VIAE Estate 2015

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ESTATE 2015

ENGLISH SUMMARY INCLUDED

FATTO IN CASA “Törggelen” alle sue origini

MAGAZINE DELL’AREA VACANZE VALLE ISARCO

VIPITENO, LA CITTÀ DELLE STORIE Una visita teatrale della città più settentrionale dell’Alto Adige

Il percorso geologico in Val di Funes Scoprire le particolarità della valle dei percorsi


Alto Adige. È bello sentirsi arrivati.

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Bolzano Bozen

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06 Mix up ❱ Gioielli di quarzite argentea della Val di Vizze ❱ Visita al cantiere BBT ❱ 1° Börz – Plose Bike Day ❱ Tentativo di record mondiale culturale ❱ In forma con Alto Adige Balance 08 Il fantastico mondo della geologia Percorsi geologici e il museo mineralogico di Tiso: percorsi tematici e d’avventura per scoprire i segreti della valle 13 Alta Via “Hufeisentour” delle Alpi Sarentinesi Il giro a forma di ferro di cavallo si può percorrere in più giorni o in poco più di 18,5 ore durante la corsa in montagna più dura dell’Alto Adige 17 Ciclabile München-Venezia Patrick Kofler parla della mobilità dolce, di decelerazione e della ciclabile attraverso varie regioni 20 Gastronomia Buongustai in malga: Franz Pernthaler e la sua arte culinaria al Rifugio Schatzerhütte sopra Bressanone 23 Törggelen di qualità Fatto in casa: in visita in una stube di “Törggelen” tradizionale a Villandro

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Sul percorso geologico in Val di Funes

26 Contadine moderne Maria Reichhalter Prader di Laion, ambasciatrice della tradizionale gastronomia contadina 28 Cultura enologica in Valle Isarco La cantina dell’Abbazia di Novacella e l’esperimento enologico 30 Storie cittadine Una visita teatrale fa rivivere la storia medievale della città di Vipiteno 34 Leggenda con risvolti veri C’era una volta uno stregone: il “mangiabrodo” Mathias Pergher e la sua prigione a Castel Rodenegg 36 Ritratti con carattere Le sue opere sfondano le copertine internazionali: Johannes Stötter di Vipiteno è campione mondiale di bodypainting

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In bici da Monaco a Venezia

38 English Summary 41 Valle Isarco, la valle dei percorsi 42 Informazioni Tutto su come arrivare, sul clima e sui collegamenti

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Buona cucina oltre i 2000 metri

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Contadine moderne e i loro suggerimenti

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Foto: Oskar Zingerle

Risveglio di primavera I primi raggi di sole riscaldano la pelle, le giornate si allungano. I meli iniziano a germogliare e i teneri fiori rosa attirano miriadi di api e altri insetti. La primavera arriva e la natura rinasce. Un’escursione lungo il sentiero del vino e della mela da Bressanone all’Abbazia di Novacella fino all’altipiano delle mele di Naz-Sciaves fa scoprire quanto velocemente spuntano fiori e foglie. I meleti trasformati in un mare di fiori, le vigne che germogliano – un miracolo della natura. Il sentiero paesaggisticamente molto interessante può essere percorso intero o in due tappe: quello del vino da Bressanone verso i vigneti di Kranebitt fino all’Abbazia di Novacella e in rientro lungo l’Isarco e quello della mela in mezzo ai meleti sull’altipiano delle mele a Naz-Sciaves. La descrizione del sentiero del vino e della mela si trova sul sito www.valleisarco.com

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UNA PIETRA PRIMORDIALE COME MONILE La quarzite argentea è una roccia unica al mondo che si trova nelle Alpi della Val di Vizze, il resto di una remota costa marina del maro primordiale di Tetide. La quarzite non viene solo utilizzata per massaggi salutari, ma è anche protagonista di una linea di gioielli, creata da Alexia Del Toro di Stilves a sud di Vipiteno, che vive a Roma come designer di gioielli, moda e borse. Del Toro lavora piccole rocce primordiali di costa con pietre preziose, con oro, legno e altri metalli trasformandoli in collane e braccialetti unici. I gioielli sono acquistabili sull’online store www.urstein.it / design o presso la gioielleria Krystallos a Vipiteno.

Visita al cantiere BBT Il rombo delle grosse macchine, vibrazioni, l’odore di cemento e le luci in movimento dei macchinari dentro la montagna. Ecco cosa aspetta i partecipanti durante la visita del cantiere BBT a Mules a sud di Vipiteno. Il tunnel di base del Brennero (BBT) sarà il collegamento ferroviario sotterraneo più lungo del mondo. Ad Innsbruck dal 2026 treni merci e viaggiatori entreranno nel tunnel per uscire in superficie dopo 64 chilometri a sud della stazione di Fortezza (a nord di Bressanone). La costruzione è già in pieno svolgimento e così le visite al cantiere devono essere prenotate. Punto di partenza per le visite guidate è il BBT-Infopoint al Forte di Fortezza. Qui il mega-progetto viene spiegato attraverso infotavole e un’esposizione. Informazioni e prenotazioni: tel. 0472 971515, info@bbtinfo.eu, www.bbtinfo.eu.


1°Plose-Börz Bike Day Il Passo delle Erbe, Ju de Börz in ladino, collega la Val Badia con la Valle Isarco. Circondato dal massiccio del Sas Putia, dalla cima della Plose e dalle montagne di Luson, é uno dei passi dolomitici più belli. In occasione del 1° Plose-Börz Bike Day il 28 giugno 2015 il Passo delle Erbe si affronterà in bici, e completamente senza traffico d’automobili. Il giro ad anello, una chicca dal punto di vista paesaggistico, parte da S. Andrea sopra Bressanone, passa per Luson fino ai 1.650 metri del Passo delle Erbe. Il giro in bici può anche essere iniziato a S. Pietro di Funes o ad Antermoia in Val Badia. Il Plose-Börz Bike Day non è una gara ciclistica, ma è adatta a ciclisti con una buona condizione fisica. Ogni partecipante può partire dove e quando vuole. Le strade in quella giornata sono chiuse al traffico dalle ore 9.30 alle 15.00. Ulteriori informazioni sul sito www.valleisarco.com

Tentativo di record mondiale culturale a Fortezza 500 cantanti a settembre 2014 hanno riempito il Forte di Fortezza con il canto dell’ ”Entropy Symphony Prelude“ del compositore americano ZefreyThrowell. Una manifestazione tenutasi nell’ambito del Festival d’arte contemporanea ”Transart“, che ogni anno si svolge in location speciali dell’Alto Adige proponendo eventi innovativi come performance, mostre o clubbing. Il concerto ha rappresentato anche l’inizio per il tentativo di record mondiale canoro in programma il 13 settembre 2015. Quasi 6.500 cantanti si uniranno per creare una catena umana di 325 km che attraversa due stati. Partendo da Kufstein (A) a nord e ad Ala vicino a Trento da sud, i cantanti si passeranno la melodia per ritrovarsi al Forte di Fortezza vicino a Bressanone. Informazioni sul Festival Transart e sul tentativo di record mondiale canoro sul sito www.transart.it

In “balance”

Un passo ancora e via dal mulino a ruota azionato dal nostro movimento. Camminare e muoversi in quota rimette in forma e libera la mente. Sicuramente dopo sarete anche in grado di camminare nell’acqua fredda, secondo Kneipp. O siete più romantici? Allora partecipate a una camminata al chiaro di luna per vivere le fasi del giorno. Volete affaticarvi di più? Il corso di arrampicata per principianti nelle Dolomiti di Funes fa per Voi. Volete ritrovare voi stessi? Probabilmente un cammino meditativo serve per ritrovare il ritmo giusto. Il progetto “Alto Adige Balance” a maggio e giugno 2015 prevede in Valle Isarco una serie di proposte per un movimento sano. La manifestazione clou sarà rappresentata dalle “Giornate internazionali Kneipp (IKAT)” dal 4 al 6 giugno 2015. Centri della manifestazione sono l’Abbazia di Novacella e piazza del Duomo a Bressanone, dove il 6 giugno alle ore 9 si terrà la “gettata Kneipp” più lunga del mondo. Per informazioni www.valleisarco.com 7


Testo: Doris Brunner  Foto: Oskar Zingerle, Museo mineralogico di Tiso

Il fantastico mondo della geologia

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Pietre possono essere interessanti! Pietre hanno un suono che si nasconde al loro interno assieme ad incredibili colori. Un viaggio nell’affascinante mondo della geologia grazie ai percorsi geologici e al Museo mineralogico di Tiso all’ingresso della Val di Funes. Ding, dong – con un battocchio di ferro battiamo su varie pietre allineate come su uno xilofono. Ogni pietra ha un suo particolare suono, ognuno diverso, qualche volta più alto o più basso, più cupo o più chiaro. Proviamo a suonare una canzone sulle “pietre sonore” lungo il percorso geologico di Tiso, anche per trovare la soluzione al quesito posto sul pannello informativo lungo il percorso: il suono dipende dalle diverse superfici delle pietre? Tre brevi e non impegnativi percorsi geologici si sviluppano attorno al paese di Tiso all’entrata della Val di Funes. Il tema della geologia è proprio qui così importante, poiché i “geodi di Tiso”, famosi in tutto il mondo, sono una formazione rocciosa particolare. E inoltre qui ci troviamo proprio tra il fantastico mondo delle rocce delle Dolomiti, Patrimonio dell’UNESCO. I percorsi geologici offrono uno sguardo nel complesso mondo delle rocce in modo informativo e ludico. “Quando abbiamo concepito questi percorsi tematici abbiamo pensato di renderli particolarmente interessanti per le famiglie. “Così bambini e adulti possono sperimentare con le installazioni e scoprire tante cose”, racconta Lorenz Fischnaller, presidente del Museo mineralogico di Tiso e co-ideatore dei percorsi. Lungo i sentieri tante tavole informative mostrano le particolarità geologiche e le piante della zona che altrimenti non si noterebbero. Allo stesso tempo i percorsi geologici sono “l’estensione del nostro piccolo museo mineralogico di Tiso”, continua Fischnaller. “In natura si può così osservare ciò che si è visto poco prima al museo”. Vicino a “Lahne”, uno dei luoghi di ritrovamento di geodi, vediamo una profonda galleria. L’accesso è vietato per motivi di sicurezza, inoltre la raccolta e l’estrazione di minerali in Alto Adige sono concesse solo con relative autorizzazioni. Ma da soli comunque non ci azzarderemmo ad entrare nelle viscere della roccia. Per fare questo il Museo mineralogico di Tiso propone spedizioni specifiche, alle quali con una guida esperta possono partecipare grandi e piccoli per cercare geodi. Sulla via del ritorno scopriamo lungo il sentiero una pietra di granito con una cavità. Cosa sarà mai? La tavola informativa ci spiega che si tratta di una pietra sonora. “La nostra voce può liberare l’energia nascosta di questa pietra di granito”, leggiamo. Ovviamente vogliamo provare subito anche noi! Seguiamo le istruzioni, poggiamo la testa nell’apposita cavità e iniziamo a cantare, produrre diversi suoni. La pietra riproduce il tono “corretto” come vibrazione, che come un massaggio profondo attraversa tutto il corpo fino alle dita dei piedi. Effettivamente all’improvviso il corpo comincia a vibrare leggermente, come se fosse adagiato su un impercettibile letto di suoni. Pietre sonore furono utilizzate dalle culture primordiali anche per momenti di meditazione. Rocce e pietre fanno parte del paesaggio, hanno un ruolo nel 9


