Aerofotogrammetrie e Rilievo Geometrico
4.
93
22
6.85
20
6
5.5
20
19
21
5.70
23
2
1
3
4
5
3
1
4.
96 15
2.25
12
12
13
1, 92
1.
61
5.47 5.39
2
F
E
13
3
7.23 7.45 8.88
4
8
8
10 6 11
10
9
7
11 6
7
12
12
7 9.1
13
13
8.47 8.35
14 14
8.95
15 16 17
15
9.55
16
1,7
17
8.33
D
C 4.28 5.21
1
1
2 3
22
18
17
3
4
12
4 8
5
13
2
3 9
7
16 4
11
10
5.2
20
21
19
2
14
1
6
6
5
4
7
3
2
9
8
2
3 8.
9 .1 11
11 .
19
6 26 .32
8.
1
95 7,
4.75
4
2,01
15
4.12 3.42 3.11
6.2
2,89 7,93
3.45
12
2.60
3
8.65
1.66
10
9
11
4.6
5.6
83
14
7 8
3
4.5 2
5.20 5 5.2
4.
6 6
8
2 9
2.39
1
4 7
10
11
5
5
16 14
8. 90
H
G
2. 3
1.48
95
1.98
1.
3.90
5
5.43
2 4
5 17
14
4.62
18
3.
5.4
3. 7
2.23
1. 73 1. 74
10.12
A
Scala 1:200 0
2
4
6
8
B
10 m Scala 1:200 2
4
6
8
10 m 14.05
0
8,75
SEZIONE TRASVERSALE
3,5
Aerofotogrammetria con indicazione della chiesa, preso da Bing Maps Scorcio di Aerofotogrammetria in scala 1:2000 adattata fuori scala con indicazione dei vari luoghi di culto Scala 1:100 0
Progetto di restauro chiesa di Maria SS dell'Addolorata, Gioiosa Jonica (RC) Laureanda Silvia Turello, matricola 96145 - A.A. 2013/2014 Docente prof.ssa Annunziata Maria Oteri
Rilievo materico, sezioni
1
2
3
4
5m
5,31
TAV 01
TAV 01 Rilievo materico, sezioni
MURATURE DESCRIZIONE
SIMBOLO
Rivestimento in blocchi di tufo
T
I T
Lastre di marmo scuro posto sulle pareti
M
C2
C2
C2
C2
L
A A
C2
C
Intonaco di calce aerea
A
Affresco che riveste la cupola
A SIMBOLO
L
L
L
L
V V
A
SIMBOLO
V
V
S
V
Capriate lignee con travicelli
C
Rivestimento murario interno alla calotta della cupola in carusi di terracotta in una muratura mista
C2
S
S
L
STRUTTURA DI COPERTURA DESCRIZIONE
L
S
S
S
V
S
ELEMENTI DECORATIVI DESCRIZIONE Rivestimento in stucchi policromi
S
V V
DESCRIZIONE
SIMBOLO I
A C
L
INTONACI
C2
C2
C2
M
C2
P1
V
G
C
Manto di copertura in coppi INFISSI DESCRIZIONE
SIMBOLO P1
S
C2
P2
C2
Portone principale in legno laccato di verde Porta in legno, sita sotto una delle cappelle, che si apre
P2
posto l'organo
C2
V
Infissi a mezzaluna intelaiatura in ferro e vetro smerigliato PAVIMENTAZIONI
SIMBOLO
Pavimentazione in graniglia cementata
PM
Pavimentazione dell'altare, in lastre di marmo bianco e nero
P1 F
P1 P1
M M
M
M
Balaustra in ferro battuto posta sul margine dell'altare
I CAROSELLI
M
M
F PM
F F
M
M
M
DESCRIZIONE
G
Come si notare nella struttura del cupolino, il rivestimento murario composto essenzialmente da caroselli. Questi elementi in laterizio, dalla forma cava e fabbricati a tra l'artigianale e il semindustriale, il cui elemento cavo considerato un pezzo speciale della produzione, viene essenzialmente prodotto richiamando antiche tradizioni e adoperato nel periodo della ricostruzione del terremoto del 1908. Inoltre, tale tecnica molto utilizzata nella provincia di Reggio Calabria e i piccoli vasi in laterizio, a seconda della provenienza, presentano diversa forma. Il termine carosello deriva dal dialetto calabrese, e deriva dalla somiglianza della forma dei salvadanai di ceramica. Il carosello un vaso cavo fittile, in laterizio, impiegato generalmente in edilizia per la costruzione di: volte, solai, pareti, rampe di scale e tramezzature. I fori venivano realizzati per accelerare il processo di cottura e renderla omogenea e, in cantiere, tale tecnica conferiva una migliore adesione con la malta. Dall'analisi delle tipologie costruttive presenti nella provincia reggina, l'uso di tale tecnica legata al desiderio di non voler sovraccaricare le strutture preesistenti con la realizzazione di nuovi elementi, sfruttando la leggerezza dei caroselli cavi abbinate alla malta di gesso che, per le loro caratteristiche, conferiscono alle strutture elevata resistenza meccanica. Fonte: a cura di Simonetta Valtieri, 28 dicembre 1908: la "grande ricostruzione" dopo il terremoto del 1908 nell'area dello Stretto,CLEAR, 2008.
