Arper - Brief No. 2

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LIVING SYSTEMS

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Brief Nยบ2


Brief Nยบ2 1

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DNA architettonico

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Architectural DNA


Brief Nยบ2 3

Tassonomia del tempo

Design by Simon Pengelly

Taxonomy of time

Babar Collection


Brief Nยบ2 5

Spettro di colore

Design by Lievore Altherr Molina

Spectral display

Catifa 60 Collection


Brief Nยบ2 7

Progressione naturale

Progresso umano

Natural progression

Human progress


Brief NÂş2 9

Cronologia della natura

Orologio nel deserto

Nature’s timeline

Desert timepiece


Brief Nยบ2 11

Design by Jean-Marie Massaud

Contenitori per la vita

Sean Collection

Containers for life


Brief Nยบ2 13

Topografia celeste

Un edificio surreale

Celestial topography

Extraterrestrial edifice


Brief Nยบ2 15

Campi di colore

Design by Lievore Altherr Molina

Color fields

Loop Collection


Brief NÂş2 17

Ornamenti organici

Esuberanza organica

Organic ornamentation

Organic exuberanceÂ


Brief Nยบ2 19

Sentiero contemporaneo

Sentiero preistorico

Contemporary path

Pre-human path


Brief Nยบ2 21

Modelli di crescita

Modelli di gioco

Growth patterns

Play patterns


Brief Nยบ2 23

Design by Lievore Altherr Molina

Grafismi della natura

Duna Collection

Graphic nature


Brief Nยบ2 25

Stratificazioni vitali

Ambienti in movimento

Layers of life

Layers of movement


Brief Nยบ2 27

Griglia naturale

Crescita selvaggia

Natural grid

Wild growth


Brief Nยบ2 29

Venti di cambiamento

Design by Lievore Altherr Molina

Winds of change

Catifa 80 Collection


Brief Nยบ2 31

Design by Lievore Altherr Molina

Produzione naturale

Team Collection

Natural manufacturing


Brief Nยบ2 33

Emozioni architettoniche

Design by Lievore Altherr Molina

Architectural emotion

Norma Collection


Brief Nº2 35

La percezione dell’infinito

Limiti della città

Perceived infinity

City limits


Brief Nยบ2 37

Design by Lievore Altherr Molina

Transizione graduale

Catifa 46 Collection

Phased transition


Brief Nยบ2 39

Grazia e potenza

Design by Lievore Altherr Molina

Powerful delicacy

Catifa 70 Collection


Brief NÂş2 41

IntegritĂ strutturale

Eclettismo strutturale

Structural integrity

Structural eclecticism


Brief Nยบ2 43

Un metodo di filtrazione

Un metodo di diffusione

A method of filtration

A method of dissemination


Brief Nยบ2 45

Ordine di coltivazione

Specchio culturale

Cultivating order

Cultural mirror


Brief Nยบ2 47

Nobile ascesa

Design by Lievore Altherr Molina

Noble ascent

Masai Collection


Brief Nยบ2 Natural apertures

Aperture naturali

A LIVING SYSTEM


LIVING SYSTEMS

LIVING SYSTEMS

Il mondo è una rete di sistemi viventi che interagiscono costantemente tra loro. Dalla più piccola cellula fino all’allineamento planetario, ci sono continue spinte e trazioni tra gli organismi e il loro ambiente. La stessa analogia si ritrova nelle opere dell’uomo, nel campo del design, dove semplici oggetti diventano parte attiva di complessi più grandi — case, uffici e ambienti — formando sistemi viventi a sé stanti. The world functions as a network of living systems, constantly working together. From the micro level of a single cell to the macro level of the planetary alignment, there is a constant push and pull between organisms and their environment. The same analogy can be seen in the man-made world of design where discreet objects become active parts of larger wholes — homes, offices and environments — to form living systems all their own. Brief Nº2

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LIVING SYSTEMS

LIVING SYSTEMS

L’immaginazione è fondamentale nell’approccio di Arper al design. Gli elementi essenziali — base, scocca, materiale e colore — diventano la tavolozza da cui partire per creare il disegno di un oggetto. Questo atteggiamento, aperto e generoso, permette la creazione di un processo condiviso tra designer e architetto, nella misura in cui l’architetto  — o il progettista — combina le opzioni a sua disposizione per definire il progetto, concretizzandone la materialità e creando il contesto per il suo significato finale. Grazie a questo approccio Arper realizza prodotti che, combinati tra loro, si adattano agli ambienti più diversi — proprio questo costituisce la versatilità del suo sistema. Imagination is essential to Arper’s design approach. The raw elements given —  base, shell, material and color — become the palette from which a designed object is created. This open-ended and generous design approach allows for a design process between the architect and designer; the architect or specifier combines the options to finish the design, finalizing the materiality and creating the context for its ultimate meaning and purpose. By this approach, we present elements which, when combined, are adaptable to suit myriad environments — the agile system of Arper.

Brief Nº2

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LIVING SYSTEMS

LIVING SYSTEMS

A FOREST, A FIELD OF SUPPORT

A volte può capitare che la base sia trascurata a favore degli elementi più appariscenti che supporta. Ma, a pensarci bene, i rami di un albero possono allungarsi e fiorire solo grazie al robusto sistema che li sorregge. Se viste come il fondamento da cui prende forma l’intera struttura, le basi possono essere considerate un elemento essenziale, tutt’altro che trascurabile.

UNA FORESTA, UNA RETE DI SOSTEGNO Brief Nº2

The base at times can be overlooked in favor of the more showy elements it supports. But just think: the branches of the tree can only taper and bloom because of their sturdy support system below. When seen as a foundation to inform an entire structure, bases may be fundamental, but they are anything but basic.

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LIVING SYSTEMS

LIVING SYSTEMS

UNA STRUTTURA PER SISTEMI VIVENTI

Quante volte, quando troviamo una conchiglia sulla spiaggia, ci soffermiamo a pensare alla vita che un tempo ha ospitato? Fuori dal suo elemento naturale, l’acqua, una conchiglia viene apprezzata solo per la sua bellezza, pur restando espressione della vita che un tempo ha custodito. Per Arper una scocca, così come una conchiglia, è la struttura che accoglie un organismo vivente. Discovering a shell on the beach, how often do we think of the life it once housed? When taken out of its underwater context, a shell becomes an object of beauty, but it is still an expression of the life it once contained. For Arper, a shell is a frame to support a living organism.

Brief Nº2

A FRAME TO HOUSE LIFE 57


LIVING SYSTEMS

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A SENSORY LANDSCAPE

UN PAESAGGIO SENSORIALE Brief Nº2

Paul Valéry ha affermato che “vedere è dimenticare il nome di ciò che si vede”. Quando guardiamo un paesaggio sorvolandolo dall’alto, non riusciamo più a distinguere montagne, campi coltivati o acqua, ma solo rugosità, morbidezza, levigatezza. Percepiamo l’emozione che suscita in noi il panorama senza bisogno di chiamarla per nome. Quando guardiamo al mondo come fosse una trama o un tessuto, ciò che vediamo è in realtà una sensazione.

Paul Valéry once said, “To see is to forget the name of the thing one sees.” When we fly over the land from above, we no longer see mountains, farmland, water but rather, roughness, softness, smoothness. We understand the feeling of the landscape without calling it by name. When we see the world as texture and material, what we see is feeling.

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LIVING SYSTEMS

UN DIALOGO TRA STATI D’ANIMO E SIGNIFICATI Il colore è un linguaggio a sé stante. Può avere un significato simbolico, come fu nell’antichità per il prestigio attribuito all’indaco e al porpora di Tiro, riservato ai paramenti reali. Può essere iconico, come l’intenso blu oltremare di Yves Klein. Il colore può essere anche trascendentale, come nei campi di colore ipnotici delle tele di Rothko. Oppure può essere mimetico e amalgamare la forma con ciò che la circonda. Rappresenta un ponte tra materiale, forma e contesto, per comunicare al di là delle parole. Il colore interpreta l’arredamento — Arper vi offre la tavolozza. Color is a language all its own. It can be symbolic, as with the ancient status symbols of indigo and Tyrian purple reserved for royal robes. It can be iconic, as with the rich ultramarine of Yves Klein blue. Color can be transcendental, as with the hypnotizing color fields of a Rothko painting. Or it can be mimetic, mel­ting the form into its surrounding. It is a bridge between material, shape and context to communicate beyond what words alone can say. Color interprets the furniture — Arper gives you the palette.

Brief Nº2

A DIALOGUE OF MOOD AND MEANING 61


LIVING SYSTEMS

LIVING SYSTEMS

A SENSE OF PLACE

IL SENSO DELLO SPAZIO Brief Nº2

Alla fine, il contesto è tutto. Le piante che crescono allo stato selvatico possono essere chiamate erbacce. Quando le portiamo all’interno le chiamiamo fiori –– e diventano un dono. Collocando un oggetto in un nuovo contesto, questo oggetto si rinnova. In Arper, si arriva alla scelta finale sul design di un prodotto immaginandolo nei diversi ambienti in cui può essere collocato. Posizionando gli oggetti uno accanto all’altro si dà vita a un dialogo, che stimola combinazioni inaspettate e nuovi modi di vedere. Dall’unione di contesto, interazione e umanità, deriva l’armonia tra funzionalità e bellezza.

But in the end, context is everything. Vines growing in the wild could be called weeds. When taken indoors, we call them flowers — they become a gift. By placing an object in a new context, the object is renewed. For Arper, the final design decision comes by placing the object in a new environment. By placing objects next to one another, a dialogue begins, inciting unexpected combinations and new ways of seeing. By adding context, interaction and humanity, purpose and beauty begin to align.

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LIVING SYSTEMS

LIVING SYSTEMS

INTRODUCING SAYA

Design by Lievore Altherr Molina, 2012 Saya è un’impronta, un gesto, un segno grafico scolpito nel legno che lascia la sua firma distintiva nello spazio. Fluida nelle linee, calda nei materiali; una silhouette decisa che cattura l’attenzione. Il risultato trascende le singole parti: Saya è un invito ai diversi ambienti, dalla casa al contract. Destinata sia all’uso domestico sia contract, Saya è disponibile in essenza di rovere, nelle tinte naturale e teak, e nei colori — tinti a poro aperto — bianco, nero, ocra e rosso in tre diverse tonalità, per permettere varie combinazioni coerenti tra loro. La base a 4 gambe è disponibile in legno o in acciaio cromato. La versione con base a 4 gambe in acciaio cromato è impilabile per permettere l’utilizzo su vasta scala e lo stoccaggio.

Brief Nº2

Saya is a mark, a gesture, a graphic sign, rendered in wood to finish a space like a signature. Fluid in line, warm in material, its silhouette is bold, striking. The sum is more than the parts: Saya inspires inclusion in diverse environments from home to contract. Made for both residential and contract use, Saya is fabricated in oak and finished in teak and natural stain. Color stains include white, black, ochre, and three shades of red to permit variable yet cohesive combination. The four-leg base is available in wood or chrome-finish steel. The four-leg chrome-finish steel version is stackable to allow for large-scale use and storage.

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LIVING SYSTEMS DESIGN PER L’ABITARE LIEVORE ALTHERR MOLINA

In che modo vi approcciate al design? Il nostro punto di partenza è sempre la comunicazione. Il design per noi è dialogo, condivisione, non auto-compiacimento. Attraverso il design vogliamo trasmettere i valori nei quali crediamo e che per noi sono importanti: l’armonia e l’equilibrio. In questo modo gli oggetti che creiamo prescindono dall’essere una mera rappresentazione di stile: condensano più livelli di significato in un’unica forma. Quale processo avete seguito per realizzare la sedia Saya? Con Saya abbiamo voluto realizzare per Arper una sedia che si ispirasse all’ambiente domestico. Abbiamo scelto il legno per esprimere al meglio le sensazioni che noi associamo all’idea di casa: calore e vita. Abbiamo voluto in particolare il legno multistrato che, con la sua struttura, permette di realizzare oggetti leggeri, dalla superficie fluida e uniforme. Per quel che riguarda la forma, abbiamo realizzato uno schienale con una linea espressiva decisa e un profilo invitante, che ricorda l’idea di un abbraccio. Per delinearne la sagoma abbiamo prima ritagliato dei modelli di carta in miniatura, e poi ci siamo divertiti a giocare con loro, piegandoli in vari modi per valutare le diverse possibilità. Alla fine la forma ha assunto le sembianze di un piccolo animale con quattro zampe e un collo curvo. Abbiamo pensato “que tiene alma”, una espressione spagnola per dire che una cosa è in grado di trasmettere un’emozione, di commuovere, come una persona o una creatura pieni di grazia. Ed era una qualità che volevamo mantenere. Volevamo creare un oggetto che fosse leggero, con una forma ben definita, ma allo stesso tempo morbido e sensuale, che tutti avrebbero voluto toccare, come un ciottolo levigato

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dal mare. Proprio pensando a questo, abbiamo deciso di arrotondare i bordi delle superfici. Una volta completata la scocca abbiamo cominciato a riflettere su quali colori potevamo utilizzare per sfruttare a pieno le possibilità offerte dal legno, senza creare contrasti. Abbiamo quindi optato per una finitura in legno nei colori naturale e teak, per il bianco, il nero, l’ocra e per tre diverse tonalità di rosso. Per noi il rosso comunica vita, ma è anche un segno che permette di associare il colore al materiale. Ci piace pensare che queste sedie, sia in versione legno sia colorata, possano essere utilizzate da sole, come pezzo unico, o in gruppo per creare una composizione allegra e ritmata. Come si inserisce la sedia Saya nella famiglia Arper? Consideriamo la nostra sedia come una specie di manifesto, un’ode al legno. Grazie ai materiali naturali utilizzati, evoca vitalità. Come tutti gli altri prodotti Arper, è comoda e versatile, adatta a vari ambienti. Ci auguriamo però che Saya suggerisca sempre il calore domestico. Come definireste il design di qualità? Per noi, l’armonia tra le parti racchiude l’essenza stessa del design. È il rapporto tra forma, materiale, colore, funzionalità e il modo in cui questi elementi si relazionano con uno spazio, un luogo, un ambiente, una cultura. Un oggetto di design dovrebbe sempre essere in accordo e in simbiosi con l’ambiente che lo circonda, altrimenti il suo utilizzo potrebbe essere difficile, se non impossibile da immaginare. Questa è un’idea essenziale per Arper: ciascuna collezione è un sistema pensato per essere in costante crescita ed evoluzione. Il design di qualità ci appassiona, per i motivi più diversi — per l’equilibrio perfetto, per l’iconicità, per la forza, la resistenza, la sintesi, la sensualità, e l’ingegnosità. Un oggetto ha un design di qualità quando la sua forma è inevitabile. Quando non si sarebbe potuto ottenere un risultato diverso. Il design di qualità è per sempre. Pensate ad esempio a una semplice ciotola intagliata nel legno, realizzata in una qualsiasi parte del mondo: la sua forma richiama l’immagine di due mani che si uniscono per permetterci di bere. Esiste qualcosa di più universale?

Throughout the design process, we hope to instill the values we believe in: harmony and balance. Objects we design then become something more than a mere manifestation of a style; they are the synthesis of many layers of meaning into a single form. What was your process of designing the Saya chair? With Saya, we wanted to design a chair for Arper with the home as inspiration. Home for us evokes feelings of warmth and life. Wood seemed to us the material choice best suited to express this quality. We then looked to plywood for its constructive synthesis: it allows for a surface that is continuous, fluid and lightweight. To articulate the form, we developed an expressive, graphic back. Its shape is inviting; it almost suggests a hug. In creating the form, we cut out small paper models in miniature and played with them, bending the paper in different ways to understand its possibilities. Its shape took on the character and form of a little animal: four legs and arching neck. We felt que tiene alma (it had soul), a Spanish way to say it has something that is touching, emotive — like a graceful person or living creature. This was a quality we wanted to maintain. We thought it should feel lightweight and defined, but also sensual and soft — something someone would like to touch, like a pebble with the edges softened by the sea. With this in mind, we also chose to round the edges of the planes. When the shell was complete, we began wondering which colors could combine to amplify the possibilities of wood without creating a contrast. We selected the finishing in wood (natural and teak colors), white, black, ochre and three

different shades of red. For us, red communicates both life and also a sign, connecting the color to the material. We imagine that chairs in both veneers and colors can be used alone, or together. One is a singular piece; several together create a rhythmic and lively pattern. How does the Saya chair fit into the Arper family? We see our chair as a kind of manifesto, an ode to wood. Made from organic and natural materials, it is evocative and feels alive. Like all Arper products, it is comfortable and useful in diverse environments, but we hope the Saya chair will always be reminiscent of the warmth of home. How do you define good design? For us, the essence of the design is a harmony between its parts. It is the relationship between form, material, color, functionality and their overall relationship to a space, a place, an environment, a culture. A design system should always be symbiotic — sympathetic to an environment or use it may be difficult or impossible to fully imagine. This is an essential idea for Arper: each collection is a system designed for constant growth and evolution. Good design makes us fall in love, but often for different reasons. Is it perfect balance, icon status, strength, durability, synthesis, sensuality or ingeniousness? An object is well designed when its form seems inevitable. It could not have possibly been resolved in another way. Good design is timeless. Think of a simple, carved bowl from any part of the world: its form mirroring that of two hands held together to form a cup for drinking. Is there anything more universal than that?

­  —  Design For Living How do you approach your design practice? Our starting point is always communication. Design for us is a dialogue, not self-fulfillment.

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LIVING SYSTEMS

LIVING SYSTEMS

INTRODUCING

Design by James Irvine, 2012 Con Juno, la sedia in plastica si evolve. Linee fluide e profilo snello sono realizzati a partire da un unico stampo. Con una silhouette slanciata, peso ridotto e basso impatto ambientale, Juno presenta tutti i vantaggi della semplicità interpretata con un tocco geniale. Juno combina magistralmente i concetti di efficienza e personalizzazione in un’unica forma, semplice e compatta, disponibile in cinque colori, con schienale aperto o chiuso, anche con braccioli. La seduta e lo schienale sono personalizzabili con una sottile imbottitura. Pensata per uso residenziale e contract, per interni ed esterni, Juno è realizzata in quattro versioni: con schienale chiuso o aperto, con o senza braccioli. Tutte le versioni sono disponibili in cinque colori: bianco, sabbia, antracite, arancione e giallo. A richiesta, la seduta e lo schienale possono essere imbottiti. Tutte le versioni sono impilabili per facilitarne l’utilizzo su larga scala e lo stoccaggio.

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With Juno, the plastic chair has come of age. Cast in a single form, it has fluid lines and a light profile: in silhouette, weight, economy, and impact. It enjoys all the benefits of simplicity and uniformity but with a clever twist. Juno brings efficiency and customization together in unique combination. This singular, simple shape available in five colors with closed or open back and arm rests can also be customized with sleek upholstered seat and back rests. Made for both residential and contract use, indoors and out, Juno is a single-shot molded plastic chair available in four forms: solid back and open back, both with and without arm rests. All forms are available in five colors: white, sand, anthracite, orange, yellow. Seat and back rests can be finished in upholstered pads. All variations are stackable to allow for large-scale use and storage.

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LIVING SYSTEMS DESIGN IN DIVENIRE JAMES IRVINE

In che modo ti approcci al design? La mia idea di design è in continua evoluzione. Ciascun progetto ha necessità e requisiti diversi e trova espressione in contesti differenti: il mio approccio al design si modella necessariamente attorno alle sue necessità. Un designer deve essere flessibile. Trovo interessante quando i designer fanno un passo indietro. I designer di oggi hanno un ego enorme. A me piace invece pensare al prodotto come all’opera di un “eroe sconosciuto”. Qual è stata la fonte di ispirazione per la collezione Juno? Fin dall’inizio, l’idea era quella di creare una sedia ottenuta da un unico stampo tramite stampaggio a iniezione assistito da gas. La vera sfida del progetto consisteva nel creare un programma che tenesse in considerazione l’uso di questa tecnologia durante tutto il processo di design. Dal punto di vista del design volevo snellire la sedia per renderla leggera, non solo esteticamente. Senza rendermene conto stavo in realtà cercando un linguaggio più tradizionale che si avvicinasse al legno massiccio o al multistrato. Volevo creare un oggetto dalla forma essenziale e decisa. Per conferire alla silhouette un aspetto leggero e slanciato il bordo esterno della gamba è di soli 8 millimetri; la sezione aumenta poi in larghezza andando verso il centro della sedia per dare stabilità alle gambe e integrità all’intera struttura. A livello teorico questa idea ricorda più una struttura in legno massiccio che in plastica. Se guardata di profilo, la sedia è sottile: uno stratagemma visivo per conferire all’intera struttura un aspetto più leggero. Tutto questo è reso possibile dalla

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tecnologia che abbiamo usato: utilizzando uno stampaggio a iniezione assistito da gas la plastica è molto precisa. Ho potuto quindi attingere da ciò che per me è il meglio — precisione, tecnologia, concetti classici — combinandolo insieme. Perché hai scelto la plastica? La plastica ti permette di creare forme incredibilmente fluide in totale libertà. Puoi fare tutto ciò che vuoi. Un’occasione invitante. Ma poi, come succede spesso con le nuove tecnologie, dopo l’entusiasmo iniziale nell’esplorare tutte le possibilità a disposizione, mi oriento verso qualcosa di più familiare, più vicino a ciò che considero “design di qualità”. Attraverso la tecnologia è possibile dare una forma simbolica all’innovazione. Il mio processo di design si è concentrato sul controllo della materia plastica, piuttosto che sul dare alla materia la possibilità di plasmare la forma. Juno è una sedia pratica ed elegante che — credo — durerà nel tempo. Secondo te, quando il design può essere definito di qualità? Mi affascina sempre di più osservare come le persone si comportano con un prodotto finito. Come reagiscono di fronte a un oggetto? Sai che il prodotto ha riscosso successo quando vedi che chi lo utilizza è a proprio agio. Si può imparare tantissimo osservando il dialogo che si crea tra una persona e un oggetto di design. È proprio un rapporto reciproco. Una grande fonte di ispirazione per me.

high technology throughout the design process. From a design perspective, I was very interested in slimming down the chair to make it feel visually and physically light. Without realizing, I was searching for a more traditional language closer to solid wood or plywood. I wanted to create something essential and crisp. To achieve the slim, light silhouette, the outside edge of the leg is a narrow eight-millimeters while its section increases in width towards the center of the chair to stabilize the legs and create overall structural integrity. Conceptually, this idea is more reminiscent of solid wood construction than of plastic. When you look at it in profile, it is thin — it’s a visual trick to try to make the whole chair look lighter. This construction is only possible because of the technology; using a gas assisted one-shot process the plastic is very precise. It’s like taking what I would consider the best of everything — precision, technology and classic concepts — and putting them all together.

can be enticing. But, like many technologies, after the excitement of exploring the parameters of what is possible, one tends to look for something which is more familiar, more true to the principles of “good design.” With the introduction of any new technology, there is the opportunity to create symbolic expression of the innovation. My design process was more about controlling plastic than letting the material dictate the form. The Juno chair is a practical, elegant chair that I think will be long-lasting. How do you evaluate good design? Most recently, I have become interested in observating how people interact with a finished product. How do they react to an object? When someone is at ease, you know the product is a success. You gain a world of knowledge from watching the dialogue between a person and a produced design. It is a reciprocal relationship. For me, this is a great inspiration.

What are the considerations behind using plastic as a material? Plastic gives you the freedom to do incredibly fluid forms. You can do anything you like. That freedom

An Adaptive Process And Program What is your approach to design? My design philosophy is ever-changing. Every project has different needs and demands and has a different context; my design approach necessarily bends to fit the requirements of each project. A designer must be adaptable. I find it interesting when a designer pulls back a bit. Currently, we live in times where designers have enormous egos. I’m interested in the product as the unsung hero. What was the idea behind the Juno collection? From the beginning, the concept was to create a one-shot, gas-assisted injection-molded chair program. The challenge of this project was in designing a program which took into account very

Brief Nº2

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LIVING SYSTEMS

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Brief Nยบ2

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Intimate apertures

Intime aperture


Brief Nยบ2 83

Design by Lievore Altherr Molina

Corpi in transizione

Dizzie Collection

Transient bodies


Brief NÂş2 85

La forza degli elementi

La perseveranza dell’uomo

Elemental force

Human persistence


Brief Nยบ2 87

Spazio condiviso

Design by Lievore Altherr Molina

Shared space

Saari Collection


Brief Nยบ2 89

Una tela vuota

Una potenziale apertura

A blank canvas

A potential opening


Brief Nยบ2 91

Fondamenta creative

Formazione rocciosa

Creative foundation

Foundational formation


Brief Nยบ2 93

Paesaggio epico

Un luogo di culto

Epic landscape

A site of worship


Brief NÂş2 95

Natural grace

Creative tension

Š Florian Graf Be, Leave 2011

Decoro naturale

Tensione creativa


Brief Nยบ2 97

Abbraccio di gruppo

Design by Jean-Marie Massaud

Group hug

Aston Collection


Brief Nยบ2 99

Ramificazione

Espansione cellulare

Branch division

Cellular expansion


Brief Nº2 101

Essenzialità

Design by Lievore Altherr Molina

Bare bones

Leaf Collection


Brief Nยบ2 103

Rinforzo di colore

Collaborazione creativa

Color corroboration

Creative collaboration


Brief Nยบ2 105

Una calotta colorata

Design by Ichiro Iwasaki

A canopy of color

Pix Collection


Brief Nยบ2 107

Fiori del tempo

Pilastri del tempo

Time flowers

Pillars of time


Brief Nยบ2 109

Una Babele naturale

Design by Lievore Altherr Molina

Natural babel

Gher Collection


Brief Nยบ2 111

Torre di pensieri

Torre di esistenze

Tower of thinking

Tower of living


Brief NÂş2 113

Design by Simon Pengelly

IntegritĂ strutturale

Nuur Collection

Structural integrity


Brief Nยบ2 115

Una strada naturale

Una strada verticale

Natural roadway

Vertical greenway


Brief Nº2 117

Allegoria dell’architettura

Un paesaggio in salita e in discesa

Architectural allegory

A landscape’s rise and fall


Brief Nยบ2 119

Design by Lievore Altherr Molina

Morbidi cerchi

Eolo Collection

Soft circles


Brief Nยบ2 121

Azione istintiva

Logica circolare

Instinctual action

Circular logic


Brief Nยบ2 123

Design by Lievore Altherr Molina

Segni in movimento

Catifa 53 Collection

Motion graphics


Brief NÂş2 125

Ascesa incrementale

Costruire l’altezza

Incremental ascent

Building elevation


Brief Nยบ2 127

Soffitto sinuoso

Soffici impronte

Supple ceiling

Soft impressions


IN BRIEF

Brief Nยบ2


IN BRIEF

IN BRIEF

Arper On Site

ROLEX LEARNING CENTER

CO S TR UITO ALL’INTER NO del campus dell’École Polytechnique Fédérale di Losanna (EPFL) — uno dei migliori atenei al mondo per la scienza, l’ingegneria e l’informatica — il Rolex Learning Center opera come laboratorio per l’apprendimento, biblioteca e centro culturale internazionale. L’edificio, progettato dagli architetti Kazuyo Sejima e Ryue Nishizawa del noto studio giapponese SANAA, coniuga sapientemente semplicità estetica e complessità tecnica. Perfettamente rettangolare in pianta, la costruzione ha invece un prospetto sinuoso: il pavimento e la

copertura ondeggiano in parallelo, si sollevano per poi riavvicinarsi al livello del terreno. All’interno si sviluppa un open space di 20.200 m², interrotto solo da ampie vetrate curvilinee che si aprono su quattordici patii. Il Rolex Learning Center ospita molteplici spazi funzionali che includono aree destinate allo studio, come la biblioteca multimediale con oltre 500.000 testi, il Rolex Forum, uno spazio adibito a conferenze, letture ed eventi su larga scala, ma anche un ristorante che si affaccia sul lago di Ginevra e sulle Alpi. La convivenza di ambienti così diversi in un unico

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le varie discipline. È un tipo di architettura che, oltre ad agevolare nuovi percorsi intellettuali, suscita nuove stimolanti esperienze dello spazio. Spiegano Kazuyo Sejima e Ryue Nishizawa: “Il Rolex Learning Center ha caratteristiche sia architettoniche sia topografiche. Le possibili esperienze al suo interno sono molto varie: contrariamente allo spazio tradizionale di una stanza chiusa, qui prendono forma nuove relazioni e noi ci auguriamo che ciò comporti un nuovo tipo di esperienza architettonica”. Per allestire questo ambizioso progetto, SANAA ha utilizzato sedie Catifa e tavoli realizzati su misura da Arper, questi ultimi personalizzati su disegno degli architetti inserendo al centro una lampada per illuminare ade-

guatamente la superficie del piano. Elemento d’arredo essenziale e lineare, Catifa si inserisce negli spazi rarefatti del Rolex Learning Center con estrema naturalezza, forse anche per la grande vicinanza tra il pensiero che ha portato lo studio SANAA a concepire un simile progetto e quello che sta alla base di ogni prodotto Arper: l’architettura, come il design, deve essere naturale, semplice e accessibile, e assume il suo vero e più intimo significato in relazione all’esperienza e all’uso che ne fanno le persone.  —  B U ILT ON TH E C AM PU S of École Polytechnique Fédérale de Lausanne (EPFL) — one of the best

spazio è resa possibile proprio grazie alla morfologia della costruzione, il cui andamento ondulato genera al suo interno pendii e valli, che separano le diverse zone di attività — anche dal punto di vista acustico — in modo armonioso e graduale. Si viene a creare così “un intimo spazio pubblico”, come l’ha definito l’architetto Kazuyo Sejima. Queste scelte progettuali, oltre a dar vita a un’ideale continuazione del dolce paesaggio alpino che circonda il campus, nascono dal preciso obiettivo di favorire l’interazione, il confronto e la circolazione delle idee tra gli studenti, abbattendo i confini tra

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universities in the world for science, engineering and computer science — The Rolex Learning Center functions as a laboratory for learning, a library and an international cultural hub for students and the public alike. The building was realized by renowned Japanese architectural practice SANAA, led by Kazuyo Sejima and Ryue Nishizawa. The project marries aesthetic simplicity with great skill and technical sophistication. Though perfectly rectangular in plan, the floor and roof mimic the arc of a wave in parallel, rising and reconnecting to the ground level. The interior space is open and encompasses 20,200 square meters, interrupted only by a large curved window with a view of the surrounding patios.


