Pnl per lo sport

Page 1

1


2


PNL per lo SPORT

3


PNL per lo SPORT COME ALLENARE LA MENTE PER VINCERE CON LA PROGRAMMAZIONE NEURO-LINGUISTICA

Ted Garratt

4


Titolo dell’opera in lingua originale Sporting Excellence First published in the UK by Crown House Publishing Limited Crown Buildings Bancyfelin Carmarthen SA33 5ND Wales © Ted Garratt The right of Ted Garratt to be identified as the author of this work has been asserted by him in accordance with the Copyright, Designs and Patents Act 1988. First published 1999 Reprinted 2000 Titolo della versione italiana dell’opera PNL per lo Sport Sottotitolo Come allenare la mente per vincere con la Programmazione Neuro-Linguistica Alessio Roberti Editore Srl – collana NLP ITALY Via Lombardia, 298 – Urgnano (BG) – Italy Copyright © 2003 Nlp Italy Srl Copyright © 2004 Alessio Roberti Editore Srl Edizione digitale: ottobre 2015 Traduzione dall’inglese Alessio Roberti Progetto grafico della copertina Zeronove di Andrea Mattei Proprietà letteraria riservata. È vietata la riproduzione con qualsiasi mezzo. Edizione digitale: ottobre 2015 ISBN: 9788865521151 Edizione digitale realizzata da StreetLib

5


Questo libro è dedicato a Cathy, che fornisce tutti i fondamenti.

6


INDICE Introduzione all’edizione italiana Ringraziamenti Prefazione Introduzione Come usare questo libro PRIMA PARTE BACKGROUND PER L’ECCELLENZA NELLO SPORT 1. Breve storia della psicologia nello sport 2. Breve introduzione alla PNL 3. Ottimizzare le performance sportive utilizzando la PNL SECONDA PARTE PREPARARSI 4. Riscaldarsi mentalmente 5. Caricarsi psicologicamente 6. Sviluppare obiettivi positivi 7. Creare strategie di preparazione efficaci 8. Pre-eseguire mentalmente 9. Sviluppare sicurezza in se stessi TERZA PARTE COSTRUIRE E MIGLIORARE 10. Creare un approccio di successo 11. Sviluppare strategie per il successo 12. Riconoscere i segnali del successo 13. Sfruttare una maggiore auto-consapevolezza 14. Elaborare informazioni rilevanti 15. Prestare attenzione a ciò che funziona 16. Usare la visualizzazione e l’immaginazione 17. Sviluppare un chiaro focus 18. Usare l’intero cervello 19. Usare rituali e abitudini 20. Creare e utilizzare la consapevolezza corporea 21. Sfruttare l’aggressività 22. Utilizzare la folla 23. Conseguire livelli di motivazione costanti QUARTA PARTE ESSERE ALLENATORI DI SE STESSI 24. Gestire lo stress e l’esaurimento psicofisico 25. Usare tecniche di rilassamento 26. Creare ricompense interiori 27. Bandire le convinzioni disabilitanti 7


28. Affrontare le difficoltà Glossario Bibliografia Linea diretta con l’Editore

8


INTRODUZIONE ALL’EDIZIONE ITALIANA Prima di diventare una Coach Professionista ho dedicato 16 anni della mia vita a giocare a pallacanestro a livello professionistico in serie A Nazionale. È proprio grazie all’esperienza pratica che mi sono resa conto di quanto il mio stato mentale influenzasse i miei risultati in campo. Il problema è che avevo a disposizione efficaci strumenti per allenare il mio fisico, ma ne conoscevo ben pochi per allenare la mia mente. Poi ho incontrato la Programmazione Neuro-Linguistica e finalmente ho trovato strumenti concreti per allenarmi anche mentalmente. È con piacere quindi che scrivo questa introduzione a PNL per lo SPORT, un manuale pratico, motivante, estremamente chiaro e funzionale che ritengo essere la guida ideale per un efficace allenamento mentale. Indirizzato agli sportivi, ai preparatori e agli allenatori, PNL per lo SPORT è utile per qualsiasi tipo di attività, individuale o di squadra, e per ogni livello. Per applicare le tecniche e svolgere gli esercizi non è necessaria alcuna conoscenza pregressa di PNL, ma solo una forte curiosità a cimentarsi in nuove attività. Buon allenamento!

Antonella Rizzuto Presidente Associazione Professionale Nazionale del Coaching Direttrice di NLP ITALY Coaching School ANTONELLA RIZZUTO Tra le professioniste della formazione più amate e apprezzate oggi in Italia, è il trainer a cui il maggior numero di persone affida la propria formazione in Coaching e Programmazione Neuro-Linguistica. Oltre 5.000 persone frequentano ogni anno i suoi corsi. Laureata in filosofia con indirizzo socio-psico-pedagogico, ha proseguito la sua formazione attraverso i Master "Coaching, leadership e risorse umane" e "Leadership e sviluppo delle persone" dell'Università di Roma. La sua formazione in PNL è di altissimo livello: dopo essersi distinta durante il percorso formativo in NLP ITALY Coaching School, si è specializzata nell'insegnamento della PNL negli USA, dove è stata nominata Trainer direttamente da Richard Bandler, padre e genio creativo della PNL. Ha poi completato con successo i percorsi di formazione in Life, Business e Sport Coaching e si è specializzata in Coaching con Tim Gallwey e John Whitmore, considerati universalmente il nonno e il padre del Coaching. È l'italiana con maggiore esperienza nel settore del Team Coaching: ha seguito come project manager e Coach numerosi progetti di Coaching, tra cui il più ampio mai realizzato in Italia e che ha coinvolto 129 aziende e oltre 1.500 persone. Oltre che come Team Coach, lavora anche come Life Coach e Sport Coach per l’allenamento mentale, un’attività a cui è personalmente molto legata, avendo giocato come professionista nel mondo del basket per 16 anni. È co-autrice insieme ad Alessio Roberti del libro Il Meglio di Te con il Coaching.

9


RINGRAZIAMENTI Alla realizzazione di questo libro hanno contribuito, in vario modo, molte persone. Vorrei ringraziare tutti gli sportivi che sono stati tanto generosi da concedermi il loro tempo o mi hanno permesso di citarli in questo libro, in particolare Dean Richards e Kevin Keegan. Nel mondo della PNL, molte persone mi hanno aiutato, sia con il loro insegnamento, sia con la loro influenza. In particolare, vorrei ringraziare Ian McDermott, Joseph O’Connor, Robert Dilts, Tad James, Shelle Rose Charvet, John Seymour e Miles Peacock, per il loro influsso positivo. Infine, vorrei ringraziare il personale della Crown House Publishing, per la disponibilità e il sostegno.

10


PREFAZIONE Nel corso degli ultimi trent’anni, il centro dell’attenzione, nello sport, si è spostato drasticamente. I tradizionali modi di prepararsi ad una competizione importante, la preparazione negli istanti che la precedono, l’atteggiamento manifestato durante l’evento e l’analisi effettuata successivamente si sono modificati a tal punto da diventare irriconoscibili. Non è più sufficiente fare la propria comparsa, gareggiare e tornare a casa. Contemporaneamente, un cambiamento simile si è verificato anche nella maggior parte degli altri ambiti: nel mondo aziendale, dove tutto è impostato in modo più rigoroso; nell’istruzione, riguardo al modo di prepararsi per gli esami; persino in politica, dove è sempre più difficile cavarsela e confidare nella propria capacità di cogliere le opportunità. Dunque, che cosa ha prodotto questi cambiamenti? Indubbiamente, il ritmo della vita è più veloce e la posta in gioco è più alta. Le conseguenze di un fallimento sono più drammatiche, le carriere vengono create e disfatte più velocemente, l’esaurimento psicofisico ha un costo più alto e si manifesta in soggetti più giovani. L’attenzione dei media, concentrata sia sulla persona, sia sulla performance, fa sì che agli effetti del successo e del fallimento vengano dati un peso e un’importanza maggiori, creando una pressione crescente, affinché ogni cosa venga fatta perfettamente e in minor tempo. Gli sviluppi nel settore generalmente definito come psicologia dello sport hanno rispecchiato questa evoluzione. Di fatto, ogni atleta, ogni squadra, per quanto riguarda la forma fisica, ha il proprio allenatore o guru, al quale si deve l’elaborazione di allenamenti e programmi di sviluppo individuali. Grande attenzione è posta ad alimentazione, rilassamento, buona salute, preparazione mentale e a numerosi altri aspetti, allo scopo di ottenere le più ampie possibilità di successo. Contemporaneamente, si è determinato l’avvento della PNL, acronimo di Programmazione Neuro-Linguistica. La PNL fu creata da Richard Bandler (matematico e studente di psicologia) e John Grinder (linguista). Probabilmente, la scelta del nome ha generato più confusione e controversie di quanto i due potessero mai aspettarsi, ma ognuno di quei tre termini è importante. Programmazione si riferisce ai modelli e ai programmi di comportamento e di pensiero che seguiamo, per produrre risultati specifici. Neuro si riferisce al modo in cui i processi del cervello funzionano effettivamente. Linguistica si riferisce al modo in cui le nostre esperienze sono rappresentate attraverso l’uso del linguaggio, sia esternamente, nella comunicazione con gli altri, sia internamente, nel dialogo interiore. Tutti noi usiamo strategie e schemi di comportamento ben radicati, ad esempio per guidare un’automobile, per apportare migliorie alla casa o per scrivere una relazione. La maggior parte di queste strategie e di questi modelli si manifesta inconsciamente, ossia li mettiamo in atto automaticamente, senza pensarci. È estremamente difficile, per esempio, riflettere e agire consciamente sulla base di ogni singolo pensiero e di ogni gesto necessario alla guida di un’automobile. (Ripensate a quando stavate imparando a guidare, alle difficoltà che avete incontrato.) Sarebbe impossibile vivere, se dovessimo riflettere su ogni pensiero e su ogni azione che intraprendiamo. Il termine “programmazione” si riferisce proprio a quei modelli di pensiero e di comportamento che si manifestano a livello inconscio. Dal punto di vista di uno sportivo, questi modelli sono di enorme importanza, poiché determinano non solo le azioni concrete che intraprendiamo, ma anche i processi di pensiero che vi stanno dietro. Questi processi di pensiero possono essere vantaggiosi e condurci verso grandi vittorie, ma possono anche avere una connotazione negativa ed essere capaci di inibire le performance. 11


La PNL ci permette di entrare nelle nostre menti, analizzare questi programmi e, successivamente, cambiarli. Ovviamente, nello sport, questi cambiamenti possono essere misurati e controllati. La PNL ci permette anche di analizzare le strategie – consce e inconsce – che le persone di successo usano e di adottarne alcuni aspetti. In ambito sportivo, questo non significa che ogni calciatore possa essere un Ronaldo o che ogni giocatore di cricket possa essere un Brian Lara. Significa invece che, usando alcune delle loro strategie fondamentali, tutti noi possiamo migliorare sensibilmente il nostro gioco. Finora la PNL è stata utilizzata prevalentemente nei settori del business, dello sviluppo personale e della terapia. Tuttavia, alcuni suoi aspetti sono già stati introdotti nello sport e vengono applicati per effettuare la preparazione mentale, per affrontare le convinzioni limitanti e per costruire delle performance di successo. Questo libro si propone di aiutare gli sportivi di ogni tipo e di qualunque livello, senza alcuna conoscenza della PNL e senza alcuna preparazione particolare, a giocare e a divertirsi con queste tecniche e a migliorare effettivamente le loro performance e quelle della propria squadra.

12


INTRODUZIONE “Posso fare tutto quello che voglio con il potere della mia mente.” MARK MCGUIRE, St. Louis Cardinals, dopo aver battuto il record di home run nel baseball. Un militare americano, il colonnello George Hall, venne tenuto prigioniero in Vietnam per alcuni anni, in condizioni tali da rendergli difficile mantenersi in buona salute e, senza dubbio, non gli fu possibile praticare il suo sport preferito, il golf. Per tenere la mente occupata e conservare il suo equilibrio mentale, giocava mentalmente un giro di golf sul suo campo preferito, almeno una volta al giorno, questo per tutto il periodo di cinque anni e mezzo in cui rimase prigioniero e nonostante fosse tenuto per la maggior parte del tempo in isolamento, in una cella larga 2,5 x 2,5 m. Prima di partire per il Vietnam aveva raggiunto uno specifico livello professionistico di gioco. Cinque anni e mezzo più tardi, al suo ritorno, gli venne chiesto di giocare un giro con alcuni amici. Con loro meraviglia e nonostante le sue deboli condizioni fisiche, giocò immediatamente allo stesso livello professionistico che aveva in passato. Quando gli amici espressero il loro stupore e dissero che non aveva giocato per cinque anni e mezzo, rispose che, al contrario, aveva giocato mentalmente ogni giorno, per l’intero periodo, e che conosceva ogni filo d’erba, ogni ostacolo e ogni tiro che avesse mai effettuato. (Fonte: registrazione audio The Psychology of Winning.) Questa storia è entrata nella leggenda e illustra un punto fondamentale: la pratica mentale diventa generativa, purché sembri reale e venga effettuata per un periodo di tempo sufficiente. Questo significa, semplicemente, che diventa sempre più facile e utile: è una di quelle occasioni in cui è vero che LA PERFEZIONE SI RAGGIUNGE CON L’ESERCIZIO. Come vedremo più avanti, in realtà, non è sempre così. Molti trovano delle difficoltà nell’esercizio fisico, poiché esso è basato su abitudini, ritmi e metodi inappropriati. Un aspetto interessante, riguardo alla preparazione mentale, è che ad essa si applicano le stesse regole, ma possiamo risolvere il problema dentro la nostra mente, prima di eseguire l’esercizio fisico vero e proprio. Perciò, può essere estremamente utile avere un modello positivo da imitare, in alcuni aspetti specifici delle nostre performance fisiche e mentali. Nel 1991 Steve Backley [giavellottista, NdR] vinse praticamente tutte le gare a cui partecipò. Successivamente arrivò il Campionato Mondiale, nel quale non si qualificò neppure. Quando gli fu chiesto il motivo di questo risultato, rispose che “non era riuscito a sentire la musica” (una risposta frequente in PNL). Due settimane più tardi, vinse una gara a Sheffield, contro lo stesso avversario. La sua analisi della vittoria fu che “aveva operato da uno stato mentale modificato, che la mente è incredibilmente potente e il corpo le obbedisce”. (Fonte: programma televisivo Equinox.) La paura del fallimento, anche se si fa sport occasionalmente, non dovrebbe mai essere sottovalutata. In molti ambiti della vita, uno stress addizionale può essere causato tanto dalla paura del fallimento, o di apparire ridicoli, quanto dal timore di provare a fare veramente qualcosa e di affrontarne le conseguenze. Questo è il motivo per cui la parte pratica di questo libro offre una grande varietà di tecniche per affrontare le convinzioni debilitanti e svilupparne altre, più utili e positive. Tuttavia, questo non è un libro sul pensiero positivo. Ricordo di aver parlato con un giocatore di cricket proprio prima dell’inizio di una nuova stagione, quando stava cercando di entrare a far parte, per la prima volta, della prima squadra della sua contea. Sapeva che, nella prima 13


partita, avrebbe dovuto affrontare Curtly Ambrose, allora il miglior fast bowler del mondo. Per prepararsi a compiere questo passo così importante, comprò un libro sul pensiero positivo e lo lesse avidamente. Quando lo incontrai a un pranzo, mi disse che il suo approccio sarebbe stato: non permettere al lanciatore di intimidirlo e provare non solo a sopravvivere, ma a colpire ogni palla, per ottenere quattro o sei punti. I lettori che abbiano qualche nozione di PNL avranno notato l’utilizzo misto del linguaggio usato dal giocatore di cricket. Era preoccupato sia riguardo a ciò che non avrebbe fatto, sia di ciò che avrebbe fatto. Per di più, l’obiettivo che si era posto era irrealistico e, in larga parte, al di fuori del suo controllo. Non aveva pensato al modo di affrontare fattori come il lanciatore stesso (in questo caso, una questione significativa) e gli esterni. Inoltre, sentii che avrebbe potuto mettere se stesso in pericolo, sia fisicamente che mentalmente. Immaginate se, inizialmente, il suo piano avesse funzionato e fosse effettivamente riuscito a segnare una serie di fuoricam-po contro Curtly Ambrose. Sicuramente Ambrose avrebbe risposto all’attacco e la risposta avrebbe avuto interessanti implicazioni per il battitore, sia a breve sia a lungo termine! Senza voler inibire il suo entusiasmo (e tenendo presente che quello era un incontro casuale), discussi con lui di ciò di cui avrebbe potuto effettivamente occuparsi, assumendosene la responsabilità, per esempio rispondere a un bouncer, “giocare tardi”, giocare un colpo difficile. Osservai che il modo in cui si sarebbe occupato di tali questioni avrebbe determinato, in definitiva, il suo successo come giocatore di cricket. La sua risposta fu che preferiva l’approccio più entusiasta proposto nel libro sul pensiero positivo, poiché il beneficio sarebbe stato più immediato. Questa conversazione mi offrì materia per pensare. Fu una totale coincidenza che io, con il mio background, sedessi vicino a lui a pranzo. Ovviamente, non volevo intaccare le sue convinzioni riguardo al suo nuovo approccio. Per di più, le limitazioni sociali imposte dal pranzo fecero sì che la conversazione risultasse alquanto frammentaria. Mi domandai se avessi potuto fare di più, ma compresi che era veramente poco quello che avrei potuto fare. Nelle settimane successive, osservai con interesse i progressi del battitore. Nella partita contro il Northamptonshire fece 17 corse, ma ebbe ben poche possibilità contro Ambrose. Controllando i suoi progressi, nel corso della stagione, notai il ripetersi di uno schema di questo tipo: sarebbe entrato e avrebbe fatto alcune corse contro dei lanciatori non famosi ma, appena gli fosse capitato di dover fronteggiare avversari più conosciuti, sarebbe stato eliminato molto rapidamente. Questi episodi avvenivano tre anni fa. Il battitore in questione non riuscì mai a stabilirsi nella squadra più importante della contea, non è più nei loro registri ed ora gioca a cricket a livello di Lega. Lo scopo di questa storia non è screditare il pensiero positivo. Piuttosto, è quello di sottolineare che il cambiamento personale, nello sport (come nella vita), non è sempre una questione di soluzioni rapide, anche se, occasionalmente, un solo episodio può cambiare qualcuno in modo permanente, ad esempio una vittoria contro un avversario di livello superiore può portare a una svolta decisiva. Il quadro che ho cercato di delineare in questa sezione è quello di un’evoluzione nel miglioramento delle performance che sia pianificata e focalizzata, che porti ad accumulare risultati coronati da successi sempre maggiori e a godersi il processo. Una delle cose meravigliose che riguardano lo sport è che, normalmente, il miglioramento può essere misurato individualmente, collettivamente o in entrambi i modi.

14


COME USARE QUESTO LIBRO Lo scopo di questo libro è pratico. Il suo test consisterà nell’utilizzo giornaliero a cui è destinato. Anche se può essere letto dall’inizio alla fine, il soggetto e il contenuto si prestano a più di una “immersione” orientata a trovare qualcosa di utile da applicare. Sebbene parte del linguaggio o del gergo utilizzato nella PNL possa richiedere un dizionario a sé, questo non è un libro destinato necessariamente a persone che conoscono già la PNL. Il suo focus primario sono gli sportivi di qualsiasi livello, qualunque sia la loro disciplina e indipendentemente dalla loro abilità attuale. Alcuni di voi potrebbero rendersi conto che molte tecniche che già utilizzano hanno le loro origini nella PNL. Le questioni importanti sono l’attinenza delle tecniche, la loro facilità di applicazione e la loro utilità. Se qualcuno di voi dovesse avvertire il desiderio di andare più a fondo e conseguire una preparazione formale in PNL, potrà ricevere informazioni e orientamento contattando gli istituti di formazione elencati qui di seguito. The Association For NLP PO Box 78 Stourbridge West Midlands DY8 4ZJ Tel.: 01384 443935 ••• NLP ITALY Coaching School Tel.: numero verde gratuito 800.234.616 Internet: www.pnl.info Il dilettante o lo sportivo occasionale, che è probabilmente meno abituato a provare delle tecniche mentali, può concentrarsi su una questione specifica alla volta, ad esempio sul tipo di preparazione mentale migliore o sulla gestione dello stress e dell’ansia. Scegliete una tecnica (o due) e provatela per un periodo di tempo di quattro o cinque settimane; più a lungo, se lo sport viene praticato solo una volta alla settimana. Questa è davvero una questione importante. Le ricerche sullo sviluppo delle abilità e del comportamento (o sull’eliminazione di cattive abitudini) dimostrano che, affinché uno schema si radichi, come processo naturale, è necessario metterlo in pratica per almeno quattro settimane. È un principio valido per tutti gli aspetti del cambiamento personale, ad esempio smettere di mangiarsi le unghie, acquisire nuove abilità etc. Questo periodo permette al processo di divenire inconscio e di andare oltre lo stadio improntato solo sull’uso della forza di volontà; in questo modo, il nuovo schema viene assimilato in modo naturale. Ammesso che la persona si sia esercitata regolarmente per la durata di questo periodo, la nuova abilità o il nuovo comportamento cominceranno a diventare abituali. Un altro punto fondamentale nell’utilizzo di questo libro è sospendere il giudizio ed essere disposti a provare qualcosa di nuovo, o qualcosa che, all’inizio, possa sembrare strano o bizzarro. Uno dei motivi comuni per cui ci sentiamo bloccati è che ci attacchiamo testardamente a ciò che conosciamo o a cui siamo abituati. Questo libro offre nuovi approcci da provare, nella nostra ricerca del fattore che fa la differenza.

15


16


Parte 1 Background per l’eccellenza nello sport

17


CAPITOLO 1

BREVE STORIA DELLA PSICOLOGIA NELLO SPORT Al giorno d’oggi, la maggior parte degli sportivi menzionano alcuni aspetti della psicologia dello sport, quando vengono intervistati. Similmente, le cronache delle competizioni e tutti gli articoli che trattano di sport toccano l’argomento in qualche misura. Questa tendenza è aumentata negli ultimi anni e sembra che stia aumentando ancora. L’aspetto più interessante è che, come disciplina autonoma, la psicologia dello sport è un fenomeno relativamente recente. L’importanza che oggi viene attribuita a questa disciplina dipende da molti fattori. La grande attenzione che i media rivolgono allo sport gioca un ruolo fondamentale. Ora ci sono canali televisivi dedicati interamente a questo argomento. Ogni avvenimento viene rivisto da tutte le angolazioni possibili. Gruppi di ospiti esperti (la maggior parte dei quali non era mai stata invitata a compiere un’analisi così minuziosa dei fatti) dibattono e discutono su tutto ciò che è accaduto. Gli sportivi professionisti vengono intervistati subito dopo la loro più grandiosa vittoria o la loro più umiliante sconfitta. Lo stesso tipo di analisi viene effettuato anche da manager e allenatori, che usano spesso un tipo di linguaggio che richiama vagamente la psicologia, per spiegare i punti di forza della squadra o quelli individuali, o per giustificare evidenti cali di forma fisica. Avendo considerato tutto ciò, è interessante notare che in Europa operano ancora pochissimi veri psicologi dello sport (diversamente da quanto accade in America). Uno dei motivi è che molte persone non capiscono cosa sia la psicologia (figuriamoci la psicologia dello sport) o che cosa, effettivamente, possa o non possa fare. Molti giocatori consulteranno uno psicologo dello sport perché vogliono vincere – a tutti i costi. Questo pone lo psicologo sportivo davanti ad un dilemma, ossia se la vittoria si debba ottenere comunque, anche a discapito del benessere psicologico del giocatore. La maggior parte degli psicologi sportivi sceglie di concentrarsi sul miglioramento della performance e sul benessere psicologico dell’atleta con cui ha a che fare. Negli USA, nel corso degli anni Sessanta è stata prodotta una gran quantità di libri e relazioni sull’argomento. Questo materiale fu avidamente assorbito da atleti, manager e allenatori. Un nuovo filone era stato scoperto e si era iniziato a sfruttarlo, sebbene, all’inizio, piuttosto lentamente. Cominciarono ad apparire libri sullo sport che, pur non essendo stati scritti necessariamente da psicologi, contribuirono enormemente allo sviluppo della disciplina. Forse il più famoso tra questi è Run To Daylight, scritto dal celebre allenatore di football, Vince Lombardi, che vale ancora la pena leggere. Lombardi viene citato spesso ancora oggi e molte delle sue espressioni, come “vincere non è tutto, ma voler vincere sì”, sono entrate nella leggenda dello sport. Questo e altri libri che seguirono diedero un ulteriore impulso allo slancio che veniva, in quel momento, dagli psicologi dello sport e lo trasformarono in una valanga. In seguito e, ancora, principalmente negli USA, fu creata un’ampia varietà di organizzazioni e società per sviluppare ulteriormente e per monitorare questa disciplina in via di espansione. Molte di esse divennero fazioni in guerra fra loro, che, comunque, non sembrarono ostacolare la crescita e l’interesse che si riscontravano in quell’ambito. Quest’ultimo aspetto dipendeva dal fatto che gli sportivi stavano cercando qualsiasi cosa avesse funzionato e fosse stata d’aiuto. Tuttavia, ciò 18


determinò la divisione del settore in aree specialistiche, che, a sua volta, generò ulteriore confusione nei potenziali utenti. Oggigiorno l’argomento, pur non essendo ampiamente compreso, è sempre più accettato, a tutti i livelli. Molti tifosi e spettatori lo respingono, ma nondimeno usano parte del suo linguaggio nell’analizzare i vari punti di forza e di debolezza dei loro eroi. In certi sport, ad esempio nel tennis, nel golf e nell’atletica, il suo utilizzo è evidente e tende ad aumentare. In molti altri sport, come il basket e il calcio, per il momento ne viene fatto un uso minore. Uno dei motivi è la questione delle differenze tra gli sport individuali e quelli di squadra. Per molte persone è evidente come la psicologia dello sport possa assistere un individuo, ma è molto meno chiaro come essa possa risultare utile negli sport di squadra. Questo modo di vedere è comprensibile, ma infondato, ed è probabile che, a livello di squadra, verrà fatto un uso sempre maggiore di questa disciplina. In Europa, il ricorso alla psicologia dello sport aumenterà di pari passo con la comprensione e l’approfondimento della disciplina stessa. Questo libro, sebbene non riguardi la psicologia in quanto tale, deriva in gran parte dallo stesso ambito. I lettori che desiderano esplorare ulteriormente il settore della PNL o intendono conoscere specificamente la psicologia dello sport possono iniziare questo processo leggendo alcuni dei libri menzionati nella bibliografia.

19


CAPITOLO 2

BREVE INTRODUZIONE ALLA PNL

Come già detto, questo non è un libro per esperti di PNL. Il suo scopo principale è aiutare chiunque sia interessato a migliorare il livello delle proprie performance sportive. Tuttavia, è necessario trattare brevemente alcuni aspetti fondamentali della PNL, in modo che il lettore possa inquadrarli nel loro ambito originario. Richard Bandler e John Grinder, assistiti da alcuni collaboratori, originarono la PNL negli Stati Uniti, nei primi anni Settanta. Essa era basata sul “modellare” alcune persone dimostratesi molto efficienti nei propri settori e stabilire in che modo facessero ciò che riusciva loro così bene (perfino se la persona in questione non sembrava consapevole di ciò che stesse realmente facendo, ossia lo faceva naturalmente o inconsciamente). La definizione originale di PNL era “lo studio della struttura dell’esperienza soggettiva”, che è una descrizione formidabile, ma può generare confusione tra i neofiti. La PNL non è basata su teorie complesse, che hanno bisogno di essere analizzate per essere comprese. Nel loro libro Programmazione Neuro-Linguistica i fondatori sottolineano che essa: “Non si vincola ad alcuna teoria, ma piuttosto possiede lo status di un modello – un insieme di procedure la cui misura di valore è l’utilità, non la verità. La PNL presenta strumenti specifici che possono essere efficacemente applicati in qualsiasi interazione umana. Essa offre tecniche specifiche con le quali l’esperto può vantaggiosamente organizzare e riorganizzare la propria esperienza soggettiva o l’esperienza di un cliente per definire e successivamente assicurare qualsiasi risultato comportamentale.” (L’enfasi è mia.) Ciò potrebbe confondere chi si avvicini per la prima volta a questo settore. Detto semplicemente, significa che ognuno di noi ha un modello del mondo basato sui propri valori, sulle proprie convinzioni, sul proprio comportamento, sull’esperienza personale etc. In ogni caso, la concezione del mondo di ognuno è diversa. Non esistono due persone che siano esattamente uguali, da tutti i punti di vista. Il motivo di ciò è che le nostre esperienze sono diverse e anche le nostre reazioni ad esse lo sono. Perfino le persone che hanno condiviso la stessa esperienza, ad esempio una vacanza, l’avranno vissuta e la ricorderanno diversamente. Un brano musicale o un’immagine possono originare sensazioni, umori, emozioni o reazioni completamente differenti, in persone differenti. Ciò è dovuto al fatto che le nostre risposte ad essi hanno un carattere individuale. Alcuni si sentono confusi, o addirittura angosciati, nel constatarlo: preferirebbero un mondo dove tutti sono uguali e ogni cosa è prevedibile. Fortunatamente, la PNL ci ha mostrato ciò che la maggior parte di noi già sa: che la nostra capacità di essere singolari e unici è senza limiti. La PNL ci ha dato una struttura e un linguaggio per spiegarlo. Questo ci riporta a uno degli aspetti illustrati nella citazione dal libro originale di Bandler, Grinder, Dilts e DeLozier: la questione di cosa sia reale. Tutti noi crediamo di conoscere la verità, quando la sperimentiamo. E, naturalmente, abbiamo ragione. Ma si tratta solo della nostra versione della verità! Lo sport ne è un meraviglioso esempio. Come chiunque segua gli eventi sportivi può 20


confermare, i tifosi di due squadre avversarie vedranno la partita in modo completamente diverso. Ognuno sta vedendo la stessa cosa, eppure sta vivendo un’esperienza diversa. Non è solo una questione di tifosi avversari con due opinioni differenti. Tifosi della stessa squadra dibatteranno e discuteranno senza fine i pregi delle performance dei singoli giocatori e rievocheranno quanto è accaduto. I cronisti dei quotidiani possono poi descrivere, apparentemente, un’altra partita. Qualcuno che abbia visto la partita alla televisione può fornire, a sua volta, una versione totalmente diversa. La soggettività dell’esperienza diventa ancora più palese quando sentite i giocatori e i manager discutere gli avvenimenti chiave, dopo la partita. Nel calcio, una punizione viene vista e descritta da ognuno in un modo completamente diverso. Nel cricket, una decisione dell’arbitro viene discussa secondo un’ampia varietà di punti di vista. Come è possibile che ognuno conosca la verità? Spesso, più le possibilità sono dubbie, più le persone sono sicure dell’attendibilità della propria versione, che è basata sul loro modello del mondo. Piuttosto che dar vita a una discussione esoterica sulla natura della verità, Bandler e Grinder assunsero il punto di vista secondo cui è importante l’utilità di qualcosa, piuttosto che la perfetta definizione di verità. Invece di perdersi in un labirinto filosofico, si concentrarono su una domanda: “Funziona?”. Partendo da questo presupposto, si focalizzarono sugli aspetti “ecologici” di ciò che funziona. Non è funzionale coltivare senza farsi scrupoli un’aspirazione egoistica, a spese di altri e anche della propria pace mentale. In PNL si considera “ecologico” accertarsi che il modo in cui si agisce non danneggi se stessi e le altre persone. Un individuo che lavora su un aspetto mentale della performance con il preciso scopo di procurare un danno fisico al suo avversario, non agisce in modo né etico, né ecologico. È una questione importante, poiché tener conto degli aspetti ecologici ci porta a migliorare la nostra performance senza diventare “infedeli” a noi stessi. La PNL non ha niente a che fare con una ricerca egoistica del successo a spese della felicità personale o a danno degli altri. La PNL riguarda il raggiungimento di livelli di performance e di soddisfazione più alti, posto che si rimanga, allo stesso tempo, completamente fedeli a se stessi e, possibilmente, agli altri. Il primo lavoro di Bandler, Grinder e dei primi studiosi di PNL provocò all’epoca una reazione molto forte. Siccome i primi lavori di Bandler e Grinder consistevano nel modeling, ovvero nell’osservazione accurata dei modelli di comunicazione utilizzati da professionisti negli ambiti della terapia, dell’ipnosi e del counseling, furono proprio esponenti di questi settori a rispondere per primi. Molti erano scettici, in quanto ritenevano che i risultati rapidi e permanenti che la PNL consentiva di ottenere rappresentassero una “soluzione temporanea”. Avendo loro, invece, dovuto studiare anni e anni per ottenere successo e riconoscimenti accademici nei propri settori, sentivano la PNL come una minaccia. Altri si entusiasmarono e iniziarono a frequentare avidamente corsi di formazione in PNL. Gradualmente, attraverso gli anni Settanta e Ottanta, la PNL venne usata maggiormente e in ambiti più ampi. Ciò avvenne in parte perché le persone che la sperimentavano si rendevano conto che essa produceva risultati concreti. Queste prove d’efficacia e il passaparola portarono a una progressiva diffusione della PNL, in particolar modo nel mondo del business e in ambito sportivo. Nacquero così corsi di PNL e vari livelli di specializzazione. Normalmente, al termine del corso si ottiene una certificazione. Conseguiti i livelli superiori di specializzazione e in seguito a periodi di concreta applicazione e insegnamento, si può diventare trainer di PNL. Molte persone si sono sentite attratte dalla PNL anche perché essa non è associata a specifiche discipline, ma può applicarsi a qualsiasi campo. Merito della PNL è stato prendere qualsiasi cosa funzionasse, in qualunque settore – compresi psicologia, filosofia, counseling, terapia, ricerche sul cervello, vendita, leadership – e individuare modelli di applicazione generali ed efficaci in ogni area. Di conseguenza, partecipare a un corso di PNL significa anche, di solito, 21


entrare in contatto con un’enorme varietà di persone dai background più diversi. In tutto il mondo sono stati istituiti organi di controllo finalizzati a monitorare gli standard e a promuovere la PNL. Con il passare degli anni, anche il numero di libri sulla PNL è aumentato. In particolare, mentre gli studi sulla PNL si estendevano, alcuni appassionati e studiosi si sono dedicati ad aspetti e applicazioni specifiche, dando origine a nuovi settori indipendenti. Oggi la conoscenza della PNL è in continua espansione: il numero di coloro che vi entrano in relazione cresce esponenzialmente ogni anno, mentre sono sempre meno le persone che non ne hanno mai sentito parlare! Nel business e nello sport molti già utilizzano tecniche di PNL, senza averne mai sentito parlare: hanno trovato che qualcosa funziona, è facilmente utilizzabile ed è in grado di portare a risultati molto rapidi, senza necessariamente approfondire i principi di base della PNL o conoscerne il linguaggio specifico. Negli ultimi anni, la PNL è stata messa in relazione con altri ambiti di ricerca: il problem solving, lo sviluppo delle abilità interpersonali, la leadership, la ricerca sulle capacità di alcuni geni della scienza, della letteratura, dell’arte e così via, l’indagine sul modo in cui le persone impiegano il tempo, lo sviluppo personale, le strategie di apprendimento e le abilità di persuasione. Il primo livello di specializzazione in PNL è detto “Practitioner”; ci sono anche corsi brevi per approfondire l’argomento e sono disponibili libri di agevole lettura, che stanno facendo conoscere la PNL a un numero di persone sempre maggiore. È opportuno che chi è interessato a conseguire una certificazione in PNL si rivolga a istituti e trainer riconosciuti. L’avvento delle tecniche di apprendimento veloce ha avuto un impatto notevole sul modo in cui le persone vengono formate in PNL. D’altronde, poiché la PNL è un argomento essenzialmente pratico, il “fare” effettivo rimarrà sempre l’elemento chiave, in qualsiasi corso certificato. Al di là degli aspetti formali del conseguimento di una qualifica certificata, c’è un numero sempre crescente di brevi corsi incentrati su aspetti specifici della PNL. Questi, normalmente, richiedono da uno a tre giorni e sono di tipo intensivo; sono molto divertenti e i concetti spiegati sono di immediata applicazione. Non è necessario possedere alcuna qualifica in PNL per poterli frequentare. Anche il numero di libri oggi disponibili sta crescendo a un ritmo sensazionale. La maggior parte delle librerie propone una gamma di libri sulla PNL, normalmente collocati nella sezione dedicata alla psicologia, ma sempre più spesso in una sezione dedicata esclusivamente alla PNL. La maggior parte di questi libri è sempre più facile da capire e, normalmente, è meglio acquistarne uno che sia stato raccomandato, sperimentarne la lettura e poi comprare altri libri dello stesso autore, o immergersi nella bibliografia, per seguire un argomento che sembri interessante. L’editore di questo libro è specializzato in PNL e ha pubblicato un’ampia gamma di titoli sull’argomento. Per i neofiti della PNL, alcune tecniche saranno già familiari, anche se potreste non essere consapevoli del fatto che esse derivino dalla PNL. Molte delle tecniche trattate in questo libro si sovrappongono. Ciò è del tutto voluto. Per gli sportivi, uno dei modi più divertenti di esercitarsi è trovare una tecnica che funzioni per loro e poi aggiungerne delle altre in qualche modo collegate, o che sembrino essere pertinenti e meritevoli di una prova. È divertente anche provare qualcosa di totalmente differente, che potrebbe sembrare privo di senso, e poi osservare cosa succede. Divertirsi fa parte dello spirito della PNL.