Scala 1:100 0
1
2
3
4
5m
Tipologie e forme di vasi cavi rinvenuti nella provincia di Reggio Calabria. Elaborazione di Simona Bruni
C2
C2 C2
C2
C2 L C2
C
A
A
L
A
A L
L
L
L
VV S
S
A
C2
V
V
V S
S
S
S
S
C
A A
V
V V
C
C2
C
V
C2
C2
C2 C2
S
S
S
S S
S P1 P1 P1
F
P2
M M
M
M
M
M
F
P2
M
M M
M
P2
M
M
M
F F
FF
Scala 1:100 0
1
2
3
4
5m
Scala 1:100 0
Progetto di restauro chiesa di Maria SS dell'Addolorata, Gioiosa Jonica (RC) Laureanda Silvia Turello, matricola 96145 - A.A. 2013/2014 Docente prof.ssa Annunziata Maria Oteri
Rilievo materico, pianta e prospetto principale
1
2
3
4
5m
TAV 02
TAV 02 Rilievo materico, pianta e prospetto principale MURATURE DESCRIZIONE
SIMBOLO
Rivestimento in blocchi di tufo
T
I T
M
Lastre di marmo scuro posto sulle pareti
M
INTONACI DESCRIZIONE
SIMBOLO I
Intonaco di calce aerea
A
Affresco che riveste la cupola
SIMBOLO
ELEMENTI DECORATIVI DESCRIZIONE
SIMBOLO
STRUTTURA DI COPERTURA DESCRIZIONE
A S
L
Rivestimento in stucchi policromi
S
L
Capriate lignee con travicelli
C
Rivestimento murario interno alla calotta della cupola in carusi di terracotta in una muratura mista
C2
P1
V
G
C
Manto di copertura in coppi
C2
INFISSI DESCRIZIONE
SIMBOLO
Portone principale in legno laccato di verde
P1
Porta in legno, sita sotto una delle cappelle, che si apre
P2
P2
posto l'organo Infissi a mezzaluna intelaiatura in ferro e vetro smerigliato
V
PAVIMENTAZIONI DESCRIZIONE
SIMBOLO G
Pavimentazione in graniglia cementata
PM
Pavimentazione dell'altare, in lastre di marmo bianco e nero
F PM
Balaustra in ferro battuto posta sul margine dell'altare
F
I
I
I I
I
I G
I
I
I
G
I
G
PM
G
PM
PM G G
G
PM
G G G
T
PM
G
T
P1
T
T
G G
P1
T
G G
T
T Scala 1:100 0
1
2
3
4
5m
Scala 1:100 0
Progetto di restauro chiesa di Maria SS dell'Addolorata, Gioiosa Jonica (RC) Laureanda Silvia Turello, matricola 96145 - A.A. 2013/2014 Docente prof.ssa Annunziata Maria Oteri
1
2
3
4
5m
TAV 03
Rilievo dei degradi e interventi, con campitura delle varie patologie, pianta e prospetto principale principale,
I
PROSPETTO PRINCIPALE Scala 1:100 0
1
2
3
4
5m
Scala 1:100 0
1
2
3
4
5m
DEGRADO Pavimentazioni
DESCRIZIONE
FOTO
RETINO
INTERVENTO
Efflorescenza
Ringonfiamento
Intonaci
Murature
Lacuna
Mancanza
MACROSTUCCATURE O RAPPEZZI ESEGUITI CON MALTA
MACROSTUCCATURE O RAPPEZZI ESEGUITI CON MALTA
Fessurazione
Patina biologica Elementi decorativi
Macchia
Distacco degli stucchi decorativi Manto di copertura
Progetto di restauro chiesa di Maria SS dell'Addolorata, Gioiosa Jonica (RC) Laureanda Silvia Turello, matricola 96145 - A.A. 2013/2014 Docente prof.ssa Annunziata Maria Oteri
Rilievo dei degradi e interventi, sezioni
Degrado delle travi in legno, sconnessione e deposito superficiale dei coppi
