Matteo Cirenei
Illusioni fotografiche di realtĂ architettoniche
a cura di Leda Lunghi Testo di Laura Bossi
Specchi inesistenti di Leda Lunghi
Gli scatti di Matteo Cirenei sono pensieri in un limbo architettonico, trasformazioni di una forma in un’estetica armoniosa e pura, quella che nasce dietro l’obiettivo il cui archetipo ha origine dall’inconscio dell’artista che rivive l’architettura guardandola. Un amore vissuto intensamente ma mai realmente ricambiato, se non attraverso l’obiettivo, che cattura immagini di una realtà metafisica; malinconici vuoti colmati dal gioco architettonico, le opere dell’artista sono una rincorsa interiore, una sfida incompiuta con l’architettura. Matteo Cirenei con la sua fotografia ci presenta intrecci poetici d’architettura, parallelismi, incontri di fenomenologie, che un lontano sguardo rivolto verso l’alto riesce a catturare. Gli scatti dell’artista avvengono in quell’atmosfera rarefatta che De Chirico, amava appellare, rifacendosi a Nietzsche, come Stimmung: “Stimmung (uso questa parola tedesca molto efficace che si potrebbe in italiano tradurre con la parola: atmosfera morale), si basa, dico, sulla Stimmung del pomeriggio d’autunno, quando il cielo è chiaro e le ombre sono più lunghe che d’estate, poiché il sole comincia ad essere più basso” De Chirico spiega così tramite il suo legame con Nietzsche, il concetto di Stimmung e di conseguenza la genesi di una serie di opere fondamentali quali Piazze d’Italia, illustrando l’attesa per delineare le lunghe prospettive degli edifici che appaiono specchiarsi nelle ombre da loro stesse descritte; inequivocabile il richiamo ad Aldo Rossi, alla cui architettura tanto neorazionalista quanto onirica il fotografo dedica una serie di scatti, in cui il fruitore è in grado di carpire ombre riflesse, che si rincorrono, si catturano come in una danza teatrale. L’artista nelle sue fotografie coglie una molteplicità di armonie, sinfonie, forme, di pieni e di vuoti, di oscurità riflesse e ricercate con la pazienza di chi sente la nobiltà dell’ imponenza e ne cattura una minima parte, quella che trasmette talvolta la dolce serenità, talvolta la grandiosità. Sono giochi quelli che Matteo Cirenei ci presenta, trame architettoniche, molteplicità e metamorfosi, che ricordano le opere di Escher. Realtà di specchi inesistenti, si rinnovano in ogni opera, in un variare diverso di esseri, di forme, di geometrie irriconoscibili alla vista. Platone sosteneva che l’arte è l’inganno della realtà ed è così che appaiono le fotografie dell’artista, come inganni d’architettura, esse si percepiscono nei loro particolari ma sfuggono nel loro complesso.
Vacue apparenze, spazi prospettici e silenziosi, armoniose geometrie che nessuno aveva mai osservato, si svelano attraverso l’occhio di Cirenei che meticolosamente le cattura ed ecco apparire la rara bellezza fino ad allora celata, incanto di un’amante tanto agognata, osservata da lontano, tramite l’obiettivo: amore platonico, rarefatto intervallo d’amore. Tramite il suo obiettivo l’artista rende eterno ciò che non lo è, l’architettura, nella quale egli coglie la sua essenza più fragile, l’arte. Incomprensibile e intangibile allo sguardo superficiale, Cirenei la porta in primo piano con giochi incantati di luci, che assumono profondità, forme astratte in un linguaggio estetico. Le sue fotografie sono frammenti musicali che appaiono e scompaiono, effetti visivi, emozioni che nascono su una stessa nota ma poi variando vanno a comporre sonate diverse e mentre le emozioni maturano in inconsci differenti, le ombre e gli scherzi di luce si assoggettano al riflesso o al vuoto. Come un musicista Cirenei riesce ad utilizzare e reinterpretare lo stesso elemento, nel gioco di composizione e scomposizione, i chiaro scuri sono i toni piani e forti di un dramma musicale, realista e sognatore che si reinterpreta tra arte e architettura descrivendo l’impeto di una sarabanda a cui si accompagna poi la leggerezza del divenire e sarà «encore, et pour toujours..!.» Forme astratte, colte da uno sguardo che percepisce contrasti, “non un’immagine giusta, ma giusto un’ immagine” diceva Godard, Cirenei riesce a trasmettere la verità della fotografia con il suo sguardo nel quale riecheggiano sia la realtà illusoria, sia la perfezione e l’essenza della bellezza descritta dai Greci. Lontani vuoti minimalisti catturano l’occhio dell’artista, il quale tra armonia e proporzione punta a trasformare l’architettura in ritmi di luce; dichiarava Pitagora, tra bellezza e musica vi sono i rapporti matematici, da qui il legame con la proporzione e il collegamento tra arte e architettura. In fondo i pitagorici furono realmente i primi a dare la vera definizione di bellezza, soddisfacendo la curiosità ultima degli uomini da sempre attratti dalle forme simmetriche e asimmetriche, dal contrasto e dall’ordine, quindi dai concetti di armonia e simmetria, i quali conducono, sempre attraverso gli studi pitagorici, alla bellezza come proporzione. Su queste basi possiamo concepire la poetica di Cirenei, la visione della prospettiva, il punto di vista, l’abilità di cogliere scorci regalando l’indefinito, il particolare, ricercato talmente in profondità da perdere
