La rivista
per il benessere e la sostenibilità
04/2014
Possedere è out, condividere è in: come sarà la mobilità del futuro Nuovi trend fitness nati dalla contaminazione di quelli già noti I piedi sono il nostro sostegno, impariamo a prenderci cura di loro
Pane al pane Per conoscerlo meglio e amarlo ancora di più
Un frutto del lento lavoro della natura.
Parte di
Cara lettrice,caro lettore Esperti attuali LD Dr. David Fäh
Specializzato in fisiologia alimentare, ricercatore e docente all’Istituto di medicina sociale e preventiva dell’Università di Zurigo, si occupa di aspetti legati all’alimentazione.
Christina Daeniker Roth
Foto di copertina: Tina Steinauer, Modello: Max Speckert © Roland Tännler, Joschi Herczeg, Simon Iannelli
La specialista in alimentazione e salute presso la Federazione delle cooperative Migros vanta un vasto bagaglio di conoscenze e una lunga esperienza per quanto concerne le domande della clientela. Ci consiglia per i testi che riguardano i prodotti Migros.
Marianne Botta Diener
Diplomata in ingegneria alimentare, insegna all’ETH ed è madre di otto figli. Per questo numero di Vivai si è occupata del tema delle bevande isotoniche.
Jörg Beckmann
è il direttore dell’Accademia della mobilità, un gruppo di lavoro del TCS, che si occupa di mobilità sostenibile. Vivai ha intervistato il sociologo del traffico sul tema della co-mobilità.
Nessuno meglio di una donna sa sfruttare a proprio vantaggio il subliminale potere seduttivo di un profumo – a parte i commercianti ovviamente. Perché non è certo un segreto di stato che il profumo di pane è un ottimo mezzo per attirare i clienti. Pane – una parola che solo a sentirla ti si dilatano le narici e ti viene l’acquolina in bocca. Per un buon pane croccante rinuncerei a una bistecca di manzo di Kobe, e non esiste dieta al mondo che potrebbe indurmi a bandirlo dalla mia tavola. Perché il pane dà sapore ai ricordi più belli. Le ore passate a chiacchierare con le amiche fra un bicchiere di vino e una fetta di pane e formaggio. Una francese spettinata in impermeabile che esce da una panetteria con la baguette sotto il braccio, rendendo l’atmosfera stilosamente blasé. Il panettiere del mio paese, il signor Knecht, che alle due di pomeriggio, al ritorno da scuola, trovavo sempre seduto sulla panca davanti al negozio con una sigaretta fra le dita massicce (a forza d’impastare, ovviamente!). Aveva quell’aria stanca, ma soddisfatta tipica di chi ha portato a termine con profitto il proprio lavoro quotidiano. Ci scambiavamo un sorriso ed entrambi pensavamo: per oggi abbiamo finito. È proprio il caso di dirlo, in questo numero di Vivai troverete pane per i vostri denti. E dopo aver spazzato via anche l’ultima briciola, potrete dare un’occhiata ai nuovi trend del fitness (pagina 52). Anche lì, come col pane, si sperimentano miscele e ingredienti sempre nuovi. Buona lettura con Vivai!
Caporedattrice PS: da quando ho 16 anni porto scarpe basse praticamente solo quando faccio sport. Non dovrei, lo so. Da qui i consigli per la cura dei piedi a pagina 48. Vivai 4/14
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Il piacere di gustare il pesce senza rimorsi di coscienza.
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10 Per le diete moderne il pane andrebbe bandito: una battaglia persa in partenza 14 Curry bread a Tokio, Graubrot ad Amburgo, Wonder Bread a Los Angeles: il pane nel mondo 20 Quando, quanto e cosa? Tutti i numeri del consumo di pane in Svizzera 22 Noi domandiamo, gli esperti rispondono: ad esempio, si può dare il pane vecchio agli animali? 24 Pane e biodiversità a braccetto 28 Car-pooling e bike-sharing: la condivisione potrebbe cambiare il futuro della mobilità
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38 Bevande isotoniche: cosa si cela dietro a quei colori sgargianti? 48 La cura dei piedi non è solo una questione estetica, riguarda il benessere di tutto il corpo 52 Bokwa, piloxing & Co., le ultimissime dal mondo del fitness rivisitano le discipline piú apprezzate
© Luca Gabino, GettyImages, Illustrazione: Anja Kroencke
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7 9 36 41 42 46 56 58 SIGLA EDITORIALE Editore: Federazione delle cooperative Migros Direzione Media Migros: Lorenz Bruegger Responsabile edizioni: Rolf Hauser Direzione pubblicazioni: Monica Glisenti Caporedattrice: Susanna Heim Sostituta: Christine Kunovits Coordinazione: Dagmar Madelung Testi/produzione: Lukas Hadorn (D), Sylvie Castagné (F), Cora Gianolla (I), Nicole Martini (I) Direzione artistica: Dora Siegenthaler Redazione immagini: Cornelia Thalmann Elaborazione immagini: Reto Mainetti
Pensati per voi Scelti da noi Prodotto culto Leggerezza nel piatto Chi fa la spesa qui? Che cos'è Concorso Vivai L'ultima parola... alla filosofa
Contatti e internet: Vivai, Limmatplatz 152, casella postale 1766, 8031 Zurigo vivai@mediasmigros.ch www.migros.ch/vivai Stampa: Vogt-Schild Druck AG CH-4552 Derendingen Carta: senza legno, FSC-Mix. Per compensare le emissioni di CO ², sosteniamo un progetto in Brasile. ISSN: 1663-7178 Tiratura totale Vivai: 250 000 copie D: 173 000, F: 60 000, I: 17 000 copie
Abbonati gratis a Vivai all’indirizzo abbonamenti.vivai@mediasmigros.ch, oppure chiama lo 0800 180 180 Vivai 4/14
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Fattorie a ritmo della natura.
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Bello svitato!
Una fetta di pane e marmellata a colazione è l’ideale per fare il pieno d’energia – ma prima bisogna aprire il barattolo, e per bambini, anziani e chi soffre di disturbi reumatici è spesso un problema. Per questo la Migros ha adottato per tutte le sue confetture Extra il nuovo tappo «easy open», che richiede solo metà della forza per essere svitato ed è raccomandato anche dalla Lega svizzera contro il reumatismo.
Misura di sostenibilità
© Illustrazione: Shutterstock, fotomontaggio: Vivai, foto: Plainpicture, Paolo Dutto
Gambe in spalla
Meno PET ad ogni sorso
L’acqua Aproz sgorga dal cuore delle Alpi Pennine, facendosi strada tra le rocce del Trias che, da milioni di anni, l’arricchiscono di minerali preziosi quali calcio e magnesio. Il look, invece, è contemporaneo e dopo il recente restyling non è solo un piacere per gli occhi, ma fa bene anche all’ambiente: per la nuova bottiglia Aproz viene usato meno PET, il che consente di risparmiare quasi 71 tonnellate d’imballaggi l’anno: è concesso un brindisi con l’acqua!
L’autunno si avvicina a lunghe falcate – non per niente è la stagione del running. Fra settembre e ottobre, per gli amanti della corsa c’è solo l’imbarazzo della scelta: la maratona della Jungfrau (12./13.9.), la corsa del Greifensee (20.9.), la Stralugano (21.9.), la Morat-Friborgo (5.10.) e la corsa dello Hallwilersee (11.10.). In tutti i casi la cornice è spettacolare, ed è gratis. Chi non si accontenta di fare da spettatore, su SportXX trova tutta l’attrezzatura di cui ha bisogno e le dritte degli esperti Ryffel Running.
Quanto è sostenibile la vostra spesa? Da oggi potete scoprirlo in tempo reale grazie alla nuova funzione «Cumulus Green» che la Migros ha integrato nel suo programma bonus gratuito Cumulus e che calcola automaticamente la quota di prodotti sostenibili sul totale dell’acquisto. I prodotti di dodici marchi sostenibili (Migros Bio, Max Havelaar, UTZ, Alnatura, per citarne alcuni) vengono indicati sull’estratto conto Cumulus o sulla homepage Cumulus. Il progetto, realizzato in collaborazione con il WWF, mira ad accrescere la consapevolezza del consumatore in tema di sostenibilità. www.migros.ch/cumulus-green
www.sportxx.ch/ryffelrunning
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Stanco, stanco, stanco, stanco...
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Una risata al giorno...
È scientificamente provato: quando ridiamo l’organismo produce endorfine, gli ormoni della felicità che agiscono contro lo stress, leniscono il dolore e creano benessere. E dato che non sempre la vita offre spunti comici, vi proponiamo un paio di video contagiosi per quando volete regalarvi una sana risata. Li trovate su YouTube inserendo i termini di ricerca «Risate nel parlamento spagnolo» (seduta sospesa per attacco di ridarella collettiva), «News reader cannot stop laughing» (due giornalisti americani si spanciano in diretta) e «Federer and Nadal: fit of laughter during shooting» (i due campioni in versione ilare).
Green sempre più verde
© Raffael Waldner, Plainpicture, iStockphoto
Bambini a tavola!
Cucinare per i bambini è impresa tutt’altro che facile: il cibo deve incontrare i loro gusti e avere un aspetto accattivante, il menu dev’essere ben bilanciato e variegato. Senza contare che, di norma, non si ha troppo tempo da dedicarvi. Come far combaciare tutte queste esigenze – per di più nel rispetto dell’ambiente – lo scoprite nel nuovo libro di cucina «Green Gourmet Family», nato dalla collaborazione tra Migros, Cucina di stagione e WWF. 70 ricette a base di ingredienti stagionali, consigli pratici sugli alimenti e sulla cucina responsabile, idee per coinvolgere i bambini ai fornelli. Green Gourmet Family è disponibile fino alla fine di settembre in tutte le filiali Migros.
Un habitat di stagni e prati, alberi da frutto sparsi, un folto di betulle e una distesa di ghiaia, vaste zone umide... La descrizione fa pensare a un’area naturale protetta, in realtà è un campo da golf. O, meglio: è il campo da golf che la Cooperativa Migros Zurigo intende realizzare a Wädenswil, sul lago di Zurigo, e che sta progettando in collaborazione con enti competenti e specialisti di settore. A Wädenswil, come in tutti i campi da golf Migros, i percorsi rappresenteranno solo un terzo della superficie complessiva, il resto sarà occupato da superfici di compensazione ecologica, gestite in modo estensivo.
Filosofia nell’etere
Non dovete far niente, solo ascoltare due persone che si scambiano pensieri e riflessioni. Il programma «Das philosophische Radio» dell’emittente tedesca WDR 5 è un’esperienza affascinante per chi si cimenta volentieri con temi quali «Speculazione morale» o «Ego tunnel». Il conduttore Jürgen Wiebke, perfetta incarnazione dell’uomo della strada, tartassa di domande i filosofi ospiti fino a quando anche noi, che ascoltiamo comodamente dalla poltrona di casa, arriviamo a esclamare «Eureka! Adesso ho capito.» www.wdr5.de/sendungen (podcast download)
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Pane
Il nostro pane quotidiano È un alimento conosciuto e apprezzato da millenni in tutto il mondo, patrimonio dell‚umanità. Per giunta la sua produzione sostiene la biodiversità. Il pane è tutto questo e molto altro ancora. Le diete cercano da anni di minarne la reputazione, ma il pane si sa reinventare di continuo per rispondere alle esigenze della Testo: Marianne Botta Diener Illustrazioni: Flavia Travaglini
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© GettyImages, Sfondo: iStockphoto
salute e delle mode.
