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Torino Chiesa di San Domenico Mercoledì 22.IX.2010 ore 17

FestivalJosquin Ensemble Odhecaton Paolo Da Col direttore Compère Des Près Weerbecke


MITO SettembreMusica

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De Passione Mottetti dalla raccolta Motetti B, Venezia, Ottaviano Petruccci, 1503

Loyset Compère (1445 ca-1518) In nomine Jesu (Officium de Cruce, Horae Sanctae Crucis) a 4, in 9 parti

Josquin Des Près (1450 ca-1521) Qui velatus facie fuisti (Horae de Passione Domini, San Bonaventura) a 4, in 6 parti

Josquin Des Près O Domine Jesu Christe (Officium de Passione, Sancti Gregorii precationes) a 4, in 5 parti

Gaspar van Weerbecke (1445 ca-post 1517) Tenebrae factae sunt a 4

Josquin Des Près Tu solus qui facis mirabilia a 4

Stabat Mater a 5 (Motetti de la corona Libro Tertio, Fossombrone, Ottaviano Petrucci, 1519)

Ensemble Odhecaton Alessandro Carmignani, Raoul Le Chenadec, Gianluigi Ghiringhelli, Renzo Bez, controtenori Alberto Allegrezza, Fabio Furnari, Mauro Collina, Paolo Fanciullacci, Vincenzo Di Donato, tenori Marco Scavazza, Mauro Borgioni, baritoni Giovanni Dagnino, Marcello Vargetto, Enrico Bava, bassi

Paolo Da Col, direttore


In nomine Jesu In nomine Jesu omne genuflectatur, caelestium, terrestrium, et infernorum, quia Dominus factus est pro nobis oboediens usque ad mortem, mortem autem crucis. Adoramus te Christe et benedicimus tibi, quia per sanctam crucem tuam redemisti mundum. Qui passus est pro nobis, miserere nobis. Patris sapientia, veritas divina, Deus homo captus est hora matutina. Notis a discipulis cito derelictus, a Iudaeis traditus, venditus et afflictus. Hora prima ductus est Jesus ad Pilatum, et a falsis testibus multum accusatum, colaphis percutiunt manibus ligatum, vultum Dei conspuunt lumen caeli gratum. Crucifige, clamitant hora tertiarum: illusus induitur veste purpurarum, caput eius pungitur corona spinarum. Crucem portat humeris ad locum poenarum. Hora sexta Iesus est in cruce clavatus et est cum latronibus morti deputatus. Prae tormentis sitiens felle saturatus, agnus crimen diluens sic ludificatus. Hora nona Dominus Iesus expiravit, Heli clamans, spiritum patri commendavit. Latus eius lancea miles perforavit, terra tunc contremuit et sol obscuravit. De cruce deponitur hora vespertina. Fortitudo latuit in mente divina, talem mortem subiit vitae medicina. Heu, corona gloriae iacuit supina. Hora completorii datur sepulturae, corpus Christi nobile, spes vitae futurae conditur aromate: complentur Scripturae. Iugis sit memoria mors mihi curae.

Qui velatus facie fuisti Qui velatus facie fuisti et penurias sustinuisti, sol iusticiae, flexis illusus genibus, caesus quoque verberibus.


Nel nome di Gesù si inchini tutto, il cielo, la terra e gli inferi, poiché il Signore si è fatto per noi obbediente fino alla morte, anzi alla morte in croce. Ti adoriamo Cristo e ti benediciamo, perché attraverso la tua santa croce hai redento il mondo. Tu che per noi hai sofferto, abbi pietà di noi. Saggezza del Padre, verità divina, il Dio uomo fu preso nell’ora del mattino. Dai suoi discepoli venne presto abbandonato, dai Giudei tradito, venduto ed umiliato. All’ora prima Gesù fu condotto da Pilato, e accusato più volte da falsi testimoni. Legate le mani, lo colpiscono con pugni, coprono di sputi il volto di Dio, amata luce del cielo. Crocifiggilo, gridano all’ora terza: schernito, è ricoperto da una veste purpurea, il suo capo è trafitto da una corona di spine. Porta sulle spalle la croce al luogo del supplizio. All’ora sesta Gesù è inchiodato sulla croce ed è destinato a morte con i ladroni. Assetato a causa delle torture, è saziato col fiele, l’agnello che su di sé prende il peccato così è schernito. All’ora nona il Signore Gesù spirò, invocando il Padre suo, gli affidò l’anima. Con una lancia un soldato trafisse il suo fianco, allora la terra tremò e il sole si oscurò. Dalla croce nell’ora del vespro è deposto. Fortezza venne meno nella mente divina, la salvezza dell’uomo tale morte seguì. Ohimè, la corona della gloria giacque supina. All’ora di compieta viene dato alla sepoltura il nobile corpo di Cristo, speranza di una vita futura, viene unto di aromi: le Scritture si compiono. La sua morte mi sia perenne memoria del suo amore.