di vista il contesto architettonico. L’osservatore può notare questa meticolosa ricercatezza del fascino della prospettiva, dell’incalzare delle sagome indistinte, le quali assumono un ruolo predominante in immagini come quella rappresentata ne L’Institut du monde Arabe di Jean Nouvel, in cui l’artista fotografa tutta la forza e lo slancio dell’architettura in un bilanciamento speculare e simmetrico colto nell’edificio, mentre il suo sguardo in Ciudad de Las Artes y Las Ciencias di Santiago Calatrava percepisce la delicatezza con cui si alternano i contrasti di luce ed ombra, tanto da apparire ritagli o trame architettoniche. Fotografando poi, il Complesso Monte Amiata di Aldo Rossi e Carlo Aymonino l’artista racconterà con il suo obiettivo, armoniose prospettive che divengono primi piani, alternanze di elementi opposti, ombreggiati e poetici. L’ambiguità è una grande forza attrattiva per Matteo Cirenei, egli infatti, cerca sempre quel punto in cui convergono le mutevoli e possibili possibilità estetiche offerte dall’ architettura. Le forme scelte da Cirenei, abbiamo visto, sono associazioni di luci, intrecci geometrici, sovrapposizioni, raffinatezze e ricercatezze; tramite la sua fotografia, in cui i principali soggetti sono urbani, l’artista rilegge gli edifici tramite un linguaggio personale, raccontando non solo l’estetica, ma anche la poetica solitaria di luoghi già vissuti e ritrovati in momenti inaspettati. Recita Baudelaire ne L’Invitation au voyage “i soli umidi di quei torbidi cieli racchiudono per il mio spirito gli incanti così misteriosi dei tuoi occhi traditori quando brillano di lacrime!”, è in questa frase che ritroviamo nuovamente la poetica del tempo utopico di un artista che è realmente tale, nella sua solitudine, capace di respirare e concepire anche l’essenza onirica di verità concrete. Leda Lunghi
Nonexistent mirrors By Leda Lunghi
Matteo Cirenei’s shots are thoughts in an architectural limbo, transformations of a shape into harmonious and pure aesthetics, one that starts off behind a camera whose archetypes originate from the artist’s subconscious re-experiencing architecture by looking at it. A devotion which he lives intensely but is never really returned, unless through the camera which captures the images of a metaphysical state; gloomy emptiness filled by the architectural game, the artist’s works are an interior chase, an incomplete challenge with architecture. With his photography, Matteo Cirenei presents poetic intertwinings of architectures, parallelisms, meeting of phenomenologies, which a long-distance upward glance manages capturing. The artist’s shots occur in the rarefied atmosphere which De Chirico loved calling quoting Nietzsche - Stimmung. “Stimmung (I am using this very effective German word which in Italian might be translated with “moral atmosphere”) it’s based, as I said on the Stimmung of Autumn afternoons, when the sky is clear and shadows are longer than during the summer, because the sun is lower”. Through his relationship with Nietzsche, De Chirico thus explains the concept of Stimmung and, consequently, the birth of a series of fundamental artworks such as Piazze d’Italia, illustrating the wait to describe the long perspectives of the buildings which look as if reflecting into the shadows they generate; unmistakable reference to Aldo Rossi’s neo-rationalist yet also dreamlike architecture, object of the photographer’s dedication of a series of shots where the audience can understand the reflected shadows, shadows chasing each other and seizing one another as in a theatrical dance. In his photographs, the artist captures a series of concordances, symphonies, shapes, of filled and empty spaces, of reflected darkness sought for with patience by those who feel the nobility of the impressiveness, capturing just a small part, the one that conveys sweet tranquillity at times, sometimes magnificence at others. The ones Matteo Cirenei presents, are games, architectural wefts, variety and metamorphosis which remind of Escher’s artworks. Realty of nonexistent mirrors, renewed in every art work, in a different change of beings, of shapes of unrecognisable geometries for the human eye. Plato said art deceits reality, and this is how the artist’s photographs appear, like architecture’s deceptions, they can be perceived in their details but they escape in their overall appearance.