Pietra sonore: sui percorsi geologici attorno a Tiso in Val di Funes si scopre l’affascinante mondo della geologia come per gioco. E chi vuole saperne di più, può visitare anche il Museo mineralogico di Tiso.

mondo delle leggende, ma soprattutto nella mistica. Così nella leggenda dolomitica “La Raieta”, che racconta di una pietra azzurra che la regina dell’inverno ha fatto trasformare in uno specchio magico capace di raccogliere la luce del sole invernale e portarla fino nelle valli più nascoste. La pietra azzurra, la “Raieta”, potrebbe essere stato un’ametista, cioè la componente principale dei geodi di Tiso? Ulrike Kindl, etnologa e professoressa alla Ca’ Foscari di Venezia, trova questa ipotesi assolutamente plausibile. Lorenz Fischnaller concorda e così ha creato per il sentiero geologico un’opera d’arte particolare, che mette in una nuova luce la leggenda e i geodi di Tiso. Ritornati nel centro del paese vogliamo assolutamente vedere le famose sfere e così cerchiamo direttamente il Museo mineralogico. Il re indiscusso dei geodi di Tiso è Paul Fischnaller, classe 1934. Per decenni il cercatore e collezionista di minerali ha trovato in tutto l’arco alpino fantastiche pietre e rocce, ma la sua grande passione sono i geodi di Tiso. Gli scaffali di casa sua si riempivano e la sua raccolta di minerali ha raggiunto nel corso dei decenni dimensioni e quantità incredibili. Ora tutto questo, il lavoro di una vita, è da ammirare nel Museo mineralogico: cristalli di rocca luccicanti provenienti da ogni parte delle Alpi e numerosi variopinti minerali. Ovunque luccichio e brillantezza. Siamo ammagliati dalla bellezza di queste pietre e dalla forza che riescono ad emanare. Grandi protagonisti sono i geodi di Tiso nel cui interno si cela un mondo incantevole. Queste meravigliose pietre si sono formate a causa di una bolla d’aria nel porfido di quarzo. Grazie all’infiltrazione di soluzioni saline all’interno si sono formati cristalli come gli ametisti viola, agate dai cerchi variopinti quasi geometrici o cristalli di rocca quasi trasparenti. Possono arrivare 10

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ad un diametro di quasi venti centimetri e all’interno della cavità si possono trovare fino a sette minerali diversi. Il nostro stupore è grande e ammiriamo, ciò che oltre 500 milioni di anni fa si formava all’interno della terra – molto prima che l’uomo posasse il suo piede su una sola pietra.

CAMMINARE, SAPERE, SCOPRIRE I tre sentieri geologici fanno parte di un circuito di 15 sentieri didattici in Valle Isarco e, partendo dal museo, portano al luogo dei geodi (sentiero 1) come anche oltre fino ad una croce di montagna e alla “Raieta” (sentiero 1a). Sul sentiero 2 in circa dieci minuti si giunge allo stagno “Messner Låcke”, dove sulle rive si trova un piccolo parco geologico che illustra il mondo delle Dolomiti. Il terzo sentiero porta alla collina del Sacro Sepolcro, dove tavole informative spiegano le località, le montagne e le formazioni geologiche del circondario. Un prospetto con la descrizione dei percorsi geologici può essere scaricato dal sito www.mineralienmuseum-teis.it. Il Museo mineralogico di Tiso è aperto da Pasqua fino ai primi di novembre da ma-ve, ore 10-12 e 14-16, sa-do ore 14-17. Visite guidate su prenotazione, tel. 0472 844 522, info@mineralienmuseum-teis.it


Per decenni Paul Fischnaller è andato alla ricerca di fantastici minerali a Tiso come anche in altre regioni alpine – una ricerca faticosa e spesso anche pericolosa.

ULTERIORI PERCORSI DIDATTICI IN VALLE ISARCO ❱ Sentiero delle api a Campo di Trens ❱ Sentiero archeologico “Wasserbühl” a Laion ❱ Percorso al biotopo Raiermoos a Naz-Sciaves, spazio vitale per animali e piante in via d’estinzione ❱ Percorso didattico naturalistico a Castel Wolfsthurn a Mareta ❱ Sentiero sulle tracce dello stregone Pfeifer Huisele a Racines ❱ Sentiero avventura naturalistico Zannes ai piedi delle Odle in Val di Funes ❱ Percorso archeologico a Bressanone sulle tracce di romani ❱ Sentiero avventura al monumento naturale del torrente di Scaleres a Varna ❱ Percorso delle paludi all’Alpe di Villandro ❱ Sentiero del latte alla malga Fane a Valles/Rio Pusteria ❱ Sentiero dell’acqua al Monte Cavallo a Vipiteno ❱ Passeggiata di Sabiona a Chiusa www.valleisarco.com / valle dei percorsi / i nostri consigli

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Tanti sentieri I sentieri geologici sono solo una parte della rete di sentieri tematici e didattici della Valle Isarco. Come mai è la valle dei percorsi e come questi percorsi si differenziano tra di loro. “La valle dei percorsi” – potrebbe sembrare una trovata pubblicitaria, ma la Valle Isarco lo è veramente. Il passo del Brennero con i suoi 1.450 metri il passaggio più basso delle Alpi da sempre è stato percorso da varie popolazioni da nord a sud e viceversa. Soprattutto da quando nel secondo secolo dopo Cristo il passo divenne transitabile, una delle più importanti vie commerciali e di collegamento correva attraverso la Valle Isarco. Con le genti nascono anche i percorsi. Le vie di comunicazione correvano dapprima sulle montagne e a mezza costa, poiché si evitavano i fondovalle paludosi. Castelli e manieri furono costruiti per sorvegliare le vie; chiese, masi e alberghi davano ricovero ai viandanti. Oggi molti percorsi diversi attraversano la Valle Isarco, a tutte le altitudini, con varie difficoltà e per molti scopi diversi: dalla ciclabile asfaltata alla scalata d’alta montagna, dalla passeggiata adatta ai passeggini attraverso i meleti, alla viuzza lastricata nei centri storici. Negli ultimi anni sono stati creati inoltre molti sentieri didattici naturalistici, come anche percorsi tematici e d’avventura, che mettono in evidenza le peculiarità regionali della Valle Isarco. Guide escursionistiche e diversi esperti hanno raccolto la moltitudine di sentieri ed elaborato dei suggerimenti specifici. I consigli per i migliori sentieri sono disponibili su www.valleisarco.com / Valle dei percorsi.

Camminare e conoscere: lungo i sentieri tematici si scoprono interessanti dettagli sulla Valle Isarco, grazie alle visite guidate si ha anche l’opportunità del contatto con la gente e i luoghi.

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In alto

e di corsa Testo: Doris Brunner  Foto: Harald Wisthaler

Estremo, estremissimo, ultra – ecco la “Südtirol Ultra Skyrace”, la corsa in montagna più dura. Partendo da Bolzano gli atleti corrono un percorso a forma di ferro di cavallo lungo le cime delle Alpi Sarentinesi dal versante ovest della Valle Isarco alla Val Sarentino fino nel Meranese. Alexander Rabensteiner di Chiusa lo ha percorso in 18:36:59 ore. Ed ha vinto. 121 chilometri, 7.069 metri di dislivello e tutto di corsa. Perché una persona deve affrontare una sfida chiamata “Südtirol Ultra Skyrace”, la corsa in montagna più lunga e più impegnativa dell’Alto Adige? “Per me è importante capire se sono all’altezza della sfida”, risponde Alexander Rabensteiner, classe 1975, di Chiusa. Ha vinto la corsa sia nel 2013 come anche nel 2014, nell’ultima edizione con un tempo di 18:36:59 ore. Quasi una missione impossibile, perlomeno per sportivi non estremi. Ma anche la “versione corta” della corsa è di tutto rispetto: “corta” alla “Südtirol Ultra

Skyrace” significa ancora 66 chilometri e 4.260 metri di dislivello. Josef Blasbichler di Verdines sopra Chiusa percorre questa distanza in 7:58:02 ore, un secondo vincitore della Valle Isarco. A luglio in una sera di venerdì alle ore 22 in piazza Walther a Bolzano scatta il segnale di partenza per la corsa più estrema. Dotati di uno zaino ultraleggero, che contiene come da regolamento l’attrezzatura di base come giacca a vento, guanti, berretto, qualcosa da mangiare e una lampada frontale capace di rischiarare il buio, gli atleti corrono verso il Corno del Renon. Ben 2.000 metri di dislivello in salita. Una salita che anche se fatta a piedi a ritmo normale è al limite. Al Renon si trova un primo posto di rifornimento. Una zuppetta veloce o una barretta energetica. Per lo sforzo estremo molti degli atleti non sono nemmeno in grado di ingerire alcunché. E poi avanti in direzione nord passando per la forcella di Sarentino fino alla croce di Lazfons a 2.311 metri d’altitudine, luogo di pellegrinaggio più alto

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d’Europa. Una preghiera di corsa, il vento, il freddo, i primi 40 chilometri sono superati. Durante la corsa devono rimanere flessibili per sostenere il peso del corpo. Per sostenere la fatica il corpo produce un cocktail di ormoni: endorfina, adrenalina, dopamina. Il cuore batte più forte, la pressione arteriosa e il tasso glicemico salgono, la respirazione aumenta. Lungo sentieri stretti, dove escursionisti camminano con prudenza, gli atleti corrono su per i ghiaioni delle Alpi Sarentine fino al Rifugio Forcella Vallaga a quota 2.480 metri sopra Fortezza vicino a Bressanone. Ognuno trova e segue il proprio ritmo. I primi corridori riescono a fare delle brevi fermate fuori programma. Si siedono per qualche istante su una pietra per riposare. Ma chi si ferma troppo, viene sopraffatto dal freddo. E se la mente non è all’altezza, si rimane seduti.

