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Prefazione

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Le opere

Le opere

Matteo Lampertico

Nel settembre del 2019, in occasione della Biennale dell’Antiquariato di Firenze, ho sperimentato per la prima volta un accostamento fra due sculture in ceramica di Fausto Melotti ed una tela di Gian Battista Tiepolo. Il risultato è stato talmente convincente che mi sono chiesto se si sia trattato solo di una fortunata coincidenza, oppure se effettivamente esista un preciso nesso stilistico fra questi due artisti. Da quel momento questo interrogativo non ha smesso di incuriosirmi, tanto che ho voluto ampliare la mia ricerca ad altri due protagonisti della scultura italiana del XX secolo: Lucio Fontana e Leoncillo Leonardi. Rileggendo gli scritti di Fontana, mi sono accorto che il termine barocco ricorre molte volte, sia nelle dichiarazioni di poetica, sia nel più importante testo teorico, ovvero nel Manifesto tecnico dello Spazialismo. Questo aspetto era stato già evidenziato dalla critica a partire da Enrico Crispolti, che ha intitolato uno dei suoi studi Carriera “barocca” di Fontana, ed è poi stato ripreso ampiamente dagli studiosi dell’artista italo-argentino. Eppure, per quanto ciò possa sembrare incredibile, nessuno si era mai cimentato finora in una ricerca approfondita, per capire innanzitutto che cosa intenda Fontana quando parla di Barocco e, in secondo luogo, se esista non solo una generica affinità di gusto, ma anche una precisa rispondenza con le opere del passato. Anche negli studi su Leoncillo – primo tra tutti Roberto Longhi – si fa spesso riferimento all’arte barocca senza tuttavia approfondire la questione. Per questo motivo ho deciso di commissionare ad Andrea Bacchi - grande conoscitore della scultura italiana del XVII e del XVIII secolo – uno studio specifico sull’argomento, in cui la questione venisse affrontata finalmente in modo sistematico e il più possibile approfondito. Credo che la ricerca abbia apportato dei risultati significativi, che possono costituire un punto di partenza per gli studi futuri sull’argomento. In occasione della pubblicazione di questo volume, ho allestito nella mia galleria di Milano una mostra dedicata alla produzione ceramica di questi tre artisti. Un catalogo delle opere esposte, curato da Roberto Cobianchi, accompagna il saggio di Bacchi; una traduzione in inglese dei testi chiude il volume.

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Penso che questa sia l’occasione propizia non solo per ammirare alcune sculture davvero eccezionali, poco conosciute dal pubblico, ma anche per riflettere sulla questione dal vivo, in presenza delle opere. D’altra parte non ho mai concepito la mia galleria solo come uno spazio commerciale, ma piuttosto come un luogo di incontro e di confronto, in cui sperimentare e proporre nuove idee, nella convinzione che la conoscenza sia un contributo fondamentale per capire e per apprezzare le opere d’arte del passato.

BREZZA BAROCCA

Andrea Bacchi

Lucio Fontana (1899-1968) in un’intervista del 1963 affermava: «per un certo tempo ho fatto una scultura a colori, che si suol dire, impropriamente, barocca. Volevo far entrare la luce nella scultura. Cercavo insomma una nuova dimensione»1. Impropriamente o no, per quelle sculture a colori di Fontana degli anni Trenta e Quaranta così come per quelle quasi contemporanee di Leoncillo Leonardi (1915-1968) e per quelle di Fausto Melotti (1901-1986), il termine barocco è stato speso ripetutamente già a partire proprio dal quarto decennio del secolo ed è di fatto entrato in modo quasi automatico in tutti i numerosissimi studi (soprattutto italiani) che si sono occupati di questo straordinario momento della scultura novecentesca2. Si ricordino ad esempio titoli icastici come Lucio Fontana: metafore barocche (mostra di Verona del 2002) e Barocco e barocchetto: materia e colore nella scultura di Lucio Fontana e Leoncillo Leonardi (mostra di Umbertide del 2018). In quei capolavori di Fontana, Leoncillo e Melotti la ceramica veniva sottratta alla sua più consueta funzione, ovvero l’impiego nel campo delle arti decorative, per divenire materiale principe di una scultura del tutto innovativa, talvolta anche monumentale, con una autorevolezza poetica che non aveva precedenti se non nella stagione rinascimentale di Luca della Robbia e dei suoi seguaci3, artisti peraltro completamente al di fuori del quadrante culturale cui facevano riferimento i nostri tre scultori. Qui si presenta dunque un nucleo assai significativo di sculture che testimoniano un capitolo di cui, soprattutto in campo internazionale, solo recentemente si inizia a riconoscere l’importanza che gli compete nella storia dell’arte del Novecento: quattro opere di Fontana che si scalano dal 1936 al 1958 si accompagnano a cinque di Melotti, tutte eseguite negli anni intorno al 1950, e a ben sei di Leoncillo che danno conto dei suoi svolgimenti dal 1939 alla metà degli anni Quaranta. Alcuni mesi orsono Matteo Lampertico mi ha chiesto se, da studioso della scultura barocca, volevo cimentarmi con questi artisti per capire cioè se vi fossero delle effettive connessioni stilistiche con le opere di quell’epoca e quali potevano essere più in generale i legami di queste sculture con l’arte barocca. Ho accolto con entusiasmo (e qualche timore) l’invito, apprezzando profondamente le opere di questi maestri, e avendovi anch’io sempre sentito una qualche affinità con l’universo figurativo del Sei e Settecento. Uno sguardo più attento a questi ma-

1 Rossi 1963, p. 47. 2 Il crescente interesse critico per l’opera di questi tre artisti, e in particolare l’attenzione rivolta alla loro produzione in ceramica, ha prodotto una bibliografia quasi incontrollabile, della quale non si può dare conto in questa sede; tuttavia alcuni rimandi di carattere generale sono necessari a cominciare da FeRgonzi 1986 e Scultura e ceramica 1989. Nello specifico si vedano: su Fontana CRispolti 2006 [2015], Lucio Fontana 1991 e Campiglio 2014; su Leoncillo, di cui è in preparazione un catalogo generale, Leoncillo 2002 e Leoncillo 2018; su Melotti Celant 1994a e Fausto Melotti 2003.

3 Già longhi (1954 [1984], p. 72), a proposito di Leoncillo, sottolineava la scarsa fortuna della ceramica nella tradizione artistica italiana.

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