“ARCHITETTURA E STORIA” LA CHIESA DI SAN GIACOMO AL PIAZZO DI BIELLA

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POLITECNICO DI TORINO I Facoltà di Architettura Corso di Laurea in Scienze dell' Architettura Tesi di Laurea Triennale A.A 2011-2012

“ARCHITETTURA E STORIA” LA CHIESA DI SAN GIACOMO AL PIAZZO DI BIELLA

Relatore: Carlo Tosco Candidato: Maicol Negrello


INDEX 1.

Introduzione

2.

Il borgo del Piazzo

2.1.

Storia e sviluppo delle “cittĂ altaâ€? di Biella: Il Piazzo.

2.2.

Emergenze artistico-architettoniche

3.

La Chiesa di San Giacomo al Piazzo

3.1

Introduzione

3.2

Descrizione architettonica

3.2.2 Struttura esterna 3.2.3 Struttura interna 3.3

Analisi morfologica di archi e volte

3.4

Piante e sezioni delle fasi costruttive della chiesa

4.

Indagini comparative.

4.1. La chiesa di San Lorenzo ad Andorno Micca 4.2. La chiesa di San Giovanni Battista a Cerrione 4.3. La chiesa di San Lorenzo a Verrone 4.4. La chiesa di Santa Maria Maggiore di Biella Piano 4.5. Valutazioni emerse dal confronto 4.6. Ipotesi di facciata 5.

Ipotesi di datazione della chiesa

6.

Conclusioni

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1. INTRODUZIONE Questa

monografia

si

pone

come

obiettivo

l’analisi

storico-

architettonica della Chiesa parrocchiale di San Giacomo al Piazzo di Biella, tra i pochi esempi di architettura medievale tardogotica biellese, sviluppatasi tra XIV e XV secolo, e di particolare interesse architettonico grazie alle sue caratteristiche e alla sua storia, fatta soprattutto di interventi subiti nei secoli, che tuttavia non hanno alterato del tutto le proprie peculiarità come accade spesso per altre chiese che subirono un ”re-styling” nelle epoche successive.

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2. IL BORGO DEL PIAZZO 2.1 Storia e sviluppo delle “città alta” di Biella: Il Piazzo. La storia del Piazzo risulta essere molto complessa così come le vicende che hanno dato origine a questo borgo fortificato. La nascita del piazzo deve innanzitutto essere introdotta dalla situazione socio-politica del territorio Biellese e Vercellese, quindi ben oltre le mura in cui era racchiuso il borgo medievale. Gli scritti che ci sono pervenuti datano esattamente la fondazione del “Plaç” il 12 aprile 1160 «Anno dominice incarnationis milleximo, centeximo, sexagesimo, pridie idus aprilis, inditione octava» ,con la 1

benedizione, ma soprattutto, sotto il volere del Vescovo Uguccione di Vercelli.

Illustrazione 1: Vista a volo d’uccello su “Bugella” Piano e il Piazzo, da “Theatrum Sabaudie” 1

Borello e Tallone: Le carte dell’archivio comunale di Biella, vol I . Voghera Gabetta, 1927. Pp.18 e segg.

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Tuttavia questa concessione non era nata per la magnanimità del Vescovo Uguccione, bensì dal politico tentativo di frenare l’influenza del capitolo di S. Stefano i cui canonici iniziavano particolarmente a bramare una la possibilità di sostituire la propria autorità a quella Vescovile. Il Vescovo Uguccione

con questa operazione, per così

dire strategico-politica, scindeva in due luoghi ben distinti il potere religioso, affidato al capitolo di S. Stefano, quindi a Biella Piano, da quello giuridico-civile conferito al Piazzo (potere che detenne fino all’Ottocento). Inoltre, per persuadere gli abitanti di Biella Piano a spostarsi nel nuovo borgo, Uguccione ( e i suoi successori) dotò il monte di considerevoli privilegi, quali il macello, il mercato e la giurisdizione alla quale dovranno assoggettarsi molti vasti territori limitrofi al territorio del Piazzo. In breve tempo il monte, prima descritto dal primo storico di Biella Giacomo Orsini

come “una

volta coperto di betulle e altre piante”, divenne molto popolato, denso di abitazioni con la tipica pianta medievale (ovvero lunga e stretta con un affaccio sulla via principale), “fornito di accessi e vie, piazze e cinto di bastioni, di fosso, di muri, di porte, di baluardi e di torri”2, insomma un borgo dotato di tutti i servizi di cui di necessitava, grazie al trasferimento della nobiltà che aveva spostato la propria dimora sull’altura. Già pochi anni dopo la nascita del borgo, esattamente nel 1180 abbiamo notizie della fondazione della chiesa di San Giacomodescritta non più grande di una “cappella”3-, prima ad essere costruita sull’altura, non solo adibita al culto ma anche luogo dove venivano stilati gli atti notarili -“In ecclesia placii de Bugelle”4 - e successivamente, agli inizi del 1200, sede del Comune, il quale si dotò di un proprio statuto già nel 1245.

Lebole D., Storia della chiesa biellese, La Pieve di Biella II , Unione Biellese, Biella, 1985 Lebole D., Storia della chiesa biellese, cit. p. 530. 4 Borello e Tallone, Le carte dell’archivio comunale di Biella, cit. pp. 41-42. 2 3

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Piazzo quindi si sviluppo così floridamente, soprattutto negli anni del Quattrocento e proprio grazie al lungo periodo di pace, che regnava in quelle epoca, decorazioni in cotto iniziarono a comparire sulle abitazioni del borgo, tuttavia mantenendo quel gusto ancora gotico, che permarrà durante gli anni del Cinquecento4. Il Piazzo crebbe e aumentò il suo splendore fino a quando non cessò il principio per il quale era stato fondato: si trattava di una “capitale politica”.

