MISSIONE - AMICI VERBITI
La fantasia della Missione al tempo del Coronavirus
C
he tempo è quello che abbiamo appena passato? che stiamo passando? Cosa lascerà in noi? Saremo migliori o peggiori? Domande che frullano nella mente di molti e che non hanno forse risposta, ma ci spingono ad osservare e ascoltare meglio. Le nostre case si sono chiuse, si è aperto un tempo altro, dilatato, che seppur nella difficoltà, nel dolore che ha toccato tanti e nella crisi economica che stiamo vivendo, può essere prezioso. È facile cadere nella retorica del “dentro ogni crisi si nasconde un’opportunità”, non è possibile cancellare il dolore straziante di tantissimi, le immagini di quei camion nella notte, i migliaia di morti, è obbligatorio muoversi con estremo pudore, rispetto e in punta di piedi, togliendosi i calzari. La drammaticità di questo tempo ci ha
spinti a trovare forze diverse, energie nuove, creatività nell’agire in molti campi. Così lo è stato anche nella missione e nella spiritualità. Spiritualità e missione, due facce della stessa medaglia, un cuore di carne che si alimenta di cielo. In questo periodo così doloroso, che ha messo in ginocchio molte persone e non solo tra le fasce più fragili delle nostra società, sono state tante le azioni luminose, piccoli focolai contagiosi del bene, volti nuovi e fantasiosi di missionarietà. C’è stato un ampliarsi di gesti di solidarietà quotidiana, che ha coinvolto giovani e meno giovani, parrocchie, associazioni, club sportivi, enti di beneficenza, scout, onlus, imprenditori, proprietari di aziende ma anche e soprattutto singoli cittadini, che hanno sentito l’impulso di andare incontro all’altro, di farsi prossimo. Nella nostra zona, grazie a una collabo-
razione fra persone che fra loro si conoscevano poco o nulla, sotto il coordinamento di un giovane sacerdote e con il supporto del comune, in una palestra si è organizzato in quattro e quattr’otto una raccolta viveri e una distribuzioni di pacchi alimentari a famiglie in difficoltà. Più di 220 famiglie, un numero che si è quasi triplicato nell’arco di due mesi, sono state supportate con la consegna di alimenti e il pagamento di bollette o affitti. Tantissimi hanno contribuito con aiuti in denaro, merce o mettendoci il sudore della fronte. Con entusiasmo e voglia di fare il bene, donne e uomini si sono instancabilmente dati da fare con desiderio di vicinanza a un’umanità in difficoltà, sentendosi finalmente tutti sulla stessa barca. Un piccolo esempio di quanto avviene qui, ma è così anche in tantissime altre parti d’Italia. Fornai che ogni sera donavano il pane in eccesso alle famiglie che non ne avevano, ristoratori, che costretti a chiudere hanno cucinato pranzi per i senza tetto, giovani che portano pasti caldi ai rifugiati sotto i portici di Bologna e poi collette alimentari, consegna di farmaci, spese a domicilio, supporto psicologico al telefono per persone sole e fragili, aiuto a chi non riesce a seguire la scuola a distanza, con donazioni di computer o come quella maestrina di Faenza, che si è ingegnata con il suo camper per raggiungere i bimbi che non potevano accedere alla DAD, improvvisando un’aula all’aperto. Ma com’è bella questa umanità, come sa essere fantasiosamente generosa, “quando ama, l’uomo compie gesti divini, Dio quando ama compie gesti umani, e lo fa con cuore di carne” (Padre Ermes Ronchi). Portiamoceli dentro questi gesti, custodiamoli e coltiviamoli, in questi fasi post lockdown, in questa stagione definita “new normal”, facciamoli crescere con
MISSIONARI VERBITI 2 - 2020
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