fisico Docente di Statistica Computazionale. GLI ALTRI PARTNER Vi ha contribuito anche l’Ospedale Koelliker di Torino, in particolare il dottor Sergio Duca, e sono stati coinvolti anche gruppi di ricerca del Research Imaging Institute dell’Università del Texas e del Centro per i disordini neurodegenerativi dell’Università di Brescia. Vincitore dell’Editor’s Choicee, lo studio è stato scelto come articolo principale sul numero di novembre di Brain, rivista tra le più importanti nel settore neuroscientifico.

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I ricercatori del FocusLab, laboratorio di ricerca del Dipartimento di Psicologia dell’Università di Torino, guidato dai Proff. Franco Cauda, psicologo Docente di Psicofisiologia e Tommaso Costa, fisico Docente di Statistica Computazionale, hanno dimostrato che le patologie cerebrali tendono a propagarsi nel cervello non in maniera casuale, ma seguendo dei percorsi ben precisi.


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La diffusione delle alterazioni cerebrali è guidata dall'organizzazione strutturale, anatomica e funzionale del cervello e, per la prima volta, è stato visto che le neuropatologie si sviluppano seguono degli schemi che è possibile prevedere.

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Una scoperta che porta alla luce nuovi meccanismi alla base dei processi neuropatologici, attraverso i quali sarà possibile prevedere con un’accuratezza superiore all’80% come si svilupperà una certa patologia, dall’Alzheimer, al Parkinson, alla Schizofrenia solo per citare alcune delle più note. Alla base della ricerca è stato applicato un metodo transdiagnostico, uno stesso metodo matematico adottato per tutte le patologie contemporaneamente, senza distinzioni. L’obiettivo era stabilire una prova di principio che fosse compatibile con le singole malattie neurodegenerative.

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L’articoloapre importanti prospettive nella comprensione dei disordini cerebrali ecerca di far luce su uno dei meccanismi fondamentali con cui le patologie evolvono. Comprendendo questo meccanismo sarà possibile, in futuro, sviluppare delle terapie ad hoce capire perché malattie differenti tendono spesso a danneggiare le stesse aree del cervello.

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Torino cerca i suoi cuori invisibili, gli adolescenti con difetti di cuore alla nascita che abbandonano le cure correndo gravi rischi (h. 15:00) Eventi

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Torino, 2 novembre 2018 – I ricercatori del FocusLab, laboratorio di ricerca del Dipartimento di Psicologia dell’Università di Torino, guidato dai proff. Franco Cauda, psicologo Docente di Psicofisiologia e Tommaso Costa, fisico Docente di Statistica Computazionale, hanno dimostrato che le patologie cerebrali tendono a propagarsi nel cervello non in maniera alterazioni cerebrali è guidata dall’organizzazione strutturale, anatomica e funzionale del cervello e, per la prima volta, è stato visto che le neuropatologie si sviluppano seguendo degli schemi che è possibile

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neurodegenerative. Lo studio, vincitore dell’Editor’s Choice e per questo scelto come articolo principale sul numero di novembre di Brain, una delle riviste più importanti nel settore neuroscientifico, è frutto di una collaborazione nazionale e internazionale. Oltre al FocusLab ha contribuito l’Ospedale Koelliker di Torino (GCS-fMRI), in particolare il dott. Sergio Duca. Sono stati inoltre

Sesso e cibo, il ‘gusto’ di piacersi

coinvolti gruppi di ricerca del Research Imaging Institute dell’Università del

di Marco Rossi

Texas e del Centro per i disordini neurodegenerativi dell’Università di Brescia.

COMUNICATI STAMPA

L’articolo apre importanti prospettive nella comprensione dei disordini cerebrali e cerca di far luce su uno dei meccanismi fondamentali con cui le patologie evolvono. Comprendendo questo meccanismo sarà possibile, in futuro, sviluppare delle terapie ad hoc e capire perché malattie differenti tendono spesso a danneggiare le stesse aree del cervello.

Terapia anticoagulante orale, l’esito in un sms al paziente. Velocizzati i percorsi alla Asl Toscana Sud Est

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Emiplegia nei bambini, riabilitazione a casa grazie alla tecnologia del progetto Tele-UPCAT 1 NOV, 2018

Ricerca oncologica: nuove opportunità con il Centro per gli studi clinici di Fase 1

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Operativa la TAC del futuro all’Ospedale Koelliker di Torino

 Redazione  Diagnostica e analisi

Meno radiazioni e maggiore efficacia diagnostica. All’Ospedale Koelliker di Torino è operativa dal mese di ottobre una TAC dotata della innovativa tecnologia IMR, che offre grandi vantaggi sia ai clinici sia ai pazienti. Gli esami effettuati con la nuova TAC, prenotabili anche con il SSN, garantiscono grandi vantaggi a tutti i pazienti che devono sottoporsi a frequenti controlli ma anche ai pazienti

Archivio articoli

pediatrici e a quelli ad alto rischio oncologico.

Archivio articoli

La tecnologia IMR infatti è un innovativo applicativo software e hardware che permette

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un’ottima risoluzione del dettaglio anatomico e una significativa riduzione della dose di radiazione al paziente. Grazie alla risoluzione ottimale dell’immagine raccolta, è possibile

Ultime news

“L’applicativo IMR – spiega il Dott.ssa Mara Falco, Specialista in Radiologia dell’Ospedale Koelliker – nasce per eliminare quello che in gergo viene chiamato “rumore di fondo”, ovvero un colore grigio che disturba la risoluzione dell’immagine rendendo difficoltoso il lavoro di lettura del medico radiologo. Sviluppata la tecnologia, i ricercatori si sono accorti che il nuovo sistema restituiva immagini “iper-esposte”, simili a quelle ottenute con una dose più elevata di radiazioni e conseguentemente queste ultime potevano essere ridotte. Questa nuova

06 Nov

I risultati iniziali dello studio di real life EMPRISE dimostrano

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pazienti affette da tumore

essere iniettato al paziente in soluzioni meno concentrate.

che empagliflozin è associato ad una riduzione del rischio di ospedalizzazione per scompenso cardiaco

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inoltre ridurre fino al 50% il quantitativo di liquido di contrasto necessario all’esame, che può


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tecnologia aiuterà l’ospedale a migliorare la propria efficienza e rappresenterà una grande Grazie alla riduzione di radiazioni ionizzanti e a un utilizzo quasi dimezzato del mezzo di contrasto, la nuova TAC consente un allargamento del range di pazienti che potranno accedere a uno strumento diagnostico estremamente efficace: i pazienti a rischio oncologico che

Aurora Biofarma: quota 20

06 Nov

opportunità per i nostri pazienti”.

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milioni di euro sul mercato italiano

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devono sottoporsi a frequenti follow up, i forti fumatori, i pazienti neurologici e quelli a rischio cardio-vascolare o con patologie renali, nonché i pazienti pediatrici.

I risultati iniziali dello studio di real life EMPRISE

“Per quanto concerne i fumatori – evidenzia la Dott.ssa Falco – in Italia, stando ai dati

dimostrano che empagliflozin è associato ad

dell’OMS, il fumo causa 70 mila decessi all’anno e si registrano 41.500 nuovi casi di tumore

una riduzione del rischio di ospedalizzazione

da fumo. Lo studio dei pazienti ad alto rischio oncologico consente di individuare lesioni anche

per scompenso cardiaco

di piccole dimensioni permettendo quindi diagnosi precoci e conducendo ad una maggiore efficienza terapeutica. Al Koelliker eseguiamo quasi 100.000 esami diagnostici all’anno e grazie al nuovo strumento riteniamo di poter offrire un servizio diagnostico sempre più completo ed efficace”. “L’arrivo della nuova tecnologia IMR – dichiara l’AD Dott. Alberto Ansaldi – rientra in un più ampio piano di investimenti dell’Ospedale Koelliker orientati a mantenere standard di eccellenza che confermano Koelliker punto di riferimento in Piemonte per la diagnostica e la cura”. Articoli correlati:

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MEDICINA ESTETICA, TRATTAMENTI SOFT PER UN VISO PIÙ GIOVANE E RIPOSATO Rughe viso

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Medicina estetica viso

pesso si interviene anche sugli zigomi, evitando effetti esagerati o a cuscinetto, ma solo per ridefinire i contorni e dare al viso un aspetto più teso, liftato, slanciato. E sempre per ottenere un effetto più disteso non bisogna dimenticare la linea mandibolare che con il tempo risulta meno definita e conferisce un’espressione appesantita: se il problema è di una certa entità, si procede prima con l’inserimento di fili con effetto tensore, una sorta di soft lifting ambulatoriale non invasivo... Bellezza, l’ultimo trend: non più ringiovanire,

Estetica

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ma cancellare la stanchezza dal volto. Ecco il

Medicina estetica - Bellezza

trattamento per un viso più rilassato, il“No-

Chirurgia Plastica Estetica

stress lift” Messo a punto dal medico estetico torinese Patrizia Piersini, è un insieme di trattamenti per eliminare l’aria stanca e preoccupata in modo soft e con risultati naturali. Più che ringiovanire, avere un’aria più fresca e riposata. È la richiesta più frequente da parte dei pazienti in questo periodo, tanto che un medico estetico di Torino, Patrizia Piersini, ha messo a punto una sinergia di trattamenti per cancellare l’espressione stanca, il “No-stress lift”. «Sono sempre di più i pazienti che negli ultimi tempi mi chiedono soluzioni non tanto per sembrare più giovani, quanto per apparire meno stanchi in modo naturale – afferma Piersini -. Ci sono elementi che accentuano questa impressione, in particolare le rughe verticali del volto, ma anche le occhiaie, la linea mandibolare non più definita e le cosiddette rughe della marionetta, ossia quelle che si formano agli angoli delle labbra dando un aspetto triste e arrabbiato». Una soluzione soft è il “No-stress lift” che permette di risolvere il problema in poche sedute, grazie alla

News Medicina e Salute Odontoiatria Estetica L'esperto Risponde L'intervista al Medico Sport e Salute Vetrina Salute Farmaceutica Trattamenti Studi Medici Contatti

combinazione di tecniche diverse: «Il “No stress lift” racchiude una serie di trattamenti, diversi da paziente a paziente ma tutti mini-invasivi, che hanno l’obiettivo di dare al viso un’espressione meno stanca e preoccupata – spiega la dottoressa -. Bastano una o due sedute della durata di un’ora, da ripetere un paio di volte all’anno, per cancellare i segni di stanchezza dal viso e ottenere un’espressione più rilassata, più distesa. Il trattamento può essere eseguito anche nella pausa pranzo, in quanto non sono necessari tempi di recupero». Il paziente tipo. A richiedere questo tipo di trattamento sono donne dai 40 anni in su e, sempre più, anche gli uomini. «Si tratta di persone che si sentono grintose e in forma e che guardandosi allo

uomini, lo richiedono perché sul posto di lavoro si ritrovano a competere con colleghi più giovani e vogliono quindi dare un’immagine di efficienza. Cercano una soluzione per sembrare meno stressati, meno pessimisti, meno arrabbiati ma senza ritocchi artificiosi o troppo evidenti, e senza doversi assentare dal lavoro» afferma Piersini. Gli interventi. Il “No-stress lift” comprende una sinergia di interventi mini-invasivi con risultati

