libretto_1.indd 1
13/10/15 11:53
MESTIERI D’ARTE 2
Un progetto
con il sostegno di
progetto grafico, Simone Ferrari fotografie, Denise Rana
libretto_1.indd 2
13/10/15 11:53
MESTIERI D’ARTE 3
L’INESTIMABILE VALORE DELL’ARTIGIANATO
L’ artigianato è, ancora oggi, una delle caratteristiche peculiari di ogni Paese e popolo che affondi le proprie radici in antichissime tradizioni, e come tale è un’attività lavorativa di inestimabile valore intrinseco e storico. L’Italia – così come l’area mediterranea tutta – è un crogiuolo di botteghe artigiane che sono veri, piccoli gioielli, ma che sfortunatamente vedono minacciata la propria sopravvivenza dall’avanzare delle tecnologie e dalle leggi del mercato globale. È per questa ragione che la Fondazione Terzo Pilastro – Italia e Mediterraneo ha accolto con entusiasmo e convinzione la proposta dell’Associazione Iter-Percorsi di cultura finalizzata al recupero delle tradizioni artigiane e delle botteghe storiche nella città di Roma (il cui centro storico – come ben sa chi lo abita – è costellato di strade e viuzze che ancora portano il nome degli antichi manifatturieri locali), nel caso specifico quella di una legatoria d’arte di antica scuola. Sono, infatti, da sempre persuaso che la coscienza del nostro passato e l’orgoglio identitario passino anche per la salvaguardia e la valorizzazione di attività che raccontano la storia d’Italia, attività peraltro spesso di indiscutibile bellezza e valore artistico, come quella in questione o come l’altra, di rivalutazione dell’artigianato locale di lavorazione dei coralli e dei merletti che la Fondazione ha già sostenuto nel tempo in Sicilia. Contribuire a perpetuare in futuro l’attività delle botteghe artigiane che il mondo ci invidia attraverso la formazione dei giovani, introducendoli ed appassionandoli a questo piccolo ma prezioso universo di conoscenze e tradizioni, significa salvaguardare la specificità del nostro Paese contro l’appiattimento di un inevitabile e sempre auspicabile, ma spesso asettico, progresso.
EMMANUELE FRANCESCO MARIA EMANUELE PRESIDENTE DELLA FONDAZIONE TERZO PILASTRO - ITALIA E MEDITERRANEO
libretto_1.indd 3
13/10/15 11:53
MESTIERI D’ARTE 4
libretto_1.indd 4
13/10/15 11:53
MESTIERI D’ARTE 5
UN SEGNALE CONCRETO PER GLI ARTIGIANI IN CRISI Uscendo dalla logica della pura denuncia, l’associazione Iter-Percorsi di cultura ha voluto dare un contributo per la soluzione di uno dei principali problemi per la sopravvivenza delle botteghe artigiane: le difficoltà di ricambio generazionale. Indispensabile il sostegno della Fondazione Terzo Pilastro – Italia e Mediterraneo
L’associazione culturale Iter-Percorsi di cultura, da tempo impegnata in un’opera di sensibilizzazione sui diversi aspetti della realtà romana e di divulgazione dei valori della cultura cittadina, ha voluto provare se fosse possibile, da parte di un gruppo di privati appassionati di Roma e animati da disinteresse e buona volontà, dare un contributo per affrontare uno dei tanti (ma forse uno dei più gravi) problemi che affliggono oggi la città: la crisi dell’artigianato. Un modo anche per uscire da quella cultura della pura denuncia che pervade oggi la pubblica opinione, troppo spesso pronta a lamentarsi dei guasti che la affliggono ma raramente disposta a rimboccarsi le maniche per cercare soluzioni. Che l’artigianato romano, soprattutto quello tradizionale, quello maggiormente legato alle grandi tradizioni di arte di Roma, sia in grave affanno è cosa purtroppo nota. Si tratta di una crisi che si va avvitando da anni, conseguenza per alcuni versi forse incontrastabile di una serie di cause quanto mai diversificate: dai rincari degli affitti delle botteghe alla crescita dei costi per materiali e mano d’opera; dai problemi del traffico e dei parcheggi alla evoluzione del mercato, dalla concorrenza delle manifatture dei paesi emergenti alle trasformazioni del gusto, ai cambiamenti culturali e dei modi di vita... E’ un problema nazionale (e, forse, internazionale) dal grave significato economico e sociale
libretto_1.indd 5
per la sparizione di settori produttivi e di numerosi posti di lavoro qualificato oltre che per la cancellazione di aspetti vitali della nostra tradizione. Ma che colpisce in modo particolare Roma e soprattutto il suo centro storico. La città continua a veder dissolversi attività produttive tradizionali che per secoli hanno contrassegnato la sua fisionomia urbana e hanno costituito il nerbo della sua, peraltro particolarmente gracile, economia; e al tempo stesso assiste al depauperamento di una grande ricchezza culturale legata ai tanti mestieri espressione di un artigianato artistico che per secoli ha affiancato l’opera dei grandi maestri mettendosene al servizio e assimilandone l’estro. Con un aspetto di ulteriore gravità che va considerato: la brutale trasformazione del volto della città storica dove vecchie botteghe e tradizionali iniziative di piccolo artigianato che rappresentano l’humus di un’antica civiltà cittadina vengono fatti sloggiare da più moderne, più lucrative, ma infinitamente più anonime e volgari, imprese commerciali. Tanto da giustificare l’allarme che il cuore di Roma diventi una sorta di grande supermarket del souvenir più dozzinale. Pur tenendo realisticamente conto del mutare dei tempi, Iter ritiene che occorra impegnarsi in concreti interventi per fronteggiare le varie manifestazioni del grave fenomeno. Nella convinzione che molto sia possibile fare e che l’o-
13/10/15 11:53
MESTIERI D’ARTE 6
biettivo meriti uno sforzo eccezionale da parte delle autorità pubbliche ma anche, per quanto possibile, dei semplici cittadini. Iter ha voluto provare a fare la sua parte, ponendosi di fronte a uno dei tanti nodi (certo non il solo) che rendono asfittico il futuro dell’artigianato: la insufficienza di nuove leve. Che i giovani oggi tendano a rifiutare una prospettiva di lavoro nel settore dell’artigianato è fenomeno evidente e noto (anche se non mancano segnali incoraggianti di senso opposto). Molte le ragioni: alcune difficilmente contrastabili ma altre, invece, troppo spesso conseguenza di scarsa informazione o macchinosità normative che scoraggiano giovani volonterosi e artigiani disponibili ad accoglierli a bottega. Iter, con tanta modestia quanta determinazione, ha cercato di affrontare la questione, trovando un immediato sostegno economico da parte della Fondazione Terzo Pilastro - Italia e Mediterraneo e un entusiasta incoraggiamento dal suo presidente Emanuele. E’ stata tentata una esperienza pilota, con l’auspicio che un eventuale successo possa portare a un potenziamento della formula. Fra i tanti comparti nei quali si articola l’artigianato tradizionale romano, si è deciso di indirizzare la scelta verso quello della legatoria d’arte. Si tratta infatti di un settore particolarmente significativo per Roma, legato alla formazione di grandi archivi e biblioteche presso la corte pontificia, le congregazioni religiose e le famiglie nobiliari e cardinalizie. Un’attività cresciuta in parallelo con il prosperare della industria della tipografia (dalle prime stamperie dei tipografi tedeschi del Quattrocento alla grande Stamperia Camerale voluta e valorizzata da Paolo IV, Gregorio XIII e Sisto V) e assurta a livello artistico fin dai secoli del
