anduma a look in to the future ArtMoleto - www.artmoleto.com
A look in to the future
ArtMoleto - ArtCan
Una mostra di arte contemporanea in partnership con alcuni artisti selezionati di ArtCan, un’organizzazione culturale di Londra che supporta artisti britannici e internazionali, e ArtMoleto, un’associazione no-profit italiana. Artmoleto è un’associazione culturale che nasce come progetto internazionale d’arte ideato da Michelle Hold in collaborazione con l’Ecomuseo della Pietra da Cantoni ed un gruppo di artisti legati al Monferrato Casalese. Artisti che interpretano la realtà in maniera introspettiva attraverso la forza del segno visivo e che hanno come obiettivo comune la ricerca del rapporto uomo-natura. Il progetto “Arte e Natura” nasce nel 2009 e, attraverso un percorso tematico condiviso, si esplicita con la produzione di opere nate dal confronto tra sensazioni ed emozioni che si manifestano attraverso la forza del colore. www.artmoleto.com | artmoleto1@gmail.com
ArtCan & ArtMoleto are pleased to collaborate on Anduma - A Look into The Future This touring exhibition is a contemporary celebration of creative passion and is a platform enabling international unity and collaboration through visual art. Anduma - A Look into The Future embraces the international vision all contemporary artists wish to be a part of and features painting, print making, sculpture and photographic work from artists around the world. www.artcan.org.uk | info@artcan.org.uk
Artisti Mirella Bandini, Giò Bonardi, Heather Burwell, Ilenio Celoria, Michelle Hold, Cate Maggia, Geraldine Molia, Duy Phuong, Hannah Pratt, Teja Tegelj, Bona Tolotti. 3
Mirella
Bandini
“Il dipanarsi del momento, la possibilità di fare qualcosa di diverso, grande forse… e poi sparisce. Questi barlumi della vita che poi fugacemente passano”. “The unravelling of a moment. A chance to do something different, great even… and then it’s gone. These glimpses of life… Fleeting and then past”. Mirella Bandini è un’artista emergente che lavora soprattutto la ceramica, molto spesso abbinandola a oggetti trovati. Adora metalli arrugginiti, legni nodosi, filo di cotone e ferro che diventano le sue opere. Segue un modo intuitivo per produrre gli oggetti d’arte, una comunione tra la creta e la mano umana. Spesso le opere sono figurative, molto emozionali e inserite in spazi specifici. Questa connessione tra emozione e spazio crea un continuum tra mente, spazio e oggetto. Come generatori del suo lavoro emergono il suo passato in Sud Africa e la sua formazione di architetto del paesaggio, che contribuiscono a sottolineare le sue qualità emozionali.
www.mirellabandini.com
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Mirella Bandini is an emerging artist working primarily in ceramics, often coupled with or inspired by found objects. She has an inherent love of old rusty metal, gnarled wood, wire and cotton thread, and these elements weave their way into her pieces. She follows an intuitive process of making – a communion between clay and the human hand. Her pieces are frequently figurative in nature with a deeply emotive quality, and are often bound physically or contextually to a specific place. This connection to place and emotion strives to create a continuum between mind, space and object. Her landscape architectural education and South African upbringing emerge as generators in her work and contribute to its underlying emotive qualities.
The Unravelling, 2018, 40 x 15 x 30cm
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Giò
Bonardi
“[…] ho sognato che mi trovavo in un bosco, la casa che vedevo era bruciata, ma, davanti c’era un tavolo con sette piatti neri, uno era rotto ed era per terra […]” “[…] I had a dream, I was in the woods and the house I could see was burnt, but in front there was a table with 7 black plates, one was broken and on the ground […]” Giovanni Bonardi è nato e vive a Villanova Monferrato (AL). Ha frequentato il Liceo Artistico a Vercelli e poi l’Accademia di Belle Arti di Brera a Milano. Utilizza e si è perfezionato in varie tecniche di pittura e scultura come affreschi, mosaici, terracotta, ceramica, bronzo ... e ha sperimentato nuovi linguaggi artistici: teatro, performance, fotografia, video e computer. Ha insegnato pittura per quindici anni in istituti di istruzione superiore prima di dedicarsi completamente all’arte e al restauro del patrimonio artistico. Ha realizzato diverse opere per chiese e edifici pubblici e privati.