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per trovare un aspetto più gradevole e che sia più corrispondente a come si sentono. Molti, soprattutto

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specchio non si riconoscono più nella propria immagine riflessa: dal medico estetico cercano un aiuto


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naturali. «Tra i segni d’invecchiamento più diffusi, che contribuiscono maggiormente a dare un’aria arrabbiata e preoccupata, ci sono le rughe verticali del viso ed in particolare quelle tra le sopracciglia e le nasogeniene – spiega il medico estetico torinese -. Per le rughe della glabella, cioè quelle tra le sopracciglia, la soluzione ottimale è il botulino che serve ad illuminare e aprire lo sguardo e a cancellare questi segni, che danno solamente un’aria preoccupata, depressa, arrabbiata. La nuova tendenza è ottenere un risultato di maggior distensione senza bloccare completamente il movimento e pertanto dando un risultato estremamente naturale, non artefatto. Per la correzione delle rughe nasogeniene e delle rughe agli angoli della bocca, che tendono a conferire un’aria triste (la cosiddetta “smorfia della marionetta”) si utilizzano filler a base di acido ialuronico in grado di integrarsi nei tessuti e rendere la ruga meno segnata ma senza l’antipatico effetto del cordoncino. Sempre seguendo la “regola aurea” della naturalezza. Spesso si interviene anche sugli zigomi, evitando effetti esagerati o a cuscinetto, ma solo per ridefinire i contorni e dare al viso un aspetto più teso, liftato, slanciato. E sempre per ottenere un effetto più disteso non bisogna dimenticare la linea mandibolare che con il tempo risulta meno definita e conferisce un’espressione appesantita: se il problema è di una certa entità, si procede prima con l’inserimento di fili con effetto tensore, una sorta di soft lifting ambulatoriale non invasivo, e poi, in una seconda seduta a distanza di un mese, con iniezioni di idrossiapatite di calcio, sostanza che ridà compattezza ai tessuti e migliora ulteriormente la tonicità. In alternativa, per chi teme gli aghi, è possibile stimolare la produzione di collagene ed elastina con la radiofrequenza, utile per compattare cute e sottocute. Altra zona critica sono le occhiaie, un’area delicata in cui si agisce con un filler specifico a base di acido ialuronico, vitamine, aminoacidi e antiossidanti, in grado di rendere lo sguardo più fresco e riposato. Inoltre, stimolando i fibroblasti a una maggior produzione di collagene ed elastina, nel tempo favorisce un leggero ispessimento della pelle che apparirà, di conseguenza, meno segnata e scura». Dopo questi trattamenti, che si possono effettuare nella pausa pranzo e richiedono un minimo dispendio di tempo, è possibile tornare immediatamente alle proprie attività sociali o lavorative. Costo indicativo dei trattamenti variabile a seconda della tecnica impiegata: dai 300 ai 600 euro. Patrizia Piersini (www.patriziapiersini.com). Laureata in Medicina e Chirurgia presso l’Università degli Studi di Torino, ha conseguito il diploma di Esperto in Medicina Estetica e quello di Perfezionamento in Laser Chirurgia alla Scuola Superiore di Medicina Estetica di Milano. Ha frequentato corsi di aggiornamento in peeling, filler e laser negli Stati Uniti. È stata responsabile del Servizio di Medicina Estetica dell’Ospedale Koelliker di Torino. I suoi campi di specializzazione riguardano gli impianti di filler, i peeling chimici, la laserterapia, la dermocosmetologia, la terapia antiaging, la biostimolazione, le terapie della cellulite e delle adiposità localizzate. Ha presenziato come docente al Corso di perfezionamento in “Chirurgia Estetica e Medicina Estetica” all’Università degli Studi di Torino. È docente presso la Scuola di Medicina Estetica dell’Agorà di Milano.

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Meno radiazioni e maggiore efficacia diagnostica. All’Ospedale Koelliker è operativa dal mese di ottobre una TAC dotata della


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innovativa tecnologia IMR (Interative Model Reconstruction), che offre grandi vantaggi sia ai clinici sia ai pazienti. Gli esami effettuati con la nuova TAC, prenotabili anche con il SSN, garantiscono grandi vantaggi a tutti i pazienti che devono sottoporsi a frequenti controlli ma anche ai pazienti pediatrici e a quelli ad alto rischio oncologico. La tecnologia IMR infatti è un innovativo applicativo software e hardware che permette un’ottima risoluzione del dettaglio anatomico e una significativa riduzione della dose di radiazione al paziente (dal 40% all’80%). Grazie alla risoluzione ottimale dell’immagine raccolta, è possibile inoltre ridurre fino al 50% il quantitativo di liquido di contrasto necessario all’esame, che può essere iniettato al paziente in soluzioni meno concentrate. «L’applicativo IMR nasce per eliminare quello che in gergo viene chiamato “rumore di fondo”, ovvero un colore grigio che disturba la risoluzione dell’immagine rendendo difficoltoso il lavoro di lettura del medico radiologo» spiega la Dott.ssa Mara Falco, Specialista in Radiologia dell’Ospedale Koelliker. «Sviluppata la tecnologia, i ricercatori si sono accorti che il nuovo sistema restituiva immagini “iper-esposte”, simili a quelle ottenute con una dose più elevata di radiazioni e conseguentemente queste ultime potevano essere ridotte. Questa nuova tecnologia aiuterà l’ospedale a migliorare la propria efficienza e rappresenterà una grande opportunità per i nostri pazienti». Grazie alla riduzione di radiazioni ionizzanti e ad un utilizzo quasi dimezzato del mezzo di contrasto, la nuova TAC consente un allargamento del range di pazienti che potranno accedere a uno strumento diagnostico estremamente efficace: i pazienti a rischio oncologico che devono sottoporsi a frequenti follow up, i forti fumatori, i pazienti neurologici e quelli a rischio cardio-vascolare o con patologie renali, nonché i pazienti pediatrici. «Per quanto concerne i fumatori - evidenzia la Dott.ssa Falco - in Italia, stando ai dati dell’OMS, il fumo causa 70 mila decessi all’anno e si registrano 41.500 nuovi casi di tumore da fumo. Lo studio dei pazienti ad alto rischio oncologico consente di individuare lesioni anche di piccole dimensioni permettendo quindi diagnosi precoci e conducendo ad una maggiore efficienza terapeutica. Al Koelliker eseguiamo quasi 100.000 esami diagnostici all’anno e grazie al nuovo strumento riteniamo di poter offrire un servizio diagnostico sempre più completo ed efficace». «L’arrivo della nuova tecnologia IMR – conclude l’Amministratore Delegato, Alberto Ansaldi - rientra in un più ampio piano di investimenti dell’Ospedale Koelliker (circa cinque milioni di euro nell’ultimo triennio) orientati a mantenere standard di eccellenza che confermano Koelliker punto di riferimento in Piemonte per la diagnostica e la cura».


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Agenda: APPUNTAMENTI Il 10 novembre, in occasione della giornata nazionale IL MIO NASO RIBELLE promossa da AICNA (Associazione Italiana di Citologia Nasale), l'Ospedale Koelliker di Torino organizza un OPEN DAY con

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visite gratuite con l'obiettivo di aumentare nell'opinione pubblica il livello di conoscenza delle opportunità di prevenzione, diagnosi e trattamento delle malattie nasali. L'evento sarà strutturato in due momenti: all'introduzione, a cura degli specialisti, seguirà un momento dedicato alle visite otorinolaringoiatriche gratuite per diagnosticare e indirizzare al trattamento delle patologie nasali croniche e, per gli interessati, sarà possibile effettuare una visita gratuita con il Dott. Scattolin, con studio della morfologia del naso e progetto di ricostruzione estetico-funzionale dedicato a chi desidera sottoporsi a un intervento di rinoplastica estetica o di revisione. La partecipazione all'evento è gratuita previa prenotazione all'indirizzo eventi@osp-koelliker.it indicando nome, cognome,

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Giornata Nazionale “Il Naso Ribelle” Ospedale Koelliker 10 novembre 2018, info Prevenzione, diagnosi e trattamento delle malattie nasali DI REDAZIONE - ottobre 2018 17:12

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Il 10 novembre, in occasione della giornata nazionale IL MIO NASO RIBELLE promossa da AICNA (Associazione Italiana di Citologia Nasale), l’Ospedale Koelliker organizza un OPEN DAY con visite gratuite con l’obiettivo di aumentare nell’opinione pubblica il livello di conoscenza delle opportunità di prevenzione, diagnosi e trattamento delle malattie nasali. Naso tappato, bisogno di soffiarsi il naso spesso, starnutazione frequente, perdita di olfatto e gusto, tosse, sensazione di muco che scende in gola, orecchie ovattate, stordimento, sensazione di peso al volto, difficoltà ad

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addormentarsi o respirare durante il sonno, mal di testa… Sono questi i sintomi più frequenti delle patologie nasali croniche che in base ai casi devono essere curate attraverso terapie mediche e chirurgiche. Riniti, sinusiti, poliposi nasali… patologie minori, spesso sottovalutate, che tuttavia sono in grado di influire negativamente sulla qualità della vita della persona e, quando trascurate, possono peggiorare ed evolversi in patologie polmonari come l’asma e le bronchiti croniche. Sabato 10 novembre la divisione di Otorinolaringoiatria dell’Ospedale Koelliker, riconosciuto come centro italiano di alta competenza nell’ambito

Preti ed il Dott. Pennacino. Offrirà inoltre il proprio contributo sul tema della Chirurgia Estetica il Dott. Scattolin, Medico Chirurgo specialista in Otorinolaringoiatria e Patologia Cervico-Facciale, punto di riferimento a livello italiano per la rinoplastica di revisione. Il Dottor Scattolin visiterà gratuitamente i pazienti interessati a sottoporsi ad un intervento di rinoplastica con l’obiettivo di ottenere il miglior risultato estetico senza

Oleggio Magic Basket, vittoria contro Vigevano REDAZIONE - ottobre 2018 9:59

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L’evento sarà strutturato in due momenti: all’introduzione, a cura degli

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Controlli Barriera di Milano Torino, prosegue l’azione della Polizia di

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intervento di rinoplastica estetica o di revisione.

