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A di Stefano Bonagura
Centro di Produzione Rai di Saxa Rubra, Roma, sulla via Flaminia, a pochi metri dal Grande Raccordo Anulare: da qui va in onda l’informazione nazionale targata Rai.
Le notizie in digitale
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La platea (lo studio) del Tg1 in attesa del notiziario.
Questo Centro nacque nel 1990, in occasione di “Italia ‘90”, Coppa del Mondo di calcio: da allora ha subito aggiornamenti, ma negli ultimi mesi parte dei Tg Rai hanno affrontato una vera e propria rivoluzione tecnologica. Dopo la transizione al digitale del Tg2 (avvenuta alla fine del 2012), nello scorso mese di giugno è seguita quella del Tg3 e del Tg1; il processo continua, col passaggio al digitale anche della TGR, progressivamente nelle varie sedi regionali, l’aggiornamento del Tg2, poi quello di Rai News. Tutto ciò accade mentre si parla di tagli dei costi, di riforma dell’azienda, della prospettiva di accorpare Tg1, Tg2 e Rai Parlamento, poi Tg3, Rai News, TGR, CCISS, meteo e web, crean-
do due Newsroom, due sole maxiredazioni per tutta l’informazione targata Rai, riducendo i costi ed efficientando il servizio. I recenti cambiamenti tecnologici sono avvenuti (e sono stati accelerati) anche per poter affrontare al meglio la prospettiva di trasformare la Rai in una Media Company; sistemi realizzati da ARET Video and Audio Engineering, con il cablaggio di Siat Installazioni, armonizzando le esigenze di tutte le parti coinvolte. Di questo cambiamento epocale abbiamo parlato con l’ing. Enrico Guido e con alcuni collaboratori (Ingegneria Rai), con responsabili del Centro di Produzione, durante la visita nei nuovi studi di Tg1 e Tg3, equipaggiati con nuove apparecchiature molto simili (alcune cose si
Il progetto è stato realizzato attraverso una gara pubblica, con dei tempi che (è facile immaginare) non sono brevissimi… EG No, sicuramente! Ciò comporta l’allungamento dei tempi, con molti più vincoli e difficoltà procedurali; per contro dà anche qualche vantaggio, nel senso che alla fine - detto fra noi - ci costringe a fare i progetti meglio, perché le gare pubbliche prevedono progetti molto ben definiti. Se vogliamo raggiungere un obiettivo d’alta qualità, impiegando tecnologie avanzate, allora dobbiamo inserire tutti gli elementi che servono per raggiungerlo, riguardo anche le caratteristiche delle apparecchiature. Una volta scritto il capitolato di gara (elaborato da Ingegneria, con l’Ufficio Acquisti per la parte burocratico-amministrativa), non si può cambiare più una virgola. I tempi di una gara di questo tipo, se non ci sono ricorsi, ostacoli, sono di circa 6/7 mesi. Dopodiché sostanzialmente viene fatto un ordine e nell’arco di un mese si apre il cantiere. Per Tg3 e Tg1 i lavori sono durati circa 6 mesi: prima della messa in onda, c’è un periodo di circa un mese di numeri zero, per realizzare i quali il cantiere
La nuova regia del Tg1.
dev’essere già chiuso, studio finito e funzionante, e nel frattempo va ovviamente gestito il lavoro corrente di messa in onda del Tg. Non solo: ci sono altre problematiche da risolvere, tipo caricare i contenuti pregressi nell’archivio digitale, tutte operazioni necessarie per poter andare in onda. Com’è stata fatta la scelta dei contenuti da caricare nel nuovo sistema di storage? EG Forfetariamente abbiamo dato un’indicazione in termini di ore, per ciascuna redazione, in parte costituite da archivio aziendale, in parte di testata, che per il passato proveniva tutto da cassetta (prima il Tg si faceva su Beta). Tutto quel materiale è stato riversato in digitale, con dei ma: un filmato analogico, in 4:3, riportato in digitale, HD, 16:9, non è il massimo. Per cui il criterio è che i contenuti da digitalizzare sono quelli di valore intrinseco, diciamo storico; tutto l’archivio di scene generiche va completamente rifatto, ripreso in digitale, con le nuove tecnologie. Oggi una troupe del Tg esce con mezzi completamente diversi: prima per le riprese aveva-
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Le nuove regie dei Tg sono state realizzate concentrando in uno spazio unico tutte le funzioni, video, audio, luci, controllo camere, desk. Enrico Guido (Ingegneria RAI) Tutto digitale, audio e video, HD, con molte parti anche 3G, rivedendo l’organizzazione del lavoro all’interno della regia, col passaggio al sistema integrato di produzione Avid (ora per tutti e tre i Tg, il primo che passò ad Avid fu il Tg2): questo consente di organizzare il lavoro in maniera differente, sia in redazione, sia per la parte tecnica, e diventa un passaggio propedeutico per ulteriori evoluzioni nell’organizzazione dell’informazione Rai.