IN BRIEF The Rolex Learning Center’s function is multi-faceted, including not only resources for students, such as the main library containing over 500,000 printed works, but also public amenities including a restaurant overlooking Lake Geneva and the Alps and the Rolex Forum, a venue built to house conferences, lectures and other large scale events. The coexistence of such different environments in a single space is made possible by the morphology of the building, which generates the undulating hills and valleys separating the different areas of activity, both visually and acoustically. This dichotomy of openness and privacy is unique to the structure, creating what architect Kazuyo Sejima calls an “intimate public space.” These design choices — in addition to producing an ideal continuation of the soft alpine landscape that surrounds the campus — arise from the specific aim of encouraging interaction, exchange and circulation of ideas among students, breaking down the boundaries between disciplines. It is a kind of architecture that, in addition to facilitating new intellectual paths, raises exciting new experiences of space. Sejima and Nishizawa explain: “The Rolex Learning Center has both architectural and topographical characteristics. The experiences within it are so very different. Contrary to the traditional space of a closed room, new relationships are formed here, and we hope that this creates a new type of architectural experience.” To complement this ambitious new forum, SANAA has integrated Catifa chairs and custom-built tables throughout the Rolex Learning Center’s interior. The table has been adapted to the space by the architects with a lamp inserted

in the center of the table to illuminate the surfaces of the plane. Catifa fit into the rarefied spaces of the Rolex Learning Center with great ease, perhaps because of the common conceptual aims of SANAA’s architectural practice and Arper’s underlying philosophy for each product: architecture, as with design, must be natural, simple, accessible and experiential.

IN BRIEF Perspectives

LA TECNOLOGIA AL SERVIZIO DEI SENSI

l’essenza di un oggetto, e al tempo stesso migliora il rapporto tra l’oggetto e chi lo utilizza. Una tecnologia idealmente invisibile, intuitiva e silenziosa, che sussurra, non grida. Una ballerina ci seduce con la sua bellezza, senza mai rivelare lo sforzo muscolare che si nasconde dietro ciascun movimento. Allo stesso modo in cui la tecnica della danza si cela nei movimenti che catturano la nostra attenzione, così la tecnologia deve fondersi completamente con l’oggetto, lasciando a noi solo l’esperienza. Questo è ciò che noi chiamiamo “Soft Tech”. Che cosa si intende per “Soft Tech”?

Realizzazione di Pix / Pix Upholstery L A S PE R IM E N TAZ ION E tecnologica è fondamentale per sviluppare i processi innovativi — ci permette di scoprire nuove possibilità e andare oltre i limiti attuali. La questione chiave è capire se le macchine sono in grado di superare le abilità manuali dell’uomo: una domanda profonda che tuttavia rischia di trarci in inganno. È facile rimanere affascinati dall’idea stessa di innovazione, perdendo di vista l’obiettivo finale: un prodotto deve essere compren-

Brief Nº2

sibile anche a chi non è coinvolto nel processo creativo. Per quanto possa essere affascinante l’evoluzione di una nuova tecnologia, dobbiamo tenere bene in mente due domande: a cosa serve un oggetto? E per chi è stato pensato? Siamo convinti che la tecnologia debba condurre a un risultato finale, non essere essa stessa il risultato finale. Perseguiamo una tecnologia che aspira a definire meglio

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Colleghiamo spesso l’idea di tecnologia ai concetti di progresso, innovazione ed evoluzione. Troviamo invece più difficile associarla alle idee di calore, personalità ed esperienza umana. Arper ha sviluppato un approccio e una filosofia di design che integra naturalmente la tecnologia nei propri oggetti — dal design digitale agli strumenti di produzione, dalle funzioni meccaniche ai processi di finitura personalizzabili — senza per questo sacrificare l’interazione umana o trascurare valutazioni di carattere estetico. Il risultato è evidente: le forme sono leggere, accoglienti, confortevoli; non ci si concentra più sull’aspetto tecnologico — su come o perché un oggetto funzioni — ma se ne apprezza la forma. “Soft Tech” non rappresenta quindi la tecnologia fine a se stessa, ma piuttosto l’essenza stessa dell’innovazione: la tecnologia si mette al servizio della bellezza e dell’interazione tra oggetto e uomo. “Soft Tech” è silenziosa. Leggerezza, forza, ingegno.


IN BRIEF

IN BRIEF sofusione dell’alluminio conferisce al tavolo Nuur leggerezza, continuità formale e linee fluide. Consente inoltre di nascondere un supporto a sostegno del sottilissimo piano. La struttura, costituita da profili e staffe angolari, permette di realizzare una vasta gamma di dimensioni con un numero minimo di componenti. Per ottenere questo risultato è stata utilizzata una combinazione di più tecnologie: le gambe, stampate in alluminio pressofuso e abbinate a dei profili in alluminio estruso, sostengono il tavolo in tutta la sua lunghezza. Queste due tecnologie si sposano perfettamente per creare un insieme visivo uniforme. Per ottenere questa continuità formale ciascun elemento viene realizzato singolarmente, assemblato e successivamente regolato, rifinito e fresato, con tolleranze inferiori al millimetro. Quest’attenzione al dettaglio permette di creare un’armonia perfetta.

forme naturali, familiari e piacevoli. È la percezione della natura, una “tecnologia” intuitiva, emozionale che nessuna macchina è in grado di offrire.  —  Technology For The Senses E X PE R IM E N TS in technology are necessary for advancing the process of innovation — going beyond current limits, opening new possibilities. The driving force is the question of what a machine

is capable of beyond the human hand. But this profound question can be a trap. It is all too easy to become absorbed in the idea of innovation and lose sight of the end goal: a product must be comprehensible to a person uninvolved in its creation. As fascinated as we may be with evolving a new technology, we keep two questions in mind: what is the object for? And: who is the object for? We believe that technology should lead to an end result — not be the end result. We seek a technology that strives to further define the

Test sui tessuti utilizzati per rivestire Catifa / Testing fabrics on Catifa Talvolta il miglior design viene percepito pur non essendo visibile. Forme eleganti e delicate dovrebbero anche suggerire resistenza, funzionalità e abilità. Un risultato che riusciamo a ottenere attraverso una serie di processi, che ci permettono di conferire robustezza agli oggetti senza dover rinunciare alla loro silhouette essenziale. Nel caso di Catifa, ad esempio, grazie all’attenta combinazione di diversi materiali abbiamo unito una solida base alla forma aggraziata e naturale della scocca. In Catifa 70 il telaio in ferro — su cui è stato iniettato del poliuretano — garantisce la stabilità necessaria, senza sacrificare l’essenzialità delle linee curve. Con Catifa 46 abbiamo raggiunto un primato nel nostro settore: grazie a un processo di bi-iniezione, abbiamo creato una

scocca bicolore senza soluzione di continuità tra le due superfici. Quando abbiamo deciso di dare forma alla scocca in legno di Catifa 53, ci siamo avvalsi di una tecnologia tridimensionale, detta 3D Plywood Technology: per imprimere al precomposto di legno una doppia curvatura abbiamo utilizzato uno stampo in alluminio; la scocca così ottenuta ha caratteristiche di robustezza tali da non aver bisogno di ulteriori supporti strutturali. Il processo di idroformatura permette che un tubo di acciaio, posto all’interno di uno stampo, ne assuma la forma, grazie all’iniezione di acqua ad alta pressione. È la tecnologia che utilizziamo per creare le gambe di Saari: il risultato finale è una forma specifica, complessa e molto resistente. Le

Brief Nº2

gambe così ottenute possono poi essere rivestite in legno impiallacciato o in tessuto, permettendo di combinare la forza e il sostegno dati da un supporto in metallo, alla morbidezza e alla delicatezza del legno o di un’altra finitura. Anche quando la funzione è evidente — come nel caso del meccanismo di regolazione dell’altezza sapientemente nascosto sotto il sedile dello sgabello Babar — la tecnologia rimane comunque invisibile. “Soft Tech” unisce tecnologia e artigianalità. Come in ogni buon matrimonio, due elementi che si uniscono acquisiscono una solidità maggiore rispetto agli stessi presi singolarmente. L’applicazione della pres-

“Soft Tech” a volte è sinonimo di “poca tecnologia” o di assenza totale di tecnologia. Spesso, anche nell’era digitale in cui viviamo, la migliore tecnologia è quella che ci ha accompagnato per migliaia di anni, lungo l’intero corso della nostra evoluzione: l’abilità dell’uomo. La mano sapiente degli artigiani plasma le forme fluide di Pix, Loop e Duna partendo da una gamma di tessuti con differenti caratteristiche elastiche, cuciti tra loro con abile cura per il dettaglio e per le caratteristiche di ogni singolo prodotto. Allo stesso modo, per creare la forma naturale di Leaf, è stato realizzato un modello in cui ciascuna venatura — di lunghezza e forma diverse — è stata curvata e poi saldata a mano. La tecnologia scompare, lasciando il posto a

Prototipo di Catifa 70 Soft / Interior structure Catifa 70 Soft

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IN BRIEF essence of the piece — while at the same time creating a better relationship between object and person. Ideally, this technology is invisible, intuitive and silent. It should whisper, not shout. A dancer seduces us with visible beauty, never revealing the muscular effort behind the movement. In the same way the technique of the dance becomes invisible as we are caught up in the spirit of moment, so too must technology fuse seamlessly into the object so that all we are left with is experience. This is what we call “Soft Tech.”

What is “Soft Tech”?

When we think of “technology,” we often think of progress, innovation and advancement. It is less frequent that we are able to associate technology with ideas of warmth, personality and human experience. Arper has developed a design approach and philosophy that subtly and naturally integrates technology — digital design and production tools, nuanced mechanical functions and customizable manufacturing processes — into an object’s design

IN BRIEF while not sacrificing human interaction or aesthetic considerations. The result is intuitive — forms that are comfortable, light and livable — without concerns of how the object functions or why, but rather an innate recognition of the form. “Soft Tech,” it is not technology for technology’s sake, but innovation in its purest form: technology in the service of beauty and human interaction. “Soft Tech” is quiet. Lightness, strength, intelligence.

Taglio laser sui tessuti / Laser cutting fabric for upholstery

Tubi idroformati con impiallacciatura di legno / Hydroformed tube legs covered in wood veneer

Brief Nº2

Sometimes the best design is felt, not seen. Elegant and graceful forms should confer a feeling of durability, capability and function. We achieve this through diverse processes that create built-in strength so that slender profiles can be achieved. With Catifa, we have imbedded a solid foundation into the sumptuous, organic form, through a careful combination of materials. For Catifa 70, an iron frame injected with polyurethane permitted additional durability without sacrificing the sleek curvatures. For Catifa 46, a bi-layer injection process was created to create a seamless two-colored chair — a first in the industry. When it came time to translate this form into wood for Catifa 53, we turned to

3-D Plywood Technology, forming the plywood into a double curvature using an alluminium mold, giving the shell strength without the need for structural supports. With the process of hydroforming, a steel tube is placed inside a mold and injected with water at high pressures, which alters the tube, shaping it to match the walls of the mold. The result is a complex, specific form with high strength — a process used in the formation of our legs for Saari. This technique can then be covered in veneer or fabric, allowing for the strength and support of a metal leg, but with the delicacy and softness of a wood or other material finish. Even when the function produces a visible result — as with the height adjustment mechanism

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stealthily hidden under the seat of the Babar chair — the technology itself remains invisible. “Soft Tech” combines technology and handiwork. Like a good marriage, the combination of two parts together can produce a stronger foundation than either individually. With Nuur, aluminum die-cast technology makes it possible to obtain the maximum level of visual lightness, formal continuity and fluid lines. It allows for an impossibly slim tabletop — made structurally possible by a rib placed invisibly under the top. The frame, composed of crossbeam and angle braces, allows for a wide range of sizes, using a minimum of basic pieces.


IN BRIEF

IN BRIEF Opening

OLTRE I CONFINI DELL’AZIENDA

Un particolare della struttura di Nuur / Engineered joints Nuur To achieve this form, a combination of technologies is employed: aluminum injection for the molded leg and extruded aluminum beams to support the length of the table. These technologies combine to create a cohesive visual whole. But, in order to achieve this continuity of form, each piece is individually fabricated, assembled and then adjusted, refined and milled within less than one-millimeter tolerance. The attention to the combination is what makes it a perfect union.

“Soft Tech” sometimes means “Low Tech.” Or “No Tech”.

Even in the digital age, sometimes the best technology is the one that has been with us for thousands of years of evolution: the human hand. At the artisan’s hand, the fluid forms of Pix, Loop and Duna are created from an extensive catalog of fabrics with different elastic features which are smoothed together using masterful attention to detail and responding to each

Brief Nº2

individual piece. Similarly, to create the organic form of Leaf, a template was designed that allows each vein to be manually bent, placed and soldered with different lengths and forms. The technology disappears and we are left with shapes that are natural, lovely, familiar. It is the feeling of nature, intuitive and emotional technology beyond any machine.

B E N VE N U TI NEL nostro stabilimento produttivo di Treviso. L’edificio, che si trova sul lato opposto della strada rispetto alla sede storica di Arper, è sede della nostra tappezzeria, una sorta di atelier all’avanguardia immerso nella campagna circostante. All’interno dell’edificio si respira un’atmosfera di frenetica operosità, tra robot programmati per tagliare, incollare e cucire con precisione pelli e tessuti di ogni colore, forma e

dimensione, e operai specializzati che confezionano con cura sedie, pouf, divani: è qui che ingegneria high-tech e abilità artigianali si fondono per creare i nostri prodotti. Questo stabilimento trascende i suoi confini fisici e si estende a tutta l’area di Treviso. In questo territorio si è sviluppato un tessuto economico unico, in cui artigianalità, know how tecnico, cultura e imprenditorialità contribuiscono a dar vita a una produzione

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manifatturiera di eccellenza. È qui che il modello economico dei “distretti industriali” ha trovato la sua massima espressione a livello internazionale: a partire dalle tradizioni artigiane locali si è sviluppato un evoluto sistema industriale, basato su competenze diversificate e spirito di collaborazione, e favorito da vicinanza geografica, dimensioni contenute e specializzazioni professionali. Le nostre radici produttive sono in questo territorio,


IN BRIEF

ma la nostra visione spazia oltre i confini locali. Infatti, ci avvaliamo di una rete di professionisti e specialisti sparsi in Europa e nel resto del mondo, che mettono a nostra disposizione tutta la loro esperienza. Ben oltre i confini dell’atelier, la nostra è una squadra di talenti internazionali, che sfida il concetto stesso di geografia per unire conoscenza, tecnica e sensibilità estetica necessarie a realizzare e tappezzare una sedia o a progettare un tavolo come nessuna macchina al mondo saprebbe fare.

located across the street from the historic home of Arper’s headquarters is a kind of atelier nestled in the surrounding countryside. Inside the building is an atmosphere of frenzied industry, including robots programmed to cut, paste and sew leathers and

IN BRIEF fabrics of every color, shape and size and skilled workers who make chairs, ottomans, sofas: it is here that high-tech engineering and craftsmanship combine to create our products. But our factory extends beyond the boundaries of this factory floor to the entire area of Treviso. This area has developed a unique economic structure in which craftsmanship, technical know-how, culture and entrepreneurship combine to create manufacturing excellence. It is here that the economic model of “industrial districts” has found its highest expression at the international level: from local craft traditions has developed an advanced industrial system, based on different skills and with the spirit of cooperation, facilitated by geographical proximity, small size and professional specializations. Our origins are in this area, but our vision extends beyond the local boundaries. In fact, we have a network of professionals and specialists throughout Europe and around the world who provide us with all their experience. Together we have the knowledge, techniques and aesthetic training to upholster and finish a chair or to design and manufacture a table better than any machine in the world.

—  Factory Limits W E L CO ME to our manufacturing plant in Treviso. The building,

Test di resistenza sul prodotto / Product durability testing

Brief Nº2

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IN BRIEF LA CA S A di villeggiatura danese, progettata da Mette e Martin Wienberg, è un rigoroso gioco di luci, materiali e volumi. Il design è semplice e astratto: le linee decise del cemento e dell’acciaio sono mitigate dal calore del legno, dalla morbidezza di pelli, pellicce e tende bianche, dalle ampie finestre e dall’illuminazione soffusa. Il risultato è di grande intimità: un rifugio caldo, funzionale e accogliente, dove ogni membro della famiglia può trovare il proprio spazio. Un luogo semplice e misurato, in armonia con la tradizione. “Se hai delle stanze neutre, le viste sul giardino sembrano quasi dei quadri”, ci spiega Mette. Questi spazi, decisamente

minimalisti, richiedono un arredamento molto particolare. Replicate nei diversi ambienti, le sedie sono l’unico vero elemento d’arredo, e convivono in sintonia con il design della casa, rispondendo alle varie necessità della famiglia. Catifa è sembrata la sedia perfetta: con la sua linea elegante, pulita e flessibile, si armonizza con il legno, il cemento, la pelle e il paesaggio, con un risultato di grande naturalezza. “Ci siamo innamorati subito dei prodotti Arper, hanno una personalità deliziosa, classica, ma al tempo stesso contemporanea, racchiudono passato, presente e futuro. E sono comodi. Il contrasto tra la pelle naturale e l’acciaio crea

Arper On Site

A CASA CON INTENSO MINIMALISMO

Brief Nº2

IN BRIEF un equilibrio che si adatta perfettamente al design e all’atmosfera di casa nostra”, racconta Mette Wienberg, “Inoltre, volevamo solo arredi veramente confortevoli.”  —  Danish House T H E I N TI MATE Danish summer house, designed by Mette and Martin Wienberg, is a rigorous play of light, material and volume. The design is simple and abstract; the hard lines of concrete and steel are tempered by the warmth of wood, and softened by leather and fur, white curtains, large windows, and soft lighting. The result is a sense of intimacy — a “warm cove,” beautiful, functional and cozy, where every family member can find their own space. It is unpretentious and simple, in harmony with tradition. “If you have quiet rooms, the views of the garden look almost like paintings,” Mette says. This portrait of rich minimalism called for very particular furnishings. The chairs would be almost the only true furniture — repeated, in different settings, throughout the house. They should coexist peacefully with the design, while serving the varied needs of the family within. Catifa were the perfect chairs. Sleek, clean, and flexible, they meld wood, concrete, leather and landscape and are completely at home. “We fell in love with furniture from Arper right away. The furniture has a kind personality… it is classic yet contemporary, it contains past, present and future. And it is comfortable. The contrast between the natural leather and the steel creates a balance that fits well in the design and atmosphere of our home,” says Mette Wienberg. “And,” she adds, “only really comfortable furniture was allowed.”

AL C U N E ID E E durano nel tempo. Troviamo tracce dello stesso pensiero nell’intera storia dell’umanità, ripreso in diverse discipline. E così il pensiero va oltre l’idea — diventa un concetto, un modello, un archetipo. I viaggiatori che si incontravano lungo l’antica Via della Seta cinese raccontavano le loro storie seduti su tappeti, fantasticando di poterli usare come mezzi di trasporto per andare da un luogo all’altro. Questo pensiero è giunto in Occidente grazie ai racconti de Le Mille e una Notte e, attraverso l’immagine del Principe Aladino che vola nel limpido cielo notturno, è arrivato alle menti dei bambini secoli più tardi. Al giorno d’oggi, a volte vorremmo essere nomadi per spostarci facilmente da un territorio all’altro, da una stanza all’altra o da un’idea all’altra. Cerchiamo un posto in cui fermarci e riposare prima di ripartire di nuovo. Ci piace l’idea di appartenere a un luogo ma, subito dopo, vorremmo sentirci liberi. Il profilo della nostra sedia Catifa sembra un tappetino in balìa del vento, che inizia a muoversi prima di prendere il volo. In effetti, il paragone è letterale — in catalano, catifa significa tappeto. Come un tappeto, la sedia Catifa è avvolgente e, allo stesso tempo, sottile come una linea. Rappresenta la sintesi tra la massima generosità e il minimo gesto. Offre, nel contempo, comfort e libertà. Giunta ormai al suo decimo compleanno, Catifa è diventata un’ampia collezione con diverse varianti e finiture senza però perdere mai la propria identità, il proprio concept. Come gli archetipi visti attraverso lo scorrere del tempo, ciascuna variante non costituisce un’ombra o una versione inferiore rispetto a ciò che l’ha preceduta,

Perspectives

DIECI ANNI DI CATIFA

ma piuttosto rappresenta l’affermazione di uno stesso concetto.  —  Ten Years Of Catifa S OM E ID E AS endure. We find traces of the same thought repeated throughout human record,

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mimicked across disciplines. And so the thought becomes more than an idea — it becomes a concept, a meme, an archetype. The travelers who met along the ancient Chinese Silk Road fantasized about carpets as a way to travel from place to place, sitting on carpets when they told their stories. The fantasy was brought West


IN BRIEF in the stories of Arabian Nights and reimagined centuries later in the minds of children watching Prince Aladdin fly through an animated night sky. These days, we want to be nomads sometimes, to move with ease from territory to territory, room to room, or idea to idea. We want a place of rest and permanence, just until we are on our toes

again. We want to be held, but then, after that, we want to be set free. In profile, our Catifa chair looks a little like a carpet caught in the wind, beginning to curl and take flight. In fact, the comparison is literal — in Catalan, catifa means carpet. Like a rug, the Catifa chair can be both embracing and thin as a line. It is a synthesis of maximum generosity and minimum gesture. It

IN BRIEF allows comfort and freedom at the same time. As Catifa celebrates its 10th birthday, it is now a large collection of many different variations and finishes but has never lost its identity, its concept. Like archetypes seen across time, each variation is not a shadow or lesser version of what came before, but rather, an affirmation of the strength of the concept.

Catifa On Site 1 2 3 4 5 6

Tenerife Cultural Center, Santa Cruz de Tenerife, Herzog & de Meuron Musee de Quai Branly, Paris, Jean Nouvel Lincoln Center, David Rubenstein Atrium, New York, Tsien Williams EMI Music Building, Paris, Renzo Piano Building Workshop Protos Wine Cellar Building, Ribera, Rogers Stirk Harbour + Partners (Richard Rogers) Actelion Business Center, Allschwil, Herzog & de Meuron

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Awards

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—   Delta de Plata ADI-FAD 2003 Winner Best Leisure Product, FX International Interior Design Awards  —   50 Jahre, md magazine Jubilaums Award  —   “New Classic” prize, Schöner Wohnen New Classics  —   IF Product Design Award 2006  —   Red Dot Design Award 2006  —   The Office Award 2010: Gold Award “Public Chair” for Catifa 46  —   Interior Innovation Award 2010: Best of The Best “Classic Innovation” for Catifa 53

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Brief Nº2

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IN BRIEF Arper On Site

ARPER ALLA TOPOGRAFIA DEL TERRORE

LA TO P OGRAFIA del Terrore è un museo e un monumento commemorativo di Berlino situato nel luogo in cui si trovava il quartier generale del programma di persecuzione e sterminio attuato dalle SS e dalla Gestapo. È stato voluto per documentare e far comprendere le dimensioni europee del regime di terrore nazista. Tra il 1933 e il 1945, dove ora sorge la Topografia del Terrore, c’erano i quartieri generali della Gestapo e delle SS: l’Ufficio Centrale per la sicurezza del Reich, il Comando Generale con il proprio Servizio di Sicurezza e il carcere. Gli edifici che ospitavano l’organizzazione furono abbattuti poco dopo la fine della Seconda Guerra Mondiale e l’area, contaminata dalle ombre del passato, fu destinata

a vari usi e infine abbandonata. In occasione dei festeggiamenti del 1987 per il 750° anniversario della città di Berlino, il sito fu aperto al pubblico come luogo di riflessione, ricerca e didattica. Dopo la riunificazione della Germania, nel 1992 fu istituita una fondazione per la valorizzazione di questa zona, e fu indetto un concorso di architettura per creare una struttura espositiva permanente. Vinse l’architetto Peter Zumthor, ma il suo progetto non fu mai completato. Solo nel 2010, quasi un decennio dopo, il Centro di Documentazione della Topografia del Terrore — realizzato su progetto dell’architetto Ursula Wilms dello studio berlinese Heinle, Wischer und Partner — è stato finalmente aperto al pubblico.

Brief Nº2

IN BRIEF Il museo è uno spazio culturale insolito, ma di grande importanza. Costruito in un luogo inquietante, trascurato per molto tempo, sorge su un’area che ha volutamente mantenuto l’aspetto aspro e solitario acquisito nei lunghi anni di abbandono. È uno dei pochissimi monumenti commemorativi realizzati in un sito originario. L’architettura è sobria: un rettangolo di vetro rivestito con lamine d’acciaio, una schermatura forata che consente la vista dell’ambiente circostante da qualsiasi punto del piano terra. L’edificio ospita tre esposizioni permanenti, un ricco programma di mostre speciali e temporanee, una grande biblioteca e un “Centro per i Musei della Memoria “ che fornisce consulenza per la realizzazione di iniziative finalizzate all’istituzione di monumenti commemorativi nazionali e internazionali. Le sedie Catifa e i tavoli Dizzie sono stati utilizzati per arredare tutti gli uffici, le sale conferenze, l’auditorium e le sale d’attesa del museo.

Terror. The original buildings that housed the organization were leveled shortly after the end of the Second World War and the lingered, “historically contaminated” subject to random uses and eventual decay. In conjunction with Berlin’s 750th anniversary celebration in 1987, the site was open to the public for reflection, research and education. After the German reunification in 1992, a foundation was established to develop the site and an architectural competition was held to create a more permanent structure for exhibition. Architect Peter Zumthor was chosen though

the winning entry was never completely built. In 2010, after almost a decade of delay, the Topography of Terror Documentation Center designed by architect Ursula Wilms of Heinle, Wischer und Partner in Berlin opened to the public. The museum is an unusual cultural artifact, yet an important one. Located at an ominous address, fallow for many years, the overall site intentionally retains the rough, depopulated look it acquired over its years of abandonment. It is one of a very few memorial museums located on an authentic site. The architecture is a cool, glass rectangle sheathed in steel

—  Topography Of Terror T H E TO P O G R A P H Y of Terror is a museum and memorial located in Berlin at the site of the national headquarters of the SS and Gestapo program of persecution and annihilation, dedicated to presenting and understanding the European dimensions of the Nazi reign of terror. Between 1933 and 1945, the headquarters of the Gestapo and SS headquarters — the Reich Security Main Office, the SS High Command, Security Service of the SS High Command and prison —  were located on the present-day grounds of the Topography of

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la­mel­lae, a perforated, screenlike surface, which yields views of the surroundings from almost anywhere on the ground floor. The building houses three permanent exhibitions, a varied program of temporary and special exhibitions, an extensive library, as well as a “Memorial Museums Department” that consults on initiatives institutionalizing national and international memorial sites. Catifa chairs and Dizzie tables are employed throughout the museum’s offices, conference rooms, auditorium and waiting rooms.