www.artegiobonardi.com
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Giovanni Bonardi was born and lives in Villanova Monferrato (AL). He dedicated himself to painting at an early age, attending first the Artistic School of Vercelli and then the Brera Academy of Arts in Milan. He furthered his studies in various painting and sculpture techniques such as frescos, mosaics, terracotta, ceramics, bronze… and experimented new expressive artistic forms through theater, performances, and using photography, video and computers. He taught painting for fifteen years in institutions of higher education before dedicating himself completely to art and the restoration of our artistic heritage. He created several works for churches and public/private buildings.
piatti neri,2017
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Heather
Burwell
“L’arte non è uno specchio. L’arte è una traduzione di ciò che non si conosce”. Marlene Dumas
“Art is not a Mirror. Art is a translation of that which you do not know”. Marlene Dumas
Heather è un’artista che lavora principalmente con la pittura a olio. Nelle sue tele sono rappresentate la figura e la natura umana. Dai suoi inizi che si concentravano sulle differenze e le similarità estetiche del nudo, si è poi indirizzata verso ciò che non si vede: che cosa ci rende quello che siamo, ciò che ci influenza, i fattori esterni, la famiglia, gli amici, l’educazione, la cultura fino ai fattori emozionali che impattano sull’individuo, come la nostra formazione, i rimorsi, le credenze, l’amore e il dolore. Le tele di Heather sono una rappresentazione creativa di come ogni persona elabora queste influenze e come esse impattano sulla nostra vita di ogni giorno.
www.heatherburwellart.co.uk
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Heather is a fine art painter predominantly working in oils. Her paintings depict the human figure and human nature. From initial work that concentrated purely on the aesthetic differences and similarities of the nude she has moved on to exploring what can’t be seen. From how we tick, what makes us who we are: our influences, external factors, family, peers, education, and culture to the emotional factors that impact the individual: upbringing, grief, beliefs, love and pain. Heather’s paintings are a creative representation of how individuals process these influences and how they affect our day to day existence. Heather is also an art teacher, active member of ArtCan arts organization as well as her local arts community.
dearly deported, 2018, 50x50cm
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Ilenio
Celoria
“[…] per me la fotografia non rappresenta solo un modo di guardare il mondo, ma un modo per valutarne l’ordine e la bellezza.” “[…] for me photography’s not only a way to look at the world but also a way to evaluate order and beauty”. Nato a Casale Monferrato nel 1971. Dopo la laurea in Architettura presso l’Università di Genova inizia a dedicarsi all’insegnamento ed alla ricerca in ambito fotografico. Ha insegnato Didattica della rappresentazione per immagini e Laboratorio di educazione all’immagine all’Università di Genova, Fotografia presso l’Accademia di Belle Arti di Sanremo. Dal 2001 insegna Tecnica fotografica all’Istituto Leardi di Casale Monferrato ed è professore a contratto alla Scuola Politecnica di Genova. Ha esposto alla Biennale di Venezia, alla Biennale di fotografia di Alessandria, al Museo di Scienze Naturali di Torino, agli Istituti Italiani di Cultura di Colonia, Vienna e Praga e in gallerie di diverse città italiane e straniere.
www.ilenioceloria.it
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Ilenio Celoria was born in Casale Monferrato, Italy, in 1971. After graduating in architecture at the University of Genoa he devoted himself to teaching and researching in the field of photography. Since 2001 he has taught at the Leardi Technical Institute in Casale Monferrato and is a contract professor at the Polytechnic School of Genoa. He also taught Teaching of visual representation at the University of Genoa and Photography at the Academy of Fine Arts in Sanremo. He has exhibited at the Venice Biennale, the Biennale of Photography in Alessandria, the Museum of Natural Sciences of Turin, the Italian Cultural Institutes in Köln, Wien, Prague and various Italian and foreign galleries.
orizzonti, 2013-2018, 30x30cm
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“Guardare il futuro sembra un fragile atto di bilanciamento. Come possiamo progredire senza distruggere lo splendore della natura? Troveremo il modo?”
