Il Servo di Dio Mons. Nicola Riezzo Arcivescovo

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SILVIA QUARTA SERAFINO

Il Servo di Dio

Il Servo di Dio Mons. Nicola Riezzo (1904 1998), già vescovo di Castellaneta (TA) e arcivescovo di Otranto (LE), di cui si è conclusa la fase diocesana del Processo di Canonizzazione, è una splendida figura di sacerdote e vescovo pienamente compenetrata dal divino. Uno spirito assorto nella preghiera, sempre pronto all'ascolto, dalla carità ardente. Senza dubbio il profumo delle sue virtù, la luce penetrante della sua dottrina, la pa.terna saggezza, la meravigliosa molteplicità delle sue opere, il grande fervore del suo zelo fanno del vescovo Nicola Riezzo un pastore sécondo il cuore di Dio.

Silvia Quarta Serali no ha conseguito la laurea in Giurisprudenza e la laurea magistrale in Scienze Religiose. Collabora con l'Istituto Superiore di Scienze Religiose di Lecce. Ha condotto ricerche e pubblicato articoli su diversi temi pastorali. Collabora inoltre con l'Ufficio Diocesano di Pastorale Familiare dell'Arcidiocesi di Lecce.

ISBN 978·88·01·05248·0

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Nicola Riezzo Arcivescovo

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e.... ù.8§!gtGJon·. © 2012 Editrice ELlEDICI . 10096 Leurnann TO Email: mail@ellcdicl.org IStlN 978·88·01-05248-0

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Squinzano, fondata nel 250 a.c. dal capitano romano Quinzio Flaminio, all'indomani della vittoria contro Pirro, si adagia in territorio salentino, tra filari d'uva e robusti olivi secolari, quasi a metà strada tra Brindisi e Lecce. Agli albori del '900 Squinzano ricca di storia, di colori c di profumi, appare come un luogo senza tempo: le lancette dell'orologio della storica torre di piazza Plebiscito, di tanto in tanto, sembrano oscurate dallo sventolare soffice della bandiera cittadina; lungo le vie del paese si incontrano piccole case colorate che hanno finestre rivestite con tendine in rete, lavorate all'uncinetto. Sulla facciata del Comune trionfa lo stemma del paese: lino scudo in petto ad un'aquila romana, simbolo orgoglioso delle sue origini. In campo verde c'è l'effige robusta e fiera di un leone che esce dal bosco, a testimonianza dell'antica tradizione cristiana del paese salentino: l'icona, infatti,

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rappresenta il riconoscimento dovuto a Tancredi per aver scelto e coinvolto cinquanta squinzanesi che, con altrettanti leccesi, furono sue guardie del corpo in Terra Santa, durante la prima crociata, al seguito di Goffredo di Buglione. A Squinzano abita gente semplice e generosa. Icontadini e i viticoltori del luogo sanno produrre un vino buono che supera i confini del Salento e va a rallegrare le tavole delle famiglie italiane. D'estate, sulla soglia delle porte di casa, o vicino al braciere, d'inverno, le donne rattoppano con abilità abiti di cui è impossibile, ormai, individuare la stoffa d'origine. Prudenti, silenziose e operose sono puntualissime alla Messa delle sei del mattino; mogli e madri fiduciose, invocano la Provvidenza per le loro famiglie, e per questo riservano al Signore il primo pensiero del giorno che nasce. La loro è una fede contadina, robusta come gli alberi d'ulivo e con radici profonde a forma di croce. Gli squinzanesi sono legati alle tradizioni e alla saggezza popolare, lo dimostrano quelle parole scritte sul muro diroccato di un' antica masseria, lungo un tratturo in agro di Squinzano, e che oggi si leggono a malapena: «Una terra cristiana, generosa e accogliente, è la patria di figli santi». L'antico adagio sembra suggerire il destino dello storico centro salentino che diede i natali a Nicola Riezzo.

Nel venire al mondo, un bimbo porta con sé una gioia che è contagiosa. Così, quando a Squinzano, 1'11 dicembre 1904, "nell'ora quarta" del giorno I1ilSCe Nicola Salvatore, in molti partecipimo a quell'evento festoso per la famiglia Riezzo che, per la terza volta, è benedetta dalla grazia di Dio, l Riezzo, con generosità, sono riusciti a fare della loro casa un focolare luminoso e allegro, capace di attirare e ospitare chiunque ed è per questo che quel giorno si assiste ad un andirivieni di amici e parenti. Alcuni offrono alla famiglia dci nuovo arrivato doni semplici ma preparati con amore: buona pasta fatta in casa, una bottiglia di rosolio, forme di formaggio fresco, un'abbondante ruota di fragrante pane appena sfornato, sul quale qualcuno ha realizzato, con mani sa, t'l, la le tt era "R" ... come IJR'"lezzo. plcn Giuseppe Pacifico Riezzo e la moglie Oronza Renna sono persone molto pie che hanno sempre testimoniato, nella quotidianità di una vita ordinaria, il loro amore per Gesù. A conferma della devozione per Cristo Redentore decidono di far battezzare Nicolino il giorno dopo della nascita, perché è consuetudine credere che ilBattesimo celebrato entro le ventiquattro ore dal pri-

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rno vagito assicuri ad un'anima la liberazione dal purgatorio. Quando la famiglie arriva in chiesa, si coglie una certa preoccupazione: ia freddo e si teme che il piccolo possa prendere un malanno. Ma è solo l'ansia di un attimo. Subito dopo tutti sono composti E' concentrati per quel grande evento religioso che stanno per vivere. La cerimonia si svolge in modo semplice, ma con grande raccoglimento dei presenti.ll profumo dell'incenso che si sparge nell'aria sembra abbracciare quel coro di preghiere che si eleva verso il ciclo. Am rninistra il sacramento, che libera dal peccato originale, l'Arciprete Angelo Pieni, Parroco della chiesa dedicata il S. Nicolò di Mira, di cui il piccolo Riezzo porta il nome. Oltre ai familiari, sono presenti e molto emozionati, i pad rini, signor Cosimo Giuseppe Longo e signora Domenica Angela Maci. Con il Battesimo di Nicola Salvatore Riezzo, la Chiesa accoglie un figlio che, per tutta la sua esistenza, darà gloria a Dio, san tificandosi in una vita di carità vissuta all'insegna di una fede au-

Nicola cresce in una famiglia molto unita e dedita al lavoro, fatto con zelo e sempre offerto a

Dio. Il signor Giuseppe Pacifico e la signora Oronza sono bravi contadini che vivono in condizioni econorn iche agiate, grazie al lavoro e alla rendita di piccole proprietà. Giuseppe e Oronza faticano senza risparrniarsi e pregano tanto, insieme ai loro figli: la mattina, appena svegli, dopo il segno della croce, c'è l'offerta delle azioni per la giornata che sta per cominciare: quando il sole non ha ancora fatto capolino, c'è la santa Messa quotidiana, che è preceduta dalla recita delle lodi. Nel momento in cui i rintocchi delle campane scandiscono la mezza, i Riezzo non mancano mai di recitare l'Angellls; la sera, poi, pregano con i vespri e, prima di andare il dormire, un saluto è per la santissima Trinità, come ringraziamento dei benefici ottenuti durante il giorno appena trascorso. Si conclude, in questo modo, il quotidiano rituale liturgico, che rende quella famiglia una piccola Chiesa domestica. Terzo di sei figli, Nicola è avviato, così, ad una vita di intensa pietà rristiana, grazie soprattutto alla frequentazione assidua di uno zio sacerdote, don Vincenzo Riezzo, che scorge in lui un animo sensibile, docile e innamorato di Gesù. Nicolino trascorre l'infanzia a Squinzano, dove frequenta le scuole elementari: in classe e durante la ricreazione si dimostra docile con gli altri bambini e sempre rispettoso verso il Maestro

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Vincenzo Marzo, noto per la sua bravura ma, anche, per la sua severità ed intransigenza. Nicola Riezzo è uno scolaro diligente c la mattina esce da casa di buon' ora, perché ci tiene ad arrivare puntuale per l'inizio della lezione. Nel gruppo dei suoi compagni di scuola non vuole mai prevalere, proprio per questo, nonostante sia timido, è apprezzata la sua compagnia. Gli anni dell'infanzia trascorrono con semplicità e naturalezza. Quando può, aiuta la madre con piccoli servizi casalinghi, e come tutti i bambini del paese, quando finisce di studiare Nicolino si trastulla con quei giochi a cui si dedicano i suoi coetanei, sotto lo sguardo vigile degli adulti che, seduti nel bar del paese, dinanzi a un bicchiere di vino genuino, parlano tra loro, mentre i piccoli giocano a campana, a corda o a nascondino. A volte, il vocio dei fanciulli si trasforma in un frastuono gioioso che vivacizza, per brevi istanti, le strade del piccolo centro, interrompendo quel silenzio monotono che rende lento lo scorrere della vita.