IN BRIEF DO P O I L SUCCESSO ottenuto dalla Woonhuis Residence 1.0, lo studio olandese FARO Architecten ha da poco ultimato una casa a schiera a impatto zero a Ijburg, vicino ad Amsterdam. La Woonhuis Weijnen 2.0. si ispira al principio “Cradle-to-Cradle” (dalla culla alla culla), secondo il quale, alla fine del loro ciclo di vita, i materiali utilizzati si decomporranno naturalmente o verranno riciclati, con un impatto ambientale minimo. In questa abitazione sono state ridotte a zero le emissioni di anidride carbonica, obiettivo raggiunto grazie all’utilizzo di materiali isolanti biologici, tripli vetri, giunture a tenuta stagna e scambiatori di calore, per un controllo della temperatura e un comfort ottimizzati. La casa viene riscaldata attraverso una stufa a pellet e una pompa di calore, mentre l’uso di frangisole regolabili permette il raffrescamento. Uno scambiatore di calore, posto a due metri di profondità nel terreno, garantisce il ricambio dell’aria proveniente dall’esterno, scaldandola d’inverno e rinfrescandola d’estate. I collettori di acqua calda, inseriti nella facciata, integrano l’impianto di riscaldamento e forniscono acqua calda sanitaria. Il fabbisogno elettrico della casa viene soddisfatto attraverso una turbina e un generatore eolici; una grande caldaia ad acqua permette inoltre un considerevole accumulo di energia. Per ridurre l’impatto sulla falda freatica, l’acqua piovana viene utilizzata sia per il bagno sia per il bucato, integrando la casa nel ciclo idrico naturale. Invece di utilizzare vernici o rivestimenti protettivi, potenzialmente nocivi per l’ambiente, la facciata in legno è stata trattata secondo un’antica tradizione giapponese. Lo strato superiore del legno è stato carbonizzato per proteggerlo dagli agenti atmosferici,

IN BRIEF

Arper On Site

WOOHNHUIS WEIJNEN 2.0

senza bisogno di utilizzare ulteriori vernici o impregnanti. I mobili scelti per questo progetto seguono gli stessi principi dell’architettura. In cucina, un vecchio tavolo è abbinato a sedie bianche e verdi in polipropilene Catifa, un prodotto riciclabile al 99% che richiama non solo l’estetica naturale dell’intera struttura, ma anche la forza della sua identità concettuale.  —

Brief Nº2

The row house is one-hundred percent Carbon Dioxide neutral — a goal realized by bringing the house to a passive level utilizing organic insulation, triple glazing, one-hundred percent liquid-tight joints and heat exchangers for optimized temperature control and comfort. Temperature can further be regulated by the use of a pellet stove and heat pump to heat the house and adjustable sun-screens to cool the structure. Additional air supply comes from the outside and is heated by a sole ground source heat exchanger locatedt two meters under the house to cool

air in summer and heat air in winter. Extra energy for space heating and warm tap water is supplied by warm water collectors integrated in the cornice of the façade. To supply electrical energy to the structure, a wind turbine and windmill collect energy to meet the nominal demands of the house. A very large boiler water container provides a large accumulation of energy. To reduce the impact on the water table, rainwater is used for both toilets and laundry, integrating the house into the natural water cycle. The house has no additional

A S A F O L L O W U P to the lauded Woonhuis Residence 1.0, the Dutch practice FARO Architecten recently completed an energyneutral row house in Ljburg near Amsterdam. Woohnhuis Weijnen 2.0 utilizes the principles of “cradle-to-cradle,” meaning that the materials used within the structure will either decompose naturally or be repurposed for another use leaving a minimal environmental footprint.

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paint or protective coating which could harm the environment, but rather the wooden façade will be charred according to an old Japanese tradition. The burnt top layer preserves the wood and eliminates the need for paint or impregnation. The furniture used in this project follows the same principles than the architecture. In the kitchen, an old table is combined with and green Catifa plastic chairs, a product that is 99% recyclable, mimicking not only the organic aesthetics of the structure, but also the strength of its conceptual identity.


IN BRIEF

IN BRIEF

Opening

ARPER A STOCCOLMA

VE R S O L A FIN E del 2012, Arper lancerà il suo primo showroom a Londra; per questo progetto è in corso una collaborazione con l’architetto Tom Emerson dello studio londinese 6A. Qual è l’approccio dello studio nei confronti dell’architettura? Il nostro approccio è sempre correlato al luogo, al contesto, al cliente e alle sue esigenze. Il nostro scopo è quello di realizzare spazi delicati e piuttosto minimalisti, la cui identità si costruisce attraverso l’utilizzo dei materiali e dei dettagli. Ci piace creare atmosfere distintive, senza tuttavia imporre la volontà dell’architetto su chi poi utilizzerà lo spazio. Da cosa siete ispirati? La natura, l’arte, la letteratura. Ma

riteniamo ugualmente importanti i dettagli della vita quotidiana, soprattutto quando rivelano una risposta umana a un luogo o a uno stato d’animo. In questo senso l’artista Richard Wentworth ci ha influenzato moltissimo. Qual è il concept dello showroom? Uno spazio architettonico lineare, realizzato utilizzando diversi materiali in varie sfumature di bianco inseriti in un’armatura di cemento, con l’obiettivo di creare un’unica quinta scenografica per i mobili. L’intonaco di calce naturale, il rovere sbiancato e l’alluminio pressofuso smaltato danno vita a un ambiente delicato e raffinato, aperto su due lati verso la strada. Abbiamo cercato di creare un

Opening

DO P O LO SHOWROOM inaugurato a Milano, a febbraio Arper ha aperto un nuovo spazio a Stoccolma. La scelta di Stoccolma come ubicazione dello showroom conferma la naturale empatia che Arper da sempre dimostra nei confronti del design e della cultura scandinavi. Il design dello spazio richiama i valori estetici presenti in tutta la città: una fusione di concretezza e modernità, nitidezza che non sacrifica il calore e luminosità costellata da esplosioni di colore. La progettazione dello spazio interno è stata seguita dallo studio Lievore Altherr Molina di Barcellona. Il concetto è quello di uno spazio luminoso ma delicato: uno sfondo discreto che lascia spazio all’arredamento, in primo piano. Le linee fluide, i colori intensi, disposti con cura, contrastano con il candore dello spazio e il legno sbiancato; a essi fa eco la fotografia espressiva di Maurice Scheltens,

le cui opere sono disposte in tutto lo showroom. Spazio funzionale ma anche fonte di ispirazione, lo showroom permette di esplorare fisicamente la vasta gamma di collezioni, varianti e finiture che caratterizzano Arper, e fornisce al tempo stesso un valido supporto per progetti sia residenziali sia contract.  —  Arper Stockholm AF T E R T HE S UCCE S S of its first showroom in Milan, Arper has created a second showroom in Stockholm, completed this February. The selection of Stockholm as a showroom site was no coincidence, but rather, a reinforcement of the natural empathy Arper has felt for Scandinavian design and culture from the beginning. The design of the space mimics the

Brief Nº2

aesthetic values found throughout Stockholm: a fusion of tactility and modernity, brightness without sacrificing warmth, lightness punctuated by bursts of color. The interior design project was done by the widely regarded, Barcelona-based Lievore Altherr Molina. The concept is that of a bright and reduced space that serves as subtle background to allow the furniture to come to the fore. Its fluid lines and carefully composed, vivid colors contrast with the white space and bleached wood, which are echoed in the expressive photography of Maurice Scheltens exhibited throughout. Both inspirational and functional, the space offers the possibility to physically explore the wide range of collections, variations and finishes for which Arper is well know, providing support for both residential and contract projects.

ARPER A LONDRA

ambiente in cui ci fosse una connessione diretta e primaria tra lo spazio architettonico e l’arredamento. I dettagli secondari dell’architettura — porte, opere in ferro, architravi, battiscopa — sono stati eliminati per creare un rapporto semplice ma forte tra spazio, luce ed arredamento. Qual è la storia dello spazio e del quartiere in cui si trova? Lo showroom si trova nel cuore di Clerkenwell, a est di Londra, nella zona che oggi è diventata il centro dell’architettura e del design. È conosciuto come il quartiere italiano della città, dove venivano realizzati manufatti di alta precisione come orologi e strumenti scientifici. Per questo il tessuto urbano è caratterizzato da molti edifici industriali. Lo showroom si trova in un angolo molto visibile di Clerkenwell, quindi trasparenza e visibilità saranno gli elementi chiave del progetto. Vorremmo che fosse un elemento di tranquillità rispetto alla vivacità della strada. Com’è stata la collaborazione con Arper? Al primo incontro con Claudio Feltrin e con il designer Alberto Lievore, abbiamo scoperto di condividere l’entusiasmo per la letteratura — in particolare per Italo Calvino — e, naturalmente, per l’architettura e il design di arredamenti. Le conversazioni con Arper hanno sempre un carattere olistico, toccano molte tematiche che vanno oltre al design, permettendoci di migliorare la comprensione delle sfide che stiamo affrontando. Rispettiamo profondamente il modo in cui Arper si avvale della tecnologia e dell’eccellenza artigianale tipiche della zona di Treviso: dall’uso di plastiche di ultima generazione, alla lavorazione di

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IN BRIEF precisione dell’acciaio, fino alla realizzazione di rivestimenti in pelle elegantemente rifiniti a mano. E tutto questo riuscendo, al tempo stesso, a riunire tutti a tavola ogni giorno per pranzare insieme. Conoscenza, innovazione, artigianalità e qualità della vita —  un equilibrio naturale perfetto. Qual è per 6A il rapporto tra architettura e arredamento? Mi piace che il rapporto sia libero e flessibile. Nel XVIII secolo, prima delle lampade a gas e del riscaldamento centralizzato, i mobili erano molto leggeri proprio per poter essere spostati vicino al calore del camino o accanto a una finestra per far entrare in casa la luce del giorno. Mi piace questa idea di architettura semplice, che sposta i mobili a seconda di esigenze e bisogni mutevoli. I mobili Arper sono perfetti: sono leggeri ed eleganti sia dal punto di vista estetico sia funzionale. Secondo lei che cosa fa sì che un design sia di qualità? Leggerezza. Accuratezza. Semplicità.  —  Arper London I N L ATE 2 01 2 , Arper will launch its flagship showroom in London. The collaboration is currently underway with architect Tom Emerson of the firm 6A. What is your studio’s approach to architecture? Our approach is very responsive to context, to place, the client and their requirements. We aim to make spaces that are subtle and quite understated, that build their identity through the use of materials and details. We like to

create a strong character without imposing the will of the architect on the users. What inspires you? Nature, art, literature are influences. But just as important are the details of everyday life, especially when they display a human response to place and climate. In this respect, we have been hugely inspired by the artist Richard Wentworth. What was your concept for the showroom? A simple architectural unit made from different materials in shades of white, inserted into the concrete shell to make a singular backdrop for the furniture. Natural lime plaster, bleached oak and enameled cast aluminum will form a soft, finely crafted space open on two sides to the street. We have tried to make a space where there is a direct and primary connection between architectural space and furniture. The secondary details of the architecture — doors, ironmongery, architraves, skirtings — have been stripped away to create a strong but simple relationship between space, light and furniture. What is the nature of the original site and the neighborhood? The site is in the heart of Clerkenwell in East London, which is now the center for architecture and design in London. Historically, it was the city’s Italian quarter, a center of manufacturing of precision engineering for clocks and scientific instrument. As a result, the urban fabric is characterized by many industrial buildings. The showroom is on a fantastically visible corner of Clerkenwell so transparency and visibility will be a key. I hope it will inject a calm pause along the busy street.

Brief Nº2

IN BRIEF What was it like to collaborate with Arper? Upon first meeting Claudio Feltrin and the furniture designer Alberto Lievore, we discovered a shared enthusiasm for literature — Italo Calvino in particular — and, of course, architecture and furniture design. Conversations with Arper are always a very holistic affair, touching on many subjects beyond design yet expanding our understanding of the challenges at hand. I really respect the way that Arper has harnessed the technology and craft knowledge around Treviso from high-tech plastics and precision steel fabrication to beautifully hand-finished leather upholstery. And, they still find time to share meals together at lunchtime. Knowledge, innovation, craftsmanship and quality of life — there’s a good natural system.

DIZZIE & EOLO

What is the relationship for 6A of architecture and furniture? I like the relationship to be loose and flexible. In the 18th Century, before gas lamps and central heating, furniture was very light so it could be moved around towards the light of a window or the warmth of the fire. I like this idea that the architecture is calm and simple, bringing in good daylight, and, in response, furniture is arranged to meet changing requirements of need. Arper furniture fits; it is light and elegant to the eye and to use. What do you think makes “good design”? Lightness. Exactitude. Simplicity.

Nuovi materiali per i piani di Dizzie ed Eolo Le curve sottili e le superfici decise delle collezioni Dizzie ed Eolo vengono ulteriormente valorizzate dall’introduzione dei nuovi piani colorati in laminato. Disponibili in tre colori — bianco, grigio scuro e nero — le superfici laminate sono particolarmente resistenti

e facili da pulire. Questo le rende adatte soprattutto all’uso in ambienti contract. Altri colori sono disponibili su richiesta. New materials to top Dizzie and Eolo The subtle curves and strong surfaces of table collections Dizzie and Eolo will be enhanced with

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new color laminate tops. Available in three colors — white, dark gray and black — laminate is particularly resistant to wear and easy to maintain which renders these new options particularly well suited to contract applications. Additional colors are available on request.


IN BRIEF

IN BRIEF

GINGER BICOLORE

Nuovi dettagli bicolore per Ginger L’utilizzo del bicolore — la fluida continuità tra le due superfici di diverso colore di un tavolo o una sedia — rappresenta un tratto distintivo delle collezioni Arper, da Dizzie a Catifa. Ginger, un sistema di tavoli eleganti e versatili, ideale per bar, caffè o ristoranti, diventa oggi ancora più flessibile grazie all’introduzione del nuovo piano bicolore. Il piano e la base di Ginger sono attualmente disponibili in tre colori: nero, bianco e grigio. D’ora in poi si potranno creare nuove combinazioni di basi e piani con un unico colore che si estende dalla

base fino all’estremità superiore del piano. Sarà inoltre possibile abbinare tutti i piani con una base in alluminio lucido. Ginger: New bi-color detailing Bi-color treatment — the smooth, seamless attachment of separate colored surfaces on opposing sides of a table or chair — is already an Arper signature from Dizzie to Catifa. Now Ginger, an agile system of sleek, versatile tables for café, bar and restaurant use, is soon to be even more dexterous with the possibility of bi-color. Currently, Ginger is available in three colors:

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PIX OUTDOOR

black, white and gray, for both table top and base. Now, it will be possible to marry different bases with different table tops, the color extending from the base to the edge of the table top surface with a clean, crisp seam. All table top colors are also available with a polished aluminum base.

Pix Outdoor: una gradita novità Una seduta morbida e divertente può trovare spazio sia all’interno sia all’esterno. Pix è ora disponibile per essere utilizzato anche all’aperto. Una caratteristica dell’arredamento per esterni è che deve resistere all’umidità; infatti, nella maggior parte dei prodotti, l’imbottitura interna viene sigillata per evitare l’ingresso dell’acqua e la formazione di muffa. Pix Outdoor sfrutta un’idea completamente diversa, basata sul rapido fluire dell’acqua attraverso la struttura: “l’idrodrenaggio”. La sinergia tra il materiale interno in poliuretano

e il rivestimento — realizzato con una nuova gamma di tessuti in poliestere, resistenti e ad asciugatura rapida — garantisce una veloce evaporazione dell’umidità e una confortevole seduta. Pix Outdoor è disponibile nelle seguenti versioni: a un posto (in due diametri diversi) e a tre posti (la versione cinque posti è disponibile su richiesta). Pix Outdoor: a welcome addition A soft spot to sit is just as comm­ odious outside as it is inside. Pix is now available to accommodate use in outdoor spaces. All outdoor

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furniture must combat moisture and mold. Most attempt to seal the interior and repel moisture. Pix Outdoor works on a fundamentally different idea called “hydro-draining,” based on the rapid flow and movement of water over and through the structure. An interior polyurethane structure covered with a new collection of durable, fast-drying fabrics in polyester work together to facilitate the quick evaporation of moisture and a comfortable outdoor seat. Pix Outdoor is available in small one-seat, large one-seat and three-seat (five seat size is available on request).


APPENDIX A proposito delle immagini About the images Seconda di copertina  —  Inside front cover  —  Grazie a un mix di genetica, programmazione endogena e apprendimento, uno stormo di uccelli si sposta in blocco, un insieme di singole entità in una massa grigia in movimento. Gretna, Scozia. Through a complex equation of genetics, endogenous program and learning, a flock moves en masse, together individually in a shifting gray mass. Gretna, Scotland. Photo: Fiona Exon p1  —  Il fotografo di architettura Iwan Baan cattura la presenza umana all’interno di uno spazio architettonico. Brasilia, Brasile. Architectural photographer Iwan Baan, captures the event of architectural spaces in human presence and use. Brasilia, Brazil. Photo: Iwan Baan p2  —  Una tassonomia che illustra le straordinarie variazioni in uno dei cliché figurativi più consueti: il tramonto. New York, New York. A taxonomy illustrating the tremendous variation in one of the most pervasive representational clichés: the sunset. New York, New York. Photo: 2x4 p3  —  Photo: Scheltens&Abbenes p4  —  Una matrice in continua trasformazione, composta da lunghezze d’onda, polveri sospese e particelle d’acqua, offre uno spettacolo infinitamente affascinante. Anchorage, Alaska. A mutating matrix of wavelengths and suspended dust and water particles yield an endlessly fascinating spectacle. Anchorage, Alaska. Photo: Kristine Yap p5  —  Photo: Scheltens&Abbenes p6  —  La forza di attrazione e repulsione dovuta al ciclo lunare, ed esercitata sul vento e sull’acqua, si concretizza nelle onde della marea. Terranova, Canada. The push and pull of the lunar cycle, exhibited in wind and water, takes form in the wave patterns of the tide. Newfoundland, Canada. Photo: Laura Penney p7  —  La fotografa Anne Schwalbe coglie il ripetuto passaggio dell’uomo nei consunti gradini di una scala in “Treppe”, 2008. Photographer Anne Schwalbe captures the ebb and flow of human movement in the worn pattern of footsteps on stairs in “Treppe,” 2008. Photo: Anne Schwalbe

p8  —  I molteplici modi di cui la natura dispone per segnare il tempo (giorno e notte, estate e inverno) sono riassunti visivamente nella sezione di un tronco d’albero. Nature’s manifold ways of demarcating time — night and day, summer and winter — are summarized in this visual history of the passage of time as seen through a cross section of wood. Photo: Karin McVicar

essiccare i raccolti di peperoncino, dando nuova tempra al territorio grazie a questi campi di colore. Sindh, Pakistan. Once ravaged by floods which displaced nearly 1.8 million people, the high grounds of the Umerkot District are now used by local farmers to dry their chili crops, reinvigorating the land with fields of color. Sindh, Pakistan. Photo: Shakil Adil p15  —  Photo: Scheltens&Abbenes

p9  —  La luce del deserto del Gobi si riflette attraverso il lucernario posto nell’atrio del Museo di Ordos, progettato dallo studio di architettura di Pechino MAD. Ordos, Cina. A skylight aperture reflects the light of the Gobi Desert in the lobby of the Ordos Museum designed by Beijing-based architecture firm MAD. Ordos, China. Photo: Shu He p10  —  Photo: Scheltens&Abbenes p11  —  “LentSpace”, una installazione pubblica realizzata da Interboro Partners, riformula lo spazio urbano inutilizzato all’interno di un parco pubblico estemporaneo. New York, New York. “LentSpace,” a public art installation authored by Interboro Partners recasts unused cityowned space into impromptu public park. New York, New York. Photo: Michael Falco, New York Times p12  —  La scabra superficie lunare, vista dall’alto, trova il suo alter ego nelle forme terrestri del Wadi Rum, la valle più grande della Giordania, comunemente chiamata “Valle della luna”. Seen from above, the celestial, craggy surface of the moon is mirrored in Earth’s form in Wadi Rum, or the colloquially named “Valley of the Moon,” the largest valley in Jordan. Photo: NASA Goddard Space Flight Center

p16  —  La corte di Versailles fu il centro del potere politico francese dal 1682, anno in cui il “Re Sole” Luigi XIV vi si trasferì da Parigi, fino all’inizio della Rivoluzione. Superfici screziate, dorate, marmorizzate e lucenti: gli interni del palazzo più celebrato di Francia sono lo specchio dell’opulenta cultura che lo realizzò e la testimonianza delle cause del suo declino. Versailles, Francia. The court of Versailles was the center of political power in France from 1682, when the “Sun King” Louis XIV moved from Paris, until the beginning of the French Revolution. Dappled, gilded, marbled and polished: the varied interior of France’s most lauded palace is a reflection of the opulent culture that created it and a testament to the cause of its decline. Versailles, France. Photo: Mario Sanchez Prada p17  —  I licheni sopravvivono in alcuni degli ambienti più estremi. Il “lichene insanguinato”, Haematoma lapponicum, ricopre il terreno artico con la sua coltre color grigio chiaro, maculata con sorprendenti chiazze rosse, simili a gocce di sangue. Glen Prosen, Scozia. Lichens survive in some of the most extreme environments. The bloodspot lichen, or Haematoma lapponicum, covers the arctic terrain in its pale grey blanket, flecked with surprising splashes of red, resembling droplets of blood. Glen Prosen, Scotland. Photo: David Shand

p13  —  La Sagrada Familia è considerata l’esempio più originale di architettura neogotica. Progettata da Antonio Gaudi nel 1883, la sua costruzione è in corso ancor oggi, quasi novant’anni dopo la morte dell’architetto. Barcellona, Spagna. Sagrada Família is considered the most idiosyncratic, original example of Neogothic architecture. Designed by Antonio Gaudi in 1883, the site remains in constant construction to this day, almost ninety years after his death. Barcelona, Spain. Photo: Sam Lockton

p18  —  Una scala elicoidale all’interno dell’Art Gallery of Ontario, progettata dallo studio Gehry Partners, scende sinuosamente da un piano all’altro, riflettendo il passaggio mentale dei suoi visitatori. Toronto, Canada. A spiral staircase in the interior of the Art Gallery of Ontario designed by Gehry Partners forms a loopy ascent from one floor to the next perhaps mirroring the mental passage of its visitors. Toronto, Canada. Photo: Steven de Sousa

p14  —  Un tempo devastato da pesanti alluvioni, l’altopiano del distretto di Umerkot viene oggi utilizzato dagli agricoltori locali per

p19  —  L’inconfondibile paesaggio costituito dai pendii di arenaria — noti con il nome di “The Wave” — in prossimità del confine tra Arizona

Brief Nº2

APPENDIX e Utah, sulle pendici dei Coyote Buttes. I morbidi contorni delle formazioni rocciose sono stati plasmati dai corsi d’acqua che hanno eroso l’arenaria del periodo giurassico. Ora, gli antichi solchi vengono levigati dall’azione del vento e delle sporadiche piogge. Coconino, Arizona. An iconic landmark, the sloping sandstone rock formation known as “The Wave” lies near the Arizona and Utah border on the slopes of the Coyote Buttes. The smooth contours of the formation were originally created by waterways eroding the Jurassic sandstone. Now, wind and the occasional rain polish the ancient trough. Coconino, Arizona. Photo: Terri Chiao p20  —  Nelle risaie — dove cresce il cereale più diffuso al mondo — i canali per irrigazione tracciano le loro traiettorie attraverso vaste distese di colore. San Joaquin Valley, California. Through fields of the world’s most widely consumed grain, irrigation channels cut swooping paths through the vast swaths of color in these rice fields. San Joaquin Valley, California. Photo: Vince Streano p21  —  Il calcio è uno degli sport preferiti nel mondo, e si gioca sui campi di Boston come a Bangalore. Quella nella foto è un’azione in partita. Taka-Töölö, Helsinki, Finlandia. Seen played on fields from Boston to Bangalore, soccer is beloved around the world. Here we see a game in play. Taka-Töölö, Helsinki, Finland. Photo: Julian Appel p22  —  Photo: Scheltens&Abbenes p23  —  Piantate più di mille anni fa dagli Hani, le risaie terrazzate frammentano il territorio, riflettendo nell’acqua i colori del cielo. Si trovano tra i 1000 e i 2000 metri sopra il livello del mare. Yuanyang, Yunnan, Cina. Planted over 1,000 years ago by the Hani, rice terraces fragment the land, reflecting the colors of the sky in the watery beds. The terraces are maintained at elevations found between 1,000 and 2,000 meters above sealevel. Yuanyang, Yunnan, China. Photo: Poorfish

Hamelin Pool, Australia. Photo: Franco Caruzzo p25  —  Il Granoff Center for the Creative Arts presso la Brown University, progettato dallo studio di architettura americano Diller Scofidio + Renfro, amplifica la sua funzione di palcoscenico mostrando all’esterno i movimenti dei vari ballerini, colti dal fotografo Iwan Baan. Providence, Rhode Island. The Granoff Center for the Creative Arts at Brown University designed by American architecture firm Diller Scofidio + Renfro becomes a stage in and of itself, exhibiting the flow of movement from dancer to dancer as captured by photographer Iwan Baan. Providence, Rhode Island. Photo: Iwan Baan p26  —  Visto dall’alto, il sistema di irrigazione delle coltivazioni biologiche su scala industriale forma una griglia, composta da blocchi di colore, emblema di organizzazione e struttura. Germania. Seen from above, the industrial-scaled irrigation of organic growth forms a color-blocked grid, an emblem of organization and structure. Germany. Photo: Stephen Zirwes p27  —  La crescita rigogliosa di una foresta di conifere davanti a un prato perfettamente tosato. Germania. An evergreen forest grows wild against a manicured lawn. Germany. Photo: Josef Schulz p28  —  Gli aquiloni colorati volteggiano nel cielo, affidando totalmente la loro corsa al mutare del vento e degli agenti atmosferici, e il gioco di un bambino diventa così un modello del rapporto fra l’uomo e la natura: simbiosi, reciprocità e infinite opportunità di puro e semplice piacere. As kites fly in the sky, relying entirely on the changes in wind and weather to propel a colorful forward motion, a child’s game becomes a model for the relationship of man to nature: symbiotic, reciprocal and rife with opportunities for simple pleasure. Photo: Kang-gg p29  —  Photo: Scheltens&Abbenes p30  —  Photo: Scheltens&Abbenes

p24  —  La mucillagine prodotta dalle alghe azzurre intrappola, in acque poco profonde, livelli alternati di sedimenti marini dando origine alle stromatoliti, una delle più antiche testimonianze di vita sulla terra. Hamelin Pool, Australia. A network of blue-green algae bio film traps layers of sediment in the flow of shallow waters to form stromatolites, some of the most ancient records of life on Earth.

p31  —  Il colore dei campi delle colture orticole industriali è organizzato come un enorme tappeto moderno. Lisse, Olanda. Fields of industrial horticultural production organize color in a vast modern carpet. Lisse, Netherlands. Photo: Peter Dejong p32  —  Ispirata da forme archetipe e dall’esuberante tavolozza offerta

dalle eclettiche radici culturali del suo Paese, questa casa di Luis Barragán esprime un toccante minimalismo di emozioni attraverso il colore e il contrasto. Città del Messico, Messico. Inspired by archetypal shapes and the vibrant palette of the country’s eclectic cultural roots, this house by Luis Barragán expresses an emotional minimalism through color and contrast. Mexico City, Mexico. Photo: Nedra Westwater p33  —  Photo: Scheltens&Abbenes p34  —  L’alba sull’oceano crea un infinito monocromatico di mare e cielo. Sydney, Australia. A sunrise over the ocean creates a monochromatic infinity of ocean and sky. Sydney, Australia. Photo: Richard Culleton p35  —  L’alba rivela l’espansione incontrollata della città, addormentata e silenziosa prima che inizi la frenesia del giorno. Los Angeles, California. The dawn reveals the sprawl of a sleeping city, quiet before the industry of the day begins. Los Angeles, California. Photo: Iwan Baan p36  —  Photo: Scheltens&Abbenes p37  —  Nel Parco Nazionale di Los Glaciares, il ghiaccio e la neve del ghiacciaio Perito Moreno mostrano il loro vero colore mentre si sciolgono: un vivido, brillante azzurro. Santa Cruz, Patagonia Argentina. In Los Glaciares National Park, the melting snow and ice of Perito Moreno Glacier shows its true color as it warms, a vivid, brilliant blue. Santa Cruz, Argentine Patagonia. Photo: Jennifer Waxman p38  —  Una processione di fragili ma indomabili gru avanza sullo sfondo di un rigido paesaggio invernale. Osaka, Giappone. A fragile yet resilient procession of cranes makes their way through the harsh winter landscape. Osaka, Japan. Photo: Panorama Media p39  —  Photo: Scheltens&Abbenes p40  —  La Green School, che offre un modello educativo per alunni dall’asilo al liceo basato sulla “sostenibilità”, è stata costruita interamente in bambù, con una struttura che rievoca la forma di una conchiglia. Bali, Indonesia. The Green School, a model educational program based on a “sustainability” curriculum for children from pre-school through high school, constructed entirely from bamboo, is designed to evoke the natural form of a shell. Bali, Indonesia.