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vedono anche dalla tv), rivoluzionati nel flusso di lavoro (cambiamenti consistenti, invisibili per i telespettatori).
no i Betacam, adesso hanno dei Camcorder (XDCAM, su disco o scheda SxS), che registrano entrambi in HD.
Una vista del ring luci e dei pantografi, coi ledwall ad alta definizione in basso.
La dotazione della regia Gabriele Vaccaro (Ingegneria Rai, Progettazione Studi e Regie) Nella regia del Tg1 l’impianto si basa su due macchine principali: mixer video Grass Valley Kayenne XL (96 ingressi-72 uscite) full optional e matrice Snell & Wilcox (128 x
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Il retro dei moduli LED lightbeam nello studio del Tg1.
Il mixer video Grass Valley Kayenne XL del Tg1.
96). Il sistema ruota sulla matrice che riceve tutti i segnali dall’ingresso in formato HD e li distribuisce alle varie utenze. Nel Tg il grosso dei segnali proviene dalle camere (al Tg1 ci sono sei Hitachi, tutte con operatore, in quello del Tg3 ce ne sono sette, con operatore remoto, sistemi Tecnopoint, ma si può anche scegliere di controllarle, sempre da remoto, direttamente in platea), dal sistema integrato di messa in onda (i tre canali Avid, Interplay), più tutto quello che proviene dall’esterno, con la possibilità di ricevere contemporaneamente fino a 20 segnali dalla matrice generale della Rai su cui convergono tutte le nostre entrate, gestendo fino a 12 ritorni in contemporanea. Nella matrice ci sono tutte le risorse possibili in caso di rottura del sistema Avid (che ha un backup attivo, più un’altra linea d’emergenza in caso di crollo). La regia intera ha un sistema di backup, in caso di crash del mixer, perché la messa in onda deve assolutamente essere garantita. Distributori, convertitori digitali, cross converter sono della Ross. Col passaggio all’HD, nei collegamenti tra le varie palazzine del Centro di Saxa Rubra siamo dovuti passare da cavo a fibra ottica e tutta la sezione elettro-ottica è stata fornita da Evertz. Adesso la parte IT e la parte video classica che ci si aspetta in un sistema broadcast sono legate: abbiamo innumerevoli switch che
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collegano matrici, server, tutte le macchine sono collegate in LAN, è tutto più facile e gestibile, c’è maggiore flessibilità e integrazione. Luca Cipriani (Ingegneria Rai, progettazione impianti audio studi tv) Con la digitalizzazione dei Tg, l’audio è passato da completamente analogico a completamente digitale. Al centro del sistema c’è un mixer Stagetec Aurus (48 fader, 128 SP d’ingresso, 24 aux, 32 N–1, 8 gruppi e 2 sommatori). In studio utilizziamo radiomicrofoni Wisycom, collarini Sennheiser MKE40 o DPA; come microfoni d’emergenza, da tavolo, ci sono i nuovi Crown. In un cassetto (a lato dello Stagetec) abbiamo un mixer d’emergenza (Lawo Crystal), che subentra in caso di guasto del mixer principale: è completamente indipendente, seppur con risorse ridotte può sopperire all’emergenza. C’è un sistema di comunicazione ClearCom, collegato direttamente in MADI alla matrice audio (NEXUS STAR), ci sono due stagebox proprietari NEXUS, uno in regia, uno in platea, per raccogliere 24 linee microfoniche e fornire uscite. Monitoraggio tutto Genelec. Questi sono i principali cambiamenti intervenuti in regia. Cos’è cambiato invece in studio?
GV Il grosso dei cambiamenti di fatto è avvenuto in regia e nel workflow dell’ingestion e della messa in onda, nei collegamenti. In verità nelle platee (definizione Rai dello studio vero e proprio, nda) già da anni utilizzavamo monitor HD/SD convertiti dal sistema analogico che era in funzione prima. I monitor presenti in regia invece per scelta sono fissi, ingresso per ingresso, al posto dei multi generali dove tutte le sorgenti vengono splittate: abbiamo fatto questa scelta per maggiore sicurezza. Da qui in avanti, nell’arco di un paio di anni e mezzo circa, verrà digitalizzata completamente anche la TGR: alcune sedi (Molise, Lombardia, Lazio) sono già passate al digitale, altre seguiranno. In questo caso quali sono i cambiamenti tecnologici? GV Cambia il sistema integrato di messa in onda: le regie e le platee (per ora, nda) non subiscono l’impatto tecnologico che c’è stato per le altre testate.
