FREIHEIT Ein Recht mit vielen Facetten
IL CAMBIAMENTO È POSSIBILE Consulenza per uomini Seite 6
SPAREN WAR GESTERN Finanzielle Freiheit für Frauen Seite 18
EMANZIPATION heißt nicht Gleichheit, sondern Freiheit der Wahl.
NR. 4 2021
Das neue Landesgesetz zur Gewaltprävention Seite 10
Poste Italiane S.p.A. – spedizione in A.P. – 70% Dc Bolzano November/Novembre 2021. Periodicità: 5 volte/anno
LANGER WEG
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FOCUS
Freiheit hat viele Facetten. Sie kann im Grunde jeden Bereich unseres Lebens betreffen, angefangen bei unseren Gedanken über unsere Sexualität bis hin zu unseren Finanzen. Bis zum Ausbruch der Pandemie haben wir in der westlichen Welt unsere zahlreichen Freiheiten häufig als gegeben hingenommen. Mittlerweile sind sich die meisten Menschen bewusster geworden, dass diese nicht selbstverständlich sind. Freiheit, mussten wir teils schmerzhaft feststellen, ist eine prekäre Variable.
INHALT S.06 HIER GIBT ES HILFE EIN ÜBERBLICK ÜBER HILFSANGEBOTE IN SÜDTIROL S.06 IL CAMBIAMENTO È POSSIBILE CONSULENZA PER UOMINI S.10 LANGER WEG DAS NEUE LANDESGESETZ ZUR GEWALTPRÄVENTION
Umso tröstender ist der Umstand, dass wir über sie immer wieder mitbestimmen können. Freiheit und die Möglichkeit, diese zu erlangen, stehen im Mittelpunkt unserer vierten Ausgabe dieses Jahres. Während das Thema ermutigen soll, ist der Anlass ein denkbar ernster, nämlich der Internationale Tag gegen Gewalt an Frauen.
S.18 SPAREN WAR GESTERN FINANZIELLE FREIHEIT FÜR FRAUEN S.20 HAPPY BIRTHDAY SO FEIERTE DER LANDESBEIRAT
Viel zu oft ist diese Gewalt ein Tabu. Dabei ist sie keine Privatsache. Und erst recht keine Frauensache. Sie geht die gesamte Gesellschaft an, denn es gibt keine Freiheit ohne die Freiheit der Frauen.
S.23 WAVE NETWORK L’IMPORTANZA DI AGIRE UNITE S.24 UNTER DER HAUT FILMEMACHERIN MARLENE PARDELLER IM INTERVIEW
Ich wünsche Ihnen eine angenehme Lektüre. Sabina Drescher, Chefredakteurin
RUBRIKEN | RUBRICH
E
FOCUS | FOKUS | FOCUS ACT | HANDELN | AGIRE THINK | DENKEN | PENSARE
S.29 MÜTTERGRUPPEN VOM GANZ NORMALEN CHAT-WAHNSINN S.32 BARBARA PLAGG DER ËRES-FRAGEBOGEN
SPEAK | SPRECHEN | PARLARE CHILL | ENTSPANNEN | RILASSARSI
HERAUSGEBERIN/EDITRICE/EDIZION Landesbeirat für Chancengleichheit – Frauenbüro, Eingetragen beim Landesgericht unter Nr. 31/96 vom 19.12.1996 – Commissione provinciale pari opportunità – Servizio donna, Autorizzazione del Tribunale di Bolzano n. 31/96 del 19.12.1996 VERANTWORTLICHE DIREKTORIN/DIRETTRICE RESPONSABILE/DIRETËURA RESPUNSABLA Sabina Drescher REDAKTION/REDAZIONE/REDAZION Donatella Califano, Bettina Conci, Alexandra Kienzl, Pia von Musil, Ulrike Oberhammer, Sarah Trevisiol, Karin Angelika Planker AUFLAGE/TIRATURA/TIRADURA Insgesamt/Totale 8.000 GRAFISCHE GESTALTUNG/ REALIZZAZIONE GRAFICA/REALISAZION GRAFICA mediamacs.design DRUCK/STAMPA/STAMPA Ferrari-Auer Druck Bozen, www.athesiadruck.com/ferrari-auer Sofern nicht anders angeführt, liegen die Rechte für alle in dieser Ausgabe veröffentlichten Fotos beim Frauenbüro. Frauenbüro | Servizio donna Dantestraße 11 | Via Dante 11, 39100 Bozen/Bolzano frauenbuero@provinz.bz.it, www.provinz.bz.it/chancengleichheit | serviziodonna@provincia.bz.it, www.provincia.bz.it/pariopportunita www.facebook.com/chancengleichheit.pariopportunita | Tel. 0471 416 971 Foto der Titelseite: Tyler Wallasch
"E proprio emancipazione, autonomia e consapevolezza sono l’antidoto a violenza e discriminazioni."
DONATELLA CALIFANO Vicepresidente
ULRIKE OBERHAMMER Präsidentin
Seit 30 Jahren nerven, fordern und unterstützen wir. Nur dank der Beiratsfrauen, der Mitarbeiterinnen im Frauenbüro und vieler helfender Hände konnten wir einen wichtigen Beitrag leisten, um Südtirol gerechter zu machen. Zwei wichtige Forderungen wurden bereits umgesetzt: Chancengleichheit ist wieder Chefsache! Und auch die Unterschrift der EUCharta für Gleichstellung sowie der Gleichstellungsaktionsplan sind ein Meilenstein in der Südtiroler Frauenpolitik. Lasst uns gemeinsam daran arbeiten, es gibt noch viel zu tun! Le donne hanno ottenuto diritti, spazi, opportunità ma senza arrivare ad uno scardinamento strutturale degli stereotipi di genere che determinano, ancora oggi, la divisione dei ruoli tra donne e uomini dentro la società. Dobbiamo superare insieme questi limiti. Stereotipi hanno contribuito ad aumentare ingiustizie e disuguaglianze durante la pandemia di Covid quando proprio le donne lavoratrici, e soprattutto le madri lavoratrici, hanno pagato il prezzo più alto. Va anche a loro il nostro ringraziamento. Stereotips á porté pro che les iniustizies y les desvalianzes sides aumentades tratan la pandemia Covid, canche propi les ëres che laora, y suradöt les umes che laora, á paié le prisc plü alt. Nosc rengraziamënt vá ince a ëres.
FOCUS 3
ARNO KOMPATSCHER Landeshauptmann As long as diversity is not state of the the heart, I will be a feminist. Diese Aussage aus dem „Projekt über den Mythos der erreichten Gleichberechtigung“ von Katharina Cibulka spricht mich an. Ich selbst habe einmal gesagt, solange Feminist sein zu wollen, bis Chancengleichheit zwischen den Geschlechtern herrscht. Mir wurde prophezeit, das nicht zu erleben. Mi prendo quindi la libertà di dire che almeno in Alto Adige e in Europa dovremmo poter vivere in un’era di pari opportunità. A molte donne, oggigiorno, mancano la necessaria consapevolezza e la necessaria forza per prendersi il loro proprio all’interno della società, una società in cui si trovano a dover sovvertire radicate logiche e strutture patriarcali. Le podëi dl’usanza atoca tres indô dassënn situaziuns de vita y porsones desvalies. Massa tröc ëi é ausá da lascé baié i pügns, canche ai n’á nia plü argomënc. Noch immer müssen viele Frauen Gewalt in die Augen blicken. Dieses Übel gilt es zu überwinden. Gewalt geht uns alle an und ist keine Privatsache. Sprechen wir Gewalt offen an und treten wir ihr entgegen für ein Zeitalter der Freiheit, Gleichheit und Geschwisterlichkeit.
La libertà nella nostra società viene definita come un diritto naturale, tuttavia l’esercizio dei diritti di libertà per le donne non è ancora pienamente garantito. Nonostante gli importanti traguardi raggiunti, nel nostro contesto sociale è ancora molto presente un’impronta patriarcale. Le donne, orientate da convenzioni sociali e da un’educazione oggi ancora influenzata da una cultura di dominazione maschile, sono spesso fortemente condizionate dalla cosiddetta “aspettativa sociale di genere” e in molti casi ne sono purtroppo poco consapevoli. La libertà in ogni sua forma, fisica, psicologica, economica (…) è condizione indispensabile per una piena emancipazione. E proprio emancipazione, autonomia e consapevolezza sono l’antidoto a violenza e discriminazioni. Non è infatti un caso che il sussidio previsto dallo Stato per sostenere le donne vittime di violenza, in condizioni di vulnerabilità o di povertà si chiami “reddito di libertà”. In occasione della ricorrenza del 25 novembre chiediamo alla Provincia un’analoga misura di sostegno alla libertà delle donne.
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ACT
DIE FRAUENFESTE Nach „Allen alles“ sind die Frauen dran: In einem Open Call an Künstlerinnen aus allen Sparten der Europaregion Tirol-Südtirol-Trentino rief die Festung Franzensfeste im Oktober dazu auf, die mit männlicher Historie aufgeladenen Gemäuer mit weiblicher Kunst zum Thema „Courage/Mut“ zu füllen. Das Projekt bietet den Teilnehmerinnen die Möglichkeit, sich in den Wintermonaten Jänner und Februar 2022 ein temporäres, beheiztes Atelier in der Festung einzurichten und an ihren Beiträgen zu arbeiten, die schließlich am 8. März in einer Ausstellung präsentiert werden. Mit dieser Aktion soll nicht nur den weiblichen Kunstschaffenden eine Plattform geboten, sondern auch die Aufmerksamkeit auf ihre Tätigkeit gelenkt werden. Gleichzeitig ist dies eine gute Möglichkeit des Neuanfangs nach den vergangenen eineinhalb Jahren, die für Künstler*innen besonders hart Durchaus stimmungsvoll: waren. Das Projekt soll als Biennale Die Festung im Winter. oder Triennale in den nächsten © Festung Franzensfeste/ Georg Hofer Jahren wiederholt werden.
DONNE E PERSONE LGBTQIA+ IN LOTTA CONTRO IL DITTATORE BIELORUSSO Il presidente Alexander Lukashenko è in carica dal 1994 e con ciò è la persona che in Europa è al potere da più anni. Per decenni ha incarnato la figura paterna, il protettore della nazione, trovando inizialmente sostegno anche da parte di alcune donne, alle quali garantiva aiuti statali, indennità parentali, congedi di maternità e posti per l'asilo, dipingendole come i veri pilastri delle famiglie socialiste. Dopo le ultime contestate elezioni presidenziali, donne e persone LGBTQIA+ di tutto il paese però hanno deciso di non voler più stare al loro posto, iniziando a marciare unite contro un regime autoritario, patriarcale e nazionalista, che non lascia spazio a diversità e libertà di espressione. Molte sono state incarcerate e torturate, alcune sono riuscite a fuggire all’estero, come per esempio una delle organizzatrici principali Maria Kolesnikova, appena premiata con il rinomato premio -Václav Havelper i diritti umani.
Maria Kolesnikova in lotta contro oppressione bielorussa. © AFP
LGBTQIA+ = abbreviazione internazionale per indicare la comunità di persone lesbiche, gay, bisessuali, transgender, queer, intersessuali, asessuali e altri.
SILVIA ROSI VINCE LA PRIMA BORSA DI STUDIO DEDICATA A AGITU IDEO GUDETA Agitu Ideo Gudeta era una pastora e imprenditrice trentina nata in Etiopia, impegnata in prima linea contro discriminazioni razziali e di genere. In seguito alla sua morte violenta nel 2020, la famiglia della vittima assieme alle organizzazioni “Razzismo Brutta Storia”, “Centrale Fies” e il “Black History Month Florence”, hanno voluto istituire un bando in suo ricordo, che premi artiste e artisti che a loro volta vivono forme di razzismo. Silvia Rosi, grazie ad un archivio di fotografie intime e private che rappresentano persone afro discendenti residenti in Italia, si assicura il bando in quanto riesce a colmare l’assenza visuale di queste soggettività L’attivista Agitu Ideo Gudeta uccisa in Trentino nel 2020. nelle narrazioni politiche e © Azienda Agricola mediatiche italiane. La Capra Felice
LEGO SCHAFFT GENDERSTEREOTYPEN AB Das dänische Klötzchen-Imperium macht Nägel mit Köpfen und schafft die Einteilung nach Jungs- und Mädchenspielzeug in seinem Sortiment ab. Dieses soll in Zukunft nach Interessen, Themen und Altersgruppen geordnet werden. Laut einer von Lego selbst in Auftrag gegebenen Studie sind die Einstellungen zum Spielen und zur Berufswahl immer noch von Geschlechterklischees gekennzeichnet. Dabei sind es bei weitem nicht nur die Mädchen, die in bestimmte Rollen gedrängt werden: Während Mädchen immer öfter lernen, dass auch sie Berufe ergreifen können, die traditionell eher von Männern ausgeübt werden, werden Jungs oft nicht zu mehr Selbstbewusstsein erzogen, damit sie sich an typisches „Mädchenspielzeug“ trauen. Die Firma ruft vor allem die Eltern dazu auf, ihren Kindern zu vermitteln, dass sie die freie Wahl haben – offenbar tragen diese nämlich dazu bei, Geschlechterklischees noch zu zementieren statt aufzuweichen. Dabei hat das Unternehmen durchaus wirtschaftliche Interessen: der Markt soll für Mädchen interessanter gemacht werden. Auch hier spielen die Eltern eine nicht unbedeutende Rolle: laut der Studie ermutigt nur knapp ein Eltern stärken ihre Kinder oft nicht ausreichend in ihrem Viertel der Eltern ihre Töchter, mit Streben nach Individualität. Lego zu spielen, während es bei den © Unsplash/Ravi Palwe Söhnen 76 Prozent tun.
