CULTURA D’IMPRESA E DINTORNI FEBBRAIO ‘11 N°1 anno XVIII
euro 1,00
FEBBRAIO ‘11 N°1 anno XVIII
MLmagazine.it
ECONOMIA.LAVORO CULTURA.ATTUALITÀ STILE.DESIGN
SPECIALE Poste Italiane S.p.A. - Spedizioni in abbonamento postale - D.L. 3 53/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n.4 6) Art. 1, comma 1, DCB Ancona
casa editrice GGF GROUP
Sistema Italia
E LA FUGA DEGLI INVESTIMENTI ESTERI
DOSSIER
Internazionalizzazione IL DOPO SHANGHAI
ESCLUSIVO
Clio Napolitano “ALLA FINE MI SENTO MARCHIGIANA”
INTERVISTA
Giovanni Allevi
L’ALIEN(O) ALL’ASCOLANA
A CASA DI... Keith e Alan ISSN 20367589
9 772036 758002
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Antonello Delle Noci “NON C’È VENTO FAVOREVOLE PER CHI NON SA DOVE ANDARE”. ASSESSORE, MANAGER, LIBERO PROFESSIONISTA E UN PÒ FILOSOFO. UN 34ENNE CON LE IDEE CHIARE.
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LA STORIA
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SOMMARIO
ClioNapolitano
FORMAZIONE
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POLIARTE UN’OPERA D’ARTE DEVE SAPER COMUNICARE SENTIMENTI
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DAL CONNUBIO TRA UNICAM E IMPRESE NASCE “BELUMBURY DANY”
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NUOVI PROFESSIONISTI AL CORSO BIOEDILIZIA SIDA SI DIPLOMANO 14 ALLIEVI
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DALLA PROVINCIA DI ANCONA MEZZO MILIONE PER LA FORMAZIONE
37 Occupazione, crescita, competitività = formazione permanente GIULIO GUIDI
ISTITUZIONI 41
CAMERA DI COMMERCIO DI ANCONA LAVORARE IN SINERGIA PER ESSERE UNA SQUADRA VINCENTE
CREDITO 42
FIDIMPRESA CNA MARCHE ECCO LE IMPRESE CHE VINCONO LA CRISI
IMPRESE
AlceoMoretti
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FAMILYMANAGER IL PRIMO ASSISTENTE PER LA VITA PRIVATA
ALTO ARTIGIANATO 48
IL PINOCCHIO CHE HA EMOZIONATO LE FIGLIE DI OBAMA, PORTA LA FIRMA DI BARTOLUCCI
VITA DA MANAGER 52 Jean Pierre Sabbatini
É IL NOSTRO CARATTERE A DETERMINARE LA NOSTRA CARRIERA
NUOVE PROFESSIONI 55 Stefano Pinto
GiovanniAllevi
PROFESSIONE WEDDING PLANNER
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CARRIERE E POLTRONE 58
INDESIT, INRCA E CE.DI. MARCHE, NUOVE NOMINE AI VERTICI
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CONTRIBUTI BANDI CONSULENZA
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LE STRADE DEL CAMBIAMENTO
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AZIONE ANTICRISI: A BOLOGNA NE HANNO DISCUSSO MANAGER E IMPRENDITORI
RUBRICA 11 L’editoriale di Flavio Guidi 12 ML Story
BORSA 64
PRIMOPIANO 14 Mario Formica
L’IMPRENDITORE SENZA ETICA NON HA FUTURO
MERCATOIMMOBILIARE 67
COVERSTORY 18 Antonello Delle Noci
I VALORI OLTRE I NUMERI
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IL FIRMAMENTO DELLE MARCHIGIANE QUOTATE
PRIMA SRL: UNA NUOVA SEDE PER ANCONA, UGUALE MA DIVERSA
EDILIZIA 68
COLLEGIO COSTRUTTORI DI ANCONA RILANCIO DELL’EDILIZIA, UN APPELLO AI COMUNI
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VIAGGI PER STACCARE LA SPINA
INNOVAZIONE & HI-TECH 151 Lella Mazzoli I SOCIAL NETWORK TRA NOI
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A CASA DI...Keith
& Alan
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AUTO LA NUOVA AUDI A6
TENDENZE 156 Francesco Casoli IL VERO STILE È TOGLIERE, NON AGGIUNGERE
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ENERGIA ENERTEC A PESARO L’AZIENDA AGRICOLA AMICA DELL’ AMBIENTE
DIRETTORE EDITORIALE Flavio Guidi flavio.guidi@mondolavoro.eu
FISCO ED ENERGIA PULITA
COORDINATORE EDITORIALE Guido Guidi guido.guidi@mondolavoro.eu
ARTE MUSICA
DIRETTORE RESPONSABILE Paolo Duranti p.duranti@mondolavoro.eu
174 Stefano Bramucci UNA FOTOGRAFIA È RACCONTARE E RACCONTARSI
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SPECIALE: IL SISTEMA ITALIA
Renato Brunetta Romualdo Picozzi
EVENTI 178 179
Alberto Drudi
LA BEFANA A URBANIA DANZA MADE IN MARCHE
Filippo Schittone
LIBRI
Federica Seganti
180 Maria Lampa IL VALORE NELLE ORME DEL CUORE
Giulio D’Imperio
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APPUNTI IN AGENDA
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CULTURA E DINTORNI
IL DOPO SHANGHAI
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EXPORT MARCHE, SI È CHIUSO UN BIENNIO NERO
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SONDAGGIO: INTERNAZIONALIZZAZIONE, LE MARCHE SEMPRE PIÙ VERSO CINA E RUSSIA
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IL CINEMA D’AUTORE SBARCA NELLE MARCHE
ATTRATTIVITÀ DI INVESTIMENTI STRANIERI: ITALIA MAGLIA NERA
DOSSIER 98
176 Gianclaudio Cappai
ITINERARI 186
Flavio Guidi Filippo Schittone Luciano Goffi
SALUTE BENESSERE 187 Almerino Mezzolani SPAZIO AL PRIVATO NELLA SANITÀ.