libretto_1.indd 6
barocco. Un comparto, quello della legatoria d’arte, che ha lasciato un suo significativo suggello nel panorama delle arti minori cittadine e che oggi, minacciato dalla omologazione dell’editoria e dalla crescita dei costi, appare particolarmente meritevole di tutela e sostegno. Dopo una serie di contatti e di selezioni è stato individuato un artigiano-maestro disponibile e una giovane interessata alla esperienza. Il maestro è una figura di primissimo piano dell’arte della legatura e del restauro bibliografico in Italia: Leandro Gottscher. Cultore appassionato dell’ arte della legatura, convinto della necessità di impegnarsi per salvaguardarne la continuità trasmettendo ai giovani tecniche e segreti del mestiere, Gottscher è titolare del Laboratorio per il Restauro del Libro, insieme con la figlia Carola che lo ha ben coadiuvato in questa iniziativa. La giovane tirocinante: Giulia Barbero, studiosa di restauro, particolarmente motivata all’apprendimento delle tecniche della conservazione del libro antico. A cura di Iter, fra artigiani e allieva si è instaurato un rapporto di tirocinio durato un anno (dal luglio 2014 al giugno 2015) durante il quale la giovane è stata costantemente accompagnata nell’apprendimento delle tecniche (ma anche delle teorie) della legatoria artistica e del restauro del libro antico. All’artigiano, grazie al contributo della Fondazione Terzo Pilastro - Italia e Mediterraneo, Iter ha garantito, oltre che assistenza dal punto di vista amministrativo e burocratico (uno dei rovelli per gli artigiani) il rimborso delle spese oltre che del compenso spettante alla tirocinante. Il risultato è stato assolutamente incoraggiante. La miscela di competenza e di passione instau-
13/10/15 11:53
MESTIERI D’ARTE 7
Sotto: Un antico volume sul banco del restauratore. Si tratta di una immagine simbolica dell’attività svolta nel Laboratorio per il Restauro del Libro che ha ospitato il progetto di Iter per l’avviamento di un tirocinante all’arte della legatoria. Prima ancora che alla decorazione dei volumi, alla realizzazione o al restauro delle legature, si tratta spesso di effettuare opere complesse di salvataggio delle antiche pagine vittime del tempo e della incuria.
ratasi, insieme con le favorevoli condizioni operative assicurate, ha consentito di realizzare un percorso didattico che, se certo non assicura le condizioni per un’attività professionale autonoma, garantisce tuttavia alla tirocinante un importante livello di competenza e un notevole aiuto per un eventuale inserimento professionale. Un successo, dunque: tale da poter far pensare ai curatori di aver dato un esempio giusto. Un esempio speriamo, ripetibile, moltiplicato, in altri settori, con altri artigiani e altri giovani. MARCO RAVAGLIOLI
PRESIDENTE DI ITER
libretto_1.indd 7
13/10/15 11:53
MESTIERI D’ARTE 8
L’interno della bottega del legatore in una incisione del Settecento. La storia dell’arte della legatoria si evolve in parallelo con quella del libro e della stampa. Dai secoli del medioevo, quando le coperture dei volumi erano realizzate con materiali rigidi, in genere tavole coperte di cuoio, fino agli splendori delle pelli dorate del barocco e alle raffinatezze ottocentesche, quando il legatore si adatta alle esigenze di una stampa di massa, senza rinunciare però alla alla eleganza e alla ricercatezza.
libretto_1.indd 8
13/10/15 11:53
MESTIERI D’ARTE 9
LEGATORIA: COME TRAMUTARE IL LIBRO IN OPERA D’ARTE Dalle tecniche elementari per riunire le pagine e proteggerle dall’usura a sempre più raffinate decorazioni che fanno del volume un oggetto unico e irripetibile. Le coperture di legno dei libri medievali, i virtuosismi degli artigiani rinascimentali, i ricami dorati delle legature barocche. La svolta dell’Ottocento, quando il libro comincia a diventare un prodotto di massa: i legatori adottano formule più economiche ma non rinunciano al gusto della grazia e dell’eleganza C’è un concetto che nel corso del XX secolo si è fatto strada nella cultura generale: il concetto di “archeologia del libro”. Con l’avanzare delle moderne tecnologie editoriali, il libro è diventato “feticcio”, oggetto desiderabile e collezionabile a prescindere dal suo contenuto intellettuale; il libro antico in particolare diventa opera d’arte da collezionare e -quindi- da restaurare. Non che questo non sia mai avvenuto, in quanto il libro è già per sua stessa natura un’opera d’arte, creata da un “artiere”, come lo avrebbe definito Dante nella Commedia, capace di tramutare quella materia di scrittura in opera completa, in oggetto che avesse in sé tre caratteristiche principali: il rispetto del contenuto, la bellezza della forma e la praticità di trasporto e di lettura. Il libro oggi inteso come manufatto artigianale e come oggetto unico e irripetibile è testimonianza storica di una determinata cultura ed epoca di un paese, esulando nella sua fattura da quello che è il semplice testo scritto: parte fondamentale nella creazione e propagazione qualitativa del libro spetta all’opera del legatore, ovvero di quell’artigiano che purtroppo oggi si va lentamente tramutando da “fattore” dei libri a semplice restauratore. La storia della legatura rimane invece nella sua essenza una storia del “fare”. Guardando in particolare modo a Roma, la legatura, che ebbe il suo grande sviluppo nell’epoca rinascimentale, manierista e barocca, non può
libretto_1.indd 9
prescindere da quella che fu l’industria libraria nella Città Eterna, con cui quest’arte cosiddetta “minore” fu strettamente connessa; libri e legature uscivano dalle stesse botteghe artigiane in cui lavoravano insieme incisori, tipografi, librai, editori e legatori: figure le cui mansioni risultavano spesso sovrapposte a causa della compenetrazione di ideazione e tecnica. Per capire meglio lo stretto legame che esisteva fra le diverse categorie di artisti che facevano parte e influivano su queste botteghe, basta rapportare le legature che “escono” dalla fabbricazione romana rispetto alle coeve edizioni europee: la particolare connotazione data dalla corte pontificia e dalle grandi famiglie che la compongono e frequentano conferiscono alla legatura romana un certo carattere di solennità monumentale, che si esplica pienamente nella produzione ufficiale e di lusso, e che ben esprime quella sacralità formale che sarà sempre maggiore a seguito del Concilio di Trento. La legatoria a Roma avrà peraltro una continuità invidiabile nel tempo, proprio in virtù della continuità nella dominazione della città da parte dei Pontefici, priva di interruzioni traumatiche, come avvenuto per la legatura aragonese a Napoli e la legatura viscontea e sforzesca a Milano, il cui sviluppo fu bruscamente interrotto dalle vicende belliche e di cambio dinastico, e come dimostrato dalla persistenza di ferri e motivi decorativi ricorrenti all’interno delle botteghe fino all’epoca napoleonica.
13/10/15 11:53
MESTIERI D’ARTE 10
Sotto : un antifonario di scuola romana del XIV secolo, prezioso esemplare custodito nella Biblioteca Angelica di Roma. La legatoria a Roma fu caratterizzata da una sorta di “monumentalità” legata alla committenza della corte pontificia.