121 chilometri, 7.069 metri di dislivello, 18:36.59 ore - e tutto di corsa. Avanti fino al passo Pennes, il passo alpino vicino a Vipiteno a 2.221 metri, la metà del percorso è fatta. Ripidi sali e scendi, una lotta continua, passo dopo passo. L’arrivo è al Rifugio Punta Cervina nel comune di Scena sopra Merano. Ormai sono 83 i chilometri nelle gambe, ma bisogna continuare. O fermarsi? Alcuni sono accovacciati su una panca coperti da una coperta termica. Completamente senza forze. Un corridore perde fino a 15 litri di liquidi durante la gara. Gli altri proseguono in direzione sud verso il punto più alto della gara, il Giogo Piatto a 2.698 metri. La “Südtirol Ultra Skyrace” attraversa terreno tipicamente alpino, un aspetto che la rende particolarmente impegnativa al contrario delle normali corse in montagna su stradine forestali. Non c’è confronto! Gli escursionisti conoscono il percorso come alta via “Hufeisentour” (a ferro di cavallo) da compiere in varie tappe giornaliere. Per non far perdere l’orientamento agli atleti, il percorso è segnalato con bande e bandiere gialle, che di notte riflettono alla luce delle lampade frontali. Alexander Rabensteiner conosce il territorio a

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memoria. Non riesce a percepire la bellezza del paesaggio selvaggio. “Ma i corridori da fuorine sono entusiasti. Se si è nati e cresciuti qui, probabilmente si è troppo viziati.” E intanto si continua a correre, correre, correre. Una lunga discesa li aspetta. Ecco gli omini di pietra, i “Stoanernen Mandln”, le misteriosi figure di pietra sulle Alpi Sarentine. Chi è arrivato fino a qui, sicuramente non molla. Si scende da San Genesio fino all’arrivo a Bolzano. Finalmente. Sabato pomeriggio alle ore 16.30 Alexander Rabensteiner taglia il traguardo per primo. Primo su questo percorso estremamente lungo e con un nuovo record. Dopo una notte, una mattina e un pomeriggio di corsa. 18:36:59 ore di corsa. Ma quali pensieri passano per la testa? C’è il famoso stato di flow, si diventa tutt’uno con se stessi e il mondo? Alexander Rabensteiner sorride. “Durante la corsa penso unicamente al prossimo rifornimento e al percorso che ho ancora davanti a me. Di tanto in tanto poi controllo, se qualcuno mi segue.” Come sportivo estremo non è il tipo sofferente. Non segue un piano dettagliato di allenamenti e di alimentazione speciale. “Mi alleno con costanza, d’estate quasi cinque volte la settimana, talvolta per un’ora, talvolta per sei ore. Corro, ma ogni tanto vado anche in bici. E d’inverno faccio escursioni di scialpinismo. L’allenamento per me comunque non è una costrizione, ma un divertimento, altrimenti non ce la farei.” Non è uno sportivo professionista, anzi lavora nel servizio esterno di una società altoatesina di servizi energetici. Lo sport è il suo hobby. Parla in modo rilassato della gara. “Il record della gara? Si l’ho fatto, ma non mi sono concentrato su questo.” La sua pausa più lunga durante la gara è stata di un quarto d’ora e solo per cambiare calzini e maglietta che erano inzuppati di pioggia. La corsa in montagna è uno sport solitario. “Si è completamente soli. Già con un vantaggio di un quarto d’ora, che corrisponde a circa tre chilometri, non si scorge più nessuno in lungo e largo. All’infuori di quando magari si raggiunge un passo e guardando in giù si vedono gli altri corridori salire”, racconta Alexander Rabensteiner. Oppure di notte, quando si corre verso la croce di Lazfons e da lontano sul Corno


Scoprire i propri limiti e superarli: la prossima corsa “Südtirol Ultra Skyrace” si tiene dal 24 al 26 luglio 2015 con partenza a Bolzano.

del Renon si vedono le lampade frontali degli atleti che sono più indietro. “Una sensazione strana, se penso che due ore fa ero anch’io lì.” Alla seconda edizione della “Südtirol Ultra Skyrace” hanno partecipato 250 sportivi estremi provenienti da 12 nazioni, ma solo circa la metà di loro hanno raggiunto il traguardo. Le condizioni del tempo, il terreno alpino, gli sforzi fisici e la fatica – ci sono tanti motivi che impediscono di arrivare alla fine. “Nessuno comunque rinuncia con leggerezza”, così Rabensteiner. Gli ultimi atleti sono arrivati al traguardo dopo 38 ore, di poco entro le 40 ore limite massimo della gara. “Non so se riuscirei a resistere così a lungo”, dice Alexander Rabensteiner. “Meglio correre più veloce ed arrivare prima.”   www.suedtirol-ultraskyrace.it Stanchi, ma contenti: Annemarie Gross e Alexander Rabensteiner, i vincitori della corso estrema in montagna 2014.

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ALTA VIA “HUFEISENTOUR” DELLA VAL SARENTINO 1a tappa Sarentino/Val Sarentino – Rifugio Corno del Renon Altimetria: salita 1.300 metri/dislivello Percorrenza: 5 - 5:30 ore Tappe in Valle Isarco 2a tappa Rifugio Corno del Renon – Rifugio Croce di Lazfons Altimetria: salita 350 md, discesa 300 md Percorrenza: ca. 5:30 ore Possibile accesso da Bolzano/Renon e Barbiano 3a tappa Croce di Lazfons – Rifugio Forcella Vallaga (sopra Fortezza vicino a Bressanone) Altimetria: salita 450 md, discesa 150 md Percorrenza: ca. 5 ore Possibile accesso da Villandro, Lazfons/Chiusa e Velturno 4a tappa Rifugio Forcella Vallaga – Albergo Alpenrosenhof/ Passo Pennes (sopra Vipiteno) Altimetria: salita 350 md, discesa 650 md Percorrenza: ca. 6 ore Accesso da Scaleres/Varna e Mezzaselva/Fortezza

Escursione di più giorni nella natura Non necessariamente bisogna farla di corsa: l’altavia a ferro di cavallo si può fare camminando in sette tappe giornaliere o in singole tappe. Il percorso completo corre a ferro di cavallo lungo il crinale selvaggio delle Alpi Sarentine al centro geografico dell’Alto Adige. Le tappe si possono iniziare o terminare in vari luoghi. Il giro offre panorami incredibili su oltre cento cime montuose tutt’attorno: a sudest i massicci dolomitici patrimonio UNESCO come Marmolada, Catinaccio, Sassolungo, Sassopiatto e le Odle, verso nord i ghiacciai eterni delle Alpi austriache dell’Ötztal e dello Zillertal. Il percorso attraversa paesaggi montuosi molto diversi tra loro, dai prati alpestri ai laghi cristallini in quota fino a pareti rocciose verticali. Paesaggi selvaggi e incontaminati. 16

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Spesso si ha l’impressione di non incontrare anima viva, in compenso si è però in compagnia di molte marmotte. Lungo il percorso si può pernottare nei rifugi – è consigliabile prenotare per tempo. Le singole tappe del percorso danno la possibilità di variare i tipi di passeggiate da quella facile per famiglie con bambini piccoli fino a quella estrema con passaggi esposti e scalate.

Variante famiglie 5a tappa Alpenrosenhof/Passo Pennes – Riobianco/Val Passiria Altimetria: salita 350 md, discesa 1.200 md Percorrenza: ca. 6 ore Accesso da Vipiteno 6a tappa Riobianco - Mules – Rifugio MeranerHütte Altimetria: salita 850 md, discesa 200 md Percorrenza: ca 4:30 ore Tappa molto impegnativa – adatta solo a escursionisti allenati 5a tappa Alpenrosenhof/Passo Pennes - Rifugio Monte Cervina Altimetria: salita 950 md, discesa 930 md Percorrenza: ca. 10 ore (da percorrere in due giornate) 6a tappa Rifugio Monte Cervina – Rifugio MeranerHütte Altimetria: salita 1.020 md, discesa 820 md Percorrenza: ca. 6 ore 7a tappa Rifugio Meraner Hütte – Giogo della Croce – Giogo dei Prati – Sarner Skihütte – Sarentino Altimetria: salita 100 md, discesa 1.050 md Percorrenza: ca. 4:30 ore Informazioni dettagliate e cartina interattiva su www.valleisarco.com / attività / escursionismo & arrampicata / Hufeisentour


”IN BICI ATTRAVERSO DIVERSE REGIONI“ Patrick Kofler di Bressanone e il suo team dell’agenzia di comunicazione helios.bz sono esperti in fatto di ciclismo e mobilità dolce. In numerose città italiane e germaniche sono stati in grado di svegliare nella popolazione la voglia di andare in bici. Uno dei loro progetti attuali è la ciclabile München-Venezia. Un’intervista sulla decelerazione, sulla libertà e sull’attraversamento di varie regioni in bici. VIAE Signor Kofler, quali aspettative hanno ciclo-turisti che si muovono su ciclabili a corto o a lungo raggio? PATRICK KOFLER In primo piano troviamo perlopiù la voglia di pedalare in serenità, meno la sfida sportiva: cicloturisti hanno voglia di fare attività corporea, ma anche di scoprire paesaggi diversi e di godersi le giornate in bici. Inoltre la loro aspettativa è quella di potersi facilmente orientare lungo la ciclabile. In quale modo la ciclabile München-Venezia soddisfa queste aspettative per una biciclettata piena di momenti e paesaggi diversi? In linea di massima la ciclabile München-Venezia è una ciclabile da “godere”, non è un percorso impegnativo per mountainbiker sfegatati. Il percorso è adatto a tutti coloro

che vogliono coniugare la voglia di leggerezza e di relax: paesaggi incantevoli, alloggi confortevoli e una gastronomia eccellente in ristoranti piacevoli fanno parte del pacchetto. La ciclabile può essere affrontata benissimo in varie tappe. Ci sono tappe un po’ più impegnative come quella da Innsbruck al Brennero, che può essere affrontata anche in treno, ma si è pensato anche ad altri servizi aggiuntivi come il trasporto del bagaglio, servizi di trasferimento e di recupero. La ciclabile in tal modo è adatta a famiglie e persone per le quali le sfide sportive non sono in primo piano. Chi vuole comunque affrontare il percorso intero deve sapere che alcuni tratti come quello attorno a Treviso non sono percorribili su un unico percorso dedicato.