Illustrazione 2: Vista di Biella Piano dal Piazzo

Agli inizi del Settecento, e ancor più dopo la Restaurazione, i nobili che avevano dimora al Piazzo, si spostarono definitivamente verso il centro di Torino, sedi della corte, di banche e delle principali attività che davano a loro reddito abbandonando borgo. Anche il processo

di

industrializzazione

che

portò

all’insediarsi

di

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manifatture e fabbriche tessili nella zona di Biella Piano, fu causa di questa decadenza5. Un documento inedito riportava che nel 1769 «…non sarà forse difficile nella città di Biella il rivenire una casa decente per un Vescovo da torre a pigione od anche da farne compra, poiché vi sono molte famiglie nobili, le quali hanno altrove il loro domicilio, quali quelle di Masserano, della Marmora, della Cisterna, Capris di Cigliè , Gromis, Scaglia, Ferraris..»6 Per tutto l’Otto-Novecento si assistente all’inesorabile declino di questo Borgo, ormai trascurato dalla città sottostante. Tuttavia fu grazie a questa incuria che il Piazzo rimase per lo più inalterato, senza

subire

pensanti

ristrutturazioni

che

avrebbero

potuto

trasfigurare gravemente la memoria medievale. Solo a partire dagli anni ‘70 dello scorso secolo il borgo iniziò ad essere apprezzato per il suo grande valore storico. Oggigiorno il piano regolato del comune di Biella prevede un recupero del borgo, già son stati compiuti interventi di restauro, anche se alcuni di questi presentano risultati filologicamente discutibili.

5 6

Bessone A.S, Vercellotti M., Vercellotti M., Il Piazzo di Biella, Unione Biellese, Biella, 1976. Bessone A.S, Vercellotti M., Vercellotti M., Il Piazzo di Biella, cit. p. 4.

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2.2 Emergenze artistico-architettoniche 2.2.1. Nascita e sviluppo delle decorazioni in terrecotte nel Piazzo. Il Piazzo si sviluppò in breve tempo, espandendosi su tutta al sommità della collina di Biella, case nobiliari occupavano il suolo utile, pozzi venivano scavati e le vie vennero coperte da portici, già citati in un atto rogato del 1175

«Sotto un portico del Piazzo di

Biella»7, in uno del 1182 «nel Piazzo di Biella sotto il portico di Pietro di Retrua»8, al di sotto dei quali si sviluppavano le attività commerciali, il mercato citato in un documento del 1245 «nel Piazzo sotto i portici del mercato»9 e, dato il clima biellese, ci si trovava riparo dalle intemperie.

Illustrazione 3: Portici con pilastri decorati con formelle in cotto

Borello e Tallone: Le carte dell’archivio comunale di Biella, vol III ., pp. 4-5. Voghera Gabetta, 1927 IDEM, Le carte dell’archivio comunale di Biella, vol. I, p. 31. 9 IDEM, Ibidem, vol. III, pag. 36. 7 8

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Durante il Quattrocento, e per tutto il Cinquecento 10, questi porticati, le porte urbiche, le abitazioni, i palazzi e le chiese, vennero ornati con formelle decorative in terracotta grazie all’epoca di relativa calma

e

l’aumento

delle

capacitĂ economiche

e

produttive del territorio. Si osserva che le decorazioni, sia per chiese sia per le architetture marcatamente rurali e residenziali, sia per gli elementi notabili quali cantonali, ghiere di finestre e portali, fasce marcapiano e coronamenti e nel complesso le membrature di prego, sono affidate al laterizio stampato11.

Illustrazione 4: formella decorativo con motivi floreali, porticato di piazza Cisterna

La fioritura di questa tecnica decorativa era legata alla convenienza economica di questi apparati che rappresentavano un soluzione

10 11

Bessone A.S, Vercellotti M., Vercellotti M., Il Piazzo di Biella, Unione Biellese, Biella, 1976. p. 2. IDEM, Ibidem, p. 23.

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decorosa e conveniente, gradita sia a committenze signorili ed altoborghese, sia alle professioni e alle comunità monastiche rurali. Il “gotico fiorito” della borghesia12 consentiva di costruire chiese e santuari, edificare case prestigiose che si imponevano nel tessuto edilizio o rinnovare residenze preesistenti con “prassi di cantiere” (formelle decorate a stampo integrate nella muratura e nella calce) che tuttavia, nonostante la semplicità di esse, sono state celebrate come il contributo più originale e sensuale del Quattrocento subalpino secondo la critica di D’Andrade, Olivero, Venturi fino a Merlo e Galvazzi13.

Illustrazione 5: casa degli Antoniani, fasce marcapiano in cotto, XVsec.

Natale V., Arti figurative a Biella e Vercelli. Il Quattrocento, Eventi e progetti editore, Biella,2003. P.23. 13 Le valutazioni di D’Andrade e soci sono espresse in diversi luoghi, tra cui Frizzi 1898. In seguito Olivero 1939, pp. 64-66; Venturi 1924; Galvazzi-Merlo 1980, p.7. 12

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3. La Chiesa di San Giacomo al Piazzo 3.1 Introduzione La Chiesa di San Giacomo al Piazzo è un interessante esempio come le epoche e le vicende socio-storiche legate alla vita del Borgo abbiano contribuito al mantenere i caratteri della struttura medievale. Infatti a differenza di alcuni esempi, tra i quali spicca la chiesa parrocchiale di San Lorenzo presso Andorno Micca, comune limitrofo a Biella, S.Giacomo non ha subito gravi trasformazioni di facciata durante le epoche-soprattutto durante il Barocco-, ne un inversione di orientamento, come appunto è accaduto nell’esempio sopracitato.

Illustrazione 6: Chiesa di San Giacomo, esterno su piazza

10 | P a g .


3.2 Descrizione architettonica. 3.2.1 La struttura esterna. L’edificio si presenta intonacato a calce e sabbia color ocra chiaro, tuttavia permangono, sebbene dilavati dal tempo, nella facciata Ovest alcune tracce di affreschi in stile bugnato a punta di diamante nella fascia del basamento, che fino agli inizi degli Novecento

erano

visibili

interamente

come

si

può

notare

dall’illustrazione del 1921 di F.Poma; questa tipologia di affresco si può anche trovare, per quello ne resta e grazie ai rilievi tardo ottocenteschi di Alfredo D’Andrade e alle fotografie di Carlo Nigra 14, sulla facciata della già citata chiesa di San Lorenzo di Andorno. L’intonaco

copre

tutta

la

struttura

esterna

non

lasciando

intravedere la tipologia muraria di cui è costituito l’edicio; tuttavia si può individuare, visitando la cripta, che l’edifcio è stato realizzato in ciotoli di fiume disposti a spina di pesce (opus spicatum) e mattoni, materiale più comune nel territorio biellese grazie alla presenza di terreni argillosi che furono da sempre sfruttati per la produzione di laterizi, prodotte dalle molteplici fornaci del territorio biellese. La facciata ha un solo ingresso, tuttavia dalla visita pastorale 1686 si citavano tre aperture, una principale e due laterali- “portes tres, una pro qualibet navit cum parvo atrio ante portam navis media”15; le altre due porte ai lati furono murate probabilmente durante i lavori di restauro di facciata del 190416; gli ingressi laterali erano molto frequenti nell’architettura oltralpe ma in Piemonte sono rari gli esempi che hanno questa caratteristica17.