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Pane
s
entendo parlare di pane appena sfornato, ancor prima di visualizzarlo la maggior parte di noi ne percepisce il profumo. Il pane risveglia tutta una serie di sensazioni legate all’infanzia, perché gli odori sono strettamente legati ai ricordi. Come spiega il nutrizionista David Fäh, «nella nostra cultura il pane è uno degli alimenti di base, a cui associamo esperienze positive», ci ricorda ad esempio la colazione in famiglia, la merenda all’asilo o un bel panino mangiato in gita scolastica. Il pane è anche un alimento molto calorico. E noi tendiamo a preferire cibi molto nutrienti. Per i nostri antenati, segnati dalla povertà, questa predilezione era legata all’istinto di sopravvivenza. Ora i tempi sono cambiati, ma la voglia di pane non sembra essere diminuita, anche se la tendenza sempre più diffusa a vivere in modo sano non si arresta nemmeno di fronte al pane. Ma di questo parleremo più avanti. Per ora lasciamoci inebriare parlando del suo profumo, del suo gusto e della sua croccantezza. L’incomparabile sapore del pane è dato dai moltissimi aromi che si sprigionano dalla crosta durante la cottura. I 500 aromi finora identificati dipendono dal tipo di cereale. Il sapore e il profumo della spelta originale sono ad esempio diversi da quelli dell’avena o della segale. La fase più importante per lo sviluppo degli aromi è la fermentazione della pasta con il lievito o il lievito madre. Durante la cottura si sviluppano altri aromi tostati. Michael Kleinert, direttore dell’Istituto d’innovazione degli alimenti e delle bevande dell’Università di scienze applicate di Zurigo, ha inventato la ruota aromatica, uno strumento che permette di descrivere il pane proprio come si fa con il vino, e che riporta le famiglie aromati12
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Non tutti tollerano bene il pane Intolleranze e allergie
Esistono persone alle quali il pane crea disturbi. Vivai si è rivolto ad aha! Centro Allergie Svizzera. Ecco alcuni chiarimenti in merito. Celiachia o sensibilità al glutine Cos’è Si tratta di un’intolleranza
dell’intestino verso il glutine, complesso proteico presente nel frumento, nell’orzo, nell’avena, nella spelta e nella segale. Quando non viene diagnosticata una celiachia, si può comunque trattare di una sensibilità al glutine. Possibili sintomi Diarrea, costipazione, stanchezza, carenza di ferro, instabilità psichica; nei bambini, anche tendenza al pianto e disturbi della crescita. Alternative Pane e alimenti prodotti con cereali senza glutine, quali miglio, mais, riso, quinoa o amaranto. Allergia al frumento Cos’è L’allergia alle proteine del fru-
mento è una delle allergie alimentari più diffuse, soprattutto tra i bambini. Sintomi I sintomi allergici vanno dal raffreddore a disturbi digestivi, fino all’asma. Alternative Sono adatti tipi di pane prodotti con altri cereali (vedi le informazioni sulla celiachia) oppure il pane di sola segale.
che che lo caratterizzano. Ecco come il professor Kleinert commenta un pane di spelta: «Un rinfrescante tocco di note fruttate che si sviluppano grazie all’aroma del lievito maturo. Nel finale si percepisce il sapore di nocciola, tipico del farro.» Il pane è un alimento semplice. La preparazione di base prevede farina, acqua, lievito o lievito madre e un po’ di sale. Circa il 90 percento delle materie prime utilizzate per la produzione di pane dalla JOWA, il panificio della Migros, proviene dalla Svizzera. Per mantenere costante la qualità del pane preparato giornalmente, la JOWA fa un uso parsimonioso di agenti lievitanti che, di solito, contengono ingredienti naturali già presenti nella farina. Ricordiamo che la farina è un prodotto naturale soggetto a variazioni determinate dal tempo e dalla qualità del suolo. Fatto a mano con ingredienti locali
Come ogni bene di consumo, anche il pane segue le tendenze del momento. Attualmente molti clienti prediligono il pane fatto a mano, a base di materie prime locali. «La risposta della JOWA a questa tendenza sono le panetterie interne, integrate nelle filiali Migros, che di solito danno al cliente la possibilità di assistere alla cottura del pane sul posto», spiega Daniel Hiestand, direttore marketing, sviluppo e provviste alla JOWA. L’offerta è vastissima: solo la JOWA propone circa 200 varietà di pane. La scelta non è mai stata così ampia. A livello europeo, negli ultimi anni il consumo di pane è leggermente diminuito. Le probabili cause di questo calo sono le diete low carb, che prevedono pochi carboidrati, e le intolleranze, quelle ipotizzate e quelle realmente esistenti (vedi box).
© Leo Patrone
Cosa ne pensa David Fäh? «È sicuramente meglio mangiare pane che i dolci e gli spuntini grassi.» Ad eccezione di quello bianco, il pane fornisce una buona dose di fibre alimentari, vitamine del gruppo B, alcuni sali minerali quali zinco e magnesio, nonché fitonutrienti bioattivi. Fäh sconsiglia invece di mangiare regolarmente pane bianco, perché contiene meno sostanze nutritive pregiate e più carboidrati. È vero che i secondi forniscono energia, però inducono l’insulina a stoccarla sottoforma di grassi, rallentando così lo smaltimento degli accumuli di grasso e di zuccheri nell’organismo. E questo rappresenta un problema soprattutto per chi è in sovrappeso e si muove poco. Secondo Fäh, chi deve tenere sotto controllo il peso la sera dovrebbe evitare il pane e altre fonti di carboidrati, in modo da smaltire le riserve durante la notte. Per gli amanti del pane ci sono però anche buone notizie: non tutti i tipi di pane fan-
no ingrassare allo stesso modo. Mangiando pane ricco di fibre alimentari e mucillagini, come quello d’avena o di segale, lo zucchero passa nel sangue più lentamente. Anche i grassi e alimenti come noci e soia rallentano l’aumento della glicemia. Il nutrizionista Fäh consiglia di mangiare più spesso il pane di segale vallesano: «Lo considero più sano, anche perché durante la preparazione viene fatto fermentare più a lungo e quindi per molti è più digeribile.» Grazie al lievito madre ha un sapore diverso dal pane normale, rimane umido più a lungo e dura di più. Da tempo l’industria è attenta alle esigenze di chi bada alla linea. Il pane proteico, con meno carboidrati, rappresenta una valida alternativa, perché anche l’alimentazione sana non deve trascurare un aspetto fondamentale: il piacere. E il pane fresco, assaporato da solo, con un pezzo di formaggio o un po’ di burro, è una vera delizia per il palato! ●
Meno carboidrati Pane proteico
Alla Migros il pane proteico è disponibile già da settembre 2012. A differenza di quello normale, che fornisce 30-45 grammi di carboidrati per 100 grammi, questo pane speciale ne contiene solo 6 per 100 grammi. Il maggior contenuto di proteine proviene da frumento, soia o lupini. I grassi pregiati provengono dalla presenza di semi di lino, girasole e sesamo. Il pane proteico è un pane scuro, ricco di semi e ancor più delizioso se fatto tostare. Questo prodotto è pensato soprattutto per chi segue una dieta low carb o per chi deve seguire un’alimentazione povera di carboidrati a causa del diabete.
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Pane
Portata mondiale Lo si mangia in ogni angolo della terra. Magari con delle varianti, ripieno al curry o fatto di farina di mais, ma la sostanza rimane: è pane Testi: Harald Braun, Lisa von Ortenberg, Karen Naundorf, Simone Ott, Judith Reker, Silke Bender, Petra Koci Illustrazioni: Flavia Travaglini
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© Giappone: Luca Gabino, Germania: Sabine Braun, Argentina: Karen Naundorf, USA: Alberto Engeli, Sudafrica: Sally Shorkened, Francia: Julien Benhamou, Inghilterra: Andrea Artz
”In Giappone non ci si può certo lamentare della scelta.„ «Mangio il pane abbastanza spesso, circa 4-5 volte alla settimana. Mi piace la baguette, spalmata di burro e marmellata. A parte i tipi di pane d’origine europea, da noi ci sono anche una serie di creazioni tipicamente giapponesi. Penso che il pane più apprezzato dagli abitanti di Tokio sia il «curry bread» (pane ripieno di curry di verdure denso). C’è poi il pane «yakisoba», farcito con tagliatelle saltate. La «korone» è un tipo di brioche con vaniglia o crema al cioccolato, che da noi rientra nella categoria del pane, proprio come l’«an pan», che vienefarcito con una pasta dolce di fagioli rossi. In generale la parola pane si traduce con il simile «pan». Esiste poi una serie di distinzioni. I pani già tagliati sono gli «shoku-pan», quelli dolci «kashi-pan», mentre gli snacks più elaborati vengono chiamati «souzai-pan». La scelta non ci manca. Non ci si può certo lamentare!» Miki Sudo, 35 anni, lavora in un salone di bellezza a Tokio.
”Una pagnotta di segale e frumento ci basta per una settimana.„ «Per un pane bigio fresco e buono sono pronto ad attraversare mezza città. Il mio negozio di fiducia è un piccolo panificio biologico di Amburgo che si chiama «Rettungsbrot», pane di salvataggio. Il suo pane alle noci al momento è il mio favorito. Ogni tanto compro anche la pagnotta di segale e frumento del panificio storico del quartiere St. Pauli, che poi ci basta per una settimana.»
Oliver Zimmermann, 44, banchiere di Amburgo.
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”In Argentina ci si è abituati a un pane bianco e insipido. Abbiamo deciso che era ora di finirla!„ «In Argentina il pane in tavola non manca mai: al mattino una fetta di pane da toast o un prodotto da forno dolce, a pranzo e a cena del pane bianco o di crusca, indipendentemente dal piatto che accompagna. Purtroppo nei panifici si trova soprattutto pane bianco dal sapore sempre uguale e con molti conservanti. Gli argentini si sono abituati. Per questo motivo quando abbiamo aperto il nostro caffè Malvón abbiamo deciso che era ora di finirla! Volevamo far rivivere le ricette tradizionali! Nel frattempo non facciamo solo pane di segale o integrale, ma anche focaccia al rosmarino, alle olive o cornetti alle mandorle. Senza lievito industriale l’impasto viene sottoposto a un naturale processo di fermentazione. Per garantire ciò però è necessaria molta esperienza, per fortuna il nostro panettiere Diego ha tutto sotto controllo.»
Dario Muhafara, proprietario del caffè e ristorante Malvón, Buenos Aires.
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Pane
”Il pane croccante della tradizione europea si trova a Los Angeles da appena 15 anni.„ Io sono cresciuto con il Wonder Bread, un pane morbido da toast industriale di farina sbiancata. Ci facevamo dei sandwich, schiaffando tra le fette di pane affettati, foglie d’insalata e abbondante maionese. A quel tempo lo trovavamo delizioso. Oggi sto alla larga dal pane che
viene prodotto con più di una mezza dozzina di ingredienti. Se sono diventato un mangiatore di pane consapevole posso ringraziare la La Brea bakery di Los Angeles, che 15 anni fa provocò una vera e propria rivoluzione del pane. Per la prima volta nella storia della città si trovava il pane croccante della tradizione europea. Da quel momento in poi si è assistito alla diffusione in tutta la città di piccoli panifici artigianali.
Steve Chagollan, Senior editor della rivista specializzata di cinema «Variety» a Los Angeles.
”A colazione mangio sempre pane per toast bianco. Quattro fette leggermente tostate.„
” In India il pane dev‚essere tondo, morbido e bello uniforme.„ «Non solo mi piace mangiare il pane, ma amo anche farlo. Fare il pane è un lavoro di fatica ma allo stesso tempo un’arte che solo una madre può davvero trasmettere. Il pane in India dev’essere tondo, morbido e uniforme. Ho imparato a farlo che andavo ancora a scuola. Quello che mi è sempre piaciuto di più, è preparare l’impasto. Consumo quotidianamente un pane di frumento
rotondo, preparato fresco ogni giorno. A seconda della stagione sperimento con diversi tipi di farina, magari di mais o di sorgo d’inverno. Preferisco il pane ai semi misti, che trovo più nutriente del pane integrale. Questi diversi tipi di pane rappresentano una parte importante della cucina indiana. Mi piace anche sperimentare creando dei pani con diverse farciture. I pani ripieni di patate, cottage cheese o verdure verdi rappresentano un’alternativa sana e gustosa.
«A casa nostra si mangia pane bianco a fette. Lo compro confezionato al supermercato. È bello morbido e quindi adatto a mia figlia di sei anni, che ancora non ha i canini. Da quando lavoro in un caffè, dove il pane viene preparato fresco tutti i giorni, apprezzo in modo particolare il sapore del loro pane di segale, dal gusto un po’ acidulo. Lo porto però raramente a casa, perché mia figlia e mio marito preferiscono il pane bianco. A colazione mangio sempre pane. Quattro fette leggermente tostate, insieme a due uova al tegamino, mezzo avocado e un po’ di pomodoro. Non spalmo mai burro sul pane, le uova sono già abbastanza grasse. Quando alle sette, sette e mezza ceniamo, accompagniamo spesso il pasto con del pane. In questo caso non tosto le fette, le taglio solo a metà. Le trovo ottime con il fegato di pollo o il curry di montone.»
Fiona Dube dallo Zimbabwe, 27 anni, vive a Johannesburg, Sudafrica, e fa la cameriera.
Anusha Soni, giornalista a Delhi, India.