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A TORINO L’INNOVAZIONE SANITARIA ALL’INTERNO DELLO STORICO OSPEDALE KOELLIKER Tecnologia all’avanguardia, organizzazione e comfort a garanzia delle migliori prestazioni diagnostico-strumentali ed assistenziali Inserito su 9 dicembre 2018 da Francesca Lippi in Evidenza, Salute // 0 Commenti

di Ernesto Bodini (giornalista scientifico)

Non si può dire che il capoluogo subalpino manchi di strutture sanitarie ospedaliere, sia pubbliche che private, e in gran parte in grado di offrire prestazioni di eccellenza. Fra queste ultime strutture, ha quasi un secolo di vita l’Ospedale Koelliker (nella foto l’esterno) fondato nel 1928 dall’industriale torinese Enrico Koelliker, e dal 1950 di proprietà dei Missionari della Consolata. Per oltre otto lustri è stato un significativo punto di riferimento pediatrico, tanto da essere ricordato come l’”Ospedalino”. Oggi, questa realtà si è intensificata in quanto ha assunto una dimensione più estesa, quindi anche per il ricovero e la cura delle patologie degli adulti e, ciò, in regime non solo privatistico ma anche in accreditamento con il SSN attraverso prestazioni di carattere multispecialistico. Ma è soprattutto dal 2014 che questo nosocomio, collocato in una vasta area residenziale della città, assume le vesti di una moderna Società per azioni. L’Ospedale, grazie a mirati investimenti ed alla presenza di personale altamente qualificato, offre oggi servizi di eccellenza senza mai perdere di vista le esigenze dei tutti i pazienti: “Prima la Persona”, è lo spirito che guida l’agire qutidiano sia dal punto di vista umano e clinico. Ed è proprio sulla relazione umana che questo ospedale prosegue il suo “cammino” assistenziale, la cui nuova Governance è garanzia di tutte quelle attenzioni volte al costante aggiornamento delle strumentazioni tecniche ed informatiche, con la non meno attenta visione per gli indicatori economici e l’eccellenza delle prestazioni, tanto da meritare la certificazione di qualità UNI EN ISO 9001: 2015 dall’ente Bureau Veritas. L’ospedale Koelliker, che si basa sui valori di eguaglianza, qualità, innovazione e diritto di scelta, è in grado di erogare molteplici prestazioni in tutte le aree specialistiche, tra le quali eccelle la DIM (diagnostica per immagini) con 5 Risonanze Magnetiche (RM), Ecografi, Radiologia tradizionale, una Tac di ultima generazione. Tale apparecchiatura, dotata di una tecnologia denominata IMR, è caratterizzata da un innovativo software e hardware che permette un’ottima risoluzione del dettaglio anatomico e una significativa riduzione della dose di radiazioni al paziente (dal 40% all’80%); inoltre è possibile ridurre fino al 50% il quantitativo di liquido di contrasto necessario all’esame, che può essere iniettato al 1


paziente in soluzioni meno concentrate. La dott.ssa Mara Falco, specialista in Radiologia dell’ospedale spiega che «l’applicativo IMR nasce per eliminare il cosiddetto “rumore di fondo”, ossia un colore grigio che disturba la risoluzione dell’immagine rendendo difficoltoso il lavoro di lettura del medico radiologo. Sviluppata la tecnologia, i ricercatori si sono accorti che il nuovo sistema restituiva immagini “iper-esposte”, simili a quelle ottenute con una dose più elevata di radiazioni e conseguentemente queste ultime potevano essere ridotte. Questa nuova tecnologia aiuterà l’ospedale a migliorare la propria efficienza e rappresenterà una grande opportunità per i nostri pazienti». Sempre restando in questo ambito, l’ospedale vanta la collaborazione di medici specialisti radiologi, e tecnici sanitari di radiologia medica (TSRM) altamente qualificati come il Dr Alberto Richetta nel presentare l’ultima RM acquisita dall’ospedale, ha spiegato: «Si tratta di un’apparecchiatura ad alto campo 3 Tesla che permette di ottenere immagini di qualità nettamente superiore alle strumentazioni a basso campo sul mercato. È una RM particolarmente confortevole per il paziente in quanto è aperta anteriormente e posteriormente, ed il gantry (corpo macchina, ndr) ha una larghezza di 70 centimentri, quindi più ampio rispetto alle RM tradizionali. La risoluzione delle immagini è ottima e molto adatta alle indagini alle patologie complesse come quelle neurodegenerative funzionali sull’encefalo, e su tutti i distretti». La molteplicità delle prestazioni mediche e sanitarie comprende, oltre al ricovero, il Laboratorio analisi (effettua oltre 500 diverse tipologie di esami, da quelli di routine a quelli altamente specializzati), le attività del Poliambulatorio polispecialistico, il Centro fisioterapico per la riabilitazione funzionale, e quello di Odontoiatria e Ortodonzia, tutte al passo coi tempi. La nuova Divisione di Odontostomatologia (diretta dalla dott.ssa Anita Trisoglio), è suggestivamente denominata “OdontOK”, ed interviene con particolare riguardo su pazienti (pediatrici e adulti) disabili e non collaboranti. Nell’ottobre del 2017 viene nominato come Amministratore Delegato il Dr Alberto Ansaldi. Obiettivo dell’AD è di portare avanti il compito di direzione dell’ospedale tenendo fede ai valori e alla missione “sociale”, che da sempre caratterizza questa importante realtà sanitaria attraverso azioni concrete volte ad incrementare costantemente la qualità dell’offerta, e a promuovere un cultura sanitaria che mette al centro la prevenzione.

Intervista al direttore generale Alberto Ansaldi Dottor Ansaldi, di quanti operatori sanitari (e amministrativi), strutturati e non, è composto l’organico nelle varie discipline?

“L’organico dell’ospedale è composto da oltre 260 dipendenti e circa 150 medici in consulenza” . Oltre al parco della Diagnostica per Immagini ed a quello dedito alla riabilitazione, entrambi di evidente eccellenza, su quali altre aree specialistiche l’ospedale può vantarne altrettanta?

“Sicuramente il Laboratorio analisi, in grado di effettuare oltre 500 diverse tipologie di esami, e che si distingue per l’accuratezza e la completezza delle indagini eseguite, oltre che per la strumentazione d’avanguardia. Come pure l’Ortopedia, divisione all’interno della quale abbiamo puntato in modo particolare, sia sulla tecnologia più avanzata sia sull’iperspecializzazione del nostro staff medico, ed anche l’Oculistica dove ad affiancare i nostri specialisti ci sono particolari strumenti tecnologici come il Femtolaser per gli interventi di cataratta, i laser per la correzione dell’edema maculare diabetico e quello per il trattamento del glaucoma sull’angolo” 2


Particolarmente innovativa è la Divisione di Odontostomatologia e, a riguardo, con un’attenzione particolare per i pazienti disabili collaboranti e non. Quale l’obiettivo di questa scelta?

“La scelta è di essere un ospedale davvero a misura di tutti i pazienti, e la nuova Divisione OdontOK va in questa direzione per le sue diverse caratteristiche. Sicuramente l’ambiente è accogliente e spazioso con un’area di attesa attrezzata particolarmente dedicata ai più piccoli. Per rilassarsi durante la visita, i pazienti hanno a disposizione un televisore e postazioni doppie per un sostegno reciproco. Tutto il personale interno è specializzato nella gestione di chi vive con ansia l’appuntamento dal dentista, che diventa così un momento sereno. Inoltre, OdontOK è uno spazio completamente accessibile, dotato di ascensore con ampio accesso diretto, una sala relax per il post intervento, e personale con notevole esperienza nella cura di pazienti disabili o con esigenze particolari, se necessario, trattati anche con sedazione cosciente” Il tariffario delle prestazioni di esami, terapie e ricoveri, per quali specialità è maggiormente fruibile dal pubblico rispetto a quello del SSR?

“Koelliker oggi può offrire ai pazienti privati tariffe agevolate. Sicuramente le aree più interessate da questa opportunità sono il laboratorio analisi, la radiologia tradizionale ed alcuni altri esami di diagnostica per immagini, ecografie in primis” Alla luce della attuale politica sanitaria locale e nazionale (spending review, obiettivi da raggiungere, etc.), l’Azienda Koelliker come si pone sul territorio per soddisfare al meglio le esigenze del pubblico torinese… e regionale?

“Siamo consapevoli di essere un fondamentale complemento al servizio pubblico. I limiti economici delle risorse pubbliche, uniti all’innalzamento dell’età media della popolazione, sicuramente richiederanno un ruolo sempre più attivo e presente del privato, che scongiuri un decadimento generale della qualità del servizio. Nel concreto questo significa disponibilità a fare “rete” con il SSN, i fondi assicurativi e gli enti terzi e incrementare la nostra offerta. Laddove il budget del SSN sia “saturo”, riteniamo necessario agevolare la prestazione privata riducendo ove possibile la “forbice economica” mettendo a disposizione del maggio numero possibile di cittadini strumenti (anche finanziari) per rendere fruibili i servizi privati” Sinora abbiamo sviluppato le caratteristiche positive e le potenzialità della Struttura.Vi sono al vostro interno lacune da colmare per raggiungere il massimo dell’appropriatezza e dell’eccellenza?

“Da oltre 90 anni, l’ospedale Koelliker mette al primo posto la persona e investe per garantire in ogni settore la miglior diagnosi e la miglior cura tramite l’erogazione di servizi d’eccellenza. Non parlerei di lacune ma piuttosto di ambizione ad un continuo miglioramento” Il nobile motto “Prima la Persona”, sottolinea non solo l’aspetto etico, ma anche quello cristiano. È un valore “aggiunto” oppure è il cardine su cui si basa l’intera filosofia dell’ospedale e di chi lo dirige?

“Si tratta più precisamente di avere la consapevolezza di assolvere anche una funzione sociale. Nei limiti di un attento controllo dell’equilibrio economico e finanziario, condizione necessaria per ogni seria progettualità, noi sentiamo la responsabilità etica di interpretare una missione orientata e aperta verso il bene della collettività. Per fare ciò cerchiamo di essere fornitori di servizi e di “cultura sanitaria” anche nei confronti di chi ha meno facilità di accesso al mondo della sanità”

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AL KOELLIKER DI TORINO LA TAC DEL FUTURO

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Gli esami effettuati con la nuova TAC, prenotabili anche con il SSN, garantiscono grandi vantaggi a tutti i pazienti che devono sottoporsi a frequenti controlli ma anche ai pazienti pediatrici e a quelli ad alto rischio oncologico. La tecnologia IMR infatti è un innovativo applicativo software e hardware che permette un’ottima risoluzione del dettaglio anatomico e una significativa riduzione della dose di radiazione al paziente (dal 40% all’80%). Grazie alla risoluzione ottimale dell’immagine raccolta, è possibile inoltre ridurre fino al 50% il quantitativo di liquido di contrasto necessario all’esame, che può essere iniettato al paziente in soluzioni meno concentrate.