Michelle
Hold
“The look into the future I see as a fine balancing act. How can we make progress without destroying our beautiful nature? Can we find a way?” Michelle Hold, nata a Monaco di Baviera, è cresciuta a Innsbruck dove ha iniziato a studiare architettura. Si forma come artista e disegnatrice di tessuti attraverso diversi corsi a Parigi, New York, Hong Kong, Monaco e Londra. La sua pittura s’ispira prevalentemente a fatti e a eventi naturali. Le rappresentazioni superano l’espressione figurativa e approdano a un’astrazione vitale: penetrazione nell’invisibile, apertura su un mondo segreto che promette gioie sommesse. La ricerca accoglie suoni e rumori del silenzio in un dialogo spirituale. Michelle ha esposto in Italia e vari paesi del mondo. Ultime personali: ‘Color is calling’ al castello di Costigliole d’Asti, ’Turning Inside’ Centro Comunale Culturale Valenza, ‘Abstraction’ Salone del Mobile Milano, ’The warriors of Light’ a Debut Contemporary Londra, ‘Blue Mood’ a Milano e a Palazzo Racchetta di Ferrara. Ideatrice di ARTMOLETO.
www.michellehold.com
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Michelle Hold is a German-born artist based in Italy who paints vibrant abstract works inspired by emotion and energy. Her canvases are loud and layered, enticing the viewer to look further and further into their depths. The artist, who grew up in Austria, had begun to study architecture when she fell into modelling. On her travels, she took various art and textile design classes. She then worked as a textile designer in Milan before later throwing herself full time into painting. Michelle has held solo exhibitions throughout Italy and in London, and she has participated in international art fairs in Miami, London, Athens, Milan and Berlin. Her works have featured in group exhibitions across Europe, the Usa and China.
Take one more look , 2018, 100x150 cm
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“Siamo parte costitutiva dell’ecosistema e partecipiamo in prima persona alla distruzione dell’ambiente. Dobbiamo avere la consapevolezza che, solo non inquinando i fiumi, non distruggendo le foreste, avremo la speranza nei fiori del nostro futuro” “We are part of the ecosystem but play the leading role in destroying nature. We need the awareness that only by stopping polluting our rivers and burning down our forests we will have hope for flowers in the future”.
Cate
Maggia
www.catemaggia.com
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Nata a Borgosesia (VC), Caterina Maggia si è laureata in architettura al Politecnico di Torino.Parallelamente agli studi ha portato avanti una sua personale ricerca in campo artistico, che l’ha condotta ad approfondire la conoscenza dell’arte contemporanea, da lei rielaborata nelle sue tele con l’uso di colori e materiali che, uniti in un organico fluire, diventano espressioni della sua sensibilità. Tra il 2006 e il 2009 è stata direttore artistico di Expo Proponendo a Forte dei Marmi e creatrice di uno spazio d’arte a Courmayeur presso la Tour Malluquin. Nel 2008 ha creato Studio Ambre Italia, prestigiosa galleria d’arte, che l’ha portata ad una crescita fondamentale, sia a livello personale che artistico; la galleria infatti è inserita nella rete di Ambre International che interagisce con varie associazioni affiliate presenti in Corea, Francia, Inghilterra e Marocco. Questo le ha permesso di realizzare scambi culturali importanti, tra cui quelli con il Marocco, la Corea e la Francia. Dal 2013 al 2015 è stata presente con una sede a Milano. Nel 2018 ha ripreso il suo progetto di divulgazione dell’arte con Ambre Italia Group. architettura, ha svolto interessanti esperienze nel campo del restauro di dipinti, parallelamente all’attività di progettazione d’interni. La sua ispirazione artistica ha esplorato le possibilità espressive di varie tecniche. La sua attività prosegue con creazioni di eventi artistici e nel 2008 ha creato lo Studio Ambre Italia, prestigiosa galleria d’arte. Cate Maggia was born in Borgosesia (Vercelli). After the artistic high school in Novara, she graduated in architecture at the Polytechnic Institute in Turin. She has been restoring paintings and frescos ever since, she has also worked as interior designer in a company she founded. She experimented with various techniques of painting to find eventually her favorite expressive style in collage. She took part in many exhibitions and art fairs in different Italian cities like Florence, Rome, Turin, Venice and Milan, as well as in other European cities such as Paris, Nice, Casablanca, Innsbruck, Amsterdam and Helsinki.