Empty appearances, perspectives and silent spaces, harmonious geometries revealed through Cirenei’s eye who meticulously captures them, and the rare beauty, hidden up to then, is then revealed, enchantment of a much desired lover, observed from afar through the camera: platonic love, rarefied love interval. With his camera, the artist gives eternity to what isn’t, to architecture, through which he can capture the most fragile essence, art. Incomprehensible and intangible to the superficial look, Cirenei takes it in the forefront with enchanted games of light which take on deepness and abstract shapes in an aesthetic language. His photographs are fragments of music which appear and disappear, visual effects and emotions born from a single note which then vary and compose different sonatas, while emotions mature in different subconscious, shadows and games of light submit to reflections or to emptiness. Like a musician, Cirenei manages using and re-interpreting the same element in a game of composition and de-composition, the chiaroscuros are the soft and strong tones of a musical drama, realist and dreamer reinterpreting himself between art and architecture, describing the enthusiasm of a sarabande which is then accompanied by the lightness of the becoming and will be «encore, et pour toujours..!.» Abstract forms, captured by a glance which perceives contrasts, “ not a just image but just an image” said Godard, Cirenei manages transmitting the truth of photography with his glance, where illusionary reality, perfection and the essence of beauty described by the Greeks resound. Far away minimalist emptiness captures the artist’s eye, he aims at transforming architecture in rhythms of light amid harmony and proportions. Pythagoras said there is mathematics between beauty and music, this is the origin of the relationship with proportions and the connection between art and architecture. After all, Pythagoras’ followers have really been the first to give the real definition of beauty, satisfying the last curiosity of man, always attracted by symmetric and asymmetric shapes, by contrasts and order, therefore by the concepts of harmony and symmetry which lead, always through Pythagoras’ studies, to beauty as proportion. These are the basis over which we can conceive Cirenei’s poetry, the vision of perspective, the point of view, the ability to capture glimpses living the undefined, the detail, sought for in such deepness
that the architectural context is lost. Observers can notice this meticulous research for the appeal of perspectives, of the imminence of indistinct profiles, assuming a predominant role in images like those represented in Jean Nouvel’s Institut du monde Arabe, where the artist photographs all the strength and impetus of architecture in a specular and symmetric balance captured in the building, while his glance of Santiago Calatrava’s Ciudad de Las Artes y Las Ciencias perceives the delicacy with which contrasts of lights and shades alternate, in so much that they appear architectural cut-outs or weaves. By photographing later on Aldo Rossi’s and Carlo Aymonino’s Complesso Monte Amiata, the artist, through his camera, tells us of harmonious perspectives which become close-ups, rotations of opposed elements, shady and poetic. Ambiguity is a great attractive element for Matteo Cirenei, he indeed always seeks the spot where change and possible aesthetic opportunities offered by architecture converge. Shapes chosen by Cirenei, as we have seen, are associations of lights, geometric intertwining, juxtapositions, sophistications and elegance. With his photographs, where the main subjects are urban, the artist re-interprets buildings with a personal language, telling not just of aesthetics but also of the lonely poetry of places already lived and rediscovered in unexpected moments. Baudelaire says in the L’Invitation au voyage “the misty suns of those changeable skies have for me the same mysterious charm as your fickle eyes shining through their tears” and it’s in this phrase we again find the poetry of the utopian time of an artist who is really such, in his loneliness. Capable of breathing and conceiving also the dreamlike essence of tangible truths. Leda Lunghi
L’elogio del dettaglio di Laura Bossi