Bettina Conci (de) & Sarah Trevisiol (it)
L’ONDATA DI INDIGNAZIONE PARTITA DAL PAKISTAN Seguono le proteste contro un alto funzionario del governo pakistano che a Lahore ha pubblicamente accusato una donna di essere colpevole del suo stupro, in quanto aveva osato uscire di casa nelle ore notturne. La polemica ha avuto forte riscontro sul web, facendo si che ora attiviste di tutto il mondo, si stanno impegnando per il licenziamento di tale funzionario e per la tutela delle donne vittime di violenza sessuale. Ulteriore scandalo ha provocato il primo ministro Imran Khan quando di recente ha detto che il vestiario femminile ha sempre un impatto sugli uomini. Purtroppo in Pakistan i casi di colpevolizzazione delle vittime sono la norma, così come il fatto che le accuse di stupro vengono Imran Khan criticato raramente esaminate dalla per il suo commento sul vestiario legge portando ad arresti e di vittime di stupro. © Flickr/World Economic Forum condanne effettive.
PROTESTE CONTRO IL FILM SULL’EROINA CINESE “MULAN” DELLA DISNEY La Disney sta lavorando alla produzione cinematografica della storia leggendaria di Mulan, una giovane guerriera travestitasi da uomo per poter combattere in guerra. La storia è ambientata nel nord della Cina ed il film è stato girato a Xinjiang, una provincia in cui circa un milione di persone della minoranza musulmana uiguri sono state imprigionate in campi di detenzione senza nessuna accusa o sentenza. Durante le riprese, la Disney ha collaborato con le autorità locali, suscitando grandi polemiche. Molti attivisti e attiviste invitano il pubblico a boicottare il film per porre un forte segnale contro una provincia che continua indisturbata Mulan - l’eroina cinese della Disney contestata. a violare ogni forma di © disney.it diritto umano.
27. AUSGABE SÜDTIROLER FRAUENKALENDER COURAGE FÜR DIE FRAUENHANDTASCHE!
ACT 5
Nach einem beWEGten 2021 im Frauenkalender bringen die Alchemillen für 2022 die COURAGE. Buchstaben, frauenzentrierte Gedanken und 304 Seiten sind sortiert, ein Frauenmantel – dafür steht der lateinische Begriff Alchemilla – hält als Umschlag das Kompendium für zwölf Monate zusammen, ein MUTzeichen für Frauensolidarität ist eingelegt. Dank der Unterstützung des Landesbeirates für Chancengleichheit und den treuen Sponsorinnen Stiftung Südtiroler Sparkasse, Südtiroler Sparkasse AG, Alperia, Genossenschaft Milchhof Sterzing, Landesmuseen Südtirol, Markas, Marlene, MPreis GmbH und Resch Interiors kann der Kalender auch heuer wieder kostenlos und sobald es die Umstände erlauben, landesweit verteilt werden. Erhältlich direkt bei den Alchemillen und bei: Landesbeirat für Chancengleichheit-Frauenbüro, Gleichstellungsrätin, Volksanwältin, Omas gegen Recht, Frauenmuseum Meran, SGB, ASGB, KVW, AFB, AFI, Plattform für Alleinerzieherinnen, Weltläden Südtirols, Buchschrank am Graben Bruneck, Verbraucherinnenzentrale Südtirol, in den Filialen der Südtiroler Sparkasse und in vielen Bibliotheken Südtirols.
ACCADEMIA DELLA CRUSCA GEGEN GENDERSTERNCHEN UND SCHWA Während deutschsprachige Linguist*innen versuchen, sich im Dickicht der wie Pilze aus dem Boden schießenden neuen gendergerechten Sprachkonstrukte durchzuschlagen, © ëres/Bettina Conci scheint der Weg für Italien noch ein weiter zu sein. Die Institution für sprachwissenschaftliche Fragen schlechthin, die Accademia della Crusca, machte unlängst deutlich, nichts von Gendersternchen und dem so genannten Schwa zu halten, das im Italienischen verwendet werden kann, um alle Geschlechter zu inkludieren. Die Vereinigung, deren Mitglieder größtenteils männlich sind (nur jedes fünfte Mitglied ist eine Frau), plädiert weiterhin für die Verwendung des männlichen Plurals, wie im Italienischen seit jeher üblich.
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ACT
Gegen Gewalt an Frauen Wehrt euch. ES GIBT HILFE!
Notrufnummer Numeri d’emergenza
Contro la violenza alle donne Difendetevi. L’ AIUTO C'È! GEA Kontaktstelle gegen Gewalt | GEA Centro d’Ascolto Antiviolenza 800 276 433 | Neubruchweg 21, Bozen www.casadelledonnebz.it | frau.gea@virgilio.it Haus der geschützten Wohnungen | Casa degli alloggi protetti 800 892 828 | 0471 970 350 www.hdgw.it | geschuetztewohnungenbz@dnet.it Frauen gegen Gewalt | Donne contro la violenza 800 014 008 | 0473 222 335 | Freiheitsstraße 184a, Meran www.donnecontrolaviolenza.org | info@donnecontroviolenza.org Frauenhausdienst Pustertal | Centro antiviolenza Valle Pusteria 800 310 303 | 0474 410 303 | Paul-von-Sternbach-Straße 6 www.bezirksgemeinschaftpustertal.it | frauenhausdienst.bruneck@rolmail.net Frauenhausdienst Eisacktal | Centro antiviolenza Valle Isarco 800 601 330 | 0472 820 587 | Bahnhofstraße 27, Brixen www.bzgeisacktal.it | frauenhaus.brixen@bzgeis.org
Frei von Gewalt
ACT 7
Ansetzen, bevor es zur Gewalt kommt, das ist das Ziel verschiedener Präventionsmaßnahmen. Ein Blick über die Grenzen unseres Landes auf drei gute Ideen, die wir uns abschauen könnten.
Die beste Methode, um die Entstehung von Gewalt zu verhindern, ist eine frühzeitige Prävention. Häufig wird dafür plädiert, diese Prävention in einem umfassenden Sinn zu verstehen. „Jede Maßnahme, die Täter in die Verantwortung nimmt, entfaltet auch präventive Wirkungen, soweit künftige Gewalthandlungen vermieden werden sollen. Jede Maßnahme, die Frauen schützt und stärkt, hat ebenfalls einen präventiven Charakter, wenn sie eine (Re-)Viktimisierung verhindert“, schrieb etwa das deutsche Bundesministerium für Familie, Senioren, Frauen und Jugend einmal in einem Aktionsplan. Ein Blick über die Südtiroler Grenzen zeigt, wie Prävention aussehen kann.
Sabina Drescher
Österreich: Krisenhotline für Männer In Österreich hat die hohe Zahl an Femiziden die Regierung veranlasst, ein Maßnahmenpaket gegen Gewalt an Frauen zu schnüren. Teil davon ist die Telefon-Hotline „Männerinfo“, die sowohl in Konfliktsituationen helfen als auch Beratungen, Anti-GewaltTrainings und mehr vermitteln soll. Das Angebot ist kostenlos. Dank 20 fixer Mitarbeiter*innen steht es rund um die Uhr zur Verfügung. Diese verfügen über eine psychosoziale oder juristische Grundausbildung und eine mehrjährige Erfahrung in der Männerberatung. Schottland: Kampagne am Puls der Zeit Die schottische Polizei richtet sich in einer neuen Kampagne ebenfalls explizit an Männer, und zwar unter dem Titel „Don’t be That Guy“ („Sei nicht dieser Typ“). Diese ging kurz nach Veröffentlichung auf Twitter viral (zu finden unter @ThatGuyScotland, offizielle Website: that-guy.co.uk). In dem Videoclip sprechen mehrere junge Männer direkt in die Kamera: „Hast du jemals eine Frau ‚Puppe‘ genannt? Oder ihr auf der Straße nachgepfiffen?“ Die Intensität der Aussagen steigert sich. Es werden verschiedene Situationen beschrieben, die bis zum Aufdrängen sexueller Handlungen reichen. „Die meisten Männer schauen in den Spiegel und sehen kein Problem. Aber es blickt uns direkt ins Gesicht. Sexuelle Gewalt beginnt oft früher als du glaubst. Sei nicht dieser Typ.“
„Die meisten Männer schauen in den Spiegel und sehen kein Problem“: Ein Ausschnitt aus der aktuellen Kampagne der schottischen Polizei © YouTube
https://bit.ly/3CjtijX
Andrea Simon von „End Violence Against Women Coalition“ begrüßte gegenüber „The Guardian“ den Fokus der Kampagne: „Zu oft erleben wir, dass Gewalt gegen Frauen ein Thema ist, dessen Lösung den Frauen aufgebürdet wird, in dem sie ihr Verhalten anpassen sollen.“ Das sei nicht nur ineffektiv und ermüdend, sondern fördere auch den Glauben, dass Opfer für das, was ihnen geschieht, selbst verantwortlich seien. Deutschland: Workshops für Kinder und Jugendliche Die Berliner Initiative gegen Gewalt an Frauen (BIG) wendet sich mit Workshops an Kinder und Jugendliche. Ihnen soll die Wichtigkeit gewaltfreier Kommunikation und Konfliktlösungen vermittelt werden. Gleichzeitig werden sie bestärkt, in Gewaltsituationen innerhalb der eigenen Familie Unterstützung zu holen. Für ältere Jugendliche werden auch Workshops zum Thema „gewaltfreie Beziehung“ angeboten. Angesprochen werden ausdrücklich sowohl Mädchen als auch Jungen (mehr Infos unter big-praevention.de). In Südtirol gibt es mit dem Workshop „Ich sage Nein!“, angeboten von den Frauenhäusern und unterstützt vom Landesbeirat für Chancengleichheit, bereits ein Angebot für Mädchen. Ein ergänzendes Projekt für alle Geschlechter brachten die Grünen vor einem Jahr per Beschlussantrag in den Landtag. Dieser wurde jedoch abgelehnt. ••
THINK
CONSULENZA PER UOMINI
Il cambiamento è possibile
La Caritas di Bolzano-Bressanone un atto di grande forza e responsabioffre ormai da vent’anni un consullità, perché tutti abbiamo bisogno di torio maschile diretto a uomini di sostegno di tanto in tanto. Purtroppo, qualsiasi età o contesto culturale. molti uomini non sanno gestire rabbia, All’interno di colloqui psicologici gli tristezza, insicurezze e debolezze oppure utenti possono confrontarsi con un pensano di avere il diritto di esprimere terapeuta sulle proprie difficoltà con la emozioni a proprio piacimento, senza propria identità maschile, le relazioni di tener conto degli effetti che ciò ha sulla coppia, l’essere padre, la propria sessualità, loro famiglia e sulle persone a loro vicine. le crisi di vita e anche la propria inclinazione Aumentare la capacità di empatia è quindi Guido Osthoff, responsabile alla violenza. Guido Osthoff, responsabile una parte fondamentale, per far sì che gli della consulenza per uomini della Caritas del servizio, ricorda come l’idea sia arrivata uomini capiscano l’impatto delle proprie © Caritas da un gruppo informale che, nel 2001, ha azioni sulle altre persone, ma anche per chiesto alla Caritas di fungere da organizzazione di supriuscire ad entrare in contatto con sé stessi, con la porto, facendo sì che proprio a Bolzano nascesse il primo propria vita interiore ed emozionale.” sportello di consulenza prettamente maschile d’Italia. Ormai da 10 anni, oltre alla consulenza psicologica I diversi professionisti che fanno parte del consultorio viene offerto, in collaborazione con i Centri Antiviolenza maschile offrono consulenza psicologica, che solitamente di tutto l’Alto Adige, anche un training antiviolenza che prevede dai 5 ai 10 incontri individuali, nonostante non vi viene sostenuto dalla Ripartizione delle Politiche sociali siano limiti temporali, dato che dipende dal rapporto di della Provincia di Bolzano. La maggior parte dei fruitori del servizio hanno già alle spalle atti di violenza concreti, fiducia che si instaura tra utente e terapeuta. “Chiedere aiuto non è un atto di debolezza, anzi all’opposto è che hanno spinto un tribunale o un servizio sociale a
Sarah Trevisiol
SESSISMO E VIOLENZA DI GENERE È RESPONSABILITÀ DEGLI UOMINI
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© Nik Shuliahin / Unsplash
intervenire. Tali aggressioni hanno portato a grandi capovolgimenti come l’abbandono della compagna, la perdita della custodia delle/dei figli* o crisi lavorative. Dal 2019 esiste una nuova normativa che concede degli sconti di pena e di carcere agli uomini che partecipano a questi training antiviolenza. Le Case delle Donne sottolineano che tali concessioni possono essere pericolose, perché potrebbero mettere a rischio la vita delle donne o delle/ dei figli*. Ecco perché è tanto importante monitorare costantemente i partecipanti durante tutto il training, per tenere al centro dell’attenzione la tutela delle donne e dei minori, per assicurarsi che non continuino le violenze o non si trasformino in forme di violenza psicologica ugualmente dannose. Dei questionari rivolti sia agli aggressori, che alle ex-partner o madri che hanno subito violenza, vogliono aiutare a dare un quadro più accurato di ogni singola situazione. Guido Osthoff evidenzia che “non è mai tardi per fare dei cambiamenti nella propria vita. Purtroppo, però sono ancora pochi gli uomini che si rivolgono al servizio in modo spontaneo, la maggior parte di loro viene costretto da un tribunale. Forzare una persona a intraprendere un percorso psico-educativo serve, se la persona stessa durante il percorso accetta di aver sbagliato e dopo la presa di coscienza si impegna fortemente per un cambiamento.” Quando si parla di violenza si allude sia alle forme di violenza fisica come pestaggi o omicidi, che alle forme di violenza psichica come minacce, pressioni, offese, urla, persecuzioni, forme di controllo o di dipendenza economica, così come alle forme di violenza assistita subita dalle/dai figli*. Difatti le/i bambin* spesso imitano modi malsani di elaborare le proprie emozioni, esattamente come apprendono nel contesto familiare la maniera di vivere i rapporti di coppia. “Se come uomini offendiamo la nostra partner, pensando che tanto nostra figlia sta nell’altra stanza, scappiamo dal problema, perché la bambina a sua volta si spaventa, vuole difendere la madre, non sa come aiutarla, si sente impotente o minacciata. Molti fra coloro che sono violenti, hanno già assistito ad esempi di violenza in famiglia, ma dobbiamo stare attenti a dare solo la colpa a cause esterne, altrimenti si crea una reazione a catena interminabile. È essenziale spezzare il circolo, evolversi, lasciarsi alle spalle modelli maschili tossici. Bisogna imparare a prendersi le proprie responsabilità e cambiare per davvero.” L’impegno della Caritas sta nel far capire che il modello maschile tossico – quello del cowboy Lucky Luke per intenderci, che sconfigge ogni avversità da solo, non dimostra sconforto né emozioni, non chiede mai aiuto
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né permesso – non è realistico, proprio perché abbiamo tutt* bisogno del supporto altrui. “Meno male che oggi abbiamo modelli maschili alternativi a cui ispirarci. Per poterli mettere in atto però bisogna capire l’importanza dell’uguaglianza fra i generi, bisogna saper rinunciare in parte ai propri privilegi, per esempio nella suddivisone dei lavori di casa e cura delle/dei figli*. Bisogna inoltre attuare dei cambiamenti strutturali nella società, visto che la violenza di genere riguarda l’intera società patriarcale in cui viviamo. Abbiamo bisogno di modelli più equilibrati fra responsabilità genitoriali, come già fanno nei paesi nordici, dove tali sistemi funzionano a beneficio di tutt*. Dobbiamo impegnarci a raggiungere maggiore ugualità di salario, perché se solo gli uomini guadagnano gran parte dell’introito familiare, essi saranno meno disposti a occuparsi della prole visto che il salario delle donne non permette la sopravvivenza. Stessa cosa vale per i lavori sociali e di cura, ancora svalutati e spesso sottopagati. Se i salari di chi lavora nella settore terapeutico o sociale aumentassero, molti più uomini sarebbero disposti a farli e molte più donne sarebbero retribuite più adeguatamente. Sarebbe inoltre necessario avere più modelli maschili nella scuola materna, affinché le/i bambin* imparino che non è solo compito femminile quello di educare bambin* e giovan*, ma piuttosto responsabilità condivisa fra i generi.” Oltre alla consulenza psicologica individuale e al training antiviolenza, alcuni uomini hanno la possibilità di far parte di gruppi di dialogo maschili protetti, in cui potersi scambiare e sostenere a vicenda nel difficile processo di responsabilizzazione. Sicuramente il costante rapporto anche fra i distretti sociali e le reti di espert* è essenziale per implementare le buone pratiche. In quest’ottica la “Caritas Consulenza uomini” è entrata a far parte da un anno della rete nazionale RELIVE (Relazioni libere dalle violenze) che lavora proprio con gli aggressori. “Noi offriamo servizi di consulenza e terapia maschile da anni, però è importante che tali servizi diventino più conosciuti e frequentati dagli uomini. Non è possibile che circa 600 donne all’anno si rivolgono ai Centri Antiviolenza altoatesini e che noi annualmente nel training antiviolenza abbiamo solo una 40ina interessati all’anno. Non tornano i conti, quindi cerchiamo di prendere atto delle nostre responsabilità, perché è responsabilità di noi uomini diminuire la violenza di genere in tutte le sue sfaccettature.” ••
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Landesrätin Deeg am 31. August bei der Vorstellung der Details des neuen Landesgesetzes © LPA/Fabio Brucculeri
Ein langer WEG FÜR LANDESRÄTIN WALTRAUD DEEG STELLTE DER ENTWURF DES NEUEN LANDESGESETZES GEGEN GEWALT AN FRAUEN EINEN ERFOLG DAR. DIE FRAUENHÄUSER WARNTEN HINGEGEN: MANCHE DER MASSNAHMEN SEIEN MITUNTER LEBENSGEFÄHRLICH. AM ENDE GAB ES EINEN KOMPROMISS.