La legatura romana raggiungerà un grado di eccellenza caratterizzato -oltre che dalla continuità- dal cosmopolitismo dovuto dal continuo afflusso di artisti e artigiani da tutta Europa: è ben visibile per altro l’influenza data dai diversi flussi nel corso dei secoli, con l’inizio Cinquecento dove si fa più forte il predominio stilistico della Germania e dei paesi di cultura gotica, diffuso a Roma dai proto-tipografi tedeschi immigrati a Roma mentre, con il progredire del Seicento fino a tutto il Settecento ci sarà un’influenza pian piano superiore della Francia connessa alla permanenza a Roma per lunghi periodi di intellettuali e artigiani della corte borbonica. Non bisogna dimenticare che i legatori romani incrociano la propria storia con quella degli editori che sono stati capaci di creare oggetti che hanno portato nel mondo le grandi scoperte scientifiche di Cesi, Galileo, Grassi, Torricelli, Kircher, Cassini, le visioni filosofiche di Giordano Bruno e i trattati architettonici di Vignola, Maignan e Della Porta: oggetti unici la cui sola arte testimonia in eterno quella connessione fra le arti e le scienze che ha fatto di Roma la Città Eterna.
libretto_1.indd 10
13/10/15 11:53
MESTIERI D’ARTE 11
Nel parlare di legature e del libro come oggetto, sarebbe bene però guardare alla grande influenza che “l’azione fisica” di fabbricazione ha sulle stesse parole che sono oggi così semplici e quotidiane e che originano invece proprio dalla nascita dell’idea di conservazione e propagazione del testo scritto. Il mestiere del legatore si sviluppa intorno al I secolo dopo Cristo. La parola volume, dalla parola latina volvere -arrotolare-, viene dalle pergamene; nel tardo impero romano le note di corte venivano scritte su cortecce e foglie di albero, mentre i documenti importanti venivano scritti su papiro. Il libro rilegato, quindi, non serviva nei tempi antichi, poiché molti testi -pergamene- greci ad esempio erano lunghi trenta pagine, che possono essere tenute in mano. I greci chiamavano i loro libri tomi, che significa “tagliare”. Il Libro dei morti egizio era di 200 pagine, ma non era mai stato pensato per essere letto dai vivi. Le Torah, edizioni del libro sacro ebreo, venivano anche tenute in speciali supporti quando lette. La prima soluzione inventata per sopperire a questo problema fu un gruppo di semplici tavole in legno cucite assieme; attorno al I secolo a.C. i romani chiamarono questo semplice libro codice, parola che deriva dall’equivalente in latino di “tronco di albero”. L’avvento del cristianesimo è generalmente considerato una delle cause principali che permise ai libri in forma di codex di affermarsi sul più tradizionale libro in forma di volumen cioè di rotolo. Lo sviluppo della legatoria in Cina e Giappone portò ben presto all’uso della carta sia per la redazione del testo sia per la coperta che era
libretto_1.indd 11
ancorata alle pagine attraverso un sistema di perni di carta e di spaghi che attraversavano lo spessore dell’intero libro. I libri arabi erano in qualche modo differenti, in particolare erano cuciti su catenelle, senza supporti come i libri greci. La scoperta della fabbricazione della carta portò gli arabi a fare libri più leggeri, cuciti con la seta e legati con cartoncini ricoperti di cuoio, un lembo del quale li avvolgeva quando non venivano usati. Un tipo particolare di legatoria è quella realizzata nell’impero bizantino. Benché ad uno sguardo superficiale i libri manoscritti greci possano apparire simili ai contemporanei libri occidentali, si può notare l’assenza delle nervature sul dorso (i libri sono infatti cuciti su fettucce) e la presenza di spessi capitelli a due anime presso il taglio di testa e quello di piede. Queste ultime strutture servono a dare maggiore solidità al corpo del libro. La coperta, in cuoio, è generalmente decorata a secco con piccoli ferri. Questo tipo di struttura ebbe molto successo: in Italia, dopo la caduta di Costantinopoli e fu imitato producendo una tipologia ibrida detta ‘’alla greca’’ dove i capitelli sporgenti sono applicati a libri cuciti su nervi. In paesi come l’Etiopia una struttura simile a quella bizantina (ma spesso priva di coperta in cuoio) è ancora oggi realizzata per i libri liturgici. I codici furono un miglioramento significativo rispetto alle pergamene in papiro o cartapecora perché erano più semplici da maneggiare; ma, nonostante permettessero la scrittura su entrambi i lati dei fogli, erano ancora numerati per singolo foglio. L’idea si diffuse rapidamente attraverso le prime chiese. Furono i cristiani a diffondere la parola “libro”, che deriva dal nome della città dove i monaci bizantini stabilirono il loro primo centro scrittorio: Byblos (nell’odierno Libano). L’idea di nu-
13/10/15 11:53
MESTIERI D’ARTE 12
merare ogni lato della pagina (parola latina che significa “allacciare”) apparve quando i testi di ogni testamento erano collegati ed era necessario cercarli velocemente. Questo formato per i libri divenne il modo preferito di preservare i manoscritti o il materiale stampato. Quindi, i libri occidentali dal V secolo in avanti erano legati tra copertine rigide, con pagine fatte in pergamena piegata e cucita con corde resistenti o legacci attaccati alle tavole in legno coperte di cuoio. Siccome i primi libri erano esclusivamente scritti a mano su materiali fabbricati a mano, le dimensioni e gli stili variavano considerevolmente e ogni libro era una creazione unica o una copia di essa. I primi codici e quelli medioevali erano legati con costole piatte, fino al XV secolo, quando i libri cominciarono ad avere il dorso arrotondato associato alle copertine, come oggi. Poiché la pergamena dei primi libri reagiva all’umidità gonfiandosi, provocando nel libro la caratteristica forma rigonfia, le coperture in legno dei libri medioevali erano spesso legate tra di loro tramite cinghie o fibbie. Queste cinghie, assieme alle borchie metalliche sulle copertine dei libri necessarie a mantenerli sollevati dalla superficie su cui sono poggiati, sono conosciute comunemente come finimenti. I più antichi manoscritti avevano il dorso piatto, senza nervature e mantennero questa struttura fino all’VIII secolo. Sono giunti fino a noi ben pochi esemplari di legature antiche o tardo antiche. La più antica legatura occidentale conservata è quella che, ancora oggi, avvolge l’evangelario di Stonyhurst. Si tratta di un manoscritto in pergamena cucito su catenelle. La cucitura, si capisce, somiglia molto a quella dei manoscritti greci. La coperta è in cuoio scuro con motivi
libretto_1.indd 12
spiraliformi in rilievo ottenuti spingendo il cuoio della coperta su spaghi appoggiati alle assi in legno. Il dorso si presenta liscio, senza rilievi. In epoca carolingia e post-carolingia compaiono alcune novità in occidente: l’introduzione dei supporti di cucitura -e di conseguenza del telaio, illustrato però solo molto tardi nelle miniature del codice di Bamberga- che permettono la formazione di nervature sul dorso, non più liscio ma diviso in caselle, e le prime decorazione ottenute imprimendo una matrice calda sul cuoio della coperta. In questo periodo l’aggancio delle assi lignee ai quadranti è particolarmente complicato e si ottiene ancorando alle assi, tramite spaghi, i supporti di cucitura. Successivamente si ha un’evoluzione proprio da questo punto di vista passando attraverso fasi di progressiva semplificazione del sistema: prima la realizzazione dei canali che passando attraverso il labbro dell’asse ne attraversano lo spessore permettendo l’infilatura del supporto di cucitura che viene completamente nascosto nel legno e bloccato al suo posto con piccoli cunei di legno o chiodini; in epoca gotica, piuttosto che realizzare elaborati canali nello spessore delle assi si preferisce l’esecuzione di canali superficiali. Diverse le tecniche adottate per i libri arabi, perché pensati per i nomadi: i libri del VI secolo quindi erano pensati per essere trasportati. La diffusione in Europa della carta proveniente dall’Asia già durante il Medioevo, e in seguito l’introduzione della stampa, mutarono l’aspetto dei libri e in un certo senso indussero i legatori a realizzare prodotti più uniformi senza tuttavia evitare che il formato delle pagine variasse considerevolmente. Dal XV secolo i libri cominciarono a presentare il dorso arrotondato simile a quello che troviamo in alcune edizioni dei giorni nostri.