Photo: Iwan Baan.

p41  —  In una balla di fieno vengono pressate erba medica e altre piante, che serviranno in inverno come foraggio per gli animali: un sistema di stoccaggio ordinato e strutturato per fili d’erba disordinati e scomposti. A bale of hay compresses the cut and raked crops of alfalfa, grasses and other herbaceous plants for use as winter feed for animal fodder, providing a stowing system of structure and order to the errant and erratic blades of grass. Photo: Lisa Spindler Photography Inc. p42  —  Strutture ondulate, viste dal basso, richiamano conformazioni visibili in cielo e in terra, offrendo un’integrazione all’ambiente e un efficace filtro di protezione dalla luce e dagli agenti atmosferici. A striated series of undulating struts viewed from below echo the patterns visible in the sky and on the ground, creating a complement to the environment and an effective cover filter for light and weather. Photo: Anonymous p43  —  Le lamelle — le morbide, sottilissime strisce che si trovano sotto il cappello di alcune specie di funghi — servono a disperdere le spore. Le linee ondulate di questo fungo, raccolto nel McDonough Wildlife Refuge di Vienna, West Virginia, fanno quasi sembrare che respiri. The soft, paper-thin gills, or lamellae, found under the cap of some mushroom species are used as a means of spore dispersal. This specimen’s undulating lines make it almost appear to be breathing. Found in the McDonough Wildlife Refuge in Vienna, West Virginia. Photo: Tim Hoefflich p44  —  L’immagine aerea di un vivaio, ripresa dal fotografo olandese Gerco de Reujiter e intitolata “Baumschule”, coglie le sottili irregolarità nell’intenso schema dell’agribusiness. Boskoop, Olanda. An aerial depictions of tree farms depicted by Dutch photographer Gerco de Reujiter entitled “Baumschule” captures subtle irregularity in the intense pattern of agribusiness. Boskoop, The Netherlands. Photo: Gerco de Reujiter p45  —  Il Palazzo della Civiltà Italiana, detto anche Colosseo quadrato, fu commissionato da Benito Mussolini per l’Esposizione mondiale del 1942 come esempio di architettura fascista e venne progettato dagli architetti Giovanni Guerrini, Ernesto Bruno La Padula e Mario Romano. Malgrado l’intenzione di cogliere

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la simmetria pura, la sua intensa regolarità offre una base su cui si riflettono i motivi irregolari del sole e del cielo. Roma, Italia. Palazzo della Civiltà Italiana, or the Square Colosseum, was commissioned by Benito Mussolini as part of his intended 1942 World Exhibition as an example of Fascist architecture and designed by architects Giovanni Guerrini, Ernesto Bruno La Padula and Mario Romano. Though intended to capture pure symmetry, its intense regularity provides a canvas against which the pattern of the sun and sky play. Rome, Italy. Photo: Agnese Sbaffi p46  —  La scala in legno grezzo ideata dall’architetto Anna Noguera crea un’opulenta ed espressiva ascesa attraverso lo spazio umile della tromba delle scale. Barcellona, Spagna. A rough-hewn stair designed by architect Anna Noguera creates a lush, expressive ascent through the humble space of the stair well. Barcelona, Spain. Photo: Enrich Duch p47  —  Photo: Scheltens&Abbenes p48  —  La Monstera deliciosa, pianta rampicante nativa delle foreste pluviali tropicali, cresce naturalmente con delle perforazioni sulle foglie. Monstera deliciosa leaf, a creeping vine native to tropical rainforests grows with naturally occurring holes. Photo: Mariano Garcia p53-63  —  Photo: Scheltens&Abbenes p66  —  Photo: Scheltens&Abbenes p68-71  —  Photo: Marco Covi p73  —  Photo: Marco Covi p74  —  Photo: Scheltens&Abbenes p77-79  —  Photo: Marco Covi p81  —  Il fotografo d’architettura Iwan Baan cattura un momento di intimità attraverso la facciata monumentale del Mikimoto Ginza, progettato da Toyo Ito. Tokyo, Giappone. Architectural photographer Iwan Baan captures an intimate moment through the monumental façade of the Mikimoto Ginza designed by Toyo Ito. Tokyo, Japan. Photo: Iwan Baan p82  —  Photo: Scheltens&Abbenes p83  —  Minuscole gocce d’acqua sospese nell’atmosfera creano formazioni di nuvole sfuggenti, che sembrano abbastanza morbide da poter essere toccate, nonostante la loro effimera


APPENDIX esistenza. Puerto Nuevo, Messico. The process of water droplets suspending in the atmosphere creates fleeting cloud formations that appear soft enough to touch, regardless of their ephemeral existence. Puerto Nuevo, Mexico. Photo: Christopher Wood p84  —  Dopo un salto di 50 metri, attraverso il Niagara, le acque del Lago Erie si gettano in quelle dell’Ontario: la forza dell’impatto le rende bianche e spumeggianti. Niagara, New York. As the Niagara River drains Lake Erie into Lake Ontario at the Niagara Falls’ 165-foot drop, the force of impact turns the water white. Niagara, New York. Photo: Amanda Mason p85  —  Migliaia di pescatori radunati in occasione dell’Annual Golden Rainbow Ice Fishing Contest, una delle più grandi gare di pesca sul ghiaccio nello stato del Minnesota. Forest Lake, Minnesota. Thousands of fishermen gathered for one of Minnesota’s largest ice fishing contests, the Annual Golden Rainbow Ice Fishing Contest. Forest Lake, Minnesota. Photo: Brian Peterson p86  —  Le cassette in legno di un apiario per la produzione di favi e miele, impilate una sull’altra, sono la dimostrazione di una proficua collaborazione. The stacked wooden crates of an apiary, domesticated for the production of honey and honeycomb, demonstrate a fruitful collaboration. Photo: Lucy Loomis p87  —  Photo: Scheltens&Abbenes p88  —  Un gruppo di alpinisti traccia un sentiero tra le immacolate e accecanti nevi del Jungfraujoch, un valico comunemente noto con il nome di “tetto d’Europa”, situato tra le cime del Mönch e dello Jungfrau nelle Alpi Bernesi. Cantone Vallese, Svizzera. A group of mountaineers draw a line through the blinding white unmarked terrain of the Jungfraujoch, a ridge between Mönch and Jungfrau in the Bernese Alps colloquially known as “the Top of Europe.” Valais, Switzerland. Photo: Grant Faint

le cavità interne di un gigante addormentato, CAFA (China Central Academy of Fine Arts), edificio rivestito in ardesia tradizionale cinese su progetto di Arata Isozaki. Pechino, Cina. A shaft of light penetrates the interior cavities of a sleeping giant, CAFA (China Central Academy of Fine Arts), clad in traditional Chinese slate, designed by Arata Isozaki. Beijing, China. Photo: Iwan Baan p91  —  Una formazione calcarea si è frantumata, creando un’esplosione di frammenti di roccia. Cava di Llanddulas, Galles settentrionale. A limestone rock formation shatters, creating a starburst of rock fragments. Llanddulas Quarry, North Wales. Photo: John Beswick p92  —  Le incredibili formazioni rocciose della Cappadocia sono composte da innumerevoli caverne incassate in un altipiano squarciato da picchi vulcanici. Nel corso dei millenni, l’erosione del terreno roccioso che circonda la zona ha dato origine a forme spettacolari e irreali. Turchia. The incredible rock formations of Cappadocia consist of multiple caves embedded in a high plateau, pierced with volcanic peaks. Over time, the rocky terrain surrounding the area has eroded to form spectacular, otherworldly forms. Turkey. Photo: Louise Bleakly p93  —  Da secoli le cattedrali vengono progettate in base all’idea di comunione: tra architettura e ambiente, tra individuo e comunità, tra persona e persona. For hundreds of years, cathedrals have been designed with communion in mind: between architecture and environment, the individual and the greater whole and person to person. Photo: Kevin Kundstadt

p89  —  In una città di quasi dieci milioni di abitanti, con un rivestimento stradale apparentemente ininterrotto, la natura erompe dalla crepa di un marciapiede. Los Angeles, California. In a city of almost ten million inhabitants and seemingly limitless macadam, a crack in the pavement allows for nature’s growth. Los Angeles, California. Photo: David Yoon

p94  —  Per una mostra allestita nell’ex monastero di Bellelay, l’artista Florian Graf ha trasformato la chiesa nel proprio studio, installando una scultura espositiva alta 12 metri. Mobili e oggetti della vita quotidiana hanno iniziato a dialogare con le sculture e i dipinti dell’artista. For an exhibition in the former monastery of Bellelay, artist Florian Graf turned the church into his home studio and installed a 12 meter-high site-specific sculpture. The furniture and objects from daily life were in dialogue with sculptures and paintings by the artist. Photo: © Florian Graf Be, Leave 2011 Installation view Well, Come Abbatiale de Bellelay

p90  —  Un raggio di luce penetra

p95  —  Le curve del tronco di un

albero all’interno di una foresta imitano le volte e le arcate degli edifici di culto costruiti dall’uomo: un decoro naturale. A tree bends in the forest, mimicking the man-made vaulted arches of devotional structures —  a natural grace. Photo: Eduardo Serafim p96  —  Un’immagine composita creata dall’artista concettuale Ulf Lundin nell’ambito della serie “Still Films” (Fermi immagine) mostra le interazioni umane che avvengono nel corso del tempo in un unico spazio. In questo caso osserviamo coppie che si sono ricongiunte, incontrate e accomiatate fuori dalla stazione ferroviaria nel corso di una giornata. A composite image created by conceptual artist, Ulf Lundin as part of the series “Still Films” shows human interaction in one place over time. Here, we see reunions, meetings and goodbyes outside a train station documented over one day. Photo: Ulf Lundin P97  —  Photo: Scheltens&Abbenes P98  —  La veduta aerea di un impianto di distribuzione mostra la similitudine con le ramificazioni del mondo naturale: anche queste si formano da un punto centrale per agevolare il movimento del prodotto verso la sua destinazione. An aerial view of a distribution plant shows the site’s similarity to its organic eponym: from a central hub, branches are formed to facilitate the movement of a product to its destination. Photo: Stephen Zirwes p99  —  Una pianta cresce orientan-dosi spontaneamente verso la luce. In virtù di questo processo, chiamato fototropismo, le foglie si muovono in direzione della luce del sole. A plant will naturally grow towards the light. This process, called phototrophism, is the process by which leaves extend in the direction of sunlight. Photo: Jerome Wexler p100  —  Stagliati contro il paesaggio imbiancato, spogliati dalle foglie e privi di colore, gli alberi rimangono in vita nonostante l’apparente inattività. Negli alberi decidui troviamo la manifestazione concreta del ciclo della vita. In a field of white, devoid of its colorful foliage, the tree remains alive despite its pigmented dormancy. In the deciduous tree, we see a visual manifestation of the cycle of life. Photo: David Aaron Troy p101  —  Photo: Scheltens&Abbenes p102  —  Un pioppeto, dopo un

Brief Nº2

APPENDIX incendio controllato, assume caratteristiche cromatiche tali da richiamare alla mente, per chi lo guarda dall’alto, la marcia di una banda improvvisata o l’esecuzione di un’orchestra. A forest of Poplar trees subject to controlled burning or swailing take on a colorful, processional quality, suggesting an improvised marching band or orchestrated performance when viewed aerially. Photo: Atif Saeed p103  —  Improvvisazioni musicali sul palcoscenico dell’accogliente Calderwood Hall, nella nuova ala dell’Isabella Stewart Gardner Museum progettata da Renzo Piano: uno spazio dedicato a coltivare un’esperienza intima con l’arte. Boston, Massachusetts. Musical improvisation on the floor of the intimate Calderwood Hall in Renzo Piano’s new wing at the Isabella Stewart Gardner Museum — a space dedicated to cultivating intimate experience of the arts. Boston, Massachusetts. Photo: Lisa Abitbol p104  —  Un’apertura ovale su una piazza italiana crea una cornice che isola e valorizza le sfumature cromatiche del cielo, precorrendo le installazioni dell’artista James Turrell. Ferrara, Italia. An ovoid aperture in an Italian piazza creates a frame to isolate and appreciate the tonal color shifts in the sky, an evocative precursor to art installations of James Turrell. Ferrara, Italy. Photo: Wilson Santinelli p105  —  Photo: Scheltens&Abbenes p106  —  Formazioni rocciose dalle quali emergono sfere di pietra, sullo sfondo delle morbide linee della costa dell’isola di Hepingdao. Jilong, Taiwan. Rock formations show sprouting orbs of rock against the smooth seashore on Hepingdao Island. Jilong, Taiwan. Photo: Ha-r-bin p107  —  Le antiche colonne dell’Acropoli di Lindos costituiscono una statica testimonianza dell’evoluzione architettonica e culturale della civiltà. Isola di Rodi, Grecia. The ancient pillars of the Lindos Akropolis create a static reminder of the architectural and cultural course of civilization. Island of Rhodes, Greece. Photo: Arianna Zanca p108  —  I “cairn”, tumuli di pietra creati dall’uomo, possono assumere diversi significati: da un piccolo tempio votivo alle grandi gesta dell’architettura megalitica, dalle linee di demarcazione di luoghi rituali agli osservatori astronomici. Indipendentemente dalle dimensioni, ciascun tumulo

è un’asserzione di finalità, una comunicazione fra pari o con un’entità superiore. Nevada, Arizona. Cairns can vary in meaning, ranging from the small devotional shrine to vast feats of megalithic engineering to demarcations of ceremonial or astronomical sites. Regardless of size, each is a pronouncement of purpose, a communication to one another or to a higher form. Nevada, Arizona. Photo: Dean Souglass p109  —  Photo: Scheltens&Abbenes p110  —  Un libro può essere un punto di accesso a luoghi inesplorati o a persone sconosciute, una chiave per spalancare la fantasia e il pensiero. Quando è chiuso diventa invece un oggetto, una sorta di mattone in carta per costruire un comodino. A book can be an entry point to lands and people unknown, a key to unlock thought and imagination. When closed, a book becomes an object, a paper building block for a nightstand. Photo: Martin Poole p111  —  Una palazzina di appartamenti progettata da Sou Fujimoto, vista dall’esterno, rivela le singole unità abitative contenute al suo interno. Invece di un parallelepipedo diviso in tante parti, qui le singole abitazioni sono poggiate le une sulle altre. Tokyo, Giappone. An apartment building designed by Sou Fujimoto, viewed from the outside, reveals the separate living units contained within. Instead of a square building divided along a grid, individual homes are built upon one another. Tokyo, Japan. Photo: Iwan Baan p112  —  Photo: Scheltens&Abbenes p113  —  Nella “Next Generation House” dello studio Sou Fujimoto Architects, gli interni si fondono con l’esterno tramite un sistema di blocchi di legno di cedro tenuti insieme dal proprio peso e da cavi metallici disposti in verticale: un sistema essenziale ma robusto. Disposti trasversalmente, i blocchi creano degli scaffali e dei gradini senza soluzione di continuità con l’ambiente boschivo in cui l’edificio si trova immerso. Villaggio di Kumakura, Giappone. The “Next Generation House” by Sou Fujimoto Architects melds interior world with the exterior through a system of cedar blocks, held fast by their own weight and vertical metal cables — a minimal, yet sturdy system. Set askew, the blocks create interior shelving and steps while maintaining a continuum with the wooded environment where the structure

resides. Kumakura Village, Japan Photo: Iwan Baan p114  —  L’altopiano di Landmannalaugar in Islanda offre un vero spettacolo agli escursionisti: estesi campi lavici dall’eterea bellezza, creati dal vicino vulcano Hekla, e catene montuose di riolite, dalle mille sfumature di rosa, marrone, viola, nero e bianco. The highlands of Landmannalaugar, Iceland provide a visual spectacle for hikers — expansive, ethereal lava fields from the nearby Hekla volcano and the many — hued mountain ranges of rhyolite in prismatic pink, brown, purple, black and white. Photo: Cor Laffra p115  —  Un’area montuosa in un terreno urbano offre una possibilità all’innovazione umana, richiedendo una grande pazienza per percorrerla dall’inizio alla fine. Un itinerario su Lombard Street mostra la difficoltà delle strade della Bay Area di San Francisco, in California. Mountainous urban terrain provides an opportunity for human innovation and patience in navigating from start to finish. A route on Lombard Street shows the drama of the Bay Area roadways. San Francisco, California. Photo: Bob Stefko p116  —  Il Rolex Learning Center dello studio di architettura giapponese SANAA è uno spazio multiuso per fini educativi e associativi. Le curve e le pendenze delle linee dell’edificio imitano quelle del vicino paesaggio alpino. Losanna, Svizzera. The Rolex Learning Center by Japan-based architecture firm SANAA is a multipurpose center for learning and community engagement. The sloping curvature of the building’s lines mimic the mountainous landscape of the nearby Alps. Lausanne, Switzerland. Photo: Iwan Baan p117  —  Le dune di sabbia formano un paesaggio costituito da linee ondulate, costruite dall’erosione e dal vento. Deserto del Sahara, Marocco. Sand dunes exhibit a rolling landscape built by wind and wear. Sahara Desert, Morocco. Photo: Roine Magnusson p118  —  Photo: Scheltens&Abbenes p119  —  Appartenenti all’ordine dei Clypeasteroida, i “dollari della sabbia” possiedono una struttura composta da placche di carbonato di calcio disposte in una conformazione a raggi. Il guscio completo forma uno scheletro circolare, poroso, delicato, dai margini dolcemente arrotondati, che sostiene gli aculei e le

morbide ciglia. As members of the order Clypeasteroida, sand dollars possess a rigid skeleton of calcium carbonate plates (called a test) arranged in a radial pattern. Complete, the delicate test forms a porous, circular skeleton with softly rounded sides to support its velvet textured spines and cilia. Photo: Kathy Conrad p120  —  Raggruppati in un banco, gli esemplari di Suro Occhione si muovono all’unisono con un moto circolare, dando vita a un comportamento simile a quello di uno sciame di insetti: un movimento collettivo creato da un insieme di singole entità. When grouped together, a school of circling Akule, or Bigeyed Scad, will move as one unit, enacting swarm behavior — the collective motion of a group of individual entities. Photo: Wayne Levin waynelevinimages.com

L’infrastruttura interna, invece, supporta i vasti spazi dedicati a varie discipline. Guangzhou, Cina. Outside, the Guangzhou Opera House designed by Iraqi architect Zaha Hadid appears like pebbles, smoothed and set aside the Pearl River, inside its internal infrastructure supports the infrastructure necessary to sustain vast space for a diversity of performance. Guangzhou, China. Photo: Iwan Baan

p121  —  Una scala elicoidale, modellata dalle geometrie imperfette dello stucco, in un ufficio doganale del Texas. A spiral staircase shaped by the imperfect geometry of stucco in a customs house in Texas. Photo: Danial Nash

p133-137  —  Photo: Mark Mahaney

p122  —  Photo: Scheltens&Abbenes p123  —  L’evoluzione del linguaggio scritto si esprime in modo evocativo nell’antica arte calligrafica. Xidi, Cina. The evolution of written language most evocatively expressed in the ancient art form of calligraphy. Xidi, China, Photo: 12FOOT2 p124  —  La Valle delle Mille Kasbah conduce a una gola scoscesa dalla quale si diparte una salita fino al pinnacolo, dove una sala da tè attende i coraggiosi che osano cimentarsi nell’impresa. Valle del Dades, Marocco. The Valley of a Thousand Kasbah leads into a steep gorge, which one can ascend to the pinnacle where a tea house awaits for those brave enough to make the climb. Photo: Snarl p125 —  La scala a gradini sovrapposti in un palazzo direzionale progettato dall’architetto Alberto Mozó si snoda verso l’alto, simile a una doppia elica. Santiago, Cile. The stacking staircase of an office building by architect Alberto Mozó ascends like a double helix. Santiago, Chili. Photo: Cristobal Palma p126  —  La Guangzhou Opera House, progettata dall’irachena Zaha Hadid, all’esterno ha l’aspetto di un ciottolo levigato dall’acqua del fiume River.

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p127  —  Le impronte lasciate sulla spiaggia di Panama indicano la presenza di forme di vita animale e umana, che tracciano percorsi irregolari sulla sabbia. Footprints in the sand in Panama City Beach show the various kinds of wildlife found traipsing the pathways, both animal and human. Photo: Len Burgess p130-131  —  Photo: Thomas Mayer

p138  —  Photo: Marco Covi p139-141  —  Photo: Mark Mahaney p142  —  Photo: Mikkel Rahn Mortensen Stylist: Gitte Kjaer p143-144  —  Photo: Scheltens& Abbenes p145  —  Photo: 1. Duccio Malagamba 2. Nicolas Borel 3. Michael Moran 4. Michel Denance 5. Duccio Malagamba 6. Actelion Pharmaceuticals LTD p146-147  —  Photo: Matthias Könsgen p148-149  —  Photo: Föllmi Photography © I see for you p150  —  Photo: Andreas Teien Hallman p151  —  Photo: David Grandorge p153-155  —  Photo: Marco Covi Terza di copertina  —  Inside back cover  —  Photo: Andy Ryan


LIVING SYSTEMS EIN LEBENDIGES SYSTEM

Wir leben in einem Netzwerk lebendiger Systeme, die in ständigem Austausch miteinander stehen. Von der Mikroebene einzelner Zellen bis zum Makrolevel des Planetensystems existiert ein ständiges Anziehen und Abstoßen zwischen Organismen und ihrer Umgebung. Genauso ist es in der Welt des Designs: Unauffällige Objekte werden zu integralen Bestandteilen von Wohnungen, Büros, Landschaften, mit denen sie eigene lebendige Systeme bilden. Phantasie ist die Grundlage für Arpers Verständnis von Design. Die vorgegebenen Elemente – Gestell, Schale, Material und Farbe – bilden den Baukasten, aus dem ein Designobjekt entsteht. Ein weitgefasster Designansatz mit offenem Ausgang, dessen Grundlage der Austausch zwischen Architekt und Designer im Entwurfsprozess ist; der Architekt bzw. Innenausstatter kombiniert die Optionen und gibt der Gestaltung den letzten Schliff: Er legt die Materialien endgültig fest und schafft den Zusammenhang für die optimale Bedeutung und Verwendung des Objekts. So können wir frei kombinierbare Elemente präsentieren, die sich in beliebig viele Umgebungen einfügen – das flexible Arper System.

EIN WALD, EIN FELD DER STÜTZEN

EIN RAHMEN FÜRS LEBEN

Wenn wir am Strand eine Muschelschale finden, denken wir kaum je an das Leben, das sie einmal beherbergt hat. Losgelöst von ihrer Unterwasserwelt wird eine Muschelschale zu einem schönen Gegenstand, der jedoch noch immer auch ein Ausdruck des einstigen Lebens darin ist. Für Arper ist die Schale ein Rahmen, der einen lebendigen Organismus stützt.

EINE SINNLICHE LANDSCHAFT

Paul Valéry hat einmal gesagt: “Sehen heißt, den Namen des Gesehenen zu vergessen.” Wenn wir über das Land fliegen, sehen wir nicht länger Berge, Felder, Wasser – sondern rau, weich, glatt. Wir begreifen, wie sich die Landschaft anfühlt, ohne sie zu benennen. Wenn wir die Welt als Struktur und Material begreifen, dann ist das Gesehene ein Gefühl.

Ultramarin-Blau von Yves Klein. Farbe kann transzendental sein wie die hypnotisierenden Farbfelder eines Rothko-Gemäldes oder mimetisch, indem sie die Form mit der Umgebung verschmelzen lässt. Farbe ist eine Brücke zwischen Material, Form und Kontext und kommuniziert, was Worte allein nicht ausdrücken können. Die Farbe ist eine Interpretation des Möbels – Arper bietet Ihnen die Palette.

EIN SINN FÜR DEN ORT

Doch letztendlich ist die Umgebung alles. Wild wuchernde Ranken gelten als Unkraut. Im Haus nennen wir sie Blumen und machen sie zum Geschenk. Indem wir ein Objekt in einen neuen Kontext bringen, geben wir ihm eine neue Bedeutung. Bevor Arper die endgültige Entscheidung über die Gestalt eines Möbels trifft, wird das Objekt in neue Umgebungen versetzt. Durch Gruppierung verschiedener Objekte kommt ein Dialog in Gang, werden unerwartete Kombinationen und neue Perspektiven provoziert. Erst wenn Kontext, Interaktion und Menschliches hinzukommen, fallen Sinn und Schönheit zusammen.

SAYA STUHL

ZWIEGESPRÄCH ZWISCHEN ATMOSPHÄRE UND EDEUTUNG Design: Lievore Altherr Molina, 2012

Gestelle (Fuß, Unterteil, Stütze) werden leicht übersehen, obwohl sie es sind, die die eher ins Auge fallenden und daher viel mehr beachteten Elemente tragen. Auch die Äste eines Baums können sich nur dank des stabilen Stamms verjüngen und erblühen. Betrachtet man das Gestell als Basis, das die ganze Struktur prägt, dann wird es zum Traggerüst, ohne das alles andere nichts ist.

