NOVEMBRE/DICEMBRE 2015
Supplemento al n. 22 - novembre 2015 di Vivere Sostenibile
NOVEMBRE/DICEMBRE 2015
Si parte assieme! Editoriale • Si parte con questo nuovo mensile, con nuove idee e con tanta voglia di sostenibilità. Ma cosa intendiamo per sostenibilità? Per noi è sostenibile una società e un’economia che cercano di rispettare l’essere umano, gli animali e le risorse naturali del pianeta in cui vivono. Un’utopia? Non crediamo che sia così,
crediamo invece che sia possibile coniugare sviluppo e sostenibilità partendo da un cambiamento che deve partire dal basso, da ognuno di noi. Nei prossimi mesi cercheremo allora di raccontare tutto quel mondo fatto di persone e organizzazioni che ogni giorno cercano di costruire una società più solidale e rispettosa dei diritti e attenta ai bisogni di chi vive in questo pianeta.
Per noi è sostenibile un’azienda, o una cooperativa o un’associazione, che cerca di offrire ovviamente prodotti e servizi migliori ma che ha anche a cuore la felicità dei propri lavoratori, che rispetta l’ambiente in cui è inserita e lavora, e che reinveste nel territorio in cui opera. Parleremo anche di quelle realtà che danno una possibilità di lavoro a chi rischierebbe di rimanere escluso, oppure
dei volontari di tante associazioni che ogni giorno offrono servizi gratuiti e che diffondono una cultura sociale perché credono che sia giusto così, che preferiscono dare una mano agli altri invece che tenerla in tasca. Cercheremo di farvi sapere nel dettaglio come tanti gruppi di cittadini si siano organizzati per acquistare cibo e prodotti biologici, biodinamici e a filiera corta perchè c’è il
modo di lavorare la terra e allevare animali in maniera sostenibile, rispettando il territorio e gli animali stessi. Ma non ci fermeremo a questo perché il nostro mondo si sta allargando, perché la bioedilizia è una realtà in continua crescita e sempre più famiglie stanno scegliendo le fonti energetiche alternative per scaldarsi, muoversi e far funzionare gli elettro-
domestici. Anche il design sta guardando con interesse all’utilizzo di materiali riciclati e riciclabili, così come sono sempre di più i negozi che offrono prodotti naturali e a filiera corta. Sono tante le storie da raccontare per cui vi chiediamo una mano per non dimenticare neanche una: scriveteci a sostenibilita@ mediamo.net, la nostra porta è sempre aperta!
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Modena Benessere Festival
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NOVEMBRE/DICEMBRE 2015
Due giorni per rigenerare corpo, mente e spirito Sabato 14 e domenica 15 novembre Modena diventa la capitale delle terapie olistiche e discipline bio-naturali Tempo di lettura 4 min.
Sommario Modena Benessere Festival
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Economia sostenibile
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Coltivare green
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Edilizia sostenibile
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Benessere
p. 8 da p. 9 a 12
• Yoga, shiatsu, agopuntura, musicoterapia, eudinamica, meditazione, training autogeno, reiki: discipline diversissime, nate da oriente a occidente, con un obiettivo comune: il benessere naturale. Le discipline olistiche o bio-naturali si occupano di preservare l’ottimale stato di benessere psico-fisico, di prendersi cura in senso globale della persona, di sollecitare le risorse di cui ogni individuo è dotato. Sabato 14 e domenica 15 novembre 2015 a ModenaFiere operatori professionali e appassionati del benessere naturale si danno appuntamento per la seconda edizione di Modena Benessere Festival, un weekend interamente dedicato al mondo delle discipline olistiche e bio- naturali. Questa nuova edizione presenta un’offerta ancora più ricca di approfondimenti teorici e sperimentazioni pratiche, accompagnata dall’esposizione e vendita di prodotti e servizi scara, che parlerà di Psicosomatica Olistica (domenica, ore 11), e l’attore Enzo Braschi, con una conferenza sul tema “La conoscenza segreta degli Indiani d’America” (sabato, ore 14). La manifestazione è organizzata da Blu Nautilus con ModenaFiere, con il patrocinio di Comune e Provincia di Modena, la collaborazione di Conad, Conad Ipermercato, Conacreis, CNA Modena e UISP. Il festival nasce da un’idea di Florido Venturi, specializzato nell’organizzazione di eventi sul benessere e insegnante di Qi Gong.
PROMUOVI LOW COST
le tue attività e iniziative per associazioni e cooperative sociali del settore – dalla cosmesi al turismo wellness, passando per l’abbigliamento e gli accessori ecologici ed ecocompatibili per la casa e la cura della persona. Diverse le novità 2015: un nuovo padiglione interamente dedicato alla cultura e alimentazione vegana, con prodotti per la casa, abbigliamento e alimentari, un ristorante veggie e veg e show cooking tematici; lo yoga day (sabato 14 novembre), un’intera giornata dedicata allo yoga in ogni sua declinazione, dal “classico” Hatha ai metodi Ananda, Kundalini e altri ancora, con classi aperte dove apprendere i principi delle asana (le posizioni) e le tecniche di pranayama (la respirazione); il belly dance day (domenica 15 novembre), originale rassegna di danze orientali, come la danza del Ventre, Tribal e Fusion dove farsi trascinare al ritmo di tamburi e melodie esotiche. Si conferma, poi, il format di successo dello scorso anno, con grande spazio alle esibizioni di bio-discipline, arti marziali e ginnastica dolce e la possibilità di sperimentarle personalmente nelle numerose free class condotte dagli insegnanti delle scuole più accreditate; oltre 1.000 massaggi e trattamenti gratuiti offerti non-stop nell’area relax e le tante conferenze – a ingresso libero - dedicate alla cultura del benessere olistico. Torna anche il contest di Body Painting che si svolgerà nell’arco dell’intero weekend, con la possibilità di assistere a tutte le fasi di realizzazione: dalla pittura sui corpi delle modelle fino all’emozionante performance con musica e danze che decreterà i vincitori della competizione. Sono oltre 20 le conferenze gratuite che affrontano le varie declinazioni delle discipline olistiche con nomi importanti. Tra gli ospiti più attesi il cardiologo israeliano Nader Butto che usa la percezione extra-sensoriale (Esp) per formulare una diagnosi medica, ma soprattutto per determinare il conflitto psicologico e il blocco energetico alla radice della malattia (domenica, ore 14.15). Ci saranno anche il professor Franco Nanetti, docente presso la Facoltà di Scienze della Formazione dell’Università di Urbino e di Scienze Sociali di Chieti-Pe-
che svolgano attività, corsi, iniziative o che producano o commercializzino prodotti o che realizzino servizi nell’ambito della sostenibilità ambientale, sociale e del benessere della persona e degli animali
Perché aderire al club della coccinella (o di vivere sostenibile)
Aderendo al Club avrai questi benefici: • rivolgerti a una platea di oltre 100.000 lettori di Vivere Sostenibile a Bologna, sensibili e attenti ad una migliore qualità della vita! • sarai più facilmente individuato e trovato dal tuo potenziale cliente o socio rispetto alle realtà che non aderiscono al Club; • comparirai agli occhi del cliente o socio come un’impresa o associazione adatta alle sue esigenze e sensibilità; • rafforzare la tua attrattività e credibilità, aggregandoti con altri operatori che hanno caratteristiche simili e che operano nel campo della sostenibilità e del benessere; • aumentare la tua presenza e riconoscibilità presso il target dei tuoi potenziali clienti o soci.
In più
aderendo con la tua Associazione e/o Cooperativa entro il 31/12/2015 il prezzo di adesione annuale sarà ridotto a € 197 + iva
(invece di 260 + iva). Per aderire, invia ORA una mail a info@viveresostenibile.net con il tuo nome, il nome della tua associazione o cooperativa e il tuo recapito telefonico. Ti richiameremo per definire la tua adesione.
I vantaggi per chi aderisce 1. Promuovere i tuoi eventi, corsi, offerte, nuovi prodotti e/o servizi, iniziative ecc, con la pubblicazione di 4 articoli redazionali da consumarsin nell’arco di 12 mesi dalla sottoscrizione. Requisiti degli articoli: 2000 battute spazi inclusi, foto a colori, titolo, autore e contatti. 2. Pubblicare 4 annunci economici all’anno, nella pagina annunci di Vivere Sostenibile. Per vendere/ acquistare, collaborare, proporre, ecc. 3. Diventare punto di distribuzione di Vivere Sostenibile cartaceo per 1 anno (con un numero di copie mensili da definire), avere gratis il link diretto al proprio sito web, fidelizzando così i propri soci e clienti e incrementando le visite al proprio negozio e/o sede ed al proprio sito web. 4. Avere la possibilità di distribuire i tuoi depliants, brochure e materiale promo-commerciale in genere, nelle iniziative, feste, fiere organizzate o partecipate da Vivere Sostenibile e dal club della Coccinella. 5. Prezzi convenzionati e particolarmente vantaggiosi per l’eventuale acquisto di spazi pubblicitari e degli altri servizi di Vivere Sostenibile.
Recensioni
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Regalo sostenibile
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Fotografia
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Solidarietà
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Ambiente
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Consapevolezza
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Scollocamento
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Vivere Sostenibile Via F. Santi, 4 - 40055 CASTENASO (BO) Supplemento al n. 22 - novembre 2015 di Vivere Sostenibile DIRETTORE RESPONSABILE Silvano Ventura - direzione@viveresostenibile.net CAPO REDAZIONE Andrea Cavallini - sostenibile@mediamo.net IN REDAZIONE Marcella Caluzzi, Milena Savani, Laura Solieri HANNO COLLABORATO Maria Maddalena Armenise, Margherita Bruni, Claudio Carelli, Maddalena Nardi, Francesco Palermo, Giovanni Santanderea REDAZIONE Via Giardini, 456 - 41124 Modena Tel. 059/350269 GRAFICA E IMPAGINAZIONE mediamo.net STAMPA CSQ - Erbusco Edibit s.r.l. è inscritta al registro degli Operatori della Comunicazione al n. 2289 del 28/09/2001. Ex RNS n. 4123 del 23/03/1993 Registrazione Tribunale di Bologna n. 8314 del 15/10/2013 Federazione Italiana Media Ambiente
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Un padiglione 100% vegan: ristorante e cooking show Un intero padiglione dedicato alla cultura e all’alimentazione vegana, con prodotti e servizi per la persona e la casa, un ristorante veggie e un’area “live” Tempo di lettura 3 min.
• Gli italiani e il mondo veg: una passione che si consolida sempre di più. Secondo l’Eurispes ogni anno si registra un aumento del 15% di persone che scelgono di escludere dalla loro alimentazione i prodotti di origine animale e i loro derivati, per un totale di oltre 600mila vegani in Italia, circa l’1% della popolazione. Più numerosi i vegetariani, che aboliscono il consumo di carne, pesce e crostacei, ma ammettono quello dei derivati animali come latte, uova, formaggi e miele: sono circa il 6% della popolazione. Modena Benessere Festival dà spazio a questa tendenza aprendo le porte al mondo veg con un intero padiglione riservato alle proposte commerciali e culturali in linea con la filosofia vegana. Nato nelle cucine inglesi degli anni ’40, il veganesimo è un vero e proprio stile di vita che fa del rifiuto di ogni forma di sfruttamento animale il proprio fondamento (nell’alimentazione così come in ogni altro ambito), per sostituirlo con ciò che la natura spontaneamente produce. Gli amanti del mondo veg – o animal free – a Modena Benessere Festival troveranno:
- un’area dedicata all’esposizione di prodotti e servizi vegani, dall’alimentazione all’abbigliamento, fino ai prodotti ecologici ed ecocompatibili per la casa e la persona; - un ristorante veggie, per sperimentare un intero menù vegano dalla A alla Z; - una zona “live” dove incontrare direttamente chef e autori di importanti pubblicazioni sul tema. Il programma prevede l’alternarsi a ogni ora di show cooking ed esibizioni dal vivo nei quali gli chef presenteranno le loro ricette e sveleranno i segreti per realizzare piatti golosi e salutari; verranno anche presentati libri e pubblicazioni, tutti rigorosamente a tema veg. La coordinatrice di quest’area è la nutritional cooking consultant Paola Di Giambattista. Si inserisce in questa programmazione anche l’attesissima tappa modenese di “The China Study Tour” (prevista per sabato 14 novembre alle ore 16.15): qui viene presentato il libro nel quale il nutrizionista T. Colin Campbell, responsabile della ricerca su cui si basa la pubblicazione, trae una serie di conclusioni sui benefici sulla salute di un regime alimentare completamente vegetale.
Quasi 30 conferenze con esperti da oriente a occidente
Dall’agopuntura alla riflessologia, dalla PNL a una corretta alimentazione, dalla ginnastica facciale alla cronobiologia: relatori provenienti da tutto il mondo
Tempo di lettura 6 min.
• 27 incontri e conferenze, due giornate di approfondimento, decine di medici ed esperti, un unico obiettivo: dare al pubblico la possibilità di informarsi sulle diverse strade che conducono al benessere psico-fisico. A Modena Benessere Festival i visitatori possono scegliere di partecipare a una o più delle decine di conferenze in programma, tutte comprese nel prezzo del biglietto d’ingresso. Tra gli appuntamenti più attesi c’è la tappa modenese del “The China Study Tour” (sabato 14 novembre alle 16.15, Sala 400) che spiega quali sono i vantaggi di un’alimentazione a base vegetale: si tratta di un vero e proprio circuito composto da numerose tappe nel mondo e in Italia. Al centro di tutti gli incontri il libro “The China Study” e il suo autore, il dott. T. Colin Campbell, che parteciperà con un contributo video e spiegherà i risultati della sua ricerca. Il volume è considerato il più importante studio epidemiologico mai realizzato, durato 27 anni e realizzato in collaborazione con varie università: illustra la relazione fra dieta e malattia, giungendo a conclusioni sorprendenti, che suscitano consensi e critiche. E’ un contributo significativo per capire il nesso diretto tra cosa mangiamo e la nostra salute, cosa mai fatta da nessuno prima in modo così dettagliato e scrupoloso. Il titolo deriva dall’indagine fatta su ben 880 milioni di persone residenti in Cina e svolta negli anni ’70 del secolo scorso. Un’imponente indagine condotta da 650.000 operatori e originata dalla morte per cancro del capo del governo cinese Zhou Enlai: l’intento era quello di raccogliere il maggior numero di informazioni sulla malattia e scoprire eventualmente nessi e cause ancora non ben compresi. L’impressionante mole di dati che deriva da questo studio dimostra che una dieta basata su alimenti vegetali (come era quella della maggioranza dei cinesi) procura e mantiene la salute in maniera decisamente superiore rispetto a una dieta basata su cibi di origine animale. Il famoso cardiologo israeliano Nader Butto (domenica 15 novembre alle 14.15, Sala 400) poi, illustrerà la sua Medicina Integrativa Unificante – accreditata dal Ministero della Salute per l’educazione continua in medicina (ECM) per medici, psicologi e fisioterapisti - che prende in conside-
razione in maniera unitaria le tre parti dell’essere umano (corpo, psiche e anima) sia nella diagnosi, sia nella terapia. Secondo Butto la salute non è una condizione statica, ma un equilibrio di flusso con processi di regolazione biologica ed energetica. Una delle caratteristiche più interessanti è senz’altro la specifica correlazione tra conflitti psicologici e organi malati, che anni di esperienza medica ospedaliera gli hanno consentito di definire con precisione e acutezza. L’agopuntura funziona davvero: decine di studi clinici hanno dimostrato l’efficacia dell’intervento su dolori cronici, nausea, emicrania e depressione. Ne parlerà Gilberto Gori (sabato 14 novembre alle 12.15, Sala 400), medico chirurgo specialista in medicina interna, agopuntore, studioso di medicina tradizionale cinese che ne spiegherà i benefici su molte patologie. In Italia consumiamo in media 87 Kg procapite di carne all’anno che corrispondono a 238 grammi al giorno. Troppi. Numerosi studi epidemiologici indicano l’urgenza di ri-
durre drasticamente questi quantitativi a meno della metà (32 Kg/annui che corrispondono a non più di 90 grammi al giorno). Perché essere vegetariani e smettere di mangiare carne? Quali sono gli effetti sulla salute dell’alimentazione vegetariana e perché andrebbe preferita questa tipologia di alimentazione piuttosto che quella “comune” che include anche carne, pesce, formaggi, ecc.? Risponderà il nutrizionista Michele Riefoli (domenica 15 novembre alle 15.00, Sala 100) sottolineando come le maggiori istituzioni mondiali preposte alla ricerca e alla cura delle malattie tumorali, cardiovascolari e degenerative del sistema nervoso spingano da tempo ad adottare regimi alimentari basati prevalentemente su cibi vegetali: questi contengono una quantità notevole di fattori protettivi per la salute capaci di contrastare malattie e invecchiamento. Non mancano le curiosità: come la conferenza sulla ginnastica facciale antiage. Antonella Sfondalmondo (domenica 15 novembre alle 12.00, Sala 60) propone un programma di esercizi specifici contro l’invecchiamento del viso che, con l’avanzare dell’età, perde tono muscolare e tende a svuotarsi cedendo verso il basso. I muscoli facciali sono molti e di piccole dimensioni, si tonificano velocemente e ogni loro variazione di volume o di posizione viene immediatamente seguita dalla pelle del viso in maniera molto evidente. L’esercizio e il rilassamento dei muscoli della testa e del collo aiutano a prevenire cefalee e torcicollo, migliorano la circolazione e l’ossigenazione dei tessuti dello scalpo, ravvivando la pelle spenta, rinforzano i capelli e attenuano borse ed occhiaie. Ci sarà persino l’attore Enzo Braschi (sabato 14 novembre alle 14.00, Sala 400) con un incontro di approfondimento sulla sua passione da sempre: gli indiani d’America. Attore televisivo e cinematografico, Braschi è uno dei protagonisti della nuova comicità televisiva italiana; all’attività di attore affianca quella di scrittore e di autore di documentari. Dal 1996 al 2003 prende parte alla Danza del Sole - la cerimonia più sacra dei Nativi delle Grandi Pianure del Nord America. A partire dal 2000 si produce in un’assidua attività di conferenziere e conduttore di seminari sulla cultura dei Nativi americani che lo porta un po’ ovunque attraverso il nostro Paese e all’estero.