Es war Ende August, als die Landesregierung auf Vorschlag von Soziallandesrätin Waltraud Deeg den Entwurf zu einem neuen Landesgesetz guthieß. Konkret geht es darin um „Maßnahmen zur Prävention und Bekämpfung geschlechtsspezifischer Gewalt gegen Frauen und ihre Kinder“. Einige Wochen später meldeten sich jene zu Wort, die seit Jahrzehnten gegen geschlechterspezifische Gewalt kämpfen, nämlich die Frauenhäuser. In einem offenen Brief beschrieben sie, warum sie die Einführung für gefährlich halten.
Sabina Drescher
Die bisherigen Versuche, diesen Standpunkt der Politik zu vermitteln, waren fehlgeschlagen. Dabei hatte es so gut begonnen. Was bisher geschah Noch bis Ende des vergangenen Jahres waren Expertinnen der Frauenhausdienste an der Ausarbeitung des Gesetzesentwurfs beteiligt gewesen. Erst nach dem Ende dieser Zusammenarbeit wurden Änderungen vorgenommen, die die Expertinnen „für absolut unangemessen, ja sogar gefährlich halten“, wie es im offenen
Brief heißt. Sie entsprächen nicht den internationalen Leitlinien für Interventionen zugunsten von Frauen und ihren Kindern, die geschlechterspezifische Gewalt durch einen Mann erfahren. Diese Bedenken brachten die Vertreterinnen der Südtiroler Frauenhäuser erstmals im Frühling in einem Brief an die Landesrätin zum Ausdruck. Nach einem Monat erfolgte die schriftliche Antwort, die zwar höflich, jedoch inhaltslos gewesen sei, wie im offenen Brief vom September weiter ausgeführt wird.
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Ebendiese offene Kritik, die zu Beginn des Herbstes an die Medien verschickt wurde, führte dazu, dass es erneut zu einer Annäherung kam, wenn man es denn so nennen möchte. Die Vertreterinnen der Frauenhäuser wurden auf Antrag der grünen Fraktion eingeladen, ihre Position im zuständigen IV. Gesetzgebungsausschuss darzulegen. Der Termin dafür wurde für den 25. Oktober angesetzt. Dabei warnten die Frauenhausvertreterinnen eindringlich vor einigen Passagen des Gesetzestextes. Die Vertretungen der Bezirksgemeinschaften und auch die zugeschaltete Monika Hauser von medica mondiale schlossen sich den Zweifeln an. Die konkrete Kritik Die Expertinnen haben somit erreicht, was sie mit dem offenen Brief beabsichtigt hatten: Aufmerksamkeit für ihre Kritik. Diese bezieht sich konkret auf zwei Artikel des Gesetzesentwurfs, nämlich auf die Artikel 7 und 8. Ersterer trägt den Titel „Territoriale Anlaufstelle“. Die Vertreterinnen der Frauenhäuser schreiben, sie seien der Meinung, „dass es für das Leben der Frauen höchst riskant ist, sich an eine Anlaufstelle zu wenden, die diese Grundsätze nicht garantieren kann und die nichts zu der Informationsfunktion beiträgt, die bereits von den Sozialdiensten der Bezirksgemeinschaften, von den Ordnungskräften und von den Gesundheitsdiensten durchgeführt werden sollte.“ Artikel 8 hingegen bezieht sich auf ein „Territoriales Anti-Gewalt-Netzwerk“. Dazu heißt es im offenen Brief: „Wir betonen, dass die Istanbul-Konvention (2013 von Italien ratifiziert und oft auch hierzulande diskutiert) die Kontaktstellen gegen Gewalt als Koordinations- und Referenzstellen ausweist, nicht nur in der fallbezogenen Intervention, sondern auch
in Hinblick auf die Prävention und Zusammenarbeit, d.h. die Vernetzung der Dienste. Insofern ist der Vorschlag der Koordinierung der territorialen Netzwerke durch die Kontaktperson der territorialen Anlaufstelle, wie in Artikel 8 vorgesehen, völlig unangemessen.“ Anita Rossi schrieb dazu in einem Gastbeitrag auf dem Nachrichtenportal salto.bz „im Namen einer falsch verstandenen Niederschwelligkeit [sollen] Frauenhäuser und ihre Dienste ausgehöhlt werden, möchte die Landespolitik (mit welchen Fachkompetenzen?) die Arbeit der Expertinnen koordinieren […]“. Und Rossi fragt weiter: „Bitte erkläre mir eine*r, was daran niederschwellig sein soll, wenn eine Betroffene in ihrem Dorf – wo, wie wir wissen, nichts verborgen bleibt (Ist Südtirol als Ganzes nicht schon Dorf genug?) – ins Rathaus, zum Bürger*innen-Schalter oder sonst wohin schleichen muss, um einer*einem Schalterbeamten mitzuteilen, dass sie Gewalt erfährt und sich dort Erstberatung zu holen?“ Sigrid Pisanu vom Frauenhaus Meran ist es wichtig zu betonen, dass der Gesetzesentwurf nun nicht komplett zerlegt werden soll. „Wir wollen bloß nicht“, sagt sie, „dass der Fokus bei einem so wichtigen Punkt wie dem Kontakt zu den Frauen verloren geht. Wenn wir warnen, dass das gefährlich ist, übertreiben wir nicht.“ Die Position der Landesrätin Die Landesrätin reagiert mit Bedauern auf die erneute Kritik. Die Arbeit der Frauenhäuser werde hochgeschätzt, ihre Kompetenz solle keineswegs untergraben werden. Deeg spricht von “einem Missverständnis”, man wolle mit dem Gesetz nichts wegnehmen, sondern Dienste ergänzen. Im Akutfall würden von Gewalt betroffene Frauen weiterhin in den spezialisierten Einrichtungen betreut.
In der Entstehung des Gesetzes sei stets die Sicht der Frauen vorangestellt worden. Zudem habe man Best-Practice-Modelle anderer Länder berücksichtigt. „Wir brauchen“, erklärt Deeg, „klare Bezugspunkte und ein einheitliches Anlaufkonzept.“ Die verschiedenen Notfallnummern sollen deshalb in einer einzelnen zusammengeschlossen werden. Wie geht es weiter? Die Hoffnung, dass die kritisierten Artikel abgeändert oder gestrichen werden, war bei Pisanu zunächst gering. „Wir geben dennoch weiterhin und bis zum Ende unser Bestes.“ Tatsächlich kam es nach der Anhörung zu einem Teilerfolg für die Frauenhäuser. Landesrätin Deeg ließ den Passus zur Einrichtung der territorialen Anlaufstellen ändern. Nun ist nur noch von einer Bezugsperson auf Bezirksebene die Rede, die das territoriale Anti-Gewalt-Netzwerk koordiniere. Der Entwurf wurde daraufhin – und nach eingehender Debatte – einstimmig gebilligt. „Gewalt ist nie nur Privatsache, sondern hat immer auch gesellschaftliche Auswirkungen“, erklärte Ausschussvorsitzende Jasmin Ladurner. „Wir haben heute mit diesem Gesetzentwurf einen Meilenstein für die Zukunft im Interesse der Frauen gesetzt.“ Auch die Landtagsabgeordnete der Grünen, Brigitte Foppa, die Änderungsanträge eingebracht hatte, zeigte sich über den Ausgang zufrieden: „Das ist ein wichtiges Ergebnis. Das Gesetz setzt in dieser Form einen wichtigen Schritt für die Eingrenzung der Gewalt an Frauen in unserem Land.“ Über das Gesetz soll noch im November im Landtag abgestimmt werden. ••
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© Ntailan Lolkoki / Frank Rothe
Märchen gegen das Schweigen JAHRELANG SCHWIEG NTAILAN LOLKOKI, DIE ALS KIND OPFER WEIBLICHER GENITALVERSTÜMMELUNG WURDE. HEUTE LEBT DIE KENIANERIN IN BERLIN. SIE HAT EIN AFRIKANISCHES MÄRCHEN GESCHRIEBEN, UM ANDERE VOR EINEM ÄHNLICHEN SCHICKSAL ZU BEWAHREN.
Sabina Drescher
Massai, zur Hälfte Samburu. Laut Unicef sind etwa ein Viertel der Kenianerinnen zwischen 15 und 49 Jahren beschnitten. Lolkoki war zwölf, als sie verstümmelt wurde. Nachdem Es ist ein menschenverachtendes Ritual, das selbst im ihre Familie immer weiter zerbrochen war, zog es Lolkoki nach Nairobi. Dort lernte sie einen britischen Soldaten 21. Jahrhundert trotz gesetzlicher Verbote noch immer weit verbreitet ist, vor allem im subsaharischen Afrika, kennen, dem sie bald in seine Heimat und später nach doch auch mitten in Europa: weibliche GenitalverstümmeDeutschland folgte. Doch die Ehe war unglücklich, vor allem, weil Lolkoki durch die Beschneidung den Kontakt lung. Diese dient nach wie vor als Mittel der Kontrolle der weiblichen Selbstbestimmtheit und Freiheit und ist eng zum eigenen Körper verloren hatte. verbunden mit der politischen, sozialen und wirtschaftHeute lebt Lolkoki als Künstlerin in Berlin und engalichen Abhängigkeit von Frauen. giert sich u.a. für das Desert Flower Center gegen Gewalt an Frauen und gegen Beschneidung. Bei manchen Völkern markiert die Der Eingriff wird Beschneidung den Übergang vom Ihre Geschichte erzählt sie in dem Buch Mädchen- zum Frausein. Die Welt- meist ohne Betäubung „Flügel für den Schmetterling“, erschienen 2017 im Droemer Knaur Verlag. gesundheitsorganisation WHO unterund sterile Werkzeuge scheidet drei verschiedene Arten. Bei vorgenommen. Um andere Mädchen und Frauen Typ I wird die Klitoris entfernt. Bei Typ II werden zusätzlich die kleinen Labien vor einem ähnlichen Schicksal wie dem ihren zu bewahren, hat Lolkoki ein afrikanisches abgeschnitten. Bei Typ III, der Infibulation, werden auch Märchen geschrieben: „The Kingdom of Watetu and Songdie großen Labien entfernt und die Wunde bis auf eine aland“ (bisher nur auf English erhältlich). Es erzählt die kleine Öffnung zugenäht. Geschichte zweier Stämme, die friedlich zusammenleben, Der Eingriff wird meist ohne Betäubung und sterile bis sich die Prinzessin der Watetu gegen die in ihrem Stamm praktizierte Tradition auflehnt und vor ihrer eigeWerkzeuge vorgenommen. Als Folge erleiden zahlreiche nen Beschneidung flieht. Hilfe bekommt sie vom Prinzen Mädchen Gesundheitsprobleme: Zysten, Infektionen, Unfruchtbarkeit, Komplikationen bei der Geburt ihrer der Songaland, die diese Praxis ablehnen. Zwischen den Kinder. beiden Volksgruppen kommt es daraufhin zum Streit. Auch Ntailan Lolkoki musste diese abscheuliche ProMit Unterstützung der kenianischen Botschaft plant Lolkoki derzeit eine Reise quer durch das ostafrikanische zedur über sich ergehen lassen. Sie wuchs in einem Dorf in der Nähe von Barsaloi im Norden Kenias auf, zur Hälfte Land, um mit Schulkindern über ihr Buch zu sprechen. ••
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FREIHEIT im Kopf
Kolumne | Alexandra Kienzl
Was wissen Sie über Kohlehydrate? Mehr als Sie glauben, garantiert.