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”Molto spesso mi è capitato di divorarne la metà ancor prima di arrivare a casa.„ «Non mangio più croissant e pain au chocolat da ormai quasi 10 anni. Troppo burro, troppi grassi. Compro la baguette fresca solo quando ho ospiti. Mi è capitato troppo spesso di divorarne la metà solo nella strada dal panificio a casa, quando è ancora calda e croccante ed emana quel profumo irresistibile. Una baguette, poi, è davvero buona solo quando è veramente fresca ed è troppo grande per me sola. Il classico pane da toast integrale del supermercato è molto più pratico e meno traviante: quando non ho tempo di cucinare per pranzo, lo tosto e lo farcisco con formaggio, prosciutto e pomodori, soluzione adatta anche per uno spuntino. Per colazione, in realtà, prendo quasi sempre una tazza di tè con 3 o 4 biscotti al cioccolato biologico.» Stephanie Valère (37 anni), sofrologa (terapeuta del rilassamento), Parigi
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” Per qualche strana ragione le bambine amano il pane da toast.„ «La nostra famiglia mangia abbastanza pane, visto che preparo regolarmente dei cestini per il pranzo a scuola delle mie due bimbe. Per i sandwich alterno panini integrali, rosette di farina chiara e scura e bagel. Al mattino facciamo la tipica colazione veloce, con fiocchi e toast. Per qualche strana ragione le bambine prediligono il pane da toast bianco e gommoso, che però arriva in tavola solo in via eccezionale. Di solito compriamo per mio marito pane privo di glutine, mentre a noi piace il tipico pane bianco inglese croccante, il bloomer. Ci concediamo ogni tanto anche il piacere dei classici prodotti da forno inglesi, come gli hot cross buns o il cottage bread».
Fiona Corby, è insegnante di nuoto e madre di Anna (16 anni) e Ella (14 anni), vive a Purley, Surrey, Inghilterra
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È BUONO PER IL MIO BAMBINO.
Pane
Pane quotidiano In Svizzera si consumano quasi 50 chili di pane pro capite l‚anno – un piazzamento più che modesto nella classifica internazionale, come si può vedere dal nostro grafico. Ciononostante il pane è uno dei protagonisti indiscussi sulle nostre tavole. Ricerche: Lukas Hadorn Illustrazione: Flavia Travaglini
135 g
77 %
è il consumo giornaliero pro capite di pane in Svizzera (2010), pari a
il consuma regolarmente frutta
quasi 50 chilogrammi l’anno.
61 %
il consuma regolarmente pasta
84 %
l’ degli svizzeri consuma regolarmente pane (2006)
Confronto internazionale
(grammi pro capite al giorno):
il 55 %
450 :
consuma regolarmente carne
fino a Europa orientale
250 :
fino a Australia, Argentina, Germania, Italia, Francia, Spagna, Paesi Bassi, Israele
160 :
77 %
il consuma regolarmente riso
il
44 %
fino a Inghilterra, Svezia, Canada, Svizzera, Austria, USA
consuma patate regolarmente
80 :
fino a Brasile, Asia
Prezzo di 500 g di pane bigio in Svizzera (mercato totale, CHF)
1.75
2.00
1.74
0.98 0.28
0.18
1926
1936
0.24
0.29
1946
1956
0.43 1966
1976
1986
1996
2006
Composizione del prezzo medio del pane in Svizzera (2013)
Fonti: Ufficio federale dell’agricoltura UFAG, Associazione svizzera mastri panettieri-confettieri, Informazione svizzera sul pane ISP, Migros, JOWA
JOWA
La JOWA, fondata nel 1931 da Gottlieb Duttweiler come fabbrica di cioccolato, è oggi la numero uno in Svizzera nel settore pane e prodotti da forno. Comprende 10 panifici regionali, un impianto di molitura per grano duro, un pastificio, uno stabilimento dedicato ai prodotti privi di glutine e oltre 90 panifici sparsi per tutta la Svizzera.
24 %
92 128 133 kg
salari di produzione
è il pane prodotto dalla Jowa nel 2013. Le 125 panetterie a marchio Migros sfornano quotidianamente 200 diversi tipi di pane e ogni giorno alla Migros si vendono circa 350’000 unità di pane fresco.
18 % Da 1 chilogrammo di cereale in grani si ricavano 730 grammi di farina, con cui si ottiene 1 chilo di pane.
Per produrre un chilo di pane servono circa 2 m² di superficie cerealicola a raccolto annuale.
costi di vendita
15 %
costi della farina
9 ,5 % altri costi aziendali La più amata fra le varietà di pane Migros è la corona croccante, di cui si vendono 30’000 pezzi al giorno. Seguono la treccia e la corona del sole bio.
7%
resi/perdite
5%
amministrazione
5%
rischio/utili
5%
energia
550 t
12 570 t
di burro / grassi
di farina
di panna / latte / latte in polvere
328 t di lievito
ammortamento
4%
altre materie prime
2 ,5 %
Consumo di materia prima dei panifici JOWA (in tonnellate/anno; 2013)
495 t
4%
208 t di uova
tassa sul valore aggiunto
149 t di zucchero
1% 232 t
imballaggio
di sale Vivai 4/14
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Pane
Un buchino da colmare ? Domande e risposte per ampliare la nostra conoscenza del pianeta pane.
Š iStockphoto
Testo: Petra Koci
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Come va conservato il pane per mantenerlo fresco e croccante il più a lungo possibile? La cosa migliore è tenerlo nella confezione originale, di solito un sacchetto di carta, e quindi avvolgerlo in un canovaccio di lino o cotone. La superficie di taglio va protetta con la pellicola trasparente. Gordana Tomljenovic, atelier culinario njam njam, Wettingen
Come distinguere il pane fresco da quello precotto? Oggi la differenza tra i due tipi di pane è davvero minima. Quelli precotti possono avere una crosta più dura e più croccante. Martin Marthaler, responsabile sviluppo prodotti JOWA
Chi ha inventato gli zwieback? Il croccante prodotto di panetteria a lunga conservazione era già conosciuto nell’antichità. Il nome zwieback, traduzione tedesca del termine biscotto (da bis coctus panis, pane cotto due volte) risale al 17esimo secolo. Museo sulla cultura del pane, Ulma
Perché il pane per toast è venduto a fette e ha sempre la stessa forma? Per ragioni legate al convenience food: in passato le fette erano pensate per i tostapane comuni. Oggi il pane per toast è spesso usato anche per i tramezzini. Il taglio uniforme assicura un rapporto ottimale tra pane e farcitura. Aldo Kern, direttore della Hegnauer Bäckerei di Volketswil
In fatto di gusti, il pane divide la Svizzera? In Ticino e in Romandia si preferisce il pane chiaro (bianco e semibianco), mentre nella Svizzera tedesca vanno per la maggiore le varietà più scure. Non esiste però un vero e proprio divario tra le regioni linguistiche. Inoltre, negli ultimi anni, ad esempio con l’introduzione del pain paillasse, la situazione è cambiata. Informazione svizzera sul pane ISP
Il pane raffermo può esser dato agli animali? Sì, ma solo se ha ancora un buon odore e non è ammuffito. E comunque solo in piccole quantità. Tuttavia, siccome il pane è molto calorico e, a seconda del sistema digerente dell’animale, influenza massicciamente la funzione dei batteri presenti nel tratto gastrointestinale, consiglio di darlo solo come ricompensa, ad esempio ai cavalli, o in piccolissime quantità, ad esempio ai cigni, tenendo sempre presente la taglia dell’animale. Negli animali piccoli, come i conigli nani, il pane può portare all’obesità. Prof. Dr. med. vet. Annette Liesegang, direttrice dell’Istituto di alimentazione animale, Vetsuisse Zurigo
Come si forma la crosta del pane? La crosta che si forma durante la cottura è dovuta all’evaporazione dell’acqua sulla superficie del pane. Il calore del forno le conferisce il colore dorato. A temperature di 140-220°C si sprigiona un variegato ventaglio d’aromi derivanti dalla caramellizzazione degli zuccheri e dall’interazione tra proteine e zuccheri, la cosiddetta reazione di Maillard. La crosta serve anche a proteggere la mollica, morbida, umida e ricca di sostanze nutritive, da danni meccanici o biologici, come la muffa. La crosta ideale ha uno spessore e una doratura uniforme, non è screpolata ed è asciutta. Prof. Michael Kleinert, analista sensoriale e direttore dell’Istituto d’innovazione degli alimenti e delle bevande, Università di scienze applicate di Zurigo
Perché si usa portare pane e sale a chi inaugura una nuova casa? Il pane e il sale, due antichissimi ingredienti della nostra alimentazione, sono simbolo di fratellaza, bontà e ospitalità. Al Nord si usa regalarli come buon auspicio a chi entra in una nuova casa, per augurare ricchezza, fertilità e salute. Museo sulla cultura del pane, Ulma
Cosa rappresenta il pane nella religione? Nel pane il cristianesimo vede un dono di Dio. Gesù condivise il pane con i poveri. Durante l’Ultima Cena, scelse il pane e il vino come segni per riassumere la sua vita. Nel Padre Nostro si prega per il «pane quotidiano», che anche noi dovremmo condividere con gli altri. Prof. Edmund Arens, facoltà di teologia, Università di Lucerna
Nell’ebraismo il pane è la quintessenza del sostentamento, perché, come si legge nel Salmo 104, 15, «il pane sostenta il cuore dei mortali». Prima d’iniziare a mangiare, soprattutto durante lo schabbat e le festività, gli ebrei recitano la benedizione del pane come ringraziamento a Dio, che ci nutre. Nell’ebraismo, il nutrimento spirituale, la dimensione religiosa e metafisica sono importanti tanto quanto il pane. Rabbino David Bollag, Istituto per la ricerca giudeo-cristiana, Università di Lucerna
Quali sono le novità in fatto di pane? Si discute di porzioni più piccole, sui miglioramenti dell’aspetto convenience (aumento della durata di conservazione, prodotti già tagliati...), sul valore aggiunto per la salute (pane proteico, senza glutine, senza proteine del latte), su prodotti più naturali (pasta acida, senza agenti lievitanti, cereali originari...) e più sostenibili (marchi come TerraSuisse o I nostrani del Ticino). Martin Marthaler, responsabile sviluppo prodotti Jowa
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Nuova vita nei campi C‚è un filo rosso tra il consumo di pane in Svizzera e la promozione della biodiversità. Un progetto a Klettgau ci mostra la natura di questo legame. Testo: Atlant Bieri Foto:MarKus Jenny Illustrazioni: Flavia Travaglini
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Pane
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ltre a fornirci la materia prima per il pane, i campi di frumento rappresentano l’habitat naturale di molte specie animali e vegetali. L’agricoltura moderna ha però trasformato gran parte di questi campi in una sorta di deserti verdi, in cui le allodole e le lepri non riescono a trovare il necessario spazio vitale. I ricercatori e gli ecologisti si stanno muovendo per porre rimedio a questa situazione e favorire la biodiversità, ripopolando i campi. Nel Klettgau ci sono riusciti. Anni fa, questa regione del Canton Sciaffusa era una delle zone agricole più inquinate. All’inizio degli anni Novanta le acque freatiche erano talmente contaminate dalla massiccia presenza di anticrittogamici e di nitrati da indurre il cantone a correre ai ripari. È quindi stato lanciato un progetto di vasta portata per salvaguardare le acque freatiche e promuovere la biodiversità. L’importanza dei maggesi fioriti
Il ritorno della natura. Grazie al piano di salvaguardia della biodiversità nei campi di frumento di Klettgau il numero di lepri si è quadruplicato.