22


CAPITOLO 3

OTTIMIZZARE LE PERFORMANCE SPORTIVE UTILIZZANDO LA PNL “Non vincerai, se arriverai secondo.” GEOFF CAPES Nel cercare di migliorare la vostra performance individuale, è necessario che siate consapevoli di alcuni punti fondamentali: • Impegnatevi a mettere in pratica gli esercizi e le tecniche per un determinato periodo di tempo. (Si consiglia un minimo di quattro settimane.) • Esercitatevi regolarmente, se possibile giornalmente. • Esercitatevi sia fisicamente, sia mentalmente. • Lavorate su un aspetto specifico del vostro sport (ad esempio, migliorare la sicurezza in voi stessi o vincere rimontando dalle ultime posizioni), oppure scegliete una tecnica che vi sembri sensata e divertente da provare. • Scegliete solo alcuni aspetti su cui lavorare. Esercitatevi regolarmente su uno o due di essi, per un certo periodo; poi ampliate i vostri orizzonti e provatene degli altri. • Sospendete il giudizio, evitando la trappola di applicare la logica o un preconcetto intellettuale a una nuova tecnica. Piuttosto, concedetele una prova, create uno slancio iniziale, misurate i risultati e poi continuate ad andare avanti. Ricordate che queste tecniche sono generative, ossia più le usate, più vengono coronate dal successo e diventano facili, mentre entrano a far parte del vostro repertorio di abitudini. • Evitate di dirvi cose come “Non sono abbastanza bravo”, oppure “È troppo difficile per me”, o ancora “Non riesco a capirlo”. Diventano delle profezie autoverificantisi, ovverosia, inconsciamente, facciamo in modo che esse diventino reali per noi. • Evitate di sottoporvi a una pressione eccessiva. Gli esercizi e le tecniche proposte dovrebbero essere divertenti! • Considerate la possibilità di lavorare con qualcun altro. Lo si può fare spesso, anche nel caso di uno sport individuale. Non è necessario lavorare sullo stesso aspetto, quando si è con qualcun altro. Lavorare in coppia o in gruppo può aumentare in modo significativo la vostra motivazione e vi può fornire uno stimolo per provare cose nuove. • Applicate una tecnica che ritenete efficace a più di un’abilità specifica. La visualizzazione e l’ancoraggio, ad esempio, possono essere applicati a numerosi aspetti del miglioramento della performance sportiva. Non è necessario trovare una tecnica diversa per ogni questione. • Scegliete un aspetto/abilità su cui lavorare che considerate importante, piuttosto che una questione secondaria e marginale. • Sperimentate provando cose diverse. Evitate la trappola di affidarvi alla stessa cosa per ogni necessità, solo perché avete scoperto che quella singola cosa funziona. Provate cose nuove e divertitevi durante il processo.

23


24


Parte 2 Prepararsi

25


CAPITOLO 4

RISCALDARSI MENTALMENTE Al giorno d’oggi, la maggior parte delle persone che praticano sport, anche solo per divertimento, eseguono esercizi di riscaldamento prima di iniziare. Può trattarsi di un approccio abbastanza sofisticato o, più semplicemente, di alcune flessioni sulle ginocchia o di qualche esercizio di stretching. Ma anche chi non esegue affatto il riscaldamento sa, però, che dovrebbe farlo: a tal punto è giunto il livello di informazione riguardo ai benefici che si ottengono da questa attività. Alcuni vanno oltre ed effettuano anche un raffreddamento. Questa è una novità per chi fa sport occasionalmente, ma i professionisti la considerano sempre più importante. I Leicester Tigers, quando Bob Dwyer era il loro allenatore, divennero famosi perché, indipendentemente dalla vittoria o dalla sconfitta, eseguivano, immediatamente dopo la partita, un’elaborata serie di esercizi di raffreddamento. I benefici del riscaldamento sono ben noti. Preparare e predisporre il corpo a ciò che seguirà è essenziale per assicurarsi un buon livello di performance sin dall’inizio. Anche la riduzione degli infortuni, che si determina grazie a un riscaldamento efficace è, ovviamente, un fattore importante. Analoghe considerazioni riguardano il riscaldamento mentale. In uno sport individuale è di vitale importanza essere concentrati, pronti a dare il meglio fin dall’inizio, sapendo cosa si sta cercando di ottenere. Se state lavorando su un aspetto particolare del gioco, l’attenzione va posta su come pianificate le vostre attività. Molti sportivi sostengono che si debba “sistemare la testa” prima di competere. Allo stesso modo, dopo aver perso una partita o una gara a dispetto delle proprie aspettative, affermano spesso che quel giorno non erano “lì”, o che non erano riusciti a focalizzarsi o a concentrarsi, oppure che continuavano a permettere ad altre questioni e ad altri problemi di affiorare nella loro mente. Sally Gunnell definisce questo processo “emettere vibrazioni positive e sopprimere quelle negative”. Quest’atleta fa anche uso di affermazioni, nel suo riscaldamento mentale. Quando vinse il Campionato Mondiale [di atletica, NdR] nel 1993 [nei 400 metri ad ostacoli, NdR], era così concentrata e preparata che non si accorse di aver vinto, perché non vedeva altro che ciò su cui era focalizzata. (Fonte: programma televisivo Equinox.) È altrettanto essenziale che il riscaldamento mentale abbia luogo negli sport di squadra. Se un atleta non si è preparato quanto gli altri, ciò può influire sulle performance dell’intera squadra. Peggio ancora, può crearsi un certo attrito, che a sua volta può causare malumori prolungati nel tempo. Un altro aspetto del riscaldamento mentale riguarda il vostro avversario (o i vostri avversari). A qualsiasi livello, potreste trovarvi a giocare contro qualcuno che conosce le vostre performance. Di conseguenza, il vostro avversario avrà un’idea chiara dei vostri punti di forza e delle vostre debolezze. Potrebbe, quindi, sfruttare le vostre debolezze – sia fisiche sia mentali – per conseguire la vittoria. L’aspetto più preoccupante di tutto questo è che ciò potrebbe anche generare delle convinzioni limitanti riguardo alle vostre capacità. Per esempio, se un avversario ritiene che siate lenti a entrare in partita, potrebbe benissimo riproporsi di prevalere su di voi dall’inizio. Allo stesso modo, se crede che possiate cedere alla pressione, in un gioco serrato, tenterà in tutti i modi di determinarla e accrescerla. C’è una differenza fondamentale tra eseguire il riscaldamento mentale e caricarsi 26


psicologicamente (v. il Capitolo 5). Il riscaldamento mentale è un processo molto apprezzato, che viene effettuato su una base regolare, schematica, per creare il giusto atteggiamento mentale e concentrarsi su ciò che conta. In realtà, alcuni sportivi sembrano avere una specie di “termostato mentale”. Hanno un’idea preconcetta della loro abilità e del loro livello di performance, al quale si mantengono fedeli. Talvolta capita che rendano oltre il loro normale livello, ad esempio superando un avversario, per così dire, “migliore”, o giocando veramente bene alcune buche a golf. Poi, improvvisamente, il “termostato mentale” si accende e la loro performance torna al livello abituale. Se il fenomeno si ripete alcune volte, viene interpretato come una conferma della loro opinione circa la propria abilità: si genera una “profezia autoverificantesi”. È assolutamente necessario avere le idee chiare su ciò che state cercando di ottenere, in modo da poter scegliere l’approccio migliore. Per esempio, per lavorare sulla mancanza di sicurezza potrebbe essere necessario un particolare approccio; un altro per concentrarsi su uno specifico aspetto tecnico. La pratica e la volontà di “mescolare e combinare” vi aiuteranno a stabilire quali tecniche specifiche siano più utili e quali quelle più usate per eseguire il riscaldamento mentale. L’espressione “riscaldamento mentale” riassume un gran numero di termini. Tra gli altri potreste aver sentito anche: “visualizzazione”, “mental rehearsal”, “cognitive rehearsal”, “procedura corretta” e “avere un orientamento vincente”. Il punto chiave del processo di riscaldamento mentale è l’abilità di visualizzare o di creare immagini. Uno dei concetti fondamentali della PNL è che gli esseri umani processano le informazioni attraverso i loro cinque sensi: visivo, auditivo, cinestesico (tatto, sentimenti e sensazioni), olfattivo (olfatto) e gustativo (gusto), che nella PNL sono chiamati sistemi o modalità rappresentazionali. Il sistema visivo tende ad essere il sistema rappresentazionale dominante, anche se la maggior parte degli sportivi usa tutti e cinque i sensi in percentuali variabili. La capacità di visualizzare mentalmente la località di villeggiatura che abbiamo visitato l’anno scorso e la facciata della casa in cui viviamo, quando cerchiamo di ricordarle, è un esempio di visualizzazione. Molte persone dicono di non essere in grado di visualizzare, ma se viene loro chiesto di ricordare uno degli esempi presentati sopra, lo fanno immediatamente. Le tipiche domande da fare alle cosiddette “persone tendenzialmente non visive” sono: “Di che colore era la tua prima macchina?” o “Quante finestre c’erano nel soggiorno della casa in cui sei cresciuto?”. Saranno in grado di rispondere alla domanda proprio grazie all’uso della visualizzazione. Alcuni sportivi pensano che la visualizzazione assomigli ad un’immagine fissa su uno schermo televisivo (è un paragone ricorrente). In ogni caso essa consiste, di norma, in una serie di immagini che appaiono nella nostra mente; noi possiamo decidere di portare queste immagini al centro della nostra attenzione. Per alcuni ciò può richiedere un po’ di pratica, ma la maggior parte delle persone può acquisire questa capacità molto facilmente. La visualizzazione permette, quindi, sia di “pre-giocare” una partita mentalmente, sia di ripetere la stessa cosa più volte: entrambe sono possibilità molto utili per lo sportivo. L’attenzione agli aspetti visivi del riscaldamento mentale non dovrebbe distrarre dagli altri quattro sensi che possediamo. In molti sport, ad esempio il cricket, il tennis e lo squash, c’è un suono particolare, che il cervello interpreta come una conferma dell’efficacia del gesto tecnico. Per esempio, nel tennis si produce un suono distinto e unico quando la palla viene colpita correttamente e al momento giusto. Questa informazione viene effettivamente immagazzinata nel cervello e gioca un ruolo importante nello sviluppo dell’abilità di riscaldarsi mentalmente. Inoltre, in molti sport, come nel tirassegno, nel golf e nel tennis, in cui è necessario tenere in mano un attrezzo, la sensazione di tenere correttamente il fucile, la mazza o la racchetta è evidente. I nuotatori, inoltre, parleranno di “acquaticità”, perché ciò corrisponde a una 27


sensazione che essi sono capaci di riconoscere. Greg Louganis, il campione olimpionico di tuffi, parlava dell’importanza di colpire il trampolino nel punto giusto e conosceva la sensazione che ne deriva. Quindi il suo riscaldamento mentale coinvolgeva effettivamente il senso cinestesico. Affinché il riscaldamento mentale sia veramente utile, sarà necessario, per esempio, che il giocatore di tennis sia in grado di vedere se stesso mentre colpisce la palla in modo appropriato, udire il suono che vi è associato, riconoscere la sensazione nel braccio e nel corpo quando la palla viene colpita. Potrebbe anche significare percepire un particolare odore caratteristico del campo su cui si giocherà, o sentire il dolce gusto della vittoria, piuttosto che il sapore amaro della sconfitta. È importante sottolineare che il riscaldamento mentale non sostituisce la preparazione fisica. I due processi sono complementari e, usati assieme, incrementeranno i livelli di performance. Ad ogni modo, per citare Richard H. Cox nel suo libro Sport Psychology: Concepts And Applications, “la pratica mentale, di per sé, è più efficace di qualsiasi altra procedura e in alcune circostanze è efficace quanto la pratica effettiva”. È stato dimostrato (Clark, 1960) un aspetto interessante: più elevato è il livello dello sportivo, maggiore è il potenziale beneficio che si ottiene con l’utilizzo della visualizzazione e del riscaldamento mentale. Uno dei motivi è che lo sportivo di alto livello ha già affrontato una quantità maggiore di preparazione fisica e addestramento, ha imparato accuratamente nuove tecniche e ha eliminato cattive abitudini. Le tecniche mentali, quindi, rappresentano il fattore che fa la differenza. Queste conoscenze sono state acquisite molti anni fa, ma solamente ora viene rivolta loro un’attenzione sempre maggiore. Ancora un paio di considerazioni, prima di passare ad alcuni esercizi specifici. L’abilità di visualizzare proposta in questa sezione, come fase del riscaldamento mentale, è una capacità molto efficace, adatta a vari aspetti della preparazione atletica e della pratica sportiva. È molto utile, per esempio, nell’applicazione delle tecniche di rilassamento e nella riduzione dello stress e, come molte delle tecniche di PNL, è un processo generativo. Pertanto i suoi effetti diventeranno progressivamente più potenti e facili da creare. Solitamente, la preparazione atletica e l’allenamento si effettuano in un’area apposita, lontana dal terreno in cui l’evento vero e proprio si svolgerà. Se avete già giocato in quel luogo precedentemente, o avete la possibilità di andarci prima della competizione, potete “incorporarlo” nel vostro riscaldamento mentale, creandone un'immagine appropriata nel corso della vostra preparazione. Comunque, potete ugualmente usare gli esercizi di riscaldamento mentale anche se il campo di gara non vi è familiare. Nel prepararvi al riscaldamento mentale, prendete in considerazione questi fattori: • I vostri obiettivi per l’evento sportivo in questione. • Come intendete raggiungere i vostri obiettivi. • L’atteggiamento nei riguardi di voi stessi, per esempio come giudicate la vostra preparazione fisica, la consapevolezza del vostro corpo e dei vostri pensieri, le sensazioni e le emozioni riguardo all’evento. • L’atteggiamento nei riguardi delle persone che vi circondano. • L’atteggiamento nei riguardi della squadra a cui appartenete. • Il luogo in cui si svolgerà l’evento. Includete queste attività nel vostro riscaldamento mentale: sono concepite per aiutarvi a sperimentare i vostri sensi. Attività Creare l’ambiente 28


Trovate un luogo in cui sedervi comodamente. Non sdraiatevi, potreste addormentarvi. Respirate profondamente, lentamente e regolarmente e chiudete gli occhi. Assicuratevi che tutto il vostro corpo sia rilassato, quindi cominciate… Attività • Immaginate di sedere sulla spiaggia mentre guardate il mare. Notate il movimento delle onde. Udite il rumore delle onde che sciabordano dolcemente sulla spiaggia. Sentite la compattezza e la trama della sabbia su cui sedete. Sentite il calore del sole mentre lambisce delicatamente il vostro corpo. • Richiamate alla mente i volti delle persone amate. Udite il suono delle loro voci. Sentite che effetto vi fanno, assaporate le sensazioni piacevoli. • Ricordate l’ultimo pranzo che avete gustato. Tornate indietro e sentitevi lì. Assaporate il gusto del cibo. Ricordate il suo profumo. Rivivete le sensazioni di quando mangiavate. Ricordate le persone che erano presenti. Sentite il suono delle loro voci. • Richiamate alla mente l’esperienza di essere sotto la doccia. Sentite il tocco dell’acqua. Avvertite le sensazioni che provate asciugandovi. Indossate mentalmente i vostri vestiti, in sequenza. Siate consapevoli delle sensazioni che vi dà ogni indumento. • Ricordate uno dei vostri brani musicali preferiti. Sperimentate come vi fa sentire. Vedete le immagini che crea. Lasciate che la vostra mente crei tutto ciò che desidera. • Ricordate una vostra performance particolarmente buona, preferibilmente nel vostro sport; ma potrebbe trattarsi di qualsiasi cosa, ad esempio di una presentazione al lavoro, una barzelletta molto divertente, qualche lavoretto in casa. Rivisitatene l’aspetto migliore. Usate appropriatamente tutti e cinque i sensi. • Osservate e godetevi il modo in cui rispondete a questo processo. Questa attività vi abituerà a conoscere che tipo di sensazioni dà (e come appare, suona, se abbia un odore e un sapore) giocare con i vostri sensi. La prossima attività è un approccio caratteristico della PNL, che potete utilizzare per riscaldarvi mentalmente in previsione di qualsiasi evento sportivo. Per svolgere questa attività è necessario conoscere i termini della PNL “associazione” e “dissociazione”. Associazione significa essere dentro la vostra esperienza e il vostro corpo, guardando attraverso i vostri occhi. Dissociazione significa trovarsi al di fuori della vostra esperienza e del vostro corpo, guardando voi stessi come in uno schermo (o in una fotografia), provando un senso di distacco e separazione. L’abilità di muoversi tra l’essere associati e l’essere dissociati è una capacità estremamente utile, che ciascuno di noi possiede naturalmente. Per esempio, esercitatevi a rivivere una serie di esperienze, alcune delle quali felici, altre tristi. Controllate se siete realmente dentro l’esperienza, guardando attraverso i vostri occhi (associati), oppure se vedete voi stessi mentre vivete quell’esperienza, come se la guardaste in uno schermo, o perlomeno con la sensazione di essere al di fuori di voi stessi (dissociati). Molti sportivi usano l’associazione e la dissociazione – sia deliberatamente sia inconsciamente – per affrontare gli avvenimenti passati. Per esempio, un modo di gestire una scarsa performance o un risultato scadente è rivederlo in uno stato dissociato. Normalmente, le emozioni che accompagnano lo stato dissociato sono più distaccate, impersonali e più facili da gestire. Ciò favorisce un’analisi più razionale. Analogamente, l’abilità di essere associati, ossia completamente dentro e in sintonia con se stessi, è estremamente importante ed efficace, anche in vista di qualsiasi performance sportiva (o di altro genere). Essere in grado di avere una totale consapevolezza e una buona dose di autocontrollo, nel momento in cui è necessaria una peak performance, è una capacità straordinaria da acquisire e sviluppare. 29


Attività per il riscaldamento mentale • Create un’immagine di voi stessi mentre praticate il vostro sport o vi dedicate ad un suo aspetto specifico, secondo uno standard molto elevato. Dovete farlo in uno stato dissociato. • Guardate voi stessi mentre praticate quello sport o vi dedicate ad un particolare che desiderate migliorare. Abituatevi a guardare voi stessi, osservando ciò che state facendo bene, fissando l’attenzione sui punti chiave. • Al momento che vi sembra appropriato, entrate nel “voi” che state osservando. Diventate totalmente associati, ossia totalmente dentro il “voi” che sta eseguendo un’ottima performance. Diventate consapevoli di tutto quello che è associato all’ottima performance, ad esempio come questa appare, da quali suoni è accompagnata, come vi fa sentire, sia in termini di emozioni, sia per quanto riguarda le vostre sensazioni fisiche. Sentite l’attrezzatura che state utilizzando. Percepite il modo in cui sentite il terreno quando siete in uno stato di coordinazione ed equilibrio perfetti. È un’abilità meravigliosa essere capaci di riconoscere e ri-creare una buona performance in uno stato totalmente associato. Inoltre, ciò vi permette di ri-creare in modo più regolare elevati livelli di rendimento nella performance vera e propria. Attività per lo stato di consapevolezza dell’atleta • Questa è una tecnica utilizzata spesso dai trainer e dai coach, per creare uno stato di consapevolezza amplificato. È adatta soprattutto agli sport giocati all’interno di confini fisici, come ad esempio lo squash, il biliardo e il tennis, ma può essere utilizzata anche per abituarsi a un ambiente nuovo o estraneo, oppure ad uno spogliatoio, quando si gareggia “fuori casa”. • Mettetevi in piedi, a un’estremità del campo di gioco, della stanza o del salone e focalizzatevi su uno specifico oggetto o su un punto all’estremità opposta. Rivolgete tutta la vostra attenzione all’oggetto o al punto che avete scelto. Dovrebbe essere leggermente al di sopra della linea degli occhi. • Allargate la vostra visione e la vostra consapevolezza ai due angoli opposti di fronte a voi, notando tutto quello che entra a far parte del vostro campo visivo. Fatelo senza muovere minimamente la testa. • Ora allargate la vostra consapevolezza lungo le pareti, le sedie etc. muovendovi verso di voi. Notate di nuovo ogni cosa, lentamente. • Portate la vostra consapevolezza allargata dietro di voi (senza muovere la testa). Soffermatevi sulle vostre sensazioni, abituatevi al modo in cui vi fa sentire questo stato. • Ripetete cinque o sei volte, in modo appropriato. Come molte attività basate sulla PNL, anche questa potrebbe apparire piuttosto strana, messa per iscritto. Potrebbe anche dare l’impressione di richiedere molto tempo. In realtà, si esegue piuttosto rapidamente ed è facile da mettere in atto; i benefici che se ne traggono, specialmente quando si ha a che fare con un nuovo ambiente, sono enormi. Molti sportivi, inoltre, applicano il riscaldamento mentale al vero e proprio processo di riscaldamento fisico. In altre parole, costoro praticano mentalmente la routine e i rituali del riscaldamento fisico, prima che questo abbia luogo, e questo fa parte del loro normale processo di preparazione. (Per maggiori dettagli a riguardo, si veda il Capitolo 19, “Usare rituali e abitudini”.)

30


31


CAPITOLO 5

CARICARSI PSICOLOGICAMENTE Quando ti trovi di fronte al Kop [il lato dello stadio occupato dai tifosi del Liverpool, NdT], nient’altro è necessario per caricarti psicologicamente. KEVIN KEEGAN

Vi sono importanti differenze tra il riscaldamento mentale, il caricamento psicologico e l’esecuzione mentale, sebbene siano strettamente connessi fra loro. (Per il riscaldamento mentale v. il Capitolo 4, per l’esecuzione mentale v. il Capitolo 8.) Le attività di caricamento psicologico sono utilizzate per incrementare il livello di attivazione e dinamismo in un momento specifico o nel corso di un particolare evento; ad esse ricorrono, ad esempio, i giocatori di rugby prima dell’inizio della partita, o un pesista prima di un sollevamento. Un altro utilizzo specifico del caricamento psicologico si rende necessario quando, a livello individuale o di squadra, si instaura l’erronea convinzione di avere la vittoria in pugno. Senza il caricamento psicologico, potrebbe verificarsi uno “scaricamento”, per effetto del quale la concentrazione, il livello di adrenalina e l’attenzione abituali non si manifestano e l’individuo o la squadra stenta a giocare secondo il proprio standard, rischiando perfino di perdere. È importante che una persona ansiosa, o che tende a sottovalutarsi, o che ha una carenza di autostima, non si carichi troppo. Potrebbe caricarsi e attivarsi a un punto tale da manifestare pensieri confusi e distorti, trasformandosi in un “pollo senza testa”1, che si agita caoticamente, o assumendo comportamenti irrazionali e illogici. In termini di PNL si determinerebbe lo sviluppo, da parte del soggetto, di un “programma” negativo o privo di risorse. Se praticato in maniera appropriata, il caricamento psicologico assume un’importanza vitale nell’approccio mentale dello sportivo. Se viene usato indiscriminatamente, può inibire la performance, o può addirittura comprometterla. Pertanto occorrono sempre attenzione e prudenza.

“Mostratemi un uomo che arriva secondo e vi mostrerò un perdente.” STIRLING MOSS

Attività • Basandovi sul ricordo delle vostre performance, dovreste sapere qual è la vostra condizione e come vi sentite quando siete definitivamente pronti a iniziare qualcosa; ad esempio, potreste sentirvi calmi, sicuri di voi, in grado di affrontare qualsiasi cosa. • Entrate in quello stato di preparazione, in modo totalmente associato. Notate esattamente la sensazione che vi dà, mentalmente e fisicamente. • Ora imprigionate quella sensazione in una parola, in un’immagine o in uno stimolo fisico. • In futuro, usate quella parola, quell’immagine o quello stimolo fisico ogniqualvolta abbiate bisogno di caricarvi psicologicamente. 32


Attività • Praticate la tecnica di caricamento precedente provando mentalmente il gioco o una particolare azione. • Immaginatevi sul punto di essere sconfitti. • Quindi usate la parola, l’immagine o lo stimolo fisico che avete scelto per caricarvi e volgere mentalmente il gioco a vostro favore. Attività • Utilizzate le tecniche per caricarvi psicologicamente lontano dai campi di gara, a casa, al lavoro, nel tempo libero. L’importante è fare in modo che il vostro corpo e la vostra mente comprendano, riconoscano e siano in grado di creare il loro livello di carica ottimale. Non stupitevi se gli altri notano il mutamento del vostro stato, poiché spesso i segni del cambiamento sono molto evidenti. 1

"To run around like a chicken with its head cut off" è un'espressione americana che indica qualcuno che si muove in modo frenetico e smodato.

33


CAPITOLO 6

SVILUPPARE OBIETTIVI POSITIVI “Per incamminarvi lungo il sentiero del successo, ascoltate Goethe. Qualsiasi cosa possiate fare, o sognate di poter fare, iniziatela.” SIR RANULPH FIENNES

Porsi degli obiettivi e mirare ad essi: è ormai necessario considerarli come aspetti cruciali nel miglioramento della performance sportiva. La PNL ha elaborato un modello semplice, ma potente, per definire e raggiungere tali obiettivi. Il processo per ottenere un risultato sportivo è quello che segue: Attività • Dichiarate il vostro obiettivo in termini positivi. Un obiettivo espresso in negativo, ad esempio “Non voglio apparire stupido”, è codificato nel linguaggio sbagliato e, di fatto, aumenterà la probabilità di un fallimento. La mente funziona in questo modo: dovrà prima considerare ciò che non è richiesto, per poter comprendere ciò che lo è. Per quanto possa sembrare ovvio, è curioso che a molti sportivi riesca difficile afferrare questo concetto. • Il risultato deve essere sotto il vostro controllo. Molte persone mirano ad un obiettivo che, in realtà, si trova parzialmente o totalmente al di fuori della loro sfera di influenza o del loro controllo. Non è sufficiente desiderare di entrare a far parte della squadra, se questo risultato dipende interamente da altre persone. Molto meglio ottenere una serie di risultati specifici, attinenti alla performance, che si trovino sotto il vostro controllo e riguardo ai quali possiate fare qualcosa. Quando li avrete conseguiti, vi permetteranno di muovervi verso un risultato di grado superiore. Potrebbero anche ricondurlo sotto il vostro controllo, rendendolo effettivamente raggiungibile. • Il risultato deve essere specifico. Alcuni sportivi aspirano a risultati troppo vaghi, ad esempio “essere un giocatore migliore”, “raggiungere un livello superiore”. Il risultato deve essere tangibile e misurabile, ad esempio realizzare l’X per cento dei vostri servizi, o ridurre a Y il vostro handicap a golf [l’handicap, nel golf, è un sistema ideato per consentire a giocatori meno dotati di competere con giocatori più bravi, NdR]. • Cercate di capire in base a quali prove sarete certi di aver raggiunto il vostro obiettivo. • Siate molto specifici riguardo a questo aspetto. Se otterrete un tempo che rientra nel vostro standard o vincerete una partita, cosa vedrete (ad esempio facce sorridenti), cosa udirete (applausi, congratulazioni) e come vi sentirete? • Il risultato deve essere ecologico. In PNL ciò significa che deve trattarsi di un risultato onorevole e onesto, sia nei confronti di voi stessi che degli altri. Per accertarvene, ponetevi queste domande: – Questo particolare obiettivo è compatibile con tutti gli altri miei obiettivi e con la mia famiglia, il mio lavoro e i miei amici? – Ha in sé onestà e integrità e mi impegno realmente nel perseguirlo? – Lo voglio veramente? Quest’ultima domanda è importante, perché, una volta stabilito quale impatto potrebbe avere sulla vostra vita o quanto lavoro potrebbe richiedere, potreste decidere di non voler 34


veramente raggiungere quell’obiettivo. Ricordate che il solo desiderare una cosa non vi porterà ad ottenerla. • Cominciate immediatamente. Può sembrare ovvio, ma è sorprendente quanti sportivi (e non solo!) dicano di volere che accada qualcosa, pur non essendo veramente disposti ad iniziare. Molti tergiversano e rimandano, trovando sempre qualcos’altro da fare, o decidono di iniziare l’indomani o la settimana successiva. La percentuale di chi comincia subito e persiste, nonostante qualche “scivolone” occasionale, è straordinariamente bassa. Avendo illustrato il processo per dare forma a risultati realistici, vale la pena soffermarsi brevemente sul perché essi siano così importanti. Alcune ricerche hanno dimostrato che stabilire dei risultati nello sport, nella maggior parte dei casi, funziona. Uno dei motivi è che stabilire un risultato vi renderà più focalizzati e produttivi, più inclini a fare ciò che è necessario per conseguirlo. In più, a patto che abbiate stabilito voi stessi il risultato, vi impegnerete maggiormente per raggiungerlo. Questo ci porta alla distinzione tra orientamento al risultato e orientamento alla performance. In termini di psicologia dello sport, l’orientamento al risultato riguarda la vittoria o la sconfitta, piuttosto che il modo in cui il risultato viene conseguito. L’orientamento alla performance è basato sul come, ossia sulla qualità della performance, piuttosto che sul risultato specifico. Questa distinzione potrebbe sembrare bizzarra, ma è importante. Focalizzarsi solamente sul risultato può avere, come effetto, che i mezzi di conseguimento vengano trascurati e, di conseguenza, non vengano migliorati, in previsione di un futuro avversario più forte. Secondo Locke, Shaw, Saari e Latham (1981), gli obiettivi hanno quattro vantaggi: • • • •

creano attenzione focalizzata; creano energia; creano, a lungo termine, anche la volontà di continuare ad andare avanti; creano l’opportunità per un nuovo apprendimento.

Gli obiettivi aiutano anche ad acquisire quella che Stephen Covey chiama “respons-abilità”, ossia l’abilità che ognuno di noi ha di rispondere agli eventi controllando le proprie reazioni.

“Ho sempre avuto un obiettivo: entrare nella squadra, giocare ogni partita, migliorare la mia forma fisica e i miei livelli di performance.

Gli obiettivi sono le chiavi della vita.” KEVIN KEEGAN

35


CAPITOLO 7

CREARE STRATEGIE DI PREPARAZIONE EFFICACI

Al giorno d’oggi, sembra quasi superfluo sottolineare il fatto che gli sportivi dovrebbero impiegare la stessa energia – fisica e mentale – sia nella preparazione che nell’evento agonistico vero e proprio. D’altra parte, l’importanza della preparazione è stata comunemente riconosciuta solo di recente. Ancora oggi, alcuni sportivi pensano che la preparazione richieda solamente un riscaldamento fisico e, per sentirsi più sicuri, un po’ di preparazione psicologica. Altri, tuttavia, sono ben consapevoli dei pericoli di questo approccio limitato.

“È sempre facile essere concentrati e “pronti” alla sfida quando veniamo dati per perdenti, ma la vera arte del professionismo sta nell’eseguire una buona performance quando gli altri si aspettano che abbiamo successo: questo distingue i veri campioni.” PHIL DE GLANVILLE

Terry Orlick mostra l’equilibrio dei fattori chiave in un modo interessante: Performance = Preparazione Fisica + Abilità Tecnica + Preparazione Psicologica Potrebbe sembrare strano, ma è necessario creare anche delle strategie di preparazione efficaci. Per poterlo fare, cominciate ponendovi queste domande: a. Qual è il risultato che desidero raggiungere attraverso la preparazione? (v. il Capitolo 6, “Sviluppare obiettivi positivi”.) b. Cosa dice questo risultato di me in quanto sportivo, delle mie convinzioni, dei miei punti di forza, delle mie debolezze etc? c. Come saprò di aver raggiunto quel risultato? d. Su quali specifiche tecniche voglio lavorare nell’ambito della mia preparazione, ad esempio associazione/dissociazione, ancoraggi etc? e. Dovrei tenere una lista scritta dei miei risultati e dei miei progressi? Se sì, questa lista dovrebbe essere aggiornata periodicamente. f. Come mi ricompenserò, quando la mia preparazione avrà determinato il risultato previsto? Attività • Affermazioni Usate singole parole o una breve frase per prepararvi ad agire, ad esempio “ce la farò” oppure “successo”! Attività • Focalizzare l’attenzione Per prepararsi efficacemente bisogna tener presente che occhi che vagano significano una 36


mente che vaga, una mente che incoraggia l’intrusione di fattori di interferenza. Concentrate la vostra attenzione attraverso la visualizzazione (perciò focalizzando internamente, dentro la vostra mente), o focalizzandovi su un determinato oggetto o su una persona. Eliminate tutte le altre distrazioni visive e gli altri suoni. Attività • Usare la distrazione Invece di focalizzare un’attenzione nervosa o negativa sulla partita imminente, deviate e allargate la vostra attenzione facendo qualcos’altro. Ascoltate della musica rilassante con gli auricolari o fate qualsiasi altra cosa che distolga la vostra mente dalla partita. (Quando Dean Richards e Jeremy Guscott giocavano nella Nazionale Inglese di rugby, avevano l’abitudine di distrarsi giocando a carte.) Attività • Spezzettare i risultati Se l’obiettivo o il risultato che avete stabilito sembra essere troppo grande o difficile, suddividetelo in tappe più realistiche e fattibili. Ciò vi aiuterà ad ottenere una parte di successo più velocemente e facilmente, e vi spingerà a conseguirne ancora. Attività • Rilassamento Molti grandi sportivi hanno la sorprendente abilità di “staccare la spina” poco prima di un evento importante. Mohammed Ali era in grado di dormire immediatamente prima di un importante incontro, George Best faceva lo stesso, prima di una partita; anche Gilles Villeneuve si addormentava durante le prove, fra un giro e un altro. In un contesto differente, Winston Churchill faceva quasi ogni giorno un sonnellino pomeridiano, anche in piena guerra. Dormire, ovviamente, era efficace per queste persone, ma non provate a farlo se avete la tendenza a sentirvi irritabili, o in uno stato peggiore, al risveglio. Il rilassamento non richiede necessariamente il sonno. Anzi, molti esercizi di rilassamento sono concepiti in modo tale da evitare che il sonno sopraggiunga. Il Capitolo 25, “Usare tecniche di rilassamento”, ne fornisce alcuni esempi. Attività • Studiare l’ambiente Significa prendere confidenza con lo stadio, il campo o il perimetro di gioco, il circuito etc. In più, quando si gioca fuori casa, può essere molto utile familiarizzare con gli spogliatoi, il luogo in cui vi siederete e vi cambierete e quello in cui si trovano i servizi igienici. Quando David Steel fece il suo debutto nella squadra di cricket dell’Inghilterra al Lord’s, precedentemente aveva giocato solo per la sua contea e, quindi, era stato solamente negli spogliatoi per gli ospiti. Quando arrivò il suo turno di battuta, si perse lungo il percorso verso l’uscita e si ritrovò nel seminterrato. Tutto il mondo del cricket lo aspettava e non lo si vedeva da nessuna parte! Questo la dice lunga sulla sua abilità di non permettere a situazioni simili di farlo arrabbiare o di distrarlo dal suo scopo. Attività • Sviluppare rituali e abitudini positive Esiste una differenza tra un rituale e una superstizione. Usati adeguatamente, i rituali e le abitudini sono fattori importantissimi per una preparazione efficace. La tecnica dell’ancoraggio della PNL (spiegata di seguito) è un modo per svilupparli correttamente.

37


VISIONE D’INSIEME SULL’ANCORAGGIO L’ancoraggio è definito in PNL come il processo con il quale creiamo un’associazione tra esperienze, ad esempio sentire una particolare voce e sentirsi bene, vedere una certa persona e sentirsi irritati. Un’ancora è qualsiasi associazione o fattore scatenante che evochi una risposta. Ciò è possibile perché il cervello, per propria natura, crea queste associazioni spontaneamente. Si tratta di un processo inconscio che può essere reso conscio, sviluppato ed utilizzato. Tutti noi utilizziamo l’ancoraggio (spesso inconsciamente) per alterare il nostro stato. Per esempio, possiamo guardare le fotografie delle vacanze per richiamare alla mente dei ricordi piacevoli. Per molti il semplice fatto di praticare uno sport è un’ancora, poiché cambia lo stato in cui si trovano. L’altro punto chiave dell’ancoraggio è che, oltre a cambiare il vostro stato, vi permette di creare dei momenti di picco. Questo significa riunire – come un “pentolino che arriva al punto di ebollizione” – tutte le risorse di cui avete bisogno in un momento particolare. Con l’abilità e la pratica potete usare il processo dell’ancoraggio per creare “il momento buono”, la “zona” o il “vantaggio psicologico”, sempre ricercati dagli sportivi, quando è più necessario. Attività I passi per creare ancore efficaci sono: • Identificate uno stato-risorsa che vi sia utile nella pratica sportiva, ad esempio concentrazione, sicurezza in una situazione specifica, abilità di rilassarsi e seguire lo scorrere degli avvenimenti. • Richiamate una specifica occasione nella vostra vita in cui avete avuto quella risorsa. • Ritornate a quella situazione, rivivete (accedete) lo stato, siate totalmente consapevoli di ciò che potevate vedere, udire, sentire, odorare e gustare. • Ritornate al qui ed ora e scegliete le ancore (fattori scatenanti) per evocare la risposta desiderata. L’ancora può essere creata attraverso uno qualunque dei cinque sensi (sistemi rappresentazionali), quello più adatto, ad esempio un’immagine particolare, una specifica parola o frase, o l’atto di stringere una parte del corpo come un dito, un lobo dell’orecchio o una parte della faccia. Più sensi possono essere combinati nell’ancora, più potente sarà l’ancora stessa. • Con l’immaginazione, rimettetevi pienamente nello stato-risorsa desiderato, ad esempio la concentrazione. Siate consapevoli di ciò che potete vedere, udire, sentire, odorare e gustare. Siate totalmente in contatto con i vostri sensi. Se è implicata una serie di eventi, riviveteli in sequenza. Scegliete solo posizioni corporee associate o utilizzate qualsiasi attrezzatura o equipaggiamento rilevante. • Mentre la sensazione di disporre di quella risorsa sta aumentando verso il suo punto ottimale, collegate (attivate) tutte le vostre ancore: vedete la vostra immagine, dite la vostra parola o frase, eseguite il vostro gesto o tocco. • Ripetete i passi precedenti cinque o sei volte, per costruire tutte le connessioni accuratamente. • Testate l’ancora. Mettete insieme l’immagine, la parola, la sensazione o il gesto, l’odore o il gusto. Notate come l’ancora riporta lo stato-risorsa. Se questo sembra non funzionare, tornate indietro e ripetete i passi precedenti, più volte se necessario. • Testate nuovamente l’ancora. • Provate mentalmente le vostre ancore nell’ambito della vostra preparazione e del vostro allenamento. • Usate le vostre ancore prima e/o durante l’evento sportivo vero e proprio.