13/10/15 11:53
MESTIERI D’ARTE 13
Sotto; un altro dei capolavori della Biblioteca Angelica, un antico rotolo della Torah, fra gli esemplari più pregiati del Fondo ebraico. Il termine volumen (da volvere, arrotolare) con cui venivano indicate anticamente le pergamene scritte, è stato poi adottato per indicare i testi stampati.
Nel frattempo, sempre dal XV secolo si diffondono pure varie tecniche di doratura: le matrici, imprimono il loro motivo su una foglia d’oro che tramite un opportuno legante aderisce al cuoio della coperta. I motivi decorativi dei vari ferri sono stati oggetto di numerosi studi che hanno cercato di determinare le fasi della storia dei più famosi e fortunati laboratori di legatoria e doratura. La crescente richiesta di libri, dovuta alla più diffusa alfabetizzazione che si ebbe con la diffusione della stampa, modificò le abitudini dei legatori che si trovarono a dover massimizzare la quantità di prodotto finito sacrificando sempre di più l’aspetto artistico del loro lavoro. L’introduzione della stampa permette la diffusione del libro in maniera più capillare. Pur mantenendosi per particolari realizzazioni di lusso le strutture sopra citate, si comincino a realizzare libri di formato minore che non necessitano di pesanti legature con coperta su assi lignee. Si introduce come supporto della coperta il cartone e la pergamena per la coper-
libretto_1.indd 13
13/10/15 11:53
MESTIERI D’ARTE 14
Sotto: antichi volumi negli scaffali della Biblioteca Angelica, testimonianza dell’evolversi nei secoli dell’arte della stampa e delle legatoria. Le tecniche e il gusto della decorazione delle coperture dei volumi si sono trasformati in parallelo con la trasformazione dell’arte della stampa. Dalle tavolette legate a semplice protezione dei fogli degli antichi secoli, alle sfarzose legature barocche, fino agli esemplari dell’Ottocento quando il libro acquista sempre più il carattere di prodotto di largo consumo. Prevale uno stile più sobrio caratterizzato da legature in mezza pelle, meno costose, ma non si rinuncia alle ricercatezze delle dorature e delle carte marmorizzate.
libretto_1.indd 14
ta vera e propria. Forare un cartone per permettere l’infilatura dei nervi o realizzarvi canali per incartonare i supporti di cucitura è evidentemente più agevole delle equivalenti lavorazioni delle assi lignee. La pergamena inoltre può essere utilizzata anche dopo un processo di tintura, generalmente in verde. Quest’ultima lavorazione però non sopravanzerà mai la diffusione della pergamena non colorata. A partire dal XVI secolo è possibile riconoscere alcuni stili di legatoria per area geografica. Si tratta di differenziazioni dovute all’uso di particolari materiali e tecniche. Bisogna inoltre sottolineare che si deve parlare di vari livelli di legatoria: quella editoriale e quella di maggior prestigio. Nel primo caso è il libraio che provvede il libro di un involucro che lo possa proteggere almeno fino alla vendita. L’acquirente avrà svariate possibilità di fronte a sé: lasciare il libro nella sua coperta editoriale, o far realizzare una nuova legatura rispondente ai suoi gusti o necessità. In casi rari il libraio fa anch’egli realizzare coperte più lussuose per le sue merci. La legatoria di prestigio è stata oggetto di particolari
13/10/15 11:53
MESTIERI D’ARTE 15
studi ed è stata influenzata dalle correnti artistiche dell’epoca. I primi manuali di legatoria pervenutici hanno l’aspetto di appunti di lavoro e risalgono appena alla seconda metà del XVII secolo. Il manuale di Dudin, “L’Art du relieur doreur de livres” del 1771, è la prima esposizione razionale delle tecniche di quest’arte. Seguirono parecchie altre opere, anche relativamente recenti, che mostrano l’evolversi del mestiere del legatore in un ambiente sempre più ricco di macchinari per produrre il più rapidamente possibile. Alle prime cucitrici meccaniche azionate dal vapore, comparse alla prima metà del XIX secolo, fece seguito l’uniformarsi delle tecniche di produzione in Europa. Come l’uso di quadranti in cartone o addirittura la scomparsa totale di questa struttura (nelle legature in pergamena floscia). Il corpo del libro è cucito su nervi in spago o su fettucce di pelle allumata che attraversano la coperta davanti e dietro il morso, bloccandola. Un ancoraggio migliore si otteneva realizzando un simile sistema per i capitelli. Inoltre le carte di guardia erano incollate alle ribattiture della coperta (nel caso di legature in pergamena floscia) o alle ribattiture e al quadrante (legature in pergamena rigida). Si trattava di strutture molto facili da eseguire, soprattutto ricorrendo ad artifici quali la cucitura alternata per cucire più velocemente. Si diffusero specialmente in Italia e in Francia. Nei Paesi Bassi si ricorse a fettucce di pergamena per realizzare i supporti di cucitura. Anche in questo caso la coperta era ancorata grazie al passaggio dei supporti di cucitura presso il morso ma, come si intuisce, lo scarso spessore degli stessi permetteva di realizzare dorsi lisci. Nei paesi di lingua germanica si mantenne più
libretto_1.indd 15
a lungo l’uso delle assi lignee anche se molto assottigliate e lavorate in modo da ottenere particolari effetti di smussatura sulla coperta. Inoltre la coperta stessa, realizzata in pelle allumata, era vigorosamente pressata tra matrici che imprimevano motivi e immagini sulla stessa. L’effetto finale era notevole. Queste strutture si mantennero seppure con variazioni per circa un secolo. Nel XVIII secolo, in Francia, comincia a comparire l’uso di coperte in carta: il corpo del libro, legato con una cucitura alternata e con i nervi in spago alloggiati nei canali ottenuti dal grecaggio dei fascicoli, è fissato tramite semplice adesivo alla coperta in carta generalmente azzurra ma anche marmorizzata. Nello stesso periodo, in Germania cominciano ad apparire le prime coperte a cartella. Inizialmente la coperta è realizzata in carta, mentre successivamente, nel XIX secolo, l’introduzione nelle legatorie industriali della macchina a vapore permette la preparazione in serie di coperte a cartella in tela con impressioni in oro ottenute da matrici. Sempre nel XIX secolo avviene il superamento del maggiore ostacolo alla produzione del libro: la cucitura passa dall’esecuzione manuale a quella meccanica con l’introduzione di apposite cucitrici. Questa rivoluzione ci traghetta al XX secolo e all’idea di “libro oggetto” con la quale abbiamo cominciato questa riflessione storica: libro oggetto che arriva fra le mani dell’amatore o del collezionista, senza che questi si accorgano della grande storia che quell’oggetto mostra, solo sfogliandone le pagine.