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Economia sostenibile
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Sostenibilità, un valore strategico
A tu per tu con la presidente dell’associazione Aziende Modenesi per la Responsabilità sociale d’impresa di Marcella Caluzzi
Tempo di lettura 7 min.
• L’associazione, nata dall’esperienza del Club Rsi, è al
suo primo anno di attività. Com’è andato? Il 2015 è stato il primo anno di attività e possiamo dire, senza dubbio, che è stato particolarmente intenso. Le imprese, che compongono Aziende Modenesi per la Rsi, quando hanno deciso di fondare l’associazione, si sono prese un impegno forte verso la comunità, di dare vita a un’organizzazione aperta e inclusiva, volta a divulgare i principi e i valori della sostenibilità tramite varie iniziative. Le aziende socie, coerentemente con questo obiettivo, si sono impegnate davvero molto, principalmente su due fronti, prima di tutto nel dare una forma precisa all’associazione, con uno statuto e una carta dei valori chiara ben definita. In secondo luogo è stato organizzato un calendario denso di incontri dedicati alla formazione e alla divulgazione di alcuni temi relativi alla sostenibilità; eventi aperti anche al pubblico, non solo ai soci, che sono stati frequentati. I risultati ottenuti quest’anno ci soddisfano sicuramente e vogliamo continuare il nostro percorso con determinazione, proprio per questo stiamo preparando nuove iniziative per il 2016, che vedano il coinvolgimento di sempre più aziende. Quali le attività promosse per le aziende aderenti e per la comunità? Che cosa avete in programma per i prossimi mesi? Il tema, scelto per il 2015, è stato “Spreco, Sostenibilità e Comportamenti Responsabili” e abbiamo realizzato, durante l’anno, tante proposte per i soci tra cui visite aziendali, presentazioni di best practices e molta formazione specifica, abbiamo anche aperto alla comunità 5 seminari molto interessanti. In più abbiamo organizzato a luglio, insieme alla provincia di Modena, il primo Barcamp tra reti d’imprese specializzate in RSI provenienti da tutta Italia. Un momento importante di aggregazione, unico nel panorama nazionale che ha visto una partecipazione molto alta. Tutti i materiali prodotti sono poi consultabili, così come il programma, sul nostro sito www.aziendemodenesiperlarsi.it, dove è anche scaricabile il modulo di adesione all’associazione. Per il 2016 stiamo definendo, in questi giorni, il nuovo tema e vogliamo organizzare per il prossimo anno dei laboratori, che vedranno proprio le aziende socie protagoniste dello sviluppo di progetti di RSI. Cosa significa essere un’azienda attenta ai principi della rsi? Quali le difficoltà e quali le ricadute positive sui dipendenti? Credere nei valori della sostenibilità significa soprattutto realizzare iniziative concrete attraverso cui trasferire i valori e l’importanza della responsabilità sociale d’impresa verso tutti gli stakeholder. Per questo è fondamentale il dialogo con i dipendenti, ma non solo, anche con i fornitori, i clienti, le istituzioni pubbliche e private e più in generale con tutte le associazioni presenti nel territorio. Sono convinta, che solo facendo davvero sistema si possa pensare di creare quella coesione sociale necessaria per affrontare il futuro in maniera positiva. L’associazione Aziende Modenesi per la RSI, per me significa anche questo, fare
Elena Salda
sistema tra aziende per fare cultura d’impresa e per migliorare le condizioni di sviluppo della nostra società. La rsi ha un ritorno positivo non solo per l’azienda stessa ma per il territorio in cui l’azienda si trova. In che modo secondo te? Sono convinta, proprio come imprenditrice, che l’azienda non sia qualcosa di avulso o separato rispetto al territorio in cui si sviluppa e opera, ma anzi sia parte integrante della comunità. Partendo da questa idea, ad esempio, per quanto riguarda la mia azienda, organizziamo ogni anno una giornata dedicata a supportare il territorio, l’abbiamo chiamato Community Day, che vede coinvolti attivamente tutti i miei collaboratori. Siamo partiti nel 2012, dopo il terremoto a Mirandola, montando alcune case in legno a supporto dell’ospedale, nel maggio 2013 abbiamo pulito e riattrezzato un’area giochi del parco fluviale di Marano sul Panaro e quest’anno abbiamo realizzato una raccolta di indumenti, in collaborazione con l’associazione no profit Porta Aperta di Modena. Inoltre dal 2013 abbiamo dato vita a un progetto di volontariato d’impresa, che vede coinvolti circa 50 dipendenti nel fare attività, in orario di lavoro, all’interno di 5 associazioni di volontariato della nostra provincia. Questa iniziativa, in particolare, permette di aiutare attivamente chi è più in difficoltà, mettendo le competenze delle persone che lavorano per GruppoCMS a disposizione della nostra comunità, allo stesso tempo fare volontariato arricchisce molto i miei collaboratori. Ecco, credo che proprio lo scambio di esperienze tra la realtà aziendale e quella del volontariato sia qualcosa di estremamente importante per far migliorare le condizioni di vita, complessive, del nostro territorio. In concreto quali sono le azioni che un imprenditore, piccolo o grande che sia, può attuare nella propria attività per renderla sostenibile? Le azioni sono tante e molte imprese, spesso senza saperlo, fanno già in qualche modo attività di responsabilità sociale d’impresa, soprattutto di supporto verso i propri collaboratori. L’importante è che le aziende sappiano ascoltare gli interlocutori interni ed esterni all’azienda per comprendere le aspettative, anche attraverso attività di stakehol-
der engagement. Solo dialogando si possono organizzare iniziative di RSI mirate e davvero efficaci. Ad esempio, attivare progetti di volontariato d’impresa può essere alla portata sia delle piccole che grandi imprese, l’importante è uscire da schemi predefiniti e agire credendo nella sostenibilità come valore strategico. Tu sei vicepresidente di Gruppo Cms, una grande azienda che si occupa di lavorazioni meccaniche. Ci puoi raccontare quali azioni di rsi e di welfare aziendale vengono messe in atto? Io rappresento la seconda generazione in azienda e posso dire che già mio padre, anche lui come tanti imprenditori, senza saperlo faceva attività di Rsi. Io ho cercato di proseguire il percorso da lui iniziato, organizzando e strutturando maggiormente le attività e iniziando a fare il bilancio di sostenibilità, arrivato quest’anno all’ottava edizione. Abbiamo anche dato un nome al nostro progetto di welfare aziendale, “Better factory Better life”, che rappresenta concretamente l’attenzione dell’azienda verso i suoi collaboratori. Molto sinteticamente, il progetto è suddiviso in 4 aree, la prima è Work–Life Balance, che comprende tutte le iniziative dedicate a favorire il bilanciamento dei tempi casa – lavoro dei dipendenti, tra le attività abbiamo l’asilo nido aziendale, un centro estivo, alcune convenzioni particolari con gli esercenti, la possibilità di avere un orario flessibile e una banca ore. In più ogni anno realizziamo un progetto per la prevenzione della salute dei dipendenti. Poi abbiamo l’area Work in progress, che contiene invece tutte le iniziative volte a migliorare il lavoro di squadra, attraverso soprattutto la formazione e le attività di coaching. Mentre la sezione Work together ospita le attività dedicate al “lavorare bene insieme”, come l’analisi del clima aziendale, ma anche le cene che organizziamo nella nostra casa di campagna per tutti i dipendenti in estate e a Natale. Infine abbiamo poi l’area comunicazione che raggruppa tutti gli strumenti creati per tenere aggiornati tutti gli stakeholder interni ed esterni all’azienda, come il nostro giornalino aziendale, le newsletter e il bilancio di sostenibilità.
L’associazione Aziende Rsi L’associazione Aziende modenesi per la Rsi raggruppa 34 imprese di vari settori e dimensioni che nel complesso impiegano più di 30.000 operatori sul territorio nazionale, ed è nata alla fine 2014, sulle ceneri del Club Rsi, con l’obiettivo di promuovere principi e pratiche di Responsabilità Sociale d’Impresa / Corporate Social Responsibility (CSR). http://www.aziendemodenesiperlarsi.it/ www.facebook.com/aziendemodenesiperlarsi
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Le esperienze dell’orto di comunità di Mirandola e Nonantola
Coltivando in compagnia
• Fagiolini, piselli, peperoni, insalate ma anche fiori come tulipani, narcisi che oltre ad abbellire il terreno di via Firenze a Mirandola messo a disposizione della cittadinanza dal Comune, hanno la
gricoltura e questa sua attività di volontariato rappresenta una sorta di prosecuzione del lavoro che ha fatto con passione per una vita, “perché di stare a contatto con la terra – dice il volontario
ce è la cosa più bella”. A pochi chilometri da qui, a Nonantola, dal 2004 è attivo il progetto “Nonantola terra del dono”, un’altra bella esperienza di comunità a contatto con la terra e la natura. Il progetto è
funzione di proteggere determinati ortaggi. L’associazione Orti Urbani di Mirandola ha da poco compiuto un anno, regalando alla comunità un’esperienza virtuosa fatta di buoni prodotti della nostra terra e del piacere di coltivare in compagnia. Stiamo parlando di un appezzamento di terreno da cui sono stati ricavati 70 orti, due dei quali riservati ai “contadini più piccoli” e cinque destinati alle attività di quelle realtà che sul territorio lavorano nel mondo della disabilità. “Siamo 63 soci e la cosa più bella è che andiamo dal trentenne che vuole coltivare l’orto fino al settantenne – raccontano i volontari Mario Filippetti e Agostino Prandini – L’idea iniziale era quella di riproporre la cosiddetta “piantata” per ricordare come si coltivava in passato la vite in campagna. Poi siamo arrivati agli orti, assegnati ogni anno a un richiedente diverso con diritto di prelazione da parte dei soci già assegnatari”. Agostino ha lavorato per 50 anni nel mondo dell’a-
- non mi stanco mai!”. Mario invece è un professore di economia aziendale in pensione con la passione per la terra e l’aria aperta: “la natura – dice - ti trasmette un gran senso di pace e la terra ripaga sempre con i suoi prodotti e la sua bellezza della fatica”. Oltre al piacere di coltivare qualcosa insieme, ciò che più gratifica i nostri cittadini-contadini è la consapevolezza che ciò che mangiano viene dalle loro mani, dal loro lavoro, ed è di provenienza più che nota. “Il nostro è un luogo di incontro e di scambio intergenerazionale quindi non solo ad appannaggio degli anziani come di solito ci si immagina quando si parla di orti – raccontano i volontari – Alcune ragazze ci hanno detto: i nostri mariti non vengono con noi a coltivare l’orto ma apprezzano molto quando nel piatto si trovano i prodotti che portiamo a casa! Poi ci sono i bambini che si divertono un mondo a giocare con la terra insieme ai loro genitori: vedere le famiglie unite da un divertimento così sano e sempli-
nato da diverse associazioni: Gruppo Carnevale dei Ragazzi, Avis, Pace e Solidarietà, Gruppo Scout Agesci, Scout Ranger, Comitato Genitori, La Clessidra, con la collaborazione della Partecipanza Agraria di Nonantola, del Centro Servizi per il Volontariato di Modena, del Comune di Nonantola e dell’Università degli Studi di Bologna. “Nonantola terra del dono” propone ai più giovani esperienze concrete di solidarietà, nella convinzione che i valori e le idee non si imparano sui libri e della trasmissione di questi non è responsabile solo la scuola o la famiglia, bensì l’intero tessuto sociale di riferimento. “Persone provenienti da diverse realtà associative hanno deciso di intraprendere questo percorso - racconta Claudio Sighinolfi, coordinatore del progetto – proponendosi come agenti educativi e non solo come volontari di un servizio specifico. In questo gruppo interassociativo i volontari sentono forte il loro ruolo di testimoni, la possibilità di portare un’esperienza, di rac-
di Laura Solieri
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contare, di far conoscere ai più piccoli la figura del volontario, che in quanto tale porta già un esempio di gratuità”. I bambini delle scuole elementari di Nonantola da 10 anni partecipano al percorso “Semi di solidarietà”, che ha lo scopo di portare i ragazzi a porre attenzione sulla situazione del proprio territorio e di altre realtà “sporcandosi le mani”. Le varie fasi in cui si articola il progetto hanno come finalità la raccolta
fondi attraverso la coltivazione di zucche in un terreno messo a disposizione prima dalla Partecipanza Agraria di Nonantola e dal 2013, per questioni logistiche, ci si è spostati presso il terreno del contadino Albano Zoboli. Sighinolfi racconta che i bambini si cimentano con entusiasmo nelle varie attività con la terra e rimangono piacevolmente sorpresi dalle tante cose che imparano a contatto con la natura. Dopo la semina e la rac-
colta le zucche vengono vendute per destinare il ricavato in beneficenza a progetti meritevoli, attivi in varie zone del mondo. «Non solo quindi semi nel senso di idee da fare crescere ma anche semi veri e propri, tra cui quelli da cui nascono le buonissime zucche che vendiamo in paese ad esempio in occasione della Festa del Mosto Cotto “Sòghi, saba e Savor” per sostenere vari progetti che di anno in anno individuiamo”.
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NOVEMBRE/DICEMBRE 2015
Dal 16 al 20 novembre torna la Settimana della Bioarchitettura e della Domotica L’edizione 2015 della rassegna dedicata alle soluzioni sostenibili per edilizia del futuro Tempo di lettura 4 min.
• Cinque giorni di seminari tecnici, workshop e convegni gratuiti targati Agenzia per l’Energia e lo Sviluppo Sostenibile di Modena. Città Smart, progettazione green, nuovi protocolli CasaClima, Smart energy, architetture in legno: questo e molto altro alla Settimana della Bioarchitettura e della Domotica che si terrà dal 16 al 20 novembre, come sempre nell’innovativa Casa Ecologica di Modena. L’evento è promosso da Fondazione Cassa di Risparmio di Modena ed è patrocinato da più di 20 enti tra i quali il Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare. Ad aprire la kermesse sarà quest’anno il convegno ‘Smart & green: città intelligenti e sostenibili” che, nel pomeriggio di lunedì 16, investigherà sull’eco-sostenibilità dello sviluppo urbano e sul miglioramento della pianificazione urbanistica e dei trasporti cercando un dibattito sullo stato dell’arte. Martedì 17 in mattinata si parlerà di strumenti per la corretta progettazione di edifici a energia quasi zero e delle opportunità che può offrire il mercato al settore delle costruzioni. Nel pomeriggio, invece, si parlerà di evoluzioni normative in materia di certificazione energetica regionale e della nuova figura di Esperto in
Gestione dell’Energia, per concludere con il tema della contabilizzazione obbligatoria per condomini. La mattina di mercoledì 18, il focus sarà sulla progettazione multidisciplinare e sul Building Information Modeling applicato non solo alla nuova costruzione ma anche al recupero. Andrà in questa direzione la presentazione della riqualificazione della Certosa di Pavia, presentata dal Politecnico di Milano. “L’edilizia del futuro: rigenerare, riqualificare, riusare il costruito”: un tema di grande attualità quello su cui interverrà, nel pomeriggio di mercoledì, Wittfrida Mitterer, presidente della Fondazione Italiana per la
Bioarchitettura e l’Antropizzazione. In quell’occasione sarà anche raccontata la suggestiva storia dell’Opificio Golinelli, casa-città alla periferia di Bologna la cui realizzazione ha strappato al degrado 9.000 mq delle ex fonderie Sabiem e predisposto uno spazio aperto ad accogliere iniziative per 150.000 persone l’anno. Mobilità sostenibile e social housing saranno invece al centro del seminario di giovedì 19 novembre dalle 9.30 che si chiuderà con la presentazione del progetto europeo save@work-UfficiS@lvaenergia che mira a coinvolgere edifici pubblici adibiti ad uso ufficio in una gara di risparmio energe-
tico. Nel pomeriggio un seminario organizzato in collaborazione con l’Agenzia per l’Energia Alto Adige – CasaClima e il CasaClima Network Emilia-Romagna su “Futuro della qualità costruttiva: nuova direttiva, impiantistica innovativa e case history targati CasaClima”. Venerdì 20 novembre, giornata conclusiva della manifestazione, aprirà con la premiazione dei vincitori del ‘Premio Sostenibilità 2015’ che, a cadenza biennale, seleziona e valorizza, a livello nazionale, le buone pratiche del progettare e costruire green. Tra i 38 progetti partecipanti e provenienti da tutta Italia saranno premiati i vincitori per le categorie ‘Edilizia ex-novo’ e ‘Ristrutturazione/restauro’. Novità di questa edizione la menzione speciale ‘Green Industries’ rivolta al progetto che ha introdotto le soluzioni più innovative per l’edilizia produttiva. A chiudere la Settimana il convegno “Architettura in legno, architettura dei luoghi”, organizzato in collaborazione con EdicomEdzioni. Le sessioni sono soggette all’attribuzione di crediti formativi da parte di Ordini e Collegi professionali, sono a ingresso libero e gratuito (è obbligatoria l’iscrizione dal sito www.settimanabioarchitetturaedomotica.it).