„Hast du meine Hose geschrumpft?“, fragte mich der Mann halb anklagend, halb entsetzt. Ich konnte es nicht hundertprozentig ausschließen, wies es aber zunächst natürlich einmal entrüstet zurück. Erst als sich herausstellte, dass auch die zweite, dritte und vierte Hose nicht mehr passte, konnte jeder Verdacht von mir und meinen zweifelhaften Wasch-Skills abgewendet werden: „Das war nicht ich, du hast zugenommen!“ Der Mann war schockiert. Wie konnte das sein? Er hatte sich nie im Leben Gedanken über sein Gewicht gemacht, immer gegessen, was er wollte, und plötzlich waren alle seine vormals bequemen Jeans „extra super mega skinny“. „Was mache ich jetzt?“, fragte er. Zu meinem Erstaunen hörte ich mich selbst loslegen von wegen weniger Kohlehydrate am Abend, Body-Mass-Index, Jo-Jo-Effekt und verlangsamtem Stoffwechsel ab 40. Ich wunderte mich, welche Worte da aus meinem Mund kamen, und noch mehr darüber, wie die wohl in meinen Kopf gekommen waren. Es handelte sich immerhin um Informationen, die mein Mann zwar interessiert aufnahm („Aha, aha“), die ich aber nicht bewusst dort abgelegt hatte. Woher zum Kuckuck wusste ich diese Dinge? Und wieso hatte ich ihnen erlaubt, Platz in meinem Hirn einzunehmen, obwohl ich noch nie, zumindest nicht bewusst, eine Diät gemacht hatte oder mich darüber informiert hatte? Ich erzählte einer Freundin davon. „Ja logisch wissen wir diese Sachen“, meinte sie. „Ob wir wollen oder nicht.“ Aus Gesprächen mit Freundinnen, die sich um ihre Figur sorgen. Aus Frauenzeitschriften, die wir vielleicht auch nur beiläufig beim Friseur durchblättern und die uns trotz-
dem hocheffizient giftige Pfeilchen in den Kopf schießen dazu, wie wir sein sollten und eben nicht sind. Aus Ratschlägen unserer Mütter, Tanten, Omas, die sagen: „Hosch zuagnummen? Hosch ognummen? Steaht dir gut. Schaugsch schlecht aus. Du isch zu wianig, zu viel, zu spat, es Folsche.“ Aus Filmen, in denen die Hauptdarstellerin erst die Liebe finden darf, nachdem sie ihren Body derart optimiert hat, dass sie von ihrem eigenen Hund nicht wiedererkannt wird. Kurzum: Von allen Seiten werden wir von Kindesbeinen an mit Informationen dazu gefüttert, wie nicht nur unser Körper, nein, auch unser Verhalten, Denken, unsere Zukunftsplanung auszuschauen hat, sodass wir es eines Tages ganz mühelos runterrattern können, so wie ich meinem entsetzten Mann seinen Kalorienverbrauch. Zu denken, welche Infos da sonst Platz hätten im Kopf! Der Busfahrplan statt Fettgehalt. Die Biographie von Ada Lovelace statt der ZunahmeAbnahme-Geschichte von Sängerin Adele. Die Geschichte der abendländischen Philosophie statt den Dos und Don'ts der begehrenswerten Frau. Aber nein, machen wir uns keine Illusionen: Der Mann weiß nichts vom Body-Mass-Index, dafür kennt er garantiert die Farbe der Glücksunterhose vom Inter-Mittelfeldspieler auf der Ersatzbank. Nutzlose Informationen werden nicht automatisch durch wertvolle ersetzt, wenn Platz frei wird. Wir wären also nicht klüger, wenn wir all dieses Diätwissen etc. nicht hätten, aber mit Sicherheit unbeschwerter. Könnten den Eisbecher im Café mehr genießen, uns ohne schlechtes Gewissen noch ein ordentliches Stück Lasagne bei Mama gönnen, und immer noch recherchieren, wenn der Knopf an der Hose dann wirklich nicht mehr zugeht, anstatt uns vorher schon zu sorgen, dass das passieren könnte. Eine Diät braucht es also vor allem in unseren Köpfen: Mal achtsam durchforsten, was da alles so rumliegt an Tipps und Vorschriften und Normen, das längst gammelig geworden ist, ungenießbar. Es von allen Seiten betrachten, abwägen, neu bewerten, aussortieren. Und uns selbst genau zuhören, wenn wir sprechen und doch wieder reproduzieren, was uns und andere eigentlich einschränkt. ••
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Geschlechtsspezifische Mode geht Hand in Hand mit der Ungleichheit von Frau und Mann. Sie aufzubrechen erfordert Mut, Charakterstärke und den unermüdlichen Glauben an Veränderung. „Kleider machen Leute“ – nur ungeschickt, wenn eben diese Kleider schon darauf aus sind, Frauen einzuzwängen und ihnen im wahrsten Sinne des Wortes die Luft abzuschnüren. Natürlich hat sich die Welt der Mode erheblich weitergedreht, aber ein kleiner Exkurs in die Zeit des Korsetts kann trotzdem nicht schaden. Immer schon, aber besonders zur Wende vom 19. zum 20. Jahrhundert, hatten es gesellschaftlich angesehenere Frauen schwer. Dies berichtet unter anderem die französische Philosophin und Vorreiterin, ja Begründerin des modernen Feminismus, Simone de Beauvoir (1908–1986) in mehreren Abhandlungen. So machte die Tochter aus gutem Hause schon früh die Erfahrung, dass es sich für eine Frau besser schicke, brav zu lächeln und angepasst den Alltag zu bestreiten als eigene Vorstellungen zu verfolgen und aufmüpfig zu werden. De Beauvoir ist es neben solchen Beschreibungen auch zu verdanken, dass wir unter anderem die Begriffe „sex“ und „gender“ unterscheiden. „Sex“, damit wird das biologische Geschlecht gemeint, mit „gender“ wird das kulturelle, das soziale Geschlecht beschrieben. „Sex“ ist angeboren, „gender“ ist sozialisiert und erlernt. Mit ihrem Zitat „Man ist nicht als Frau
Pia von Musil
Welches Geschlecht hat unsere Kleidung?
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THINK 15 Vogue Cover Dezember 2020
Das Kinderzimmer wird traditionsgemäß in einer „Mädchenoder Jungenfarbe“ gestrichen.
Das große Thema rund um genderneutrale Mode wissen auch die großen Modedesigner zu nutzen. Marken wie Marc Jacobs präsentierten bereits eigene Kollektionen, welche keine vorgeschriebene*n Verbraucher*in haben. Die sogenannte „polysexuelle Mode“ steht allen Menschen offen, unabhängig ihres biologischen Geschlechts. Dass diese Bewegung in der Modeindustrie längst keine kleine Nebenrolle mehr spielt, dürfte spätestens seit dem legendären Vogue-Cover von Harry Styles klar geworden sein. Der weltbekannte Sänger und Songwriter ist nicht nur der allererste Mann, welcher allein das Cover der einflussreichsten Modezeitschrift zierte, sondern er präsentierte sich, passend der „Man ist nicht Zeit, in einem bodenlangen Kleid der Luxusmodemarke Gucci. als Frau geboren, Die Reaktionen der breiten Öffentlichkeit dargeboren, man wird es“, man wird es“ bringt es Simone de Beauauf waren gespalten. Die einen teilten die Bilder des Fotografen Tyler Mitchell und feierten den voir auf den Punkt. Sänger und die Zeitung für das klare Bekenntnis Sozialisation ist notwendig, damit ein gesellpro genderneutrale Mode, die anderen übten schaftliches Zusammenleben funktioniert. Dass jedoch mit dieser erlernten Anpassung auch Kritik mit dem Argument, der Sänger sei nicht Zwänge einhergehen, dürfte mittlerweile nieder erste Mann in der Öffentlichkeit, welcher sich den vorgefertigten Rollenbildern widersetze und mandem mehr neu sein. somit eine Lanze für Inklusion Das Ganze beginnt schon im zarten Kindesalter. Das Mode und die Art, sich gebrochen hätte. Am Ende ist diese DiskusKinderzimmer wird tradizu kleiden, sind für sion natürlich irrelevant, da es tionsgemäß in einer „Mädviele Menschen eine darum gehen soll, gemeinsam chen- oder Jungenfarbe“ gestrichen. Es wird sehr gute Gelegenheit, ihre ein Zeichen gegen Stereotype häufig davon ausgegangen, zu setzen. Mode und die Art, Identität auszuleben sich zu kleiden, sind für viele dass sich ein Kind mit seinem oder nach außen zu biologischen und kulturellen Menschen eine gute Gelegenheit, ihre Identität auszuleben Geschlecht gleichermaßen tragen. oder nach außen zu tragen. Es anfreunden kann. Dass dies ist daher nicht verwunderlich oder abwegig, nicht immer der Fall ist, muss dann nicht selten der Mode eine große Bedeutung und Aufgabe unter Scham der Verwandtschaft oder noch beszuzuschreiben. ser, dem halben Dorf gestanden werden. Bleibt zu hoffen, dass aus der inklusiven Kein Wunder also, dass heute Eltern vermehrt auf genderneutrale Mode bei ihrem Nachwuchs Bewegung nicht nur ein kurzlebiger Trend wird, sondern dass das politische Statement sich neben setzen. Sie trägt zur freien Entfaltung des Kindes anderen Selbstverständlichkeiten einreiht und bei; es kann somit seine eigene Individualität entwickeln, ohne dass bereits Weichen von außen Weichen für eine ganzheitlich tolerantere Gesellschaft stellt. •• gestellt wurden.
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DIE UNGEKÜRZTE FASSUNG DES TEXTES IST HIER ABRUFBAR.
