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La rivista

per il benessere e la sostenibilità

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SOSTENIBILITÀ No all’usa e getta: grazie a Offcut, materiali di scarto pregiati vengono riutilizzati in ambito creativo.

RELAX Dormire è il miglior rimedio contro lo stress – e un atto sovversivo nella nostra società iperattiva.

Tempo in fuga Un‚ode alla lentezza.


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© 2018 The Coca-Cola Company.

REGALA PIÙ GUSTO ALLA TUA GIORNATA.


EDITORIALE

Voglia di novità

© Foto di copertina: Getty Images, Sabine Braun, iStock

Conoscete il principio del «nose to tail»? Dietro si cela l’idea di non consumare solo i pezzi più pregiati dell’animale come il filetto, ma di sfruttare tutto. Vabbè, quasi tutto. Visto che sono una sostenitrice convinta di questa filosofia, un amico mi ha invitata a una cena particolare. Il menu prevedeva un ceviche di cuore di vitello, seguito da uno stufato alla trippa di manzo e patate con lingua di maiale. Una cena davvero squisita, che raccomando caldamente!

Le persone che restano fedeli a un progetto per tutta la loro vita mi affascinano. Un fotografo, per esempio, che torna sempre nello stesso luogo e cattura cambiamenti che altrimenti resterebbero inosservati. O una donna che tiene diari, nei quali a 60 anni può leggere come vedeva il mondo da giovane. Perché non rifarsi a loro? Trovate anche voi un progetto personale al quale restare fedeli nel tempo!

Cara lettrice, caro lettore Un tempo si pensava che prendere il treno costituisse un rischio per la salute. Nel 19° secolo, i medici mettevano in guardia dai danni al sistema nervoso e dall’irrequietezza mentale, che avreb­ bero potuto derivare dal paesaggio che sfilava a velocità orrenda di fronte ai passeggeri. Oggi, queste considerazioni non possono che farci sorridere, consi­ derando poi che i treni a vapore non raggiungevano neanche lontanamente le velocità odierne. Ma non piacerebbe a tutti potersela prendere più comoda? Abbiamo interiorizzato lo scorrere vertiginoso del tempo da un po’. Il problema non è la velocità dell’avanzamento, ma un nuovo con­ densamento del tempo e dello spazio. Per sottrarvisi, molte persone optano per il relax organizzato, il wellness. Di ritorno alla vita quotidiana, gli stessi che qualche ora prima stavano distesi sul letti­ no dei massaggi, tornano a farsi trascinare nell’ingranaggio. Cominciamo a scalpitare quando qualcuno alla cassa del supermer­ cato fruga nel portafoglio alla ricerca di monetine. Sbuffiamo ru­ morosamente quando il treno ha un ritardo. Tiriamo subito fuori il telefonino quando ci annoiamo. Una volta ho seguito una forma­ zione in social media. L’insegnante era dell’opinione che i momenti migliori per twittare fossero quelli in cui si aspetta, per esempio il bus. Così questi tempi morti verrebbero usati in modo proficuo. Tempi morti. Lasciatemi provare a darvi un altro punto di vista sul tempo. Uno, in cui non si parla di «utilità» o di «efficienza», ma della qualità della lentezza. Nell’era della digitalizzazione, il pericolo non è che le macchine diventino sempre più intelligenti, ma che noi funzionia­ mo sempre più come loro. È tempo di una controtendenza! E come sempre ci auguriamo che vi prendiate tempo per leggere Vivai.

Manuela Specker Vivai 2018

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Naturalmente naturale. Tanto gusto, solo tre ingredienti, zero additivi.

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DALL‚ INTERNO

«Ma siamo tutti impazziti?» si chie­ de Ruth Hoffmann e mette sotto accusa il ritmo sfrenato che regna nel mondo. Un’autrice combat­ tiva e... molto saggia!

Sigla editoriale Editore: Federazione delle cooperative Migros Direzione Media Migros: Lorenz Bruegger Responsabile edizioni: Rolf Hauser Direzione pubblicazioni: Monica Glisenti Redazione: Manuela Specker Direzione artistica: Dora Siegenthaler Redazione immagini: Cornelia Thalmann Responsabile di produzione: Imelda Stalder Elaborazione immagini: Reto Mainetti Edizione italiana: Cora Gianolla, Claudia Wagner Edizione francese: Sylvie Castagné Contatti e internet: Vivai, Limmatplatz 152, casella postale 1766, 8031 Zurigo vivai@mediasmigros.ch migros.ch/vivai Stampa: Vogt-Schild Druck AG CH-4552 Derendingen Carta: senza legno, FSC misto Per compensare le emissioni di CO ², sosteniamo un progetto in Brasile. ISSN: 1663-717X

Tiratura totale Vivai: 250 060 copie D: 173 127, F: 61 557, I: 15 376 copie

09 Nelle sue immagini fiabesche, ricche di dettagli ci si può davvero perdere. Ecco perché Olaf Hajek è l’uomo giusto per il dossier sulla lentezza. Coglie nel segno lo spirito dei tempi!

08 «Vorremmo trasmettere qualcosa di utile e sensato alla società.» Gli esperti

© John Patrick Walder

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Vivai è gratis ! Ordinala qui : abbonamenti. vivai@mediasmigros.ch oppure chiama il numero 0800 180 180

La natura è il miglior esempio per illustrare l’importanza della lentezza. Atlant Bieri lo dimostra ampia­ mente nel suo testo. A pagina 24.

La specialista alimen­ tare Annina Erb ci racconta perché il sale dev’essere ridotto passo a passo in alcuni prodotti. A pagina 38.

Stefan Schöbi, respon­ sabile del fondo di sostegno Engagement Migros, aiuta progetti sostenibili a spiccare il volo sul mercato. A pagina 30. Vivai 2018

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PENSATI PER VOI

Un futuro radioso Lo sapevate che la Migros è il maggior pro­ duttore in Svizzera di elettricità ricavata da energia solare? Sui suoi tetti ha installato più impianti fotovoltaici di qualsiasi altra azienda – oltre 220 fino ad ora! Questo di­ mostra quanto la Migros prenda sul serio il proprio impegno nei confronti della svolta energetica. Promuovere le energie rinno­ vabili rientra infatti fra le promesse del pro­ gramma Generazione M.

L‚arte del viaggio In vacanza si è spesso vittima dello stress per il desiderio di visitare quante più attrazioni pos­ sibili o per l’ansia di tenere testa a una tabella di marcia. Sul sito inter­ net di iMpuls, l’iniziativa Migros che promuove la salute, potete scoprire i vantaggi dello slow travel, lo stile di viaggio rilassato che si affida più al caso e all’umore che agli orari e agli iti­ nerari prefissati. migros-impuls.ch/it/slowtravel

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LA MIGROS È MIA! A chi appartiene veramente la Migros? Esatto: agli oltre 2 milioni di svizzeri che possiedono una quota di partecipazione dell’azienda. Il loro spirito cooperativo e comunitario è più vivo che mai. Lo dimostrano le iniziative a favore della collettività come iMpuls, pensata per incoraggiare la popolazione a muoversi di più e a mangiare in modo più sano. In futuro, Migros intende impegnarsi ancora di più per il benes­ sere e la soddisfazione dei clienti – perché la Migros è delle persone che credono in lei.

”YOU” va alla grande! La linea Migros rivolta a chi mangia con con­ sapevolezza e al passo con le tendenze alimen­ tari è in forma smagliante. Dal suo lancio, nel maggio 2017, la gamma «You» si è arricchita di ben 45 prodotti e altri sono in arrivo. Dagli snack superfood a tutta energia agli yogurt a basso contenuto di zucchero, dai prodotti pos­ sibilmente naturali fino a quelli iperproteici: tutti i prodotti You parlano chiaro e mettono nero su bianco quello che promettono.


SCELTI DA NOI

Riflettori puntati sulla danza Dal 12 aprile 2018 torna Steps, il Festival della danza del Percento culturale Migros, appuntamento ormai obbligato per migliaia di spettatori di tutta la Svizzera. In poco meno di un mese, una dozzina di compagnie di ballo provenienti da tutto il mondo daranno prova della grande varietà di stili della danza contempo­ ranea. Il festival si apre al teatro di Winterthur con l’esibizione della «GöteborgsOperans Danskompani/Eastman». Il festival pro­ segue fino al 5 maggio su ben 36 palcoscenici svizzeri per un totale di 83 spettacoli, molti dei quali in prima assoluta.

© Illustrazione: Christopher Corr, fotos: Joris-Jan Bos, Matthias Luggen

Trovate il programma completo e le informazioni per acquistare i biglietti sul sito steps.ch

NON MI BUTTARE!

L’aspirapolvere non funziona più? La bicicletta non ingrana la marcia? L’armadio ha bisogno di una sistemata? A tanti piacerebbe metterci mano in prima persona, solo che spesso, oltre a spazio e utensili, mancano le necessarie competenze in materia. A risolvere il problema ci pensano i 68 Caffè Riparazione della Svizzera: trovate volontari che vi forniscono consigli e aiuto concreto e, in più, tutta l’attrezzatura che vi serve. L’idea è vincente: giova al portafogli ma anche all’ambiente, perché riduce la quantità di rifiuti in circolazione. Trovate l’elenco dei Caffè Riparazione presenti in Svizzera all’indirizzo repair-cafe.ch

Grande occasione jazz Dal piccolo club al grande palcoscenico il passo è spesso lungo e diffi­ cile (se non impossibile) per i jazzisti, ed è qui che entra in gioco il Percento culturale Migros: l’iniziativa «Percento culturale Migros Jazz» consente a giovani esponenti del jazz svizzero di esibirsi con musicisti di fama internazionale, tra cui il trombettista romando Matthieu Michel e il contrabbassista Heiri Känzig. I concerti si tengono il 6.3. (Berna), 7.3. (Ginevra), 9.3. (Basilea) e 10.3. (Zurigo). Vivai 2018

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Crediamo che il multitasking sia una virtĂš e ci vergognamo se ci viene il fiatone.

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ODE ALLA LENTEZZA

DOSSIER

Insurrezione contro la dittatura della fretta La lentezza è fuori moda, fastidiosa e di grande impedimento. Ma è di lei che abbiamo urgente bisogno. Un appello alla disobbedienza civile: ingranate la retromarcia e abbandonate i ritmi serrati! Testo: Ruth Hoffmann Illustrazioni: Olaf Hajek

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ODE ALLA LENTEZZA

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embrerebbe quasi che i moniti de­ gli antichi maestri spirituali e dei mistici abbiano finalmente trovato ascolto: la consapevolezza sta diventan­ do una moda e si parla già un po’ ovun­ que di movimento slow. Nonostante ciò, nella nostra società la lentezza continua a essere malvista. Non esiste praticamente ambito in cui non sia considerata un handicap o perlomeno un’inaudita perdita di tempo. Bisogna fare tutto in fretta e rispondere rapidamente a ogni messaggio. I nostri bambini devono imparare velocemente, terminare ancor più velocemente gli stu­ di e guadagnare al più presto uno stipen­ dio. Le auto veloci sono le più desidera­ bili, ogni limite di velocità è considerato un affronto. Anche il relax deve essere consumato molto velocemente: una bre­ ve scampagnata al sole, meditazione sì, ma solo nei ritagli di tempo. E il power workout si fa durante la pausa pranzo. Per fortuna, grazie ai bicchieri da aspor­ to, anche il primo caffè della mattina si può gustare trotterellando al lavoro. L’efficienza sopra ogni cosa

Come siamo arrivati a questo punto? Per la maggior parte della sua storia l’uomo è riuscito a cavarsela senza nemmeno ave­ re un termine che indicasse il tempo, fin­ ché inventò gli orologi e iniziò a dividere in frazioni i momenti della sua vita. Una vita che per migliaia di anni aveva pulsa­ to al ritmo dettato dal giungere e dal di­ leguarsi della luce del giorno, del respiro, di un battito di ciglia e del cambio delle stagioni. Con la marcia trionfale dell’in­ dustrializzazione, gli orologi non acqui­ starono solo importanza, ma anche e so­ prattutto potere. Nessuno ora poteva più essere davvero padrone del proprio tem­ po. I proprietari delle fabbriche control­ lavano il lavoratore con orologi marca­ 10 Vivai 2018

tempo e punivano ogni minimo ritardo decurtandogli lo stipendio. Eppure si sgobbava anche prima. La vita del contadino o dell’artigiano era tutt’al­ tro che una passeggiata, ma era comun­ que una vita condotta secondo il proprio ritmo, dipendente dalla propria attività e dalla natura. Da questo momento, però, si decise di determinare quando e come si doveva lavorare. E soprattutto, quanto velocemente. Un processo che prese pie­ de tanto più velocemente e inesorabilmen­ te, quando la forza lavoro iniziò a essere sostituita dalle macchine, rendendo l’in­ dividuo un bene intercambiabile. Oggi si parla infatti di risorse uma­ ne, un termine che conferma sostanzial­ mente questa visione. Basta che il lavoro venga svolto a basso costo, quindi in un tempo inferiore e con il minor utilizzo di personale possibile. Un affare sì econo­ mico, ma sicuramente non lento.