TAV 04
2
TAV 04
Docente prof.ssa Annunziata Maria Oteri
Rilievo dei degradi e interventi, sezioni
SEZIONE TRASVERSALE Scala 1:100 0
1
2
3
4
SEZIONE TRASVERSALE, LATO INGRESSO Scala 1:100
5m
0
DEGRADO Pavimentazioni
DESCRIZIONE
FOTO
1
2
3
RETINO
4
5m
INTERVENTO
Efflorescenza
Ringonfiamento
Intonaci
Murature
Lacuna
Mancanza
MACROSTUCCATURE O RAPPEZZI ESEGUITI CON MALTA
MACROSTUCCATURE O RAPPEZZI ESEGUITI CON MALTA
Fessurazione
Patina biologica Elementi decorativi
Macchia
Scala 1:100 0
1
2
3
4
5m
Distacco degli stucchi decorativi
SEZIONI LONGITUDINALI Manto di copertura
Progetto di restauro chiesa di Maria SS dell'Addolorata, Gioiosa Jonica (RC) Laureanda Silvia Turello, matricola 96145 - A.A. 2013/2014 Docente prof.ssa Annunziata Maria Oteri
Intervento di consolidamento degli stucchi decorativi interni
Degrado delle travi in legno, sconnessione e deposito superficiale dei coppi
TAV 05
TAV 05 Intervento di consolidamento degli stucchi decorativi interni GLI STUCCHI: LA TRADIZIONE Con il termine stucco si intendono tutte le decorazioni in rilievo eseguite con malta; con lo stesso termine si possono inoltre indicare gli intonaci sottili che rivestono le colonne scanalate, oppure nelle imitazioni dell'opera quadrata o nelle decorazioni di pareti e soffitti. Gli stucchi bianchi, destinati a rimanere tali, nel periodo antico erano considerati i pregiati, lo scopo della loro lavorazione era quello di evocare la superficie marmorea e venivano impiegati per mascherare le strutture in tufo. Riguardo la composizione, si trattava di una miscela di calce e polvere di marmo, o anche di polveri di calcari di vario tipo (come ad esempio la calcite vesuviana a Pompei). La calce destinata agli intonaci veniva, fino a qualche tempo fa, messa a macerare in una fossa, e impastata poi con la cazzuola. Tale metodo non solo permetteva di lavorarla come una malta, ma consentiva di capire se la stagionatura fosse adeguata: se estraendo il ferro restavano attaccati dei piccoli grumi, la calce non era ancora matura; se il ferro veniva estratto intatto, il composto aveva poca acqua; se vi rimaneva attaccata una sorta di glutine, la macerazione era arrivata al punto giusto. Si iniziava a intonacare dall'alto, e dalla linea di imposta si facevano delle cornici che non dovevano essere troppo sporgenti, in quanto pericolose potevano distaccarsi col peso. Nel farle si raccomandava l'uso esclusivo di polvere di marmo uniforme, e delle
G. Rusconi, 7 gradi di incrostatura, "dell'Architettura", 1590. secondo Vitruvio, il rivestimento murario perfetto era composto da sette strati, a differenza di Plinio, che ne prevedeva soltanto cinque.