Grazie all'ineccepibile testimonianza cristiana dei genitori e alle loro continue sollecitazioni, dal contenuto spiccatamente religioso, ilpiccolo Nicola si dedica alla conoscenza della dottrina

cristiana, senza alcuno sforzo: è scmpre presente agli incontri di catechismo, è pieno di entusiasmo e di curiosità perché è tra i fanciulli più desiderosi di conoscere la storia di Gesù, della sua santissima Madre e di Giuseppe, suo casto sposo. Giunto il tempo della la Prima Comunione, viene preparato all'incontro con Gesù dallo zio sacerdote e dalla zia Michelina, che è la sua catechista. Grazie a questi importanti riferimenti familiari, Nicolino impara, senza accorgersene, a considerare la famiglia di Gesù come la sua famiglia e la Parrocchia come la sua casa. Ogni volta che partecipa al Banchetto Eucaristico, il suo cuore sussulta con capriole di gioia, perciò è sempre molto contento quando accompagna la madre in chiesa per la Santa Messa, che serve come chierichetto. Quella Messa lo plasma ogni giorno e inizia a farlo crescere sempre più ricco d'amore verso Gesù. Infatti, quando indossa l'abito talare, che può essere nero o rosso, con la cotta che è bianca come il collare, si emoziona e si sente tanto orgoglioso, nella consapevolezza che solo i ministranti di sesso maschile possono indossare quegli abiti. Nei paesi di campagna come Squinzano, la Messa feriale è celebrata alle 6 del mattino per venire incontro ai bisogni della gente, in particolare delle donne, le quali, più tardi, si devono dedicare ai lavori domestici. Poco prima dell'inizio

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della funzione, Nicolino, con compostezza e puntualità, si reca in sacrcstia per aiutare il parroco ad indossare i paramen ti. Il sacerdote, dopo averlo baciato, indossa l'amitto che appoggia sulle spalle e lega attorno alla vita, veste il camice che ferma con il cingolo, mette la stola e indossa la pianeta; a quel punto Nicolino gli lega il manipolo al braccio sinistro. Il prete è ormai pronto e, dopo aver fatto un inchino alla croce collocata sopra la credenza della sacrestia, si avvia verso la chiesa, preceduto dal chierichetto che porta il messale appoggiato sul petto, con l'apertura verso il cuore. I!colpo di campana dato dal sacrestano dà inizio alla Santa Messa, al centro della quale c'è "il silenzio canonico", cioè quel momento della consacrazione e dell' elevazione in cui il celebrante si immerge in un'azione misterica e adorante. In quegli attimi ilcuore di Nicolino batte all'impazzata: lui è vicinissimo al celebrante perché è un chierichetto, che significa "parte scelta". Il fanciullo Nicola Riezzo comprende molto bene che essere chierichetto non consiste solo nel "fare qualcosa" durante la Messa, ma significa vivere quei momenti a ritmo di dono: "servire Gesù" durante la celebrazione del mistero eucaristico vuoi dire offrire il proprio tempo con generosità. Come" parte scelta" Nicolino si accorge che la

gente, non conoscendo il latino, non può comprendere la Messa. Ai fedeli, tutto sommato, basta stare in chiesa durante la funzione e pregare con il Rosario o con altre preghiere, bisbigliate automaticamente. I chierichetti hanno anche il compito di questuare per le strade del paese, impolverate e poco illuminate. Una sera, il povero bambino viene preso a bastonate da un malvivente che si impadronisce dei pochi soldi raccolti a fatica, in zona Mater Domini. La brutta esperienza, però, non scoraggia il piccolo Nicola: egli sa bene che fare la questua è importante perché il ricavato serve per aiutare le famiglie povere del paese e per i missionari che partono verso terre lontane per diffondere la Buona Novella. In un contesto di vita così religioso, Nicola inizia ad assaporare il gusto di un proposito, a quel tempo ancora velato: donarsi al Signore con un amore totale.

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<gfi atll1i~ef <gitll1asio..aCiceo Terminata la scuola elementare, Nicola frequenta la scuola ginnasiale presso l'Istituto Calasanzio dei Padri Scolopi di Campi Salentina. Padre Sera fino Perì angeli riferisce un aneddoto che si racconta tra le persone che hanno conosciuto il Servo di Dio: «Si recava all'Istituto a pie-


di nudi, per non consumare le scarpe, perché quelli erano tempi molto duri». Durante gli studi viene apprezzato dai suoi insegnanti per le doti intellettuali, il metodo e la costanza nell' impegno. Il tempo trascorre veloce e qualcosa cambia nella vita di Nicola: dopo gli anni del girll1asio, si trasferisce presso il Seminario di Lecce per frequentare il Liceo. Il giovane Nicola è contento perché sta per iniziare a scrivere un nuovo capitolo del libro della sua vita, ma non resta indifferente dinanzi al distacco dai genitori, tanto amati: inizia così a provare le prime "sofferenze d'amore" da offrire al buon Gesù. Durante questi anni, dedicati con profitto allo studio, si dimostra un ragazzo umile e riservato che non ama la vanità né le feste tanto che, quando si sposa zia Rosa e in casa si organizza un piccolo ballo familiare, Nicola dimostra tutto il suo disappunto per l'iniziativa con queste parole: «In casa mia non si balla; ballando si calpesta Gesù». Coerente con il suo modo di pensare, non gradisce frequentare luoghi di divertimento, a cui rinuncia senza difficoltà alcuna, non per una particolare chiusura di carattere ma per una naturale e innata propensione per le "cose del cielo" che lo catturano e lo appagano completamente. Il giovane Nicola ha molti amici con i quali si intrattiene in lunghe e piacevoli conversazioni

che ruotano, quasi esclusivamente, intorno all' amore di Dio e verso i fratelli ma non condivide amicizie al femminile: con le donne, infatti, si pone in modo garbato e rispettoso, ma si relaziona sempre con distacco e prudenza. Il giovane Riezzo non pensa al matrimonio, poiché nel cuore coltiva la vocazione sacerdotale fin dalla fanciullezza. Gli anni che passano trasformano il suo aspetto fisico: la statura non è eccessivamente alta, la corporatura è snella e asciutta. I suoi occhi piccoli, vivaci e scuri si illuminano alla vista di un'immagine sacra. Sempre più convinto della sua vocazione si scontra, sulle prime, con i dubbi del padre, che gli oppone resistenza. Un giorno, nel corso di una discussione, dinanzi all' ennesimo diniego dell'apprensivo genitore, Nicola afferma: "Se non mi faccio sacerdote, mi faccio esploratore», sottolineando quel desiderio d'infinito e quella voglia di paradiso che, in ogni caso, avrebbe cercato di raggiungere per altre vie, magari, esplorando Paesi lontani fino agli estremi confini della terra. Ma tutto ciò non è necessario perché il buon Giuseppe Riezzo vuole solo essere certo che la vocazione del figlio tanto amato sia autentica. Attraverso gli avvenimenti della sua vita, grazie all' esempio di persone care come i suoi geni-

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tori, la zia Michelina, ma soprattutto lo zio Vincenzo, Nicola Riezzo non ha dubbi: è volontà di Dio che egli diventi sacerdote, per servire Cristo e la Chiesa. Nel 1923 entra nel Collegio Capranica di Roma e frequenta la Pontificia Università Gregoriana, dove consegue la Laurea in Sacra Teologia, dopo essersi laureato in Filosofia: la sua intelligenza si raffina grazie agli impegnativi studi universitari, superati brillantemente.

1924, l'Arciprete don Luigi Valletta, Parroco della chiesa di S. Nicola di Mira, raccoglie la testimonianza del signor Pasquale Briamo che è di condizione proprietario in Lecce e domiciliato a Squinzano, il quale a proposito di Nicola Rìezzo, dichiara: «Lo conosco benissimo. Da tre anni studia al Seminario di Roma ed è liberissimo ad ascendere agli ordini minori di Santa Chiesa». Analoga testimonianza è resa dal fotografo signor Vincenzo Leone, nato e domiciliato a Squinzano. TI Parroco, dopo aver accertato l'inesistenza di impedimenti canonici, rilascia un certificato che attesta la stato libero di Nicola Riezzo, che può, così, essere ammesso alla Tonsura e ai primi due ordini minori. Il rito della prima Tonsura avviene il 19 settembre

1924: questa pratica è stata abolita con il Concilio Vaticano II. Due giorni dopo, il21 settembre, è promosso agli ordini dcll'Ostiariato e del Lettorato. Con la perseveranza dimostrata fino ad allora, il 24 agosto 1925 Nicola Salvatore Riezzo viene ammesso all'Esorcistato e all' Accolitato. Ilgiorno 16 febbraio 1926, nell' abitazione della famiglia Riczzo, in vico Carritelli, alla presenza del regio e pubblico notaio Cavaliere Mario Abele Grasso, si costituiscono Giuseppe Pacifico Riezzo e Oronza Renna, per la stesura di un atto di donazione, a titolo di anticipata successione, in favore del figlio Nicola. Quando un giovane sta per "sposarsi con la Chiesa", così si dice di chi sta per diventare sacerdote, è usanza che i genitori istituiscano una dote per ilfuturo chierico. Sull' atto notarile, redatto alla presenza di due testimoni, il signor Pantaleo Chirizzi e il signor Vincenzo Longo, si legge testualmente: "Premesso che dovendo il giovane Riezzo Nicola Salvatore ascendere colla volontà di Dio al Sacerdozio, i genitori di costui compiacendosi per la vocazione del figlio, ed anche per addimostrare sempre più l'affetto loro verso il proprio figlio, liberamente e spontaneamente, donano a favore del medesimo, che con grato animo accetta».

