Chiesa Shen Merise a Kosine, Albania. Parte 1

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CHIESA SHEN MERISE A KOSINE, ALBANIA:

RILIEVI E ANALISI PER UN’ IPOTESI DI RESTAURO CONSERVATIVO

Relatrice

Prof.ssa Maria Di Benedetto

Correlatrice

Arch. Emanuela Piselli

Corso di Laurea in Scienze dell’Architettura Anno Accademico 2021/2022

Candidata Elda Meta

Matricola 6177374

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INDICE

Introduzione.................................................................................................

1_ INQUADRAMENTO TERRITORIALE E STORICO:

1.1 - Inquadramento territoriale..............................................................

1.1.1 - Villaggio di Kosine................................................................

1.2 - Chiesa Shen Merise..........................................................................

1.3 - Evoluzione storica............................................................................

1.3.1 - Primo restauro........................................................................

1.3.2 - Secondo restauro....................................................................

2_ I CARATTERI COSTRUTTIVI:

2.1- Metodologia di rilievo........................................................................

2.2 Orizzontamenti....................................................................................

2.2.1 Copertura..................................................................................

2.2.2 Sistemi voltati...........................................................................

2.2.3 Pavimentazione........................................................................

2.3 Elementi verticali................................................................................

2.3.1 Sistema costruttivo e sistema decorativo..................................

2.3.2 Analisi delle aperture................................................................

2.4 Affreschi..............................................................................................

2.5 I Materiali............................................................................................

2.5.1 Tabella materiali.......................................................................

3_ STATO DI CONSERVAZIONE:

3.1 Analisi dei degradi...............................................................................

4- IPOTESI DI INTERVENTO:

4.1 Ipotesi di intervento conservativo.......................................................

4.1.1 Tabella degradi.........................................................................

Conclusioni...................................................................................................

Bibliografia, sitografia e documenti d’archivio.........................................

Appendice grafica 1: Elaborati prodotti

Appendice grafica 2: Elaborati storici primo restauro

Appendice grafica 3: Elaborati storici secondo restauro

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5 8 10 12 16 19 21 24 28 28 29 31 32 32 35 38 41 41 45 48 50 59 61 66 8 86

Ai miei genitori, che con mille difficoltà hanno fatto in modo di realizzare i miei sogni.

Alle mie sorelle che hanno creduto sempre in me.

Ad Alessandro che è stato la mia forza. Alle mie radici, l’Albania.

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INTRODUZIONE

Il manufatto oggetto di studio è la chiesa bizantina Shen Merise situata a Kosine, in Albania. La scelta è ricaduta su questa chiesa grazie alla partecipazione dell’Università di Firenze ad un nuovo progetto che mira a riscoprire, documentare e valorizzare i beni artistici e culturali albanesi. Attraverso il seminario tematico “l’Albania dei piccoli borghi” si sono svolti dei rilievi digitali su alcune aree del sud dell’Albania, più precisamente nel comune di Permet. Sono stati oggetti di studio tre villaggi circostanti il comune: Leuse, Benje e Kosine. L’obiettivo è stato quello di fornire spunti di riflessione e proposte concrete per generare processi di sviluppo territoriale sostenibili e socialmente inclusivi nei tre villaggi albanesi utilizzando il patrimonio culturale tangibile e intangibile come leva.

Questi processi sono stati orientati al miglioramento della qualità della vita degli abitanti e al rafforzamento dell’identità locale e delle reti sociali. Questa difficile sfida è stata affrontata principalmente attraverso il trasferimento di conoscenze e competenze nel campo del patrimonio culturale da parte dei membri della diaspora albanese in Italia (studenti universitari, giovani architetti e ricercatori) al loro Paese d’origine. Questo è un elemento chiave del progetto di ricerca, che ha permesso di coniugare l’elemento motivazionale e l’accesso diretto alla letteratura scientifica (per lo più in lingua albanese). Di raccogliere dati preziosi sul campo direttamente dagli abitanti dei villaggi e di trasferire queste informazioni ai membri non nativi del gruppo di lavoro.

La prima fase di lavoro descrive il disegno metodologico, il piano di lavoro e gli strumenti operativi della ricerca. In questa fase sono stati individuati i tre villaggi di studio: Benje, Kosine Leuse, nel Comune di Permet. Nella fase successiva di analisi, questi villaggi sono stati studiati attraverso la ricerca sul campo, da diversi punti di vista con un approccio che parte dalla valutazione degli aspetti generali per arrivare alla conoscenza delle caratteristiche specifiche che li contraddistinguono. Tali caratteristiche rivelano le diverse angolazioni della comunità e alcuni aspetti del patrimonio culturale che essa ha sviluppato nel corso della sua storia.

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Figura 1 Prima visita alla chiesa Shen Merise. Anno 2019. Figura 2 Mostra effettuata a Tirana. Anno 2019.

L’ultima fase è stata quella di effettuare una campagna di rilievo utilizzando la tecnologia digitale del laser scanner 3D restituendo degli elaborati grafici di alta precisione. Tuttavia, non è stato possibile rilevare la chiesa in tutte le sue parti, poiché non erano accessibili. Il prodotto finale del lavoro svolto è costituito da modelli 3D e da disegni 2D dei tre villaggi sopra citati, prendendo in esame i monumenti presenti all’interno di ogni villaggio. I lavori realizzati sono stati presentati a Tirana nel dicembre del 2019 nell’ambito della mostra “Through the Eyes of Diaspora”1

Dopo la fine del seminario tematico, la chiesa diviene oggetto di studio nel corso di Laboratorio di Restauro e infine per un progetto di tesi, dove il lavoro precedentemente effettuato viene arricchito ulteriormente approfondendo ogni aspetto della chiesa presa in esame e del villaggio che la circonda. La fase iniziale è stata quella di produrre ulteriori elaborati digitali integrandoli agli elaborati effettuati dal seminario tematico, realizzando rilievi digitali e la produzione di ulteriori Fotopiani utili soprattutto per l’analisi del degrado, in modo da avere una resa migliore durante le successive fasi lavorative.

La seconda fase è stata quella di effettuare una ricerca storica mirata alla conoscenza della chiesa, con la collaborazione dell’Istituto dei monumenti di Tirana2, il quale ha reso noti i restauri precedentemente effettuati alla chiesa e la possibilità di accedere all’archivio fotografico dell’edificio preso in esame. Nonostante queste informazioni, purtroppo, è stato difficile reperire altre informazioni inerenti alla chiesa, soprattutto alla sua origine. Di fondamentale importanza è stata la documentazione orale fornita dagli abitanti del luogo, le testimonianze dirette di chi ha vissuto la storia recente della chiesa. La terza fase del lavoro si è basata sull’analisi dell’edificio, della tipologia costruttiva (riscontrando molte chiese simili nelle vicinanze) ed allo studio della tecnica decorativa scarsamente documentata presente nella chiesa. Si è svolta l’analisi degli elementi orizzontali riguardanti la pavimentazione, la copertura e i sistemi voltati. In ugual modo si è effettuata l’analisi degli elementi verticali, lo studio degli affreschi e l’analisi materica dell’intera struttura. La quarta fase ha avuto come obiettivo lo studio del degrado in tutte le parti della chiesa, dove è stata analizzata ogni singola parte della struttura, riscontrando un maggiore degrado all’interno dell’edificio.