Come visto nella tavola relativa alla classificazione dei degradi, facile notare che anche gli stucchi, parte integrante della decorazione interna della chiesa, soffrono di alcune patologie. Esse, da un primo sopralluogo si infatti notare che gli stucchi in basso sono rivestiti di una patina scura, uno strato di materiale incoerente composto di polvere insieme all'annerimento provocato dalle fiamme delle candele. In alto, gli stucchi del soffitto presentano una chiazza verdastra, causata dall'infiltrazione d'acqua proveniente dal manto di copertura ormai privo, da tempo, di adeguata manutenzione. I cornicioni, invece, presentano alcune della mancanza di tutti gli strati che compongono lo stucco, lasciando vedere il paramento murario. La mancanza di materiale si riscontra in corrispondenza delle lesioni sulle murature e in corrispondenza del cupolino, causate forse da un terremoto, o forse da un cedimento strutturale. DI SEGUITO SI RIPORTA NEL DETTAGLIO LA METODOLOGIA SEGUITA NELL'INTERVENTO Uno stucco moderno.
La rifinitura vera e propria veniva fatta con polvere di marmo, e altri due strati con impasti A tal proposito, Vitruvio sembrava sostenere che tale procedura conferisse alla muratura una funzione consolidante. Se gli stucchi formavano una decorazione la cui sporgenza del motivo decorativo era considerevole, lo strato di supporto veniva realizzato con malta di sabbia o di tegole e solo lo strato esterno veniva realizzato con polvere di marmo. A volte venivano assicurati al muro mediante sistemi di sostegno a base di chiodi di diversa lunghezza inseriti nella muratura in La decorazione vera e propria veniva eseguita con degli stampi di legno (dette matrici), modelli o semplicemente scolpiti con una spatola. Per eseguire una modanatura, ad esempio, veniva realizzata una sagoma che eseguiva il profilo in lunghezza. Questo motivo decorativo possedeva quattro stili: nel primo era una semplice decorazione, nel secondo veniva limitato alle sole cornici, nel terzo e nel quarto stile veniva impiegato a decorare pannelli negli impianti termali, con temi propri dell'epoca. Il rivestimento classico perfetto, secondo Vitruvio, era costituito da sette strati. I primi tre, a granulometria decrescente, di calce e abbia pozzolana, raggiungevano lo spessore di 18 mm (opus tectorium), mentre gli altri tre, di stucco vero e proprio (opus albarium), sempre con granulometria man mano fina, avevano lo spessore, rispettivamente, di 8, 4, e 2 mm; questo serviva per assicurare un solido coesionamento tra gli strati e una perfetta levigatezza della superficie; l'ultimo strato veniva ulteriormente bagnato con latte di calce, in modo da saturare tutte le e rendere la superficie levigata. Tuttavia, contrariamente a quanto prescrive lo stesso Autore, non sempre nei monumenti romani troviamo uno stucco stratificato. [...] Il disegno preparatorio veniva generalmente inciso sull'impasto fresco; in rari casi, invece, si riscontrato l'so di una terra rossa per definire le linee di contorno (Basilica sotterranea di Porta Maggiore e Colosseo). La messa in opera era fatta con le mani e in alcuni casi si potuto osservare che parte dello stucco del fondo veniva in seguito grattato in corrispondenza del rilievo da realizzare. La definizione del modellato veniva fatta con l'ausilio di tecniche di tutte le forme (ricurve, piatte, acuminate, a cappio) di solito in legno, tuttavia molte incisioni a spigolo vivo attestano anche l'uso di strumenti metallici. Per la lisciatura finale, oltre le spatole e le cazzuole utilizzate per schiacciare i fondi, venivano usati pennelli morbidi, bagnando continuamente la superficie con latte di calce, per Per l'esecuzione di ornati, maschere, rosette, l'impasto veniva pressato in apposite forme in legno (matrici) preventivamente spolverate con polvere di marmo, che erano poi applicate sull'intonaco ancora umido e quindi battute per far aderire meglio lo stucco.
Realizzazione di una modanatura mediante una forma prestabilita in legno.
Immagine presa da: Carla Arcolao, Le ricette del restauro, malte, intonaci, stucchi, dal XV al XIX secolo, saggi Marsilio, 1998 Tre sistemi di realizzazione degli stucchi; da sinistra a destra: modanatura regolare eseguita con l'aiuto di un modello; motivo ripetitivo eseguito con lo stampo; decorazione scolpita con la spatola.