News dal mondo CasaClima “Il futuro della qualità costruttiva: nuova direttiva, impiantistica innovativa e case history targati CasaClima”: questo il tema del seminario tecnico in programma nella quarta giornata della Settimana della Bioarchitettura e della Domotica, giovedì 19 novembre, dalle 14.30. Un appuntamento ideato da Aess in collaborazione con CasaClima network Emilia-Romagna e l’Agenzia per l’Energia Alto Adige – CasaClima, che farà il punto su tutte le novità del mondo CasaClima, dalla nuova direttiva tecnica, agli aggiornamenti sul nuovo calcolo, presentati direttamente dal vicedirettore dell’Agenzia CasaClima, Ulrich Klammsteiner e dall’Ing. Matteo Rondoni. L’Emilia Romagna è l’unica regione italiana in cui sono presenti sia Agenzia partner CasaClima che il Network, operativi nell’organizzazione congiunta di diversi incontri e visite in cantiere che coinvolgono le aziende del settore e i tecnici. Una partnership, quella tra Aess e l’Agenzia CasaClima di Bolzano, che nasce nel 2013 quando Aess diventa il soggetto esclusivo per la promozione e diffusione dei propri protocolli in regione Emilia-Romagna. Da allora hanno preso il via in Casa Ecologica, numerosi corsi di formazione e, da luglio 2014, le verifiche delle pratiche per la certificazione CasaClima degli edifici sul territorio regionale. Per quanto concerne la certificazione l’Agenzia modenese ha protocollato ad oggi 22 pratiche: 8 nel 2014 e 14 nel 2015, di cui 9 da settembre, un segnale positivo di ripresa del settore delle costruzioni che pare investire anche la qualità delle stesse. Dalla stipula nel 2013 della partnership con l’Agenzia CasaClima di Bolzano Aess ha formato inoltre più di 200 tecnici che hanno frequentato i seminari tecnici e corsi specialistici. La progettazione e l’esecuzione di edifici innovativi a basso consumo energetico infatti richiede una profonda conoscenza delle tecnologie, dei materiali e delle tecniche costruttive. Il sistema di formazione CasaClima è dedicato alle diverse figure coinvolte nella filiera delle costruzioni, con particolare attenzione alla trasmissione di conoscenze pratiche ed applicabili al fine di implementare le competenze.
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Edilizia sostenibile
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NOVEMBRE/DICEMBRE 2015
Venerdì 20 novembre la consegna dei premi e delle menzioni speciali e la presentazione dei progetti • La Settimana della Bioarchitettura e della Domotica chiude, venerdì 20 novembre, con il conferimento del Premio Sostenibilità che, a cadenza biennale, seleziona e valorizza a livello nazionale le buone pratiche del progettare e costruire green. Due le categorie in gara, ‘edilizia ex-novo’ e ‘edilizia ristrutturazione/restauro’ e cinque le menzioni speciali tra cui, novità di quest’anno, quella dedicata alle ‘Green industries’, conferita alla proposta più innovativa di edilizia produttiva. Il convegno prende il via alle 9.30 con l’apertura lavori delle autorità, proseguE con la presentazione della giuria e dei suoi criteri di valutazione ed entra nel vivo con la premiazione vera e propria dei vincitori e delle menzioni speciali, per concludere con la presentazione di questi da parte dei progettisti. 38 i progetti partecipanti,
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Premio sostenibilità: il meglio del progettare e costruire green Tempo di lettura 6 min.
tra i vincitori e i menzionati, spiccano diversi progetti del nostro territorio. Si parte con la ‘Casa Insieme’ di San Felice sul Panaro, vincitrice per la categoria ex-novo residenziale. Il progetto è stato realizzato dopo gli eventi sismici del 2012 su iniziativa dell’Asp Modena Nord per affrontare in modo innovativo il tema dell’assistenza domiciliare agli anziani. La risposta consiste nella realizzazione di una rete di microresidenze assistite diffuse in ambiti contigui alle aree residenziali, vicini ad altre attrezzature collettive in modo da valorizzare le possibili interazioni fra i soggetti del servizio e le altre fasce di popolazione. Questi piccoli edifici, rispondono ai paradigmi di sostenibilità sia per il progetto di welfare territoriale sia per la scelta di realizzare semplici manufatti edilizi in legno a basso costo di costruzione e di
gestione che sono in grado di assorbire l’azione di terremoti anche di forte intensità senza subire danni. Viene, invece, da San Bonifacio (Verona) il vincitore della categoria ‘ex-novo’ non residenziale: il Centro polifunzionale del bambino Fondazione O.a.s.i è composto da un asilo nido e da una scuola per l’infanzia e si caratterizza per il suo felice inserimento nel contesto urbano, anche grazie alla sua forma
composta “a padiglioni”, che ha saputo riprendere e valorizzare l’affaccio principale della preesistente scuola materna. Il risultato è quello di una “restituzione” al tessuto urbano di San Bonifacio di un elemento architettonico identitario attraverso la riproposizione dell’assetto originario in muratura, agganciata alla struttura interamente in legno della nuova scuola. Questa tecnologia ha permesso tempi brevissimi
AESS: 16 anni di impegno per la sostenibilità Dal 1999 a oggi: 16 anni di impegno sul territorio per la sostenibilità ambientale e il risparmio energetico. Aess è un’associazione no profit fondata dal Comune e dalla Provincia di Modena e fortemente voluta dall’Unione Europea, con la volontà di agire localmente per la promozione e lo sviluppo delle azioni di riqualificazione energetica e l’attuazione delle politiche energetiche. L’Agenzia fornisce un supporto concreto per la messa in pratica delle azioni nazionali e sovranazionali rivolte alla riduzione dei gas climalteranti, il risparmio energetico, l’applicazione delle energie rinnovabili e in generale una ricerca di soluzioni sostenibili per il territorio sempre più fragile e bisognoso di terapie di adattamento e mitigazione ai cambiamenti climatici. “Il nostro ruolo parte dal
basso – queste le parole di Piergabriele Andreoli, direttore di Aess -, e si scontra con tutte le problematiche dei sistemi complessi; in questi anni abbiamo condiviso con gli enti pubblici, le associazioni di categoria, le imprese ed i cittadini le avventure dell’innovazione, puntando sempre al gradino più in alto, scommettendo sull’alta formazione e sull’applicazione di nuovi modelli. Patto dei Sindaci, pianificazione energetica, contratti di efficienza energetica nei settori pubblici e privati, gruppi di acquisto solidali, alta formazione, sono stati e rappresentano il nostro impegno verso il territorio e le basi per lo sviluppo delle azioni future, in un percorso che siamo certi darà i suoi frutti migliori solo sul lungo periodo, con un impegno costante basato sull’innovazione e sul progresso”.
di realizzazione (3-4 mesi) e ottime prestazioni a basso impatto ambientale che sono valse all’edificio il livello platinum del protocollo Leed. Passando, invece, alla categoria ‘ristrutturazione/ restauro” il vincitore è il restauro scientifico dell’ex refettorio di S. Illaro di Faenza, Ravenna che, come spiega il verbale della giuria: “è un progetto che sviluppa la problematica dell’intervento di restauro e recupero in un tessuto storico, consolidato con un atteggiamento pragmatico e in parte sperimentale rivolto all’efficienza energetica e alle biotecnologie del settore edilizio. Situato nelle vicinanze delle antiche mura premanfrediane di Faenza, l’edificio storico risale al XVII secolo, in quanto refettorio del convento aggregato della chiesa di Sant’Illaro risalente al 1100”. Due le menzioni speciali per la categoria ex-novo: l’edificio residenziale di Marano
sul Panaro (Mo), selezionato per “l’ottimo equilibrio fra isolamento termico, sfruttamento delle fonti rinnovabili e intelligente utilizzo della migliore tecnologia tradizionale” e “Working in the nature” di Varese, un luogo di lavoro a basso impatto ambientale e immerso nella natura, a pochi metri dal fiume, ideato senza consumare suolo naturale ma riusando il sedime di un piccolo edificio naturale. Due anche le menzioni per la categoria ‘ristrutturazione-restauro’: la riqualificazione di palazzo San Nicolao a Milano, un intervento di riqualificazione e recupero che riguarda un complesso architettonico del Novecento e il recupero e ricostruzione di uno stabilimento della Manifattura Modenese di Novi di Modena, realizzato nel 2001, fortemente danneggiato dal sisma del maggio 2012. Infine, la novità, la menzione speciale ‘Green Industries’ assegnata al progetto Comer Industries di Reggiolo (Re) che, spiega la giuria, “rappresenta, dal punto di vista energetico e impiantistico, un esempio virtuoso che si vorrebbe vedere utilizzato come standard per i fabbricati industriali di nuova generazione. […] Il caso Comer Industries mostra come sia possibile progettare uno stabilimento industriale con il giusto equilibrio fra efficienza, comfort e funzionalità”.
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Benessere
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Un angolo di te, un piccolo spazio con un grande cuore Manuela Persico racconta la sua nuova attività dedicata alla medicina olistica e alternativa di Milena Savani
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• Un angolo di te… un nome che dà già un’idea di quello che troverai all’interno. Questo piccolo negozio nel cuore di Modena sembra a prima vista un rivenditore di prodotti biologici e naturali ma in realtà varcando la soglia ci si rende subito conto di essere in un ‘salotto’. Manuela, la titolare ti accoglie con un sorriso contagioso e ti racconta tutto ciò che prpone all’interno della sua attività. “Era da 10 anni che pensavo di aprire uno spazio di questo tipo – racconta -. In realtà la mia idea di partenza era di creare una libreria legata alla medicina alternativa ma poi ho deciso di creare qualcosa
di più. Un angolo in cui poter parlare con le persone, ascoltarne i disagi e dare loro un imput per cercare di risolvere i propri problemi attraverso l’utilizzo di ‘medicine alternative’ e più naturali quali la cristalloterapia, l’aromaterapia, il Reiki o anche più semplicemente con l’aiuto
di olii essenziali o tisane”. “Non pretendo di essere quella che non sono, non ho un titolo da erborista o da naturopata, e non mi permetterei mai di sostituirmi ad un parere medico– continua Manuela - ma dopo un percorso personale che mi ha portata ad avere diverse co-
noscenze, il continuo approfondire con corsi e letture, la pratica del Reiki nella vita quotidiana, ho sentito il desiderio di dare un input alle persone che ne sentono il bisogno per affrontare i propri disagi in maniera alternativa e far capire ai più che è possibile vivere con cose più
naturali e più semplici”. “Sto riscontrando un interesse crescente per la mia attività – spiega – ma soprattutto una grande curiosità per i prodotti e le tecniche che presento nel mio negozio. Il mio fine ultimo è aiutare il riequilibrio dell’energia delle persone ma anche solo un
piccolo passo per aiutarle a intraprendere questo percorso mi rende davvero entusiasta”. “Mi rendo conto di essere una venditrice atipica e come mi definisco scherzosamente “da 4 soldi” perché davvero il mio fine non è vendere per forza qualcosa alle persone che entrano – conclude Manuela – mi piace ascoltarle, capire quale disagio si portano dietro, o semplicemente entrare in sintonia con loro, e alla fine cercare di indirizzarle verso qualcosa che le aiuti a sentirsi meglio e a vivere una vita più equilibrata e serena. A volte anche la semplice vendita di un tè può trasformarsi in qualcosa di più personale, e io amo fare questo...a me non interessa vendere un tè ad una persona, a me interessa vendere il tè giusto per quella specifica persona. E ha tutto un altro sapore, lo assicuro!”.
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B U O N E P R AT I C H E , B E L L E I D E E E B U O N A A M M I N I S T R A Z I O N E Tempo di lettura 4 min.
Transizione e resilienza
Transition Fest 2015: girovagando nella Transizione italiana di Giovanni Santandrea - BIT Budrio in Transizione Sono trascorse meno di 48 ore dalla chiusura della Transition Fest all’ecovillaggio di Panta Rei a Passignano sul Trasimeno, e mi ritrovo a provare a raccontarla per i lettori di Vivere Sostenibile. Sento la difficoltà dell’impresa. Non è semplice. Le emozioni e le sollecitazioni provate, in due giorni vissuti molto intensamente, risuonano ancora molto forti nel cuore di tutti noi che abbiamo partecipato. La Festa del 2013 ci ha fatto conoscere come è germogliata la Transizione in Italia nei primi cinque anni. A distanza di due anni molte cose sono successe. Da allora si sono rafforzate le reti, forse abbiamo più consapevolezza di quello che è utile per sviluppare una “via italiana” alla Transizione. E’ bello riportare alcuni pensieri scritti sulla pagina facebook dedicata alla festa. Valeria: “Ognuno è tornato alla propria vita, consapevole che è unito da un solido filo a migliaia di persone in tutta Italia e nel mondo, che lavorano come noi per avere un pia-
neta consapevole dei suoi limiti, che creano connessioni, che ci mettono impegno, creatività e speranza nel trovare nuove soluzioni per creare comunità sostenibili e resilienti. Siamo tutti agenti del cambiamento, e sappiamo bene che la Transizione non è una protesta, ma una festa! Un grazie ancora agli organizzatori che hanno reso possibile la magia dell’incontro! Penso al mio sogno che come cenere è in viaggio, accompagnato da tutti quelli vostri. Tutti ritorneranno a terra e da qualche parte germoglieranno”. Irene: “Torno a casa con l’immagine dei vostri cappelli e molti sogni che bruciano in pancia. Grazie a tutti voi e alla magia dei draghi, che scelgono con cura i loro nidi! Un abbraccio a tutti. da domani quando apparecchierò la tavola un pensiero sarà anche per voi”.