38


Un tipico esempio di ancoraggio efficace è quello di un giocatore di squash, la cui ancora consisteva nel vedere un’immagine di se stesso sulla “T” disegnata sul muro, usare la parola “controllo” e mettere la mano destra sul ginocchio sinistro prima dell’inizio della partita. Nessuno intorno a lui sapeva cosa stesse facendo, ma lui era in grado di potenziare l’ancora partita dopo partita. Uno degli argomenti ricorrenti in questo libro è l’aspetto generativo delle tecniche di PNL, ovvero: più le usate e più diventano facili e potenti. Ciò è particolarmente vero per l’ancoraggio. Infatti è importantissimo che le ancore siano usate frequentemente, sia nella preparazione, sia durante il gioco. Usare un’ancora a distanza di mesi può giovare fino ad un certo punto, ma non tanto quanto potrebbe, se la si usasse regolarmente. Potete avere delle ancore per ogni situazione: quante ne desiderate. Le ancore sono estremamente utili anche quando sono usate, consciamente o inconsciamente, dai compagni di squadra e/o dagli allenatori. A dire il vero, gli sportivi sono circondati da ancore. Per usare le parole di Dean Richard: “Il momento chiave era entrare nell’arena: in quel momento tutto si riuniva e acquistava significato”. Questo è un esempio di ancora, secondo lui. Un’altra utile tecnica di PNL per creare efficaci strategie di preparazione è quella di usare l’associazione e la dissociazione. Quando siete associati, siete dentro il vostro corpo, state sperimentando qualcosa attraverso i vostri occhi. Quando siete dissociati, è come se voi foste al di fuori del vostro corpo, osservandovi come su uno schermo. Attività Normalmente, le esperienze associate sono più vive e reali. Le esperienze dissociate tendono ad essere leggermente più distaccate, come se si guardassero delle vecchie fotografie, che non hanno più un grande significato. Un modo per stabilire quali esperienze sono associate e quali sono dissociate è considerare una gamma di esperienze del passato. Provate a ripensare a eventi passati, positivi e negativi, recenti e remoti. Per esempio: • • • • • • • •

superare l’esame per la patente; sposarsi; venire bocciati a un esame; una buona performance sportiva; una performance sportiva scadente; un incidente d’auto; un rapporto sessuale; ricevere buone (o cattive) notizie.

Mentre pensate ad ogni evento, notate se siete associati o dissociati. La maggior parte di voi scoprirà che era associata in alcune esperienze e dissociata in altre. Quello che rende utile tutto ciò è che noi possiamo, difatto, scegliere se associarci o dissociarci; possiamo, cioè, scegliere la nostra risposta ad una determinata situazione. Dunque, possiamo accrescere l’intensità di un’esperienza sportiva associandoci, per renderla più realistica e potente, oppure possiamo dissociarci, per diminuirne l’impatto. Inoltre, questo è perfettamente naturale e molti sportivi gestiscono una sconfitta dissociandosi da essa. Potrebbe non essere sempre una buona soluzione, ma è un’interessante alternativa. Altri sportivi possono associarsi ad una sconfitta e usarla per “maltrattarsi” e per radicare ulteriormente le convinzioni riguardanti le proprie abilità. Il pericolo di tutto ciò è che può aiutare a creare una profezia autoverificantesi, per esempio “ho sempre saputo di non essere abbastanza bravo per vincere”. Quella di dissociarsi è un’abilità importante, poiché permette di affrontare paura, stress e 39


ansia con decisione. Attività • Ritornate ad una situazione in cui eravate fortemente associati. Provate a dissociarvi, ossia a guardarvi dall’esterno. Percepite come questo cambiamento agisce su quell’esperienza, poi tornate ad essere associati. • Prendete un’esperienza dissociata e mettetevi dentro di essa. Guardatela dall’interno attraverso i vostri occhi, notate come questo cambiamento influisce su quell’esperienza, poi tornate ad essere dissociati. • Prendete un’esperienza sportiva scadente, in cui vi rendete conto di essere associati, e dissociatevi da essa. Notate come ciò influisce su quell’esperienza, poi lasciate che resti dissociata.

40


CAPITOLO 8

PRE-ESEGUIRE MENTALMENTE

Poiché il cervello non è in grado di distinguere un evento reale da uno che è stato intensamente immaginato, l’esecuzione mentale gioca un ruolo molto ampio nel miglioramento della performance sportiva. Quasi tutte le interviste agli sportivi famosi contengono alcune osservazioni riguardanti gli aspetti mentali o psicologici del loro gioco. Sally Gunnell afferma di eseguire mentalmente la corsa, prestando particolare attenzione a trovarsi nella giusta posizione, uscendo dall’ultima curva. Poi immagina di fare i movimenti giusti per assicurarsi di finire la corsa al primo posto. Ciò che affascina è il modo in cui dice di affrontare sia i pensieri esitanti, sia il fatto di vedere (sempre mentalmente) se stessa che, non facendo i movimenti giusti, non vince la gara. Se ciò dovesse cominciare ad accadere, non permette all’esecuzione mentale di continuare, ma la ferma immediatamente, ritorna in sé, si concentra un'altra volta e poi esegue di nuovo la gara mentalmente; questa volta, assicurandosi di fare tutto correttamente e vincere la corsa. (Fonte: programma televisivo Equinox.) Duncan Goodhew afferma di eseguire una gara di nuoto centinaia di volte nella sua mente: conoscendo la perfetta immersione nell’acqua (una considerevole esperienza cinestesica), conoscendo il giusto numero di bracciate nella prima vasca, eseguendo una perfetta inversione, aumentando il ritmo delle bracciate nella seconda vasca, persino provando mentalmente il tocco perfetto all’arrivo. (Fonte: Conferenza MAST.) Sia Gunnell, sia Goodhew raccontano queste storie senza menzionare la PNL, tuttavia le loro strategie incorporano tecniche di PNL e possono essere spiegate in termini di PNL. Un modo per abituarsi all’esecuzione mentale è considerare in che misura già la applicate. Ciò potrebbe sembrare strano, poiché molti dilettanti (e anche alcuni professionisti) negheranno di aver applicato questa tecnica. Eppure, mentre ci si prepara, ci si sposta, ci si cambia prima di una competizione, una vocina potrebbe dire: “Non mi sento in forma, oggi”, o potrebbero entrare in gioco l’incapacità di concentrarsi o una stima eccessiva dell’avversario. In alternativa, quella voce potrebbe dire: “Oggi è il gran giorno” oppure “Così è e sono pronto”. Siate consapevoli del fatto che le voci e i messaggi negativi nella vostra testa stanno eseguendo mentalmente e pre-programmando il vostro fallimento! Attività Valutate l’esecuzione mentale che effettuate generalmente, che lo facciate consapevolmente o meno. Rispondere a queste domande vi sarà d’aiuto. Negli istanti immediatamente precedenti l’inizio della prova: • Vi sentite concentrati, pronti, sicuri, con un alto livello di energia, capaci di tenere la situazione sotto controllo, in grado di riuscire senza troppa fatica? • Vi sentite rilassati, calmi, tranquilli, sciolti, pronti a seguire lo scorrere degli eventi e vedere cosa succede? • Vi sentite tesi, carichi di energia nervosa, incerti riguardo al vostro piano di gioco o a ciò che sta per succedere, inclini a distrarvi, predisposti ad essere irritati da qualcosa, o sentite che state bruciando energia non necessaria? 41


Vi sentite avviliti, apatici, non molto interessati, privi di controllo, annoiati, non veramente pronti per la gara?

Se vi trovate nel primo stato, siete più predisposti a conseguire il successo, al contrario di quanto accade se vi trovate nell’ultimo. In altre parole, il primo stato vi “pre-programma” per un probabile successo, mentre l’ultimo vi “pre-programma” per un probabile fallimento. Con la PNL, da soli o con l’aiuto di un coach, è possibile cambiare il vostro pre-programma usando l’esecuzione mentale. Uno dei principali vantaggi della PNL è che vi si può ricorrere quasi in ogni momento e non richiede che vi troviate nel luogo della prova o nel campo di gioco. Infatti, se usate i processi della PNL, potete trasportare l’evento dentro la vostra testa. È qualcosa che probabilmente avete già fatto inconsciamente, ma la PNL può aiutarvi a farlo consciamente, in modo da avere più controllo sul processo. Per i professionisti o gli sportivi con una vasta esperienza c’è un altro importantissimo fattore da considerare. Gli studi dimostrano che a un livello più elevato si traggono maggiori benefici dall’esecuzione mentale, rispetto a quelli conseguiti dai principianti. La ragione di ciò sta nel fatto che, ai primi stadi di apprendimento, la maggior parte dei principianti entra in uno stato di sovraccarico sensoriale e di pensiero. C’è così tanto da imparare e, a quello stadio, niente è ancora diventato naturale o abituale. Inoltre potrebbe essere difficile eseguire mentalmente la performance, perché il principiante non sa come appaia e suoni una buona performance, o da quali sensazioni, gusti e odori sia caratterizzata. Il problema implicito in questa situazione è che i principianti potrebbero sviluppare cattive abitudini, sia fisiche che mentali. Così, una volta pronti a utilizzare l’esecuzione mentale, si sono già pre-programmati con tutti i tipi di convinzioni limitanti. La PNL può aiutare, ma naturalmente è più vantaggioso impedire fin dall’inizio che queste convinzioni si sviluppino. I professionisti o gli sportivi con maggior esperienza, invece, hanno reso naturali e abituali molti aspetti del loro gioco. Quindi possono scegliere un aspetto più circoscritto, più specifico su cui lavorare. Inoltre, hanno maggiori probabilità di riconoscere i risultati raggiunti (anche se, persino ai più alti livelli, alcuni sportivi conservano cattive abitudini e tecniche errate, sia nella pratica effettiva che nell’esecuzione mentale). Tutto ciò non significa che i dilettanti o i principianti non possano o non debbano utilizzare l’esecuzione mentale. Significa, invece, che bisogna avvicinarsi ad essa razionalmente e in base ad un’opportuna pianificazione. Lavorare su un punto di forza in via di sviluppo, occuparsi di un’abilità alla volta, impiegare pochi minuti al giorno nei primi stadi, sono tutti modi per aiutare a sviluppare il giusto approccio all’esecuzione mentale.

“Circa due ore prima del calcio d’inizio mi siederò nella vasca da bagno, nella mia stanza d’albergo, con la TV e la radio spente e la porta chiusa e mi rilasserò. È qui che effettuerò la mia ultima esecuzione mentale e la preparazione per la partita. Eseguirò nella mia mente il primo placcaggio, la prima presa, la prima rimessa laterale, la prima mischia e il ruolo che gioco in ognuno di questi momenti. Userò eventi positivi del passato come punti di riferimento, cosicché, quindici minuti più tardi dal momento in cui esco dal bagno, la mia mente sarà totalmente concentrata e pronta per la sfida.” TIM RODBER,

Mental And Physical Fitness For Sport (1996) Hodder & Stoughton

Effettuare mentalmente una performance perfetta è essenziale. Ma è altrettanto importante provare strategie, nel caso in cui le cose non dovessero andare perfettamente. 42


Greg Louganis, il campione olimpionico americano di tuffi, dice che esiste un punto chiave sul trampolino. Quando questo punto viene colpito, le probabilità che il tuffo sia corretto aumentano notevolmente. Ma cosa succede quando questo punto non viene colpito? Non ci si può ritirare dal tuffo. È importante essere in grado di reagire e produrre un tuffo perfetto, anche se, inizialmente, quel determinato punto non è stato colpito. (Fonte: registrazione audio AND – Train The Trainers.) È possibile sviluppare una lista di capacità, abilità e reazioni specifiche su cui volete lavorare, per essere in grado di gestire qualsiasi situazione possa verificarsi. Prima di passare alla descrizione di alcune attività utili a sviluppare le abilità di esecuzione mentale, ecco un breve esempio di come le tecniche di PNL sono state utilizzate (in una maniera piuttosto insolita) per aiutare un giovane giocatore di squash. “Andy aveva tredici anni, era stato ben allenato ed era piuttosto bravo per la sua età. Il suo problema era nell’angolo posteriore del lato di rovescio: in quella posizione trovava difficoltà nel rilanciare la palla, tranne quando si difendeva. Poichè giocava a squash da molto tempo, conosceva il suono che avrebbe dovuto fare la palla, staccandosi dalla racchetta, se fosse stata colpita correttamente. Piuttosto che farlo esercitare fisicamente, con il rischio di demotivarlo e, probabilmente, di fargli prendere una cattiva abitudine, si decise di provare qualcosa di diverso. Gli fu chiesto di esercitarsi mentalmente, vedendo, sentendo e in particolare udendo la palla giocata dall’angolo posteriore staccarsi correttamente dalla racchetta. Probabilmente, ad un ragazzo di tredici anni, sarà sembrata una richiesta insolita, ma era disposto a provare. Per un mese non si esercitò fisicamente su quel particolare aspetto del suo gioco. Praticò invece mentalmente il colpo in sei serie giornaliere da sei ripetizioni ciascuna. Grazie alla velocità dello squash, questo gli portò via solo pochi minuti ogni volta. Quando, al termine del mese, ricominciò a giocare nuovamente, i risultati furono sbalorditivi. Non solo riusciva a colpire in una maniera più offensiva, costantemente, ma i suoi piedi, le sue spalle, il suo corpo si muovevano nel modo giusto. Lavorare nell’altro modo, ossia facendogli muovere i piedi e il resto del corpo nel modo giusto, avrebbe potuto funzionare altrettanto bene, ma avrebbe richiesto più tempo, lasciandogli irrisolti, nel frattempo, molti problemi. L’altro beneficio della storia è, ovviamente, che Andy poteva constatare miglioramenti misurabili e tangibili nel suo gioco e, di conseguenza, il ragazzo divenne impaziente di utilizzare l’esecuzione mentale in tutti gli altri aspetti del suo squash. Queste attività hanno lo scopo di fornire un’introduzione all’esecuzione mentale. Il procedimento è piuttosto semplice; potete inventarne uno tutto vostro o lavorare con i compagni di squadra o con il vostro personal coach. Attività • Ponetevi in uno stato di rilassamento fisico e mentale. • Scegliete la capacità o l’abilità su cui lavorare. • Permettete alla vostra mente di acquisire tante informazioni quante ne occorrono riguardo all’evento in questione, ad esempio il perimetro di gara, la pista, il campo di gioco, la folla, il tempismo, la parte avversaria etc. • Notate a che cosa sembrate prestare maggiore attenzione, poi notate tutti gli altri fattori 43


significativi. • Se ciò è appropriato, percorrete mentalmente la preparazione alla gara, il momento in cui indossate la divisa, il controllo dell’attrezzatura etc. (v. il Capitolo 19, “Usare rituali e abitudini”). • Percorrete mentalmente la performance nel modo in cui volete che si svolga, siate completamente associati (dentro) all’esperienza – a meno che non abbiate deliberatamente deciso di restarne dissociati (fuori). • Se un qualsiasi aspetto della performance non dovesse scorrere agevolmente, fermatevi e cambiatelo, oppure osservatevi mentre ve ne occupate efficacemente. • Interrompete lo stato (pensate/fate qualcos’altro per alcuni secondi), poi ricominciate l’esecuzione mentale. Dopo aver portato a termine il processo, è molto utile riesaminarlo, chiedendovi: • Quali dei miei cinque sensi (vista, udito, tatto/sensazioni, gusto, olfatto) sono stati più importanti? • Alcuni dei miei sensi sono stati più difficili da utilizzare? • Quale impatto hanno avuto i miei cinque sensi sulla mia esecuzione mentale? Grazie al potere generativo della PNL, basarvi su precedenti successi – sia mentali che fisici – vi può aiutare a migliorare costantemente le vostre performance.

44


CAPITOLO 9

SVILUPPARE SICUREZZA IN SE STESSI “Usate qualsiasi cosa per sviluppare la sicurezza in voi stessi.” KEVIN KEEGAN

La sicurezza in se stessi è una questione importante sia per i dilettanti, sia per i professionisti. I professionisti sono più propensi ad avere e a dimostrare una maggiore sicurezza riguardo alle proprie capacità e abilità. Ma ciò può non essere valido per tutti gli aspetti del loro sport. In altre parole, anche a livello professionistico, possono esserci alcuni aspetti del gioco nei quali il giocatore non si sente del tutto sicuro. Un esempio di ciò si ha quando un professionista, per esempio un giocatore di una squadra di alto livello, viene chiamato per la prima volta a giocare a livello internazionale. Alcuni sembrano essere nati per questo. Altri (talvolta anche i più dotati naturalmente) devono lottare e non riescono mai ad affermarsi del tutto. La differenza, nella maggior parte dei casi, non è solo nell’abilità. Dopotutto, non si arriva al livello internazionale senza l’abilità necessaria. Più che altro, si tratta di ciò che avviene nella loro mente, di ciò che gli atleti pensano di se stessi e, talvolta, di ciò che pensano dei loro compagni di squadra e dei loro avversari. Lee Chapman, ex giocatore di calcio, racconta di aver perso la sicurezza in se stesso quando giocava nell’Arsenal. Quando passò al Leeds, divenne il capocannoniere della Lega. “Il tempo era immobile, la porta era molto larga, non esisteva nessuna idea di fallimento.” (Fonte: programma televisivo Equinox.) Attività Vale la pena riproporre qui le domande già viste nella parte sull’esecuzione mentale, riguardo a come gli sportivi si sentono prima di una gara. • Vi sentite concentrati, pronti, sicuri, con un alto livello di energia, capaci di tenere la situazione sotto controllo, in grado di riuscire senza troppa fatica? • Vi sentite rilassati, calmi, tranquilli, sciolti, pronti a seguire lo svolgersi degli eventi e vedere cosa succede? • Vi sentite tesi, carichi di energia nervosa, incerti riguardo al vostro piano di gioco o a ciò che sta per succedere, inclini a distrarvi, predisposti a essere irritati da qualcosa, o sentite che state bruciando energia non necessaria? • Vi sentite avviliti, apatici, non molto interessati, privi di controllo, annoiati, non veramente pronti per la gara? Portare questi stati sul campo di gioco influenzerà la vostra performance sportiva. Alcuni atleti trovano che, una volta entrati in campo, ogni cosa si mette a posto. Altri sentono di non potersi scrollare di dosso il loro stato negativo, e la loro performance ne risente. Un altro fattore che può avere un impatto sullo sviluppo della sicurezza è ciò che gli psicologi chiamano “senso di impotenza appresa”. Essenzialmente, ciò significa che è possibile che gli sportivi evitino di fare qualche cosa, perché hanno fallito in passato o perché non credono di poter ottenere un successo. Tutto questo porta a livelli fortemente radicati di scarsa sicurezza e a performance scadenti, che possono, in ultimo, condurre alla depressione. 45


Attività Alcune delle domande riguardanti la sicurezza in se stessi per gli sportivi sono: • Provo una reale sicurezza dentro di me, in profondità, oppure è solo un atteggiamento esteriore? • Condivido la mia sicurezza per aiutare gli altri? • Ho un’immagine realistica di me stesso? In altre parole, mi conosco bene? • Faccio accadere le cose oppure aspetto che accadano? • Conosco i miei obiettivi, li raggiungo, ne aumento la qualità e accresco la mia autostima attraverso di essi? • Tengo duro sino alla fine? • Prendo nota di ciò che fanno le altre persone che sono sicure di sé? Nell’ambito della psicologia dello sport, ci sono molti modelli relativi alla sicurezza di sé. Per chi desiderasse approfondire l’argomento, quelli più noti sono la teoria dell’autoefficacia di Bandura, le teorie sulla competenza e motivazione di Susan Harter, la teoria dell’abilità percepita su base evolutiva di Nicholls e il modello della sicurezza nello sport di Vealey, concepito specificamente per l’ambito sportivo. Queste teorie sono tutte illustrate in Sports Psychology, Concepts And Applications, di Richard H. Cox. I due aspetti che emergono da queste ricerche sono che le aspettative realistiche rispetto alle proprie possibilità e la sicurezza di sé hanno un’importanza vitale per il raggiungimento di alti livelli nella performance e che aiutare i bambini, fin da piccoli, a sviluppare la sicurezza in sé è altamente efficace per il conseguimento del successo e per ottenere soddisfazioni nelle attività sportive. Un fattore chiave nello sviluppo della sicurezza in se stessi è il modo in cui si affronta il fallimento. Tutti, a qualsiasi livello, in ambito sportivo, conoscono qualcuno di quelli che “non sbagliano mai”: se falliscono è perché sono stati traditi dall’attrezzatura, oppure l’arbitro era contro di loro, oppure il loro avversario è stato semplicemente fortunato. Oltre a evitare di assumersi la responsabilità per la propria performance, ciò permette a queste persone di mantenere l’immagine di se stessi e la loro sicurezza riguardo al livello della loro abilità. Il modello del loro pensiero è: “Sono bravo come pensavo di essere, ma a causa dei fattori A, B, C etc. non è andata bene”. Questo può sicuramente essere vero in parte, ma è improbabile che sia vero tanto quanto essi credono che sia. Le persone realmente sicure di sé sono consapevoli dei fattori sui quali non hanno il controllo, ma allo stesso tempo si assumono la responsabilità della propria performance. Tutti i grandi campioni (in qualunque ambito essi competano) hanno dovuto cominciare da qualche parte. Pochi sono stati sempre e costantemente grandi. Incrementare il successo è ovviamente un fattore chiave, che ha a che fare anche con una profonda sicurezza interiore. Un modo in cui la PNL può aiutare in questo è, per esempio, attraverso il processo dell’ancoraggio. È anche possibile recuperare la sicurezza che avete sperimentato in una certa attività, ad esempio suonare il piano o tenere un discorso, e utilizzarla per migliorare le vostre performance sportive. Ad alcuni questo può sembrare strano. Potreste anche credere che vi manchi la sicurezza in tutto ciò che fate. Tuttavia, potrebbero esserci alcune attività, come cucire, fare giardinaggio, guidare la macchina, fare i conti, nelle quali siete chiaramente competenti, rilassati e sicuri. Potreste dire: “Oh quello, quello non conta, non è importante”. Provate a dirlo a qualcuno che desideri essere capace di fare una di queste cose! Pochissime persone sono prive della sicurezza di sé in ogni aspetto della loro vita. La PNL ci permette di trovare questa sicurezza in un’area e di applicarla alle altre. La PNL, inoltre, ci fornisce le tecniche per modellare una persona sicura di sé in un contesto sportivo e utilizzare questo per migliorare la nostra performance. Di conseguenza, la mancanza (o la perdita) di sicurezza in se stessi non è il vero problema, come molti pensano. È possibile 46


considerare ogni situazione, anche quando qualcosa non funziona, come un’opportunità per sviluppare la propria sicurezza. Non si tratta solo di automotivazione fine a se stessa, come potrebbe sembrare. Sono pochissime le situazioni in cui non sia possibile trovare qualcosa di specifico e tangibile su cui costruire. È importante concentrarsi sullo sviluppo della sicurezza in se stessi durante la preparazione, utilizzando l’allenamento fisico come un’opportunità per sviluppare anche l’aspetto mentale. Per la maggior parte degli atleti, aver lavorato sodo nell’allenamento, sia fisicamente, sia mentalmente, è già di per sé una ricompensa. La buona notizia è che la maggior parte delle tecniche di PNL presentate in questo libro può essere applicata per sviluppare la sicurezza in se stessi. In particolare, le attività sull’ancoraggio e sulle submodalità trattate nel Capitolo 7 sono estremamente potenti in questo senso. Attività Richard J. Butler, nel suo libro Sports Psychology In Action, descrive un esercizio che lui chiama “uno stato d’animo positivo”. Questo esercizio prevede la descrizione di tre aspetti di voi stessi in quanto sportivi, tenendo presente che la vostra descrizione deve: • essere formulata in positivo; • essere espressa con le vostre parole; • fare riferimento a comportamenti che potete controllare. Quindi “l’età”, pur essendo considerata un fattore vantaggioso, non è sotto il vostro controllo. Pensate specificatamente a quale aspetto tipico della vostra età vi dia un certo vantaggio, ad esempio l’entusiasmo, la velocità, la concentrazione. • È meglio riferirsi a comportamenti o eventi specifici, piuttosto che a termini generici, come “personalità”. Una domanda riguardo a quale caratteristica della vostra personalità vi dia un vantaggio, ad esempio siete riflessivi, coraggiosi, assertivi, determinerà descrizioni più specifiche e controllabili. Scrivete le vostre descrizioni di questi tre aspetti di voi stessi sotto queste voci: • • • • • •

punti di forza miglioramenti risultati preparazione fattori che vi danno un vantaggio sugli altri performance precedenti

Usate queste informazioni per stabilire un obiettivo per la prossima volta in cui giocherete o gareggerete. Attività La tecnica di PNL conosciuta come “swish pattern” (in passato tradotto in modo impreciso come “schema della scozzata” o “dello scatto”) è estremamente potente per la costruzione della sicurezza in se stessi. • Identificate una situazione, in ambito sportivo, in cui sarebbe utile sentirvi più sicuri. • Create un’immagine dettagliata di questa situazione nella vostra mente. • Ora create una seconda immagine della stessa situazione, vedendovi mentre vi comportate 47


• •

come se foste sicuri di voi stessi. Apportate le opportune modifiche all’immagine, fino a che non sia assolutamente appropriata. Fatelo in uno stato dissociato. Rendete la prima immagine (quella negativa, nella quale mancate di sicurezza) più grande e luminosa possibile. Ponete una rappresentazione più piccola e più scura della seconda immagine (quella positiva, nella quale vi sentite sicuri), nell’angolo inferiore destro dell’immagine negativa. Fate ingrandire la seconda immagine (positiva) e rendetela più luminosa, facendole coprire la prima (ne-gativa) in modo che la negativa si oscuri e scompaia. Fatelo alla velocità con la quale dite “swish”. Più velocemente lo fate, meglio è. Ripetete l’ultimo passo almeno cinque volte, pronunciando la parola “swish” ogni volta. Ora potete: – fare un ricalco nel futuro (v. il Capitolo 28, “Affrontare le difficoltà”), oppure – provare a ricreare la prima immagine. Se lo swish ha funzionato, sarà difficile, perché l’immagine apparirà diversa e darà sensazioni differenti. Se l’immagine è la stessa, ripetete gli stessi passi. Immaginate un’altra volta la stessa situazione. Se vedete voi stessi ripetere il vecchio comportamento, ripetete nuovamente tutti i passi.

Attività Un’altra attività molto utile è chiamata “Cerchio dell’Eccellenza”. • Immaginate un cerchio invisibile sul pavimento. Fatelo di circa un metro di diametro. • Ora, ripensate a una volta in cui vi sentivate in cima ad ogni cosa, quando avevate successo e ogni cosa che facevate funzionava. Se non riuscite a ricordare e ricostruire una situazione simile, immaginatene una nei minimi dettagli. In alternativa, basatela su una star della TV o del cinema – non ha importanza, purché evochiate un forte stato. • In uno stato dissociato, esaminate tutti i vostri cinque sensi. Vedetevi dentro il cerchio, mentre eccellete. Immaginate che cosa il “voi” all’interno del cerchio sta vedendo, udendo, sentendo in termini di sensazioni, quali odori e sapori lo raggiungono. • Entrate nel cerchio e associatevi completamente. Notate che cosa vedete, udite e quali sensazioni, odori e sapori sentite. Ancorate tutto questo cinestesicamente in modo tale da rendere questa risorsa sempre disponibile. Questa attività è concepita appositamente per colmare la lacuna tra abilità e sicurezza reale. Attività Usate affermazioni basate sui cinque sensi. Fatelo completando la frase: So che sto eseguendo un’ottima performance perché • vedo (qualsiasi cosa vediate)… • ascolto (qualsiasi cosa ascoltiate)… • sento (qualsiasi cosa proviate fisicamente, incluse le sensazioni, i muscoli e le reazioni tattili)… • sento il sapore di (qualsiasi sapore sentiate)… • sento odore di (qualsiasi odore sentiate)… Ora completate questa frase, seguendo lo stesso schema: Sono sicuro di me stesso perché pensare, parlare e agire in maniera sicura è per me un’abitudine. Lo so perché…

48


49


Parte 3 Costruire e migliorare

50


CAPITOLO 10

CREARE UN APPROCCIO DI SUCCESSO Uno dei temi ricorrenti in questo libro è la questione che riguarda quanto dell’approccio mentale dell’atleta sia predeterminato e quanto possa essere sviluppato o modificato. Molti credono che gli esseri umani siano pre-formati, scolpiti in lastre di pietra, e che nulla possa essere cambiato. Altri credono che il cambiamento sia possibile, ma che non si debba interferire con esso. Alcuni sportivi, inoltre, nutrono delle perplessità riguardo all’analizzare troppo le proprie performance, pensando che il farlo possa in qualche modo distruggerle. Non ci sono dubbi che, come in tutti gli aspetti della vita, ci siano persone eccezionali. Nessuno potrebbe negare il talento di un Michael Schumacher, di un Valentino Rossi o di un Ronaldo. Ma non bisogna dimenticare che per ognuno di loro ci sono centinaia di altri comuni mortali capaci di competere a un buon livello. È possibile per tutti noi sviluppare gli approcci necessari per godersi lo sport, competere ad un certo livello e maturare le abilità necessarie. Spesso si dice che le persone dotate di qualche talento naturale, semplicemente, “ce l’hanno”, come per magia. E di certo è così. Resta da chiedersi cosa possano fare tutti gli altri, per migliorare se stessi. Potrebbe non essere possibile diventare Valentino Rossi, ma è comunque possibile diventare la vostra versione di lui. In altre parole, è possibile modellare alcuni aspetti di ciò che fa e incorporarli nel proprio approccio. È affascinante parlare con le persone che hanno avuto successo in qualsiasi campo, inclusi gli sportivi, e sentire cosa pensano di se stessi, del loro approccio allo sport e dei loro avversari. Quando si cerca di stabilire cosa “scatti” negli sportivi, perché essi siano in grado di fare quello che fanno o cosa li renda diversi da tutti gli altri, la prima cosa da controllare sono i loro meta-programmi. Si tratta di filtri, o modi di vedere il mondo, che aiutano a spiegare perché le persone fanno (o non fanno) certe cose. Quando diventiamo consapevoli dei nostri meta-programmi, diventiamo capaci di alterarli. Nello sport, così come in tutti gli ambiti della vita, la quantità di informazioni che il cervello ha bisogno di assorbire e interpretare è enorme. La maggior parte delle informazioni viene assimilata inconsciamente. È semplicemente impossibile, per esempio, per un giocatore di football, esaminare, a livello conscio, ogni frammento di informazione riguardo al proprio stato fisiologico e a quello mentale, al campo, alla squadra avversaria, all’arbitro, alla folla etc. Assorbiamo la maggior parte di queste informazioni senza rendercene conto e il modo in cui le assorbiamo dipende dai meta-programmi che usiamo. Qui di seguito ne sono descritti undici.

10.1 MUOVERSI VERSO O MUOVERSI VIA DA “Ho sempre degli obiettivi su cui lavorare: bisogna muoversi verso qualcosa.” KEVIN KEEGAN

Nelle discussioni con gli sportivi, è interessante chiedere qual è il loro approccio all’allenamento. Molti di loro, anche a livello professionale, dicono di doversi allenare, perché altrimenti potrebbero sorgere alcune conseguenze negative, per esempio non essere 51


abbastanza in forma o non essere presi in considerazione per la formazione della squadra. Il loro linguaggio indica che l’elemento motore principale è la paura di conseguenze negative, piuttosto che qualcosa di gradevole, gratificante, divertente e piacevole. Si stanno muovendo via da qualcosa di negativo. D’altra parte, gli sportivi che non vedono l’ora di allenarsi e vogliono farlo per migliorare la forma fisica e la performance, in modo tale da poter raggiungere i loro obiettivi, si stanno muovendo verso qualcosa di positivo. Come in tutti i meta-programmi, ci sono dei metodi per stabilire quale modello viene usato. La maggior parte di questi indicatori si manifestano a livello linguistico e possono essere uditi di ogni giorno. Ascoltate le parole che usate con gli altri e ascoltate il vostro dialogo interno. In un contesto specifico, di fatto, voi potreste non muovervi totalmente “verso” o totalmente “via da”, ed essere da qualche parte nel mezzo. Pertanto, in ogni meta-programma c’è una gamma di opzioni. Per il “muoversi verso” o “via da”, queste sono: • • • • •

“muoversi verso”; “muoversi verso” con una certa tendenza al “muoversi via da”; equamente bilanciato tra “muoversi verso” e “via da”; “muoversi via da” con una certa tendenza al “muoversi verso”; “muoversi via da”.

Uno schema simile si applica a tutti i meta-programmi. In più, la questione del contesto o della situazione non può essere enfatizzata più del necessario. Potete usare il modello “muoversi verso” in alcuni contesti e quello “muoversi via da” in altri. Alcuni esempi di contesti che riguardano gli sportivi sono: • • • • • • • • • • • •

l’allenamento; la preparazione mentale; il riscaldamento; le parti iniziali della performance; le parti centrali della performance; le parti finali della performance; le situazioni difficili; le situazioni facili; giocare in condizioni di scarsa forma fisica; sovrastimare o sottostimare l’avversario; avere a che fare con la folla; analizzare la performance in seguito.

PROFILO: SPORTIVI CHE SI “MUOVONO VERSO” Questi sportivi si focalizzano su ciò che vogliono – non su ciò che non vogliono. Si focalizzano sul futuro, lavorano su obiettivi positivi e sono aperti ai cambiamenti nella routine, a patto che ci sia uno scopo chiaro. Come riconoscerli: • si focalizzano sul progredire, sul muoversi in avanti; • il loro linguaggio (o il loro dialogo interno) include espressioni come “andiamo a prendercelo”, “andiamo”, “stiamo facendo progressi”; 52


• tendono ad essere attivi, pronti a provare cose nuove, aperti alle nuove idee e spesso coinvolgono altre persone in ciò che sta avvenendo; • hanno obiettivi positivi, ad esempio giocheranno per migliorare un’abilità o il loro livello di performance, piuttosto che, semplicemente, per sopravvivere o resistere. Nell’allenarli: • usate incentivi positivi, piuttosto che sfide; • rimuovete gli ostacoli ai progressi dell’abilità o della performance, piuttosto che concentrarvi sulle aree problematiche; • guardate al fallimento come a un utile feedback, che aiuterà a muoversi in avanti; • concentratevi su ciò che funziona, almeno tanto quanto vi concentrate su ciò che non funziona; • usate obiettivi positivi; • pianificate, per migliorare la performance.

PROFILO: SPORTIVI CHE SI “MUOVONO VIA DA” Questi sportivi tendono a focalizzarsi su ciò che è sbagliato, difficile o che non funziona. Troveranno spesso dei motivi per non impegnarsi o per non lavorare verso nuovi obiettivi. Tendono ad analizzare troppo i problemi della performance, invece di cercare nuove soluzioni orientate al futuro. Come riconoscerli: • tendono ad essere fatalisti riguardo a ciò che accade loro, come se fosse al di là del loro controllo; • usano il linguaggio o il dialogo interno per descrivere ciò che non sta andando bene, aree problematiche che potrebbero andare peggio o il modo di evitare qualcosa; • il loro linguaggio è spesso passivo, piuttosto che attivo; • tendono a cercare i difetti in una determinata situazione; • usano frequentemente parole e frasi come non potere, non sarà, difficile, duro, non andare da nessuna parte, non funzionerà. Nell’allenarli o sostenerli: • • • •

stabilite obiettivi chiari e positivi; focalizzatevi sui miglioramenti nella performance; cominciate ad usare un linguaggio e un dialogo interno che ricalchi il loro; fate chiarezza su ciò che potrebbe andare storto e su dove ci saranno più difficoltà, poi stabilite obiettivi chiari.

Secondo quanto detto sopra, poterebbe sembrare che “muoversi verso” sia utile e “muoversi via da” sia sbagliato. In realtà, non è necessariamente così. Molti hanno ottenuto grandi soddisfazioni “muovendosi via da”. Per esempio, molti sportivi, soprattutto fra i pugili, hanno raggiunto un grande successo allontanandosi dalla povertà, altri hanno ottenuto il successo allontanandosi da un certo contesto sociale o da un determinato ambiente. Pertanto, è semplicistico affermare che “muoversi via da” sia peggio, o meno efficace, che “muoversi verso”. D’altronde, chiunque – indipendentemente dal fatto che si tratti o no di uno sportivo di successo – si “muove via da” qualche situazione. 53


La questione diventa più importante quando si considerano i propri obiettivi e quando ci si sente soddisfatti dei propri livelli di rendimento. Gli sportivi che si “muovono verso” sanno quando hanno raggiunto un obiettivo particolare, e quindi ne stabiliscono un altro che sembra loro appropriato. Gli sportivi che si “muovono via da” tendono a concentrarsi su una situazione difficile, piuttosto che su un livello di rendimento o di soddisfazione verso il quale lavorare. L’impulso di non trovarsi in una determinata situazione o di riconoscere quello che non vogliono, rispetto a quello che vogliono, può far sì che essi siano ingiustificatamente duri con se stessi o che rendano il miglioramento della performance più difficile del necessario. Ciò può determinare livelli eterogenei di autostima e l’attribuzione a varie circostanze del cosiddetto “fallimento”. Un’altra questione importante è mantenere un approccio costante. Uno dei fenomeni tipici degli sportivi e delle squadre di successo è quello che si manifesta quando raggiungono il loro obiettivo originario o il livello di successo a cui aspiravano. Molti atleti, in tutti gli sport, “perdono la grinta” una volta raggiunto l’obiettivo originario, ad esempio vincere un particolare torneo o una competizione, oppure stabilirsi in una squadra. La ragione di ciò è che hanno ottenuto il loro obiettivo “muoversi verso” originario e non ne hanno ancora stabilito un altro. In realtà, molti di essi, sia negli sport individuali che in quelli di squadra, passano da un obiettivo “muoversi verso” a uno “via da”, ad esempio mantenere un certo livello di performance, non farsi battere, giocare sul sicuro, avanzare senza fatica. A questo punto, la performance tende a perdere il suo impeto originario. Gli individui o le squadre, come Steve Redgrave o il Manchester United, che sono in grado di conseguire costantemente un alto livello di performance, anno dopo anno, sembrano rappresentare l’eccezione, piuttosto che la regola.