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I ricercatori del FocusLab, laboratorio di ricerca del Dipartimento di Psicologia dell’Università di Torino, guidato dai Proff. Franco Cauda, psicologo Docente di Psicofisiologia e Tommaso Costa, fisico Docente di Statistica Computazionale, hanno dimostrato che le patologie cerebrali tendono a propagarsi nel cervello non in maniera casuale, ma seguendo dei percorsi ben precisi.

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confermano Koelliker punto di riferimento in Piemonte per la diagnostica e la cura”.

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Una nuova frontiera contro il tumore al colonretto: si opera con un robot, senza cicatrici

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del dettaglio anatomico e una significativa riduzione della dose di radiazione al paziente (dal 40% all’80%). Grazie alla risoluzione ottimale dell’immagine raccolta, è possibile inoltre ridurre fino al 50% il quantitativo di liquido di contrasto necessario all’esame, che può essere iniettato al paziente in soluzioni meno concentrate. “L’applicativo IMR – spiega Mara Falco, specialista in Radiologia dell’Ospedale Koelliker - nasce per eliminare quello che in gergo viene chiamato “rumore di fondo”, ovvero un colore grigio che disturba la risoluzione dell’immagine rendendo difficoltoso il lavoro di lettura del medico radiologo. Sviluppata la tecnologia, i ricercatori si sono accorti che il nuovo sistema restituiva immagini “iper-esposte”, simili a quelle ottenute con una dose più elevata di radiazioni e conseguentemente queste ultime potevano essere ridotte. Questa nuova tecnologia - aggiunge - aiuterà l’ospedale a migliorare la propria efficienza e rappresenterà una grande opportunità per i nostri pazienti”.

Ideale per i pazienti a rischio oncologico Grazie alla riduzione di radiazioni ionizzanti e a un utilizzo quasi dimezzato del mezzo di contrasto, la nuova Tac consente un allargamento del range di pazienti che potranno accedere a uno strumento diagnostico estremamente efficace: i pazienti a rischio oncologico che devono sottoporsi a frequenti follow up, i forti fumatori, i pazienti neurologici e quelli a rischio cardiovascolare o con patologie renali, nonché i pazienti pediatrici. “Per quanto concerne i fumatori - evidenzia la dottoressa Falco - in Italia, stando ai dati dell’OMS, il fumo causa 70 mila decessi all’anno e si registrano 41.500 nuovi casi di tumore da fumo. Lo studio dei pazienti ad alto rischio oncologico consente di individuare lesioni anche di piccole dimensioni permettendo quindi diagnosi precoci e conducendo ad una maggiore efficienza terapeutica. Al Koelliker eseguiamo quasi 100.000 esami diagnostici all’anno e grazie al nuovo strumento riteniamo di poter offrire un servizio

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che il nuovo sistema restituiva immagini “iper-esposte”, simili a quelle ottenute con una dose più elevata di radiazioni e conseguentemente queste ultime potevano essere ridotte. Questa nuova tecnologia aiuterà l’ospedale a migliorare la propria efficienza e

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Koelliker – nasce per eliminare quello che in gergo viene chiamato “rumore di fondo”, ovvero un colore grigio che disturba la risoluzione dell’immagine rendendo difficoltoso il lavoro di lettura del medico radiologo. Sviluppata la tecnologia, i ricercatori si sono accorti

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rappresenterà una grande opportunità per i nostri pazienti”. Grazie alla riduzione di radiazioni ionizzanti e ad un utilizzo quasi dimezzato del mezzo di contrasto, la nuova TAC consente un allargamento del range di pazienti che potranno accedere a uno strumento diagnostico estremamente efficace: i pazienti a rischio oncologico che devono sottoporsi a frequenti follow up, i forti fumatori, i pazienti neurologici e quelli a rischio cardio-vascolare o con patologie renali, nonché i pazienti pediatrici. “Per quanto concerne i fumatori – evidenzia la Dott.ssa Falco – in Italia, stando ai dati dell’OMS, il fumo causa 70 mila decessi all’anno e si registrano 41.500 nuovi casi di tumore da fumo. Lo studio dei pazienti ad alto rischio oncologico consente di individuare lesioni

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della dose di radiazione al paziente (dal 40% all’80%). Grazie alla risoluzione ottimale dell’immagine raccolta, è possibile inoltre ridurre fino al

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potranno accedere a uno strumento diagnostico estremamente efficace: i pazienti a

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pazienti neurologici e quelli a rischio cardio-vascolare o con patologie renali, nonché i

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dottoressa Falco, «in Italia, stando ai dati dell’OMS, il fumo causa 70 mila decessi all’anno e si registrano

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pazienti ad alto rischio oncologico consente di individuare lesioni anche di piccole dimensioni permettendo quindi diagnosi precoci e conducendo a

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Vaccini: bimba esclusa da asilo, free vax in piazza IL CASO

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Torino - “Prenoting Koelliker”: sempre più esami prenotati via smartphone L’app permette con pochi click di prenotare, spostare o cancellare visite mediche ed esami

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Articolo scritto da Liliana Carbone

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I dati sull’utilizzo di “Prenoting Koelliker”, l’app dell'ospedale Koelliker di Torino per la prenotazione di esami e visite, privati o in convenzione con il servizio sanitario nazionale parlano chiaro: in poco più di un anno dal lancio dell’app sono quasi 20.000 gli utenti registrati, oltre 250.000 le ricerche effettuate, 20.500 le prestazioni prenotate (una media di 400 al giorno) di cui più della metà con il servizio sanitario nazionale. Questo conferma che anche il mondo della sanità è sempre più digitale, le strutture più all’avanguardia si allineano a questa tendenza e gli utenti torinesi apprezzano e usano i nuovi strumenti messi a loro

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BlogNews » Salute e Alimentazione » Al Koelliker di Torino è arrivata la TAC a basso dosaggio di radiazione

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Torino - “Prenoting Koelliker”: sempre più esami prenotati via smartphone L’app permette con pochi click di prenotare, spostare o cancellare visite mediche ed esami

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#Sanremo2019

IL RACCONTO GOLIARDO DI LELE BOCCARDO Fotoracconto di Tina Rossi

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14 Febbraio

16:00 2019

Articolo scritto da Liliana Carbone

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I dati sull’utilizzo di “Prenoting Koelliker”, l’app dell'ospedale Koelliker di Torino per la prenotazione di esami e visite, privati o in convenzione con il servizio sanitario nazionale parlano chiaro: in poco più di un anno dal lancio dell’app sono quasi 20.000 gli utenti registrati, oltre 250.000 le ricerche effettuate, 20.500 le prestazioni prenotate (una media di 400 al giorno) di cui più della metà con il servizio sanitario nazionale. Questo conferma che anche il mondo della sanità è sempre più digitale, le strutture più all’avanguardia si allineano a questa tendenza e gli utenti torinesi apprezzano e usano i nuovi strumenti messi a loro

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disposizione. L’app, disponibile per dispositivi Android e iOS, permette con pochi click di prenotare, spostare o cancellare visite mediche ed esami. Semplice, immediato, gratuito e veloce, Prenoting Koelliker è uno strumento intelligente per gestire le prenotazioni direttamente dal proprio smartphone, tablet o PC, 24h/24, 7gg/7, senza code allo sportello o lunghe attese telefoniche. Prenotare una prestazione medica non è mai stato così facile: il primo passo è scegliere la visita. In un’unica schermata compariranno le date e gli orari disponibili (a sinistra le prestazioni del Servizio Sanitario Nazionale, a destra quelle private). Non resta che scegliere la data preferita per concludere la prenotazione. Qualche giorno prima della visita verrà inviato all’utente un promemoria per ricordargli il giorno, l’ora e l’eventuale preparazione all’esame. È possibile in qualsiasi momento cancellare o spostare l’appuntamento, gestendo in autonomia le prenotazioni. E con un unico dispositivo si possono prenotare le visite per tutta la famiglia. Con la nuova App l’Ospedale Koelliker è sempre più vicino ai suoi pazienti, basta un click.

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Il 10 novembre è la giornata del «naso ribelle»: al Koelliker visite gratuite Prevenzione, diagnosi e trattamento delle malattie nasali, sabato 10 novembre i professionisti offrono consulenze gratuite: ecco come partecipare Redazione Torino MERCOLEDÌ 31 OTTOBRE 2018

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TORINO - Il 10 novembre, in occasione della giornata nazionale Il

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scoperchiato il tetto di una scuola

tosse, sensazione di muco che scende in gola, orecchie ovattate, stordimento, sensazione di peso al volto, difficoltà ad addormentarsi o respirare durante il sonno, mal di testa… Sono questi i sintomi più

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sinusiti, poliposi nasali… patologie minori, spesso sottovalutate, che tuttavia sono in grado di influire negativamente sulla qualità della

Meteo a Torino, il maltempo preoccupa in tutto il Piemonte: allerta arancione per 36 ore

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Torino si illumina d’arte: dal centro alle periferie, 24 luci d’Artista in tutta la città

frequenti delle patologie nasali croniche che in base ai casi devono essere curate attraverso terapie mediche e chirurgiche. Riniti,

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La linea 52 di Gtt cambia percorso per migliorare il collegamento tra il centro e la periferia

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Per cinque anni si «dimentica» la dichiarazione dei redditi, evasi 8 milioni di euro

vita della persona e, quando trascurate, possono peggiorare ed evolversi in patologie polmonari come l’asma e le bronchiti croniche. Cura suono vibrazionale dal centro medico di Assago Ann. Specializzato nella cura degli acufeni, fischi all'orecchio con… CENTRO MEDICO ASSAGO

Ulteriori info

GLI SPECIALISTI - Sabato 10 novembre la divisione di Otorinolaringoiatria dell’Ospedale Koelliker, riconosciuto come centro italiano di alta competenza nell’ambito delle patologie nasali, offrirà gratuitamente la propria consulenza agli interessati. Sul tema delle patologie nasali croniche interverranno la Dott.ssa Preti ed il Dott. Pennacino. Offrirà inoltre il proprio contributo sul tema della Chirurgia Estetica il Dott. Scattolin, Medico Chirurgo specialista in Otorinolaringoiatria e Patologia Cervico-Facciale, punto di riferimento a livello italiano per la rinoplastica di revisione. Il Dottor Scattolin visiterà gratuitamente i pazienti interessati a sottoporsi ad un intervento di rinoplastica con l’obiettivo di ottenere il miglior risultato estetico senza trascurare gli aspetti funzionali. COME PARTECIPARE - L’evento sarà strutturato in due momenti: all’introduzione, a cura degli specialisti, seguirà un momento dedicato alle visite otorinolaringoiatriche gratuite per diagnosticare e indirizzare al trattamento delle patologie nasali croniche e, per gli interessati, sarà possibile effettuare una visita gratuita con il Dott. Scattolin, con studio della morfologia del naso e progetto di ricostruzione estetico-funzionale dedicato a chi desidera sottoporsi a un intervento di rinoplastica estetica o di revisione. La partecipazione all’evento è gratuita previa prenotazione all’indirizzo

telefonico e tipo di visita che si desidera effettuare.