La realizzazione di questo progetto è partita dalla reintroduzione di erbe infestanti rare, un gruppo di circa 300 piante selvatiche che crescono nei campi di grano. Sono le cosiddette piante segetali, come la speronella, l’adonide, la lappola carota o lo specchio di Venere. «A causa dell’eccessivo utilizzo di diserbanti, non crescevano più», spiega il biologo Markus Jenny della Stazione ornitologica di Sempach. Di conseguenza erano spariti anche gli insetti che dipendevano da queste piante
erbacee. Ma non solo. Ne aveva risentito anche l’ultimo anello della catena alimentare, ossia gli uccelli che nidificano nel terreno, come l’allodola e la starna, che, non trovando più nulla da mangiare, avevano abbandonato i campi. Per riportare nei campi le erbe infestanti, i contadini hanno seminato maggesi fioriti, superfici su cui cresce un miscuglio di piante erbacee diverse. Appartenenti a oltre una trentina di specie, crescono tra i campi di frumento, non vengono concimate con azoto e non sono trattate né con diserbanti né con pesticidi. «Costituiscono un habitat prezioso per le piante segetali, come il papavero o il fiordaliso, ma anche per specie più rare, quali il gittaione o lo specchio di Venere», spiega Matthias Albrecht, biologo al Centro di ricerca agronomica Agroscope. Markus Jenny e i suoi colleghi del Canton Sciaffusa hanno inoltre incoraggiato i contadini a passare alla produzione integrata IP, un metodo di produzione agricola che prevede un minor utilizzo di fertilizzanti e pesticidi. I minor introiti dovuti alla perdita di raccolto sono state indennizzate dalla Confederazione. Risultati incoraggianti
Questi provvedimenti hanno dato ottimi frutti, permettendo il ritorno di specie che in Svizzera erano ormai estinte, come la stellina dei campi o lo specchio di Venere ondulato. «Sono nate da semi che stavano dormicchiando da decenni nel terreno e che aspettavano il momento giusto per germogliare», spiega Jenny. Un’altra strategia prevedeva la riduzione dei fertilizzanti, che ha portato a un aumento dello spazio tra le piante di frumento, lasciando più luce e superfici libere nei campi. Le allodole e gli strillozzi sono così tornati a nidificare. «Grazie a questa misura, nella regione del Klettgau la popolazione degli strillozzi è passata da quasi nessuna a oltre 20 coppie», spiega Jenny. Sono riapparse anche le lepri. Nelle zone rivalutate oggi ne vivono Vivai 4/14
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Una farfalla della famiglia delle hesperiidae su un fiordaliso. Lumache sul piccolo farro (al centro), un cereale antico. Erbe segetali crescono in un campo di maggesi, coltivato per favorire il ritorno della starna (sotto).
Giovani allodole di circa 8 giorni. Il loro nido poggia su un campo di maggesi fioriti.
circa 14 per chilometro quadrato, ossia «quattro volte più di prima», come sottolinea Jenny. Oggi in Svizzera le superfici d’importanza ecologica, come i maggesi fioriti, raggiungono il 2 percento. Ma solo raggiunto il 5 percento torneranno le lepri e le altre specie. L’Ufficio federale dell’agricoltura si è però prefisso l’ambizioso obiettivo di raggiungere il 10 percento. La biodiversità nei campi di frumento ringrazia! Agroscope sta studiando altre superfici ecologiche da integrare nei campi. Al momento sta lavorando su una striscia fiorita, seminata accanto a un campo di frumento, dove possono rifornirsi di nettare insetti utili quali i maggiolini, i sirfidi, le crisope o le vespe parassita. Queste ultime fanno delle vere e proprie incursioni nei campi di grano a caccia di afidi e altri parassiti. I contadini approfittano così in modo diretto della biodiversità. «Gli insetti danno una mano a ridurre i pesticidi e a coltivare il frumento in modo più sostenibile», conclude Albrecht. ● 26
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Acquistare Terra Suisse
Promuovere la biodiversità Il marchio TerraSuisse è stato creato nel 2007 dalla Migros in collaborazione con la Stazione ornitologica svizzera di Sempach e IP-SUISSE. I contadini di IP-SUISSE che producono materie prime TerraSuisse adottano anche misure ecologiche a favore della biodiversità, ossia della diversità paesaggistica e biologica. Ad esempio scelgono di realizzare maggesi fioriti o muretti a secco e siepi tra i campi per offrire spazi vitali a insetti, lepri e uccelli. Dal 2010 questi contadini hanno aumentato del 50 percento gli spazi vitali ricchi di specie nelle loro aziende agricole. Nel frattempo il marchio TerraSuisse è diventato il secondo label in ordine di fatturato della Migros, non da ultimo grazie all’ottima collaborazione con la Stazione ornitologica di Sempach e
IP-SUISSE. Con un contratto quinquennale, la Migros garantisce ai produttori di cereali di IP-Suisse l’acquisto dei cereali per la panificazione oltre a un supplemento fisso. Il Klettgau è l’esempio migliore della validità di TerraSuisse: chi all’alba vede una famiglia di leprotti giocare nei campi e riesce a scorgere le allodole tra gli steli dei cereali, non serberà più alcun dubbio sulla possibilità di conciliare la produzione agricola con la diversità delle specie. Acquistando prodotti TerraSuisse, i clienti Migros fanno sì che il Klettgau non rimanga un caso isolato.
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Mobilità collaborativa
La mia auto è la tua auto Si parla sempre più spesso di mobilità collaborativa, un’idea che potrebbe semplificarci la vita e parallelamente evitare il collasso del traffico. Ed è proprio questo il principio: condividere per moltiplicare le opportunità. Si divide per dare a tutti di più. Testo: Lukas Hadorn Illustrazioni: Anja Kroencke
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ROULETTE AFRICANA L’acqua contaminata rende ogni sorso un rischio mortale. Bisogna agire ora: www.helvetas.ch
Mobilità collaborativa
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a Svizzera è in coda. Non solo durante le vacanze estive, bensì tutto l’anno. Stando a un recente comunicato dell’Ufficio federale delle strade, il numero delle ore di coda rilevate sulle strade nazionali tra il 2010 e il 2012 è aumentato del 34 percento. Le città maggiormente congestionate sono Zurigo, Ginevra, Losanna e Berna. La crescita demografica è una delle cause, esattamente come il reddito elevato e la crescente distanza tra casa e lavoro. Una cosa è certa: i classici modelli di mobilità – primo fra tutti il traffico individuale con l’auto per motivi di lavoro – hanno raggiunto i loro limiti. La Svizzera rischia il collasso. Le idee per risolvere il problema di certo non mancano: pedaggi, eliminazione delle strozzature nella rete stradale, trasferimento del traffico dalla strada alla rotaia. Di «mobilità collaborativa» invece si parla ancora poco, anche se questo concetto potrebbe forse traghettarci in pochi anni fuori dalla crisi. La mobilità condivisa o co-mobilità è la formula più intelligente dell’attuale mobilità. Sostanzialmente consiste nel condividere le automobili, ma anche i tragitti, i servizi e l’infrastruttura del traffico per sfruttare meglio, ossia in modo più efficiente, le risorse esistenti. Di tutto un po’ di meno Se consideriamo che un’auto privata in media rimane ferma per 23-24 ore al giorno, l’idea di mettere a disposizione di altri lo stesso veicolo nel periodo di tempo in cui non viene utilizzato è assolutamente logica. Lo stesso vale per il parcheggio libero, i sedili, la superficie di carico disponibile. Ciò che non viene utilizzato, è a disposizione di tutti. Le rapide connessioni Internet e i terminali mobili rendono il mercato più trasparente, permettendo a offerenti e utenti di mettersi in contatto in modo semplice e rapido. A medio termine, grazie a queste soluzioni efficienti si ridurrà il fabbisogno assoluto di veicoli, ma anche di carburanti, servizi e infrastrutture.
Economica, ecologica e sociale Mobilità collaborativa significa mobilità sostenibile secondo Jörg Beckmann. «È economicamente sostenibile perché sfrutta meglio le capacità a disposizione e non richiede investimenti infrastrutturali supplementari, ecologicamente sostenibile perché utilizza con maggior parsimonia le risorse non rinnovabili, e infine socialmente sostenibile perché promuove nuove forme collettive di organizzazione della mobilità». Beckmann è un’autorità in materia. Egli dirige infatti l’Accademia della mobilità, un gruppo di lavoro e di riflessione sulla mobilità fondato nel 2008 dal TCS. Tutti gli anni organizza a Berna un congresso dal simpatico nome di wocomoco, che sta per World Collaborative Mobility Congress, con lo scopo di riunire idee e operatori della mobilità collaborativa, un settore in rapidissima crescita. Una svolta epocale Ciò che stiamo vivendo attualmente con la nascita di una miriade di offerte di car& bike-sharing, centrali di car-pooling, servizi taxi privati o reti di parcheggi pubblici è l’inizio di una svolta epocale della mobilità. «Il vecchio mondo dei trasporti era caratterizzato da una cortina di ferro tra il traffico individuale motorizzato privato e il traffico pubblico collettivo», afferma Jörg Beckmann. «Si stava da questa o da quella parte, nel mezzo non c’era nulla. La mobilità condivisa sta iniziando a cancellare questi confini netti. Il traffico pubblico viene individualizzato, il traffico privato reso più pubblico». Anche il ricercatore di tendenze Lars Thomsen, riferendosi a questi nuovi servizi, parla di un cambiamento di paradigma. «L’accesso diventa più importante del possesso», afferma. Uno sviluppo che era già stato riconosciuto quasi 15 anni fa da Jeremy Rifkin, sociologo americano e grande teorico della società dell’accesso. Rifkin spiegò in che modo il valore tradizionale della proprietà, considerato come un mezzo per
Mobility Categoria: car-sharing
Pochi paesi vantano una densità di utenti car-sharing come la Svizzera. Questo successo ha un nome: Mobility. Oggi la società cooperativa fondata a Lucerna nel 1997 propone le sue auto rosse a noleggio a breve termine in quasi 1400 punti di stazionamento in tutta la Svizzera. 112’000 persone usufruiscono di questo servizio e possono così risparmiarsi l’acquisto di una prima o seconda auto. Con la sua organizzazione centralizzata e la propria flotta di veicoli Mobility rappresenta la vecchia guardia del car-sharing; stando agli esperti, il futuro appartiene alle cosiddette reti peer-to-peer, nelle quali i privati si mettono in relazione direttamente tra di loro. www.mobility.ch
tooxme Categoria: car-pooling
Il servizio di car-pooling tooxme commercializza nella Svizzera orientale la sua offerta come «mobilità sociale». Chi viaggia da A a B, lo comunica via app, e se nello stesso momento un’altra persona desidera recarsi a B (e lo comunica via app), il conducente può portarla con sé. Il passeggero paga meno rispetto al taxi, e il conducente beneficia di un’indennità per un tragitto che avrebbe comunque effettuato. Un vantaggio per entrambi. Visto che questo servizio viene utilizzato da certi autisti per scopi commerciali, l’opposizione è agguerrita, soprattutto quella dell’industria dei taxi. La società internazionale Uber solleva un po’ ovunque massicce proteste; a Bruxelles è stata perfino bandita. www.tooxme.com Vivai 4/14
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Mobilità collaborativa
incrementare la propria autonomia e di conseguenza il sentimento di libertà, sta perdendo importanza rispetto a un nuovo valore: quello dell’ottimizzazione dell’accesso. «Lentamente si sta diffondendo nella popolazione la consapevolezza che non si debba più possedere un oggetto per poterne usufruire», spiega Thomsen. «I giovani ascoltano tutto il giorno musica senza possedere alcun supporto audio». Lo stesso tra non molto dovrebbe capitare anche con l’auto: perché possedere un’auto – in altre parole: acquistarla, custodirla, provvedere alla manutenzione, ripararla, assicurarla – se si può prenderla semplicemente e velocemente in prestito quando ci serve? Il ruolo centrale della Svizzera La Migros vorrebbe che la Svizzera assumesse un ruolo di primo piano in questo importante processo di sviluppo. «Facciamo già parte dei paesi leader nel settore della mobilità collaborativa», afferma Hans-Jörg Dohrmann, direttore dell’azienda m-way SA, una filiale Migros specializzata nella vendita di veicoli elettrici. Egli cita l’esempio di Mobility Carsharing, il secondo prestatore di servizi al mondo in ordine di grandezza. Anche m-way partecipa al mercato della mobilità condivisa, tra le altre cose con la piattaforma di carsharing sharoo e il progetto eMOTION Zürich, una combinazione unica a livello mondiale di elettromobilità e car-sharing, nell’ambito della quale i privati possono acquistare un’auto elettrica a condizioni agevolate se in caso di mancato impiego la mettono a disposizione della comunità. «Penso sia fantastico che la Migros partecipi attivamente alla creazione di queste nuove forme di mobilità», afferma Dohrmann. «Non sappiamo ancora quali modelli si imporranno in futuro. Perciò in questa fase è possibile che qualcosa non funzioni o addirittura fallisca. Ma l’imprenditorialità funziona così. Questo è lo spirito di Duttweiler»! Anche Stefan Schöbi, responsabile di
Engagement Migros, il fondo di sostegno del Gruppo Migros, è convinto che la Svizzera possa emergere come terra di innovazioni in fatto di mobilità. Nel settore innovativo della mobilità collaborativa, ci troviamo ancora nella fase creativa dell’invenzione, precisa Schöbi. Ed è proprio questo che rende questo mondo tanto interessante (vedi intervista a pagina 34). La convenienza è la soluzione
«La gente ha già capito che la mobilità collaborativa non è una mobilità di seconda classe», constata il ricercatore di tendenze Thomsen. «Oggi le offerte di car-sharing non vengono utilizzate solo da coloro che non possono permettersi un’auto. Per molte persone, non avere l’auto rappresenta una scelta consapevole». Per raggiungere un target più ampio, i servizi dovranno però essere migliori, più convenienti e più comodi rispetto alle attuali soluzioni in materia di traffico. Soltanto allora la grande massa salirà sul treno della co-mobilità. Occorre comunque tener presente che la mobilità condivisa non è cosa da tutti. «Ma se anche soltanto il 20-30 percento di tutti gli utenti della strada puntasse sulla mobilità condivisa, sarebbe un mercato gigantesco», spiega Thomsen. Cosa succederà poi? Quale ricercatore di tendenze, egli ha ovviamente anche la sua visione della co-mobilità del futuro. «Un giorno ci metteremo lungo la strada, premeremo un tasto sullo smartphone e subito arriverà un veicolo telecomandato a prenderci. All’interno saremo collegati con i nostri contatti, potremo lavorare o ascoltare musica. La macchina partirà automaticamente, ci scaricherà alla meta e magari parcheggierà da sola oppure proseguirà verso il prossimo utente». Ovviamente è musica del futuro, puntualizza Thomsen. Prima di poter usufruire di questa forma di mobilità collaborativa, scorrerà ancora parecchia acqua sotto i ponti. «All’incirca fino al 2019». ●
sharoo Categoria: car-sharing peer-to-peer
Il principio è semplice: puoi usare la mia auto quando a me non serve. Tutti possono iscriversi alla piattaforma car-sharing e offrire alla comunità, oppure solo ad amici o vicini, la propria auto a nolo. Fondata a maggio a Zurigo, Lucerna e Berna, l’azienda, che gode della partecipazione dell’azienda affiliata alla Migros m-way, della Mobiliare e di Mobility Car-sharing, estenderà presto il suo servizio a tutta la Svizzera. Attualmente si cercano pionieri a Basilea, San Gallo e Winterthur. Sharoo ha saputo riconoscere che un impiego semplice, sicurezza e fiducia sono fattori essenziali per garantirsi una più ampia recezione. Non serve ad esempio consegnare le chiavi, poiché l’accesso al veicolo è garantito via smartphone. I tragitti sono assicurati automaticamente e i membri vengono valutati dalla comunità. www.sharoo.com
CaKi-Bike Categoria: e-bike-sharing
CaKi-Bike è l’abbreviazione di Cargo-Kinder-Bike, una bicicletta elettrica che può essere usata per trasportare carichi, ma anche i propri figli. Un’alternativa all’auto, in particolare per le giovani famiglie che vivono in città o negli agglomerati urbani! A Berna da alcuni anni è in corso un progetto nell’ambito del quale tre famiglie possono candidarsi per condividere una CaKi-Bike. Una volta scelta la comunità, il veicolo sarà messo a disposizione gratuitamente per tre mesi. La domanda supera di gran lunga l’offerta! www.ewb.ch/de/angebot/ mobilitaet/electrodrive/caki-bike.html Vivai 4/14
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Mobilità collaborativa
"La Svizzera può essere determinante nello sviluppo della mobilità condivisa„ La Svizzera può giocare un ruolo rilevante nello sviluppo di questa nuova forma di mobilità?