L’anno scorso sono stati prodotti più dati di quanti non ne siano mai stati prodotti in tutta la storia dell’umanità. Ogni due anni, la quantità di nuovi dati raddoppia e diventano accessibili sempre più velo­ cemente. L’uomo ha ormai da molto tem­ po superato sé stesso e farà fronte agli spiriti che ha evocato, solo con l’aiuto di nuovi spiriti. Ovvero con calcolatori gi­ ganti che elaborano 250 terabyte contem­ poraneamente, come se leggessero in un battito di ciglia diversi milioni di libri. Ma vogliamo davvero che sia così? Non ci poniamo neppure questa doman­ da, perché ci manca il tempo di pensarci. Figuriamoci di trovare delle alternative. E allora andiamo avanti così, perché non c’è altro modo. E con un piccolo sforzo e una gestione mirata del tempo ce la pos­ siamo fare. Siamo diventati tutti pazzi? Perché accettiamo senza reagire qualco­ sa che ci fa stare male?

Affogare in un mare di dati

Il costo di una vita all’ultimo respiro

Tutto intorno a noi si è accelerato. Noi stessi, per quanto possibile, ci siamo adattati a questa implacabile sincroniz­ zazione. Crediamo fermamente che il multitasking sia una virtù e ci vergognia­ mo quando ci viene il fiatone. Quando però ci troviamo in coda al supermercato e qualcuno davanti a noi ci mette un po’ di più a trovare i soldi, ecco che si mani­ festa subito l’impazienza. Ma non potreb­ be spicciarsi questo signore? Pure nella vita privata ci siamo abi­ tuati a considerare la lentezza come un difetto e la velocità come la misura di tutte le cose. E come potrebbe essere al­ trimenti in un mondo in cui una mancia­ ta di secondi separa i vincitori dai vinti? E in cui la fretta è d’obbligo, se si vuole stare al passo con tutte quelle liste di cose da fare e tutte quelle informazioni da elaborare?

Uno studio dell’Università di Berna ha evidenziato che un quarto di tutti i lavo­ ratori dipendenti si sente «abbastanza o molto stanco», il sei percento si trova a un passo dal burnout. E questa è una buona media rispetto al resto dell’Euro­ pa. Ovviamente, per non smentire la ten­ denza, anche quel poco tempo libero che ci rimane è riempito fino all’orlo d’im­ pegni. Sempre di più, in sempre meno tempo – questo non è certo un compito agevole. Il prezzo che paghiamo per il nostro stile di vita frenetico è alto: la nostra capacità di mantenere l’attenzione è sempre più limitata. E il continuo pas­ sare da una cosa all’altra ci rende irre­ quieti e suscettibili. Tutto sembra indicare l’esigenza di pigiare con decisione il piede sul freno. Ma non è facile, quando ci si trova sulle montagne russe. E quando finalmente


arriva un po’ di calma, ci riesce difficile godercela. Ci manca il vento in poppa, il silenzio ha un suono assordante. Corpo e anima sono sempre in mo­ dalità «fretta» e reagiscono irritati se il tempo rallenta. Soprattutto se la ruota della vita attorno a noi non smette di gi­ rare vorticosamente.

© Foto: Getty Images (2)

Come ritrovare la lentezza?

Quando arriva la calma, ci manca il vento in poppa. Il silenzio ha un suono assordante.

Accettiamo il fatto che non riusciremo ad arrestare la frenesia del mondo. Ma impariamo anche a riconoscere le situa­ zioni in cui possiamo scegliere di ade­ guarci o no. Molto spesso succede che andiamo di fretta solo per abitudine o perché crediamo che debba essere così. Questi sono esattamente i momenti in cui è necessario rivalutare la lentezza, questa risorsa incompresa, ad esempio ponendoci domande come: devo davvero fare di corsa quello che sto facendo, o in realtà ho ancora tempo? Quale velocità mi fa star bene? Quando è troppo? Quasi certamente s’insinua subito un dubbio: «mi posso permettere di diventare più lento? «No», ci urla la forza dell’abitudi­ ne. «Eccome», sussurra l’anima. Ci vorrà un bel po’ di tempo, finché non ci sembrerà più strano mettere sem­ plicemente un piede davanti all’altro, mentre tutto attorno a noi va di corsa. Finché non ci farà più sentire a disagio fare una sola cosa in otto ore, invece di farne otto in una sola ora. Ma ne vale la pena. Con questi piccoli momenti di resi­ stenza alla dittatura del tempo possiamo creare delle isole nella grande corrente dell’efficienza e del tempo che va sfrutta­ to fino all’ultimo secondo. Isole di avve­ dutezza che funzionano con i propri tem­ pi, al proprio ritmo. E un giorno saranno forse un pezzo di terraferma. Sarebbe un regalo meraviglioso. Un regalo per noi, ma a lungo termine per tutti. l Vivai 2018

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” È il viaggio che conta, non la meta. „ Christian Affolter di Jegenstorf BE possiede un trattore pur non avendo un campo da coltivare. Ama spostarsi a passo d’uomo con il suo veicolo.

Da quando possiedo un trattore, ho scoperto il fascino della lentezza. La scorsa estate sono partito per una settimana con il mio John Deere con tanto di roulotte per campeggio. Ho attraversato il monte del Bölchen giungendo nella campagna basilese, per poi dirigermi verso il lago di Hallwil dove ho oltrepassato l’altura del Napf rientrando a Jegensdorf, nel Canton Berna. Se pigio l’acceleratore fino in fondo, arrivo appena a 20 chilometri orari. Questo cambia la tua percezione del paesaggio. Faccio scoperte che con l’auto non sarei in grado di fare. M’imbatto in animali selvatici e mi muovo su sentieri sterrati, senza avere idea di dove vado. Altri montano in sella alla bici o si avventurano a piedi – viaggiando col trattore, posso vivere la mia passione per i motori e le macchi­ ne grandi e potenti. In queste quattro tonnellate di trattore c’è sempre qualche cosa da avvitare, sostituire o oliare. Senza la valigia degli attrezzi non parto! Spesso dopo il lavoro faccio una piccola scampagnata. Ed ecco che la mia mente è subito libera. È bello poter sostare ovunque mi piaccia. Visto che viaggio con il trattore, ai contadini sono subito simpatico. Mi accolgono a braccia aperte, mi vizia­ no con delizie e, senza nemmeno dover prenotare, posso passare la notte nei posti più belli. Il trattore ci rende complici. E la lentezza alla quale mi muovo, rallenta il mio ritmo di vita. Chi viaggia in aereo o in auto, spesso si interessa solo della meta. Per me non è la meta, ma il viaggio che conta. 12 Vivai 2018


ODE ALLA LENTEZZA

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Chi va piano,va lontano La lentezza li ha conquistati e ora non sanno piÚ farne a meno. Cinque storie che fanno venir voglia di vivere al rallentatore. Testimonianze: Manuela Specker, Ueli Bischof Foto: Fabian Unternährer

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” Procedendo lentamente, arrivo prima al traguardo. „ Per Martin Spöring (55 anni) la lentezza è un motto di vita. Per riuscire come orologiaio, il lucernese si prende soprattutto una cosa: tempo.

Lavorando con lentezza arrivo prima al mio obiettivo. Se smonto il meccanismo di un orologio, vale la pena riflettere 14 Vivai 2018

bene come rimontare i pezzi. Un tempo, correndo credevo di potere sbrigare un compito più in fretta, ma alla fin dei conti tutto durava più a lungo. Viviamo in un’epoca impaziente, tutto è pianificato minuto per minuto. Ma il tempo è relativo: questa era la sensazio-

ne fino a quando è arrivato l’orologio al quarzo negli anni ottanta. L’orologio da polso meccanico diventava impreciso già dopo un giorno. E a mezzogiorno, al rintocco del notiziario, lo si doveva regolare per non stare indietro col tempo – perlomeno per quel giorno.


ODE ALLA LENTEZZA

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Bisogna porsi dei limiti consapevolmente, in modo da restare in salute. ” Prendersi tempo per quello che conta. „ La psichiatra e psicoterapeuta Barbara Hochstrasser (63 anni) è medico primario presso la Clinica privata Meiringen, dove si occupa di pazienti che soffrono di burnout. Si alza presto ogni giorno per avere tempo per sé stessa, il qi gong, il suo cane e i suoi cavalli.

La lentezza per me significa pren­ dersi tempo per ciò che conta e farlo con consapevolezza. È que­ sto che trasmetto ai pazienti. Siamo specializzati nel burnout e nei disturbi dovuti allo stress. Chi si ammala si fa trascinare a tal punto da qualcosa, che tra­ scura ciò che arricchirebbe la sua vita. E pensare che per quasi tutti sono fondamentali i rapporti sociali e le attività che hanno un valore personale. Ma nel nostro mondo materialistico, con tutte le sue opportunità, riempiamo la vita con così tante cose, che di­ venta una sfida vivere con consa­ pevolezza. La marea d’informa­ zioni e le distrazioni provocano stress. Bisogna porsi dei limiti consapevolmente, in modo da restare in salute. E prestare atten­ zione al presente. Solo così pos­ siamo far tesoro di ciò che per noi è essenziale e significativo. Vivai 2018

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” L‚era umana forse è solo un breve capitolo. „ Julia Gottschalk (31 anni), geologa presso l’Università di Berna, analizza i fanghi oceanici millenari per capire i mutamenti di clima repentini del passato e paragonarli a quelli attuali. Il nostro pianeta esiste da ben quattro miliardi e mezzo di anni, l’umanità da circa 300 000 anni – geologicamente un batter d’occhio. La Terra e la vita si sono sviluppate a una lentezza tale, che è inconcepibile per la mente umana. L’uomo però, in brevissimo tempo, si è impossessato e ha mandato in fumo egoisticamente le risorse terrestri che si erano formate nel corso di milioni di anni, ad esempio il petrolio e il carbone. Per la scienza non c’è dubbio: a causa del CO2 nell’atmosfera, la Terra si riscal­ da e il livello dei mari si alza.

In un batter d‚occhio mandiamo in fumo le risorse di milioni di anni. 16 Vivai 2018

Noi ricercatori cerchiamo di predire in maniera possibilmente esatta, a quale velocità e come si svolgeranno i muta­ menti. Per far ciò devo dare uno sguardo al passato. Circa 120 000 anni fa, la si­ tuazione sulla terra era simile a quella che ci aspettiamo per il 2100: la tempe­ ratura globale era salita di alcuni gradi e il livello del mare era più alto. Quale studiosa di paleooceanografia esamino il fango oceanico. I sedimenti si leggono come un libro aperto. Mi raccontano come e perché in passato l’oceano è riu­ scito ad assorbire il CO2. Oppure come sono cambiate le correnti oceaniche con il clima più caldo. Così forse potremo capire cosa avverrà fra cento anni. I cambiamenti repentini ci sono sem­ pre stati sulla Terra, ad esempio a causa di eruzioni vulcaniche o di meteoriti, come quello che ha portato all’estinzione dei dinosauri. L’era umana forse un giorno non sarà altro che un breve capi­ tolo geologico del nostro pianeta.


” Osservare le lumache è molto rilassante .„ Il ricercatore di lumache Jörg Rüet­ schi (59 anni) di Hinterkappelen BE trova che la lentezza sia questione di punti di vista.

Le lumache mi affascinano molto. In Svizzera sono uno di una manciata di studiosi che si dedicano al tema. Durante le escursioni mi rendo conto che sono soprattutto i bambini a interessarsi alle lumache. Per gli adulti sono forse un po’

troppo lente: osservarle richiede tempo. Alcune inoltre sono quasi invisibili: la casetta della più piccola che ci sia, la punctum pygmaeum, ha solo un millimetro di diametro. Purtroppo molte persone hanno disimparato a interessarsi di qualcosa, se non succede granché. E pensare che osservare le lumache è molto rilassante. Mi affascina il gioco di seduzione delle comuni chiocciole borgo-

gnone. Si rizzano per appiccicarsi una all’altra e colpirsi a vicenda con degli stiletti calcarei. Le lumache sono molto adattabili – vivono sia nei deserti sia a 3000 metri di altitudine. Una lumaca nuda si sposta di 100 metri in una notte, la borgognona solo di 10 metri, visto il guscio. Non dovremmo sottovalutare le lumache: «a bordo» di un uccello possono percorrere oltre 10 000 chilometri. Vivai 2018

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ODE ALLA LENTEZZA

Con tutti i sensi Mangiare dovrebbe essere un piacere, tuttavia molti di noi ingurgitano i pasti in tutta fretta. Ecco tanti buoni motivi per prendersi più tempo. Testo: Vera Sohmer Illustrazioni: Olaf Hajek

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i riempie il piatto fino all’orlo e si spazzola tutto in un baleno. Molte persone mangiano proprio così, sia che si tratti del pranzo in mensa, o della cena al ristorante oppure a casa con la famiglia. «È l’uomo primitivo che si nasconde ancora in ognuno di noi», afferma la coach dell’alimentazione Yolanda Zaugg di Kirchberg BE. Ai tempi, l’alimentazione veniva portata in sicurezza, al riparo da concorrenti affamati e dalla minaccia del deterioramento. Quale posto migliore del proprio stomaco? «Mangiare velocemente è tipico dei nostri giorni», conferma Yolanda Zaugg. Nella frenetica vita quotidiana l’assunzione del cibo non può prendere troppo 18 Vivai 2018

tempo. E chi ha tempo per godersela? Spesso si mangia di fretta tra una cosa e l’altra, e in più nei ritagli di tempo: in piedi, camminando, nel treno o in auto, di fronte al computer o alla televisione. Cattive abitudini, dicono gli esperti d’alimentazione che pongono l’attenzione sull’importanza di masticare bene. I mangiatori con il turbo spesso trangugiano i bocconi praticamente senza masticarli. Chi vuole portare un po’ di pace nelle proprie abitudini alimentari, non deve dimenticare di masticare a fondo. Bisogna abituarsi e avere un po’ di disciplina. Potrebbe aiutare determinare con esattezza quante volte dovremmo masticare: circa quindici o venti volte a

boccone. Per esercitarsi, si può usare ad esempio una carota cruda o una mela. Masticare bene per digerire meglio

Vale la pena tener duro per molti motivi. «Mastica bene!», ci intimava la mamma quando eravamo piccoli. E aveva ragione. «La digestione inizia già in bocca e quello che si sbriga lì, più avanti non deve più venir eseguito», ribadisce Pia Martin, alimentarista presso iMpuls, la piattaforma Migros dedicata alla salute. Masticando, l’alimentazione viene sminuzzata meccanicamente. Il cibo masticato si mescola con la saliva, i cui enzimi già scindono i primi carboidrati. Mangiare frettolosamente significa saltare


Mangiare è piacere e gioia di vivere.