fiorirĂ il deserto , 2018, 90x150 cm
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Geraldine
Molia
“Troveremo il modo per ammirare ancora una volta la notte stellata senza l’inquinamento luminoso delle città? Troveremo di nuovo il modo per ascoltare il canto degli uccelli sugli alberi e le foglie sussurrare nel vento?” “Will we find a way to admire once again a night sky brilliantly illuminated by stars without any city light pollution? Can we find a way to contemplate once again the birds whistling in the trees and the leaves shivering with the wind?” Geraldine Molia è nata in Francia e lavora a Londra, ha conseguito un BA in storia dell’arte a Tours e un MA in gestione dei progetti culturali a Parigi. Ha lavorato in vari settori come musei, interior design, architettura e art lighting. Attraverso pittura, acquerelli e collages, il suo lavoro è alla costante ricerca della natura intangibile e fuggitiva. Lei stesa definisce il suo percorso artistico meditativo. Il suo lavoro è stato esposto in Gran Bretagna e sue opere si trovano in collezioni in Francia, Svizzera e Inghilterra.
www.geraldinemolia.com
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Geraldine Molia is a London based visual artist working across a range of media that includes painting, watercolour and collages. Her work is a constant journey of capturing the intangible and fugitive in nature, a reflective process she recalls in her own meditation and yoga practices. Geraldine is a French native. She completed a BA in Art History (Tours - 2005) and an MA in Cultural Projects Management (Paris - 2007) and has worked in a variety of creative sectors such as national museums, interior design, art lighting and architecture. Geraldine is an ArtCan member since 2017. Geraldine Molia has developed an instantly recognisable oeuvre of organic and abstract forms, reflecting on the urge to reconnect with Mother Nature while living as an hyperactive city-dweller.Her work has been exhibited across the UK and is held in private collections in the UK, Switzerland and France.
Luminae Dusk , 2018
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“Gioco con la macchina fotografica in modo che le immagini si ripetano e sfochino, come le onde dell’arricchimento materiale e sviluppo delle infrastrutture verso cui l’umanità si sta dirigendo.” “I play with the camera, shake it, the way the images repeat and blur itself, like the waves of material enrichment and infrastructure development that the human is directing towards”.
Duy
Phuong
www.fuongle.com
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Duy, nato nel 1984 in Vietnam, è un fotografo da sempre immerso nel mondo della fotografia. Ha iniziato gli studi universitari di fotografia nel 2006, nel 2008 è stato scelto da Jean-Luc Amand Fournier della École Nationale Supérieure per una residenza di 3 mesi a Arles. Il suo lavoro è stato esposto al Musée du Quai Branly per la Photoquai Photography Biennale Exhibition. Dal 2012 ha ricevuto crescenti riconoscimenti in Vietnam e altrove con numerose mostre, per esempio al Centre Culturel Français a Hanoi e Hue, alla Casa Italia a Ha Noi, al Sao La Art Space a Ho Chi Minh City, e Richard D.Baron Gallery a Ohio, e alla Saatchi Gallery a Londra, al ‘Angkor Photo Festival’ in Cambodia, Photo Kathmandu in Nepal, ‘Singapore International Photography Festival’, the Sequences Photography Festival in Romania e molte altre. Born in 1984 in Long An, Vietnamese photographer Duy Phuong grew up surrounded by photography. After entering university to study for a degree in photography in 2006, he was selected in 2008 by Jean-Luc Amand Fournier from the École Nationale Supérieure de la Photographie d’Arles for a threemonth residency. His work was displayed the following year at the Musée du Quai Branly as part of the Photoquai photography biennale exhibition. Starting in 2012, his work has increasingly gained recognition both at home and abroad, with numerous personal and collective exhibitions at the Centre Culturel Français in Hanoi and Hue, at Casa Italia in Ha Noi, at Sao La Art Space in Ho Chi Minh City, at Richard D.Baron Gallery in Ohio, and at Saatchi Gallery in London as well as the Angkor Photo Festival in Cambodia, Photo Kathmandu in Nepal, the Singapore International Photography Festival, the Sequences Photography Festival in Romania, the WITP Annual Emerging Artist Exhibition in England, the Poznan Art Week in Poland and the Start Art Fair in England. In 2016, he was invited by photographer PiPo Nguyen-duy who teaches at Oberlin College in the USA for one-month residency and solo exhibition along with a series of lectures and workshops.