Tu, il cui volto fu velato [di lacrime e sangue], tu che soffristi le privazioni, o sole di giustizia, in ginocchio schernito e percosso a vergate.


Te petimus attencius, esto nobis propicius et per tuam clementiam, perducas nos ad gloriam. Hora, qui ductus tertia, fuisti ad supplicia, Christe, ferendo humeris crucem pro nobis miseris, fac sic te nos diligere sanctamque vitam ducere, ut valeamus requie frui caelestis patriae. In flagellis potum fellis bibisti amarissimum. Omni genti recolenti tuae mortis suplicium, da virtutem et salutem, Christe, redemptor omnium. Honor et benedictio sit crucifixo Filio, qui suo suplicio nos redemit ab inferno. In amara crucis ara fudisti rivos sanguinis, Iesu Christe, Rex benigne, consors paterni luminis. Sanguis Christi, qui fuisti peremptor hostis invidi, fac nos ire et venire ad cenam Agni providi. Qui jacuisti mortuus in petra rex innocuus, fac nos in te quiescere, semperque laudes reddere. Succurre nobis, Domine, quos redemisti sanguine, et duc nos ad caelestia, aeternae pacis gaudia. Christum ducem, qui per crucem redemit nos ab hostibus, laudet cetus noster laetus, exultet caelum laudibus. Pena fortis tuae mortis et sanguinis effusio, corda terant, ut te quaerant, Iesu, nostra redemptio.


Noi ti imploriamo: volgiti a noi, sii a noi propizio e attraverso la tua misericordia conducici alla gloria. O Cristo, nell’ora terza, in cui fosti condotto al supplizio, portando sulle braccia la croce per noi miseri, fa sì che noi possiamo rivolgerci a te e condurre una vita santa, affinché possiamo godere della pace nella patria celeste. Fra i supplizi bevesti un’amarissima pozione di fiele. Dona virtù e salvezza a tutti coloro che meditano sul supplizio della tua morte, o Cristo, redentore di tutti noi. Siano resi onore e benedizione al Figlio crocifisso, che con la sua pena ci ha redenti dall’inferno. Sull’altare amaro della croce effondesti fiumi di sangue, o Gesù Cristo, Re benigno, e [ora] godi la sorte beata nella luce del Padre tuo. Sangue di Cristo, che fosti colui che sconfisse il nemico invidioso, fa che noi possiamo venire ed essere ammessi alla cena dell’Agnello provvidente. Tu che giacesti morto nel sepolcro serrato dal masso, o re senza colpa, fa che noi possiamo riposare in te, e che sempre possiamo renderti lode. Soccorrici, o Signore, tu che ci hai redento con il sangue, e conducici alle gioie celesti della pace eterna. O Gesù, nostra guida, tu che mediante la croce ci hai redenti dai nemici, ti lodino felici tutti i mortali, e il cielo esulti di canti. La pena per la tua morte violenta e l’effusione del [tuo] sangue si imprimano nei cuori, affinché essi implorino, o Gesù, la nostra redenzione.


Per felices cicatrices, sputa, flagella, verbera, nobis grata sint collata aeterna Christi munera. Nostrum tangat cor, ut plangat, tuorum sanguis vulnerum, in quo toti simus laeti, conditor alme siderum. Passionis tuae donis, Salvator, nos inebria. Ac etiam dare velis, beata nobis gaudia.

O Domine Jesu Christe O Domine Jesu Christe, adoro te in cruce pendentem et coronam spineam in capite portantem. Deprecor te, ut ipsa crux liberet me ab angelo penitente. O Domine Jesu Christe adoro te in cruce vulneratum, felle et aceto potatum. Deprecor te, ut tua vulnera sint remedium animae meae. O Domine Jesu Christe, adoro te in sepulcro positum, myrrha et aromatibus conditum. Deprecor te, ut tua mors sit vita mea. O Domine Jesu Christe, pastor bone, justos conserva, peccatores justifica, omnibus fidelibus miserere, et propicius esto mihi peccatori. O Domine Jesu Christe, propter illam amaritudinem, quam pro me sustinuisti in cruce, maxime in illa hora, quando sanctissima anima tua egressa est de corpore tuo, miserere animae meae in egressu suo. Amen.