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Multimedia 31 ottobre 2018

Marco Cossolo a Mi Manda Rai 3 sullo spreco di farmaci 30 ottobre 2018

Roberto Tobia a Uno Mattina sulla legittima difesa contro le rapine in farmacia 7 settembre 2018

Vittorio Contarina a La Vita in Diretta sul problema delle rapine in farmacia 25 luglio 2018

Eugenio Leopardi sul Protocollo di Intesa Federfarma Consumatori 24 luglio 2018

Roberto Tobia a Uno Mattina sulle rapine in farmacia 4 luglio 2018

Vittorio Contarina a RAI3 TGR Lazio sul problema delle rapine in farmacia 3 luglio 2018

Ad Attenti al lupo si affronta il tema della pelle e dei rischi con l’esposizione al sole

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(ANSA) - TORINO, 2 NOV - Le patologie cerebrali tendono a propagarsi nel cervello non in maniera casuale, ma seguendo dei percorsi ben precisi. La scoperta è dei ricercatori dell'Università di Torino che, mettendo in luce nuovi meccanismi alla base dei processi neuropatologici, consentirà di predire, con un'accuratezza dell'80%, lo sviluppo di malattie come Parkinson, Alzheimer e schizofrenia. Lo studio è dei ricercatori del FocusLab, laboratorio di ricerca del Dipartimento di Psicologia dell'Università di Torino, guidato da Franco Cauda, psicologo docente di Psicofisiologia, e Tommaso Costa, fisico Docente di Statistica Computazionale. Vi ha contribuito anche l'Ospedale Koelliker di Torino, in particolare il dottor Sergio Duca, e sono stati coinvolti anche gruppi di ricerca del Research Imaging Institute dell'Università del Texas e del Centro per i disordini neurodegenerativi dell'Università di Brescia. Vincitore dell'Editor's Choicee, lo studio è stato scelto come articolo principale sul numero di novembre di Brain, rivista tra le più importanti nel settore neuroscientifico. COM-LOG 02-NOV-18 12:50 NNNN

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Patologie cerebrali non casuali, studio aiuta prevenirle Ricerca Università Torino prevede sviluppo neuropatologie


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Home / Regione Piemonte / Provincia di Torino / Città di Torino / AL KOELLIKER DI TORINO LA TAC DEL FUTURO

AL KOELLIKER DI TORINO LA TAC DEL FUTURO Il Torinese  22 minuti fa  Notizie da: Città di Torino 

CONGRATULAZIONI!

ONLINE: 30/10/2018 12:34:59

Sei il visitatore numero 1.000.000! Non è uno scherzo! Sei stato selezionato adesso! Il nostro sistema random ti ha scelto come possibile VINCITORE ESCLUSIVO di una 500!

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Lo strumento diagnostico all’avanguardia è il primo in Piemonte. E si aprono nuove frontiere anche per lo studio dei pazienti ad alto rischio oncologico Meno radiazioni e maggiore efficacia diagnostica. All’Ospedale Koelliker di Torino è operativa dal mese di ottobre una TAC dotata della innovativa tecnologia IMR (Interative Model Reconstruction), che offre grandi vantaggi sia ai clinici sia ai... Leggi la notizia integrale su: Il Torinese 

Il post dal titolo: «AL KOELLIKER DI TORINO LA TAC DEL FUTURO» è apparso 22 minuti fa sul quotidiano online Il Torinese dove ogni giorno puoi trovare le ultime notizie dell'area geografica relativa a Torino.

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Alta risoluzione e basso dosaggio: all’Ospedale Koelliker di Torino è operativa la TAC del futuro [FOTO]  ottobre 29, 2018

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Sanità: al via a Roma la riunione Oms Europa, presenti 53 ministri della Salute

Meno radiazioni e maggiore efficacia diagnostica. All’Ospedale Koelliker di Torino è operativa dal mese di ottobre una TAC dotata della innovativa tecnologia IMR (Interative Model Reconstruction), che offre grandi vantaggi sia ai clinici sia ai pazienti. Gli esami effettuati con la nuova TAC, prenotabili anche con il SSN, garantiscono grandi vantaggi a tutti i pazienti che devono sottoporsi a frequenti controlli ma anche ai pazienti pediatrici e a quelli ad alto rischio oncologico. La tecnologia IMR infatti è un innovativo applicativo software e hardware che permette un’ottima risoluzione del dettaglio anatomico e una significativa riduzione della dose di radiazione al paziente (dal 40% all’80%). Grazie alla risoluzione ottimale dell’immagine raccolta, è possibile inoltre ridurre fino al 50% il quantitativo di liquido di contrasto necessario all’esame, che può essere iniettato al paziente in soluzioni meno concentrate. “L’applicativo IMR – spiega il Dott.ssa Mara Falco, Specialista in Radiologia dell’Ospedale Koelliker – nasce per eliminare quello che in gergo viene chiamato “rumore di fondo”, ovvero un colore grigio che disturba la risoluzione dell’immagine rendendo difficoltoso il lavoro di lettura del medico radiologo. Sviluppata la tecnologia, i ricercatori si sono accorti che il nuovo sistema restituiva immagini “iper-esposte”, simili a quelle ottenute con una dose più elevata di radiazioni e conseguentemente queste ultime potevano essere ridotte. Questa nuova tecnologia aiuterà l’ospedale a migliorare la propria efficienza e rappresenterà una grande opportunità per i nostri pazienti”. Grazie alla riduzione di radiazioni ionizzanti e ad un utilizzo quasi dimezzato del mezzo di contrasto, la nuova TAC consente un allargamento del range di pazienti che potranno accedere a uno strumento diagnostico estremamente efficace: i pazienti a rischio oncologico che devono sottoporsi a frequenti follow up, i forti fumatori, i pazienti neurologici e quelli a rischio cardio-vascolare o con patologie renali, nonché i pazienti pediatrici. “Per quanto concerne i fumatori – evidenzia la Dott.ssa Falco – in Italia, stando ai dati dell’OMS, il fumo causa 70 mila decessi all’anno e si registrano 41.500 nuovi casi di tumore da fumo. Lo studio dei pazienti ad alto rischio oncologico consente di individuare lesioni anche di piccole dimensioni permettendo quindi diagnosi precoci e conducendo ad una maggiore efficienza terapeutica. Al Koelliker eseguiamo quasi 100.000 esami diagnostici all’anno e grazie al nuovo strumento riteniamo di poter offrire un servizio diagnostico sempre più completo ed efficace”. “L’arrivo della nuova tecnologia IMR – dichiara l’AD Dott. Alberto Ansaldi – rientra in un più ampio piano di investimenti dell’Ospedale Koelliker (circa 5 milioni di Euro nell’ultimo triennio) orientati a mantenere standard di eccellenza che confermano Koelliker punto di riferimento in Piemonte per la diagnostica e la cura”. L’articolo Alta risoluzione e basso dosaggio: all’Ospedale Koelliker di Torino è operativa la TAC del futuro [FOTO] sembra essere il primo su Meteo Web.

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ARCIDIOCESI DI TORINO – CURIA METROPOLITANA IL “PRESEPE” DELL’ARCIVESCOVO Acquario

Comunicati Stampa  5 dicembre 2018 12:54 PM  20

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SAN SEVERO: IL 9 DICEMBRE TEST DRIVE NELL’EX ISTITUTO SALESIANI IN SELLA A EBIKE E SCOOTER ELETTRICI

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Vigili fuoco: Conapo, a S.Barbara applausi, tributi e

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8 DICEMBRE DALLE 18:30 TICCU SOCIALCLUB HELIOGABALUS e LK productiones “CON

NATALE-CASA-DEL-CLERO_2017-3951

Di settimana in settimana questi incontri vanno a comporre il “Presepe dell’Arcivescovo”. Un presepe che vuole circondare la nascita di Gesù con tante persone povere e bisognose, ricordando così che il Natale è la festa dell’incontro tra

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ARCIDIOCESI DI TORINO – CURIA METROPOLITANA IL “PRESEPE” DELL’ARCIVESCOVO 

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Com’è tradizione, nei giorni che precedono e seguono Natale mons. Nosiglia arricchisce la sua agenda con incontri dedicati a realtà religiose e sociali (poveri, immigrati, rifugiati, rom, operai in difficoltà, malati e disabili, anziani, famiglie…).

CEZIONE IMMACOLATA”


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Dio e l’uomo e che i primi ad accoglierlo sono state proprio le persone più semplici e povere come i pastori.

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CioccoVisciola di Natale, Pergola entra nel club de I

Di seguito i principali appuntamenti:

Borghi più belli d’Italia: cerimonia e consegna Bandiera

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ore 18: Rivoli, azienda S. Croce srl, incontro con i soci dell’Ucid e S. Messa di Natale SOCIETÀ

Liguria Istruzione Il Galilei di

1° dicembre:

Albenga scuola rivolta al

ore 8.45: Torino, Centro Congressi Unione industriale, convegno sul lavoro

ore 9.30: Torino, Cottolengo, ritiro Avvento per Religiosi e religiose

futuro

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2 dicembre: ore 15: Torino, Istituto Madre Mazzarello, incontro volontari associazione Maria Madre della Provvidenza 7 dicembre: ore 11: Venaria Reale, Chiesa Sant’Uberto, inaugurazione mostra sulla Natività 8 dicembre: Ore 16: Torino, via Chiala 16, visita alla Comunità delle Suore Missionarie della Carità di S. Madre Teresa 9 dicembre: ore 15.30: Moncalieri-Testona, parrocchia S. Maria di Testona, benedizione Casa dedicata all’emergenza abitativa ore 18: Torino, Consolata, Messa con volontari e parenti Fondazione F.A.R.O. 10 dicembre ore 11 Torino, Palazzo Barolo: Auguri Opera Pia Barolo 11 dicembre ore 19 Torino, Cattedrale: S. Messa per il mondo della Pastorale universitaria

16 dicembre ore 13.15 Volpiano: pranzo con operai della Comital

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ore 9.30 Pianezza, parr. S. Pietro e Paolo: Ritiro Avvento per il Clero