A look into the future , 2017, 60x90 cm
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Hannah
Pratt
“Lo sguardo nel futuro reca la fiaccola della nostra speranza. Il nostro mondo è così fragile e unico, e molti di noi considerano il nostro piccolo posto nell’universo come garantito in eterno. Dobbiamo prenderci cura del nostro pianeta e non sfruttarlo per il nostro personale guadagno”. “A look into the future is a glimmer of hope. Our world is so fragile and unique and so many of us take our small place in the universe for granted. We need to cherish our planet, not use it up for our own gains”. Hannah Pratt è un’artista che lavora con la geometria, per comunicare la complessa ideologia che governa le teorie scientifiche contemporanee e la storia della scienza. La geometrie è sempre stato una sua passione e la chiave di volta della sua pratica artistica, perché ha la capacità di trasformare grandi soggetti in forme meravigliose. Le linee sono per lei il modo di vedere il mondo e lo strumento per analizzare e capire informazioni visuali e teoretiche.
www.hannahprattartist.com
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Hannah is an artist working with geometry to communicate the ideology behind complex contemporary scientific theories and scientific history. Geometry is a passion of hers and has always been a key part of her practice, as it has a unique ability to break down seemingly vast subject matter into beautiful forms. Lines are quite simply how she sees the world; they are a method for her to break down and understand information, whether it is visual or theoretical. My particular interest is in astrophysics and how we view the universe, using deep space spectroscopy, star cataloguing, star classification and history of science. I use a combination of my own research and my own observations of the night sky to influence my work using my own telescope. I would describe my work in its simplest form as looking to change perceptions and looking at new ways to communicate our place in the wider universe.
Suspended in a sunbeam, 2018
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Teja
Tegelj
“Spero che l’umanità saprà muoversi verso il futuro con una conoscenza e profonda consapevolezza delle cose, commossa e spinta dalla bellezza dei paesaggi naturali e umani. Attraversando ma rimanendo presente”. “I hope humankind will be able to move through the future seeing and understanding things in depth, be touched, impressed and moved by beauty in nature landscapes and landscapes of human primal feelings and senses. Going through but being present”. Teja Teglelji è nata a Postojna in Slovenia. Nel 2016 ha completato il programma di studi di pedagogia dell’arte a Ljubljana. Un periodo di studi in Germania e la ricerca scientifica svolta sull’arte aborigena in Australia, hanno influenzato il suo percorso artistico. La pittura è il suo interesse maggiore, ma si è anche accostata all’art media. Dal 2015 è membro della Slovenian Association of Fine Arts Societies e dal 2016 di ArtCan.
teja-tegelj.com
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Teja Tegelj was born in 1981 in Postojna, Slovenia. In 2016 she graduated on Faculty of Education, Program Art Pedagogy in Ljubljana. Student exchange in Germany and researching of aboriginal art in Australia during her study, had great influence on her art expression development. In 2016 she gained a title Master of Science in Art Pedagogy. The central field of her creative expression is painting, within which she discovers also new approaches to art media. Since 2015 Tegelj has been a member of the Slovenian Association of Fine Arts Societies and since 2016 a member of ArtCan organisation.
