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IL MAGAZINE DI CINEMASTORE: CINEMA GOSSIP NOVITÀ PROMOZIONI PERSONAGGI

>ANNO 2 >NUMERO 3 >MAG./GIU. 2008

02-08 | I FILM DEL MESE

09 | PAROLA ALLA STAR

08 | PETTEGOLEZZI E GOSSIP

Maggio: Io sono leggenda Giugno: Sweeney Todd

Javier Bardem, Oscar miglior attore

Johnny Depp, Julia Roberts, Tim Burton

NO ALL’INTER DI R IL POSTE VA O RAOUL B R U E LA A CHIATTI

Russel Crowe Denzel Washington a pag. 3

Will Smith “Io sono leggenda” a pag. 2

Javier Bardem “Non è un paese per vecchi” a pag. 9


02 | EVENTI DI MAGGIO

Will Smith in “Io sono leggenda”

AMORE AL PRIMO BAU

Galeotto è stato “Io sono leggenda”. Dalle riprese Will Smith è tornato con il cuore infranto. La prima a tremare è stata la moglie Jada. Sguardo sognante e nostalgia a palate non lasciavano dubbi: quello che aveva vissuto sul set era stato un vero e proprio colpo di fulmine. A tranquillizzare la signora Smith è poi bastata un’occhiata ai credits: a parte qualche scena con Alice Braga, i protagonisti del film non offrivano molto. Anzi, niente: un cast a tentazione zero e per di più tutto al maschile. Tranne Abby, la cagnetta che da Will non si è staccata per tutta la durata delle riprese. Gli è stata affianco nei momenti difficili, lo ha coccolato nelle lunghe notti in roulotte. E nei picchi di maggiore trasporto è arrivata addirittura a scodinzolargli. Anche se poi non si è fatta adottare. Perché l’addestratore ha voluto tenersela stretta: un pastore tedesco così, mica si trova all’angolo della strada.

ASSENTE GIUSTIFICATO

IO SONO LEGGENDA

USCITA CINEMASTORE MAGGIO 2008

WILL SMITH FOR PRESIDENT

Barack Obama inizi a tremare. Se mai arrivasse alla Casa Bianca dovrebbe iniziare subito a guardarsi le spalle. Stando alla profezia di Will Smith, il suo primato di afroamericano alla presidenza degli Stati Uniti potrebbe infatti durare poco. Anzi, no. Fatti due conti, dice che lui finirebbe per risparmiarlo. Perché la minaccia è tutta per i successori: “Se me lo metto in testa mi faccio anche eleggere alla guida degli Stati Uniti. E non c’è niente da ridere: datemi solo 15 anni di tempo”.

Will Smith è riuscito in una mission impossible: fermare la faraonica produzione, per consentirgli di andare a un matrimonio. Incredibile, se si pensa che poco prima erano stati investiti 5 milioni di dollari per una sola scena. Un po’ meno, considerando destinazione della trasferta e caratura dei festeggiati. Il volo transoceanico lo ha infatti recapitato a Roma, dove lo attendevano fra gli altri Victoria Beckham, Jennifer Lopez e Jim Carrey. Poi tutti in limousine verso il Lago di Bracciano, per il ricevimento più blindato e glamour della storia del cinema: a dire il fatidico sì a Katie Holmes, sotto una pioggia di petali di rosa, era l’amico Tom Cruise. Molto sotto.


03 | EVENTI DI MAGGIO

DENZEL WASHINGTON VACANZE IN ITALIA

STORY:

RUSSEL CROWE L’AUSTRALIANO

Non è certo il classico bravo ragazzo, quello perfetto in stile George Cloneey, e non è neanche l’attore amato da tutti in stile Johnny Depp, però Russel Crowe ha fascino e talento come pochi della sua generazione, l’importante è tenerlo lontano da risse, pub e paparazzi. Un temperamento tenace ed energico che probabilmente gli arriva dai suoi antenati: vichinghi norvegesi e guerrieri Maori. Nato in Nuova Zelanda nel 1964, Russel Crowe ama tantissimo la sua terra: “Andrei a vivere a Los Angeles solo se l’Australia e la Nuova Zelanda fossero spazzate via da un uragano, se l’Europa fosse colpita da una piaga di peste bubbonica e se l’Africa sparisse a causa di un attacco marziano”. Crowe è talmente innamorato della sua terra che dopo la fine delle riprese de “Il Gladiatore” fece un viaggio di tutto il continente in sella alla sua moto, si fermò solo dopo aver percorso 4000 miglia. Lo chiamano “l’uomo selvaggio” ma lui ribatte sereno: “Non sono i pettegolezzi ma è la qualità dei miei film a portare le persone al cinema”. Del resto, gli attori hanno una vita movimentata, si sa. Dopo il flirt con Meg Ryan, però, Russel ha messo la testa a posto e si è sposato con l’attrice Danielle Spencer, la coppia ha avuto due maschietti: Charles e Tennyson. Dalla sua fantasmagorica villa (pagata 13.75 milioni di dollari) a Woolloomooloo Wharf, vicino Sidney, Russel si rilassa e pensa ai nuovi progetti ma per non lasciare nulla al caso ha deciso di donare il suo cervello alla scienza in caso di morte improvvisa. Un ragazzo previdente.