10.2 OPZIONI O PROCEDURE Questo secondo meta-programma ha a che fare con i motivi su cui si fondano le azioni degli sportivi, in base alla quantità di alternative di cui dispongono. Cercano nuovi metodi per accostarsi all’allenamento e alla partita oppure sono felici di attenersi ai metodi, collaudati e affidabili, che hanno usato in passato?

PROFILO: SPORTIVI-OPZIONI Questi sportivi cercano nuovi modi per accostarsi all’allenamento o alla partita. Possono affrontare il rischio di introdurre qualcosa di nuovo nella loro ricerca di un metodo migliore. Sono motivati dalle nuove idee e proveranno nuove cose, sebbene le routine ritenute collaudate e affidabili abbiano funzionato bene in passato. Non importa quanto qualcosa abbia funzionato in passato: loro cercheranno un modo diverso (e, se tutto va bene, migliore). Come riconoscerli: • • • •

cercano nuove vie per accostarsi alle varie situazioni; amano avere molte possibilità; si annoiano e perdono velocemente interesse, se ogni cosa diventa un’abitudine meccanica; tendono a usare parole come nuovo, provare, sfida, interessante, quando descrivono il loro approccio o spiegano perché hanno fatto qualcosa; • vedono il potenziale insito nelle nuove idee o nei nuovi modi di fare; • tendono ad essere rivolti al futuro; • sfidano continuamente lo status quo. Nell’allenarli o sostenerli: 54


• fate vedere loro come possano essere usate le nuove idee; • lasciate loro una certa libertà (con parametri adatti, se è opportuno) di cambiare le cose o di essere spontanei; • chiedete loro nuove idee; • usate parole come alternative, possibilità, scelta, nuovo, diverso.

PROFILO: SPORTIVI-PROCEDURE Questi sono degli sportivi a cui piacciono le cose collaudate, testate e affidabili. Il loro atteggiamento è: “Se non è rotto, non aggiustarlo”. Ciò è basato sulla loro visione, secondo cui esiste un modo migliore o più giusto. Non sono interessati alla scelta, alle nuove strade o al cambiare le cose solo per il gusto del cambiamento. Credono che le cose già iniziate dovrebbero essere perseguite fino alla fine. Come riconoscerli: • nel descrivere un’esperienza sportiva tendono a limitarsi ai fatti, spiegando il background, lo sviluppo di una situazione e come si è venuta a creare; • chiariscono un insieme di circostanze, presentandole come qualcosa che è avvenuto e dicendo che, in realtà, non si è trattato di una loro scelta; • tendono a rimanere inattivi nelle sessioni di allenamento e negli incontri, aspettando che succeda qualcosa; • tendono a non rivelare le loro emozioni con il linguaggio corporeo; • se una procedura viene cambiata o non viene tenuta in considerazione, vogliono esaminarla e analizzarla accuratamente; • tendono a essere disturbati dai troppi cambiamenti o dall’accadere simultaneo di troppe cose nuove. Nell’allenarli o sostenerli: • • • •

rendeteli consapevoli del fine ultimo di ciò che stanno facendo; nell’affrontare qualcosa di nuovo, assicuratevi che tutto sia perfettamente chiaro; dimostrate loro che li rispettate e che rispettate i loro punti di vista e il loro approccio; usate parole e frasi come corretto, conosciuto, capito, testato, provato, il modo giusto.

L’allenatore, il manager o il giocatore fortemente “procedurale” considererà la personaopzioni un anticonformista. Il manager, l’allenatore o il giocatore-opzioni considererà la personaprocedura ottusa, eccessivamente cauta, con i paraocchi. Inevitabilmente, in tutti i livelli dello sport, è utile avere entrambe le prospettive. Questo vale, ovviamente, per gli sport di squadra, ma è di importanza vitale anche in quelli individuali. Fare sempre le stesse cose, prima o poi diventerà inefficace, non importa quante volte abbia funzionato in passato. Allo stesso modo, fare solamente cose nuove, improvvisate, produrrà risultati disastrosi.

10.3 INTERNO O ESTERNO Questo meta-programma spiega le basi della motivazione di un individuo. Alcuni sportivi ottengono tutta la motivazione di cui hanno bisogno da se stessi. Non importa quello che sta accadendo: sembrano capaci di andare dentro di sé, scavare in profondità e trovare qualcosa di eccezionale, che faccia la differenza. Altri sono più influenzati dall’esterno e richiedono spesso un feedback su ciò che stanno facendo. Le opinioni delle altre persone sono la loro 55


motivazione principale. Privati di queste, possono facilmente perdere le qualità che danno loro un vantaggio sugli avversari e compromettere il livello delle loro performance. Per loro, il feedback non si basa solo sui risultati, ma sull’opinione degli altri. Fra questi si possono includere l’allenatore, i compagni di squadra, la stampa e il pubblico.

PROFILO: SPORTIVI CON INDICE REFERENZIALE ALL’INTERNO Come riconoscerli: • sembrano essere completamente assorbiti da se stessi e inconsapevoli di come si sentano i loro compagni di squadra; • tendono ad analizzare moltissimo le loro reazioni e le loro risposte, spesso senza cercare un feedback; • se ottengono dagli altri un feedback che non coincide con il loro punto di vista, possono mettere in dubbio la validità dell’opinione dell’altra persona; • tendono a non rivelare molto (a meno che non sappiate riconoscerne i segnali) nei loro gesti o nella comunicazione non verbale. Nell’allenarli o sostenerli: • create un contatto dimostrando di capirli (ma non eccedete cercando di costruire una relazione, poiché potrebbero benissimo fraintendervi e allontanarsi); • siate molto espliciti nel comunicare con loro; • evitate di prendere le loro reazioni come attacchi personali e di farvi coinvolgere nel cercare di cambiarli; • siate molto specifici e andate subito al sodo quando fornite loro dei feedback o chiedete loro qualcosa.

PROFILO: SPORTIVI CON INDICE REFERENZIALE ALL’ESTERNO Come riconoscerli: • cercano le opinioni e i punti di vista altrui; • trovano delle difficoltà a iniziare o a continuare qualcosa, per esempio in assenza di qualche input dall’esterno; • tendono a mostrare il loro grado di intesa con i gesti, annuendo e con la comunicazione non verbale; • prendono nota delle sensazioni dei loro compagni di squadra o dei colleghi; • possono diventare i portavoce della squadra (o, perlomeno, essere disposti a condividere le proprie opinioni); • tendono a essere felici, se tutti gli altri lo sono (e pessimisti, se tutti gli altri sono giù di morale). Nell’allenarli o sostenerli: • • • • • •

siate entusiasti riguardo ad alcuni aspetti della loro performance; evitate di dare loro sempre cattive notizie; usate parole e frasi come noi, nostro, tutto, tutti quanti, la squadra; ascoltate le loro opinioni e rispondete a tutte le loro domande; siate sensibili, se dovessero essere coinvolti in qualche disaccordo; prestate loro attenzione al di fuori delle normali consuetudini, ad esempio durante una pausa 56


o al di fuori dell’allenamento; • mostrate loro come altre persone abbiano risposto positivamente, in determinate circostanze; • mostrate rispetto per loro e per il resto della squadra. Una delle più grandi frustrazioni per uno sportivo è essere insicuro riguardo al perché stia facendo qualcosa o riguardo al perché alcune cose sembrino essere più importanti di altre. La bellezza dei meta-programmi risiede nel fatto che essi spiegano aspetti della personalità e della motivazione di cui molti sportivi sono solo vagamente consapevoli. In particolare, riconoscere la vostra sorgente di motivazione è, ovviamente, di importanza vitale. Ciò vi permette di capire cosa funziona per voi e poi di utilizzarlo a vostro vantaggio. Negli sport di squadra, la fonte della motivazione può anche spiegare come si possano formare fazioni e piccoli gruppi esclusivi e come alcuni individui, invece, vadano per la propria strada. Per un manager o un allenatore è davvero utile essere in grado di determinare una struttura e di trovare una spiegazione per certi comportamenti. È importante notare che non occorre che il manager o l’allenatore sia d’accordo con la preferenza individuale dello sportivo. L’importante è riconoscerla, rispettarla e agire in maniera appropriata.

10.4 UGUAGLIANZA O DIFFERENZA Questo meta-programma riguarda il bisogno o il desiderio di cambiare dell’individuo e la frequenza con cui il cambiamento sia richiesto. In base al grado di questo desiderio di cambiare, le persone tendono a concentrarsi sulle somiglianze o sulle differenze. Il cambiamento è un fattore importante nello sport, ad esempio può consistere in: • • • • • •

un cambiamento nella dieta; un cambiamento nelle attività di allenamento; nuove tattiche da assimilare; nuovi compagni di squadra con cui interagire; nuove squadre in arrivo; cambiamenti delle condizioni personali.

La capacità di cambiare, nello sport, è infinita e la risposta congeniale all’individuo è un fattore importantissimo per determinare in che misura venga effettivamente gestita tale capacità.

PROFILO: SPORTIVI CON PREFERENZA PER L’UGUAGLIANZA Questi sportivi sperano che tutto rimanga uguale. In genere difendono il modo tradizionale in cui sono andate le cose e la loro accettazione del cambiamento è spesso lenta e stentata. Sono poco propensi a dare inizio a un cambiamento o ad adottare nuove abilità e tecniche innovative. Come riconoscerli: • tendono a cercare le somiglianze fra le varie situazioni e le varie tecniche, e cercano di costruire somiglianze a partire da queste; • cercano la costanza nei metodi e nelle tattiche; • sono conservatori e hanno bisogno di tempo per accettare nuovi modi di fare le cose; • il loro linguaggio include parole come stesso, come, comune, simile; • tendono a concentrarsi su ciò che funziona. 57


Nell’allenarli o sostenerli: • • • •

comunicate obiettivi condivisi; costruite sulla base di somiglianze tra il vecchio e il nuovo; usate la loro precedente conoscenza e abilità per farli progredire; mostrate loro come il nuovo sia semplicemente costruito sul vecchio, e di conseguenza non lo svilisce, né lo svaluta; • usate parole come sviluppare, piuttosto che cambiare.

PROFILO: SPORTIVI CON PREFERENZA PER LE DIFFERENZE Questi sportivi amano il cambiamento. Nulla può cambiare troppo velocemente per loro. Ciò che non sta cambiando non può essere giusto. Amano cambiare allenamento o tattica e imparare nuove abilità. Hanno costantemente bisogno di nuovi ruoli o responsabilità, per continuare a sentirsi motivati. Come riconoscerli: • • • • • •

cercano costantemente nuove strade; paragonano ogni cosa, cercando delle differenze; usano parole come nuovo, differente, cambiato, migliore, trasformato; tendono a essere interessati a cosa accadrà dopo, piuttosto che a quanto sta accadendo ora; amano essere diversi, particolari; cercano cosa non stia funzionando.

Nell’allenarli o sostenerli: • enfatizzate le novità introdotte nell’allenamento, nelle tattiche e nei metodi, mostrando loro come i nuovi cambiamenti miglioreranno la situazione; • fate notare i miglioramenti; • usate parole ed espressioni come nuovo, unico, prima volta, differente, primo, senza precedenti; • dite cose come “non so se tu possa farlo”, che li sfideranno a dimostrare che, al contrario, possono. Questo meta-programma aiuta a dimostrare perché alcune persone sembrano avere delle abitudini ben radicate, mentre altre sono pronte a qualsiasi novità (talvolta in modo irritante!). Potrebbe essere utile aiutare gli sportivi-uguaglianza, attraverso i cambiamenti, rallentando, allo stesso tempo, le persone-differenza, che potrebbero voler cambiare solo per il gusto di cambiare.

10.5 PROATTIVO O REATTIVO Nei circoli manageriali, il punto di vista comunemente accettato è che le persone proattive siano più in gamba di quelle reattive, poiché fanno accadere le cose. Secondo il modello dei meta-programmi, questo non è necessariamente vero. Il valore della distinzione tra persone proattive e reattive sta nel capirle e quindi nell’aiutarle a ottenere di più.

PROFILO: SPORTIVI PROATTIVI Gli sportivi proattivi faranno accadere le cose, spesso senza preoccuparsi di controllare come si sentano gli altri. Inizieranno il lavoro e lo concluderanno, ma talvolta ciò disturberà gli altri, 58


che sentiranno di essere stati “travolti”, senza alcuna considerazione. Come riconoscerli: • • • • •

sono molto diretti nel loro modo di parlare e nelle loro azioni; vanno subito al sodo; usano un linguaggio attivo; parlano della propria situazione come se ne avessero sempre il controllo; possono “travolgere” gli altri compagni di squadra.

Nell’allenarli e sostenerli: • • • • •

date loro istruzioni chiare; evitate di interferire, se qualcosa sta funzionando; teneteli attivi e occupati; lasciateli iniziare e portare a termine qualcosa; evitate di rallentarli con un’analisi eccessiva.

PROFILO: SPORTIVI REATTIVI Gli sportivi reattivi aspettano, prima di agire, preferendo anzitutto considerare e analizzare ciò che stanno per fare. Talvolta, in effetti, non intraprenderanno alcuna azione, ritenendo che il semplice pensare a qualcosa sia sufficiente. Questo può irritare e infastidire chi ha un’indole più proattiva. Alcune persone tendenzialmente reattive credono che, riguardo a qualunque cosa, sia solo una questione di fortuna e pertanto non c’è alcun motivo di agire troppo presto. Come riconoscerli: • • • • •

tendono ad astenersi dall’intraprendere delle azioni; analizzano ogni cosa accuratamente, prima di impegnarsi ad agire; hanno bisogno di essere rassicurati che qualcosa funzionerà, prima di agire; tendono ad avere sempre bisogno di ulteriori informazioni; mostrano di credere nella fortuna e nel fatto che le cose, semplicemente, accadano.

Nell’allenarli e sostenerli: • • • • •

date loro del tempo per pensare; lasciate che si procurino una gran quantità di informazioni; non fate pressione per ottenere delle decisioni troppo velocemente; permettete loro di lasciarsi guidare dagli altri; consentite loro di esprimere le proprie opinioni a modo loro, anche se hanno bisogno di dilungarsi; • cercate di non metter loro troppa fretta. Questo meta-programma può causare molta confusione e talvolta qualche risentimento, ma ogni suo aspetto ha la propria importanza. Potrebbe non essere utile, se tutti fossero proattivi e quindi balzassero costantemente da una situazione all’altra, provocando le cose e correndo avanti. Analogamente, una squadra di persone reattive tenderebbe ad aspettare troppo e a cercare più informazioni possibili, prima di agire o rispondere. Come alcuni degli altri metaprogrammi, questo è uno di quelli in cui gli opposti, talvolta, si attraggono. All’interno dei piccoli gruppi che possono formarsi in una squadra, spesso i tipi attivi e reattivi si ritrovano insieme. È come se ognuno soddisfacesse i bisogni dell’altro. Nei momenti di discussione che coinvolgono la squadra, potrebbe essere interessante mettere un giocatore proattivo in coppia con uno reattivo. Tuttavia, questo dovrebbe essere fatto con un intento positivo e mantenendo 59


uno sguardo attento sulle dinamiche del processo.

10.6 QUADRO GENERALE O DETTAGLIO Alcuni sportivi preferiscono ricevere informazioni di carattere generale, in modo da farsi un quadro complessivo della situazione. Altri preferiscono ricevere tutti i dettagli, passo dopo passo, e tendono a farsi scoraggiare se viene presentato loro il quadro globale troppo presto.

PROFILO: SPORTIVI-QUADRO GENERALE Questi sportivi richiederanno e forniranno il quadro generale, tendendo ad annoiarsi di fronte a troppi dettagli. Come riconoscerli: • • • • • •

tendono a ricercare una visione globale; parlano utilizzando considerazioni di carattere generale, piuttosto che dettagli; si sentono a loro agio se hanno a che fare con grandi idee, concetti e argomenti astratti; non forniscono e non cercano molti dettagli; tendono a passare da un’idea all’altra, senza necessariamente collegarle; si annoiano facilmente.

Nell’allenarli o sostenerli: • illustrate prima il quadro o lo scopo generale; • fate variare la vostra conversazione (e l’allenamento etc.), usando un’ampia gamma di parole e di tecniche; • evitate di fornire troppi dettagli, troppo presto; • riassumete i punti più importanti; • usate frasi brevi, chiare e semplici; • fate attenzione a ciò che li annoia; • usate parole e frasi come visione d’insieme, struttura, concetto, generalmente.

PROFILO: SPORTIVI-DETTAGLI Gli sportivi con questa preferenza chiedono che ogni cosa sia dettagliata, logica e che sia illustrata passo dopo passo. Non gradiscono essere forzati a prendere decisioni o a trarre delle conclusioni, senza che tutte le informazioni siano disponibili. Non amano le considerazioni generali e preferiscono grandi quantità di esempi. Talvolta trovano difficile attribuire una priorità ai propri bisogni. Come riconoscerli: • chiedono molti dettagli; • desiderano che le cose siano preparate passo dopo passo; • se perdono il filo del discorso mentre stanno dando una spiegazione o facendo una domanda, tendono a ricominciare dall’inizio; • tendono a utilizzare una grande quantità di avverbi e aggettivi; • si sentono frustrati da grandi quantità di generalizzazioni. Nell’allenarli o sostenerli: • fornite le informazioni e le istruzioni in modo dettagliato, passo dopo passo; 60


• • • •

siate pronti ad accettare domande sui dettagli; usate un linguaggio preciso; usate parole come specificamente, esattamente, primo, secondo, terzo; fate in modo che seguano un programma per se stessi, per realizzare idee o azioni.

Le persone che preferiscono la visione d’insieme tendono a conservare questo atteggiamento in qualsiasi contesto, così come quelle che preferiscono i dettagli tendono a mantenere la stessa inclinazione indipendentemente dal contesto.

10.7 RISPOSTA ALLO STRESS: SENSAZIONI/SCELTE/PENSIERO Questo può essere un meta-programma particolarmente utile per uno sportivo. Alcuni potrebbero pensare che i giocatori siano soggetti allo stress solamente a livello professionale, ma non è necessariamente così. Questo meta-programma presenta tre categorie, piuttosto che due polarità. Lo stress incide sullo sportivo in modi differenti. Qualcosa che stresserà totalmente una persona non intaccherà per niente un’altra. Questo è complicato dal fatto che alcune persone, che sembrano essere libere dallo stress, in realtà lo stanno reprimendo. Il caso di Paul Gascoigne, nell’autunno del 1998, ne è un esempio. Esteriormente, nonostante tutti i suoi problemi, mostrava sempre di avere una personalità rilassata e spavalda. Invece, sotto la superficie, c’erano in fermento molte questioni irrisolte, che lo portarono, infine, a ricoverarsi in una clinica.

PROFILO: SPORTIVI CON REAZIONE-SENSAZIONI Gli sportivi corrispondenti a questo profilo possono essere altamente intuitivi e creativi, ma anche volubili ed eccentrici nel loro comportamento. Non amano il feedback negativo e possono reagire ad esso piuttosto violentemente, oltre a causare attriti con gli sportivi che rispondono allo stress in maniera razionale. Come riconoscerli: • tendono a utilizzare gesti e linguaggio corporeo concitati, facendo un uso particolare delle braccia, del corpo, delle espressioni del viso e della voce; • possono rimanere carichi di emotività per un po’ di tempo, anche dopo che gli eventi sembrano essere trascorsi; • possono “infiammarsi” molto velocemente. Nell’allenarli e sostenerli: • prestate attenzione alle loro emozioni, invece di rispondervi con la fredda logica e con i fatti; • lasciateli esternare le loro preoccupazioni; • identificatevi con le loro preoccupazioni; • siate assertivi, sia verbalmente sia non verbalmente, mantenendo il contatto visivo e parlando in termini di noi e non di io; • mostrate loro l’intenzione positiva della vostra reazione.

PROFILO: SPORTIVI CON REAZIONE-SCELTE 61


Questi sportivi possono cominciare a rispondere a una situazione in maniera emotiva, per poi tornare rapidamente al loro solito modo di reagire privo di emotività. La loro reazione emotiva è meno evidente o meno intensa, rispetto a quella dello sportivo che risponde attraverso le sensazioni. Come riconoscerli: • • • •

manifestano una reazione emotiva iniziale, prontamente seguita da un’altra, più misurata; possono mostrare un certo grado di empatia; sono spesso portavoce di un gruppo, in una situazione stressante; tendono a trasmettere segnali attraverso i quali mostrano di mantenere il controllo.

Nell’allenarli o sostenerli: • • • • •

permettete alla loro risposta emotiva iniziale di smorzarsi, prima di reagire; ascoltate entrambe le reazioni, quella emotiva e quella non emotiva; evitate di reagire in modi differenti al comportamento emotivo e a quello non emotivo; create empatia nei loro confronti; mostrate e condividete con loro il vostro stile preferito.

PROFILO: SPORTIVI CON REAZIONE-PENSIERO Queste persone mostrano reazioni prive di emotività a situazioni che gli altri sportivi troverebbero, di norma, stressanti. Rimangono calmi e impassibili, incuranti della reazione di chiunque altro. Come riconoscerli: • non manifestano, né con parole né con il tono della voce o con il linguaggio corporeo, alcuna reazione negativa allo stress; • non sono inclini al panico; • si attengono ai fatti; • mostrano di non essere consapevoli o di non curarsi delle persone intorno a loro, che stanno reagendo in maniera diversa. Nell’allenarli o sostenerli: • attenetevi ai fatti; • controllate le vostre stesse reazioni, ossia non tempestateli con le vostre reazioni emotive, aspettandovi che reagiscano; • ponete loro delle domande per tirar fuori ciò che pensano; • fate in modo che offrano delle soluzioni; poi analizzate le loro reazioni. Il potere di questo meta-programma è dovuto al fatto che può aiutare a spiegare perché un particolare sportivo reagisca in un certo modo, come possa agire in modo utile a se stesso e come altri possano essergli d’aiuto.

10.8 STILE: INDIPENDENZA/ VICINANZA/COOPERAZIONE Questo meta-programma può rivelare molte cose, specialmente nell’ambito degli sport di squadra. Secondo un presupposto elementare, gli atleti che praticano sport di squadra lo fanno, 62


in parte, perché amano giocare con gli altri e ciò, pertanto, permette loro di dare il meglio. Questo non è necessariamente vero, poiché alcune persone preferiscono fare a modo loro anche quando giocano in una squadra.

PROFILO: SPORTIVI CHE PREFERISCONO L’INDIPENDENZA Questi sportivi preferiscono lavorare per conto loro. Ciò significa, spesso, che nell’allenamento preferiranno lavorare da soli e per se stessi. Sono davvero felici di prendersi la responsabilità delle proprie azioni. Lavoreranno con gli altri, ma si sentiranno a disagio qualora ciò dovesse influire negativamente sulla loro performance. Come riconoscerli: • tendono a creare la loro personale routine e le loro mansioni; • non contribuiscono molto alle discussioni aperte che riguardano altre persone; • il loro linguaggio tende a essere basato su loro stessi e a contenere parole come me, mio, io, da solo; • parlano e agiscono per se stessi anche nelle situazioni che coinvolgono tutta la squadra e che comportano delle responsabilità collettive. Nell’allenarli e sostenerli: • • • •

create un contatto, riconoscendo la loro indipendenza; usate parole che si riferiscono all’individuo, piuttosto che al gruppo; attribuite loro responsabilità individuali all’interno degli obiettivi della squadra; fornite loro un feedback individuale, basato sulla loro performance.

PROFILO: SPORTIVI CHE PREFERISCONO LA VICINANZA Come gli sportivi inclini all’indipendenza, anche quelli che preferiscono la vicinanza sono più propensi ad assumersi delle responsabilità chiaramente stabilite. Nello stesso tempo, vogliono che siano coinvolte anche altre persone o che queste siano perlomeno vicine, pur non riconoscendo, in tutti i casi, tale prossimità. Come riconoscerli: • tendono ad aver bisogno di altre persone; • vogliono un ruolo, delle mansioni e responsabilità precise, quando lavorano con gli altri; • la loro efficacia potrebbe essere influenzata dal dover condividere delle responsabilità con gli altri. Nell’allenarli o sostenerli: • • • •

attribuite loro dei ruoli chiari, delle mansioni e delle responsabilità precise; coinvolgeteli nel lavorare assieme ad altri; tenete altre persone intorno a loro; non permettete ad altre persone di distrarli da ciò che stanno cercando di ottenere.

PROFILO: SPORTIVI CHE PREFERISCONO LA COOPERAZIONE Come suggerisce il nome, questa preferenza è fondata sul desiderio di lavorare con altri sportivi o colleghi e di condividere doveri e responsabilità. Questi sportivi sono fermamente dediti al lavoro di squadra. Se, per qualche motivo, dovessero fare qualcosa per conto loro, potrebbero avere qualche difficoltà nel completarla. Come riconoscerli: 63


• • • •

hanno profondi legami affettivi con gli altri e si affidano a loro totalmente; sono infastiditi dagli “indipendenti”; faranno qualsiasi cosa per gli altri o per la squadra; tendono a esprimere o a mostrare incertezza, quando viene chiesto loro di fare qualcosa per conto proprio; • tendono a usare parole come noi, tutti, insieme. Nell’allenarli o sostenerli: • • • • •

fateli allenare e lavorare con altre persone; consentite loro un po’ di libertà con le altre persone; elaborate ruoli, responsabilità e incombenze condivisi; tenete uno sguardo vigile su di loro, quando stanno lavorando da soli; mostrate loro come ciò che stanno facendo sarà di beneficio per la squadra.

Essere abbastanza perspicaci da riconoscere il proprio stile preferito può essere molto utile per uno sportivo. Può aiutare a spiegare perché le persone si allenano, si preparano e giocano in una determinata maniera. Può anche spiegare l’origine di alcuni gruppi che si formano nello sport.

10.9 ORGANIZZAZIONE: COSE O PERSONE Questo meta-programma riguarda l’attenzione alle cose o alle persone. In questo contesto, per “cose” s’intendono idee, sistemi, piani, procedure o processi. Per esempio, nel valutare una performance, gli sportivi orientati alle cose saranno più interessati a verificare che il piano abbia funzionato o che i compiti siano stati eseguiti, senza interessarsi troppo di come le altre persone si siano sentite. Gli sportivi orientati alle persone, invece, saranno molto consapevoli delle sensazioni degli altri e vi attribuiranno molta importanza.

PROFILO: SPORTIVI ORIENTATI ALLE COSE Anche in una situazione di squadra, questi sportivi tendono a rivolgere tutta la loro attenzione e ad attribuire importanza a struttura, schemi di gioco, procedure e obiettivi. Se, per caso, menzionano delle persone, lo fanno in modo indiretto e distaccato. Come riconoscerli: • • • •

tendono a concentrarsi su procedure, schemi, obiettivi, sistemi; difficilmente menzionano altre persone; vedono le persone come parte dello schema, come componenti, unità, oggetti; tendono a non essere emotivi (anche se possono esserlo, a modo loro).

Nell’allenarli o sostenerli: • • • • • •

attenetevi a procedure, piani etc.; usate grandi quantità di fatti; fate in modo che condividano fatti e idee con voi; fate chiarezza riguardo al modo in cui preferirebbero che fossero fatte le cose; evitate di ostacolare i loro progressi; incoraggiateli a condividere i loro obiettivi e i loro metodi con gli altri.

64


PROFILO: SPORTIVI ORIENTATI ALLE PERSONE Questi sportivi sono a loro agio con gli altri e sono abbastanza consapevoli di come gli altri vedono le cose. Come riconoscerli: • considerano e parlano dei punti di vista e delle opinioni dei loro compagni di squadra e degli altri; • usano parole e frasi come noi, tutti, considerare le opinioni altrui, ciò che ci aiuterà etc.; • tendono a farvi sentire a vostro agio, quando siete con loro; • sono spesso al centro della situazione; • sono schietti riguardo alle loro sensazioni ed opinioni. Nell’allenarli o sostenerli: • utilizzate il loro stesso tipo di linguaggio, quando rispondete; • concentratevi su come queste persone faranno funzionare il piano e perseguiranno gli obiettivi; • mostrate come il loro ruolo aiuterà gli altri; • dimostrate di aver compreso come si sentono, riguardo al piano o al sistema; • siate aperti riguardo alle vostre sensazioni ed emozioni; • usate frequentemente i nomi delle persone, nelle vostre discussioni. Molte persone che dirigono o allenano delle squadre sentono di avere un approccio equilibrato rispetto alle persone e alle cose. Qualora praticaste uno sport individuale, potrebbe esservi utile riconoscere le vostre inclinazioni, in modo tale da utilizzarle nel migliore dei modi.

10.10 CANALE PERSUASORE Ci sono due modi attraverso i quali si può convincere uno sportivo di qualcosa. Uno è il canale persuasore, che è attinente al bisogno di vedere, sentire, leggere informazioni o eseguire un’azione per essere convinti. L’altro è il modello persuasore, che verrà spiegato più avanti, in questo capitolo.

PROFILO: SPORTIVI CON PREFERENZA VISIVA Niente convince queste persone di qualcosa, a meno che non la vedano accadere. Questo può significare sia che la cosa accade effettivamente, nella realtà, sia che la vedono accadere nella loro mente. Per essere convinti del valore di una tattica, di un piano di gioco o di un’idea, questi atleti preferiranno che la si rappresenti visivamente.

PROFILO: SPORTIVI CON PREFERENZA AUDITIVA Queste persone hanno bisogno di sentire qualcosa, per essere persuase. Preferiranno ricevere oralmente istruzioni o informazioni. Saranno influenzate dal modo in cui qualcosa viene detto.

PROFILO: SPORTIVI CON PREFERENZA PER LA LETTURA Parole e immagini significano poco per questi sportivi, che amano vedere le cose in forma scritta. Preferiscono leggere le informazioni, per essere persuasi, e amano prestare attenzione alla parola scritta.

65


PROFILO: SPORTIVI CON PREFERENZA PER IL “FARE” Nessuno degli altri tre canali persuasori funzionerà con questi sportivi quanto il fare effettivamente qualcosa. Se devono convincersi di qualcosa riguardo a una persona, vorranno lavorare con quella persona. Se si tratta di un piano o di una tattica, vorranno provarli, dimostrarli a se stessi. Anche vedere qualcun altro mettere in pratica qualcosa non li convincerà, poiché hanno bisogno di farlo essi stessi.

10.11 MODELLO PERSUASORE Questo meta-programma spiega il processo che lo sportivo esegue per convincersi della validità di qualcosa. Si tratta di un modello altamente individuale e, nonostante ciò, la maggior parte degli sportivi presume che tutti gli altri lo eseguano nello stesso modo. Questa preferenza è particolarmente importante, in virtù del suo impatto sull’apprendimento e sull’acquisizione di nuove abilità e di nuovi metodi.

PROFILO: SPORTIVI CON PREFERENZA-AUTOMATICO Questi sportivi prenderanno decisioni molto rapide, basate su una piccola quantità di informazioni. Come riconoscerli: • • • •

prendono una decisione molto velocemente; non richiedono una grande quantità di prove; presumono che le informazioni debbano essere corrette; non cambiano idea molto facilmente.

Nell’allenarli o sostenerli: • • • • •

permettete loro di prendere decisioni alla loro velocità; date informazioni di alta qualità, rapidamente; non fatevi scoraggiare dalla velocità delle loro decisioni; mostrate empatia, concedendo loro il beneficio del dubbio; non sovraccaricateli di informazioni.

PROFILO: SPORTIVI CON PREFERENZA-CONSISTENZA Questi sportivi sono l’opposto di quelli che operano con la preferenza-automatico. Non importa quante volte qualcosa accada o quanti esempi si mostrino loro: non sono mai veramente convinti. Come riconoscerli: • sono scrupolosi nella valutazione di qualcosa, ad esempio un piano di gioco o una nuova tattica; • iniziano daccapo e mettono in discussione qualcosa anche quando tutti gli altri l’hanno accettata; • non vogliono che si metta loro fretta; • ogni volta che accade qualcosa, la considerano come se fosse la prima volta. Nell’allenarli o sostenerli: • concedete loro più tempo possibile; 66


• • • •

rimanete calmi, pazienti e neutrali con loro; cominciate sempre dall’inizio, quando spiegate qualsiasi teoria; adeguatevi alla loro velocità; spiegate tutto quanto, senza trascurare alcun dettaglio.

PROFILO: SPORTIVI CON PREFERENZA “NUMERO-DI-ESEMPI” Questi sportivi vogliono avere una certa quantità di esempi, prima di convincersi. Come riconoscerli: • continuano a chiedere spiegazioni o esempi; • sono a disagio se viene fornito un numero insufficiente di esempi; • possono richiedere un numero specifico di esempi. Nell’allenarli o sostenerli: • • • •

riconoscete il numero specifico di esempi che richiedono; siate pronti a fornire il numero di esempi di cui hanno bisogno; siate preparati alle domande che vi potrebbero porre; evitate di metter loro fretta.

PROFILO: SPORTIVI CON PREFERENZA “PERIODO-DI-TEMPO” Simili alla preferenza “numero-di-esempi”, questi sportivi necessitano di un particolare periodo di tempo per assimilare e accettare le cose. Come riconoscerli: • tendono ad aver bisogno di un certo periodo di tempo; • mostrano frustrazione, se le cose vengono affrettate; • tendono a dimostrare che stanno assimilando le cose riflettendo e facendo domande. Nell’allenarli o sostenerli: • • • •

riconoscete il particolare periodo di tempo che richiedono; siate pronti a fornire una quantità di tempo sufficientemente ampia; siate pronti per le domande che vi potrebbero porre; evitate di metter loro fretta.

Questo modello persuasore può rivelare molto del vostro tipo di approccio. La maggior parte di noi è inconsapevole di quale sia la nostra preferenza, ma riconoscere i nostri modelli ci assicura di essere completamente convinti, prima di agire. È anche utile, per un manager o un allenatore, riconoscere queste preferenze e comportarsi di conseguenza. Questo è uno dei capitoli più lunghi del libro, ma non a caso. I meta-programmi rivelano i meccanismi del comportamento degli sportivi, spiegano, cioè, perché essi si comportano in un determinato modo. Come sempre, prestare attenzione e ascoltare fornirà una quantità enorme di informazioni utili, che potrà essere utilizzata per creare un approccio di successo. Potete utilizzare le informazioni sui meta-programmi per organizzare le situazioni in modo che si adattino alle vostre preferenze o sviluppare approcci più flessibili, per ampliare la base delle vostre abilità. Questo livello di autoconsapevolezza e comprensione vi può aiutare ad apportare un miglioramento significativo alla vostra performance. Per chiunque abbia a che fare con gli sportivi, ad esempio un manager o un allenatore, è ovviamente utile comprendere ogni aspetto di ciò che “fa scattare qualcosa in una persona”. D’altronde, la consapevolezza delle proprie preferenze può aiutare a diventare più efficienti 67


nel proprio ruolo.

68


CAPITOLO 11

SVILUPPARE STRATEGIE PER IL SUCCESSO

Ognuno di noi usa qualche forma di strategia per conseguire il successo. La nostra strategia può essere basata su una precedente conoscenza dell’avversario o sul desiderio di raggiungere certi livelli di performance. Anche il semplice giocare per divertirsi può essere definito una forma di strategia. Alcune delle nostre strategie sono evidenti ed esplicite, ma ce ne possono essere alcune di cui non siamo consapevoli. Le strategie sono un fattore importante in tutto quello che gli esseri umani fanno. Come è stato già detto in precedenza, i primi sviluppi della PNL erano basati sulle strategie che diverse persone di successo utilizzavano, spesso senza esserne consapevoli. Esiste una vasta possibilità di effettuare ulteriori ricerche sull’uso delle tecniche della PNL, per cercare di stabilire cosa facciano e come, i grandi “talenti naturali” dello sport, per ottenere così tanto successo. Nella PNL ci sono delle tecniche per stabilire il “come” di qualsiasi processo umano. L’insieme di queste tecniche è conosciuto come modellamento (modeling), e gran parte di qualsiasi formazione in PNL consiste nel praticare strategie di modellamento. Una delle affascinanti scoperte relative al modellamento è che possiamo contare sulle strategie anche per le cose che crediamo di non poter fare. Modellare significa che possiamo riprodurre l’abilità sportiva di qualcun altro, come se fosse un aspetto della nostra stessa performance. Questo non significa che ogni giocatore di cricket possa essere uno Ian Botham o che ogni giocatore di calcio possa essere un Michael Owen, ma piuttosto che alcuni aspetti del loro gioco possono essere aggiunti alla performance di chiunque. Essenzialmente, tutto il comportamento umano è basato su qualche forma di strategia, dall’alzarsi al mattino, al guidare una macchina, allo scrivere una lettera. Le tre componenti di una strategia sono: • le convinzioni che sostengono il comportamento; • lo stato fisiologico del comportamento; • le strategie che sostengono il comportamento. Il processo della PNL che porta alla scoperta della strategia di qualcuno può essere descritto come segue: 1. Identificate il comportamento specifico, ad esempio tirare un calcio di rigore, servire un “ace”, mandare una palla in buca. 2. Fate mettere in atto effettivamente il comportamento dallo sportivo. Se ciò non è possibile, fatelo ritornare con la mente a una volta in cui stava eseguendo con successo il comportamento e fatelo mettere totalmente in quello stato, in maniera associata. 3. Identificate la prima cosa in assoluto di cui è consapevole, mentre rivive l’esperienza. 4. Scoprite, in modo specifico, cosa vede, ascolta, sente etc. 5. Identificate la seconda cosa di cui è consapevole, mentre sta rivivendo il comportamento. 69


6. Scoprite, in modo specifico, cosa vede, ascolta, sente etc. 7. Ripetete il processo per ogni specifica parte del comportamento, fino a che non avrete estratto completamente la sua strategia. Ci sono due tipi di modellamento: il modellamento corporeo e il modellamento mentale.