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In dote l'accolito Nicola Riezzo riceve la casa locata in via Carritelli a Squinzano, un piccolo fondo con vigneti ed alberi, situato in agro di Trepuzzi e, inoltre, gli viene garantito un vitalizio, a titolo di funzione alimentare, inalienabile ed inestinguibile senza il consenso del Vescovo pro tempare di Lecce. Il 9 luglio 1926, mentre si trova a Roma, in prossimità di essere ordinato in sacrie e consapevole delle gravi prescrizioni dei canoni 127-128 del codice di Diritto Canonico, il pio Nicola dichiara quanto segue: «[...j Iiberamente emetto nelle mani del mio Vescovo la solenne promessa, il cui scioglimento è riservato alla Santa Sede, di stare per un quinquennio dalla mia Ordinazione Sacerdotale a speciale disposizione del Vescovo di Lecce pro tempo re circa la dimora, l'esercizio del ministero ecclesiastico (non escluso l'ufficio di prefetto in Seminario) e il metodo di vita. Di questa promessa mi obbligo di dare comunicazione alla mia famiglia, perché sappia che il sacerdote, consacrato al servizio di Dio e della Chiesa, è sotto la dipendenza del proprio Vescovo».

I!22 agosto 1926 l'aspirante sacerdote accede al Suddioconato (anche quest' ordine è stato abolito a seguito del Vaticano li). I! 30 novembre 1926, il suddiacono Nicola

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Riezzo, nel rispetto della prassi canonica, così scrive a Monsignor Gennaro Trama, Vescovo di Lecce, per ottenere l'ammissione all' ordine del Diaconato: «Ego Nicolaus Riezzo alumnus Almi Collcgii Capranicensis, incepto quarto anno facu Itatis theologicae humillime postulo admissionem ad ordinern Diaconatus. Humillimas agens gratias atque pastoralem implorans benedictionem me profiteor». Nicola Riezzo diventa diacono il 26 dicembre 1926 c 1'11luglio 1927 ottiene la dispensa per diventare sacerdote poiché non ha ancora compiuto il venticinquesimo anno di età. Otto giorni dopo, il Rettore dell' Almo Collegio Capranica di Roma inoltra un' emissiva a Sua Eccellenza Reverendissima Monsignor Gennaro Trama, Vescovo di Lecce, con la quale lo informa che il diacono Nicola Riezzo, dopo aver compiuto i corsi filosofici e teologici, fa ritorno nella Diocesi di Lecce. Nella lettera si dice che: «È un caro giovane di ottime qualità di mente e di cuore. [...l È pio, umile e docile. Sarà un ottimo sacerdote [...l».

3f 50St10 ~h1Cl1tareaftà! Ultimo tra gli ultimi per stile di vita, ma primo in amore verso il signore Gesù, il giovane Nicola

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Salvatore Riezzo, il 21 agosto 1927, vede realizzato il sogno tanto agognato: è ordinato sacerdote da Mons. Gennaro Trama, nella Parrocchia di S. Nicola a Squinzano. Steso per terra, ai piedi dell' altare, pone la sua vita nelle mani di Dio Padre onnipotente, nella consapevolezza che il sacerdote è un alter Christus. Don Nicola esercita i primi anni del suo ministero a Squinzano. Il paese è piccolo ma la gente, che vive in un grappolo di case intorno alla chiesa di S. Nicola situata sulla piazza principale, accoglie quel giovane sacerdote con cordialità: perché riesce a farsi amare, per la sua umiltà, per il carattere schivo, perché non vuole mai apparire protagonista in situazioni di primo piano e di clamore. Perché sa bene che l'incontro con Gesù avviene nell' ordinarietà della vita quotidiana là dove si svolge il lavoro di ognuno. Per questo il novello sacerdote si sforza di fare in modo mirabile tutto quello che il Signore gli chiede. Attinge il suo vigore spirituale dalla continua preghiera che spesso eserci ta, nel silenzio di un dialogo m amicizia con il Signore. «Fare la volontà di Dio, scmprcl- suole ripetere e, sicuramente, le sue frequenti orazioni dinanzi al Tabernacolo sono piene di questo santo desiderio. Don Nicola si nutre della celebrazione quotidiana dell'Eucaristia e vive la Santa Messa con grande raccoglimento e profonda devozione.

Nella memoria di molti fedeli restano impresse le parole del Catechismo con cui, frequentemente, ama concludere le sue omelie: «Amare e servire il Signore, in questa vita, per goderlo nell' a 1tra, m Paradiso». Il giovane ministro di Dio non manca mai agli esercizi per il Clero in quanto crede nell'importanza della formazione permanente. E poiché non considera esclusivo suo tesoro tutto ciò che riceve, per grazia di Dio, dalla Santa Madre Chiesa, a sua volta guida molti ritiri spirituali per laici. Trascorre buona parte dci suo tempo nel confessionale sempre disponibile ad amministrare il sacramento della Penitenza. Invoglia i fedeli alla confessione frequente anche perché don Nicola sa bene che il peccato più piccolo, oltre a rattristare il cuore del buon Gesù, se trascurato, può diventare campo fertile per peccati più gravi. Un'anima che non ricorre con costanza al sacramento della Penitenza, ammonisce don Nicola, è destinata ad una morte lenta e inesorabile. A tal proposito, per esprimere questa verità, è solito dire: «Che cosa può fare una medicina m bocca ad un moribondo?». Molte persone si convertono grazie ai suoi preziosi consigli avvalorati da un'esemplare testimonianza di vita. Tuttavia, per carattere, continua ad essere riservato: spesso lo si vede passeggiare assorto nei suoi pensieri, mentre sgrana il Rosario. For-

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Don Nicola si distingue per essere un sacerdote che vive in pienezza ilsuo ministero, ma anche per la sua cultura e l'amore per lo studio, Per queste sue competenze, il Vescovo lo incarica di insegnare Lettere presso il Seminario di Lecce, dove trascorre i primi cinque anni di sacerdozio, dal 1927 al 1932.

Dal 1932 al 1934viene trasferito nel Seminario di Assisi, dove insegna Filosofia nel Liceo. È veramente bravo ilProfessor Riezzo. Per le sue qua lità professionali, dal 1934 al 1958 viene destinato al Seminario di Molfetta, come docente di Teologia Dogmatica, Ascetica e Mistica: ha l'opportunità di essere il maestro di moltissimi sacerdoti pugliesi e numerosi Vescovi, fra cui il futuro Cardinale Salvatore De Giorgi. 11suo insegnamento esemplare, metodico e chiaro si coniuga con una vita di intensa preghiera, perché egli sa bene che il vero teologo è colui che, innanzitutto, si inginocchia dinanzi a Dio. Ci tiene tanto a rendere dotti i suoi studenti che nel 1954, intuendo la grande svolta determinata dall' enciclica di Pio XII Mystici corporis, pubblicata il 29 giugno 1943, stampa a proprie spese e su carta povera, il fascicoletto De Mystica Corpare Christi, per supplire alla carenza, nei manuali ancora in uso, di questo importante capitolo dell' ecclesiologia. Il testo è composto da trcntuno fitte pagine ed è interamente scritto in latino, lingua ecclesiastica ufficiale ancora in uso a quei tempi. Il professor Riezzo è molto stimato dai tanti giovani che frequentano i suoi corsi, i quali lo considerano un eccellente docente, perché è capace di coinvolgerli nell'apprendimento, non sempre facile, delle discipline teologiche, Egli

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se, se potesse farlo, sceglierebbe di "essere invisibile", ma il nascondirnento e la discrezione dci sacerdote riguardano esclusivamente la sua persona. Quando c'è da manifestare la fede o da profondere gloria al Signore, egli è sempre in prima linea' A tal proposito la nipote Maria Persano ricorda che durante l'agonia della sua mamma, Anna Rìezzo, sorella maggiore di Nicola, morta nel 1949, i figli insistevano perché il Viatico e l'Unzione degli infermi avvenisse in forma privata, ma dovettero cambiare idea per l'incisività delle parole dello zio Nicola: "Gesù non deve entrare nella nostra casa di nascosto come un ladro, ma pubblicamente». Per la congillnta, quindi, ilViatico fu portato dal Parroco e dai chierichetti in forma solenne, affinché la famiglia della moribonda potesse manifestare pubblicamente la fede e l'amore nel Cristo Risorto.