Die Farbe ist eine Sprache für sich. Sie kann Symbolcharakter haben wie bei den alten Farben Indigo und Purpur, die den Gewändern der Herrscher vorbehalten waren, oder ikonisch sein wie das tiefe

Saya ist eine in Holz ausgeführte Marke, eine Geste, ein graphisches Zeichen, das einen Raum wie eine Unterschrift signiert. Fließend in den Linien, warm im Material; die Silhouette ist kühn, ins Auge fallend. Ein Ganzes, das mehr ist als die Summe der Teile: Saya ist wie eine Klammer, zu Hause und im Objektbereich. Entworfen sowohl für den Wohn – wie den Konferenzbereich,

Brief Nº2

LIVING SYSTEMS ist Saya lieferbar in Eiche Natur und Teak sowie in der Variante Lasur offenporig in den Farben Weiß, Schwarz, Ocker und Rot in drei verschiedenen Tönen, was eine variable und zugleich geschlossene Kombination ermöglicht. Das vierbeinige Gestell gibt es in den Ausführungen Holz oder Stahl verchromt [Stahl satiniert, Aluminium oder Aluminium pulverbeschichtet]. Die vierbeinige Version in Stahl verchromt ist stapelbar, so dass sich auch große Stückzahlen zur Bestuhlung von Versammlungsräumen problemlos verstauen lassen. Design fürs Leben Wie gehen Sie an Ihre Entwürfe heran? Gestalten ist für uns Kommunikation. Design heißt für uns nicht Selbstverwirklichung, sondern Dialog. Durch den Designprozess hoffen wir, die Werte umzusetzen, an die wir glauben: Harmonie und Balance. Unsere Objekte sind dadurch mehr als nur die Manifestation eines Stils; sie sind die Synthese mehrerer Bedeutungsschichten in einer einzigen Form. Wie ging das bei dem Design des Saya Stuhls vor sich? Beim Design von Saya für Arper haben wir uns das Leitbild Zuhause gewählt. Das Wort Zuhause ruft bei uns Gefühle der Wärme, Vertrautheit und Lebendigkeit hervor. Holz schien uns das beste Material, um dies auszudrücken. Für Sperrholz haben wir uns entschieden, weil es in sich eine Synthese von Konstruktion und Leichtigkeit ist und eine kontinuierliche und fliessende Oberfläche ermöglicht. Für die Lehne haben wir eine ausdrucksstarke, graphische Form gesucht, die einladend wirken sollte, fast wie eine Umarmung. In einem frühen Stadium schnitten wir kleine Papiermodelle aus und spielten damit herum, bogen das Papier auf verschiedene Weise, um herauszufinden, welche Möglichkeiten man damit hat. Diese Modelle erinnerten uns an die Form eines kleinen Tieres: vier Beine und ein gebogener Nacken. “Tiene alma”, wie man auf spanisch sagt: Es lebt und löst etwas im Betrachter aus – wie ein anmutiger Mensch oder ein lebendiges Tier. Diese Qualität wollten wir erhalten. Der Stuhl sollte leicht sein, klar umrissen, zugleich aber auch sinnlich und weich – etwas, das man gerne anfasst, wie ein Kieselstein, dessen Kanten vom Meer abgeschliffen wurden. Deshalb sind bei Saya auch die Kanten der Flächen abgerundet. Als die Schale fertig war, fragten wir uns, welche Farben wohl solcherart dazu passen, dass sie die Möglichkeiten des Holzes erweitern, ohne Kontraste zu bilden. Wir haben uns für ein Finish in Furnier in vier Tönen und drei verschiedene

Rotnuancen entschieden. Rot symbolisiert für uns Leben und setzt zudem ein Zeichen, es verbindet Farbe und Material. Wir stellen uns vor dass die Furnierund Farbvarianten sowohl allein als auch in Kombination benutzt werden können. Allein hat Saya einen skulpturellen Charakter; mehrere zusammen schaffen ein rhythmisches und lebendiges Muster. Wie passt Saya in die Arper-Familie? Wir sehen in unserem Stuhl eine Art Manifest, eine Ode an das Holz. Weil er aus organischen und natürlichen Materialien besteht, ist er sinnträchtig und wirkt lebendig. Wie alle Produkte von Arper ist er bequem und eignet sich für unterschiedliche Umgebungen, doch wir hoffen, dass Saya immer auch eine Assoziation an ein warmes Zuhause auslöst. Wie würden Sie gutes Design definieren? Gutes Design schafft eine Harmonie zwischen den Einzelteilen. Es ist das Zusammenspiel zwischen Form, Material, Farbe, Funktionalität und die Gesamtbeziehung zu einem Raum, einem Ort, einer Umgebung, einer Kultur. Ein Designsystem sollte stets symbiotisch und offen für eine Umgebung oder Verwendung sein, die man sich im Voraus manchmal nur unvollständig vorstellen kann. Diese Idee ist für Arper grundlegend: Jede Kollektion ist ein System, das auf Wachstum und Weiterentwicklung ausgelegt ist. Gutes Design bewirkt, dass wir uns darin verlieben, die Gründe dafür können jedoch ganz unterschiedlich sein. Ist es die perfekte Balance? Ist es sein Prestige, Kraft, Beständigkeit, Synthese, Sinnlichkeit oder Raffinesse? Ein Objekt ist gut gestaltet, wenn seine Form unausweichlich erscheint. Wenn keine andere Lösung möglich scheint. Gutes Design ist universal verständlich. Denken Sie nur an eine einfache Schale, aus irgendeinem Teil der Welt: Ihre Form spiegelt das Bild zweier hohler Hände wieder, aus denen man trinkt. Gibt es etwas Universaleres?

JUNO STUHL

Design: James Irvine, 2012 Mit Juno ist der Kunststoffstuhl erwachsen geworden: aus einem Guss, fließende Linien, ein Leichtgewicht in puncto Silhouette, Gewicht und Ökologie. Juno versieht die Vorteile von Schlichtheit und Gleichförmigkeit mit einem cleveren Dreh und vereint Effizienz und Vielseitigkeit – ganz nach Kundenwunsch. Die schlichte, einzigartige Form gibt es in fünf Farben, in zwei Lehnenformen sowie mit Armlehnen und ist auf Wunsch auch mit eleganter gepolsterter Sitzfläche und Rückenlehne lieferbar. Juno eignet sich für den Wohnwie für den Konferenzbereich, für den Innen wie für den Außenraum. Den in nur einem Arbeitsgang hergestellten Kunststoffstuhl gibt es in vier Form- (Rückenlehne geschlossen oder offen, mit und ohne Armstützen) und fünf Farbenvarianten erhältlich: Weiß, Sand, Anthrazit, Orange, Gelb. Sitz und Rückenlehnen werden auch gepolstert geliefert. Sämtliche Varianten sind stapelbar, so dass sich auch große Stückzahlen zur Bestuhlung von Versammlungsräumen problemlos verstauen lassen. Interview mit James Irvine: Wie würden Sie Ihre Arbeit als Designer beschreiben? Meine Philosophie verändert sich ständig. Jedes Projekt hat andere Anforderungen und Erfordernisse und ist in einem anderen Kontext verortet, und deshalb ist mein Designansatz notwendigerweise flexibel. Ein Designer muss sich anpassen können. Ich finde es interessant, mich zurückzunehmen. Die heutigen Designer jedoch haben oft riesige Egos. Mich interessiert das Produkt im Sinne eines Helden, der noch „unbesungen“ ist. Welche Idee steht hinter dem Stuhl Juno? Von Anfang an stand das Konzept eines Stuhls, der in einem Stück im Spritzgussverfahren hergestellt wird – nach neuester Technik also. Die Herausforderung bei dem Projekt war denn auch, die neue Technologie während des gesamten Designprozesses einzubeziehen. Aus der Perspektive eines Designers interessierte mich vor allem, den Stuhl abzuspecken, damit er visuell und physisch leicht werden konnte. Ohne dass es mir bewusst war, suchte ich nach einer traditionelleren Sprache, die näher an Massiv- oder Sperrholz war. Ich wollte etwas Reduziertes, Frisches schaffen. Die schlanke, leichte Silhouette verdankt sich der Tatsache, dass die Außenkante des Stuhlbeins nur acht Millimeter stark ist. Zur Stuhlmitte hin nimmt der Durchmesser zu und verleiht der ganzen Struktur dadurch größere Stabilität. Im

Grunde erinnert diese Idee mehr an eine Konstruktion aus Massivholz als an eine aus Kunststoff. Von der Seite wirkt der Stuhl sehr schmal – ein visueller Trick, der den ganzen Stuhl leichter wirken lässt. Für eine solche Konstruktion bedarf es einer ausgefeilten Technologie: In einem HighTech-Gussverfahren wird der Kunststoff präziser gearbeitet. Es ist, als würde man von allem das Beste nehmen – Präzision, Technologie und klassische Konzepte – und miteinander verbinden. Und warum Kunststoff? Kunststoff gibt einem die Freiheit, unglaublich fließende Formen zu schaffen. Man kann machen, was man will – eine verführerische Freiheit, doch wie bei vielen neuen Technologien war es auch hier so, dass ich nach dem ersten begeisterten Ausloten des Möglichen nach etwas suchte, das vertrauter ist und mehr den Prinzipien des „guten Designs“ entspricht. Jede neue Technologie verleitet dazu, einen symbolischen Ausdruck für die Innovation zu kreieren. Mir ging es bei dem Entwurf aber eher darum, den Kunststoff zu bändigen und mir nicht vom Material die Form diktieren zu lassen. Der Stuhl Juno nutzt eine neue Technologie, doch er bleibt ein praktischer, eleganter Stuhl, von dem ich glaube, dass er Bestand haben wird. Woran machen Sie gutes Design fest? In letzter Zeit beobachte ich bevorzugt, wie Menschen mit dem fertigen Produkt umgehen. Wie reagieren die Leute auf ein Objekt? Fühlen sie sich wohl, weiß man, dass das Produkt ein Erfolg ist. Den Dialog zwischen einem Menschen und fertigem Design zu beobachten, eröffnet neue Horizonte. Es ist eine wechselseitige Beziehung, ein Dialog. Ich finde das äußerst inspirierend.

ROLEX LEARNING CENTER

Das auf dem Campus der École Polytechnique Fédérale de Lausanne (EPFL), einer der renommiertesten Universitäten der Welt in den Bereichen Naturwissenschaften, Ingenieurswesen und Informatik, errichtete Rolex Learn-

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ing Center vereint unter einem Dach eine Lehrstätte, eine Bibliothek und eine kulturelle Drehscheibe für Studenten und Öffentlichkeit. Das Gebäude wurde von dem renommierten japanischen Architektenbüro SANAA unter der Leitung von Kazuyo Sejima und Ryue Nishizawa entworfen. Es vereint ästhetische Strenge mit großer Baukunst und technischer Raffinesse. Auf rechteckigem Grundriss heben und senken sich Fußboden und Dach parallel wie Wellen. Der 20.000 m2 umfassende offene Innenraum wird lediglich durch gebogene Fensterscheiben unterbrochen, die den Blick auf einen der zahlreichen Patios freigeben. Das Rolex Learning Center umfasst nicht nur Einrichtungen für die Studenten der EPFL wie die Hauptbibliothek mit 500.000 Bänden, sondern auch ein Restaurant mit Blick auf den Genfer See und die Alpen sowie das Rolex Forum, in dem Konferenzen, Vorlesungen und andere Großereignisse stattfinden. Ermöglicht wird die Koexistenz derart unterschiedlicher Kontexte an einem Ort durch die Morphologie des Gebäudes mit seinen Hügeln und Tälern, die die unterschiedlichen Bereiche optisch und auch akustisch voneinander trennen. Dieses einzigartige Nebeneinander von Offenheit und Intimität schafft einen „intimen öffentlichen Raum“, wie Kazuyo Sejima es nennt. Das Design, das die ideale Fortsetzung der sanften Alpenlandschaft rings um den Campus bildet, ergibt sich aus dem spezifischen Ziel, Interaktion, Austausch und Ideenzirkulation zu fördern und interdisziplinäre Grenzen einzureißen. Eine derartige Architektur geht nicht nur neue intellektuelle Wege, sondern ermöglicht auch neue, aufregende Raumerfahrungen. „Das Rolex Learning Center hat sowohl architektonische als auch topographische Eigenschaften“, erläutern Sejima und Nishizawa. „Das macht den Aufenthalt im Gebäude so abwechslungsreich. Hier entstehen neue, ganz andere Beziehungen als in einem traditionellen geschlossenen Raum. Wir hoffen, damit einen neuen Typus architektonischen Erlebens geschaffen zu haben.“ Bei der Möblierung dieses ambitionierten neuen Forums hat SANAA Catifa-Stühle und speziell angefertigte Tische über das Rolex Learning Center verteilt. Die Tische wurden von den Architekten mit einer integrierten Lampe zur Beleuchtung der Tischfläche versehen. Der Catifa fügt sich mühelos in die sparsamen Räume des Rolex Learning Centers ein, was die gemeinsame konzeptuelle Zielsetzung der Philosophien von SANAA und Arper verrät: Architektur muss wie Design natürlich, einfach, zugänglich und empirisch sein.


LIVING SYSTEMS TECHNOLOGIE IM DIENST DER SINNE

Ohne technologisches Experimentieren gibt es keine Innovation, nur so werden bestehende Grenzen gesprengt und neue Möglichkeiten eröffnet – immer auf der Suche nach einer Antwort auf die Frage: Was können Maschinen besser als die menschliche Hand? Eine grundlegende Frage, die leicht zur Falle wird, wenn man der Faszination des Innovativen erliegt und das eigentliche Ziel aus den Augen verliert: Denn ein Produkt ist nur dann gut, wenn es auch für jene verständlich ist, die nicht in seine Entwicklung einbezogen waren. So faszinierend es sein kann, eine neue Technologie zu entwickeln, zwei Fragen dürfen wir nie aus dem Bewusstsein verlieren: Welches ist der Zweck dieses Gegenstands? Und: Wer soll ihn benutzen? Wir finden: Technologie sollte zu einem Ergebnis führen – und nicht schon das Ergebnis sein. Wir suchen nach einer Technologie, die das Wesen eines Werkstücks noch besser herausarbeitet – und zugleich die Beziehung zwischen Gegenstand und Mensch verbessert. Idealerweise ist diese Technologie unsichtbar, intuitiv und still. Sie sollte flüstern, nicht schreien. Eine Tänzerin verführt uns durch die Anmut ihrer Bewegungen und verbirgt die Anstrengung ihrer Muskeln. So wie die Technik des Tanzes unsichtbar bleibt, je mehr wir vom Geist des Augenblicks gefangen werden, so muss auch die Technologie nahtlos mit dem Objekt verschmelzen – für ein reines Erleben. Das ist es, was wir „Soft Tech“ nennen. Was ist “Soft Tech”? Bei dem Wort “Technologie“ denken wir eher an Fortschritt, Innovation und Weiterentwicklung. Die Vorstellung von Wärme, Persönlichkeit und menschlicher Erfahrung kommt uns hingegen selten. Arper hat eine Designphilosophie entwickelt, die Technologie – digitales Design, Werkzeuge, ausgeklügelte mechanische Funktionen und variable Herstellungsverfahren – auf natürliche Weise in das Design eines Objekts einbindet, ohne dafür

menschliche Interaktion oder ästhetische Gesichtspunkte zu opfern. Das Ergebnis ist evident: Formen, die bequem, leicht und lebensnah sind. Das Augenmerk liegt nicht auf dem technischen Aspekt, also wie und warum ein Objekt funktioniert; es ist eher ein immanentes Erkennen der Form. “Soft Tech“ bedeutet nicht Technologie um der Technologie willen, sondern Innovation in Reinform: Technologie im Dienste von Schönheit und menschlicher Interaktion. “Soft Tech“ ist still. Leichtigkeit, Kraft, Intelligenz. Gutes Design fühlt man manchmal eher, als dass man es sieht. Elegante, anmutige Formen sollten ein Gefühl der Beständigkeit, Tüchtigkeit und Funktionalität vermitteln. Das erreichen wir über verschiedene Verfahren, die einem Objekt Stabilität verleihen und zugleich schlanke Profile ermöglichen. Bei Catifa haben wir nach sorgfältiger Auswahl der Materialien einen soliden Unterbau in eine aufwendige, organische Form eingebettet. Catifa 70 verfügt über einen Eisenrahmen in der Polyurethanschale, der die nötige Stabilität verleiht, ohne dafür die schlanken Linien zu opfern. Beim Catifa 46 sind wir technologisch führend: In einem neu entwickelten Zwei-Schichten-Spritzverfahren entstand ein nahtloser zweifarbiger Stuhl. Und für die doppelt gebogene Holzschale des Catifa 53 haben wir auf Know-how bei der Herstellung von Formsperrholz zurückgegriffen und eine Aluminiumgussform verwendet; auf diese Weise erhält die Schale ausreichend Stabilität und benötigt keine zusätzlichen Strukturverstärkungen. Beim Hydroforming wird ein Stahlrohr mittels Wasser und hoher Drucke der Gussform angepasst – ein Verfahren, durch das man eine komplexe, spezifische Form mit hoher Widerstandsfähigkeit erhält und das wir bei der Herstellung der Beine für Saari anwenden. Die Beine können dann mit Furnier oder Stoff bezogen werden, so dass Stabilität und Tragkraft des Metallbeins nach außen hinter der Feinheit und Weichheit eines Holz- oder Stoffbezugs verschwinden. Selbst wenn die Funktion sich nicht ganz verbergen lässt wie bei der unter der Sitzfläche verborgenen Höhenverstellung des Hockers Babar, bleibt die Technologie an sich unsichtbar. “Soft Tech“ verbindet Technologie mit Handarbeit Wie in jeder guten Ehe kann aus der Verbindung zweier Elemente ein starkes Ganzes hervorgehen. Bei Nuur ermöglicht das Druckgussverfahren ein Höchstmaß an visueller Leichtigkeit, formaler Kontinuität und fließenden Linien. Und es ermöglicht eine unglaublich dünne Tischplatte, die durch eine unsichtbar darunter angebrachte Rippe die nötige Stabilität erhält. Der Rahmen, der aus Querbalken und Kopfband besteht, gestattet die Herstellung

einer Vielzahl von Größen aus wenigen Basisteilen. Verschiedene Technologien werden für diese Form zu einer geschlossenen visuellen Einheit kombiniert: Aluminiumeinspritzung für das ummantelte Bein und stranggepresste Aluminiumstreben, um die Tischlänge zu stützen. Um diese formale Geschlossenheit zu erreichen, wird jedes Teil einzeln hergestellt, montiert und angepasst, nachbearbeitet und mit einer Toleranz von weniger als einem Millimeter abgefräst. Durch sorgfältige Kombination entsteht eine perfekte Verbindung. “Soft Tech” bedeutet manchmal Low Tech. Oder No Tech. Auch im digitalen Zeitalter ist die beste Technologie manchmal die älteste, deren Potenzial sich über die Jahrtausende immer weiterentwickelt hat: die menschliche Hand. Der Handwerker schafft die fließenden Formen von Pix, Loop und Duna aus einem umfangreichen Katalog nichtelastischer Stoffe, die unter meisterhafter Beachtung der Details und der individuellen Beschaffenheit eines jedes Stücks miteinander vernäht werden. Und für die organische Form von Leaf wurde eine Schablone entwickelt, mit deren Hilfe die einzelnen Blattrippen manuell gebogen, platziert und verlötet werden können, in unterschiedlicher Länge und Form. Beim fertigen Produkt weist nichts mehr auf die Technologie hin, es bleiben Formen, die natürlich, schön und vertraut sind: das Gefühl von Natur, intuitiv und emotional – eine Technologie fern der Maschinen.

LIVING SYSTEMS ganze Umland von Treviso, eine Region, in der sich schon früh ein einzigartiges ökonomisches Geflecht herausgebildet hat, wo aus der Verbindung von Handwerkskunst, technischem Know-how, Kultur und Unternehmergeist erstklassige Produkte entstehen. Hier hat das ökonomische Modell vom „Industrierevier“ auf internationaler Ebene seine höchste Vollendung gefunden: Ausgehend von der lokalen Handwerkstradition ist ein hochentwickeltes Industriegeflecht entstanden, das auf Kompetenzvielfalt und Kooperationsgeist beruht und durch räumliche Nähe, geringe Entfernungen und professionelle Spezialisierung begünstigt wird. Hier sind unsere Wurzeln, doch unsere Vision reicht weit über die lokalen Grenzen hinaus. Denn wir beschäftigen ein europa-, ja weltweites Netz aus Freiberuflern und Spezialisten, auf deren ganze Erfahrung wir bauen können: ein Team aus internationalen Talenten, in dem sich die Kenntnisse, Techniken und ästhetischen Werte vereinen, die es braucht, um einen Stuhl so zu polstern oder einen Tisch so zu entwerfen, wie keine Maschine auf der Welt es könnte.

Brief Nº2

10 JAHRE MIT CATIFA

DÄNISCHES HAUS

ÜBER DIE FABRIK HINAUS

Willkommen in unserer Fertigungsstätte in Treviso, gleich gegenüber der Arper-Firmenzentrale. Hier befindet sich unsere Polsterei, eine hochmoderne Werkstatt mitten auf dem Land. Drinnen herrscht emsige Betriebsamkeit, überall Roboter, die mit höchster Präzision Leder und Gewebe in allen Farben, Formen und Größen zuschneiden, kleben und nähen, während Facharbeiter mit größter Sorgfalt Stühle, Sitzhockers und Sofas verpacken: Hier verbinden sich HightechIngenieurskunst und handwerkliches Geschick. Unsere Fabrik reicht jedoch über ihre physischen Grenzen hinaus und erstreckt sich über das

Minimalismus verlangte nach einer besonderen Einrichtung. Stühle sollten die einzigen echten Möbelstücke sein – in verschiedenen Settings im ganzen Haus wiederholt. Sie sollten sich harmonisch ins Design einfügen und zugleich die unterschiedlichen Bedürfnisse der Familie bedienen. Catifa war die ideale Ergänzung für diese Umgebung: Elegant, rein und flexibel, bewirkt Catifa, dass Holz, Beton, Leder und Landschaft zu einem geschlossenen Ganzen verschmelzen. „Wir haben uns sofort in die Arper Möbel verliebt. Sie haben so etwas Freundliches ... sie sind klassisch und zeitgenössisch zugleich, verbinden Vergangenheit, Gegenwart und Zukunft. Der Gegensatz zwischen dem natürlichen Leder und dem Stahl erzeugt eine Balance, die sich sehr gut in Design und Atmosphäre unseres Hauses einfügt“, sagt Mette Wienberg und fügt hinzu: „Und bequem sind sie natürlich auch.“

Die Dänen Mette und Martin Wienberg haben ein intimes Sommerhaus entworfen, in dem Licht, Material und Raum präzise ineinander spielen. Das Design ist schlicht und abstrakt; die strengen Linien von Beton und Stahl werden durch warmes Holz gemildert; Leder und Fell, weiße Vorhänge, große Fenster und sanfte Beleuchtung bilden einen weichen Kontrast. Im Ergebnis entsteht eine “warme Höhle” – schön, funktional, behaglich und Geborgenheit ausstrahlend –, in der jedes Familienmitglied seinen eigenen Platz findet. Das Haus ist unprätentiös einfach und steht in Einklang mit der dänischen Tradition des Bauens. „In ruhigen Räumen wirkt der Blick durchs Fenster in den Garten fast wie ein Gemälde“, sagte Mette. Dieses Inbild eines üppigen

Vergleich kommt nicht von ungefähr – im Katalanischen bedeutet catifa nämlich Teppich. Und wie ein Teppich kann ein Catifa-Stuhl zugleich umfangend und dünn wie ein Strich sein – eine Synthese von maximaler Großzügigkeit und minimalem Ausdruck, die Bequemlichkeit und Freiheit gleichzeitig gestattet. Zu seinem zehnten Geburtstag hat sich Catifa zu einer umfassenden Kollektion mit zahlreichen verschiedenen Varianten und Ausführungen entwickelt, die dennoch ihre Identität, das ursprüngliche Konzept, nie verloren hat. Wie Archetypen durch die Zeiten ist jede Variante nicht etwa ein Schatten oder eine mindere Version des Vorherigen, sondern vielmehr eine Bestätigung der Kraft des Entwurfs. Auszeichnungen:  — Delta de Plata ADI-FAD 2003 Sieger „Bestes Freizeitprodukt“ – FX International Interior Design Awards  — 50 Jahre md-Jubiläumspreis Auszeichnung “Neuer Klassiker” der Zeitschrift „Schöner Wohnen“  — iF Product Design Award 2006  — Red Dot Design Award 2006  — The Office Award 2010: Gold Award “Public Chair” für Catifa 46  — Interior Innovation Award 2010: Best of The Best “Classic Innovation” für Catifa 53

dervereinigung wurden 1992 eine Stiftung ins Leben gerufen, um ein Nutzungskonzept für den Ort zu entwickeln, und ein Bauwettbewerb für den Entwurf eines Dokumentationszentrums ausgelobt. Der Siegerentwurf von Peter Zumthor wurde allerdings nie verwirklicht. Nach einer fast zehnjährigen Verzögerung konnte schließlich 2010 das Dokumentationszentrum Topographie des Terrors der Architektin Ursula Wilms von Heinle, Wischer und Partner, Berlin, eröffnet werden. Der Museumsbau ist ebenso ungewöhnlich wie bedeutend. Das Gelände mit der düsteren Vergangenheit bewahrt den unwirtlichen, entvölkerten Charakter aus den Jahren der Brache. Das Museum – eines der wenigen, die sich tatsächlich am Ort des Geschehens befinden – besteht aus einem kühlen, mit Stahlgittern verkleideter Glaskubus und bildet eine perforierte, bildschirmartige Oberfläche, die von fast allen Blickwinkeln des Erdgeschosses aus Blicke auf die Umgebung gestattet. Das Gebäude beherbergt drei Dauerausstellungen, ein vielseitiges Programm von temporären und Sonderausstellungen sowie eine umfangreiche Bibliothek und das Gedenkstättenreferat, das als zentrale Koordinierungsstelle nationale und internationale Gedenkstätten und GedenkstättenInitiativen berät.

TOPOGRAPHIE DES TERRORS Es gibt Ideen, die Bestand haben. Spuren ein und desselben Gedankens finden sich in der Geschichte der Menschheit manchmal quer durch die wissenschaftlichen Disziplinen. Und so wird aus dem Gedanken mehr als eine Idee, er wird zu einem Konzept, einem Mem, einem Archetyp. Die Reisenden zum Beispiel, die einander auf der alten chinesischen Seidenstraße begegneten und, auf Teppichen sitzend, Geschichten erzählten, fantasierten über fliegende Teppiche, auf denen sie von Ort zu Ort reisen konnten. Das Märchen gelangte mit den Geschichten aus 1001 Nacht ins Abendland und regte dort Jahrhunderte später die Kinder an, die Aladin auf der Leinwand über den Nachthimmel fliegen sahen. Heutzutage möchten wir manchmal wieder Nomaden sein, uns mühelos von Ort zu Ort bewegen von Raum zu Raum – oder von Idee zu Idee. Wir wünschen uns einen Ort des Rastens und Verweilens, bis wir uns wieder auf den Weg machen. Wir wollen gehalten werden, aber dann wollen wir wieder freigelassen werden. Im Profil sehen unsere CatifaStühle ein bisschen so aus wie ein Teppich, der vom Wind erfasst wird, sich kräuselt und abhebt. Der

WOOHNHUIS WEIJNEN 2.0

zu hundert Prozent CO2-neutral. Die Temperatur kann darüber hinaus durch Pelletheizung und Wärmepumpe herauf- bzw. durch verstellbare Sonnenblenden herunterreguliert werden. Zusätzliche Luft wird von draußen zugeführt und durch einen zwei Meter tief im Boden eingebauten Wärmetauscher im Sommer gekühlt und im Winter erwärmt. In die Fassade eingelassene Warmwasserkollektoren liefern Raumwärme und Warmwasser. Zur Versorgung des Gebäudes mit elektrischer Energie wurden eine Windturbine und eine Windmühle errichtet, die den täglichen Strombedarf abdecken. Ein groß dimensionierter Heißwasserboiler dient als Energiespeicher. Zur Verringerung des Trinkwasserverbrauchs werden Toiletten und Waschmaschine mit Regenwasser betrieben, wodurch das Haus in den natürlichen Wasserkreislauf eingebunden ist. Die Fassade verfügt weder über zusätzliche Anstriche noch über Schutzbeschichtungen, sondern wurde nach einer alten japanischen Tradition verkohlt. Die verbrannte obere Schicht schützt das Holz und macht Anstriche oder Imprägnierungen verzichtbar. Den gleichen Prinzipien wie die Architektur folgt auch die Möblierung. In der Küche wird ein alter Tisch mit grünen Catifa 53-Stühlen mit Kunststoffschale kombiniert, die ebenfalls zu neunzig Prozent recyclebar sind und nicht nur die organische Ästhetik des Gebäudes nachempfinden, sondern auch die Kraft seiner konzeptuellen Identität.