Alberto Drudi Luca Bartoli Giorgio Cataldi Gian Mario Spacca
TEMPO LIBERO 189
Francesco Massi
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BANDI
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UNIONCAMERE LE MARCHE OLTRE LA CRISI
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LA CIASPOLATA SULLA NEVE, QUESTA SCONOSCIUTA
RIVER BEACH TENNIS
MARCHE & SPORT 191 Franco Del Moro SCAVOLINI SIVIGLIA LA PASSIONE DI UN TIFOSO CHE DIVENTA PRESIDENTE
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UFFICIO COMMERCIALE Giuseppe Mascetti g.mascetti@ggfgroup.it cell. 349 5858313 EDITRICE GGF GROUP www.mlmagazine.it Registrazione tribunale di Ancona n°12 del registro periodici del 14 aprile 1994 REDAZIONE Via Albertini, 36 Gross Ancona 60131 Ancona AN Tel. 071 2133300 marche@mondolavoro.eu HANNO COLLABORATO AL NUMERO Roberto Antonella Michele Barchiesi Immacolata Barone Margherita Camilletti Antonella Cavoli Asmae Dachan Lorenzo Dattolo Fabio Di Giulio Sara Gatti Guido Guidi Christian Lucconi Giuseppe Mascetti Laura Palanga Marco Palumbo Cristina Panara Enrico Picchio Michela Rossi Michele Sasso Alessandro Stecconi Alberto Tenan Chiuso in redazione il 20/02/2011 progetto grafico: Ricciarelli Comunicazione stampa: BIEFFE srl Recanati (MC) Poste italiane Spa d.l. 353/2003 (conv. in l. 27/02/2004 n. 46) Art. 1, comma 1, DCB Ancona autorizzazione direzione provinciale pt Ancona Una copia euro 1,00 Arretrati euro 2,00 Abbonamento annuale euro 7,00 modalità di pagamento a mezzo versamento su: C.C. Postale n°4072844 bonifico bancario presso Banca Popolare di Ancona Agenzia Ancona 1 – C.C. n°11154 – CAB 02684 – ABI 05308 – CIN I abbonamenti@mlmagazine.it Editore GGf Group
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LA STORIA
Rolex Tudor Cartier Damiani Bulgari Patek Philippe Officine Panerai Jaeger-LeCoultre Audemars Piguet Pomellato Breguet Chopard Chanel IWC Dodo MimĂŹ Giorgio Visconti
Ogni gioielleria Bartorelli propone i marchi elencati nel rispetto delle concessioni concordate 10
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EDITORIALE di Flavio Guidi
Debito pubblico, aumento dei prezzi, stabilità economica… si profila un (altro) anno difficile S
tando all’andamento delle borse delle materie prime, gli analisti prevedono che nel 2011 i prezzi aumenteranno ancora. Per la verità anche l’anno che si è chiuso ci ha lasciato rincari di rilievo, registrando nel corso dei suoi ultimi mesi incrementi consistenti e, seppur moderatamente, preoccupanti. A far lievitare i listini internazionali è la fame di materie prime che registrano taluni mercati (Cina, India e Brasile, in primis) accompagnata dalla speculazione finanziaria. L’incremento si registra nei prodotti agricoli, nei combustibili, nelle materie prime per la chimica, per il settore elettromeccanico, per l’oggettistica, per l’arredamento e l’abbigliamento. Se tali aumenti non si fermeranno, si assisterà a un’inflazione indotta appunto dall’aumento del prezzo delle materie prime. Ciò a sua volta comporterà un aumento dei tassi di interesse con inevitabili ripercussioni - considerato l’elevato debito pubblico - sulla dinamica della spesa pubblica. A livello aziendale uno scenario di questo tipo comporterà un aumento dei costi dei fattori di produzione, che in una situazione di stagnazione della domanda produrrà una diminuzione della redditività e della competitività. E i consumatori? Un aumento generalizzato dei prezzi in un mercato del lavoro molto ri-
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gido sul versante dell’adeguamento di salari e pensioni incide inevitabilmente sul potere d’acquisto. Il rischio a livello Paese è che il sistema economico stenti a sostenere i livelli di deficit (1,5 del Pil auspicato) per effetto dell’aumento del costo del debito. A questo si aggiunga che nell’ultima asta dei titoli di Stato il rendimento è salito al 4,8 per cento. A ben vedere il fenomeno non interessa solo l’Italia, ma tutta l’Europa. Non solo: il processo di mutamento dei rapporti nei ruoli geo-economici e politici tra blocchi economici, sta accelerando bruscamente. L’invito è quello di operare al fine di minimizzare gli effetti di una situazione che presenta forti rischi di deterioramento. Bisogna acquisire la consapevolezza che a livello macroeconomico i rapporti e le situazioni stanno mutando: questi cambiamenti impongono politiche più rigorose e più veloci.
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MondoLavoro STORY
A 18 anni.... ...c’è chi spegne le candeline...
ML, la rivista delle eccellenze, che vi fa conoscere le Marche, perché in questa regione fare azienda e dettare lo stile è da sempre un’arte innata
...e chi accende la Creatività !
MondoLavoro, un’avventura editoriale lunga 18 anni L
a copertina bianca con il titolo verde, trentaquattro pagine e una sfida editoriale da vincere: si presenta così, nel 1994 la prima copia de “Il Mondo del Lavoro nelle Marche”. Il quindicinale nasce da un’intuizione del suo fondatore, Flavio Guidi, che si prefigge due obiettivi principali: da un lato diventare una vetrina per far incontrare domanda e offerta di lavoro, dall’altro diventare un palcoscenico per lo sviluppo culturale delle problematiche connesse al mondo del lavoro. Il successo è immediato: in breve tempo la rivista diventa uno strumento importante che contribuisce a portare un miglioramento al sistema economico. Con il tempo, a seguito di importanti cambiamenti in atto nella regione, MondoLavoro decide di innovarsi e di rivolgersi ad un target più ampio, diventando in breve tempo uno strumento prezioso e unico nel suo genere, che riesce a far emergere la ricchezza e la vivacità del tessuto imprenditoriale locale. La rivista crede nel ruolo centrale dell’impresa per lo sviluppo economico e per il miglioramento del tenore di vita nel territorio. Da quindicinale diventa mensile, aumentando gradualmente la foliazione e le tematiche trattate; i lettori scelgono sempre di più MondoLavoro per la sua affidabilità e credibilità e perché la rivista riempie un vuoto che non era mai stato coperto da altri tipi di editoria. C’è una consapevolezza di fondo e cioè che i marchigiani sanno fare bene le cose, ma non lo raccontano: ora lo fa MondoLavoro, con servizi, interviste e dossier. La sua nuova mission è fare luce sugli attori economici regionali e sul management aziendale e diventare strumento di informazione culturale e di sviluppo. In questa sfida viene data
voce alle imprese, alle aziende, alle scuole di formazione, alle università, alle provincie, alle istituzioni, alle Camere di Commercio, alle Banche, al mondo del turismo, del lusso, della moda e della cultura. MondoLavoro informa, fa orientamento, organizza forum di confronto, mette in evidenza le eccellenze della regione e crea, con un lavoro puntuale e approfondito, una rete indispensabile per affrontare le nuove sfide dei mercati moderni. MondoLavoro diffonde sempre più una nuova cultura del lavoro, che è legata alla valorizzazione delle risorse e delle capacità personali e di gruppo, allo sviluppo professionale, all’umiltà e alla dedizione che si mette in ciò che si fa. Oggi il mensile è un’agorà di confronto tra le istituzioni e gli stakeholders.
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Il nuovo MondoLavoro: il vostro ML 2
011: MondoLavoro compie 18 anni e si rinnova. Con lo stesso spirito e la stessa professionalità che ha caratterizzato il suo lavoro sin dalla nascita, MondoLavoro continua ad essere una vetrina per il territorio, un riferimento importante per la realtà imprenditoriale ed economica regionale e per le iniziative culturali e artistiche di maggior rilievo. Inoltre, la rivista introduce nuove rubriche, con un taglio più glamour e un’attenzione particolare allo stile, alla moda e al design e a tutti quei dettagli di creatività che hanno reso famose le Marche a livello internazionale. MondoLavoro vi porta nelle case più belle della regione, vi fa conoscere i gusti e lo stile dei personaggi più illustri e vi racconta le carriere più brillanti. Un’apertura ad un nuovo target, per una sfida editoriale che si rinnova nel tempo.