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trasferisce loro tutta la sua passione per lo studio m quanto crede intensamente che, per l'apostolo moderno, un'ora di studio è come un'ora di orazione: Nicola Riezzo, oltre ad edificare la cultura dei suoi studenti, contribuisce a plasmare la loro anima.

Vivendo nel Seminario, egli instaura una relazione quotidiana con quei giovani aspiranti preti che scorgono in lui le doti di ottimo insegnante oltre a quelle proprie di un padre spirituale mite e, nello stesso tempo, autorevole.

C)/esC'ovo a easteffatleta Tra le abilità del Signore Iddio c'è quella di scombinare, all'improvviso, la vita di chi ha scelto come suo discepolo: lo sa bene Mons. Nicola Riezzo! Convinto, sulle prime, che avrebbe fatto solo il sacerdote e l'insegnante, non immagina lontanamente quello che, a breve, sarebbe successo: il 25 marzo 1958 viene eletto Vescovo di Castellaneta. Tanto i fedeli quanto gli ecclesiastici delle Diocesi di Lecce e di Castellaneta esultano alla notizia della sua nomina. Il 29 giugno 1958, nel pieno di una giornata assolata e nella cornice barocca della splendida piazza Duomo in Lecce, viene consacrato nella Cattedrale da Mons. Francesco Minerva.

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Veramente lo Spirito Santo soffia sulla Chiesa in modo misterioso e si avvale dei puri di cuore, per realizzare i piani di Dio! Ma qual è lo stile del Vescovo Riezzo? La prestigiosa carica conferitagli non lo impoverisce delle sue doti di riservatezza e discrezione: egli si considera sempre l'ultimo dei figli di Dio, ma è il primo ad avvicinarsi ai bisogni dei suoi fedeli che lo sentono Padre e lo riconoscono come Pastore sensibile e caritatevole. Nicola Riezzo è subito presente con il suo magistero e il 2 luglio 1958, consegna la prima "Lettera Pastorale al Clero e al Popolo della città e della Diocesi di Castellaneta" il cui titolo: Charitas Chrisii urge/ nos esprime l'essenza della sua azione pastorale. Durante il suo episcopato visita frequentemente le Parrocchie, con il desiderio di risvegliare tra i suoi fedeli l'amore per il Signore. Si preoccupa del buon funzionamento del Seminario e si dedica personalmente alla cura e alla formazione dei seminaristi, che considera tesoro prezioso per l'annuncio del Regno di Dio. Affabile nelle relazioni, stabilisce ottimi rapporti con i sacerdoti, con i quali si mostra paterno e comprensivo, senza mai usare preferenza al-

cuna.

Come pastore esercita il suo governo con umiltà, semplicità e autorevolezza anche nei con-

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ingenera un grande fermento nell'animo dei suoi fedeli, per via delle innumerevoli iniziative intraprese. Sollecitato dal suo incessante interesse per lo studio, incrementa la Biblioteca diocesana, che diviene cenacolo di cultura e d'incontro per molti giovani universitari. Attento alle necessità della terza età, fa costruire case di riposo per gli anziani abbandonati: in loro vede una delle espressioni più alte di carità e un' occasione speciale "per riconoscere" il Signore nelle sembianze di coloro che vivono la sofferenza di chi si sente dimenticato. Il Vescovo dimostra una speciale preoccupazione per i malati e fa in modo che a tutti sia assicurata un' adeguata assistenza spirituale e in particolare l'amministrazione del sacramento dell'Eucaristia e dell'Unzione degli infermi, a qualsiasi ora dci giorno e della notte.

fronti delle autorità civili, con le quali, oltre ad avere contatti periodici, instaura stabili rapporti fondati sul rispetto reciproco. Il Vescovo Riezzo si dimostra imparziale nei confronti dei diversi schieramenti politici ed è sempre determinato nel" dare a Cesare quello che è di Cesare e a Dio quello che è di Dio". Per questo non partecipa mai ad eventi mondani, né pretende mai decorazioni o particolari riconoscimenti, non si lascia adulare da falsi ideali politici e non cede a com. . promessI umaru. A Castellaneta Mons. Riezzo fa edificare chiese parrocchiali con annesse case canoniche e, inoltre, provvede al restauro della Cattedrale, del Seminario e degli Uffici di Curia. Dispone anche la realizzazione di molte cappelle rurali per l'assistenza spirituale ai lavoratori della terra. Questo tipo di edilizia ecclesiastica è fortemente voluta dal nostro Presule, perché in quegli anni il parlamento italiano aveva varato un'importante riforma agraria che prevedeva la distribuzione di terre ai braccianti agricoli rendendoli così piccoli imprenditori, non più sottomessi al grande latifondista. Nicola Riezzo, occupandosi dei bisogni spirituali dei contadini, si dimostra molto sensibile nei confronti dei cambiamenti sociali a favore dei più deboli. Durante il suo episcopato, Monsignor Riezzo

Il Vescovo Nicola Riezzo dimostra una particolare ansia per la difficile situazione dei poveri della sua Diocesi: amare il Signore attraverso i derelitti diventa l'obiettivo prioritario del suo episcopato. Cerca di aiutarli come può, impegnando tutte le sue risorse. In molti testimoniano che egli stesso vive la povertà evangelica in prima persona, dimostrandosi distaccato dai beni

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Soreffa foverià


materiali e utilizzando ciò che possiede solo per le esigenze di apostolato. L'onorevole Domenico Maria Amalfitano ricorda che quando il Vescovo di Castellaneta si recava a Taranto per insegnare Teologia Dogmatica, i suoi spostamenti avvenivano in automobile. Gli faceva da autista il nipote Giuseppe Durante il quale rammenta che, in quei momenti, lo zio non amava conversare ma preferiva restare Ì1l silenzio, perché i suoi pensieri erano meditativi e abitati solo dal Signore Gesù. I due viaggiavano a bordo di una vecchia 1100 che era già appartenuta a Mons. Potenza, predecessore di Riezzo. Colpito dal fatto che l'autovettura fosse Ì1l evidenti cattive condizioni, l'onorevole Amalfitano, quando si presentò l'occasione, suggerì al Vescovo di acquistarne una più moderna ed efficiente, ma soprattutto, più adeguata per un Pastore della Chiesa. Senza pensarci molto, Mons. Riczzo, dopo aver ringraziato per il consiglio, rispose che quello era il mezzo che gli aveva fatto trovare la Provvidenza, e siccome soddisfaceva egregiamente la sua esigenza di essere trasportato da una parte all'altra della Diocesi, non era necessario comprare una nuova automobile. Con ferma autorevolezza, inoltre, aggiunse che doveva essere evidente ai suoi fedeli che il Vescovo faceva uso della macchi-

na solo come strumento pastorale di servizio e non come un simbolo di potere. Precisò, inoltre, che forse in una Diocesi più ricca il Vescovo avrebbe potuto usufruire di un autoveicolo più moderno e confortevole, ma vivendo nella modesta Diocesi di Castellaneta la sua sarebbe stata una contro testimonianza nei confronti dei poveri.

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Nella Diocesi ionica il Vescovo trascorre le sue giornate senza mai dimenticare che il tempo è di Dio quindi lo impegna bene e non indugia alla pigrizia: oltre ad adempiere con zelo alle opere pastorali e all'azione di governo, si tiene allenato nello studio. Tra il 1962 e il 1965, Nicola Riezzo, nella sua qualità di Pastore partecipa come Padre Conciliare a tutte le sessioni del Concilio Vaticano TI. Anche se non risultano suoi contributi agli atti del Concilio e nonostante abbia una forma mentis preconciliare, il suo magistero accoglie pienamente i venti di cambiamento che soffiano sulla Chiesa. Egli, infatti, rinnova a tutto campo la propria mentalità di fede, per rendere possibile la diffusione di quelle nuove idee di cui sono ispiratori Giovanni XXIIIe Paolo VI.


Il Vescovo Riezzo, innamorato com'è della Sposa di Cristo, non fa resistenza ad abbandonare ilvecchio modo di pensare e a lasciarsi mebriare dai profumi portati da quella nuova primavera che la Chiesa sta per vivere. Egli ha ben intuito che il Vaticano II non è un Concilio apologetico bensì pastorale, che propone alla Chiesa di rivitalizzare la sua missione: annunciare il Vangelo fino agli estremi confini della terra.

Dopo l'esperienza del Concilio Vaticano II, Mons. Nicola Riezzo viene nominato Arcivescovo di Otranto. Lascia Castellaneta con grande tristezza e rimpianto da parte dei fedeli che lo hanno tanto amato. Il 28 aprile 1969 si in sedia nella sede arcivescovile idruntina, dove si diffonde presto la fama della sua profonda vita di pietà e dell'intenso amore per le anime, tanto da essere definito "l'Arcivescovo della Carità" dai fedeli dei cinquantasei paesi che compongono la Diocesi. Giunto ad Otranto, il Vescovo si accorge che non c'è una via, un angolo dove non si senta il profumo della festa grande e dell' entusiasmo del popolo.