Karin Angelika Planker
Grupa de autoaiut per peres che se mbincia de giapè mutons Ciun fin à pa mi vita, sce possi nia vester oma? Chësta fova na domanda che per ngrum de ani me ei fat bradlan dala disperazion che mi gran dejidere de giapé mutons ne ulova nia se realisé. La cësa dla familia sun Renon ova pona metù a jì dl „2020“ na manifestazion dal titul „Mutons dejidrei – zënza ulëi resté zënza y po‘?“ La manifestazion fova na ucajion per giaurì la tematica ala società, davia che l ne vën nia drë rujenà de chësc argumënt, sce bën che te Südtirol iel feter uni otava copia tucheda da chësta situazion. N gran pert se sënt chësta persones sëules o se nfida ënghe nia a cunté inant a chëi de familia o ai cumpanies che i ëssa legrëza de avëi mutons, ma i ne i giapa nia. Pra chësta manifestazion à passa vint persones cuntà si storia; stories de speranza y delujion, ma ënghe de na gran cuntentëza canche dut ie jit a
bon fin. Ora de chësta stories iel pona nasciù n liber che dëssa vester n susteni y de ardimënt a duta la persones che ie te chësta situazion de vita. Ënghe ie fove una de chëla persones che ova scrit si storia y ntan la manifestazion ovi mparà a cunëscer ëiles che pativa sciche ie. L me fajova bon a rujené cun ëiles, davia che les fova te mi medema situazion y ie me sentivi nia plu tan sëula. Nsci fova nasciuda l’idea de fé ancuntedes danter peres che se mbincia de avëi mutons y ulache chësc ne se ova mo nia realisà. La cësa dla familia sun Renon deberieda cun l servisc de grupes autoaiut y l’assoziazion dla families catoliches à dat vita a chësta idea metan su la grupa de autoaiut „Sehnsucht Kind“. Davia che ie nstëssa son tucheda da chësc argumënt y leprò ei la formazion de cunsiadëura de prim aiut emozionel (Emotionelle Erste Hilfe – EEH Fachberaterin) son unida damandeda
sce essi abù legrëza de vester a cë de chësta grupa y ie ei pona riesc dit de scì. La prima ancunteda dla grupa nueva de auto-aiut ie unida a se l dé chëst’ann ai 8. de juni. Da iló inant se à la grupa nchina śën ancuntà uni mëns, for a Bulsan tla sënta dla assoziazion dla families catoliches. Pra chësta ancuntedes possa la persones tuchedes da chësta situazion se giamië ora esperienzes y pensieres. L ie bel a udëi coche da iede a iede crësc la crëta danter la persones che fej pert dla grupa y de pudëi nsci mustré ënghe si sentimënc coche la tristëza, la rabia o la delujion. Deberieda giapen la forza de crí soluzions de coche n possa viver al miec chësta situazion. Chiche ie nteressà a to pert ala ancutedes dla grupa de auto-aiut o uel plu nformazions possa gën me scrì a sehnsuchtkind@hdf.it o me cherdè su al 338-6032603. ••
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“A volte non vi capisco proprio, voi donne! Nemmeno te, sorellina! Vi lamentate sempre, ma ormai siete libere di fare proprio tutte le cose che fanno gli uomini, tutte!”. “Dici?”. “Ma certo, dai! Siamo nel 2021, mica nel medioevo!” “Giusto!” “Vuoi venire a teatro, sabato?” “Sì, volentieri! Proprio questo fine settimana porto i bambini in campagna dai nostri genitori!” “Allora perfetto! Ti passo a prendere e poi ti riaccompagno, eh? Perché dove abiti tu la sera non è che sia così tranquillo girare da sole, soprattutto per una donna…” “Cosa?” “Ehm… no, no, niente. Comunque, se vuoi ti porto a casa io. Per gentilezza, eh?” “Va bene, ma non ti preoccupare, se non ce la fai torno anche da sola” “Come vuoi, però non metterti la minigonna, ok? Non sia mai che uno ti vede e pensa che tu sia… “ “Pensa che io sia?” No, magari uno che ha bevuto e ti vede e…” “… e cosa?” No, niente... dicevo…” “Comunque guarda, non vorrei tornare tardi perché domani devo andare a trovare Laura, sai quella mia amica…” “… quella incinta?” “Sì. È un po’ triste perché il suo capo le ha fatto capire che non le rinnoverà il contratto, dato che è incinta, e lei ci sperava… sai, rimanere senza stipendio…” “Vabbè, tanto lavora il suo compagno, no? Non lo lascia a casa nessuno perché sta per diventare padre!” “Cosa?” “No, ecco, volevo dire… Meno male che hanno un’entrata fissa. Dico per il bambino, eh?” “Eh, giusto. Anche se dover chiedere i soldi a lui… Senti però, ora ti devo lasciare perché mi aspetta Giulia. Mi ha chiesto se la posso accompagnare a prendere le sue cose a casa del suo ex, sai che si sono lasciati?” “Sì, me l’hai detto. Ma non può andarci da sola, scusa? Che c’entri tu?” “C’entro che lui la sta mettendo sotto pressione con telefonate e messaggi e non si rassegna, e lei ha un po’ paura di trovarlo a casa…” “Sì, me lo ricordo che è un po’ una testa calda! In effetti, meglio se l’accompagni perché non si sa mai…” “E poi voglio passare in Agenzia viaggi a prenotare per la prossima estate. Giorgio mi ha raccontato del suo bellissimo viaggio in bicicletta, da solo, in Sudamerica… voglio farlo anch’io! Prenoto i voli ora perché sono più economici!” “In Sudamerica?” “Sì”, “Da sola?” “Sì, sai, quando i bambini saranno col papà…” “Non è meglio se vengo con te? Magari fai brutti incontri…” “Giorgio ha viaggiato sempre tranquillo!” “Beh,
ma che c’entra, Giorgio è un uom…” “Eh?” “No, dicevo, Giorgio ha avuto fortuna, non è sempre così”. “Comunque, senti, io scappo, ché dopo aver accompagnato Giulia devo prendere i bambini al doposcuola. Tu che fai?” “Sto in ufficio ancora un po’, così metto su un po’ di ore. Poi vado al tennis, mi sono portato dietro la borsa” “Al tennis?” “Sì, ci vado due volte a settimana, e poi la domenica mattina un giro con gli amici della bicicletta. Ci tengo a tenermi in forma, sai? Mica come te che stai diventando un po’ grassottella, sorellina!” “Ah, e chi sta con le bambine?” “Mia moglie!” “Magari un giretto in bici se lo farebbe anche lei…” “Ma va’, arriva al sabato così stanca, tra lavoro, figli e casa!” “Eh?” “No, niente, dicevo… non ama molto la bicicletta, però se volesse andare in palestra liberissima di farlo, eh? Basta che lasci pronta la cena… ” “Anche tu la lasci pronta, quando esci?” “Ma figurati, lo sai che sono impedito, in cucina. E poi le bambine non mangiano niente di quello che faccio io…” “E la bicicletta? Se lei volesse andare in bici il sabato?” “Liberissima di farlo, così si mette un po’ in forma anche lei” “Staresti a casa tu?” “Ma no, chiamiamo una babysitter! Così siamo liberi tutti e due. Giusto?”.
Piccole libertà
#unadonna
Bettina Conci
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SPAREN WAR GESTERN FINANZIELLE FREIHEIT FÜR FRAUEN Bahn frei für Investorinnen! Rekordzahlen, höhere Renditen – eine amerikanische Langzeitstudie stellt in den vergangenen drei Jahren einen Anstieg von 50 Prozent der Investitionen, die von Frauen getätigt werden, fest. Was bedeutet, dass Frauen die Männer überholen. Zumindest in den USA. Analysiert wurden dabei fünf Millionen Fidelity Depots in den USA im Zeitraum zwischen 2011 und 2020. Die Ergebnisse wurden vom Magazin „Business Wire“ im Oktober 2021 veröffentlicht, das feststellt, dass Frauen zusehends mehr Schritte unternehmen, um ihr Geld für sich arbeiten zu lassen. Tatsächlich gaben 67 Prozent der befragten Frauen an, ihr Geld im Aktienmarkt statt in Rentenfonds anzulegen. Ein interessanter Aspekt: Diese Entwicklung hat sich seitdem fortgesetzt, und das trotz der pandemiebedingten Faktoren ökonomischer Druck und (schwindende) Jobsicherheit. Wenn überhaupt, dann sind die vergangenen eineinhalb Jahre eher als Katalysator zu sehen, der mehr Frauen dazu gebracht hat, ihren Finanzen eine höhere Priorität einzuräumen, Notgroschen anzulegen, Finanzierungspläne zu erstellen oder zu aktualisieren und den Schritt von der Sparerin zur Investorin zu wagen.
Soweit die Situation auf der anderen Seite des großen Teichs. Doch wie sieht es hierzulande aus? Dreißig Prozent der italienischen Frauen verfügen über kein eigenes Bankkonto Vor nicht allzu langer Zeit war die Frage finanzieller Freiheit hierzulande eine männliche. Und auch heute noch stellt sich die Situation alles andere als rosig dar: Eine Studie des italienischen Marktforschungsinstituts Episteme aus dem Jahr 2017, die 2019 vom Nationalen Rat für Wirtschaft und Arbeit CNEL aufgegriffen wurde, zeigt, dass drei von zehn Frauen in Italien über kein Bankkonto verfügen. Vier von zehn sind finanziell von ihrem Partner abhängig – in Süditalien sind es sogar die Hälfte. Diese Statistik verhält sich übrigens umgekehrt proportional zum Bildungsgrad. Das klingt erst mal entmutigend (und ist es offen gesagt auch), aber was ist mit den
anlagewilligen Frauen im Besitz eines kleinen Vermögens? Anlegerinnen setzen auf Sicherheit und Nachhaltigkeit Die „Repubblica“ berichtete im April 2021 über die italienischen Frauen, die über ein Finanzvermögen von mindestens 250.000 Euro verfügen, das sie aus eigener Kraft erwirtschaftet haben. Es handelt sich um 0,2 Prozent der Gesamtzahl an Italienerinnen (zum Vergleich: bei den Männern sind es ein Prozent), die in der Umfrage als „High-profile“-Unternehmerinnen bezeichnet wurden und von denen fast die Hälfte (48 Prozent) in einem Aufsichtsrat sitzt. Diese 60.000 Frauen, so stellte eine Gemeinschaftsstudie von der italienischen Private-banking-Vereinigung AIPB und Candriam sowie dem Marktforschungsinstitut Ipsos fest, setzen beim Anlegen lieber auf Sicherheit und Nachhaltigkeit als auf Rendite und kurzfristige Ver-
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fügbarkeit. Aber auch hier ist zu beobachten, dass mehr Frauen investieren als Männer: Nur vier Prozent lassen ihr Vermögen brachliegen. Das macht investitionswillige Frauen zur begehrten Zielgruppe des PrivateBanking-Sektors und zu Vorbildern
„Eigentlich müssten genau Frauen sich brennend für das Thema Geld interessieren.“ für ihre Geschlechtsgenossinnen. Trotz der Tatsache, dass sie (noch) in der Unterzahl sind – was aber auch am Umstand liegen könnte, dass weniger Frauen als Männer überhaupt erwerbstätig sind. Frauen lehren Frauen Finanzen Auch Kleinvieh macht Mist. Wo also informiert man sich beizeiten über Strategien zum Vermögensaufbau? Das gutgemeinte, etwas sperrig
betitelte „Handbuch für eine sichere Zukunft für angehende Unternehmerinnen“ der Handelskammer Bozen erklärt den Frauen erst einmal von Grund auf, worum es beim Investieren eigentlich geht. Eine Orientierungshilfe allemal, konkreter wird es allerdings im Internet. Dort hat sich die junge Unternehmerin Natascha Wegelin alias „Madame Moneypenny“ einen Namen gemacht – zunächst als Finanzbloggerin, als Buchautorin und seit Kurzem über ihren Podcast „Finanzielle Unabhängigkeit für Frauen“. Sie bietet praxisorientierte Ratschläge für Frauen, die für die Zukunft vorsorgen wollen, teilweise auch mit kostenlosen Handouts für den richtigen Start und mit anschaulichen Videos auf YouTube. Auch Christiane von Hardenberg bietet Frauen mit Sparschwein-Allergie Unterstützung. Die Zeit-Kolumnistin („money matters“ auf zeitonline.de) ist promovierte Wirtschaftsjournalistin und Mutter von vier Söhnen. Ihr Ziel ist es, Frauen das Handwerkszeug zu vermitteln, um ihre Finanzen selbst in die Hand zu nehmen, unter
HIGH-PROFILE-FRAUEN
11 % Liquidität
12 % Einfachheit
20 % Rendite
anderem mit ihrem 2021 im RowohltVerlag erschienenen Buch „Selbst investiert die Frau“. Es ist wichtig zu wissen, dass es sehr viele Optionen zum Investieren gibt, auch einfache Ansätze, Werkzeuge, die frau dabei helfen und zahlreiche helfende Hände – auch und vor allem zunehmend weibliche. Denn obwohl 70 Prozent der Frauen glauben, sich mehr Wissen über Aktien aneignen zu müssen und 77 Prozent sich mit der Hilfe eines*r Anlagenberater*in sicherer fühlen würden (Quelle: Fidelity), obwohl die Frauen durch die Pandemie ein ungeahntes Stresslevel erreicht haben, was ihre ökonomische Sicherheit angeht, obwohl viele von uns die Mühen scheuen, sich finanziell selbstständig zu machen, sind wir auf dem richtigen Weg dazu. Denn eigentlich müssten genau Frauen sich aufgrund ihrer Situation – geringerer Lohn, lange Teilzeit, Kindererziehung – brennend für das Thema Geld und finanzielle Freiheit interessieren und das Thema Investitionen nicht den Männern überlassen. ••
HIGH-PROFILE-MÄNNER
7% Kurze Laufzeit
11 % Kurze Laufzeit
50 % Sicherheit
18 % Sicherheit
20 % Rendite
50 % Einfachheit 20 % Liquidität
„Wenn Sie heute investieren müssten, auf welchen dieser Faktoren würden Sie mehr Wert legen? Nennen Sie den Aspekt, der für Sie am wichtigsten ist." (Quelle: Marktforschungsinstitut Ipsos)
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FOCUS
Ein Hoch auf uns „Die Stimme erheben“ – unter diesem Motto hat der Landesbeirat für Chancengleichheit für Frauen kürzlich sein 30-jähriges Bestehen auf Schloss Maretsch in Bozen gefeiert – gemeinsam mit Mitstreiterinnen, Unterstützerinnen und Ehrengästen.
Symbolisch wurde die Charta auch von den anwesenden Vertreterinnen der Frauenorganisationen und -vereinigungen mitunterzeichnet. © Frauenbüro/Stefano Lisci
Landesbeirat für Chancengleichheit für Frauen
Rein rechnerisch hätte das Jubiläum bereits vor einem Jahr begangen werden müssen, schließlich wurde das Gremium 1990 erstmals eingesetzt. Pandemiebedingt wurde das Geburtstagsfest jedoch verschoben. Zur Einstimmung der Feier wurde das Video einer Straßenumfrage gezeigt. Dabei wurden Passant*innen gefragt, ob sie den Landesbeirat kennen und über dessen Tätigkeiten Bescheid wissen. Präsidentin Ulrike Oberhammer und Vizepräsidentin Donatella Califano blickten anschließend auf 30 Jahre Einsatz für die Gleichstellung der Frauen in Südtirol zurück, schauten aber auch nach vorne auf die geplanten Tätigkeiten. Als Ehrengäste mit Videobotschaften zugeschaltet wurden Evelyn Regner, österreichische Europaparlamentarierin und Vorsitzende des EU-Ausschusses für die Rechte der Frau und die Gleichstellung der Geschlechter (FEMM), sowie Roberta Mori, die gesamtstaatliche Koordinatorin der Chancengleichheitskommissionen der Regionen und der autonomen Provinzen. Der für die Chancengleichheit zuständige Landesrat Landeshauptmann Arno Kompatscher unterzeichnete im Rahmen der Feierlichkeiten für Südtirol die Europäische Charta der Gleichstellung von Frauen und Männern auf lokaler Ebene – ein erster Meilenstein im landesweiten Projekt zur Erarbeitung eines Gleichstellungsaktionsplans. Die EU-Charta wurde symbolisch von den anwesenden Vertreterinnen von Frauenorganisationen und -vereinigungen mitunterzeichnet. Musikalisch umrahmt wurde die Feier von Giada Bucci & Friends mit einer Auswahl von Musikstücken von und mit Frauen aus mehreren Jahrzehnten Musikgeschichte.