RIDLEY & RUSSEL

Il geniale regista di “Blade Runner” ha una passione per Russel Crowe. Inutile negarlo, i fatti parlano da soli. Dopo “Il Gladiatore” i due sembrano aver raggiunto una sintonia professionale come poche altre coppie del grande schermo. Nel 2006 erano di nuovo insieme sul set di “Un’ottima annata”, poi è arrivato “American Gangster”. E per il futuro? A ottobre esce al cinema “Body of Lies” (2008), Crowe è sempre diretto da Ridley Scott e recita al fianco di Leonardo di Caprio, i due attori avevano lavorato insieme nel 1995, nel film “Pronti a morire” e da allora pare siano molto amici. Infine, è in fase di produzione “Nottingham”, in cui Scott dirigerà l’attore australiano alle prese con un complicato triangolo amoroso tra Robin Hood, Marion e lo sceriffo di Nottingham. Uscita prevista novembre 2009.

Il primo attore afro-americano a vincere due Oscar, pluripremiato in tutto il mondo, Denzel Washington non si monta la testa e lavora sodo: “Ho una famiglia, quattro figli. Non sono più un single. Ho delle responsabilità”. Uomo affascinante, colto (con una laurea in giornalismo), attento alla crescita dei figli e legatissimo alla moglie Paulette Pearson (insieme dal 1977 sono una delle coppie storiche di Hollywood), Denzel contribuisce al fondo Nelson Mandela per i bambini e finanzia una clinica per malati terminali di Aids. Persino nel cinico mondo di Hollywood i colleghi lo adorano, un esempio arriva da Tom Hanks: “Lavorare con lui sul set di “Philadelphia” è stato come andare a scuola di recitazione. Si impara di più sulla recitazione guardando Denzel a lavoro che in qualsiasi accademia”. In questo momento è impegnato sul set del prossimo film “The Taking of Pelham 123” in cui è diretto da Tony Scott, ma come ogni anno si concederà una vacanza in Italia, probabilmente a Portofino…

AMERICAN GANGSTER

USCITA CINEMASTORE MAGGIO 2008


“L’allenatore nel pallone 2”

04 | SECONDI EPISODI

L’ALLENATORE VA IN PENSIONE

Mazzone, che fa? Mandato in panchina dal pallone, si ricicla con il cinema? “No, per carità. È stata appena una cosetta. Mica ho fatto il grande protagonista. So’ state un paio de scenette”. Avrebbe mai immaginato di finire a recitare? “Io? Macché. M’avevano già fatto tante offerte, pure dalla pubblicità, però avevo sempre detto no. L’allenatore deve avere una sua immagine un po’ “seriosa”, non deve andare a fare cose strane in giro. Io ho sempre e solo pensato al calcio, dalla mattina alla sera”.

Come è finito allora a recitare in “L’allenatore nel pallone 2”? “L’ho fatto per Lino Banfi, un amico carissimo. Quando m’ha chiamato, m’ha messo in difficoltà. Se rifiutavo, pareva che mi facevo desiderare. Io, poi, che proprio prezioso non so’ stato mai…”. Qual è stata la parola magica per strapparle il sì? “M’ha detto: “Carletto, dai, facciamo una cosa simpatica, mi farebbe tanto piacere”. Che facevo, gli dicevo di no?”. Sul set neanche un pizzico di paura? “Noo! Per fortuna m’hanno chiesto di fare solo quello che so fare. D’esse’ me stesso, con la mia semplicità, la mia naturalezza. Non è questo che mi preoccupa. Basta che non me fanno mette la cravatta”. Il primo “L’allenatore nel pallone” risale al 1984. Le era piaciuto a suo tempo? “Non mi tirate in ballo su queste cose perché… sì, l’ho visto… ma non è che c’ho un quadro proprio completo…”.

L’ALLENATORE NEL PALLONE 2

USCITA CINEMASTORE MAGGIO 2008

UN’ASSENZA TUTTA DA RIDERE

Totti, Del Piero, Gattuso. Al suo ritorno in campo, Oronzo Canà li ha messi in riga tutti. Soltanto uno è sfuggito alla convocazione de “L’allenatore nel pallone 2”: il più desiderato e chiacchierato dai salotti calcistici di mezza Italia, la spalla comica di Aldo Biscardi, il Padrino del calcio nostrano: Luciano Moggi. Uno che prima aveva detto sì, e poi ha messo in mezzo Lele Mora per tirarsi indietro. “Voleva che Moggi avesse più battute – rivela Lino Banfi –. E soprattutto che dicesse verità sul calcio”. Questa sì, che sarebbe stata comica!