Le cronache raccontano che egli, ora benedicente, ora raccolto in preghiera, non riesce a nascondere una profonda emozione. In occasione del suo insediamento, nel salutare i fedeli egli dice: «Ed ora mi presento a voi; mi presento con le parole che il Papa ha detto a noi Vescovi italiani: "il Vescovo cosa deve fare? Deve annunziare prima di tutto la Parola di Dio con l'esempio, in tutti gli angoli della Diocesi, non risparmiando al tempo, non risparmiando al sacrificio; dunque deve portare la Parola di Dio, non la propria. Il Vescovo non parla in nome proprio ma parla in nome di Gesù Cristo. E poi il Vescovo deve essere padre, pastore, fratello, amico; deve essere ammonitore, anche questa è espressione di carità cristiana; deve essere consolatore in mezzo al popolo di Dio; la sua presenza deve essere abituale e popolare, la sua autorità forte e soave; la sua conversazione possibile e familiare" . Ecco la figura del Vescovo, come la vuole il Papa. Ed io mi sforzerò di essere così e chiedo il vostro aiuto, la vostra collaborazione, non soltanto attraverso l'affetto e attraverso la devozione, ma soprattutto attraverso la preghiera: chiedo a ciascuno di voi il dono della preghiera per il Vescovo; ne ha bisogno, grande bisogno: il campo è vastissimo, le difficoltà sono immense». Gli animi degli Idruntini, già infiammati per

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le parole accorate del Vescovo, restano incantati quando egli, nel proseguire la sua omelia, sottilmente, si trasforma in un artista. Sulla tela intcssuta dai suoi pensieri, raffigura un mazzo di fiori che offre alla Trinità, a cui è tanto devoto. In questa metafora si scorge un fiore che simboleggia l'amore che il Vescovo Riezzo dona al Signore; l'altro fiore rappresenta la fedeltà al Papa e il terzo è offerto per i Vescovi che a lui sono uniti. Sin dai primi giorni dall'insediamento, durante tutto il suo episcopato, Nicola Riezzo lavora instancabilmente nella Diocesi di Otranto, testimoniando con grande coerenza che un Vescovo è tenuto a compiere il proprio dovere e a sopportare qualsiasi difficoltà, alla luce della fede e agendo nello spirito di Cristo Buon Pastore che dà la vita per le sue pecorelle. Egli non perde occasione per ribadire che nella Chiesa nessuno, neanche ilVescovo, può esercitare l'autorità se prima non dà esempio di obbedienza e di carità verso la missione a cui il Signore chiama. Per essere un Buon Pastore per il suo gregge, durante tutto ilsuo episcopato ricorre spesso all'intercessione della Santa Vergine, perché lo guidi e lo faccia crescere nella carità, per amore del clero e del popolo che gli è stato affidato. In particolare ad Otranto diventa un innamorato fedele e devoto della Madonna dei Martiri,

la cui effige troneggia nella cappella laterale della Cattedrale, al di sopra del ceppo martoriale. È un Vescovo dall'indole mariana, Monsignor Riezzo, che ama accompagnare la quotidianità delle sue giornate sgranando innumerevoli Rosari che recita anche per strada o nelle pause delle funzioni religiose, segno della costante presenza della Madre di di Dio nella sua vita.

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~f lVV\.aji5tero f05f,col1cifiare Il Vescovo Riezzo, con il suo magistero abbondante e puntuale, diventa nella Diocesi di Otranto portavoce della recezione del Concilio Vaticano II nei primi vene anni. Le riflessioni di Mons. Nicola Riezzo non sono particolarmente originali ma, senza dubbio, il suo è un magistero abbondante e proficuo per la fedeltà agli insegnamenti della Chiesa. I suoi scritti e le sue omelie approfondiscono tutti gli argomenti trattati dal Concilio Vaticano II, spaziando dai Sacramenti all'Evangelizzazione; dalla Promozione umana alla Famiglia; dall'Ecumenismo alla Pastorale del turismo; dall'Ecclesiologia alla Vergine Maria. Gli studi sul Concilio Vaticano II e la familiarità con la Parola di Dio aiutano Mons. Riezzo ad essere un Pastore autentico e coerente che non si stanca mai di sollecitare i suoi fedeli a vivere nel


quotidiano gli insegnamenti di Gesù. È solito dire: «Non basta conoscere la Parola di Dio, bisogna viverla. Conoscere e non applicare la fede alla vita sarebbe una grave illogicità, sarebbe una seria responsabilità. La fede è un principio di vita soprannaturale ed insieme un principio di vita morale. La vita cristiana nasce dalla fede, ne gode l'incipiente comunione che essa stabilisce fra noi e Dio, fa circolare il suo infinito e misterioso pensiero nel nostro, ci dispone a quella comunione vitale, che unisce la nostra appena creata esistenza con l'increato e infinito Essere, che è Dio; ma nello stesso tempo introduce nella nostra mente e nel nostro operare un impegno, un criterio spirituale e morale, un elemento che qualifica la nostra condotta: ci fa cristiani». Sempre attento alle indicazioni del Concilio, valorizza l'apostolato dei laici che definisce nei suoi scritti" gli araldi della fede". Il Vescovo, nelle sue omelie, non perde occasione per sottolineare che i laici operano nella misura della scienza, della competenza e del prestigio di cui godono sul posto di lavoro, in famiglia o tra i loro amici, né manca di sollecitare i sacerdoti a riconoscerne la dignità e a servirsi del loro consiglio prudente nel compiere opere o svolgere incarichi per il servizio della Chiesa. Così come aveva dimostrato quando era un giovane prete, il Vescovo Riezzo è costante nella

preoccupazione per la formazione del laicato e, in particolare, dei catechisti, ai quali spesso ripete: «Catechismo! Catechismo! Catechismo! La dottrina sociale cristiana salverà l'umanità. Una sola cosa teme la religione cristiana: l'ignoranza delle sue verità». Per spronare allo studio della dottrina cristiana pensa ad una Scuola di Teologia di base con percorsi incentrati su quattro discipline: Pedagogia Catechistica, Sacra Scrittura, Teologia Dogmatica e Liturgia. Che idea nuova e coraggiosa in quei lontani anni '60! Per il Vescovo la necessità di avere laici e catechisti ben formati nasce dall'esigenza di fronteggiare i primi segni del processo di scristianizzazione che inizia a serpeggiare anche in quella solare terra del sud, Otranto, "Porta d'Oriente", di cui egli è il Pastore. Da osservatore attento si accorge che alcune famiglie della sua Diocesi si riempiono di sentimento religioso solo in occasione delle feste patronali o durante la celebrazione dei sacramenti dellinizizione cristiana, per poi scivolare nella più totale indifferenza, subito dopo. Il Pastore idruntino, per cercare una soluzione all'incalzare del relativismo religioso, non si stanca di caldeggiare, m particolare, la cura del Battesimo che, come il Vaticano II insegna, non è un rito archiviato ma è un'autentica dimensione di vita cristiana tutta da riscoprire.

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Il nostro Vescovo è un fervente sostenitore dell' associazionismo cristiano, da esercitare nella propria comunità familiare, nella Parrocchia, nella Diocesi. Chi ha conosciuto Nicola Rìczzo ricorda ancora le sue parole: "Una verga è spezzata facilmente, ma non così un fascio di verghe; ci si collega per sostenerci a vicenda, per aiutarci ad essere fedeli, a non tradire». In particolare Mons. Riezzo, di concerto con i Vescovi italiani, è convinto che tra le forme di associazionismo spicchi]' opera dell' Azione Cattolica, fiore all' occhiello della Chiesa italiana, per via del suo apostolato efficace e vivace in quegli annI.

mitarsi, esclusivamente, alla celebrazione dell'Eucaristia. Il Vescovo non fa altro che rammentare ai suoi fedeli che la domenica è il giorno del Signore: tutte le attività svolte per dargli gloria non possono essere che benedette! Fortemente innamorato della madre Chiesa, soffre per le divisioni che in essa si creano e perciò raccomanda, con preoccupazione ed insistenza, che si evitino forme di emulazione tra le diverse associazioni, affinché possa splendere la carità fraterna in tutto l'apostolato della Sposa di Cristo.