Infine, questo progetto viene analizzato ulteriormente per l’elaborazione di un’ipotesi di intervento osservando le parti degradanti e le cause del processo di deterioramento. L’ipotesi di intervento è incentrato sulla conservazione del manufatto, andando a riscoprire i punti di degrado maggiormente colpiti per prevenire un ulteriore deterioramento della struttura e conservare le sue caratteristiche architettoniche.

1 Mostra “Through the Eyes of Diaspora” effettuata a Tirana, dicembre 2019 con la collaborazione di: Professori del Dipartimento di Architettura, Università di Firenze:

Antonio Laurìa (Team Leader), Pietro Matracchi, Ugo Tonietti, Monica Bercigli, Francesco Tioli Studenti dell’Università di Firenze:

Anissa Alushi, Sezai Celoaliaj, Judriva Davidhi, Faire Dervishi, Kristi Kokedhima, Anisa Lagji, Elda Meta, Tracy Qehajaj, Jessy Shehu Studenti dell’Università Cattolica “Nostra Signora del Buon Consiglio”, Tirana:

Kristiana Kumi, Joana Lamaj, Elisa Miho, Joni Zajmi

2 Istituto di monumenti culturali “Gani Strazimiri” (albanese: Instituti i Monumenteve të Kulturës “Gani Strazimiri”, IMK) situato in Albania che si concentra nella protezione, conservazione, ripristino e rivitalizzazione dei materiali di eredità culturale.

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CAPITOLO PRIMO: INQUADRAMENTO TERRITORIALE E STORICO

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1.1 - INQUADRAMENTO TERRITORIALE

L’Albania è uno stato situato nella parte sud-occidentale della penisola balcanica, si affaccia sul Mare Adriatico, in corrispondenza del canale d’Otranto sul Mar Ionio. Si divide in 12 prefetture, suddivisioni territoriali del paese, dove ciascuna di esse si suddivide a sua volta in comuni. La chiesa Shen Merise, si colloca precisamente a Kosine, piccolo borgo che si racchiude all’interno del comune di Permet, villaggio situato in una vallata sulle sponde del fiume Vjosa4. A sua volta il comune di Permet si racchiude all’interno della prefettura di Argirocastro. La regione, situata nella parte meridionale del paese viene considerata come una delle città più antiche dello stato. La città antica, come tutta la prefettura, mostrano l’incontro delle culture greche, romane, bizantine e turche.

L’area di Përmet si distingue per la bellezza dei luoghi, le ricchezze naturali, il senso di ospitalità degli abitanti e la tradizione gastronomica. Sin dal Seicento ha catturato l’attenzione dei viaggiatori che attraversavano il paese durante i tour che spesso partivano dall’Europa occidentale e, attraverso i Balcani, raggiungevano la Turchia. Edith Durham3, l’antropologa inglese al cui sguardo l’Albania deve così tanto, osservando Përmet da una delle colline intorno definisce la cittadina “uno dei luoghi più belli del mondo”.

Gli stessi abitanti sono consapevoli della bellezza del loro territorio, come testimonia il detto: “Përmet, o xhenet, bukëpak e ujëdet” (“Përmet, sei un Paradiso, di pane ce n’è poco, ma d’acqua quanto un mare”). Da questa frase emerge la natura “acquatica” del luogo al meglio rappresentata dal fiume Vjosa e dai suoi affluenti, oltre che dai numerosi ruscelli che scendono dalle montagne. La zona è meglio nota per la pastorizia e la produzione dei prodotti caseari. Il fiume Vjosa costituisce la spina dorsale intorno a cui si innesta l’insediamento di Permet e Kosine.

3 Mary Edith Durham è stata un’artista, antropologa e scrittrice britannica nota soprattutto per i suoi resoconti antropologici della vita in Albania all’inizio del XX secolo.

4 Il Fiume Vjosa scorre nella Grecia nord-occidentale e nell’Albania sud-occidentale. Nasce dalla catena del Pindo, nell’Epiro.

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TIRANA PERMET KOSINE PERMET Figura 3 Inquadramento territoriale dell’Albania, con evidenziata la regione di Argirocastro. Figura 4 Inquadramento territoriale della regione di Argirocastro con la posizione del comune di Permet e del villaggio di Kosine.

La valle del fiume Vjosa ha guidato e influenzato l’origine di molti insediamenti e la rete infrastrutturale della zona, insieme alle antiche strade che collegavano l’Epiro alla Tessaglia in una direzione e l’Illiria e il Mare Adriatico nell’altra. Anche se il fiume Vjosa è la caratteristica principale del paesaggio fluviale, diversi corsi d’acqua minori attraversano la regione presa in esame. Il paesaggio acquatico di Kosinë si distingue per i suoi corsi d’acqua lineari che scorrono dritti dalle catene montuose adiacenti, modellando i ripidi pendii delle colline.

I corsi d’acqua minori sono affiancati da una ricca vegetazione riparia, sia arborea che arbustiva. Il paesaggio agricolo comprende una ricchezza di segni ed esperienze secolari, che sopravvivono in diverse forme: tessitura dei campi agricoli, terrazzamenti, antiche tecniche di lavorazione, coltivazione ed edifici. Sono, nel loro insieme, il complesso palinsesto dei valori culturali della comunità. Le attività agricole sono per lo più concentrate nell’area di Kosine, dove abbiamo una ricca rete idrografica e condizioni geo-pedologiche che hanno contribuito allo sviluppo di una fiorente agricoltura.

Gli orti esprimono la dimensione rurale quotidiana del villaggio e sono elementi fondamentali della morfologia dell’ambiente costruito. Generalmente racchiusi da muretti a secco, segnano i confini della proprietà e fungono anche da tamponi tra lo spazio domestico e le aree agricole aperte. Questi elementi sono fortemente radicati nella cultura abitativa di tutti i villaggi della zona di Përmet.

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Figura 5 Inquadramento territoriale del comune di Permet e del fiume Vjosa. Mapcarta. Figura 6 Inquadramento territoriale del villaggio di Kosine e del fiume Vjosa. Mapcarta. Figura 7 Villaggio di Permet, fiume Vjosa.

1.1.1 - VILLAGGIO DI KOSINE

Kosine è uno dei pochi villaggi dell’area di Permet ad avere vissuto una continua espansione demografica, nonostante l’alto tasso di emigrazione che ha caratterizzato l’Albania dopo gli anni Novanta. Molte famiglie si sono trasferite qui andando ad occupare le case di chi è emigrato oppure costruendo ex-novo le proprie abitazioni. Il villaggio è costituito da quattro quartieri: quello più antico si sviluppa sul crinale in continuità con la chiesa, un altro noto come “quartiere dei Vlleh” ha preso corpo negli anni Ottanta mentre gli altri due si sono consolidati solo a partire dagli anni Novanta del secolo scorso. Le differenze tra loro saltano all’occhio osservando le caratteristiche costruttive e morfologiche delle abitazioni. L’edilizia esprime nella maggioranza dei casi la sola funzione residenziale ed è costituita da case isolate. Le abitazioni tradizionali all’interno del villaggio si inseriscono nella cornice tipologica otto-novecentesca condivisa da tutte le realtà rurali della zona.