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Qual’è la differenza tra la ciclabile München-Venezia e altre ciclabili simili? La differenza principale è sicuramente quella che si tratta dell’unica ciclabile che attraversa le Alpi e il cuore delle Dolomiti. Arrivando dall’Alta Valle Isarco posso scegliere tra due varianti: da Fortezza posso prendere la ciclabile in direzione della Val Pusteria oppure visitare prima la città di cultura Bressanone e poi dirigermi verso la Val Pusteria. Inoltre la ciclabile unisce due grandi ed importanti città come Monaco e Venezia. Dalla Baviera attraverso il Tirolo del nord e l’Alto Adige fino a Belluno e nel Veneto, la ciclabile unisce cinque regioni e tre stati. Quali sono le peculiarità che si trovano lungo il percorso? Chiaramente ogni regione ha delle tematiche e peculiarità da presentare. Così ad esempio in Baviera è il tema dell’acqua a farla da padrona, mentre in Valle Isarco sono le città storiche e i gioielli di storia ad essere in primo piano. Quando abbiamo elaborato il progetto della ciclabile, abbiamo lavorato con i partner di Baviera, Tirolo del nord, Alto Adige, Belluno, Treviso e Venezia e le diverse culture sono state ben evidenti. La ciclabile in questo senso è un piccolo progetto trans-europeo. In queste regioni lo spirito europeo viene vissuto oltre ogni confine in modo realistico ed effettivo. Andare in bici ogni giorno o durante una vacanza è di moda. Quali sono le motivazioni secondo Lei? In ambiti urbani come anche nel settore turistico si evidenzia un cambio di valori: la mobilità diversificata e una coscienza ecologica aumentano. La bici in tal senso da la possibilità di percepire il proprio habitat in modo più diretto rispetto all’auto. In sella alla bici posso scoprire il paesaggio direttamente, sento la natura, il vento, il sole, i profumi e i rumori che mi circondano. Le esperienze autentiche e dirette sono importanti e per questo non c’è bisogno di parchi avventura artificiali. A differenza del trekking che rivela un elemento meditativo e decelerante, la bici mi dà la possibilità di affrontare in un certo lasso di tempo una determinata distanza. Non è da sottovalutare l’attrattività di affrontare in bici la distanza tra Monaco e Venezia. Inoltre la bici è un mezzo che favorisce la tendenza verso l’in18

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dividualità dell’ospite: in tal modo posso esprimere il mio carattere anche solo scegliendo il tipo e il modello di bici, che la dice lunga su come sono. Com’é il suo rapporto con la bici? Affronto la bici in modo pragmatico e ne sfrutto i vantaggi che indubbiamente ha: in città mi muovo velocemente ed in modo ecologico, non occupa molto spazio e in più faccio qualcosa per la mia salute.


MÜNCHEN / MONACO HOLZKIRCHEN

CON LA BICI ATTRAVERSO LE ALPI

INNSBRUCK

VIPITENO

BRUNICO BRESSANONE CORTINA D'AMPEZZO

BELLUNO

500 chilometri di lunghezza, 3.000 metri di dislivello, cinque regioni, tre zone climatiche e tre stati: la nuova ciclabile München-Venezia collega culture diverse e offre un’esperienza particolare in bici. Il cicloturista sportivo attraversa diversi paesaggi dalle Prealpi bavaresi attraverso il Tirolo del nord, dalla Valle Isarco al cuore delle dolomiti fino alla città lagunare. Sempre in bici o a tratti con l’aiuto di autobus e treni – ognuno può affrontare il suo percorso individuale secondo le proprie possibilità fisiche e la propria costituzione. Sul sito internet www.muenchen-venezia.eu si trovano oltre a numerose informazioni sulla ciclabile München-Venezia anche una cartina interattiva per scegliere il proprio percorso e per scaricare i dati GPS. Sono disponibili anche informazioni utili sul percorso, su cose e luoghi da vedere lungo la ciclabile, come anche proposte di alloggi. È in fase di elaborazione anche una guida ciclistica con cartina panoramica. Per ulteriori informazioni: www.muenchen-venezia.eu

VENEZIA

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Buongustai in malga

Quando Franz Pernthaler del Rifugio Schatzer sulla Plose sopra Bressanone parla di cucina, si percepisce subito: è la sua grande passione. E per nulla al mondo cambierebbe la sua opinione: “Prodotti freschi preparati al momento – non servirei nulla d’altro”.

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iuole alte a 2.004 metri d’altitudine, così Franz Pernthaler coltiva verdure e insalata dietro il suo rifugio. “Funziona benissimo”, racconta il cuoco e rifugista sorridendo. In un piccolo stagno di acqua surgiva alleva anche salmerini, “che in genere come gusto si differenziano ben poco dalla trota. Di questi invece la differenza si sente, del resto è come per le verdure che coltivo direttamente”. Franz Pernthaler alla sera crea con gli ingredienti maturi menu a più portate. Piatti regionali raffinati in modo creativo per i suoi ospiti del rifugio e su prenotazione. Quello che viene servito è sempre una sorpresa: “Preparo tutte le pietanze al momento con gli ingredienti che ho a disposizione in quel momento. Sono molto flessibile”. E inoltre, senza carta menu, i suoi ospiti vengono invitati a provare piatti che forse altrimenti non avrebbero mai osato ordinare e gustare.

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Franz Pernthaler è sempre stato affascinato dalla cucina. A casa era sempre ai fornelli con sua madre. “Da lei ho ereditato la predilezione per i prodotti freschi”. Ha fatto la formazione professionale da cuoco e varie esperienze in molti ristoranti, anche con lo chef stellato Heinz Winkler a Monaco. Franz Pernthaler prova sempre piatti nuovi con combinazioni gastronomiche inusuali. “Quando si sta in un rifugio, dove nulla è a portata di mano, bisogna essere creativi, ed è così che automaticamente ci si evolve costantemente.” Oggi la sua arte culinaria è famosa ben oltre i confini della provincia. Un menu per buongustai in quota, in un’accogliente stube con stufa a olle e davanti alle finestre il paesaggio idilliaco delle Odle di Eores e della Val di Funes – cosa chiedere di più? Per tutti gli escursionisti che di giorno arrivano al rifugio Franz Pernthaler ha un menu giornaliero tradizionale. Ravioloni, canederli di formaggio, gulasch, pane dal forno a legna e torte – ovviamente tutto fatto in casa. Lui passa la sua giornata ai fornelli dal mattino alla sera. Per creare un gusto armonico, secondo Franz, un cuoco lo può imparare, ma solo fino a un certo punto. Per arrivare al top, bisogna sperimentare e provare. Ci vogliono inoltre talento e intuito perché la cucina ad alti livelli è sempre anche una grande sfida con tanti rischi: “Un pizzico di troppo e il


Al Rifugio Schatzerhütte la vita si riduce all’essenzialità. Anche in cucina Franz Pernthaler cerca l’equilibrio e l’armonia: “un pizzico in più può qualche volta già essere di troppo.”

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piatto è compromesso”, spiega il cuoco appassionato. Lui ama concentrarsi sull’essenzialità in cucina, ma non solo. Chi cerca un televisore al Rifugio Schatzer, non lo troverà. Nel 2010 Franz Pernthaler nelle immediate vicinanze ha costruito con l’aiuto di due architetti famosi, Christof Dejaco di Bressanone e lo svizzero Gion A. Caminada, tre piccoli chalet separati per ospiti che vogliono pernottare. Tanto legno, tanto vetro, senza fronzoli e con un arredamento interno flessibile. La vista sulle Odle, i rumori della natura. “Qui non c’è bisogno di reparti di benessere, questo è relax allo stato puro”. Il Rifugio Schatzer si trova sulla Plose, la montagna di Bressanone ed è raggiungibile dal parcheggio “Skihütte” a Plancios con una facile camminata di mezz’ora, anche con carrozzine.  www.schatzerhuette.com, tel. 0472 521343

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“ICH SAZ ÛF EIME STEINE” Walther von der Vogelweide, nato attorno al 1170, è uno dei menestrelli medievali più famosi dell’area culturale tedesca. Canti, strofe liriche e poesie rappresentano il suo voluminoso lascito di opere medievali. Tra le opere più famose il “Herzeliebez vrouwelin”, il cantico d’amore tra una ragazza di basso rango e un menestrello, come anche i versi di carattere politico “Reichston”, la cui prima strofa inizia con le parole “Ich saz ûf eime steine” (ero seduto su un masso). Il luogo di nascita dell’artista e menestrello molto probabilmente è il maso Innervogelweiderhof a Laion, che può essere visitato su prenotazione. Un percorso tematico si snoda proprio sulle tracce di questo famoso compaesano. Dal centro del paese di Laion il sentiero porta fino alla casa di nascita a Novale di Laion per continuare verso Albions e ritorno. Sette stazioni raccontano l’opera del poeta e me22

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nestrello, tra l’altro con audio-postazioni per ascoltare alcune sue opere. Il cantore è anche il protagonista della “Marcia di Oswald von der Vogelweide” il 19 luglio 2015. Dopo l’iscrizione, i partecipanti alla marcia popolare partono dalla piazza del Comune a Laion per seguire due diversi percorsi segnalati e lungo i quali si trovano posti di timbro. Tutti i partecipanti ricevono un regalo ricordo e partecipano ad una lotteria premi. ASSOCIAZIONE TURISTICA LAION Tel. 0471 655 533, info@lajen.info, www.laion.info


Testo: Doris Brunner  Foto: Oskar Zingerle

FATTO IN CASA Il “Törggelen” in Valle Isarco riscopre le proprie peculiarità: pietanze genuine e tradizionali, prodotti fatti in casa e ambienti autentici. In visita dalla famiglia Winkler a Villandro, che al maso storico Larmhof propone il “Törggelen”.