ARPERSHOWROOM STOCKHOLM Topographie des Terrors ist der Name eines Erinnerungs- und Ausstellungsortes in Berlin, der die europäische Dimension der nationalsozialistischen Terrorherrschaft sichtbar machen will  — an jenem Ort, von wo aus die nationalistische Verfolgungs — und Vernichtungspolitik einst gesteuert wurde. Von 1933 bis 1945 befanden sich hier das Geheime Staatspolizeiamt mit eigenem „Hausgefängnis”, die Reichsführung-SS und während des Zweiten Weltkriegs auch das Reichssicherheitshauptamt. Die Gebäude wurden kurz nach Ende des Zweiten Weltkriegs eingeebnet, das „historisch belastete“ Gelände wurde fortan auf verschiedene Weise genutzt und verfiel. Erst 1987 wurde es im Zuge der 750-Jahrfeier der Stadt Berlin als Ort der Reflektion, der Forschung und der Bildung der Öffentlichkeit zugänglich gemacht. Nach der deutschen Wie-

Als Fortentwicklung des preisgekrönten Woohnhuis Residence 1.0 hat das niederländische Architekturbüro FARO Architecten kürzlich ein energieneutrales Reihenhaus im Amsterdamer Stadtteil Ijburg errichtet. Woohnhuis Weijnen 2.0 nutzt das „Cradleto-cradle“-Prinzip, d. h. dass die Baumaterialien entweder auf natürliche Weise kompostierbar oder für einen anderen Zweck wiederverwendbar sind, so dass der Eingriff in die Umwelt minimal ist. Das Reihenhaus ist ein Passivhaus mit organischer Isolierung, Dreifachverglasung, wasserdichten Fugen und Wärmetauschern für eine optimale Temperaturregelung und

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Nach dem Erfolg des ersten Showrooms letztes Jahr in Mailand eröffnete Arper im Februar einen zweiten Showroom in Stockholm. Dass die Wahl auf die schwedische Hauptstadt fiel, war kein Zufall, sondern ergab sich aus der natürlichen Verbundenheit mit dem skandinavischen Design und der skandinavischen Kultur, die Arper seit je empfindet. Die Gestaltung des Raums ahmt ästhetische Werte nach, die sich überall in Stockholm finden: eine Fusion von Greifbarkeit und Modernität, Klarheit ohne Verlust der Wärme und Leichtigkeit, die von leuchtenden Farbtupfern betont wird. Das Design des Showrooms übernahm das renommierte Studio


LIVING SYSTEMS Lievore Altherr Molina aus Barcelona. Ein heller, reduzierter Raum dient als subtiler Hintergrund, der die Möbel umso leuchtender hervortreten lässt. Die flüssigen Linien und die sorgfältig zusammengestellten, kräftigen Farben kontrastieren mit den weißen Flächen und dem gebleichten Holz und werden an den Wänden von Maurice Scheltens‘ expressiven Fotografien aufgenommen. Der inspirierende und zugleich funktionale Raum bietet die Möglichkeit, die Arper typische große Bandbreite der Kollektionen, Varianten und Ausführungen für den Wohn- ebenso wie den Geschäftsbereich physisch zu erleben.

ARPER SHOWROOM LONDON

Gegen Ende 2012 wird Arper seinen Flagship-Showroom in London eröffnen, einem Projekt in Zusammenarbeit mit dem Architekten Tom Emerson von 6A. Mr. Emerson, welches Verständnis von Architektur vertritt Ihr Studio? Unser Ansatz orientiert sich stark am Kontext, am Ort, dem Kunden und seinen Anforderungen. Die Räume, die wir schaffen, sollen subtil und eher zurückhaltend sein, ihre Identität erhalten sie durch Materialien und Details. Wir möchten Räume mit starkem Charakter schaffen, ohne dem Nutzer unseren Willen aufzudrücken. Wovon lassen Sie sich inspirieren? Wir lassen uns von Natur, Kunst und Literatur beeinflussen. Doch genauso wichtig sind die Details des Alltags, besonders wenn sie eine menschliche Antwort auf Ort und Klima zeigen. In dieser Hinsicht sind wir ganz stark von dem Künstler Richard Wentworth beeinflusst. Wie sieht Ihr Konzept für den Showroom aus? Eine einfache architektonische Einheit aus verschiedenen Materialien in Weißtönen, die in eine Betonhülle eingelassen ist und einen individuellen Hintergrund für die Möbel bietet. Einfacher Kalkputz, gebleichte Eiche und emailliertes Gussaluminium bilden einen sanften, handwerklich hochwertigen Raum, der sich auf zwei Seiten zur Straße hin öffnet. Wir haben versucht, einen Raum mit einer direkten, betonten

Verbindung zwischen architektonischem Raum und Möbeln zu entwerfen. Die Sekundärdetails der Architektur, also Türen, Eisenteile, Träger und Fußleisten, wurden entfernt zugunsten einer einfachen Beziehung zwischen Raum, Licht und Möbeln. Wie war der Raum ursprünglich beschaffen, wie sieht es in der Umgebung aus? Der Raum befindet sich mitten in Clerkenham im Osten Londons, dem gegenwärtigen Zentrum für Architektur und Design in London. Ursprünglich befand sich hier das italienische Viertel mit einer feinmechanischen Industrie, die Uhren und wissenschaftliche Instrumente herstellte. Daher ist die Gegend durch zahlreiche Industriebauten geprägt. Der Showroom befindet sich in exponierter Lage, Transparenz und Sichtbarkeit sind zentrale Merkmale. Mein Ziel ist es, an der belebten Straße einen Ruhepol zu schaffen. Wie verläuft die Zusammenarbeit mit Arper? Bei unserem ersten Treffen mit Claudio Feltrin und dem Möbeldesigner Alberto Lievore entdeckten wie unsere gemeinsame Begeisterung für Literatur — besonders für Italo Calvino — und natürlich für Architektur und Design. Gespräche mit Arper sind immer eine ganzheitliche Sache, bei denen viele Dinge angesprochen werden, die über das Design hinausgehen und dadurch unsere Einsicht in die sich stellenden Herausforderungen erweitern. Ich bin sehr beeindruckt von der Art, wie Arper das technische und handwerkliche Know-how der Gegend um Treviso nutzt, um Hightechkunststoff, Präzisionsstahl bis hin zu herrlicher handgearbeiteter Lederpolsterung zu produzieren. Wissen, Innovation, Handwerkskunst und Lebensqualität — all das vereint sich zu einem guten natürlichen System. Wie sieht 6A die Beziehung zwischen Architektur und Möbeln? Für mich soll diese Beziehung frei und flexibel sein. Im 18. Jahrhundert, vor dem Zeitalter von Gaslaternen und Zentralheizung, waren Möbel sehr leicht, damit man sie ohne Mühe ans Fenster oder in die Nähe des wärmenden Feuers rücken konnte. Mir gefällt die Idee einer Architektur, die ruhig und einfach ist, indem ich das Tageslicht nutze. Entsprechend sind die Möbel so arrangiert, dass sie auf geänderte Bedürfnisse reagieren können. Arper-Möbel passen da hinein; sie sind leicht und elegant — für den Betrachter wie für den Benutzer. Wodurch zeichnet sich für Sie „gutes Design“ aus? Leichtigkeit. Genauigkeit. Schlichtheit.

PRODUKTNEUHEITEN Neue Materialen für Dizzie- und Eolo-Platten. Die subtilen Kurven und kraftvollen Oberflächen der Tischkollektionen Dizzie und Eolo werden um neue farbige Laminatplatten erweitert, die in den Farben Weiß, Dunkelgrau und Schwarz erhältlich sind. Laminat ist besonders pflegeleicht und widerstandsfähig gegen Abnutzung, weshalb sich die neuen Optionen besonders für die Verwendung im Konferenzbereich eignen. Weitere Farben auf Anfrage. Ginger zweifarbig. Zweifarbkombinationen, also die sanfte, nahtlose Verbindung verschiedenfarbiger Oberflächen eines Tischs oder Stuhls, sind für viele Arper-Produkte erhältlich, von Dizzie bis Catifa. Ginger, ein flexibles System eleganter, flexibler Tische für Cafés, Bars oder Restaurants, wird in Zukunft durch eine neue zweifarbige Platte noch vielseitiger. Bisher gab es Platte und Gestell nur einfarbig in den Farben Schwarz, Weiß oder Grau. Ab sofort sind Gestelle und Platten auch in einer Kombination dieser Farben erhältlich, wobei die Gestellfarbe bis zur Oberkante der Platte reicht. Sämtliche Platten sind auch mit einem Gestell in Aluminium poliert erhältlich. Pix Outdoor: Eine willkommene Ergänzung. Bequem Sitzen mag man drinnen so gern wie draußen, und deshalb gibt es Pix nun auch in einer Version für den Außenbereich. Möbel, die Wind und Wetter ausgesetzt sind, müssen feuchtigkeitsbeständig sein, damit sich kein Schimmel bildet. Pix Outdoor löst dieses Problem aber nicht wie sonst üblich durch eine wasserdichte Versiegelung der Polsterung, sondern nutzt eine grundlegend andere Methode, das “Hydrodraining“, bei dem eindringendes Wasser rasch wieder abläuft. Das Zusammenspiel zwischen der Polyurethanpolsterung und den neuartigen Bezügen aus widerstandsfähigen, schnelltrocknenden Polyestergeweben bewirkt das schnelle Verdunsten von Feuchtigkeit und ein jederzeit komfortables Sitzvergnügen im Freien. Pix Outdoor gibt es als Einsitzer klein und groß sowie als Dreisitzer. (Fünfsitzer auf Anfrage).

Brief Nº2

LIVING SYSTEMS UN SYSTÈME VIVANT

Le monde est comparable à un réseau de systèmes vivants, travaillant perpétuellement ensemble. Du micro-niveau d’une cellule unique au macro-niveau de l’alignement planétaire, un échange constant s’effectue entre les organismes et leur environnement. Cette analogie est transposable au monde du design, issu de la main de l’homme : des objets ordinaires deviennent des éléments actifs d’un ensemble plus vaste — maisons, bureaux et environnements — formant à leur tour leur propre ensemble vivant. L’imagination est essentielle à l’approche conceptuelle d’Arper. Les éléments de base fournis — piètement, coque, matériau et couleur — constituent la palette à partir de laquelle sera créé un objet design. Cette approche ouverte et généreuse engendre, tout au long du processus conceptuel, une collaboration entre l’architecte et le designer. L’architecte ou le prescripteur fédère diverses options pour mener le projet à son terme, finalisant la matérialité et créant un contexte propice à en définir le sens et le but ultimes. Cette approche nous permet de présenter des éléments qui, une fois assemblés, sont adaptables à toutes sortes d’environnements — telle est la souplesse du système d’Arper.

UNE FORÊT, UN EXEMPLE D’EQUILIBRE

UNE STRUCTURE POUR ACCUEILLIR LA VIE

Apercevant un coquillage sur la plage, combien de fois avons-nous pensé à la vie qu’il abritait autrefois ? Une fois extrait de son environnement aquatique, le coquillage devient un objet de beauté, tout en restant le symbole de la vie qu’il contenait auparavant. Tel un coquillage, la coque représente pour Arper un cadre pour accueillir un organisme vivant.

UN PAYSAGE SENSORIEL

Paul Valéry avait coutume de dire « Regarder, c’est oublier les noms des choses que l’on voit ». Lorsque nous survolons la terre, nous ne voyons plus tant les montagnes, la campagne ou l’eau mais plutôt sa rugosité, sa douceur, son aspect poli. Nous comprenons la sensation du paysage sans lui donner un nom. Quand nous voyons le monde comme une structure et un matériau, ce que nous voyons est une sensation.

des symboles de statut. Elle peut être iconique, tel le bleu outremer d’Yves Klein, si chaud. La couleur peut être transcendantale, comme dans les tableaux de Rothko et ses hypnotiques paysages colorés. Elle peut également être mimétique, fondant la forme dans le monde environnant. Elle est un pont entre le matériau, la forme et le contexte pour communiquer et aller au-delà de ce que les paroles peuvent exprimer. La couleur interprète le meuble - Arper vous en offre la palette.

LE SENS DU LIEU

En fin de compte, ce qui fait toute la différence, c’est le contexte. Une plante poussant à l’état sauvage pourrait être assimilée à de la mauvaise herbe. Cependant, une fois à la maison, nous l’appelons « fleur » et l’offrons en cadeau. En plaçant un objet dans un nouveau contexte, celui-ci s’en trouve renouvelé. Pour Arper, le choix d’un design final s’effectue en plaçant l’objet dans un nouvel environnement. En disposant les objets les uns à côté des autres, un dialogue se crée, offrant des combinaisons inattendues et de nouvelles façons de voir. En additionnant contexte, interaction et humanité, l’intention et la beauté peuvent s’aligner.

CHAISE SAYA

DIALOGUE ENTRE ÉTAT D’ESPRIT ET SIGNIFICATION Il arrive parfois de négliger la base elle-même, en faveur d’éléments plus visibles procédant de cette dernière. Mais réfléchissez un instant : les branches d’un arbre ne peuvent s’effiler et bourgeonner que grâce au système de soutien qui se trouve à sa base. Si l’on considère les bases comme les fondations soutenant une structure dans son intégralité, elles deviennent alors un élément essentiel, qui est tout sauf simple.

Design : Lievore Altherr Molina, 2012

La couleur est un langage en soi. Elle peut être symbolique : réservés aux vêtements royaux, l’indigo et la pourpre de Tyr incarnaient autrefois

Saya est une empreinte, un geste, un signe graphique, sculpté dans le bois, emplissant l’espace de sa signature caractéristique. Lignes fluides, matériaux chaleureux : sa silhouette audacieuse capture les regards. Le résultat transcende les éléments : Saya est une invitation

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aux environnements variés, de la maison au contract. Idéale pour des ambiances tant contract que résidentielle, Saya est disponible en essence de chêne rouvre, en version teinte naturelle ou teck. Elle se décline en divers coloris (teints à pores ouverts), afin de varier les combinaisons de manière cohérente : blanc, noir, ocre et 3 nuances de rouge. Le piètement à quatre pieds est disponible en bois ou en acier chromé. La version à quatre pieds en acier chromé est empilable, facilitant ainsi l’usage et le rangement à grande échelle. Le Design, La Vie Comment abordez-vous le design? Notre point de départ est toujours la communication. Dans le design, nous recherchons le dialogue, et non juste l’accomplissement de soi. Tout au long du processus conceptuel, nous espérons éveiller les valeurs auxquelles nous croyons : l’harmonie et l’équilibre. Les objets que nous réalisons deviennent alors plus qu’une simple manifestation de style : ils sont la synthèse de plusieurs significations réunies dans une même forme. Comment avez-vous procédé avec la chaise Saya? Avec Saya, nous voulions dessiner une chaise qui s’inspire de la maison, synonyme à nos yeux, de chaleur et de vie. Le bois nous a semblé le matériau le plus approprié permettant d’exprimer ces qualités. Nous nous sommes alors tournés vers le contreplaqué qui offre une surface continue, fluide et légère de par sa synthèse constructive. Pour articuler la forme, nous avons d’abord développé un dossier expressif, graphique : sa silhouette est attrayante, elle suggère presque une étreinte. A l’étape suivante, nous avons découpé des petits modèles en papier et nous sommes mis à jouer avec, pliant les papiers de différentes manières afin de voir jusqu’où nous pouvions aller. Le tracé a alors emprunté le caractère et la forme d’un petit animal : quatre pattes et un cou arqué. Nous sentions “que tiene alma” (qu’il avait une âme), une manière espagnole de dire qu’il a en lui quelque chose de touchant, d’émouvant, à la manière d’une personne ou d’un être vivant plein de charme. Nous nous sommes alors dit qu’il fallait vraiment préserver cette qualité. Nous avons pensé qu’il devrait sembler léger, net, doux, sensuel, incarner quelque chose qu’une personne aimerait toucher, tel un galet aux bords émoussés par la mer. C’est en pensant à tout cela que nous avons décidé d’arrondir les bords de la coque. Lorsque la coque a été terminée, nous avons commencé à nous demander quelles couleurs pourraient être associées entre


LIVING SYSTEMS elles, afin d’augmenter l’effet du bois sans pour autant créer un contraste. Nous avons finalement sélectionné un placage naturel et trois nuances de couleur rouge. Pour nous, le rouge est symbole de vie mais est également un signe, alliant la couleur au matériau. Nous avons imaginé que ces chaises colorées ou en placage bois, pourraient être utilisées seules ou combinées entre elles. Une seule chaise, c’est la pièce unique ; plusieurs chaises, un parfait exemple de vie et de rythme. En quoi la chaise Saya s’intègre-telle à la famille Arper? Nous voyons en nos chaises un manifeste, une ode au bois. Fabriquées à partir de matériaux organiques et naturels, elles sont suggestives et semblent vivantes. Comme tous les produits Arper, la chaise Saya est confortable et utile dans les environnements les plus variés, même si nous espérons qu’elle évoquera avant tout la chaleur d’une maison. Comment définissez-vous le bon design? Pour nous, l’essence du design est l’harmonie entre divers éléments. C’est la relation unissant la forme, le matériau, la couleur, la fonction et leur relation plus globale à un espace, un endroit, un environnement, une culture. Un système design devrait toujours être vecteur de symbiose, être bienveillant envers un environnement ou un usage qu’il aurait été difficile, voire impossible à imaginer. Cette idée est au cœur même de la philosophie d’Arper : chaque collection est un ensemble conçu pour constamment évoluer et se développer. Le bon design nous rend amoureux, mais pour des raisons variées : équilibre parfait, statut d’icône, force, intemporalité, esprit de synthèse, sensualité, ingéniosité ? Un objet a été bien conçu lorsque sa forme semble inévitable. Il n’aurait pu en aller autrement. Le bon design est intemporel. Pensez à un simple bol gravé, n’importe où dans le monde : sa forme reflète celle de deux mains jointes formant une coupe pour boire. Existe-t-il quelque chose de plus universel que cela ?

CHAISE JUNO

Design: James Irvine, 2012

Avec Juno, la chaise en plastique évolue. Ses lignes fluides et son profil élancé sont réalisés grâce à un unique moule. Silhouette élancée, poids réduit, impact environnemental restreint, Juno offre tous les avantages de la simplicité interprétée avec une touche de génie. Juno allie de manière magistrale les notions d’efficacité et de personnalisation. Cette forme simple, unique, compacte est disponible en cinq couleurs, avec dossier ouvert ou fermé et accoudoirs. Un revêtement subtil peut venir parfaire l’assise et le dossier. Idéale pour des ambiances résidentielles et contract, à l’intérieur comme à l’extérieur, Juno se décline en 4 versions : avec dossier ouvert ou fermé, avec ou sans accoudoirs. Chaque forme est disponible en 5 couleurs: blanc, sable, anthracite, orange, jaune. Sur demande, l’assise et le dossier peuvent être capitonnés. Toutes les versions sont empilables, facilitant ainsi l’usage et le rangement à grande échelle. Interview de James Irvine : Comment approchez-vous le design? Ma conception du design est en perpétuelle évolution. Chaque projet a ses besoins et exigences propres, dans un contexte toujours différent. Répondre aux conditions de chaque projet implique de s’adapter. Nécessairement. Un designer doit être adaptable. Je trouve intéressant qu’un designer se mette un peu en retrait. Nous vivons une époque où les designers ont un ego surdimensionné. Quand je conçois un produit, je préfère le rôle du héro méconnu. Quelle était votre idée en créant la chaise Juno ? Dès le début, l’idée a été de créer une chaise moulée par une unique injection assistée au gaz, une des dernières technologies de pointe. Un tel projet relevait du défi : il fallait en effet concevoir un programme qui prenne en compte cette nouvelle technologie tout au long du processus de conception. D’un point de vue conceptuel, alléger une chaise afin qu’elle semble légère tant visuellement que physiquement me semblait très intéressant. Sans le réaliser, je pense que j’étais à la recherche d’un langage plus traditionnel, plus proche du bois massif ou du contreplaqué. J’avais envie de créer quelque chose de sobre et de croustillant. Pour réaliser cette mince silhouette si légère, le bord externe du pied ne fait pas plus de 8 millimètres ; il s’élargit vers le centre de la chaise afin de stabiliser les pieds et de créer une intégrité structurelle globale. Conceptuellement parlant, cette idée évoque davantage une construction avec du bois massif qu’avec du plastique. Quand

vous la regardez de profil, elle est mince : c’est un effet visuel donnant l’impression d’une chaise extrêmement légère. Cela n’a été possible que grâce à la technologie : en effet, l’utilisation d’un outil high-tech d’injection de plastique en une seule dose permet d’être très précis. En fait, on a pris le meilleur de tout, la précision, la technologie, les concepts classiques, et on les a assemblés. Le plastique, justement : pourquoi ? Le plastique offre la liberté de créer des formes extrêmement fluides. Vous pouvez en faire ce que bon vous semble. Cette liberté est séduisante. Cela dit, au-delà de l’enthousiasme lié à la nouveauté et aux diverses voies qui s’offrent à vous, je recherche quelque chose de plus familier, plus proches des principes du « bon design ». Grâce aux nouvelles technologies, nous pouvons créer l’expression symbolique de l’innovation. Mon projet conceptuel était de rester maître du plastique et non que le plastique me dicte sa conduite et donc sa forme. La chaise Juno utilise cette nouvelle technologie mais elle n’en demeure pas moins une chaise élégante, pratique et, je pense, intemporelle. Qu’est-ce que le bon design ? Récemment, je me suis intéressé à la manière dont les gens interagissent avec un produit fini, comment ils réagissent face à un objet. Quand une personne est à l’aise, alors vous savez que le produit est une réussite. On gagne beaucoup à observer le dialogue qui se noue entre une personne et un objet fini. C’est une relation réciproque, un dialogue. Pour moi, c’est une formidable source d’inspiration.

ROLEX LEARNING CENTER

Bâti sur le campus de l’École Polytechnique Fédérale de Lausanne (EPFL), une des meilleures universités au monde, en particulier dans les domaines des sciences, de l’ingénierie et de l’informatique, le Rolex Learning Center est à la fois un laboratoire d’apprentissage, une bibliothèque et un centre culturel international, ouvert aussi bien aux étudiants qu’au public. Le bâtiment a été conçu

Brief Nº2

LIVING SYSTEMS par le bureau d’architecture japonais de renommée internationale SANAA, créé par Kazuyo Sejima et Ryue Nishizawa. A une sobriété esthétique, le projet allie un savoir-faire exceptionnel et un perfectionnement technique inédit. Bien que parfaitement rectangulaire sur le papier, le sol et le toit imitent l’onde d’une vague, s’élevant puis s’abaissant au niveau du sol. L’espace intérieur est entièrement ouvert et couvre 20000 m2, uniquement interrompu par une immense baie vitrée incurvée, plongeant sur des patios intérieurs. La vocation du Rolex Learning Center est multiple : il met ainsi à disposition non seulement des moyens spécialement destinés aux étudiants, telle que la bibliothèque principale abritant plus de 500000 ouvrages, mais également des services ouverts au public, incluant un restaurant avec vue sur le lac Léman, les Alpes et le Rolex Forum, ainsi qu’un centre pouvant accueillir conférences, colloques et tout autre évènement public de grande ampleur. La coexistence d’environnements si divers en un seul espace a été rendue possible de par la morphologie même du bâtiment, générateur de collines sinueuses et de vallées dissociant les différentes sphères d’activités, de manière tant visuelle qu’acoustique. Cette dichotomie vie publique-vie privée est totalement innovatrice, créant ce que l’architecte Kazuyo Sejima appelle un “ espace public intime ”. Ces choix de design créent un prolongement idéal du superbe paysage alpin environnant. Mais au-delà, ils illustrent cette volonté très spécifique d’encourager l’interaction, l’échange, la circulation des idées entre étudiants, et de faire ainsi dépasser les frontières traditionnelles entre les disciplines. Cette forme d’architecture favorise non seulement de nouveaux chemins intellectuels mais incite à de nouvelles et stimulantes expériences en matière d’espace. “ Le Rolex Learning Center a des caractéristiques à la fois architecturales et topographiques. Les expériences vécues y sont tellement variées. Contrairement à l’espace traditionnel d’une pièce fermée, de nouvelles relations se nouent ici, et nous espérons que cela créera un nouveau genre d’expérience architecturale ” expliquent Sejima et Nishizawa. Afin de parfaire cet ambitieux nouveau forum, SANAA a introduit à l’intérieur du Rolex Learning Center des chaises Catifa ainsi que des tables réalisées sur mesure. Les architectes ont adapté les tables à l’espace environnant en insérant des lampes en leur centre, créant ainsi un éclairage optimal pour travailler. La chaise Catifa se fond aisément dans les espaces raréfiés du Rolex Learning Center : sans doute est-ce dû aux objectifs conceptuels communs au bureau d’architecture SANAA et à la phi-

losophie d’Arper : l’architecture, tout comme le design, doit être naturelle, simple, accessible et expérientielle.

LA TECHNOLOGIE AU SERVICE DES SENS

Expérimenter de nouvelles technologies est fondamental si l’on veut faire évoluer les processus d’innovation et repousser les frontières actuelles. D’où cette question clé : la machine est-elle supérieure à la main de l’homme ? Vaste sujet. Prenons garde cependant à ne pas tomber dans le piège : il est en effet très facile de se laisser absorber par cette idée d’innovation et de perdre de vue le but final : un produit doit être compréhensible par tous, même par ceux n’ayant pas participé à son processus créatif. Quelle que soit la fascination que puisse exercer l’évolution d’une nouvelle technologie, tâchons de bien garder à l’esprit les deux questions suivantes : à quoi sert un objet? A qui est-il destiné? Nous pensons que la technologie doit mener à un résultat final, et non être le résultat final. A nos yeux, la technologie doit aspirer à mieux définir l’essence d’un objet, tout en créant une relation plus approfondie entre cet objet et son utilisateur. Idéalement, cette technologie est invisible, intuitive, silencieuse. Elle chuchote, ne crie pas. Si nous sommes séduits par la beauté d’une danseuse, cette dernière ne nous révèle pas pour autant les efforts musculaires soustendant chaque mouvement. De la même manière que la technique de la danse devient invisible lorsque nous sommes pris par l’essence du moment, la technologie doit harmonieusement se fondre avec l’objet et ne nous laisser que le vécu. C’est ce que nous appelons “ Soft Tech ”. Comment définir “ Soft Tech ”? Nous assimilons souvent la technologie aux notions de progrès, d’innovation, d’évolution. Plus difficilement à celles de chaleur, de personnalité, d’expérience humaine. Arper a développé une

philosophie et une approche conceptuelle qui intègrent de manière naturelle la technologie (conception numérique, outils de production, fonctions mécaniques, processus de fabrication personnalisé) à l’objet lui-même, sans pour autant sacrifier l’interaction humaine ou négliger les considérations esthétiques. Le résultat est évident : les formes sont légères, accueillantes, confortables. Au-delà de l’aspect technique, nous nous concentrons sur la conscience innée de la forme. “ Soft Tech ” ne signifie donc pas la technologie pour la technologie, mais plutôt l’essence même de l’innovation : la technologie se met au service de la beauté et de l’interaction entre l’objet et l’homme. “ Soft Tech ” est silencieuse. Légèreté, force, intelligence. Parfois, le meilleur design n’est pas visible, il est ressenti. Des formes élégantes et délicates devraient faire naître un sentiment de pérennité, de compétence, de fonctionnalité. Nous atteignons ces objectifs en enclenchant divers processus qui nous permettent de conférer une force aux objets tout en conservant leurs silhouettes essentielles. Il en va ainsi de la chaise Catifa dont le solide piètement a été uni à une coque aux formes gracieuses et naturelles, grâce à divers matériaux soigneusement combinés entre eux. Un cadre en fer, sur lequel a été injecté du polyuréthane, garantit à Catifa 70 la stabilité nécessaire, sans sacrifier le caractère essentiel de ses lignes courbes. Catifa 46 constitue une première dans notre secteur : grâce au processus de la double injection, nous avons donné naissance à une coque bicolore, sans solution de continuité entre les deux couches. Quand nous avons envisagé la conception de la coque en bois de Catifa 53, nous nous sommes tournés vers une technologie tridimensionnelle, dite “multicouche en 3-D” : afin de donner au placage de bois reconstitué une double courbure, nous avons utilisé un moule en aluminium. La coque devient alors extrêmement solide, sans nécessité de soutien structurel supplémentaire. L’hydroformage permet à un tube en acier, placé à l’intérieur d’un moule, d’en épouser la forme, grâce à l’injection d’eau sous haute pression. C’est ce procédé que nous utilisons pour les pieds du canapé Saari. Il en résulte une forme spécifique, complexe, très solide. Les pieds ainsi obtenus peuvent ensuite être recouverts de tissu ou d’un placage en bois, alliant alors la force et le soutien offerts par le support en métal à la délicatesse et à la douceur d’une finition bois ou autre. Même lorsque la fonction est évidente, tel le mécanisme de réglage en hauteur discrètement caché sous le siège du tabouret Babar, la technologie en elle-même demeure invisible. “ Soft Tech ” allie technologie et artisanat.