La squadra del Tg Roberto Buzzi (organizzazione produzione tv area news) La squadra tecnica che assiste il Tg digitalizzato è rimasta più o meno nella formazione base: c’è un direttore di produzione, che fa un po’ da coordinatore della parte di studio per tutto il personale e che con
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la parte redazionale (segreteria di redazione) da un punto di vista organizzativo riesce a gestire tutte le attività di studio (comprese le movimentazioni, i cambi scena, la registrazione delle rubriche, i meteo, piuttosto che le dirette dei Tg). La realizzazione vera e propria viene effettuata da un regista e da un assistente alla regia: i ruoli sono un po’ diversificati, perché il regista ha la responsabilità dell’edizione (scaletta di messa in onda, poi le edizioni possono mutare radicalmente anche durante la messa in onda, tipo per l’inserimento di un’ultima ora, ecc.). Prima la scaletta era cartacea, adesso è tutto informatizzato (Avid iNEWS), la scaletta segue i movimenti e le variazioni del capo desk di messa in onda (il giornalista coordinatore editoriale, che organizza contenuti, durate, per rientrare nel palinsesto della rete). In base alla scaletta (testuale) iNEWS, il regista manovra la postazione di playout (Avid Interplay), che è il corrispettivo della scaletta testuale ma in formato multimediale, che contiene tutto il materiale che è stato lavorato dai Teleport per l’acquisizione, nelle salette montaggio, oppure ciò che arriva dalle varie sedi, ecc. L’assistente alla regia in passato seguiva anche la tempistica, i vari nastri, mentre adesso è tutto visibile sui monitor, per cui si è ritagliato un ruolo che è più di carattere contributivo per le attività in platea (ora molto
Il backup del mixer audio, un piccolo Lawo Crystal.
più ricca di apparati, contestuali alla realizzazione del Tg), che vengono alimentati con tutta un’altra serie di segnali (videodischi, loop, snapshot, still provenienti dalla grafica), separati dal playout di messa in onda. L’assistente manovra tutta la contribuzione all’interno della platea (visibile per il telespettatore), mentre del cambiamento che è avvenuto con la digitalizzazione (da tape a playout) il pubblico quasi non se ne accorge. I contributi visibili in platea aggiungono valore all’informazione: è un arricchimento possibile col digitale, contributi provenienti da altre macchine (computer), collegate in rete, che forniscono immagini con una caratterizzazione testuale forte, diffuse dagli schermi LED. Adesso il lancio di una notizia può mettere il conduttore all’interno della notizia stessa, quei 5/10 secondi di lancio diventano molto più significativi. Ci sono varie maniere di risolvere questa esigenza: i canali allnews per esempio lo fanno col rullo che scorre. Poi c’è il mixer video, che ha un’ampia serie di segnali da mettere in onda, il mixer audio che nelle edizioni principali copriamo con due risorse (un primo tecnico che si occupa della messa in onda, più un secondo a supporto per tutti i collegamenti esterni), controllo camere che cura l’immagine, capo squadra elettricista che è responsabile dell’impianto elettrico, con la gestione delle lu-
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Il mixer audio Stagetec Aurus nella regia del Tg1.
Gli armadi con le elettroniche alle spalle del desk (postazioni giornalistiche).
ci in studio del primo operatore attraverso console Compulite Spark (main + backup). La regia ora è un open space: alle spalle delle postazioni tecniche, c’è il desk con le postazioni giornalistiche (occupate da due a quattro giornalisti, nelle edizioni principali). In realtà il primo esperimento di regia in un unico spazio lo facemmo 11/12 anni fa per Rai News, anche se allora non erano previste alcune figure professionali, le camere e le luci erano fisse (non c’erano operatori di ripresa). Come viene realizzato il disegno luci per il Tg?
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La scenografia
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Il Teleport del Tg1; quello del Tg3 è praticamente identico.
Una sala di montaggio dei Tg. In tutto, tra Tg1, Tg2 e Tg3, ce ne sono 36 (12 per ciascuna testata), tutte equipaggiate nella stessa maniera.
RB Viene un direttore della fotografia (una risorsa Rai), che imposta una volta per tutte il disegno in base alle esigenze della produzione, poi il capo squadra ha la responsabilità dell’impianto ed è il primo operatore di ripresa che comanda le luci durante l’edizione. Per Tg1 e Tg3 sono stati realizzati due progetti completamente diversi (tutti e due misti, con fari a incandescenza e LED, solo Rai News24 ha un impiento tutto a LED, per evidenti motivi): se serve manutenzione, piccole modifiche, vengono operate dall’elettricista coordinato dal primo operatore di ripresa, non c’è bisogno dell’intervento del direttore della fotografia.