Il paesaggio rurale è molto variegato nella sua composizione e nei suoi elementi naturali. Kosine si contraddistingue per il sistema di reti collinari coperti da boschi di castagni e un paesaggio agricolo che si estende principalmente sulla vallata del fiume Vjosa, celebre per la coltivazione della vite e dei frutteti. Ci sono poche informazioni sulla storia del villaggio di Kosine, e purtroppo, rimane impossibile tornare alle origini dell’attuale insediamento, oppure sapere se esisteva già un villaggio nel periodo della costruzione della chiesa.

Gli abitanti mostrano un forte legame con la chiesa, questo dimostra una cultura dominante religiosa nel villaggio. Quasi tutto il popolo del comune di Permet sono cristiani ortodossi, invece a Kosine abbiamo una percentuale importante di Bektashi (membri di un culto mistico islamico), insieme a un piccolo numero di musulmani. Il principale rappresentante delle istituzioni civili è il kryeplaku (letteralmente “il capo degli anziani”) che viene scelto dagli abitanti ogni 4 anni.

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Figura 8 Villaggio di Kosine, ortofoto scaricata da Mapcarta. Figura 9 Chiesa Shen Merise nel villaggio di Kosine, ortofoto scaricata da Mapcarta, si evidenzia l’area chiesa. Chiesa Shen Merise

Il villaggio incarna l’eredità di antiche tradizioni legate al governo degli anziani e spesso ha il ruolo di mediatore tra la pubblica amministrazione e la comunità del villaggio. Gli edifici storici di Kosine hanno subito molte modifiche nel corso degli anni. Le aree annesse, ad esempio, solo raramente conservano i loro muri originali in pietra assemblati a secco. Le pareti sono realizzate con muratura in pietra a tre strati il cui volto esterno presenta conci a vista.

In alcune case in rovina è possibile vedere elementi di rinforzo in legno incastonati all’interno delle pareti e disposti in piani orizzontali, che corrono continuamente lungo la lunghezza delle pareti. Le partizioni originali degli edifici, con cornici di legno e canne intonacate con malta di fango, sono state sostituite in molti casi con pareti in mattoni cavi. Le aperture esterne di solito hanno architravi in legno o pietra. In lavori più recenti ci sono aperture più grandi con architravi in cemento armato. I pavimenti originali in legno sono stati per lo più sostituiti da pavimenti in cemento armato.

I tetti sono le parti delle vecchie case che hanno subito meno modifiche; sono a padiglione e ricoperti di lastre di pietra. Le abitazioni recenti di solito hanno una struttura in cemento armato con partizioni in mattoni cavi e la copertura del tetto è costituita da mattonelle.

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Figura 10 Villaggio di Kosine, dettaglio del muro di recinzione di un abitazione. Figura 11 Villaggio di Kosine, foto illustrata nel libro Five Albanian Villages, A. Laurìa, V. Flora, K. Guza. Pubblicazione anno 2020. Figura 12 Villaggio di Kosine, foto illustrata nel libro Five Albanian Villages, A. Laurìa, V. Flora, K. Guza. Pubblicazione anno 2020.

1.2 - CHIESA SHEN MERISE

La Chiesa Shen Merise occupa una posizione dominante rispetto al villaggio di Kosine, cui appartiene. Essa occupa, infatti, uno dei due punti più alti di Kosine, e per questo l’edificio si presenta come un oggetto isolato, visibile a distanza da tutte le direzioni. Il suo unico interlocutore è la scuola del villaggio, situata nell’ampia superficie che si apre ai suoi piedi. La chiesa è situata a circa 150m dalla piazza di Kosine ed è facilmente raggiungibile sia dalla strada principale del villaggio che dalla strada proveniente da Permet. La morfologia e la tipologia della chiesa rimandano alla tradizione bizantina a cavallo tra la dinastia dei Comneni (1075-1185) e quella dei Paleologi (1224-1453).

Bisogna dire però che la datazione della chiesa non è certa, nonostante molti studiosi concordino sul fatto che l’edificio sia stato costruito tra il XII e il XIII secolo, solo recentemente Vocotopoulos5 colloca con più precisione la data di costruzione nel 1460, sulla base della sua personale interpretazione di un’iscrizione presente su uno dei mattoni della zona absidale.

Per la maggior parte degli abitanti di Kosinë di fede ortodossa, la chiesa rappresenta il legame con il passato, poiché simboleggia il luogo sacro e spirituale dove si celebrano gli eventi più importanti della vita di un credente come il battesimo e matrimonio.

Per questo infatti gli abitanti del villaggio sono orgogliosi della chiesa e del suo ruolo all’interno della struttura sociale. Sono proprio gli stessi abitanti che parlando della chiesa affermano “la chiesa è la prima cosa che viene notata appena una persona si avvicina al villaggio, è la prima testimonianza direttamente percepibile del villaggio” quasi come se fosse proprio la chiesa a sancire l’esistenza di Kosine e dei suoi abitanti.

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5 Panayotis L. Vocotopoulos, nato nel 1930 ad Atene. Laureato all’Università di Atene e dottore in Filosofia all’Università di Salonicco. Esperto in architettura ecclesiastica bizantina, pittura bizantina e postbizantina (affreschi, icone, miniature). Figura 13 Sinistra: Inquadramento Chiesa di Shen Merise, esterno. Destra: Inquadramento della Chiesa Shen Merise dall’alto.
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Figura 14 Chiesa di Shen Merise, esterno. Figura 15 Chiesa di Shen Merise. Prospetto sud. Figura 16 Dettaglio finestra a bofora.

Dal punto di vista tipologico la chiesa di Kosine presenta alcuni elementi particolari, i quali non ne consentono una classificazione esatta all’interno dei tipi rigidamente codificati dalla storiografia. Infatti la chiesa oscilla tra il tipo noto come “croce inscritta con cupola” e il tipo “a croce libera”. La croce greca, che fa da matrice alla composizione, è facilmente leggibile, e ad essa è addossato sul lato Ovest un nartece coperto con volta a botte. “L’irregolarità” che fa saltare lo schema con croce inscritta nel quadrato è rappresentata dai due piccoli ambienti che si aprono direttamente sul nartece “mangiando”, così una parte del quadrato ideale, e “liberando” il braccio della croce.

Sul lato opposto, invece, il braccio della croce che racchiude l’area absidale è collegato direttamente ai due ambienti minori laterali creando così uno spazio di continuità tra le parti che conferma la “regola” della croce inscritta. Inoltre i bracci della croce non sono perfettamente equivalenti: quelli in direzione Est-Ovest sono leggermente più larghi di quelli in direzioni Nord-Sud, rinforzando così il carattere non pienamente “risolto” del monumento e la conseguente ipotesi di una sua appartenenza ad uno stadio ancora arcaico dell’architettura delle chiese bizantine.

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Figura 17 Chiesa di Shen Merise abside.
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Figura 18 Dettaglio apertura interna, con la parete affrescata e l’intonaco. Figura 20 Dettaglio affresco presente nella cupola e sui pennacchi. Figura 19 Dettaglio volta a botte.

1.3 - EVOLUZIONE STORICA

Anche se la realizzazione dell’edificio risale al 1460, solo nel 1912 abbiamo una documentazione più dettagliata di tale monumento, grazie ad un libro di Storia dell’Architettura Albanese6, dove vengono visualizzati una planimetria ed un prospetto leggermente diversi dallo stato attuale dell’edificio. In questo libro troviamo la tecnica costruttiva dell’edificio chiamata Kluazonash7 (Cloisonné) scarsamente formata. Questa tecnica viene usata anche in altri edifici di culto intorno all’area di Permet. Nella planimetria tratta dal libro del 1912 di cui, tuttavia, non si conosce la datazione esatta del rilievo.