Mediante le tue cicatrici, gli sputi, i colpi, le frustate [che ricevesti], ci siano offerti i graditi doni eterni di Cristo. Il nostro cuore sia toccato, affinché pianga le tue ferite sanguinanti per le quali noi tutti troviamo ragione di letizia, o benigno creatore degli astri. Inebriaci, o Salvatore, dei doni della tua Passione. E inoltre voglia tu donarci le gioie della beatitudine.

O Signore Gesù Cristo, adoro te inchiodato alla croce e coronato di spine. Ti supplico, che quella stessa croce mi liberi dall’angelo penitente. O Signore Gesù Cristo, adoro te ferito in croce, dissetato con fiele e aceto. Ti supplico che le tue ferite siano rimedio all’anima mia. O Signore Gesù Cristo, adoro te deposto nel sepolcro, sepolto con mirra e aromi. Ti supplico che la tua morte sia la mia vita. O Signore Gesù Cristo, buon pastore, conserva i giusti, assolvi i peccatori, abbi misericordia di tutti i fedeli e sii indulgente con me peccatore. O Signore Gesù Cristo, per quella pena che per me hai sopportato in croce, soprattutto in quell’ora, quando la tua santissima anima uscì dal corpo, abbi pietà della mia anima nel momento estremo. Amen.


Tenebrae factae sunt Tenebrae factae sunt, o bone Jesu, dum te crucifixissent Judaei. Et circa horam nonam exclamasti voce magna: Deus, Deus meus, ut quid dereliquisti me? Et inclinato capite emisisti spiritus. Cum ergo accepisses acetum dixisti: consumatum est.

Tu solus qui facis mirabilia Tu solus qui facis mirabilia, tu solus Creator, qui creasti nos, tu solus Redemptor, qui redemisti nos sanguine tuo pretiosissimo. Ad te solum confugimus, in te solum confidimus nec alium adoramus, Jesu Christe. Ad te preces effundimus exaudi quod supplicamus, et concede quod petimus, Rex benigne. D’ung aultre amer, nobis esset fallacia: magna esset stultitia et peccatum. Audi nostra suspiria, reple nos tua gratia, o Rex regum, ut ad tua servitia sistamus cum laetitia in aeternum.

Stabat Mater Stabat Mater dolorosa Iuxta crucem lacrimosa, Dum pendebat Filius. Cuius animam gementem, Contristatam et dolentem Pertransivit gladius.


Scesero le tenebre, o buon Gesù, quando i Giudei ti crocifissero. E verso l’ora nona gridasti a gran voce: Dio mio, perché mi hai abbandonato? E chinato il capo, rendesti lo spirito. Quando poi prendesti l’aceto, dicesti: è compiuto.

Tu solo, che compi meraviglie, tu solo Creatore, che ci creasti, tu solo Redentore, che ci hai redento per mezzo del tuo preziosissimo sangue. Ci rifugiamo in te solo, in te solo abbiamo fiducia, e non rendiamo lode a nessun altro, o Gesù Cristo. Verso di te salgono le nostre preghiere: esaudisci le nostre suppliche, concedici ciò che ti impetriamo, o Re benigno. Da un altro amore siamo fallacemente attratti: a causa della nostra grande stoltezza fonte di peccato. Ascolta i nostri sospiri, riempici della tua grazia, o Re dei re: affinché restiamo lieti al tuo servizio per l’eternità.

Stava la Madre addolorata, in lacrime, innanzi alla croce durante l’agonia del figlio, la cui anima gemente, rattristata e dolente era trapassata da una spada.