Das Rahmenprogramm der Festveranstaltung bildeten eine Videoausstellung zu den wichtigsten Aufklärungsund Sensibilisierungskampagnen des Landesbeirats seit 1990, kuratiert von der Genossenschaft Lungomare aus Bozen, und eine Audioinstallation mit 30 Frauenstimmen aus 30 Jahren Tätigkeit, konzipiert und produziert von der Bozner Architektin Susanne Waiz. Die Videos und Audios sind über das Internetportal und die Social-Media-Kanäle des Frauenbüros abrufbar.••
Der Landesbeirat für Chancengleichheit für Frauen Das Jahr 1989 war für Südtirols Frauen ein bedeutendes: Gleich zwei Gesetze führten wichtige Neuerungen ein, welche die Bemühungen der Frauen um mehr Chancengerechtigkeit und Gleichstellung förderte. Durch das Landesgesetz 10/1989 wurden die Frauenhausdienste begründet, die gewaltbetroffenen Frauen fortan Schutz und Zuflucht boten und bieten. Bereits durch das Landesgesetz 4/1989 wurde beschlossen, einen Landesbeirat für Chancengleichheit für Frauen einzusetzen. Dieser sollte der Landesregierung fortan als beratendes Organ in Fragen der Geschlechtergleichstellung und Frauenförderung zur Seite stehen. Das 15-köpfige Gremium wurde erstmals 1990 eingesetzt und nahm sein 30-jähriges Bestehen zum Anlass, um auf die bisherige Tätigkeit zurückzublicken, aber auch um künftige Schwerpunkte anzusprechen.
FOCUS 21
© Frauenbüro/Stefano Lisci
„Ohne die vielen Vorarbeiterinnen wären wir heute nicht da, wo wir aktuell stehen“, hob Beiratspräsidentin Ulrike Oberhammer hervor. Sie dankte allen aktuellen und vergangenen Mitstreiterinnen und Fürsprecherinnen in Sachen Chancengleichheit. © LPA/Carmen Kollmann
Zahlreiche Gäste feierten auf Schloss Maretsch das 30-jährige Bestehen des Landesbeirats für Chancengleichheit für Frauen. © LPA/Carmen Kollmann
„Mehr Gleichberechtigung macht die gesamte Gesellschaft zu einer besseren", unterstrich Landeshauptmann Arno Kompatscher bei der 30-Jahr-Feier des Landesbeirates für Chancengleichheit. © LPA/Carmen Kollmann
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#Gewalt ist keine Privatsache!
FOCUS
DIE ROTE KERZE gegen Gewalt an Frauen
Zusammen sind wir weniger allein.
Landesbeirat für Chancengleichheit für Frauen
Für den Internationalen Tag gegen Gewalt an Frauen am 25. November hat die Arbeitsgruppe Gewalt des Landesbeirats für Chancengleichheit mehrere Aktionen geplant. Alle Interessierten und Engagierten im ganzen Land sind eingeladen, mitzumachen. Eine rote Kerze als Zeichen der Verbundenheit Unter dem Motto #gewaltistkeineprivatsache steht die Aktion „Die Rote Kerze“. Als Zeichen der Verbundenheit mit jenen Frauen, die von Gewalt betroffen sind, kann eine rote Kerze ins Fenster oder auf den Balkon gestellt werden. Die Aktion beginnt am 25. November und läuft bis zum Tag der Menschenrechte am 10. Dezember. Die Botschaft dahinter ist simpel wie eindringlich: Wie viele Kerzen müssen noch entzündet werden für Frauen, die Opfer von Gewalt geworden sind? Landesweite Info-Kampagne „Wehrt Euch – es gibt Hilfe“ Ein Plakat und ein Sticker (Aufkleber) mit den Südtiroler Notruf-
in Deinem Fenster vom Tag gegen Gewalt an Frauen am 25.11.21 bis zum Tag der Menschenrechte am 10.12.21
Ein Aufruf des Landesbeirats für Chancengleichheit für Frauen
nummern zur Beratung und Hilfe in Gewaltsituationen (siehe Seite 6 dieser Ausgabe) wird über engagierte Frauen in Politik, Vereinen und Organisationen landesweit in allen Gemeinden ausgehängt bzw. ausgeteilt. Die Plakate sollen in öffentlichen geschützten Räumen wie z.B. Foyers oder auch Aushängetafeln der Gemeinden, WCs, Geschäften, Apotheken usw. ausgehängt werden. Die Sticker werden überall dort ausgelegt, wo sie von Frauen leicht – und gegebenenfalls vom gewalttätigen Partner unbemerkt - mitgenommen werden können. Sie sollen aber auch als Handreiche dienen, die zugesteckt werden können, wenn jemand den Verdacht auf Gewaltsituationen im Umfeld hat. Bewährte Aktionen werden fortgeführt Nicht nur Neues, sondern auch Bewährtes steht in diesem Jahr auf dem Programm, um ein Zeichen gegen Gewalt an Frauen zu setzen. So werden alle männlichen Landtagsabgeordneten und Bürgermeister in einem Brief aufgefordert, vom 25. November bis zum 10. Dezember
eine weiße Schleife zu tragen. Die Aktion, die seit mehreren Jahren in Südtirol mitgetragen wird, hat ihren Ursprung in der White-Ribbon-Kampagne, die Anfang der 1990er-Jahre in Kanada ins Leben gerufen wurde. Männer fordern seitdem mit dem Tragen einer weißen Schleife (white ribbon) andere Männer auf, keine Gewalt gegen Frauen auszuüben, ihre Haltung „Stoppt die Männergewalt“ öffentlich zu zeigen und sich für ein gewaltfreies Männlichkeitsbild und für Geschlechterdemokratie zu engagieren. Eine weitere, bereits bekannte Aktion läuft unter dem Namen „Besetzter Stuhl – posto occupato“. Wer sich beteiligen möchte, ist aufgerufen, vom 25. November bis 10. Dezember einen roten Stuhl an einem öffentlichen Ort aufzustellen und davor rote Schuhe zu platzieren. Dass die Stühle leer bleiben, steht symbolisch für das Fehlen jener Frauen, die ermordet wurden. ••
WAVE
SPEAK 23
WOMEN AGAINST VIOLENCE EUROPE
Marcella Pirrone è un'avvocata femminista bolzanina che lavora da oltre trent'anni, per la difesa dei diritti delle donne, in particolare se vittime di violenza. Lavora come avvocata di famiglia e penale ed è consigliera di fiducia per tutti i dipendenti dell’Azienda Sanitaria dell’Alto Adige e della Provincia di Bolzano per le molestie sessuali e le discriminazioni sul posto di lavoro. Ha co-fondato il Centro Antiviolenza di Merano e la rete nazionale dei Centri Antiviolenza D.i.Re (Donne in Rete contro la violenza). È appena stata rieletta presidente della rete internazionale WAVE (Women against violence Europe).
Sarah Trevisiol
L’avvocata bolzanina Marcella Pirrone rinominata per la seconda volta presidente di Wave © Manuela Tessaro
WAVE è una rete costituita da 160 associazioni di donne che gestiscono Centri Antiviolenza e Case delle Donne in 46 paesi. Si tratta di una rete di associazioni di donne esperte che agiscono direttamente sul campo, gestendo servizi che garantiscono supporto a donne e minori espost* a violenza. La rete WAVE garantisce uno scambio costante di competenze e training specializzati, oltre che un forte lavoro di lobbying per favorire finanziamenti, legislazioni e convenzioni contro la violenza di genere. “La rete informale esiste già da 26 anni. Nel 2013 abbiamo ritenuto necessario formalizzare la rete per diventare una ONG con una voce sempre più forte, unita e più riconoscibile a livello internazionale. Le esperte WAVE hanno fortemente voluto la Convenzione di Istanbul (C.I.) e hanno contribuito ai suoi contenuti.” Marcella Pirrone, assieme all’avv. Elena Biaggioni per la rete nazionale D.i.Re (che fa parte di WAVE), ha coordinato nel 2020 il cosiddetto “rapporto ombra” Italia per
GREVIO, il gruppo di espert* del Consiglio d’Europa per la procedura ufficiale di monitoraggio dell’Italia sull’applicazione della C.I. “Nel rapporto GREVIO sull’Italia del gennaio 2020 (https://www.direcontrolaviolenza.it/pubblicazioni/ grevio-rapporto-ombra/), è emerso chiaramente che l’Italia, uno dei primi paesi ad aderire alla Convenzione di Istanbul, non sta applicando correttamente o in modo sufficiente le misure di prevenzione, protezione, punizione degli autori di violenza e politiche integrate prescritte dalla C.I. Il rapporto evidenzia inoltre, come in Italia vigano ancora forti stereotipi sessisti tipici della società patriarcale rispetto a ruoli tradizionali e della famiglia, con grandi pregiudizi nei confronti delle donne che portano ad un alto rischio di violenza.” Non sono previste sanzioni economiche per la non ottemperanza alla C.I., Marcella Pirrone però sottolinea che esiste la possibilità di portare singoli casi davanti alla Corte Europea dei Diritti Umani (CEDU). “Ora che esiste la Convenzione di Istanbul la voce di noi attiviste ha trovato puntuale riscontro in un testo internazionale che ci dà molto più peso: non siamo più un gruppo di femministe marginali che denunciano la violenza maschile contro le donne, ma sono organi istituzionali europei di altissimo rango a farlo. Inoltre dei casi gravi di violenza possono essere portati davanti alla CEDU, come p.e. il caso Talpis ove la CEDU ha condannato lo Stato italiano per un caso dove le regole sancite della P.A. per l’accoglienza in una casa rifugio hanno di fatto lasciato una donna e suo figlio senza protezione, tanto che il padre è riuscito ad uccidere il figlio.” È infine da menzionare un ulteriore strumento europeo in elaborazione entro la fine del 2021: una direttiva europea sulla violenza di genere. Attualmente WAVE, assieme ad altr* espert*, è coinvolta nelle consultazioni della Commissione Europea a stilare una direttiva per rafforzare i principi della Convenzione di Istanbul, affinché gli intenti di boicottaggio della stessa, come p.e. quello della Turchia, che mettono a rischio anni di lavoro a favore di una vita per le donne libere da violenza e di libera autodeterminazione, vengano neutralizzati. ••
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UNTER DER HAUT LIEGEN DIE KNOCHEN
Wie kamst du auf die Idee zu deinem Film? Das Thema Frauenmorde hat in mir eine starke Solidarität ausgelöst, weil es mich genauso betrifft
wie andere. Die Idee zu einem Dokumentarfilm kam mir, als ich 2012 am „Feminist Blog Camp“ in Livorno teilnahm, zu dem auch die Anwältin und Menschenrechtsaktivistin Barbara Spinelli eingeladen war, um ihr Buch vorzustellen, in dem sie das Konzept des „Femizids“ in den italienischen Kontext einführt. Sie geht von den Frauenmorden in Mexiko aus, vor allem in der Grenzstadt Ciudad Juarez, die an den Bundesstaat Texas grenzt und auf der anderen Seite der Mauer El Paso heißt. Dort wurden zwischen 1993 und 2005 370 Frauen ermordet. Der Gedanke an einen Vergleich zwischen Mexiko und Italien oder gar Südtirol irritierte mich und ließ mich nicht los. Ich begann zu recherchieren und stieß auf viele Unterschiede, aber auch Parallelen. Wie die Tradition der Schuhplattlerinnen und jene der Mariachis im Film…?
Die Schuhplattlerinnen waren eigentlich als Gegenstück zur mexikanischen Lucha-libre-Kämpferin gedacht, die im Film porträtiert wird. Sie alle sind Frauen, die eine ursprünglich typisch männliche Domäne für sich erobern. Sind die Gründe für Gewalt gegen Frauen etwa im Traditionsbewusstsein eines Landes zu suchen? Tradition per se ist ja nichts Negatives. Die Frage ist vielmehr: Wie gehen wir damit um? Am Anfang meines Films wird die klassische Südtiroler Sage von Oswald von Wolkenstein erzählt. Eine Geschichte, die, wenn man sie immer so weitererzählt, ein für Frauen äußerst negatives Bild zeichnet. Diese Muster muss man aufbrechen, so wie die Schriftstellerin Anita Pichler es mit ihrer Version der Geschichte getan hat. Dann wird ein Denkprozess in Gang gebracht, der schließlich zu Veränderungen führt. Weil wir
Bettina Conci
ëres: Dass in Mexiko Frauen häufig von Männern begleitet werden, ist mir vor 16 Jahren schon stark aufgefallen – und ich fand das altmodisch, aber durchaus charmant. Vor dem Hintergrund der Frauenmorde bekommt diese Erinnerung eine andere, bedrohlichere Konnotation. Wie empfandest du deinen Aufenthalt als (fremde) Frau in Mexiko? Marlene Pardeller: Ähnlich wie deine! Ich wurde ständig von jemandem begleitet und habe mich gleichzeitig so unsicher wie selten irgendwo auf der Welt gefühlt. Es gilt ja wegen der Armut, der hohen Kriminalität und der damit verbundenen Gewaltbereitschaft grundsätzlich etwas vorsichtiger zu sein, und als Frau ist man zusätzlich größeren Gefahren ausgesetzt.
DIE UNGEKÜRZTE FASSUNG DES TEXTES IST HIER ABRUFBAR.
Marlene Pardeller, Jahrgang 1982, ist in Südtirol aufgewachsen und lebt in Berlin. Als Mitbegründerin der Initiative #keinemehr ist es der freischaffenden Filmemacherin ein Anliegen, auf die strukturellen Hintergründe des Femizids aufmerksam zu machen – zuletzt mit dem Dokumentarfilm „Unter der Haut liegen die Knochen“, den sie Anfang Oktober in der Stadtbibliothek Brixen vorgestellt hat.
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Kreuze in Lomas del Poleo Planta Alta (Ciudad Juárez, Chihuahua), wo im Jahr 1996 acht Frauenleichen gefunden wurden. © WikiCommons
drückung fußt und um jeden Preis aufrechterhalten werden muss. Wenngleich man die öffentliche Gewalt, die in Mexiko auch durch Armut, Drogenkriminalität und andere Faktoren bedingt ist, nicht mit Italien vergleichen kann, ist diese Tradition der Geschlechterstereotypen auch hierzulande, auch in Südtirol, tief verwurzelt.