Going through, 2018, 70x100 cm
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Bona
Tolotti “La vera generosità verso l’avvenire consiste nel dare tutto al presente”. Albert Camus “Real generosity towards the future lies in giving all to the present”. Albert Camus Bona Tolotti, milanese di nascita, risiede in Monferrato da più di trent’anni. Autodidatta, dopo esperienze di carattere etnografico ed antropologico in centro e sud America negli anni 70/80, si è occupata nel settore comunicazione di design, arte e architettura a Milano. Trasferitasi definitivamente in Monferrato negli anni ‘90, si dedica alla ricerca artistica. Presente ad ArtMoleto dal 2010, Bona è responsabile dell’ufficio stampa.
www.bonatolotti.com
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Born in Milan, Bona is a self-taught artist, inspired by her ethnological and anthropological experiences while traveling in Central and South America during the 70s and 80s. She is interested in design, communication, art and architecture and has worked with important agencies in Milan (1970/1990). Since 1990 she has been living in the Monferrato sharing her life and art with the painter Pietro Piccinelli. Currently she is working in research and artistic projects, participating in different exhibitions in Monferrato and in national and international projects as well as Italian Cultural Institutes together with the artists of ARTMOLETO.
Towards the future, towards the light, 2018, 120x100 cm
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Il futuro dell’arte. Tra Chronos e Mnemosyne Paola Casulli
Sono molte le ragioni per cui oggi, forse ancora più di ieri, desideriamo dare all’arte un posto sempre più rilevante nella nostra società. Un fiorire di musei, biennali, retrospettive, esposizioni, fiere, libri e riviste manifesta il desiderio che ci sia più arte disponibile, che si possa godere appieno di essa. Forse nella convinzione che una società nella quale fiorisca più arte, crei una comunità più forte e completa in cui gli individui che la compongono siano in grado di risolvere problemi pratici. Ma allo stesso modo in cui il linguaggio nasce da un fondo oscuro, rendendo difficile decifrare le sue origini, perché non vi sono tracce evidenti della sua natura, l’arte non può che avanzare alla cieca, alla ricerca di un’origine sempre più remota. Ed è proprio questa sua insondabilità a farci chiedere continuamente. “Che cosa è l’arte?”. L’arte è forse dissenso, ribellione o innovazione? È registrazione di quei mutamenti materiali e spirituali nella vita delle comunità in cui opera? O è tutto questo e altro ancora? E poi, l’arte ha uno scopo? Una responsabilità morale? Condivide la fede nelle utopie politiche, di sinistra come di destra, rendendosi complice di dittature? O è sola testimonianza, pur abbagliante e definitiva, della storia laddove altri mezzi forniscono solo informazioni povere o fugaci? E l’artista? Il suo talento è al servizio della comunità o egli lavora in primo luogo per se stesso? Ha una sorta di intento missionario che lo spinge ad agire in senso sociale o i suoi impulsi creativi derivano solo dal suo amore per la bellezza, dal tormento e l’estasi dei suoi conflitti interiori? Gli artisti fanno dei quadri “what for?”, “per che cosa”? E la gente cosa li guarda a fare? E il futuro dell’arte, come si configura? Tutte queste domande sono evidentemente ancora questioni aperte a cui le risposte tradizionali, pur seducenti, non si sono dimostrate esaustive. La verità è che “Arte” è un termine indefinibile e non può esserci una definizione omnicomprensiva. Come scrive Umberto Eco, “resta impossibile e controproducente immobilizzare la natura dell’arte in una definizione teoretica quale viene proposta in molte estetiche filosofiche del tipo “l’arte è Bellezza”, “l’arte è Forma”, “l’arte è Comunicazione” e così via. Queste definizioni sono sempre storiche, legate cioè ad un universo di valori culturali rispetto al quale fatalmente l’esperienza artistica successiva appare come la “morte” di quanto era stato definito e celebrato”. Oggi, più che mai, definire il termine arte risulta impossibile. Nel terzo millennio, dove le strutture della società si vanno decomponendo e ricomponendo rapidamente, in modo vacillante e incerto, fluido e volatile, l’opera d’arte non parla più della situazione storica in cui è creata, non definisce più la sua funzione e il suo significato. L’opera d’arte contemporanea risulta balbettante e lacerata. Privata della sua verità “originale” si evidenzia