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È indubbio che nella memoria di molti, ilno-

Egli nota con grande soddisfazione che, nella sua Diocesi, l'Azione Cattolica vive nuovi entusiasmi grazie alle giovani generazioni che condividono quell' esperienza associativa attraverso la programmazione di attività e interventi capaci di offrire risposte alle numerose istanze sociali del tempo. Riezzo sprona con tanta premura la vita associativa nelle Parrocchie al punto da affermare che, nei giorni festivi, è irragionevole evitare gli incontri previsti dalle associazioni cattoliche e li-

me di Nicola Riezzo resta legato, m modo indelebile, alla venerazione dei Martiri di Otranto, di cui ama narrare la storia, ogni qual volta ne ha l'occasione. 1114agosto 1979, nella Cattedrale di Otranto, nel corso di un' omelia il Vescovo racconta: ,,1128 luglio 1480 una potente armata turca, proveniente dal mare, sbarca sulle coste di Otranto e assedia la città che fieramente rifiuta di aprire le porte. Il violento assedio dura 15 giorni. Gli otrantini sono in minoranza per il numero dei cornbat-

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tenti e per i mezzi impiegati, per questo molti Idruntini cadono eroicamente per mano degli invasori. L'll agosto i Turchi, dopo aver aperto un varco tra i ruderi fumanti delle mura, occupano la città. In seguito a tale disastroso evento, aumentano le vittime otrantine. 1112 agosto, dopo una feroce strage, i Turchi completano l'occupazione della città. Sfondano la porta principale della Cattedrale, nella quale vecchi, donne e fanciulli guidati dall' Arcivescovo e dai sacerdoti celebrano i divini misteri. Perdono la vita numerosi sacerdoti e l'Arcivescovo. Si tratta di Mons. Stefano Pendinelli che, vestito dei paramenti pontificali e con in mano la croce, viene trucidato orribilmente. Il 13 agosto, per ordine del Pascià, non avviene spargimento di sangue a Otranto. 1114agosto, sul colle della Minerva, a circa un chilometro dalla città di Otranto, è massacrato dai Turchi un ultimo gruppo di cristiani: si tratta degli 800 martiri di Otranto, con a capo l'operaio Antonio Primaldo. Il Papa Clemente XIV, dopo accuratissimo processo canonico, li dichiara Beati il 14 dicembre 1771. Da ciò seglle come conseguenza che la solennità liturgica si riferisce soltanto agli 800 Martiri trucidati dai Turchi il 14 agosto sul colle della Mìnerva». Mons. Nicola Riezzo affascinato dal coraggio e dalla testimonianza cristiana degli Ottocento,

ne sollecita il culto organizzando diverse iniziative nel corso del suo episcopato. Nel secondo centenario della beatificazione dei Martiri (1771-1971)promuove le "Giornate di studio della Chiesa locale" (21-24 ottobre 1971) a cui partecipano studiosi della Storia della Chiesa e ilcardinale Francesco Seper, Prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede. Tra settembre del 1979 e aprile del 1980, in occasione del quinto centenario del martirio idruntino, Riezzo organizza nelle Parrocchie dell' Arcidiocesi la Peregrinatio "dell'Urna dei Martiri". In ogni Parrocchia è lui stesso a presiedere l'accoglienza festosa delle Reliquie, offrendo così un'esemplare testimonianza d'amore e di venerazione verso i Beati Martiri. 1114 agosto 1979 ilVescovo Nicola Riezzo indice "l'Anno della Testimonianza Cristiana": i fedeli dell' Arcidiocesi sono invitati a riflettere sulla propria identità cristiana, sull' esempio dei Beati Martiri che in paradiso glorificano Dio nella visione della sua essenza infinita. Il Pastore di Otranto sull"'Eco Idruntino", Bollettino ufficiale della Diocesi, così scrive: «In linea di continuità col passato riaffermiamo la consapevolezza del nostro ruolo anche nel presente e costruiamo ilfuturo del Salento tutto sull'itinerario tracciatoci da Dio, attraverso l'esempio dei Martiri idruntini, per avanzare nella fede

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A coronamento delle celebrazioni del quinto centenario dei Beati Martiri, il Vescovo Nicola Riezzo chiede ed ottiene, come premio per la sua umiltà e fedeltà alla Santa Chiesa, il dono della visi ta ad Otranto del Santo Padre Giovanni Paolo Il. Sua Eminenza il Cardinale Giuseppe Caprie, al termine del solenne pontificato del 14 agosto 1980, concelebrato in Cattedrale con Arcivescovi e Vescovi di Puglia, ne dà l'annuncio con queste parole: «Insieme alla Benedizione Apostolica ho l'alto onore di trasmettervi un'altra notizia che voi tutti attendete e saprete ...». A questo punto scende un profondo silenzio tra i presenti che, emozionati fino all'inverosimile, trattengono il respiro quasi per non disturbare quel momento sublime. Il porporato, in qllesto clima di gioiosa attesa, prosegue la sua comunicazione e dice: "Il Santo Padre, accogliendo l'invito rivoltogli da Sua Eccellenza Mons. Arcivescovo e dal Sindaco di Otranto, accetta di venire ad Otranto nel mese di ottobre».

Un applauso scrosciante ed interminabile testimonia una felicità incontenibile, tanto che il cardinale Caprio sente il bisogno di aggiungere: «Questo vostro prolungato applauso mi dice con quanto entusiasmo voi aspettate la visita del Papa. Ve ne ringrazio e ne sono felice prima di tutto per Sua Eccellenza Mons. Nicola Riezzo, alla cui insistenza tenace, gentile, umile ma perseverante, noi dobbiamo questo grande dono che il Papa fa alla Città di Otranto e alla Terra di Otranto». La Visita Pastorale del Santo Padre ha luogo domenica 5 ottobre 1980 e rappresenta l'avvenimento ecclesiale più fulgido che corona il ministero episcopale di Mons. Nicola Riezzo, il quale riceve il Pontefice con grande devozione e immensa riconoscenza. Una celebre foto ritrae un momento del colloquio tra il Santo Padre e "l'Arcivescovo della carità"; a ben guardare, sembra che Giovanni Paolo II, con espressione autorevole ma paterna, puntasse il dito verso il prelato, quasi a volerlo rassicurare che quell'istante che stavano vivendo fosse proprio vero e che non si trattasse di un sogno ... Dopo quell'incontro, nel parlare del Vescovo Riezzo, il Santo Padre lo ricorderà con ammirazione e lo descriverà con parole generose, soprattutto in occasione della sua visita a Lecce, av-

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viva, la quale accenna la speranza e opera per mezzo della carità».

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venuta il18 settembre 1994 ricorderà il Vescovo Nicola Riezzo con parole di affetto e di stima. All'indomani della visita, Claudio Sorgi nell'articolo di fondo dal titolo "Oltre il canale", pubblicato su "L'Osservatore Romano", dopo aver raccontato l'intera giornata di Giovanni Paolo Il ad Otranto, scrive: «Lo spettacolo del Papa, circondato dal mite e ardente Pastore di Otranto Mons. Riezzo, dai Pastori della Puglia, da quelli originari di questa terra e dalla folla veramente immensa dci popolo di Dio che sta in Otranto e in Puglia è stato un'indimenticabile esperienza ecclesiale». I nipoti Maria e Giuseppe Persano, nel ricordare quell'evento straordinario, raccontano che lo zio, ancora una volta, restò coerente ai suoi principi e perciò consigliò loro di avviarsi in anticipo in Cattedrale per riuscire a "conquistare una sedia" c per poter assistere alla Messa del Santo Padre senza correre il pericolo di restare m piedi: per loro, infatti, non ci sarebbero stati posti riservati perché non avrebbero ricevuto alcun privilegio. La visita di Giovanni Paolo TIè un'altra occasione in cui Mons. Rìczzo, attraverso il suo magistero, dimostra la grande devozione al Santo Padre, del quale rielabora le parole e così scrive: «La professione di fede del Papa è provvidenziale, perché rispondente in misura appropriata al

bisogno di luce sentito da fedeli turbati a causa dell'inquietudine che agita alcuni ambienti moderni in relazione alla fede: inquietudine dovuta ad una specie di passione per i cambiamenti e le novità, al soggettivismo immanentistico e all' estro di ipotesi arbitrarie». Testimone credibile dell'amore verso il Pontefice, quando Nicola Riezzo incontra i suoi fedeli coglie sempre l'occasione per chiedere loro di pregare secondo le intenzioni del Santo Padre, che ha l'importante compito di confermare la Chiesa nella fede e di guidarla verso Dio.

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li 27 gennaio 1981, all'età di 77 anni, da Arci-

vescovo emerito si ritira nell' amata Squinzano, dove offre il suo ministero nella Parrocchia di S. Nicola, con la stessa disponibilità di un umile vice parroco. Monsignor Nicola Riezzo, in realtà, non ha mai interrotto i suoi rapporti con il paese natio perché, da quando è Vescovo, non amando viaggiare, preferisce trascorrere le sue vacanze proprio nel paese d'origine. A Squinzano continua ad esercitare tutte le virtù m maniera silenziosa, ma non comune, mostrando sempre equilibrio, costanza, prontezza d'animo, serenità.