LONGOBARDA: LA VERA STORIA

Altro che Aristoteles, i tre quarti di Gentile, i sei ottavi di Collovati e la metà di Mike Bongiorno da girare per l’acquisto di Rummenigge. La Longobarda esiste davvero e milita in seconda categoria, vicino a Milano. In omaggio alla squadra allenata da Oronzo Canà, anche questa è decisamente sopra le righe: non ha un euro, le manca una sede e agli allenamenti mette in pratica la bi-zona. Attaccanti che si scambiano con i difensori, centrocampisti che si improvvisano terzini. Un modulo flessibile, insomma, messo in campo da un mister che non ha mai giocato a pallone, ma sempre dimostrato grande sportività e propensione per il divertimento. Negli spogliatoi ancora ricordano i festeggiamenti che aveva organizzato per i dieci anni della squadra. Una serata memorabile, trascorsa davanti al televisore a studiare tattiche e strategie. Con “L’allenatore nel pallone”, ovviamente.



“Sogni e delitti”

06 | EVENTI DI MAGGIO

ALLEN PASSA IN CASSA

Permalosissimo Woody! Qualche foto in giro ed è andato su tutte le furie. A scatenare le sue ire, la campagna pubblicitaria di un colosso usa dell’abbigliamento. Imperdonabile dimenticanza della società è stata quella di ricorrere a lui come testimonial, trascurando un marginale dettaglio: quello di informarlo dell’iniziativa. Ad aggravare il tutto, la goliardica trovata di ritrarlo nei panni di un rabbino. Mossa decisamente poco furba, e non soltanto per la visibilità dei manifesti. Notoriamente ebreo, appena il regista li ha visti tappezzare l’intera città di New York, ha schierato un vero e proprio esercito di legali. Risultato: agli incauti pubblicitari, la campagna rischia di costare 10 milioni di dollari.

DIO LI FA… WOODY LI ACCOPPIA!

Uno mammone, ex ballerino e convertito al salutismo. L’altro lanciato al cinema da una dose di eroina recuperata con la testa nel cesso e dai panni glam di un cantante rock. Dio li ha fatti e Woody Allen li ha accoppiati. Soltanto a lui poteva venire in mente: il genio trasformista di “Zelig”, il depresso cronico di “Io e Annie”, il provocatore di “Prendi i soldi e scappa”, ha intravisto cose che noi umani non potevamo neanche immaginare. Sulla carta come il giorno e la notte, sul set fanno invidia ad Adamo ed Eva. Basta la prima scena di “Sogni e delitti” a cancellare l’abisso che separa il cotonato condottiero di “Alexander” dal tossico di “Trainspotting” e ribelle di “Velvet Goldmine”: Colin Farrell e Ewan McGregor si conformano l’uno all’altro come un paio di vecchie ciabatte. Altro che strana coppia. Ci manca solo che al largo sulla “Cassandra’s Dream” del titolo originale, si sussurrino languidi che “nessuno è perfetto”.

EWAN & COLIN: DESTINI INCROCIATI

Colin Farrell scampa miracolosamente a una famiglia che avrebbe fatto felice un analista. Papà Eamon, campione di football, lo vorrebbe a macinare yard e mete sul campo. Mamma Rita, in tutta risposta, lo iscrive a un corso di danza a Dublino. Incredibile ma vero, è grazie a questo braccio di ferro che il duro di “Swat” e “Daredevil” muove i primi passi nello spettacolo: in tutù e punte di gesso, che più che al condottiero di “Alexander” fanno pensare agli ippopotami di “Fantasia”. Ancora non lo sa, ma spaccate e improbabili plissè gli indicheranno la via del successo. La stessa, che a qualche centinaio di chilometri da lì, ha già imboccato anche Ewan McGregor. In fuga dai banchi e dalle brughiere del Perthshire, a 16 anni ottiene dai genitori l’autorizzazione che più di ogni altra cosa aspettava: ad abbandonare la scuola e tentare la fortuna sul palco. Mentre Farrell ancora zompetta in palestra, i primi complimenti di papà McGregor sembrano rubati alla sceneggiatura di “Porky’s”: “Gli attributi migliori li hai almeno presi da me”, pare gongoli dopo aver contemplato il nudo del figlio nei “Racconti del cuscino”. Provano a “farlo strano” tutti e due, ma a tradirli sono le radici che li legano alla loro terra. Patria, birra e famiglia è l’unica trinità che gli strani fratelli di “Sogni e delitti” sembrano professare. Per quanto si improvvisi tossico in “Trainspotting” e si trucchi come un arcobaleno per “Velvet Goldmine”, Mc Gregor non si concede da giovane più di qualche sbornia e spinello. E il buon Farrell? Archiviati i bagordi di un tempo, alla tequila sostiene oggi di preferire la birra analcolica. Un po’ come con le donne. Smette una volta al giorno anche con quelle.