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Luoghi da scoprire
La rinascita nella natura di Maria Maddalena Armenise
Mi sono chiesta tante volte come arrivare ai cuori della gente e parlare un linguaggio universale, come trovare gli strumenti per poter vivere stando bene insieme, sentirci felici, arrivare all’armonia con il Creato. Sono certa che questi strumenti esistano e che siano già disponibili per chiunque; l’unica vera condizione è il desiderio di cambiare il modo di vedere le cose, la spinta a uscire dagli schemi imposti e il coraggio di sperimentare il nuovo. E’ una convinzione che nasce da un lungo periodo di ricerca e sperimentazione nell’ambito della sociologia, l’antropologia, l’ecosciamanesimo, la comunicazione e l’ecologia profonda; è una somma di idee che mi ha portata a creare qualcosa di concreto, un luogo in cui dare la possibilità – a me stessa e agli altri – di mettere in pratica le conoscenze acquisite, di compiere quegli atti che ci permettono di ripulirci dai condizionamenti e di vivere la nostra natura autentica. Così nel 2006 ho creato Il Cerchio Sacro – Scuola dell’Armonia, dentro la Valle della Lupa, luogo mistico per eccellenza nel
territorio della Gola della Rossa, in provincia di Ancona. Uno spazio totalmente incontaminato, magico e senza tempo, dove poter esprimere la nostra essenza originaria, ricreando la dimensione delle tribù dei nativi con la loro capacità di stare bene in gruppo e con la loro relazione profonda con la natura. In questa valle mistica, che ha molto da raccontare dei misteri dei templari e Maria Maddalena, l’antica casa colonica in ristrutturazione, appartenente a un antico borgo abbandonato con 5 ettari di terra e bosco, accoglie anche un progetto di eco villaggio in grado di far rinascere il luogo, facendo fronte alla crisi economica, sociale, ambientale ed esistenziale. La congiunzione tra l’ecologia e la spiritualità è il cuore della Scuola dell’Armonia, permette di fare esperienze diverse: gli itinerari narranti per cogliere il significato simbolico delle bellezze del parco; la settimana di avvistamento dei lupi;
Benessere corpo e mente
La natura, il tempo e la via del cuore... Per nove mesi all’interno del ventre di nostra madre viviamo il tempo del sogno scandito dal ritmo e dal suono profondo del suo cuore. Questo suono è stato per noi fonte di vita, nutrimento e sostegno, ci ha continuamente rassicurato e accompagnato nella costruzione di noi stessi. Siamo stati riempiti in profondità e in moto totale da questo continuo Tam tam - più precisamente Dum dum o Tum tum un suono che ci ha accompagnato dirigendo magicamente la disposizione e la strutture delle nostre cellule dal momento in cui eravamo un semplice embrione fino alla nostra completa formazione. La nostra nascita in questo mondo è stata regolata da questo ritmo ancestrale e armonicamente connesso con il cuore della terra, del sole, del mondo intero! ll taglio del cordone ombelicale ci ha immessi nel mondo e abbiamo fatto il nostro primo respiro interrompendo la nostra connessione con la madre, sperimentando il dolore del distacco. Da qui è iniziato il nostro cammino e la nostra avventura nel mondo come esseri consapevoli e coscienti. Per continuare a vivere per noi è stato fondamentale appoggiare la testa sul seno della madre e abbiamo così riudito il suo cuore. Ora, da adulti, cosa può ridarci forza e vigore, cosa può darci
il “percorso dell’armonia” nei fine settimana con laboratori sull’armonia delle relazioni, arte del convivere, conoscenza delle erbe officinali, corsi di cucina naturale; educazione ambientale per bambini e genitori; i seminari intensivi di ecosciamanesimo per sviluppare quelle facoltà addormentate dalla tecnologia, quali intuito, telepatia, comunicazione con piante e animali; i ritiri di silenzio per connettersi profondamente con se stessi e la natura circostante; seminari di riconnessione tra uomo e donna, nella natura selvaggia per comprendere come armonizzare le relazioni uomo e donna, per vivere bene insieme superando e trasformando i conflitti in occasioni di crescita. Il Cerchio Sacro ha come finalità quella di riprenderci lo spazio dell’interiorità, emozioni e sensazioni, in un mondo estremamente razionalizzato. La scuola può essere una bussola di orientamento che crea una dimensione diversa con cui possiamo imparare a guarire l’anima dal vuoto esistenziale, fare nuove amicizie, sintonizzarci con lo spirito dei luoghi, leggere l’universo simbolico della natura, vivere la sacralità del quotidiano nella bellezza della condivisione, una vera e propria Alkimia dell’essere. Sito per appr: www.rinascitanellanatura.wordpress.com Tempo di lettura 4 min.
Il tamburo sciamanico di Francesco Palermo
I draghi hanno rappresentato il filo conduttore della festa. Ma perché sono stati scelti i draghi? I draghi, nella tradizione celtica, rappresentano i guardiani delle nostre potenzialità, e di quello che abbiamo “ereditato” da lontano. Per questo ci permettono di avere una chiave in più per conoscere noi stessi. E la Festa è stata nutrita del potere dei draghi che hanno creato la situazione adatta per conoscere le realtà e progetti che si stanno sviluppando in tante parti d’Italia attraverso l’impegno di singole persone e gruppi di Transizione. Durante le giornate della Festa, sono state proposte attività in cui si è sperimentata l’efficacia dell’auto organizzazione, del networking, e della creatività. Le attività si sono mescolate a momenti di teatro d’improvvisazione, a giochi di gruppo, a canti, a musica e danza, che ci hanno accompagnato, a ritmo regolare. Nell’ultimo giorno abbiamo celebrato il potere dei draghi prendendo in affido i pensieri e i desideri espressi da tutti i presenti. Poi, grazie al genio collettivo di tutti, abbiamo realizzato un mosaico raffigurante il drago. L’opera è stata collocata su una delle pareti della struttura di Panta Rei, e accoglierà i prossimi suoi ospiti. E già qualcuno comincia pensare a quando si farà la prossima Festa…
speranza nella vita se non il riappropriarsi e il riconnettersi consapevolmente con questo suono unico, antico e primordiale? La risposta è il suono del tamburo. Come si può vedere già nella parola stessa ritroviamo il suono onomatopeico TAM che è il suono del cuore che può cambiare in tum, pum, gun. Il tamburo, se opportunamente compreso, ci permette di ricreare questa connessione con la nostra parte più profonda e ancestrale, ci permette di recuperare dalla nostra memoria cellulare quella musica cosmica che abbiamo voluto dimenticare, che è tempo, ritmo, armonia e melodia. La via del tamburo Sciamanico è la via del cuore. Lo Sciamano è colui che ristabilisce la connessione con il cuore: il suo e quello della terra, del sole, della via lattea, di tutti gli esseri viventi... L’albero è la materia con cui costruire il tamburo, che viene ricavato dal tronco dove i cerchi concentrici sempre più stretti indicano la via da percorrere per tornare al centro. L’albero rappresenta l’asse del mondo, l’asse della terra il tamburo che deve essere costruito di modo che esso sia armonicamente accordato con le frequenze spaziali e temporali della terra con le sei direzioni dello spazio, e con il ritmo processionale
della terra che scandisce il nostro tempo i nostri respiri e il nostro battito cardiaco. Il nostro cuore batte in media 72 volte al minuto e la terra perde un grado processionale ogni 72 anni. L’uomo respira in media circa 18 volte al minuto e 25.960 volte nell’arco delle 24 ore e così la terra impiega circa 25.960 anni per compiere un ciclo processionale completo. Tutto ciò serve a rendere evidente la connessione che c’è tra l’uomo e la madre terra che ci nutre e ci sostiene. Le misure che deve rispettare il tamburo devono essere armonizzate con la frequenza temporale del 12 che dal centro della terra sale verso il cielo e la frequenza spirituale del 13 che dal centro del cielo raggiunge il centro della terra. Queste correnti energetiche rappresentate da questi due numeri sono fondamentali al fine di creare un rapporto armonico tra noi, la natura e il mondo. Essi rappresentano l’unione del maschile con il femminile, del bene e del male, dell’alto e del basso, del grande e del piccolo... Il tamburo sciamanico deve essere ricoperto da una pelle di animale cui occorre essere profondamente grati, perchè attraverso il suo sacrificio permette a noi di crescere. Attraverso questo processo creativo il tamburo diventa strumento creativo esso stesso entrando a far parte del processo evolutivo della vita, della coscienza e della consapevolezza dell’uomo. Attraverso di esso egli si emancipa e si realizza spiritualmente.
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Agri-cultura
Arvaia, la terra ai cittadini. Intervista con Claudio Domini di Margherita Bruni A soli sette kilometri da Piazza Maggiore, appena fuori dall’area urbanizzata, si estende l’appezzamento di terreno curato e coltivato da Arvaia, il più grande esperimento italiano di CSA (Community Supported Agriculture - agricoltura supportata dalla comunità). Arrivando di prima mattina dalle trafficate strade della città, il cambio di scenario è repentino e solleva il cuore e i polmoni. Faccio una passeggiata con Claudio, uno dello “zoccolo duro”, che si occupa dell’accoglienza dei soci, e facciamo una bella chiacchierata mentre in tanti già sono all’opera nei campi. Come è iniziata l’avventura di Arvaia? Il progetto è nato nel 2013 dall’”azzardo” di sette persone, nessuna delle quali era un contadino professionista, le quali hanno ravvisato in questo terreno il luogo possibile e auspicabile per realizzare il loro sogno: quello di dar vita ad una comunità contadina auto-supportata proprio alle porte della città. Abbiamo cominciato a lavorare su soli due e mezzo ettari di terreno ricevuti in concessione dalla cooperativa Baobab, per poi passare ai 40 ettari assegnatici la scorsa estate grazie ad un bando comunale. Ci hanno definitivamente assegnato il terreno a giugno, e solo adesso abbiamo cominciato a piantare: si tratta di 47 ettari, di cui una quarantina da mettere a coltura e gli altri destinati alla realizzazione di parco agricolo, aperto alle persone, ai cittadini. L’idea è che i cittadini si riapproprino di un terreno altrimenti destinato alla speculazione edilizia. Dagli originari 7 soci si è passati in un tempo relativamente breve agli attuali 270 (in costante aumento!), di cui più della metà hanno aderito alla formula della CSA – siamo partiti in via sperimentale con sistema di cassette – scegliendo così di condividere costi e benefici dell’impresa agricola. Spiegami un po’ come funziona a livello operativo… Semplificando all’osso, il meccanismo è il seguente: i soci dividono le spese e successivamente dividono il raccolto. Si individua il budget annuale per produrre la verdura per tutti, si va in assemblea, si comunica ai soci il budget e lo si divide aritmeticamente per il numero dei soci, ottenendo così la quota “ideale” pro capite da versare per coprire il fabbisogno economico. Successivamente si fa un’”asta”: i soci dicono quanto possono versare annualmente per sostenere la cooperativa. In questa maniera, siamo svincolati da qualsiasi meccanismo di mercato in virtù del quale si deve vendere X e comprare Y per riuscire a coprire le spese. Si parte così con le spese già coperte: i soci vengono ogni settimana al campo e dividono ciò che è stato raccolto, che sia poco o tanto, più o meno di quello che serve. Assieme al raccolto si condivide collettivamente il rischio. Vi è mai capitato di dover gestire delle eccedenze? E’ capitato, e in quei casi cerchiamo di trasformarle, sempre per i soci – un esempio potrebbe essere produrre della pas-
sata in caso di una eccedenza di pomodori. Di solito si dice ai soci “venite e prendete, regalate ad amici e parenti!”. Ci siamo interfacciati anche con esperienze come Eat the Rich (mensa popolare autogestita, NdR), rifornendoli gratuitamente con le eccedenze. (Arriviamo di fronte alla coltivazione delle orticole) Raccontami un po’ cosa c’è qui di buono! Ci sono finocchi, radicchio, diverse varietà di cavoli: tutta quella che è la coltura invernale! Come puoi immaginare, alla base del nostro modo di fare agricoltura c’è innanzitutto il recupero del concetto di stagionalità. Il nostro metodo è quello dell’irrigazione a goccia col minimo consumo d’acqua, e non abbiamo consumi energetici di altro tipo se non il gasolio per il trattore! L’impatto minimo è alla base dell’agricoltura contadina, in contrapposizione netta con l’idea di sfruttamento intensivo alla base dell’agricoltura industriale. Biologico certificato o autocertificato? Abbiamo dovuto ricorrere al certificato per partecipare al bando, ma abbracciamo la filosofia dell’autocertificazione e afferiamo alla rete di Campi Aperti. Siamo un circuito chiuso, in cui si produce per mangiare sano, non per vendere! Essendo questo lo scopo, di certo il primo obiettivo è la qualità: la certificazione è servita solo a fini formali per ottenere questo spazio. Ci tenevamo molto ad essere qui: non era un terreno facile o fertilissimo, però ci interessava che l’esperienza fosse veramente cittadina. La vicinanza a Bologna è un dato molto importante: i soci possono partecipare al consiglio, possono venire a vedere di persona, possono sporcarsi le mani con la terra! La soddisfazione nel vedere questo meccanismo mettersi in moto è stata enorme! Non è poi così scontato far passare il concetto di non badare al prezzo o quantità della merce. Il raccolto è infatti ripartito equamente e non proporzionalmente rispetto alle quote. Oltre a venire qui personalmente, i soci possono recarsi per il ritiro delle “cassette” presso i nostri punti di distribuzione sparsi per bologna, così si può ritirare vicino casa e non generare il controsenso di imporre l’utilizzo della macchina. Che iniziative state portando avanti al momento? Dal punto di vista delle pratiche agricole, abbiamo in mente di recuperare grani antichi, vorremmo fare esperienza di biodinamica, orto sinergico… il ventaglio di possibilità e pressoché infinito e spesso sono i soci a dare l’input per nuove esperienze! Il fatto di poter contare sulla solida base di un terreno nostro per i prossimi 25 anni aumenta la progettualità. Resta il piccolo problema che Arvaia non ha, letteralmente, un tetto sopra la testa: manca una struttura fisica dove istituire gli uffici o il punto di distribuzione…questo nonostante ci sia costruzione storica e storicamente adibita a questo, però esclusa dal bando, ovvero la vecchia casa colonica di
pertinenza di questo terreno. Il bando ci conferisce la possibilità di edificare, ma non vorremmo rubare ettari di coltivazione quando una struttura pronta ad ospitarci esiste già. Accanto alle pratiche agricole ci sono i percorsi formativi che abbiamo avviato, come la fattoria didattica e l’agri-fitness. Inoltre, per il suo essere terreno di sperimentazione e innovazione, Arvaia attrae anche tanti studenti, sia delle scuole che dell’Università, che svolgono da noi il loro tirocinio. Immagino che la vostra utenza sia assai variegata, ma riusciresti a tratteggiare l’identikit del socio medio? Il socio medio è persona abbastanza acculturata, con un buon livello consapevolezza ambientale e con un’etica forte. Del resto Arvaia, almeno all’inizio, non aveva un prezzo basso, ma un prezzo simile a quello del biologico. Chi veniva ad Arvaia lo faceva per avere accesso ad un prodotto che aveva visto nascere e crescere: ecco perché “cittadini coltivatori biologici” è in qualche modo il nostro slogan. Le persone devono sapere che le verdure non possono costare 99 cent al chilo! Se ciò accade, state mangiando qualcosa che nel migliore dei casi non vi nutre, nel peggiore vi fa male. Il meccanismo di tenere i prezzi a ribasso sta distruggendo l’agricoltura contadina. Ultimamente mi/ci è stato chiesto spesso di prendere posizione rispetto all’Expo. Francamente non ci è mai interessato troppo schierarci apertamente contro. Quando l’Expo è finito rimane intorno a noi l’expo del quotidiano, la cultura alimentare di Master Chef, di Slow Food… ma al di là della retorica di “Nutrire il pianeta”, non dobbiamo dimenticarci che il pianeta lo nutre ancora al 70% l’agricoltura contadina, altrimenti saremmo morti da un pezzo! Progetti nel cassetto? Sicuramente diventare sempre più autonomi dal punto di vista alimentare, aumentare la produttività pro-soci ed arrivare a poter offrire un pacchetto nutrizionale completo (benché vegetariano!) Per far questo sarà necessario mettere in piedi una dimensione produttiva di trasformazione. Più in generale il sogno è di fare di Arvaia un luogo che si sostiene anche economicamente. Oggi paghiamo l’affitto con i contributi europei. Speriamo di trovare tanti soci disposti a crederci ed aumentare il loro sostegno sempre di più! Quello di Arvaia per me è un modello da replicare all’infinito, una delle poche soluzioni prospettabili per uscire dal modello dell’agricoltura industriale. Con la nostra esperienza, possiamo contribuire a far nascere altre Arvaia in tutta Italia, aiutando ciascuno a riprendersi in mano la propria sovranità alimentare sito per appr: www.arvaia.it Tempo di lettura 4 min.