14

Fondo D’Andrade presso la fondazione Torino musei. A.C.A.V: Vis.Past.cit. del 24 luglio 1686, pp. 148 e seg. 16 Lebole D., Storia della chiesa biellese, cit,. p. 614. 17 Gavazzi C., Merlo P., L' architettura gotica nella diocesi di Biella, Centro studi biellesi, Biella, 1980 p.2 15

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Illustrazione 7: Frontone con decorazioni in cotto ad archetti pensili intrecciati

La facciata a salienti, priva di ghimberga, nel timpano presenta ancora la decorazione gotica dei tre pinnacoli18 e un coronamento ad archetti a sesto acuto intrecciati, che si trovano in altre chiese biellesi quali S. Lorenzo a Verrone e S. Maria Assunta a Salussola, e

clochetons19 gotici sormontanti da cinque fasce in mattoni, in

parte con angoli smussati in parte a spigolo vivo, con aggetti differente tra loro creando una sorta di scozia-toro come avviene basi dei capitelli. Data la posizione a ridosso della collina, per limitare l’occupazione del suolo e lasciare spazio alla piazza, la struttura è sorretta in parte da muraglioni e terrapieni, in parte sulle antiche mura urbiche del borgo, mura che si possono ben osservare solo scendendo nel sotto le fondazioni della casa parrocchiale.

Bessone A.S, Vercellotti M., Vercellotti M.,Il Piazzo di Biella, cit p.33. Natale V., Arti figurative a Biella e Vercelli. Il Quattrocento, Eventi e progetti editore, Biella,2003. p. 25. 18 19

12 | P a g .


Ai lati la chiesa era addossata, a Nord, all’ “Ospedale di Santo Spirito - o di “San Giacomo”- di cui si ha già traccia nel 132420, e a Sud al palazzo dei Gromo di Ternengo21. Successivamente, data l’assenza di una sacrestia allo stesso livello della chiesa (la cui funzione fu data alla cripta), furono acquistati nel 1788 alcuni locali di proprietà del limitrofo Ospedale. Attigua alla

chiesa,

già

nominata

del

1269,

c’era

anche

la

casa

parrocchiale, abitazione del prete rettore di San Giacomo, il quale aveva l’obbligo, imposto dal Capitolo di Santo Stefano piano, di abitarvi e ripararla come si trova scritto in questo documento riportato dal Vercellotti «…quod debeat reficere domum S.Jacobi, ita quod possint in ea honorifice habitare»22. Il portico, che si affaccia al sagrato - «platea ecclesie S.Jacobi» 1219 - fu aggiunto nel XVII secolo, esso era considerato edificio battesimale perché vi si svolgeva la prima parte del rito del battesimo23 (è da notare che in Piemonte i battisteri gotici sono perlopiù assenti24); è formato da una volta a botte sorretta da due colonne in pietra locale in stile “tuscanico” e poggia sulla facciata della chiesa, sui tre lati son presenti archi a tutto sesto stabilizzati attraverso “catena” con un tondino di ferro. La volta è interamente affrescata con motivi geometrici di carattere rinascimentale, non si sono recuperati documenti relativi al pittore o se l’affresco sia originale o ha subito interventi di restauro durante i secoli. La copertura è in coppi a tre falde. La porta di ingresso è opera di uno scultore biellese della seconda meta del sec XVII.

Bessone A.S, Vercellotti M., Vercellotti M., Il Piazzo di Biella, cit.,p.32. Lebole D., La storia della chiesa Biellese, cit.,p. 512. 22 Bessone A.S, Vercellotti M., Vercellotti M., Il Piazzo di Biella ,cit.,p.38. 23 IDEM, Ibidem,cit.,p.33. 24 Gavazzi C., Merlo P., L' architettura gotica nella diocesi di Biella, Centro studi biellesi, Biella, 1980 p. 16 20 21

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La copertura della chiesa attualmente è a due falde, in coppi, ciò è stato determinato dal fatto che sono state alzate le volte delle navate laterali, a livello di quella centrale, nell’ultima campata a sostegno della facciata; secondo alcune ipotesi, è possibile che nel trecento sia stata aggiunta in blocco l’ultima campata e la nuova facciata25.

Illustrazione 8: Protiro seicentesco e portone centrale ottocentesco

25

Bessone A.S, Vercellotti M., Vercellotti M., Il Piazzo di Biella, cit.,p.33.

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Tuttavia, in origine, la copertura, come testimoniano i segni degli attacchi delle falde laterali presenti sotto l’attuale sottotetto , era a quattro falde, con tiburio ottagonale più slanciato di quello esistente e dotato di otto finestre. Il tiburio fu modificato, dopo i ripetuti

sollecitazioni presenti fin

delle visite pastorali del 1676, solo verso la fine degli anni ottanta del ‘600; causa dei ritardi fu l’incuria da parte del Capitolo di Biella Piano, del parroco e, non di minore entità, dalla penuria di denaro. Inoltre sono pervenute, lungo gli spioventi del tetto particolarmente visibili sul lato Sud verso Palazzo Gromo di Ternengo, decorazioni in cotto a dentello -o dente di sega- risalenti al XVI-XV secolo, tipici degli edifici civili o castellani, che si possono riscontrare nella Porta di Ghiara (datata 1300 circa) e in poche chiese, come quella parrocchiale di Verrone26 e nella Chiesa di Santa Maria Assunta a Salussola27. Il campanile risulta essere stato realizzato successivamente –forse poco tempo dopo28 -alla chiesa e questa supposizione trova riscontro nella presenza delle decorazioni di facciata, ovvero gli archetti pensili intrecciati, anche sotto la struttura del campanile apposta alla facciata su cui poggia. Presumibilmente la costruzione è avvenuta durante il XV-XVI secolo e

questo

lo

si

può

affermare

dalle

decorazioni

in

cotto

rinascimentale29. La struttura è formata da cinque piani fuori terra, alleggerita, lungo i tre lati liberi, da bifore con colonnine con capitello gotico in cotto inserite in uno sfondato a sesto acuto. Il basamento, che in origine

Lebole D., La storia della chiesa Biellese,cit. Ramella Gal M., tesi laure, relatore prof C.Tosco, a.a MMXII, La chiesa di Santa Maria Assunta a Salussola: Architettura e Storia, tesi di laurea, Torino, settembre 2012. 28 Lebole D., La storia della chiesa Biellese, cit. pp.532-533. 29 IDEM, Ibidem. 26 27

15 | P a g .


doveva essere intonacato come l’intera torre campanaria, è formato da mattoni e da pietre “rozzamente spaccate”30. La scansione dei piani è data da fasce marcapiano decorative realizzate con formelle in terracotta con interessanti disegni geometrici di epoca rinascimentale dell’inizio del XVI secolo. La chiesa e il campanile, risultano essere stati restaurati nell’agosto del

1907,

su

progetto

redatto

da

Alfonso

Danese31

e

successivamente agli inizi degli anni Novanta con il progetto dell’architetto Porta.