SOGNI E DELITTI

USCITA CINEMASTORE MAGGIO 2008


“Il mistero delle pagine perdute” & “Vantage point”

07 | PETTEGOLEZZI E GOSSIP

NICOLAS CAGE, GALEOTTO FU IL SUSHI BAR

IL MISTERO DELLE PAGINE PERDUTE USCITA CINEMASTORE GIUGNO 2008

Alla fine degli anni Novanta il magazine inglese “Empire” lo inserisce nel prestigioso elenco delle 100 star più famose di tutti i tempi. Nipote di Francis Ford Coppola, il bravo Nicolas Cage è oggi un attore impegnato e un attento produttore, oltre che una delle persone più potenti di Hollywood. Una star cinica? Assolutamente no. Nel 2006 ha donato ben 3 milioni di dollari ad Amnesty International per un fondo destinato ai figli dei militari morti in guerra. E la vita privata? Beh! Di sicuro può considerarsi un romanticone. Dopo un corteggiamento durato anni sposa l’attrice Patricia Arquette, dopo la separazione molto chiacchierate sono le sue relazioni con la bellissima Uma Thurman e con la giovane attrice Kristen Zang. Nel 2001 a portarlo di nuovo all’altare è Lisa Marie Presley, figlia dell’indimenticabile Elvis Presley, di cui Nicolas è un fan scatenato. Il matrimonio però dura molto poco. Una sera a cena in un sushi bar Nicolas si invaghisce perdutamente di una cameriera, molla Lisa e porta all’altare Alice Kim, designer di gioielli poco più che ventenne. Nel 2005 a New York nasce Kal-el Coppola Cage, il primo figlio della coppia. La quarta generazione dei Coppola è pronta a sbancare Hollywood.

STORY:

FOREST WHITAKER

L’enorme passione per il canto e la recitazione sono stati i motivi che portano Forest Whitaker, ancora giovanissimo, a sfidare il mondo del cinema. A 21 anni debutta al fianco di Sean Penn in “Fuori di testa”. Poi, uno dietro l’altro, arrivano: “Platoon”, “Good morning, Vietnam” e “Il colore dei soldi”, ma è con “Bird”, in cui interpreta il sassofonista Charlie Parker, a ottenere l’attenzione che merita, per il film di Clint Eastwood riceve a Cannes la Palma d’Oro come miglior attore protagonista. Negli anni Novanta si dedica anche alla regia ma i suoi sono film di nicchia e la carriera di attore non può interrompersi.

MATTHEW FOX ALIAS JACK (DI LOST)

Per gli appassionati di serie TV Matthew Fox è l’attore più affascinante del piccolo schermo. Nel 1996 il magazine americano People lo ha inserito nella top delle 50 persone più affascinanti nel mondo, non c’è dubbio: il dott. Jack Shephard ha spezzato più cuori di Gregory House, e pensare che dopo la laurea alla Columbia voleva occuparsi di economia! Poi, quasi per gioco, ha intrapreso la car-

JON VOIGHT: “MIA FIGLIA, ANGELINA!”

Un grandissimo attore con una figlia bellissima, basterebbe questa frase per riassumere la vita di Jon Voight, padre di Angelina Jolie e incredibile volto del cinema americano. I suoi nonni arrivano negli Stati Uniti dalla fredda e grande Germania, fin da giovanissimo Jon ha le idee chiare e decide di studiare arte drammatica. Il palcoscenico è la sua vita ma per l’attore premio Oscar non sono solo rose e fiori: “Angelina è molto generosa, ha un carisma eccezionale sulle persone e sa usare la sua celebrità in modo positivo. Nonostante ciò il nostro è un rapporto pieno di contrasti, lei mi rimprovera ancora di avere tradito e lasciato sua madre (Marcheline Bertrand). Capisco il suo dolore, ma che cosa ci posso fare, ormai? Avevo perso la testa per un’altra donna, ho combinato un sacco di guai e mi sono pentito di molte cose, i miei errori non si contano”. Lui, a 69 anni spera solo di essere un affettuoso nonno ma le plateali dichiarazioni d’affetto per ottenere il perdono dalla figlia non hanno risolto i problemi tra i due e Angelina continua a tenere ben lontano il padre dalla sua vita privata e soprattutto dai suoi nipotini. In fondo anche Brad Pitt lasciò Jennifer Aniston perché aveva perso la testa per Angie. No? Il successo internazionale arriva con “La moglie del soldato” e l’indimenticabile “Ghost Dog - Il codice del samurai” di Jim Jarmusch, e ancora “Smoke”, “Prêtà-porter”, fino ai più recenti “In linea con l’assassino” e “Panic room”, nel 2006 vince un Golden Globe, il Bafta e l’Oscar al miglior attore per “L’ultimo re di Scozia” dove interpreta il Presidente dell’Uganda, Idi Amin Dada. In TV lo abbiamo visto nella serie televisiva cult “The Shield”, nel ruolo di Jon Kavanaugh, ma la televisione per lui è solo un piacevole diversivo, al punto che non ha problemi nel rifiutare il ruolo di Jack in “Lost”. I suoi sono ruoli difficili, complessi e sofferti, dopo ogni film Whitaker lascia un segno indelebile nella storia del cinema. Sposato con l’attrice Keisha Nash, l’attore ha due figli (Sonnet e True), mentre un terzo, Ocean Whitaker, lo ha avuto da una precedente relazione. Dovendo scegliere i suoi tre film preferiti? Whitaker non ha dubbi: “In ordi-