Bellezza intorno a noi
Alla scoperta della Rocchetta Mattei di Claudio Carelli, Presidente Archivio Museo Cesare Mattei onlus La Rocchetta Mattei si trova nell’Appennino Tosco-Emiliano a 45 km da Bologna, percorrendo la SS 64 fino a Riola, comune di Vergato (BO). Giunti in paese, sarà facilissimo arrivare al castello che dista poche centinaia di metri, su una roccia alla confluenza dei fiumi Reno e Limentra. La Rocchetta fu costruita dal Conte Cesare Mattei (1809-1896) sui resti di un antico castello medioevale di Matilde di Canossa. Il Conte, che fu militare, politico, studioso e scienziato, nonché filantropo e imprenditore, diresse i lavori personalmente, chiamando alle sue dipendenze maestranze qualificate di ogni tipo. La fusione di differenti stili architettonici, come il gotico-medioevale ed il moresco con intromissioni liberty, rendono il luogo davvero stupefacente, quasi ipnotizzando i visitatori in un fantastico gioco di intreccio labirintico con sale finemente decorate, logge, scale a chiocciola, cortili e torri munite di un delicato ricamo di banderuole ed elementi decorativi. Tra gli ambienti più suggestivi, si possono citare il cortile dei leoni, sullo stile dell’Alhambra di Granada e la cappella sullo stile
della cattedrale di Cordova, ma anche la sala dei 90, quella della pace, lo studio dove il Conte visitava i suoi malati di rango e la cappelletta con lo splendido sarcofago di maiolica faentina, dove egli riposa. Inventore di una pratica medica chiamata elettromeopatia, che si diffuse e affermò rapidamente, il Conte divenne, insieme al suo castello, famoso in tutto il mondo ed ebbe a curare oltre a migliaia di popolani, borghesi e nobili, alcuni personaggi di sangue reale tra cui l’Imperatrice Elisabetta d’Austria (Sissi) ed il Re Ludovico di Baviera. Dostoevskij, nel libro “i fratelli Karamàzov”, ne sottolinea la notorietà quando fa raccontare al diavolo di essere riuscito a guarire da terribili reumatismi grazie ad un libro e alle gocce del Conte Mattei. In India il gesuita tedesco Augustus Muller, guariva i malati di lebbra con quei rimedi, mentre nel mondo esistevano decine di punti vendita retti da medici entusiasti. L’elettromeopatia, derivante solo in parte dall’omeopatia di Hahnemann, era basata sull’uso esclusivo di erbe medicinali non tossiche in abbinamento a 5 tipi di fluidi elettrici ottenuti
con un metodo restato segreto e curava ogni possibile male degli uomini e degli animali. Esiste un Archivio Museo intitolato a Cesare Mattei che espone una miriade di documenti e reperti legati sia alla storia del Conte e della sua famiglia che all’elettromeopatia. Tale museo, si trova a Grizzana Morandi (BO), presso il centro documentazione Giorgio Morandi, che dista 20 chilometri dalla Rocchetta ed è in attesa che gli venga dedicato uno spazio nel castello, in quanto l’attuale sede è poco spaziosa e difficilmente riesce ad essere aperto per i visitatori, mentre il castello è aperto al pubblico di sabato e domenica, con visite guidate dalle 10 alle 13 e dalle 15 alle 18. Per maggiori informazioni www.cesaremattei.com e www. rocchettamattei-riola.it
B U O N E P R AT I C H E , B E L L E I D E E E B U O N A A M M I N I S T R A Z I O N E Tempo di lettura 4 min.
Economia solidale
Solimarket, quando il “rifiuto” diventa risorsa per i cittadini, lavoro per persone svantaggiate e azioni concrete di solidarietà di Francesco Molan Ogni anno in Piemonte vengono prodotti circa 2 miliardi di tonnellate di rifiuti solidi urbani (fonti ISPRA). Di questi il 41% sono destinati alla discarica, il 18% all’inceneritore, il 26% al riciclaggio e il 15% al compostaggio. La domanda che ci vogliamo porre oggi non è se queste quantità possano diminuire o se il sistema di smaltimento è corretto o migliorabile dal punto di vista dell’impatto ambientale. La domanda che interroga ognuno di noi è: quanti di questi rifiuti sono realmente non più utilizzabili o piuttosto declassati a rifiuti perché, semplicemente, non ci servono più? È la domanda che si sono posti i soci della cooperativa sociale Impressioni Grafiche che nel 2013 hanno dato vita al progetto Solimarket. Il progetto si pone infatti l’obiettivo di recuperare i beni prematuramente destinati alla discarica e trasformarli in risorse per i cittadini, lavoro per persone svantaggiate e azioni concrete di solidarietà. Ma cos’è Solimarket? È un progetto pensato come un vero e proprio esercizio commerciale in cui le persone possano acquistare a prezzi popolari indumenti, mobili, elettrodomestici, stoviglie, computer, libri usati. Le persone in grave situazione di difficoltà economica possono usufruire di appositi buoni d’acquisto (derivanti da una percentuale del valore dei beni donati che la cooperativa distribuisce gratuitamente ad enti ed associazioni assistenziali). Tutti i frequentatori sono considerati come clienti e non destinatari di aiuto: questa modalità favorisce il rimescolamento sociale sulla base non solo delle Progetto3:Layout 1 06/11/15 16.45 Pagina 1 possibilità economiche dei clienti, ma anche delle loro scelte come consumatori attenti al riuso e al riciclo.
Il negozio fa da tramite tra chi vuole donare qualcosa di cui non ha più bisogno e chi ha delle necessità, organizzando e agevolando l’incontro e dando garanzie di trasparenza, e all’occorrenza può prestarsi anche come spazio per conferenze sui temi del dono e del riciclo e per laboratori di autoproduzione e di recupero di saperi quasi dimenticati, come le riparazioni sartoriali e la piccola manutenzione. «Solimarket», spiega Paolo Stocchi, responsabile del progetto, «funziona perché dietro c’è la proposta di un modello che coinvolge in prima persona il cittadino. Le persone sono felici di lasciarci gli oggetti che non utilizzano più perché sentono che tramite il nostro negozio i loro beni vengono valorizzati: non finiscono in un’anonima discarica, ma vengono venduti ad una persona che ne ha realmente bisogno e se ne prenderà cura. Gli oggetti che un tempo a loro sono stati cari vengono restituiti alle fasce deboli del territorio, iniziando un circolo virtuoso. Da qui prende in seguito vita il progetto Non buttarli donali: un progetto ambizioso per il quale è stata firmata una convenzione tra la cooperativa “Impressioni grafiche” e i Comuni dell’Unione Comunità Collinare Alto Monferrato Acquese. Il progetto prevede che i cittadini, debitamente informati anche attraverso una campagna capillare nelle scuole della zona, non gettino via nelle discariche eventuali materiali ancora utilizzabili, ma contattino la cooperativa responsabile che provvederà gratuitamente al recupero e alla rimessa in circolazione dei beni. A febbraio è stato presentato il bilancio sociale dei primi 18 mesi di attività di Solimarket.
I risultati economici e sociali sono già importanti: • più di 70 tonnellate di materiale che non è finito in discarica ma, aggiustato, valorizzato e rivenduto, ha contribuito a calmierare il mercato e fornire un sostegno a molte persone e famiglie in difficoltà. • 810 donazioni da 680 diverse persone. Sono stati donati: abbigliamento, oggettistica, mobili, componenti d’arredo, libri, pc e televisori, frigoriferi, lavastoviglie, forni, cucine a gas, biciclette, attrezzatura per l’infanzia e molto altro. • 1.580 buoni di acquisto per persone e famiglie in particolare difficoltà economica per un totale di 7.900 euro. • Una sempre maggiore presenza sul territorio come punto di incontro interetnico e intergenerazionale: 10 volontari, 3 serate di teatro e altre 3 di approfondimenti tematici, una mostra, 2 eventi ludici, 2 convegni e performance, 5 corsi, 2 iniziative solidali promosse, bookcrossing attivo.
i 10 plus dell'affiliazione a VIVERE SOSTENIBILE 1) Diventare imprenditore e editore nel settore della sostenibilità ambientale, economica e sociale. Settore in fortissima espansione, anche in questi anni di crisi. 2) Operare nel settore web ed editoria tradizionale.
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B U O N E P R AT I C H E , B E L L E I D E E E B U O N A A M M I N I S T R A Z I O N E Libri&C. VALUTAZIONE DI VIVERE SOSTENIBILE:
OTTIMO
Genuino clandestino
Viaggio tra le agri-culture resistenti ai tempi delle grandi opere di Michela Potito e Roberta Borghesi. Fotografie di Sara Casna e Michele Lapini Editore: Terra nuova Edizioni pagine 271 - prezzo di copertina: 18 €
Questo libro racconta e fa conoscere, come potrebbe fare un reportage e un diario di viaggio, le realtà in dieci tappe di agricoltori e artigiani che fanno parte di Genuino Clandestino, una rete che ha creato negli anni un mercato alternativo per affermare attraverso il lavoro di chi ne fa parte l’autodeterminazione alimentare e il valore della produzione locale di qualità. I quattro autori, due dei quali fotografi, sono partiti da Monteombraro nel modenese fino ad arrivare a Ramacca, in provincia di Catania percorrendo l’Italia e visitando le aziende agricole, i laboratori artigianali, condividendo la vita per periodi di tempo con i protagonisti di queste storie che si possono definire rivoluzionarie. Lavorando, mangiando e vivendo con loro gli autori hanno descritto l’importanza di un rapporto più consapevole e diretto con la terra e il cibo.
Il bosco interiore
Per una vita non addomesticata in compagnia di Henry D. Thoreau di Leonardo Caffo Editore: Sonda pagine 112 - prezzo di copertina: 12 €
A mio parere, Leonardo Caffo è un fenomeno: classe 1988, il filosofo siciliano ci spiega in questo saggio il più grande dei trascendentalisti statunitensi, H. D. Thoreau. lo fa attualizzandone il pensiero e contestualizzandolo ai giorni nostri. Thoreau, bisogna dirlo per chi non lo conoscesse, è un mito: anarchico per definizione e già ispiratore del pensiero nonviolento di Gandhi, Martin Luther King e della Beat generation, è ancora oggi fonte di ispirazione per condurre diversamente la nostra vita. celebre il suo Walden o Vita nei boschi, nel quale lui stesso decide di “abbandonare la teoria”, ritirandosi due anni vicino al lago, immerso nella Natura. Con una grande semplicità di linguaggio e con un uso sapiente di esempi molto specifici e vicini alla realtà quotidiana, Caffo ci parla della “disobbedienza civile”, della ricerca nel vivere ogni giorno una vita non addomesticata, nonostante le difficoltà e i condizionamenti esterni. Una vita libera e indipendente dai dettami di una società, sempre più ingiusta, inetta e alienante. Consigliato vivamente.
SCARSO
Cucina Vegana e Metodo Kousmine di Marilù Mengoni Editore: Tecniche Nuove pagine 122 - prezzo di copertina: 9,90 €
Questo è il libro ideale da regalare a quelle persone che ci martellano ad ogni aperitivo o cena: “Ma davvero non mangi carne? ma neanche il pesce? ma cosa mangi?! Il formaggio sì, vero? E le uova?”. Basta! Non se ne può più di passare questi - pochi, per fortuna/sfortuna, perché se non fossero così “faticosi” ce ne concederemmo di più - momenti a dover spiegare il perché e il per come, sempre “scegliendo” una risposta diversa, perché in fondo non ci piace dare risposte pre-confezionate. Ma concentriamoci su questo libro, ricco di spunti e furbizie, scritto da Marilù Mengoni, biologa e psicologa fondatrice del concetto di Psicoalimentazione. L’autrice, con competenza ed eleganza, ci guida alla scoperta del veganesimo come scelta salutistica, etica, scientifica... Il nostro corpo è intossicato da un’alimentazione inconsapevole e affrettata. Si può davvero cambiare (evolvere!), a piccoli passi, seguendo i pilastri del Metodo Kousmine e privilegiando i cibi integri e vivi. “Spero sia chiaro il concetto: qui vogliamo tornare ad un’alimentazione sana, equilibrata, naturale, che ci riporti in contatto con il mondo e con noi stessi, che ci aiuti a ritornare lucidi e presenti, rinvigorendoci e facendoci sentire in forma e in equilibrio”. Mica poco.
Muoversi in città
Esperienze e idee per una nuova mobilità in Italia di Anna Donati e Francesco Petracchini Editore: Edizioni Ambiente - Collana Saggistica Kyoto Books pagine 296 - prezzo di copertina: 24 €
L’Italia è il Paese con il più alto rapporto tra numero di autoveicoli e numero di abitanti in Europa, con tutte le problematiche e i costi, ambientali e umani, che questo comporta. Recentemente però qualcosa è cambiato: dati alla mano, si sta assistendo a un calo sensibile delle immatricolazioni di auto - un esempio significativo è Milano in cui nel 2014 si sono immatricolate il 44% di autovetture in meno rispetto al 2010. Questo indispensabile manuale presenta lo scenario italiano, per la prima volta nettamente diverso rispetto al passato; attraverso il racconto di progetti, esperienze e le trasformazioni in corso viene fornito un quadro generale che ha nelle città il proprio epicentro e il proprio terreno di sperimentazione. Dalle politiche alle tecnologie, al car-sharing al bike-sharing, dalle zone a traffico limitato al road-pricing e alle pedonalizzazioni, dal ritorno dei tram a Uber-pop. anche nelle città italiane l’innovazione smart va di pari passo al crescente desiderio di vivere in un ambiente più salubre e questo porta a un cambiamento degli stili di vita, nei modi di spostarsi e nell’organizzazione del proprio tempo.
Tempo di lettura 1 min. a singola recensione
Cibo e Utopia:
l’eterna lotta tra Carnevale e Quaresima di Pierpaolo Pracca e Edgardo Rossi Editore: Aracne Editrice (Collana di Storia delle Mentalità) pagine 332 - prezzo di copertina 20 €
Il cibo che mangiamo non svolge la sola funzione di nutrire il nostro corpo, esso deve rispettare anche i nostri bisogni più profondi che hanno a che vedere con concetti quali bellezza, bontà, armonia, pulizia, giustizia. In altre parole il cibo è portatore di significati che non attengono alla mera sfera biologica per estendersi a quella simbolica. Esiste, quindi, un fil rouge che lega il nostro modo di sognare, pensare il mondo e ciò che mangiamo a tavola? La risposta a questa domanda è affermativa e questo saggio dimostrerà lo stretto legame tra cibo, pensiero e sogno nelle sue declinazioni più estreme: quelle dell’utopia. L’Utopia è appunto il regno del sogno, che libera dalla necessità e dalla schiavitù. Ecco perciò la trama di idee che andremo ad intrecciare e a commentare. Da Platone a Huxley, da Esiodo a Orwell, da Gioachino da Fiore a Marx, un cammino sospeso tra il bisogno di vincere la fame attraverso l’abbondanza e la pretesa “angelica” di emanciparci dal bisogno “umano, troppo umano” di doverci nutrire per vivere. La maggior parte delle fiabe armene si conclude con la caduta dal cielo di tre mele: la prima per chi ha raccontato, la seconda per chi ha ascoltato, la terza per chi ha capito. Il lettore attento si accorgerà che questo libro permette di assegnare tutte e tre le ricompense.
Coloriamo con i mattoncini di cera, enfatizziamo i colori primari di Sieglinde De Francesca Editore: CambiaMenti pagine 85 - prezzo di copertina: 25 € (Associati ArcipelagoScec: 17,5 € + 7,5 Scec - tasto Scec in www.cambiamenti.com)
Sono i bambini dalla prima alla terza elementare a trarre maggiore beneficio dall’uso dei mattoncini di cera colorati. Essi riescono a creare delle immagini appaganti per loro piacere personale, nonché ad arricchire i quaderni di lezione primaria imparando le tecniche e iniziando con i tre “colori primari” (giallo, rosso, blu) con i quali si ottengono tutti gli altri. Rimarca per esperienza l’Autrice: «Quei bambini amano colorare con tutti i pastelli presenti nella scatola. Ma perché non far loro provare la magia di scoprire che tutti quei colori dell’arcobaleno si nascondono in tre specialissimi mattoncini? Ricordate che lo scopo principale nell’approcciare questo “strumento” è che i bambini diventeranno capaci di esplorare la loro creatività e di trovare un’espressione preziosa per la loro fervida immaginazione». Rivolto a Maestri e Genitori, questo piacevolissimo manuale parte dai fondamentali per imparare e per insegnare. Offre consigli pratici sui materiali per iniziare, illustra con facili esercizi le tecniche di base e propone brevi lezioni per disegnare paesaggi, persone, animali, stagioni e situazioni metereologiche.
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Recensioni
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NOVEMBRE/DICEMBRE 2015
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Argini Margini: foto e storie di vite Porta Aperta raccontata in un libro attraverso le fotografie di Luigi Ottani e i testi di Laura Solieri con la prefazione di don Luigi Ciotti Tempo di lettura 6 min.
• Si intitola Argini Margini (Edizioni Artestampa) il libro sull’associazione Porta Aperta di Modena raccontata attraverso le
fotografie di Luigi Ottani e i testi della giornalista Laura Solieri, che si apre con il saluto di don Erio Castellucci, vescovo di Modena-Nonantola, e la prefazione di don Luigi Ciotti. Le parole - poche e misurate - e le bellissime immagini del volume che
abbiamo in mano, sono di quelle che non si impongono con prepotenza, ma si propongono con delicatezza; sono di quelle
che non si limitano a colpire gli occhi, ma entrano nel cuore. Ci scomodano, ma lo fanno senza violenza. Sono parole e immagini che ci parlano di relazione scrive don Erio Castellucci. Immagini forti e delicate. Immagini di alto e profondo contenuto umano.