SIMONE FERRARI
13/10/15 11:53
MESTIERI D’ARTE 16
libretto_1.indd 16
13/10/15 11:53
MESTIERI D’ARTE 17
UN ANNO DI LAVORO NELLA BOTTEGA GOTTSCHER Il tirocinio di Giulia Barbero nel Laboratorio per il Restauro del Libro. Un percorso di dodici mesi per apprendere i fondamenti della legatoria d’arte. Dalla piegatura della carta alle dorature, fino alla creazione di cinque coperte librarie e archivistiche.
L’attività dello stage formativo nel Laboratorio del restauro del libro di Leandro e Carola Gottscher si è svolta nell’arco di un anno, dal luglio del 2014 al giugno del 2015, seguendo un preciso e articolato programma di insegnamento. L’obiettivo era quello di consentire alla stagista, Giulia Barbero, di acquisire gradualmente pratica delle diverse fasi di realizzazione di una legatura artistica, mettendola in condizione, nel corso del ciclo di apprendistato, di realizzare personalmente, sotto la guida del maestro artigiano, cinque esemplari di legatura. Obiettivo raggiunto: nel giro di un anno l’allieva ha acquisito una sicurezza sempre maggiore nell’approccio con il lavoro, grazie alla conoscenza a mano a mano raggiunta delle tecniche, degli strumenti, dei segreti di bottega oltre che grazie alla pratica manuale esercitata. Conseguendo cioè un livello di esperienza che, per quanto ancora non adeguata a un impegno professionale autonomo, ne costituisce tuttavia una significativa premessa. Dopo le prime settimane di presa di confidenza con l’ambiente, gli strumenti, i materiali, è stato definito un calendario didattico articolato secondo i diversi momenti di “costruzione” di una legatura d’arte. Cominciando dalla prima operazione per la creazione di un libro: la piegatura del foglio, la procedura con cui vengono costituiti i fascicoli del futuro volume. A secondo le numero di pieghe, cambia il formato e il
libretto_1.indd 17
volume delle carte. Per la realizzazione dei cinque prototipi previsti sono state scelte carte di qualità e grammatura diverse, piegate secondo schemi differenti. Successivamente si è entrati nel vivo del lavoro del legatore. LE CUCITURE Realizzazione di cinque tipi di cuciture librarie L’operazione successiva alla piegatura della carta è quella della cucitura dei fascicoli, ovvero il metodo con cui si uniscono tra loro i fascicoli che vanno a costituire il blocco delle carte di un libro. Sono state scelte cinque metodi, uno per ciascun prototipo. Cucitura su nervo singolo in canapa
Questo tipo di cucitura è tra le più frequenti realizzate a telaio e viene richiesta per lo più dalla legatura in cuoio. E’ caratterizzata dalla nervatura collocata in evidenza sul dorso del volume, mentre le estremità dei nervi in spago vengono utilizzati per ancorare il blocco delle carte (al termine della cucitura) ai quadranti del volume. Viene così garantita alla legatura una maggiore resistenza anche in caso di apertura frequente del libro. Si tratta di una tecnica tipica dei libri antichi: nella manifattura dei libri moderni è segno di buona fattura.
13/10/15 11:53
MESTIERI D’ARTE 18
Sotto: uno scorcio del Laboratorio di Restauro del Libro di via Muzio Scevola dove si è realizzato il tirocinio previsto dal progetto Mestieri d’arte. Qui Leandro Gottscher svolge la sua attività dagli anni Settanta. In precedenza aveva aperto una minuscola bottega all’interno della guardiola del portiere del palazzo Baldoca di via Giulia, trasferendosi successivamente in via del Boschetto. In anni più recenti, Gottescher è stato affiancato nel lavoro dalla figlia Carola divenuta contitolare del laboratorio.
Cucitura su doppi nervi in canapa Rispetto alla cucitura precedente, in questo caso sono previsti due nervi adiacenti invece di uno. E’ un metodo che fin dalle origini della legatura è stato adottato nel caso di volumi di particolare peso e formato. Il doppio nervo, infatti, assicura alla coperta maggiore resistenza e solidità senza compromettere però una agevole apertura del volume. Cucitura con grecaggio Viene chiamato grecaggio una tecnica particolare che prervede l’apertura di piccoli solchi sul dorso dei fascicoli utilizzando una apposita sega. In questi solchi vengono incassati spaghi di supporto che assicurano elasticità e robustezza alla struttura. Si ottiene una legatura con dorso liscio e una buona resistenza all’apertura. Ma il vantaggio di questa tipologia di cucitura consiste soprattutto nella rapidità di esecuzione che
libretto_1.indd 18
13/10/15 11:53
MESTIERI D’ARTE 19
favorisce costi più contenuti. Un aspetto molto apprezzato nel secolo XIX quando questa cucitura fu molto usata. Cucitura a catenella Si caratterizza in quanto priva di supporti: è realizzata con il solo filo di cucitura. Esistono molteplici schemi di questo tipo di cucitura dall’antichità fino alla meccanizzazione dei processi di legatoria. Nel caso della nostra stagista la scelta è ricaduta su una catenella sfalsata perché rappresentativa di una tipologia libraria detta ”editoriale”, caratterizzata dalla rapidità di esecuzione: ogni fascicolo riceve un solo punto di cucitura.
Sotto: la tirocinante di Mestieri d’arte, Giulia Barbero, al lavoro in una fase della cucitura dei fascicoli di un volume in confezione. Il programma didattico del tirocinio prevedeva l’apprendimento, da parte dell’ allieva, di cinque tipi di cuciture con diverse caratteristiche di tecnica e di funzionalità. Ciascuna tecnica è stata applicata a uno dei cinque volumi che la tirocinante ha portato a compimento durante il percorso di formazione.
Cucitura su fettuccia Viene eseguita su telaio. I supporti di cucitura sono delle fettucce mantenute piatte sul dorso dei fascicoli. Si tratta anche
libretto_1.indd 19
13/10/15 11:53
MESTIERI D’ARTE 20
In basso: un’ altra fase del lavoro della tirocinante nel Laboratorio per il Restauro del Libro. Si tratta della incartonatura, l’operazione mediante la quale si agganciano i supporti di cucitura ai piatti della coperta. Differenti possono essere le tecniche: in questo caso la tirocinante pratica dei fori sul cartone della coperta per legarlo al dorso del volume.