“Perché siamo in grado di ricordare il più piccolo dettaglio che ci è accaduto, ma non quante volte l’abbiamo detto alla stessa persona” Francesco VI, Duca de La Rochefoucauld (1613 – 1680) Due cose ci uniscono: Matteo Cirenei e io abbiamo frequentato la facoltà di architettura a Milano negli stessi anni e deciso di non esercitare il mestiere, almeno non in senso tradizionale. Io ho trascorso i cinque anni del Politecnico alla ricerca di un’entità che, negli anni post contestazione, era considerata meno di zero, troppo terreste, priva di qualsiasi appeal politico e di aura intellettuale: ossia, il dettaglio architettonico. Negli anni successivi, ho invidiato chiunque sapesse schizzare a matita il più banale dei particolari costruttivi: in definitiva, loro possedevano un alfabeto con cui scrivere, una serie di segni che avevano ereditato dai i loro padri. Potevo solo sperare che questi saggi mi illuminassero nel disegno della scossalina o del davanzale. A un certo punto, ho capito che il mestiere non era la mia strada e che avrei potuto impegnarmi in un’altra battaglia: ribaltare il credo “Gli architetti scrivono male”. “Pensiamo in generale, ma viviamo nei dettagli” Alfred North Whitehead, matematico e filosofo inglese (1861 – 1947) Dopo diversi anni di onorato combattimento sul campo, sono arrivata a una mia conclusione: gli architetti, più che scrivere male, non vogliono farsi capire. Preferiscono avvolgersi in un mantello teorico, nascondono il fatto che l’architettura si progetta nella mente, ma la si costruisce in cantiere, mettendo insieme una sequenza di dettagli architettonici. Sono loro, se ben congeniati, ad assicurare una lunga vita all’edificio. Con un certo coraggio, Matteo Cirenei dedica al dettaglio il tempo della ricerca. Sottopone i suoi estimatori a un curioso cruciverba: ricostruire da un particolare un’opera di architettura che, mille volte, abbiamo visto in fotografia, ma che se non ci fosse un didascalia ad aiutarci non sapremmo davvero riconoscere. In alcuni casi, arriva a regalare una seconda vita ad architetture, come la Ciudad de Las Artes y Las Ciencias
di Santiago Calatrava a Valencia, che la prima l’hanno sprecata in un inutile gioco di sovrabbondanze. Quasi a suggerire che se l’architetto si fosse fermato lì, a quel dettaglio, avrebbe reso un miglior servizio a se stesso e al proprio ego. “I bugiardi intelligenti rivelano i dettagli, quelli più intelligenti no”. Anonimo Matteo Cirenei inquadra il dettaglio, lo riproduce in bianco e nero e in questo modo ne determina la sospensione dai fatti dell’esistenza umana. Lo rende immune allo scorrere degli avvenimenti, all’azione delle persone e alla frenesia della metropoli. Non esclude però la presenza del tempo che, nel suo lavoro, si manifesta nel senso più vero della parola: quello ciclico dello scorrere delle stagioni. I dettagli di Matteo Cirenei sono particelle che rivelano l’alternanza di giorno e notte, le ombre che si allungano e si accorciano o il passaggio sopra Milano di un temporale improvviso: raccontano una vita a cui non facciamo più caso. Questi edifici, in cui la materia appare come fosse la firma del progettista (le piastrelle in ceramica di Gio Ponti, il rivestimento in ceppo della Bocconi di Milano delle Grafton Architects, la filigrana metallica dell’Institute di Monde Arabe di Parigi di Jean Nouvel), sono meridiane solari. Laura Bossi Nata a Milano nel 1963, Laura Bossi fa parte della redazione di Domus dal 1998
A praise to details By Laura Bossi
“Why can we remember the tiniest detail that has happened to us, and not remember how many times we have told it to the same person”. Francis VI, Duke de La Rochefoucauld (1613-1680) Matteo and I share two things: we both attended Architecture at University in Milan during the same period and we both decided not to exercise the profession, at least not in the traditional sense. I spent five years at the Polytechnic, searching for an entity which in the post-protest period was considered less than nothing, too terrestrial, lacking any political appeal and intellectual aura: i.e. architectural details. In the years that followed, I envied anyone who could pencil sketch the most ordinary and common constructive details. They practically possessed