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questa fase. Ne consegue che il corpo farà più fatica ad assimilare il cibo. I ri­ gurgiti, la flatulenza e il senso di gonfio­ re possono esserne la conseguenza. Mangiare con tranquillità non rende solo il cibo più digeribile, ma può far bene anche alla linea. Come mai? Avver­ tiamo il senso di sazietà solo dopo venti minuti o addirittura più tardi. Chi man­ gia più lentamente percepisce meglio quando ha mangiato a sufficienza ed è soddisfatto. Chi smette puntualmente di mangiare una volta raggiunta questa per­ cezione, non assume calorie in eccesso. Chi mangia velocemente e non si prende neanche dieci minuti per un piatto, non ha alcuna possibilità di cogliere questi segnali del corpo. Un piccolo suggeri­ mento: quando la fame ci attanaglia e non possiamo far altro che ingozzarci senza ritegno, prima di mangiare può es­ sere d’aiuto bere un bicchiere d’acqua o consumare un antipasto a base di insala­ ta con una salsa povera di calorie. Consigli per mangiare lentamente

«Mangiare è piacere e gioia di vivere», dice Yolanda Zaugg, e raccomanda di ri­ cominciare a dedicare più attenzione ai pasti. Anche e proprio quando si pensa di non avere tempo per farlo, o quando si mangia da soli. Ciò forse riesce meglio durante la settimana dopo il lavoro. Ap­ parecchiate per bene la tavola, accendete delle candele, sedetevi a tavola da venti fino a trenta minuti e non fate nient’altro che mangiare. Non leggete il giornale, non ascoltate il notiziario e non giocate con il telefonino. Si consiglia di mettere in bocca pez­ zi piccoli e, di tanto in tanto, posare le posate sul tavolo. «Fate attenzione alla consistenza, al gusto e alla temperatura del cibo», suggerisce Pia Martin. Quali singoli ingredienti riuscite a distinguere? Come si modificano l’aroma e la con­ sistenza mentre masticate? Se eseguite queste operazioni, prenderete automati­ camente più tempo, permettendovi di go­ dere del momento perfino nell’affannosa vita quotidiana. l 20 Vivai 2018

Chi mangia più lentamente percepisce meglio quando è sazio e soddisfatto – e quindi non assume calorie in eccesso.


La filosofia Slow Food Quando nel 1986, a Roma, tra gli stupendi antichi edifici di Piazza Navona fece capolino una filiale McDonald’s, Carlo Petrini ne ebbe abbastanza. Fu allora che il pubblicista e sociologo di origine piemontese fondò il movimento Slow Food per contrastare l’onnipresente tendenza al fast food.

© Foto: Getty Images (2)

Oggi l’organizzazione internazionale vanta 100 000 membri provenienti da 160 paesi e ha una sede anche in Svizzera. Gli obiettivi del movimento Slow Food sono simili a quelli delle organizzazioni bio e fair trade: gli alimenti devono essere impeccabili dal punto di vista del sapore e della loro salubrità. Devono essere prodotti in modo «pulito», ovvero senza arrecare danno alla natura e agli animali. Inoltre, Slow Food chiede che i produttori di generi alimentari siano retribuiti in modo appropriato. Il movimento coglie nel segno lo spirito dei nostri tempi, rivolgendosi soprattutto ai «locavori» che preferiscono i cibi di origine locale. Per questi ultimi è importante sapere da dove provengono gli alimenti, che cosa contengono e che percorrano tragitti brevi. Il movimento Slow Food promuove inoltre le tradizioni regionali tipiche e il buon vecchio artigianato, opponendosi alla merce standardizzata prodotta industrialmente e ottenibile globalmente. Il principio Slow Food quindi non si rifà semplicemente all’idea di mangiare lentamente.

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Ritorno alle origini Ci vuole pazienza per un brasato. Ma ne vale la pena: la cottura lenta si rivela proficua non solo per il sapore. Testo: Vera Sohmer Illustrazione: Olaf Hajek

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oglia di bocconcini giapponesi tipo sushi o sashimi o forse piut­ tosto di un curry indiano? Prefe­ rite l’Oriente e specialità come il falafel o l’humus? I piatti provenienti da paesi lontani sono estremamente gustosi e ap­ prezzati. Ma visto che oggi li abbiamo a portata di mano praticamente sempre e dappertutto, suscitano anche controten­ denze. «Si sente il desiderio di rivivere le tradizioni», afferma Mirjam Hauser che effettua ricerche su trend e consumi. I consumatori aspirano a un ritorno alle origini e a ciò che è tipico della regione. Il buon vecchio brasato incarna alla perfezione questa nostalgia. Anche per­ ché ci ricorda come cucinavano la mam­ ma e la nonna. Il brasato profuma di casa e ci fa tornare in un mondo dove ogni cosa è al proprio posto. Ecco perché una nostalgica abbuffata a base di arrosto sa­ zia lo stomaco ed è balsamo per l’anima. Ancor più, se a condividere il piatto è una cerchia di persone che ci sta a cuore. Cucinare e gustare un buon pasto in san­ ta pace: è questo che spesso trascuriamo durante la settimana (vedi pagina 18). Da qui nasce il desiderio di celebrare un pa­ sto come si deve «in buona compagnia» perlomeno il fine settimana. 22 Vivai 2018

Un tempo, in molte famiglie, l’arrosto era il tipico piatto domenicale e festivo. Pochi potevano permettersi la carne tutti i giorni. Oggi, chi riduce il consumo di carne, spesso lo fa di sua spontanea vo­ lontà e per convinzione. Meglio mangiar­ ne raramente, ma come si deve. Quindi un bel pezzettone, così che ne avanzi un po’ per sfamarsi anche in settimana.

cuoco stellato Tobias Funke del ristoran­ te «Fernsicht» a Heiden, in Appenzello. Funke delizia spesso i suoi ospiti con un bell’arrosto. Se ben preparato, è pure più saporito e variegato dei tagli di carne pregiati. E con delle erbe, del limone o una raffinata spruzzata d’aceto il piatto acquista una nota fresca, leggera e quel nonsoché di contemporaneo.

Sfruttare possibilmente tutto

Brasare alla perfezione

«L’arrosto permette di sfruttare tutte le parti dell’animale dal naso alla coda, se­ condo il principio del nose to tail», osser­ va Roland Pfister, portavoce di Micarna, l’azienda Migros produttrice di carne. Quindi anche quelle parti che non sono più così apprezzate e oggi fuori moda. Ma proprio questi tagli sono perfet­ tamente adatti per un brasato. Ad esem­ pio la spalla di manzo dove si trova il gi­ rello di spalla o «falso filetto», oppure i tagli della coscia come ad esempio il ma­ gatello o girello. In linea di massima, si può preparare l’arrosto anche con la car­ ne di altri tipi di animale come il vitello, l’agnello, il maiale. L’importante è che gli animali siano stati allevati nel rispet­ to della specie e la carne sia stata conser­ vata in modo ineccepibile, sottolinea il

Ecco il principio di base della brasatura: dapprima la carne viene arrostita e poi stufata lentamente nel brodo, nel fondo o nella salsa. Ci vuole pazienza e interesse per questo speciale tipo di cottura. «A rosolare un filetto sono capaci tutti. Bra­ sare invece è una vera e propria arte», precisa Funke. Si astiene dal dar consigli generaliz­ zanti. Il punto di cottura ottimale dipen­ de da molti fattori, che spaziano dal tipo di carne, alle sue dimensioni fino alla temperatura. Indicativamente, però, se l’arrosto cuoce in forno a 140 gradi, dopo i primi 90 minuti lo si può infilzare con un forchettone. Se sollevandolo casca, è cotto. Altrimenti ci vuole ancora un po’ di tempo. l Informazioni e ricette: migusto.ch/varianti-arrosto


© Foto: Getty Images

Un‚abbuffata d‚arrosto sazia lo stomaco ed è balsamo per l‚anima. Vivai 2018

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DOSSIER

ODE ALLA LENTEZZA

Al ritmo naturale Per numerosi animali e piante la lentezza è un‚ importante strategia di sopravvivenza. E a lungo andare, è proprio chi sa aspettare a intascare la vittoria. Testo: Atlant Bieri Illustrazioni: Olaf Hajek

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Le piante Grazie alla loro lentezza, le piante sono in grado di sviluppare forze in­ credibili, che permettono alle loro radici e diramazioni sotterranee di trivellare anche i terreni più compatti come una gigante fresa per gallerie. «La punta delle radici è composta da un tessuto duro con cellule più pic­ cole, dalle pareti più spesse. È un po’ come se si trattasse di una punta di metallo. Se la pianta esegue pressione sulle radici, questa punta scivola con facilità attraverso il terreno», osserva Peter Enz, che dirige il giardino botanico dell’Università di Zurigo. Di tanto in tanto, le diramazioni crescono verso l’alto e fanno capolino dal terreno, formando un nuovo ger­ moglio. Se per caso si trovano sotto una strada, la loro proverbiale len­ tezza fa sì che sviluppino superpoteri. Anche a confronto con un materiale duro come l’asfalto, esercitando pres­ sione con la giusta dose di pazienza, la pianta arriva a deformarlo dal bas­ so. Prima o poi l’asfalto si rompe e la pianta spunta in mezzo alla strada. Grazie alla loro pazienza, le pian­ te crescendo possono pure infrangere il cemento, anche se è molto più duro dell’asfalto e di regola impenetrabile per loro. Non appena però si formano delle piccole crepe, si presentano occasioni propizie anche per le piante. «Le radici penetrano nella crepa e lì rilasciano sostanze in grado di scio­ gliere il pietrame e il cemento», spie­ ga Enz. Di conseguenza, la crepa si allarga e vi si può infiltrare dell’acqua che d’inverno, congelando, aumenta di volume. Così la crepa si apre di più e, col passare degli anni, la pianta ce la fa ad infrangere anche la lastra di cemento più dura che ci sia.


La loro proverbiale lentezza fa sĂŹ che sviluppino superpoteri. Vivai 2018

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ODE ALLA LENTEZZA

Le lumache

Il paesaggio

La loro lentezza permette alle lumache di compiere un trucchetto magico. Onde potersi spostare, il loro corpo secerne continuamente del muco sul quale slittano in avanti. È un po’ come se un’auto dovesse asfaltare di continuo la strada che percorre. Non c’è da meravigliarsi, quindi, se le lumache non sono poi così veloci. Ma non importa, visto che la bava fa anche da scudo al loro corpo. Grazie al muco, infatti, possono addirittura strisciare sulla lama di un rasoio senza ferirsi. «Funziona perché una sostanza liquida non trasmette forze», sottolinea Christof Aegerter, fisico presso l’Università di Zurigo. «Ecco perché la lama di un rasoio non può tagliare l’acqua.» La bava delle lumache però non è composta solo da acqua, bensì anche da proteine che le conferiscono quella consistenza viscosa. «In caso di movimenti bruschi e veloci il muco reagisce come un corpo solido. Ma muovendosi lentamente le sue funzioni sono come quelle di un fluido», osserva Aegerter. Se una lumaca dovesse strisciare troppo velocemente sul filo di un rasoio, la funzione protettiva del muco andrebbe persa e la lumaca si taglierebbe.

Montagne, valli, pianure, delta e depressioni fanno parte del nostro paesaggio. Questa varietà è dovuta a due fenomeni naturali che si svolgono a velocità infinitesimale. Il primo è la tettonica che muove le placche continentali. In Svizzera, ad esempio, la placca africana si sovrappone a quella europea, avanzando però appena di qualche millimetro all’anno. Di conseguenza, le catene rocciose si inarcano come un tappeto che viene spinto dai lati verso il centro. È così che sono nate le Alpi e il Giura. Affinché una dura massa rocciosa diventi flessibile occorre agire con lentezza. «È proprio quest’ultima che rende la pietra malleabile senza frantumarla», afferma il geologo Jean-Pierre Burg del Politecnico di Zurigo. «Lo stesso principio vale per la gomma da masticare. Se si tira da entrambi i lati in modo repentino, la gomma si spezza. Se invece si tira lentamente, si deforma solamente.» Il secondo fenomeno naturale è l’erosione. Acqua, vento, neve e ghiaccio consumano la roccia, modellando il nostro paesaggio. In un solo giorno, una sola settimana o un solo mese, l’acqua non compie grandi passi. Nel corso di decine di migliaia di anni però anche la roccia più dura si scompone di fronte all’inesorabile forza dell’acqua e degli altri elementi naturali, seppur agiscano con estrema lentezza.