ne direi “Bird”, perché mi ha fatto crescere molto come artista. “Ghost Dog”, perché in silenzio ho compreso molte cose di me stesso ed ho capito come comunicarle senza esagerare, e infine “L’ultimo re di Scozia” perché è il ruolo che meglio riunisce tutto ciò che ho imparato di questo lavoro”.

riera di modello e attore, e quando J.J. Abrams lo ha scelto per il ruolo di protagonista di “Lost” la sua vita è cambiata radicalmente. Nonostante il successo Matthew resta un ragazzo semplice, amante della natura e premuroso padre di famiglia. Nel 1991 si sposa con l’ex modella italiana Margherita Ronchi dalla quale ha due figli: Kyle (1998) e Byron (2001). È un supporter dei Philadelphia Eagle, un appassionato di musica (il suo genere preferito è il punk), e fa carte false pur di concedersi una corsa in sella all’amata Ducati. Dopo aver ricevuto premi in tutto il mondo per il ruolo di Jack, Matthew Fox ha accettato di girare due pellicole per il grande schermo: “We Are... Marshall” (2006) e “Vantage Point” (2007),

finite le riprese si è di nuovo precipitato sul set di “Lost”, ma alla ABC hanno pensato bene di raddoppiargli lo stipendio per non lasciarselo scappare definitivamente. Vive con la sua famiglia sull’isola di Oahu, Hawaii, ogni settimana ospita a cena l’intero cast della serie per assistere insieme alla messa in onda. Tutti insieme appassionatamente…

VANTAGE POINT

USCITA CINEMASTORE GIUGNO 2008


08 | PETTEGOLEZZI E GOSSIP

“Sweeney Todd” & “La guerra di Charlie Wilson”

TIM BURTON L’ALIENO Serafico, stralunato, con i pensieri sempre un passo avanti rispetto

a quelli di noi esseri umani. Basta scambiarci due chiacchiere, per capire da dove provengano i film di questo irresistibile alieno. Il malinconico “Edward mani di forbice”, gli scheletri ballerini di “Nightmare Before Chrismas”, l’ammaliante “La sposa cadavere”: i personaggi variopinti di cui popola le sue storie ci appaiono all’improvviso come la famiglia da cui Tim Burton si è fatto adottare, per sentirsi meno solo sul nostro pianeta. Che da noi sia distante anni luce lo conferma lo sguardo incantato che si ostina a rivolgere anche alle più drammatiche situazioni. Che si tratti di morte, vendetta o altre disgrazie dell’umanità: laddove gli altri verserebbero fiumi di lacrime, lui sembra cadere dalle nuvole, con un trionfo di incanto e magia dalla purezza quasi infantile. Anche di fronte alla carneficina del suo ultimo “Sweeney Todd”, continua a sgranare gli occhi: non si capacita del perché il pubblico si scandalizzi tanto per i 160 clienti, che il barbiere Johnny Depp sgozza e poi getta in una botola, fra giugulari tagliate e gole che zampillano. “Spesso trovo divertenti cose che agli altri non lo sembrano affatto”, risponde lui facendo spallucce. Vorrebbe ridere Tim Burton, ma stavolta sembra far fatica anche lui. La storia è nerissima, come la Londra dell’800 in cui è ambientata. Scenografie cupe valse l’Oscar al nostro Dante Ferretti, che fanno da sfondo a una leggenda, già trasposta in musical nel lontano 1979. È l’odissea di amore e morte del barbiere di Fleet Street, lo “Sweeney Todd” del titolo, che dopo 15 anni di carcere torna in libertà, per farsi giustizia a modo suo. Il torto da riparare è la perdita della moglie, che gli è stata strappata e uccisa. Motore romantico di una rabbia cieca, che lo condanna però a un’insaziabile sete di vendetta.

JOHNNY IL BIANCONIGLIO? Dalla padella alla brace. Dopo i fiumi di sangue di “Sweeney Todd”, ad attendere Johnny Depp c’è addirittura un film con Marylin Manson. Almeno sulla carta, la strana impresa dei due dovrebbe però avere toni fiabeschi. Il controverso rocker dall’aspetto satanico ha infatti pensato a lui per una rilettura di “Alice nel paese delle meraviglie”. Personalissimo fin dal titolo, “Phantasmagoria: Visions of Lewis Carroll” riserverà a Manson gli inediti panni del celebre autore. Che al tenebroso Johnny non tocchino quelli del bianconiglio?