Assolutamente sì, ne siamo convinti. Con le sue dimensioni ridotte e la rete di trasporti pubblici ben organizzata, la Svizzera può costituire un modello per sperimentare soluzioni di mobilità innovative su scala ridotta. Se riusciremo a creare sin da ora le condizioni quadro per una mobilità futuribile, allora la Svizzera potrà affermare ulteriormente il suo ruolo di pioniere nel campo della mobilità. Signor Schöbi, anche la mobilità condivisa beneficia del sostegno finanziario della Migros. Come mai?
Perché la mobilità collaborativa è una nuova forma di mobilità che va assolutamente sviluppata vista la compattazione dei nostri spazi vitali. Cerchiamo sempre di sostenere temi e progetti che fanno progredire la nostra società. Scegliamo di promuovere quei settori che realizzano progetti pionieristici. Iniziative di tipo greenfield, portate avanti con coraggio verso il cambiamento, con creatività e lo sguardo rivolto verso il futuro.
Nel campo della mobilità condivisa è sicuramente così. Concretamente quali progetti sostenete?
© Tomas Dikk
Sosteniamo l’Accademia della mobilità, un luogo di riflessione e una piattaforma interdisciplinare della mobilità svizzera, nell’organizzazione del congresso internazionale della mobilità collaborativa wocomoco, che riunisce gli operatori di questo settore e promuove la realizzazione di nuovi progetti di mobilità condivisa. Con il nostro sostegno, intendiamo contribuire allo sviluppo di standard e all’attuazione su vasta scala di modelli sostenibili.
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Publibike Categoria: bike-sharing
Publibike è per il bike-sharing ciò che Mobility rappresenta per il car-sharing. Gli abbonati possono noleggiare una bicicletta, tradizionale o elettrica, in oltre 100 punti di stazionamento in Svizzera. Come numerosi servizi di co-mobilità, anche Publibike è concepito quale completamento dei trasporti pubblici e dovrebbe coprire gli ultimi chilometri tra l’ultima fermata e la destinazione finale. Contrariamente a quanto comunemente si crede, questi servizi non mirano a far concorrenza ai mezzi pubblici, bensì a promuoverli. Una app garantisce la massima trasparenza in tempo reale. www.publibike.ch
Quali altri settori tematici e progetti vengono finanziati con il Fondo di sostegno?
Attualmente sovvenzioniamo diversi progetti nel campo della sostenibilità. Tra questi la ricerca di alternative all’olio di semi di palma nei detersivi, un progetto pilota per lo sviluppo di imballaggi fabbricati con materie prime biologiche e prodotti di scarto, uno studio di fattibilità per il progetto di una filiale Migros che in futuro potrà acquistare pesce e verdure dalla propria fattoria da tetto. Tutti questi progetti hanno un punto in comune: potrebbero anche fallire. Ma ci assumiamo il rischio, poiché solo così possiamo impedire che soluzioni geniali, in grado potenzialmente di cambiare il futuro rimangano chiuse in un cassetto.
Stefan Schöbi (37 anni)
è direttore di Engagement, un fondo di sostegno del gruppo Migros. Con questo fondo, istituito nel 2012, la Migros finanzia, su base volontaria, progetti nei campi della cultura, della sostenibilità, dell’economia e dello sport.
Parku Categoria: parcheggio-sharing
«Buchen statt suchen», ossia prenotare anziché cercare, è lo slogan della rete svizzera di parcheggi Parku. Chi possiede un parcheggio laddove altri spesso lo cercano, lo può affittare quando a lui non serve. Una app mostra in tempo reale dove ci sono parcheggi liberi e a che prezzo. Mentre i più critici fanno presente che il traffico privato nei centri cittadini rischierebbe di aumentare, i sostenitori di questa soluzione parlano di utilizzo efficiente dell’attuale superficie destinata ai parcheggi, con massiccia riduzione del traffico causato dalla ricerca di un posto e quindi del traffico in generale. Da qualche tempo Parku non è più solo appannaggio delle città svizzere, ma è approdato anche in quel di Berlino. www.parku.ch
Sapere e conoscere di più e comprendere i nessi diventa sempre più importante nella nostra movimentata epoca. Giornaliste e giornalisti competenti scrivono per voi nei quotidiani e periodici svizzeri articoli su argomenti di attualità e sui relativi retroscena. Elaborati da redazioni di cui vi potete fidare. Fatevi anche voi una vostra opinione. Ordinate ora con pochi clic di mouse un abbonamento di prova scegliendo al sito presseabo.ch il giornale o il periodico desiderato. Parteciperete automaticamente al sorteggio. Potrete aggiudicarvi una delle due Renault Captur e uno dei 10 buoni del valore di CHF 1000.– ciascuno. I vostri quotidiani e periodici svizzeri.
Gelato alla panna
Buono, così come sei Dagli anni 70 la confezione dello stecco gelato alla panna della Migros è rimasta immutata e il suo gusto è praticamente lo stesso. Anche il piacere di gustarlo non si scioglie mai. Testo: Monique Rijks
Foto: Yves Roth
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uest’estate su tutte le passerelle del mondo sfilano i colori dell’arcobaleno. Questa tendenza è ovunque, per la strada come nel banco frigo. Le ultimissime creazioni gelato risaltano con i loro cappucci di zucchero dai colori al neon, le loro noci grandi e piccole, affogati nella cioccolata o dalle superfici marmorate. Accanto a questi, lo spoglio stecco alla vaniglia nella sua confezione blu sembra una finestra Bauhaus su una facciata barocca. Nonostante ciò, a questo classico, che figura nell’assortimento della Migros dal 1975, non manca proprio nulla: alla base il miglior gelato di vaniglia, una copertura al cacao e un semplice stecco di legno, bello da vedere e gradevole al tatto. Non si sa se dipende dall’aspetto, dal gusto o dalla confezione appariscente, fatto sta che ogni anno ne vengono venduti circa 10 milioni solo al gusto vaniglia, e ciò rappresenta la prova che le cose semplici non stancano mai. Finora non si è mai sentita la necessità di cambiare la confezione blu con la foca creata dal leggendario disegnatore della Migros, Hans Uster. Non tutto, però, è rimasto come un tempo e nel corso degli anni sono stati fatti dei cambiamenti per stare al passo con le tendenze della società. La copertura al cacao viene oggi prodotta con grassi 36
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„Senza
tempo come il tubino nero.„
non idrogenati e l’aroma del gelato alla vaniglia è stato adattato per rispondere al crescente bisogno di autenticità del gusto. I cambiamenti però sono talmente minimi, che perfino i più fedeli consumatori dello stecco gelato faticano a percepirli. Nella scelta del gelato (come di tutti gli altri alimenti) le abitudini alimentari della nostra infanzia giocano un ruolo determinante. Quanto dolce dev’essere il nostro gelato o stagionato il nostro formaggio, non dipende tanto dal buon gusto bensì da quanto risulta familiare. Il profumiere francese Serge Lutens è convinto che l’uomo nei primi sette anni di vita scopra il mondo e si crei un grosso archivio di profumi, gusti e immagini. Più semplice è l’esperienza sensoriale, tanto più facilmente si imprime nella mente. Questo registro molto personale sembra essere il fondamento sul quale ogni singolo essere umano costruisce le proprie preferenze: «Il primo passo è rappresentato sempre dal riconoscimento. Solo allora si costruisce una relazione con un oggetto, un libro o un gusto », dice Lutens. Tutto questo gioca a favore del nostro stecco alla vaniglia, che visto così potrebbe essere definito come “il tubino nero del banco dei surgelati” e che proprio come questo, grazie alla sua semplicità e al suo gusto autentico, è senza tempo. l
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Energia a colori La moda del fitness ha sempre trascinato il mercato delle bevande isotoniche. Promettono prestazioni elevate, ma quando servono davvero? Testo: Marianne Botta Diener Foto: Yves Roth
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a visione di uno sportivo d’élite che afferra la bottiglia è familiare al telespettatore. Tennis, si cambia campo: Roger Federer infila la mano nella borsa e ne estrae una borraccia. I calciatori lo fanno durante la pausa oppure alla fine della partita: bevono rapidamente dalle bottiglie che vengono loro consegnate. Passando ai ciclisti del Tour de France, è lecito chiedersi se le bottigliette che portano alla bocca contengano veramente soltanto semplici liquidi. In poche parole: si tratta di un doping legale. In effetti, acqua a parte, gli sportivi d’élite assumono soprattutto bevande isotoniche che forniscono energia rapida. Le bottiglie colorate, che da tempo ormai si trovano anche sugli scaffali dei supermercati, si vendono molto bene. Un successo che potrebbe essere imputabile anche al desiderio degli sportivi del tempo libero e degli impiegati d’ufficio di corrispondere all’immagine dell’atleta in piena forma. La domanda più importante innanzi tutto: in che cosa si differenzia una bevanda isotonica dall’acqua? Risposta facile: contiene additivi, soprattutto minerali, vitamine e carboidrati. Tuttavia la concentrazione cambia da bevanda a bevanda. Nella scelta della bibita, andrebbero considerati soprattutto i carboidrati aggiunti (in particolare diversi zuccheri). Mario Müller del Fitnesspark Migros di Lucerna, constata che molti clienti preferiscono le bevande isotoniche all’acqua, altrettanto efficace. «Noi però proponiamo bevande con un contenuto calorico molto 38
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Chi inizia a correre, perde più sodio rispetto agli sportivi allenati. Perciò le bevande energetiche per i principianti dovrebbero contenere anche più sodio.