an alphabet with which they could write a series of signs they inherited from their fathers. I could only hope these wise men would illuminate me in designing flashings or windowsills. Then I understood the profession was not my way and I could engage another battle: overturning the belief that “Architects can’t write”. “We think in generalities but we live in detail” Alfred North Whitehead, English Mathematician and Philosopher (1861 – 1947) After several years of honoured fight on the field, I reached my own conclusion: more than writing badly, architects don’t want to be understood. They prefer enveloping themselves in a cloak of theories, they hide the fact architecture is designed in thoughts but is built on site, by putting together a sequence of architectural details. These, if well devised, ensure the building a long life. With a certain amount of courage, Matteo Cirenei dedicates details the right amount of time. He subjects his estimators to a strange crossword puzzle: reconstructing an architectural artwork from a detail which we have seen a thousand times on a photograph but that we would really not recognize, unless aided by the caption. In some cases, he manages giving a second life to architectures which wasted the first one
in useless overabundance, as with Santiago Calatrava’s Ciudad de Las Artes y Las Ciencias in Valencia, almost suggesting that if the architect had stopped there, in that detail, he would have returned a better service to himself and his ego. “Intelligent liars reveal the details, more intelligent ones don’t”. Anonymous Matteo Cirenei frames details, he reproduces them in black and white and in this way determines their interruption from the facts of human existence. This makes them immune from the passing of events, from the action of people and the frenzy of the metropolis. They do not, however, exclude the presence of time which, in his work, appears in the real sense of the word: the cycle of seasons passing by. Matteo Cirenei’s details are particles revealing the alternation of day and night, the shadows stretching out and shortening or the transit of a sudden thunderstorm above Milan: they tell of a life we don’t pay attention to anymore. These buildings, where substance appears as if it was the signature of the project manager (Gio Ponti’s ceramic tiles, Grafton Architects’ wood cladding at Milan’s Bocconi University, the metal filigree of Jean Nouvel’s Institut du Monde Arabe in Paris) are sundials. Laura Bossi Born in Milan in 1963, Laura Bossi is part of the editorial staff of Domus since 1998.
#09030304, Complesso abitativo “Monte Amiata�, Milano, 2009 Carlo Aymonino - Aldo Rossi
#09030107, Grattacielo per gli uffici dei Servizi Tecnici del Comune, Milano, 2009 Renato Bazzoni, Luigi Fratino, Vittorio Gandolfi, Aldo Putelli
#07050152, Ciudad de Las Artes y Las Ciencias, Valencia, 2007 Santiago Calatrava
#09060207, Ampliamento UniversitĂ Luigi Bocconi, Milano, 2009 Grafton Architects
#09060209, Ampliamento UniversitĂ Luigi Bocconi, Milano, 2009 Grafton Architects
#09070102, Chiesa di San Francesco al Fopponino, Milano, 2009 Gio Ponti
#08060414, Grattacielo Pirelli, Milano, 2008 Gio Ponti (con Pier Luigi Nervi, Antonio Fornaroli, Alberto Rosselli, Giuseppe Valtolina e Egidio Dell’Orto)
#08070113, Complesso edilizio per uffici ed abitazioni, Milano, 2008 Luigi Moretti
#09030501, Complesso abitativo “Monte Amiata�, Milano, 2009 Carlo Aymonino - Aldo Rossi
#09030503, Complesso abitativo “Monte Amiata�, Milano, 2009 Carlo Aymonino - Aldo Rossi
#10030102, Casa albergo cittĂ universitaria, Milano, 2010 Luigi Moretti
#07020710, Institut du Monde Arabe, Parigi, 2007 Jean Nouvel
#92120116, La Grande Arche, Paris La DĂŠfense, Parigi, 1992 Johann Otto von Spreckelsen (con Erik Reitzel, Paul Andreu)
#09100408, Business Park e Leisure Centre, Assago, 2009 Erick van Egeraat
#09070104, Altra Sede Regione Lombardia, Milano, 2009 Ieoh Ming Pei, Henry N. Cobb, Paolo Caputo, Massimo Giuliani
Biografia
Matteo Cirenei nasce a Schio nel 1965, vive dal 1967 a Milano, sua città adottiva. Laureatosi in architettura al Politecnico di Milano, collabora con riviste di architettura, arte e design quali Domus, Interni, Ville Giardini e con importanti aziende di moda e arredamento.