SWEENEY TODD

USCITA CINEMASTORE GIUGNO 2008

JULIA ROBERTS, UMILTÀ DA STAR! La ragazza acqua e sapone del cinema ameri-

cano ha un passato sentimentale davvero scoppiettante. Tra i suoi fidanzati, conviventi, amanti o presunti tali si vocifera che sia stata con: Kiefer Sutherland, Matthew Perry, Benjamin Bratt, Liam Neeson, Daniel Day-Lewis… Ma il principe azzurro, allora? Nel 2002 in barba a tanti divi che l’avrebbero volentieri sposata lei è convolata a nozze con il cameraman Daniel Moder. I due si sono sposati nel ranch della

TOM E LA FELICITÀ DI COPPIA “Avere un matrimonio felice è dura quanto fare

Roberts a Taos, nel Nuovo Messico. Alla cerimonia, celebrata a mezzanotte, non è stata invitata nessuna star, fatta eccezione per Bruce Willis, amico del cuore di Julia. Nel 2005 sono arrivati i gemelli, Phinneaeus e Hazel, e lo scorso anno il piccolo Henry Daniel. La coppia è ben intenzionata a non fermarsi: “Vogliamo una famiglia molto numerosa!”. Del resto le radici non mentono: “Sono solo una ragazza di un paesino della Georgia che aveva questo gigantesco e assurdo sogno di raggiungere il successo”. Viva la sincerità!

un film”, parola di Tom Hanks, sposato da più di vent’anni con Rita Wilson e dalla quale ha avuto due figli Chester Marlon (18) e Truman Theodore (13). Ma qual è il segreto per conquistare una donna e vivere felici? “Se sei divertente, se c’è sempre qualcosa che ti fa ridere, allora, ogni giorno sarà un giorno perfetto”. Considerato da molti il moderno James Stewart, Hanks è un po’ meno ottimista riguardo ai suoi film: “Ho interpretato più di venti film, ma solo cinque sono quelli che considero buoni”. Troppo severo!.

LA GUERRA DI CHARLIE WILSON USCITA CINEMASTORE GIUGNO 2008


09 | NOVITÀ

“Non è un paese per vecchi”

JAVIER E LA SUA PROF.

Lo spagnolo Javier Bardem è ormai un divo tra i più richiesti a Hollywood. Dopo l’Oscar vinto con “Non è un paese per vecchi”, il primo attore spagnolo a ricevere l’ambitissimo premio, è pronto per girare i suoi prossimi tre film. Al suo fianco ci saranno alcune delle dive più sexy: Penélope Cruz, Scarlett Johansson e persino Nicole Kidman. Senza dubbio un Re di Cuori d’eccezione. Tra i pochi ad aver prevalso persino su Johnny Depp, in occasione del casting per “L’amore ai tempi del colera”, Bardem è ormai nella Hall Of Fame ma come la mettiamo con l’Amore? Per il momento non si sbilancia ma a proposito della misteriosa Cristina, interprete e traduttrice, messo sotto torchio dai giornalisti si è lasciato scappare una dichiarazione: “Adesso mi sento molto più a mio agio con l’inglese. Sono innamorato della mia professoressa d’inglese. In effetti parecchie ore di lezione le abbiamo fatte a letto”.

JAVIER BARDEM IN 10 MOSSE. VITA E FILOSOFIA DI UN DIVO “Quando ho ricevuto la nomination all’Oscar per “Prima che sia notte” ero esausto. È stato come un lavoro full-time, giravo come una trottola”. “Vivo in Spagna. Per noi l’Oscar è qualcosa che si guarda in TV la domenica notte, molto tardi. Talmente all’alba che in genere ci si addormenta e il giorno dopo si leggono i nomi dei vincitori sui giornali”. “Uno dei miei sogni è diventato vero quando il regista Julian Schnabel ha fatto vedere il nostro film (“Prima che sia notte”) ad Al Pacino. Lui mi chiamò alle tre di notte, ero in Spagna, per dirmi che aveva apprezzato molto il mio lavoro. Gli risposi che ci sono solo due cose in cui credo: Dio e Al Pacino”.

NON È UN PAESE PER VECCHI USCITA CINEMASTORE GIUGNO 2008

“Dopo “Mare Dentro” spero di lavorare ancora con Alejandro Amenábar. Lui è così misterioso. Non mi diceva nulla e io recitavo. Lavora in modo misterioso. Spero di girare ancora con lui, credo sia un regista straordinario”.

“Spesso dico a me stesso, perché stai facendo questo lavoro assurdo? Perché non vai in Africa ad aiutare le persone che hanno bisogno? Ma io non posso aiutare nessuno perché sono decisamente ipocondriaco”.

“Che cosa hanno a che vedere le mie performance con quelle di Russel Crowe? Nulla. Se anch’io avessi interpretato “Il Gladiatore” con Ridley Scott, allora avremmo avuto la possibilità di capire chi aveva fatto il lavoro migliore”.