Filmemacherin Pardeller über die Parallelen zwischen Mexiko und Italien: „Der Gedanke, einen Vergleich anzustellen, irritierte mich. Konnte man das machen? Waren die Länder vergleichbar?“ © Marlene Pardeller
uns die Frage stellen, was das mit uns macht, wenn Frauen von der Geschichte so gecancelt werden. Wie kann man die Gewalt, die sich gegen Frauen richtet, am besten beschreiben? Der Mechanismus der geschlechtsspezifischen Gewalt bewirkt, dass Frauen immer wieder Gewalt ausgesetzt werden. Und das geht über den privaten Raum hinaus. In Mexiko handelt sich einfach um ein rudimentäres Gesellschaftssystem, das Menschen in zwei Geschlechter einteilt. Eines hat die Macht, das andere ist untergeordnet. So drückt sich diese Ordnung aus, die auf den Pfeilern Macht, Ausbeutung, Gewalt und Unter-
Wie kamst du auf den Titel für deinen Film? In meinen Seminaren für Frauen zur Sprachbildung kamen immer wieder die Vergleiche von Frauen mit Blumen oder Steinen vor. In der Literatur werden Frauen manchmal zu Steinen. Alle sinnlichen Empfindungen, die eine Haut ermöglicht, sind mit ihrem Tod ausgelöscht und es bleibt nur mehr das reine, harte Knochengerüst übrig, das nichts mehr empfinden kann. Gefühle sind das Letzte, was einem das Leben noch ermöglicht, bevor man tot ist, Knochen der letzte physische Beweis für das Leben dieser Frauen, etwas, woran wir uns festklammern können. Die Kernaussage von Frau Spellbring ist die, dass wir uns die Frage stellen müssen, wie es sein kann, dass in unserer modernen, aufgeklärten Gesellschaft so viele (männliche) Täter heranwachsen können. Was siehst du als Grund dafür – in Südtirol? In Brixen wurde bei der Diskussion, die auf meine Filmvorführung folgte, viel über Erziehung geredet. Damit waren Erzieher, Lehrer, Nachbarn, Eltern, aber auch Organisationen wie z. B. die Kirche gemeint. Die Erziehung unserer Kinder ist eine gesamtgesellschaftliche Aufgabe. In Südtirol herrscht allerdings eine starke Normiertheit (die auch durch die kirchlichen Traditionen gefördert wird), das
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Geschlechterbild ist Mann-Frau, wer auch nur ein bisschen von der Norm abweicht, kriegt auf den Deckel. Wie können wir Frauen uns besser vernetzen? Auch und besonders im Kleinen, wie in unserer Südtiroler Realität? Meiner Erfahrung nach braucht es auch immer einen dritten Faktor, der in die Interaktion hineinspielt. Etwas, wofür sich die Frauengruppe interessiert, worüber man sich austauschen kann und unterschiedliche Positionen mitkriegt. Geschlechter sind leeres Konzept, das allein nicht für eine Gruppenbildung reicht. Auch funktionieren Netzwerke besser im Kleinen – und wenn man sich mit positiven Zielsetzungen aufhält. Wenn zu viel Wut da ist, oder interne Reibereien, dann funktioniert es wieder nicht. Frauennetzwerke sollen Orte sein, an denen wir uns Energie holen, keine, an denen sie uns entzogen wird. Ein guter Umgang ist wichtig.••
Zehn Frauen pro Tag werden in Mexiko umgebracht. ¼ davon, weil sie Frauen sind. 99 Prozent der Fälle werden nicht aufgeklärt. 93 Prozent bleiben unbestraft. 26 Feminizide gab es in Südtirol in den vergangenen 30 Jahren.* 97 Prozent der Opfer häuslicher Gewalt kennen ihren Peiniger. Quellen: ZDF/ARD, Astat (2019), *Rainews (eindeutig zugeordnete Frauenmorde, die Dunkelziffer dürfte bedeutend höher sein)
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LE LIBERTÀ NON VENGONO CONCESSE, VANNO CONQUISTATE
Sarah Trevisiol
L’affermazione di genere è la libertà di scegliere come relazionarsi al proprio corpo Arianna Miriam Fiumefreddo è la nuova presidentessa dell’associazione LGBTQIA+1 altoatesina Centaurus. Palermitana di origine, sociologa e counsellor, ex componente della commissione provinciale pari opportunità di Trento, attivista e persona t*2. Attualmente lavora presso l’associazione Pro Positiv e per una comunità educativa. “Per me libertà significa poter affermare la mia identità di genere e il mio orientamento sessuale in modo autodeterminato e critico con le norme imposte. Significa cercare un mio personale equilibrio tra le norme di genere socialmente accattate e la relazione intima con il mio corpo e le mie scelte. Le libertà non vengono concesse, vanno conquistate e affermate e se vogliamo liberarci della violenza di genere dobbiamo riconoscere che anche il genere può essere una gabbia e che ogni persona deve poter avere la possibilità di affermare la propria identità. Le identità non sono sempre identificabili entro categorie nette o stabili, possono essere fluide e possono cambiare col tempo, dove cambiamento non significa minaccia ma piuttosto libertà d’essere.” Arianna o Miriam, per chi la conosce meglio, si batte ormai da anni per la causa LGBTQIA+ affinché la società, le istituzioni e anche associazioni come Centaurus si aprano ad una visione più ampia di identità di genere. In modo che le stesse associazioni Arcigay non siano rappresentate solo da uomini bianchi omosessuali, ma alla pari anche da lesbiche, persone bisessuali o transgender. Difatti dal 2020 il direttivo di Centaurus, cosa fino ad ora ancora molto rara per un’associazione italiana, è per metà composto
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da persone cisgender3 e per metà da persone transgender. “Le discriminazioni subite da persone t* sono ingiustizie sociali alla pari di altre vissute da comunità marginali come per esempio persone con disabilità o background migratorio. Esistono poi persone che subiscono diverse forme di discriminazione, come persone t* disabili e/o migranti. Bisogna riconoscere che le diverse forme di discriminazione sono interconnesse. Non basta chiedere diritti uguali per tutt*, bisogna abbattere ogni meccanismo di oppressione e costruire giustizia anche all’interno del proprio gruppo.” Dopo aver cambiato direttivo e statuto, l’associazione Centaurus si presenta oggi sotto nuove vesti, ancora più progressiste, inclusive, aperte e rivolte al pubblico. Oltre a voler offrire maggiore supporto e consulenza a persone LGBTQIA+ (grazie a sportelli specifici e una casa protetta), l’intento è quello di dare più visibilità e legittimazione pubblica alle persone interessate, grazie ad eventi e collaborazioni con istituzioni e associazioni locali (come le reti femministe). “La meta finale dovrebbe essere che ogni persona possa sentirsi fiera della propria identità di genere, che possa viverla apertamente, senza timore di norme o giudizi. La causa LGBTQIA+ può servire a far riflettere la società intera su quelle che sono le categorie imposte e quali le possibilità La nuova presidentessa di decostruirle per sentirci liber* di di Centaurus Arianna Miriam Fiumefreddo autodeterminare chi siamo.” ••
LGBTQIA+ = abbreviazione internazionale per indicare la comunità di persone lesbiche, gay, bisessuali, transgender, queer, intersessuali, asessuali e altri. t*/transgender = abbreviazione per persona transgender, che quindi non si identifica con genere biologico assegnatole alla nascita. 3 Persona cisgender = persona che si identifica con genere biologico assegnatole alla nascita. 2
© Centaurus
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"Carmen Mola", l’acclamata "scrittrice" spagnola si è rivelata non uno, bensì tre maschi.
CARMEN MOLA, PSEUDONIMO AL MASCHILE Il 15 ottobre 2021, il prestigioso Premio Planeta spagnolo è stato conferito all’autrice di thriller Carmen Mola – ovvero Jorge Dìaz, Antonio Mercero e Agustín Martínez, i tre scrittori che si nascondono dietro il famoso pseudonimo e si sono presentati per la prima volta al pubblico. Un colpo di scena che non è piaciuto a tutti*e. È (di nuovo) una donna a vincere il prestigioso Premio Planeta dell’omonima casa editrice spagnola. O almeno è questo che pensava la giuria, quando ha deciso di conferire il milione di euro a Carmen Mola, conosciuta per i suoi romanzi thriller crudi, lodati da femministe, critica letteraria e lettori. Che sorpresa quando a salire sul palco furono tre uomini! Se spesso leggiamo di scrittrici che si nascondono dietro pseudonimi maschili (l’esempio più famoso è senza dubbio
J.K. Rowling/Robert Galbraith) per ottenere maggiore visibilità e forse anche rispetto, Jorge Díaz, Antonio Mercero e Agustín Martínez hanno rigirato la frittata, rendendola difficile da digerire a qualcheduno*a. Siccome è stata creata tutta una storia intorno alla vita della presunta professoressa universitaria e madre di tre figli che, quasi di nascosto, si rifugia nella creazione di romanzi spesso violenti e macabri, ingannando in questa maniera il pubblico, nonostante le asserzioni del trio di sceneggiatori di aver scelto un nome a caso, senza prendere in considerazione il sesso, la picconata è stata immediata. Su un giudizio concordano tutti: è stata una strategia di marketing straordinaria. Positiva – e spiritosa – infine la reazione del Washington Post con il commento: “Il lavoro di una donna si è rivelato l’equivalente degli sforzi di tre uomini.”
Bettina Conci
L’aspirante rock star Fu Jiayuan ha mentito perché “giovane e ignorante”, così dichiarò in un’intervista alla BBC. © Twitter
RAGAZZA TREDICENNE SI FINGE MASCHIO PER ENTRARE IN UNA BOY BAND La teenager cinese Fu Jiayuan (13) ha partecipato alle audizioni online imposte dalla pandemia ed è stata ammessa in una boy band. Una volta scoperta, è stata subito cacciata, ma i fan sembrano di averla perdonata e la considerano addirittura una moderna Mulan. Grazie al sistema di audizioni online dovuto alle precauzioni imposte dalla pandemia di Covid, la teenager cinese Fu Jiayuan è riuscita a essere ammessa nel pro-
gramma di addestramento per boy band, spacciandosi per un ragazzo. L’azienda YGN Youth Club si rivolge ad aspiranti popstar, e il richiamo si rivolge esclusivamente ai ragazzi tra gli 11 e i 13 anni. Una volta scoperto l’inganno, Fu Jiayuan si è scusata pubblicamente, promettendo di non ripetere l’azione e addirittura di non provare più a entrare nel mondo dello spettacolo o presentandosi sui social. Una reazione forse un tantino affrettata, perché i fan hanno reagito con entusiasmo, criticando piuttosto l’agenzia perché trae profitto dai bambini e comunque esclude metà delle persone con talento.
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Sei servita
DAS BILD DER FRAU IN DER WERBUNG
© Firma Hergo
Sarah Trevisiol
PREIS FÜR ABSURDES GENDERMARKETING
Männer haben „die Macht” und Frauen bekommen „Hüftgold”, zumindest laut diesen Sofakissen. Die Firma Hergo erhielt dafür den Preis „Der Goldene Zaunpfahl“, welcher die Strategien des Gendermarketings sichtbar macht und unterschätzte Auswirkungen von Werbung offenbart. Produkte, Farben, Interessen, Verhaltensweisen und Eigenschaften müssen nicht streng nach Geschlecht getrennt werden. Vielmehr sollte Werbung Debatten anstoßen, Vielfalt und Identitätsfreiheit ankurbeln,
sowie Rollenbilder kippen. Deshalb, so behaupten die Ideator*innen des Preises, sei es leider weiterhin notwendig, negative Beispiele aufzuzeigen, denn genauso wenig wie Rassismus sich nicht in Luft auflöse, wenn man „Farben” ignoriert, passiere dasselbe mit Sexismus. Der Goldene Zaunpfahl will das Problem benennen, Aufmerksamkeit erregen und Alternativen suchen, in der Hoffnung, dass es schon bald nicht mehr solche Negativpreise braucht und die Werbebranche endlich gesellschaftliche Verantwortung übernimmt.
IN BERLIN KANN SEXISTISCHE WERBUNG NUN GESTOPPT WERDEN
einen Meilenstein gegen sexistische Werbung zu setzten. Wer nicht in Berlin lebt, kann frauenfeindliche und diskriminierende Werbung trotzdem melden, z.B. auf dem Portal von Pink Stinks: https://werbemelder.in.