in questo caso di una tecnica che risale al XIX secolo e che si caratterizza per l’effetto di una legatura dal dorso piatto. E’ particolarmente indicata per volumi che devono essere facilmente consultabili, ai quali viene così assicurata una apertura maggiore di quella possibile per i volumi cuciti con grecaggio; la fettuccia rimane esterna ai fascicoli mentre la corda, incorporata in mezzo al dorso tramite il grecaggio, irrigidisce i movimenti. TAGLIO Raffilatura L’operazione successiva alla cucitura, durante la creazione di un volume, è la raffilatura dei tagli. Questa operazione anticamente veniva effettuata con uno strumento manuale, successivamente con una macchina da taglio. La raffilatura, ha una valenza estetica, infatti permette di pareggiare i tagli, inoltre facilita l’apertura del libro ad ogni singola pagina. Per effettuare la decorazione del taglio (doratura, marmorizzazione), la raffilatura prevede un’ulteriore lisciatura e lucidatura tramite delle lame e carta abrasiva di grammatura leggera per eliminare qualsiasi imperfezione. Nel caso delle legature tipografiche, i tagli non venivano rifilati, quindi si presentavano intonsi oppure irregolari con le caratteristiche barbe dei fogli di carta non rifilati. DORSO Tondo Spigolo Indorsatura Le operazioni successive interessano il dorso dei fascicoli con la creazione del tondo, e dello spigolo e, poi, con la indorsatura. Il tondo convesso del dorso rende, conseguentemente, concavo il taglio davanti. Il dorso ben arrotondato deve risultare di curvatura a semicerchio e uniforme, questa operazione si effettua battendo delicatamente sul dorso dei fascicoli con un martello. Dopo aver stondato il dorso, per alcune libri che prevedono un’apertura a 180° dei piatti, si procede con la creazione dello spigolo. Per creare la spigolatura si stringono i fascicoli del volume in una morsa (battidorso) lasciandoli sporgere in prossimità del dorso poco più dello spessore dei cartoni da applicare. Così facendo si crea ai lati della costola del volume una sporgenza simile ad un gradino. Lo spessore di questo gradino verrà col-
libretto_1.indd 20
13/10/15 11:53
MESTIERI D’ARTE 21
mato esattamente dallo spessore dei piatti. Prima dell’applicazione dei cartoni, si effettua l’indorsatura. In linea generale si tratta dell’applicazione di una carta che copre il dorso e che si estende sui piatti per tre o quattro cen timetri. Ha lo scopo di far da contrafforte alla cucitura e di rinforzare la metà della risguardia che dovrà essere aderente alla coperta. Può essere effettuata in differenti modi a seconda del tipo di cucitura. TAGLIO Decorazione Ultimate le operazioni sul dorso del volume si torna al taglio, per effettuare la decorazione. Dopo aver fissato il blocco delle carte in una morsa tra due tavolette, in modo tale che i pigmenti diluiti non penetrino nei margini del libro. Si possono realizzare diverse tecniche a seconda dei gusti: la spruzzatura, applicando con una spazzola diversi tipi di pigmenti;
libretto_1.indd 21
13/10/15 11:53
MESTIERI D’ARTE 22
la marmorizzazione, con la medesima tecnica della decorazione delle carte immergendo in questo caso con; la doratura, applicando, dopo una preparazione di bolo armeno e colla di pesce, la foglia d’oro e lucidando con pietra d’agata. CAPITELLI L’operazione successiva alla decorazione dei tagli riguarda i capitelli. Questi costituivano inizialmente rinforzi della struttura applicati a testa e a piede del libro. Venivano cuciti a mano sui fascicoli intorno ad un’anima di spago o di pelle o di pergamena con un filo di cotone o di seta colorata, come fossero la continuazione della cucitura stessa. Con il passare dei secoli è cresciuta la funzione ornamentale del capitello, pre-confezionato in carta oppure tessuto meccanicamente a telaio. INCARTONATURA Dopo aver scelto il cartone da utilizzare per i piatti, il cui spessore e la cui flessibilità variano in relazione alle caratteristiche della legatura e della dimensione del volume, si procede con la incartonatura. Si tratta della operazione mediante la quale si agganciano i supporti di cucitura ai piatti della coperta. Differenti possono essere le tecniche: -si praticano dei fori ai cartoni in cui far passare gli spaghi di cucitura, preventivamente sfilacciati affinché non creino inestetismi sulla coperta a volume finito; -si sfilacciano gli spaghi e si incollano all’interno o all’esterno del piatto, senza praticare fori. Una tecnica, questa, di più rapida esecuzione, introdotta in tempi recenti. I CINQUE PROTOTIPI Realizzazione di cinque coperte librarie e archivistiche e delle relative custodie L’ultima fase di lavorazione durante la creazione di un libro è la realizzazione della coperta e la sua eventuale decorazione; è con questa che il libro comincia ad assumere la forma definitiva. La copertura del libro è l’operazione con la quale dorso e cartoni vengono rivestiti utilizzando il materiale
libretto_1.indd 22
13/10/15 11:53
MESTIERI D’ARTE 23
prescelto. Per il progetto si è scelto in partenza di studiare e realizzare rilegature differenti per materiali ed epoche storiche al fine di avere una conoscenza ad ampio raggio storico artistico nell’ambito della legatoria. Coperta in piena pelle con dorso staccato decorata in oro La pelle è stata fin dall’antichità il materiale più diffuso per le legature, il più elegante e pregiato di cui si possa disporre: supporto per eccellenza della decorazione con punzoni e foglia d’oro. Per il prototipo affidato alla stagista, la pelle utilizzata è stata di origine caprina, di colore scuro e conciata al cromo. Per prima cosa è stata scelta la pelle, opportunamente tagliata della misura adatta al libro e scarnita con accuratezza. Per ottenere questo materiale, la tecnica prevede che disponendo di una pelle di animale intero si ritagli un pezzo che non presenti difetti e sia omogeneo di tinta. La scarnitura della pelle, che serve ad assottigliarla, si può effettuare con strumenti differen-
libretto_1.indd 23
Sotto: Uno dei prototipi realizzati dalla tirocinante al termine dell’ anno di formazione: una coperta di pergamena rigida, contenuta in una scatola bivalve. Si tratta di una legatura molto resistente che si effettuava spesso in passato su volumi di formato medio–grande. Nel caso di questo prototipo è stata realizzata anche una scatola bivalve in cartone e tela, rivestita internamente di carta.
13/10/15 11:53
MESTIERI D’ARTE 24
Altri due saggi del percorso di formazione compiuto dalla stagista di Mestieri d’arte nella bottega Gottescher. In alto: una coperta in tela con custodia floscio e dorso a vista. Per la copertura dei piatti del prototipo è stata utilizzata tela da legatoria: una tela appositamente preparata per meglio ricevere la colla. La custodia è stata fabbricata con cartoncino leggero e colorato. In basso: una coperta in mezza pelle e carta decorata. Questo genere di rilegatura prende piede nella prima metà dell’Ottocento quando il libro diventa un prodotto industriale di largo consumo e richiede finiture che garantiscano qualità estetica senza presentare costi eccessivi. Da qui la soluzione di mantenere l’elemento di eleganza della pelle ma applicandola in misura ridotta.