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17 dicembre ore 9.30 Torino, RSA Trifoglio (Via Andorno, 17): Visita agli ospiti della casa ore 11.30 Torino, Mensa sant’Antonio: Servizio a mensa ore 16 Torino, Ospedale Regina Margherita: Visita ai bimbi ricoverati e saluto al personale 18 dicembre ore 16 Torino, Ospedale Mauriziano: Visita ai ricoverati e saluto al personale 19 dicembre ore 9 Torino, via Verdi, 14: S. Messa Natale con dipendenti Centro Produzione Rai ore 12 Torino, Arcivescovado: Conferenza stampa ore 17 Torino, Ospedale Koelliker: S. Messa natalizia ore 19.40 Torino, Seminario Maggiore: Vespri e auguri natalizi alla Comunità del Seminario 20 dicembre ore 7.15 Torino, via Nizza 24: Servizio colazione a mensa ore 8.45 Torino, S. Volto: Auguri Natalizi alla Curia ore 11 Torino, parr. S. Alfonso: Servizio mensa ore 15 Torino, La Sosta: Incontro con gli ospiti ore 16 Torino, parr. S. Massimo Vescovo: Incontro con i senza dimora ore 21 Torino, parr. Gran Madre: S. Messa natalizia per l’Area sociale 21 dicembre ore 9.30 Torino, Casa Circondariale Lo Russo e Cutugno: S. Messa Natale 22 dicembre

ore 16 S. Mauro T.se (Stri. Madonna dei Poveri): Visita alla Comunità per minori ore 18 Torino, Via della Salette: Visita ai rifugiati

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ore 9.30 Visita ai sacerdoti ospiti delle Case del Clero a Bra e a Pancalieri

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ore 8 Bra, Monastero delle Clarisse: S. Messa


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23 dicembre ore 10.30 Torino, Ist. penale per minorenni “Ferrante Aporti”: S. Messa ore 12.15 Torino, Mensa Festiva (Via Cumiana): Servizio mensa ore 15.30 Poirino – La Longa: Visita al Presepe Vivente 24 dicembre ore 10 Visita ai sacerdoti ospiti delle Case del clero a Mathi e a Torino ore 16 Torino, Ospedale Faro: Visita Mezzanotte: S. Messa nella notte di Natale 25 dicembre ore 8.30 Torino, Monastero Cottolengo: S. Messa ore 10.30 Torino, Cattedrale: S. Messa di Natale ore 12.30 Torino, SS. Martiri: Pranzo con i poveri 27 dicembre ore 9 Moncalieri, Carmelo S. Giuseppe: S. Messa e incontro con comunità 28 dicembre ore 8 Torino, Monastero del Carmelo: S. Messa e incontro con comunità 29 dicembre ore 8.30 Moncalieri, Monastero della Visitazione: S. Messa e incontro con comunità ore 10.30 Rivoli, parr. S. Maria della Stella: Visita alle realtà sociali aperte in parrocchia 31 dicembre ore 17 Consolata: Te Dum Mezzanotte Cattedrale: S. Messa

3 gennaio ore 8 Torino, Carmelo Sacro Cuore : S. Messa e incontro con comunità

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ore 18 Sermig: Incontro con diverse confessioni religiose per pregare per la pace

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4 gennaio ore 8 Torino, Monastero Figlie di Gesù Re: S. Messa e incontro con comunità 

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Alta risoluzione e basso dosaggio: all’Ospedale Koelliker di Torino è operativa la TAC del futuro [FOTO] A cura di Antonella Petris 29 ottobre 2018 - 17:55

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1/8 Maltempo, la piena del fiume Adige a Verona

Meno radiazioni e maggiore efficacia diagnostica. All’Ospedale Koelliker di Torino è operativa dal mese di ottobre una TAC dotata della innovativa tecnologia IMR (Interative Model Reconstruction), che offre grandi vantaggi sia ai clinici sia ai pazienti. Gli esami effettuati con la nuova TAC, prenotabili anche con il SSN, garantiscono grandi vantaggi a tutti i pazienti che devono sottoporsi a frequenti controlli ma anche ai pazienti pediatrici e a quelli ad alto rischio oncologico. La tecnologia IMR infatti è un innovativo applicativo software e hardware che permette un’ottima risoluzione del dettaglio anatomico e una significativa riduzione della dose di radiazione al paziente (dal 40% all’80%). Grazie alla risoluzione ottimale dell’immagine raccolta, è possibile inoltre ridurre fino al 50% il quantitativo di liquido di contrasto necessario all’esame, che può essere iniettato al paziente in soluzioni meno concentrate. “L’applicativo IMR – spiega il Dott.ssa Mara Falco, Specialista in Radiologia dell’Ospedale Koelliker – nasce per eliminare quello che in gergo viene chiamato “rumore di fondo”, ovvero un colore grigio che disturba la risoluzione dell’immagine rendendo difficoltoso il lavoro di lettura del medico radiologo.

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ultime potevano essere ridotte. Questa nuova tecnologia aiuterà l’ospedale a migliorare la propria efficienza e rappresenterà una grande opportunità per i nostri pazienti”. Grazie alla riduzione di radiazioni ionizzanti e ad un utilizzo quasi dimezzato del mezzo di contrasto, la nuova TAC consente un allargamento del range di pazienti che potranno accedere a uno strumento diagnostico estremamente efficace: i pazienti a rischio oncologico che devono sottoporsi a frequenti follow up, i forti fumatori, i pazienti neurologici e quelli a rischio cardio-vascolare o con patologie renali, nonché i pazienti pediatrici. “Per quanto concerne i fumatori – evidenzia la Dott.ssa Falco – in Italia, stando ai dati dell’OMS, il fumo causa 70 mila decessi all’anno e si registrano 41.500 nuovi casi di tumore da fumo. Lo studio dei pazienti ad alto rischio oncologico consente di individuare lesioni anche di piccole dimensioni permettendo quindi diagnosi precoci e conducendo ad una maggiore efficienza terapeutica. Al Koelliker eseguiamo quasi 100.000 esami diagnostici all’anno e grazie al nuovo strumento riteniamo di poter offrire un servizio diagnostico sempre più completo ed efficace”. “L’arrivo della nuova tecnologia IMR – dichiara l’AD Dott. Alberto Ansaldi – rientra in un più ampio piano di investimenti dell’Ospedale Koelliker (circa 5 milioni di Euro nell’ultimo triennio) orientati a mantenere standard di eccellenza che confermano Koelliker punto di riferimento in Piemonte per la diagnostica e la cura”.

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Alta risoluzione e basso dosaggio: all’ospedale Koelliker di Torino è operativa la Tac del futuro Creato il 30 ottobre 2018 da Alessandro Ligas @TTecnologico

Lo strumento diagnostico all’avanguardia è il primo in Piemonte. E si aprono nuove frontiere anche per lo studio dei pazienti ad alto rischio oncologico

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“L’applicativo IMR – spiega il Dott.ssa Mara Falco, Specialista in Radiologia dell’Ospedale Koelliker – nasce per eliminare quello che in gergo viene chiamato “rumore di fondo”, ovvero un colore grigio che disturba la risoluzione dell’immagine rendendo

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La tecnologia IMR infatti è un innovativo applicativo software e hardware che permette un’ottima risoluzione del dettaglio anatomico e u n a significativa riduzione della dose di radiazione al paziente (dal 40% all’80%). Grazie alla risoluzione ottimale dell’immagine raccolta, è possibile inoltre ridurre fino al 50% il quantitativo di liquido di contrasto necessario all’esame, che può essere iniettato al paziente in soluzioni meno concentrate.

Risparmio, il 70% degli Italiani non pianifica le proprie scelte di investimento, quasi il 50% non ha coscienza della propria condizione economica

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Meno radiazioni e maggiore efficacia diagnostica. All’Ospedale Koelliker di Torino è operativa dal mese di ottobre una TAC dotata della innovativa tecnologia IMR (Interative Model Reconstruction), che offre grandi vantaggi sia ai clinici sia ai pazienti. Gli esami effettuati con la nuova TAC, prenotabili anche con il SSN, garantiscono grandi vantaggi a tutti i pazienti che devono sottoporsi a frequenti controlli ma anche ai pazienti pediatrici e a quelli ad alto rischio oncologico.


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difficoltoso il lavoro di lettura del medico radiologo. Sviluppata la tecnologia, i ricercatori si sono accorti che il nuovo sistema restituiva immagini “iper-esposte”, simili a quelle ottenute con una dose più elevata di radiazioni e conseguentemente queste ultime potevano essere ridotte. Questa nuova tecnologia aiuterà l’ospedale a migliorare la propria efficienza e rappresenterà una grande opportunità per i nostri pazienti”.

Grazie alla riduzione di radiazioni ionizzanti e ad un utilizzo quasi dimezzato del mezzo di contrasto, la nuova TAC consente un allargamento del range di pazienti che potranno accedere a uno strumento diagnostico estremamente efficace: i pazienti a rischio oncologico che devono sottoporsi a frequenti follow up, i forti fumatori, i pazienti neurologici e quelli a rischio cardiovascolare o con patologie renali, nonché i pazienti pediatrici.

“Per quanto concerne i fumatori – evidenzia la Dott.ssa Falco – in Italia, stando ai dati dell’OMS, il fumo causa 70 mila decessi all’anno e si registrano 41.500 nuovi casi di tumore da fumo. Lo studio dei pazienti ad alto rischio oncologico consente di individuare lesioni anche di piccole dimensioni permettendo quindi diagnosi precoci e conducendo ad una maggiore efficienza terapeutica. Al Koelliker eseguiamo quasi 100.000 esami diagnostici all’anno e grazie al nuovo strumento riteniamo di poter offrire un servizio diagnostico sempre più completo ed efficace”.

“L’arrivo della nuova tecnologia IMR – dichiara l’AD Dott. Alberto Ansaldi – rientra in un più ampio piano di investimenti dell’Ospedale Koelliker (circa 5 milioni di Euro nell’ultimo triennio) orientati a mantenere standard di eccellenza che confermano Koelliker punto di riferimento in Piemonte per la diagnostica e la cura”.

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I ricercatori del FocusLab, laboratorio di ricerca del Dipartimento di Psicologia dell’Università di Torino, guidato da Franco Cauda, psicologo Docente di Psicofisiologia e Tommaso Costa, fisico Docente di Statistica Computazionale, hanno dimostrato che le

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patologie cerebrali tendono a propagarsi nel cervello non in maniera casuale, ma seguendo dei percorsi ben precisi. La diffusione delle alterazioni cerebrali è guidata dall’organizzazione strutturale, anatomica e funzionale del cervello e, per la prima volta, è stato visto che le neuropatologie si sviluppano seguendo degli schemi che è possibile prevedere. Una scoperta che porta alla luce nuovi meccanismi alla base dei processi neuropatologici, attraverso i quali sarà possibile prevedere con un’accuratezza superiore all’80% come si svilupperà una certa patologia, dall’Alzheimer, al Parkinson, alla Schizofrenia, solo per citare alcune delle più note. Alla base della ricerca è stato applicato un metodo transdiagnostico, uno stesso metodo matematico adottato per tutte le patologie contemporaneamente, senza distinzioni. L’obiettivo era stabilire una prova di principio che fosse compatibile con le singole malattie neurodegenerative. Lo studio, vincitore dell’Editor’s Choicee per questo scelto come articolo principale sul numero di novembre di Brain, una delle riviste più importanti nel settore neuroscientifico, è frutto di una collaborazione nazionale e internazionale. Oltre al FocusLab ha contribuito l’Ospedale Koelliker di Torino (GCS-fMRI), in particolare Sergio Duca. Sono stati inoltre coinvolti gruppi

Maltempo nel piacentino, Coldiretti: “molto pesante la stima dei danni” Brescia, discarica Vallosa: Legambiente “serve una bonifica e non la semplice copertura” Cremona: cresce la differenziata, Tari a rischio aumento

meccanismi fondamentali con cui le patologie evolvono. Comprendendo questo meccanismo sarà possibile, in futuro, sviluppare delle terapie ad hoc e capire perché malattie differenti tendono spesso a danneggiare le stesse aree del cervello.