Lavoro, imprenditorialità, etica, innovazione, creatività, amore per il territorio, internazionalizzazione: questi i valori su cui si basa un lavoro lungo 18 anni. 13
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PRIMO PIANO
“L’imprenditore senza etica non ha futuro” In queste pagine pubblichiamo un’intervista a Mario Formica, un marchigiano trapiantato a Rimini, titolare della Alfad – leader nei servizi nel settore fieristico – Vicepresidente dell’associazione industriali di Rimini e dell’aeroporto “Federico Fellini” della città romagnola, nonché socio della Fiera di Pesaro di G. Guidi
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hi è Mario Formica? “Sono nato a Piobbico, ma l’infanzia l’ho trascorsa ad Urbania. Dopo la terza media mi trasferii a Pesaro, dove frequentai i primi tre anni della scuola alberghiera, mentre la quarta e la quinta a Rimini”. Quando mosse i primi passi da imprenditore? “Come imprenditore sono nato nel settore turistico. Dopo le classiche esperienze estive come cameriere, a 19 anni – parliamo del ‘75 - acquistai un ristorante-pizzeria stagionale a Rimini Miramare. Ma subito dopo conobbi un commerciante di pietre preziose di Torino, mio cliente in Riviera. Grazie a lui iniziai a fare l’agente di commercio in questo settore”. Chiuse la pizzeria? “No: d’estate a Rimini e dall’autunno alla primavera a Torino. Andò avanti tre anni, dopodiché decisi di aprire un’attività autonoma proprio nel settore delle pietre preziose. Attività che continuai per oltre 20 anni con grandi soddisfazioni: diverse filiali anche all’estero, un mercato mondiale, costante partecipazione alle fiere”. Fiere, appunto... di cui Lei è un esperto. “Incontrai un allestitore che mi propose di entrare nella sua società come socio minoritario. Accettai. Di conseguenza cambiò tutta la strategia: ridussi il settore orafo - che in precedenza mi teneva molto all’estero – per concentrarmi di più sugli allestimenti. Dopo poco tempo, rilevate le quote del socio, fu possibile intraprendere quell’opera di ristrutturazione dell’azienda (Alfad) che ci porta ai giorni nostri. In circa dieci anni siamo diventati un gruppo, le cui singole realtà – in tutto sei - sono in grado di coprire totalmente tutti servizi richiesti
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“La mission dell’imprenditore è quella di creare “valore” e “valori”. Esigere molto dai propri dipendenti, ma al contempo creargli un futuro. L’imprenditore senza etica non ha futuro”. nel mondo della fiera: dagli allestimenti, agli aspetti connessi alla comunicazione. Siamo i fornitori ufficiali delle più importanti fiere nazionali: Bologna, Milano, Roma e tante altre”. Quali sono i numeri di Alfad? “Fatturato che nel settore dei servizi fieristici si aggira sui 25 milioni. I dipendenti sono un centinaio”. Poi l’acquisto di una partecipazione nella Fiera di Pesaro... “L’interesse per la Fiera di Pesaro ha due risvolti: uno naturalmente attiene alla sfera economica (non potrebbe essere altrimenti), l’altro ad una dimensione per così dire affettiva, sentimentale”. Partiamo dalla seconda... “Come dicevo, sono marchigiano. L’infanzia l’ho trascorsa qui, i miei familiari vivono tuttora in regione. Pensi che con i miei
primi risparmi ho voluto comprar casa ad Urbania, non a Rimini, dove ora vivo”. Per quanto attiene agli aspetti economici? “Dal momento che la Camera di Commercio di Pesaro e Urbino decise di cedere una quota dell’ente Fiera ai privati, iniziai a studiare questa situazione, i conti, le prospettive. Ho notato una grande volontà di rinnovare il sistema: è soprattutto per questo che ho deciso di partecipare alla gara, nella quale la mia manifestazione di interesse è stata ritenuta idonea. Così sono iniziati dei contatti con il Presidente Spacca e l’amministratore delegato della Fiera, Calzoni. Insomma, le condizioni del buon investimento al momento vi sono tutte. Certo, anche qui vale una regola ferrea: se investi in un’azienda ti devi sporcare le mani”. Come si immagina la Fiera di Pesaro del futuro? “La Fiera di Pesaro è una società-veicolo per il nuovo progetto fieristico regionale, la Fiera delle Marche. In tutte le regioni stiamo assistendo ad un processo di integrazione dei quartieri fieristici. Non è più possibile pensare a livello provinciale. Per quanto attiene le Marche, abbiamo progetti molto interessanti: nuove manifestazioni che derivano dall’esperienza dei distretti. La Fiera delle Marche ha finalità diverse dalla Fiera di Milano o da quella di Hannover. Dobbiamo esserne consapevoli”. Qual è il rapporto tra fiera e distretto? “Hanno un rapporto strettissimo; la Fiera può essere un fattore di sviluppo del distretto. Le faccio un esempio: raggiungo le Marche da una qualsiasi località italiana o dall’estero per visitare la fiera? Bene, ne approfitto per entrare in azienda, che sta a due chilometri. Questo vale per il mobile come per 15
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PRIMO PIANO
la nautica e per la pesca. Le nicchie vanno preservate, salvaguardate”. Una manifestazione che oggi manca e che vorrebbe organizzare? “Sulle energie rinnovabili”. Cosa ne pensa dei distretti marchigiani? “Che risentono della cultura chiusa del marchigiano. Siamo un popolo che produce (e bene) senza farsi troppa pubblicità. Però qui ci sono aziende, prodotti, capitali. È un’economia con grandi potenzialità di sviluppo”. Un ente fieristico attivo è un fattore straordinario per il territorio. “Secondo recenti studi della Bocconi, il sistema fieristico produce un indotto molto elevato: su 100 euro di fatturato prodotto da una fiera, l’indotto sul territorio è pari a 1.000. Invece nel sistema congressuale il rapporto si raddoppia: l’indotto è pari a 20 volte!”.
te diametralmente opposte, pur essendo situate in posizioni molto simili, con un litorale pressoché identico: in Romagna si è puntato moltissimo sul turismo, mentre nella città marchigiana sull’industria”. Cosa chiede alle istituzioni? “Ritengo che ciascuno debba portare correttamente il proprio contributo, ciascuno in funzione del ruolo che ricopre”. Un’ultima domanda: il rapporto tra banche e imprese. “Il rapporto oggi è difficilissimo. In Italia è sempre stato privilegiato un modo di fare credito che privilegia le garanzie. Ma noi imprenditori non abbiamo gli stessi strumenti. Se ad esempio il mio cliente non mi paga, io non posso usufruire delle protezioni di cui gode la banca. Il rischio cade su di me... Per questo occorre una svolta: nuove professionalità all’interno delle strutture bancarie potrebbero migliorare la situazione.
Lei è vicepresidente dell’Associazione Industriali di Rimini e socio della Fiera di Pesaro: quanto è importante il turismo per queste due città? “Nei decenni passati Pesaro e Rimini hanno compiuto scel-
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COVER STORY
Antonello Delle Noci Nato a Fano l’11/05/1976 e residente a Pesaro. Dottore commercialista, è contitolare dello studio “Delle Noci – D’Angelo & Associati” a Pesaro
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I valori oltre i numeri
Antonello Delle Noci
di P. Duranti, foto G. Gori
Antonello Delle Noci, direttore del centro commerciale “Il Maestrale” di Senigallia (e di altre strutture all’estero), assessore al Bilancio al Comune di Pesaro e libero professionista, ci parla di come sta cambiando la grande distribuzione: di fronte ad un consumatore sempre più preparato e consapevole, le aziende devono acquisire nuove professionalità ed essere in grado di modificare repentinamente i propri comportamenti. 19
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COVER STORY
Come politico, come manager, come professionista, amo ripetere un celebre detto di Seneca: “Non c’è vento favorevole per chi non sa dove andare”
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econdo Lei ci sono i presupposti perché la primavera che si avvicina non sia così cupa… “Assolutamente sì! Pensi che ai primi di giugno diventerò papà: nascerà Aurora. È proprio il caso di dirlo: in primavera arriverà … l’aurora…”. Suppongo che i pesaresi la apprezzino. “Spero che il mio lavoro, che porto avanti con serietà, passione e professionalità, sia apprezzato dai cittadini pesaresi e questo è di certo uno sprone per lavorare sempre meglio”. Il federalismo municipale è alle porte: i Comuni saranno contenti… “Aumentare le tasse ai cittadini non è federalismo. Vede, veniamo da una stagione molto difficile. Indubbiamente la congiuntura internazionale non permette determinate scelte ad ampio respiro. È tuttavia altrettanto evidente che negli ultimi mesi abbiamo assistito a manovre economiche deludenti, inique, che si poggiano su di un contesto estremamente penalizzante, sia per cittadini (che subiscono una pressione fiscale del 43,6 per cento), sia per le imprese, tassate al 68,3 per cento. Irragionevole. E mortificante per le fasce più deboli: basti pensare che il Fondo per le non autosufficienze delle Marche è passato da 10 milioni a zero. E non certo per colpa della Giunta Spacca…”. Tutti i Paesi industrializzati sono in difficoltà. “Si, ma la situazione è diversa: pensi che in Germania la tassazione a carico delle aziende non raggiunge il 49 per cento. E noi abbiamo il terzo debito pubblico al mondo…”. Comunque Pesaro è sempre ai primi posti a livello nazionale tra i Comuni virtuosi. “È vero: abbiamo assorbito molto bene i tagli imposti da Roma, utilizzando l’avanzo di gestione per estinguere i prestiti. Abbiamo a nostra volta ridotto molte voci di spesa come i canoni di affitto relativi agli uffici pubblici. Poi il Comune di Pesaro ha intrapreso con successo la strada della gestione associata dei servizi. E siamo riusciti anche a stabilizzare i precari … Infine un’iniziativa della quale vado particolarmente fiero: non utilizziamo gli oneri di urbanizzazione per coprire le spese correnti, come pure la legge consentirebbe”. Cambiamo argomento: parliamo del Delle Noci manager. Se non sbaglio Lei, oltre ad essere direttore de “Il Maestrale” è anche responsabile di ipermercati nell’Est Europa. Ci parli un po’ delle differenze tra le diverse realtà.