IL MODELLAMENTO CORPOREO La maggior parte delle persone usa qualche forma di modellamento corporeo per acquisire una nuova abilità. I bambini che imparano a camminare copiano ciò che vedono intorno a loro, principalmente dai loro genitori. Sviluppano una consapevolezza inconscia di ciò che è richiesto per camminare, osservando, prima che venga loro spiegato effettivamente. Molte abilità vengono insegnate o vengono apprese, fino a un certo livello, modellando. Le persone che non hanno mai lanciato un giavellotto, saltato un ostacolo o giocato a golf hanno comunque un’idea precisa dell’impegno che ciò comporta dal punto di vista fisico. Nel cricket, quando giocava Jeff Thomson, il fast bowler australiano, tutti i bambini, a ogni angolo di strada, servivano come lui. Andrew Caddick, il lanciatore del Somerset e dell’Inghilterra, si è modellato sul grande lanciatore della Nuova Zelanda, Richard Hadlee. In PNL esiste un processo strutturato per il modellamento corporeo: • scegliete un buon modello; • assicuratevi che, mentre lo state modellando, esegua correttamente la performance (anche i migliori hanno delle giornate “no”); • fissatevi nella mente un’immagine di lui che esegue perfettamente la performance (vedere un filmato) e assicuratevi di poter riprodurre mentalmente la sua performance perfetta; • vedetevi compiere l’abilità/la performance esattamente nella stessa maniera del modello; • entrate dentro l’immagine (associatevi) e siate più consapevoli di cosa si veda, si ascolti, si senta e di quali sapori e odori si percepiscano nell’eseguire la performance perfettamente; • fate lo stesso, cinque o sei volte al giorno. Questo processo abbraccia gli aspetti fisiologici della performance di un giocatore, ma non contempla le sue convinzioni e le sue strategie. Ciò può spiegare perché Andrew Caddick, pur essendo un giocatore di alta qualità a livello regionale, non venne selezionato per la tournée dell’Inghilterra in Australia del 1998-’99. Secondo la spiegazione ufficiale, ciò venne attribuito alla mancanza di tenacia mentale (qualcosa di cui Richard Hadlee non fu mai accusato!). In altre parole, Andrew Caddick potrà anche modellare le azioni e il lancio di Richard Hadlee, ma, senza condividere le sue convinzioni e le sue strategie, non raggiungerà mai gli stessi livelli.

IL MODELLAMENTO MENTALE I passi fondamentali sono: • frammentate la performance sportiva nei suoi elementi chiave; • dividetela in frammenti ancora più piccoli, se necessario; • osservate il processo (possibilmente usando un video) e intervistate lo sportivo per determinarne: – le convinzioni; – i valori; 70


– gli atteggiamenti; – i modelli di pensiero. Per raggiungere lo scopo che si propone questo libro, non è necessario essere esperti di PNL, né conoscere o comprendere il processo di modellamento. Qualsiasi sportivo o allenatore che voglia approfondire la conoscenza di queste tecniche potrà frequentare un corso, ingaggiare un Coach o un Trainer certificato in PNL, oppure leggere nella letteratura sulla PNL qualcosa di attinente. In questo libro svilupperemo i processi basati sulle tecniche della PNL, evitando, comunque, di usare un linguaggio eccessivamente specialistico.

“E Warne o non Warne, per quanto mi riguarda, “le ceneri” [nome ironico per indicare il trofeo di cricket tra Inghilterra e Australia, NdT] saranno vinte o perse con la mente.” DAILY MAIL (1998), resoconto dell’England Cricket Tour of Australia del 1998-’99. Una strategia è come un piano di gioco o lo schema di un’azione e dovrebbe includere tutti gli aspetti di ciò che è probabile che accada. Questo significa prevedere le cose che potrebbero andare bene o male ed essere sufficientemente preparati, mentalmente o fisicamente, per poter affrontare qualsiasi cosa accada. Un piano può anche essere utilizzato per assicurarsi che la preparazione dia il massimo profitto. È sorprendente quanti atleti, a tutti i livelli, abbiano qualche forma di piano di gioco per l’evento in sé, ma nessuno per l’allenamento, che è il mezzo per conseguire il fine. Oggi sempre più persone impegnate nello sport stanno riconoscendo che gli aspetti mentali del processo di allenamento sono tanto importanti quanto quelli fisici. Alcuni sportivi detestano l’allenamento, lo vedono come qualcosa che “va fatto” e aspettano solamente la gara vera e propria. Altri, invece, sembrano essere capaci di dare il meglio di sé nell’allenamento e, fuori dall’ambito della preparazione, cercano a fatica di stabilire livelli costanti di performance.

“Secondo la mia esperienza, la sicurezza è derivata dalla consapevolezza del duro lavoro che è stato investito. Come con i soldi in un conto bancario, senza deposito, non c’è prelievo.” SHARRON DAVIES

È di vitale importanza avere una strategia per il successo nell’allenamento. Questo permette alle persone a cui non piace allenarsi di misurare il loro progresso, di assaporarlo e di sviluppare un collegamento tra l’allenamento e la gara vera e propria. Ciò, inoltre, aiuta gli atleti che si sforzano di trasferire la loro performance dall’allenamento alla competizione a concentrarsi su ciò che devono fare per colmare la lacuna. I sei stadi per i quali avete bisogno di una strategia sono: • • • • • •

prima dell’allenamento; l’allenamento; la preparazione tra l’allenamento e la gara; la gara stessa; la disamina della gara; la pianificazione per la gara successiva.

Per ognuno di questi stadi può essere sviluppata una semplice lista di controllo. Se non vi piace l’idea di dover seguire una lista strutturata, provate a seguire il processo per un certo periodo, fino a che non avrete più bisogno della lista, tranne che come promemoria. 71


Attività Pensate alle possibili risposte a queste domande: • Quali abilità/tattiche voglio praticare durante l’allenamento? • Quali saranno le prove/i criteri di valutazione del mio successo? • Quali specifiche azioni devo intraprendere, per praticare le abilità e le tattiche necessarie? • Quali convinzioni ho circa la mia abilità di raggiungere il livello superiore? • Quali tecniche di PNL posso usare prima dell’allenamento, per assicurarmi il successo (ad esempio, esecuzione mentale, visualizzazione, affermazioni, rilassamento etc.)? Attività Pensate alle possibili risposte a queste domande: • Come portare avanti il lavoro intrapreso nell’ambito dell’allenamento? • Chi altri devo coinvolgere? (Ad esempio l’allenatore, i compagni di squadra.) • Quali sono gli aspetti mentali del gioco su cui voglio lavorare nell’allenamento? Per esempio, voglio lavorare su convinzioni, ancoraggio, sicurezza, perseveranza quando le cose diventano difficili, gestione dei fattori di interferenza, concentrazione, sviluppo di un dialogo interno positivo? • Quali saranno i criteri di valutazione del mio successo in base ai cinque sensi, ovvero cosa vedrò, ascolterò o sentirò, quali sapori e odori percepirò, quando avrò avuto successo? • Quali saranno gli indicatori fisici del mio successo? • Come mi ricompenserò per il mio successo? • Qual è il piano d’azione da portare avanti tra l’allenamento e la gara vera e propria? Attività Pensate alle possibili risposte a queste domande: • • • • •

Su cosa sto scegliendo di lavorare, a questo stadio? Come posso pianificare il mio tempo, per essere sicuro di utilizzarlo significativamente? Quali tecniche di rilassamento userò? Cosa posso fare per mantenermi occupato e concentrato? Cosa ho bisogno di sapere riguardo al mio avversario (o ai miei avversari), al luogo della gara, alla sistemazione durante il viaggio o a qualsiasi altra cosa che possa distrarmi? • A quali tattiche individuali/di squadra devo prestare attenzione? Attività Pensate alle possibili risposte a queste domande: • Quale parte specifica del mio gioco sto utilizzando bene? • A quale parte del mio gioco devo prestare più attenzione? • Di cosa devo tenere conto riguardo al mio avversario, all’ambiente, ai miei compagni di squadra? • Cosa posso fare per conseguire il successo oggi? • Mi sto godendo il gioco? • Quali tecniche sto usando (ad esempio convinzioni, ancoraggio, sicurezza in me stesso, perseveranza quando le cose si fanno difficili, gestione dei fattori di interferenza, concentrazione, sviluppo di un dialogo interno positivo)? • Quali altre tecniche di PNL sarebbero utili? 72


• Cosa posso fare per migliorare le mie tecniche di PNL? Devo fare un corso, leggere un altro libro, ingaggiare un Coach? • Quanto sono consapevole dei miei cinque sensi? • Come sto rispondendo a queste informazioni? Attività Pensate alle possibili risposte a queste domande: • Cosa ha funzionato bene per me? • Su cosa ho bisogno di lavorare ulteriormente? • Chi altri ho bisogno di coinvolgere? • Quali parti specifiche della performance devo ri-visualizzare, mettere da parte o ancorare? • Quali parti specifiche della performance ho bisogno di analizzare e incorporare nelle mie convinzioni riguardo alla mia abilità, al mio dialogo interno, alle affermazioni che posso usare? • Quali imprevisti ho superato e come posso utilizzarli a mio vantaggio, la prossima volta? • Cosa ho imparato di me, di cui non ero ancora a conoscenza? • Cosa devo ricordare riguardo al mio avversario, all’ambiente etc., per la prossima volta? • Cosa posso fare per migliorare i miei livelli di successo, la prossima volta? • Come misurerò i nuovi livelli di successo? Attività Pensate alle possibili risposte a queste domande: • Su cosa voglio lavorare specificatamente prima del mio prossimo allenamento, durante l’allenamento o in qualsiasi altra fase del processo? • Come misurerò il mio successo? • Chi altri devo coinvolgere? • Quali sono i miei prossimi passi, tra il momento attuale e l'allenamento successivo? • Su cosa voglio lavorare (se c’è qualcosa), che non ho precedentemente provato? • Cos’altro posso fare, per essere sicuro di divertirmi e di avere successo?

73


CAPITOLO 12

RICONOSCERE I SEGNALI DEL SUCCESSO

Potrebbe sembrare strano suggerire che lo sportivo, dilettante o professionista, dovrebbe riconoscere il proprio miglioramento nella performance. Tuttavia, è incredibile quanti sembrino non riconoscere la differenza, oppure la notino, ma senza darle credito, e diano importanza solo alle altre aree che potrebbero essere migliorate. Lavorando con dei manager, all’interno di qualche organizzazione, è sorprendente quanto sia difficile ottenere più di un rispetto formale, riguardo al rinforzo positivo. Ciò avviene, forse, perché molte persone si sentono a disagio nel ricevere elogi e tendono a negare la propria esperienza o a trovare motivi negativi riguardo al perché il riconoscimento sia stato espresso. L’evidenza dimostra che il feedback equilibrato, contenente un rinforzo positivo, funziona efficacemente. Molte persone utilizzano il feedback “a sandwich”: • dare un feedback specifico su una questione o un’abilità; • dare un feedback specifico su un’area da sviluppare o su cui lavorare; • convenire su una direzione positiva. Questo è un modello semplice e naturale, che nutre e rinforza la relazione tra colleghi e tra atleta e allenatore. Alcuni trovano difficile distinguere tra feedback e critica. Le differenze chiave sono: • La critica si concentra sulla persona, laddove il feedback si concentra sul comportamento o sulla situazione. • La critica è generale, laddove il feedback è specifico. • La critica valuta, accusa e attribuisce colpe, mentre il feedback descrive e cerca rimedi. • La critica si fissa su ciò che è accaduto nel passato, mentre il feedback enfatizza ciò che verrà fatto nel futuro. Vale anche la pena sottolineare che sia la critica sia il feedback non si ricevono solamente da una fonte esterna. Entrambi possono essere forniti internamente, attraverso il dialogo interiore o la conversazione con se stessi. E, anche se non possono essere ascoltati da nessun altro, causano frequentemente più danni a lungo termine, rispetto a quanti ne causi il feedback ricevuto dagli altri. Certamente, riconoscere i segnali del successo non significa limitarsi al feedback. È necessario che esso sia basato su qualcosa di concreto. Un modo ovvio di riconoscere i segnali è farlo attraverso performance accuratamente valutate, ma questo darà solamente un’indicazione del miglioramento, non necessariamente di come esso sia stato conseguito. Sapere come è stato ottenuto renderà possibile ripeterlo. Come già affermato, in PNL una grande attenzione viene rivolta al modo in cui riceviamo le informazioni attraverso i cinque sensi: visivo, auditivo, cinestesico, olfattivo e gustativo, e a 74


come rispondiamo. Gli sportivi sapranno, attraverso i loro sensi, quali immagini, suoni e sensazioni caratterizzano il far bene qualcosa. Quest’analisi sarà una combinazione di fattori evidenti; ad esempio, nel cricket, vedere la palla sulla mazza, sentire il rumore che produce mentre la si colpisce, riconoscere la sensazione che si prova, nelle braccia e nel corpo, quando tutto sta funzionando correttamente. Ma la cosa va molto più in profondità di tutto ciò. È possibile riconoscere e sviluppare i segnali interni della performance di successo. Gli sportivi diranno spesso che si sentono bene (o meno bene) il giorno della performance. Questi fattori interni possono essere isolati, migliorati e affinati. Nella stessa maniera in cui l’appropriata ripetizione fisica permette al corpo di rispondere correttamente, la ripetizione mentale può conseguire lo stesso obiettivo.

“È stata tutta una questione mentale. Continuavo a rimanere concentrata e combattevo per ogni punto. Non mi sono mai arresa e ho giocato punto dopo punto; ho provato a rimanere positiva. C’è voluto un po’, ma alla fine ho cominciato a giocare meglio.” MARY PIERCE, dopo aver sconfitto Martina Hingis in un torneo di tennis. Quando gli sportivi dicono di sentirsi bene, normalmente questo è esattamente ciò che intendono. Attraverso una combinazione dei sensi, la mente diventa pronta e la performance del corpo segue in modo naturale. Pertanto, nella stessa maniera in cui lavorano sul riconoscere i segnali del successo fisico, gli sportivi hanno bisogno di prestare altrettanta attenzione per riconoscere i segnali di successo attraverso i sensi. Le attività che seguono vi aiuteranno a sviluppare queste abilità. Attività • Dopo una performance di successo, analizzate, attraverso i cinque sensi, cosa avete visto, udito, provato fisicamente, annusato e gustato nel momento della peak performance. • Notate se il dialogo interno/la conversazione con voi stessi era presente e, eventualmente, l’impatto che ha avuto. • Esercitatevi a ricreare i segnali di successo nel riscaldamento e nell’esecuzione mentale. Attività • Ripetete l’attività precedente anche per un contesto non sportivo. Scoprite i segnali del successo. • Usate il processo dell’ancoraggio della PNL (v. il Capitolo 7), per trasferire l’utilizzo di questi segnali in un contesto sportivo.

75


CAPITOLO 13

SFRUTTARE UNA MAGGIORE AUTOCONSAPEVOLEZZA “Dovete essere onesti fino in fondo con voi stessi.” KEVIN KEEGAN

Un buon livello di auto-consapevolezza, che ci aiuti a considerare con realismo il nostro impatto sugli altri, è decisamente un vantaggio, per ottenere un equilibrio in tutti gli aspetti della nostra vita. Nello sport, l’abilità di essere onesti con noi stessi, per quanto riguarda sviluppo, risultati, atteggiamento nei confronti dell’allenamento etc., ha un’importanza cruciale e fa la differenza. Alcuni sportivi impiegano tutta la loro energia per concentrarsi sull’avversario, talvolta fino al punto di escludere tutto il resto. Ciò, naturalmente, non è sempre sbagliato. In alcuni sport, ad esempio la boxe o il tennis, comprendere il gioco dell’avversario, i suoi punti di forza e di debolezza, come gestisca i momenti di massima pressione, la sua probabile reazione ad alcune delle cose che potremmo fare, è di importanza assolutamente vitale e richiede tanta ricerca e preparazione quanto ogni altro aspetto del nostro gioco. Tuttavia, ciò che fa la differenza è, molto spesso, comprendere noi stessi, quello che stiamo facendo e le opzioni a nostra disposizione. Una delle storie che illustrano meglio tutto ciò è il combattimento del 1974 di Muhammad Ali contro George Foreman, nello Zaire. Nella preparazione all’incontro, nessuno dei commentatori sportivi dava una sola chance ad Ali. In realtà, molti erano preoccupati per la sua sicurezza fisica, convinti che avrebbe subito danni permanenti. Le parole di Ali riguardo a ciò che avrebbe fatto a Foreman venivano considerate vuota retorica: il ciarlare di un narcisista inconsapevole della sua fallibilità e dei propri limiti, che stava sottovalutando il suo avversario. A quel tempo, Foreman era imbattuto: aveva messo K.O. praticamente tutti i suoi avversari. Aveva annientato Joe Frazier, che aveva sconfitto Ali, in un modo talmente netto da aumentare la sua aura di invincibilità. Un altro aspetto importante della vicenda era il fatto che si considerasse imbattibile. Non ingannava se stesso, né si trattava di una montatura giornalistica. Il fatto che detenesse sia il record dilettantistico che quello professionistico gli dava ragione. Sapeva di essere il più potente pugile al mondo e aveva una fiducia totale nella sua capacità di sopraffare l’avversario, sia fisicamente, sia mentalmente. Tutti quelli che assistevano alle interviste e alle conferenze stampa prima del combattimento, apprezzavano l’umorismo di Ali, ma rimanevano impressionati dall’assoluta convinzione di Foreman. Tutti dicevano che l’unica possibilità per Ali fosse quella di saltellare, indietreggiare e tenersi lontano dai guai. Ma nessuno credeva che avrebbe potuto farlo per 15 round. Il primo round dell’incontro confermò l’opinione di tutti. Foreman avanzava tirando potenti pugni; Ali saltellava, schivava e continuava a muoversi. Nel film When We Were Kings, che fa la cronaca della preparazione al combattimento, Norman Mailer, lo scrittore americano, afferma che, alla fine del primo round, Ali sapeva bene con che cosa aveva a che fare. Sapeva che nulla di quello che aveva fatto in passato, nessuna delle abilità sviluppate e conseguite negli anni lo avrebbe aiutato a sconfiggere il suo avversario. Serviva qualcosa di diverso, e 76


Ali doveva credere di poterlo realizzare. Mettere in pratica la strategia di permettere al miglior pugile del mondo di prendervi a pugni deliberatamente sarebbe stata considerata una follia da chiunque. Farlo sotto lo sguardo severo e giudicante di tutto il mondo, con il tuo avversario che è convinto che il risultato può essere uno solo, rasentava la follia o perfino il suicidio, secondo molti. L’esito dell’incontro entrò a far parte della storia dello sport. Fingendo di assecondare il vantaggio del suo avversario, Ali realizzò una delle più grandi sorprese nella storia della boxe. Dal momento che il suo approccio non aveva prodotto i risultati previsti, Foreman non sapeva più cos’altro fare. La sua strategia era di continuare a sferrare potenti pugni, consumando energia, mentre, allo stesso tempo, veniva schernito da Ali, che continuava a parlargli durante i clinch, mentre lo teneva con le braccia: “È tutto qui quello che sai fare, George?”. Mentalmente Foreman non sapeva come rispondere. Era bloccato in uno schema, che continuava a ripetere, finché, alla fine, venne sconfitto. Si sono fatte molte congetture, nel corso degli anni, per stabilire se la tattica di Ali fosse stata stabilita prima del combattimento o meno. Mailer è convinto che sia stata determinata dal risultato del primo round e dalla consapevolezza della necessità di qualcosa di diverso e speciale. Ali ha sempre detto di aver capito che, qualunque cosa Foreman avesse fatto, sarebbe stato in grado di gestirla e di rispondere appropriatamente. È innegabile che la consapevolezza di sé di Ali, la sua assoluta convinzione di poter interpretare una situazione e di potervi rispondere, fu uno dei fattori che fecero la differenza. Al di là degli ovvi fattori fisici, il combattimento fu vinto con la mente, da qualcuno il cui senso di auto-consapevolezza aveva raggiunto un grado di sviluppo estremamente elevato; auto-consapevolezza che gli permise di scegliere una reazione appropriata, che era convinto di poter portare a compimento. In questa sezione ci concentreremo su due aspetti specifici dell’auto-consapevolezza: • l’aspettativa di sé; • l’immagine di sé. La maggior parte degli sportivi è consapevole del concetto di profezia autoverificantesi: ovvero, se noi pensiamo di non poter fare qualcosa, questo è proprio ciò che normalmente accade. Nella psicologia dello sport, ci sono molte prove del fatto che, a causa della connessione corpo-mente, il corpo farà ciò che la mente ha determinato. Pertanto, avere chiaro ciò che può essere conseguito e, successivamente, occuparsi di come conseguirlo è un’abilità di importanza vitale. Attività Pensate alle possibili risposte a queste domande: • Tutto sommato, in una determinata situazione, cerco gli aspetti positivi o mi concentro su quelli negativi? • Le persone che mi conoscono bene mi descriverebbero come ottimista o pessimista? • Quello che esprimo esteriormente è congruente con ciò che sto sentendo e credendo interiormente? • Tratto le difficoltà temporanee esattamente per quello che sono oppure permetto loro di crescere e trasformarsi in qualcosa di più grande (e forse di più durevole)? • Indulgo nell’autocommiserazione, quando qualcosa va storto? • Alla fine di una gara, tendo a concentrarmi su ciò che è andato bene o su ciò che è andato male? • Uso una conversazione interiore (dialogo interno) positiva prima, durante e dopo la performance? 77


• Vedo gli aspetti positivi delle altre persone o delle altre situazioni oppure mi viene più spontaneo soffermarmi su quelli negativi? • I miei amici, colleghi e compagni di squadra sono, per loro natura, positivi o negativi? Che impatto ha questo su di me? Una specifica tecnica di PNL per occuparsi dell’aspettativa di sé consiste nello stabilire obiettivi personali (è stata trattata precedentemente).

“Allenati fino al livello di forma fisica più elevato che tu possa raggiungere. Poi abbi sicurezza in te stesso.

Vai ai blocchi di partenza sapendo di essere pronto mentalmente e fisicamente come non lo sarai mai.” SALLY GUNNELL

L’immagine di sé è normalmente radicata molto in profondità ed è creata dalle esperienze dell’infanzia. Tutte le prove raccolte indicano che ci sono dei forti collegamenti tra comportamento, performance e immagine di sé. Gli sviluppi nella PNL hanno reso ancora più chiaro quanto sia grande il ruolo giocato dall’immagine di sé. Numerose tecniche di PNL fanno riferimento a questo argomento, sia direttamente, sia indirettamente. Attività Pensate alle possibili risposte a queste domande: • Ho una visione o un sogno, per la mia performance sportiva, nel futuro? • Permetto a me stesso di sognare a occhi aperti il modo in cui realizzerei la mia visione? • Ho verificato tutte le mie abilità e i miei talenti, compresi quelli che, a questo stadio, sembrano non avere un utilizzo o una rilevanza immediati? • Trasmetto un’immagine positiva agli altri? È congruente con quello che credo interiormente di me stesso? • Quali sono le cose in cui credo di non essere bravo? Quali prove ho in proposito? Perché ho scelto di crederci? • Le immagini che ho di me stesso sono congruenti con ciò che sto per ottenere? Attività Stabilite uno schema secondo cui vi mettete in disparte per 10 minuti al giorno, per visualizzare voi stessi mentre raggiungete un successo in ambito sportivo. Assicuratevi di essere associati, ossia dentro all’evento. Siate chiari riguardo a ciò che vedete, ascoltate, sentite, gustate e annusate. Potrebbe aiutare avere della musica soft adeguata, come sottofondo. La musica barocca o quella da camera funzionano in maniera efficace, per alcuni sportivi. Attività Ascoltate registrazioni o leggete libri su persone che hanno ottenuto grandi risultati. Notate come usano la loro immagine di sé per far volgere le cose a proprio vantaggio. Sono disponibili molti testi e materiale audio realizzati da e sugli sportivi, ma non limitatevi a questi. Analizzate persone che vi affascinano, appartenenti a ogni ambito della vita. Attività Usate affermazioni positive al mattino e alla sera prima di addormentarvi.

78


Attività Usate il training autogeno (v. il Capitolo 25, “Usare tecniche di rilassamento”). Attività Conducete voi le discussioni di squadra. Rompete il vostro schema abituale. Attività Fornite agli altri compagni di squadra, amici o colleghi un feedback su come li percepite. Incoraggiateli a darvi un feedback su come loro vi percepiscono. Usate questo feedback per migliorare ulteriormente l'immagine di voi stessi. Attività Scrivete (o dettate a un registratore) i vostri obiettivi, sogni e aspirazioni. Riascoltateli o rileggeteli regolarmente e aggiornateli in modo appropriato. Integrateli nella vostra vita. Attività Dite alle altre persone cosa state facendo per migliorare l’immagine che avete di voi. Non è necessario lavorare da soli su questo aspetto. Attività Abituatevi ad analizzare i vostri punti di forza e i vostri successi. Pianificate in modo specifico il metodo con cui possiate svilupparli ulteriormente. Attività Prestate attenzione al vostro linguaggio. Tendete di più a utilizzare un linguaggio visivo, auditivo o cinestesico? Esso differisce a seconda del fatto che discutiate dei successi o dei fallimenti? Il linguaggio che usate con gli altri è congruente con il vostro dialogo interno? Attività Abituatevi a elogiarvi, realisticamente, attraverso il vostro dialogo interno.

79


CAPITOLO 14

ELABORARE INFORMAZIONI RILEVANTI Le informazioni possono essere ricevute in molti modi diversi. Ci sono le informazioni provenienti dai cinque sensi, ossia ciò che vediamo, udiamo, sentiamo, odoriamo e gustiamo. Inoltre, occorre elaborare tante altre informazioni d’ogni genere, come le dimensioni e la forma dello stadio, la vicinanza degli spettatori o il rumore che essi producono. Anche gestire le informazioni riguardanti il nostro stato mentale, prima e durante la partita vera e propria, è importante. Il nostro dialogo interno comunicherà, inoltre, ogni sorta di messaggi e l’allenatore o i compagni manderanno, a loro volta, messaggi che dovranno essere analizzati, selezionati e a cui bisognerà rispondere. Il pericolo in tutto ciò è, naturalmente, il sovraccarico di informazioni. La maggior parte di noi ha sperimentato cosa voglia dire quando la mente lavora freneticamente con tutto ciò che sta provando ad assimilare e ad applicare. Ciò significa, normalmente, che l’attenzione rivolta agli elementi chiave è insufficiente e che la performance generale ne risente. È qui che l’uso di appropriate tecniche di PNL può essere molto utile. Per elaborare le informazioni occorrono altri due fattori importanti: l’abilità di porre le informazioni utili nel proprio archivio mentale e l’abilità di recuperarle quando è necessario. Per esempio nel tennis, il modo in cui l’avversario serve la palla durante un punto fondamentale; nel rugby, lo stratagemma preferito in una strategia di gioco; per un portiere di calcio, il lato verso il quale un rigorista preferisce tirare. Tutti questi fattori richiedono un uso appropriato delle abilità mnemoniche. In sostanza, ci sono tre livelli di immagazzinamento mnemonico, che possono essere spiegati con l’uso della PNL. Il primo è il registro sensoriale, nel quale enormi quantità di informazioni sono mantenute per un periodo molto breve, normalmente circa mezzo secondo, prima di essere trasferite in un altro livello di memoria o perse completamente. (Un viaggio in automobile, nel quale il guidatore ha bisogno di acquisire una gran quantità di informazioni per tutto il tempo, ma non deve utilizzarle necessariamente, è un esempio di questo meccanismo.) Il secondo livello è la memoria a breve termine. Essa opera, per esempio, quando guardiamo un numero di telefono e lo ripetiamo più volte, in modo da poterlo comporre. La memoria a breve temine ha anche a che fare con il recupero delle informazioni richieste dalla memoria a lungo termine, in modo che possano essere applicate immediatamente. La capacità della nostra memoria a breve termine è relativamente ridotta, ma può essere aumentata dalla tecnica di PNL del chunking up (l’abilità di generalizzare). Il chunking up permette di immagazzinare numerose informazioni, raggruppandole sotto un’intestazione generale. Per esempio, nel rugby a 15 giocatori, quando il tallonatore, il giocatore che calcia la palla fuori dalla mischia, usa un codice numerico stabilito precedentemente per indicare uno schema di gioco, questo codice innescherà uno schema che coinvolge molti altri giocatori. Le informazioni relative a questo schema saranno trasportate e codificate nel set di numeri prestabilito. Quando il codice viene annunciato, esso riporta nella memoria a breve termine tutte le informazioni richieste per eseguire l’azione necessaria. La nostra memoria a lungo termine contiene, di fatto, le informazioni permanentemente. Infatti, talvolta diviene effettivamente impossibile dimenticare qualcosa, come una circostanza o 80


un’esperienza specifica, risalente all’infanzia. Molti madrelingua inglesi ricordano, dai tempi della scuola, l’acrostico “Richard Of York Gave Battle In Vain” [Richard di York diede battaglia invano, NdT] per la sequenza dei colori dell’arcobaleno: rosso, arancione, giallo, verde, blu, indaco, violetto [in inglese “Red, Orange, Yellow, Green, Blue, Indigo, Violet”, NdT]. Quando gli sportivi dicono di avere una cattiva memoria, ciò che normalmente intendono è che non sono riusciti a inserire quelle particolari informazioni nella loro memoria a lungo termine. Può essere utile esercitarsi su questo aspetto, trattandolo come un’abilità specifica. Ciò che gli psicologi dello sport chiamano “focus di attenzione” è di fondamentale importanza. Si tratta dell’abilità di restringere o allargare la nostra attenzione, per affrontare qualsiasi cosa. Nella maggior parte degli sport, dove ci sono molte azioni da intraprendere, l’abilità di concentrarsi totalmente con precisione, al momento giusto, sulle aree determinanti può fare la differenza tra il successo e il fallimento. Ne è un esempio il giocatore di calcio che sta per passare la palla. Ha bisogno di avere un’ampia visione del campo di gioco, di dove si trovano i suoi compagni e i suoi avversari e del giocatore a cui vuole effettivamente indirizzare il passaggio. Tutto ciò richiede un bel po’ di elaborazione delle informazioni, che andranno sprecate, se viene prestata insufficiente attenzione all’atto di passare la palla con il massimo rendimento.

“Devi riuscire a essere consapevole di tutto ciò che sta succedendo, ma devi anche sapere cosa va fatto.” KEVIN KEEGAN

Le attività che seguono trattano le tre componenti dell’elaborazione delle informazioni rilevanti: uso dei cinque sensi, memoria e focus di attenzione. Attività Questa attività aumenta la consapevolezza dei nostri cinque sensi. Trovate un posto comodo in cui sedervi. Respirate profondamente, lentamente e regolarmente, e chiudete gli occhi. Controllate che tutto il vostro corpo sia rilassato. Ripensate a un’occasione in cui sapevate di agire correttamente. Ritornate a quell’occasione, notate di cosa siete consapevoli. Siate consapevoli di come i vostri piedi percepiscono il terreno. Cosa potete ascoltare dagli spettatori? Cosa potete udire dal dialogo interno nella vostra testa? Notate se siete associati o dissociati. Ci sono odori o sapori di cui siete consapevoli? Cosa potete vedere? Cosa, in particolare, richiama la vostra attenzione? Come vi sentite dentro? Nel fare tutto ciò, non sforzatevi di cercare, diventate solo gradualmente consapevoli di quello che compare e provate soddisfazione nello scoprire come reagite. Attività Ripensate ad un’occasione in cui stavate effettuando una buona performance e sceglietene un aspetto, ad esempio colpire una palla in maniera precisa con una racchetta da tennis, oppure afferrare una palla in modo appropriato. Scegliete uno dei vostri sensi e concentratevi su di esso, escludendo ogni altra cosa. Ora intensificate il suono, l’immagine, la sensazione, l’odore o il sapore. Aumentate o diminuite la sensazione, come se fosse possibile farlo ruotando una manopola. Notate che i vostri sensi non sono statici: potete giocare con la loro intensità e la loro potenza. Ciò significa che l’impatto può essere aumentato e sviluppato (o ridotto al minimo, se si tratta di un’esperienza che non è andata così bene come avrebbe dovuto).

81


Attività Esercitatevi a migliorare la vostra memoria, scegliendo alcune parole casuali correlate al vostro sport, ad esempio mazza, scarpette, terreno, compagni di squadra, palla. Collegatele con le immagini visive più inusuali che potete trovare. Trovate le immagini più insolite e bizzarre che potete, dal momento che il cervello le trova più facili da conservare. Ora usate le immagini collegate per aiutarvi a ricordare l’intera lista di parole. Attività Scegliete da 15 a 20 parole casuali connesse con la pratica efficace del vostro sport. Sviluppate una storia che colleghi assieme tutte quelle parole. Non è necessario che la storia sia scritta o che abbia senso nel modo comune d’intendere; in effetti, è preferibile che non lo abbia. Questo perché, anche se la storia è assurda, si “conficcherà” nella vostra memoria e sarà difficile da rimuovere. Al cervello piace essere forzato e resterà aggrappato alle cose insolite. Notate quanto a lungo la storia rimane radicata nella vostra mente. Attività Usate degli appigli mnemonici. Detto semplicemente, questo significa prendere qualcosa che deve essere ricordato e attaccarci un’immagine o parola chiave. L’associazione fa in modo che quando l’immagine o parola chiave viene usata, il ricordo arriva, attaccato ad essa. Attività Usate gli acrostici. Create i vostri acrostici personali, per ricordare una sequenza di azioni o istruzioni. Attività Usate le ancore. Creare un’ancora positiva per le esperienze sportive aiuta a migliorare immensamente sia la memoria, sia le performance sportive. Attività Esercitatevi a concentrarvi sul momento presente, ignorando il passato o il futuro. Prestando più attenzione alle persone e agli eventi attorno a voi, svilupperete la capacità di escludere i fattori di interferenza. Attività Assicuratevi che il vostro focus di attenzione venga recuperato dopo che è accaduto qualcosa, ad esempio dopo una pausa, quando venite distratti, quando è stato commesso un errore o quando il gioco non sta andando esattamente secondo i piani. Attività Prima della gara, riesaminate il piano che avete elaborato. Rientrate in esso, nel presente. Attività Prendete nota delle situazioni in cui, nel vostro sport o al di fuori di esso, potete usare il vostro focus di attenzione, ad esempio mentre leggete un libro o guardate il vostro programma televisivo preferito. Analizzate il modo in cui lo fate, poi trasferite questa abilità ai momenti chiave del vostro sport. Attività Usate il processo di concentrazione del pensiero trattato da Richard H. Cox nel suo libro Sports Psychology, Concepts And Applications: 82


• Sostituite ogni pensiero negativo che vi viene in mente con uno positivo. • Concentrate internamente la vostra attenzione, mentre apportate piccoli accomodamenti al vostro stato interno. • Restringete la vostra attenzione, dirigendola esternamente, su un particolare rilevante per la vostra mansione, che sia associato ad una performance superiore. • Eseguite l’abilità sportiva appena avrete ottenuto una sensazione di controllo dell’attenzione.

83


CAPITOLO 15

PRESTARE ATTENZIONE A CIÒ CHE FUNZIONA

Molti sportivi, inclusi i professionisti, permettono a se stessi di concentrarsi solo sugli aspetti negativi, ad esempio cosa potrebbe andare storto, l’abilità dell’avversario, la mancanza di abilità da parte loro. Tutto ciò è comprensibile. Tuttavia, se viene portato all’eccesso, questo approccio può distruggere il piacere di praticare uno sport. Naturalmente, ciò non vuol dire che lavorare sulle proprie debolezze sia sbagliato o inutile. Se viene gestito appropriatamente, questo tipo di approccio gioca un ruolo estremamente importante nel miglioramento delle performance sportive. Ma non si può permettere che diventi l’unico approccio utilizzato. Molti grandi sportivi – dal giocatore di cricket Ian Botham, alla squadra di calcio “Seventies” del Liverpool, ai vogatori Steve Redgrave e Matthew Pinsent – hanno avuto la convinzione interiore di poter affrontare qualsiasi cosa fosse accaduta e di ottenere la vittoria o realizzare una performance grandiosa in ogni circostanza. Questo livello di convinzione non è basato sulla paura di ciò che potrebbe andare male, ma su un’analisi ragionata di ciò che funziona. Uno dei concetti fondamentali della PNL è cercare ciò che funziona e costruire il resto partendo dai punti di forza individuati. Lo si può fare concentrandosi sulle submodalità. Le submodalità sono descrizioni o distinzioni definite, all’interno di ogni senso (o sistema rappresentazionale). Per esempio, l’immagine che vedete (con il vostro senso della visita) è a colori o in bianco e nero? È nitida o offuscata? Il suono che sentite (con il vostro senso dell’udito) ha un volume elevato o ridotto? Se sentite una voce nella vostra testa, di chi è? La voce è vicina o lontana? Le risposte a tutte queste domande descrivono le submodalità di un’esperienza. Il ricordo di un’esperienza sportiva veramente positiva può essere luminoso, vicino, con un volume elevato e con delle sensazioni di eccitazione e affanno. Confrontatelo con una performance sportiva veramente scadente, nella quale il ricordo può essere più distante, più piccolo, più sfocato, più silenzioso, con sensazioni molto differenti.