Werbungen wie diese, welche eine unhinterfragte sexuelle Verfügbarkeit von Frauen darstellt, können ab April auf der Webseite der Berliner Justizverwaltung gemeldet werden. Es genügt anzugeben, wo und wann man eine Werbung gesichtet hat, wer geworben hat und wenn möglich noch ein Foto hochzuladen. Eine neunköpfige Jury wird dann beauftragt, die Werbung zu überprüfen und gegebenenfalls mit einem Verbot in Aktion treten. Zu den Juror*innen zählen Wissenschaftler*innen, aber auch Mitglieder von Vereinen, die sich gegen Diskriminierung einsetzen. Vorreiter waren Bezirke wie Friedrichshain-Kreuzberg, welche schon ab 2015 geschlechterdiskriminierende Werbung auf bezirkseigenen Flächen verboten haben. Nun gilt es, das Portal der Justizverwaltung Berlin bei allen Bürger*innen bekannt zu machen, um gemeinsam
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© Firma Betten-Nägele
Bettina Conci
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WAHNSINN MÜTTERGRUPPE Es fängt eigentlich ganz harmlos an. Man trifft sich bei einem der Kurse, die mit dem Kinderkriegen heutzutage so verbunden sind: Geburtsvorbereitung, Beckenbodengymnastik, Rückbildung, Stillgruppe, Mamaturnen, Babyschwimmen. Telefonnummern werden getauscht und – schwupps! – ist man in einer Müttergruppe auf WhatsApp. Jene Mütter, die bereits Pro-Level erreicht haben, sprich: beim dritten Kind oder so sind, haben bereits 80 Prozent der Kurse ausgelassen und „auch leider kein Handy, sorry du.“ Diese Mütter werden nie mehr gesehen und leben fortan glücklich und zufrieden im Verborgenen. Anfängermütter tappen besonders gerne in die Gruppen-Falle, in der Annahme, es ginge um Netzwerken, Hausmittel und gute Ratschläge, Tauschgelegenheiten, sobald die Kleinen aus den Sachen rauswachsen und Kaffeepläuschen im Chat oder auch – warum nicht? – im Café. Nach zwei Monaten Gossip, Horrorgeschichten zu Kinderkrankheiten inklusive Bildern („Ich weiß auch nicht, was das für ein Ausschlag auf Marvins Popo ist, aber schaut euch das bitte mal an“), unsinniger SecondHand-Angebote zerschlissener Lumpen und gemeinsamer „Ausflüge“, bei denen die akribische Planung länger dauert als das Treffen selbst, ist auch der stilldementesten Mutter klar, dass sie im Vorhof zur Hölle gelandet ist. Themen aller Couleur (das ist im Falle ausführlicher Pipikacka-Analysen, was Konsistenz, Menge, Häufigkeit und natürlich Farbe betrifft, durchaus wörtlich aufzufassen) werden besprochen, was noch nicht das Störendste ist, schließlich geht es ums Mutter-Sein, und da beschäftigt man sich einen Großteil des Tages damit, was ins Baby oben rein- und unten wieder rauskommt. Bald wird es aber noch schräger. Als nächstes auf dem Programm stehen nämlich die Erziehungsratschläge. Die werden in Hülle
und Fülle ausgeteilt, gern auch mal unter die Gürtellinie („Also MEINE Samira macht das ja nicht, weil…“). Globuli-, Still- und Impftipps dürfen auf keinen Fall fehlen und werden ungefragt in den virtuellen Raum geworfen wie entsicherte Handgranaten. Irgendwann kommt der große Auftritt der Nebenverdienstmöglichkeiten. Ominöse Werbung für Tupperware und Ringana-Flaschen, Verkaufsveranstaltungen und Schneeballsysteme sowie ElKi-Angebote werden doppelt und dreifach herumgereicht. Die eine bastelt Schnullerketten, die andere ist ganz zufällig Zumba-Trainerin und macht da einen Kurs. Und damit sind wir auch schon beim Thema Fitness und Schönheit. Pseudokomplimente („Also deine Handgelenke sind ja schon wieder wie vor der Geburt, unglaublich“) begleiten alle Beteiligten unter Klagegesängen, Neidbekundungen und heuchlerischen Tipps auf dem Weg zur Wiedererlangung der pränatalen Traumfigur. Aber vielleicht sind das Problem nicht die Mütter. Vielleicht sind WhatsApp-Gruppen einfach prinzipiell eine Erfindung aus der Hölle, weil jede ihre Nachrichten mit allen teilt, anstatt nach einer ersten Kontaktaufnahme nur mehr mit der jeweiligen Gesprächspartnerin zu kommunizieren. Man schreit ja bei einem realen Gruppentreffen auch nicht alles einfach in die Runde, damit es jeder hört, sondern unterhält sich zivilisiert. Aber vielleicht lernen wir das noch. ••
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© Gift Habeshaw/Unsplash
© Facebook/Adam Dobby
FILM, BOOKS AND MUCH MORE CULTURA E APPROFONDIMENTO
NACHRICHTEN VON DER FRONT Clarissa Ward, Jahrgang 1980, hat in Ihrer fünfzehnjährigen Karriere als Chefkorrespondentin der CNN zahlreiche Preise für herausragenden Journalismus erhalten, unter anderem sieben Emmy Awards. Sie ist bekannt für ihre unerschrockene Berichterstattung aus internationalen Krisengebieten, zuletzt aus Kabul nach Abzug der US-Truppen. Seit Ende August hat die Kriegsreporterin Afghanistan verlassen, widmet sich aber weiterhin der Berichterstattung aus Krisenherden in einer Welt, in der es schon lange keine physischen Fronten mehr gibt. Hörenswert ist ihr CNN-Podcast „Tug of war“, in dem sie aus Gebieten berichtet, in denen Demokratie nur mehr ein leeres Wort zu sein scheint: China, Afghanistan, Myanmar. Auch ihr 2020 erschienenes Buch „On All Fronts“ nimmt die Leser auf eine packende Reise zu den Brennpunkten der Welt mit, von Russland bis nach Syrien. Das Buch der Reporterin, die sieben Sprachen spricht, dokumentiert sowohl ihre Karriere als auch die Herausforderungen für Journalist*innen im Zeitalter des Extremismus. Twitter: @clarissaward Podcast: “Tug of war”, CNN Buch: “On All Fronts”, Penguin Books, 2020, 352 Seiten
© Sonda
LIBRO ILLUSTRATO “ROSSO È BELLO. BASTA TABÙ SUL CICLO! VIVILO (E PARLANE) COME VUOI” Di Lucia Zamolo Come mai divento rossa quando mi cade un tampone dalla tasca? Perché dico al prof. di educazione fisica che sono malata quando ho il ciclo? L’autrice di questo diario illustrato spezza con ironia e delicatezza i tabù sul ciclo mestruale, cercando di spingere sempre più donne, soprattutto giovanissime, a parlare apertamente e senza peli sulla lingua del proprio ciclo. Indagando differenze culturali, posizioni yoga per allentare dolori, trucchi per coccolarsi e aneddoti personali, l’autrice incoraggia le ragazze a vivere le mestruazioni senza imbarazzo, affinché abbraccino i cambiamenti del proprio corpo con serenità, curiosità e orgoglio. Per quanto non tutte le donne o le persone che si sentono donne, abbiano le mestruazioni, quest’opera è sicuramente in grado di sciogliere tutt* coloro che ancora sono terrorizzat* dal ciclo.
007 IM PENSIONISTENSTRESS Männerforscher Christoph May erklärte kurz vor Kinostart des letzten Craig-Streichs, es wäre wohl besser, wenn James Bond endgültig von der Kinoleinwand verschwinden würde – um dann einzuräumen, die einzige Möglichkeit, den berühmtesten Agenten am Leben zu erhalten, sei, ihn „ironisch zu betrachten, ihn zu parodieren.“ Mit Co-Autorin Phoebe Waller-Bridge, übrigens der zweiten in der Geschichte der Filmreihe, und der Interpretation der weiblichen Rollen als Frauen statt „Girls“ (ohne Fantasienamen wie „Pussy Galore“ oder „Holly Goodhead“) dürften erste Schritte in die richtige Richtung gemacht sein. Allerdings muss auch die schauspielerische Leistung Daniel Craigs gewürdigt werden, welcher der Filmfigur Tiefe verleiht und die altgediente Machoschale in den 15 Jahren seines Wirkens zunehmend abstreifte. In „No time to die“ ist er im wohlverdienten Ruhestand, und seine Nachfolge eine mäßige Überraschung im ersten Bond nach #metoo. Der Streifen wartet zwar wie gewohnt mit Explosionen, Technikschnickschnack und frechen Sprüchen auf, jedoch sind letztere ironischer und zeitgemäßer, sprich: nicht mehr Sexismus in Reinform. Ob das reicht, um die Reihe am Leben zu erhalten, wird sich zeigen. „Keine Zeit zu sterben“, seit 30. September im Kino
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ASTERIX UND OBELIX IM WILDEN OSTEN
Di Bruce Miller In un futuro prossimo la continuazione dell’umanità è in pericolo e la nascita di bambine e bambini appare l’unica via di scampo. Dei fanatici religiosi hanno preso il controllo e le donne sono private di qualsiasi diritto, costrette a servire gli uomini del potere, a procreare figli e sottoporsi a innumerevoli abusi. Quelle che disobbediscono vengono mandate nelle Colonie, dove un accumulo di rifiuti tossici le portano ad una morte certa. Questa cupa serie televisiva è tratta dal "Racconto dell'ancella" di Margaret Atwood che racconta la storia di Offred, una delle serve abusate, che intenta di fuggire agli orrori di un governo totalitario che effettua esecuzioni pubbliche e ripetute ripercussioni sulle persone subordinate, per lo più donne. Per quanto si tratti di un disegno distopico futuro, alcune scene ricordano tristemente fatti realmente esisti nella storia, come gli stupri sistematici in ex Jugoslavia, i campi di concentramento e di procreazione nazisti o le persecuzioni degli schiavi afroamericani.
„Asterix und der Greif“ (Bd. 39), © Egmont Verlag 2021, 48 Seiten
© Museo delle Donne di Hittisau
MOSTRA “BIRTH CULTURES” Museo delle donne di Merano Dal 20.11.2021 al 20.11.2022 La nascita, come la morte, colpisce ogni essere umano, senza eccezione. “Birth Cultures” è una mostra itinerante che racconta la cultura della nascita, i diversi modi di una società di accompagnare la gravidanza e le tappe iniziali di vita. Riportando pratiche e conoscenze ostetriche tradizionali, oltre che conquiste mediche, rituali e miti di creazione, l'esibizione cerca di indagare i processi fisiologici della nascita, mettendo in discussione alcune possibilità della tecnologia riproduttiva attuale. Il pubblico potrà esplorare lo spazio anche a livello sensoriale, grazie ad una stazione olfattiva e diverse audio-stazioni, imparare di più sulle erbe medicinali per la gravidanza e il parto e portare via gustose ricette per il periodo postpartum. La mostra, che sarà a Merano per un anno intero e verrà accompagnata da una serie di eventi connessi (www.museia.it ), è stata ideata dal Museo delle Donne di Hittisau (Austria) e fa parte di un progetto europeo che coinvolge inoltre il Centro di Cultura di Genere di Kharkiv (Ucraina) e La Bonne, Centre de Cultura de Dones di Barcellona (Spagna).
Bettina Conci (de) & Sarah Trevisiol (it)
SERIE “THE HANDMAIDS TALE”
© Hulu
In Band 39 der Abenteuer rund um die beiden Gallier und ihr Hündchen Idefix stehlen ihnen die Frauen die Show: Auf der Suche nach dem sagenumwobenen Greif, einem Fabelwesen, das natürlich auch die Römer für sich beanspruchen, verschlägt es sie in das Reich der Sarmaten, ein von Amazonen bewohntes Gebiet im Osten Europas. Dort herrscht das Matriarchat, die Frauen kämpfen, während die Männer daheim den Haushalt schmeißen und mit dem Abendbrot warten. Texter Jean-Yves Ferri und Zeichner Didier Conrad, die seit 2013 für die Serie zuständig sind, lassen das hitzköpfige Duo ziemlich alt aussehen, wenn es ums Kämpfen geht – dort sind ihnen die kriegerischen Frauen um Längen voraus. Den Machern gelingt es so auf humorvolle Weise, Genderstereotypen aufzubrechen und eine neue Perspektive zu vermitteln. Nicht ganz so kämpferisch wie die von „Emma“Hauszeichnerin Franziska Becker geschaffene Parodie „Feminax und „Walkürax“ von 1992, aber doch zeitgemäßer als die früheren Asterix-Bände von Albert Uderzo und René Goscinny, in denen die Frauen eigentlich nur das Nudelholz schwingen und ihren Männern das Wildschwein servieren durften.
Role Models | Der
-Fragebogen
BARBARA PLAGG – Die Humanbiologin forscht am Institut für Allgemeinmedizin und
lehrt an der Universität Bozen. In ihrem Forschungsdoktorat befasste sie sich mit der Alzheimer-Demenz. Sie engagiert sich in der Prävention und Versorgung chronischer Erkrankungen, ist Mit-Gründerin des digitalen Frauennetzwerkes SUSIs (Südtirols Sisters), schreibt für die Onlineplattform „Barfuss“ und sitzt im wissenschaftlichen Beirat der ASAA Alzheimer Südtirol.
Was beschäftigt dich gerade? Gesamtgesellschaftlich, wie bemerkenswert ungeschickt man von einem Public-HealthFettnäpfchen – der Pandemie – ins nächste – dem Klimawandel – treten kann, und immer noch glaubt, alles unter Kontrolle zu haben. Privat hin© Jörg Oschmann
Was ist das schönste Kompliment, das du je bekommen hast? „Du bisch wia die Hydra: Schlog man dir oan Kopf o, wochsen dir glei drei nuie noch.“ Welche Botschaft hast du an die Frauen und Männer, die behaupten, Feminismus sei nicht nötig? Ok, dann nennt es halt Menschenrechte, wenn euch das F-Wort solche Angst macht. Brauchen wir die? Also dass niemand wegen seines Geschlechts, seiner Hautfarbe, seiner Herkunft, seiner Sexualität etc. diskriminiert werden darf? Ja, das wäre schon irgendwie wichtig und ist aber blöderweise noch immer nicht der Fall? Na bitte, geht doch.
Bettina Conci
Hast du in deinem Beruf Benachteiligung erlebt, weil du eine Frau bist? Ja, die universitären Strukturen sind patriarchal. Da bist du jung und denkst dir, mit mir nicht, ihr Freundchen – aber guckst spätestens bei deiner ersten Schwangerschaft ganz schön desillusioniert aus der Wäsche. Es braucht schon einen langen Atem, um in der Forschung nicht abgeschrieben und ersetzt zu werden.
Wer beeindruckt dich besonders? Politisch? Persönlich? Das ist die eine Frage, die ich nie beantworten kann, weil es mir hochgradig suspekt ist, Menschen zu idealisieren. Aber ich nutze den Platz für was Wichtiges: Könnten wir bitte langsam ernsthaft den Verkehr in den Griff kriegen? Ich möchte auch mal wieder im Pustertal wandern gehen, ohne eine Anreise von vier Stunden.
Welche Aufgabe hat Feminismus? Sich selbst weniger theoretisch wichtig zu nehmen und praktische intersektionelle Gleichberechtigung zu ermöglichen.
gegen die Frage nach dem optimalen Kartoffelteig für Zwetschgenknödel. Wieso klebt der immer so, wieviel Mehl muss da rein?
Rezepte für den ultimativen Zwetschgenknödelteig bitte an die ëres-Redaktion © Barbara Plagg
Wie sehen die Etappen deines Werdegangs aus? Hättest du etwas weggelassen? Wenn ja, was? Mein Werdegang ist interdisziplinär – das klingt ausgebufft, bedeutet aber im Zusammenhang mit Lebensläufen: keinen Plan gehabt. Nach einem BA in Geisteswissenschaften in Padova habe ich mich in Wien den Naturwissenschaften gewidmet, dann ein Doktorat am Klinikum in München gemacht. Aber am Ende hat alles Sinn ergeben, auch der vermeintlich nutzlose BA.