O quam tristis et afflicta Fuit illa benedicta Mater Unigeniti! Quae moerebat et dolebat, Et tremebat, cum videbat Nati poenas incliti. Quis est homo, qui non fleret, Christi Matrem si videret In tanto supplicio? Quis non posset contristari, Piam Matrem contemplari Dolentem cum Filio? Pro peccatis suae gentis Vidit Jesum in tormentis Et flagellis subditum. Vidit suum dulcem natum Morientem, desolatum, Dum emisit spiritum. Eja, Mater, fons amoris, Me sentire vim doloris Fac ut tecum lugeam. Fac ut ardeat cor meum In amando Christum Deum, Ut sibi complaceam. Virgo virginum praeclara, Mihi iam non sis amara, Fac me tecum plangere. Fac ut portem Christi mortem, Passionis fac consortem Et plagas recolere. Fac me plagis vulnerari, Fac me cruce hac inebrari, Ob amorem Filii. Inflammatus et accensus Per te, Virgo, sim defensus, In die Iudicii. Fac me cruce custodiri, Morte Christi praemuniri, Confoveri gratia. Quando corpus morietur, Fac ut animae donetur Paradisi gloria. Amen.


O quanto triste ed afflitta era la benedetta Madre dell’Unigenito! Lei che gemeva e si doleva e tremava, mentre vedeva le pene del suo nobile figlio. Qual è l’uomo che non piangerebbe nel vedere la Madre del Cristo in così grande supplizio? Chi non si rattristerebbe nel vedere la Madre pietosa soffrire col figlio? Vede Gesù sottoposto a flagelli e tormenti per i peccati del suo popolo. Vede il suo dolce figlio morire abbandonato mentre ha reso lo spirito. Orsù Madre, fonte d’amore, fai che io possa sentire la forza del tuo dolore per piangere con te. Fa che il mio cuore arda d’amore per Cristo Iddio, così da compiacerlo. Vergine tra le vergini, non essere aspra con me, fammi piangere con te. Fa che io provi la morte di Cristo, fammi compagno della Passione e rivivere le sue ferite. Fa che io sia ferito delle sue piaghe, che io sia inebriato da questa croce per amore del figlio. Le fiamme d’inferno non mi avvicinino, per tuo tramite, o Vergine, fai che io sia difeso nel giorno del Giudizio. Fa che io sia custodito dalla croce protetto dalla morte del Cristo, riscaldato dalla grazia. Quando il corpo morirà, che alla mia anima sia concessa la gloria del paradiso. Amen.


el maggio 1503 Ottaviano Petrucci, “inventore” della stampa musicale, pubbliN cava a Venezia la raccolta Motetti de Passione, de Cruce, de Sacramento, de Beata Virgine et huiusmodi, (contrassegnata con la lettera B in quanto seconda raccolta di mottetti stampata dalla sua tipografia). I musicisti rappresentati nell’antologia erano tutti franco-fiamminghi, i cantori “oltremontani” ai quali in Italia era riconosciuto il primato assoluto nella tecnica compositiva della polifonia vocale: i «veri maestri della musica», nelle parole di Francesco Guicciardini. Il programma odierno ne presenta tre, che in Italia operarono in prima persona negli ultimi trent’anni del XV secolo. Josquin Des Près fa la sua apparizione a Milano nei primi anni Ottanta del Quattrocento, entrando in contatto con il grande teorico e compositore Franchino Gaffurio, in quel tempo maestro della Cappella del Duomo. Sicuramente è al servizio del cardinale Ascanio Sforza negli anni 1484/1485, mentre sul periodo immediatamente precedente i documenti danno informazioni apparentemente contraddittorie. Dal 1489 al 1495 è nella Cappella Papale a Roma. Ma i contatti con Ascanio e la famiglia Sforza punteggiano la carriera del musico, come si deduce dalle periodiche registrazioni di presenze e relazioni. Oltre a Roma, l’altra grande tappa italiana è Ferrara, dove è membro della Cappella di Ercole d’Este; è composta in suo omaggio la famosa Messa Hercules Dux Ferrariae. A Milano era stato preceduto da un compositore che potremmo davvero chiamare italiano d’adozione: Gaspar van Weerbecke. Arrivò alla corte sforzesca nell’inverno del 1471; nel 1474 ricopriva già la carica di vice-abate dei 18 “cantori di camera” che, insieme ai 22 “cantori di cappella” diretti dall’abate Antonio Guidati, venivano proprio in quegli anni a costituire, grazie anche ai reclutamenti operati nel Nord Europa da Weerbecke stesso, quella che fu una delle più numerose e importanti istituzioni musicali italiane del tempo. Dal 1480 al 1489 fu cantore alla Cappella Papale. Anch’egli mantenne sempre i contatti con Milano e con l’Italia, ritornandovi periodicamente. Se a Roma Weerbecke fu, seppur per un breve periodo, collega di Josquin Des Près, a Milano lo era stato del terzo compositore oggi in programma, Loyset Compère. Assunto in organico grazie alle segnalazioni richieste nientemeno che a Ockeghem da Galeazzo Maria Sforza, dal 1474 al 1477 Compère prestò la sua opera in veste di “cantore di cappella”, quindi nel gruppo destinato a occuparsi delle funzioni sacre nel Castello. Come molti altri musici fu licenziato all’inizio del 1477, quando la corte decise il ridimensionamento della Cappella dopo l’assassinio di Galeazzo (avvenuto nel settembre 1476). Delle composizioni di Josquin, Weerbecke e Compère, sono riuniti nei Motetti B di Petrucci alcuni mottetti incentrati sul tema cruciale della Passione, a comporre un’ideale monografia sonora; monografia che per noi ha il valore aggiunto di uno sguardo su un momento straordinario della civiltà musicale europea e italiana, in particolare sul momento irripetibile vissuto da Milano nella seconda metà del Quattrocento. Il ciclo O Domine Jesu Christe (in cinque parti) di Josquin e il mottetto Tenebrae factae sunt di Weerbecke conferiscono all’intonazione polifonica una solenne gravità che rifugge dal gusto per l’invenzione contrappuntistica e aderisce alle inflessioni del testo. La preghiera individuale, espressione autentica di una religiosità cristocentrica, imperniata sulla contemplazione della Passione di Cristo e sul mistero della sua incarnazione, diviene preghiera collettiva attraverso la solenne polifonia omofona e accordale. Un altro rilevante elemento colloca la genesi del ciclo O Domine in un contesto devozionale “nordico”. Il suo testo è certamente tratto da un Libro d’Ore, uno di quei volumi di dimensioni ridotte, assai diffusi in Francia e nei Paesi Bassi ma anche nel resto d’Europa, che accompagnavano quotidianamente i fedeli che potevano in tal modo seguire la messa o recitare uffici laici. Tra basso Medioevo