Immagini che raccontano i bisogni e le speranze, le paure e le inquietudini di chi, vivendo ai margini, incarna suo malgrado una verità profonda della condizione umana: il desiderio, che nasce al momento in cui veniamo al mondo, di trovare braccia che ci abbracciano, mani che ci stringono, sguardi che non solo ci vedono ma ci riconoscono scrive don Luigi Ciotti. Tra queste pagine, troviamo il racconto di vite ai margini animate dalla voglia di riscatto: Extracomunitari, tossicodi-
la perdita del lavoro e ti ritrovi ad essere in quella parte del mondo dove non pensavi ti saresti mai trovato, tra persone che, per motivi e circostanze diversi, sono state travolte dalla vita. Porta Aperta (www.porta-aperta.org) è un’associazione di volontariato che si riconosce nei valori della prossimità e della solidarietà; gestisce il Centro di Accoglienza Madonna del Murazzo e dal 1978 svolge un servizio alla Chiesa Modenese e alla città, occupandosi di accoglienza, prevenzio-
sostegno a famiglie in difficoltà attraverso l’erogazione di generi alimentari e vestiario; attività di raccolta e distribuzione di abbigliamento ed oggettistica; servizio di unità di
per l’igiene personale, farmaci generici, indumenti ed oggettistica. Il libro Argini Margini è acquistabile a Porta Aperta (25 euro a copia) con prenotazione scri-
pendenti, alcolisti, persone con problemi di salute mentale, zingari, profughi, ladri, accattoni. A Porta Aperta si incontra in un colpo solo tutta quell’umanità che spesso ci guardiamo bene dal frequentare... Ma può capitare a tutti una disgrazia, un lutto, un incidente,
ne del disagio e di gravi forme di emarginazione. I servizi sono erogati da un totale di 600 volontari supportati e coordinati dagli operatori del centro: mensa; dormitorio; servizio docce e igiene personale; ambulatorio medico; distribuzione farmaci; servizio di tutela legale;
strada; attività in carcere a favore dei detenuti. Porta Aperta si sostiene attraverso il 5 per mille, le donazioni di privati, lasciti testamentari, convenzioni con enti pubblici e privati e promuove una serie di raccolte permanenti, che riguardano generi alimentari, prodotti
vendo a n.paterlini@virgilio.it o telefonando al 329.7236079. Il ricavato servirà per sostenere le attività di Porta Aperta. A questo link è possibile sfogliare un’anteprima del libro: http://www. artestampaweb.it/scheda&id=384&from=generi.
Info Il libro Argini Margini è acquistabile a Porta Aperta (25 euro a copia) con prenotazione scrivendo a n.paterlini@ virgilio.it o telefonando al 329.7236079. Il ricavato servirà per sostenere le attività di Porta Aperta. A questo link è possibile sfogliare un’anteprima del libro: www.artestampaweb.it/scheda&id=384&from=generi.
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Regalo sostenibile
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NOVEMBRE/DICEMBRE 2015
Un Natale di… carta!
Originali, equi e solidali: i regali con materie prime che non ti aspetti Tempo di lettura 5 min.
di Marcella Caluzzi • Quaderni, notes, biglietti, album di foto, cornici, rubriche, segnalibri… la carta offre tante idee originali per i regali di Natale. E se la carta fosse fatta di… cacca? Per di più di elefante? Maximus è il nome zoologico dell’elefante dello Sri Lanka, ed è anche il nome di una società che ha fatto dello sterco di questo pachiderma materia prima per la produzione di carta. Si tratta di una società a responsabilità limitata che ha però obiettivi e mission molto chiari: lottare per la tutela dell’elefante dello Sri Lanka, in grave pericolo in quel paese. Produrre carta dallo cacca di elefante può aiutare la percezione dei contadini sul valore economica dell’elefante nelle aree di conflitto e salvarli dall’uccisione. Quaderni, fogli di carta, scatole e borse di Maximus si possono sfogliare e acquistare a Formigine, nella bottega equo solidale della cooperativa Vagamondi. La bottega formiginese non ospita solo la carta di cacca di elefante ma, novità di quest’anno, si è allargata anche ad altre ‘cacche’, fino a diventare una vera e propria ‘Poo-tique’. Poopoopaper è infatti una piccola azienda thailandese che produce carta ricavandola dalla cacca di asino, cavallo, mucca e alce. Un fantastico e fantasioso esempio di sostenibilità che mette in campo solo ‘materie prime di qualità’: le cacche sono di animali che si nutrono unicamente di erba e sono lavorate, bollite e impastate con fibre vegetali, colorate con inchiostri naturali e coloranti alimentari. Così come le grafiche e
la stampa sono con inchiostri a base di soia. “Brown is the new green”, questo il nome del progetto che occupa il 95% di donne, molto del lavoro viene affidato, inoltre,
a minoranze etniche dei villaggi rurali che spesso arrivano dalla vicina Birmania e si sono spostati in Thailandia per cercare migliori opportunità economiche. Il
personale di Poopoopoper aiuta queste minoranze a ottenere permessi di lavoro e li assiste attraverso il labirinto burocratico per ottenere carte d’identità, un prerequisito per l’accesso alle prestazioni e ai servizi offerti dal governo locale. Non solo cacca: da Vagamondi si trovano anche i coloratissimi prodotti artigianali di Erthbound, realizzati in carta di giornale riciclata: cesti, porta vasi, porta frutta, sotto piatti e porta chiavi, tutti realizzati da un gruppo di lavoro nato nel 2005 a sostegno delle popolazioni cingalesi colpite dallo tsunami del dicembre 2004. E infine, di nuovo dalla Thailandia, i quaderni in fibre alternative di scarto: fibra di cocco, buccia di banana, foglie di mango e ananas, fibra di bamboo e foglie di granturco. Il tutto realizzato nel rispetto dei lavoratori, dell’ambiente e del popolo thailandese. Solo l’imbarazzo della scelta, quindi, per sorprendere i propri amici con regali originali ed etici.
È ancora Natale per l’Emilia
I prodotti di qualità e a sostegno del nostro territorio Per le aziende in cerca di una strenna da regalare, le confezioni “Natale per l’Emilia” possono essere una modalità concreta di fare un regalo solidale e dal valore aggiunto. “Natale per l’Emilia” è un’offerta di prodotti di aziende emiliane, selezionate per la cura del loro lavoro, la qualità e la trasparenza della filiera con l’obiettivo di sostenere i territori terremotati e alluvionati della provincia modenese. Per i tanti consumatori in cerca di un’idea regalo, questa è un’occasione per portare nelle case di amici e parenti qualità, solidarietà ed economia vera. Per il 2015, verrà sostenuto il progetto “Com’è bello cantar” in
collaborazione con l’Unione dei Comuni Modenesi Area Nord. Il percorso della durata di nove mesi, condotto da esperti dell’Unità Operativa di Medicina Riabilitativa dell’Ospedale di Mirandola, intende attivare un rinforzo riabilitativo attraverso attività corale per utenti con deficit comunicativi. Parte dei proventi delle confezioni serviranno per l’acquisto di un impianto di amplificazione. Con l’iniziativa “Natale per l’Emilia”, in tre anni sono state vendute 12.669 ceste natalizie con prodotti quali il lambrusco, il Parmigiano Reggiano, l’aceto balsamico tradizionale e specialità dolciarie del commercio equosolidale. Per consultare l’elenco dei punti vendita vai su www.nataleperlemilia.it
Un regalo etico di R.R.
Un’idea sempre attuale per i doni natalizi, presso le botteghe del commercio equo Natale si avvicina e, naturalmente, si avvicina il tempo di pensare ai regali. Già, ma che regalo fare a Natale? Perché non pensare a un regalo solidale, che faccia bene non solo a chi lo riceve ma anche a chi lo fa? E perché non allargare la cultura del commercio equo e solidale, che a Modena è presente ma che ha sempre bisogno di essere sostenuta e incentivata? Un regalo alle botteghe del commercio equo e solidale, allora, è sicuramente una ottima idea. Si va dal cibo all’oggettistica, dai prodotti per la cura del corpo a capi di abbigliamento, fino a oggetti più tipicamente legati al Natale, come ad esempio i presepi che arrivano da varie parti del mondo. A Modena e provincia ci sono diversi punti di botteghe del commercio equo e solidale. Oltre a Vagamondi di Formigine (vedi altro articolo), ci sono le realtà legate alla cooperativa Oltremare (www.coopoltremare.it) che si trovano in zone differenti della provincia di Modena: oltre che nel capoluogo (in Calle di Luca, orari lunedì, martedì, mercoledì, venerdì, sabato: 10.00 – 13.00 e 16.00 – 19.30 giovedì: 10.00 – 13.00 – bottega.modena@coopoltremare.it)m anche a Vignola (via del Portello, orari martedì, mercoledì, venerdì e sabato: 9.30 – 12.30 e 16.30 – 19.30 giovedì: 9.30 – 12.30 – bottega.vignola@coopoltremare.it), Pavullo, in collaborazione con Aps Equofrignano (vicolo Scaletta, orari mercoledì: 16.30 – 19.30; giovedì: 9.30 – 12.30; sabato: 9.30 – 12.30 e 16.30 – 19.30; domenica: 10.00 – 12.30) e a Fiorano, in via Vittorio Veneto. Una bottega della cooperativa Oltremare è anche presente a Bazzano, in provincia di Bologna, in collaborazione con Aps Solidarietà Impegno (via Borgo Romano, orari lunedì, martedì, mercoledì, venerdì, sabato: 9.00 – 13.00 e 16.00 – 19.30; giovedì: 9.00 – 13.00 – sipuofare. oltremare@gmail.com). Sono botteghe tra la gente e della gente: gestite completamente da volontari, esse vogliono porsi al pari dei consueti luoghi di acquisto.
Fotografia NOVEMBRE/DICEMBRE 2015
Tra la pianura emiliana e i parchi di Berlino, Chiara Spaggiari racconta i suoi boschi • “Ho trovato su internet una stanza e un corso di lingua, mi sono messa sulle spalle uno zaino da scout e sono partita”. Chiara Spaggiari, 32 anni, emiliana, da 5 anni vive a Berlino. “Il motivo per cui amo questa città è lo stesso per cui l’ho scelta e continuo a sceglierla ogni giorno: mi trasmette una speranza di vita”. Dalle campagne di San Pos-
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La natura in un clic di Laura Solieri
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sidonio, il suo paese natale, ai boschi tedeschi, nella tasca di Chiara non manca mai la macchina fotografica, con cui immortala la vita che la circonda in magici clic. “La pianura emiliana è nella mia mente una costante onnipresente e sicura nel suo scorrere quieto di albe, tramonti, colori; la natura a Berlino si manifesta nel miracolo di piccole o grandi oasi urbane, in contrasto – ma solo apparente - con il racconto corale di milioni di voci, sirene, musica, scandito dalla metropolitana ogni quattro minuti nell’ora di punta. Le differenzia il loro tempo, la loro frequenza” ci racconta Chiara condividendo con noi alcuni bellissimi scatti. “Quando fotografo sono allo stesso tempo in ascolto - la natura ha un’infinità di storie da raccontare - e in ricerca, perché la risposta a una domanda arriva alle volte in modo inaspettato, quasi d’impeto, in un’evidenza impossibile da ignorare. Gli scatti vengono di conseguenza. Qualche giorno fa ero nel bosco che costeggia il Müggelsee, uno dei tanti laghi di Berlino. Delle tante cose che ho visto ne ho trattenuta una, in foto e sulla carta scrivendo queste poche parole: se esistono persone che hanno ancora voglia, dopo tanta strada, di fare insieme un passo, e un altro ancora senza bisogno di parole non dovrebbero più raccontarci che l’amore non esiste. Quando fotografo una persona per mio piacere, l’obiettivo è farle abbassare le difese, la soggezione della macchina fotografica – conclude Chiara -. Mi piace cogliere un’espressione libera da quelle inibizioni che irrigidiscono i tratti, e pensare che nel mio scatto una persona a distanza di anni possa riconoscersi tutta intera, in un’armonia fatta di fisicità, emozioni, vissuto. Gli alberi, così come la natura in generale, si mostrano nella loro interezza; non c’è una bellezza univoca o uno standard a cui aspirare, le imperfezioni diventano preziose tracce del decorso naturale delle cose. È in
entrambi i casi un dialogo che si sviluppa però su binari diversi, per arrivare allo scatto da cui inizia una nuova storia da raccontare. In questo racconto, il colore è per me un elemento di comunicazione a più livelli, tra la natura e me stessa innanzitutto, e tra il mio scatto e chi osserva. Se c’è, è fondamentale: ma ci sono storie che possono esistere solo nell’assenza di colore”.
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Finanza etica
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Fare cultura e contaminare gli altri istituti di credito: ecco i nostri obiettivi • Trasparenza, equità e bene comune. Questi i tre capisaldi dell’attività di Banca etica, sorta alla fine degli anni ‘90, una banca diversa da tutte le altre perché è nata dal basso, dal così detto terzo settore che non trovava nelle banche tradizionali le risposte, non solo finanziarie, che cercava. Una banca atipica, che si avvale anche a dei gruppi di soci volontari che diffondono la cultura della finanza etica, riuniti nei GIT, i gruppi d’iniziativa territoriale. Ne abbiamo parlato con Paolo Contini, che del GIT è il coordinatore provinciale per Modena. Banca Etica ha da poco festeggiato i 15 anni d’attività, quindi una banca giovane rispetto agli istituti storici ma che si è posta come obiettivo quello di ‘nascere per morire, giusto? Quindi quale è l’obiettivo di Banca Etica? Si, infatti BE non ha come obiettivo quello di diventare la banca più potente del
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Fare banca in maniera etica di Andrea Cavallini
mondo ma di contaminare gli altri istituti di credito, di contaminare a tal punto il sistema bancario e finanziario di modo che tutte le banche abbiano questa propensione al bene comune. Come ha detto Riccardo Milano, uno dei soci fondatori, Banca etica è “nata per morire”, cioè è nata per contaminare il mondo finanziario con i suoi principi e il giorno in cui accadrà non avrà più senso l’esistenza di una banca che si chiami “Banca Etica”, perchè tutte le banche saranno etiche. Prevedo che però il cammino sia ancora lungo, c’è ancora tanto lavoro da fare. L’obiettivo principale è quello di fare cultura, ogni giorno facciamo delle scelte finanziarie, i nostri soldi possono anche finanziare attività che non ci piacciono e non condividiamo. Vogliamo far riflettere, far si che ci si ponga delle domande e che le si ponga anche alla propria banca. Poi se la propria banca non forni-
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sce risposte adeguate, allora conviene spostarsi su Banca etica. E le altre banche come reagiscono a questa ‘proposta alternativa’? Bper, per esempio, che ha un ufficio RSI (Responsabilità sociale d’impresa) e pubblica da alcuni anni un report di sostenibilità, partecipa a Etica Sgr, la Società di gestione del risparmio promossa da Banca Etica. Grazie a questo percorso intrapreso sul tema della finanza etica, Bper ha adottato un’autoregolamentazione che disciplina, in maniera più severa rispetto alle norme di legge esistenti, i rapporti con le imprese che producono armamenti. In questo senso la contaminazione sta fun-
zionando, assieme vengono organizzati anche dei convegni di diffusione sul territorio della cultura della finanza etica. Cos’è e come funziona il GIT? I GIT sono nati assieme a Banca Etica, si può dire che siano l’anima della banca. Si tratta semplicemente di soci volontari che impiegano il proprio tempo nella migliore diffusione della cultura della finanza etica, attraverso serate, incontri, conferenze teatrali e altre iniziative. Hanno anche il compito di portare le istanze dei soci del proprio territorio alla banca. Inoltre da due anni organizziamo progetti di educazione finanziaria nelle scuole, con
grande successo e interesse da parte sia degli insegnanti sia degli studenti, che si dimostrano molto sensibili ed interessati. Utilizziamo il metodo del gioco sul rapporto banche - famiglie, infatti è stato realizzato un vero e proprio gioco di ruolo in scatola completo di regole, tabellone e segnalini. Cos’è la Valutazione socio ambientale? Un’altra peculiarità di Banca Etica: alcuni soci volontari del GIT , grazie ad una formazione adeguata ed iscrizione ad un albo interno, assumono il ruolo di Valutatori e hanno il compito di redigere le Valutazioni Socio Ambientali (VSA) delle imprese che richiedono un finanziamento. In pratica vengono evidenziate le modalità con cui le aziende affrontano i temi della legalità, della sicurezza, delle pari opportunità, della trasparenza, dell’impatto sociale e ambientale. La VSA viene quindi sottoposta
all’opinione del GIT e infine trasmessa a Banca Etica. Tale valutazione è parte integrante dell’istruttoria e contribuisce, insieme alla valutazione economica gestita dalla banca, all’esito per la concessione del credito. Quest’ultimo è un aspetto impensabile per le altre banche che hanno meccanismi tutti interni. E pare che il sistema funzioni visto che la raccolta fondi, il numero dei soci e il numero di nuove sedi sono tutte con il segno più, quando invece gli istituti storici sono in difficoltà e devono ridursi. Inoltre Banca etica vanta una delle percentuali più alte di ritorno sugli investimenti e i prestiti: chi chiede soldi a Banca Etica nella stragrande maggioranza dei casi rispetta gli accordi e restituisce il prestito, rilanciando così il circolo virtuoso. Per saperne di più: Paolo Contini - git. modena@bancaetica.org www.bancaetica.it/contatto/ git-modena
BIO IN TAVOLA
Nella Cucina di Cris dove la fantasia è di casa La blogger modenese Cristina Previato racconta le sue nuove ricette autonnali
di Laura Solieri • Entriamo nella Cucina di Cris, il regno della blogger Cristina Previato di Novi di Modena (lacucinadicris. blogspot.it) che inventa ricette sfiziose per ogni stagione e che in questi giorni, in occasione di Halloween, si è sbizzarrita in piatti “horrorifici”, come li definisce lei con un sorriso. “In autunno nella mia cucina non possono mancare zucca, funghi e formaggi – ci racconta Cris - Per fortuna nessuno nella mia famiglia è intollerante ai latticini perché se fosse per noi mangeremmo solo formaggio! So bene che abusare non fa bene, però almeno una volta alla settimana me lo concedo, perlopiù a pasta molle. Accostamenti che in questa stagione mi piacciono molto sono l’uva con la carne di maiale, il melograno con il riso e le mele, che stanno bene con tutto, sia nella pasta che nei dolci”. La “cavia” preferita di Cristina è suo marito Dante che assaggia tutti i suoi
Cristina Previato
esperimenti, “ma io – dice Cristina - sono come Paganini, non ripeto mai, quindi se gli piace qualcosa deve gustarselo al momento! Se mi capita di tornare a casa
da lavoro molto nervosa, mettermi ai fornelli mi consente di staccare la testa dai problemi affrontati nelle nove ore lavorative e questo mi aiuta tanto. Cucinare mi
fa stare bene, mi rilassa, soprattutto se penso alle persone per cui lo sto facendo. Mio marito è della stessa scuola di pensiero: se dovesse tornare da lavoro e cucinare solo per se stesso, dice sempre che non gli verrebbe voglia e andrebbe avanti con mozzarella e piadine! Se vivessi in casa con i miei genitori, con mio padre in particolare, molto probabilmente cucinerei solamente cibo tradizionale. Invece, avendo tanti amici, oltre mio marito, a cui sottoporre i miei esperimenti culinari, posso sempre azzardare qualcosa di diverso”. Cristina racconta che in questa stagione adora stare
in cucina per ore, “anche se ammetto che ogni tanto, in estate, accendo lo stesso il forno nonostante fuori ci siano più di 30°! Nel weekend di Halloween ho organizzato una cena per undici persone a casa mia, perché avevo appuntamento con i bambini di Novi per consegnare loro fantasiosi dolcetti che ho preparato per l’occasione. Ho sfornato tre serie di biscotti, una serie di meringhe, una serie di biscotti con latte condensato e una Torta Barozzi. Per questo appuntamento “di gola” a tema Halloween, con l’aiuto di Dante, mi sono sbizzarrita a partire dagli antipasti con i wurstel a forma di mummia alle uova sode di quaglia, due primi di stagione (una vellutata di patate e piselli e un riso con zucca e formaggi), polpette al sugo e un tiramisù. É stato un tour de force ma i miei commensali mi hanno dato grandi soddisfazioni!”. Cristina ci saluta consigliandoci la sua ricetta di stagione: Riso Venere con
zucca, gorgonzola e amaretti. Ecco gli ingredienti per due persone: 200 g di riso Venere, 200 g di zucca, 50 g di gorgonzola dolce, 50 g di mascarpone, 4 amaretti. “Prepariamo per prima cosa la zucca: tagliare a cubetti e metterla a bollire in una pentola con poca acqua e salare leggermente. Nel frattempo cuocere in acqua bollente, salata, il riso per circa 18/20 minuti. Quando è cotto, scolarlo bene. Nel mixer frullare la zucca con un paio di amaretti, salare, pepare e aggiungere un cucchiaio di olio extra vergine d’oliva. In un pentolino sciogliere il mascarpone e il gorgonzola, allungando con un goccio di latte perché non si attacchi. Con un coppapasta mettere il riso ben pressato sulla purea di zucca e condire con il formaggio fuso e i restanti amaretti sbriciolati”.