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È quasi d’obbligo, almeno una volta all’anno non si scappa. Con famiglia, amici, colleghi di lavoro o con i membri di qualche associazione: non c’è altoatesino, che in autunno non abbia partecipato al “Törggelen”. La scelta del locale giusto però a volte non è così facile: l’anno scorso i “Krapfen” al papavero in quel maso erano meravigliosi, mentre nell’altro le salsicce avevano un gusto speciale e nel terzo maso era la stube ad aver incantato tutti. “Törggelen” è diventato un momento d’incontro gastronomico-culturale con una crescente esigenza di qualità non solo da parte degli ospiti, ma anche dallaparte dei contadini rispetto alla loro offerta. “… e questo Törggelen con lo stare insieme, in compagnia sorseggiando vino, è una peculiarità della Valle Isarco, un rito che, bisogna quasi dire, non si conosce altrove, altrimenti potrebbe diventare un fenomeno di massa e perdere così la sua originalità” scrive l’etnologo Hermann Mang nel 1937 nel suo libro “Brixner Heimatbuch”. Non ha avuto tutti i torti, il Mang con la sua preoccupazione. In effetti c’è proprio stato anche un periodo, nel quale non si dava molto peso alla qualità. “Quelle aziende, che non hanno puntato ad offrire i prodotti propri, sono di nuovo sparite”, racconta Stefan Winkler del maso Larmhof a San Maurizio, una piccola frazione sotto Villandro. I suoi genitori Josef e Cäzilia sono stati tra i primi ad aprire nel 1977 il loro maso agli ospiti. Se durante una passeggiata allora si passava senza prenotazione e la stube era già piena, allora non di rado Cäzilia ospitava la gente al tavolo in cucina, mentre girava contemporaneamente i Krapfen nell’olio caldo. All’inizio la gente arrivava per fare merenda. Con il passare del tempo al Larmhof si cominciò ad offrire anche il “Törggelen”, il tradizionale assaggio dei vini fatti in casa accompagnato da pietanze tradizionali. Il maso e la famiglia ha mantenuto la sua originalità nel tempo. Anche Stefan, figlio di Josef e Cäzilia, che oggi gestisce il maso, fa molta attenzione a non sfalsare la tradizione. Offrire prodotti di produzione propria è una questione d’onore. “La tradizione per me è importante”, dichiara. “Ovvio sarebbe economicamente più conveniente e meno impegnativo utilizzare prodotti finiti, ma per noi questo non va minimamente considerato.” Il Larmhof, circondato da vigneti, castagneti, alberi di noci e da frutta come anche sei ettari di prati e campi, ha tutti i presupposti per produrre le materie prime per i piatti tipici

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➤ Cäzilia Winkler è stata una delle prime contadine di Villandro ad offrire il ‘‘Törggelen“ – e oggi aiuta ancora con entusiasmo ➤ ➤ ➤

Gli ‘‘Schlutzkrapfen“, un piatto tipico della Valle Isarco, sono ravioloni ripieni di spinaci e ricotta ➤

Perché lo speck diventi veramente buono, deve maturare per alcune settimane

del “Törggelen”. Il fruttato vino bianco Müller Thurgau e i tipici vini rossi regionali Zweigelt e Schiava vengono vinificati da Stefano con uve proprie. “Abbiamo una bellissima cantina antica con pavimento a terra, dove stanno le botti”, racconta Stefan. La carne per le salsicce e la carne salmistrata che fanno parte del piatto tipico derivano dagli animali in stalla, lo speck viene prodotto assieme ad un macellaio e poi stagionato nella cantina del maso. Mamma Cäzilia è da sempre in cucina, prepara la pasta per i suoi famosi “Schlutzkrapfen” (tortelli), gira i canederli di formaggio e spinaci, riempie i “Krapfen” dolci di Villandro con marmellata di prugne o mirtilli rossi (fatti in casa) o schiaccia le patate per le frittelle. Poiché il Larmhof si trova direttamente lungo il “Keschtnweg” (sentiero del castagno) le castagne non possono mancare. Durante il periodo del “Törggelen” da fine settembre a fine novembre il lavoro della preparazione in cucina inizia già quasi all’alba. Tutti devono aiutare, o in cucina o nel servizio: la moglie di Stefan, la sorella Veronika, il padre Josef e Mamma Cäzilia, “e se non ce la facciamo più, possiamo chiedere aiuto anche alla nostra vicina.” Il Larmhof dispone di due autentiche e accoglienti stube contadine, nelle quali il tempo sembra essersi fermato ai primi tempi del “Törggelen”: una stube ha oltre due cento anni

e innumerevoli generazioni di persone hanno lasciato i loro segni nel rivestimento di legno. Una stufa bianca a ole, la croce nell’angolo, tavoli in legno massiccio e un quadro ricamato su lino appeso al muro. Tutto come un tempo, nulla di artificiale. Nel frattempo la famiglia Winkler ha costruito una seconda stube per gli ospiti, fatta con il legno di un vecchio fienile. Ed è chiaro che qui fiori di plastica e Cola non hanno nulla da perdere al maso. La lunga tradizione del maso è un grande vanto: nel 1344 viene documentato per la prima volta e secondo la leggenda Laurino, il re nano, aveva qui la sua residenza estiva. Dal 1795 il Larmhof è di proprietà della famiglia Winkler. Nel 1797 soldati francesci bruciarono tutta la frazione di Snodres, anche la chiesa. Solo la cantina del Larmhof rimase intatta. Proprio quella dove ci sono le botti. Stefan non aveva mai dubbi di gestire il maso ereditario e il “Buschenschank”, l’osteria contadina. “Sono cresciuto qui e il lavoro autonomo mi piace.” Durante il periodo del “Törggelen” qualche volta siamo stressati e si va a dormire tardi, “ma in compenso dormiamo un po’ di piú d’inverno”, ride il giovane contadino.

“TÖRGGELEN” ALLE SUE ORIGINI Castagne e vino caratterizzano la zona d’origine del “Törggelen”. In Valle Isarco da Bressanone con Novacella e Varna, passando per Velturno, Chiusa, Villandro, Barbiano e Laion, si trovano i vigneti più settentrionali d’Italia. A causa delle limitate quantità vitate, non sempre le scorte di vino sono sufficienti. Per questo si aspetta con ansia quando d’autunno finalmente arriva il “Nuier” (vino nuovo). Alla fine della vendemmia ci si trovava nelle cantine per degustare e parlare dei vini. Ben presto alle parole si unirono musica e danza, ma anche l’assaggio di pietanze tipiche: nasce così il “Törggelen”. E questo nome a sua volta deriva dal latino “torquere”, cioè pigiare o pressare. Un suggerimento: il vero “Törggelen” è legato ad una camminata lungo il “Keschtnweg” (sentiero del castagno). Ulteriori informazioni e gli indirizzi dei locali e delle osterie contadine in Valle Isarco sono disponibili sul sito www.valleisarco.com/toerggelen

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Una contadina multi talento “Noi contadine abbiamo conoscenze approfondite in molti ambiti, dobbiamo solo osare e trasmetterle in modo professionale!” Maria Reichhalter Prader è seduta al suo tavolo di cucina nel maso ad Albions, una piccola frazione di Laion all’inizio della Val Gardena. Davanti a lei quattro libri di ricette, che lei ha scritto: ricette tramandate da contadine altoatesine, ricette di pietanze regionali e tradizionali, adattate ai gusti moderni. Sul piccolo piatto una torta marmorizzata fatta in casa. “La panna al posto del burro ed è molto più soffice”, svela. Da oltre tre decenni Maria Reichhalter Prader, classe 1954, assieme a suo marito Luis gestisce il maso Wieshof ad Albions. Da un rudere hanno costruito un grazioso maso con due appartamenti per vacanze, circondato dal bosco e dal giardino. Qui sono cresciuti i loro due bambini, oggi sul prato giocano i due nipotini Matthias e Julia. In stalla giovenche da allevamento e quattro cavalli, “due sono nostri e due sono in pensione.” Maria Reichhalter Prader è la più giovane di sette figli, cresciuta su un maso isolato di Laion. Cucinare e cuocere fanno da sempre parte della sua vita. Lei è pasticcera professionale ed ha lavorato come cuoca in un asilo. Quando i suoi bambini hanno lasciato casa, Maria Reichhalter Prader non voleva perdere le sue abilità acquisite. Durante un corso di formazione di due anni, organizzato dall’associazione delle contadine, ha imparato a trasmettere il suo sapere facendo fruttare il suo hobby. L’associazione delle contadine con oltre 15.000 associate è l’organizzazione femminile più grande dell’Alto Adige. Il suo obiettivo è di mantenere il sapere, di trasmettere le antiche tradizioni, di proporre innovazioni, di rafforzare la figura della contadina e di darle un’immagine più moderna. “Da sempre le contadine rappresentano la forza motrice per lo sviluppo dell’agricoltura. Questa forza va sostenuta, promossa e sviluppata per il futuro”, cita il motto dell’associazione. E i successi non si fanno attendere. I corsi di cucina di Maria, ad esempio, sono sempre molto richiesti. Donne e uomini di ogni età sono curiosi di imparare da Maria come si fanno i tradizionali canederli, gli gnocchi di ricotta o il pane alle noci. “Noi contadine pratichiamo ogni giorno ciò che trasmettiamo”. Spiega così Maria Reichhalter Prader il successo dei suoi corsi. Impegnata, competente, versatile, innovativa – l’immagine della contadina è cambiata, conferma con grinta: “ci siamo conquistate un ruolo di grande stima”. Manager, produttrice, sviluppatrice sono sempre stati i ruoli della donna sul maso, ora però si è aggiunto il riconoscimento. Le contadine ora si muovono in modo più autonomo e fiero, mostrando le proprie abilità. Ma non è da tutte mostrarsi con leggerezza al pubblico. Anche Maria Reichhalter Prader all’inizio era insicura. “Ma se mi metto in testa qualcosa, allora riesco nel mio intento!” E in più, si può anche fare errori, ma è normale. È quello che lei dice ad ogni partecipante, quando al corso di cucina qualcosa non riesce. “Senza errori, non c’è evoluzione.”

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Esperimento enologico Nella cantina dell’Abbazia Novacella nei pressi di Bressanone è in atto un esperimento interessante: la produzione di un vino bianco senza l’aggiunta di solfiti. “Flavus” apre la via a nuove nozioni.

Flavus – Vino da tavola senza solfiti Produttore Abbazia di Novacella Zona di produzione Bressanone, Varna, Naz-Sciaves Vitigno Veltliner verde Vendemmia metà ottobre Affinamento 6 mesi Piatti consigliati primi di pasta, risotti, pollame, pesce e altri piatti saporiti e piccanti