Illustrazione 9: Dettaglio delle decorazioni marcapiano in cotto XVI sec

30 31

IDEM, Ibidem. A.P.S.G, Libro degli Ordinati della compagnia del S.S Sacramento, cit.:Ord 7 giugno 1905.

16 | P a g .


3.2.2 La struttura interna.

17 | P a g .


Entrando all’interno della chiesa, oltrepassata una bussola in legno realizzata nel 173032 sopra il quale poggia il coro con l’organo, vi troviamo tre navate divise da pilastri polistili, tipici del periodo gotico del XIV secolo, che nel 1862 furono infelicemente stuccati e dipinti marmorizzandoli da maestranze biellesi, più precisamente dal maestro Pietro Perona33. I pilastri, i quali hanno le reali basi un metro e mezzo sotto l’attuale pavimento - visibili scendendo nella cripta al di sotto della chiesa-, reggono gli archi a tutto sesto, che dividono le campate, mentre i costoloni sorreggono le leggere volte a crociera,

le quali

presentano nella chiave una formella circolare in cotto con decorazioni floreali.

Illustrazione 11: “Sepolcretum” nella cripta

32 33

Illustrazione 10: basi dei pilastri

A.P.S.G. Libro III della Ordinati della compagnia del S.S Sacramento, 20 agosto 1730. Bessone A.S, Vercellotti M., Vercellotti M., Il Piazzo di Biella,cit.,p.35.

18 | P a g .


Illustrazione 13: Altare laterale di Santa Caterina,navata di sinistra

Illustrazione 12: Navata laterale destra

Illustrazione 14: Navata centrale (con assimmetria)

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La chiesa è della tipologia semi-sala, poiché le navate presentano altezze differenti rispetto quella centrale, ed è composta da cinque campate più l’abside rettangolare. L’altezza delle navate, sebbene gotiche, non è elevata: questa è la caratteristica delle chiese del gotico Lombardo-piemontese34. Le navate

laterali

hanno

altezza

inferiore

rispetto

alla

navata

principale e sono sormontante da volte a crociera molto tozze e poco slanciate dipinte nell’Ottocento con motivi geometrici sulle tonalità dell’ocra, terra e blu lapislazzulo. Tutt’oggi le navate presentano solo due altari principali dedicati ai Santi Caterina e Nicola, inseriti in una piccola nicchia, e altri due di dimensioni ridotte–uno dedicato alla Madonna Nera di Oropa, l’altro al Beato Agostino da Fago- per i quali, però, non è stata creata alcuna cappella, ma semplicemente accostati alla muratura della navata di destra.

Illustrazione 15: Ingresso navata centrale con organo

34

Gavazzi C., Merlo P., L' architettura gotica nella diocesi di Biella, cit., p.45-47.

20 | P a g .


Tuttavia,

dai

documenti,

si

è

scoperto

che

anticamente

le

cappellanie erano cinque per ogni navata, per un totale di dieci altari, i quali furono richiesti dalle ricche famiglie nobili biellesi che finanziavano le realizzazioni. Nella prima campata, più alta delle altre successive quatto , i pilastri sono di altezza superiore. Nella terza campata, quella centrale, si erge un tiburio ottagonale con cupola ottagonale circondato da otto finestre, delle quali ne restano solamente due aperte mentre le altre restanti furono murate probabilmente perché, come si legge da alcune visite pastorali degli inizi del XVII secolo, dato che non erano presenti vetrate per i costi alti di quest’ultime, era più economico occluderle per prevenire eventuali problemi (agenti atmosferici, umidità, volatili..) che potevano insorgere da queste aperture senza tamponamenti.

Illustrazione 16: Cupola con tiburio ottagonale

21 | P a g .


Le finestre sono inserite entro otto archetti, che disegnano un tamburo ottagonale, la cui funzione è quella di sorreggere la volta affrescata con gli stessi motivi geometrici delle navate laterali ma con l’aggiunta della rappresentazione dei quattro evangelisti; a sua volta il tamburo poggia su quattro pennacchi -anch’essi affrescati con le rappresentazioni dei busti dei quattro Evangelisti-i quali raccordano i pilasti alla base del tamburo.

Illustrazione 17: Volta a crociera

Percorrendo la navata centrale si raggiunge- senza attraversare il transetto poiché questa chiesa non ne è dotata- l’ultima campata, prima dell’abside di forma rettangolare, su cui è posto l’altare. L’altare presenta una balaustra in marmo, scolpita nel 1744, sebbene fosse già stata progettata da tempo, su disegno della maestranza marmorista Francesco Abruzzi di Como35, come si può capire dall’ordinanza del 23 settembre 1744 in cui si legge 35

A.P.S.G. Libro III degli Ordinati della compagnia del S.S Sacramento, cit.: Ord. 21 settembre 1745.

22 | P a g .


“…dovendosi dare movimento alle già tante volte propostasi spesa della balaustra di marmoree..”36. Tuttavia bisogna ricordare che la quota del pavimento non è quella originale, infatti prima del XVI secolo, la quota di calpestio si trovava oltre un metro e mezzo rispetto a quella attuale e per accedervi bisognava scendere diversi gradini. Questo intervento era stato motivato, come ci riporta Gustavo Avogadro di Valdengo nelle “Memorie storiche sulla parrocchia di San Giacomo”, poiché la chiesa era molto antica e necessitava di essere resa strutturalmente più stabile dando la possibilità di ricavarvi dodici sepolcreti37. La pavimentazione attuale risulta essere posata lo scorso secolo, si tratta

di

tessere

marmoree

bicrome

secondo

lo

stile

“alla

veneziana”; questa andò a sostituire la precedente pavimentazione realizzata in lastre di pietra locale38 che era stata posta nel XVII secolo a seguito delle ordinanze di diverse visite pastorali che lamentavano il” fetore de’ cadaveri “ che, soprattutto durante l’estate, quasi rendeva impossibile la celebrazione dei riti.