Si può notare come, rispetto allo stato di conservazione attuale, vi siano delle differenze strutturali: c’è un’unica apertura nella muratura esterna che permette di accedere agli ambienti interni, posta nel prospetto ovest. Anche l’accesso all’ambiente centrale era servito da un’unica apertura posta in asse con l’ingresso principale e l’altare, quest’ultimo a sua volta privo di scalino. Attualmente, invece, vi sono altre due aperture che consentono l’accesso all’edificio. Infine, nell’ambiente laterale sinistro all’abside vi è riportata una piccola nicchia oggi non presente.

Dopo la Seconda Guerra Mondiale, l’Albania non ha progredito alla crescita del paese ed al suo sviluppo, ma si è rinchiusa estraniandosi al mondo intero. Questa chiusura venne causata da Enver Hoxha8, il quale portò lo stato al “Comunismo Nazionale”9

6 Libro intitolato “Historia e Arkitektures Shqiptare”, A. Meksi, Riza e P. Thomo, Tirana 1980

7 Tecnica costruttiva citata in molti libri di architettura albanese, la quale caratterizza molti edifici bizantini dell’epoca.

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Figura 21 Chiesa Shen Merise. Libro “Historia e Arkitektures Shqiptare”, Tirana, anno 1912.

La scelta di Hoxha di un regime duro, nasce dall’esigenza di trasformare un popolo ancora frammentato (in etnie, tribù, clan e famiglie) in una nazione unitaria eliminando anche la varietà di culti (musulmani e Bektashi, ortodossi e cattolici), attraverso una spietata campagna ateista, in sintonia con quelle in atto nella maggior parte dell’universo sovietico.

La sua idea era di cancellare le religioni con lo scopo di eliminare eventuali ipotesi di intervento da parte di potenze straniere, con il pretesto di proteggere i fedeli delle varie culture. L’intolleranza ideologica e la chiusura verso l’esterno costituiscono gli elementi essenziali per l’autoconservazione del potere da parte di una oligarchia.

L’unico Stato ateo per legge fu l’Albania, dove Hoxha, nel 1967, dichiarò l’ateismo di Stato, introducendo una legge che vietava la creazione di associazioni religiose, la presenza di luoghi di culto (ordinando la distruzione o la riconversione di quelli esistenti), la vendita o la pubblicazione di materiale religioso e l’insegnamento religioso. Tutte le pratiche religiose furono vietate e perseguitate, vennero distrutti molti edifici di culto, con l’idea di distruggere la libertà di religione di un intero popolo.

Per far fronte alle leggi dettate da Hoxha, gli albanesi decisero di salvare le chiese attribuendo ad esse un uso diverso. Molti edifici vennero adibiti ad altri ambienti, come ad esempio uffici postali, cinema e stalle. La chiesa Shen Merise,infatti per essere salvata dalla sua distruzione, fu adibita a ufficio postale dagli abitanti di Kosine. Venne trasformata sia internamente che esternamente cambiando radicalmente aspetto ed uso. Al suo interno vennero intonacate le pareti per ricoprire gli affreschi presenti su tutto l’edificio, trasformando gli ambienti come delle semplici stanze. Vennero tamponate ed intonacate molte aperture e venne tolta ogni traccia religiosa al suo interno, esternamente invece, le aperture vennero chiuse con l’utilizzo di mattoni pieni.

Oltre a questo venne aggiunta una stanza laterale alla chiesa, adibita ad una sala d’attesa dell’ufficio postale. Purtroppo non si hanno molte documentazioni inerenti alla parte aggiunta, solo nelle foto storiche si nota la parte integrata alla chiesa (Figura 22-W). Dopo la caduta del regime di Hoxha, gli abitanti del villaggio hanno compiuto un gesto simbolico profondamente significativo, porgendo una croce bianca all’ingresso della chiesa. Un segno snello ma potente, indiscutibile nel paesaggio, come espressione di una forte volontà collettiva di elevarsi al di sopra della cancellazione della memoria e della violenza subita su uno dei livelli più intimi: quello del rapporto con il sacro.

La chiesa Shen Merise venne riconosciuta come monumento culturale10 nel 1963. Alcuni anni più avanti venne eseguito il primo restauro del monumento.

8 Enver Hoxha è stato un rivoluzionario, politico e militare albanese, dittatore dell’Albania dalla fine della seconda guerra mondiale, nel 1944, fino alla sua morte nel 1985.

9 Con il termine Comunismo Nazionale si intende il “Partito del Lavoro d’Albania” che fu il partito politico che dominò la politica dal 1944 al 1991 in Albania, conosciuta in questo periodo come Repubblica Popolare Socialista d’Albania. Venne fondato l’8 novembre 1941 sotto il nome di Partito Comunista d’Albania.

10 I monumenti culturali religiosi sono edifici di culto in Albania riconosciuti dal governo e dal ministero della Cultura quali monumenti di massima importanza per la cultura religiosa della nazione. Tra loro ci sono moschee, chiese e monasteri.

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Fig. 22-A

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Fig. 22-E Fig. 22-I Fig. 22-L Fig. 22-O Fig. 22-T Fig. 22-U Fig. 22-V Fig. 22-W Fig. 22-X Fig. 22-Y Fig. 22-Z Fig. 22-P Fig. 22-Q Fig. 22-R Fig. 22-S Fig. 22-M Fig. 22-N Fig. 22-F Fig. 22-G Fig. 22-H Fig. 22-B Fig. 22-C Fig. 22-D Figura 22 Fotografie storiche della chiesa Shen Merise, reperite dall’Istituto dei Monumenti di Tirana. Fascicolo numero 1314. Anno 1983.

1.3.1 - PRIMO RESTAURO

Si hanno documentazioni di un rilievo completo e accurato solo nel 1968 effettuato da Aleksander Meksi11, uno dei tanti studiosi che cerca di salvare le chiese dalla distruzione. La fine dei lavori di restauro avviene nel 1983, con la documentazione fotografica del cambiamento radicale della chiesa, soprattutto esternamente.

Le documentazioni riguardanti il primo restauro derivano dall’Istituto dei Monumenti di Tirana, dove sono state richieste alcune riviste architettoniche, articoli e relazioni tecniche che testimoniano i restauri effettati, grazie alle quali si hanno documentazioni di un rilievo completo e accurato, comprendente di tutti gli elaborati grafici consueti.

Rispetto alla precedente planimetria ( Figura 21) si può notare l’aggiunta di uno scalino che permette l’accesso alla parte absidale della chiesa. L’apertura sul lato sinistro di quest’ultima è sempre presente, e una analoga si ritrova a destra dell’unica apertura negli ambienti interni, precisamente dove oggi vi è una seconda apertura. Vi è inoltre un altro scalino all’ingresso principale e uno in un angolo nel nartece. Gli interventi più significativi sono stati quelli di pulizia degli ambienti, ritrovando nicchie e finestre tamponate con una muratura a secco. Inizialmente venne effettuato un intervento di pulizia della copertura, la quale fu sostituita da lastre in pietra ad un sistema di coppi contro coppi ancora oggi ben visibile. Un importante intervento è certamente la rimozione dell’intonaco degradato dal tamburo, portando alla luce il motivo della muratura, uniformandolo al resto dell’edificio. Oltre al tamburo viene ripulito l’intero edificio dall’intonaco esterno posto al di sopra dell’apparato murario.