È colpa dei solfiti se dopo aver bevuto vino si è afflitti da cefalea? Urban von Klebelsberg, amministratore dell’Abbazia di Novacella presso Bressanone, ride. Sicuramente non è così. Qualsiasi albicocca secca contiene quattro o cinque volte la quantità di solfiti rispetto ad un normale vino. Per il mal di testa l’unico responsabile è di solito l’alcol. Ma questo pregiudizio è difficile da smontare e non ha ragione di essere. La cantina dell’Abbazia di Novacella è una delle cantine produttrici più famose della Valle Isarco. Nei vigneti di proprietà attorno all’abbazia crescono le uve dei vini bianchi tipici della Valle Isarco come Sylvaner, Müller Thurgau, Kerner, Gewürztraminer e Veltliner. Per tutti questi vini la cantina dell’Abbazia regolarmente riceve premi importanti. Ma non per questo ci si adagia sugli allori, ci tengono a precisare l’attivissimo enologo Celestino Lucchin e l’amministratore dell’abbazia Urban von Klebelsberg. Nasce così nel 2010 l’idea per un esperimento enologico speciale: la cantina ha iniziato a produrre un vino bianco senza l’aggiunta di solfiti. Lo zolfo nel vino è normale, un dato di fatto non riprovevole. Già i romani utilizzavano il bisolfito SO2 per conservare il vino. La sostanza agisce selettivamente su quei microorganismi che danneggiano il vino, come ad esempio i batteri di acido acetico, che trasformano un buon vino in aceto. Inoltro lo zolfo preserva il vino dall’ossidazione, che non solo agisce negativamente sul colore del vino ma ne influenza l’aroma fino a renderlo imbevibile. Nonostante tutti questi vantaggi, lo zolfo ha anche conseguenze negative sugli aromi dei vini e alcune persone addirittura hanno reazioni allergiche. “Quale sapore ha il vino senza zolfo? Questa do-

manda, ma anche l’assenza di allergie al vino senza solfiti sono state le due motivazioni principali per questo nostro esperimento”, racconta Urban von Klebelsberg. L’esperimento enologico è iniziato con un Sylvaner, ma il risultato è stato poco incoraggiante. Per questo il nuovo vino senza solfiti chiamato “Flavus” (giallo in latino) è un Veltliner verde. E il suo sapore mette in evidenza proprio la denominazione: aromi gialli di pere mature e banane, di melone e miele millefiori. Però non ha la stessa freschezza che i bianchi della valle hanno normalmente, “dovuto al fatto che senza solfiti l’acido malico si riduce più velocemente. Per la fermentazione l’enologo Celestino Lucchin utilizza solo le uve migliori. Inoltre durante la lavorazione non deve aggiungersi ossigeno, motivo per cui “Flavus” è l’unico vino della cantina ad avere un tappo a vite. Questo tappo lascia passare meno ossigeno rispetto ai tappi di sughero. “Ci muoviamo passo dopo passo. L’esperimento enologico per noi è molto interessante, poiché riusciamo a capire molto anche sulla produzione di tutti i nostri altri vini”, ne è convinto Urban von Klebelsberg. Flavus rimarrà solo uno dei vini dell’ampia produzione della nostra cantina, ma ha già trovato ottime risposte presso i conoscitori dei nostri vini dell’abbazia: l’anno scorso nel giro di tre mesi tutte le bottiglie erano già vendute.  Degustare il Flavus Il Flavus si trova nella mescita dell’Abbazia di Novacella, dove vengono serviti tutti i vini di produzione propria, come anche altri prodotti (orari d’apertura: lu-sa, ore 10 – 19, chiuso nei giorni di festività religiose). Degustazioni guidate per gruppi a partire da 10 persone. Prenotazioni telefoniche allo 0472 836189, info@abbazianovacella.it, www.abbazianovacella.it

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Guardiano notturno, “Lusterweibchen” e affreschi storici: la città medievale di Vipiteno ha tante storie da raccontare. Una visita teatrale della città fa tornare a ritroso nel tempo e scoprire il passato.

La città delle storie L

a sala consigliare tardogotica nel municipio di Vipiteno è illuminata da candele. Dietro al massiccio tavolo in legno è seduto il severo giudice Spielberger. Davanti a lui atti giudiziari in pergamena ed un’imputata disperata. La sua colpa: la sua disattenzione che probabilmente ha causato il tremendo incendio della città nel 1443. Tutta la parte meridionale di Vipiteno allora era stata ridotta in cenere. I visitatori guardano stupiti i tre attori nei loro costumi storici. Rimproveri severi, richieste di perdono urlate. L’atmosfera ango31


sciante fa accapponare la pelle. Il verdetto viene declamato, ma poi tutto cambia, al suono di una fisarmonica si balla e si ritorna ai giorni nostri. Una visita guidata teatrale porta in vari atti recitati in luoghi storici a scoprire la mutevole storia di Vipiteno. Lo storico d’arte Norbert Kühbacher accompagna i partecipanti alla visita, come attore e mediatore culturale si trasforma e ricopre ruoli diversi. Il suo entusiasmo e il suo immenso sapere lo portano a raccontare innumerevoli storie anche nei minimi particolari. Con il braccio teso indica la copia della stele di Mitra nel cortile interno del municipio. Il rilievo originale fu ritrovato nel 1589 in una grotta vicino a Mules, oggi è esposto nel Museo archeologico di Bolzano. Un relitto del culto del dio persiano Mitra risalente alla conquista in epoca romana e una testimonianza del fatto che in quel periodo soldati romani e commercianti si erano fermati a Vipiteno e nei suoi dintorni. La fondazione della città di Vipiteno viene rappresentata in uno spettacolo teatrale. Anche il “Lusterweibchen”, la figura del lampadario nella sala consigliare viene raccontata. Il lampadario è costituito da una figura femminile con le gambe a forma di corna. “Rappresenta Santa Lucrezia, che punta un pugnale contro se stessa per compiere suicidio per disperazione dopo essere stata stuprata”, racconta Kühbacher, spiegando anche il rivestimento in legno della sala consigliare e facendo notare la stufa a ole nell’angolo. Due piani sotto gli ospiti passeggiano attraverso la Città Nuova, come rivela uno sguardo dai vetri a tondi nell’erker della sala. “L’erker era allora come un televisore. Non fa solo entrare la luce, ma dà la possibilità di osservare in ogni direzione l’andirivieni nella città. Vipiteno era un’importante città commerciale e punto d’incontro tra Venezia, Ulm e Bruges. Preti, commercianti e pellegrini, tutti passavano per di qua”, racconta Kühbacher. Giunti nella variopinta e pomposa via principale, oggi un animato centro commerciale, Norbert Kühbacher racconta dell’epoca d’oro di Vipiteno. E delle migliaia di persone che hanno pernottato nelle innumerevoli locande della città. “Oggi nella scelta dell’hotel ci affidiamo alle stelle, una volta erano le insegne a dare le informazioni necessarie. Il corno della posta, l’agnello, la mezzaluna, il giglio e la corona erano i simboli presenti nelle insegne.” Così nella locanda dell’agnello dormiva il clero, il giglio o la corona invece era prediletto dai nobili e la mezzaluna nell’insegna di ferro battuto simboleggiava che la locanda era aperta fino oltre mezzanotte. Pieni di simbologia si presentano i fantastici e pregevoli affreschi nella chiesa di S. Spirito a pochi passi di distanza. Un’opera d’arte tardogotica del maestro altoatesino Hans von Bruneck, terminata all’inizio del XV secolo. Gli affreschi erano stati quasi dimenticati, poiché nel 1611 l’intera chiesa era stata ricoperta di calce “come provvedimento contro la peste”. Nel 1937 gli affreschi furono riscoperti e gli occhi dello storico d’arte Norbert Kühbacher s’illuminano: gli affreschi grazie ai suoi racconti si trasformano in quello che dovevano rappresentare all’origine, un’esperienza viva in forma di quadri della storia della Bibbia.

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Si sale sulla Torre delle dodici, il simbolo di Vipiteno. Scalini di pietra stretti e ripidi salgono, all’improvviso un piagnucolio: nella cella un’imprigionata piange la sua pena. Scalino dopo scalino si sale fino a 46 metri d’altitudine in attesa di altro. Ed ecco il guardiano notturno nella sua guardiola. Da qui una volta vegliava sulla città per scorgere eventuali focolai che potessero minacciare la città. La Citta Nuova e la Città Vecchia si stendono come un tappeto. Lo sguardo arriva fino alla palude di Vipiteno, un’enorme distesa paludosa a sud della città. E logicamente anche sulla palude ci sono tante leggende da raccontare. Come quella delle vergini che non volevano sposarsi e che dopo la loro morte furono bruciate nella palude. Termina così come era iniziata la visita teatrale di Vipiteno: con una storia della città. Ulteriori informazioni sulla città e sulle visite guidate teatrali a luglio e agosto sul sito www.vipiteno.com

SCOPRIRE BRESSANONE CON PERSONAGGI LOCALI

Come vedono i brissinesi la loro città? Come hanno vissuto, come vivono oggi a Bressanone? Scoprire la città di Bressanone in compagnia di personaggi del mondo della musica, dello sport, dell’arte e della cultura per conoscere la loro visione della città e per vivere i luoghi più belli del centro storico attraverso i loro occhi. Per informazioni sulle visite guidate www.brixen.org

Torre delle Dodici, chiesa dello Santo Spirito e il cortile del Comune: luoghi storici diventano palcoscenici speciali durante le visite teatrali di Vipiteno.

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Testo: Doris Brunner  Foto: Oskar Zingerle, Marco Santini

C’era una volta uno stregone... Corre l’anno 1645. Uno stregone si aggira nelle valli, viene catturato e condannato durante un processo esemplare e spettacolare. La leggenda del “Lauterfresser” e i veri retroscena.

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apete come si conquista e si fa innamorare una persona? Si mette una raganella in una scatoletta con buchi, la si butta su un formicaio e dopo nove giorni la si recupera. Con le ossa delle cosce di raganella, che le formiche non hanno mangiato, si tocca la persona bramata – e nulla ostacolerà un’unione felice. Questo se si crede all’incantesimo d’amore del “Lauterfresser”, lo stregone, chiamato “mangiabrodo”. Il “Lauterfresser” era famoso, anzi era lo stregone e mago più famoso dell’Alto Adige nel XVII secolo. Attorno a quest’uomo, che sapeva fare (quasi) tutto, sono nate molte leggende: poteva influenzare il tempo e rovinare il raccolto dei contadini con la grandine. Poteva volare se si frizionava mani e pieni con un unguento fatto da lui. Ovviamente era anche in combutta con il diavolo e la lussuria e la fornicazione erano i suoi passatempi preferiti. Lo stregone non era solo un personaggio delle leggende, è esistito effettivamente. Si chiamava Mathias Perger, un bracciante nato a Scezze presso Bressanone, interessato all’astrologia. Il soprannome “Lauterfresser”, ovvero mangiabrodo, deriva dal fatto che mangiasse solo brodi o zuppe liquide. Non è dato sapere se questa predilezione derivasse dal fatto che gli mancassero i denti o soltanto perché erano pietanze che lui preferiva. Mathias Perger sembra che si aggirasse volentieri per cimiteri. Sicuramente non per trovare gli ingredienti per i suoi intrugli, come dicevano le malelingue. Piuttosto vi andava per imparare a leggere. Studiava le iscrizioni delle tombe delle persone appena morte, di cui conosceva ancora i nomi, e così riuscì a riconoscere le lettere. Saper leggere allora non era una cosa scontata. Ai tempi dell’inquisizione Mathias Perger era la vittima ideale con le sue stranezze e la voglia di sapere. La vittima predestinata perché lo si poteva incriminare di essere causa di eventi naturali e di malattie. E così l’11 maggio 1645 fu arrestato in seguito a “cattive dicerie” su mandato dell’autorità giudiziaria di Rodengo. Nel cortile interno di Castel Rodenegg fu imprigionato in un “buco”, che oggi viene mostrato durante le visite guidate. Si diceva che lo stregone potesse diventare invisibile, se era in contatto con la terra. Perciò fu rinchiuso in un calderone di rame pieno di oggetti consacrati e così riposto nella cella poco più grande di un buco. Da maggio a ottobre 1645 durò il processo spettacolare allo stregone a Castel Rodenegg e a Castel Kandlburg a Rio di Pusteria, presieduto da un giudice e da dodici giurati. Secondo gli atti del processo risulta però che dai primi interrogatori non ci fossero prove sufficienti. Il sospetto di stregoneria e di provocatore di eventi non fu confermato. Solo sotto tortura Mathias Perger ammise atti di stregoneria, che poi per altro ritrattò, per poi essere nuovamente torturato, fino ad arrivare alla fine alla confessione desiderata e pienamente ripresa negli atti protocollari. La fine di Mathias Perger così era segnata: fu condannato alla morte sul rogo, finché “il fuoco lo portasse dalla vita alla morte e tutto di lui fosse ridotto in polvere e cenere”. Si narra comunque che l’esecuzione non si svolse senza problemi: quando si volle portare lo stregone al patibolo situato tra Rio di Pusteria e Spinga, era improvvisamente sparito. Al secondo tentativo il boia si ritrovò con una balla di paglia in mano. Anche il terzo tentativo quasi fallì: poiché i guardiani erano convinti che lo stregone potesse liberarsi se entrava in contatto con legno o terra, lo trasportarono all’interno del suo calderone di rame. Sembra che durante il trasporto il condannato abbia cercato di chiedere a bambini curiosi di passarli un po’ di terra, cosa che le autorità seppero ostacolare. Alla fine Mathias Perger fu bruciato sul rogo. Sembra comunque che fino all’ultimo momento non avesse perso il suo umorismo. Allorché il “Lauterfresser” fu portato fuori dalla sua cella a Castel Rodenegg per l’ultimo viaggio verso il rogo, sembra che il suo unico commento fosse stato: “Oggi sarà una giornata calda”.