A proposito del suo ritorno nel paese natio, egli stesso sottolinea: «Ritornerò a Squinzano per continuare a lavorare, perché il prete è come l'albero: muore in piedi». Nel piccolo centro salentino vive in vico Carritelli con i tre nipoti Anna, Maria e Giuseppe Persano. I nipoti raccontano che quando lo zio è in casa ama trascorrere la maggior parte del tempo nella sua camera, arredata in modo spartano. C'è un letto, un piccolo lavabo, un armadio ad un'anta e uno scrittoio molto alto, perché Mons. Nicola, spesso, studia e legge in piedi. Dedica poco tempo al sonno, costringendosi a veglie notturne per poter pregare con più raccoglimento, ed è solito dire: «Quanto più la preghiera è in intimità con Dio, tanto più è efficace l'apostolato» . Mons. Riczzo, nel cuore della notte prega al buio o facendo uso di una luce molto fioca. La nipote Maria racconta che, a volte, lei e il fratello Giuseppe, di notte, si accorgevano che lo zio era in piedi nella sua piccola stanza solo perché ne intravedevano l'ombra. A colazione il buon sacerdote mangia una fetta di pane e beve illatte con l'orzo tostato m casa. Ogni lunedì Anna, che è molto brava come cuoca, prepara una crostata con marmellata fatta in casa. Lo zio è felice per la delicatezza di quei pre-

parativi ma dci dolce accetta solo una piccolissima fetta. Prima dci pranzo o della cena, tutti i membri della famiglia recitano in piedi la preghiera del ringraziamento. Questo vale anche per la nipote Anna che, per problemi di salute, è costretta a vivere su una sedia a rotelle. La dolce fanciulla, sotto lo sguardo paterno e amorevole dello zio Nicola, raccoglie tutte le forze per alzarsi e, con un grande slancio d'amore, si unisce alle preghiere degli altri parenti. Sa bene che lo zio non inizierebbe mai a pregare, prima di quel momento. I pasti di don Nicola sono frugali, spesso osserva dei digiuni spontanei, m aggiunta a quelli ecclesiastici. Oltre ad essere parco nel mangiare, lo è anche nel bere: è astemio eccetto durante la celebrazione della Messa. Spiritosamente, suole ripetere che il vino, secondo il consiglio dell' apostolo Paolo, faceva bene a Timoteo, ma non fa certo bene a lui. Nicola Riezzo ha sempre goduto di una buona salute. In occasione di una malattia che lo debilita molto la nipote Maria tenta di farlo mangiare di più, poiché, a suo avviso, «lo zio si nutre come un uccellino». Prepara quindi delle pietanze abbondanti che gli porge con andatura accorta e lenta, per evitare che la minestra possa versarsi. Da quel momento l'amato e san-

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to zio, che nonostante la malattia continua a conservare ilbuon umore, chiama la nipote, per via della sua andatura buffa: "la mia equilibrista". Un giorno, dinanzi all'ennesimo rifiuto dello zio di accettare una razione di cibo più abbondante, Maria resta turbata perché teme che la pietanza non sia buona, ma subito viene rincuorata dalle parole che il buon sacerdote proferisce con tono solenne, quasi a voler dare più importanza a ciò che stava per dire: «Tutto è buono. È la quantità ... il problema». Subito dopo, con un timbro di voce che torna ad essere suadente, "l'ostinato paziente", per scoraggiare la nipote dal suo intento, con abilità cambia discorso e la invita a recitare un Rosario alla Vergine Santa. Nicola Riezzo ama molto questa preghiera mariana e, quando può, coglie l'occasione per regalare delle coroncine del Rosario. I nipoti ricordano, infatti, che quando ricorrevano i loro onomastici, lo zio era solito donare loro una saponetta e una coroncina mariana. Ogni anno erano gli stessi regali, come se il sacerdote volesse fare, attraverso questi piccoli doni, una catechesi ai suoi parenti: come la saponetta contribuisce a mantenere pulito il corpo, così il Rosario contribuisce a pulire l'anima. Quel "ripetere monotono" dell' Ave Maria, infatti, serve per "lavare la monotonia" dei peccati di ognuno.

Il nipote Antonio Riezzo racconta che lo zio, oltre ad essere devoto della Madonna, alimentava nel suo cuore il culto per S. Nicola di Mira, suo protettore e patrono di Squinzano. Avendo preso parte alla ricognizione delle ossa del Santo, il pio sacerdote non perdeva occasione di rammentare ai molti devoti che S. Nicola, con la manna che trasudava dalle sue ossa, operava prodigi e otteneva numerosi favori dal buon Gesù. Nella sua Squinzano Mons. Nicola continua ad essere modello di virtù sacerdotale. Nonostante l'avanzare dell'età, è capace di trascorre molte ore nel confessionale, per amministrare il sacramento della Penitenza, proprio come era solito fare da giovane prete. Molti squinzanesi lo ricordano sempre caritatevole verso gli ammalati, che spcsso va a visitare. Quando è invitato a tenere le catechesi ai giovani nubendi, accetta sempre di buon grado; fino a quando può farlo, sempre silenzioso e dimesso, partecipa al ritiro mensile del Clero, alle celebrazioni solenni, ai vari incontri diocesani e foraniali. Spesso lo si vede seduto in un angolo della chiesa, desideroso di essere ignorato: quando viene invitato a porsi al centro per prendere il posto che gli spetta, è sempre riluttante, incarnando, così, la massima divenuta la sua ultima regola di vita: ama nescirt et pro nihilo repu-

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Ogni mattina don Nicola continua a celebrare la Santa Messa con la delicatezza di chi è consapevole che nell'Eucaristia si manifesta il Mistero Divino, fonte della vita vera. Quando era ancora in vita Palmira Quarta, una fedele parrocchiana, raccontava che un giorno, durante una celebrazione, accadde che nel momento in cui don Nicola elevò l'Ostia Santa, lei vide scendere da quella particola qualcosa, come delle gocce. Sorpresa, si sentì percorrere tutto il corpo da un brivido di freddo. Allora, spinta dalla curiosità, si armò di coraggio e chiese: «Monsignore, ma ho visto bene?» e il sacerdote, con tono sommesso, rispose: «Ha visto bene ... ha visto bene». E tra i due cadde un silenzio che si trasformò in preghiera intensa, perché solo pregando si può assaporare il Mistero. Nicola Riezzo, maestro di spiritualità e di profonda vita interiore a proposito dell'Eucaristia così scrive: "La grazia di Dio trasforma le anime. L'Eucaristia è fonte di tante grazie spirituali». Proprio per questo. egli invoglia i fedeli a ricevere la Comunione con animo degno e per questo consiglia usufruire spesso del Sacra-

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mento della Riconciliazione. Egli stesso vi ricorre frequentemente, come riferisce il suo confessore P. Benedetto Taccardi che con commozione ricorda la figura di Nicola Riezzo: «Era un uomo pio, docile, discreto. La sua anima era delicata».

A proposito della Confessione frequente, ancora oggi, nonostante l'età matura, la nipote afferma: «Quando mi confesso, mi chiedo sempre se ho fatto un buon esame di coscienza per essere degna di accogliere il Corpo di nostro Signore. Lo zio ci teneva tanto che la confessione venisse fatta in modo adeguato». Mons. Riezzo tiene all'Eucaristia quanto all' ascolto della Parola, da cui si lascia rapire il cuore ogni giorno, come se fosse la prima volta. La nipote Maria ricorda che durante la Santa Messa permetteva alle donne di proclamare la Parola di Dio: il che, a quei tempi, sembrava quasi uno scandalo. Eppure Mons. Riezzo era sereno, perché consapevole di applicare, alla lettera, le indicazioni conciliari. Don Nicola ama molto curare gli oggetti sacri destinati ad accogliere il Corpo e il Sangue di Gesù. La nipote Maria racconta che una volta lo zio Nicola si impegnò nella ricerca di piccoli oggetti d'argento da far fondere per attenerne un calice prezlOso.