Vengono quindi ripulite molte modifiche effettuate dall’uomo quando l’edificio divenne un ufficio postale, riportando alla luce la chiesa in ogni suo aspetto. Internamente invece l’edificio venne ripulito dalle croste e depositi superficiali che si erano formati nel corso del tempo, ma non venne tolto l’intonaco che ricopriva l’intera struttura. Le parti affrescate dell’edificio, quindi, rimasero sempre intonacate, tranne la cupola che è stata l’unica parte della struttura a non essere intonacata negli anni sessanta. Un ultima modifica viene effettuata con la rimozione di corpi estranei alla chiesa; A sud del timpano campanario vi era un’altra struttura compatta che superava in larghezza la facciata della chiesa, mentre a nord di essa sorgeva una struttura longitudinale, che occupava l’intera estensione del lato della chiesa. Queste aggiunte non presentavano alcun particolare valore architettonico e furono probabilmente costruite in tempi diversi (Figura 22-X). Una volta rimossi tutti gli elementi non significativi, venne restaurato il recinto murario esterno alla chiesa, sostituendo le pietre danneggiate e venne ripulito dalle incrostazioni che si erano create.

L’intervento di restauro, una volta concluso, si limitava semplicemente alla pulizia dell’intero apparato e non ad un intervento di consolidamento dell’edificio per prevenire ulteriori degradi nel corso del tempo.

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11 Aleksander Meksi, Architetto, scrittore e teorico interessato ai monumenti culturali albanesi ed al loro restauro.
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Figura 24 Chiesa Shen Merise dopo il restauro. Raccolte dalla rivista dei monumenti albanesi numero 53/2015, anno 1983 Figura 23 Chiesa Shen Merise prima del restauro. Raccolte dalla rivista dei monumenti albanesi numero 53/2015, anno 1983. Figura 25 Rilievi della chiesa Shen Merise, anno 1976. Relazione di restauro effettuata da Aleksander Meksi.

RESTAURO

Il secondo restauro ebbe inizio nel 2014. Il progetto, realizzato da Gentian Stratobërdha12, prevedeva l’intervento sull’intero complesso della Chiesa, sia nelle sue parti interne che esterne. Il restauro venne concluso nel 2017 e mirava a ripristinare elementi tradizionali e a consolidare le pitture murali al fine di evidenziarne il loro valore.

L’intera chiesa subì una massiccia rimozione di terreno, che si era conformato al suolo nel tempo lungo il perimetro, facendo emergere il volume reale della chiesa, inoltre, la recinzione intorno alla chiesa presente nelle documentazioni del restauro del 1968 venne demolita, al suo posto venne effettuato un drenaggio vicino alla muratura per rimuovere l’acqua sottostante l’edificio e al di sopra venne costruita l’attuale pavimentazione lapidea, che circonda il perimetro della chiesa. Furono anche eseguiti lavori al suo interno: il pavimento fu riparato e furono sanate le lacune nell’intonaco.

Sono anche presenti, per la prima volta, le due sedute esterne lungo tutto il prospetto occidentale, lateralmente all’ingresso, effettuate insieme alla pavimentazione esterna. Tutte le finestre risultano essere protette da griglie in sbarre di ferro, presenti fino all’ultimo restauro del 2014 che ne ha previsto la rimozione. Con esse anche la riapertura degli ingressi precedentemente murati.

Vi è stata la sostituzione della porta d’ingresso principale ed il restauro di tutti gli infissi, conformati ad un unico stile e colore. In alcuni casi vi è stato un cambiamento di forma degli infissi, o l’integrazione dove non erano presenti. Internamente invece, oltre alla pulitura degli ambienti, non ci sono stati progetti di un restauro inerente alla rimozione dell’intonaco interno, il quale va a ricoprire gli affreschi presenti in quasi tutto l’edificio.

Venne effettuata un’aggiunta nell’ambiente centrale all’interno della chiesa; una gradinata che non solo permette di accedere all’abside, ma corre lungo entrambi i lati a servizio di due nuove aperture nella muratura esterna (precisamente nei prospetti nord e sud), che permettono l’accesso diretto senza passare dal nartece. Un’altra apertura sull’ambiente centrale è stata effettuata sulla destra del nartece, dove prima vi era una nicchia successivamente murata.

Abbiamo inoltre anche la presenza di un importante lampadario (Figura 22-T) che scende dal centro della cupola ed illumina tutta la zona centrale della chiesa. Oggi del lampadario rimane solo la catena in ferro a cui era appeso. Per quanto riguarda la pavimentazione interna, vennero sostituiti alcuni blocchi di pietra locale preesistenti e venne ripulita da croste e deterioramenti che si erano creati nel corso del tempo. Venne ripulita anche la copertura della chiesa, rimuovendo incrostazioni che si erano formate nel corso del tempo e vennero sostituiti coppi danneggiati dalle acque piovane e dalla vegetazione.

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Architetto specializzato nell’ambito del restauro. 1.3.2 - SECONDO
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Figura 26 Chiesa Shen Merise prima e durante l’intervento di restauro effettuato da Genzian Stratobërdha , anno 2017. Figura 27 Chiesa Shen Merise prima e durante l’intervento di restauro effettuato da Genzian Stratobërdha , anno 2017. Figura 28 Chiesa Shen Merise prima e durante l’intervento di restauro effettuato da Genzian Stratobërdha , anno 2017. Figura 30 Chiesa Shen Merise dopo l’intervento di restauro effettuato da Genzian Stratobërdha , anno 2017. Figura 29 Chiesa Shen Merise prima e durante l’intervento di restauro effettuato da Genzian Stratobërdha , anno 2017.

CAPITOLO SECONDO: I CARATTERI COSTRUTTIVI

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2.1 - METODOLOGIA DI RILIEVO

A seguito di un primo sopralluogo conoscitivo dell’area, i rilievi in sito si sono svolti mediante la metodologia di rilievo digitale. L’utilizzo di questo metodo ci permette di poter rilevare buona parte del manufatto, nonostante molti ambienti non fossero accessibili e adeguatamente rilevabili. Tuttavia, il rilievo delle coperture è da considerarsi di tipo qualitativo poiché, nella restituzione grafica (a causa di alcune lacune nel materiale digitale), ci siamo dovuti avvalere di materiale integrativo quali riprese aeree, fotografie e riscontri visivi diretti, ma non misurazioni geometriche.

La metodologia integrata di rilievo adottata ha previsto l’utilizzo di metodi structure-from-motion (SFM) supportati dalla tecnologia Laser Scanner, al fine di ottenere un database digitale preciso, accurato e allo stesso tempo texture ad alta definizione. Il rilievo è stato eseguito con un laser scanner Z+F Image 5016 che permette in breve tempo di acquisire fino ad 1 milione di punti al secondo. È dotato di fotocamera integrata HDR e di faretti LED interni che permettono di catturare informazioni sul colore, anche in scarse condizioni illuminanti. Per il manufatto preso in esame è stata pianificata la fase di acquisizione secondo percorsi poligonali che indicano la posizione del Laser Scanner, al fine di ottenere una nuvola di punti completa di tutti gli ambienti interni ed esterni.

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Figura 32 Visualizzazione della nuvola di punti: viste degli esterni della Chiesa di Kosine. Figura 31 Visualizzazione della nuvola di punti: viste degli esterni della Chiesa di Kosine.