come falsata o modificata acquistando un diverso significato via via che, con un movimento ondivago, si modella sulle nuove forme di percezione e di pensiero. In balia di Chronos, tempo divoratore della cronologia, l’arte contemporanea è privata del tempo della memoria, il solo che le permette di realizzarsi pienamente. Rischia così di venire interpretata, strumentalizzata, “tradotta”. E, se da un lato, questo può significare divenire più ricca, complessa, più densa di significati, dall’altro qualunque cosa può diventare arte, oggetto artistico, se una comunità di interpreti decide che deve essere così. Una tesi in cui riecheggia la più nichilista delle sentenze di Nietzsche, quella secondo cui non ci sono fatti, solo interpretazioni. “Ma è arte?”. Questa è la domanda sempre più frequente che riecheggia nei musei di arte contemporanea. E sembra evidente che se la gente domanda “ma è 26
arte?”, in genere lo fa perché sospetta che la risposta sia no. Queste persone non vogliono scoprire una giustificazione retrospettiva fornita dai filosofi che tentano di dare un senso a ciò che è accaduto. Non pongono la questione ai numerosi critici d’arte per i quali l’ermeneutica giustifica ogni inconsistenza (una piega della tela, un orinatoio, uno squalo tigre morto collocato in una vasca di vetro, un cavallo imbalsamato sospeso al soffitto), a discapito di una più auspicata ontologia che spieghi quali sono i caratteri intrinseci delle opere, quei caratteri che fanno si che certe cose, e non altre, possano diventare opere. Rispondere “si” alla domanda “ma è arte?”, implica che si ritiene che arte sia un termine neutro, privo di connessioni morali o valutative. E se pur si voglia ignorare che l’oggetto d’arte abbia un valore perché considerata una strategia rischiosa, allora arte può essere tutto ciò che in qualche modo ripaga ampiamente un certo genere di attenzione. Che ci riporti alla conservazione più che al cambiamento. Che ci restituisca il tempo nella sua pienezza. Non più oggetti effimeri, creati all’istante, destinati a non durare. Colori stridenti e discordanti, composizioni disarticolate, forme lacerate, asimmetrie forzate, creano una cesura irrimediabile tra l’artista e il fruitore della sua opera. Allorché gli artisti si alienano dal pubblico profano questo è sintomo di un allontanamento tra mestiere e spirito, tra materia e finalità tra abilità e genio. Troppi artisti, per aver trascurato questi aspetti o per essere ricorsi alle rotture e alle deformazioni più estreme, hanno generato la loro stessa impotenza. Celebrare la bellezza, rivelarla, creare il bello è forse l’unico fine dell’arte che resta invariabilmente lo stesso nel mutare dei tempi. L’arte del futuro, in un futuro sempre più privato di trascendenza, di nostalgia e di speranza, è quell’arte che, collocatasi al di sopra della pura speculazione filosofica, sia in grado di realizzare un’identità superiore in cui io e mondo coincidono. Il futuro è, in un’idea tutta schellinghiana, l’arte che riunisce quegli opposti apparentemente inconciliabili che sono spirito e natura, soggetto e mondo, singolare e universale. Un’opera veramente grande racchiude in sé un’infinità di intenzioni e di potenzialità; essa è davvero l’immagine del finito nell’infinito, unico luogo in cui le contraddizioni possono finalmente placarsi. L’opera d’arte del futuro è ciò che va al di là della dimensione della mera rappresentazione e che si dia come apparizione. Come avvento. Non nel senso figurativo o antropologico certo, ma come “immagine al di là delle immagini” che è possibile percepire come spirito divino o che, al di là del velo dei fenomeni, appare come presenza che procede da sé e ritorna a sé, intera, indivisa, inesplicabile. Nell’arte cinese, al termine di un rotolo di pittura, viene immancabilmente lasciato uno spazio vuoto. E, questo vuoto, questo non sapere, non sapore, non colore, è il fulcro inespresso e insieme sommessamente espressivo di ciò che definisce il più autentico concetto di arte. Mio auspicio è che anche la nostra arte occidentale tutta, dopo tanta discordanza, facili virtuosismi, confusione, abbia e custodisca il vuoto rivelatore, perfetta condizione di ogni possibilità.
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Valenza
Centro Comunale di Cultura 29 giugno 21 luglio
Casale Monferrato Castello del Monferrato
28 luglio 30 settembre 2018
Mirella Bandini Giò Bonardi Heather Burwell Ilenio Celoria Michelle Hold Cate Maggia Geraldine Molia Duy Phuong Hannah Pratt Teja Tegelj Bona Tolotti