A l’image d’un bon mariage, deux éléments réunis renforcent leur solidité, contrairement à ces mêmes entités prises séparément. L’application du procédé de pressofusion de l’aluminium confère à la table Nuur légèreté, continuité de la forme et fluidité des lignes. Elle permet en outre de cacher une rainure de soutien sous un plateau incroyablement effilé. Le cadre, composé d’une traverse et d’angles, peut se décliner en plusieurs tailles avec un minimum de composants. Pour obtenir un tel résultat, diverses technologies ont été employées : les pieds, moulés par pressofussion de l’aluminium puis alliés à des traverses en aluminium extrudé, soutiennent la table sur toute sa longueur. Ces deux technologies s’épousent parfaitement et créent un ensemble visuel cohérent. Afin d’obtenir cette continuité de la forme, chaque élément est fabriqué individuellement, assemblé puis ajusté, affiné, meulé au millimètre près. C’est cette attention des détails qui rend l’union parfaite. “ Soft Tech ” signifie parfois “ peu de technologie ” ou absence totale de technologie. Même à notre ère du numérique, la meilleure technologie est parfois celle qui nous accompagne depuis des milliers d’années, depuis le début de notre évolution : l’habilité de l’homme. La main experte des artisans modèle les formes fluides de Pix, Loop et Duna, procédant d’un vaste catalogue de tissus aux diverses caractéristiques élastiques, cousus entre eux avec une attention toute particulière prêtée aux détails et aux caractéristiques de chaque pièce. De même, pour élaborer la forme naturelle de la chaise Leaf, un modèle a tout d’abord été réalisé ; chaque nervure, de différentes longueurs et formes, a été pliée puis soudée à la main. La technologie s’efface, nous laissant avec des formes naturelles, agréables, familières. Nous retrouvons alors ce sentiment naturel, intuitif, source d’émotions, une technologie qu’aucune machine ne saurait offrir.

AU-DELÀ DES CONFINS DE L’ENTREPRISE

Bienvenue dans notre centre de production de Trévise. L’édifice, situé en face du siège historique d’Arper, abrite notre manufacture de tapisserie, sorte d’atelier à l’avant-

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garde, immergé dans la campagne environnante. Entre les robots programmés pour couper, coller et coudre avec précision tissus et cuirs de couleur, forme et dimension variées et les ouvriers spécialisés mettant tous leurs soins à confectionner chaises, poufs et canapés, il règne à l’intérieur une intense activité : c’est ici qu’ingénierie high-tech et savoir-faire artisanal s’unissent et donnent naissance à nos produits. Notre établissement transcende ses frontières physiques et s’étend à toute la zone de Trévise. Il s’y est développé un tissu économique unique, où artisanat, savoir-faire technique, culture et entrepreneuriat contribuent à donner vie à une production manufacturière d’excellence. Ici, le modèle économique des “districts industriels” prend sa pleine expression au niveau international : à partir des traditions artisanales locales, s’est développé un système industriel évolué, basé d’une part sur des compétences diversifiées et sur l’esprit de collaboration et favorisé d’autre part par la proximité géographique, des dimensions contenues et des spécialisations professionnelles. Nos racines productives sont ici, sur ce territoire, mais notre vision dépasse ces frontières locales. Nous bénéficions en effet d’un réseau de professionnels et de spécialistes disséminés en Europe et de par le monde qui mettent leur expérience à notre disposition. Bien au-delà des confins de notre atelier, notre équipe est composée de talents internationaux qui défient les lois de la géographie afin de concilier connaissance, technologie et sensibilité esthétique nécessaires à la réalisation d’une chaise ou à l’élaboration d’une table, et cela, bien mieux que n’importe quelle machine au monde.

CAS D’ÉTUDES : UNE MAISON DANOISE

Au Danemark, la maison d’été dessinée par Mette et Martin Wienberg, maison intime s’il en est, décline ses atouts rigoureux autour


LIVING SYSTEMS de la lumière, des matériaux et des volumes. Sa conception est simple et abstraite ; les lignes dures du béton et de l’acier sont tempérées par la chaleur du bois, adoucies par le cuir, la fourrure, les rideaux blancs, les larges fenêtres et la lumière tamisée. Il s’ensuit un sens de l’intimité — “ une anse chaleureuse ” — ouant à la fois sur le beau, le fonctionnel et le confort, où tous les membres de la famille trouvent leur place. Modeste, simple, cette maison vit en harmonie avec la tradition. “ L’aspect paisible d’une chambre permet de contempler non seulement un jardin, mais presque un tableau ”, précise Mette. Un tel minimalisme se devait de faire appel à un mobilier très particulier. Les chaises seraient ainsi pratiquement les seuls vrais meubles, disséminés en divers endroits de la maison. Elles devraient coexister paisiblement avec le design tout en répondant aux besoins variés de la famille. Catifa s’imposa vite comme le complément idéal à cet environnement. Epurée, soignée, souple, Catifa se fond dans le bois, le béton, le cuir et le paysage en un ensemble cohérent. “Nous sommes immédiatement tombés amoureux des meubles Arper. Ils ont une personnalité généreuse … Ils sont classiques tout en étant contemporains ; ils sont à la fois le passé, le présent et le futur. Et ils sont confortables. Le contraste entre le cuir naturel et l’acier crée un équilibre qui s’intègre bien au design et à l’atmosphère de notre maison” explique Mette Wienberg, ajoutant “Nous ne souhaitions que des meubles réellement confortables”.

10 ANS DE CATIFA

magique … pour la plus grande joie des enfants! Aujourd’hui, nous aspirons tous à redevenir nomades et à nous déplacer facilement d’un territoire à l’autre, d’une pièce à l’autre, d’une idée à une autre. Il nous est certes important d’avoir un lieu fixe où nous reposer, mais cela ne dure pas, l’envie de repartir revient toujours. Nous voulons nous amarrer tout en restant libres. Regardez notre chaise Catifa : ne ressemble-t-elle pas un peu, de profil, à un tapis emporté par le vent, légèrement ondulé, prêt à décoller ? En réalité, cette comparaison est avant tout littérale : en catalan, catifa veut dire tapis. Tel un tapis, la chaise Catifa en épouse la finesse des lignes. Elle se veut la synthèse d’une générosité maximale et d’un geste minimal. Elle autorise à la fois confort et liberté. Catifa célèbre son dixième anniversaire et rassemble aujourd’hui une vaste collection, largement déclinée ; pour autant, elle n’a jamais perdu son identité, son concept. Tels les archétypes ayant traversé les siècles, une nouvelle déclinaison de Catifa n’induit pas une pâle version édulcorée de la précédente, mais bien au contraire, une affirmation de la force de son concept. Récompenses :  — Delta de Plata ADI-FAD 2003 Winner Best Leisure Product – FX International Interior Design Awards  — 50 Jahre md magazine Jubilaums Award  — “New Classic” prize, Schoner Wohnen New Classics  — IF Product Design Award 2006  — Red Dot Design Award 2006  — The Office Award 2010: Gold Award “Public Chair” for Catifa 46  — Interior Innovation Award 2010: Best of The Best “Classic Innovation” for Catifa 53

TOPOGRAPHIE DE LA TERREUR

de sécurité du Reich, la direction générale de la SS, le Service de sécurité de la SS, le Haut Commandement SS — se situaient sur le terrain qu’occupe dorénavant le musée. Les bâtiments d’origine qui accueillaient ces diverses organisations furent détruits au lendemain de la fin de la Seconde Guerre Mondiale ; le site “ historiquement contaminé ” devint une zone douteuse, peu à peu abandonnée. A l’occasion du 750ème anniversaire de la ville de Berlin, célébré en 1987, un centre de réflexion, de recherche et d’éducation vit le jour, ouvert au public. Au lendemain de la réunification allemande en 1992, une fondation fut instituée afin de développer le site ; un concours d’architecture fut alors lancé visant à créer une structure permanente qui accueillerait l’exposition. L’architecte Peter Zumthor fut retenu, bien que le programme gagnant n’ait jamais été complètement finalisé. En 2010, le Centre de Documentation Topographie de la Terreur, conçu par l’architecte Ursula Wilms, du bureau d’architecture Heinle, Wischer und Partner de Berlin, ouvrait, avec près de dix ans de retard, ses portes au public. Ce Musée est un artefact culturel atypique, s’avérant cependant d’une grande importance. Situé en un sinistre endroit, en friche pendant des années, l’ensemble conserve de manière intentionnelle cet aspect rude et désert acquis au cours de ses années d’abandon. Il est l’un des rares musées-mémoriaux situé en un lieu authentique. L’architecture forme un rectangle de verre enveloppé de lamelles d’acier, une surface plate comme un écran, ajourée, offrant ainsi une vue des environs depuis le rez-de-chaussée. Le bâtiment abrite 3 expositions permanentes, des exposions temporaires au programme varié, une importante bibliothèque, ainsi qu’un Département Musée mémorial examinant les initiatives institutionnalisant les sites mémoriaux de dimension nationale et internationale.

WOOHNHUIS WEIJNEN 2.0 Certaines idées sont intemporelles. Il en va ainsi de certaines pensées dont on ne perd jamais trace, quelque soit la discipline, quelque soit le siècle. La pensée devient alors plus qu’une idée, elle est un concept, une notion, un archétype. Aux jours anciens de la Route de la Soie, les marchands aimaient à écouter les conteurs leur vanter les charmes d’un tapis qui permettait de se déplacer de ville en ville. La légende a voyagé jusqu’en Occident, sous la forme des contes des Mille et Une Nuits, puis, des siècles plus tard, a endossé les traits du Prince Aladin volant sur son tapis

‘Topographie de la terreur’ est un musée-mémorial situé à Berlin, à l’endroit où s’élevaient les quartiers généraux de la Gestapo et ceux de la SS, destiné à présenter et à comprendre la dimension européenne du régime de terreur instauré par les Nazis. Entre 1933 et 1945, les quartiers généraux de la Gestapo et ceux de la SS — l’Office central

A la suite de son projet Woohnhuis

Brief Nº2

LIVING SYSTEMS Residence 1.0, salué par tous, le bureau d’architecte hollandais FARO Architecten vient de terminer une maison en rangée à énergie neutre, à Ijburg, près d’Amsterdam. Woohnhuis Weijnen 2.0 met en pratique les principes du “ tout recyclable ” : tous les matériaux utilisés dans la structure se décomposeront naturellement ou seront réutilisés à d’autres fins, laissant une empreinte environnementale minimale. La maison en rangée est 100% neutre en matière de dioxyde de carbone : ce niveau d’énergie passive a pu être atteint grâce à l’emploi d’isolants organiques, de fenêtres à triple vitrage, de joints 100% étanches et d’échangeurs de chaleur permettant d’optimiser et le contrôle de la température et le confort en découlant. Un poêle à granules, une pompe à chaleur — pour chauffer la maison — et des écrans solaires réglables — pour rafraîchir la structure — permettent d’encore mieux réguler la température. L’apport d’air frais provient de l’extérieur et est chauffé par un unique échangeur géothermique situé deux mètres en-dessous de la maison : ainsi, la maison reste fraîche l’été mais toujours chaude l’hiver. Des capteurs d’eau chaude sont intégrés aux corniches de la façade, fournissant l’eau chaude nécessaire à la maison. En matière d’électricité, des éoliennes assurent l’approvisionnement nécessaire à la maison. Une immense chaudière fournit une forte accumulation énergétique. Afin de réduire l’impact sur la nappe phréatique, l’eau de pluie est utilisée pour les toilettes comme pour laver le linge, intégrant la maison dans le cycle naturel de l’eau. La maison n’est pas revêtue de peinture ni d’une couche protectrice, ce qui pourrait nuire à l’environnement ; en revanche la façade en bois est carbonisée, selon l’ancienne tradition japonaise. La couche supérieure ainsi brûlée préserve le bois et rend inutile toute peinture ou imprégnation.

SHOWROOM D’ARPER À STOCKHOLM

Après le succès de son premier showroom à Milan, ouvert il y a tout juste un an, Arper a inauguré son deuxième showroom en février dernier, à Stockholm. Le choix de la ville de Stockholm ne doit rien au hasard : c’était au contraire une

manière très naturelle de renforcer les liens unissant depuis toujours Arper au design et à la culture scandinaves. La conception de l’espace reprend les valeurs esthétiques existant un peu partout dans Stockholm, où fusionnent la sensualité tactile et la modernité, la luminosité et la chaleur, la légèreté et les couleurs éclatantes. Le projet d’aménagement intérieur a été confié au bureau d’architectes basé à Barcelone, Lievore Altherr Molina, dont la réputation n’est plus à faire. Leur concept : un espace lumineux et minimalisé, servant de toile de fond subtile aux meubles ainsi mis en avant. Les lignes fluides, les couleurs éclatantes soigneusement composées tranchent avec l’espace blanc et le bois blanchi, dont se fait l’écho la photographie très expressive de Maurice Scheltens, ici exposée. A la fois fonctionnel et source d’inspiration, cet espace offre l’occasion d’explorer physiquement la vaste palette de la collection, des variations et des finitions qui font la réputation d’Arper, afin de vous aider à mener à bien vos projets d’aménagements résidentiels ou contract.

SHOWROOM D’ARPER À LONDRES

A la fin de l’année 2012, Arper ouvrira les portes de son nouveau showroom à Londres, projet phare s’il en est. Une collaboration s’est nouée avec l’architecte Tom Emerson du studio 6A. Quelle est l’approche de votre studio en matière d’architecture? Nous sommes très sensibles au contexte, au lieu, au client et à ses exigences. Notre but est de rendre un endroit délicat et convivial, de lui forger une identité au travers de certains détails ou de l’emploi de certains matériaux. Nous aimons faire naître des caractères forts sans pour autant imposer aux clients nos propres volontés. Qu’est-ce qui vous inspire? La nature, l’art, la littérature nous influencent. Cependant, les détails du quotidien ont une égale part d’importance, en particulier ceux liés à l’emplacement et au climat. A cet égard, nous avons été fortement inspirés par l’œuvre de l’artiste

Richard Wentworth. Comment avez-vous vu les choses pour le showroom? Nous l’avons conçu comme une simple unité architecturale, composée de différents matériaux, déclinée en diverses nuances de blanc, insérée dans une coque de béton, offrant un contexte unique aux meubles. Enduit naturel à la chaux, chêne blanchi, aluminium moulé et émaillé, tout cela formera un espace harmonieux, élaboré avec délicatesse, ouvert sur les deux côtés de la rue. Nous avons essayé de créer un endroit où se tisse un lien élémentaire et direct entre espace architectural et meubles. Les détails secondaires — portes, ferrures, chambranles et plinthes — ont été épurés, établissant ainsi un lien simple mais fort entre l’espace, la lumière et les meubles. Parlez-nous un peu de l’emplacement proprement dit. Le site du showroom se situe au cœur de Clerkenwell (Londres est), aujourd’hui véritable épicentre des architectes et des designers londoniens. Ce quartier, autrefois appelé la Petite Italie de Londres, était un centre de production de haute précision pour les montres et les instruments scientifiques. Le tissu urbain est ainsi caractérisé par de nombreux bâtiments industriels. Admirablement bien situé dans Clerkenwell, le showroom sera à la fois transparent et visible, ce qui est fondamental. J’espère qu’il constituera un havre de paix au milieu de cette rue animée. Comment qualifieriez-vous votre collaboration avec Arper? Lors de notre première rencontre avec Claudio Feltrin et le designer Alberto Lievore, nous nous sommes découvert un même enthousiasme pour la littérature, en particulier pour Italo Calvino. Et bien sûr pour l’architecture et le design de meubles ! Les conversations avec Arper ont toujours un aspect holistique : les nombreux sujets abordés vont bien au-delà du design, élargissant ainsi notre compréhension des défis que nous devons relever. J’éprouve un réel respect pour la manière dont Arper a su faire fructifier les connaissances techniques et artisanales de Trévise. Que l’on songe seulement aux matériaux plastiques de haute technologie, à la production d’acier de précision ou encore au capitonnage en cuir magnifiquement parachevé à la main. Et malgré tout, ils prennent le temps de déjeuner ensemble. Savoir, innovation, facture artisanale et qualité de vie, voilà un remarquable exemple de philosophie naturelle. Quel lien le studio 6A établit-il entre l’architecture et les meubles ? Ce lien doit être souple, lâche. Au 18ème siècle, avant l’apparition

des lampes à gaz et du chauffage central, les meubles étaient très légers ; il fallait pouvoir les changer facilement de place, en se tournant facilement vers la source de lumière (la fenêtre) ou de chaleur (le feu). J’aime l’idée que l’architecture est paisible, simple, laissant pénétrer la lumière du jour ; en retour, les meubles doivent pouvoir répondre à l’évolution des besoins. Les meubles d’Arper répondent parfaitement à cette exigence : à regarder ou à utiliser, ils sont légers et élégants. Quelle est votre définition du “bon design”? La légèreté. L’exactitude. La simplicité.

NOUVEAUTÉS Nouveaux materiaux pour les plateaux de Dizzie et d’Eolo. Les courbes subtiles et les surfaces nettes des tables Dizzie et Eolo sont mises en valeur grâce aux nouvelles couleurs des plateaux en laminé. Disponibles en trois couleurs, blanc, gris foncé et noir, les surfaces laminées sont extrêmement résistantes et faciles d’entretien, ce qui les rend particulièrement adaptables à un usage contract. D’autres couleurs sont disponibles sur demande. Nouveaux détails bicolores pour Ginger. De la table Dizzie à la chaise Catifa, l’emploi du bicolore — cette continuité fluide entre les deux surfaces de diverses couleurs d’une table ou d’une chaise — était déjà à l’honneur chez Arper. Ginger est une table élégante et versatile, idéale pour les cafés, bars et restaurants ; sa souplesse se trouve aujourd’hui renforcée grâce à l’introduction d’un nouveau plateau bicolore. Actuellement, le plateau et le piètement de Ginger sont disponibles en 3 couleurs : noir, blanc ou gris. Il sera désormais possible de concevoir de nouvelles combinaisons avec une couleur unique partant du piètement et se prolongeant jusqu’au bord supérieur du plateau. Il sera en outre possible d’assortir les plateaux à un piètement en aluminium poli. Pix Outdoor: une agréable nouveauté. A l’intérieur, à l’extérieur, s’assoir en un endroit moelleux procure un tel plaisir ! Pix est dorénavant transposable en plein air. Cependant, l’humidité représente un réel danger pour les meubles d’extérieur; avant d’éviter la formation de moisissures, la plupart des produits adoptent un revêtement interne hermétiquement fermé. Pix Outdoor est basé

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sur “ l’hydro-drainage ”, une formule radicalement différente permettant à l’eau de s’écouler rapidement à travers la structure. Cette synergie entre un matériau interne en polyuréthane et un revêtement basé sur une nouvelle gamme de tissus en polyester résistants et séchant vite garantit à la fois une évaporation rapide de l’humidité et une assise confortable. Pix Outdoor est disponible en version une place (avec deux diamètres différents) ou trois places. La version cinq places est disponible sur demande.


LIVING SYSTEMS UN SISTEMA VIVO

UN MARCO PARA ALBERGAR UNA VIDA

mimético al elegir el tono que le rodea. Se trata de un nexo entre material, forma y contenido capaz de comunicar mucho más quelas palabras. Los colores interpretan los muebles y Arper te ofrece la paleta.

EL SENTIDO DEL LUGAR El mundo funciona como una red de sistemas vivos que trabajan al unísono. Desde el nivel microscópico de la célula hasta el macronivel del alineamiento planetario, se establece un tira y afloja entre los organismos y su entorno. Podríamos establecer la misma analogía entre los objetos diseñados y creados por el hombre y los sistemas vivos — casas, oficinas y ambientes — de los que forman parte. La imaginación es esencial en el punto de vista que Arper tiene del diseño. Los primeros elementos — bases, estructuras, materiales y colores — constituyen la esencia a partir de la que se crea un objeto. Esta aproximación, generosa y abierta, permite un proceso de creación definido por la colaboración entre el arquitecto y el diseñador; ambos combinan las distintas opciones para materializar el objeto y para crear el contexto donde finalmente se integrará de un modo coherente con su significado y propósito. En esta propuesta presentamos los elementos que, combinados, se adaptan a todo tipo de ambientes: el sistema flexible de Arper.

UN BOSQUE, UN EJEMPLO DE EQUILIBRIO

Cuando descubrimos una concha en una playa, ¿pensamos en la vida que albergaba? Fuera de su entorno submarino, una concha se convierte en un objeto bello, pero siempre expresa la vida que contenía. Para Arper una carcasa, asì como una concha, es el marco que contiene un organismo vivo.

UN PAISAJE SENSORIAL

Paul Valéry dijo: “Ver es olvidar el nombre de las cosas que vemos.” Cuando sobrevolamos la tierra y la contemplamos desde lo alto ya no vemos las montañas, los campos, el agua... vemos aspereza, suavidad, tersura. Comprendemos las sensaciones del paisaje sin emplear nombres. Cuando vemos el mundo como texturas y materiales, entonces esa mirada es una sensación.

Finalmente, el contexto es todo. A las plantas que crecen salvajes podemos llamarlas maleza, y cuando crecen bajo nuestros cuidados les llamamos flores y se convierten en un regalo. Cuando colocamos un objeto en un nuevo contexto, ese objeto se renueva. Para Arper, la decisión final en un diseño llega cuando este se ubica en un nuevo entorno. Al situar un objeto junto a otro iniciamos un diálogo capaz de motivar relaciones inesperadas y nuevas miradas. Con la aportación del contexto, de la interacción con las personas, belleza y sentido comienzan a alinearse.

SILLA SAYA

UN DIÁLOGO ENTRE MODO Y SIGNIFICADO Diseño: Lievore Altherr Molina, 2012

La base casi nunca recibe la atención que merece; la atención recae en los elementos, más vistosos, que sustenta. Esto reclama una reflexión: las ramas de un árbol solo pueden crecer y florecer gracias a la calidad de la base que las soporta. Dicho de otro modo, a la hora de concebir una idea las bases son fundamentales, son cualquier cosa menos básicas.

El color es un lenguaje en sí mismo. Puede ser simbólico, como el índigo y el púrpura reservados para los ropajes de la realeza. Icónico, como el rico ultramar de Yves Klein. Puede ser trascendental, como los hipnóticos campos de color que pintó Rothko. También puede ser

Saya es una impronta, un gesto, un signo gráfico esculpido en madera que deja su firma distintiva en el espacio. Con líneas fluidas y con materiales cálidos, Saya ofrece una silueta firme que captura la atención. El resultado va más allá de los detalles: Saya es una invitación para diversos ambientes, domésticos o contract. Pensada para uso doméstio o contract, Saya está disponible en roble, con tinte natural o teka, y en blanco, negro, ocre y rojo, tintados a poro abierto y en tres tonalidades distintas. Esta gama cromática

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LIVING SYSTEMS permite distintas combinaciones coherentes entre los distintos colores. La base de cuatro patas está disponible en madera o acero cromado. La versión de cuatro patas en acero cromado es apilable y permite su utilización y almacenaje a gran escala.. Diseñar para la Vida ¿Cuál es su enfoque del diseño? Nuestro punto de partida es siempre la comunicación. Para nosotros el diseño es diálogo, nunca autoreferencialidad. A lo largo del proceso de un diseño, procuramos que nuestros valores — armonía y equilibrio — se reflejen siempre en el proyecto. Los objetos que diseñamos se convierten en algo más que la mera manifestación de un estilo; son la síntesis de múltiples capas de significado en una forma única. ¿Cuál fue el proceso de diseño de la silla Saya? Con Saya buscamos un diseño con la casa como inspiración. Para nosotros la casa evoca sentimientos de calidez y vida. La madera nos pareció el mejor material para expresar esta evocación. Elegimos madera contrachapada porque es una síntesis constructiva en sí misma y porque nos ofrecía una superficie continua y ligera. Para articular la forma, desarrollamos un respaldo expresivo, gráfico. Su silueta era una invitación, sugería un abrazo. Al inicio del proceso, recortamos en papel modelos en miniatura, jugamos con ellos, descubriendo distintas posibilidades con cada pliegue del papel. En su silueta tomó el carácter y la forma de un animalito: cuatro patas y un cuello arqueado. Sentimos que tenía alma, que era emotiva y conmovedora, como una persona llena de gracia o como un ser viviente. Esta era la cualidad que queríamos mantener. Pensamos que debía mostrarse ligera y definida, pero, al mismo tiempo, sensual y suave; como algo que invitara a ser tocado, como un guijarro con los bordes suavizados por el mar. Esta imagen nos animó a redondear los bordes de todas las superficies. Cuando la estructura estuvo definida, investigamos que colores podíamos combinar para ampliar las posibilidades de la madera sin crear un contraste. Seleccionamos el acabado en chapa natural y tres tonos de rojo. Para nosotros, el rojo transmite vida y también es un signo que conecta el color con el material. Imaginamos que la sillas con un acabado natural o en color podían emplearse solas o combinado entre ellos. Una sola silla es una pieza singular, varias, reunidas, crean un ritmo y un patrón animado. ¿Cómo encaja la silla Saya en la familia Arper?

Vemos a esta silla como una especie de manifiesto, una oda a la madera. Realizada con materiales naturales y orgánicos, es evocadora y transmite vida. Como todos los productos Arper, es confortable y encaja perfectamente en distintos ambientes; pero esperamos que siempre mantenga el recuerdo de la calidez del hogar. ¿Cómo define el buen diseño? Para nosotros, la esencia de un diseño es la armonía entre sus partes. Es una relación entre forma, material, color, función... y entre sus piezas y en conjunto con el espacio, con el lugar, con el medio ambiente, con la cultura. Un sistema de diseño debe ser siempre simbiótico, debe simpatizar con un entorno o un uso, aunque a priori quizás resulte imposible imaginar todas sus posibilidades. Esta es una idea esencial para Arper: cada colección es un sistema diseñado para que tenga una evolución y un crecimiento constantes. El buen diseño nos enamora, pero por distintas razones. ¿Es equilibrio perfecto, icono social, fuerza, durabilidad, síntesis, sensualidad o ingenio? Un objeto está bien diseñado cuando su forma parece inevitable. Cuando no es posible resolverlo de otra manera. El buen diseño es atemporal. Pienso en el simple cuenco tallado que encontramos en cualquier parte del mundo: su forma es el reflejo del gesto de dos manos que se juntan y crean una copa con la que beber. ¿Existe algo más universal que esto?