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A Squinzano, così com'è suo stile da sempre, vive in grande povertà e umiltà perché è interessa to a conquistare i "tesori del cielo". Celebre l'aneddoto che racconta di quando un giorno decise di privarsi delle insegne episcopali perché venissero vendute a beneficio del nuovo Seminario, che Mons. Cosmo Francesco Ruppi, Arcivescovo della Diocesi di Lecce, stava realizzando. Mons. Ruppi tentennò nel ricevere quel dono, perché era consapevole che si trattava di una vera spoliazione. Il Vescovo emerito, però, con la sua santa ostinazione,

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sì replicò al suo Arcivescovo: «Fate quello che volete! Importante è che queste cose non ce le abbia più io». AI posto di quella croce preziosa, da quel momento in poi portò una semplice croce in ottone. Questo ricordo fa commuovere la nipote Maria, che visitando con la memoria i preziosi anni trascorsi in casa con lo zio, rammenta che un giorno, mentre egli passeggiava verso il podere che aveva ricevuto in dote, quando "si era sposato con la Chiesa", venne assalito da un barbone che voleva derubarlo di quella croce pettorale, credendola preziosa. Il mansueto sacerdote spiegò con grande pazienza al male intenzionato

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che quella croce non era affatto preziosa. Visto, però, che quell'uomo si trovava nel bisogno, don Nicola decise di invitarlo a passare da casa, per poter ricevere un piccolo aiuto m denaro. Da quel momento, di tanto in tanto, l'uomo bussava alla porta e il sacerdote, con un movimento veloce e discreto, gli consegnava un piccolo obolo, mentre Maria, si nascondeva per il timore di incrociare quel losco figuro. Non è una novità per Nicola Riezzo aiutare le persone bisognose, per le quali si sacrifica fino all' estremo. Il nipote Giuseppe ricorda, con un po' d'imbarazzo, che il sacerdote era solito portare maglie intime rattoppate, pur di non spendere niente per se stesso e devolvere tutto ciò che . . aveva per 1 poven. Per questo fu grande la sorpresa dei familiari quella volta che il caritatevole sacerdote decise di passare dal negozio di una sua cugina per comprare un paio di scarpe. In realtà, lo scopo di quell'acquisto era di portare un po' di conforto materiale, ma soprattutto spirituale, alla poverina che era stata abbandonata dal marito ... altrocché scarpe nuove!

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Don Nicola, nel paese natio, durante le sue passeggiate si intrattiene spesso a conversare con

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i muratori, perché è affascinato da quel lavoro tanto faticoso quanto necessario. La nipote Maria ricorda che sua madre, Carmela Riezzo, le raccontava che sin da piccolo lo zio giocava a costruire chiesette di pietra. Quei giochi di bambino continuano ad alimentare il cuore dello zelante sacerdote, anche in tarda età: così come aveva fatto nelle Diocesi di Castellaneta e di Otranto, investe nell' edilizia sacra anche a Squinzano. Avendo bisogno di 2.000 metri quadrati per realizzare una nuova chiesa si rivolge a dei noti proprietari terrieri i quali, sulle prime, accolgono il sacerdote con tanto entusiasmo, e gli propongono la vendita di ben 10.000 metri quadrati per la cifra di 200.000 milioni di lire. «Ma io non ce li ho», risponde il Vescovo emerito e quando comprende che l'affare non si sarebbe concluso, prova a dire: "Voi avete tanto, ma dovete sentire il dovere di dare qualcosa ai poveri». TIsuo appello, però, rimane inascoltato. Il nipote Antonio Riezzo serba ancora nella mente il viso rattristato dello zio. Tenendo tutti all' oscuro, decide di donare i suoi risparmi per la costruzione delle chiese Madonna di Lourdes e Madonna di Fatima. Alla costruzione di quest'ultima il sacerdote tiene in modo particolare, per agevolare gli spostamenti dei fedeli che abitano lontano sia dalla chiesa del Convento che dalla chiesa di Maria Regina: egli

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teme che, a causa della troppa strada da percorrere, le persone rinuncino ad andare a Messa. Quando si dedica all'edilizia ecclesiastica, non manca mai di ribadire: «Prima di fare la chiesa è bene che ci sia l'oratorio» per poter accogliere i gIOVanI.

Qfet'Vetlte èevoto èi Q!\\al'ia ... Sil10 affa fil1e Nonostante abbia superato i 90 anni, Nicola Riezzo continua ad essere un sacerdote dalla spiritualità luminosa, grande esperto nell'arte di venerare la Madre di Dio e il Papa. C'è chi rammenta che quando prega per loro, ilsuo viso viene attraversato da rivoli di lacrime, spesso non accompagnate da nessun commento, ma raccolte in un silenzio mistico. Nicola Riezzo prega per venerare la Madre del Redentore. Una delle sue abituali espressioni rivolte alla Madonna è: «Con te il mio magnijicab> .

Innamorato fino alla follia della Madre del Salvatore, ne ammira la fortezza sul Calvario e forse, quando i suoi occhi si riempiono di lacrime d'amore per la Vergine Maria, con il cuore implora la sua grazia perché gli conceda lo stesso suo vigore nel saper portare la "croce ... della vec-

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chiaia". Come può la Vergine Santa non accogliere le preghiere insistenti di un figlio così buono? E così, nonostante gli acciacchi dell'età, fiducioso nella protezione della Madre del Signore, non manca mai di celebrare i divini Misteri, durante i quali è aiutato da don Antonio Caricato, che lo assiste con grande fedeltà. Solo negli ultimi tempi della sua vita terrena, a causa del peggioramento delle condizioni di salute, si ritenne inadeguato a celebrare e perciò, per un breve momento, pensa di non farlo più. Ma la nipote Maria, sapendo quanto lo zio ci tenesse a celebrare la Santa Messa, lo incoraggia a desistere da quel proposito. L'obbediente sacerdote continua a celebrare con un raccoglimento sempre più intenso, fino a quando la malattia lo costringe ... ad un riposo forzato. Avvicinandosi la morte, riceve con grande devozione l'Unzione degli infermi e il santo Viatico. La signorina Maria Persano racconta che sull'ultimo libro letto dal sacerdote è riportato un appunto a matita: 1998 Morte. Si tratta del libro Apparecchio alla morte di Alfonso Maria De' Liguori.

Mons. Nicola Riezzo, dopo aver sopportato la malattia con cristiana rassegnazione, muore nel-

l'abitazione di famiglia, in vico Carrittelli, il 20 agosto del 1998. Alla presenza di diversi vescovi di Puglia, numerosi sacerdoti, religiosi e una grande concorso di popolo, il 22 agosto viene celebrato il solenne funerale nella Chiesa Matrice di Squinzano, dove ha ricevuto il Battesimo ed è stato consacrato sacerdote. Durante l'omelia Mons. Cosmo Francesco Ruppi afferma: «Nell'ultimo incontro che ebbi con lui, qualche settimana addietro, mentre era rannicchiato in poltrona, quasi fosse già in attesa di partire, gli chiesi di pregare per il nostro Sinodo diocesano, per i!Seminario, per il Papa. Mi rispose con un filo di voce: "Prego, prego sempre per tutti! Pregherò per scmpre":». Il 27 giugno 2005, dopo aver ottenuto all'unanimità il parere favorevole da parte della Conferenza Episcopale Pugliese, Mons. Cosmo Francesco Ruppi, Arcivescovo di Lecce, apre ufficialmente i! Processo diocesano di Canonizzazione del Servo di Dio Mons. Nicola Riezzo. Il 7 ottobre 2008, dopo tre anni di intenso lavoro svolto dalla Postulazione e dal Tribunale diocesano, presso la Chiesa Matrice di Squinzano, si chiude il Processo diocesano sulla vita, virtù e fama di santità del Servo di Dio Mons. Nicola Riezzo. In occasione di questo evento, Mons. Luigi

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Manca, Postulatore del Processo di Canonizzazione dci Servo di Dio afferma: «Dopo tante ricerche e testimonianze, la figura di Mons. Riezzo si è delineata chiara e nitida in tutta la sua ricchezza di virtù umane, cristiane e sacerdotali, vissute quotidianamente in quella semplicità e umiltà che lo caratterizzavano. È balzata fuori una figura di sacerdote e Vescovo pienamente compenetrata dal divino, dal soprannaturale e nello stesso tempo attenta alle persone, ai loro bisogni spirituali. Uno spirito assorto nella preghiera, sempre pronto all'ascolto, esercitato nella meditazione della Parola di Dio e della Chiesa, discreto e prudente nel parlare costituiscono l'identikit essenziale del Servo di Dio. Tutti coloro che sono stati ascoltati, ecclesiastici e laici, sono pienamente convinti della eroicità delle sue virtù e della sua fama di santità e desiderano ardentemente la sua beatificazione e canonizzazione»

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Senza dubbio il profumo delle sue virtù, la luce penetrante della sua dottrina, la patema saggezza, la meravigliosa molteplicità delle sue opere, ilgrande fervore del suo zelo apostolico fanno del Vescovo Nicola Riezzo un Pastore secondo il cuore di Dio.

Squinzano, terra natia .. Fiocco azzurro in casa Riezzo "". La fanciullezza in famiglia . La Prima Comunione di Nicolino . Gli anni dci Ginnasio-Liceo . I!cammino per diventare sacerdote . I!sogno diventa realtà! . L'insegnamento in Seminario . Vescovo a Castellaneta . Sorella povertà . Padre Conciliare durante il Concilio Vaticano II . Arcivescovo di Otranto, Porta d'Oriente . I!Magistero post-conciliare . Evviva l'Associazionismo!

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La devozione agli Ottocento Martiri Idruntini La gioia in contenibile per la visita di Giovanni Paolo TI . I!ritorno a Squinzano .. La Santa Messa: un amore vivificato dal trascorrere dci tempo . Alla conquista dei tesori del cielo . L'impegno per l'edilizia . Fervente devoto di Maria sino alla fine. Un'anima buona vola in cielo

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