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RB Nel caso del Tg, lo scenografo prende indicazioni del direttore della testata; è un lavoro d’équipe (direttore della fotografia, scenografo, grafico, direttore), col regista che cura l’impaginazione. La parte di platea dello studio è competenza del Centro di Produzione, che in questo è autonomo: fa e disfa impianti, scenografie, ecc. Il supporto fornito da Ingegneria riguarda la stesura dei capitolati, che portano agli acquisti, seguendo anche le nuove indicazioni aziendali. Per una produzione come il telegiornale, che dura anni (finché non viene realizzata la nuova scenografia), il noleggio come per una produzione di 2/3 mesi sarebbe troppo oneroso, per cui viene fatto un acquisto: noi facciamo una serie di valutazioni specifiche, che vengono tradotte in un capitolato, consegnato a Ingegneria, che fa la gara pubblica. Nella platea del Tg1, a parte le camere, c’è anche un Jimmy Jib, strumento abbastanza inconsueto per un Tg, che arricchisce la ripresa. Ce n’è un altro al Tg2, mentre al Tg3 abbiamo installato un binario. La tecnologia più significativa qui in studio è costituita dagli schermi LED di ragguardevoli dimensioni, passo 2.9, che per la ripresa televisiva possono pure generare dei problemi, effetto Moiré, difficile da correggere, specialmente coi segnali HD. Alimentare schermi di queste dimensioni (tecnologia lightbeam al Tg1, al Tg3 Luxon Diamond Series) con dei segnali che abbiano la necessaria definizione obbliga ad utilizzare dei Media Server, con più uscite ricomposte. Nel caso di Tg1 e Tg3 con questi Media Server abbiamo 8 segnali, che provengono dalla regia. Al Tg3, dove il formato del ledwall (cyclorama) è molto distante dal 16:9, prendere solo una porzione di 16:9 inviandolo praticamente su un anello significherebbe ottenere una definizione dell’immagine molto bassa; ragion per cui in quel caso abbiamo utilizzato quattro segnali HD, composti col Media Server, per raggiungere la definizione necessaria. La stessa cosa, in proporzione, avviene nello
studio del Tg1, dove sullo schermo LED di maggiori dimensioni il Media Server compone l’immagine con tre segnali. Con un solo Media Server, ottimizzando tutte e 8 le uscite, riusciamo a servire bene la platea del Tg1 e quella accanto degli speciali (duplicando alcuni segnali). Stiamo utilizzando Media Server 7th Sense per Tg1 e Tg3 (due macchine accoppiate, una di riserva all’altra), pilotate da un unico pannello che le comanda tutte e due contemporaneamente. C’è l’obbligo della ridondanza, perché gli schermi (quindi i Media Server) sono parte sostanziale della scenografia. La prima cosa che deve fare lo studio all’accensione è la verifica di tutta la parte scenografica. L’illuminotecnica è un po’ tradizionale, un po’ LED, con barre LED che fanno tutta l’illuminazione dei fondali scenografici.
Teleport, la porta d’ingresso dei materiali Fabio Di Giglio (Ingegneria Rai, Progettazione Sistemi Integrati) Da questa sala parte l’ingestion, l’acquisizione dei materiali, che poi devono essere lavorati, all’interno del sistema integrato Avid. Ogni Teleport ha 16 canali d’ingresso, quattro AirSpeed Multi Stream che fanno ingestion, comandati attraverso il software CaptureManager di Avid. Il server immagazzina più o meno contemporaneamente sia la bassa che l’alta qualità video (la bassa qualità servirà ai giornalisti per la consultazione delle immagini, mentre l’alta servirà ai montatori o in onda). Capture è un software di montaggio abbastanza classico, che consente il collegamento alla matrice Snell & Wilcox: il software è in grado di fare degli switch di segnale automaticamente, degli incroci di matrice, di programmare delle registrazioni. La digitalizzazione completa del sistema è avvenuta, ma qui c’è una parte d’ingestion feed e una parte d’ingestion VTR (per l’enorme pregresso su cassetta): nei Teleport hanno a disposizione diversi media, con un monitor broadcast per
(© Stefano Bonagura) (© Stefano Bonagura)
La platea del Tg3 in attesa del notiziario.