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A Torino è già operativa la TAC del futuro By Redazione Top Trade - 29/10/2018

All’Ospedale Koelliker da un mese è attiva la TAC dotata della innovativa tecnologia

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All’Ospedale Koelliker di Torino è operativa dal mese di ottobre una TAC dotata della innovativa tecnologia IMR (Interative Model Reconstruction), che offre grandi vantaggi sia ai clinici sia ai pazienti. Gli esami effettuati con la nuova TAC, prenotabili anche con il SSN, garantiscono grandi vantaggi a tutti i pazienti che devono sottoporsi a frequenti controlli ma anche ai pazienti pediatrici e a quelli ad alto rischio oncologico. BitMATv - I video di BitMAT

La tecnologia IMR infatti è un innovativo applicativo software e hardware che permette un’ottima risoluzione del dettaglio anatomico e una significativa riduzione della dose di radiazione al paziente (dal 40% all’80%). Grazie alla risoluzione ottimale dell’immagine raccolta, è possibile inoltre ridurre fino al 50% il quantitativo di liquido di contrasto necessario all’esame, che può essere iniettato

Redazione - 18/10/2018

dell’Ospedale Koelliker – nasce per eliminare quello che in gergo viene chiamato “rumore di fondo”, ovvero un colore grigio che disturba la risoluzione dell’immagine rendendo difficoltoso il lavoro di lettura del medico radiologo. Sviluppata la tecnologia, i ricercatori si sono accorti che il nuovo sistema restituiva immagini “iper-

TTG 15 OTTOBRE 2018 15/10/2018

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aiuterà l’ospedale a migliorare la propria efficienza e rappresenterà una grande ITG 10 OTTOBRE 2018

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TTG 1° OTTOBRE 2018

potranno accedere a uno strumento diagnostico efficace: i pazienti a rischio

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oncologico che devono sottoporsi a frequenti follow up, i forti fumatori, i pazienti neurologici e quelli a rischio cardio-vascolare o con patologie renali, nonché i pazienti pediatrici. Pubblicità

“Per quanto concerne i fumatori – evidenzia la Dott.ssa Falco – in Italia, stando ai dati dell’OMS, il fumo causa 70 mila decessi all’anno e si registrano 41.500 nuovi casi di tumore da fumo. Lo studio dei pazienti ad alto rischio oncologico consente di individuare lesioni anche di piccole dimensioni permettendo quindi diagnosi precoci e conducendo ad una maggiore efficienza terapeutica. Al Koelliker eseguiamo quasi 100.000 esami diagnostici all’anno e grazie al nuovo strumento riteniamo di poter offrire un servizio diagnostico sempre più completo ed efficace”.

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Il Sant’Anna Tomcar di San Mauro gioca un tempo alla pari, poi la partita la fa Cuneo

Di settimana in settimana questi incontri vanno a comporre il “Presepe dell’Arcivescovo”. Un presepe che vuole circondare la nascita di Gesù con tante persone povere e bisognose, ricordando così che il Natale è la festa dell’incontro tra Dio e l’uomo e che i primi ad accoglierlo sono state proprio le persone più semplici e povere come i pastori. Di seguito i principali appuntamenti: 7 dicembre: ore 11: Venaria Reale, Chiesa Sant’Uberto, inaugurazione mostra sulla Natività

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Juventus, ad Atene serata da “dentro o fuori”

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Pallanuoto, prosegue a gonfie vele per l'imperiese Giulia Emmolo l'avventura con l'Olympiakos di Atene

8 dicembre: Ore 16: Torino, via Chiala 16, visita alla Comunità delle Suore Missionarie della Carità di S. Madre Teresa 9 dicembre: ‐ore 15.30: Moncalieri‐Testona, parrocchia S. Maria di Testona, benedizione Casa dedicata all’emergenza abitativa ‐ore 18: Torino, Consolata, Messa con volontari e parenti Fondazione F.A.R.O. 10 dicembre ore 11 Torino, Palazzo Barolo: Auguri Opera Pia Barolo

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Marco Reviglio, della New Star Torino, è campione del mondo di bowling (h. 06:55)

martedì 04 dicembre Il rally delle Valli Cuneesi vola in Europa (h. 17:02)

Ciclocross: a Berbenno Pavan e Borello, a Gallipoli Pescarmona (h. 16:01)

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Com’è tradizione, nei giorni che precedono e seguono Natale mons. Nosiglia arricchisce la sua agenda con incontri dedicati a realtà religiose e sociali (poveri, immigrati, rifugiati, rom, operai in difficoltà, malati e disabili, anziani, famiglie…).

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COPPA PROMOZIONE ‐ Sorteggio quarti di finale: ecco i match di febbraio/marzo 2019 (h. 15:30)

12 dicembre ore 9.30 Pianezza, parr. S. Pietro e Paolo: Ritiro Avvento per il Clero 16 dicembre ore 13.15 Volpiano: pranzo con operai della Comital 17 dicembre ‐ore 9.30 Torino, RSA Trifoglio (Via Andorno, 17): Visita agli ospiti della casa ‐ore 11.30 Torino, Mensa sant’Antonio: Servizio a mensa ‐ore 16 Torino, Ospedale Regina Margherita: Visita ai bimbi ricoverati e saluto al personale 18 dicembre ore 16 Torino, Ospedale Mauriziano: Visita ai ricoverati e saluto al personale 19 dicembre ‐ore 9 Torino, via Verdi, 14: S. Messa Natale con dipendenti Centro Produzione Rai ‐ore 12 Torino, Arcivescovado: Conferenza stampa ‐ore 17 Torino, Ospedale Koelliker: S. Messa natalizia ‐ore 19.40 Torino, Seminario Maggiore: Vespri e auguri natalizi alla Comunità del Seminario

Risultato di prestigio siglato da Giada Licandro al 22° Cross nazionale dal Panaton di Prato Sesia (h. 15:04)

ULTIM'ORA CALCIO ‐ Sul mercato bomber Carmine Messineo: opportunità nel torinese (h. 14:01)

Pareggio per il derby del Lago Maggiore: Città di Baveno‐ Verbania termina 1‐1 (h. 13:00)

Europei di Cross, cinque i piemontesi in gara (h. 12:00)

20 dicembre ‐ore 7.15 Torino, via Nizza 24: Servizio colazione a mensa ‐ore 8.45 Torino, S. Volto: Auguri Natalizi alla Curia ‐ore 11 Torino, parr. S. Alfonso: Servizio mensa ‐ore 15 Torino, La Sosta: Incontro con gli ospiti ‐ore 16 Torino, parr. S. Massimo Vescovo: Incontro con i senza dimora ‐ore 21 Torino, parr. Gran Madre: S. Messa natalizia per l’Area sociale 21 dicembre ore 9.30 Torino, Casa Circondariale Lo Russo e Cutugno: S. Messa Natale 22 dicembre ‐ore 8 Bra, Monastero delle Clarisse: S. Messa ‐ore 9.30 Visita ai sacerdoti ospiti delle Case del Clero a Bra e a Pancalieri ‐ore 16 S. Mauro T.se (Stri. Madonna dei Poveri): Visita alla Comunità per minori ‐ore 18 Torino, Via della Salette: Visita ai rifugiati 23 dicembre ‐ore 10.30 Torino, Ist. penale per minorenni “Ferrante Aporti”: S. Messa ‐ore 12.15 Torino, Mensa Festiva (Via Cumiana): Servizio mensa ‐ore 15.30 Poirino – La Longa: Visita al Presepe Vivente

27 dicembre ore 9 Moncalieri, Carmelo S. Giuseppe: S. Messa e incontro con comunità

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25 dicembre ‐ore 8.30 Torino, Monastero Cottolengo: S. Messa ‐ore 10.30 Torino, Cattedrale: S. Messa di Natale ‐ore 12.30 Torino, SS. Martiri: Pranzo con i poveri

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24 dicembre ‐ore 10 Visita ai sacerdoti ospiti delle Case del clero a Mathi e a Torino ‐ore 16 Torino, Ospedale Faro: Visita ‐Mezzanotte Cattedrale: S. Messa nella notte di Natale


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28 dicembre ore 8 Torino, Monastero del Carmelo: S. Messa e incontro con comunità 29 dicembre ‐ore 8.30 Moncalieri, Monastero della Visitazione: S. Messa e incontro con comunità ‐ore 10.30 Rivoli, parr. S. Maria della Stella: Visita alle realtà sociali aperte in parrocchia 31 dicembre ‐ore 17 Consolata: Te Dum ‐Mezzanotte Cattedrale: S. Messa 1° gennaio 2019 ore 18 Sermig: Incontro con diverse confessioni religiose per pregare per la pace 3 gennaio ore 8 Torino, Carmelo Sacro Cuore : S. Messa e incontro con comunità 4 gennaio ore 8 Torino, Monastero Figlie di Gesù Re: S. Messa e incontro con comunità comunicato stampa

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La nuova frontiera della medicina: terapie cellulari e geniche Il futuro della medicina è rappresentato da terapie frutto d’ingegneria genetica che possono curare patologie no ad oggi incurabili A cura di Filomena Fotia 30 novembre 2018 - 14:45

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California, flusso di detriti nella città di Corona

Uno degli esperti internazionali più conosciuti nel campo delle terapie cellulari e geniche per la cura di malattie immunologiche ed ematologiche, la Dott.ssa Roncarolo accetta l’invito dell’Ospedale Koelliker e torna nella sua città natale per discutere con colleghi e ricercatori di come le terapie avanzate stiano ridefinendo l’approccio medico e sociale verso una medicina personalizzata e “patient-customized” (Aula Conferenze – Ospedale Koelliker C.so Galileo Ferraris, 247 – 255, Torino). Sostituire geni mutati con copie perfettamente funzionanti, armare le cellule del nostro sistema immunitario con proteine in grado di riconoscere e uccidere quelle malate. Il futuro della medicina è rappresentato da terapie frutto d’ingegneria genetica che possono curare patologie fino ad oggi incurabili: dalle malattie oncologiche e cardiovascolari a quelle neurologiche e autoimmuni. E mentre negli ultimi tre anni 5 nuovi farmaci sono stati approvati dalle agenzie regolatorie (Europea Medicinal Agency – EMA – e Food and Drug Administration Americana – FDA) e molti altri sono in fase di approvazione, ferve il dibattito sui prezzi delle terapie avanzate e sulla loro sostenibilità per i sistemi sanitari. A fare il punto della questione una delle voci più autorevoli sul tema a livello mondiale: Maria Grazia Roncarolo, Medico Chirurgo Professore di Pediatria e Medicina e direttore dell’Istituto sulle Cellule Staminali alla Stanford School of Medicine, Stanford University, California.