Ibidem, cit.: Ord. 23 agosto 1744. Bessone A.S, Vercellotti M., Vercellotti M., Il Piazzo di Biella,cit.,p.35. 38 A.P.S.G. Libro III degli Ordinati della compagnia del S.S Sacramento, cit.: Ord. 28 novembre 1729 36 37

23 | P a g .


3.3

Analisi morfologica di archi e volte

Nonostante la chiesa di San Giacomo sia di periodo goticotardogotico, non presenta un’altezza interna molto elevata ne, in proporzione,

pilastri

snelli;

tuttavia

questa

caratteristica

la

accomuna a molte chiese della medesima epoca appartenenti all’area biellese. Bisogna però precisare che probabilmente le proporzioni in origine erano differenti perché l’altezza del piano di calpestio si trovava, prima dell’ intervento

avvenuto nel XVI secolo, circa un metro e

mezzo-due al di sotto dell’attuale.

Illustrazione 18: Sezione longitudinale della prima campata della navata centrale.

24 | P a g .


Illustrazione 19: sezione longitudinale della seconda campata della navata centrale

Illustrazione 20: sezione longitudinale della quinta campata della navata centrale

25 | P a g .


Illustrazione 21: sezione longitudinale della terza campata con tiburio ottagonale con cupola

Si può notare come l’altezza varii in ogni campata: la prima molto piĂš altra delle altre e, proseguendo verso l’altare, diminuisce. Le volte di tutte e tre le navate sono a crociera sostenute da costoloni, mentre gli archi sono a tutto sesto

26 | P a g .


Illustrazione 22: sezione longitudinale del corpo absidale a pianta rettangolare

Dalla sezione trasversale dell’edificio (illust.20) si può notare l’irregolarità e la disuguaglianza delle due volte delle navate laterali (in figura, quella di sinistra più piccola dell’altra); la curvatura delle volte è diversa in tutti i tre casi, in quella centrale è maggiormente accentuata. Inoltre dalla sezione è possibile notare la reale base dei pilastri nascosta sotto il pavimento cinquecentesco.

27 | P a g .


Illustrazione 23: Sezione trasversale

28 | P a g .


3.4 Piante e sezioni delle fasi costruttive della chiesa

Illustrazione 24: Sezione longitudinale AA’

29 | P a g .


La sezione longitudinale AA’ mostra le quote del piano di calpestio originale, posto ad un altezza di un metro e mezzo inferiore rispetto all’attuale, che fu rialzato nel Cinquecento in modo da: facilitare l’ingresso (eliminando la ripida gradinata), rendere più salubre

l’ambiente

(edificando

un

cimitero

sottostante)

e

migliorare la statica della struttura.

Illustrazione 25: Planimetria delle fasi costruttive

30 | P a g .


4. Indagini comparative. Si è operato un confronto con alcune chiese tardogotiche del territorio

biellese

per

cercare,

attraverso

un’attenta

analisi

architettonica, le caratteristiche che accomunano questi esempi per ipotizzare l’aspetto che la chiesa avrebbe potuto avere in origine. L’analisi è divisa in quattro punti: datazione, struttura esterna, struttura interna e decorazioni in cotto.

31 | P a g .


4.1 La chiesa parrocchiale di S.Lorenzo di Andorno Micca

Illustrazione 26: facciata occidentale (ora abside)

San Lorenzo fu costruita in stile gotico durante il XV secolo, a sostituzione della precedente chiesa romanica del 1004 . Sulla datazione esatta due ipotesi si contrappongono: Maffei la fa risalire al 140439 mentre il Lebole tra 1448 e 145640. SubÏ a fine Settecento, come molti altri esempi nel Biellese, una radicale trasformazione: l’inversione tra abside e facciata; cosÏ furono murate le aperture presenti sulla antica facciata e quella nuova fu edificata in stile Barocco.

39

Gavazzi C., Merlo P., L' architettura gotica , cit. p.42. Lebole D., La chiesa biellese nella storia e nell' arte, vol. I, Unione biellese, Biella,1962, p.81 40

32 | P a g .


A inizio secolo iniziarono gli interventi di restauro moderno, che eliminarono il protiro seicentesco, le scalinate d’ingresso.41 La muratura è realizzata in pietra e laterizio, intonacata a calce e affrescata (ora permangono solo poche tracce). La chiesa gotica aveva tre navate e abside poligonale, all’interno tuttavia non permangono tracce risalenti al medesimo periodo. La facciata, precedentemente Ovest

(con

abside

a

disposta secondo l’orientamento Est-

Oriente

e

facciata

a

occidente,

nota

caratteristica riscontrata in tutte le chiese medievali), è a salienti, sormontata da cinque pinnacoli, ed è divisa in tre da due lesene (come

in

San

Giacomo);

presentava

tre

distinti

ingressi,

successivamente murati, due finestre ogivali soprastanti alle porte laterali e un rosone centrale, occluso; all’ingresso centrale a tutto sesto fu addossato un protiro durante il Seicento, come accadde anche a San Giacomo. Sul lato destro si può notare una finestra ogivale con modeste ed elementari decorazioni in cotto e una accennata strombatura.

Illustrazione 27: Dettaglio del frontone

41

Roccavilla. A, I restauri alla parrocchia d’Andorno, Rivista biellese, 1926.

33 | P a g .