“Il Maestrale è gestito da Cogest, responsabile anche di centri commerciali all’estero. Di questi, io mi occupo di Croazia, Russia e Romania. In Italia, oltre a quello di Senigallia, mi hanno “assegnato” come coordinatore La Spezia e Pescara. Relativamente alla grande distribuzione organizzata, il mercato italiano è molto qualificato, pur trattandosi di un fenomeno sorto in ritardo rispetto a Francia e Germania. La cultura è profondamente mutata anche nel nostro Paese, per cui si intravedono ancora buoni spazi di crescita, soprattutto nel Mezzogiorno”. E le prospettive della GDO nei Paesi dell’Est europeo? “Parlo naturalmente per i Paesi che conosco. La Croazia è cresciuta moltissimo ma attualmente risente della crisi economica. La Romania ha fatto il suo ingresso nell’Unione Europea da poco tempo, beneficiando di ingenti finanziamenti comunitari che le hanno consentito di svilupparsi rapidamente nel giro di tre-quattro anni. Poi è avvenuto uno sconvolgimento finanziario: la moneta corrente – il Lei – in circa tre mesi ha perso il 30 per cento rispetto all’euro (che in Romania è la moneta finanziaria): ciò ha condotto moltissime famiglie alla povertà e indotto numerose banche straniere ad abbandonare il Paese”. E la Russia? “Qui è un altro film. In questa terra vi è una cultura diversa da quella europea: vi è una grande capacità imprenditoriale avvolta, però, da una mentalità eccessivamente protezionistica. E poi c’è spesso la tendenza a mostrare una realtà diversa da quella che è: non a caso Mosca è chiamata la “vecchia signora truccata”…”. Nelle strutture che Lei dirige in questi tre Paesi, come sta andando il prodotto italiano? “All’estero il Made in Italy si fa pubblicità da solo. Cibo, moda, motori … tutto rappresenta la qualità, seppur con tonalità diverse a seconda delle caratteristiche dei singoli mercati. Ecco perché occorre una saggia politica in grado di sviluppare strategie che tengano conto delle peculiarità del Paese verso il quale è indirizzato il nostro export. Tutto ciò è possibile se l’azienda riesce a dotarsi delle giuste professionalità”. Torniamo a parlare della situazione italiana. “Come dicevo prima, il mercato della GDO ha raggiunto livelli molto buoni. Ma questo non basta più: abbiamo preso atto che anche da noi il consumatore cambia idea così repentinamente
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“Quello della fiscalità locale è sempre stato un problema molto serio. Oggi, purtroppo, è di drammatica attualità: lo Stato ha tagliato i fondi agli enti locali, per cui i Comuni sono quasi sempre nell’impossibilità di erogare servizi adeguati ai propri cittadini. A questo proposito ho organizzato proprio a Pesaro nei giorni scorsi insieme al collega di Ancona, un incontro tra tutti gli assessori comunali delle Marche, con l’obiettivo di confrontarci sui problemi che abbiamo di fronte, che l’ultima Manovra fiscale varata da Palazzo Chigi ha evidenziato ulteriormente. Però vorrei sottolineare questo: lo spirito che deve animare noi tutti amministratori locali dev’essere all’insegna dell’ottimismo, della proposizione. Da un problema può nascere una soluzione”.
“Immagino il centro commerciale come un punto di riferimento per gli abitanti di un territorio, come la piazza del paese” 21
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COVER STORY che anche le aziende devono stare al passo, cambiare strategie, prodotti, tempistiche, politiche commerciali… Insomma, su questo occorre una riflessione molto seria”. In che senso il consumatore è cambiato? “Si è fatto più attento, più consapevole dei suoi diritti, pretende molto di più rispetto a qualche anno fa. Si tratta di mutamenti in linea con l’affermarsi di nuovi stili di vita e di consumo. Dal canto suo, “Il Maestrale” ormai da tempo ha adottato una politica molto attenta non soltanto al consumatore, ma al cittadino”. In che senso? “Nel senso che il centro commerciale dev’essere visto come il vecchio negozio di quartiere, un punto di riferimento per la popolazione, un po’ come in passato era la piazza del paese. E, in uno spirito di solidarietà e di vicinanza verso i più deboli, il centro dovrebbe riuscire a mettere in piedi iniziative che coinvolgano il più possibile anziani, disabili, persone non autosufficienti”. Sappiamo che siete molto attivi in questo senso... “Da anni, in collaborazione con associazioni di volontariato del territorio, organizziamo trasporti gratuiti al centro commerciale delle persone non autosufficienti di Senigallia, senza alcun obbligo di spesa. Possono venire, visitare i negozi, passeggiare in galleria e tornare a casa sul nostro pulmino. Mi fa piacere ricordare che nel 2007 a “Il Maestrale” è stato assegnato un premio nazionale per le politiche sociali adottate”. Se non sbaglio, non è l’unico riconoscimento ricevuto. “Esatto. Nel 2006 abbiamo avuto un riconoscimento per le pubbliche relazioni e la pubblicità, mentre nel 2008 ci è stato conferito un premio alla professionalità mostrata nei confronti del territorio”. Le aziende della distribuzione come rispondono ai nuovi stimoli? “Non vi sono alternative: o ci si adegua velocemente, mostrando capacità di investire e di reinvestire, oppure il mercato ti penalizza. Occorre velocità di risposta”. Come riuscite a recepire i messaggi dei consumatori? “Attraverso l’analisi dei consumi, ma anche un’attenta attività sondaggistica. Le interviste ad intervallo lungo non sono più sufficienti”. Qual è il negozio-tipo de “Il Maestrale”? “Si tratta per la massima parte di catene, in franchising oppure in gestione diretta”. Italiane o straniere? “Quasi tutte italiane: Benetton, Geox, Kiko, Euronics, Blu Vacanze, ecc.”. Ci parli della struttura societaria che sta dietro “Il Maestrale”. “Come accennavo prima, il nostro Centro Commerciale è gestito da Cogest, leader in Italia in questo settore, con 40 centri commerciali - che complessivamente occupano circa due milioni di metri quadrati – ai quali si aggiungono le strutture situate all’estero. Cogest è ai primi posti al mondo quanto ad iniziative realizzate in centri commerciali. La galleria invece è di proprietà di Coiro, un fondo comune di investimento olandese”.
