Torino Teatro Regio
Balletto Reale delle Fiandre Balanchine-Kyliรกn
Martedรฌ 07.IX.2010 ore 21
MITO SettembreMusica
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Balanchine-Kylián Prima italiana Theme and Variations coreografie George Balanchine musiche di Pëtr Il’icˇ Cˇajkovskij – Ultimo movimento della Suite n. 3 in sol maggiore maestro preparatore Patricia Neary Forgotten Land coreografie Jirˇí Kylián musiche di Benjamin Britten – Sinfonia da Requiem op. 20 maestro preparatore Roslyn Anderson scenografia e costumi John F. MacFarlane disegno luci Kees Tjebbes 27’ 52” coreografie Jirˇí Kylián musiche di Dirk Haubrich – 27’ 52” maestri preparatori Gerald Tibbs & Cristina Gallofré Vargas costumi Joke Visser disegno luci Kees Tjebbes Balletto Reale delle Fiandre Direzione artistica Kathryn Bennetts
Danzatori del Balletto Reale delle Fiandre (stagione 2010/2011): direttori Saito Aki, Honorez Alain, Van Quaquebeke Geneviève, Vanlessen Wim primi solisti Dewaele Eva, Anderson Garrett, Maatsura Yurie, Boada Ernesto, Nunez Altea, Jauregui Mikel, Quaresma Ana Carolina, Kolesnik Eugéniy, Richardson Courtney solisti Auspert Joëlle, Amarante Ricardo, Teague Jessica, Kleef Sanny, Wright Courtney semi-solisti Hendricksen Virginia, Davidson Craig, Licurgo Melissa, De Block Jim, Hill Christopher, Hildago Laura corpo di ballo Campos Coelho Ludmila, Bortolin Eric, Coussiere Virginie, Casier Jan, Chen Wei, Gibson Aidan, De Jager Tom, Hämäläinen Liisa, Durwael Kevin, Harvey Katy, Hernandez Joseph, Le Grelle Céline, Jonathan David, Lombardo Eva, Lecoutre Gary, Pike Alexandra, Lozano Pedro, Philips Claudia, Saro Ruud, Tanaka Aiko, Tassin Sébastien, Truesdale Jessica, Vlerick Jonas, Wright Ashley, Wagley Michael maestri di ballo De Vet Nini, Vanderijst Laetitia, Vanheusden Tessa
Un progetto del Comune di Torino realizzato dalla Fondazione del Teatro Stabile di Torino con il sostegno di Compagnia di San Paolo e Regione Piemonte in collaborazione con Fondazione Teatro Regio e Provincia di Torino Videoimpaginazione e stampa • la fotocomposizione - Torino
Theme and Variations di George Balanchine è un omaggio all’epoca d’oro del balletto russo. Figlio artistico del Teatro Mariinskij di San Pietroburgo, George Balanchine non ha mai dimenticato le sue radici legate alla grande scuola accademica. Il neoclassicismo di cui fu straordinario promotore con Stravinskij e sulle cui basi diede l’avvio in Europa e soprattutto in America alla modernità tutta novecentesca del balletto, non sarebbe stato lo stesso se non si fosse fondato su una conoscenza ineccepibile della tradizione. Bagaglio culturale nutrito dall’amore per i tanti capolavori firmati dal padre del balletto tardo-romantico, Marius Petipa, e da colui che a fine Ottocento aveva dato una svolta decisiva al rapporto tra musica e danza: Pëtr Il’icˇ Cˇajkovskij. L’innamoramento di Balanchine per il balletto e per la musica di Cˇajkovskij risale a quando era bambino. Ricorda: «La mia prima comparsa in palcoscenico avvenne in un balletto di Cˇajkovskij. Era La Bella Addormentata» 1. Nel suo storico testo Complete Stories of the Great Ballets 2, presentando Theme and Variations avvisa: «In aggiunta alle partiture di balletto, Cˇajkovskij ha composto moltissima musica ideale per la danza. (…) Scrisse quattro suite orchestrali, non composte per il balletto, eppure basta ascoltarle per pensare immediatamente alla danza». Nel 1933 sull’ultima di esse il coreografo firma il balletto Mozartiana, nel 1947, sull’ultimo movimento della Suite n. 3 in sol maggiore, debutta Theme and Variations. Lasciamo la parola ancora al coreografo: «Theme and Variations è un “dance ballet”. Come Ballet Imperial (firmato nel 1941 sul Secondo Concerto per pianoforte) evoca il grande periodo in cui il balletto russo fiorì grazie all’aiuto di Cˇajkovskij». Un gioiello di tecnica, sfavillante quanto ripulita da orpelli, che rimanda al maestro Petipa per l’armonica geometria della composizione delle figure nello spazio. Dodici variazioni senza racconto a partire da un tema settecentesco. Flauto, clarinetto, tema pizzicato degli archi per la prima variazione, danzata da un corpo di ballo di dodici ballerine e da una coppia protagonista. Sapore