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L‚evoluzione Grazie al processo evolutivo sono sorte di continuo nuove forme di vita perfettamente adattate alle condizioni ambientali del momento. Finché ha origine una nuova specie possono trascorrere anche milioni di anni. «I mutamenti di regola avvengono piuttosto lentamente e poco a poco, non dall’oggi al domani, come se si girasse un interruttore», osserva Stefan Lüpold, biologo all’Università di Zurigo. Ci è voluto molto tempo perché gli antenati del pipistrello riuscissero a volare o si sviluppasse un organo così complesso come l’occhio. L’evoluzione è uno dei processi biologici più lenti in assoluto. Ed è giusto così. «Never change a running system», si suol dire nell’informatica. Mai cambiare qualcosa che funziona senza inceppi. Un principio a cui si rifanno anche le forze della natura. Le forme animali e vegetali che oggi popolano la terra sono quelle che si sono meglio adattate all’ambiente attuale. Modificare repentinamente qualcosa ai loro geni può risultare fatale per l’intera specie. Nonostante ciò, la mutazione costante dei geni è necessaria, affinché ci si adatti ad esempio alle nuove condizioni ambientali come il clima più caldo. Ed è così che l’evoluzione, grazie alla sua estrema lentezza, conserva il meglio del passato adattandolo gradualmente alle esigenze del futuro.

© Foto: Getty Images

DOSSIER


La lentezza rende malleabile anche la pietra. I licheni C’è chi arriva pure a superare la flemma del bradipo! I licheni, ad esempio, celebrano la lentezza in tutti i suoi aspetti. E grazie a quest’ultima mettono radici in luoghi dove di energia ce n’è poca. I licheni consistono in più organismi legati uno all’altro in modo simbiotico. Di solito si tratta di una o più specie di fungo che vivono in simbiosi con un’alga. Con l’aiuto della luce del sole, l’alga produce zucchero di cui si nutrono i funghi, che a loro volta riforniscono l’alga di sostanze minerali e acqua assorbita dall’ambiente circostante. L’accoppiata è così ben collaudata che riesce a sopravvivere anche nelle regioni più estreme. La si ritrova ad esempio in Antartide, dove i licheni spuntano sulle rocce prive di neve anche a temperature fino a meno 80 gradi centigradi. D’inverno, inoltre, per mesi e mesi non splende un solo raggio di sole. Ma ai licheni non importa, visto che la loro crescita è ridotta al minimo assoluto. Alcune specie crescono solo di un centimetro ogni mille anni. Vi sono licheni che pare abbiano un’età pari a 5000 anni!

Il bradipo Il bradipo è conosciuto per la sua incredibile lentezza. Dal punto di vista scientifico, l’animale è stato descritto per la prima volta nel 18° secolo dal naturalista francese Georges-Louis Leclerc de Buffon, che ne parlava in tono alquanto sprezzante. Considerava infatti la caratteristica flemma del bradipo come indizio di grande ignoranza. A sua detta: «Un unico altro difetto sarebbe sufficiente a rendere l’esistenza del bradipo totalmente impossibile.» I biologi odierni esprimono tutt’altro giudizio. Sono entusiasti del bradipo proprio a causa della sua lentezza. Quest’ultima risulta dall’estremo adattamento dell’animale al suo nutri-

mento, che consiste soprattutto nel fogliame di una manciata di tipi di albero. Queste foglie sono difficili da digerire e rilasciano solo poca energia. Per ovviare a questo inconveniente e poter sopravvivere, il bradipo ha semplicemente ridotto il suo consumo di energia, che è dimezzato rispetto a quello di altri mammiferi. I movimenti pacati del bradipo sono quindi parte della sua strategia di sopravvivenza. Per riuscire a spostarsi comunque di qualche metro, nel corso dell’evoluzione le sue braccia si sono allungate e le sue scapole si sono atrofizzate. Grazie a ciò l’animale ha sviluppato un’estrema agilità e riesce ad arrampicarsi di ramo in ramo con un dispendio di energia assolutamente minimo. l Vivai 2018

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BIMBI MIGROS

Per una rotella in più Da quando abita a Lenzerheide invece che sul lago di Zurigo, Ralf Freund (72 anni) sente nostalgia della Migros e del suo prodotto preferito, le rotelle di Meilen. Per queste e altro ancora torna spesso al suo vecchio domicilio. Testo: Petra Koci Foto: Michael Sieber (fotomontaggio: Vivai)

Da quando è un bimbo Migros, signor Freund?

Lo sono fin da piccolo. Sono cresciuto a Küsnacht. Il camion di vendita della Migros faceva tappa nel nostro quartiere. Ricordo ancora bene come il guidatore abbassava un lato del camion per usarlo come banco di vendita. Dietro a lui c’erano un sacco di cassetti zeppi di merce. Ai tempi andavamo matti per gli yogurt, che erano in bicchieri di vetro. Li lavavamo e li riportavamo.

dotti Migros: il caffè Exquisito e una qualità di biscotti. Con questi articoli ho convertito madre e figlia. Nonostante mia moglie, non mi sono separato dalla Migros (ride). Ci rivela quali sono i suoi attuali prodotti preferiti?

Sì, a Zurigo. Ho frequentato gli istituti della città a partire dal settimo anno di scuola. I miei genitori mi erano grati, quando mi occupavo della spesa sulla via del ritorno a casa. La qualità dei prodotti della Migros ci ha sempre convinti. E a me piaceva far compere – sia da giovane che più avanti con gli anni.

È sempre una gran gioia quando arrivano le frittelle di carnevale. Sono proprio leggendarie. E assaggio l’assortimento degli yogurt in lungo e in largo. Il mio preferito è lo yogurt Excellence alla fragola di bosco. Il mio prodotto favorito in assoluto sono però le rotelle di Meilen. A Lenzerheide, dove abito da quattro anni, non c’è la Migros. Ma ogni settimana vado a Meilen a trovare una vecchia signora di 90 anni che fa più o meno parte della famiglia. Faccio la spesa per lei e alle volte mi compro le rotelle di Meilen. Ora però per fortuna c’è una piccola Migros anche a Churwalden.

Allora oggi è lei a essere responsabile degli acquisti in famiglia?

Lei è davvero un fedele patito della Migros!

Si è poi anche avventurato nei negozi della Migros?

Ebbene sì, ma ho dovuto dapprima convertire mia moglie – ora ex moglie – alla Migros. Proviene da una famiglia di piccoli commercianti che frequentava i negozietti di quartiere. Fare la spesa alla Migros era cosa proibita. A mia suocera però piacevano particolarmente due pro-

Oh sì, a me piace la sua qualità e l’idea della cooperativa. Inoltre, avendo studiato geografia per me la sostenibilità è importante. Apprezzo molto che una grande impresa formuli delle promesse rivolte alla prossima generazione – e faccia il possibile per mantenerle! l

Sei anche tu una bimba o un bimbo Migros? Contattaci! vivai@mediasmigros.ch

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”Ho dovuto prima convertire mia moglie alla Migros.” Le rotelle di Meilen sono dei grossi sablé con nocciole tostate. Forse Ralf Freund le ama tanto, perché provengono dalla sponda destra del lago di Zurigo proprio come lui.

Cifre

& fatti

Le rotelle di Meilen vantano una lunga tradizione! Midor le produce fin dal 1952 nello stabilimento di Meilen. La ricetta dei raffinati sablé è rimasta invariata dal 1975. Il nome dei biscotti rende omaggio al comune di Meilen, il cui stemma una volta era addirittura raffigurato sull’imballaggio.


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SOSTENIBILITÀ

ENGAGEMENT MIGROS

No all‚usa e getta A Basilea, il mercato del materiale Offcut rivende a buon prezzo materiale di qualità che finirebbe nei rifiuti. Grazie a Engagement Migros l‚idea ora si diffonde in tutta la Svizzera. Testo: Regula Burkhardt-Lehmann

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Foto: John Patrick Walder


Da Offcut si riciclano anche le piccole cose che sembrano inutili.

Le due fondatrici del progetto, Tanja Gantner (a sinistra) e Simone Schelker, nel bel mezzo del loro mercatone dell’usato.

s

carti in cuoio e tessili pregiati, legno massiccio, plexiglas, cartone, bottoni e anche pareti realizzate in cioccolato – al mercato del materiale Offcut di Basilea si trovano veri e propri tesori. Si tratta di materie prime destinate allo smaltimento o prodotte in eccesso, che vengono rivendute a poco prezzo a chi lavora in ambito creativo. Artisti, studenti e scenografi fanno parte della riconoscente cerchia di clienti che con il materiale crea quadri, scenografie, lampadari o prototipi stupendi. Questa pratica, che valorizza ciò che altrimenti finirebbe nell’immondizia, viene chiamata «upcycling». Uno degli esempi più conosciuti sono le borse realizzate con i teloni logori dei camion. Offcut riceve il materiale da aziende produttrici e da privati che sfoltiscono i loro atelier e le loro cantine. Si apprezzano molto gli scarti di materiale di grandi dimensioni, ma anche le cose piccole raccolte in gran numero. «Accettiamo qualsiasi tipo di materiale di alta qualità, a patto che non sia ancora stato lavorato», precisa Simone Schelker, una delle teste da cui è nata l’idea del mercato. Durante un anno di scambio come studentessa d’arte in Australia, la basilese era solita acquistare a poco prezzo in un centro dell’usato il materiale per i suoi progetti. Nel 2013 aprì il primo mercato del materiale in Svizzera assieme a una cerchia di persone che condivide i suoi interessi. Offcut, che tradotto in italiano significa «ritaglio», destò molto entusiasmo. Un anno dopo, il mercato si trasferì nell’area Dreispitz, dove ha sede Vivai 2018

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SOSTENIBILITÀ

ENGAGEMENT MIGROS

”Occorre trovare nuove strade da percorrere„ Il suo lavoro è fare del mondo un posto migliore: Stefan Schöbi, responsabile di Engagement Migros, ci parla delle sfide dei progetti pioniere.

Il fondo di sostegno Engagement Migros supporta progetti innovativi. Perché mai la natura pionieristica dei progetti è così determinante?

Con Engagement Migros, il Gruppo Migros abbraccia la tradizione del Percento culturale e desidera devolve­ re qualcosa alla società. Dal punto di vista dei contenuti, i nostri programmi si rifanno ai tempi da pioniere della Migros. Il fondatore, Gottlieb Dutt­ weiler, aveva un grande spirito da pio­ niere. Con la sua opera perpetuò dei cambiamenti in seno alla società. Da noi il cerchio si chiude, visto che ci oc­ cupiamo di progetti a carattere pionie­ ristico che vogliono incitare al cam­ biamento in ambito sociale ed ecologi­ co. Oggi, i progetti di questo tipo sono estremamente importanti. Non accettate candidature, ma individuate attivamente i progetti da sostenere. Come fate a scovarli?

Abbiamo fissato tematiche che sono fondamentali per lo sviluppo della so­ cietà odierna, ad esempio la mobilità o l’alimentazione. Nell’ambito di questi temi ricerchiamo le cosiddette «casel­ le in bianco», ovvero quei settori mol­ to promettenti nei quali però ci si muo­ ve ancora con poca esperienza. E dove occorre compiere lavoro da pioniere. Un tipico progetto pioniere comincia 32 Vivai 2018

spesso con la frase: «Ma questo si do­ vrebbe proprio provare a fare.» In base a quali criteri Engagement Migros assegna il suo sostegno?

Non applichiamo criteri fissi, ma valu­ tiamo attentamente in quale ambito tematico un progetto pioniere possa essere utile ed efficace per la società. Inoltre, chi sta dietro al progetto deve avere un’idea ben chiara di quale effet­ to voglia ottenere con il suo lavoro – e lottare con passione per la sua idea. Come trova queste persone?

Abbiamo intessuto una fitta rete di contatti nei campi che ci interessano e sappiamo quali sono i candidati in li­ sta. Questi però sono lungi dal far la coda davanti alla nostra porta. Al con­ trario, visto che i loro progetti si rive­ lano piuttosto faticosi e procedono ra­ ramente in linea retta e secondo un piano prestabilito. Quindi le persone dietro a questi progetti devono conti­ nuamente riconsiderare la loro situa­ zione e trarre conclusioni dalle espe­ rienze vissute. In cambio, Engagement Migros offre loro un sostanzioso so­ stegno finanziario che permette di av­ viare velocemente il progetto. Non offrite solo sostegno finanziario, ma fate anche da consulente

a chi sta alla guida di un progetto pioniere.

Sì, e fin dall’inizio, ancor prima che il progetto decolli. Aiutiamo a sviluppa­ re ulteriormente le idee e, se occorre, a riformularle. Più avanti, offriamo il nostro sostegno in ambiti specifici, ad esempio nell’economia aziendale oppure nella comunicazione. Il nostro obiettivo è mettere in piedi i progetti in modo tale che, una volta terminata la fase di sostegno, possano sopravvi­ vere da soli. Ma c’è ancora spazio per le nuove idee?