“Non dimentichi mai i grandi momenti. Sono impressi indelebilmente nella tua mente.” KEVIN KEEGAN

Potrebbe accadere anche che una performance mediocre appaia luminosa e nitida, e che la buona performance sia sfocata e distante. Se questo è il vostro caso, può voler dire che state prestando attenzione solamente a ciò che non funziona. È molto efficace provare a scambiare le submodalità dei due ricordi, in modo da rendere luminosa e nitida la performance sfocata e lontana quella scadente. La responsabilità di come scegliamo di reagire o di ricordare le nostre esperienze è nostra, e le submodalità sono parte del processo. In altre parole, ciò che ci accade può essere al di là del nostro controllo, ma il modo in cui reagiamo o ricordiamo dipende solo da noi. 84


Ecco una lista di alcune delle submodalità possibili per ognuno dei cinque sensi.

VISTA (VISIVO) • • • • • • • • • • • •

Associato/dissociato: vedete attraverso i vostri occhi (associato) o vedete voi stessi dall’esterno (dissociato)? Distanza: quanto è lontana l’immagine? Colore: l’immagine è completamente a colori, parzialmente colorata o in bianco e nero? Nitidezza: l’immagine è nitida o sfocata? Localizzazione: è a sinistra, a destra, su o giù? Movimento: l’immagine è come un film o come una foto? Dimensioni: quanto è piccola o quanto è grande l’immagine? Durata: per quanto tempo permane l’immagine? Cornice/panorama: qual è il vostro punto di vista o la vostra visuale? Luminosità: l’immagine è normale oppure è più chiara o più scura del normale? Profondità: l’immagine è a due o a tre dimensioni? Velocità: i movimenti sono più veloci o più lenti del normale?

UDITO (AUDITIVO) • • • • • • • • • • •

Volume: il suono ha un volume elevato o ridotto? Distanza: quanto è distante il suono? Localizzazione: da dove proviene il suono? Parole/suoni: ci sono le une, gli altri o entrambi? Velocità: il suono è più lento o più veloce del normale? Chiarezza: il suono è soffocato o chiaro? Tono: il suono è alto o basso, duro o morbido? Stereofonia: è mono, stereo oppure oscilla tra i due? Di chi è la voce: è vostra o di qualcun altro? Durata: quanto a lungo permane il suono? Continuità: il suono è continuo o interrotto?

SENSAZIONI (CINESTESICO/EMOZIONALE) Nella PNL le “sensazioni” includono sensazioni interiori, emozioni, sensazioni tattili e risposte muscolari. • • • • • • • • • • •

Localizzazione: dove, precisamente, avvertite la sensazione? Dimensioni: quanto grande o quanto piccola è la sensazione nel corpo? Pressione: la sensazione è dura, morbida o una via di mezzo? Forma: di che forma è la sensazione? Intensità: è forte o debole? Durata: quanto perdura? Temperatura: è calda o fredda? Frequenza: quanto spesso la sentite? Movimento: si sposta? Trama: è ruvida o liscia? Risposta muscolare: come si sentono i vostri muscoli?

OLFATTO (OLFATTIVO) E GUSTO (GUSTATIVO) Il gusto e l’olfatto giocano un ruolo minore e pertanto abbiamo meno submodalità per descriverli. Ponetevi queste domande, riguardo a un odore o a un sapore: 85


• • • • •

È forte o debole? È dolce o amaro? È fresco o stantio? Di che sa? Che cosa vi ricorda?

Gli esercizi successivi usano le submodalità per aiutare a basarsi su ciò che funziona per migliorare le performance sportive. Mentre scoprite le submodalità, è importante che stiate sperimentando la situazione nel modo più vicino possibile a com’era quella volta. Può essere utile (per entrambe le parti) lavorare con qualcun altro, ad esempio un Coach, un compagno di squadra o un amico. Attività • Scegliete un’esperienza sportiva positiva. • Rivivete (accedete) l’esperienza (stato). • Seguite la lista delle submodalità, rispondendo a tutte le domande e prendendo nota delle risposte. • Ora scegliete un’esperienza sportiva negativa. • Rivivete (accedete) l’esperienza (stato). • Seguite la lista delle submodalità, rispondendo a tutte le domande e prendendo nota delle risposte. • Paragonate le submodalità dell’esperienza positiva con quelle dell’esperienza negativa. In che modo differiscono? Attività Questa attività si basa su quella precedente e la utilizza per cambiare la struttura dell’esperienza vera e propria. • • • • • • • • •

Stabilite un argomento su cui lavorare, ad esempio la motivazione. Pensate ad un’occasione in cui vi sentivate davvero motivati e accedete a quello stato. Trovate tutte le submodalità dello stato motivato. Cambiate lo stato muovendovi, facendo qualcos’altro per qualche momento o pensando a qualcos’altro. Ripensate ad un’occasione in cui eravate demotivati ed entrate in quello stato. Scoprite tutte le submodalità dello stato di demotivazione. Ora trovate due o tre importanti differenze nelle submodalità tra lo stato motivato e quello demotivato. Cambiate le tre submodalità dello stato di demotivazione in quelle dello stato motivato. Notate quali differenze comporta.

Attività • Aggiungete submodalità positive nelle vostre tecniche di preparazione, visualizzazione e pratica mentale.

86


CAPITOLO 16

USARE LA VISUALIZZAZIONE E L’IMMAGINAZIONE Di tutti gli aspetti della PNL che sono divenuti famosi, l’uso della visualizzazione e delle immagini mentali è uno dei più noti. La PNL, naturalmente, non rivendica di aver scoperto la visualizzazione e le immagini mentali, ma ha dato loro una struttura e ha mostrato come e perché esse funzionino. Uno dei motivi per cui funzionano così efficacemente è che il cervello usa le immagini come suo linguaggio interno. Infatti, spesso il cervello non conosce la differenza tra un evento reale e una sua visualizzazione molto vivida. Per esempio, immaginate di succhiare un limone succoso proprio ora. Notate come reagisce il vostro corpo, anche se il vostro cervello lo ha solo immaginato. Essere capaci di lavorare mentalmente con le immagini di una buona performance, ossia visualizzarla, durante o dopo una gara, è un’abilità importantissima. Infatti, Hall, Rodgers e Barr (1990) hanno scoperto che, più il livello della competizione è alto, più gli atleti usano la visualizzazione e l’immaginazione.

“Hai bisogno di dipingere immagini sia per te stesso, sia per le altre persone.” KEVIN KEEGAN

Qualsiasi visualizzazione efficace includerà ed evocherà i suoni appropriati, le giuste sensazioni (inclusi movimenti muscolari, sensazioni tattili ed emozioni), i suoi odori e sapori specifici. Un’altra ovvia questione fondamentale: è di vitale importanza che i processi di visualizzazione e immaginazione siano applicati a punti di forza e/o abilità su cui lavorare. È poco utile avere presente una serie di immagini di fallimenti e performance mediocri, ripetute fino alla nausea, ogniqualvolta subentrano la fatica o la debolezza. Usare appropriatamente le tecniche di visualizzazione permette davvero al corpo di conseguire il suo obiettivo finale, senza dover eseguire effettivamente il processo. In altre parole, è possibile cambiare e influenzare il corpo solo con il potere della mente. Prove recenti, ottenute grazie ad opportune tecniche quali il biofeedback, mostrano in che modo le funzioni corporee, come il battito cardiaco, la pressione sanguigna, la temperatura e la reazione al dolore, possano essere influenzate e controllate dalla mente, anche se, per molti anni, si è pensato che queste funzioni fossero adempiute automaticamente dal corpo. Un altro vantaggio che deriva dalla visualizzazione e dall’immaginazione è che esse permettono alla mente e al corpo di apprendere ad un ritmo più veloce, rispetto a quello consentito dall’esecuzione effettiva di un esercizio fisico, che può richiedere qualche ora al giorno. Le potenzialità di ciò sono enormi. Significa che l’esercizio, se appropriato, diventa qualcosa che può essere effettuato ogniqualvolta e ovunque sia utile. Le attività di visualizzazione dovrebbero essere praticate fino a quando non diventano automatiche. Prima di visualizzare, è sempre meglio che vi rilassiate completamente e che abbiate un obiettivo chiaro per la visualizzazione.

87


Attività • Scegliete un’abilità o una capacità specifica su cui lavorare. • Quando è possibile, visualizzate il luogo dove la gara si svolgerà. Se il luogo della gara non vi è familiare, limitatevi ad immaginarlo. • Mantenete la mente nel momento presente, evitando di lasciarvi scivolare nel passato o in un altro evento. Rimanete vigili, mantenendo tutto a fuoco. • Usate tutti e cinque i sensi. Ciò incrementerà il valore dell’intera esperienza. Concentratevi! • Assicuratevi del fatto che il processo stia anche determinando una risposta cinestesica. È fondamentale, per essere certi che siano conseguiti i massimi benefici. • Eseguite la visualizzazione e l’immaginazione in uno stato associato, ossia attraverso i vostri stessi occhi (nella psicologia sportiva si parla, in proposito, di “immaginazione interna”). • Rendete le immagini il più possibile corrette e perfettamente rispondenti. Aiutate la vostra mente e il vostro corpo a riconoscere, accettare il livello di performance più alto possibile e a reagire ad esso. Ciò fa parte del pre-programmarsi per il futuro. • Assicuratevi che ogni cosa nella vostra visualizzazione stia accadendo a una velocità normale. Talvolta è possibile perdere il senso del tempo, mentre si visualizza e si immagina. Pertanto, se il processo riguarda correre i cento metri o mettere la palla sul green, immaginate di farlo ad una velocità reale. Esercitatevi regolarmente nel visualizzare, per qualche minuto alla volta, almeno sei volte al giorno, per un periodo di almeno quattro settimane. Trasformatelo in un processo consueto, inconscio. Divertitevi nel farlo. Evitate di renderlo terribilmente serio. Se è divertente, funzionerà e vi aiuterà ad assicurare che continuiate a farlo. Misurate i vostri progressi sul campo di gioco. È qui che i risultati effettivi e i veri progressi si faranno vedere.

88


CAPITOLO 17

SVILUPPARE UN CHIARO FOCUS Tutti gli sportivi sanno quanto sia importante focalizzare la mente. Infatti, senza quella focalizzazione, vincere sarebbe un’impresa ancora più complessa. Quando ci stiamo concentrando sul qui ed ora, stiamo ancora assorbendo inconsciamente un’enorme quantità di informazioni, ad esempio la sensazione provocata da una qualsiasi parte dell’attrezzatura che stiamo usando, quello che sta accadendo con un avversario, gli aspetti fisici della nostra performance etc. È importante essere capaci di mantenere la nostra concentrazione sul qui ed ora, senza permettere alla nostra mente di vagare. Se possiamo imparare a diventare consapevoli del momento in cui le nostre menti stanno vagando, possiamo poi imparare a ri-focalizzarle sul presente.

“Prima di una grande partita internazionale, mi piaceva sedere quietamente in un angolo e leggere il programma. Altre persone facevano cose diverse, ma per me questo funzionava. Poi sapevo cosa dovevo fare. Ero pronto.” DEAN RICHARDS [calciatore, G.B., NdR]

Nei panni di uno spettatore, è possibile osservare in che modo molti sportivi si assicurano che la loro attenzione sia focalizzata sul presente. Tim Henman si concentra facendo rimbalzare la palla e guardando in alto prima di servire, e Joel Stransky si prepara a un importante calcio di punizione scegliendo un punto verso cui mirare. Permettere al focus di attenzione di vagare, quasi certamente avrà come risultato un calo della performance. Queste attività sono state concepite per aiutare a focalizzarsi sul qui ed ora, sul presente. Attività • Sviluppate un rituale e un ancoraggio visivi per ogni specifica abilità richiesta, ad esempio tirare un calcio di rigore, mettere la palla in buca, mettersi in guardia. Attività • Esercitatevi a restringere il vostro centro di attenzione, nei momenti chiave. Attività • Esercitatevi a concentrarvi solamente su ciò che è importante e ad escludere qualsiasi cosa sia irrilevante. Attività • Disponete di un punto che attiri la vostra attenzione, sul quale possiate focalizzarvi durante ogni pausa del gioco. Attività • Esercitatevi a rendere il vostro corpo, o una specifica parte di esso, il vostro centro di 89


attenzione. Attività • Esercitatevi a sviluppare la concentrazione sul vostro ritmo e sul vostro equilibrio. Attività • Combinate la vostra focalizzazione visiva con un messaggio auditivo, ad esempio “sono concentrato”, “sento la racchetta”, “mani unite” etc.

90


CAPITOLO 18

USARE L’INTERO CERVELLO Un buon equilibrio tra attività pre-pianificate e pensiero reattivo “sul luogo” è un fattore fondamentale per il successo in ambito sportivo. Chiunque segua il proprio sport preferito sui media si sarà accorto di quegli sportivi che vengono etichettati come anticonformisti, perché sembrano fare qualsiasi cosa gli venga in mente, senza preoccuparsi delle conseguenze. Invece, varie squadre di calcio, rugby, basket etc., sono state accusate, prima o poi, di essere monotone e noiose, perché rimanevano attaccate rigidamente a ciò che era stato provato e testato, ed erano riluttanti a rischiare. La differenza tra i due approcci, come sempre, è dovuta in parte all’abilità naturale. Alcuni possono solo seguire le regole; altri sembrano sempre andare per la loro strada, finendo, talvolta, con l’infastidire i compagni di squadra. L’abilità naturale, tuttavia, non è l’unico fattore determinante. Non sempre il giocatore più dotato è quello che rompe le regole e il meno dotato è quello che le segue. Molti grandi sportivi giocano in modo convenzionale per la maggior parte del tempo, ma sono poi in grado di fare qualcosa di spontaneo o innovativo al momento giusto oppure creano quel pizzico di magia che cambia totalmente l’esito di una partita. Ciò è dovuto, in parte, al modo in cui funziona il nostro cervello. In termini generali, le due metà del nostro cervello funzionano in maniera diversa. L’emisfero sinistro tende a occuparsi di: • • • •

logica calcoli processi passo per passo ragionamento

L’emisfero destro tende a occuparsi di: • creatività • intuizioni • perspicacia La situazione, in realtà, è un po’ più complessa; per esempio l’intuizione, a cui è tendenzialmente predisposto il lato destro del cervello, è basata sulla logica che il lato sinistro ha sviluppato. I due emisferi hanno bisogno l’uno dell’altro, per ottenere un equilibrio appropriato. Per fornire un’immagine più dettagliata, diremo che l’emisfero sinistro del cervello: • • • • • •

acquisisce le informazioni in modo sequenziale; comprende e preferisce un approccio passo per passo; predilige il linguaggio, mettendo molta enfasi sulle parole; predilige l’uso della logica; tratta esaurientemente ogni aspetto; tende a essere consapevole del tempo; 91


• • • •

si pone degli obiettivi e li persegue; esegue revisioni; spesso analizzerà eccessivamente le informazioni; può diventare chiuso o ostinato.

L’emisfero destro del cervello: • • • • • • • • •

preferisce fare tutto in una volta; vede il quadro generale; usa l’istinto e vi si affida; si annoia quando ci sono troppi dettagli; non si preoccupa del tempo; preferisce lavorare con immagini e figure; preferisce obiettivi generali, piuttosto che specifici; “sogna ad occhi aperti”; è molto consapevole della percezione spaziale.

Un altro fattore molto importante di cui lo sportivo deve essere consapevole è che: • l’emisfero sinistro del cervello controlla il lato destro del corpo; • l’emisfero destro del cervello controlla il lato sinistro del corpo. Per l’allenamento o per la competizione, è importante progettare attività che utilizzino entrambi gli emisferi del cervello. Questo non solo assicura che ci sia qualcosa che interessi a tutti, ma anche che possano svilupparsi delle abilità fondamentali. Molti sportivi tendono a sviluppare routine comode che diventano riflessi condizionati. In altre parole, data una particolare situazione, sono propensi a reagire sempre in un determinato modo. Ciò non è affatto sbagliato (in realtà, può avere molti punti di forza), ma può anche comportare delle limitazioni, poiché implica che la reazione sia prevedibile: ad esempio tirare sempre un calcio di rigore dallo stesso lato; nel tennis, effettuare il secondo servizio sempre nello stesso modo. Usare l’istinto per fare qualcosa di completamente inaspettato può spesso influire in maniera drasticamente negativa sullo stato psicofisico di un avversario. Il metodo Brain Gym, sviluppato dal dottor Paul Dennison e da Gail Dennison (v. la bibliografia per i dettagli) si focalizza sull’esercitare entrambi gli emisferi del cervello per determinare una maggiore armonia. Inoltre, molte tecniche di PNL hanno l’effetto di sviluppare entrambi gli emisferi del cervello. Ci sono strumenti come le mappe mentali e il brainstorming che sono ottimi metodi per utilizzare entrambi gli emisferi. Attività Sviluppate abilità più ampie: • praticando altri sport che coinvolgano entrambi gli emisferi del cervello, ad esempio il basket, il calcio o il tennis; • esercitandovi a mantenere l’equilibrio su una trave o su qualcosa di sottile; • esercitando una diversa abilità fisica-e-mentale, ad esempio ballare, suonare uno strumento o cantare; • sviluppando un hobby creativo, ad esempio la pittura o la ceramica; • praticando sport/attività che coinvolgano l’intero corpo, ad esempio il nuoto o lo sci. Attività Sportivi che utilizzano prevalentemente l’emisfero sinistro e vogliono sviluppare un 92


approccio più equilibrato, potenziando l’emisfero destro, possono provare a: • • • • • • • •

fare brainstorming; visualizzare; ascoltare le proprie intuizioni e agire in base ad esse; fare le cose in modi differenti; intraprendere un hobby creativo; sintonizzarsi sulle proprie emozioni e sensazioni; prestare attenzione al proprio ritmo corporeo; provare qualcosa di spontaneo, mentre fanno sport.

Attività Sportivi che utilizzano prevalentemente l’emisfero destro e vogliono sviluppare un approccio più equilibrato, potenziando l’emisfero sinistro, possono provare a: • • • • • • • • •

pianificare un’attività in dettaglio; fare le cose in sequenza; fare una lista delle cose da fare e attenersi ad essa; ascoltare i dettagli nella conversazione; analizzare le decisioni; usare la logica; dovendo prendere una grossa decisione, sviluppare una lista dei pro e dei contro; prestare attenzione a mantenere la propria attrezzatura in buone condizioni; prestare attenzione ai propri movimenti.

93


CAPITOLO 19

USARE RITUALI E ABITUDINI Tutti gli sportivi hanno sviluppato rituali e abitudini e alcuni sono andati oltre, lasciando che si trasformassero in superstizioni. I rituali e le superstizioni non sono la stessa cosa. Le superstizioni sono “sostegni” basati sulle paure o su precedenti buone performance, ad esempio una maglietta o un elemento dell’attrezzatura ritenuti fortunati. Le superstizioni positive – quelle basate su una precedente buona performance – possono risultare utili. Curiosamente, quando una superstizione positiva non riesce a produrre benefici, la convinzione che l’ha generata rimane spesso indiscussa. La superstizione è perpetuata, nonostante l’evidenza. Questo è un altro esempio del potere delle convinzioni e del carattere individuale del concetto di verità.

“Non sono assolutamente una persona che crede nelle superstizioni. Io entro semplicemente dentro me stesso prima di una partita.” KEVIN KEEGAN

I rituali e le abitudini possono essere utilizzati per recuperare la concentrazione, per raggiungere il massimo in un momento specifico o per rilassarsi. Segnalano al cervello che è necessaria una reazione specifica. In questo senso, sono come le ancore che utilizziamo nella PNL: delle leve usate per stimolare una reazione. Guardando gli sportivi professionisti, sia dal vivo, sia alla TV, vale la pena prestare attenzione ai loro rituali e alle loro abitudini; ad esempio, è interessante osservare il lanciatore di cricket Allan Donald, che si concentra restando fermo nella sua postazione, la procedura di David Seaman quando qualcuno sta tirando un calcio di rigore contro di lui, oppure Rob Andrew o Joel Stransky mentre stanno per tirare un calcio di punizione in un incontro di rugby. Alcuni di questi rituali possono essere stati creati deliberatamente, ma molti di essi si sono sviluppati inconsciamente. Continuiamo a usarli perché funzionano, anche se possiamo non essere consapevoli di quello che stiamo facendo o del perché. Alcuni rituali possono essere stati sviluppati volutamente, ma in seguito si sono trasformati in abitudini di cui non siamo più consapevoli. Tutti gli sportivi intervistati durante la stesura di questo libro hanno riferito di avere qualche genere di rituale o abitudine. All’inizio dell’intervista, molti hanno detto di non avere rituali o, se ne avevano, erano al massimo un paio. Durante l’intervista, tuttavia, è emerso che, normalmente, ne hanno molti di più e che li utilizzano in modo specifico. Molti di loro hanno rituali e abitudini differenti, corrispondenti a diversi momenti della performance. Per esempio Ivan Lendl, il famoso giocatore di tennis, faceva sempre rimbalzare la palla un determinato numero di volte, prima di un grande servizio. E Stephen Hendry esegue sempre la stessa routine, ogniqualvolta un break è andato storto, per ristabilire la concentrazione e sgombrare la mente.

“Facevo mentalmente due ‘net’ prima di ogni inning.” DARREN MADDY,

giocatore di cricket del Leicestershire, 94


citato nel Leicester Mercury. Un rituale o un’abitudine può essere una parola, un gesto, un’azione o qualsiasi segnale che sia stato provato e messo in pratica; ad esempio il giocatore di squash che tocca la parete, il giocatore di cricket che si mette nuovamente in guardia o si tocca il berretto, la consultazione di squadra nel football americano, il giocatore di golf che riesce a ottenere un putt, un colpo leggerissimo e preciso, quando è vicino alla buca. Il video “Living With The Lions” mostra gli attaccanti, nella tournée del Sud Africa del 1997, mentre eseguono i loro rituali. Alcuni dei vantaggi derivanti dai rituali e dalle abitudini sono: • • • • • • • • • • • •

chiarire gli obiettivi (siano essi individuali o di squadra); concentrare l’attenzione; caricarsi psicologicamente; distogliere l’attenzione; determinare un rilassamento istantaneo; entrare in sintonia con (o evitare) il rumore esterno; concentrarsi su un’abilità specifica; concentrarsi su un momento specifico; focalizzare l’attenzione su una specifica parte del corpo; focalizzare l’attenzione su uno specifico elemento dell’equipaggiamento; creare o mantenere l’attenzione sul qui ed ora; rimanere calmi.

Per utilizzare i rituali e le abitudini in modo efficace, ricorretevi regolarmente, almeno con la stessa frequenza di qualsiasi altro esercizio fisico. Fare affidamento su di essi il giorno della competizione senza averli utilizzati regolarmente non è una buona idea. L’elemento fondamentale nei rituali e nelle abitudini è che essi restringono il focus di attenzione e incrementano la concentrazione, preparando al momento chiave. Ciò aiuta a evitare le distrazioni e i fattori di interferenza. Guardate alcuni giocatori di golf professionisti che preparano un putt importante. Esteriormente, sembra che stiano facendo tutti la stessa cosa. Un’attenzione maggiore rivelerà che, sebbene l’obiettivo finale sia lo stesso, mettere la palla in buca, stanno accadendo cose diverse. Ognuno di loro sta misurando la distanza, ispezionando il green etc., ma ciascuno sta anche facendo qualcosa di diverso, fisicamente o mentalmente. Alcuni principi fondamentali, relativi ai rituali e alle abitudini sono: • • • • • • •

fate in modo che siano brevi e semplici; usate quelli che potete controllare direttamente; utilizzateli quotidianamente; trovatene alcuni speciali, per le situazioni molto importanti; non lasciate che il vostro avversario sappia quali sono i vostri rituali e le vostre abitudini; per i rituali e le abitudini pre-performance, concentratevi sui segnali interiori; nel corso della performance, allargate i rituali e le abitudini, fino a includere i segnali interiori ed esteriori; • assicuratevi che i rituali e le abitudini comprendano elementi cinestesici: sentimenti, emozioni, sensazioni tattili e muscolari; • prestate particolare attenzione al feedback che ricevete cinestesicamente; lavorate sul “sentirsi bene” e sul “sentirsi a posto”. Immaginate un giocatore di tennis che sia stato battuto nei primi game. Quel che è peggio è che sa di non aver alcun indizio sul perché ciò stia succedendo o su cosa fare a riguardo. Se 95


permettesse a questi pensieri di persistere, probabilmente perderebbe la partita. Un rituale gli permetterà di sgombrare la mente e concentrarsi sul game successivo, piuttosto che su quelli precedenti. Le sue probabilità di successo diventeranno così molto maggiori. Concentrare l’attenzione è una delle funzioni fondamentali dei rituali e delle abitudini. Sono stati condotti molti studi sui fattori che fanno emergere ed eccellere alcuni sportivi. Associata ai primi della lista, si trova sempre la capacità di raccogliere le forze per il grande lancio, per il putt decisivo in una partita di golf o per qualunque momento cruciale. I rituali e le abitudini favoriscono senza dubbio questa capacità. Lo scopo dei rituali e delle abitudini pre-performance è quello di richiamare e concentrare l’attenzione, per evitare di essere distratti da fattori di interferenza interni o esterni. Ovviamente, durante la performance vera e propria, è importante che accada lo stesso, ma è probabile che ci siano più fattori di interferenza, ad esempio gli avversari, la folla, l’arbitro, i vostri compagni di squadra. In più, la partita stessa, che va giocata. È molto facile essere sommersi dalle informazioni e quindi perdere la concentrazione. Per neutralizzare questo problema è importante concentrarsi sulla “propria” performance, invece di pensare troppo all’avversario. Per esempio, in una partita di calcio, se vi aspettate di avere dei problemi con un vostro avversario in particolare e lui vi batte le prime tre o quattro volte, è molto facile cominciare a concentrarsi su di lui, piuttosto che sulla questione fondamentale, ossia ciò che voi potete controllare; in altre parole, sulla vostra risposta e sulla vostra performance. I rituali e le abitudini giocano un ruolo piccolo, ma importante, nel controllo della situazione. Possono esserci alcune questioni più importanti da gestire, ad esempio la mancanza di convinzione, l’insicurezza riguardo al mantenimento del proprio posto nella squadra, la pressione da parte dei compagni etc. I rituali e le abitudini creeranno l’opportunità di rivelare e affrontare tali questioni. Attività • Scegliete un momento chiave nel vostro sport in cui un rituale potrebbe esservi d’aiuto. • Scegliete un rituale o un’abitudine che risultino appropriati, ad esempio toccare la punta del berretto per un giocatore di cricket, prepararsi a un calcio piazzato per un giocatore di rugby, controllare la strumentazione per un pilota, far rimbalzare la palla per un giocatore di tennis. • Eseguite il rituale ogniqualvolta ne avete bisogno. • Utilizzatelo al di fuori della competizione vera e propria. • Riesaminatene regolarmente l’efficacia e l’adeguatezza. • Fate in modo che il vostro rituale sembri naturale e spontaneo all’osservatore. Quest’ultimo punto può essere molto importante nell’affrontare un avversario. Per esempio, tutti i libri scritti da giocatori di poker professionisti osservano come gli avversari rivelino le proprie reali intenzioni con un gesto, un manierismo, una parola o una reazione. Tutti noi siamo capaci, fino ad un certo punto, di “leggere” i nostri partner o i nostri figli in modo simile. La PNL può aiutarci a sfruttare e sviluppare questa abilità a nostro vantaggio. Attività I rituali e le abitudini sono forme di ancore, pertanto il procedimento per crearli è simile. • Identificate lo stato-risorsa che desiderate, ad esempio la concentrazione totale per effettuare una battuta, la calma mentre si sta per tirare un calcio di rigore, la capacità di tenere duro alla fine di una partita difficile. • Decidete quale rituale o abitudine userete per accedere a tale stato. Usate il maggior numero di sensi possibile. 96


• Visualizzate mentalmente il momento specifico in cui userete il rituale o l’abitudine. • Sviluppate e riconoscete la reazione che determinate, sia mentalmente, sia fisicamente, quando usate quel rituale o quell’abitudine (anche se lo state facendo nella vostra poltrona). • Usate il rituale e l’abitudine durante il normale allenamento e valutatene i risultati. • Introduceteli in una normale competizione. • Valutatene regolarmente i risultati.

97


CAPITOLO 20

CREARE E UTILIZZARE LA CONSAPEVOLEZZA CORPOREA A molti può sembrare ovvio che tutti gli sportivi debbano avere un’ottima consapevolezza corporea e, naturalmente, molti la possiedono. Eppure, è curioso notare quanti di loro sembrino non averla. È altrettanto strano constatare quanti manager, allenatori e società non contemplino, nei programmi di allenamento, una preparazione finalizzata alla consapevolezza corporea. Uno dei motivi potrebbe essere che questa viene spesso vista (erroneamente) come qualcosa che si possiede o meno e non come qualcosa che, invece, possa essere sviluppato. La consapevolezza corporea può aiutarci a identificare qualsiasi problema, che in seguito potrebbe provocare delle lesioni, prima che esso si verifichi. Alcuni ricercatori hanno sviluppato delle metodologie di esercizio fisico e la PNL ha attinto dai loro studi. Tra le più conosciute ci sono quelle di Feldenkrais e di Rolf. Inoltre, molti atleti utilizzano la tecnica Pilates o quella Alexander. Ognuna di esse può essere appresa rivolgendosi a trainer specialisti e sono tutte in grado di creare un prezioso senso di consapevolezza corporea. Sono anche utili per prepararsi fisicamente all’attività sportiva, per eseguire il raffreddamento o per favorire il recupero dopo un infortunio. Basata sui principi della PNL, la seguente, ben nota attività può essere utilizzata per sviluppare e utilizzare la consapevolezza corporea. Attività • Stendetevi supini e rilassatevi completamente, con gli occhi chiusi. • Prestate attenzione ai vostri piedi e alle vostre caviglie. Il vostro piede sinistro vi dà delle sensazioni differenti, rispetto al destro? Se sì, in che cosa consiste la differenza? Prestate attenzione alle diverse sensazioni delle dita. In che modo differiscono fra loro? Le sensazioni nelle caviglie sono diverse? Quali differenze ci sono in termini di peso, calore, tensione, rigidità, scioltezza etc.? • Ora prestate attenzione alle vostre gambe. Pensate alle stesse domande. • Ora fate lo stesso con le cosce, l’inguine e i glutei. • Ripetete questo processo con lo stomaco. • Ripetetelo con il torace. • Ripetetelo con la schiena. • Ripetetelo con le mani e i polsi. • Ripetetelo con gli avambracci e i gomiti. • Ripetetelo con le braccia e le spalle. • Ripetetelo con il collo. • Ripetetelo con la mandibola. • Ripetetelo con il naso, le orecchie e gli occhi. • Ripetetelo con la fronte e la sommità del capo. • Prendetevi qualche altro minuto finale per attraversare nuovamente ogni parte del corpo. Se qualcosa vi sembra strano o vi dà delle informazioni che destano la vostra attenzione, prestatevi un po’ di attenzione. (Ricordate, non state cercando di cambiare niente, solo di 98


•

diventarne piÚ consapevoli.) Una volta completato lo schema, riportate gradualmente l’attenzione alla stanza e all’ambiente che vi circonda.

Esercitatevi nel divenire consapevoli di parti specifiche del vostro corpo, mentre praticate il vostro sport o vi allenate.

99


CAPITOLO 21

SFRUTTARE L’AGGRESSIVITÀ Chiunque abbia praticato o seguito qualche sport avrà assunto (o notato) degli atteggiamenti aggressivi. Molto spesso si tratta di reazioni impulsive a un’ingiustizia reale o immaginaria, ad esempio un placcaggio scorretto da parte di un avversario o una decisione sbagliata dell’arbitro o del giudice di gara. Talvolta questi atteggiamenti sono provocati dalla reazione a un nostro stesso errore. A pochissimi sportivi non è mai capitato di reagire in modo aggressivo, a un certo punto, nella foga del momento, e di pentirsene successivamente. Alcuni di questi episodi sono divenuti leggendari, ad esempio il placcaggio da parte di Paul Gascoigne nella finale di coppa del 1991, il lancio di Courtney Walsh contro i battitori finali inglesi nel Jamaica Test Match e la reazione di David Beckham nella partita di Coppa del Mondo tra Inghilterra e Argentina. Uno dei fattori che provocano una pressione estrema, sfruttandola successivamente, è l’attenzione dei media. Anche chi non è appassionato di calcio avrà visto l’incidente di David Beckham riportato dalla stampa, lo avrà guardato da ogni angolazione in TV e lo avrà sentito commentare da vari esperti. Ovviamente, non c’è nulla di sbagliato in tutto ciò. È giusto e opportuno che le infrazioni vengano rilevate e punite. Il fatto è che la spinta verso il successo viene creata in parte dai media e, una volta che un’azione aggressiva ha avuto luogo, in certi casi viene ingigantita ben oltre l’importanza della competizione. Ciò innesca un ciclo, in cui si alternano la spinta verso il successo e la pressione, affinché si “faccia dimenticare” l’incidente. Sfortunatamente la pressione, aumentando, ha più probabilità di trovare uno sfogo attraverso l’aggressività. Ci sono vari modelli utilizzati nella psicologia dello sport, riguardo all’aggressività. Richard H. Cox, nel suo libro Sports Psychology, Concepts And Applications, utilizza la tabella qui di seguito per spiegare le tre teorie più note sull’aggressività. TEORIA Teoria dell’istinto

Ipotesi della frustrazione

Teoria dell’apprendimento sociale e dell'aggressività

PRINCIPI FONDAMENTALI DELLA TEORIA 1. L’aggressività è una spinta biologica innata. 2. L’aggressività si risolve nello scaricare o sfogare emozioni represse. 3. Lo sport fornisce uno sbocco sicuro e socialmente accettabile per l’aggressività. 1. L’aggressività è una conseguenza naturale della frustrazione. 2. La forza della tendenza all’aggressività è in relazione con la forza, il grado ed il numero delle frustrazioni. 3. L’aggressività si manifesta e agisce come una catarsi o uno sfogo, prevenendo un’ulteriore aggressione. 1. Il bisogno di aggressività è una reazione appresa. 2. L’aggressività genera altra aggressività. 3. L’aggressività non serve come sfogo o catarsi per prevenire ulteriore aggressività.

Qualunque teoria scegliamo di accettare, fra queste, è chiaro che l’aggressività ha sempre avuto un proprio ruolo nello sport e continuerà ad averlo. La chiave sta nell’imparare a utilizzarla efficacemente. Due strumenti specifici della PNL che possono assisterci nello sfruttare l’aggressività sono le 100


posizioni percettive e il dialogo interno. Ci sono tre posizioni percettive: – Prima posizione Ci troviamo in prima posizione quando guardiamo le cose solamente dal nostro punto di vista. – Seconda posizione Ci troviamo in seconda posizione quando siamo in grado di guardare le cose dal punto di vista di un’altra persona. – Terza posizione Siamo in terza posizione quando interpretiamo il ruolo di un osservatore distaccato, osservando noi stessi e gli altri. Solitamente, ci troviamo in terza posizione quando analizziamo una partita o un match, dopo che si sono svolti. È in prima posizione che siamo più propensi a utilizzare l’aggressività in modo inappropriato. Se possiamo spostarci in seconda posizione e sperimentare il punto di vista dell’altra persona, è meno probabile che ciò accada. Dalla terza posizione possiamo osservare tutti i giocatori coinvolti e, da un punto di vista più distaccato (ad esempio dalla panchina o dalla tribuna), meno emotivo, possiamo dare a noi stessi un suggerimento sul modo di reagire. Attività • Pensate a un’esperienza sportiva recente in cui siete divenuti aggressivi. Associatevi completamente all’esperienza. • Ora ponete l’esperienza su un palcoscenico o su uno schermo. Mettetevi tra il pubblico, guardandovi sul palcoscenico o sullo schermo. (Ora siete in terza posizione.) • Mentre vi guardate diventare aggressivi, formulate un consiglio che possa aiutare il “voi” sul palcoscenico o sullo schermo a incanalare l’aggressività. • Dalla terza posizione, offrite quel consiglio al “voi” in prima posizione. Permettete al “voi” in prima posizione di accogliere il consiglio e reagire ad esso. Questa semplice attività viene già utilizzata da molte persone in ogni ambito della vita, per sviluppare l’abitudine al “Self-Coaching” o “Coaching di se stessi”. La conversazione interiore (o il dialogo interno) è la voce che sentiamo nella nostra mente. Nessun altro sente questa voce o la conversazione che essa crea. Alcune persone la chiamano la loro “coscienza”, che in se stessa è un’espressione rivelatrice, poiché implica talora un utilizzo della conversazione interiore in senso negativo, ossia per scoraggiarci, demotivarci, dirci cosa non fare. Secondo molti psicologi, il 70% del nostro dialogo interno può essere negativo. Il dialogo interno è un fattore importante nell’aggressività, perché noi reagiamo alla voce nella nostra testa (ad esempio “Non è corretto!” o “Vai e prendilo!”) o la usiamo dopo la gara, per giustificare ciò che abbiamo fatto. Più il nostro dialogo interno giustifica l’aggressività immotivata, più siamo propensi a manifestarla ancora.

“Tu hai la responsabilità di te stesso. Tutti provano delle emozioni; impara a volgere a tuo vantaggio quelle degli altri.” KEVIN KEEGAN

Attività • Esercitatevi a prestare più attenzione al vostro dialogo interno. Ascoltate i messaggi che 101


scatenano l’aggressività e notate il modo in cui reagite. Per rompere lo schema dell’utilizzo del dialogo interno per creare o giustificare l’aggressività, sostituite immediatamente ogni dialogo interno negativo con un messaggio più positivo.