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Adeguare la quantità di liquidi alle condizioni atmosferiche. Il caldo e l’elevata umidità dell’aria stimolano la sudorazione. Se il tempo è secco e freddo, si perdono invece più liquidi attraverso la respirazione.
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Le bevande che contengono zuccheri e sali minerali possono accelerare l’assorbimento dei liquidi.
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Chi si allena intensamente per più di un’ora, dovrebbe assumere una bevanda con aggiunta di carboidrati.
Da tenere a mente Sport & bevande • Bevande energetiche, bevande elettrolitiche e bevande ISO sono miscele di acqua, carboidrati e minerali. •
Prima di un’attività fisica, pochi liquidi e niente caffè (e ovviamente niente alcol).
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Una regola d’oro: bere da mezzo a un litro circa di liquidi all’ora in caso di sforzi fisici.
• Per sforzi che durano fino a un’ora, l’acqua è la bevanda migliore.
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Bere a piccoli sorsi e non più di 2 dl per volta.
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Le bevande dovrebbero essere assunte non refrigerate e non gassate. Non dovrebbero neppure essere troppo dolci o troppo acide.
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Alternative: tè, succhi di frutta o miscele personalizzate: acqua minerale contenente sodio ad esempio con succo di mele.
© GettyImages
Bevande isotoniche
basso. Non vogliamo che i nostri clienti assumano più calorie di quante effettivamente ne bruciano» afferma Müller. Il «carburante» di cui gli sportivi (in particolar modo quelli del tempo libero) hanno soprattutto bisogno si chiama soprattutto sodio. Poiché chi fa uno sforzo fisico e suda, attraverso la traspirazione perde sodio, il sale del corpo. Le sostanze o sali minerali sono estremamente importanti per la pressione sanguigna, le cellule nervose e la muscolatura. In una bibita isotonica, i sali minerali vengono disciolti nell’acqua formando soluzioni che conducono l’elettricità, i cosiddetti elettroliti. Le sostanze idrosolubili quali il sodio, il magnesio e i carboidrati modificano la pressione osmotica di una bevanda, velocizzando l’assorbimento del liquido nell’intestino tenue e quindi il suo passaggio nel sangue. Un effetto percepibile: il corpo riceve energia più rapidamente. Ma il corpo sostanzialmente dispone di sufficienti riserve a cui può attingere in caso di sforzi fisici e con un apporto di acqua sufficiente. Soltanto dopo circa 60 minuti di jogging il corpo comincia a utilizzare i glicogeni, ossia le riserve di zuccheri nei muscoli e nel fegato. Più liquidi si perdono e più cala l’energia. Quando si ha la sensazione di avere «le gambe molli», effettivamente una bevanda isotonica può fornire nuova energia disponibile rapidamente. «Se la prestazione è importante, le bevande isotoniche possono essere d’aiuto» afferma David Fäh, specialista in scienze dell’alimentazione ed esperto di Vivai. Poi aggiunge: «In caso di attività sportiva normale, basta l’acqua. Se ci si allena con maggiore intensità, un’assunzione supplementare di glucosio (sotto forma di zucchero d’uva) e non di fruttosio (zucchero della frutta) può avere un senso». Fäh consiglia anche di controllare la quantità di sale quando si sceglie una bevanda isotonica. L’esperto consiglia 0.5 g di sodio per litro e altri elettroliti quali ad esempio il magnesio. Meglio quindi leggere le indicazioni scritte in piccolo sull’etichetta della bevanda isotonica prima di afferrare la bottiglia! l Vivai 4/14
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Anguria
Deve il suo colore rosso al licopene, un antiossidante naturale, presente anche nei pomodori. Feta
Ad alto contenuto di grassi e sale, è anche ricca di proteine, vitamine e sali minerali. Pistacchi
Il verde fa bene! I pistacchi sono ricchi di ferro, acidi grassi essenziali, proteine e fibre.
Più gusto all‚insalata In cucina l’anguria è tendenzialmente sottovalutata, eppure ha molto da offrire, oltre al bassissimo contenuto calorico. È ottima, ad esempio, abbinata ad alimenti salati e piccanti. Testo: Lukas Hadorn Ricetta: Daniel Tinembart
© iStockphoto (fotomontaggio: Vivai)
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uello che in italiano è noto sotto vari nomi – anguria, cocomero, popone –, in tedesco si chiama Wassermelone, letteralmente “melone d’acqua”. Un nome forse poco appetitoso ma di sicuro calzante, visto che il tondeggiante frutto è costituito al 96% circa, per l’appunto, da acqua. Sarebbe ingiusto, tuttavia, relegare l’anguria al ruolo di pratico dissetante per le calde serate estive. Da un recente studio americano risulta infatti che sarebbe in grado di ridurre l’ipertensione. Questo grazie al suo contenuto di citrullina, un amminoacido che dilata i vasi sanguigni. Un giornale tedesco si è persino azzardato a spacciarla per Viagra naturale, ma
Foto: Ruth Küng
noi ci accontentiamo di rivalutarla in cucina. Dove, grazie al suo sapore zuccherino, fa da golosissimo contrappunto ai gusti salati e piccanti. Per esempio, in insalata con feta, cipolla, menta e croccante trito di pistacchi – un contorno fresco e saporito, ideale per accompagnare le grigliate estive. Ingredienti e preparazione (per 4 persone)
4 cucchiai di olio d’oliva, 3 cucchiai di aceto balsamico bianco, 1 cucchiaino di miele, pepe macinato, sale, 800 g di anguria, 1 piccola cipolla rossa, 200 g di feta, ½ mazzetto di menta, 2 cucchiai di pistacchi.
Prepara il condimento miscelando olio, aceto e miele, e aggiusta di sale e pepe. Taglia l’anguria a cubetti e affetta la cipolla ad anelli. Metti da parte qualche foglia di menta per guarnire e tritura finemente le foglie rimanenti. Dividi grossolanamente la feta in bocconi. Mescola i cubetti di anguria con il formaggio, la cipolla e la menta, e condisci il tutto. Cospargi l’insalata di pistacchi triturati e guarnisci con le foglie di menta precedentemente messe da parte. Tempo di preparazione: 20 minuti circa. Una porzione contiene circa 22 g di grassi, 11 g di proteine e 21 g di carboidrati (330 kcal). ● Vivai 4/14
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Lo psicologo e il personaggio misterioso
Quante calorie ! Chi ha posato questi alimenti sul nastro, ama cucinare dolci, ma segue anche un’alimentazione equilibrata. Lo psicologo è sicuro: questa è una spesa per gente allegra e aperta! Foto: Nick Hunger
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a pancia mi dice che questa è una situazione semplice, ma nel contempo complessa. La fotografia del nastro svela alcune abitudini alimentari piuttosto chiare, ma un bel punto di domanda raggruppa almeno la metà dei prodotti. Di certo, è qualcuno che ama preparare dolci, ha un debole per il Ticino e la cucina asiatica e condisce volentieri con erbe aromatiche fresche. Ma non ci sono pra-
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ticamente alimenti che permettano di risalire all’età e al sesso dell’acquirente. Qualcosa mi dice che nella risoluzione di questo enigma il mio intuito sarà messo a dura prova. Per quali piatti o dolci vengono utilizzati ad esempio anice stellato, basilico e lamponi freschi, uova e farina di spelta originale? Questa combinazione di alimenti accende la mia curiosità. Senza
dubbio con questi ingredienti si cucinano piatti deliziosi ed evidentemente si ricerca anche un equilibrio tra gusto e alimentazione sana. Lo dimostra ad esempio l’Indice Frutta Verdura, che si calcola dividendo il numero dei prodotti a base di frutta e verdura per il totale degli alimenti acquistati, poi si moltiplica per 100. Questa spesa si situa in zona verde. Il contenuto energetico di 1 kg di burro da
Questa spesa è stata fatta alla Migros di Limmatplatz a Zurigo
cucina, 20 uova, 1 kg di zucchero e 3 kg di farina, per un totale di oltre 20 000 calorie, è piuttosto elevato. Una domanda decisiva: per quanto tempo e per quante persone sono previsti gli ingredienti per la pasticceria? Considerando anche gli altri alimenti, la quantità energetica basta abbondantemente a nutrire tre adulti per una settimana. Quindi le possibilità sono due. O si cucina per un evento speciale, ad esempio un grande invito, o l’economia domestica conta tre o quattro persone che cucinano e mangiano quotidianamente almeno un pasto in comune. Secondo me quest’ultima variante è la più probabile, vista la presenza di ingredienti della cucina mediterranea e asiatica. È possibile anche che ai fornelli (e al forno!!!) si alternino due persone diverse. I semi di rucola mi fanno pensare che in casa ci sia almeno una persona con il
„C’è almeno
una persona con il pollice verde, che coltiva un orticello d’erbe aromatiche.
„
Lo psicologo dell’alimentazione Il Dr. Robert Sempach dirige il settore Salute del Percento culturale Migros. Il suo progetto attuale è Tavolata, ritrovi a tavola per persone anziane. Informazioni su www.tavolata.net
pollice verde, che coltiva un orticello d’erbe aromatiche sul balcone o in giardino. Probabilmente qui crescono anche altri ortaggi e insalate, per compensare gli amidacei sul piano energetico. Anche se gli orti si trovano più frequentemente in campagna, penso che questa spesa sia stata fatta in città. Dalla nascita dell’«urban gardening», le erbe aromatiche e i semi hanno risvegliato l’interesse anche dei cittadini. Dato che la tendenza è molto seguita specialmente dai giovani, concludo che si tratta di una coppia di spirito giovane molto sportiva, oppure – ed è quello che mi sembra più probabile – di una coppia che vive tuttora con i figli ormai cresciuti. Anche se questa conclusione è azzardata, posso affermare con certezza che la spesa è destinata a persone aperte che amano la vita. Chi è? Per scoprirlo, volta pagina. Vivai 4/14
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La soluzione
La spesa è stata fatta da Ralph Schelling. Il cuoco 27enne, che vive a Zurigo, crea ricette per la cucina di tutti i giorni per «Cucina di Stagione», la rivista gastronomica della Migros, e propone corsi di cucina.
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o, non ho il pollice verde. Ma mi piace l’idea di coltivare sul mio balcone le erbe e le insalate che mi servono in cucina. Il risotto ticinese l’ho preparato per i miei coinquilini, e l’ho servito con delle trote svizzere. Cerco di seguire un’alimentazione il più equilibrata possibile. Per questo compero sempre diversi tipi di frutta. È vero che le patatine sono ricche di calorie, ma visto che pratico molto sport, va bene se le mangio di tanto in tanto. L’attività fisica richiede al mio corpo molte proteine, e le uova e il pollame ne contengono parecchie. Di preferenza acquisto polli interi. Solo così si possono ottenere le piccole e pregiatissime ostriche di pollo, chiamate anche bocconi del prete, che si friggono come chicken nuggets. Visto che la mia attività di catering mi tiene spesso fuori casa, cucino raramente per me solo. Quando sono dietro ai fornelli di casa mia, di solito sperimento nuove ricette. Con il latte di cocco ho preparato delle frittelle di banana con una salsa alle arachidi, un dessert che ho presentato in occasione di un corso di cucina. Con le diverse qualità di farina, ho testato nuove ricette di pane. Prima di fare la spesa, preparo la lista di ciò che mi serve. In ogni caso, acquisto sempre anche un paio di prodotti per le scorte. Ad esempio il burro, che congelo, o la pasta ● A cura di Anette Thielert
Che cosa sono le... decisioni di pancia? Sembra che spesso siano proprio le decisioni migliori. Ma che succede quando abbandoniamo la razionalità e decidiamo d’istinto? L’abbiamo chiesto a persone che sanno ascoltare la propria pancia. Inchiesta: Simone Ott
„è ben La pancia mi dice se un cibo preparato oppure no. Non
ha a che vedere con i gusti o la gola, ma semplicemente con la qualità degli ingredienti e della preparazione. Quando non c’è qualità, il cibo resta sullo stomaco e affatica il corpo. Quando è buono, allora ci si sente bene, in forma e pieni di energia.
„
Patrick Zbinden, esperto di analisi sensoriale degli alimenti, esperto e autore di cucina.
„decidere Quando mi sono trovata a se lasciare un buon
impiego in un gruppo industriale internazionale per fondare la mia impresa, l’istinto è stato molto importante. È il risultato di centinaia d’impressioni ed esperienze del passato che ho impresso inconsapevolmente nella mente ed è quindi una bussola importante. Prima di licenziarmi, per un paio di settimane, mi sono portata appresso questa idea, per vedere che effetto faceva sulla pancia. Le sensazioni erano tutte positive e allora ho capito di dovere correre questo rischio.