mendelssohniano per la seconda variazione, con sfoggio virtuosistico di fouettés per la prima ballerina, tre gruppi per la terza variazione in tempo lento, tema in minore per la quarta con momento solistico del primo ballerino. Fuga con il corpo di ballo per la quinta, ancora momento solistico sulla sesta, di sapore beethoveniano. Nobile trattamento del tema per la settima, adagio della prima ballerina per l’ottava. Danza festosa, popolare, con rapida variazione per la prima ballerina nella nona. Introduzione lirica al pas de deux nella decima. Pas de deux di gusto brahmsiano per l’undicesima. La dodicesima variazione chiude con la grande polacca, danzata in trionfale crescendo da otto maschi, otto donne e i due primi ballerini. Un ritorno al passato con il nitore neoclassico di un grande maestro del XX secolo. Salomon Volkov, Balanchine-Cˇajkovskij: conversazioni con George Balanchine, Roma, Di Giacomo Editore, 1993, p. 2. Titolo originale Balanchine’s Tchaikovsky, New York, Simon and Schuster, 1985. 2 George Balanchine, Complete Stories of the Great Ballets, New York, Doubleday & Company, 1977 (prima ed. 1954), pp. 636-637. 1
Come William Forsythe, a cui il Balletto Reale delle Fiandre è particolarmente legato, Jirˇí Kylián ha iniziato a farsi notare come coreografo mentre era un giovane ballerino dello Stuttgart Ballet di John Cranko. Erano i primi anni Settanta, Kylián aveva da poco lasciato Praga alla ricerca di una maggiore libertà politica e artistica, dopo l’intervento militare delle truppe del patto di Varsavia. Da allora sono passati più di trent’anni, nei quali ha firmato titoli di stupefacente musicalità, attento alla messa in luce non solo delle qualità tecniche dei suoi interpreti, ma della loro personalità. Forgotten Land risale al 1981. È un pezzo ideato sulla Sinfonia da Requiem composta da Benjamin Britten nel 1940 con il pensiero rivolto ai drammi legati al nazismo. Una musica legata per Kylián anche a una famosa opera di Edvard Munch su tre donne di diversa età, ma anche all’immagine del mare che si inghiotte la terra sulle coste dell’East Anglia, patria di Britten. Una terra rubata e dimenticata, che diventa nel balletto simbolo di metamorfosi e mutazione, ma anche di distruzione e di dolore. In scena ci sono sei coppie che entrano nella cupezza sentimentale della musica con quella speciale fluidità di linee che nei primi anni Ottanta distingueva l’allora poco più che trentenne Kylián. Si comincia con un pezzo corale, seguito da tre duetti, di diversa temperatura emotiva in linea con i colori dei costumi: il nero, il rosso, il bianco. È la capacità di Kylián di dare volto alle sfumature dell’anima che emerge da Forgotten Land, pezzo che termina con un’immagine catartica di rinascita 1. 27’ 52’’ è la scoperta della fase più recente della creatività di Jirˇí Kylián, artista in continuo rinnovamento. 1678 ore di prove con i singoli danzatori, 182,5 ore in studio con l’assistente coreografo, 46 ore per preparare le voci registrate, 900 ore di lavoro coreografico, in tutto 4418,75 ore di lavoro per arrivare a questo spettacolo di 27 minuti e 52 secondi. Sì, 27’ 52” è un titolo preso pari pari dalla durata esatta di questo potentissimo e recente lavoro di Kylián, presentato dal Balletto Reale delle Fiandre. Si tratta di un pezzo molto diverso da Forgotten Land, firmato da Kylián nel 2002 su musica originale di Dirk Haubrick nata sulla rielaborazione di due temi di Gustav Mahler. La fluidità degli anni Ottanta ha lasciato il posto a una bellezza del gesto nervosa, contorta, virtuosistica eppure mai laccata. Meno sentimentale, più distante eppure fortemente incisiva nel comunicare un pensiero interiore al corpo. In 27’ 52” tutto si fa apparentemente più astratto, nella tipologia dei costumi, nel nitore del set, eppure sottotraccia c’è in gioco la questione di cosa significa essere artista, la relazione tra l’esperienza in sé e chi l’esperienza la fa, l’anima sotto l’inquietudine della forma. Un pezzo dalla texture sofisticata, tra rivelazione e nascondimento. 1
Jirˇ í Kylián in Elisa Vaccarino, Jirˇ í Kylián, Palermo, L’Epos, 2001, p. 74.
Francesca Pedroni
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