102


CAPITOLO 22

UTILIZZARE LA FOLLA Molti sportivi, professionisti o dilettanti, vedono la folla come una fonte di grande preoccupazione e di difficoltà. Questa è una reazione perfettamente comprensibile, dal momento che la folla è diventata ormai un fattore assai rilevante. La squadra di calcio che gioca di fronte ai propri tifosi, il pugile che combatte nella sua città natale, Tim Henman che gioca a Wimbledon, la Nazionale Francese che vince la Coppa del Mondo nel proprio Paese, ne sono tutti esempi. La campagna contro David Beckham, a partire dalla Coppa del Mondo, è un esempio interessante di cosa sono capaci di fare i tifosi, pur di segnare un punto a loro favore. L’evidenza dimostra che, al di là della possibilità di ottenere un vantaggio dall’uscita dell’Inghilterra dalla competizione, i tifosi videro in questa contestazione un’opportunità per impedirgli di concentrarsi sulla partita, quando giocava contro la loro squadra. Effettivamente, le cronache dei media prima della stagione suggerirono che si potesse arrivare al punto di forzarlo a cambiare squadra e a giocare a calcio in Europa. Le sue performance sul campo, all’inizio della stagione 1998-’99, screditarono subito questa congettura. Una delle complicazioni riguardo alla folla è che il principio secondo cui “giocare in casa è favorevole e giocare fuori casa è svantaggioso” non è sempre valido. Per esempio, nella stagione calcistica del 1997-’98, il Crystal Palace di Londra divenne noto per la sua incapacità di vincere in casa. Molti sportivi, effettivamente, preferiscono giocare fuori casa, poiché l’aspettativa della folla è diversa e fornisce loro meno distrazioni. Per avere davvero successo, è importantissimo essere in grado di operare al massimo della nostra capacità, ovunque stiamo giocando. Ciò riguarda sia il giocatore dilettante di squash, che, mentre gioca nell’impianto sportivo locale, perde quando qualcuno lo guarda, sia il professionista, che gioca di fronte a migliaia di persone.

“La folla è davvero importante. Talvolta ti ama, talvolta no, ma sa sempre se sei sincero.” KEVIN KEEGAN

Alcuni campioni sono capaci di innalzare il livello del loro gioco nelle grandi occasioni e di fronte alle grandi folle. Bill Beaumont racconta che Gordon Brown, il giocatore di rugby scozzese, faceva proprio questo e, nel cricket, David Gower era il tipico giocatore che tende a operare a un livello più alto di fronte ad un grande pubblico, piuttosto che in un campo di un torneo locale potenzialmente deserto. Alcuni commentatori (e anche alcuni atleti) credono che questo sia il fattore che distingue gli sportivi davvero grandiosi da quelli “piuttosto bravi”. La folla è un fattore così importante, nelle occasioni importanti, che l’abilità di utilizzarla efficacemente è un vantaggio considerevole. Quando gli sportivi iniziano a praticare un nuovo sport, la presenza della folla può essere un fattore limitante e la paura di apparire ridicoli di fronte agli altri inibisce lo sviluppo della competenza e della bravura. Questa paura, in realtà, si applica a tutti i livelli, dal principiante al giocatore di tennis a Wimbledon, timoroso di servire un doppio fallo, o al giocatore di calcio che tira un rigore alle finali di Coppa del Mondo. 103


L’eventualità di trovarsi di fronte alla folla e di avere a che fare con le sue aspettative è una situazione complessa per uno sportivo, sia che giochi individualmente, sia in squadra. Uno studio di Varca (1980) suggerisce che l’aggressività è un fattore fondamentale; la squadra che gioca in casa tende ad essere più “funzionalmente aggressiva”, laddove la squadra ospite è più “disfunzionalmente aggressiva”. In altre parole, le squadre di casa tendono a concentrarsi maggiormente sulle risposte che incoraggiano performance di livello più elevato, mentre le squadre ospiti perdono più tempo in minuzie, discutono di più con gli arbitri e commettono più falli. È dunque importantissimo, per la squadra o per il giocatore che compete fuori casa, essere consapevoli di questa tendenza e invertirla con un programma appropriato. Questo programma potrebbe includere i seguenti fattori: • • • • • • • •

concentrarsi su una difesa accurata; elaborare delle tattiche per un attacco appropriato; trovare il modo di gestire la folla; adottare delle misure per ripristinare la calma; evitare le discussioni; non commettere infrazioni; concentrarsi su specifici problemi di performance; concentrarsi su obiettivi specifici.

Le attività seguenti vi aiuteranno a elaborare questo programma. Attività • Esercitatevi a usare le tecniche delle posizioni percettive trattate nel Capitolo 21, “Sfruttare l’aggressività”. Ciò vi aiuterà a distaccarvi da qualsiasi evento negativo in corso. Attività • Prima dell’inizio del gioco, praticate l’esecuzione mentale, immaginando di essere al centro assoluto dell’attenzione, e apprezzatene ogni istante. • Inizialmente, fatelo in uno stato dissociato, in modo tale da poter cambiare tutto ciò che non appare o suona come vorreste, che non vi fa sentire bene o che non ha il giusto odore o sapore. • Poi fate un passo all’interno e diventate totalmente associati. Siate consapevoli di ogni feedback che i vostri sensi vi forniscono. Attività • Sviluppate rituali e abitudini per limitare l’effetto del pubblico e dell’ambiente o, più significativamente, per creare convinzioni più potenzianti riguardo alla vostra performance. I rituali e le abitudini sono trattati nel Capitolo 19.

104


CAPITOLO 23

CONSEGUIRE LIVELLI DI MOTIVAZIONE COSTANTI “Dare qualcosa che valesse i soldi che costava era una questione importante per me. Mi motivava indipendentemente da dove stavo giocando.” KEVIN KEEGAN

La motivazione è una questione complessa. Rispondere alle seguenti domande vi aiuterà a diventare più consapevoli dei vostri livelli di motivazione, come pure dei vari fattori coinvolti. • Usate parole positive o negative, nella vostra conversazione e nel vostro dialogo interno? (Esempi di parole positive sono “farò” e “posso”, mentre “devo” e “dovrei” sono parole negative.) • Vi concentrate sugli aspetti positivi o su quelli negativi della vostra performance? • Guardate a un evento imminente in modo calmo oppure diventate sovra-eccitati o sottoeccitati? • Avete obiettivi chiari, per quanto riguarda sia il gioco che la vittoria? • I vostri pensieri diventano più positivi o più negativi, mentre l’evento si avvicina? • Affrontate le performance mediocri in modo sincero, realistico senza indugiarvi troppo a lungo? • Avete obiettivi, sia a lungo, sia a breve termine, per migliorare le vostre performance? • Sapete perché questi obiettivi sono così importanti per voi? • Vi assumete la responsabilità dei vostri livelli di motivazione, piuttosto che attribuirla ad altri fattori, se qualcosa non funziona perfettamente? • Vi concentrate sul futuro o sul passato? • Quali parole usano le altre persone, riferendosi ai vostri livelli di motivazione? Come reagite a questo? • Permettete a voi stessi di essere nella vostra condizione migliore? • Quali dei seguenti quattro stati di motivazione vi descrive meglio? 1. Sono in grado di affrontare ogni sfida che mi si presenti. Rimango equilibrato, concentrato e ho il controllo della situazione. Sono contento delle mie reazioni e delle mie performance, sapendo di dare il meglio di me stesso. 2. Sono spinto dal desiderio di dimostrare qualcosa attraverso il modo in cui mi comporto. Sento di dover vincere, perché voglio evitare di apparire stupido o incapace. Voglio tutte le ricompense associate alla vittoria. Talvolta mi concentro sul passato, talvolta sul futuro. 3. Non mi sento realmente preoccupato adesso, anche se lo sono stato prima e lo sarò di nuovo più tardi. Non mi concentro sul qui ed ora. 4. Sento la pressione delle aspettative delle altre persone. Enfatizzano troppo l’importanza della vittoria. Vorrei che mi lasciassero semplicemente solo. Mi sento esaurito. 105


“Sono molto fortunato nella sfera della motivazione. Non devo necessariamente motivarmi per dare il meglio di me stesso, perché se ho mangiato in modo bilanciato, ho sviluppato il giusto atteggiamento, ho trascorso una notte tranquilla, ho eseguito la preparazione, l’attrezzatura è a posto, allora mi stavo motivando senza neppure saperlo.” SHAUN TACEY,

campione di Speedway Avendo risposto a queste domande, dovreste avere un’idea più chiara riguardo a eventuali aree problematiche nell’ambito della vostra motivazione. Le attività seguenti vi aiuteranno ad affrontarle efficacemente. Attività • Ripetete l’esercizio che riguarda lo spostamento da uno stato non motivato ad uno motivato. Come vi è stato mostrato nel Capitolo 15, “Prestare attenzione a ciò che funziona”. Una tecnica di PNL è nota come “Dal desiderare al volere”. Il suo obiettivo è stabilire la differenza tra come ci si sente nel “desiderare” qualcosa e come ci si sente nel “volere” qualcosa, e poi nel trasformare un desiderio in un “voglio”. (L’evidenza dimostra che i nostri desideri rimangono tali, mentre tendiamo a ottenere realmente ciò che vogliamo sul serio.) Attività • Rinfrescatevi la memoria sulle submodalità rileggendo il Capitolo 15, “Prestare attenzione a ciò che funziona”. • Scegliete qualcosa nel vostro sport che rappresenti un “desiderio” per voi. • Entrate in quello stato di desiderio. • Trovate tutte le submodalità di quello stato e annotatele. • Cambiate lo stato pensando a qualcos’altro o facendo qualcos’altro per alcuni secondi. • Ora scegliete qualcosa nel vostro sport che rappresenti un “voglio” per voi. • Entrate in quello stato di “voglio”. • Trovate tutte le submodalità di quello stato e annotatele. • Cambiate lo stato pensando a qualcos’altro o facendo qualcos’altro per alcuni secondi. • Guardate attentamente la vostra lista di submodalità “desiderio” e “voglio”. Sceglietene due che presentano maggiori differenze rispetto all’altra lista. • Ora rientrate nell’esperienza dello stato “desiderio”. Cambiate queste due submodalità in modo che siano uguali a quelle dello stato “voglio”. • Notate la differenza che ciò determina nella vostra motivazione di conseguire il “desiderio”.

106


Parte 4 Essere allenatori di se stessi

107


CAPITOLO 24

GESTIRE LO STRESS E L’ESAURIMENTO PSICOFISICO In un contesto sportivo, l’impatto dello stress può essere enorme. La combinazione di interesse da parte dei media e la pressione riguardo al mantenimento o al miglioramento dei nostri livelli di performance o al restare in squadra può determinare il manifestarsi di tutti i classici sintomi dello stress. Secondo la dottoressa Teresa Foot, questi sintomi possono includere: • • • • • • • • • • • • • • • • • •

mal di testa da tensione; dolori alla parte bassa della schiena o tensione nei muscoli del collo e delle spalle; stanchezza senza nessun motivo evidente; battito cardiaco accelerato o irregolare; perdita di appetito o alimentazione irregolare, per consolazione, indipendentemente dall’appetito; indigestione o disturbi intestinali frequenti; tremore alle mani; sensazione immotivata di caldo o di freddo; contrazioni degli arti durante la notte, a letto; estrema irritabilità; perdita della capacità di ridere, depressione; perdita dell’interesse per la vita e per le persone; calo della libido; tensione o ansia per la maggior parte del tempo; sensazione di essere senza speranza nei confronti del futuro; avere il pianto facile; esplosioni di rabbia incontrollabili; sensazione di essere sotto pressione per tutto il tempo.

Molti di noi sanno che un po’ di stress è essenziale per essere capaci di una “peak performance”. Il diagramma seguente illustra il modello classico di questa relazione tra lo stress e la performance.

108


Sebbene questo modello si possa applicare a tutti, l’effettiva quantità di stress richiesta per sovraccaricare ognuno di noi è altamente individuale. Non esiste una quantità prestabilita che causi il sovraccarico. Infatti, tutti noi conosciamo persone che sembrano essere capaci di gestire massicce quantità di stress e altre che vengono spazzate via alla minima comparsa di un problema. Troppo stress – sia esso fisico o psicologico – può produrre il fenomeno dell’esaurimento. Nel suo libro Sports Slump Busting, Alan S. Goldberg offre il seguente questionario per stabilire il grado di esaurimento. Rispondete “vero” o “falso” alle seguenti domande: • • • • • • • • • • • • • • • • • • • •

Sono stanco per tutto il tempo. Non mi piace più esercitarmi come una volta. Quando mi alleno, desidero frequentemente essere da un’altra parte. Temo la competizione. È passato molto tempo dall’ultima volta in cui mi sono davvero divertito nel competere. Mi chiedo continuamente per quale motivo continuo a rimanere nello sport. Trovo difficile rimanere concentrato sui miei obiettivi. Sembra che io mi infortuni più di quanto non sia mai successo. I miei infortuni sembrano non risolversi mai. Il mio atteggiamento sembra essere peggiorato negli ultimi mesi. Mi rincresce dover sacrificare una parte così grande del mio tempo per lo sport. Non riesco a gestire il disagio del duro allenamento come ho fatto l’anno scorso. Talvolta mi lascia indifferente anche il fatto che non mi importi niente. Ho un atteggiamento più negativo del solito, riguardo all’allenamento e a me stesso. Ho problemi a concentrarmi sull’allenamento. Ultimamente mi mortifico molto. Il mio allenatore mi irrita per davvero. Trovo più che mai delle difficoltà ad andare d’accordo con i miei compagni di squadra. Sento di rimanere nello sport solo a causa della pressione che gli altri esercitano su di me. Non sembro essere capace, come una volta, di riprendermi dalle sconfitte.

Assegnatevi un punto per ogni volta che avete risposto “vero” e poi fate la somma. Se avete ottenuto da uno a tre punti, su 20 possibili, allora, probabilmente, non avete bisogno di preoccuparvi riguardo all’esaurimento psicofisico. Punteggi tra il 4 e il 7 indicano che state iniziando a “cuocere” e non sarebbe male concedervi qualche periodo di pausa. Punteggi tra l’8 e il 14 indicano che avete un importante bisogno di una vacanza dall’allenamento e dalla competizione. Se avete totalizzato 15 o più punti, allora siete seriamente esauriti, avete 109


bisogno di sedervi con il vostro allenatore e di parlare con lui cuore a cuore. Il problema dei questionari di questo tipo è che molte risposte non sono né vere, né false, ma una via di mezzo. Molti di noi vedono tutte queste caratteristiche di esaurimento come “normali” fino a un certo grado o in qualche momento particolare. Il guaio è che una situazione, se lasciata a se stessa, può progressivamente o improvvisamente peggiorare e far precipitare in una crisi. Siccome qualsiasi cosa vada storta non sembra destinata ad andare meglio, alcuni di noi potrebbero compensare questo problema con l’allenamento fisico, piuttosto che risolverlo occupandosi degli aspetti mentali. Un’altra possibile reazione potrebbe essere quella di “staccare la spina”, ossia di essere presenti fisicamente, ma, in realtà, fare solo finta di allenarsi. È probabile che entrambe queste reazioni provochino un aumento dei problemi e c’è il pericolo che l’esaurimento si intensifichi, che le risposte ad esso si accentuino a loro volta e che lo schema si ripeta continuamente. La soluzione consiste nell’evitare ciò che sta già contribuendo al problema e nel trasformare la situazione negativa in una situazione positiva. Le persone che fanno fronte allo stress e all’esaurimento psicofisico in modo efficace sembrano avere tutte un senso di: • • • •

impegno; controllo; sfida; equilibrio/realismo.

Potrebbe essere utile tenere presenti queste caratteristiche, mentre eseguite le attività che seguono. Attività Fatevi un’immagine più chiara sia del problema, sia della soluzione, rispondendo a queste domande: • • • • • • • • • • • • • • •

Cos’è che non va? Perché ho questo problema? Da quanto tempo ce l’ho? In che modo mi limita? Perché questo problema mi impedisce di fare ciò che voglio? Di chi è la colpa se ho questo problema? Qual è stata l’occasione peggiore in cui ho sperimentato questo problema? Cosa voglio? Quando lo voglio? Come saprò di averlo ottenuto? Quando avrò ottenuto ciò che voglio, cos’altro potrebbe migliorare? Quando avrò ottenuto ciò che voglio, c’è qualcos’altro che potrei perdere? Quali risorse ho a disposizione che mi aiutino a ottenere ciò che voglio? In che modo posso utilizzare al meglio queste risorse? Cosa sto per iniziare a fare ora per ottenere ciò che voglio?

Attività Imparate a comprendervi meglio: • diventando più consapevoli di voi stessi; • notando lo stato del vostro corpo; • notando i vostri schemi di pensiero; 110


• riconoscendo i fattori del vostro passato che vi stanno influenzando oggi. Attività Assumete il controllo: • • • •

affrontando in modo più efficace le situazioni e le persone; prendendovi la responsabilità delle vostre azioni e delle vostre sensazioni; bilanciando i vostri bisogni con quelli degli altri; affrontando le questioni che devono essere affrontate.

Attività Sviluppate la vostra capacità di recupero fisico: • • • •

conseguendo una buona salute con una corretta alimentazione ed evitando di fumare; imparando a rilassarvi; tenendovi costantemente in esercizio (in vari modi); prendendovi delle pause.

Attività Sviluppate la vostra capacità di recupero psicologico: • • • • •

riconoscendo i fattori mentali che scatenano lo stress; essendo socievoli e apprezzando il supporto di altre persone; concentrandovi su obiettivi futuri, piuttosto che su errori passati; rifiutando il pensiero e il dialogo interiore negativo; ridendo molto.

Attività Gestite le questioni pratiche: • esaminando il vostro ambiente e il vostro stile di vita; • riconoscendo la vostra abilità di fare scelte difficili; • creando uno stile di vita equilibrato. Attività • Ripassate le submodalità rileggendo il Capitolo 15, “Prestare attenzione a ciò che funziona”. • Ripensate a una situazione sportiva in cui eravate eccessivamente stressati. • Entrate in quello stato e accedetevi completamente. • Scoprite tutte le submodalità dello stato e prendetene nota. • Cambiate lo stato pensando a qualcos’altro o facendo qualcos’altro per alcuni secondi. • Ora ripensate a una situazione sportiva in cui eravate liberi dallo stress negativo. • Scoprite tutte le submodalità dello stato e prendetene nota. • Interrompete lo stato pensando a qualcos’altro o facendo qualcos’altro per alcuni secondi. • Paragonate le liste di submodalità dei due stati e scegliete le due o tre che sembrano più importanti. • Ritornate nello stato di stress eccessivo e cambiate quelle due o tre submodalità, sostituendole con quelle dello stato non stressato. • Notate le differenze che avvengono al livello dello stress negativo. Se lo desiderate, sperimentate cambiando altre submodalità. • Terminate questa attività usando una delle tecniche di rilassamento illustrate nel prossimo 111


capitolo. (Non lasciatevi mai in uno stato di stress.) In aggiunta a queste attivitĂ , quelle presentate nel prossimo capitolo sul rilassamento possono aiutarvi a neutralizzare lo stress.

112


CAPITOLO 25

USARE TECNICHE DI RILASSAMENTO Per conservare e migliorare la nostra performance, è importante essere in grado di staccare e di ricaricare le nostre batterie. Per fortuna, ci sono molti metodi efficaci per ottenere questo risultato, due dei quali sono il training autogeno e la trance.

TRAINING AUTOGENO Il training autogeno consiste in una serie di sei esercizi mentali, che ci aiutano a calmare la mente neutralizzando le naturali reazioni corporee di “attacco o fuga”. Questo ci permette di rilassarci profondamente e offre l’ulteriore vantaggio di stimolare il potere del corpo di guarire se stesso. Il training autogeno è stato utilizzato con successo per affrontare problemi come pressione sanguigna elevata, scarsa concentrazione, depressione, sindrome del colon irritabile, palpitazioni, ansia, recupero dopo un infortunio, disturbi del sonno e ulcere. Poiché si tratta di un procedimento con una propria struttura, questo libro non potrà essere esauriente sull’argomento. Gli atleti, i manager e i Coach che volessero saperne di più possono rivolgersi al seguente indirizzo: British Association for Autogenic Training 18 Holtsmere Close Garston Watford Herts WD2 6NG Un buon libro sull’argomento è Autogenic Training del dottor Kai Kermani; l’autore può essere anche contattato al seguente indirizzo: Holistic Health Healing and Autogenic Centre 10 Connaught Hill Loughton Essex 1G10 4DU

TRANCE Iwan Thomas, medaglia d’oro, ha rivelato la scorsa notte il curioso segreto che sta dietro al suo sbalorditivo trionfo nel Campionato Europeo dei 400 metri: era in trance.

“Senza ombra di dubbio, lavorare con Robert Farago mi ha preparato mentalmente per la gara e lui ha giocato un ruolo importante nell’aiutarmi a vincere.” (DAILY MAIL, 25 AGOSTO 1998)

L’opinione che la maggior parte delle persone ha della trance è basata sulle performance televisive o dal vivo, in cui le persone sono “indotte” a comportarsi in modo inusuale per 113


intrattenere il pubblico. La trance medica o terapeutica, che viene sempre più utilizzata dalla medicina tradizionale, è molto diversa. Viene studiata nelle scuole di medicina da decenni e oggi è generalmente riconosciuta come un’utile componente della scienza e della medicina moderne. Il punto chiave della trance è che essa crea uno stato particolare di consapevolezza. Tutti noi abbiamo sperimentato il sogno a occhi aperti, attraverso cui entriamo in uno stato di concentrazione. La trance porta semplicemente questo stato un po’ oltre. Anche se questo stato sembra simile al sonno, ne differisce in quanto siamo ancora in grado di rispondere e i nostri cinque sensi sono potenziati. L’impressione comune di essere stati “addormentati” è inesatta. Molte persone, al giorno d’oggi, usano una forma di trance autoindotta, per aiutarsi ad affrontare questioni fondamentali o per migliorare le proprie performance in aree chiave della loro vita. Le ricerche indicano che le suggestioni ricevute in stato di trance sono molto efficaci per interrompere abitudini negative e instaurarne altre, più utili e potenti, al loro posto. Ovviamente, ciò è molto interessante per gli sportivi. In questo modo possono affrontare convinzioni limitanti, ansia, varie forme di fobie. Il concetto di “avere il controllo di” e di “essere responsabili di se stessi”, è un concetto molto influente per chiunque creda nel potere del “sé”. Per saperne di più potete contattare: British Hypnosis Research 212 Piccadilly London W1V 9LD Tel. 0171 666 6700 Sono stati pubblicati molti libri sull’argomento, come Self Hypnosis: Creating Your Own Destiny, di Henry Leo Bolduc oppure Self Hypnosis: Step By Step, del dottor. J.P. Guyonnaud. (Per ulteriori informazioni su questi libri, v. la bibliografia di questo volume.) Attività Per rilassarvi dopo una giornata impegnativa: • trovate un luogo caldo e tranquillo; • indossate vestiti comodi, nei quali vi sentiate a vostro agio; • usate un audio per il rilassamento e della musica calmante per rasserenare la mente e permettere a voi stessi di rilassarvi; • assumete un ritmo di respirazione lento/tranquillo per rilasciare la tensione. Uno dei fattori principali nel rilassamento è l’abilità di respirare profondamente e correttamente. Ogniqualvolta siamo sotto stress, il nostro schema di respirazione è incline a cambiare. Per molte persone ciò significa respirare più superficialmente e non fornire al cervello la giusta quantità di ossigeno. Concentrarsi sulla respirazione corretta è un buon metodo per indurre il rilassamento. La respirazione corretta, chiamata “respirazione addominale”, consiste nel respirare profondamente – come se si respirasse con l’addome – invece di usare solamente la parte superiore dei polmoni (come facciamo quando siamo stressati). Attività • Assumete una posizione comoda, preferibilmente sedendovi, piuttosto che distendendovi. • Per due minuti, eseguite la respirazione addominale profonda, assicurandovi di inspirare al massimo. • Espirate, tramite brevi sbuffi, attraverso la narice sinistra, assicurandovi di tirare dentro 114


lo stomaco a ogni espirazione. Fatelo per due minuti. Per altri due minuti, eseguite la respirazione addominale profonda, espirando naturalmente. • Espirate, tramite brevi sbuffi, attraverso la narice destra, per due minuti. • Negli ultimi due minuti, eseguite la respirazione addominale profonda, espirando naturalmente. •

NOTA: evitate di praticare questa attività se, in passato, avete sofferto di pressione alta, attacchi apoplettici, malattie cardiache o epilessia. Attività • Stendetevi in un luogo caldo, confortevole e privo di distrazioni. • Tendete tutti i muscoli dei piedi e delle caviglie, mantenendo la tensione per circa 10 secondi. Siate pienamente consapevoli dell’effetto della tensione, con tutti i vostri sensi. Poi dite a voi stessi la parola “relax”. Rilassatevi lentamente, gustandovi le sensazioni nei muscoli e nella mente. Immaginate che la tensione si riversi fuori dal corpo, sulla (o nella) superficie su cui siete distesi. • Inspirate a fondo, riempiendo l’addome, poi fate una pausa, espirate e godetevi il momento. • Tendete i muscoli dalle caviglie alle ginocchia comprese, mantenendo i piedi e le caviglie rilassati. Siate consapevoli di tutti i vostri sensi. Poi rilassatevi lentamente, sentendo la tensione fluire fuori dal vostro corpo. Inspirate profondamente, poi espirate. • Ripetete il procedimento per la regione al di sopra delle ginocchia, fino alle cosce, all’inguine e alla schiena compresi. • Ripetetelo per lo stomaco, compreso l’ombelico. • Ripetetelo per la regione del torace. • Ripetetelo per le mani e i polsi. • Ripetetelo per gli avambracci, fino ai gomiti compresi. • Ripetetelo per le braccia e le spalle. • Ripetetelo per il collo. • Ripetetelo per la mandibola. • Ripetetelo per naso, occhi e orecchie. • Ripetetelo per il culmine della testa. • Contraete l’intero corpo, usando la parola “relax”, per segnalare il rilascio della tensione. Vedete, udite, sentite, odorate e gustate le sensazioni del rilassamento. Inspirate ed espirate lentamente e profondamente. Potrebbe valere la pena registrare queste istruzioni usando la vostra voce (o la voce di una persona amata). Ognuna di queste attività di rilassamento dovrebbe essere praticata almeno una volta al giorno, per un periodo minimo di due settimane. Potreste farlo direttamente dopo l’allenamento oppure, se è richiesta una maggiore privacy, a letto, di notte, come ultima operazione prima di addormentarvi.

115


CAPITOLO 26

CREARE RICOMPENSE INTERIORI Uno dei pericoli che corriamo, quando pratichiamo uno sport, è che possiamo andare oltre l’essere preparati e concentrati e finire con l’essere, o col diventare, ossessionati. Fra queste due condizioni può esserci un confine sottile, ma la maggior parte di noi è in grado di riconoscere i classici segnali dell’ossessione, ad esempio giocare nonostante un infortunio, accusare noi stessi (o il nostro avversario) di qualsiasi cosa, divenire irritabili con quelli che ci stanno più vicini, perdere il senso dell’umorismo etc. Lo sviluppo dell’ossessione può avere molte cause, ad esempio l’incapacità di rilassarsi, una perdita di equilibrio nella propria vita oppure delle pressioni di origine interna o esterna. Uno dei motivi principali è la nostra incapacità di ricompensarci in maniera appropriata. Indipendentemente dal risultato di una performance, ci maltrattiamo, ci concentriamo sugli aspetti negativi e ci sforziamo ancora di più. In questo stato d’animo, anche la vittoria può essere vista come un fallimento, se il margine di successo non è stato abbastanza ampio o l’avversario non è stato sconfitto con un forte distacco. Ovviamente, preoccuparsi e desiderare di vincere ed eseguire una buona performance portano dei vantaggi. Tuttavia, spingendo questi atteggiamenti all’estremo, potremmo diventare così sovra-eccitati da “esaurirci” e non poter fare del nostro meglio. Oppure potremmo semplicemente non essere in grado di raggiungere il massimo al momento giusto e mettere in atto, quindi, una performance deludente. Le conseguenze di entrambi questi comportamenti sono il mancato conseguimento dei giusti risultati e l’instaurarsi di un circolo vizioso nel quale “proviamo più duramente”, in allenamento o nella performance vera e propria, e peggioriamo effettivamente la situazione. Il motivo di ciò è che mentalmente (e talvolta fisicamente) stiamo facendo di più di ciò che non funziona e ci aspettiamo che le cose migliorino. L’abilità di creare ricompense interiori (che possono coinvolgere anche gli altri) è il fattore chiave grazie al quale siamo in grado di raggiungere un equilibrio nella vita e, di conseguenza, dare il meglio nello sport che abbiamo scelto.

“Rendete il talento il vostro migliore amico e non abusatene mai!” ALAN BALL

[ex calciatore, G.B., NdR] Uno dei motivi per cui possiamo non essere capaci di ricompensarci è che abbiamo permesso a noi stessi di concentrarci sugli aspetti negativi, ad esempio su ciò che è sbagliato, su quanto è difficile tutto ciò, su quanto sono bravi tutti gli altri etc. Questo significa che abbiamo sviluppato quello che alcuni chiamano un “atteggiamento inappropriato”. In termini di PNL, gli atteggiamenti sono “invisibili”, ossia non possono essere individuati. I nostri atteggiamenti giacciono dentro di noi profondamente e, tuttavia, possono influenzare qualsiasi cosa facciamo. La cosa singolare, riguardo agli atteggiamenti, è che di essi si parla spesso e vengono analizzati continuamente. Praticamente, ogni intervista con un atleta, un allenatore o un manager contiene qualche riferimento a un atteggiamento, sia esso buono o cattivo, e alle sue conseguenze. Anche al di fuori dello sport, a casa, a scuola o nel lavoro, gli 116


atteggiamenti sono spesso chiamati in causa per spiegare le cose. Frasi come “hanno un pessimo atteggiamento” oppure “se vuoi avere successo, devi cambiare il tuo atteggiamento” sono usate frequentemente. Anche nelle relazioni personali, si fa riferimento agli atteggiamenti (spesso in maniera negativa) per spiegare aspetti del comportamento di un’altra persona. I nostri atteggiamenti (insieme ai nostri valori e alle nostre convinzioni) hanno un’enorme importanza nel nostro successo, in tutte le aree della vita, compreso lo sport. Sorprendentemente, molti sembrano considerarli, in qualche modo, fissi e immutabili. Il fatto che alcune persone non cambino i propri atteggiamenti non significa che non possano essere cambiati. Se avessimo un atteggiamento particolare nei confronti di noi stessi, ad esempio “non sono molto bravo di fronte a un vasto pubblico” o riguardo a un avversario, ad esempio “è destinato ad essere molto più bravo di me”, filtreremmo la realtà, generalizzando un esempio particolare, distorcendo l’evidenza per sostenere il nostro atteggiamento o cancellando le prove del contrario. In questo modo cerchiamo di ottenere la conferma che il nostro modo di vedere è sempre stato corretto. Continuare a comportarci in questo modo può far sì che cominciamo a sviluppare delle fobie riguardo a certi avversari o a certi campi di gioco, le quali rafforzano il nostro atteggiamento negativo e lo trasformano in una profezia autoverificantesi. Un’ulteriore implicazione di ciò è che, in uno sport di squadra, il nostro atteggiamento può iniziare a influenzare i compagni. In queste circostanze, l’impatto sul morale e sulla performance dell’intera squadra può essere catastrofico. Sicuramente, con una buona disposizione o un atteggiamento positivo, praticare uno sport può essere visto come un divertimento e una sfida, e trova la propria giustificazione nei risultati conseguiti. La PNL ha evidenziato come l’apprendimento e il cambiamento avvengano a livelli differenti, come illustrato nel modello di Robert Dilts riportato nella pagina successiva. Identità • Chi sono io in quanto individuo? • Che cosa rappresento? • Cosa mi rende unico? • Quali sono la mia missione e la mia visione? • Ho una filosofia personale? Convinzioni, valori e atteggiamenti • Perché voglio cambiare? • Qual è il mio stile personale? • Tratto me stesso (e gli altri) con rispetto e fiducia? • Metto in pratica le mie convinzioni e i miei valori, ossia “faccio ciò che dico”? • Le mie convinzioni e i miei valori sono congruenti? • Sono coerente con le mie convinzioni e i miei valori? • Accetto le convinzioni, i valori e gli atteggiamenti delle altre persone? Modello dei livelli logici

117


Capacità • Come devo affrontare il processo di creazione del cambiamento? • Quali abilità e conoscenze possiedo già? • Quali abilità e conoscenze devo sviluppare? • Gestisco le mie capacità in modo efficiente? • Come gestisco i miei livelli di motivazione? • Come gestisco la mia leadership personale? Comportamento • Quali sono i miei attuali atteggiamenti fondamentali, quelli efficaci e quelli non efficaci? • Quali dei miei comportamenti correnti ricompenso o punisco? • Utilizzo con me stesso un approccio “carota e bastone”, ossia premio o punisco me stesso? • Quali nuovi comportamenti ho bisogno di sviluppare? • Quali nuovi comportamenti richiede la situazione sportiva? 118


Ambiente • Dove avrà luogo l’evento? • Come saranno gli spettatori? • Qual è la configurazione fisica del terreno, del campo di gioco etc? • Qual è lo stile degli avversari? • Qual è l’etica/la cultura degli avversari? • A che livello sto giocando, ad esempio promozione, retrocessione, dilettantistico, internazionale? Uno degli aspetti interessanti del cambiamento personale, sia esso nello sport o in qualsiasi altro ambito, è quanto (o quanto poco) conosciamo effettivamente noi stessi, riguardo alle nostre capacità e convinzioni, ai nostri valori e atteggiamenti e alla nostra identità. Certamente, da un punto di vista sportivo, una sana consapevolezza di se stessi (o un’immagine realistica di sé, come alcune persone la chiamano) è una componente davvero utile per migliorare le performance individuali e di squadra. Molte persone che hanno a che fare con il cambiamento personale (sia esso nello sport, in famiglia, nel business o nella formazione) iniziano dal livello più basso di questo modello (l’ambiente) e poi risalgono. Ciò non è necessariamente sbagliato, ma può comportare delle limitazioni. Se il cambiamento ha luogo solamente a livello visibile, cioè se riguarda l’ambiente e il comportamento, più alcune capacità, il cambiamento può essere solamente temporaneo, perché non l’abbiamo fatto nostro e non si è radicato ad un livello superiore, diventando parte dei nostri atteggiamenti e della nostra identità. Per esempio, se riportiamo una considerevole vittoria che non modifica il nostro atteggiamento riguardo alle nostre reali capacità o non ha un impatto su di esso, il miglioramento nella performance sarà difficile da mantenere. Naturalmente, allo stesso modo, se il nostro atteggiamento è ritenere di essere i migliori e di poter vincere ogni volta, ma le nostre capacità e i nostri comportamenti non lo confermano, finiremo col perdere. L’abilità necessaria consiste nel determinare un equilibrio in tutte e cinque le parti del modello. In PNL questo equilibrio è chiamato congruenza. Siamo incongruenti ogniqualvolta ciò che sta accadendo a uno dei livelli non si armonizza con ciò che sta accadendo agli altri livelli. Alcune persone chiamano questo stato di congruenza “pace della mente”. È importante sottolineare che questo stato non deve confondersi con il compiacimento, che spesso può significare che qualcuno dei cinque livelli non è allineato, ma l’individuo non si preoccupa di fare niente a riguardo. Pertanto, in PNL, congruenza vuol dire essere in armonia con se stessi, con tutti e cinque i livelli allineati tra loro. Per ottenere migliori performance sportive, la congruenza può fare un’enorme differenza (oltre che farci sentire straordinari) e può essere spesso l’unico fattore che realizza la svolta o ci aiuta a sostenere i progressi e il miglioramento. Il concetto di congruenza è importantissimo per quanto riguarda la creazione di ricompense interiori. Conseguire ricompense esteriori (ad esempio soldi, fama, popolarità etc.) può avere la sua importanza, ma se le otteniamo a discapito dei nostri valori e della nostra identità, allora probabilmente il prezzo da pagare è troppo alto. Dobbiamo cercare di essere in grado di ottenere qualsiasi ricompensa, esteriore o interiore, che consideriamo importante, rimanendo, allo stesso tempo, sinceri nei confronti di noi stessi e mantenendo la pace mentale. Quest’ultima si raggiunge grazie alle ricompense interiori. Le seguenti attività vi aiuteranno a procurarvi appropriate ricompense interiori. Attività • Concentratevi sull’obiettivo di creare uno stato mentale equilibrato. • Entrate in voi stessi e diventate consapevoli di tutti i vostri sensi. Pensate al vostro 119


obiettivo e notate cosa vedete, udite, percepite, gli odori e i sapori che sentite. • Concentratevi sul primo senso che vi si presenta (ad esempio un’immagine o un suono) e intensificatelo. • Coinvolgete gli altri vostri sensi e collegateli fra loro. • Continuate fino a che non avete una chiara sensazione del vostro obiettivo con tutti e cinque i sensi. • Una volta ottenuto ciò, controllate la congruenza, attraverso tutti e cinque i livelli del modello. • Se c’è un problema a uno qualsiasi dei livelli, annotatelo, poiché è questo il livello sul quale dovrete lavorare. • Se il vostro obiettivo è in armonia con tutti i livelli, gustatevi la sensazione e amplificatela. Attività • Scegliete una ricompensa interiore che vorreste avere per la prima volta. • Pensate a come apparireste, ai suoni che fareste, alle sensazioni che provereste e a come vi comportereste se aveste quella ricompensa. • Entrate in essa e provatela. Sperimentate effettivamente come appare, suona e vi fa sentire avere quella ricompensa. • Cambiate tutto ciò che non va bene (uscendo dall’esperienza, se necessario, per fare i cambiamenti adeguati). • Gustatevi l’esperienza, vivendola pienamente. • Scegliete un segnale particolare per l’“avere la ricompensa”, ossia come sapete di averla ottenuta, cosa vedete, udite, percepite, quali odori e sapori sentite. • Uscite dall’esperienza. • Attivate il vostro segnale dell’“avere la ricompensa” e notate come vi sentite.