e Rinascimento il Libro d’Ore, legato per i testi al breviario e alla prassi liturgica, conobbe una diffusione ancor più capillare nel Nord Europa, dove si svilupparono nuove espressioni di devozione privata e quella spiritualità intimista cui mirava la devotio moderna. Numerosi Libri d’Ore di area franco-fiamminga riportano, tra le orazioni, il popolare ciclo delle sette preghiere attribuite a San Gregorio Magno, rivolte secondo la tradizione dal Santo, durante la consacrazione, al Cristo della Passione che gli era apparso, segno della sua autentica presenza nell’Eucaristia. Le sette brevi preghiere, tutte inizianti con l’invocazione O Domine Jesu Christe, venivano recitate per la richiesta di indulgenze e rappresentavano un’espressione di devozione eucaristica. Il titolo di Officium de Passione spetterebbe invece a pieno diritto al ciclo di Josquin Qui velatus facie fuisti; il suo testo distribuisce in sei mottetti parte degli inni del duecentesco Officium o Horae de Passione Domini, attribuito al francescano San Bonaventura (la tradizione indica nel re San Luigi IX il committente) e ricorrente in Libri d’Ore francesi e borgognoni. Meno puntuale è qui, rispetto al ciclo O Domine, l’adesione al testo della veste musicale, che appare più variegata e frammentata. Frequenti sono le sezioni omoritmiche in tempo ternario, come pure gli episodi contrappuntistici o l’alternanza di brevi bicinia, ossia di interventi a due voci (perlopiù basso-tenore/alto-canto). Una progressione discendente (“In flagellis potum fellis bibisti amarissimum”), di verso opposto a quelle di O Domine, spegne mestamente la tensione con la quale si apre la terza parte e precede la sezione Honor et benedictio, cuore dell’Officium. La stessa sezione, rigorosamente accordale e terminante con un disegno “doloroso”, tipico di Josquin, di terze discendenti (come nella chiusa della ben nota Déploration de Johannes Okeghem), comparirà come preghiera eucaristica per l’Elevazione nel suo Sanctus de Passione pubblicato tra i Fragmenta missarum, editi da Petrucci nel 1505. Sobrietà di mezzi ancor maggiore è impiegata in Tenebrae di Weerbecke, autore di un mottetto scarno, dalle tinte scure, aderente al dettato evangelico della morte di Cristo. Più vivacemente descrittivo e narrativo è l’intenso ciclo de Cruce musicato da Compère, la cui composizione viene collocata nell’ambito della corte milanese di Galeazzo Maria Sforza. Anche in questo ciclo il testo, che è rappresentato da una serie di inni in rima componenti una serie di Horae Sanctae Crucis (o Horae canonicae Salvatoris), è probabilmente desunto da un Libro d’Ore. A ogni ora canonica corrisponde un quadro, come in una collana di miniature musicali: cattura, oltraggio, condanna, crocifissione, ferimento, morte, deposizione e sepoltura di Cristo. È un’altra stampa petrucciana, il terzo libro dei Motetti de la corona (1519), una delle fonti della sequenza Stabat Mater musicata da Josquin, nella quale il compositore utilizza come cantus firmus non una melodia gregoriana, come più consuetamente accadeva, bensì la melodia del tenore della chanson Comme femme desconfortée di Gilles Binchois, quasi a rendere ancor più terrena e condivisibile la sofferenza della Vergine. Paolo Da Col – Angelo Rusconi