Ma certamente! Proprio nell’epoca at­ tuale ci troviamo di fronte a numerose problematiche sociali ed ecologiche scottanti, per le quali non esiste anco­ ra una risposta chiara. Occorre trovare nuove strade da percorrere con proget­ ti pioniere, in modo da riuscire a indi­ viduare soluzioni sensate. Ecco perché sono convinto che, anche a lungo an­ dare, il lavoro non ci mancherà. Stefan Schöbi (40 anni) dirige il fondo di sostegno Engagement Migros, che è parte della Direzione Affari culturali e sociali della Società delle Cooperative Migros. Ha studiato letteratura ed economia, ed è padre di due bambini piccoli.


Non c’è uno senza due – le due fondatrici sanno bene che molte cose si possono riutilizzare.

anche il curriculum artistico della Scuola universitaria professionale di Basilea.

quest’anno sarà inaugurata la nuova sede Offcut di Zurigo.

Espansione grazie al sostegno

Spingere la società a cambiare

In ambito creativo il fabbisogno di materiali economici è grande. Ecco perché le due fondatrici Simone Schelker e Tanja Gantner sono state incitate a più riprese ad aprire mercati Offcut anche in altre città. Dapprima hanno esitato. Quando però il fondo di sostegno Engagement Migros ha offerto il suo supporto, non vi erano più ostacoli all’espansione. Le due donne ingaggiarono il nuovo responsabile di progetto Dominik Seitz e ora, con il suo aiuto, stanno mettendo in piedi la nuova organizzazione madre «Offcut Svizzera». «Questa struttura ci permette di aiutare i nuovi mercati del materiale Offcut a prendere piede. Possiamo inoltre trasmettere i nostri contatti e intessere così una grande rete di conoscenze», osserva Schelker. Le nuove succursali saranno fondate in seno all’organizzazione madre, ma gestite in modo possibilmente autonomo. Ci sono già piani concreti:

La collaborazione con Engagement Migros è stata fissata a tre anni. Dopodiché l’organizzazione madre «Offcut Svizzera» dovrebbe essere così ben avviata, da poter funzionare da sola e appoggiare in modo ottimale le singole sedi. Il massimo obiettivo non è aprire il maggior numero possibile di nuovi punti vendita, ma di promuovere un cambiamento di mentalità a livello sociale: «Il nostro scopo è spingere le aziende produttrici e la società a rivedere la loro ottica, affinché i materiali non vengano più distrutti, bensì messi a disposizione per l’upcycling», precisa Schelker, una delle due fondatrici. A questo riguardo c’è ancora molta strada da fare, dice la donna. Da maggio 2018 si ritirerà dalla sua attività lavorativa, in modo da dedicarsi alla promozione dei cicli sostenibili del materiale nel consiglio d’amministrazione dell’organizzazione madre «Offcut Svizzera». l

Impegno sociale Con il fondo di sostegno Enga­ gement Migros, il Gruppo Migros supporta per un periodo da tre a cinque anni progetti innovativi che promuovono una trasforma­ zione all’interno della società. Il fondo, che è nato nel 2012, è un impegno volontario di alcune imprese del Gruppo Migros come Denner, Banca Migros, Migrol oppure Migrolino. Attual­ mente, Engagement Migros sostiene finanziariamente e af­ fianca in veste di consulente oltre 60 progetti nei seguenti campi: mobilità, alimentazione e produ­ zione, creazione e mercato, musei e pubblico, nonché inno­ vazione collaborativa. Ogni anno, il fondo ha a disposizione circa 10 milioni di franchi.

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INDOVINA CHI...?

LO PSICOLOGO E IL PERSONAGGIO MISTERIOSO

Basta leggere l’etichetta delle clementine per sapere dove è stata fatta questa spesa: Sciaffusa e dintorni.

Dolci sì, ma solo se liquidi Mangiare di corsa, però in modo sano ed equilibrato. Il nostro psicologo dell’alimentazione si chiede se sia questo il motto della persona che ha fatto questa spesa inusuale. Foto: Nik Hunger

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na spesa settimanale davvero molto interessante, che mette a dura prova la mia analisi psico-alimentare. Si riescono a ricostruire modelli alimentari in base a soli undici prodotti? Si possono trarre conclusioni sulla persona che ha fatto la spesa? Si tratta sicuramente di un’impresa ardua, ma non senza speranza. Il mio primo pensiero è che con questa spesa nessuno potrebbe saziarsi per 34 Vivai 2018

un’intera settimana, poiché la persona dovrebbe sopravvivere con meno di 1600 calorie al giorno. Inoltre, si alimenterebbe in modo abbastanza monotono. L’analisi effettuata con il software alimentare mostra chiaramente che, ad eccezione delle proteine, il fabbisogno di tutte le altre sostanze nutritive essenziali non è sufficientemente coperto. Ne deduco che la persona mangi spesso fuori casa e non cucini regolarmente.

In realtà, qui si cucina solo il pak choi. Si sta ai fornelli sporadicamente e almeno un pasto al giorno viene consumato fuori casa. Spesso c’è appena il tempo sufficiente per mangiare qualcosa di veloce, come una zuppa di noodle, un paio di panini con il Kiri o un sandwich al tonno. Il nostro acquirente sconosciuto evidentemente non è un patito dei fornelli, ma non per questo rinuncia a un’alimentazione sana ed equilibrata.


Consuma frutta e verdura, e rinuncia ai dolci. Più precisamente, preferisce assumere i dolci in forma liquida. Le lattine di Pepsi vengono portate al lavoro o a scuola, e la Rivella invece viene consumata a casa. Va poi evidenziato che il pane viene regolarmente preparato in casa. Anche se per due chilogrammi di farina la quantità di lievito è decisamente un po’ scarsa. Probabilmente ne sarà rimasto un cubetto in frigorifero o la farina viene utilizzata anche per altri scopi. Il termine «kimchi» su entrambe le confezioni di zuppa di noodle e il pak choi hanno qualcosa in comune: entrambi provengono dall’Asia. Il kimchi è originario della cucina coreana. Si tratta di verdure rese conservabili grazie all’acido lattico. Il pak choi, che viene chiamato anche cavolo cinese, invece è arrivato sulle nostre tavole solo da alcuni anni. Si tratta di una verdura particolarmente

Scelgo un uomo che fa il pane, perché le donne che mangiano tonno sono rare.

Lo psicologo dell’alimentazione Il Dr. Robert Sempach dirige il settore Salute del Percento culturale Migros. Il suo progetto attuale è Tavolata, riunioni a tavola per persone anziane. Informazioni su www.tavolata.net

sana, che probabilmente viene utilizzata in cucina da persone di età tendenzialmente più giovane. A questo punto forse qualcosa la possiamo dire sulla persona che ha fatto questa spesa decisamente stravagante. Viene da Sciaffusa o dintorni, un’informazione che, aguzzando l’occhio, si può leggere chiaramente sull’etichetta delle clementine. Con tutta probabilità ha radici asiatiche o perlomeno una passione per la cucina coreana o tailandese. Dovrebbe avere tra venti e trent’anni, quasi certamente pratica sport più volte alla settimana e studia all’Università o segue un altro tipo di formazione. Ora rimane da chiarire solo la questione del sesso del misterioso o della misteriosa acquirente. Scelgo un uomo che fa il pane, perché le donne che mangiano tonno sono ancora più rare. Chi è? Per scoprirlo volta pagina. Vivai 2018

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INDOVINA CHI...?

Soluzione La spesa è stata fatta da Wangmo Latsang (23 anni) e dalla sua coinquilina Nyidön Riwochenbu (20 anni). Sono entrambe tibetane e vivono a Sciaffusa.

INSERZIONE

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on siamo uomini che fanno il pane, ma facciamo parte di quella rara specie di donne che mangiano tonno. A parte questo, il dottor Sempach ha individuato con precisione le nostre abitudini. A pranzo mangiamo fuori. Io un sandwich e Nyidön alla mensa dell’ospedale dove lavora. Qualche volta pranzo al mio ristorante srilankese preferito a Sciaffusa. La sera prepariamo i noodle già pronti, che si consumano spesso anche in Tibet. Io e Nyidön cuciniamo piatti molto semplici. Come alternativa alla zuppa, la sera prepariamo riso con carne o tonno. Oppure con verdure tipo broccoli o cavolo cinese. Agli ospiti serviamo i momos, ravioli tibetani ripieni di carne. Tutta quella farina ci serve per fare l’impasto. A colazione prendiamo solo un caffè. Alle volte ci manca la tsampa, una farina di cereali tostati, che è un antico alimento base tibetano. Mescolandola al tè si ottiene una pappa deliziosa, che si consuma con tè nero e sale. Forse sembra una combinazione sconcertante – all’inizio la Rivella ci ha fatto lo stesso effetto. Ora però la amiamo. Anche altre specialità svizzere ci hanno conquistato, la raclette ora è il nostro piatto preferito. La Pepsi la porto a lezione, al corso di tedesco. In verità, non ci interessa che la nostra alimentazione sia sana. Basta che sia gustosa e facile da preparare. l A cura di Anna Meyer


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ALIMENTAZIONE

SALE

Il sale della vita Senza sale i nostri piatti sarebbero decisamente insipidi. Ma i candidi cristalli non si limitano solo a esaltare il gusto, sono anche essenziali per la nostra sopravvivenza. Testo: Manuela Specker

ncora oggi, la parola «salario» ci rammenta il significato che il sale aveva in passato: nell’Impero romano gli ufficiali e impiegati dello Stato percepivano anche una remunerazione sotto forma di sale. Nel Medioevo, il sale era considerato un prezioso bene di commercio. L’espressione «prezzi salati» è dovuta a quella circostanza. Oggi il sale è diffuso negli angoli più remoti della terra e tendenzialmente ne consumiamo troppo (vedi riquadro). Adagiati nell’abbondanza, spesso dimentichiamo che il sale è essenziale per il corretto funzionamento del nostro organismo e che i suoi usi sono innumerevoli. 1. Fonte di iodio

In Svizzera, il sale da cucina è arricchito di iodio. È quindi una delle fonti più importanti di questo microelemento, altrimenti presente soprattutto nei pesci e nei frutti di mare. La carenza di iodio può avere gravi ripercussioni sul nostro organismo: la tiroide non produce abbastanza ormoni e si ingrossa. La conseguenza estrema è il cosiddetto «gozzo», ben visibile alla gola. Il fabbisogno di iodio è maggiore nelle donne in gravidanza e importante per un ottimale sviluppo mentale e fisico dei nascituri. Attenzione: i sali speciali, come quello dell’Himalaya, non sono iodati. «Sono quindi adatti soprattutto per affinare i piatti», precisa Pia Martin, nutrizionista presso iMpuls, l’iniziativa Migros per la salute. I condimenti come il Mirador o l’Aromat invece contengono sale iodato. L’Ufficio federale della sicurezza ali38 Vivai 2018

Quanto ne basta? Il fabbisogno di sale dell’organismo umano ammonta a circa 2 grammi per giorno. La maggior parte di noi però ne consuma ben di più. E non perché ne aggiungiamo a sproposito! Ben tre quarti del sale consumato giornalmente, viene infatti assunto tramite alimenti raffinati come il pane, gli insaccati, il formaggio o i piatti pronti. Il consumo eccessivo di sale può rivelarsi problematico in caso di ipertensione sanguigna. Non sempre però, visto che sulla pressione sanguigna incidono negativamente anche altri fattori come lo scarso movimento, il sovrappeso o le sigarette. Inoltre, non tutte le persone reagiscono allo stesso modo al sale. La Migros da alcuni anni sta riducendo il tenore di sale nei suoi prodotti, ad esempio nel pane, nelle minestre, nelle salse o nei piatti pronti. «La riduzione avviene a piccole dosi e lungo un arco di tempo prolungato, di modo che per i consumatori dal punto di vista del sapore il tutto resti impercettibile», sottolinea la specialista alimentare Annina Erb.

mentare e di veterinaria (USAV) osserva come evolve il consumo di iodio della popolazione e, se occorre, ne adegua il contenuto nel sale da cucina, come accaduto nel 2014 quando da 20 si è passati a 25 milligrammi per chilo di sale. 2. Elisir di vita

Anche sudare e piangere avviene a prezzo salato! Senza cloruro e sodio, entrambi elementi basilari del sale, il nostro organismo non funzionerebbe correttamente. Il sale regola il livello idrico, è implicato nei processi metabolici e gioca un ruolo fondamentale anche nella digestione e nelle funzioni muscolari. 3. Cottura del pane

Il sale non solo esalta al meglio il sapore naturale di un alimento, ma fa anche sì che l’impasto per il pane o la torta mantenga la sua consistenza e risulti fragrante dopo la cottura in forno. 4. Conservazione degli alimenti

Il sale si fa notare anche nel «salame»... e non a caso! Mettere sotto sale, ovvero in salamoia, è una tecnica di conservazione soprattutto per la carne. Il sale assorbe infatti l’acqua degli alimenti, frenando così lo sviluppo di germi e batteri. 5. Sicurezza della strada

Il sale non finisce solo sui piatti, ma pure sulle strade: grazie alla sua capacità di abbassare il punto di congelamento dell’acqua, è diventato irrinunciabile per mantenere le strade libere dal gelo durante la stagione invernale. l

© Foto: Roth und Schmid, Getty Images

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La lotta del sale: a causa sua, un tempo, scoppiavano guerre e rivoluzioni.