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Napolitano ... si racconta in esclusiva sulle pagine di MondoLavoro. Le Marche con gli occhi di chi ha fatto tanta strada senza dimenticare mai le proprie origini di A. Dachan
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ottoressa Napolitano, benvenuta sulle pagine di MondoLavoro. Il nostro mensile ama raccontare le Marche e i marchigiani. Che legame ha Lei con la sua terra d’origine? “Con la mia terra di origine, Chiaravalle, ho conservato rapporti di amicizia che risalgono all’adolescenza e di affetto con parenti e le loro famiglie che appartengono a generazioni più giovani della mia e poi a Chiaravalle c’è la tomba dei miei genitori, che purtroppo ho perso molto presto e ai quali ero profondamente legata. Tuttavia non posso dire di sentirmi “marchigiana” perché sono stata educata ad apprezzare le diversità, ad adeguarmi alle abitudini del luogo in cui mi trovo, a guardare alla sostanza delle persone: per questo non amo partecipare a quelle iniziative di associazioni regionali nell’ambito delle quali si esalta la propria appartenenza, il proprio cibo, le proprie usanze”.
quali sono le località marchigiane che ritiene in assoluto più suggestive? “Non so in quale contesto Giosuè Carducci abbia definito la regione “Benedetta di bellezza”, né io conosco tutte le località delle Marche, ma a quelle da Lei citate per la notorietà di grandi personaggi a cui hanno dato i natali, si potrebbe aggiungere Pesaro per Rossini, Jesi per Federico II e Pergolesi, Maiolati per Spontini, Macerata per Matteo Ricci: in varie occasioni mi capita di sentire esaltare la bellezza e la vivibilità di alcuni luoghi che, quando ero giovane, venivano considerati fuori dal mondo anche per le difficoltà del sistema viario e perché è cambiata la scala di valori che attira nelle Marche anche tanti stranieri, come la ricerca di tranquillità, il senso della accoglienza, la tutela di un patrimonio architettonico e paesaggistico che una buona amministrazione locale ha in linea di massima salvaguardato”.
Il Comune di Chiaravalle, la sua città natale, è famoso nel mondo per essere la terra di nascita di Maria Montessori; Recanati deve la sua notorietà a Leopardi, Urbino a Raffaello e così tante altre piccole e grandi località della regione. Come dire, a ogni colle il suo re? “È vero che il Comune di Chiaravalle è diventato famoso per essere la terra di nascita di Maria Montessori, l’unica donna, tra l’altro, finita su una banconota e che come dice Lei ogni colle ha il suo re e, aggiungo io, anche ogni pianura, ma deve convenire che tutti quei re, precedentemente citati, hanno avuto tanti problemi!”.
A proposito di Maria Montessori e del suo metodo, Lei è attiva e sensibile rispetto al tema dei diritti dell’infanzia e alla necessità che i giovani si sentano cittadini e protagonisti attivi della vita del Paese. In questo senso, che ruolo può avere, secondo Lei, la cultura? “Ritengo che per Maria Montessori bisogna distinguere tra il ruolo dirompente che all’inizio del secolo scorso ebbe la sua concezione della scuola primaria, basata su metodologie scientifiche secondo le quali la prima educazione avviene mediante il rapporto con le cose, per cui bisogna costruire un ambiente adeguato ai bambini che permetta loro di concentrarsi per conquistare proprie capacità creative e le diverse esperienze educative che si sono sviluppate in seguito nel nostro
Giosuè Carducci definì la regione “Benedetta di bellezza”:
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Appena dichiaro la mia origine marchigiana è un coro di apprezzamenti Paese: io che in questo attuale ruolo ho avuto modo di conoscere tante insegnanti e tanti bambini della scuola primaria, mi sono fatta l’idea che importante è avere un progetto educativo da portare avanti possibilmente con la collaborazione delle famiglie, ma senza competitività, che in quella fascia di età considero deleteria. Altra cosa sono poi i diritti dell’infanzia sanciti dalle Nazioni Unite, che riguardano temi molto più complessi. La cultura concorre sicuramente alla formazione dei giovani e all’acquisizione della consapevolezza del ruolo che compete loro nella società; tale consapevolezza può certamente maturare tramite lo studio ai fini di una specifica preparazione in vari campi del sapere, ma anche tramite il lavoro manuale: l’importante è che tutti abbiano la possibilità di partire da una
base educativa che permetta loro di individuare un ruolo soddisfacente nella società”. Le Marche sono una regione molto attiva: cultura, design, innovazione e ricerca. Dal Suo punto di vista, “da lontano” si percepisce la vivacità e la creatività che anima questo territorio? “Sull’attivismo delle Marche non ci sono dubbi e il mio punto di vista non è certamente “da lontano” perché appena dichiaro la mia origine marchigiana, sia in Italia che all’estero, è un coro di apprezzamenti sull’ingegnosità dei marchigiani. Anche nel nostro recente viaggio in Cina, visitando il padiglione dell’Italia all’esposizione universale di Shangai, è stato riconosciuto alla Regione Marche il ruolo più attivo e a Macao ho visitato con il vostro Presidente una mostra su Matteo Ricci che in Cina è considerato molto più importante di Marco Polo. D’altronde la cosa che mi ha sempre colpita fin da bambina è la capacità di lavoro a livello di ogni classe sociale e di ogni tipo di attività, soprattutto da parte delle donne. In contraddizione con quanto affermato all’inizio, ho finito per sentirmi “marchigiana”? Forse sì!”.