Pulitura L'impiego associato all'acqua nebulizzata e dell'azione meccanica di spazzole o pennelli consente di eseguire la pulitura di piccole superfici, specie nei sottosquadri e nelle zone difficilmente raggiungibili con altre tecniche. Il sistema si basa sull'azione dell'acqua nebulizzata ma il procedimento interamente manuale e si avvale di piccoli spruzzatori che permettono di operare manualmente. possibile un uso combinato di spruzzatore e spugna e, dopo lo spruzzo, il passaggio di un tampocino intastato su un bastoncino di legno. Dopo la nebulizzazione essenziale una pulitura con spazzolatura manuale, per eliminare i residui di sporco ora ammorbiditi. La pulitura di superfici estese deve procedere dall'alto verso il basso, a fasce orizzontali, in modo da favorire all'acqua il ruscellamento dello sporco, removibile poi con la spazzolatura manuale. L'uso dello spruzzatore manuale, accompagnato dalla prudente azione meccanica di una spazzola di saggina o di fibre di altro materiale organico, si rivela utile anche per la rimozione si depositi superficiali di polvere o di sporco depositati su elementi ornamentali. Non consentito, soprattutto come
Consolidamento Nel caso in cui uno stucco abbia perso l'adesione al supporto, occorre intervenire con una riadesione e successivo consolidamento. Il consolidamento deve ripristinare, se non precisamente la coesione originaria, quantomeno una situazione di riaggregazione vicina alle caratteristiche iniziali supposte, mediante l'impregnazione dell'intera porzione degradata con un liquido consolidante, per consentire le future operazioni. In tale senso diventa importante la valutazione delle meccaniche del materiale trattato, e in particolare della sua tenacia. Infatti se il risultato finale dell'operazione producesse un eccessivo incremento di questa caratteristica per la parte trattata, si determinerebbero all'interno del manufatto delle tensioni controproducenti per la conservazione.
L'intervento di semplice nebulizzazione si avvale di comuni spruzzatori manuali (fig.1); di un uso combinato di spazzola e spugna (fig. 2); dopo lo spruzzo un passaggio con un tamponcino su un bastoncino di legno (fig.3); e infine una pulitura con uno spazzolino a setole sintetiche, dopo la nebulizzazione (fig.4). B.P. Torsello, S. F. Musso, Tecniche di restauro, Utet, Torino, anno 2003: tomo primo, p. 34.
I metodi di intervento vanno a loro volta distinti i due categorie, rispettivamente attinenti al campo della riadesione e del consolidamento, anche se
Immagine presa da: Carla Arcolao, Le ricette del restauro, malte, intonaci, stucchi, dal XV al XIX secolo, saggi Marsilio, 1998
Infatti, vi sono adesivi che possono diventare consolidanti con l'aumentare della loro diluizione, e, di conseguenza, della loro d'impregnazione, come alcuni polimeri organici sintetici. L'intervento teso a ridare coesione alla sezione superficiale alla sezione dello stucco si colloca spesso in una fase precedente alla pulitura, -vedi preconsolidamento - in cui vi sono casi di disgregazione gravi per cui il minimo intervento porterebbe alla perdita del modellato. Con il consolidamento preventivo si rende possibile l'effettuazione delle successive operazioni sulla superficie stessa. Bisogna considerare la finale del consolidante accumulato in un materiale disgregato dopo le operazioni di impregnazione; preferibile aumentare il numero delle somministrazioni diluendo il prodotto per migliorare la penetrazione ed evitare la formazione di una pellicola nella prima porzione di superficie. L'uso del silicato di etile molto utile ma efficace in presenza di un materiale a base silicatica (ad esempio la sabbia) con il quale l'acido silicico
Le immagini in alto e a sinistra mostrano le operazioni di consolidamento di una superficie stuccata. L'iniezione del composto consolidante ha il compito di
Integrazione Questa operazione mira a integrare le parti che sono andate perdute. Prima di questa operazione va fatta sempre una pulitura preventiva della superficie sulla quale si deve intervenire. Nel caso di specie vi sono porzioni in cui gli stucchi sono andati perduti, per cui, alla base di un restauro conservativo, questa tecnica si rivela molto utile per la riproduzione dei modelli. La tecnica si basa sulla di riprodurre o clonare le parti sane di un ornamento o di un manufatto lapideo, soprattutto se caratterizzato da elementi ripetitivi, per ricostruire le sue parti mancanti o rimosse in quanti irrimediabilmente degradate. A tal fine si impiegano materiali e tecniche di lavorazione che consentono di eseguire l'operazione in cantiere, su banchi di lavoro, oppure in opera, agendo direttamente sulle mancanze da integrare, come nel caso di specie, in quanto, come evidente dalle foto, le porzioni da riprodurre
Abbozzatura: ad abbozzare i rilievi. Disegno preparatorio: inciso sull'abbozzatura ancora fresca; a volte si fa uso di colore. Strati superficiali:
alla materia e va iniettata alla base del supporto. Ulteriore fuoriuscita del composto consolidante va rimosso mediante una spugna o una cazzuola per evitare la formazione di porzioni di silicio intorno alla parte consolidata.