Sono ben 14 000 i modi in cui il sale trova oggi utilizzo nell‚industria. Ad esempio per produrre colori, farmaci e materiali sintetici.

Il sale da cucina è il minerale più importante per il corpo umano.

Oro bianco: fino al XIX secolo, il sale era considerato un prodotto di lusso e fece la fortuna delle città che ne avevano il monopolio.

Nell ‚ antichità il sale era considerato un afrodisiaco. Circa i tre quarti del nostro apporto quotidiano di sale derivano da alimenti raffinati. La fonte principale è il pane.


ALIMENTAZIONE

MELAGRANA

Signora in rosso La melagrana è un frutto seducente e intrigante. Al suo interno nasconde chicchi che sembrano gemme preziose, come preziosi sono i loro benefici sulla nostra salute. Testo: David Fäh

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a dato il nome a una città spa­ gnola, a una pietra preziosa, ma anche a un’arma. È simbolo di sensualità e fertilità, ma anche di sedu­ zione, potere e sangue. Gli antichi egizi la mettevano nelle tombe e viene men­ zionata perfino nella Bibbia, nel Corano e nella mitologia greca. Non c’è dubbio: la melagrana, detta anche mela granata, deve per forza avere qualcosa di speciale. La scorza dura rivela una miriade di semi spigolosi di un rosso intenso. La melagrana appare come un incrocio tra una mela, una bacca e, vista la sua scor­ za dura come il cuoio, un agrume. Il suo gusto non è paragonabile a quello di nes­ sun altro frutto e il suo colore ricorda quello delle bacche. Come queste ultime, causa, soprattutto in fase di sgranatura, delle macchie molto ostinate. Soprattutto in Oriente i tintori di lana e tessuti face­ vano buon uso di questa caratteristica. Ottima per la pressione

Quando si tratta di frutta e verdura, un colore intenso è spesso indicatore di so­ stanze benefiche per la salute. La mela­ grana è stata utilizzata per oltre un seco­ lo come rimedio per malattie come la dissenteria, l’ulcera, il diabete o le infe­ zioni da vermi. In realtà, solo da pochi anni esistono studi che hanno cercato di identificare sistematicamente il suo pos­ sibile effetto salutare. Per il momento sembra confermato che il suo succo in­ fluenzi positivamente la pressione e i vasi sanguigni. 40 Vivai 2018

Gli studi che hanno analizzato l’effetto sulle infezioni e sui valori dei grassi nel sangue però hanno dato risultati incon­ sistenti. In caso di funghi, eczemi e gen­ giviti, gli estratti della scorza e dei semi, se applicati direttamente sulla pelle, pos­ sono favorire il processo di guarigione. Alcune sostanze contenute nella mela­ grana influenzano i nostri ormoni ses­ suali e di conseguenza i tumori di cui sono responsabili, come quello al seno o alla prostata. Nonostante alcuni parame­ tri tumorali dei pazienti presi in conside­ razione negli studi siano migliorati, non è ancora chiaro quale sia il beneficio cli­

Sapore tropicale a tavola La frutta esotica porta uno sprazzo di colore e di sapore sulla tavola invernale. Ma quali vitamine contie­ ne l’alchechengi? I cachi si con­ sumano con o senza la buccia? E quali sono i benefici della papaia? Per saperne di più, visitate iMpuls, la piattaforma online dell’iniziativa Migros in favore della salute. migros­impuls.ch/frutta­esotica

nico di accompagnare la terapia medica con una cura a base di melagrana. Più antiossidante del vino rosso

Le diverse sostanze contenute nella me­ lagrana sviluppano una capacità antios­ sidante che supera di gran lunga quella del vino rosso, del cioccolato fondente e del tè verde. E questo grazie soprattutto ai tannini, più precisamente ai cosiddetti ellagitannini. Secondo gli studi più re­ centi questi ultimi di per sé non avrebbe­ ro praticamente alcuna efficacia protetti­ va. In realtà, l’efficacia è da attribuire alle sostanze che si formano durante la degradazione batterica dei tannini nell’intestino crasso. Visto che una «buo­ na» flora batterica dovrebbe avere a di­ sposizione una gamma possibilmente ampia di sostanze naturali, conviene consumare il frutto fresco con i semi in­ vece di ricorrere agli estratti sotto forma di pasticche. Anche in cucina questi chicchi, che a prima vista potrebbero sembrare gem­ me preziose, trovano numerosi impieghi. Arricchiscono ad esempio le insalate verdi, miste e le macedonie o il bircher­ müesli con vivaci sprazzi di colore e di gusto. Grazie al loro sapore e alla loro consistenza particolare danno inoltre un tocco di originalità a dessert come le cro­ state e la panna cotta. Il succo è delizioso puro o miscelato a quello di altri frutti, e può anche essere usato per preparare delle zuppe, delle salse o dei sorbetti. l


Una dura dal cuore tenero: con i suoi croccanti chicchi color rosso rubino illumina la tavola invernale.

Sgranare la melagrana senza macchiarsi

• Eliminate le calotte alle estremità con un taglio circolare. • I semi sono incastonati in segmenti, © Foto: Levi Brown / Trunk Archive

separati da una spessa pellicola bianca.

• Spezzate o intagliate (solo) la scorza lungo i 4 o 6 segmenti, senza lacerare i semi (pericolo di spruzzo!).

• Separate i singoli segmenti uno dall’altro con le mani.

• Battete con un cucchiaio sulla parte dei segmenti rivestita di scorza, in modo da picchiettare i semi «da dietro» in una scodella. • Chi, pure così, non riesce a evitare gli schizzi, può anche liberare i semi in una scodella piena d’acqua. • Ecco il video: migusto.ch/melagrana Vivai 2018

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RELAX

SONNO

Rivoluzione in orizzontale La miglior tecnica per rilassarsi è dormire. E il miglior presupposto per dormire bene è farlo con lo spirito giusto. Friederike Gräff ci parla del sonno come ultimo atto di resistenza in una società iperattiva. Intervista: Manuela Specker

Signora Gräff, lei interpreta il sonno come atto sovversivo in una società capitalista. Perché mai?

A parte il fatto che senza sonno non si può stare: ormai dormire è una delle poche possibilità che ci restano nella vita per immergerci in una zona non promozionale, libera da pubblicità. Durante il sonno ci ritroviamo completamente soli con noi stessi e i nostri sogni. Nella vita quotidiana invece non veniamo lasciati in pace nemmeno nelle situazioni di attesa. Ovunque sono piazzati teleschermi che hanno il compito di intrattenerci. Lei ha scritto un libro sulla scomoda circostanza dell’attesa. Nella nostra epoca frenetica, colui che si cimenta nell’attesa – non importa di che cosa – appare stravagante. Anche il sonno si è trasformato in un male necessario simile all’attesa?

Sia chi attende sia chi dorme viene considerato con disprezzo, perché si abbandona a una condizione passiva e quindi viene percepito come bisognoso. Sonno e 42 Vivai 2018

attesa sono in netta contraddizione all’ideale dello zelo. Ecco perché chi dorme in pubblico è malvisto. Solo agli anziani e ai bambini è concessa questa libertà, visto che da loro non ci si aspetta nessuna prestazione lavorativa. In Giappone le cose stanno diversamente. Lì in metropolitana si dorme senza ritegno.

Sì, ma questo è piuttosto espressione di una mancanza di sonno cronica. Il pisolino, detto anche «power nap», non può assolutamente sostituire il sonno notturno con le sue fasi profonde. Già il termine «power nap» è rivelatorio: si tratta di un sonno utile, finalizzato alla migliore prestazione sul lavoro. Solo con questa premessa la società ti permette di schiacciare un pisolino. Io credo invece nel sonno che non debba adempiere a uno scopo ben preciso. Ma la smania di ottimizzare sé stessi ormai ha invaso anche il regno dei sogni. La tecnologia oggi ti permette

di registrare le fasi del tuo sonno. Chi lo desidera, può raccogliere dati su ogni funzione del corpo. A che scopo?

Chi soffre di problemi di sonno seri, dovrebbe comunque affidarsi alle mani di un medico specializzato invece di cercare di rimediare da solo. Ciò causa solo tensioni maggiori che decisamente non conciliano il sonno. Cadere in un sonno ristoratore significa cedere il controllo. E non si può assolutamente manipolare il nostro bisogno di dormire. Ai ricercatori sul sonno viene spesso chiesto come si possa riuscire a dormire di meno. Questo è assurdo. Alcuni desiderano dormire, ma non ci riescono. Secondo lei, quali sono le ragioni per i problemi di sonno?

Oltre alle ragioni personali, sta di fatto che il nostro ritmo biologico non è più in sintonia con il nostro stile di vita. Cerchiamo di caricare la giornata con questo e quello, vogliamo restare continuamente disponibili e consideriamo molte cose più importanti del sonno.


Lei come si sente quando dorme troppo poco?

Me ne accorgo dal mio umore. Troppo poco sonno non solo mi rende stanca, ma anche irritata. Ecco perché mia madre da sempre mi esorta a concedermi abbastanza sonno. Mio fratello invece sostiene di farcela con sole sei ore di sonno per notte. Credevo di potercela fare anch’io sforzandomi. Ma è inutile. Dovremmo prestare più ascolto al nostro bisogno di sonno, invece di volerci conformare all’ideale di chi dorme poco.

© Foto: Travis Rathbone / Trunk Archive

Viviamo in un’era nemica del sonno?

C’è chi fa a gara per chi riesce a dormire di meno. Ci sono ancora politici che si vantano del fatto che il loro scarso bisogno di sonno è utile nei negoziati condotti a mò di maratona. Le persone di questo tipo sono considerate come energiche ed efficienti. Ma farcela con poche ore di sonno non è di certo una cosa di cui andar fieri. Alcuni hanno bisogno di più sonno, altri invece di meno – e questa non è una virtù.

”Farcela con poco sonno non è cosa

di cui andar fieri. ”

L‚attesa del dormiente Friederike Gräff ha intensamente approfondito il tema dell’attesa.

L’autrice del libro «Warten. Erkundungen eines ungeliebten Zustands» (ottenibile in tedesco) è affascinata dall’atteggiamento caparbio che emanano le persone in attesa. Infatti, non sanno assolutamente, se ne valga la pena. Gräff traccia abilmente paragoni con il sonno, visto che chi dorme molto risulta stravagante quanto chi attende – concedendosi una passività disdegnata dalla nostra società iperattiva.

In questa ottica, la mancanza di sonno cronica può anche essere considerata come espressione dello stato d’animo della nostra società?

Sì, è sintomatica di una grande inquietudine che pervade la nostra società. D’un canto, a causa del fatto che siamo obbligati ad essere permanentemente pronti all’intervento. D’altro canto, però, anche perché così per noi è impossibile passare subito da uno stato di tensione a quello rilassato. Secondo lei, invece, quale atteggiamento dovremmo assumere nei confronti del sonno?

Mi sembra importante che il sonno non debba essere finalizzato solo ed esclusivamente all’ulteriore miglioramento della nostra capacità produttiva. Dovrebbe piuttosto essere un’occasione per allenarsi nella «non intenzionalità»: dormire come semplice esperienza non finalizzata. Una società che concede spazio alla non intenzionalità sarebbe certamente una società migliore. l Vivai 2018

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Immersione

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ACQUAFITNESS

MOVIMENTO

L‚acquafitness è tutt‚altro che qualche semplice bracciata in piscina: rinforza i muscoli senza sollecitare troppo le articolazioni. Testo: Petra Koci

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© Foto: Jorg Badura / Trunk Archive

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’acqua arriva fino alla gola nel vero senso della parola. Be’, in teoria solo fino al petto, è questa la premessa ideale. Quando però il corpo fluttua senza toccare il fondo della piscina, capita di andare più a fondo. Esercitare pressione sui manubri di gommapiuma sott’acqua e spingerli in avanti, richiede inoltre un gran bello sforzo. Altro che ginnastica per anziani! A torto, l’acquafitness ha la reputazione del workout leggero, che si pratica sguazzando in piscina. È invece un allenamento efficace proprio grazie alle caratteristiche fisiche dell’acqua. A causa della sua portanza, il nostro corpo in acqua pesa solo un decimo del suo peso usuale. Inoltre, la densità dell’acqua è di 800 volte maggiore rispetto all’aria. Ecco perché per muoversi, occorre mobilitare molta più forza che non a terra. L’acqua è anche un buon conduttore termico, per cui siamo costretti a muoverci di continuo in modo da compensare la rapida dispersione del calore corporeo. Vivai 2018

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Intenso consumo d’energia

Sfruttare la resistenza dell’acqua

È fondamentale aver la giusta tensione di base nel corpo. Proprio nell’acqua profonda un tronco teso aiuta a mantenere maggiore stabilità. Chi allunga gli arti, fa ancor più leva e gli esercizi si intensificano automaticamente. «Considerate l’acqua come vostra alleata», suggerisce Esther Zysset, «ed esercitatevi sfruttando la sua forza di resistenza». Così l’acquafitness diventa un sano allenamento dei muscoli e della resistenza che brucia i grassi e porta tutta una serie di altri benefici. La pressione dell’acqua agisce ad esempio come un massaggio che stimola l’irrorazione sanguigna e rassoda i tessuti. Il sistema cardiovascolare viene attivato, il cuore deve pompare più sangue, mentre gli organi respiratori aumentano la loro prestazione. L’acquafitness è un workout che richiede più sforzo di quel che sembri – anche se in acqua la forza di gravità sembra mancare. l 46 Vivai 2018

Altro che sguazzare! L‚acquafitness è un training efficiente che sfrutta la resistenza dell‚acqua.