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Le Marche dei grandi raccontate da
Alceo Moretti
“La marchigianità è quella dote innata che fa essere fieri di ciò che si è, orgogliosi delle proprie origini, devoti alla famiglia, alla terra, innovativi, creativi e meticolosi nel lavoro, intraprendenti e ambiziosi, tenaci, vincenti e con un grande spirito di evoluzione” di A. Dachan
L’
uomo simbolo della storia delle Marche contemporanee, icona di idee e progetti di successo; il suo nome è sinonimo di comunicazione e modernità. Sua l’invenzione della comunicazione politica televisiva in Italia e l’idea di vendere Telemilano all’allora giovane imprenditore Silvio Berlusconi. Storici e di grande interesse i suoi “Incontri”; il suo salotto è una meta ambita da molti. Un libro racconta che in passato una copia della Gazzetta dello Sport gli salvò in qualche modo la vita… Conoscitore dell’Africa e dell’America, racconta a MondoLavoro uno spaccato della storia delle Marche. Dottor Moretti, come definirebbe la marchigianità? “Quella dote innata che fa essere fieri di ciò che si è, orgogliosi delle proprie origini, devoti alla famiglia, alla terra, innovativi, creativi e meticolosi nel lavoro, intraprendenti e ambiziosi, tenaci, vincenti e con un grande spirito di evoluzione: così si può descrivere la marchigianità. Basta ripercorrere con la memoria le singole storie degli imprenditori della regione, che con costanza e coraggio notevole hanno iniziato la propria attività usando le mani, rincorrendo un’idea, puntando sempre in alto, fino a raggiungere livelli d’eccellenza. Varrebbe la pena raccontare la storia di ogni singola azienda, perché dietro ai grandi nomi e ai grandi brand che oggi sono conosciuti in tutto il mondo ci sono percorsi significativi, singolari, in cui l’impegno, l’umiltà e il coraggio sono stati elementi caratterizzanti. Nei miei sessantacinque anni di carriera ho avuto occasione di spostarmi in diverse zone del mondo, dagli Stati Uniti al Brasile, dall’Argentina all’Africa, per non parlare dell’Europa: posso
dire che non ho trovato un solo Paese dove non ci fosse un imprenditore marchigiano che ha ottenuto successi e riconoscimenti di gran pregio”. Se Le chiedessimo di raccontarci la storia di alcune imprese marchigiane, da dove inizierebbe? “Abbiamo pocanzi menzionato il Brasile e mi viene in mente un pesarese, Italo Mencoboni. Mi trovavo in Brasile per un lavoro di consulenza presso una grande fabbrica di frigoriferi e ho voluto scoprire come ha fatto a diventare un grande partendo da enormi bottiglioni d’acqua per il caldo. Mi ha raccontato che la sua esperienza imprenditoriale è iniziata grazie ad un carretto trainato a mano, con il quale lui stesso andava prima dal fabbro, poi dal meccanico e dal vetraio, ognuno dei quali contribuiva con la sua specializzazione alla formazione dell’elettrodomestico. Sempre in Brasile ho incontrato Elio Francavilla, divenuto famoso grazie alle scatole da lui ideate, che oggi sono usate da tutte le industrie che hanno bisogno di contenitori. E cosa dire di Diego Della Valle, che oggi compra aziende negli USA, investe nella ristrutturazione del Colosseo e partecipa con capitale proprio al progetto ferroviario di Montezemolo? I suoi genitori erano operai: la madre lavorava da casa e forniva pezzi per una fabbrica. Si sedeva su uno scalino davanti alla sua abitazione e, chiacchierando con le amiche, cuciva scarpe. La passione per le calzature di qualità è nata proprio così. Una volta Diego Della Valle mi ha detto che il successo di tanti imprenditori della sua zona “è dovuto al Bar Luigi: se il barista raccontava che una certa azienda aveva comprato un
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“Non ho trovato un solo Paese al mondo dove non ci fosse un imprenditore marchigiano che ha ottenuto successi e riconoscimenti di gran pregio”
macchinario nuovo, l’altra azienda, per non essere da meno, ne comprava due”. So che Lei conosce anche la storia della nascita delle Winks… “Anche questa è una storia da raccontare. Tutto è partito da un’intuizione di Monsignor Pigini, che in Francia incontrò Igino Straffi. Ne apprezzò l’intelligenza e la creatività, così lo invitò a tornare in Italia. Insieme hanno messo in piedi un laboratorio, che in breve tempo ha soppiantato la Barbie e oggi, oltre
alla produzione di bambole e gadget di diversa natura, realizza anche film. Monsignor Pigini ha creato un centro tipografico grande e stampa per tutto il mondo, con milioni di copie l’anno, di cui un milione e 500 mila copie vanno alle scuole cinesi. Vuole sentire anche la storia di Fileni?”. Con vero piacere. “Fileni era un operaio giovane e amante della vita. Il sabato sera voleva andare a ballare, ma non aveva soldi. Così si è dato da fare: ha messo nel cortile di casa sua cinquanta polli e, passo dopo passo… Fileni è diventato leader del settore, con migliaia di dipendenti, fatturati notevoli e gli immancabili polli. Un altro leader con una storia geniale alle spalle è il patron di Energy Resources. Cappanera era ad Ancona e con alcuni amici parlava di una sua idea a proposito della Green Economy. Oggi la sua azienda è tra i primi produttori in Italia e in Europa nel settore fotovoltaico; in poco più di un anno è riuscita a raggiungere fatturati incredibili e può contare su uno staff di 120 dipendenti. Restando in ambito di idee vincenti non posso non citare Sergio Schiavoni, che ha iniziato la sua attività vendendo un apparecchio che funzionava come parafulmine. Oggi ha un impero e fornisce interni e delicate apparecchiature elettriche per navi da guerra. Ultimamente, poi, ha suscitato
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una grande attenzione con la sua nuova creazione. In Africa, lungo un gasdotto di 100 chilometri, che passa nelle zone più calde del continente, ha fatto installare impianti fotovoltaici distribuiti in diversi punti, che creano un clima ideale che permette al gas di continuare a scorrere in qualsiasi condizione”. Davvero geniale. Dalla sua panoramica emerge che gli imprenditori marchigiani hanno saputo sostenere e promuovere le proprie idee… “Le rispondo raccontandole questa storia: ero a Buenos Aires come consulente per i Magazzini Harrods. Mentre mi trovavo a pranzo con due dirigenti degli stessi Magazzini arrivò Battisti, il segretario della Camera di Commercio Italiana in Argentina, insieme a Bertozzini, che chiedeva di incontrarmi. Gli chiesi come mai mi volesse vedere e soprattutto perché fosse venuto fino in Argentina. Mi rispose che voleva vedermi perché sapeva che ero ben inserito e che intendeva espormi un suo progetto. Mostrò a me e ai miei commensali le foto delle pentole antiaderenti che aveva inventato e che voleva vendere nei Magazzini Harrods. I due direttori risero per la perspicacia di quell’uomo, che era partito da Pesaro senza alcuna certezza, se non quella di voler far conoscere le sue pentole ad un pubblico internazionale. Sa come è andata a finire? Nel pomeriggio Bertozzini aveva ottenuto un ordine di acquisto che avrebbe riempito con i suoi prodotti i Magazzini Harrods.
E visto che parliamo di pentole non possiamo non citare due grandi delle cucine italiane, Berloni e Scavolini. Il primo ha costruito la prima cucina nel giardino di casa sua, lavorando in mezzo a due alberi e mettendo un telone per ripararsi in caso di pioggia. Il secondo è nato come operaio, poi ha aperto un centro vendita a Manhattan, dichiarato dal New York Times il più bello in assoluto. Chiudo questa parentesi “tra i fornelli” citando Giampaoli, che oltre alle sue creazioni pasticcere di successo, è riuscito a ideare prodotti dolciari che si vendono anche in farmacia”. In chiusura, chi citerebbe tra gli imprenditori non del settore industriale? “Nando Filippetti, patron di Eden Viaggi e proprietario del primo cinque stelle nelle Marche, che ha iniziato il suo lavoro nel mondo dei viaggi e degli alberghi in veste di portiere di notte. Vorrei concludere in bellezza questa ampia panoramica parlando dei fratelli Guidi, che sono un esempio eccellente di idee che diventano progetti concreti, con la Sida per la formazione e le consulenze, Callworld, Mondolavoro e Maraviglia Travel”.