libretto_1.indd 24
13/10/15 11:53
MESTIERI D’ARTE 25
ti, nel nostro caso è stato utilizzato un coltello (scarnitore) molto affilato con il quale portare via progressivamente strati del lato della carne. Dopo aver posizionato la pelle su una superficie molto liscia, il coltello va tenuto in posizione quasi piana lavorando in maniera delicata e uniforme per evitare lacerazioni e tagli. Prima di incollare la pelle sui cartoni è stato realizzato il dorsetto, l’elemento che tiene staccato il dorso dei fascicoli dalla pelle, inumidendo il cartoncino del dorsetto e utilizzando il “pinza nervi” per mettere in rilievo cordoni della cucitura. Si tratta di un tipo di struttura introdotto nella tecnica della legatoria che non era usata in antichità ma invalsa, con l’esperienza per garantire nel tempo una migliore conservazione del dorso e della sua decorazione in oro. Con l’invecchiamento infatti la pelle diviene poco elastica e molto delicata, esposta alle sollecitazioni subite dalla zona di “cerniera” per l’apertura del volume. La decorazione antica, applicata in questo prototipo, era realizzata con una foglia d’oro zecchino sottilissima, che, dopo aver cosparso di mordente la zona interessata, veniva posta sulla coperta del libro ove si imprimevano i ferri opportunamente riscaldati. Coperta realizzata in piena pergamena rigida e scatola bivalve
Per questo prototipo si è scelto di realizzare una coperta in piena pergamena con dorso attaccato e nervi in rilievo in stile antico. La pergamena, materiale di origine animale è ottenuta con una semilavorazione avanzata della concia del cuoio, è molto resistente ed è utilizzato da tempi antichi oltre che per legature di pregio anche per legature semplici e correnti prive di decorazioni. Dopo aver preso le misure si è scelta la parte di pergamena che meglio si prestava a ricoprire il volume. Per montare la pergamena è necessa
libretto_1.indd 25
rio inumidirla e successivamente stendere uno strato di colla uniforme. La pergamena inumi dita diventa molto elastica perciò è necessario effettuare una buona tensione sui piatti e sui nervi del dorso che risulteranno in rilievo. Per mettere in evidenza le nervature si posiziona poi il libro in un torchietto e con una corda si avvolge il volume ad esso passando la corda lungo tutti i nervi. Questo tipo di legatura mol to resistente che si effettuava spesso su volumi di formato medio–grande presenta però un’ apertura limitata delle carte dovuta alla rigidità del dorso. Nel caso di questo prototipo è stata realizzata anche una scatola bivalve in cartone e tela, ri vestita internamente di carta: un tipo di custo dia utilizzato normalmente a protezione della polvere e degli urti dei libri più pregiati. Coperta in mezza pelle e carta decorata e custodia rigida con dorso a vista
Questo genere di rilegatura, rispetto ai prototipi precedenti, appartiene ad una tipologia molto utilizzata per maggiore velocità di esecuzione, economicità e possibilità di rifinitura. Esso prende piede nella prima metà dell’Ottocento quando il libro conosce una diffusione sempre più ampia, diventando un prodotto industriale di largo consumo con la conseguente necessità di materiali meno costosi, ma inevitabilmente di qualità più bassa. Dopo aver scelto il tipo di pelle, resistente e adeguatamente sottile, è stata applicata una tinta con aniline diluite in alcool. Successivamente si è passati alla scarnitura della pelle per assottigliarla lungo tutti i bordi e preparare i rimbocchi eliminando gli spessori. L’ultima operazione di rifinitura per appiattire e rendere uniforme la pelle è la brunitura che si effettua premendo un ferro caldo lungo tutti i bordi e i rimbocchi interni.
13/10/15 11:53
MESTIERI D’ARTE 26
La faccia interna dei cartoni è stata poi decorata con una carta realizzata manualmente con la tecnica della marmorizzazione. Si tratta di un antico processo di decorazione della carta che consiste nel trasferire su un foglio di carta, pigmenti oleosi galleggianti su un bagno gelatinoso di gomma adragante in acqua. Il foglio posto sulla superficie del bagno gelatinoso assorbe i colori nella posizione che l’operatore fa loro assumere durante il galleggiamento sull’acqua.
si posizionano al centro della tela i piatti e il dorsetto, precedentemente confezionati e non ancorati al corpo delle carte. Si incollano alla tela che viene rimboccata lungo i quattro lati. Il volume viene poi incollato alla cartella di tela così realizzata, tramite le alette dell’indorsatura e le carte di controguardia, prestando attenzione a una corretta posizionatura e regolando l’unghiatura. La lavorazione deve essere veloce ed accurata affinché la colla aderisca in ogni punto e non si creino imperfezioni.
Brossura con carta decorata e custodia in
Mentre procedevano nell’ insegnamento finalizzato alla realizzazione dei cinque prototipi, insegnante e alunna hanno compiuto una serie di ulteriori approfondimenti pratici e teorici. In particolare è stata affrontata la tecnica della marmorizzatura, uno dei procedimenti artistici principali per la decorazione delle carte. La stagista ha realizzato carte soddisfacenti poi impiegate per i prototipi realizzati. Con visite mirate negli impianti di lavorazione, è stato preso contatto con le procedure di lavorazione delle pelli e con la realizzazione della carta giapponese tramite telai flottanti. Speciale attenzione è stata data inoltre alle tecniche di doratura dei tagli dei volumi. I consigli del mastro doratore hanno consentito risultati di apprendimento soddisfacenti in una specializzazione dell’attività del legatore parti colarmente complesso.
cartoncino leggero
La coperta di questa tipologia di legatura consiste solo in un foglio di carta decorato e incollato sul dorso. Si tratta di una legatura leggera, veloce ed economica; garantisce una protezione limitata delle carte. Questa copertura in alcuni casi era provvisoria in modo da lasciare all’acquirente la scelta della legatura definitiva da far realizzare da un artigiano legatore. La maggior parte dei libri non rilegati messi in commercio fino all’Ottocento era rivestita di una semplice coperta costituita da carta colorata incollata sul dorso e spesso rinforzata da una striscia di carta decorata. Le carte utilizzate per il prototipo sono decorate a mano con la tecnica della marmorizzazione oppure con riproduzione di carte antiche. Coperta a cartella in tela e custodia floscia con dorso a vista
La legatura a cartella è di genere editoriale e normalmente viene realizzata con mezzi rapidi particolarmente efficienti per poter lavorare su molti esemplari alla volta. Per la copertura dei piatti del prototipo è stata utilizzata tela da legatoria: una tela preparata appositamente con un fondo atto a ricevere la colla. Dopo aver preso le misure del volume
libretto_1.indd 26
13/10/15 11:53
MESTIERI D’ARTE 27
UN TIROCINIO PER PASSARE DALLE TEORIE DEGLI STUDI ALLA MANUALITÀ DEL BANCO DI LAVORO La scelta di Giulia Barbero come stagista del progetto “Mestieri d’arte” non è stata casuale. Alla esperienza di tirocinio nel Laboratorio per il Restauro del Libro di Leandro e Carola Gottscher, Giulia è giunta con una formazione scientifica che lasciava prevedere la possibilità di una rapida crescita dal punto di vista delle capacità tecniche. Anche se non le erano mancate esperienze “sul campo” pur importanti, per lei si è trattato di passare dalle teorie degli studi alla concreta manualità del banco di lavoro. Ed è stato un passaggio molto riuscito. Dopo aver ottenuto il diploma in restauro di opere lignee nel 2003 nell’Università Internazionale dell’Arte di Venezia, nel 2007 Giulia Barbero ha conseguito la laurea triennale in Conservazione e Restauro dei Beni librari all’Università di Roma “Tor vergata”. Dal 2005 al 2008 ha collaborato con il Dipartimento di Restauro della Biblioteca Apostolica Vaticana, dapprima partecipando ai progetti di conservazione delle sezioni stampati, periodici e manoscritti e successivamente collaborando alla movimentazione dell’intero deposito manoscritti della Biblioteca Vaticana composto da circa 80.000 esemplari.
Giulia Barbero, la tirocinante del progetto Mestieri d’arte, con alcuni fogli da lei realizzati, di carta decorata con la tecnica della marmorizzazione.