controllare la qualità del segnale. La novità più grande riguarda la parte d’ingestion file: adesso hanno la possibilità d’ingestare file XDCAM, attraverso un sistema EVS OpenCubeHD/SD: non c’è un segnale video che viene di fatto transcodificato in un file MXF, ma un segnale MXF nativo di un XDCAM, che viene ingestato direttamente all’interno del sistema (qualche transcodifica avviene… però è un file che viene trattato sempre e solo come un file). Per le agenzie invece c’è un sistema molto “complicato” di acquisizione: attraverso Telestream Vantage Transcode riusciamo a ingestare direttamente sul sistema questi file, col corredo di metadata che si portano dietro. Ovviamente è stato predisposto qualcosa di analogo anche per tutti i file che chiameremo “random”, tipo quello che il giornalista può avere memorizzato su una chiavetta qualsiasi: direttamente dalla sua postazione, attraverso un meccanismo di pulitura (che effettua un controllo sul file, per nostra sicurezza) parte un processo automatico di acquisizione e transcodifica (potrebbe essere un file MP4, FLV, AVI, qualsiasi cosa, con tutti i problemi che questo comporta); ci siamo focalizzati molto sui formati che generano iPad, iPhone, Android, perché quello ormai è il core dell’informazione… Antonino Garaio (Ingegneria Rai,
Lo studio del Tg3 dal desk del conduttore.
I MEDIA SERVER 7TH SENSE Antonio Greco (area manager, mediacom digital evolution) Nell’ambito del processo di digitalizzazione RAI e più precisamente per la realizzazione e la gestione delle scenografie dei nuovi studi del Tg1 e Tg3, Mediacom Digital Evolution ha proposto la soluzione tecnologica 7thSense. Dopo un’intensa attività di presentazioni, dimostrazioni e prove operative sui sistemi della 7th Sense durata oltre un anno presso i laboratori e gli studi della Rai, Mediacom è stata coinvolta dall’ufficio acquisti alla partecipazione di una gara pubblica che prevedeva la fornitura dei Media Server da abbinare ai ledwall integrati nelle scenografie dei due studi, opportunamente rinnovati. Il nostro intervento ha interessato lo studio del Tg3, nel quale si realizzano il telegiornale e gli speciali, e lo studio del Tg1, suddiviso in due aree (da una parte il Tg, dall’altra gli speciali). Le soluzioni 7th Sense sono affidabili ed efficienti, dalle straordinarie possibilità di sincronizzazione, perfette per il playback di segnali non compressi. In questo caso il Mediaerver ha permesso la visione di contributi video live e grafica verso i ledwall dislocati negli studi, adeguando l’immagine alle esigenze della produzione e alle caratteristiche dello schermo LED. Tutti e due i Tg impiegano le stesse macchine (main + backup per ogni studio), 7th Sense Delta 8, i dispositivi più avanzati disponibili nel mercato, 8 ingressi HD/SD/SDI, e quando parliamo di HD intendiamo anche 3G. Sotto il profilo dell’installazione, di cablaggio, il lavoro a Saxa Rubra si è svolto secondo le tempistiche accordate: una sessione di circa 80 ore per ogni studio, dove abbiamo creato le varie configurazioni per la composizione delle scenografie, sotto la direzione dei direttori delle testate e dei registi. L’impianto è stato installato su un rack autonomo, posizionato nello studio e collegato via CAT5, HD/SDI e HD/3G. Il cablaggio del rack è stato eseguito nella nostra sede, velocizzando i tempi d’installazione in RAI: è infatti bastato allacciare il patch panel video al patch panel in studio e l’impianto si è attivato, senza ingombrare le regie (dove avvenivano altri lavori). Successivamente, visto che le funzionalità devono essere personalizzabili dagli operatori in loco, è stato previsto un approfondito training operativo che ha permesso al personale la gestione autonoma delle macchine installate.
Progettazione Sistemi Integrati) Tutto il materiale in ingresso viene uniformato all’interno del sistema Interplay, per renderlo XDCAM 50 Mbit/s HD: la batteria di Vantage Transcode viene alimentata da svariate fonti (dalla cartella personale del giornalista, ovvero dalle grafiche e dalle documentazioni, dove può essere acquisito anche lo streaming live, una diretta web, che viene acquisita direttamente sul transcoder).
Si ricorre spesso ai file generati da device personali (telefoni, tablet, ecc.)? FDG Spessissimo! Se l’origine non è un iPhone magari è un file scaricato dal sito xy, ormai accade tutti i giorni, siamo in una dimensione cross-multimediale, non possiamo più permetterci di non gestire questi file! Dall’ingestion passa tutto al sistema Avid, Fabio Di Giglio (a sinistra) e Antonino Garaio, di Ingegneria Rai.
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