L'intervento tende quindi a ricostituire la sua completezza materiale, costruttiva e figurale del manufatto mutilato, colmandone le lacune e determinando al tempo stesso il suo consolidamento e la sua protezione. L'integrazione di elementi mancanti mediante la formatura di nuovi elementi similari in opera, si svolge con la seguente successione schematica di fasi operative: Protezione e isolamento del modello da riprodurre; Realizzazione del calco e della forma operando sul modello prescelto mediante una resina siliconica; Getto del materiale prescelto per la realizzazione del clone, nella forma, in opera, per riprodurre l'elemento assunto quale modello, in uno o
Messa in opera: la maggior parte della decorazione viene eseguita in opera modellando lo stucco ancora morbido con le mani e rifinendo le superfici con stecche e pennelli bagnati. Cornici e motivi ripetitivi: elementi della decorazione realizzati per primi con l'ausilio di raffetti e controforme in legno di cui spesso si trovano i segni delle opere.
J.P. Adam, l'arte di costruire presso i romani, Longanesi, Milano 1988, pp 245-246. F. Cairoli Giuliani, Carocci, Roma, 2006, pp 141-142. G.W. Palestra, Intonaco: una superficie di sacrificio , Etaslibri, Milano1995, pp 40-65-67. G. Biscontin, G. Driussi, Lo stucco. Cultura, tecnologia, scienza, atti del convegno Scienza e beni culturali (Bressanone, 10-13 luglio 2001), Arcadia ricerche, Padova 2001
Intervento di preconsolidamento eseguito con carta giapponese.
Quest'ultimo parametro un parametro discutibile, in quanto la natura invasiva dell'impregnazione porta a una serie di vincoli tra la materia originale e quella che ne costituisce la coesione, tali da rendere impossibile un ripristino totale delle condizioni precednti all'intervento. Va in ogni modo rispettato il criterio secondo il quale la tecnica utilizzata non deve rendere impossibile un nuovo intervento di restauro nel futuro. Le procedure d'intervento devono tener conto delle tecniche di realizzazione degli stucchi, che comportano l'utilizzo di un impasto plastico, adatto a
SCHEMA RIASSUNTIVO DELLE FASI DI LAVORAZIONE Sbozzatura: del supporto murario con l'eventuali uso di mattoni spezzati per definire i maggiori aggetti Ferri di armatura: inseriti nella sbozzatura, sono generalmente costituiti da perni o grossi
Gli stucchi della chiesa di Maria SS dell'Addolorata. Foto 1: gli stucchi di una cappella, chiaramente anneriti dalla cera delle candele e dallo sporco. Foto 2: altri stucchi sul piccolo altare laterale. Foto 3: uno dei rosoni che decorano il soffitto. Foto 4 e 5: le lesioni che hanno compromesso porzioni di stucco.
Preconsolidamento Questo procedimento viene impiegato al fine di dare provvisoria su superfici decoese sulle quali sono richiesti interventi e trattamenti (soprattutto se si tratta di puliture) che potrebbero accentuare la della superficie stessa determinando perdite o distacchi irreversibili del materiale. Questa tecnica, deve agire sullo strato di supporto e non sui depositi. Una volta effettuato, si procedere con la pulitura e il consolidamento vero e proprio. Nel caso di specie bisogna intervenire sulle porzioni di stucco decoese, prive del loro stato di compattezza. In caso di polverizzazione della superficie lapidea, si interviene applicando il prodotto consolidante, quasi sempre silicato di etile, a spruzzo o, preferibilmente, a pennello. La seconda tecnica preferibile il prodotto si distribuire uniformemente sulla superficie. Per prassi, si fasciare la superficie con carta giapponese o tessuti in cotone, fatti aderire con collanti reversibili. Questa procedura protegge il manufatto sia dal contatto diretto col pennello, sia da polveri presenti nell'aria che potrebbero depositarsi a impregnazione avvenuta.