Le decorazioni in cotto sono l’elemento più importante di questa chiesa; ai lati

della chiesa troviamo mattoni a dente di sega e

archetti pensili a sesto acuto intrecciati, con apposizione di intonaco negli squarci, decorazioni presenti in altre chiese biellesi (quali San Giacomo, San Giovanni Battista a Cerrione, Santa Maria a Salussola, San Lorenzo a Verrone) che rappresentano una caratteristica significativa in quanto “iconema lessicale” dell’edilizia del luogo42. In facciata, invece, gli archetti sono intonacati e sono sormontati da altri fregi: mattoni a dente di sega, formelle decorative (presenti anche nell’intradosso dei portici di Casa Teccio al Piazzo), un tortiglione smaltato, una serie di tavole anch’esse smaltate con elemento decorativo dalla difficile definizione data l’altezza a cui sono poste, l’ultimo tortiglione e una cornice sporgente. Elemento di elevata rilevanza artistica sono le formelle decorative del rosone e delle finestre, un “unicum” nel Biellese e esempio rarissimo nel Piemonte gotico (un altro esempio si trova in quattro finestre nel castello di Albano Vercellese). La tecnica del cotto smaltato era collegata alla verniciatura dei vasi, industria che nel biellese, in particolare nel paese di Ronco, aveva origini antiche. Le decorazioni delle finestre in facciata sono in cotto; si possono vedere, partendo dall’interno, un cordone non smaltato, tessere policrome di foglie rampanti, un tortiglione di colore rosso e giallo e infine sottili formelle con decorazioni floreali. Le formelle più interessanti si trovano al di sotto della finestra, si tratta di un cordone in cotto, dieci tessere smaltate con figure antropomorfe e una fascia di tortiglioni. All’interno della cornice, nello spazio soprastante l’apertura, c’è un affresco per ogni finestra: in uno c’è il sole, nell’altra la luna.

42

Gavazzi C., Merlo P., L' architettura gotica , cit. p.15

34 | P a g .


Le decorazioni del rosone sono composte da tre fasce: un cordone verde, una con decorazioni policrome floreali e quella esterna a tortiglione giallo.

Illustrazione 28: Rosone con decorazioni in cotto smaltato

La

decorazione

pittorica

della

facciata

tuttavia

risulta

pessimamente conservata, si possono trovare parti di affreschi scoloriti dal tempo: la decorazione a bugne a punta di diamante (come in S.Giacomo) tuttavia di periodo posteriore alla facciata e, in basso a desta, San Cristoforo.

35 | P a g .


Illustrazione 29: Finestra ogivale strombata, lato destro

Illustrazione 30: Finestra in facciata con decorazioni in cotto.

36 | P a g .


Illustrazione 32: Dettaglio delle formelle della finestra

Illustrazione 31:Resti dell’affresco di San Cristoforo

37 | P a g .


4.2.

La chiesa di San Giovanni Battista a Cerrione

Illustrazione 33: facciata e vista laterale, con campanile

Si tratta di una antica chiesa romanica, rifatta quasi interamente in etĂ gotica, si presume durante la fine del XIV e il XV sec.43 La

muratura

è

costituita

da

laterizio,

pietra

e

malta,

completamente intonacata. La facciata perse l’aspetto originale a seguito di un intervento settecentesco (esattamente nel 170944), essa doveva essere a salienti (come S.Giacomo, S.Lorenzo ad Andorno e S.Lorenzo a Verrone) con un ingresso centrale e con aperture presumibilmente non rettangolari45 . Le facciate laterali sono divise da tre lesene che interrompono l’accurata fascia decorativa in cotto ad archetti pensili a sesto acuto, sostenuti da mensoline in cotto,

sormontati da una

43

Lebole D., Storia della chiesa biellese, La Pieve di Vittimulo e Puliaco, vol.I, Unione Biellese, Biella, 1985, pp.521,507 44 Lebole D., Storia della chiesa biellese, vol.II, cit. p. 187 45 Gavazzi C., Merlo P., L' architettura gotica , cit. p.48

38 | P a g .


decorazioni in mattoni a dente di sega (che è assente sui fianchi della navata centrale) e una cornice aggettante. La pianta è a tre navate e tre campate più una per la loggia (come in S.Lorenzo a Verrone), con pilastri cruciformi. La navata centrale è stata rifatta in epoca barocca: gli archi acuti stati sostituiti da archi a tutto sesto. Le navate laterali sono molto strette rispetto quella centrale, come in tutte le chiese gotiche biellesi46, e presentano archi a sesto acuto, volte a crociera con costoloni rimaneggiati durante gli anni.

Illustrazione 34: Rilievo di planimetria, da fonti: “ L' Architettura gotica nella diocesi di Biella”.

46

Gavazzi C., Merlo P., L' architettura gotica , cit. p.48

39 | P a g .


4.3.

La chiesa di San Lorenzo a Verrone.

Illustrazione 35: Facciata Ovest, con protiro seicentesco.

Si tratta di un’antica chiesa composta da un’unica navata e sorta nel X sec. (secondo Galvazzi e Merlo mentre M.Trompetti la data XII sec. a seguito di ciò che riporta la lapide posta in fronte all’altare

che

riportava

“duodecimo

ultra

saeculo”);

successivamente ampliata nel XIII sec. con l’aggiunta di due campate e infine, nei secoli XIV-XV, si giunse all’attuale pianta a tre navate, tre campate più una per la loggia, con pilastri formati dagli antichi muri che, in prossimità delle aperture, furono sfondati. La muratura è di pietra e laterizio ed è interamente intonacato e dipinto (ovviamente si tratta di un intervento dell’ultimo secolo). La facciata, orientata lungo l’asse Ovest-Est, è spartita da due contrafforti e due lesene ai lati. Presenta un unico ingresso centrale, mentre ai lati troviamo due finestre ad arco tutto sesto e, al centro appena sopra il protiro, un semplice rosone circolare con

40 | P a g .


cornice, come le finestre, in laterizio. Il protiro fu aggiunto, come avvenne anche per gli altri esempi citati, durante il Seicento. Archetti pensili in cotto intrecciati e cornici in mattoni in rilievo decorano

la

sommità

della

facciata,

come

nelle

chiese

precedentemente analizzate. Fregi di mattoni scalari ornano i fianchi della navata centrale e sono contemporanei della prima fase costruttiva, questi sono riscontrabili anche nel vicino castello di Verrone e si possono trovare anche nella porta urbica di Ghiara, attraverso la quale si accede al Piazzo di Biella. All’interno le navate minori sono di dimensioni differenti una dall’altra e ciò lascia presupporre che siano state edificate in periodi diversi. Le volte erano a crociera ma i costoloni furono eliminati durante il periodo Barocco. I pilastri, che sorreggono gli archi, sono molto tozzi e bassi a sezione ovale al di sopra poggiano capitelli cubici. Sebbene la costruzione sia stata terminata in periodo “gotico”, l’edificio mostra una chiara impronta romanica; le proporzioni sono poco slanciate, infatti la chiesa è piuttosto bassa e larga (richiama la chiesa di Santa Maria Maggiore a Salussola anche per i contrafforti in facciata).

41 | P a g .


4.4.