CASTELLO FORTIFICATO Castel Rodenegg fu costruito come fortificazione nella prima metà del XII secolo sul ripido sperone di roccia nei pressi di Rio di Pusteria, mentre i Conti von Wolkenstein lo trasformarono in una splendida residenza. Castel Rodenegg è anche famoso per il ciclo di affreschi di Ivano risalenti al XIII secolo, ciclo di affreschi pagani più grande dell’area di cultura tedesca. Aperto da inizio maggio a metà ottobre, ogni giorno escluso sabato. Visite guidate alle ore 11 e alle ore 15, da metà luglio a fine agosto anche alle ore 16.00. Prenotazione per gruppi (da 15 persone): tel. 0472 454056. www.valleisarco.info / attività / città & cultura

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Testo: Anita Rossi  Foto: Daniel Stötter, Johannes Stötter, Meinhard Niederstätter

Da talento versatile a campione mondiale Da un giorno all’altro Johannes Stötter è diventato un “bodypainter professionale”. Tutto grazie ai media digitali. Ora il famoso artista di Vipiteno incoraggia altra gente in tutto il mondo a seguire la propria strada. Per settimane è in viaggio con la sua valigia che contiene anche tutti i suoi arnesi. Dall’estate 2013 è sommerso da mail e da richieste di appuntamenti, anche se nel frattempo il suo manager lo aiuta e filtra le richieste. La televisione giapponese ha appena girato un suo ritratto: tre giorni in uno studio a Londra. Anche le modelle asiatiche erano state fatte arrivare per l’occasione. In occasione dell’incontro internazionale ad Atlanta (USA) mostra la sua bravura. Sicuramente in futuro il 36enne non avrà tanto tempo di riposarsi o di mettere su pancia, poiché il successo lo sprona, ma del resto la sua forza creatrice non sembra finire. “L’audacia crea genialità, potere e magia”. Johannes Stötter ha fatto suo il motto di Goethe ed ha seguito imperterrito la sua strada. Nonostante l’incomprensione di molti. Nonostante la convinzione, che gli artisti sono sempre squattrinati. All’inizio dei suoi esperimenti con l’arte sul corpo ben 14 anni fa non conosceva neanche la parola “bodypainting”. E non sapeva nulla di quali colori utilizzare per dipingere sulla pelle umana. Sui primi modelli, amici musicisti dei tempi degli studi, usava applicare con le sole mani un miscuglio di crema Nivea e pigmenti di colori. Gli stessi amici gli avevano chiesto di produrre un’originale fotografia per la copertina del loro primo CD. E questo fu l’inizio della pittura sul corpo di Stötter, l’esperimento innocuo di un giovane pittore. Dodici anni dopo è diventato Campione mondiale al Wörthersee in Austria nella categoria pennello e spugna. Ma il vero successo arrivò con la leggendaria figura della rana dipinta su cinque corpi umani. Ha postato la foto di quest’opera sul suo profilo facebook e dopo una sola settimana la foto era stata condivisa ben 1.500

volte. Nel frattempo Stötter aveva sottoscritto un contratto con un’agenzia stampa inglese. Il successo nei vari media è stato gigantesco, sui social media ha sfondato nel vero senso della parola. Youtube e altri siti hanno fatto sì che le composizioni variopinte e scultoree sui corpi risaltassero ancora di più. Nella primavera del 2014 una seconda opera corporea con illusione ottica, un pappagallo umano, scatenò una valanga di clic e di conseguenza nuovi contatti e nuovi inviti. Nel frattempo Johannes Stötter vive di bodypainting, ha incarichi per lavori pubblicitari all’interno e all’estero, partecipa a manifestazioni e feste con performance impressionanti, vende calendari e poster con le foto dei suoi lavori. Quando non dipinge o fa schizzi, Stötter si esibisce come violinista e cantante della folkband celtica Burning Mind, della quale è anche fondatore. Quando dipinge, è completamente assorto dal suo lavoro. Ama evadere dal suo studio e trovare ispirazione nella natura come base e sfondo per i suoi variopinti paesaggi corporei. I suoi modelli diventano così non solo semplici e fuggenti opere viventi, ma si disgregano e si dissolvono davanti agli elementi come il cielo, l’acqua, la terra o il legno. Lo spettatore viene colpito dall’eccezionale leggerezza con la quale diventano tutt’uno con la natura...

Johannes Stötter

nato nel 1978 a Vipiteno, studio all’Università di Innsbruck, artista e musicista. Il pittore corporeo vive a Vipiteno, ma anche ovunque lo porti la sua arte. Tra tutti i numerosi premi ottenuti spiccano il titolo mondiale (2012) e due titoli di vice-campione mondiale (2011 e 2014). www.johannesstoetterart.com

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ENGLISH SUMMARY

TÖRGGELEN WHERE IT CAME INTO BEING Chestnuts and wine are highly characteristic of the area where the Törggelen tradition originated. Italy’s northernmost area of wine production lies in the Isarco Valley, running from Bressanone, Novacella and Varna to Velturno, Chiusa, Villandro, Barbiano and Laion. Due to limited production, the wine supply is not always sufficient here. So winegrowers traditionally rejoiced all the more when the new wine was finally poured in the fall. People would get together after the end of the harvest to taste the wine in the cellar, and the shoptalk amongst the vintners made for a gregarious gathering with music, dancing and dining on typical rural fare: and thus the Törggelen was born. The word Törggelen derives from the Torggl, or wine press, which in turn derives from the Latin torquere, the meaning of which is “to press.” Between late September and late November, people today gather in traditional farmhouse parlors for the Törggelen festivities, an event that still reflects its own time-honored qualities: down-to-earth and traditional food, homemade products, new wine and an authentic ambiance – just as it once was. For contact addresses of Törggelenstuben parlors and Buschenschänke wine taverns in the Isarco Valley, please visit www.valleisarco.info/ EN /Active / Pleasure

CYCLING ACROSS THE ALPS A 500-km-long route, altitudes of 3,000 meters, five regions, three climates zones and three countries: The new long-distance bike path running from Munich to Venice connects cultures and, at the same time, offers a very unique cycling experience. The sporty recreational cyclist will cross a variety of landscapes, from the foothills of the Alps in Bavaria through North Tyrol, from the Isarco Valley through the Pusteria Valley and into the heart of the Dolomites to Venice, the City on the Lagoon. The route runs from Brennero to Bressanone along the Brennero/ Brenner – Bolzano/Bozen Bike Route, passing the two charming Isarco Valley cities, Vipiteno and Bressanone, as well as many cultural landmarks and historical monuments. Whether biking the entire route or doing parts aboard a bus or train, every cyclist can fully customize his or her route in accordance with his or her own personal needs. On the website www.muenchen-venezia.eu, there is detailed information about the long-distance bike route from Munich to Venice. You’ll also find an interactive map for planning your own individual tour and a downloadable GPS tool. The website also offers useful information about the route, sights along the way and lodging tips. A bike guide and overview are also currently being developed. For more information, please visit www.muenchen-venezia.eu 38

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ENGLISH SUMMARY

WINE EXPERIMENT In the wine cellars of Novacella Abbey, near Bressanone, an exciting experiment is being carried out: production of a white wine without added sulfur. The winery, which originated from the ancient monastery, is one of the Isarco’s Valley most renowned producers. In its own vineyards around the monastery, the winery grows grapes for typical Isarco Valley wines such as Sylvaner, Muller Thurgau, Kerner, Gewürztraminer and Veltliner. Although the wine cellars of Novacella Abbey regularly receives highly prestigious awards for these wines, the highly dedicated winemaker, Celestino Lucchin, and Novacella Abbey’s administrator, Urban von Klebelsberg, never rest on their laurels. And so it was that they decided in 2010 to produce a white wine with no added sulfur: Flavus (meaning “yellow” in Latin). “What does a wine made without sulfur taste like? Answering this question and the allergy-friendliness of a sulfur-free wine were two reasons that were decisive for us in terms of this experiment,” says Urban von Klebelsberg. Flavus tastes like it sounds: it has yellow aromas and flavors like ripe pear, banana, melon and floral honey. Flavus is available for tasting in the cellars of Novacella Abbey, where the winery’s entire line is served together with other products. Guided wine tastings are offered for groups of ten or more persons. Bookings: Tel. +39 0472 836 189, info@abbazianovacella.it, www.abbazianovacella.it

THE FABULOUS WORLD OF GEOLOGY Can stones be exciting? They can! Stones ring and hum, and sometimes even hide a fascinating world of colors inside. The Geo Trails (Geopfade) and the Mineral Museum in Tiso, located at the entrance to the Funes Valley, offera delightful look inside the wonderful world of geology. The three Geo Trails, which are not long or challenging hikes, explain the complex world of rock in an informative yet fun way. At the Mineral Museum in Tiso/Teis, meanwhile, you can marvel at the well-known Teiser Kugeln, a particular type of rock found in the Funes Valley, and can also view other mountain minerals. The Geo Trails are only part of the vast network of themed and educational trails in the Isarco Valley that underline the region’s distinctive features: typical agricultural products such as milk or wine and those who make them, sites where archeological discoveries have been made and cultural attractions. Information boards and guided hiking tours are good ways to delve more deeply into the topic. Hiking guides and other experts have assembled the wide array of trails according to theme and offer tips for hikers. This advice can be found at www.valleisarco.info/en/ Valley of Trails, while information about the Mineral Museum at Tiso and the Geo Trails may be found at www.mineralienmuseum-teis.it