Anche l'aggiunta di detergenti all'acqua sconsigliata, a meno che non si seguano precauzioni valide per la tecnica di pulitura con acqua nebulizzata e trattamenti chimici. Nel caso della pulitura degli stucchi della chiesa, bene tenere conto dei modi e dei tempi di intervento, limitando il contenuto d'acqua da utilizzare e riducendolo alle reali esigenze, evitando fenomeni di erosione, macchie e migrazioni saline; oltre che alla e al contenuto d'acqua del materiale su chi si va ad intervenire. Tali controlli si possono effettuare su campioni prelevati dalla superficie soggetta a questo tipo di intervento.
Gli stucchi delle terme Stabiane a Pompei.
... E MATERIALI COSTITUTIVI Sia nelle fonti che negli esempi giunti fino a noi di epoca romana si evidenzia una conoscenza maggiore dei materiali rispetto rinascimentale: l'uso ad esempio della calcite spatica (un impasto di calce con inerte calcitico ben selezionato a forma di cristalli romboedrici tabulari), di cui nel XV e XVI secolo si trova una testimonianza soltanto documentaria. Legante che viene usato nelle malte con il compito di aderire agli altri componenti dell'impasto. essere di due tipi: tradizionale quando ha origine dalla pietra calcarea; moderno, detto anche collante, tratto da derivati del petrolio. Nel caso di specie viene utilizzato il grassello di calce, quindi un legante di tipo naturale, e sia Plinio che Vitruvio, mostrano una grande attenzione alla sua (entrambi consigliano che la calce sia spenta da non meno di tre anni) anche in funzione della conservazione nel tempo. Inerte: pur essendo il componente importante della malta in termini di volumetria, non partecipa al processo di presa. La loro inerzia (da cui deriva anche il nome inerte) importante nel processo di indurimento in quanto serve a compensare e ridurre il ritiro. Il processo avviene dapprima velocemente, poi lentamente, provocando una consistente diminuzione del volume, a eccezione del gesso. Nel caso degli stucchi prevale l'uso di materiali vulcanico come sabbia o pozzolana o la sabbia lavica di cui si conoscevano bene le idrauliche; la pozzolana talvolta viene mescolata con la sabbia. Negli strati superficiali vengono utilizzati polvere di travertino e polvere di marmo. Polvere di marmo: ricavata dalla frantumazione meccanica delle rocce calcaree, viene lavorata in modo da ottenere una polvere sottile, non inferiore a 50 micron, altrimenti andrebbe a occupare gli spazi del legante. La polvere di marmo usata senza dubbio quella ottenuta dalla macinazione delle rocce sedimentarie bianche, e il manufatto, la cui colorazione finale era appunto bianca, essere tinteggiata o lasciata al suo colore naturale. esistono casi in cui si ottenere uno strato di polvere di marmo colorata, polverizza polverizzando marmi di colori diversi, a seconda dei risultati conclusivi che si vogliono conseguire.
LO STUCCO NELLA CHIESA DI MARIA SS DELL'ADDOLORATA: PROGETTO DI CONSERVAZIONE
Modanatura in stucco in un cubicolo. Si notino i fori per i pali della volta sospesa. Pompei. Fonte dell'immagine: J.P. Adam, l'arte di costruire presso i romani, 1988, Milano, pp246.