Priska Schoch, fondatrice del portale online per offerte GRYPS 46
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„
„e melodie. La mia pancia è piena di ritmi Quando mi lascio andare alle sensazioni di pancia, ne scaturisce una danza. Il movimento che parte dal centro mi rende felice, poiché quando i fianchi roteano, la giostra dei pensieri trova pace.
„
Maya Farner, danzatrice del ventre e coreografa
Domanda e risposte
Scusa, Buddha! Una pancia grande non aiuta a prendere decisioni migliori.
„decisioni L’istinto non porta solo a di pancia. Si può
percepire anche in altre parti del corpo o sotto forma di emozioni, perché è il risultato di esperienze passate. Non ci si può però abbandonare semplicemente all’istinto, perché può condurci in errore. Solo dopo esserci rivolti alla ragione come seconda “consigliera”, abbiamo una buona base per prendere decisioni.
„
© iStockphoto
Dr. Maja Storch, psicologa e autrice
„generale, Contrariamente all’immaginario „Non percepisco mai così la ventriloquia non ha intensamente la mia pancia come luogo nel ventre, ma è una tecnica speciale di respirazione e articolazione. È un gioco di corde vocali, diaframma, laringe e concentrazione. Perciò quando mi esibisco non avverto alcuna particolare sensazione al ventre. Come intrattenitore però l’istinto è molto importante. È intuizione, fiuto ed esperienza allo stesso tempo. Per me la pancia è come un secondo cervello, con il quale riesco a capire velocemente con chi tra il pubblico posso interagire, chi posso far salire sul palcoscenico e chi no. Urs Kliby, ventriloquo
durante la gravidanza. A volte ho come la sensazione che un’intera squadra stia giocando a calcio nella mia pancia. Finalmente si può mostrare la pancia senza vergognarsi, ma dopo la gravidanza la mia pancia non è più al centro delle mie attenzioni ed è bene così… per lo meno fino alla prossima gravidanza.
„
Lilly Anderegg, madre di un bimbo di 2 anni e incinta al nono mese del secondo
„
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Le ali ai piedi Sono le fondamenta sulle quali poggiamo, ma in genere riserviamo loro poche attenzioni. Tuttavia, in estate, la cura delle nostre estremità inferiori non è solo una questione di estetica, bensì un importante contributo al benessere di tutto il corpo. La gamma di consigli per la cura dei piedi è vasta come quella per viso e capelli. Testo: Gisela Femppel
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Piedi
© Plainpicture, GettyImages
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ossa, 33 articolazioni, 20 muscoli, ben 114 legamenti, 1700 terminazioni nervose, un arco longitudinale e un arco trasverso, un tallone, cinque dita, un collo: questo è in sintesi il nostro piede. I piedi, oltre a vantare una struttura complessa, ci sorreggono in media per 120 000 chilometri nel corso della vita. Senza contare che, prima dell’invenzione della bicicletta e dell’automobile, camminare era il modo più comune e conveniente per spostarsi. Oggi per motivi ecologici e di salute, camminare è di gran moda, ma ciò nonostante i piedi vengono spesso trascurati. Per ore e ore vengono costretti, bloccati, stritolati, compressi oppure semplicemente ignorati. A tali torture rispondono con bruciori, punti di pressione, calli o inestetici duroni e alla fine si appiattiscono, cedono o si allargano. La regola d’oro per piedi sani consiste in buon paio di scarpe. Questa verità lapalissiana è confermata anche dall’ortopedico Alexej Barg, primario e responsabile dell’équipe di chirurgia del piede e delle articolazio-
"Per
ore e ore vengono costretti, bloccati, stritolati e compressi..„
ni tibio-tarsali presso la Clinica ortopedica dell’Ospedale universitario di Basilea. Le scarpe non devono costringere il piede e non devono avere un tacco troppo alto. «Una scarpa», spiega il Dr. Barg, «deve calzare in maniera perfetta e comoda, garantire una buona tenuta del piede ed essere di buona qualità.» Brutte notizie per le irriducibili dei tacchi alti! Al di là dell’aspetto attraente, l’altezza e la forma delle scarpe coi tacchi non depongo-
no a favore delle stesse. Le scarpe dovrebbero svolgere interamente la loro funzione e i tacchi alti rivestono un ruolo meramente estetico. Nulla da obiettare, invece, sul fatto che l’escursionismo imponga una scapa robusta e stabile e che un corridore amatoriale indosserà preferibilmente una calzatura sportiva comoda. L’ortopedico raccomanda di sostituire le scarpe sportive regolarmente in quanto col tempo perdono di stabilità. I runner dovrebbero dedicare un’attenzione particolare alla loro «attrezzatura sportiva». Barg raccomanda ai neofiti, se possibile, di non correre sull’asfalto, ma su terreni morbidi. Neppure la tanto osannata corsa a piedi scalzi andrebbe praticata eccessivamente, e anche in questo caso il terreno è fondamentale: una spiaggia di sabbia calda e morbida sembrerebbe essere l’ideale. L’esperto sottolinea che non vi sono consigli generalmente validi. Cosa fa bene ai nostri piedi dipende per prima cosa dall’età e dallo stato di salute. Dopo lunghe ore trascorse in piedi o cammiVivai 4/14
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Ottime soluzioni Per piedi curati 1. Wellness Foot Bath Salt Pedic:
sale da bagno con olio di jojoba, aloe vera e tè verde per rigenerare e rinfrescare i piedi affaticati.
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2. SOS stick anti-callosità Pedic:
per rigenerare piedi screpolati e corneificati. L’urea conferisce immediata morbidezza alla pelle. Facile da applicare.
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3. Crema da bagno per i piedi Pedic: olio dell’albero del tè, camo-
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milla e olio di rosmarino si prendono cura di piedi secchi e screpolati e agiscono contro i duroni. 4. Balsamo per i piedi Kneipp:
nando, l’esperto consiglia ciò che già dava giovamento alle nostre nonne: bagni alternati caldi e freddi.
5. Deodorante spray per i piedi Pedic:
Programmi benessere fai da te Mentre l’ortopedia si occupa prevalentemente di ossa, articolazioni, tendini e muscoli, la podologia consacra il suo lavoro alla cura medica del piede, ossia al trattamento di unghie incarnite, calli e duroni. Più un programma benessere che non riparatore, la pedicure è la cura cosmetica dei piedi per eccellenza, da eseguire anche a casa. Si inizia con un pediluvio di circa cinque minuti a una temperatura non superiore a 38 gradi, in modo che lo strato corneo non si ammorbidisca eccessivamente. Dopodiché si procede con il taglio delle unghie a mezzo di un tagliaunghie, una pinza o delle forbicine con le punte arrotondate. È meglio evitare il taglio diritto, perché gli spigoli taglienti possono incarnirsi. Le unghie dei piedi non vanno tenute troppo corte; idealmente il bordo dovrebbe coincidere con la punta del dito. In seguito le punte delle unghie vengono limate con una lima sottile sempre partendo dal lato verso il centro. Le fastidiose cuticole possono essere spinte indietro delicatamente con un bastoncino di legno piatto. Per le pellicine più robuste conviene utilizzare una lozio-
estratto di calendula curativo e olio di rosmarino rinfrescante garantiscono il benessere dei piedi.
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Spray rinfrescante e antitraspirante, efficace contro il sudore.
6. Crema per piedi I am Natural:
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ammorbidisce la pelle secca dei piedi e conferisce una sensazione di freschezza grazie al burro di karité e all’estratto di rosmarino di coltivazione biologica. 7. Lima per duroni di Pedic:
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Speciale lima per rimuovere in pochi minuti lo strato corneificato. 8. Smalto per unghie!
Il principale alleato della bellezza dei piedi rimane lo smalto per unghie. Non vi è alcun limite ai colori che si possono utilizzare. Da abbinare ad abiti e scarpe. Facili da applicare grazie al nuovo pennellino, gli smalti Maybelline regalano tonalità intense. Le lacche di Covergirl sorprendono per l’effetto brillante e la super tenuta di ben 7 giorni. Maybelline con la formula gel garantisce altresì una lunga durata. Ogni due mesi colori alta moda in quattro tonalità in edizione limitata.
Prodotti disponibili alla Migros
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Piedi
© GettyImages
re i piedi con una crema curativa. Privi di ghiandole sebacee, i piedi hanno bisogno di tanta idratazione. Una buona crema per i piedi contiene infatti oli vegetali, componenti idratanti quali glicerina o urea ed elementi rinfrescanti dalla profumazione gradevole. A partire dalla primavera sino a fine estate, il programma wellness per i piedi non può prescindere dallo smalto: fondo e smalto protettivo fanno durare il colore più a lungo.
ne anticuticole da lasciare agire brevemente. Il massaggio con olio per unghie evita invece che il problema si presenti. Per rimuovere lo strato corneo è preferibile utilizzare una lima piatta, molto più delicata di una raspa o di un tagliacalli. La variante più comoda consiste tuttavia in un apposito apparecchio elettrico anti-duroni. Per evitarne la ricomparsa, esistono creme che vanno però applicate regolarmente. A conclusione di una pedicure casalinga, si consiglia di massaggia-
Creme e massaggi I piedi gradiscono la crema dopo ogni doccia, meglio se applicata con un breve massaggio. Per evitare l’odore sgradevole del sudore, si consiglia l’utilizzo di un antitraspirante. Anche spray rinfrescanti e imbottiture in gel, che agiscono contro il bruciore dei polpastrelli, sono benefici per i piedi. Soprattutto dopo le escursioni o un lungo girovagare per città e metropoli, non vi è nulla di meglio di un pediluvio rilassante, rigenerante e rinvigorente. Nel caso in cui i piedi reagiscano particolarmente male alle sollecitazioni, un cerotto antivesciche previene le infezioni consentendo alla pelle di guarire tranquillamente. l
Massaggio ai piedi Come funziona Il massaggio delle zone riflesse dei piedi è un metodo di cura della medicina alternativa e si basa sull’assunto che ogni organo, ogni muscolo e ogni osso si trova in stretto collegamento con i nostri piedi. La pressione e il massaggio delle zone riflesse hanno effetti positivi sull’organo corrispondente, sostengono i processi di guarigione e stimolano la circolazione. In questo modo contribuiscono alla cura delle tensioni del collo, del tratto intestinale e dello stomaco. Il massaggio delle zone riflesse dei piedi viene eseguito normalmente da un terapista qualificato, ma nulla impedisce di praticarlo con le proprie mani. Per acquisire la tecnica giusta, si suggerisce di farsi istruire da un professionista. Le scuole club della Migros offrono corsi di base, avanzati e workshop. Ai partecipanti vengono fornite le conoscenze di base sull’anatomia e le zone riflesse e sull’azione terapeutica del massaggio e insegnate le tecniche di base. Info: www.scuola-club.ch
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Fitness ibrido Bokwa? Piloxing? Niente paura, non è necessario imparare un’altra lingua esotica per seguire le nuove tendenze del fitness. Discipline già esistenti sono state mixate per creare dei cocktail sempre più efficienti. Li abbiamo provati per voi. Testo: Petra Koci
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Tendenze fitness
© Keystone, piloxing.com, Heidi Krauss Bokwa B.E.S.T./bokwa-fitness-switzerland.com
Danza della guerra: l’aroha
Chi ha già avuto occasione di osservare almeno una volta la squadra di rugby neozelandese prima di una partita, sa già di cosa si tratta: la haka, così si chiama l’espressiva danza della guerra Maori. Occhi spalancati e lingua di fuori, questa dichiarazione di guerra è pensata per spaventare il nemico. Il programma fitness aroha è ispirato alla haka, combinata con elementi di lotta e tai chi. Affondi in avanti, possibilmente con le gambe piegate, rappresentano la base di quest’allenamento. La parte superiore del corpo è diritto e teso. Calci energici e pugni esplosivi si alternano ai flessuosi movimenti delle braccia del tai chi. Il tempo è dinamico grazie alla musica ritmica composta appositamente, che senza dubbio contribuisce al fascino dell’aroha: influssi etnici e percussioni hanno un effetto stimolante, il ritmo in ¾ penetra nelle orecchie e da lì fluisce direttamente nelle gambe. In un’ora intensa di aroha si rafforzano soprattutto la pancia, le gambe, il sedere e le braccia. Una postura bella dritta, la testa rossa e gli occhi ben aperti dopo l’allenamento non hanno niente a che vedere con una dichiarazione di guerra, ma con una buona dose di energia interiore.