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ENGLISH SUMMARY

GOURMET ON THE ALPINE FARM When Franz Pernthaler, from the Schatzerhütte mountain hut at 2,004 meters on Plose Mountain near Brixen, speaks about cooking, one immediately senses that it is his great passion. And that nothing would dissuade him from his conviction. “Fresh produce, freshly prepared – I don’t want to serve anything else.” In the evenings, Franz Pernthaler creates multi-course meals from that which grows in the raised plantings next to the lodge: regional dishes, creatively refined, for his guests or upon request. What ends up on the plate is always a surprise. Pernthaler’s cooking skills are known far beyond the borders of South Tyrol. Enjoying a gourmet meal on an alpine farm, sitting next to the fireplace inside a rustic Stube parlor and gazing out the window at an idyllic mountain landscape with the Aferer and Villnösser Geisler peaks – who could resist that? Having refined his culinary skills under Michelin-star chef Heinz Winkler among others, Pernthaler has composed a down-to-earth daily menu for all those who take day hikes to the Alm pastures. Schlutzkrapfen, Kasknödel dumplings, goulash, bread baked in the wood oven, ice cream and cakes – all homemade. Overlooking Mount Odle opposite, a UNESCO World Heritage Site, this is pure relaxation. The Schatzerhütte mountain hut is easy to reach from the Skihütte car park in Palmschoß, above Brixen: it’s a half-hour walk along a hiking trail, and is manageable even with a stroller. www.schatzerhuette.com Tel. +39 0472 521 343

ONE OF ITALY’S MOST BEAUTIFUL VILLAGES In the fifteenth century, mining flourished in Tyrol, and Schneeberg Mine in Ridanna turned many a citizen of Vipiteno into a rich man. The mining industry stimulated trade and handicrafts, many merchants settled here, and many other stopped in Vipiteno/Sterzingas they traveled from north to south. Even today a hint of this wealth still graces the New Town: magnificent bourgeois houses with colorful facades and bay windows now line the main shopping street. A few years ago the city, which has 6,600 inhabitants, was even named one of the Most Beautiful Villages in Italy. The town’s main landmark is the 46-meter-high Sterzing Tower, known in German as the Zwölferturm. In the Middle Ages, a firefighter watched over the town from here, keeping it from being engulfed in flames. Just steps from the city center is the valley station of Montecavallo/Rosskopf, a recreational mountain: the cable car whisks visitors up the sunny high plateau, which offers wonderful views of the mountains and of the roofs of Italy’s northernmost town. www.vipiteno.com 40

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Valle Isarco - Valle dei percorsi Brennero

Vipiteno e le sue vallate

www.vipiteno.com www.racines.info www.colleisarco.org

Vipiteno Area vacanze Rio Pusteria

www.gitschberg-jochtal.com

Altopiano delle mele Naz-Sciaves www.naz-sciaves.info

Bressanone e dintorni

Bressanone

www.brixen.org www.luesen.com

Chiusa e dintorni www.chiusa.info

Val di Funes

Chiusa

www.funes.info

Laion

www.laion.info

c Bolzano 41


HAMBURG BERLIN FRANKFURT MÜNCHEN KUFSTEIN INNSBRUCK

STUTTGART

KEMPTEN ZÜRICH BREGENZ LANDECK

SALZBURG WIEN

Brennerpass

Oltre 300 giornate di sole all’anno Timmelsjoch

Reschenpass

STERZING

SS621

SS12

Jaufenpass

Come arrivare in auto

Venendo da sud, imboccando l‘autostrada del Brennero in direzione Verona-Bolzano, si arriva (uscita Chiusa, Bressanone Nord/Val Pusteria, Vipiteno e Brennero) direttamente nella regione turistica della Valle Isarco.

Come arrivare in treno

Fermate per tutti i treni IC e EC nelle stazioni di Bressanone, Fortezza e Brennero nonché, per i treni regionali, nelle stazioni di Ponte Gardena, Chiusa e Vipiteno. Servizi navetta collegano poi ogni ora o più volte al giorno, a seconda della località di destinazione, le stazioni di arrivo con le località turistiche prescelte. www.sii.bz.it Distanza ed ore di viaggio da/a Bressanone > Verona 190 km ca. 2,0 ore > Milano 330 km ca. 3,5 ore > Venezia 310 km ca. 3,5 ore > Torino 380 km ca. 5,0 ore > Firenze 380 km ca. 4,5 ore > Roma 700 km ca. 6,5 ore

Collegamenti aerei

MERAN

Gli aeroporti piú vicini sono a Innsbruck SCHLANDERS SS38 (ca. 85i. km), a Bolzano (ca. 40 km) e aMeBo Taufers M. SS38 Verona Villafranca (ca. 190 km). L’Alto Adige è facilmente raggiungibile a Stilfserjoch prezzi vantaggiosi grazie al servizio pullman, cinque volte al giorno, da TRIENT Monaco, Milano Malpensa, Bergamo e VERONA MAILAND Verona. VENEDIG MODENA www.valleisarco.com

KLAUSENMese

BOZEN SS12

Mobilcard

La Mobilcard Alto Adige dà la possibilità di viaggiare con tutti i mezzi pubblici locali e anche con qualche funivia in tutto l’Alto Adige per scoprire anche le vallate più remote. La Mobilcard è disponibile nelle associazioni turistiche della Valle Isarco. www.mobilcard.info

Gennaio A22 Febbraio Sellajoch Marzo Aprile Karerpass Maggio Giugno Luglio Agosto Autobahnausfahrt Settembre Ottobre Novembre Dicembre

VIPITENO SS12

BRUNICO BRESSANONE

SILANDRO

CHIUSA

SS244

SS38

SS38

A22

Passo Sella

SS12

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CORTINA VENEZIA

Passo Costalunga

TRENTO VERONA MILANO VENEZIA MODENA ROMA

Consorzio Turistico Valle Isarco Bastioni Maggiori, 26A 39042 Bressanone Tel. 0472 802 232 Fax 0472 801 315 info@valleisarco.com www.valleisarco.com

LIENZ

SS51

Passo Monte Croce

Passo Stelvio

Contatto

SS49

MeBo

BOLZANO

42

SS621

Passo Giovo

Tubre

Editore Consorzio turistico Valle Isarco Bastioni Maggiori, 26A, 39042 Bressanone Tel. 0472 802 232, info@valleisarco.com www.valleisarco.com

-3,8 5,5 -1,4 9,1 CORTINA VENEZIA 2,9 14,5 7,0 18,6 10,8 23,0 14,0 26,7 15,9 29,0 15,4 28,4 12,2 24,4 6,7 18,2 1,1 10,8 -2,9 5,9

SALISBURGO VIENNA

Brennero

Passo Resia

MERANO

Responsabile per i contenuti Willy Vontavon

Min. Max.

AMBURGO BERLINO FRANCOFORTE MONACO KUFSTEIN INNSBRUCK

SS40

Impressum viae – Magazine dell’area vacanze Valle Isarco Iscrizione al Tribunale Bolzano Nr. 02/2002 vom 30.01.2002

LIENZ

SS51

* Dati a °C

STOCCARDA

Passo Rombo

SS244

SS49

Kreuzbergpass

ROM

KEMPTEN ZURIGO BREGENZ LANDECK

BRUNECK

* BRIXEN Temperature

SS40

Uscita autostradale

Tiratura 35.800 tedesco / 26.700 italiano

Copertina Oskar Zingerle

Redazione Doris Brunner, Anita Rossi Testi senza segnatura: Doris Brunner

Fotografie Oskar Zingerle, Rifugio Schatzerhütte, Karin Reichhalter, Alex Filz, Museo mineralogico Tiso, Silberquarzit, Consorzio Osservatorio Ambientale, Gregor Khuen Belasi, Marco Toniolo, Helmuth Rier, Harald Wisthaler, Marco Santini, Daniel Stötter, Johannes Stötter, Meinhard Niederstätter, Abbazia di Novacella, Frieder Blickle, Associazione Turistica Naz-Sciaves, Artprint, Alto Adige Marketing/Clemens Zahn, Associazione Turistica Chiusa, Barbiano, Velturno, Villandro, Museo civico Chiuso, Lothar Dellago, Consorzio Turistico Valle Isarco, Associazione Turistica Laion

Traduzioni Uta Radakovich (ital.), Cassandra Han (engl.) Progetto, design e redazione fotografica Casa editrice Athesia Tappeiner, Bolzano Mertz Ideas, Merano, www.mertz-ideas.com

Stampa Artprint srl, Bressanone


Alto Adige Balance: tempo per il movimento A maggio e giugno 2015 giornalmente esperti propongono escursioni guidate e pacchetti per “il movimento sano”: - Gettata d’acqua ed erbe selvatiche: camminare secondo Kneipp - Sempre sorge il sole: escursione all’alba per vedere il sole sorgere - Conoscere se stessi: camminata meditativa - Correre in modo sano: allenamento running nella natura - “Hai voluto la bici”: gita in bici con suggerimenti pratici - Sicurezza in roccia: corso di arrampicata per principianti - Sto bene con me stesso: percezione dell’io - C’è un’erba per ogni male: escursione alla scoperta delle erbe - Respiro profondo: escursione con tecnica di respirazione - 5.000 passi per il benessere: escursione a luoghi energetici - Ricaricare le proprie forze: escursione a luoghi mistici - Preghiera d’introspezione: vespri con i Canonici Agostiniani - Pellegrinaggio di vita: escursione di pellegrinaggio - “Mollo tutto”: esercizi ginnici con musica - “Tintarella di luna”: escursione al chiaro di luna Informazioni sul programma e sui pacchetti vacanza prenotabili: www.valleisarco.com/balance

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• passeggiate fantastiche • escursioni impressionanti in alta montagna • Sentiero Dolomieu • Minizoo „Rossy Park“ • Giardino delle erbe alpine • Laghetto „Ladurner See“ • Biotopo „Kastellacke“ • Mountain Disc Golf • Mountaincart

1TICKET 2 partner

www.rosskopf-ladurns.it ROSSKOPF I-39049 Vipiteno, Via Brennero 12 Tel. +39 0472 765 521, info@rosskopf.com LADURNS I-39041 Colle Isarco, Fleres 94 Tel. +39 0472 770 559, info@ladurns.it


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