120


CAPITOLO 27

BANDIRE LE CONVINZIONI DISABILITANTI Nel corso del libro, le convinzioni sono state considerate come una componente fondamentale nelle performance sportive. Se non crediamo profondamente di essere abbastanza bravi, l’allenamento fisico o le motivazioni provenienti dall’esterno non saranno mai sufficienti a determinare un cambiamento. Quindi, la differenza tra avere delle convinzioni potenzianti e avere delle convinzioni disabilitanti è fondamentale.

“È meglio avere una mente forte che un talento naturale. L’ottanta per cento del gioco è nella mente.” DAVID LLOYD

Chiunque abbia praticato uno sport, a qualsiasi livello, avrà conosciuto qualcuno davvero dotato ma che, per qualche motivo, non credeva veramente in se stesso. Ciò potrebbe aver prodotto un’ampia varietà di risultati negativi, ad esempio non lavorare sodo durante l’allenamento, perdere partite che avrebbe dovuto vincere o apparire distratto nei momenti chiave. Il rovescio della medaglia è rappresentato, ovviamente, dall’atleta che ha un’idea gonfiata delle proprie abilità. Le sue convinzioni superano effettivamente ciò che produce nella propria performance. Questo sportivo tende ad avere un’ampia gamma di scuse e di persone da accusare, per poter spiegare perché, per qualche ragione, niente vada mai come dovrebbe. Entrambi questi tipi di sportivi possono produrre un effetto negativo in uno sport di squadra. Nello squash a squadre, il giocatore che dovrebbe vincere, ma non lo fa, rende la vita difficile ai suoi compagni. Nel rugby o nel football, la persona che si sopravvaluta e non passa la palla quando dovrebbe può causare conseguenze ugualmente negative. Le nostre convinzioni possono non essere razionali, sebbene molti di noi operino come se fossero assolutamente veritiere. Un interessante esempio relativo allo sport venne presentato dai media nell’estate del 1998. A John Gregory, manager dell’Aston Villa, fu chiesto il motivo del fallimento del suo primo incarico a Portsmouth, dove le condizioni sembravano, invece, favorevoli. Parte della sua risposta fu che sapeva esattamente ciò in cui credeva e si aspettava che tutti gli altri credessero la stessa cosa e pertanto reagissero nella stessa maniera. Ma scoprì che le cose non stavano esattamente così e il suo primo incarico di manager calcistico si concluse in un fallimento. Ora fa un uso positivo di quell’esperienza. La PNL mostra che una convinzione non è necessariamente giusta o sbagliata, ma è semplicemente un indicatore di come vediamo il mondo. Tuttavia, è evidente come alcune convinzioni siano più potenzianti di altre. Persone come Daley Thompson, Steve Backley, Sally Gunnell, Neil Back, Rob Andrew, Michael Atherton hanno tutte dimostrato gli effetti delle convinzioni potenzianti. A dispetto delle situazioni negative in cui si sono trovati o delle precedenti esperienze negative, questi sportivi le hanno superate, sia per se stessi, sia per la loro squadra. Altri atleti tendono a lasciare che le esperienze negative creino, riguardo a se stessi, convinzioni negative, che, in definitiva, li debilitano. Nel suo libro Sports Psychology In Action, Richard J. Butler elenca alcune possibili conseguenze di questo genere di pensieri e delle convinzioni negative. Tra queste: 121


• • • • • •

focalizzarsi sugli errori invece che sui successi; fare una pessima performance, perché ci aspettiamo di eseguire una pessima performance; giocare per non perdere e fare una performance mediocre, per evitare rischi; cercare di accontentare gli altri, piuttosto che concentrarsi sulla propria performance; diventare tesi; perdere la sicurezza.

Come dimostra il caso di John Gregory, la maggior parte delle persone si aspetta che gli altri condividano le stesse convinzioni e rimane perplessa, si sente frustrata o diventa ostile, quando ciò non avviene. Comprendere le convinzioni di qualcun altro non è lo stesso che condividerle. Alcune persone, in realtà, riconoscono che una delle proprie convinzioni sia priva di logica o che sia irrazionale, ma sembrano essere incapaci di smettere di agire in base ad essa, come se fosse assolutamente vera. Le attività che seguono sono progettate per creare convinzioni più potenzianti. Attività Esercitatevi a utilizzare il dialogo interno positivo, invece di quello negativo. Per esempio: • Invece di dire a voi stessi: “Gioco sempre male su questo terreno”, dite a voi stessi: “Oggi giocherò in maniera eccellente su questo terreno”. • Invece di dire a voi stessi: “Non ho la sicurezza necessaria per farlo”, dite a voi stessi: “La mia sicurezza mi aiuterà”. Attività Questa attività mira a cambiare il flusso della vostra attenzione e della vostra energia in una determinata situazione, in questo caso la mancanza di sicurezza di fronte a una vasta folla. Potete cambiare la situazione ogni volta che vi sentite condizionati da una convinzione negativa. Completate ogni frase con la prima cosa che vi viene in mente. Fase I Sono privo di sicurezza quando gioco di fronte a una vasta folla perché ......................................................................... prima ........................................................................... dopo ............................................................................ mentre ......................................................................... ogniqualvolta ............................................................... così che ....................................................................... se ............................................................................... anche se ...................................................................... nello stesso modo che ................................................ Fase II Voglio avere sicurezza quando gioco di fronte a una vasta folla perché ......................................................................... prima ........................................................................... dopo ............................................................................ mentre ......................................................................... ogniqualvolta ............................................................... così che ....................................................................... 122


se ............................................................................... anche se ...................................................................... nello stesso modo che ................................................ Fase III Avrò sicurezza giocando di fronte a una vasta folla perché ......................................................................... prima ........................................................................... dopo ............................................................................ mentre ......................................................................... ogniqualvolta ............................................................... così che ....................................................................... se ............................................................................... anche se ...................................................................... nello stesso modo che ................................................ Pensate attentamente al modo in cui avete completato le frasi. Avete avuto qualche sorpresa? Attività Anthony Robbins, nel suo libro Come migliorare il proprio stato mentale, fisico e finanziario, suggerisce di mettere alla prova una convinzione disabilitante, ponendosi le seguenti domande. • In che modo questa convinzione è ridicola o assurda? • Vale la pena modellare in quest’area la persona dalla quale ho acquisito questa convinzione? • Quanto mi costerà, in definitiva, dal punto di vista emotivo, non abbandonare questa convinzione? • Quanto mi costerà, in definitiva, nelle mie relazioni, non abbandonare questa convinzione? • Quanto mi costerà, in definitiva, dal punto di vista fisico, non abbandonare questa convinzione? • Quanto mi costerà, in definitiva, dal punto di vista finanziario, non abbandonare questa convinzione? • Quanto costerà, in definitiva, alla mia famiglia, se non abbandonerò questa convinzione? Queste domande possono aiutare a interrompere gli stati negativi che potrebbero essere legati alle convinzioni disabilitanti. Attività • Create una visualizzazione (o un’immagine mentale) della vostra convinzione negativa. • Metteteci intenzionalmente una grossa cornice attorno. • Spostate l’immagine incorniciata in un punto specifico al di fuori del campo visivo, dove non può interferire. • Ripetete questo procedimento per altre convinzioni negative, ogniqualvolta ne diventate consapevoli. (Potreste perfino divertirvi ad allestire un intero museo delle convinzioni scartate!) Attività Proprio prima di un evento sportivo, riponete la vostra convinzione negativa in una borsa immaginaria, di colore nero. Chiudete la borsa e mettetela al di fuori della vostra vista fino a che la gara non sarà terminata. 123


Attività Svolgete questa attività con un amico o un compagno di squadra. • Scegliete qualcosa in cui credete di non essere bravi. • Chiedete al vostro amico di porvi queste domande: – Come sai di non essere bravo a fare questo? – Cosa provoca il tuo non essere bravo? – Cosa significa non essere bravo a farlo? – Che cosa ti dice questo? – Che cosa accadrebbe se tu non avessi avuto questa convinzione? – Dunque, quale nuova convinzione hai adesso? – Come puoi applicare questa nuova convinzione in futuro? • Immaginatevi in una futura competizione sportiva, mentre dimostrate di avere questa nuova convinzione.

124


CAPITOLO 28

AFFRONTARE LE DIFFICOLTÀ Ogni sportivo, indipendentemente dalle proprie capacità, si è trovato, a un certo punto, a dover superare un problema importante. Potrebbe essersi trattato del recupero in seguito a un grave infortunio, di un periodo di scarsa forma fisica (che capita a tutti, prima o poi) o della necessità di affrontare un problema personale, cercando di continuare a competere. Alcuni fattori che possono avere un impatto sulla performance sportiva sono: problemi sessuali, consumo di sigarette, alcol, farmaci o stupefacenti, interventi chirurgici, insonnia, disturbi del comportamento alimentare, gravidanza, artrite, neoplasie, sindrome del colon irritabile, pressione sanguigna, palpitazioni, sciatica, problemi alla pelle, ulcere, problemi alla tiroide. Alcuni problemi di salute possono essere aggravati (o addirittura causati) dalla pratica di certi sport. Il concetto che alcuni campioni abbiano la vita facile è di solito falso. Ammesso che qualcuno riesca a evitare le lesioni fisiche (anche se, perfino a livello amatoriale, è una circostanza rara), può comunque essere necessario affrontare dei disagi mentali, quali perdita di sicurezza, sfiducia nelle proprie capacità, paura dell’avversario etc. L’interazione tra problemi fisici e mentali può essere affascinante. Talvolta tutto può iniziare con un banale infortunio, che, siccome non si risolve come vorremmo, comincia a influenzarci a livello mentale. In altre occasioni, la nostra volontà di ristabilirci può essere così forte, che ricominciamo a giocare prima di quanto dovremmo. Altri potrebbero giocare nonostante abbiano subito una lesione, sperando che, ignorandola, possa svanire. La capacità del corpo di gestire il dolore è governata dalla mente. Alcuni permettono a ogni minuzia di influenzarli, mentre altri sembrano reagire in modo completamente diverso. Naturalmente, ciò si verifica anche al di fuori dello sport. Sir Ranulph Fiennes, nel suo formidabile libro Mind Over Matter, cita il viaggiatore polare Jean-Louis Etienne, che dice: “Quando finisco in una situazione pericolosa, la mia mente e il mio spirito precipitano in una specie di frenesia. Non permetto alla rabbia o alla frustrazione di sopraffarmi. Viaggiare, in queste condizioni, è per il settanta per cento una questione mentale”. Fiennes continua dicendo che “risposte molto semplici diventano meno facili da mettere in pratica, per la mente, quando il cervello sta ricevendo messaggi costanti di dolore da varie parti del corpo, che richiedono che esso si fermi adesso, non molte centinaia di miglia più tardi”. Poi spiega come lui e gli altri ricorrano all’auto-ipnosi, recitino dei mantra, lascino andare deliberatamente la mente a ruota libera per gestire il problema del dolore. Nel far fronte al dolore o alla rabbia, il sistema nervoso autonomo e il cervello reagiranno immediatamente, provocando il rilascio di adrenalina e noradrenalina nel flusso sanguigno. L’adrenalina è un fattore fondamentale, in quanto contribuisce ad aumentare la consapevolezza, a migliorare la concentrazione e ad affrontare i momenti importanti in maniera efficace. Alcuni dei suoi effetti possono essere valutati basandosi su frequenza respiratoria, pressione sanguigna, tensione muscolare, frequenza cardiaca, indicatori biochimici, sudorazione delle mani e reazione elettrica della cute. La maggior parte degli atleti è consapevole di quali siano i propri (e spesso gli altrui) segnali di eccitazione e ansia. È la nostra percezione della situazione, piuttosto che la situazione in sé, che determinerà il nostro livello di ansia ed eccitazione. Jeremy Guscott e David Gower sono stati spesso 125


accusati di essere troppo indifferenti, eppure entrambi erano in grado di vincere delle partite o di eseguire delle buone performance, quando tutti, intorno a loro, si stavano comportando come “polli senza testa”; il punto chiave è riconoscere e stabilire il nostro caratteristico livello ottimale di eccitazione. Un’altra difficoltà che molti sportivi devono affrontare è la paura. Stranamente, ci sono due cose che temiamo: una è il fallimento, l’altra è il successo. Entrambe queste paure possono essere corrosive, spesso perché gli sportivi non le confesseranno a se stessi o non le accetteranno. La paura del fallimento può causare un danno enorme all’autostima e alla stima dei propri pari e può creare dei problemi che possono avere un impatto su altri aspetti della vita. Un motivo per cui gli sportivi possono temere il successo, è che questo innalza l’aspettativa degli altri nei loro confronti, riguardo all’esito delle prove successive. “Gli altri” possono essere amici, compagni di squadra, colleghi di lavoro, il manager, l’allenatore, la società e, ovviamente, i tifosi e il pubblico in generale. Tutti creano delle pressioni e ognuno vi risponderà in modo differente. Per esempio, a molti campioni piace, inizialmente, essere famosi, essere riconosciuti per la strada o ricercati per le interviste. Spesso, a un certo punto, il fascino di questa novità svanisce, per poi essere sostituito da distacco, sospetto, perfino ostilità. Indipendentemente dal tipo di paura che lo sportivo prova, il risultato finale può essere lo stesso: l’abbassamento dei livelli della performance. Il motivo di ciò è che siamo “programmati” per affrontare la paura scappando o evitandola. La PNL può aiutarci a “riprogrammarci”, in modo tale da poter affrontare direttamente le nostre paure e superarle. Un’altra difficoltà che può presentarsi a ognuno di noi, in qualsiasi momento, è affrontare una perdita della forma psicofisica. È importante riconoscerla e identificarne le cause. Molti giocatori, manager e allenatori sono in grado di riconoscere i segnali di una potenziale perdita di forma, quasi prima che questa cominci a verificarsi. In genere, lo schema è abbastanza chiaro. Spesso la perdita di forma si verifica in seguito a una pessima performance, che genera, a sua volta, altre difficoltà, quali l’insicurezza, la mancanza di sicurezza in se stessi o la convinzione che il problema peggiorerà. In definitiva, ci si aspetta che la prossima performance sarà, in qualche modo, difficile e la mente si propone di cercare la conferma di questa aspettativa (che il corpo, docilmente, produce). L’aspetto che, riguardo a questo processo, può creare confusione, è che, nonostante ciò avvenga a livello mentale, comporta anche delle manifestazioni fisiche. L’inquietudine mentale provoca tensione muscolare e incapacità di rilassarsi o di reagire efficacemente, e aumenta le possibilità di accusare un calo della performance o, addirittura, di subire un infortunio. Una delle questioni fondamentali, riguardo alla perdita della forma psicofisica, è l’accettazione. Di fronte alle difficoltà, molti di noi non ammetteranno il proprio ruolo nella questione, ma cercheranno, invece, delle cause esterne a cui attribuirla. Altri assumeranno l’atteggiamento opposto e accumuleranno sulle loro spalle sempre più responsabilità, senza riguardo per l’evidenza. In ogni caso, il risultato è lo stesso: un ulteriore calo della forma e della performance. È semplicemente impossibile giocare dando il meglio di sé in ogni momento. L’abilità consiste nel ridurre, in termini di entità e durata, le carenze che si possono manifestare e, allo stesso tempo, nell’incrementare i livelli di picco della performance. La mente è in grado di fare qualsiasi cosa, compreso fare trucchi e scherzi negativi. Un pessimo rendimento in una partita di cricket, un paio di gol mancati, alcuni servizi mediocri, creano tutti i presupposti per uno scivolone nella performance. Fortunatamente, la mente è anche capace di fare trucchi e scherzi positivi, che ci permettono di divertirci, mentre superiamo delle difficoltà. Attività 126


Scegliete una specifica paura o inquietudine, ad esempio “se dovrò tirare un calcio di rigore, sbaglierò!”. • Immaginate che questa paura non si realizzi, ossia che tutto vada per il verso giusto. • Rompete l’azione in segmenti più piccoli, vedete, udite, percepite sensazioni, odori e sapori. • Visualizzate di essere applauditi al termine dell’evento. Anche se non avete vinto, visualizzate di aver eseguito una performance eccellente, oltre le vostre capacità. Vedete, udite, percepite sensazioni, odori e sapori, mentre vi godete un meritato applauso. • Mentre la performance si svolge effettivamente e rimanete totalmente concentrati sul presente, eseguite l’abilità un po’ alla volta, ossia rimettendo insieme i vari segmenti per costruire l’intero evento, in modo tale che abbia un esito favorevole. Attività Lavorate con un partner. • Dite al vostro partner quanto siete carenti in qualche aspetto del vostro sport. Entrate pienamente nel terrore di trovarvi in quella situazione. • Dopo due minuti, lasciate che il vostro partner faccia lo stesso, dicendovi quanto è carente in qualche aspetto di questo sport. • Sgombrate la mente, fate un profondo respiro, poi prendetevi due minuti per convincere il vostro partner della possibilità di determinare un completo cambiamento, del fatto che ora potete eseguire benissimo l’abilità o il comportamento che vi impensieriva. Siate consapevoli del vostro linguaggio, del linguaggio corporeo, delle sensazioni etc. Nota: se tutto ciò vi desse l’impressione di recitare, non vi preoccupate. Fate “come se fosse vero” e osservate cosa accade. • Fate ripetere il procedimento al vostro partner. • Discutete dei cambiamenti che percepite. Attività Questa attività vi aiuterà a gestire il dolore tramite la visualizzazione. • Rilassatevi e chiudete gli occhi. • Iniziate la respirazione profonda (addominale). • Vedete la vostra tensione come una cascata o un ruscello che scorre fuori dal vostro corpo. • Ad ogni inspirazione visualizzate, sentite e ascoltate il rilassamento che entra nel vostro corpo e nella vostra mente. • Se qualche parte del vostro corpo è particolarmente tesa, muovetela leggermente, per eliminare la tensione. • Ovunque sia la specifica area dolorante, visualizzate, ascoltate e percepite il respiro andare in quell’area e riempirla di calma, sollievo, pace e distensione. • Ad ogni espirazione visualizzate, ascoltate e percepite il dolore lasciare quel punto. • Se delle emozioni dovessero sorgere e diventare più intense, permettete loro di uscire, sotto forma di sospiri, pianto o qualsiasi cosa sia appropriata. • Ripetete il procedimento per ogni altra area in cui avvertite dolore. • Concentratevi sul respiro ancora una volta. • Stiracchiate il vostro corpo. • Aprite gli occhi e notate ogni cambiamento nel grado di dolore. 127


NOTA: ovviamente, un dolore acuto o una lesione grave dovrebbero essere affrontati rivolgendosi a un dottore o a un fisioterapista. Attività Questa attività si focalizza sulle performance scadenti. • Pensate a un’occasione in cui avete eseguito una performance scadente. • Analizzate i vostri pensieri, il dialogo interno e la visualizzazione, mentre vi preparavate all’evento. • Analizzate i vostri pensieri, il dialogo interno e la visualizzazione immediatamente prima dell’evento. • Analizzate gli obiettivi che avevate definito per quella performance. • Analizzate i vostri pensieri, il dialogo interno e la visualizzazione che avete effettivamente utilizzato durante l’evento. • Analizzate le strategie che avete utilizzato per affrontare le cose che andavano storte. • Analizzate i vostri pensieri, il dialogo interno e la visualizzazione che avete utilizzato dopo l’evento. • Ora pensate ad una peak performance ed eseguitene, allo stesso modo, l’analisi. • Notate le differenze e usate le informazioni per aiutarvi a: – sviluppare punti di forza; – sradicare debolezze. Attività • Stabilite i fattori che si trovano sotto il vostro controllo, quando vi preparate e quando praticate il vostro sport. • Sviluppate metodi, rituali etc. per concentrarvi su questi fattori controllabili. Attività Quando qualcosa va storto o non funziona del tutto, usate la dissociazione per separarvi dalle vostre reazioni normali maggiormente associate. (Associazione e dissociazione sono trattate in dettaglio nel Capitolo 4.)

128


GLOSSARIO Ancoraggio Il modo in cui uno stimolo o una rappresentazione, che possono essere sia interni sia esterni, vengono associati dando il via a una reazione. Le ancore possono essere installate deliberatamente o si possono produrre spontaneamente. Associato Stato che consiste nell’essere all’interno della propria esperienza e del proprio corpo, guardando attraverso i propri occhi. Attenzione focalizzata L’attenzione rivolta a ciò che sta accadendo nel momento presente, sia interiormente sia nell’ambiente circostante. Auditivo Relativo all’udire o al senso dell’udito. Così viene definito uno dei sistemi rappresentazionali. Backtracking Rispondere ripetendo esattamente ciò che qualcuno ha detto e nel modo in cui lo ha detto. Capacità Le abilità che consentono di attuare un’impresa o di impiegare le proprie risorse nel migliore dei modi. Cinestesico Relativo alle sensazioni con cui vengono percepiti la posizione corporea, il peso, la tensione muscolare e il movimento. Così viene definito uno dei sistemi rappresentazionali. Come se Pensare e agire come se qualcosa fosse effettivamente accaduto. Comportamento Ciò che gli sportivi fanno effettivamente, piuttosto che ciò che sono o pensano. Congruenza Stato che consiste nell’essere in equilibrio con se stessi, in accordo con l’integrità personale e i propri valori. Conscio Ciò di cui siamo consapevoli in un determinato momento. Coping behaviour Comportamento adottato per sfidare o affrontare le situazioni difficili. Dipendenza da esercizio Dipendenza da un programma di esercizi abituale. Dissociato 129


Stato che consiste nell’essere al di fuori della propria esperienza e del proprio corpo, nel guardare se stessi come su uno schermo. Esaurimento psicofisico Stato di sfinimento fisico e/o mentale provocato dal non essere in grado di soddisfare le richieste dell’allenamento o del gioco. Esercizio acuto Fasi brevi e intense di esercizio fisico, normalmente aventi una durata non superiore ai 30 minuti. Esercizio aerobico Esercizio continuo con una sufficiente disponibilità di ossigeno. Esercizio anaerobico Esercizio ad alta intensità che richiede una fase di recupero. Esercizio cronico Esercizio svolto per un periodo troppo lungo. Fisiologico Relativo a ciò che ha a che fare con il corpo. Gustativo Relativo al gustare o al senso del gusto. Così viene definito uno dei sistemi rappresentazionali. Impotenza appresa Schema di auto-limitazione, che inibisce il desiderio di progredire e di provare cose nuove. Inconscio Tutto ciò che si trova al di fuori della mente conscia. Ipotesi cognitivo-comportamentale L’uso dell’esercizio per produrre pensieri positivi che permettano di neutralizzare gli stati negativi. Meta-programma Schema del modo in cui strutturiamo l’esperienza attraverso filtri metodici e abituali. Olfattivo Relativo all’annusare o al senso dell’olfatto. Così viene definito uno dei sistemi rappresentazionali. Sindrome da stress da allenamento Sindrome che comincia con episodi di spossatezza e sovrallenamento e termina con l’esaurimento psicofisico. Sovrallenamento Incapacità di reagire in modo appropriato alle esigenze che nascono dalla pratica dello sport. Spossatezza Incapacità di adattarsi a nuove situazioni nell’allenamento o nello sport. 130


Stato Condizione in cui ci troviamo in un determinato momento. Visivo Relativo al vedere o al senso della vista. CosĂŹ viene definito uno dei sistemi rappresentazionali. Visualizzazione Vedere immagini nella propria mente.

131


BIBLIOGRAFIA Questa bibliografia è divisa in due sezioni. La prima è composta da libri e articoli sulla PNL, che possono risultare utili in ambito sportivo. La seconda è una selezione di libri o di articoli di psicologia dello sport, che potrebbero interessare a chi desiderasse approfondire l’argomento.

LIBRI E ARTICOLI SULLA PNL O AD ESSA CORRELATI Bandler, R., Using Your Brain For a Change, Real People Press, Moab, UT, 1985. Bandler, R. e Grinder, J., Reframing: Neuro-Linguistic Programming and the Transformation of Meaning, Real People Press, Moab, UT, 1982. Bandler, R. e MacDonald, W., An Insider’s Guide to Submodalities, Meta Publications, Cupertino, CA, 1988. Bodenhamer, B. e Hall, L.M., Figuring Out People, Crown House Publishing, Carmarthen, Wales, UK, 1997. Bodenhamer, B. e Hall, L.M., Time-Lining, Crown House Publishing, Carmarthen, Wales, UK, 1997. EDIZIONE ITALIANA: Bodenhamer, B. e Hall, L.M., La Time Line della PNL, Alessio Roberti Editore (NLP Italy), 2006. Bolduc, H.L., Self Hypnosis: Creating Your Own Destiny, Adventure In To Times, VA, 1992. Butler, G. e Hope, T., Manage Your Mind, Oxford University Press, Oxford, 1995. Charvet, S.R., Words That Change Minds, Kendall/Hunt Publishing, IA, 1996. EDIZIONE ITALIANA: Charvet, S.R., Le parole della mente, Franco Angeli, 2005. Covey, S., The 7 Habits of Highly Effective People: Powerful Lessons in Personal Change, Simon & Schuster, New York, 1989. EDIZIONE ITALIANA: Covey, S., Le sette regole per avere successo, Franco Angeli, 2005. Dennison, P. e Dennison, G., Brain Gym, Teacher’s Edition, Edu-Kinesthetics, Ventura, CA, 1989. Dilts, R., Changing Belief Systems With NLP, Meta Publications, Cupertino, CA, 1990. EDIZIONE ITALIANA: Dilts, R., Cambia le tue convinzioni con la PNL (I livelli di pensiero), Alessio Roberti Editore (NLP Italy), 2003. Dilts, R., Grinder, J., Bandler, R. e DeLozier, J., Neuro-Linguistic Programming: Volume 1 The Study of the Structure of Subjective Experience, Meta Publications, Cupertino, CA, 1980. Ford, M., Motivating Humans, Sage Publications, Newbury Park, CA, 1992. Gardner, H., con la collaborazione di Krechevsky, M., Multiple Intelligences: The Theory In Practice, Basic Books, New York, 1993. EDIZIONE ITALIANA:

132


Gardner, H., L’educazione delle intelligenze multiple, Anabasi, 1995. Goleman, D., Emotional Intelligence, Bloomsbury Press, London, 1995. EDIZIONE ITALIANA: Goleman, D., Intelligenza emotiva, Rizzoli, 1996. Guyonnaud, Dr. J. P., con la collaborazione di Sciuto, G., Self Hypnosis: Step By Step, Souvenir Press, London, 1989. Hanaford, C., The Dominance Factor, Great Ocean Publishers, Arlington, VA, 1997. Hooper, J. e Terisi, D., The Three Pound Universe: The Brain From Chemistry Of The Mind To New Frontiers Of The Soul, Dell Publishing, New York, 1986. James, T., The Secrets Of Creating Your Future, Advanced Neuro Dynamics, Honolulu, HI, 1989. James, T. and Woodsmall, W., Time Line Therapy® and the Basis of Personality, Meta Publications, Cupertino, CA, 1988. Jensen, E., Super Teaching: Master Strategies For Building Student Success, Turning Point For Teachers, San Diego, CA, 1994. Jensen, E., The Learning Brain, Turning Point For Teachers, San Diego, CA, 1994. Kermani, K., Autogenic Training, Souvenir Press, London, 1996. Kostere, K. e Malatesta, L., Maps, Models And The Structure Of Reality, Metamorphous Press, Portland, OR, 1990. Kotulak, R., Unravelling Hidden Mysteries Of The Brain, Chicago Tribune, 11-16 Aprile 1993, USA, 1993. Locke, E. e Latham, G.P., Work Motivation And Satisfaction: Light At The End Of The Tunnel, Psychological Science I, 240-46, USA, 1990. Lombardi, V., Run To Daylight, Tempo Books, New York, 1963. Lozanov, G., Suggestology And Outlines Of Suggestopedy, Gordon and Breach, New York, 1978. Lozanov, G., “On Some Problems Of The Anatomy, Physiology And Biochemistry Of Cerebral Activities In The Global-Artistic Approach In Modern Suggestopedagogic Training”, The Journal Of The Society For Accelerative Learning And Teaching 16, 2, 101-16, 1991. Maguire, J., Care And Feeding Of The Brain, Doubleday, New York, 1990. Ostrander, S. e Schroeder, L., con la collaborazione di Ostrander, N., Super Learning 2000, Souvenir Press, London, 1994. Robbins, A., Awaken the Giant Within, Simon & Schuster, New York, 1991. EDIZIONE ITALIANA: Robbins, A., Come migliorare il proprio stato mentale, fisico, finanziario, Bompiani, 1992. Rose, C. e Tracy, B., Accelerated Learning Techniques, Nightingale Conant, Niles, IL, 1995. Varca, P.E., “An analysis Of Home And Away Game Performance Of Male Basketball Teams”, Journal Of Sports Psychology 2, 245-257, 1980. Waitley, D., The Psychology Of Winning, Tape, Nightingales Conant, IL, 1995.

133


134


LIBRI E ARTICOLI SULLA PSICOLOGIA DELLO SPORT E ARGOMENTI CORRELATI Bandura, A., “Self-Efficacy: Towards A Unifying Theory Of Behavioural Change”, Psychology Review 84, 191-215, 1973. Butler, R.J., Sports Psychology In Action, Butterworth-Heinemann, Oxford, 1996. Clark, L.V., “Effect Of Mental Practice On The Development Of A Certain Motor Skill”, Research Quarterly 31, 560-569, 1960. Cox, R.H., Sports Psychology, Concepts And Applications, WCB, Brown and Benchmark, IA, 1994. Endler, N.S., “The Interaction Model Of Anxiety: Some Possible Implications” in Landers, D.M. e Christina, R.W. (Ed.), Psychology Of Motor Behaviour And Sport, Human Kinetics, Champaign, IL, 1977. Fiennes, R., Mind Over Matter, Mandarin Books, London, 1993. Gallway, W.T., The Inner Game Of Tennis, Pan Books, London, 1975. Goldberg, A.S., Sports Slump Busting, Human Kinetics, Champaign, IL, 1998. Hall, C. R., Rodgers, W.M. e Barr, K.A., “The Use Of Imagery By Athletes In Selected Sports”, The Sports Psychologist 4, 1-10, 1990. Harter, S., “Effective Motivation Reconsidered: Towards A Developmental Model”, Human Development 21, 34-64, 1978. Hemery, D., Sporting Excellence, Collins Willow, London, 1991. Locke, E.A., Shaw, K.M., Saari, L.M. e Latham, G., “Goal Setting And Task Performance: 1969-80”, Psychology Bullettin 90, 125-152, 1981. Loehr, J.E. e McLauglin, D.J., Mental Toughness: Training To Achieve And Command The Ideal Performance State, Nightingale Conant, Chicago, IL, 1990. Mailer, N., The Fight, Penguin Books, London, 1975. EDIZIONE ITALIANA: Mailer, N., Il combattimento, Baldini Castoldi Dalai, 2000. Nicholls, J.G., “Conceptions Of Ability And Achievement Motivation”, in Ames, I.R. e Ames, C. (Ed.) Research On Motivation In Education: Student Motivation (Vol. I), Academic Press, New York, 1984. Orlick, T., In Pursuit Of Excellence, Leisure Press, Champaign, IL, 1990. Rodber, T., Mental Physical Fitness For Sport, Hodder and Stoughton, London, 1996. Syer, J., Connolly, C., Sporting Body, Sporting Mind, Sportspages, London, 1987. Vealey, R.S., “Conceptualisation Of Sport Confidence And Competitive Orientation: Preliminary Investigations And Instrument Development”, Journal Of Sports Psychology 8, 221-246, 1986.

135


LINEA DIRETTA CON L’EDITORE Nella scelta dei libri pubblicati e nella cura con cui li realizziamo, abbiamo come obiettivo primario quello di soddisfare sempre più le esigenze del lettore. Per questa ragione, ci teniamo ad aprire con te un dialogo aperto e costante, un canale preferenziale attraverso cui scambiarci informazioni e idee.

PER PROPORRE IDEE E SUGGERIMENTI... Invia una e-mail a feedback@alessiorobertieditore.com o telefona al Servizio Clienti al numero verde gratuito 800.234.616. Le tue preziose indicazioni contribuiranno a rendere il progetto editoriale di Alessio Roberti Editore sempre più innovativo e completo.

PER RESTARE AGGIORNATO... Trasmetti i tuoi dati inviando una e-mail a aggiornamenti@alessiorobertieditore.com o telefonando al Servizio Clienti al numero verde gratuito 800.234.616. I tuoi dati saranno inseriti nella banca dati elettronica di Alessio Roberti Editore Srl nel rispetto dell’Art. 7 del D.Lgs. 196/2003 sulla tutela dei dati personali, e non saranno comunicati o diffusi a terzi. Potrai richiederne in qualsiasi momento la cancellazione o l’aggiornamento.

Grazie!

136


IL PUNTO DI RIFERIMENTO PER LA FORMAZIONE IN PNL E COACHING IN ITALIA Cosa differenzia le persone che ottengono risultati da quelle che sono intrappolate nell’insoddisfazione? Come fanno alcune persone a capire gli altri e a farsi capire con sorprendente efficacia? Qual è la differenza che fa la differenza? Dalla fine degli anni Settanta la Programmazione Neuro-Linguistica (PNL) cerca le risposte a queste domande. La metodologia utilizzata è chiamata modeling (modellamento) e consiste nell’analizzare come pensano e agiscono le persone che ottengono risultati eccellenti. Questo processo ha permesso di individuare molti dei loro “fattori di successo” e di condividere con altri le loro modalità di pensiero e azione, facendo così diventare le strategie più efficaci patrimonio comune. La PNL agisce in perfetta sintonia con il Coaching, che può essere definito come il processo attraverso il quale le persone sono stimolate a liberare il proprio potenziale e a massimizzare le loro prestazioni. Volto a sviluppare consapevolezza, fiducia e senso di responsabilità in noi stessi e negli altri, il Coaching rappresenta una professione, una cultura e un modello di relazione all’interno del quale il rivoluzionario approccio della PNL ricopre un ruolo insostituibile.

137


NLP ITALY COACHING SCHOOL è il punto di riferimento per la formazione e la ricerca in PNL e Coaching in Italia. È stata la prima scuola per Coach riconosciuta dalla SOCIETY OF NLP, l’ente internazionale fondato da Richard Bandler e John Grinder allo scopo di esercitare un rigoroso controllo sulla formazione in Programmazione Neuro-Linguistica, e annovera tra i suoi docenti Richard Bandler, John La Valle, Alessio Roberti, Owen Fitzpatrick e Antonella Rizzuto. La sua offerta formativa è organizzata in percorsi professionali, con lo scopo di garantire a ogni partecipante il pieno raggiungimento di tutte le competenze fondamentali di PNL e Coaching. Ogni iscritto alla NLP ITALY COACHING SCHOOL è seguito da un consulente personale e ogni percorso è certificato da un attestato rilasciato dalla scuola e dalla SOCIETY OF NLP.

Per informazioni: NLP ITALY COACHING SCHOOL www.pnl.info Numero Verde: 800.234.616

138


PARTECIPA AL CORSO GRATUITO Avendo acquistato questo libro puoi partecipare GRATUITAMENTE a un corso dal vivo di introduzione alla PNL o al Coaching

IL MEGLIO DI TE E DAGLI ALTRI CON LA PNL IL MEGLIO DI TE E DAGLI ALTRI CON IL COACHING Entrambi i corsi introduttivi gratuiti rappresentano il primo passo per chi desidera iniziare un percorso sorprendente e affascinante verso il miglioramento della propria vita personale e professionale. Per informazioni e iscrizioni visita www.pnl.info o chiama il numero verde 800.234.616

139


140


141


Indice Copertina Colophon Indice Introduzione all’edizione italiana Ringraziamenti Prefazione Introduzione Come usare questo libro Background per l’eccellenza nello sport Breve storia della psicologia nello sport Breve introduzione alla PNL Ottimizzare le performance sportive utilizzando la PNL

Prepararsi

1 5 7 9 10 11 13 15 17 18 20 23

25

Riscaldarsi mentalmente Caricarsi psicologicamente Sviluppare obiettivi positivi Creare strategie di preparazione efficaci Pre-eseguire mentalmente Sviluppare sicurezza in se stessi

26 32 34 36 41 45

Costruire e migliorare

50

Creare un approccio di successo Sviluppare strategie per il successo Riconoscere i segnali del successo Sfruttare una maggiore auto-consapevolezza Elaborare informazioni rilevanti Prestare attenzione a ciò che funziona Usare la visualizzazione e l’immaginazione Sviluppare un chiaro focus Usare l’intero cervello Usare rituali e abitudini Creare e utilizzare la consapevolezza corporea Sfruttare l’aggressività Utilizzare la folla Conseguire livelli di motivazione costanti

Essere allenatori di se stessi

51 69 74 76 80 84 87 89 91 94 98 100 103 105

107

Gestire lo stress e l’esaurimento psicofisico Usare tecniche di rilassamento Creare ricompense interiori 142

108 113 116


Bandire le convinzioni disabilitanti Affrontare le difficoltĂ

121 125

Glossario Bibliografia Linea diretta con l’Editore

129 132 136

143


Turn static files into dynamic content formats.

Create a flipbook
Issuu converts static files into: digital portfolios, online yearbooks, online catalogs, digital photo albums and more. Sign up and create your flipbook.