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Ambiente
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Un pellegrinaggio da Roma a Parigi, sede della prossima Conferenza sul Clima, per sensibilizzare sui cambianti climatici • Spilamberto e Modena sono state le due tappe modenesi dei trenta pellegrini di ‘Una terra, una famiglia umana’ diretti a Parigi, sede della prossima Conferenza sul Clima delle Nazioni Unite. La marcia, che coinvolge persone provenienti da Filippine, Stati Uniti, Inghilterra, Francia e altri paesi, è organizzata e promosso, per la tratta italiana, da FOCSIV – Volontari nel Mondo con la collaborazione della Coalizione Italiana per il Clima. Il pellegrinaggio è ideato da The People’s Pilgrimage e OurVoices, movimento di persone appartenenti alle diverse comunità religiose e della società civile guidato da Yeb Sano, ex – negoziatore sui cambiamenti climatici della Repubblica delle Filippine, in cammino per richiamare l’attenzione sui drammatici effetti ambientali e sociali del cambiamento climatico. I pellegrini sono arrivati a Modena lo scorso 15 ottobre e sono stati accolti nella sede dell’associazione spilambertese Overseas. E’ proprio un volontario di questa onlus a raccontarci
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Ogni passo conta: la tappa modenese del “Poeple’s Pilgrimage” di Marcella Caluzzi com’è andata la tappa modenese dei pellegrini. “Giovedì 15 ottobre i pellegrini del People’s Pilgrimage sono sbarcati a Modena. Ad accoglierli hanno trovato una città molto inquinata, ricca di traffico e smog, il capoluogo di un territorio che negli ultimi anni, con i disastri naturali legati al cambiamento climatico, non ha certo avuto un buon rapporto con l’ambiente. Ma i pellegrini hanno trovato anche una città abitata da persone di buona volontà, che sanno che un cambiamento è necessario, per il benessere di tutti. Il giorno prima i pellegrini sono arrivati a Spilamberto da Bologna, camminando sotto la pioggia e si sono fermati presso la sede di Overseas. Il gruppo è eterogeneo, formato da persone di tutte le età e provenienti da parti del mondo. Ciò che accomuna questi pellegrini, però, è che un tema come il cambiamento climatico li riguarda da vicino nella vita di tutti i giorni: a volte è una materia con cui hanno a che fare tramite il lavoro o gli studi, altre volte è una
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minaccia seria per la realtà in cui vivono: ‘A subire i cambiamenti in modo maggiore sono le comunità che già devono fare i conti con la povertà ed il sottosviluppo’ dice Wil, dal North Carolina, che ha studiato i legami tra migrazioni economiche e razzismo. È proprio alle comunità locali che il pellegrinaggio intende dare voce, con le storie che rac-
di protesta non violento, e si tratta anche di un modo di muoversi molto diverso da quelli tradizionali, che dà al nostro viaggio un’impronta spirituale, oltre che ecologica’ ha detto lo stesso Yeb Saño. Basti pensare che c’è chi, come Berenice, ha fatto voto di silenzio, per lasciare lo spazio della propria voce alle comunità colpite dai cambiamenti climatici.
coglie lungo le sue tappe. In questo modo, non solo si cercherà di rappresentarle, ma ne verranno trasformati anche i pellegrini stessi. La dimensione spirituale, infatti, è uno dei motivi per cui quest’esperienza è stata intesa come pellegrinaggio: ‘Abbiamo scelto il pellegrinaggio perché è un metodo
Yeb Saño e i suoi compagni si sono rimessi in marcia il giorno dopo, e sono arrivati a Modena, dove hanno alloggiato alla Città dei Ragazzi. Alla sera, presso la sede di Legambiente, si è tenuta la conferenza ‘Verso COP21: in marcia per il clima e per il futuro del Pianeta’. In quell’occasione Yeb,
ha raccontato dell’inizio del suo percorso, quando era ancora un diplomatico: ‘Ho iniziato il ruolo di negoziatore per i cambiamenti climatici presso l’Onu nel 2007, e ho proseguito fino al 2012. Quello che posso dire di quest’esperienza che la definirei come frustrante, perché nelle riunioni manca l’interesse collettivo, ognuno cerca di perseguire i propri interessi. E inoltre mi chiedo: perché dobbiamo negoziare per il futuro dei nostri figli, per il futuro del nostro pianeta? Non è qualcosa di negoziabile. Quindi ho deciso di lasciare i negoziati ed unirmi alle persone in questo viaggio. Una volta, mia figlia era sulla spiaggia. Suo nonno la vide e pensò che stesse danzando. Si avvicinò, e vide che stava raccogliendo le stelle marine rimaste sulla sabbia e le stava rimettendo in mare. Suo nonno, quindi, le disse: ‘Ce ne sono troppe, non riuscirai mai a rimetterle tutte quante in acqua’. Per tutta risposta, lei prese in mano una stella e la rimise in acqua, poi disse a suo nonno: ‘Io, per quella stella, ho fat-
to la differenza’. Ricordate, ogni passo conta’. Successivamente è stato il turno del meteorologo Luca Lombroso, il cui intervento ha chiuso la serata: ‘Se dipendesse da me, mi sarei già unito al pellegrinaggio di Yeb, invece sarò costretto ad andare a Parigi in aereo - ha scherzato -. Chi crede che in un pianeta limitato possa esserci una crescita illimitata o è un pazzo o è un economista, dicono. Il motivo per cui non credo nei negoziati a cui partecipo è che sia possibile il disaccoppiamento tra le emissioni di combustibili fossili e la crescita economica. Bisogna cambiare, incentivare le risorse rinnovabili, ma occorrerà molto di più. Nonostante 21 conferenze sul clima, le emissioni di gas serra sono aumentate costantemente. La pressione dal basso è fondamentale, ma vanno anche prese delle decisioni forti. Oggi più di 140 nazioni hanno presentato i propri intenti di ridurre le emissioni, ma anche in questo modo siamo molto lontani dai 2 gradi di sicurezza di riscaldamento entro il 2100’.
Il sole è gratis e non inquina il territorio
L’azienda Energetica di Carpi punta sulle energie rinnovabili per un consumo sostenibile e conveniente
di Laura Solieri • Sapete che c’è? C’è che il sole è un’opportunità gratuita! E l’Italia ne ha tanto. La Regione Emilia-Romagna in linea con gli obiettivi europei 20 20 20 (riduzione del 20% dei gas serra, 20% del fabbisogno energetico ricavato da fonti rinnovabili, aumento del 20% dell’efficienza energetica), prosegue nel suo impegno a sostenere lo sviluppo della green economy e dell’economia circolare. Ammontano a 104,3 milioni le risorse messe a disposizione per favorire azioni di efficientamento energetico dell’industria e degli enti pubblici, dello sviluppo di impianti di energia da fonti rinnovabili e della mobilità sostenibile nelle aree urbane dell’Emilia-Romagna. Tra le realtà imprendito-
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riali della nostra zona, abbiamo interessanti esempi di aziende impegnate con successo su questi temi, attente all’ambiente e alla promozione di un consumo consapevole. Tra queste, l’azienda Energetica di Carpi che, nata nel 2007, ha focalizzato in questi anni il proprio impegno e la ricerca tecnica applicativa nel settore delle energie rinnovabili e del risparmio energetico. Energetica nasce nel 2007 come marchio e nel 2010 come ragione sociale che si integra con Imballaggi Cavicchioli, affermandosi in un settore nuovo e ricco di potenzialità. Monitoraggio dei consumi elettrici e degli impianti domestici e industriali, pannelli fotovoltaici, ana-
lisi termografica, caldaie a condensazione, domotica, pompe di calore, solare termico...: Energetica accompagna il cliente nella scelta della soluzione più adatta alle proprie esigenze, in sinergia con affermati professionisti, avvalendosi delle migliori tecnologie presenti sul mercato, offrendo la realizzazione di impianti chiavi in mano sia per il privato che per le aziende, dalla progettazione alla messa in opera. “Il nostro impegno è quello di diffondere nel mercato una nuova sensibilità legata all’ambiente e alle energie rinnovabili che, opportunamente diffuse e utilizzate su larga scala, consentono di abbassare drasticamente l’utilizzo di fonti fossili” afferma il di-
rettore tecnico e socio Luca Storchi. Cultura, turismo ed energia: per Storchi, il nostro Paese deve concentrarsi su questi tre ambiti e la strada non potrà che essere in discesa. “Generare e reinvestire: questi sono i nostri principali imperativi. Il lavoro sull’informazione è altrettanto importante: l’utilizzo delle energie rinnovabili produce risparmio nel lungo periodo ed è sulla diffusione di questo concetto che si deve insistere. Il nostro motto è: hai un po’ di soldi da investire? Invece di lasciarli in banca, investili in energie rinnovabili. Il territorio modenese, nonostante la crisi, vanta una situazione industriale abbastanza frizzante che in generale ha manifestato e ma-
nifesta la volontà di andare verso le rinnovabili ma con la cessazione degli incentivi, non è così facile anche se mi preme sottolineare che il fotovoltaico conviene ancora”. Dall’idroelettrico alle biomasse, dal fotovoltaico al geotermico e all’eolico, l’Italia avrebbe tutte le carte in regola per sfruttare al massimo le energie rinnovabili. “Noi cittadini abbiamo oggi la straordinaria possibilità di essere a nostra volta produttori di energia – afferma Storchi – Le prime due dirette conseguenze positive che mi vengono in mente? Un risparmio in bolletta e un immobile dal valore commerciale più appetibile grazie alla presenza del fotovoltaico che, a prescindere, anche se non più è previsto alcun incentivo, conviene.
Dobbiamo diventare autonomi, indipendenti, e le energie rinnovabili consentono ai privati e alle aziende di fare questo grande passo, sfidando la dipendenza dal gas metano e dalle fonti fossili e facendo un favore sia ai nostri portafogli che ai nostri polmoni. La nostra è una piccola realtà che si sta spostando su diversi servizi, evolvendo insieme al suo mercato di riferimento – conclude Storchi – Portiamo avanti con entusiasmo e convinzione quella che per noi è una professione ma anche una “battaglia” per l’affermazione dei nostri ideali, per un’economia sostenibile sotto tutti i punti di vista, in un Paese dove la strada da fare in tema di energia è davvero tanta”.
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Consapevolezza
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Intervista all’esperta Angela Di Bartolo • La Biodanza viene definita dal suo creatore Rolando Toro (antropologo, psicologo e poeta cileno 1924-2010), come un sistema di integrazione umana, di rinnovamento organico, di rieducazione affettiva e di riapprendimento delle funzioni originarie della vita. Ne abbiamo parlato con Angela Di Bartolo, socia fondatrice dell’associazione Nautilus di Modena e socia dell’associazione Biodanza Italia, operatrice didatta di Biodanza e di Educazione al Contatto e Massaggio Biointegrante.Tra le varie cose, Angela conduce dal 2001 a Modena gruppi settimanali attraverso il Sistema Biodanza e il Metodo Educazione al Contatto. “Ho iniziato un percorso di crescita e consapevolezza attraverso l’approfondimento di discipline come lo Yoga, il Tai Chi, il Reiki e la Meditazione e ho intuito che l’espressione corporea era alla base della mia evoluzione – racconta Angela -. Ho incontrato la Biodanza nel 1995 e me ne sono subito innamorata per il suo aspetto di leggerezza e affettività che
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La biodanza come proposta di vita
di Laura Solieri
non avevo incontrato in altri ambiti. Queste qualità mi hanno cambiato la vita perché ho potuto approfondire la mia ricerca esistenziale attingendo in me quelle risorse che non avrei potuto contattare se non avessi ritrovato la gioia e il coraggio di vivere, superando grandi difficoltà incontrate sulla mia strada”. Da Bios=Vita e Danza=Movimento, Biodanza vuol dire danza della vita, nel senso che siamo invitati a danzare i gesti propri dell’essere umano: i gesti dell’accoglienza, dell’espansione, del coraggio, dell’abbraccio, della carezza, dell’amicizia, del dare e del ricevere, del rifiuto... “Tutti questi gesti, indipendentemente dalle etnie, dalle culture, dalle religioni e dall’educazione, ci appartengono come patrimonio universale dell’umanità” spiega Angela, che vive in provincia di Modena e oltre a promuovere sul territorio nazionale stage residenziali di approfondimento, sul territorio di Modena e provincia lavora con diversi gruppi sia per adulti che per
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bambini. Da oltre dieci anni, Di Bartolo propone inoltre la Biodanza come strumento integrante nei percorsi terapeutici e di accoglienza negli ambiti della salute mentale, delle dipendenze patologiche, della prevenzione del disagio minorile e nella cura delle patologie gravi legate all’HIV e dell’età senile. “La musica, la danza e le situazioni d’incontro tra le persone, sono gli strumenti che ci portano a sentire nel qui ed ora le nostre emozioni con una grande intensità. E così, nel percorso ci si scopre, ci si riconosce attraverso l’incontro con gli altri. Per questo Biodanza si fa in gruppo. Per riprendere contatto con noi stessi, con le nostre potenzialità, con le nostre sane emozioni che a volte risultano essere bloccate o soffocate da falsi condizionamenti – afferma Di Bartolo - È una proposta di integrazione tra corpo, mente e emozioni. Propone l’unità e l’incontro in ogni sua forma: con se stessi, con gli altri e con l’universo vivente che ci circonda. Si avvale del Principio Biocentri-
Angela Di Bartolo
co che pone la vita al centro e quindi propone il rispetto per gli altri esseri umani, gli animali, la natura. Praticando Biodanza, cambia la nostra mentalità e il nostro sentire etico che pone i suoi valori nella vita quotidiana fatta di comportamenti e comunicazioni sane”. Recentemente è stata fatta una ricerca scientifica alla quale Di Bartolo ha preso parte con i suoi gruppi, che evidenzia l’efficacia della pratica della Biodanza sulla salute psicofisica delle persone. Questa ricerca (pubblicata sulla rivista quadrimestrale “Psicologia della Salute” n.1-2015) è stata svolta dalla Scuola di Specializzazione in Psicologia della
Salute - Università La Sapienza di Roma dagli psicologi Maria Teresa Giannelli, Patrizia Giannino, Alessandro Mingarelli. La musica usata in Biodanza, che è lo strumento principale che favorisce l’emozione, viene selezionata da studi di semantica musicale e scelta dal “facilitatore” (così viene definito l’insegnante di Biodanza) sulla base delle proposte suggerite nella sessione. Gli esercizi effettuati evocano un comportamento sano, attingendo dai potenziali umani quali la Vitalità, la Creatività, l’Affettività, la Sessualità e la Trascendenza. “Attraverso queste esperienze la persona ha occasione di prendere contatto con
se stessa e con le proprie emozioni, sentire il corpo ed esprimere la propria identità. Obiettivo centrale della Biodanza è l’espressione dell’Identità, insieme di qualità essenziali che conferiscono a una persona la sua unicità. La sessione di Biodanza - conclude Angela - diventa quindi una proposta di vita. Imparo da ciò che vivo nell’esperienza integrata e sana della lezione per poi portare ciò che ho appreso con me, fuori dalla sala. La Biodanza fa ritrovare la gioia di vivere, la capacità di agire con più umanità nelle nostre relazioni, rendendole più sane e significative e di fare delle scelte per migliorare la nostra vita. Ecco perché viene chiamata la Danza della Vita!”. I corsi settimanali organizzati dall’associazione Nautilus (www.nautilusmodena.it) vengono svolti presso il Centro Danza LaCapriola in via Zandonai 3 a Modena e si può fare una prova pratica contattando il 339 3251252 oppure scrivendo a angela.dibartolo@ biodanza.it.