Le scansioni sono state allineate e registrate all’interno del software Autodesk ReCap ottenendo nuvole di punti colorate da cui poter estrarre elaborati 2D e modelli 3D. La structure-from-motion (SfM) è una tecnica di rilievo Image-based che permette di ricostruire nuvole di punti e modelli tridimensionali, a partire da una serie ordinata di fotografie scattate secondo adeguate condizioni illuminanti.

Durante le campagne di rilievo sono stati utilizzati due metodi di scatto: ad assi paralleli dove le posizioni di scatto sono disposte su una retta parallela all’oggetto per le pavimentazioni e per i prospetti; assi convergenti dove le posizioni di scatto sono disposte secondo un andamento curvilineo con le direzioni di scatto, appunto, convergenti verso l’oggetto per i soffitti ed elementi di dettaglio.

I processi di calcolo e allineamento delle fotografie sono stati fatti all’interno del software Agisoft Photoscan e anche le successive elaborazioni di unione delle nuvole di punti prodotte dai diversi set fotografici. In questa fase è di fondamentale importanza l’organizzazione e la catalogazione delle fotografie secondo un archivio digitale ordinato. Le metodologie di rilievo digitale prevedono l’acquisizione massiva di dati. La loro ‘discretizzazione’ e tutte le attività critiche di analisi per l’elaborazione dei disegni vengono fatte in una fase successiva. Si tratta appunto della fase di restituzione grafica che si basa sull’interpretazione dei dati e sulla conoscenza delle caratteristiche metriche, formali e tecnico-costruttive del complesso architettonico in esame. Sono state esportate Orthoimage della nuvola di punti e sono state importante all’interno di Autocad.

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Figura 33 Visualizzazione della nuvola di punti: viste 3D della Chiesa di Kosine
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Figura 34 Planimetria e vedute prospettiche dell’area circostante la Chiesa Shen Merise a Kosine: in rosso è indicata la poligonale principale seguita dal Laser Scanner, in giallo le poligonali secondarie.

Qui si è proceduto al ridisegno di tutti gli elementi significativi per una corretta rappresentazione in scale 1:50 o 1:100. Un maggior livello di dettaglio nel disegno è stato ottenuto grazie alla sovrapposizione dei fotopiani realizzati tramite tecniche SfM. Gli elaborati 2D ottenuti, costituiscono la base delle successive elaborazioni di tavole tematiche (mappatura dei materiali, mappatura dei degradi etc.) per eventuali progetti di restauro.

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Figura 36 Elaborato finale ottenuto attraverso la sovrapposizione del rilievo con il fotopiano. Figura 35 Schema rappresentativo delle fasi di rilievo. Ricalco effettuato tramite il rilievo digitale e fotopiano.

2.2 - ORIZZONTAMENTI

2.2.1 - COPERTURA

Il manto di copertura della chiesa è stato realizzato attraverso l’utilizzo di coppi in laterizio realizzati a mano di manifattura locale. A causa dei diversi sistemi di volte utilizzati negli interni della chiesa, la posa in opera dei coppi risulta abbastanza irregolare.

I coppi si differenziano in due grandezze differenti, nella copertura curvilinea abbiamo coppi più piccoli, nel resto dell’edificio abbiamo la presenza di coppi più grandi. Questo deriva dalle diverse fasi di restauro effettuate all’edificio, dove i coppi più piccoli sono stati posati in opera durante il restauro.

La copertura si alterna prima con una volte a botte, poi con un sistema di chiusura a doppia falda adottato per i bracci della croce greca ed infine la cupola sovrastata da una copertura circolare. Data la sua ubicazione su di un’altura, dall’esterno risulta non immediato capire l’esatto sistema di copertura, reso difficoltoso anche dalla composizione stessa della chiesa: è infatti presente un’alternanza tra coperture coerenti con l’interno della chiesa e coperture che ne nascondono la reale forma.

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Figura 37 Chiesa di Shen Merise, vista dall’alto delle coperture.

2.2.2 - SISTEMI VOLTATI

Per ricoprire la maggior parte degli ambienti dell’edificio viene utilizzato il sistema della volta a botte. Questa copertura, di forma semi cilindrica, scarica il peso sui due muri perimetrali. E’ una delle coperture più semplici ed utilizzate nella storia, in quanto consiste nel susseguirsi di archi: la realizzazione della volta a botte infatti, come quella dell’arco, richiede una costruzione di sostegno (detta centinatura) sulla quale saranno posati i conci e che verrà rimossa nel momento in cui la malta avrà fatto perfettamente presa. L’intradosso, in questo caso è liscio e intonacato.

La cupola presente nella parte centrale della chiesa consiste invece in una forma semisferica che scarica il peso su una muratura circolare. Tuttavia, durante il Medioevo e il Rinascimento le variazioni avvennero soprattutto sulla struttura d’appoggio. La necessità, infatti, di coprire con la cupola anche ambienti a pianta quadrata innescò la ricerca di svariate soluzioni di raccordo tra il cubo e la sfera. Propriamente tipica dell’età bizantina è dunque la cupola su pennacchi, nella quale porzioni di sfera consentono il passaggio dal cerchio al quadrato. Questa è infatti l’architettura utilizzata per coprire la navata centrale della chiesa.

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Figura 38 Esempio raffigurativo volta a botte. Figura 40 Esempio raffigurativo cupola. Figura 39 Visualizzazione della nuvola di punti: assonometria della Chiesa di Kosine e viste degli ambienti interni. Figura 41 Visualizzazione della nuvola di punti: assonometria della Chiesa di Kosine.
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Figura 42 Dettaglio zona absidale e cupola sui pennacchi.

2.2.3 - PAVIMENTAZIONE

La pavimentazione esterna si estende per circa 1,50 m lungo tutto il perimetro della struttura, creando una divisione tra il sacro e il terreno circostante che rimane incolto. È realizzata con lastre di arenaria estratte da cave limitrofe13 la chiesa ordinatamente disposte e di dimensioni regolari. A chiudere le lastre viene effettuato una cornice di lastre più piccole che vanno a raccogliere e delimitare la pavimentazione circostante. Le lastre si differenziano per la varietà di pigmenti presenti e la loro disposizione in ordine casuale.

La pavimentazione viene aggiunta nell’ultimo restauro effettuato, eliminando la vegetazione che circondava la chiesa. Oltre a permettere un passaggio più agevolato esternamente alla chiesa, viene risaltata la costruzione rendendo visibile ogni singola parte dell’edificio. In aggiunta al fatto che ha una funzione puramente architettonica, questa disposizione della pavimentazione esterna rappresenta per la cultura locale un’ulteriore scissione tra ciò che è divino e ciò che è profano.

In netta contrapposizione alla pavimentazione esterna, quella interna presenta invece lastre lapidee di dimensioni differenti da quelle esterne, essendo più grandi. Nella parte centrale della chiesa le lastre vengono ancorate con giunti di malta bianca e viene caratterizzata dall’ampia spaziatura tra una lastra e l’altra. Nel nartece invece le lastre sono disposte in maniera irregolare, andando a spezzare la linearità presente nella zona absidale. Il livello interno è inferiore al livello di campagna e per superare questo dislivello, all’interno vengono utilizzati interi blocchi di pietra che fungono da scalini.