“Penso che “Non è un paese per vecchi” parli della perdita del significato della violenza. Io impersono la violenza, io sono la violenza nel film, e c’è un uomo… che sta cercando di capire il significato di tutto questo e alla fine scopre che non vi è alcun significato nella violenza”.

“Noi attori diciamo sempre quanto sia difficile e fisicamente stressante interpretare un ruolo. Ma alla fine… è solo un film”. “La sola cosa che so fare è recitare, ma non è qualcosa in cui mi sento realmente a mio agio. Mi costa molta fatica perché sono una persona timida, anche se non sembra”.

“Quando i fratelli Coen mi chiamarono per il ruolo di Anton Chigurh in “Non è un paese per vecchi”, dissi loro: “Sentite, sono l’attore sbagliato. Non guido, parlo un pessimo inglese e odio la violenza”. “Forse è per questo che vogliamo te”, mi risposero ridendo…”.


10 | L’ANGOLO ITALIANO

RAOUL, SEMPRE INSIEME A CHIARA

Ormai da tempo il bel Raoul ha messo la testa a posto. Sembra ieri quando i magazine di gossip parlavano dei suoi numerosi flirt, del fidanzamento con Romina Mondello e della love story con Sean Young. Da circa dieci anni, infatti, Raoul Bova è convolato a nozze con Chiara Giordano, dalla quale ha avuto due figli: Alessandro Leon (8) e Francesco (6). I due sono proprio inseparabili tanto che, nel 2007, quando l’attore è stato chiamato a Hollywood per lavorare alla serie TV “A proposito di Brian”, tutta la famiglia è partita insieme a lui. Uniti e affiatati al punto che, una sera a cena da George Clooney, il divo italiano si è parecchio ingelosito di una chiacchierata troppo intima tra l’attore e sua moglie. L’argomento? Lo stile e il design di villa Clooney. Insomma, Hollywood non fa per lui? “È una società dove sei valutato solo per quanto guadagni. A Hollywood dopo il set comincia la lotta quotidiana dei party organizzati per trovare altri ingaggi. Ho accettato di lavorare lì per una crescita professionale, ma se mia moglie e i miei figli non mi avessero seguito, non sarei andato neppure se mi avessero garantito che sarei diventato l’attore più bravo del mondo. Tengo molto alla mia serenità interiore e alla mia famiglia”. Il pregio di Hollywood (visto che ormai è un pendolare)? “La praticità, poche chiacchiere e moltissimi fatti”. L’idolo degli adolescenti italiani è un ragazzo semplice che non si è montato la testa, neanche dopo lo spot girato con Madonna in cui i due si baciano, per lui conta la famiglia e il cinema. Un ragazzo dai sani principi che alla sua giovanissima compagna di set, Michela Quattrociocche, in “Scusa se ti chiamo amore” ha raccomandato: “Dopo il successo devi sempre tenere i piedi per terra”.

PRESTAZIONE

“STRAORDINARIA”

Gallina dalle uova d’oro? Attore dell’anno? Nuovo volto del cinema italiano? Macché. Non sono bastati neanche tre film in sala, altri due titoli in cantiere e l’incoronazione della Berlinale. Elio Germano le ha provate tutte. Si è fatto crescere il barbone per il film di Gabriele Salvatores, dato al poker per quello di Daniele Vicari, improvvisato dj e scommettitore per Francesco Patierno. Ma nulla da fare: invece della metamorfosi in “Come Dio comanda”, il lavoro sul set del “Passato è una terra straniera” e la figura di Marco Baldini del “Mattino ha l’oro in

“Milano Palermo” & “Il mattino ha l’oro in bocca”

FRAGASSO MEGLIO DI WILLIS

Undici anni dopo “Palermo-Milano”, il regista Claudio Fragasso mette insieme un cast d’eccezione e propone il sequel del film che nel 1995 vinse due David di Donatello: Raoul Bova, Giancarlo Giannini, Ricky Menphis, Libero De Rienzo, Valerio Mastandrea ed Enrico Lo Verso. “Milano Palermo – Il ritorno” è un film basato su fatti di cronaca, un film di genere che non ha niente da invidiare a quelli dei colleghi americani. Sparatorie, inseguimenti, non avranno esagerato essendo un film italiano? “Il discorso della credibilità mi fa incavolare e non poco (precisa Fragasso) possibile ce ne ricordiamo solo per i film italiani? E Bruce Willis che nell’ultimo “Die Hard” scaglia una macchina contro un elicottero?

bocca”, a fare notizia è stato a sorpresa “Nessuna qualità agli eroi”. Particolare non trascurabile, il motivo per cui il dramma di Paolo Franchi ha campeggiato sui titoli. Più che la qualità del titolo, ad attirare la stampa è infatti stato un nudo di Germano. Davvero una “prestazione straordinaria”, ha riassunto ammirata qualche giornalista.