Uno stile di vita per affrontare le difficoltà Intervista a Nadia Luppi, allieva del corso di couseling dinamico relazionale
di L.S.
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Nadia Luppi
• È sempre più forte nella nostra società il bisogno di spazi di ascolto interiore. Corriamo e ci affanniamo, e ci perdiamo di vista. Finché un giorno stiamo male, il nostro matrimonio va a rotoli e i nostri figli sono inquieti almeno quanto noi. È in questo clima che
si sta affermando la figura professionale del counselor, il cui intento è ricreare uno spazio di crescita per la persona, per aiutarla a superare un momento difficile ma soprattutto per aiutarla a prevenire i momenti di difficoltà, cercando una propria armonia interiore.
Un fenomeno di questo tipo è sicuramente legato agli stessi fattori che stanno portando ad una riscoperta delle discipline olistiche, alle cure naturali, alla meditazione. L’uomo ha una natura complessa, e non è solo razionalità e azione. Di questo e altro abbiamo parlato con Nadia Luppi, allieva modenese del corso triennale di counseling dinamico relazionale dell’Istituto Serblin per l’Infanzia e l’Adolescenza di Vicenza. “Mi sono iscritta a questo corso a giugno 2014 perché sento di voler aiutare le persone a riconoscere ed esprimere più liberamente e consapevolmente emozioni e sentimenti, e a vivere al meglio la propria vita affettiva – dice Nadia - Ai tempi, pensavo di concentrarmi in particolare sulle persone disabili, ma quello che conta è che sentivo di avere bisogno di una preparazione profonda per
prendermi cura degli altri. Parlavo di questi desideri con una cara amica con cui condivido il cammino di sviluppo personale, e proprio lei mi ha parlato di questo corso”. Si può definire il counselor come l’artista dell’ascolto, dal momento che la sua funzione è quella di creare una situazione in cui le persone possano sentirsi accolte, ma soprattutto ascoltate. “Il counselor - dice Nadia - non dà consigli, non offre soluzioni, ma attraverso un’azione di ascolto e di apertura, crea le condizioni affinché le persone possano riconoscersi e così superare momenti difficili o “semplicemente “ esprimersi al meglio nella vita. Non si tratta però di una sorta di confessore a pagamento. Ci sono tecniche da imparare e soprattutto per essere un buon counselor occorre avere affrontato, e continuare sempre, un
percorso di sviluppo personale, di consapevolezza molto profondo”. Nadia racconta che all’inizio non era sicura di volere fare di questa esperienza una professione. “Poi, procedendo con gli studi e approfondendo l’ascolto di me, mi sono resa conto di quanto bisogno c’è di persone che dopo avere ascoltato profondamente e consapevolmente se stesse, abbiano l’intenzione di aiutare in modo puro gli altri. Non dando soluzioni, ma semplicemente offrendo la propria presenza per fare da specchio, con tatto, con rispetto, ma in modo consapevole. Ho imparato quanto sia importante fare delle proprie sfortune le proprie più grandi risorse. E grazie all’ascolto di me, ho compreso l’importanza di comprendere anche gli altri e di dare loro lo spazio di ri-conoscersi. Il counseling è assolu-
tamente uno stile di vita – conclude Nadia – e lo dimostra il fatto che tra i miei compagni di viaggio ci sono molti che frequentano con entusiasmo questo corso perché ne riconoscono l’utilità nella loro vita quotidiana, in famiglia, al lavoro, con gli amici, nel volontariato. Saper ascoltare è una competenza sempre più preziosa, ma anche molto rara e difficile da affinare. Per me è un percorso davvero molto importante. Ascoltandomi e potendo contare sul gruppo con cui condivido questa avventura e sui docenti del corso, sto diventando sempre più consapevole di me e dei miei bisogni, delle mie dinamiche interiori e dei miei schemi relazionali. Scoprirsi non è sempre gradevole, a volte si scoprono parti di sé non virtuose. Ma se le conosciamo possiamo cambiarle, e sta qui la rivoluzione”.
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Scollocamento
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Il dolce richiamo di madre natura
All’ecovillaggio TempoDiVivere di Marano si riscoprono i valori del tempo e dei ritmi vitali
di Laura Solieri • Un luogo che mette al centro la persona e le sue capacità, improntato ad una decrescita consapevole, in armonia con madre natura. A Marano, l’ecovillaggio TempoDiVivere è nato dalla volontà di superare il disagio e la frammentazione sociale. “Ci siamo uniti per creare una comunità intenzionale, autonoma e autogestita, in cui ognuno possa portare le proprie esperienze e competenze per arrivare all’obiettivo comune di un’esistenza basata sulla centralità del singolo, nella condivisione e nella collaborazione, che permetta una crescita individuale e collettiva. Riteniamo che il primo passo sia quello di mettere in atto accoglienza, accettazione, ascolto attivo e non-giudizio, perseguendo una visione olistica rispettosa del benessere dell’uomo e dell’ambiente che ci circonda. Vogliamo essere un esempio per creare una nuova cultura e un nuovo sistema sociale in cui le diversità siano apprezzate come valori imprescindibili, così che le specificità di ognuno diventino potenzialità al servizio di tutti. Ciò che da soli sembra impossibile diventa fattibile quando non ci sente più entità distinte, ma un gruppo di persone che
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collabora ad un fine comune”. A TempoDiVivere Antonio, Gabriella, Katia, Ermanno e tanti altri condividono e riscoprono il valore del tempo, della natura e dei ritmi vitali. Parlano di decrescita consapevole e scollocamento solidale. Sono rilassati e sorridenti, hanno abbandonato il loro lavoro e si godono la natura nelle dolci valli del nostro Appennino. “Scollocarsi non significa scegliere di abbandonare un lavoro per trovarne un altro, scollocarsi significa lavorare quanto serve, cioè quanto basta a soddisfare le proprie esigenze, fare ciò che piace e ciò che si vuole fare – raccontano i ragazzi - Trovare in sé quegli strumenti per autorealizzarsi e mantenersi economicamente in modo dignitoso e sobrio, per essere finalmente soddisfatti del proprio modo di vivere, star bene con se stessi, con gli altri e con ciò che ci circonda. Significa uscire dal circolo vizioso “lavoro-produco-consumo”. E’ un processo fatto di tante scelte, spesso non comprese, non condivise e osteggiate, che ci mette a dura prova. In sostanza, significa attuare un cambiamento del proprio modo di vedere se stessi, la vita e il lavoro. Nasce dall’esigenza
di pensare fuori dagli schemi abituali per vedere nuove prospettive, attraverso potenzialità e risorse individuali, trasformando la cosiddetta crisi in un’opportunità, con l’obiettivo di ottenere il proprio Ben-Essere”. Il “BenVivere” pensato da TempoDiVivere è stato concepito da persone di estrazione culturale differente e di varie generazioni; è nato in Italia nel settembre 2010 tra Toscana, Emilia-Romagna e Lombardia. “La visione di vita che ci unisce parte dall’insoddisfazione verso il “sistema socio-economico” in cui viviamo attualmente, mette in discussione molti dei suoi aspetti e va ad individuare quali siano le soluzioni migliori, per poi applicarle in luoghi diversi, riscoprendo l’essere umano ed i suoi valori. Riteniamo che il fattore umano e la sua soddisfazione nella famiglia e nella comunità
sociale siano le fondamenta per realizzare un sistema ecosostenibile alternativo all’attuale. Siamo convinti che solo insieme potremo superare le difficoltà e le limitazioni insite nelle vite dei singoli individui”. TempoDiVivere nasce per facilitare e supportare la divulgazione di questa entusiasmante evoluzione collettiva sul territorio italiano. “Trovandoci d’accordo sulla volontà di uscire dalle “gabbie” invisibili e di attuare un immediato e radicale cambiamento, la domanda che ci siamo posti è stata: “come?” Abbiamo ritenuto fondamentale mettere al centro dell’attenzione l’individuo con i suoi bisogni più profondi, mettendo in atto accoglienza, accettazione, ascolto attivo e non-giudizio – scrive la comunità sul sito tempodivivere.it - Questo permette ad ognuno di aprirsi e di
fidarsi ed affidarsi agli altri, mostrando la parte più intima di sé. Per stabilire relazioni durature e costruttive, basate sul sostegno comune, è necessario imparare a comunicare prima con noi stessi e poi anche con gli altri. Per questo riteniamo che il primo ed essenziale passo sia quello di intraprendere un percorso di crescita personale, individuale e di gruppo. Noi lo abbiamo fatto e, iniziando a conoscere noi stessi, le nostre debolezze, i punti di forza, i bisogni, abbiamo compreso come relazionarci tra di noi e con gli altri in modo completamente nuovo, accogliente e privo di giudizi, così da permetterci di essere ogni volta spinta, sostegno e parte attiva nel raggiungimento dei nostri obiettivi”. Ecco le prossime attività proposte all’ecovillaggio, aperte a tutti: 13-15 Novembre: Corso teorico-pratico di Food Forest con Elena Parmiggiani 20 Novembre: A cena con la Numerologia, con Dolores Reggianini (menù vegano) 21-22 Novembre e 12-13 Dicembre: Scollocamento Solidale, corso di 2° e 3° livello 24-27 novembre e 15-19 Dicembre: Vita da Ecovillaggio - Workshop residenziale
27-29 Novembre: 2° Workshop di progettazione e realizzazione di un impianto di ThermoCompost con A. Brugnolli 4 Dicembre: Dimmi come mangi e ti dirò chi sei - A cena con la Comunicazione Non Verbale (menu vegano) 5-8 Dicembre: Ponte dell’Immacolata in ecovillaggio - Riscopri l’emozione di un gesto semplice. Con attività olistiche individuali e di gruppo, bagno di suoni con Michele La Paglia e minicorsi pratici 10 Dicembre: Serata gratuita presso Associazione Ting di Spilamberto - Mal-attia o Ben-attia: Decifriamo il linguaggio biologico dei sintomi. Dall’anatomia e fisiologia del nostro corpo, alla comprensione dei messaggi che ogni organo ci manda per condurci al benessere. 24 Dicembre - 6 Gennaio: Natale e Capodanno in Ecovillaggio. Con attività olistiche individuali e di gruppo e minicorsi pratici. Falò di Capodanno e bagno di suoni con Michele La Paglia. 23-24 Gennaio ‘16: Corso base di Scollocamento Solidale Per informazioni: Loc.Bombanella, Via Denzano 1690 Marano s/P (MO) tel. 329 0218941 info@tempodivivere.it.
Ci facciamo una pausa caffè equa e solidale? L’esperienza di Punto Equo che promuove il commercio equo nel canale del vending Tempo di lettura 3 min.
• Sapevate che si può contribuire a sostenere concretamente i produttori del sud del mondo e le organizzazioni che in Italia promuovono il commercio equo e solidale bevendosi un buon caffè? E lo possiamo fare stando seduti in ufficio o tra i banchi di scuola, ovvero a partire dai luoghi di lavoro, di studio e di svago che solitamente frequentiamo. L’idea è della cooperativa Punto Equo, nata nel 2007 con l’obiettivo di promuovere sul territorio nazionale il commercio equo nel canale del vending (distributori automatici e macchine a cialde) grazie alla partnership con società di gestione già operanti nel settore. Pun-
to Equo oggi collabora con molte Botteghe del Mondo e il progetto di punta “Pausa caffè equa e solidale” è attivo in Lombardia, Piemonte, Liguria, Veneto, Emilia-Romagna e nella città di Roma. “Relativamente all’offerta, Punto Equo garantisce per le bevande calde l’inserimento nei distributori automatici di tre referenze equosolidali (caffè, cioccolata, te), mentre per le bevande fredde e snack di almeno un ripiano della macchina dedicato a prodotti eticamente orientati - spiega il presidente Maurizio Ricci - In particolare, il caffè rappresenta circa l’80% delle consumazioni di bevande calde, per cui il suo inserimento rappresenta il
vero sostegno ai produttori del terzo mondo”. Il progetto “Pausa caffè equa e solidale” è particolarmente apprezzato dalle realtà innovative che adottano politiche di Responsabilità Sociale d’Impresa; per gli enti pubblici il servizio di Punto Equo rientra tra i criteri richiesti per ottenere la certificazione di Città Equosolidali e soddisfa i requisiti previsti per gli Acquisti Verdi (Green Public Procurement). Essendo una cooperativa, all’interno di Punto Equo si ha il reinvestimento degli utili per diffondere ulteriormente il commercio equo e solidale nel canale della distribuzione automatica, garantendo così ai produttori
del Sud del Mondo ulteriori sbocchi commerciali. “Con riferimento al territorio modenese – afferma Ricci - distribuiamo le noci anacardi e le noci dell’Amazzonia della cooperativa Chico Mendes di Modena e la Ubuntu Cola per la cooperativa Vagamondi di Formigine. Chi sostiene la nostra attività sostiene i progetti del commercio equo nel sud del mondo e la diffusione del canale di vendita dei prodotti equosolidali nel nord del mondo. Punto Equo inoltre fornisce distributori personalizzati, perché la distribuzione dei prodotti deve essere accompagnata dalla comunicazione di cosa c’è in essi e del progetto che c’è
dietro”. Su iniziativa di Punto Equo e di Caracol sono nate le linee di caffè Equocaffè (dal gusto e dalla tostatura tipica del Sud Italia) ed Eticru (che rispecchia il gusto del Nord Italia). “Sono caffè biologici, per rispettare la salute di chi consuma il caffè e di chi lo produce; fairtrade, per garantire condizioni di lavoro dignitose e il pagamento di un giusto prezzo; cooperativi, perché tutta la filiera è seguita da cooperative del commercio equo, per la creazione di lavoro e di ricchezza distribuita - specifica Maurizio - Vogliamo trovare nuove modalità per diffondere l’equosolidale e raggiungere un pubblico più va-
sto di quello che ogni giorno frequenta la rete delle Botteghe del Mondo –conclude Ricci - Inserire un caffè o uno snack equosolidale in un distributore automatico o gustare un caffè in cialda in ufficio significa informare e sensibilizzare un maggior numero di persone. Questa è la nostra scommessa. Il nostro servizio di vending punta non solo a sostenere i produttori del Sud del mondo attraverso la vendita dei prodotti equi e solidali, ma genera utili che contribuiscono a sostenere le organizzazioni in Italia che operano per diffondere i valori del commercio equo e per realizzare progetti educativi e di solidarietà”.
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