La chiesa di Santa Maria Maggiore di Biella

(o Santa Maria Piano).

Illustrazione 36: Facciata San Maria Maggiore, ora Duomo di Biella nonché cattedrale di Santo Stefano

Sorta su una antica chiesa del 1000 (di cui abbiamo resti di capitelli) fu edificata tra XIV-XV sec. Una lapide riporta : ”die xx marci incepta fuit praesens ecclesia per magistrum ighannes bori”“il giorno 20 marzo fu iniziata la presente chiesa dal maetro Giovanni Bori”. Tuttavia c’è un'altra ipotesi che afferma che la chiesa sia stata terminata nel 1402, sebbene viene riportato “incepta fuit”, e ciò è attestabile da un documento del 1385, durante il periodo Avignonese del papa, il quale invita caldamente l’amministrazione a terminare la chiesa. Grazie alle testimonianze e alle cronache dello storiografo latino Giacomo Orsi, sappiamo che,

42 | P a g .


nel 1488, la chiesa era “decorata con tanto ornamento[…]e molto bella, un raro esempio che si può trovare solo nelle più grandi città”47 La struttura è in laterizio e ciottoli disposti sia irregolarmente sia a spina di pesce e blocchi di pietra, come si può vedere dalle parti esterne non intonacate. La chiesa durante i secoli ha subito grandi interventi, l’aumento di navate, la facciata, il transetto, il protiro seicentesco tuttavia in origine, secondo un documento del 1771 del canonico Gianni Domenico Soto, doveva presentarsi a tre navate con quella centrale terminate in un abside semicircolare mentre le laterali correvano senza pilastri anche verso il presbiterio fino in fondo, con pianta a croce latina sebbene il transetto non aggettava oltre i muri delle navate laterali, i pilastri polilobati erano “in rustico”, con costoloni in cotto (che successivamente furono scalpellati e coperti di decorazioni) e sostenevano volte a crociera a tutta monta e archi ogivali. Le decorazioni che ornano l’esterno della struttura del transetto, su entrambi i lati, sono originali; esse sono composte da una fascia di architetti pensili in cotto intrecciati (fregio ricorrente anche negli esempi già gitati), ad di sopra della quale, sempre in cotto, corre mensola composta da più bande. Una delle particolarità di maggior interesse che si riscontra in questa chiesa è la presenza di portoni d’accesso alle navate laterali (ora sono murate)48, esempio osservabile molto raramente in territorio

piemontese

se

non

presso

il

Duomo

di

Asti

ed,

originariamente, anche in San Giacomo.

47

Orsi G. Cronaca latina di Biella, Vayra, Biella, 1890, p.21 Torrione P., Antichi affreschi delle corporazioni artigiane scoperti nel duomo di Biella, Rivista Biellese, 1987. 48

43 | P a g .


Illustrazione 38: Sezione longitudinale, da fonti:“ L' Architettura gotica nella diocesi di Biella”.

Illustrazione 37: Sezione trasversale, da fonti:“ L' Architettura gotica nella diocesi di Biella”.

44 | P a g .


4.5 Valutazioni emerse dal confronto Dall’analisi di questi campioni di chiese del periodo tardogotico biellese si possono evidenziare le caratteristiche comuni di questo stile. Si può costatare che tutte presentano le medesime macro caratteristiche quali: facciata a salienti, struttura a sala a tre navate, pilastri polilobati, muratura in laterizio e ciottoli disposti a spina di pesce, altezza (sebbene gotiche) non eccessivamente elevata

(tipica

dell’architettura

biellese

di

quel

periodo49),

decorazioni in cotto ad archetti pensili intrecciati, volte a vela costolonate. In alcuni casi, quali San Lorenzo di Andorno e l’antica Santa Maria Maggiore, si è riscontrata la presenza di tre portali d’accesso, uno per ogni navata, elemento di importanza rilevante poiché rara caratteristica riscontrabile in Piemonte, se non presso il Duomo di Asti. Inoltre tutte le chiese prese in esame hanno subito, perlopiù, gli stessi interventi durante i secoli; ne sono una dimostrazione: l’apposizione del protiro nel Seicento, la scalpellatura dei costoloni per essere o sostituiti o decorati con stucchi barocchi, muratura degli accessi laterali. Confrontando quindi questi esempi è possibile ipotizzare quale fosse la probabile identità della facciata, privata delle superfetazioni che si sono apposte nei secoli. Si

opererà

rimuovendo,

in

primis,

il

protiro

seicentesco,

il

campanile successivo alla facciata, aprendo le aperture delle navate laterali, ipotizzando la forma del portale, riaprendo l’oculo della navata di sinistra (chiuso a seguito dell’apposizione del campanile); inoltre, come presenti negli esempi ripotati, verranno poste due lesene ai lati della facciata (una probabilmente inserita nel setto del campanile, l’altra eliminata a seguito dell’apposizione del palazzo a fianco. 49

Gavazzi C., Merlo P., L' architettura gotica , cit.

45 | P a g .


4.6 Ipotesi di facciata

Illustrazione 39: Facciata priva di superfetazioni

46 | P a g .


Illustrazione 40: Si riaprono i due portali laterali e l’oculo della navata di destra

47 | P a g .


Illustrazione 41: Si ipotizza la forma dei portali, in base allo studio effettuato sui casi studio, in particolare sulla Chiesa di San Lorenzo ad Andorno Micca.

48 | P a g .


Illustrazione 42: Ipotetico aspetto che, in origine, potrebbe avere avuto facciata

49 | P a g .