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Grazie alla riduzione di radiazioni ionizzanti e ad un utilizzo quasi dimezzato del mezzo di contrasto, la nuova TAC consente un allargamento del range di pazienti che potranno accedere a uno strumento diagnostico estremamente efficace: i pazienti a rischio oncologico che devono sottoporsi a frequenti follow up, i forti fumatori, i pazienti neurologici e quelli a rischio cardio‐vascolare o con patologie renali, nonché i pazienti pediatrici.

(h. 07:59)

“Per quanto concerne i fumatori ‐ evidenzia la Dott.ssa Falco ‐ in Italia, stando ai dati dell’OMS, il fumo causa 70 mila decessi all’anno e si registrano 41.500 nuovi casi di tumore da fumo. Lo studio dei pazienti ad alto rischio oncologico consente di individuare lesioni anche di piccole dimensioni permettendo quindi diagnosi precoci e conducendo ad una maggiore efficienza terapeutica. Al Koelliker eseguiamo quasi 100.000 esami diagnostici all’anno e grazie al nuovo strumento riteniamo di poter offrire un servizio diagnostico sempre più completo ed efficace”.

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(h. 06:00)

“L’arrivo della nuova tecnologia IMR – dichiara l’AD Dott. Alberto Ansaldi ‐ rientra in un più ampio piano di investimenti dell’Ospedale Koelliker (circa 5 milioni di Euro nell’ultimo triennio) orientati a mantenere standard di eccellenza che confermano Koelliker punto di riferimento in Piemonte per la diagnostica e la cura”. comunicato stampa

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Il mio naso ribelle: Sabato 10 novembre, visite gratuite all’Ospedale Koelliker Torino. Come prenotarsi

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a cura di Giovanna Manna data pubblicazione 03 Nov 2018 alle ore 6:53am

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Koelliker di Torino organizza un OPEN DAY con visite gratuite con l’obiettivo di aumentare nell’opinione pubblica il livello di conoscenza delle opportunità di prevenzione, diagnosi e trattamento delle malattie nasali. Naso tappato, bisogno di soffiarsi il naso spesso, starnutazione frequente, perdita di olfatto e gusto, tosse, sensazione di muco che scende in gola, orecchie ovattate, stordimento, sensazione di peso al volto, difficoltà ad addormentarsi o respirare durante il sonno, mal di testa… Sono questi i sintomi più frequenti delle patologie nasali croniche che in base ai casi devono essere curate attraverso terapie mediche e chirurgiche. Riniti, sinusiti, poliposi nasali… patologie minori, spesso sottovalutate, che tuttavia sono in grado di influire negativamente sulla qualità della vita della persona e, quando trascurate, possono peggiorare ed evolversi in patologie polmonari come l’asma e le bronchiti croniche. Sabato 10 novembre la divisione di Otorinolaringoiatria dell’Ospedale Koelliker, riconosciuto come centro italiano di alta competenza nell’ambito delle patologie nasali, offrirà gratuitamente la propria consulenza agli interessati. Sul tema delle patologie nasali croniche interverranno la Dott.ssa Preti ed il Dott. Pennacino. Offrirà inoltre il proprio contributo sul tema della Chirurgia Estetica il Dott. Scattolin, Medico Chirurgo specialista in Otorinolaringoiatria e Patologia Cervico-Facciale, punto di riferimento a livello italiano per la rinoplastica di revisione. Il Dottor Scattolin visiterà gratuitamente i pazienti interessati a sottoporsi ad un intervento di

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rinoplastica con l’obiettivo di ottenere il miglior risultato estetico senza trascurare gli aspetti funzionali. L’evento sarà strutturato in due momenti: all’introduzione, a cura degli specialisti, seguirà un momento dedicato alle visite otorinolaringoiatriche gratuite per diagnosticare e indirizzare al trattamento delle patologie nasali croniche e, per gli interessati, sarà possibile effettuare una visita gratuita con il Dott. Scattolin, con studio della morfologia del naso e

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progetto di ricostruzione estetico-funzionale dedicato a chi desidera sottoporsi a un intervento di rinoplastica estetica o di revisione.

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aspetta Mena su Cercasi amiche mamme Mena su Cercasi amiche mamme Mena su Cercasi amiche mamme

forma e dimostrare meno anni, ricorrendo in casi estremi anche alla chirurgia plastica, ma paradossalmente non si accorgono dei chili di troppo dei loro figli.

unamammabis su I 10 sintomi per sapere se si

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Secondo delle recenti indagini, che non condivido, sarebbe proprio la mamma ricca e in

quale esprimere l’amore e l’impegno nei confronti della famiglia, si interesserebbe meno alla qualità e più alla quantità del cibo offerto ai figli. Io non credo sia una questione di classe sociale e soprattutto non si dovrebbe generalizzare in

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più se di classe medio-bassa), vivendo la preparazione dei pasti come un modo attraverso il

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modo semplicistico un concetto simile. Penso, anzi, che chi ha la possibilità di stare a casa abbia più tempo da dedicare ad una spesa ragionata e ad un’alimentazione equilibrata, chi lavora, invece, cerca di arrabattarsi in qualche modo per mettere su una cena decente (almeno, questo è quanto accade a casa mia, calcolando che faccio parte delle lavoratrici che annaspano). Spesso ci preoccupiamo quando il bambino mangia poco, raramente quando mangia troppo, anzi appetito e voracità vengono talvolta interpretati come un segnali di benessere da incentivare e non da limitare, illudendosi che i chili di troppo scompariranno con lo sviluppo. Bisognerebbe, invece, farsi aiutare da un pediatra a risolvere il problema. L’obesità può avere anche natura ereditaria: il 25% dei bambini in sovrappeso ha un genitore obeso o in sovrappeso e la percentuale sale al 34% quando sono sovrappeso entrambi i genitori. Sono mamma e papà che dovrebbero dare un’educazione alimentare, iniziando per primi a seguire una dieta equilibrata. L’obesità, purtroppo, può incidere sulla salute con problemi di tipo respiratorio, articolare, della digestione, per non dimenticare i problemi di carattere psicologico: disagio, rifiuto del proprio fisico, perdita dell’autostima, senso di insicurezza. Consigli pratici: – dare al bambino tre pasti regolari intervallati da uno spuntino a metà mattina e una merenda al pomeriggio, onde evitare di mangiare fuori orario, – cucinare in modo semplice, senza troppi condimenti, dare tanta frutta e verdura (se non piace proporre frullati e centrifugati), moderare le quantità, mangiare con calma, – svuotare cucina e frigorifero dai cibi tentatori e dalle bevande zuccherine, – non accendere televisione/videogiochi o simili durante il pasto, – favorire una regolare attività sportiva assecondando le preferenze del bambino, camminare di più, fare le scale, – non colpevolizzare il piccolo se qualche volta cede alle tentazioni e non fare del peso un’ossessione. Iniziano ad esserci anche delle iniziative concrete che partono dai Comuni delle città italiane, per sul territorio piemontese, dove 1 bambino su 4 di età compresa tra gli 8 ed i 9 anni presenta un quadro di eccesso di peso o di obesità, l’attività svolta dall’equipe dell’Ospedale Koelliker di Torino composta da due psicoterapeute, una biologa nutrizionista, un dottore in scienze motorie ed una endocrinologa pediatra, ha come obiettivi: a. Rispondere al sovrappeso che potrebbe “ostacolare” un sereno percorso evolutivo. b. Guardare non al peso dei figli, ma alle loro abitudini alimentari.

genitori con gruppi di lavoro ogni quindici giorni presso gli ambulatori, la palestra e la piscina dell’ospedale. La partecipazione sarà gratuita e i genitori potranno candidarsi per partecipare all’open day di selezione dopo averne valutato l’opportunità con il pediatra curante, scrivendo una mail a [email protected]

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Il percorso si prenderà cura delle famiglie per circa un anno scolastico e seguirà i bambini e i

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c. Incoraggiare ad avere uno stile alimentare bilanciato e a fare sport.


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Oramai come distinguiamo un Paese ricco da uno povero? Nel Paese ricco i poveri sono grassi ed i ricchi sono magri (costa molto essere magri), invece in quello povero i poveri sono magri ed i ricchi grassi!

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Prevedere lo sviluppo delle neuropatologie - La scoperta dei ricercatori dell'Università di Torino 05/11/2018

Una novità che consentirà di predire, con un’accuratezza dell’80%, lo sviluppo di malattie come Parkinson, Alzheimer e Schizofrenia I ricercatori del FocusLab, laboratorio di ricerca del Dipartimento di Psicologia dell’Università di Torino, guidato dai Proff. Franco Cauda, psicologo Docente di Psicofisiologia e Tommaso Costa, fisico Docente di Statistica Computazionale, hanno dimostrato che le patologie cerebrali tendono a propagarsi nel cervello non in maniera casuale, ma seguendo dei percorsi ben precisi. La diffusione delle alterazioni cerebrali è guidata dall’organizzazione strutturale, anatomica e funzionale del cervello e, per la prima volta, è stato visto che le neuropatologie si sviluppano seguendo degli schemi che è possibile prevedere. Una scoperta che porta alla luce nuovi meccanismi alla base dei processi neuropatologici, attraverso i quali sarà possibile prevedere con un’accuratezza superiore all’80% come si svilupperà una certa patologia, dall’Alzheimer, al Parkinson, alla Schizofrenia solo per citare alcune delle più note. Alla base della ricerca è stato applicato un metodo transdiagnostico, uno stesso metodo matematico adottato per tutte le patologie contemporaneamente, senza distinzioni. L’obiettivo era stabilire una prova di principio che fosse compatibile con le singole malattie neurodegenerative. Lo studio, vincitore dell’Editor’s Choicee per questo scelto come articolo principale sul numero di novembre di Brain, una delle riviste più importanti nel settore neuroscientifico, è frutto di una collaborazione nazionale e internazionale. Oltre al FocusLab ha contribuito l’Ospedale Koelliker di Torino (GCSfMRI), in particolare il Dott. Sergio Duca. Sono stati inoltre coinvolti gruppi di ricerca del Research Imaging Institute dell’Università del Texas e del Centro per i disordini neurodegenerativi dell’Università di Brescia. L’articolo apre importanti prospettive nella comprensione dei disordini cerebrali ecerca di far luce su uno dei meccanismi fondamentali con cui le patologie evolvono. Comprendendo questo meccanismo sarà possibile, in futuro, sviluppare delle terapie ad hoc e capire perché malattie differenti tendono spesso a danneggiare le stesse aree del cervello.

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