Un’“entrée fracassante” nel mondo della polifonia rinascimentale, secondo le parole della rivista francese «Diapason». L’Ensemble Odhecaton, sin dal suo esordio nel 1998, ha ottenuto alcuni dei più prestigiosi premi discografici e il riconoscimento, da parte della critica, di aver inaugurato nel campo dell’esecuzione polifonica un nuovo atteggiamento interpretativo, che fonda sulla declamazione della parola la sua lettura mobile ed espressiva della polifonia. L’ensemble vocale prende il suo nome da Harmonice Musices Odhecaton, prima edizione di musica pubblicata a Venezia da Ottaviano Petrucci nel 1501. Il suo repertorio d’elezione è rappresentato dalla produzione musicale di compositori italiani e fiamminghi attivi in Italia tra Quattro e Cinquecento. Odhecaton riunisce alcune delle migliori voci maschili italiane, specializzate nell’esecuzione della musica rinascimentale e preclassica, sotto la direzione di Paolo Da Col. L’ensemble ha registrato in cd sei programmi, dedicati rispettivamente a musiche di Nicolas Gombert, Heinrich Isaac, Josquin Des Près, Francisco de Peñalosa, Loyset Compère, e alla riscoperta del ricco repertorio dei compositori spagnoli e portoghesi che durante il Seicento furono maestri di cappella nelle isole Canarie. Con questi programmi Odhecaton è stato ospite di alcune delle principali rassegne di tutta Europa. Il cd dedicato a Josquin Des Près ha ottenuto i riconoscimenti Diapason d’Or (2003) e Choc attribuiti dalle riviste francesi «Diapason» e «Le Monde de la Musique»; il cd con musiche di Isaac è stato segnalato come disco del mese dalle riviste italiane «Amadeus» e «Cd Classics» ed è stato nominato Cd of the Year 2003 dalla rivista internazionale «Goldberg»; il cd Un libro de horas de Isabel la Catolica ha ricevuto 5 Diapason d’Or. L’ensemble vocale si avvale della collaborazione di alcuni tra i migliori strumentisti specializzati in questo repertorio, tra i quali Bruce Dickey e il Concerto Palatino, Gabriele Cassone e l’Ensemble Pian & Forte, Liuwe Tamminga, Paolo Pandolfo, Jakob Lindberg, La Reverdie.


Cantante, organista, direttore e musicologo, Paolo Da Col ha compiuto studi musicali e musicologici a Bologna, rivolgendo sin da giovanissimo i propri interessi al repertorio della musica rinascimentale e barocca. Ha fatto parte per oltre vent’anni di numerose formazioni vocali italiane, tra le quali la Cappella di San Petronio di Bologna e l’Ensemble Istitutioni Harmoniche. Dal 1998 dirige l’Ensemble Odhecaton, oltre ad altre formazioni vocali e strumentali specializzate nel repertorio barocco. È docente al Conservatorio di Trieste. Ha curato con Iain Fenlon l’edizione dell’opera Le Istitutioni Harmoniche di Gioseffo Zarlino (1558), il più rappresentativo trattato teorico musicale del Rinascimento. Dirige con Luigi Ferdinando Tagliavini la rivista «L’Organo», collabora in qualità di critico musicale con il «Giornale della Musica» e con altre riviste specializzate, è responsabile del catalogo di musica dell’editore Arnaldo Forni di Bologna, curatore di edizioni di musica strumentale e autore di saggi sulla storia della vocalità rinascimentale e preclassica.

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