Esposizioni p 2009 (insieme a Armen Casnati) “Diaframmi Visuali” Showroom Minotti Cucine, Milano. p 2008 - 09 “2 edifici milanesi Anni ’50 a confronto” Showroom Galli & Orizzonti, Parigi. p 2008 “Milano, geometrie d’autore in bianco e nero” Showroom Bredaquaranta, Sesto S. Giovanni. p 2007 (insieme a F38F) “ Milano, Milano ” Galleria Scoglio di Quarto, Milano. p 2007 “L’Arte italiana del vivere” Showroom Galli & Orizzonti, Parigi. c 2007 “Pittura vs Fotografia. Coppie di artisti allo specchio” Wannabee Gallery, Milano. c 2007 “La Città nell’arte” Wannabee Gallery Milano. c 2002 “Per parlare di pace non bastano le parole” Galleria L’Affiche, Milano. 2001 Premio internazionale d’arte “Ermanno Casoli”: terzo classificato, Serra San Quirico. p 2001 in occasione del Salone del Mobile presso il locale “le Biciclette”, Milano. c 1998 “21 x 21 x 21” casa di produzione Cinematografica Mercurio, Milano e Roma. c 1997 Galleria Hands di New York, con Maria Mulas e altri sette artisti italiani, Milano e New York.
Biography
Matteo Cirenei was born in Schio in 1965 and lives in Milan, his city of adoption, since 1967. He graduated in Architecture at Milan's Polytechnic and collaborates with several architecture and art & design publications including Domus, Interni, Ville Giardini and with major fashion and furniture companies.
Exhibitions
p 2009 (with Armen Casnati) “Diaframmi Visuali” Showroom Minotti Cucine, Milan. p 2008- “2 edifici milanesi Anni ’50 a confronto” [“Comparison between two Milanese ‘50s 2009 buildings”] Showroom Galli & Orizzonti, Paris. p 2008 “Milano, geometrie d’autore in bianco e nero” [“Milan: black and white artistic geometries"] Showroom Bredaquaranta, Sesto S. Giovanni, Milan. p 2007 (with F38F ) “Milano, Milano” Scoglio di Quarto Gallery, Milan. p 2007 “L’Arte italiana del vivere ” [“The art of Italian lifestyle”] . c 2007 “Pittura vs Fotografia. Coppie di artisti allo specchio” [“Painting vs Photography: artist couples face to face”] Wannabee Gallery, Milan. c 2007 “La Città nell’arte” [“City in art”] Wannabee Gallery, Milan. c 2002 “ Per parlare di pace non bastano le parole” [“Words are not enough to speak of peace”] L’Affiche Gallery, Milan. 2001 Third classified at the Ermanno Casoli Interational Art Award, Serra San Quirico. p 2001 During Milan's Salone del Mobile Exhibition at bar/restaurant “ le Biciclette”, Milan. c 1998 “21 x 21 x 21” Mercurio film production company, Milan and Rome. c 1997 New York Hands Gallery, with Maria Mulas and other seven Italian artists, Milan and New York.
3 giugno - 3 settembre 2010 showroom Knoll International Piazza Bertarelli, 2 20122 Milano
Opere stampate da Spazio 81 Progetto grafico: Matteo Cirenei Traduzioni: Lara Trombetta
Catalogo stampato da Bramani Srl Via Villoresi, 19/2 20143 Milano Tel. 02 8321226 Fax 02 8360085 info@bramani.biz www.bramani.biz
YOUR PRINTING & CROSSMEDIA PARTNER