La nuova zumba si chiama bokwa Il nome è un ibrido di boxe e kwaito, una danza africana, ma non c’è bisogno di sapersi destreggiare fra guantoni e ritmi del continente nero per cimentarcisi. Si tratta di disegnare con i piedi lettere e numeri a ritmo di musica – house o pop –, il tutto accompagnato da movimenti ritmici delle braccia e dei fianchi, oltre che da mini-saltelli detti «bounce». Pare che la nuova disciplina di danza-fitness stia già soppiantando la zumba. La sequenza dei passi e il tipo di musica possono variare, ma ogni lezione di bokwa stimola l’apparato cardiocircolatorio e migliora flessibilità e coordinazione. Numeri e lettere aiutano a memorizzare la coreografia, della boxe ci sono solo, in realtà, gli occasionali slanci delle braccia a pugno chiuso. L’Africa emerge negli ancheggiamenti e nei piedi battuti a ritmo, oltre che in richiami tipo «waka, waka». Il bokwa è un’aerobica particolarmente dinamica – dopo un’ora si esce sudati, di buon umore... e con qualche caloria di meno addosso.
Pilates danzato: il piloxing
Pensavamo che il pilates fosse un allenamento dolce, di certo non lo è quando viene combinato con passi di danza e boxe e si fa partire la musica. In questo modo si ottiene infatti il piloxing, un interval training intenso, che rassoda il corpo e migliora la durata e l’agilità. E allora tiriamo di boxe! Destro, sinistro, sinistro, destro. Come vanno tenuti i pugni si impara facilmente: a volte all’altezza del viso come se telefonassimo, a volte come se tenessimo un gelato. Chi vuole può indossare i guanti imbottiti con 300 grammi di granulato. Comunque, il piloxing, anche senza pesi, allena intensamente i muscoli delle braccia, facendoli lavorare quasi senza sosta, mentre le spalle sono rilassate. Chi ha avuto un inizio di giornata storto, adesso può sfogarsi tirando qualche pugno. Al pilates sono ispirati gli esercizi con i piccoli movimenti delle braccia e delle gambe, che già dopo poco tempo fanno tremare i muscoli. Nell’ultima parte sul materassino lavorano anche le natiche e il centro del corpo con esercizi di pilates, flessioni o piegamenti del busto. Per un’ora allenamento della forza e rafforzamento dei muscoli conducono una lotta senza esclusione di colpi. Al di là delle aspettative queste due discipline agli antipodi si sposano meravigliosamente. Vivai 4/14
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Tendenze fitness
Incrocio: yogalates
Il successo dello yoga dura da anni e il saluto al sole, l’albero, il cobra e tutte le altre āsana dello yoga le conosco tutti. Anche il pilates è diffusissimo. L’idea di rafforzare il baricentro è decisamente convincente ed è un elemento che accomuna yoga e pilates. Perché allora non combinare questi due allenamenti, come nello yogalates? La domanda fondamentale è: come si respira? Con il naso come nello yoga o con la bocca come nel pilates? Ebbene, le due tecniche respiratorie si alternano. Esattamente come le due discipline, che si susseguono l’una all’altra senza mai mischiarsi.
Si comincia con un’āsana dello yoga, cui segue di regola una sequenza di pilates e poi ancora una fase finale di yoga. Mentre nel pilates si tratta principalmente di attivare la muscolatura profonda della pancia e della schiena – detta anche power house –, lo yoga mira di più alla flessibilità del corpo. Le sequenze di movimento sono accompagnate dalla concentrazione sulla stabilità del baricentro e sull’esecuzione precisa. In questo modo anche lo spirito trova un suo equilibrio. E allora ben venga lo yogalates, un incrocio armonico per tutti coloro che vogliono restare in forma e non riescono a decidersi tra un allenamento e l’altro.
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Programma completo: crossfit
Non sembra affatto un centro fitness all’ultima moda, ma una palestra stile industrial dell’associazione sportiva locale. Anche nella stanza del crossfit si trovano vogatori, manubri, sbarre, anelli e palle mediche. Qui però non ci si allena ognuno per conto suo, ma si esegue un percorso a piccoli gruppi sotto la guida di un allenatore. Dopo un giro di riscaldamento al vogatore, seguono un allenamento della forza come il sollevamento pesi e la verticale al muro o un allenamento ad alta intensità con flessioni, piegamenti del busto e il salto della corda in velocità. Il crossfit unisce l’allenamento della forza con l’atletica leggera e la ginnastica.
L’aspetto più convincente di questo melange è che insieme alla forza si allena anche la durata, l’agilità, la coordinazione, la velocità e la condizione atletica. Nessuna disciplina manca all’appello. Ci aspettavamo soprattutto giovani body builder e un vero e proprio addestramento militare. Invece l’atmosfera è amichevole e motivante, sono benvenute persone di ogni età, uguale se hanno un po’ di pancetta o i muscoli. Ogni partecipante riceve gli esercizi secondo il proprio livello, viene corretto e stimolato. Insomma, il crossfit è un percorso fitness altamente efficiente seguito da dolori muscolari garantiti, che fatto in gruppo è semplicemente molto più divertente.●
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La Scuola club Migros organizza corsi di bokwa, aroha e piloxing, www.klubschule.ch. Si può inoltre provare il piloxing al Fitnesspark Migros Puls 5 a Zurigo e il bokwa al Fitnesspark Migros Heuwaage a Basilea, www.fitnesspark.ch. Una cartina con la panoramica dei centri che organizzano corsi di crossfit in Svizzera su www.crossfit.com
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Come partecipare Telefono: chiama lo 0901 560 003
(fr. 1.–/chiamata, da rete fissa) e lascia sulla segreteria soluzione, nome, cognome e indirizzo. SMS: invia VIVAI I, soluzione, nome, cognome e indirizzo al numero 920 (fr. 1.–/SMS).
Cartolina postale (posta A): Edizioni Vivai, concorso 4/14, casella postale, 8074 Zurigo Termine d’invio: 3 settembre 2014 Soluzione del numero precedente: creatività Vincitrice: Gaby Welti di Sursee
I vincitori saranno sorteggiati tra tutte le risposte corrette delle tre versioni linguistiche di Vivai e quindi informati per iscritto. Il premio non sarà corrisposto in denaro. Sono escluse le vie legali. In merito al concorso non si tiene alcuna corrispondenza. I premi non ritirati dai vincitori entro 3 mesi dal sorteggio sono considerati scaduti e non saranno sostituiti. I collaboratori della Federazione delle cooperative Migros sono esclusi dalla partecipazione al concorso. La soluzione e il nome della vincitrice o del vincitore saranno pubblicati su Vivai 5/14.
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Abbonati gratis a Vivai su www.migros.ch/vivai oppure via mail a: abbonamenti.vivai@ mediasmigros.ch e tel. 0800 180 180
valori che restano
The Hamilton Collection
The Ashton-Drake Galleries
Hans Erni -
- artista centenario Hans Erni è uno dei più importanti artisti svizzeri del ventesimo secolo. Con il suo grande impegno per l‘arte e per la sua attenzione verso i forti valori dell‘umanità ha creato, nel corso di decenni, un‘opera che non ha eguali. Una delle frasi guida di Hans Erni riguardo alle sue opere è „Belle e utili“, come si riscontra nella realtà, con i suoi oggetti di uso comune resi belli e preziosi da straordinarie decorazioni. Con quest‘offerta esclusiva Lei ha la possibilità di acquisire oggetti artistici dalla bellezza senza tempo, realizzati da uno dei più rinomati artisti del presente.
Primavera
Nel cerchio delle stagioni Collezione di quadri in ceramica composta da quattro pezzi Con forti toni di colore e con delicate pennellate Hans Erni ha creato una composizione che entusiasmerà tutti gli amici dell‘arte. Ordini subito, con il Suo Buono d‘Ordine, la collezione completa composta da 4 pezzi „Nel cerchio delle stagioni“ di Hans Erni. Riceverà il primo quadro di ceramica insieme al display in legno al prezzo di Fr. 119.00 e in seguito, ad intervalli regolari, i successivi quadri di ceramica allo stesso prezzo per ogni spedizione. (+ Fr. 11.90 per ogni Spedizione e Servizio)
Estate
Dimensione delle tavole: ca. 20 x 20 cm Lunghezza incluso Display: ca. 90 cm
Grazie allo speciale display e la forma quadrata del quadro la collezione si può appendere anche in orizontale.
• Unʻesclusiva di Hans Erni creata per la Bradford • Pregiate tavole in ceramica • Incluso display in legno Per gli ordini on line indicare il no. di riferimento: 52927 Telefono: 041 768 58 58
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www.bradford.ch/hans-erni
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Autunno
Buono d’ordine esclusivo
Termine di ordinazione: 29 settembre 2014
❑ Sì, ordino la collezione completa di Hans Erni “Nel cerchio delle stagioni“ ❑ fattura unica per ogni spedizione ❑ Pagherò con MasterCard oppure Visa
Desidero
Valida fino: Nome/Cognome
(MMAA)
Per cortesia, scrivere in stampatello
Via/N. Cap/Città E-mail Firma
Inverno
Telefono Per cortesia, compilare in stampatello e spedire subito a: The Bradford Exchange, Ltd. Jöchlerweg 2, 6340 Baar • Tel. 041 768 58 58 / Fax 041 768 59 90 e-mail: kundendienst@bradford.ch • Internet: www.bradford.ch
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The Bradford Exchange, Ltd. • Jöchlerweg 2 • 6340 Baar • e-mail: kundendienst@bradford.ch
Di Katia Gentinetta
Bastano le buone intenzioni?
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© Ornella Cacace
Katja Gentinetta è filosofa e consulente politica. Dopo aver rivestito funzioni dirigenziali nei settori culturale, amministrativo ed economico, oggi conduce il programma Sternstunde Philosophie alla televisione svizzera (SRF 1) ed è professoressa incaricata all’Università di San Gallo. Inoltre, è anche cofondatrice e partner della Gentinetta*Scholten Wirtschaft Politik Gesellschaft. Tiene conferenze ed è autrice di numerose pubblicazioni.
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i sono in giro sempre più apicoltori dilettanti, che, pur senza volerlo, invece di salvare le api ne mettono in pericolo la vita, perché quando sono tenute male e non trovano i fiori di cui hanno bisogno, queste preziose creature diventano aggressive e si ammalano. Sappiamo bene che per fare del bene non sempre bastano le buone intenzioni. Chi vuole salvare le api dovrebbe quindi intervenire in modo meno approssimativo. Ma che cosa possiamo fare per salvare il mondo? La domanda in sé è già un tantino presuntuosa. Sul posto che occupa l’uomo nel mondo, o nel globo, come diremmo oggi, i pareri sono contrastanti. Il famoso principio di Protagora, secondo cui l’uomo è misura di tutte le cose, è stato interpretato in modi diversi. All’inizio fu coniato pensando all’individuo, che valuta la conoscenza in base a sentimenti e giudizi personali. Siccome non esiste una verità assoluta è sufficiente fare affidamento su se stessi. Ma c’è di più. A cosa servono i riscontri oggettivi, i cosiddetti fatti e cifre, se le mie sensazioni parlano un linguaggio diverso? Questo relativismo individuale, che oggigiorno ritroviamo anche nei dibattiti su importanti questioni di politica economica e sociale, si trova confrontato con un’altra interpretazione, ancora più fondamentale, che non tiene conto solo del singolo individuo, ma dell’intera
umanità. Siccome in fin dei conti siamo noi esseri umani che cerchiamo di capire il mondo, la conoscenza è sempre e solo di natura umana. Platone ha scelto la via di mezzo: la politica. Per lui, la polis era «la fonte del diritto e delle norme morali». La misura di tutte le cose era la comunità politica, quella forma d’organizzazione in cui gli individui collaborano per definire, in quanto società, delle regole che servono al singolo individuo e alla comunità. A loro volta, queste regole manterrebbero la loro validità, solo fintantoché sono ritenute giuste. Non va dimenticato che per Platone la saggezza, oggi diremmo l’istruzione e la conoscenza, costituiva un presupposto importante per l’adozione di buone regole. E forse Platone avrebbe dato ragione agli esperti di api che vorrebbero che la politica adottasse una normativa che preveda un certificato di capacità per chi vuole prendersi cura di una colonia di api. Una misura del genere permetterebbe di arginare gli interventi scoordinati. Ma forse un primo passo, invece che limitarsi a mettersi a posto la coscienza, consisterebbe nell’acquisire le conoscenze necessarie e nell’avere un atteggiamento un po’ più umile, invece che valutare la situazione basandosi solo sui propri sentimenti. Chi vuole salvare il mondo dovrebbe accettare di essere solo un essere umano.l
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