Ipotesi sulla datazione della chiesa. Della struttura primitiva, citata nei documenti del 1160 rinvenuti dal Borello e Tallone, non sembra rimanere alcuna traccia, poiché si trattava di una “cappella”50 di dimensioni molto modeste. Secondo alcune ipotesi, alcune parti della struttura attuale, quali le basi dei pilastri, dovrebbero essere quelle consacrate durante la visita

del

Vescovo

Ugo

di

Sessa

9

agosto

1227

«in

die

consacrationis.. beati Jacobi de placio»51 - «in pontili palatii d.eposcopi» sito nel Piazzo di Biella52; tuttavia la chiesa venne poi ampliata, e probabilmente in parte rifatta, tra la fine del XIII secolo e gli inizi del XIV secolo53 a seguito di un notevole aumento della popolazione residente al Piazzo. L’edificio già risultava essere già stato perlopiù ultimato prima della metà del Trecento, e questo lo si può affermare grazie

un

documento risalente al 1348 che proclamava la realizzazione dei primi altari laterali dedicati a Santa Caterina e San Nicola- «Altare Sancte Katerine … altare Sancti Nicholai situ in ecclesia santi Jacobi54». Inoltre possiamo ipotizzare che la chiesa sia stata edificata nel Trecento

poiché

nel

sottotetto

sono

state

rinvenute

alcune

decorazioni in cotto che sono presenti sulla porta urbica di Ghiara, la cui datazione è 1300 circa, e sui fianchi della navata centrale di S. Lorenzo a Verrone (XII sec.) . Altro particolare a sostegno di questa ipotesi (Lebole) è che la chiesa in questione sia stata il prototipo di quella realizzata successivamente

nel 1402

(anche

se

si ipotizza, da alcuni

Lebole D., Storia della chiesa biellese, cit. p. 530. Archivio Civico di Biella, “Liber Anniversariorum” del capitolo di S.Stefano: Anniversario del vescovo Ugo di Sessa, cart.56. 52 Borello e Tallone: Le carte dell’archivio comunale di Biella, vol. III , cit.,. p. 7. 53 Gavazzi C., Merlo P., L' architettura gotica, cit. ,pp.46-47. 54 Acta Reginae Montis Oropae, Unione Biellese, Biella, vol I 1945-1948. p.95 50 51

50 | P a g .


documenti, che il cantiere iniziò già al finire del Trecento) a Biella Piano: la chiesa di Santa Maria Maggiore (ora Cattedrale di Santo Stefano); essa che fu eretta in seguito al un voto dei cittadini di Biella, preservati dal contagio dell’epidemia di peste, diffusasi fra la fine del XIV secolo e l’inizio del XV. Si possono inoltre notare molte uguaglianze tra la chiesa di santa Maria Maggiore e quella di San Giacomo: la stessa pianta a tre navate, la cupola ottagonale, gli stessi pilastri, gli stessi transetti all’altezza della cupola appena accennati (i transetti che attualmente si vedono in Santa Maria Maggiore furono costruiti solo molti secoli più tardi, quando fu elevata a chiesa cattedrale) e anche la volta della navata centrale di Santa Maria è ad arco a tutto sesto, ma abbassato come a San Giacomo. In Santa Maria si realizzò un progetto grandioso; in San Giacomo uno più povero, proporzionato alle possibilità della popolazione.55 Si può quindi affermare che la datazione fornitaci -XII sec.- sia errata, perché si riferirebbe al primo edificio; L’attuale chiesa è stata edificata in una prima parte alla metà del Trecento, ampliata sul finire del secolo e che, tuttavia, dati gli esempi analizzati e le analogie con essa, sia stata modificata ancora durante la prima metà del Quattrocento.

55

Lebole D., Storia della chiesa biellese, cit. p. 532.

51 | P a g .


BIBLIOGRAFIA

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L’abbazia

dei

Santi

Nazario

e

Celso,

Vercelli

1973

(riedizione anastica Vercelli 1994) Borello e Tallone: Le carte dell’archivio comunale di Biella, vol. I, Voghera 1927 pp. 18 e segg. Borello e Tallone: Le carte dell’archivio comunale di Biella, vol. II , Voghera 1927 Borello e Tallone: Le carte dell’archivio comunale di Biella, vol. III , Voghera 1927 Borello e Tallone: Le carte dell’archivio comunale di Biella, vol. IV , Voghera 1927 Bessone A.S, Vercellotti M., Vercellotti M., Il Piazzo di Biella, Unione Biellese, Biella 1976 Bessone A.S., I cinquecento canonici di biella, Biella2004, Biella 2004 Donato G., Per le terrecotte rinascimentali di Biella e Vercelli, in Arti figurative a Biella e Vercelli. Il Cinquecento, V. Natale, a cura di, Eventi e progetti editore, Biella 2003 Gavazzoli Tomea M.L., voce “Biella”, Enciclopedia dell' Arte Medievale , Treccani 1992

52 | P a g .


Gavazzi C., Merlo P., L' architettura gotica nella diocesi di Biella, Centro studi biellesi, Biella 1980 Lova L:, tesi laure, relatore prof. C. Tosco, a.a. MMXII, La Casa Sforzesca di Sartirana Lomellina e le decorazioni fittili piemontesi, tesi di laurea, Torino, 2012 Lebole D., La chiesa biellese nella storia e nell' arte, vol. I e II, Unione biellese, Biella 1962 Lebole D., Storia della chiesa biellese, La Pieve di Vittimulo e Puliaco, vol.I, Unione Biellese, Biella 1979 Lebole D., Storia della chiesa biellese, La Pieve di Biella vol.II , Unione Biellese, Biella 1985 Mallè L., Le arti figurative in Piemonte, vol. I, Casanova, Torino 1973 Natale V., a cura di, Arti figurative a Biella e Vercelli. Il Quattrocento, Eventi e progetti editore, Biella 2003 Natale V., a cura di, Arti figurative a Biella e Vercelli. Il Cinquecento, Eventi e progetti editore, Biella 2003 Orsi G. Cronaca latina di Biella, Vayra, Biella 1890 Ramella Gal M., tesi laure, relatore prof C. Tosco, a.a MMXII, La chiesa di Santa Maria Assunta a Salussola: Architettura e Storia, tesi di laurea, Torino, settembre 2012

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54 | P a g .


FONTI ARCHIVISTICHE Archivio Civico di Biella, “Liber Anniversariorum” del capitolo di S.Stefano: Anniversario del vescovo Ugo di Sessa, cart.56 A.P.S.G.

Libro

III

della

Ordinati

della

compagnia

del

S.S

Sacramento. Avogadro G. di Valdengo, “Memorie storiche della Parrocchia di San Giacomo”, Archivio Parrocchiale San Giacomo, Biella 1844

55 | P a g .


Ringraziamenti

Ringrazio tutti coloro che mi sono stati vicini in questi tre anni politecnici, che mi hanno supportato in ogni modo spingendomi a superare le difficoltà incontrate, la mia grande Famiglia, i miei Amici e tutte le persone che mi hanno dato una mano a rendere questo percorso di studi meno faticoso. Grazie

Un ringraziamento particolare va a Don Massimo Minola, l’architetto Vercellotti, l’architetto Porta, per la loro disponibilità nel recupero di materiali per lo studio della chiesa e del Piazzo e l’amico dott. Lacchia Matteo per le fotografie.

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