SILLA JUNO

Diseño: James Irvine, 2012 Con Juno las sillas de plástico alcanzan la mayoría de edad. Sus líneas fluidas y su perfil ligero están realizadas a partir de un único molde. Con un perfil ligero, peso reducido, impacto ambiental mínimo, Juno tiene todas las bondades de la simplicidad interpretada con un toque genial Juno reúne eficiencia y personalización en una combinación única, simple y compacta. Está disponible en cinco colores; el respaldo, abierto o

cerrado, y los reposabrazos pueden personalizarse con elegantes tapizados que aumentan el confort. Realizada para uso residencial o de contract, para interior o exterior, Juno está disponible en 4 versiones: respaldo cerrado o abierto, con o sin reposabrazos. Todas las versiones se ofrecen en 5 colores: blanco, arena, antracita, naranja y amarillo. Los asientos y los respaldos pueden entregarse tapizados. Todas las versiones son apilables para su uso y almacenaje a gran escala. Entrevista con James Irvine ¿Cuál es su punto de vista con respecto a la práctica del diseño? Mi filosofía con respecto al diseño es siempre cambiante. Cada proyecto plantea distintas necesidades y demandas, y está planteado para integrarse en un contexto distinto; necesariamente, mi punto de vista debe adaptarse a las particularidades de cada proyecto. Un diseñador debe ser flexible. Me parece muy interesante ver como un diseñador es capaz de cambiar de opinión. En estos tiempos los diseñadores parecen tener un ego enorme. Me intereso en el producto como un héroe anónimo. ¿Qué idea subyace en la silla Juno? Partimos de la idea de crear un programa de sillas moldeadas por inyección one-shot asistida por gas, la última palabra en tecnología. El reto de este proyecto consistía en crear un programa que desde su origen tuviera en cuenta la tecnología en cada paso del diseño. Desde una perspectiva formal, estaba muy interesado en rebajar la altura de la silla para hacerla más ligera visual y físicamente. Sin darme cuenta, creo que estaba buscando un lenguaje más tradicional, cercano a la madera maciza o al contrachapado. Quería crear algo equilibrado y nítido. Para potenciar la ligereza y finura de la forma, el borde exterior de las patas se estrecha ocho milímetros, mientras que aumenta el ancho de la sección hacia el centro de la silla, de ese modo aumenta la estabilidad de las patas y se crea una mejor integridad estructural. Conceptualmente, esta idea es una reminiscencia más ligada a los trabajos en madera maciza que a las realizaciones en plástico. Vista de perfil, es delgada; he aplicado un truco visual para aligerar todavía más su presencia. La construcción solo ha sido posible gracias a la tecnología; la utilización de una herramienta de alta tecnología para la inyección de plástico one-shoot permite una mayor precisión. Se trataba de tomar los mejores puntos de partida — precisión, tecnología y conceptos clásicos

— y ponerlos a trabajar juntos. ¿Cuáles son sus impresiones después de haber utilizado el plástico como material base? El plástico ofrece una libertad increible a la hora de crear formas fluidas. Puedes hacer cualquier cosa que te guste. Esta libertad puede resultar atractiva, pero, como con la mayoría de las nuevas tecnologías, después de la excitación que me produjo explorar todas las posibilidades, busqué algo más familiar, más cercano a los principios del “buen diseño”. Con la introducción de cada nueva tecnología, aparece la oportunidad de crear una expresión simbólica para esa innovación. Mi proceso de diseño estuvo más centrado en controlar el plástico que en dejar que el material me dictara el resultado formal. La silla Juno ejemplifica el uso de las nuevas tecnologías, pero también es una silla práctica y elegante, que creo que se convertirá en atemporal. ¿Cómo evalúa el buen diseño? Recientemente, he estado interesado en observar como la gente interactua con los productos ya acabados ¿Cómo reacciona la gente frente a un objeto? Cuando se siente a gusto, el producto es un éxito. Lo cierto es que se obtiene un mundo de conocimientos observando el diálogo que establecen las personas cuando interactúan con un diseño completado. Porque es una relación recíproca, un diálogo. Para mí, esta es la mayor inspiración

CENTRO DE APRENDIZAJE ROLEX

El Centro de aprendizaje Rolex se ha construido en el campus de l’École Polytechique de Laussanne (EPFL) — una de las mejores universidades del mundo en ciencia, ingeniería y computación — como laboratorio de ideas, biblioteca y centro cultural internacional para estudiantes y también para el público en general. El edificio ha sido proyectado por el reconocido estudio japonés de arquitectura SANAA, que lideran Kazuyo Sejima y Ryue Nishizawa. El proyecto reúne hábilmente la simplicidad estética y la sofisticación

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técnica. Aunque la planta sigue una forma perfectamente rectangular, la cubierta y el suelo remiten a la curva de una ola que crece en paralelo y que acaba conectándose en el primer piso. El diáfano espacio interior de 20.200 metros cuadrados solo está interrumpido por una gran abertura curvada con vistas a los patios adyacentes. El Centro de aprendizaje Rolex tiene muchas funciones. Además de ofrecer recursos académicos para los estudiantes, también cuenta con una biblioteca de más de 500.000 documentos, con un restaurante con vistas al lago Geneva y a los Alpes, y con el Rolex Forum, concebido como espacio de conferencias, lecturas y para todo tipo de eventos a gran escala. La coexistencia de distintos ambientes en un solo espacio ha sido posible gracias a la morfología del edificio, que presenta unas ondulaciones — colinas y valles — para separar las distintas áreas de actividad, visual y acústicamente. Esta dicotomía entre lo abierto y lo privado singulariza una estructura que ha sido concebida de acuerdo con lo que el arquitecto Kazuo Sejima define como “espacio público íntimo”. Estas características del diseño — en unión con la impresión de continuidad ideal con el suave paisaje alpino que circunda el campus — responden a un objetivo específico: alentar la interacción, el intercambio de ideas entre los estudiantes, romper las fronteras entre disciplinas. Este es el tipo de arquitectura que, además de facilitar nuevas vías para el conocimiento, plantea nuevas y excitantes experiencias con el espacio. Según nos explican Sejima y Nishizawa: “El Centro de aprendizaje Rolex combina características arquitectónicas y topográficas. Las experiencias que provoca su interior son muy distintas. Al contrario de lo que sucede en un espacio cerrado tradicional, genera nuevos tipos de relaciones humanas, y esperamos que también cree un nuevo tipo de experiencia arquitectónica.” Como complemento a este nuevo foro, SANAA ha integrado sillas Catifa y mesas especialmente diseñadas para la ocasión en todo el espacio interior del Centro de Aprendizaje Rolex. Las mesas han sido adaptadas al espacio por los arquitectos, y presentan una lámpara insertada en el centro capaz de iluminar toda la superficie del sobre. Las sillas Catifa encajan con naturalidad en el singular espacio interior del Centro de Aprendizaje Rolex, quizás porque existe un concepto común entre la práctica arquitectónica de SANAA y la filosofía que subyace en cada producto Arper: la arquitectura, como el diseño, debe ser natural, simple, accesible y capaz de generar experiencias.


LIVING SYSTEMS LA TECNOLOGÍA AL SERVICIO DE LOS SENTIDO

La experimentación tecnológica es fundamental para desarrollar los procesos de innovación que permiten descubrir nuevas posibilidades, más allá de los límites actuales. La clave está en apreciar si las máquinas ya están en disposición de superar las habilidades de las personas: una cuestión profunda que a veces puede llevarnos a engaño. Es fácil fascinarse por la propia idea de la innovación, perdiendo de vista el objetivo final: un producto también debe ser comprensible por aquellos que no han estado implicados en su proceso creativo. Con respecto a la fascinación que produce una nueva tecnología, siempre debemos tener en mente dos preguntas: ¿para qué sirve un objeto? y ¿para quién ha sido pensado? Estamos convencidos de que la tecnología debe conducirnos a un resultado final, y no ser en sí misma el resultado final. Buscamos una tecnología que aspire a definir mejor la esencia de un objeto y que, al mismo tiempo, mejore la relación que se establece entre un objeto y aquel que lo utiliza. Una tecnología que sea idealmente invisible, intuitiva y silenciosa, que susurra, que no grita. Una bailarina nos seduce con su belleza, sin revelarnos nunca el esfuerzo físico del que nacen cada uno de sus movimientos. Del mismo modo en que la técnica de la danza se esconde tras los movimientos que capturan nuestra atención, así la tecnología debe fundirse completamente con el objeto, dejándonos solo la experiencia. Esto es lo que llamamos “SoftTech”. ¿Qué entendemos por “Soft Tech”? Habitualmente relacionamos la tecnología con conceptos como progreso, innovación o evolución. Por el contrario, parece más difícil asociarla con ideas como calidez, personalidad o experiencia humana. Arper ha desarrollado un acercamiento a una filosofía del diseño que integra naturalmente la tecnología — diseño digital, instrumentos de

producción, funciones mecánicas y procesos de producción personalizables — en los objetos, sin que ello suponga sacrificar la interacción humana o descuidar las cuestiones de carácter estético. El resultado es evidente: las formas aparecen ligeras, acogedoras, confortables; no se concentra en las cuestiones tecnológicas — en el cómo o el porqué un objeto funciona — pero sí en la solvencia de las formas. “Soft Tech” no representa a la tecnología por sí misma, pero se refiere a la esencia misma de la innovación: la tecnología está al servicio de la belleza y de la interacción entre el objeto y las personas. “Soft Tech” es silenciosa. Es posible que el mejor diseño se caracterice por no ser visible. Las formas elegantes y delicadas deberían sugerir resistencia, funcionalidad y habilidad, los objetivos que alcanzamos mediante distintos procesos que nos permiten conferir robustez a los objetos sin renunciar a sus líneas esenciales. En el caso de Catifa, por ejemplo, gracias a la cuidadosa combinación de diversos materiales, hemos reunido una solida base a la forma grácil y natural de la carcasa. En Catifa 70 un armazón de acero — revestido de poliuretano — garantiza la estabilidad necesaria sin sacrificar la esencia de las líneas curvas. En Catifa 46 hemos aplicado una primicia en nuestro sector: gracias a un proceso de doble inyección hemos creado una carcasa bicolor continua en asiento y respaldo. Cuando decidimos dar forma a la carcasa de madera de Catifa 53, apelamos a una tecnología tridimensional, llamada 3D Plywood Technology: para realizar la doble curvatura de la madera preformada, utilizamos un molde de aluminio que nos ofreció una carcasa con una robustez tal que no fue necesario utilizar otros soportes estructurales. El proceso de hidromodelado permite que un tubo de acero, colocado en el interior de un molde, adquiera una forma gracias a la inyección de agua a alta presión. Es la tecnología que utilizamos para crear las patas de Saari: el resultado final es una forma esencial, rica y muy resistente. Las patas que obtenemos con este proceso pueden revestirse con chapa de madera o con tela, combinan la fuerza y la sustentación de un soporte de metal, con la calidez y la delicadeza de la madera o de otros acabados. También cuando la función es evidente — como en el caso del mecanismo de regulación de altura sutilmente colocado bajo el asiento del taburete Babar — la tecnología permanece casi invisible. “Soft Tech” une tecnología y artesanía. Como en los buenos matrimonios, dos elementos que se unen adquieren mayor solidez respecto a la que tenían tomados uno a uno. La aplicación de aluminio prefundido

confiere a la mesa Nuur ligereza, coherencia formal y unas líneas fluidas; y también puede ocultar una sutilísima estructura de apoyo. La estructura, realizada a partir de perfiles y ángulos, permite realizar una amplia gama de dimensiones con un número mínimo de componentes. Para obtener estos resultados hemos utilizado una combinación de varias tecnologías: las patas, estampadas en aluminio prefundido y acopladas a perfiles de aluminio extruido, sostienen el sobre en toda su longitud. Estas dos tecnologías casan perfectamente para crear un todo visual uniforme. Para obtener esta continuidad formal cada uno de los elementos se realiza singularmente, se monta y se regula, afina y pule con unos niveles de tolerancia inferiores a un milímetro. Esta atención a los detalles permite crear uniones perfectas. A veces, “Soft Tech” es sinónimo de “poca tecnología” o de ausencia total de tecnología. Habitualmente, incluso en la era digital en la que vivimos, la mejor tecnología es aquella que nos ha acompañado durante miles de años, a lo largo del curso de nuestra evolución: la habilidad del hombre. Las manos sabias de los artesanos plasman las formas fluidas de Pix, Loop y Duna a partir de una vasta gama de tejidos con diferentes características de elasticidad, cosidas cuidadosamente y de acuerdo con las singularidades de cada producto. Del mismo modo, para crear la forma natural de Leaf, realizamos un modelo en el que cada una de las nervaduras — de diversas formas y longitudes — fue curvada y luego soldada a mano. La tecnología pasó a un segundo plano, dejó el protagonismo a las formas naturales, familiares y placenteras. Es la percepción de la naturaleza, intuitiva y cargada de emociones, una tecnología que ninguna máquina es capaz de ofrecer.

LIVING SYSTEMS generada por robots programados para cortar, encolar y coser con precisión pieles y colores de todos los colores, formas y dimensiones, y por los operarios especializados que confeccionan cuidadosamente sillas, poufs, divanes... Aquí la ingeniería high-tech y la habilidad artesanal se funden para crear nuestros productos. Esta factoría trasciende sus límites físicos y se extiende por toda el área de Treviso. En este territorio se ha desarrollado un tejido económico único en el que artesanía, know how tecnológico, cultura y emprendeduría contribuyen a dar vida a una producción manufacturera de excelencia. Es en este territorio donde el modelo económico del clúster ha alcanzado su máxima expresión a nivel internacional: a partir de la tradición artesanal local se ha desarrollado un sistema industrial muy evolucionado, basado en las habilidades diversificadas y en el espíritu de colaboración favorecidas por la proximidad geográfica, por sus dimensiones controladas y por su especialización profesional. Por último, nos apoyamos en una red de profesionales y especialistas distribuidos en Europa y en el resto del mundo que ponen a nuestra disposición toda su experiencia. Fuera de los límites del atellier, el nuestro es un equipo de talentos internacionales, que rebasa las estrictas cuestiones geográficas para reunir el conocimiento, la técnica y la sensibilidad estética necesarias para realizar y tapizar una silla o para proyectar una mesa como ninguna otra máquina del mundo sabría hacer.

Brief Nº2

10 AÑOS DE CATIFA

Esta íntima casa de verano danesa, diseñada por Mette y Martin Wienberg, plantea un riguroso diálogo entre luz, materiales y volumen. El concepto es simple y abstracto; las duras líneas de cemento y acero se atemperan con la calidez de la madera, se suavizan con el cuero y la piel, las cortinas blancas, los grandes ventanales y la luz tamizada. El resultado transmite una intimidad sensual; un “nido”

fuerzas. Queremos que nos abracen, pero luego, una vez lo han hecho, queremos volver a sentirnos libres. Sobre el papel, nuestra silla Catifa se parecía un poco a una alfombra mecida por el viento, a punto de emprender el vuelo. De hecho, la comparación es literal: en catalán, Catifa significa alfombra. Igual que una alfombra, la silla Catifa se muestra tan fina y envolvente como un tejido. Es la síntesis entre la máxima generosidad y el mínimo gesto. Ofrece confort y libertad al mismo tiempo. Celebramos el décimo aniversario de Catifa, que ahora forma una extensa colección con distintas configuraciones y acabados sin perder ni su identidad ni su esencia. Como en los arquetipos que perduran en el tiempo, cada declinación de Catifa no es ni un reflejo ni una versión desnaturalizada, al contrario, es la afirmación de la fuerza de un concepto. Premios:  — Delta de plata ADI-FAD 2003 Winner Best Leisure Product – FX International Interior Design Award  — 50 Jahre md magazine Jubilaums Award  — “New Classic” prize, Schöner Wohnen New Classics  — IF Product Design Award 2006  — Red Dot Design Award 2006  — The Office Award 2010: Gold Award “Public Chair” for Catifa 46  — Interior Innovation Award 2010: Best of the Best “Classic Innovation” for Catifa 53

TOPOGRAFÍA DEL TERROR

UNA CASA DANESA

LOS OTROS LIMITES DE LA FACTORIA

Bienvenidos a nuestra factoría de Treviso. El edificio, que se encuentra al otro lado de la calle con respecto a la sede histórica de Arper, es una especie de atellier vanguardista inmerso en el campo que lo rodea. Dentro del edificio se respira una atmósfera de frenética actividad,

cálido, bello, funcional y acogedor, donde cada miembro de la familia encuentra un espacio propio. Es sencilla, sin pretensiones; está en armonía con lo tradicional. Mette nos dice: “Si las habitaciones resultan tranquilas, las vistas al jardín parecen pinturas”. Esta muestra de rico minimalismo demandaba muebles muy especiales. Las sillas, que serían casi el único mobiliario, repetidas en diferentes lugares de la casa; debían coexistir armónicamente con el concepto general y cumplir con las necesidades de uso de la familia. Catifa aparece como el complemento ideal para el ambiente. Elegante, limpia y flexible, Catifa cohesiona la madera, el cemento, el cuero y el paisaje en una sola propuesta coherente. “Nos enamoramos de los muebles de Arper casi inmediatamente. Son muebles con una personalidad amable... a la vez clásica y contemporánea, que reúnen pasado, presente y futuro. El contraste entre la piel natural y el acero crea una armonía que encaja perfectamente con el diseño y el ambiente de nuestra casa”, declara Mette Wienberg. “Y, — añade — solo podíamos aceptar muebles realmente cómodos.”

Algunas ideas perduran. Encontramos trazas de un mismo pensamiento repetidas a lo largo de la presencia humana, adaptadas a distintas disciplinas. Y de este modo el pensamiento se convierte en algo más que una idea, pasa a ser un concepto, un arquetipo. Los viajeros que recorrían la antigua ruta china de la seda fantaseaban sobre alfombras capaces de transportarlos de un lugar a otro, y estaban sentados sobre alfombras cuando contaban sus historias. Esta fantasía viajó a occidente recogida en el libro de Las 1001 Noches y se reinventó siglos después en la mente de los niños que vieron como el príncipe Aladdin volaba montado en una alfombra, cruzando un cielo nocturno de dibujos animados. En estos días, a veces queremos ser nómadas, para movernos con facilidad de territorio en territorio, de habitación en habitación, de idea en idea. Buscamos un lugar donde permanecer y descansar, hasta que recuperamos nuestras

a usos aleatorios y a su eventual desintegración. Con motivo del 750 aniversario de Berlín, celebrado en 1987, los emplazamientos se abrieron al público como espacios de reflexión, investigación y educación. Después de la reunificación alemana, en 1992, se creó una fundación para promover el desarrollo de este lugar y para convocar un concurso de arquitectura destinado a crear una estructura permanente destinada a la exposición. El arquitecto Peter Zumthor fue el elegido y el proyecto ganador nunca llegaría a construirse. En 2010, después de una década de retraso, el Centro de Documentación Topografía del Terror, diseñado por la arquitecta Ursula Wilms del despacho berlinés Heinle, Wischer und Partner, abría sus puertas al público. Este museo es un artefacto cultural inusual y relevante. Está localizado en un lugar de recuerdo ominoso, despoblado durante muchos años, y conserva intencionadamente un aspecto áspero, el mismo que adquirió después de décadas de abandono. Es uno de los pocos museos dedicados a la memoria situados en un emplazamiento histórico. Su arquitectura es fría, una caja de cristal enfundada en lamas de acero perforado, una piel similiar a una pantalla que, desde el interior, permite la vista del entorno desde casi cualquier punto de la planta baja. El edificio alberga tres exposiciones permanentes, una variada programación de exposiciones especiales y temporales, una vasta biblioteca y el Departamento de Museos de la Memoria, encargado de coordinar y asesorar a las iniciativas, nacionales e internacionales, relacionadas con los lugares ligados a la memoria.

WOOHNHUIS WEIJNEN 2.0

Topografía del Terror es un museo y un monumento a la memoria sito en Berlín, en el mismo lugar que antes ocupó el cuartel general de las SS y del programa de persecución y aniquilación de la Gestapo. El centro está dedicado a mostrar y facilitar la comprensión del alcance que tuvo el terror generado por el régimen nazi. El lugar que ahora acoge Topografía del Terror fue, entre 1933 y 1945, el cuartel general de las SS y la Gestapo — sede de la Seguridad del Reich, del alto mando de las SS y también prisión. Después de la Segunda Guerra Mundial los edificios relacionados con esta siniestra organización recibieron la consideración de “área históricamente contaminada” y fueron destinados

desarrollo estructural del edificio de materiales capaces de descomponerse naturalmente o de reutilizarse en otros usos con una mínima huella medioambiental. Esta vivienda está exenta al cien por cien de dióxido de carbono. Esta característica ha sido posible gracias a la utilización de aislamiento orgánico, de triple acristalamiento, de conducciones cien por cien herméticas y de intercambiadores de calor que optimizan el control de la temperatura y el confort. La temperatura interior de la casa puede regularse mediante el uso de una estufa de pellet, de una bomba de calor y de pantallas solares ajustables para enfriar la estructura. El suministro de aire adicional se toma en el exterior y se calienta en un intercambiador de calor situado a dos metros bajo la casa; este sistema garantiza aire caliente en invierno y frío en verano. Los colectores que están situados en la fachada proporcionan agua caliente sanitaria y también para la calefacción. El aporte de energía para la casa se realiza a través de una turbina eólica y de un acumulador que satisfacen la demanda nominal de electricidad. Una caldera con un gran contenedor de agua garantiza el suministro. Para reducir el consumo de agua potable se emplea agua pluvial en los sanitarios y en el lavado de la ropa, y de este modo la casa se integra en el ciclo natural del agua. La casa no cuenta con ninguna pintura o capa protectora susceptible de dañar el medio ambiente; para facilitar su conservación la fachada ha recibido un tratamiento de calor intenso acorde con una antigua tradición japonesa. La capa quemada preserva la madera y hace innecesaria cualquier pintura o impregnación. El mobiliario utilizado en este proyecto sigue los mismos principios que su arquitectura. En la cocina, una antigua mesa se combina con sillas Catifa 53 de plástico verde, reciclables al noventa y nueve por ciento, en sintonía no solo con la estética esencial de la estructura, sino también con la fuerza de su identidad conceptual.

ARPER SHOWROOM ESTOCOLMO Siguiendo la senda abierta por el aclamado edificio Woohnuis Residence 1.0, el despacho de arquitectura holandés FARO ha completado recientemente una vivienda adosada de baja demanda energética en Ijburg, cerca de Amsterdam. El Woohnhuis Weijnen 2.0 emplea de principio “cradle-tocradle”, que supone el empleo en el

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Después del éxito obtenido el pasado año con su primer showroom, en Milán, Arper ha creado un


LIVING SYSTEMS segundo showroom, en Estocolmo, que abrió sus puertas este febrero. La elección de Estocolmo no ha sido gratuita, al contrario, quiere confirmar la empatía natural que, desde sus origenes, Arper mantiene con la cultura y el diseño escandinavo. El diseño del espacio está relacionado con los valores estéticos que se encuentran en Estocolmo: una fusión de clasicismo y modernidad, luminoso sin sacrificar la calidez, matérico con ráfagas de color. El diseño interior ha sido realizado por Lievore Altherr Molina, un estudio de Barcelona ampliamente reconocido. El concepto se basa en un espacio esencial y luminoso que permite que todo el protagonismo recaiga en el mobiliario. Sus líneas fluidas y cuidadosamente concebidas, facilitan el contraste entre los colores vívidos, el espacio diáfano y la madera blanqueada. Las expresivas fotografías de Maurice Scheltens que se exhiben en el showroom se hacen eco de todo el ambiente. De un modo inspirador y funcional, el espacio ofrece la posibilidad física de explorar el amplio registro de colecciones, variaciones y acabados que ofrece Arper, además de ofrecer soluciones para proyectos residenciales y de contract.

ARPER SHOWROOM LONDRES

A finales de 2012 abrirá sus puertas el showroom corporativo de Arper en Londres. El proyecto ya está en marcha y se realiza en colaboración con el arquitecto Tom Emerson de la firma 6A. ¿Qué visión de la arquitectura tiene su estudio? Nuestra visión se centra en ofrecer respuestas al contexto, al lugar, al cliente y a sus espectativas. Nuestro objetivo se centra en concebir espacios sutiles y frecuentemente poco valorados, queremos dotarlos de una fuerte identidad a partir de los materiales y los detalles. Nos gustaría que tuvieran un carácter fuerte sin imponer nunca a los usuarios la voluntad del arquitecto. ¿En qué se inspira? Mis influencias son la naturaleza, el arte, la literatura... Pero lo importante son los detalles de la vida cotidiana, especialmente

aquellos que muestran la respuesta de las personas al entorno y al clima. En este sentido, nos inspira enormemente el trabajo del artista Richard Wentworth. ¿Cuál es su concepto para el showroom? Un todo arquitectónico simple, construido a partir de materiales con distintos matices del blanco, insertados en una estructura de cemento que configure un singular telón de fondo para el mobiliario. El encalado natural, el roble blanqueado y el aluminio fundido y esmaltado, construirán un espacio suave, cuidadosamente diseñado, abierto a ambos lados de la calle. Hemos intentado concebir un espacio que establezca una conexión directa y primaria entre arquitectura y mobiliario. Los detalles arquitectónicos secundarios — puertas, ferretería, arquitrabes, zócalos — se han despojado al máximo para crear una fuerte pero simple relación entre el espacio, la luz y el mobiliario. ¿Qué características tienen el lugar y el barrio? El lugar está en el corazón de Clerkenwell, en East London, que ahora es el centro de la arquitectura y el diseño en Londres. Históricamente, era el barrio italiano de la City, el centro de la manufactura de instrumentos de precisión para relojería e instrumentación científica. Esta actividad trajo consigo un tejido urbano caracterizado por numerosos edificios industriales. El showroom está situado en una esquina fantásticamente visible de Clerkenwell. La clave de esta dirección es la transparencia y la visibilidad. Espero que el showroom aportará un poco de calma a una calle muy transitada. ¿Cómo describiría su relación con Arper? En la primera reunión con Claudio Feltrin y con el diseñador Alberto Lievore, descubrimos un entusiasmo compartido por la literatura — en particular por Italo Calvino — y, por supuesto, por la arquitectura y el diseño de mobiliario. Las conversaciones con Arper siempre tienen un carácter holístico, se ocupan de muchos temas más allá de los directamente relacionados con el diseño. Realmente, aprecio como Arper ha aprovechado los conocimientos en la fabricación de plásticos de alta tecnología y la tradición artesanal que se conjugan en los alrededores de Treviso, además de la excelencia en los trabajos de precisión con acero y en la realización de tapicerías de cuero. Y todavía encuentran el tiempo para almorzar juntos a mediodía. Conocimiento, innovación, artesanía y calidad de vida... Este es un buen sistema natural. ¿Cuál es la relación que 6A establece entre arquitectura y mobiliario?

Me gusta que sea una relación abierta y flexible. En el siglo XVIII, antes de la llegada de las lámparas de gas y la calefacción central, el mobiliario era muy ligero para poderlo acercar a la luz de las ventanas y al calor del hogar. Me entusiasma esta idea de una arquitectura tranquila y simple, abierta a la buena luz natural, y que, como consecuencia, el mobiliario esté pensado para dar respuesta a necesidades cambiantes. El mobiliario de Arper es adaptable; es ligero y elegante para la vista y en el uso. ¿Qué le sugiere el término “buen diseño”? Ligereza. Exactitud. Simplicidad.

agua a través de la estructura: el “hidrodrenaje”. La sinergia entre los materiales de poliuretano del interior y el tapizado — realizado con una nueva gama de tejidos de poliester, resistentes y de secado rápido — garantizan la rápida evaporación de la humedad y el confort del asiento. Pix Outdoor está disponible en las siguientes versiones: una plaza (en dos diámetros distintos) y tres plazas. La versión de cinco plazas está disponible bajo demanda.

NOVEDADES PRODUCTOS Nuevos materiales para los sobres de Dizzie y Eolo. Las sutiles curvas y las firmes superficies de las colecciones Dizzie y Eolo se potencian ahora con nuevos sobres con laminados de colores. Las superficies laminadas, particularmente resistentes y fáciles de limpiar, están disponibles en tres colores — blanco, gris oscuro y negro. Esta característica las hace especialmente adaptables para su uso en ambientes de contract. Hay otros colores disponibles bajo demanda. Nuevos detalles bicolor para Ginger. La utilización del bicolor — la fluida continuidad de distintos colores en las dos superficies de una mesa o una silla — es un rasgo distintivo de algunas colecciones Arper, como Dizzie y Catifa. Ginger, un sistema de mesas elegante y versátil, idóneo para bares, cafés o restaurantes; es ahora más flexible gracias a un nuevo sobre bicolor. Actualmente, el sobre y la base de Ginger están disponibles en tres colores: negro, blanco y gris. A partir de ahora se podrán crear nuevas combinaciones con un único color que se extenderá de la base hasta el extremo superior del sobre. También será posible combinar todos los sobres con una base de aluminio brillante. Pix Outdoor: una novedad bien recibida. Un asiento confortable puede encontrar su espacio en el interior o en el exterior. Ahora Pix también está disponible para ser utilizado al aire libre. El mobiliario para exteriores debe resistir la humedad; por eso, en la mayoría de los productos, el acolchado interior está sellado para impedir la formación de moho. Pix Outdoor está concebido a partir de una idea completamente distinta, basada en el rápido fluir del

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Arper SPA Via Lombardia 16 31050 Monastier di Treviso (TV), Italia T +39 0422 7918 F +39 0422 791800 info@arper.com www.arper.com

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Brief Nยบ2

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