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13 Non ci sono documenti che lo attestano, ma è molto probabile che tutte le pietre componenti la Chiesa provengano dalle Cave di Berat, un villaggio limitrofo Kosine in cui, ancor oggi, si mantiene viva la tradizione dell’estrazione. Figura 43 Pavimentazione esterna. Figura 44 Pavimentazione interna.

2.3 - ELEMENTI VERTICALI

2.3.1 - SISTEMA COSTRUTTIVO E SISTEMA DECORATIVO

La tecnica utilizzata per la muratura portante dell’edificio è la muratura a sacco. Il nome deriva dal fatto che i due muri costituiscono una specie di sacco nel quale viene versato il riempimento. La muratura a sacco nasce come evoluzione del terrapieno rivestito di assi, pietre o mattoni. Il rivestimento serviva a dare al terrapieno una resistenza maggiore e renderne più difficile la scalata da parte dei nemici.

Dato lo spessore della muratura interna alle pareti perimetrali, è possibile ipotizzare l’utilizzo della medesima tipologia e tecnica costruttiva per l’intero edificio. È inoltre possibile osservare in alcuni punti, ove l’intonaco non è più presente, la muratura sottostante intonaci e affreschi. La muratura portante esterna viene lasciata a vista, dove diviene riconoscibile l’uso del Cloisonné, una tecnica frequentemente utilizzata nelle chiese bizantine costruite tra il X e il XV, secolo non soltanto in Albania, ma anche nel resto dei Balcani.

Il valore artistico del Cloisonné, che va oltre il suo essere semplicemente una tecnica costruttiva, è rappresentato dagli effetti che produce sul piano decorativo. Mancando infatti nelle chiese bizantine il rivestimento lapideo, la dimensione ornamentale degli esterni è sostenuta soltanto dal modo in cui vengono impiegati i materiali da costruzione.

Nel restauro del 1968 venne rimosso l’intonaco esterno, è probabile che dopo la rimozione dell’intonaco, alcune parti della muratura siano state impropriamente restaurate, poiché la tecnica di impostazione degli elementi lapidei non si estende all’intera superficie muraria, ma solo ad alcune porzioni. È quindi possibile supporre che le sezioni in cui è presente la tecnica del cloisonné siano il risultato dei vari lavori di restauro eseguiti precedentemente, e quindi non appartengono necessariamente alla muratura originale.

Queste operazioni dimostrano l’evidente volontà dei restauratori di allineare la chiesa di Kosine con il modello dominante delle chiese bizantine. Nella chiesa presa in esame riscontriamo l’uso decorativo dei mattoni in due forme principali: incastonati nell’apparecchiatura muraria dando vita a disegni geometrici eterogenei come la spina di pesce, i rombi, gli archi intrecciati, i cerchi; oppure le croci, con chiaro riferimento alla specifica simbologia cristiana.

Ciò che si nota nell’edificio di Kosine è un uso apparentemente più libero di questa tecnica, meno vincolata al rispetto dei principi di simmetria o alla ripetizione dello stesso elemento allo scopo di creare un ritmo d’insieme organico. Ciò può essere dovuto in parte alla “licenza” personale delle maestranze, in un’epoca in cui la manodopera dell’architetto era ancora in corso di definizione. Le aperture vengono realizzate in mattoni pieni in laterizio a doppio arco, creando un disegno preciso e regolare intorno ad ogni infisso.

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Figura 45 Dettaglio muratura esterna nelle aperture. Figura 46 Dettaglio sistema costruttivo della copertura. Figura 47 Dettaglio finestra a bifora. Figura 49 Dettaglio del sistema decorativo, prospetto sud. Figura 48 Dettaglio sistema decorativo aperture.

Un elemento regolare lo si trova nel sistema di posa alternata di cotto e pietre nel prospetto ovest dell’edificio; nelle parti inferiori vi è una prevalenza di pietra, mentre nelle parti superiori (più prossime alle coperture) una prevalenza di laterizio. All’interno viene utilizzata in egual modo la muratura a sacco, con la differenza che le superfici murarie vengono intonacate, differenziandole da quelle esterne.

All’interno si può notare gran parte della muratura affrescata, soprattutto la cupola, dove ancora oggi sono ben visibili le pitture murali. A causa di interventi impropri effettuati dall’uomo, molte pitture non sono chiaramente visibili e risultano all’interno di uno strato aggiunto di intonaco che va a nascondere molte parti ancora oggi affrescate.

Una forte somiglianza la si può riscontrare nella chiesa omonima Shen Meri Vllahernës a Berat (Albania), in special modo nelle finestre soprastanti la porta d’ingresso, quasi identiche alla chiesa di Kosine. Per i colori, i materiali e, ovviamente, composizione architettonica, è possibile trovare delle similitudini con il Monastero di Santa Maria a Fier (Albania). Negli esterni, nei materiali e nello sviluppo architettonico si può riscontrare una forte vicinanza a molte chiese.

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Figura 51 Chiesa Shen Meri Vllahernës a Berat, Albania. Figura 52 Monastero di Santa Maria a Fier, Albania. Figura 50 Dettaglio apertura interna, intonaco deteriorato.

2.3.2 - ANALISI DELLE APERTURE

Come visto in precedenza, le aperture all’interno dell’apparato murario della chiesa sono state oggetto di diverse modifiche nel corso degli anni. I vuoti, di diverso genere, lasciati nella componente opaca, permettono l’entrata della luce naturale all’interno degli ambienti, i quali restano nella penombra conferendo teatralità e spiritualità a questi spazi. Altri volumi vengono scavanti sulla superficie muraria generando delle piccole nicchie, rimanendo finestre centinate cieche.

L’ingresso principale è situato a ovest dell’edificio, è costituito da una porta in legno e permette l’accesso al primo ambiente della basilica: il nartece, coperto da una volta a botte. Vi sono altri due ingressi situati ai lati della chiesa, i quali danno accesso all’ambiente centrale, dove è presente l’abside. Questi tre accessi, che comunicano con l’esterno, sono realizzati in legno e non presentano particolari decorazioni risultando austere, ad eccezione di una semplice croce latina (anch’essa in legno).

A caratterizzare l’ingresso principale, e a distinguerlo dagli altri, è la sua costruzione in conci di pietra, sui quali sono ancora parzialmente visibili delle incisioni (Figura 51). Per quanto concerne le aperture interne, invece, esse sono libere da porte e costituiscono dei semplici passaggi da un ambiente all’altro. Sono caratterizzate da una sorta di doppia apertura: una quadratura più ampia che incornicia un passaggio ad arco. Il tutto è intonacato di bianco, andando così a coprire gli antichi splendori degli affreschi bizantini, oggi parzialmente visibili in alcuni punti a causa di vari degradi.

L’ambiente centrale risulta ad un livello inferiore rispetto gli altri ed alla quota di campagna esterna, e per ovviare a questo dislivello in corrispondenza di tutte le aperture (esterne ed interne) vi sono degli scalini in pietra a collegare il tutto. Le aperture hanno tutte la caratteristica comune di essere realizzate in mattoni pieni in laterizio a doppio arco; ciò che le differenzia sono le dimensioni (oltre che alla tipologia di infisso, pure restando in legno), che variano in funzione della loro posizione e dei carichi che devono supportare. In basso vi sono finestre più piccole, situate negli ambienti laterali all’abside e racchiuse in delle nicchie nel muro.

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Figura 54 Dettaglio ingresso principale. Figura 53 Ingresso principale.