Sfidare la forza di gravità ... saltellando! Per esempio su un trampolino, che permette di allenare efficacemente il corpo senza sforzare troppo le articolazioni e migliorando il proprio senso dell’equilibrio. Su iMpuls, la piattaforma Migros dedicata alla salute, trovate maggiori informazioni sui benefici del trampolino. migros-impuls.ch/trampolino

© Foto: Jorg Badura / Trunk Archive

Muoversi in acqua significa quindi consumare molta energia. Se l’allenamento è intenso, bruciamo fino a 300 chilocalorie ogni 30 minuti. E attiviamo e rinvigoriamo la muscolatura, visto che lavoriamo intensamente contro la resistenza dell’acqua che ci frena. Allo stesso tempo, non sforziamo eccessivamente le articolazioni. Ecco perché l’acquafitness è l’attività sportiva ideale per chiunque, anche per chi pesa qualche chilo di troppo. È inoltre adatto come allenamento rigenerante e alternativo per gli sportivi professionisti che devono evitare gli urti sul suolo. Cristiano Ronaldo, Victor Röthlin e altri atleti di punta se ne sono accorti da tempo. «Il miglior risultato si ottiene adottando la tecnica giusta e aumentando successivamente l’intensità degli allenamenti», osserva Esther Zysset, istruttrice di acquafitness presso la Scuola Club Migros. «Non si deve tagliare l’acqua con il fianco della mano, ma tenere l’articolazione del polso ben ferma e poi spingere l’acqua con il palmo della mano. Così lo sforzo risulta maggiore.»


ACQUAFITNESS

MOVIMENTO

Cinque modi per allenarsi in piscina L’acquafitness propone diversi tipi di pro­ grammi. A seconda degli esercizi, allenano di più la resistenza, la forza muscolare, l’agilità o la coordinazione dei movimenti.

resistenza del corpo e rinforza notevolmente il tronco e la muscolatura delle gambe.

Acquazumba: i movimenti al ritmo di musica

Acquagym: si lavora con e senza galleggian­ ti, allenando tutto il corpo con esercizi che rafforzano la muscolatura e che migliorano la resistenza fisica. L’ideale per tonificare pancia, tronco e apparato locomotorio.

Acquajump / Acquabouncing: saltellare su un trampolino subacqueo sfidando la resi­ stenza dell’acqua è molto divertente, nonché un ottimo allenamento per i muscoli e la stabilità del corpo.

una cintura di gommapiuma fa da galleg­ giante, mentre si cammina in avanti senza toccare il fondo nell’acqua profonda. L’importante è tenere testa, petto e fianchi ritti e ben fermi. Chi si allena con intensità, in pochissimo tempo si ritrova con delle gambe sode e toniche come l’acciaio.

latino americana in piscina si effettuano al rallentatore. L’ideale anche per chi ha diffi­ coltà con le coreografie complesse, visto che in acqua non si nota se si sgarra.

Acquabike / Acquacycling: pedalare in acqua sulle apposite biciclette aumenta la

Acquajogging / Deep water running:

scuola­club.ch

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Protetti a tutto tondo in caso di secchezza oculare. Per l’idratazione della superficie oculare.

Sono dei medicamenti omologati. Leggere i foglietti illustrativi. In Svizzera consulenza nelle farmacie e drogherie. Similasan AG


MOVIMENTO

TRAINING ADDOMINALE

Centro di gravità permanente Sfoggiare un sixpack non è d’obbligo: chi allena gli addominali affronta però la vita a testa più alta. Ecco alcune tecniche per scolpire i muscoli del ventre. Testo: Petra Koci Illustrazioni: Grobi White

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l centro del nostro corpo agiscono diversi muscoli che possiamo allenare. «In profondità, il muscolo trasverso addominale stabilizza il tronco e racchiude i nostri organi interni come un corsetto. Se è attivato, abbiamo un buon portamento e un bel ventre», dice Rebecca Steinemann, fisioterapista sportiva presso Medbase a Zurigo. Dal punto di vista estetico, stanno però in primo piano i muscoli addominali esterni. Ai lati, i muscoli obliqui esterni modellano il girovita, mentre sul davanti il muscolo retto addominale forma il cosiddetto «sixpack». Questi muscoli, però, sono visibili solo se non sono sovrapposti cuscinetti di grasso. «Se si desidera rinvigorire gli addominali e liberarsi del grasso in eccesso, oltre a eseguire gli esercizi per la pancia si deve allenare anche la resistenza», raccomanda l’esperta del centro per la salute Medbase. «Il grasso corporeo viene infatti bruciato soprattutto durante l’attività fisica prolungata che allena la resistenza, mentre gli esercizi per gli addominali rafforzano il centro del corpo e lo scolpiscono. Ciò ha un effetto positivo sul portamento e previene anche i problemi alla schiena.» Qui di fianco trovate alcune idee molto efficaci per avere un baricentro in forma smagliante.

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Danza Salsa, zumba, flamenco, balletto... A seconda dell’intensità con la quale viene praticata, la danza allena anche la condizione fisica, attivando a sua volta lo smaltimento dei grassi. Inoltre la danza, in particolare il balletto, migliora la tensione del corpo e favorisce la posizione eretta. Ne trae beneficio anche la muscolatura profonda interna che stabilizza il corpo.

TRX suspension training Con gambe o braccia infilate nelle maniglie delle funi elastiche si eseguono flessioni, piegamenti e altri esercizi che scolpiscono il corpo. Nel TRX, detto anche allenamento funzionale in sospensione, ci si avvale delle funi elastiche e del proprio peso corporeo per rafforzare l’intero corpo. Con questo tipo di allenamento viene stimolata in particolar modo la muscolatura profonda al centro del corpo, che fa da sostegno e forza stabilizzatrice.


Workout da ufficio Non ci sono scuse! Gli addominali possono essere forgiati anche stando davanti al compu­ ter. Stando tesi e tenendo la schiena ben diritta, sollevate le gambe da terra di un paio di centimetri senza aiutarvi appoggiando le braccia alla scrivania. Mantenete la posizione raggiunta per alcuni secondi e ripetete più volte. Se ruotate verso l’esterno la punta dei piedi, allenate anche gli addominali laterali.

Pilates Il pilates focalizza la propria attenzione sul centro del corpo, il cosiddetto «powerhouse», ovvero i muscoli addominali obliqui e trasversali situati in profondità, nonché quelli del pavimento pelvico. Questi ultimi stabiliz­ zano il tronco, migliorando la tensione del corpo e facendo sì che il portamento risulti eretto e il ventre piatto. Nel pilates, la respirazione ren­ de l’allenamento più efficace: se espirando, tiriamo l’ombelico verso la colonna vertebrale e contraiamo gli addominali, un po’ come se ci rac­ chiudessimo in un corsetto, alleniamo i muscoli in profondità. Potete effettuare questo esercizio di respirazione un po’ ovunque nella vita di tutti i giorni. Oppure eseguitelo a casa assieme a un esercizio base del pilates: pedalate gambe all’aria stando sdraiati sulla schiena. L’impor­ tante è che teniate la schiena ben piatta a terra e la pancia tesa.

Crunches e sit-ups Yoga Lo yoga non considera il ventre come una zona problematica, ben­ sì come centro energetico. La respirazione cosciente e gli asana, ovvero le posizioni, rafforzano questo nostro centro emozionale e fisico. Molte delle posizioni, in combinazione a una respirazio­ ne addominale profonda, mirano a rinvigorire i muscoli situati in profondità al centro del corpo. A proposito: attualmente nei centri fitness, nei workout addominali va forte un esercizio di respirazio­ ne tipico dello yoga. Nell’uddhi­ yana bandha, la contrazione del ventre, si espira completamente, per poi tirare in dentro e verso l’alto la pancia tenendo il fiato so­ speso, in modo che si formi una cavità nell’addome. Dopo pochi secondi, si rilascia l’addome e si inspira. Chi ripete l’esercizio più volte di mattina, attiva il meta­ bolismo e rafforza i muscoli addo­ minali interni.

Sia al centro fitness sia a casa, i crunches e i sit­ups sono due esercizi classici per allenare i muscoli addominali. Mentre nei sit­ups, si parte sdraiati sulla schiena e si solleva l’intero tron­ co, nei crunches da terra si alzano solo le spalle. Così si al­ lena soprattutto il muscolo retto dell’addome. Con i sit­ups laterali, vengono attivati anche i fasci muscolari obliqui dell’ad­ dome. Gli esercizi dovrebbero venir eseguiti in modo lento e controllato con la semplice forza della muscolatura. Sentite bruciore? Bene, questo signifi­ ca che il muscolo è sotto sfor­ zo. Per un allenamento efficace, ripetete altre due o tre volte finché subentra la fatica.

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VIAGGI

LUBIANA

basjfkgsf jaksf gasjfkagsfjaksfgasjfkgasfjkasgfjaksfgajskfgasfjka basjfkgsf jaksf gasjfkagsfjaksfgasjfkgasfjkasgfjaksfgajskfgasfjkasgfask basjfkgsf j Tipica scena cittadina: gli abitanti di Lubiana stanno volentieri all'aperto anche se fuori fa già un po' fresco.

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LJUBLJANA

REISEN

In bella vista: il castello di Lubiana è incastonato nel colle della città, che è alto 376 metri.

Cuore verde Lubiana è di una bellezza semplice e sprigiona molto

© visitljubljana.com, Dagmar Schwelle / Laif / Keystone

fascino. Ma la capitale slovena rivela soprattutto quanto sia piacevole uno stile di vita sostenibile. Testo: Manuela Specker

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VIAGGI

LUBIANA

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i sono città che sembrano rivolgersi soprattutto ai ricchi e ai turisti. Con i suoi pressapoco 300 000 abitanti, Lubiana rappresenta piuttosto il contrario. E questo non è semplicemente dovuto alle sue modeste dimensioni e al fatto che qui regna ancora il buon senso invece del capitalismo finanziario. No, la causa è la circospezione con la quale lo spazio cittadino è stato adibito per gli abitanti. Dieci anni fa, ad esempio, l'intero centro città è diventato zona pedonale. I dubbi dei proprietari di negozi erano grandi. Verrà ancora qualcuno, se non ci si può più fermare davanti ai negozi con l'automobile? Oggi non sono solo gli affari ad andare meglio. Nessuno vuole più rinunciare a questa tranquilla pacatezza, che la città irradia anche grazie all'abile pianificazione del traffico urbano. Ovunque si scorgono biciclette a noleggio (la prima ora è gratuita) nonché silenziose vetture elettriche che imboccano le viuzze e possono essere utilizzate gratuitamente per spostarsi. Sulle strade si affacciano piccoli negozi invece di grandi catene per lo shopping. «Grazie a ciò la città acquista una quiete del tutto particolare. Si è voluto che gli abitanti si sentissero a loro agio», osserva la guida cittadina Tatjana Krulc Logar. Teatro, musica e architettura

Questa calma però non è per niente sinonimo di provincialismo. Ad attrarre maggiormente il pubblico è senza dubbio il Teatro nazionale sloveno, che non punta solo sulle opere classiche e contemporanee, ma lascia anche spazio allo sperimentale. Inoltre una delle più vecchie orchestre filarmoniche del mondo proviene da Lubiana, dove ebbe inizio la carriera di Gustav Mahler. Lubiana. Chi apprezza la semplicità e l'autenticità, amerà questa città. A proposito: «ljubljena» è il termine sloveno per la parola «amore». Ecco perché la capitale slovena spesso e volentieri viene chiamata «amante». Che le due parole si assomiglino anche semanticamente non 52 Vivai 2018

è un caso. Lubiana è incredibilmente bella e affascinante. La città lo deve a Jože Plečnik (1872-1957). A pochi architetti è concessa così tanta libertà che riescono ad apporre la loro firma all'aspetto di una città. A Lubiana, Plečnik è riuscito a mettere in relazione gli edifici uno con l'altro in modo giocoso. Ha intessuto un dialogo con il luogo e il suo carattere tipico, lasciandosi trasportare dall'aspirazione di preservare ciò che già esisteva. I famosi tre ponti sul fiume Lubianizza, la

Da piazza Prešeren, nel centro storico della città, le stradine della zona pedonale si diramano a raggiera.


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© Illustrazione: Anais Makhoul, foto: Getty Images

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Lubiana si può scoprire benissimo a piedi. Le altre mete turistiche della Slovenia si raggiungono con l'auto in 2 ore al massimo. 1 Al mercato centrale di Lubiana si

trovano prodotti freschi di origine locale. Anche il mercato coperto e il porticato con le sue colonne fanno parte della vi­ vace zona mercato. 2 I tre ponti, che si trovano in pieno centro nei pressi di piazza Prešeren, sono caratteristici per Lubiana.