TRE DOMANDE A FRANCESCO PATIERNO

Che cosa resta e che cosa cambia rispetto al romanzo? “Resta anzitutto l’ironia. Un filo conduttore che accompagna tutto il film anche nei suoi momenti più drammatici. Mi ha divertito raccontare com’erano negli anni Ottanta il mondo dello spettacolo e la selvaggia spontaneità con cui lo affrontavano due personaggi come Fiorello e Marco Baldini”. Altri amarcord dallo spettacolo di quegli anni? “Non avrebbe avuto senso parlare di personaggi conosciuti da tutti, mascherandone l’identità. C’è quindi Claudio Cecchetto e c’è anche Radio Dee Jay, dove abbiamo girato numerose scene. Non ho però mai cercato di trovare dei sosia: quelli che vedete sono

MILANO PALERMO IL RITORNO USCITA CINEMASTORE APRILE 2008

È normale che in alcune situazioni si tenda a sorvolare su questo aspetto, ma la nostra intenzione è di emozionare il pubblico attraverso scene forti magari provando a stare attenti a non esagerare”.

i Fiorello, i Baldini e i Cecchetto a mia immagine e somiglianza”. Nel cast, ci sono anche Laura Chiatti, Corrado Fortuna, Martina Stella, ma che ci dici di Elio Germano? “Semplicemente straordinario. Pur essendoci più di 50 ruoli parlanti, poggia tutto sulle sue spalle. Soltanto lui poteva fare questo film. E soltanto lui poteva interpretare una parte così impegnativa, che passa continuamente dal dramma al registro brillante”.

IL MATTINO HA L’ORO IN BOCCA USCITA CINEMASTORE GIUGNO 2008


11 | L’ANGOLO ITALIANO

IL CICLONE MOCCIA

“Scusa ma ti chiamo amore”

La vetta del boxoffice al primo weekend. Milioni di copie vendute. La febbre da lucchetto, che stava piegando Ponte Milvio a Roma. Il “ciclone Federico Moccia” si è abbattuto anche sul cinema. Forte di un adone come Raoul Bova e di una storia a misura di liceali, il papà di “Tre metri sopra il cielo” si è confermato un Re Mida anche al suo esordio dietro la macchina da presa. Una prima volta da record, che è ancora più sorprendente, alla luce dei suoi primi rocamboleschi passi nella scrittura. Vero sì, come pochi sanno, che è il figlio d’arte del grande Pipolo. Leggenda metropolitana vuole però che tutto sia iniziato con un manoscritto ciclostilato e diventato cult fra i giovanissimi di un quartiere bene della capitale. Maligni e invidiosi sostengono che i tanti anni trascorsi prima della pubblicazione siano poi da imputare a un motivo ben preciso: un potente risciacquo in Arno, della prosa verace dell’autore in erba.

LEZIONI DI CINEMA

Maschi contro femmine. Come alle elementari, quando si facevano le squadre per il nascondino. Se non fosse che si trattava di un liceo romano, e anche dei più prestigiosi. Il celebre “Giulio Cesare”, cantato da Antonello Venditti in una sua famosa canzone. Un tempo culla di musicisti e intellettuali, la scuola si è trasformata per un giorno in un teatro di assalti e contestazione. Colpa della coppia Raul Bova e Federico Moccia, che lì sono andati a presentare “Scusa ma ti chiamo amore”. Il motivo ufficiale era la rivolta “impegnata” degli studenti, che non si ritenevano rappresentati dal ritratto del film. Quello malignato fra i corridoi, ben altro: da una parte le ragazze in delirio, per lo scultoreo protagonista. Dall’altra i maschietti invidiosi, che per anni le avevano corteggiate, rimediando fino allora soltanto pernacchie.

Federico Moccia - Fotografia di Valentina Ariete

SCUSA MA TI CHIAMO AMORE

USCITA CINEMASTORE GIUGNO 2008

SCAMARCIO SUPERSTAR

Oggi balla da solo. Fa il duro, si dà al cinema d’autore e rinnega i suoi primi passi da icona adolescenziale. Se non fosse stato per Federico Moccia, di Riccardo Scamarcio parleremmo però ancora come de “L’uomo perfetto”, l’icona maschile con cui lo aveva lanciato il film di Luca Lucini. Senza il ruolo di Step, che gli ha poi cucito addosso la sceneggiatura di Moccia, non sarebbe mai volato “Tre metri sopra il cielo”. “Quando l’ho conosciuto – ricorda lo scrittore romano - mi disse che il mio libro gli era piaciuto proprio perché raccontava la sua storia. Mi colpì subito che quel ragazzo di provincia aveva una rabbia così simile a quella del mio personaggio. Quello che gli do oggi è un consiglio da amico: Step dovrebbe considerarlo un amico, uno di quelli con cui ti ritrovi per una pizza, magari in un terzo episodio”. Il messaggio è in codice, ma forte e chiaro. Provaci ancora, Step?


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