Preparazione delle superfici della mancanza da integrare, in modo da preparare l'ancoraggio del nuovo elemento lacunoso; Posa in opera del nuovo elemento; Eventuali lavori di finitura superficiale del nuovo elemento inserito nella lacuna esistente ne manufatto. La riproduzione di elementi richiede l'uso di materiali plastici ossia di impasti in grado di fare presa in tempi relativamente brevi anche in La formatura dei nuovi elementi destinati a integrare le lacune esistenti del manufatto da restaurare, prevede, come del resto del loro calco dal modello prescelto la sovrapposizione di strati diversi di materiale plastico. Lo strato posto immediatamente a contatto con il modello deve essere fluido, per seguire fedelmente tutti i dettagli dell'elemento assunto come originale da riprodurre. Come stato visto, anticamente si usavano calchi in legno. A questo strato vanno poi sovrapposti strati densi, che, per evitare crepe e ritiri eccessivi, Gli antiadesivi utilizzati per questa tecnica sono molti. Bisogna tener conto anche che alcuni di essi, a contatto con lo stucco, possono danneggiarlo annerendosi. Per tali operazioni, si utilizzano sostanze oleose come olio di lino, di oliva, di cocco o materie grasse, come il grasso animale e la vasellina. Tra quelli di recente diffusione e conformi al caso di specie sono le resine siliconiche. Alcuni derivati di queste resine, prodotti per questo tipo di lavorazione, sono chimicamente incompatibili con la maggior parte delle sostanze organiche, esercitano su di esse una spiccata azione repulsiva che ostacola la formazione di qualsiasi legame con l'originale, risultando innocui. Questi fluidi siliconici possono Tutti gli isolanti devono in generale, essere applicati in strati molto sottili per non alterare la forma da riprodurre. necessario che lo strato isolante sia uniforme e continuo, in modo da non lasciare scoperte zone o punti dove il gesso potrebbe aderire al modello rendendo difficile la sformatura dell'elemento riprodotto o procurando danni al modello. Nel caso si utilizzano isolanti diversi dai fluidi siliconici, opportuno ripetere le operazioni di isolamento delle superfici di forme dopo ogni singola operazione di formatura e sformatura, rimuovendo ogni volta le tracce di gesso dalla forma e dal modello. Sono diversi i tipi di forme o di calchi ottenuti per sovrapposizione di strati di materiale plastico, in relazione al tipo di operazioni da eseguire: sono denominati matta o che una forma che si presta a essere utilizzata una sola volta; semplice in composta da un solo pezzo ed utilizzata per la riproduzione di elementi molto semplici e poco aggettanti; a tasselli o composta in composta da pezzi, preventivamente formati sul modello, utilizzata per la riproduzione di stucchi complessi e caratterizzati da numerosi parti in sottosquadro, flessibili in quelle di specie e che come detto sopra una forma flessibile e
Esempio di integrazione eseguita in opera di una modanatura.
Fonte dell'immagine: B.P. Torsello, S. F. Musso, Tecniche di restauro, Utet, Torino, anno 2003, pp 539-540.
Protezione Consiste nella stesura di un film di sacrificio, sulla pietra, che separi il materiale dall'ambiente, al fine di conferirgli una resistenza alla penetrazione dell'acqua. In questo caso, solo i prodotti organici svolgono una funzione protettiva, ed per questo che vengono utilizzati dopo un consolidamento dello strato lapideo con un agente inorganico. I film protettivi hanno diverse a seconda della composizione chimica e soprattutto a seconda di come vengono diluiti - ad esempio alcuni metilmetacrilati e siliconi sono diluibili in acqua, in cui bene considerare la del materiale di lasciarsi penetrare dall'acqua e altri liquidi per formare alla fine un film protettivo, oppure oli e cere diluibili col kerosene che, poco viscoso, ha il potere di penetrare in in molti tipi di pietre, e tale tecnica stata molto utilizzata sui lapidei fino a tempi recenti-. In ogni caso, un buon agente protettivo deve avere dei requisiti ben precisi come: Buona alle radiazioni Nel caso di specie
stata scelta come stesura di un film protettivo un composto a base di silicio, che ha una durata di circa 5-10 anni,
Esempio di realizzazione di un'integrazione eseguita a banco.
L'applicazione viene eseguita a pennello secondo criteri precisi. Bisogna distribuire omogeneamente il prodotto facendolo percolare per e evitando di passare strati; procedere dall'alto verso l basso per aree omogenee; Non lasciare asciugare il prodotto tra una ripresa e l'altra; utilizzare sempre pennelli puliti o lavarli spesso; l'eventuale avanzo di film protettivo deve essere asportato. Fonti degli interventi: B.P. Torsello, S. F. Musso, Tecniche di restauro , Utet, Torino, anno 2003: tomo primo, pp 26-34;233-235; 539-540. Tomo 2, pp 660-663.
Rimozione del composto protettivo in eccesso mediante un bisturi.
Progetto di restauro chiesa di Maria SS dell'Addolorata, Gioiosa Jonica (RC) Laureanda Silvia Turello, matricola 96145 - A.A. 2013/2014 Docente prof.ssa Annunziata Maria Oteri
TAV 06