3 L'orchestra filarmonica slovena è una delle più vecchie filarmoniche del mondo. 4 L'edificio della Biblioteca nazionale e dell'Università è una delle maggiori opere dell'architetto Jože Ple cnik. ˇ 5 Il castello cittadino propone scorci storici e un panorama stupendo. Al suo interno si trova lo «Strelec», uno dei migliori ristoranti della Slovenia. 6 Lungo le sponde del fiume Lubianizza ci sono numerosi ristorantini e bar che invitano a soffermarsi.

A Bled (a 50 km da Lubiana) è famosa per le sue isole in mezzo al lago. Dei sentieri escursionistici conducono da Bled al parco nazionale del Triglav. B Le affascinanti grotte di Postojna (a 50 km da Lubiana) si possono attra­ versare con il trenino, prima di avven­ turarsi a piedi nei corridoi sotterranei. C La Slovenia vanta uno sbocco sull'Adriatico: le città costiere come Piran, Koper e Portoroz (a 120 km da Lubiana), incantano con la loro atmosfera veneziana. Vivai 2018

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LUBIANA

Biblioteca nazionale e dell'Università, il mercato coperto lungo il fiume: tutto ciò è opera sua. Le intenzioni di Plečnik sono evi­ denti: nel periodo tra le due guerre desi­ derava creare una metropoli dall'aria me­ diterranea. Pose l'accento sulle colonne, espressione della sua visione di una nuo­ va Atene. Il fatto che Lubiana oggi sem­ bri una città fatta per i suoi abitanti e non per rappresentare qualcosa di pomposo, non è quindi dovuto solo alla pianifica­ zione urbana odierna. Si deve anche alla visione umanistica di Jože Plečnik, che nel suo ruolo d'architetto aveva nel miri­ no le esigenze umane. Non c'è da stupirsi che venga venerato come un Santo, per­ ché grazie al rinnovamento urbano a lui dovuto si è venuto a creare quel senso d'i­ dentità che perdura fino a oggi. Sostenibilità esemplare

Lubiana non è solamente bella, ma anche ecosostenibile. Con ogni pezzetto di la­ strico, con ogni parco pubblico, con ogni spazio sotterraneo adibito per la raccolta dei rifiuti, la città incarna uno stile di vita che tiene conto delle risorse limitate. Nel 2016, la Commissione Europea ha assegnato a Lubiana il titolo di «capi­ tale verde d'Europa». Molti abitanti della città, anche se si tratta piuttosto di quelli anziani, vanno a prendere il latte con un contenitore di loro appartenenza (al mer­ cato si trovano degli appositi dispensa­ tori automatici di latte). Nei ristoranti, ad esempio nel «Monstera», si rinuncia al PET e gli ospiti usano le stesse posate per tutte le portate. Dal punto di vista gastronomico, la Slovenia vanta un'incredibile varietà e un gran estro innovativo. Ognuna delle sue 24 regioni gastronomiche offre specialità tipiche, sulle quali si veglia con amore e orgoglio. A seconda della posizione geo­ grafica, i piatti sono influenzati dai paesi vicini come l'Italia, la Croazia, l'Austria o l'Ungheria. Nella regione della Dole­ njska, ad esempio, si portano spesso in tavola dei fagottini ripieni, i cosiddetti Struklji. È apprezzata ovunque la salsic­ 54 Vivai 2018

cia Krainer, conosciuta in Italia come salsiccia di Cragno, che si prepara anco­ ra secondo una ricetta del 1896. In cucina si ricorre a ingredienti possibilmente fre­ schi, di provenienza locale o che cresco­ no nel proprio giardino. Anche nel turismo si pone l'accento sulla sostenibilità. La qualità è più im­ portante della quantità. Altri paesi sono costretti a promuovere il turismo eco, mentre la Slovenia con una città come Lubiana ha già alle spalle una lunga tra­ dizione in fatto di sostenibilità. Non si conosce altro in questo paese. Lo stile di vita sostenibile è un po' come un passa­ tempo nazionale. Gli immensi spazi vuoti e la natura incontaminata sono il miglior presuppo­ sto per uno stile di vita verde. Su una su­ perficie di 20 273 chilometri quadrati vi­ vono solo 2 milioni di persone. Ovunque ci si trovi, c'è sempre una riserva natura­ le dietro l'angolo. Tra la regione carsica, le Alpi e la pianura pannonica sono inca­ stonati un parco nazionale (il Triglav), tre parchi regionali e 40 parchi per la tu­ tela del paesaggio. Modesta e con poche pretese

Come capita spesso, ciò che è semplice e di modeste dimensioni viene sottovaluta­ to. Nonostante sia proprio ciò a rendere facile l'approccio al paese. È evidente che gli sloveni, nonostante le virtù del loro paese, non amano le smancerie. Tendono a sottovalutare la loro patria. «Non siamo ancora come la Svizzera», esclamano di continuo. Come se la Svizzera dovesse far loro da esempio. In realtà la Svizzera ha lasciato la sua impronta in Slovenia già alla fine del 19° secolo. Servì da modello per lo svi­ luppo del turismo alpino. E a metà del 19° secolo fu uno svizzero, il naturopata bernese Arnold Rikli, a rendere accessi­ bili ai turisti le sorgenti termali di Bled, un paese nel nord della Slovenia. All'insegna della varietà

La Slovenia è un paese che offre un'in­ credibile varietà di scelta: si può fare

wellness, andare al mare, darsi all'escur­ sionismo o sciare in montagna. Visto che tutto si trova a breve distanza, si può re­ spirare aria di montagna di mattina e la brezza marina che spira lungo la costa nel pomeriggio. Sia d'estate sia d'inverno Lubiana è il punto di partenza ideale per avventurarsi in tutto il paese. Questa versatilità è uno dei grandi punti forti della Slovenia, che non è an­ cora stata sommersa dalle ondate di turi­ sti e viene spesso scambiata con la Slo­ vacchia o, a torto, sottovalutata. Ma lo sapevate che l'ape carnica, di provenienza slovena, è la seconda specie più frequente a livello mondiale? O che Slavoj Žižek, uno dei maggiori filosofi e pensatori di sinistra, era sloveno? Lo sa­ pevate poi che il quintetto musicale slo­ veno degli «Original Oberkrainer», pro­ veniente dall'Alta Carniola, ha venduto oltre 36 milioni di portanti audio? Alla faccia di tutti quelli che continuano a es­ sere convinti che l'Alta Carniola si trovi in Austria, anche se non è più così da qualche tempo. L'influsso dell'Austria sulla Slovenia comunque è innegabile. Per più di sei secoli, ovvero fino alla fine della prima guerra mondiale nel 1918, la Slovenia è stata sotto il regno della Casa d'Asburgo. Forse è questo il motivo per cui gli slove­ ni si sentono molto più vicini all'occiden­

© Foto: Christian Kerber Laif / Keystone, Dagmar Schwelle Laif / Keystone

VIAGGI


LUBIANA

VIAGGI

Come arrivare e cosa fare Volo: Adria Airways offre voli

giornalieri da Zurigo e Ginevra per Lubiana, che si raggiunge in un'ora di volo.

I tre ponti (pagina a sinistra) sono caratteristici per Lubiana. La Filarmonica slovena (in alto) vanta una ricca storia ed è tra le più antiche al mondo.

te che non ai paesi dei Balcani. A paragone, infatti, gli anni trascorsi come provincia jugoslava e quale sottorepubblica del regno di Tito sono solo un breve capitolo, finito con la proclamazione dell'indipendenza nel 1991. Tralaltro, quando erano ancora parte della Jugoslavia, gli sloveni avevano la fama di essere particolarmente puntuali e ordinati – un po' come gli svizzeri. Ma allora forse la Slovenia è davvero un po' come la Svizzera. l

Slovenia, mon amour! Lubiana è il punto di partenza ideale per viaggiare alla scoperta delle altre regioni del paese. Ad esempio la Dolenjska con Bela Krajina, nel sud della Slovenia. In nessun altra regione del paese il sole splende di più. Si possono degu­ stare vini, fare escursioni in bici o in canoa sul fiume Kolpa. Oppu­ re ammirare gi splendidi tessuti prodotti artigianalmente nella re­ gione, come il lino e le stoffe con ricami. La cittadina Novo Mesto, nella Dolenjska, vanta un pittore­ sco centro sulle sponde del fiume Krka che viene spesso immorta­ lato su foto. Nelle immediate vici­ nanze si trova lo stabilimento ter­ male di Dolenjske Toplice nonché il sontuoso e pittoresco albergo Otocec, situato su una delle isole di Krka (terme­krka.com). Sport invernali: la pista da sci

più vicina si trova a Krvavec, a meno di 50 chilometri da Lubiana. Le maggiori regioni sciistiche stanno vicino a Kranjska Gora, nei pressi del confine italo­austriaco. Anche le montagne del Pohorje, vicino a Maribor, fanno venir voglia di mettersi gli sci ai piedi. Per maggiori informazioni:

slovenia.info

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Nel mio negozio c’è solo pesce sostenibile. Hilal A., proprietaria della Migros

La Migros è della gente. Per questo si impegna come nessun altro a favore della sostenibilità . Tutti i pesci e i frutti di mare provengono per esempio da fonti sostenibili. migros.ch/proprietari


MARTINA CLAVADETSCHER

IL LUOGO DEL CUORE

«Il luogo è sia maestoso sia minaccioso, una cosa che trovo molto interessante.»

Martina Clavadetscher (38 anni) è autrice di narrativa e teatro. Ama il silenzio che ritrova nel bosco, perché le permette di schiarire la mente per raccontare le sue storie – e quindi detesta i soffiatori di foglie. Il suo ultimo libro «Knochenlieder» (Edition Bücherlese) era in lista per il premio letterario svizzero «Schweizer Buchpreis 2017».

Bosco di Ingenbohl, Brunnen

© Foto: Philipp Schmidli

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’è un punto nel bosco di Ingenbohl che mi attira magicamente: una volta uscita dalla fitta boscaglia, appare di colpo questo stupendo panorama sul lago dei Quattro Cantoni con le sue montagne. Ci si ritrova sul dirupo dell’Axenstein che precipita scosceso verso il basso. Non è il caso di avanzare altri passi. Si ha la sensazione di cadere in questa scenografica foto panorama. Il luogo è sia maestoso sia minaccioso, una cosa che trovo molto interessante. Nel bosco di Ingenbohl la fitta boscaglia misteriosa si alterna alle radure. È il luogo ideale per ritirarmi. Spesso

nella mia mente sfrecciano contemporaneamente e troppo velocemente diverse catene di ragionamento. La tranquillità e la solitudine mi aiutano a capire meglio i miei personaggi, a mettere a fuoco le mie storie e a guidarle in una determinata direzione, fino ad arrivare al famigerato flow. Spesso mi basta trascorrere anche solo una mezz’ora nel bosco per rinfrescare la mia mente e sgrovigliare la baraonda di parole e frasi. Nei mesi freddi mi devo sforzare un poco per uscire all’aperto, nonostante mi ritrovi col bosco davanti alla porta di casa. Ma ne vale la pena con qualsiasi

tempo e in ogni stagione. Sono particolarmente attratta dal muschio. Trovo incredibilmente bello il suo aspetto filigranato di colore verde chiaro. Quando vedo il tronco di un albero ricoperto di muschio, alle volte immagino che sia popolato da piccoli ometti. Probabilmente mi sento anche così bene nel bosco, perché mi sembra che la natura non mi giudichi. A lei non importa chi sono e io, a mia volta, non devo assumere nessun tipo di atteggiamento nei suoi confronti. Questo è qualcosa di davvero liberatorio. l A cura di Manuela Specker Vivai 2018

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CONCORSO

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ol ar a p ci! l va vin Tro e

Risolvi,rispondi e vinci In palio ci sono 2 pernottamenti per 2 persone in una suite in stile giapponese al 4 stelle superior design hotel bora HotSpaResort di Radolfzell sul lago di Costanza. Sono comprese anche la mezza pensione e l’entrata all’area sauna e wellness con sbocco sul lago – un luogo paradisiaco per riprendersi dalle fatiche quotidiane! www.bora-hotsparesort.de

Come partecipare Telefono chiama lo 0901 560 003

(fr. 1.–/chiamata, da rete fissa) e lascia sulla segreteria soluzione, nome, cognome e indirizzo. SMS invia VIVAI I, soluzione, nome, cognome e indirizzo al numero 920 (fr. 1.–/SMS).

Cartolina postale (posta A)

Edizioni Vivai, concorso 1/18 casella postale, 8074 Zurigo Il termine d’invio è il 25 febbraio 2018 La soluzione del numero precedente era

Castagne

Vince il premio Alice Steiger, Stettlen

I vincitori saranno sorteggiati tra tutte le risposte corrette delle tre versioni linguistiche di Vivai e quindi informati per iscritto. Il premio non sarà corrisposto in denaro. Sono escluse le vie legali. In merito al concorso non si tiene alcuna corrispondenza. I premi non ritirati dai vincitori entro 3 mesi dal sorteggio sono considerati scaduti e non saranno più consegnati. I collaboratori della Federazione delle cooperative Migros sono esclusi dalla partecipazione al concorso. La soluzione e il nome delle vincitrici o dei vincitori saranno pubblicati su Vivai 2/18

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Abbonati gratis a Vivai su www.migros.ch/it/vivai, inviando una e-mail a: abbonamenti.vivai@ mediasmigros.ch oppure telefonando allo 0800 180 180



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