Nell’anno accademico 2012/2013 Giulia Barbero ha conseguito la laurea magistrale in conservazione e restauro dei beni culturali, titolo che abilita alla professione di restauratore. Particolarmente qualificante il lavoro eseguito in questa circostanza. Si è trattato infatti di un intervento di restauro su uno dei più preziosi cimeli dell’antica arte della stampa: uno dei primi incunaboli stampati a Roma nel 1468 da Sweynheym e Pannartz, i due monaci tedeschi fondatori della editoria in Italia, trasferitisi nel 1467 a Roma dove impiantarono una tipografia nel palazzo del principe Massimo presso piazza Navona.
libretto_1.indd 27
13/10/15 11:53
MESTIERI D’ARTE 28
Leandro Gottscher e sua figlia Carola, titolari del Laboratorio per il Restauro del Libro di via Muzio Scevola. La passione per l’arte della legatoria, il desiderio di trasmettere le loro conoscenze, ma anche l’abitudine al rapporto con i giovani che deriva loro da una intensa attività di insegnamento universitario, sono le ragioni che li hanno spinti ad accettare di partecipare al progetto Mestieri d’arte. Per un anno hanno accolto a bottega la tirocinante Giulia Barbero seguendone con scrupolo la formazione professionale.
libretto_1.indd 28
13/10/15 11:53
MESTIERI D’ARTE 29
IL RAGAZZO AUTODIDATTA DIVENTATO PROFESSORE Per Leandro Gottscher, giovanissimo, la scoperta del libri antichi; una passione che diventa, più che una professione, ragione di vita. Dalle prime nozioni apprese “sul campo” agli incarichi universitari e dell’Unesco. La figlia Carola sulle orme del padre : insieme nel Laboratorio per il Restauro del Libro
Una passione da autodidatta, coltivata fin da ragazzo fra i volumi di una fondazione culturale dove andava a trovare la madre che ne era socia, e coltivata fino a farne, molto più che una professione, una vera e propria ragione di vita. Leandro Gottscher ha incominciato a occuparsi di libri antichi giovanissimo, negli anni Cinquanta. La sua famiglia era originaria di Napoli dove un ceppo di Gottscher si era stabilito alla fine del Settecento provenendo dall’Austria, forse al seguito di un tal padre Tommaso Gottscher, confessore dell’austriaca regina Maria Sofia. Un Antonio Gottscher compare come segretario del re di Napoli Francesco I. Gli studi del giovanissimo Leandro non lasciavano immaginare i suoi interessi futuri: dapprima elettronica, poi ragioneria, poco a che fare con il mondo dei libri. Un mondo che Leandro, invece, scopre nella fornita biblioteca dell’ufficio bibliografico internazionale “Biblioteca Humanitas” con sede a Roma in via Oslavia. Una struttura specializzata nello scambio di pubblicazioni scientifiche tra Unione Sovietica e USA durante la guerra fredda e dotata di un ricco settore di antiquariato. Si appassiona dei vecchi volumi, incomincia a ripararli quando ce n’è qualcuno malmesso, da solo impara le prime tecniche di restauro, facendo pratica “sul campo”: anche con parecchi errori di inesperienza – confessa oggi – ma, allora, scuole di restauro non ce n’erano.
libretto_1.indd 29
Impara, incomincia a trovare qualche lavoretto presso i librai di Roma, fa esperienza. Fino a che nel 1966, all’età di 22 anni, viene chiamato dalla Biblioteca nazionale (allora priva di una propria struttura di restauro) che gli affida incarichi sempre più importanti. E’ il momento di aprire una bottega, per quanto piccola. Gottscher la allestisce nella ex guardiola del portiere di palazzo Baldoca di Via Giulia dove, per arrotondare gli incassi, esegue anche riparazioni di apparecchi elettrici, mettendo a frutto le nozioni apprese a scuola. Nel 1968 il salto di qualità. La bottega Gottscher si installa nel cortile di via del Boschetto 97, nel cuore del rione Monti, allargandosi poi in un vicino locale su strada, al numero 94. Pochi anni dopo, il trasferimento nella sede attuale, un grande spazio in via Muzio Scevola dove Leandro Gottscher viene affiancato nel lavoro dalla figlia Carola, dapprima -ragazzina- come aiutante, poi -ultimati gli studi- come contitolare del Laboratorio per il Restauro del Libro. Una realtà, il Laboratorio, che negli anni ha acquisito un prestigio assoluto. Fra i clienti dei Gottscher si contano moltissime delle principali istituzioni nazionali del settore bibliografico: dall’Archivio Centrale dello Stato alla Biblioteca Nazionale; dalla Biblioteca del Senato
13/10/15 11:53
MESTIERI D’ARTE 30
Sotto: Leandro e Carola Gottscher al la voro insieme. All’attività in bottega, padre e figlia affiancano una intensa attività esterna di insegnamento. Leandro ha tenuto corsi e seminari in diverse università oltre che all’Istituto per la Patologia del libro ed è stato chia mato come esperto anche dall’Unesco. Carola, dopo aver insegnato all’Accade mia di Belle Arti di Roma, attualmente è docente a contratto presso l’Università di Tor Vergata.
libretto_1.indd 30
all’Archivio storico dello Stato Maggiore dell’Esercito; dalla Biblioteca di Archeologia e Storia dell’arte di Roma, alla Biblioteca Angelica, alla Casanatense, alla Vallicelliana. E poi le biblioteche universitarie (Bari, Napoli, Pisa, Torino), quelle di storiche istituzioni religiose (l’Abbazia di Grottaferrata, il Convento di San Carlino alle Quattro Fontane, la Porziuncola, la Curia generale dei Padri Marianisti, il Sacro Convento di Assisi ... ). Mentre l’attività professionale cresce, Gottscher, spinto dalla stessa passione e curiosità dei primi anni, non abbandona gli studi e le ricerche e intensifica un impegno di collezionista. A dispetto di un temperamento modesto, lontano da ostentazioni, acquisisce una autorevolezza che lo pone fra i massimi esperti italiani del suo campo. Tanto da venire chiamato negli anni come docente in nume-
13/10/15 11:53
MESTIERI D’ARTE 31
rose università (Tor Vergata, Bologna, Lecce, Siena, Normale di Pisa, Udine) mentre l’Istituto Centrale per la Patologia del Libro lo invita a tenere seminari specialistici e lo coinvolge come membro della redazione del suo periodico Cab Newsletter. Perfino l’Unesco lo cerca: Gottscher viene inviato dalla Organizzazione delle Nazioni Unite a collaborare come esperto con la costituenda Biblioteca di Alessandria di Egitto e con il governo di Cuba per la conservazione dei beni archivistici e librari. E la figlia Carola si è messa sulla stessa strada. Dopo aver frequentato la Università della Tuscia, attualmente è docente a contratto all’Università di Tor Vergata, dopo aver tenuto corsi all’Accademia di Belle Arti di Roma e alla John Cabot University. Ed è solo l’inizio.
libretto_1.indd 31
Sotto: l’interno del Laboratorio per il Restauro del Libro. Il Laboratorio ha acquisito negli anni un prestigio sempre più vasto. Fra i clienti dei Gottscher si contano moltissime delle principali istituzioni nazionali del settore bibliografico: dall’Archivio di Stato Centrale alla Biblioteca Nazionale; dalla Biblioteca del Senato all’Archivio storico dello Stato Maggiore dell’Esercito; dalla Biblioteca di Archeologia e Storia dell’arte di Roma, alla Biblioteca Angelica, alla Casanatense, alla Vallicelliana. E poi le biblioteche universitarie (Bari, Napoli, Pisa, Torino), quelle di storiche istituzioni religiose (l’Abbazia di Grottaferrata, il Convento di San Carlino alle Quattro Fontane, la Porziuncola, la Curia generale dei Padri Marianisti, il Sacro Convento di Assisi ... ).
13/10/15 11:53
libretto_1.indd 32
13/10/15 11:53