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FORMAZIONE
“Un’opera d’arte deve saper comunicare sentimenti” Tiberio Adami, presidente del Centro Sperimentale di Design Poliarte, sottolinea la necessità di uno scambio continuo tra scuola e mondo reale, anche nel settore del design e della creatività di I. Barone
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ottor Adami, dal 1972 il Centro Sperimentale di Design è un riferimento importante per i creativi e i professionisti del design: vuole raccontarci la sua storia? “Il Centro Sperimentale di Design Poliarte è tra i primi istituti in Italia ad essersi occupato di formazione nel settore del design, diffondendo soprattutto tra i giovani la cultura del design e facendosi artefice della formazione di progettisti capaci di entrare in processi produttivi altamente specializzati. Negli anni ha sviluppato una metodologia didattica innovativa e diversificata tra tecnologia e design, ergonomia e comunicazione integrata, con una vocazione al mercato e alle nuove professionalità”. La vostra offerta formativa comprende quattro corsi: come avviene la scelta del corso da seguire? “Negli incontri nelle scuole e durante gli open day, diamo direttamente ai ragazzi le informazioni adeguate per fare una scelta tra i vari corsi, aiutandoli spesso con suggerimenti dettati dalla nostra esperienza. Possono così capire sia cosa si andrà a studiare e soprattutto quale potrà essere il loro lavoro del futuro. I quattro corsi di studio triennali di design sono: Graphic, Fashion, Interior e Product. Maggiori dettagli si possono trovare sul sito poliarte.net”. Quanto conta per la vostra realtà la sinergia con il territorio, in particolare con le scuole e le aziende? “In questi anni Poliarte ha stretto importanti partnership con le aziende del territorio. La metodologia formativa prevede infatti periodi di alternanza studio-lavoro in cui gli allievi svolgono un periodo di stage all’interno delle aziende; una vera e propria formazione sul campo che spesso diviene una prima
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opportunità professionale. Importanti collaborazioni si realizzano poi attraverso i workshop, occasione per gli allievi per dimostrare la propria creatività e capacità progettuale alle aziende partner. I ragazzi lavorano con docenti e tutor e presentano concept particolarmente innovativi ed accattivanti. È il caso di dire che le aziende marchigiane hanno preso coscienza che la Poliarte rappresenta una risposta moderna ed efficace alle esigenze di specializzazione professionale che il mercato impone e che l’innovazione e il design costituiscono la valvola di sfogo contro la crisi della globalizzazione”. Quanti giovani formate ogni anno? Che tipo di percorso fanno? “Quest’anno i ragazzi che frequentano i nostri corsi triennali sono 170; la Poliarte è una realtà piccola e per questo flessibile ed adattabile alle esigenze delle aziende e degli enti partner. I nostri allievi realizzano un percorso triennale e alla conclusione ottengono un titolo che oltre ad essere valido nel territorio nazionale ed europeo è “spendibile” sul mercato del lavoro”. Come si può definire il design? “Rispondo citando Vilèm Flusser, uno dei primi studiosi della filosofia del design, il quale sosteneva: “è essenzialmente una questione di design, ossia della forma delle cose belle. La tecnologia raggiungerà traguardi eccezionali ma ai designer, creatori di bellezza, sarà riconosciuto un ruolo fondamentale nella società futura.” Un’opera di design deve saper commuovere, comunicare sentimenti, evocare memorie, sorprendere, trasgredire. Ecco quindi entrare in gioco il “creativo”, il comunicatore, il progettista di oggetti e di interni capace di unire
creatività a progetto, innovazione a metodo”. Molte aziende marchigiane sono diventate famose nel mondo per l’alto livello del design dei loro prodotti: si può parlare di una naturale predisposizione al bello? “I marchigiani hanno da sempre vissuto immersi nell’armonia delle forme e quando sono diventati industriali non potevano che produrre oggetti belli. Non solo le aziende marchigiane più note hanno fatto parlare delle Marche nel mondo ma anche piccole e medie imprese contribuiscono all’affermazione del Made in Italy con il valore aggiunto del design”.
www.poliarte.net
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FORMAZIONE “La collaborazione tra Unicam e Belumbury è frutto di un connubio piuttosto fortunato di interessi e competenze: l’imprenditore Stefano Maccagnani aveva intenzione di sviluppare un quadriciclo pesante innovativo e si è rivolto a noi e all’azienda Picchio perché nel nostro territorio sono già esistenti varie competenze nel settore dell’automotive. Con entusiasmo abbiamo accettato questa sfida: i risultati sono sotto gli occhi di tutti e rappresentano un punto di partenza per i giovani ricercatori che hanno partecipato al progetto e che hanno avuto l’opportunità di implementare le proprie competenze nel settore dell’automotive”.
Dal connubio tra Unicam e imprese nasce “Belumbury Dany” Presentata nei giorni scorsi presso l’Ateneo camerte, in occasione del convegno “Ricerca + Innovazione = Belumbury Dany”, la nuova citycar elettrica e termica che si propone come modello tecnologico per la mobilità sostenibile di G. Mascetti
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Prof. Flavio Corradini ProRettore Unicam alla Ricerca internazionale e trasferimento di conoscenze, competenze e tecnologie
a Belumbury, nuova casa automobilistica tutta italiana fondata a Roma dall’imprenditore torinese Stefano Maccagnani, ha infatti realizzato la sua prima vettura, DANY, con la collaborazione dei matematici della Scuola di Scienze e Tecnologie e degli architetti della Scuola di Architettura e Design “E. Vittoria” dell’Università di Camerino, nella versione termica ma soprattutto elettrica. Prezioso per il raggiungimento di un così bel risultato è stato anche il lavoro svolto dal Dipartimento di Ingegneria Elettrica dell’Università di Bologna e di alcune aziende italiane, prima fra tutte la Picchio Spa. DANY è una citycar made in Italy che unisce la praticità alla bellezza, l’utilità all’economia, la tecnologia al rispetto per l’ambiente, dimostrando che esiste un’alternativa ai sistemi attuali di mobilità urbana. Alternativa che non tiene in considerazione esclusivamente gli aspetti pratici del prodotto ma anche gli aspetti estetici, tecnici e tecnologici. Omologata come quadriciclo, DANY può comodamente ospitare al suo interno quattro persone e si caratterizza per l’ottima guidabilità e la sicurezza, a cui è stata riservata particolare attenzione. La Scuola di Scienze e Tecnologie di Unicam, ad esempio, durante la fase di progettazione della vettura Belumbury DANY, si è occupata soprattutto della sicurezza passiva, ossia di tutti quegli accorgimenti utili a limitare i danni agli occupanti in caso di urto.
Per informazioni: Ufficio Comunicazione Palazzo ducale – Piazza Cavour 62032 Camerino (Mc) Tel. 0737.402762 - Fax 0737.402100 comunicazione.relazioniesterne@unicam.it - www.unicam.info
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VITA DA MANAGER
“È il nostro carattere a determinare la nostra carriera” Jean-Pierre Sabbatini, General Manager della Delta Motors, concessionaria Mercedes-Benz e Smart per la Provincia di Ancona, racconta una carriera tra viaggi e nuove sfide di M. Palumbo
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ottor Sabbatini, una brillante carriera iniziata a 25 anni, una lunga esperienza alla multinazionale PSA Peugeot Citroen e poi l’arrivo in Delta Motors con i marchi Mercedes e Smart: vuole raccontarci gli inizi del suo percorso professionale? “Raccontare il mio percorso professionale significa ripercorrere alcune delle fasi più importanti della mia vita. Sono nato a Parigi da genitori marchigiani: a casa si parlavano sia l’italiano che il francese. Terminato il liceo mi iscrissi ad ingegneria elettronica, anche se in realtà questa non era la mia passione; all’epoca fui consigliato da mio padre e devo dire che gli studi sono andati sempre bene. La cosa interessante è che in Francia, ad ogni anno di studio, segue un periodo di tirocinio; così ho avuto modo di lavorare in Siemens, Thomson e anche in Snecma, che all’epoca costruiva i motori per il velivolo Concorde”. Un’esperienza significativa! “Sì, ma la svolta nella mia vita arrivò con l’ingresso in PSA Peugeot Citroen, da marzo a luglio 1991, per la tesi di laurea. Inviai la mia candidatura alla Direzione Tecnica della Peugeot a Sochaux (confini con la Svizzera) e mi presero. Curai un progetto di modellizzazione della sonda lambda NJK, finalizzato all’ottimizzazione dei consumi sulle vetture. Il progetto piacque, presi 19 su 20. Così il Gruppo PSA mi propose di lavorare per loro a Parigi. In quello stesso anno, però, dovevo prestare il servizio militare. Terminata l’esperienza alla scuola militare di Parigi, dove fui selezionato per collaborare nel servizio informazioni e relazioni pubbliche, potei entrare in PSA Peugeot Citroen, dove rimasi per 15 anni”. Ha ricoperto sempre lo stesso ruolo? “No, ogni due o tre anni affrontavo un progetto diverso: sono stato Responsabile di Organizzazione dal ’92 al ’94, poi, fino al ’97, ricoprii il ruolo di Responsabile Garanzia Internazionale. Nel 1997 diventai International Area Manager; nel 2000, seguendo la mia passione per il marketing e la comunicazione, diventai Responsabile Internazionale della Comunicazione pubblicitaria e promozionale. Dal 2003 fino al 2006, poi, ricoprii il ruolo di Responsabile Commerciale. Queste esperienze