Le aperture superiori, ad eccezione delle finestre presenti nel nartece, non essendo sottoposte ad un elevato carico della struttura, hanno una maggiore dimensione. Inoltre, le aperture più grandi sono poste ad una quota superiore (forando la cupola) garantendo da sole l’illuminazione dell’intera zona absidale. Di importante rilevanza, risulta anche la presenza di finestre cieche centinate, le quali aiutano ad alleggerire la struttura.

Tutti gli infissi delle finestre sono in legno, presumibilmente lo stesso delle porte principali. Osserviamo, invece, che tutti i vetri sono incisi con decori sul blu, di lavorazione industriale. Infissi e finestre sono di recente sostituzione (precedentemente erano presenti delle grate di ferro al loro posto), documentata nell’ultimo intervento di restauro.

Nella parte centrale dell’abside è presente un’apertura, unica in tutto l’edificio: una bifora, caratterizzata da due archi che si vanno ad impostare su una colonna lapidea. Per assicurare la stabilità dell’apertura, è stata posta, tra la finestra e la colonna, una trabeazione lignea che attraversa longitudinalmente le imposte dell’arco.

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Figura 55 Finestra a bifora, interno. Figura 57 Dettaglio apertura esterna. Figura 58 Rappresentazione del disegno presente sulle vetrate. Figura 56 Finestra a bifora, esterno.

La colonna che sostiene l’apertura è composta dal basamento, dal fusto (diviso in due parti), e dal capitello; tutti questi elementi sono stati scolpiti in blocchi lapidei monolitici differenti. Il basamento e il capitello sono realizzati probabilmente con lo stesso blocco in pietra, di colore bianco; il fusto della colonna tende invece ad un color crema, il che ci fa supporre che si tratti di un’altra pietra. Internamente l’apertura si presenta come una monofora, andando a nascondere l’aspetto esterno della finestra (Figura 55).

La colonna risulta gravemente erosa dal tempo e dagli agenti atmosferici; è tuttavia possibile, in alcuni punti, ancora osservare i segni di lavorazione dei blocchi. I quattro blocchi lapidei sono connessi tra loro con giunti di malta; nella parte centrale della colonna (la parte maggiormente erosa) è possibile distinguere anche la presenza di una lastra di ferro tra i due blocchi, posto probabilmente nell’anima del fusto per tenere uniti i singoli blocchi.

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Figura 59 Dettaglio finestre presenti nella cupola. Figura 60 Dettaglio apertura esterna. Figura 61 Dettaglio finestra chiusa. Figura 62 Dettaglio porte interne.

2.4 - AFFRESCHI

Per quanto riguarda le decorazioni interne, non ci sono notizie sulla datazione degli affreschi interni. Con il termine “affresco” si fa riferimento propriamente alla pittura murale: si tratta di un’opera dipinta su una superficie ancora “fresca”, umida, di calce e sabbia con colori di costituzione terrosa, stesi prima che la superficie preparata si sia seccata.

La caratteristica dell’affresco, infatti, è data dalla reazione chimica che avviene tra la calce spenta, presente nell’intonaco, e l’anidride carbonica dell’atmosfera; da tale reazione si origina una pellicola di carbonato di calcio che esplica la funzione di legante fissando stabilmente i colori.

Le pitture presenti nella chiesa si suddividono in due fasi di lavorazione differenti, caratterizzate dalla diversa qualità artistica. La prima fase è avvenuta alla costruzione dell’edificio dove si hanno gli affreschi presenti nell’abside dove vengono raffigurati quattro angeli (figura 64), ed in altre parti dell’apparato murario del manufatto. La seconda fase invece caratterizza gli affreschi presenti nella cupola e sui pennacchi, dove la qualità artistica delle pitture presenti è piuttosto scadente e induce a ipotizzare una datazione tarda, probabilmente alla fine dell’Ottocento.

L’unica scena sopravvissuta è quella che ricopre l’intradosso della cupola e rappresenta – come da tradizione – il Cristo Pantocratore ( “Colui che domina su tutto”) assieme agli angeli e ai santi. Molte parti di pittura non sono più leggibili essendo intonacate in epoca tardiva.

Detto questo, nulla vieta di supporre che sotto questi affreschi, o sotto l’intonaco, ce ne siano altri più antichi. Gli eventuali affreschi sottostanti non saranno certamente contemporanei alla costruzione della chiesa essendo assenti testimonianze dell’esistenza di pitture murali degne di nota nel territorio albanese dal IX al XII secolo ma potrebbero comunque rappresentare una testimonianza delle vicende della chiesa nei periodi successivi.

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Figura 63 Affreschi presenti nella cupola.
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Figura 64 Affreschi presenti nella zona absidale. Figura 65 Affreschi presenti nell’apparato murario. Figura 66 Affreschi presenti nella volta a botte.
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Figura 67 Affreschi presenti nella volta a botte.

2.5 - I MATERIALI

Analizzando la struttura in ogni suo aspetto, sono state individuate nove “materie prime” che compongono la Chiesa. Come precedentemente descritto, l’edificio è caratterizzato da una muratura a sacco con paramento murario a vista, costituita principalmente da laterizio (di manifattura locale, realizzato con argilla cavata e lavorata in sito) e arenaria (estratta nelle cave di Berat, nelle zone limitrofe al villaggio di Kosine), tenuti insieme da malta di calce con inerte argillosa.

La struttura è poi sormontata da un manto di copertura realizzato con coppi in laterizio, di cui non se ne conosce la manifattura, e una malta cementizia. Negli ambienti interni la muratura non è visibile, ma è protetta da intonaco. Mentre nei punti in cui non ha subito forte degrado è ancora visibile l’intonaco originale, affrescato, alternato a intonaco cementizio di nuova fattura. Tutto ciò messo in opera nell’ultimo intervento di restauro effettuato. Per le chiusure, sempre di recente sostituzione, sono state impiegate delle porte in legno verniciato e finestre con infissi di medesima fattura, tamponate con vetro lavorato (industriale).

2.5.1 - TABELLA MATERIALI

LATERIZIO

Materiale da costruzione, costituito di argilla cavata, lavorata, formata e sottoposta a cottura, di manifattura locale.

ARENARIA

L’arenaria è una roccia sedimentaria derivata dalla cementazione naturale di sabbia silicea o silicatica.

COPPI IN LATERIZIO

Manufatti realizzati in laterizio, utilizzati come manto di copertura.

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VETRO

Materiale costituito da silicati ottenuto per fusione di sabbia silicea con ossidi e carbonati.

INTONACO

Impasto di sabbia, acqua e argilla, adoperato come costituente essenziale di opere murarie. Materia prima fornita dagli alberi costituita da fibre vegetali compatte (cellulosa), usata per lavori di costruzione con applicazione di vernici protettive.

Impasto di sabbia, acqua e cemento, utilizzato come cementante nella posa in opera dei coppi nelle coperture.

Impasto di calce, acqua e argilla, adoperato come costituente essenziale di opere murarie.

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MALTA CEMENTIZIA MALTA DI CALCE CON INERTE ARGILLOSA

LEGNO VERNICIATO

Materia prima fornita dagli alberi costituita da fibre vegetali compatte (cellulosa), usata per lavori di costruzione con applicazione di vernici protettive.

AFFRESCO

Tecnica di pittura murale eseguita con colori macinati e diluiti con acqua, sull’intonaco ancora fresco di una parete.

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