mi permisero di mettermi in gioco, di viaggiare, di affrontare ogni volta esperienze e sfide diverse, in contesti diversi, con collaboratori nuovi. Nel 2007, infine, lasciai Parigi e la Francia e venni in Italia, qui ad Ancona, dove diventai (lo sono tuttora) General Manager della Delta Motors SPA, concessionaria ufficiale di vendita e di assistenza Mercedes-Benz e Smart per la provincia di Ancona”. Qual è stato l’elemento più determinante nella sua carriera? “Sono dell’idea che è il nostro carattere a determinare la nostra carriera: se si è desiderosi di lavorare, di affrontare nuove sfide, di imparare continuamente, si trova la forza di affrontare anche i cambiamenti meno facili. C’è un altro elemento che è molto importante: avere una persona che ti faccia da traino. Io ho avuto la fortuna di incontrare Philippe Delestre, all’epoca Direttore commerciale Internazionale per il marchio Peugeot, che ha compreso la natura del mio carattere e ha creduto in me, dandomi l’opportunità di fare sempre esperienze nuove, in Francia e all’estero. Il rapporto che si instaura in questi casi non è semplicemente quello tra un direttore e un collaboratore, ma quello tra due persone che si arricchiscono a vicenda e che si spingono l’uno con l’altro ad eccellere, facendosi coraggio a vicenda e trovando continuamente nuovi stimoli. Qualche anno dopo ho avuto un altro incontro decisivo, quello con Luigi Lucentini, titolare e presidente della Delta Motors”. Quindi dopo un successo, bisogna sempre puntare ad una nuova sfida? “Sì, bisogna sempre partire dalla propria esperienza e dalle proprie intuizioni, per creare una rete, perfezionando i piani necessari ad ottenere risultati sempre più importanti. Non bisogna mai sentirsi arrivati, ma guardare avanti ed essere pronti a scoprire il nuovo e a re-inventarsi. Lo provai sulla mia pelle, nel 2003”. Ce ne vuole parlare? “In quell’anno, fui identificato come alto potenziale del brand Peugeot all’interno di un gruppo di 15 persone, selezionate a livello internazionale. In partnership con la HEC (Haute Etu-
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de Commerciale) ogni mese seguivo una formazione intensiva all’interno di questa scuola di Management & Business. Si trattava di una parte teorica, ma soprattutto di una parte pratica, con problem solving e studi strategici. Il progetto su cui lavorai ebbe un notevole successo, il che determinò la mia scelta nella nuova direzione. Mi proposero di andare in Citroen, ma purtroppo quello non fu un bel momento. Io avevo una mentalità dinamica, aperta, giovane e quello non era il contesto ideale per me. È stato come se, dopo 15 anni di carriera brillante, il mio percorso avesse subito una battuta d’arresto”. Fu allora che incontrò Luigi Lucentini? “Esattamente. Io ero pronto a mettermi nuovamente in gioco, così, quando mi contattò Luigi Lucentini, decisi di accettare la sua proposta. Nel gennaio del 2007 giunse in Italia e insieme partimmo per questa nuova avventura. Iniziammo praticamente da zero. Dopo il fallimento della Mariotti abbiamo dovuto lavorare per ridare fiducia alla clientela e rilanciare il brand Mercedes, creando una nuova azienda, con nuovi collaboratori e offrendo un servizio al 360°. In tre anni abbiamo avuto una progressione costante della quota di mercato e cerchiamo di dare quotidianamente il miglior servizio ai nostri clienti riguardo sia alla vendita di vetture nuove ed usate che al post vendita”. Complimenti, davvero un bel percorso. Qual è il suo interrogativo più grande? “Non riguarda tanto me, quanto il futuro delle mie figlie, perché sono combattuto: qui nelle Marche c’è un’altissima qualità della vita, a discapito però degli sbocchi lavorativi che invece si potrebbero incontrare nelle grandi città. Se penso a loro voglio vederle viaggiare, fare esperienze diverse, avere scambi con altre culture e altri mondi. Il viaggio per me è stata un’autentica scuola di vita: ho visto la miseria nera e la ricchezza più sfrenata; ho incontrato persone che affrontano la vita e il lavoro in modo diverso. Questo mi ha dato senza dubbio grosse opportunità, consentendomi di ampliare la mia visione del mondo, di raffinare il mio pensiero. Ecco, se penso al futuro vorrei vedere le mie figlie, ma anche i giovani in generale, aprirsi al mondo ed affrontare le sfide con coraggio”.
Quali consigli si sente di dare a chi vorrebbe intraprendere la carriera da manager? “Sacrifici personali, spostamenti, esperienze integrate, cambiare spesso ruolo, lavoro, provare ad entrare in una multinazionale. Oggi il mercato cerca persone con esperienze diverse, perché da queste diversità nasce ricchezza. E poi direi loro di fare tesoro degli incontri che fanno perché, come è accaduto a me prima con Philippe Delestre e poi con Luigi Lucentini, quando ci si trova davanti a persone lungimiranti, che hanno esperienza e intuito, si possono vivere occasioni uniche, si riesce a tirare fuori la propria creatività e personalità e da loro si può imparare in continuazione”. Quindi bisogna avere elasticità e intraprendenza, non ambire alla poltrona… “Per un manager non deve esistere la concezione del posto fisso, bisogna avere la massima apertura mentale. Si deve essere pronti ad allontanarsi dalla famiglia (tanto con internet possiamo contattare chi vogliamo, in ogni momento) e a lasciare la città e il paese d’origine. Philippe Delestre mi diceva sempre: “Non ti innamorare mai di una casa”. Quindi la valigia deve essere sempre pronta, dietro la porta”. In questo momento la sua dov’è? “Dietro la porta, sempre. Se fossi solo partirei anche ora, ma non escludo di farlo più avanti, magari portandomi dietro anche la famiglia, andando verso il Brasile, l’India, la Cina, l’Africa o il Golfo arabico, verso quei nuovi mercati che sono in continua crescita, cercando di capire ogni volta la mentalità della gente del posto e prendere spunto da loro”. Parlando di viaggi, l’ultima domanda la dedicherei alle quattro ruote: qual è la sua auto preferita? “A livello sportivo senza dubbio la Ferrari. Ma oggi come oggi, anche pensando alla famiglia, direi un’auto spaziosa, sicura, con design originale e consumi ed emissioni ridotte. Nel 2011, Mercedes presenterà sei nuovi modelli, tutte con queste caratteristiche”.
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NUOVE PROFESSIONI
Professione Wedding Planner di M. Camilletti
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l matrimonio è un giorno indimenticabile. Si vorrebbe ricordare tutto: l’emozione, l’atmosfera, il crescendo di sentimenti, ma non lo stress e il lungo lavoro che si fa per organizzare l’evento. Anche in Italia, oggi si può contare su un professionista che renderà perfetto il giorno del sì, liberandovi da ogni preoccupazione: è il wedding planner. Ne abbiamo incontrato uno per voi: Pinto Stefano, dello Studio 360° Wedding Planner Signor Pinto, anche in Italia la figura del wedding planner è sempre più richiesta; ma in cosa consiste il vostro lavoro? “Ogni qualvolta viene richiesta la nostra consulenza, lo scopo che ci prefiggiamo è quello di comprendere le esigenze, anche le più stravaganti ed inusuali. Punto cardine del ruolo del wedding planner è l’ascolto, l’entrare in contatto con i sogni dei futuri sposi e non solo. Questo consiste nella progettazione di un matrimonio “completo” (a 360 gradi appunto), oppure nella cura di un solo dettaglio, un particolare, ritenuto predominante per la coppia. Rivolgersi ad un wedding planner significa risparmiare tempo, liberarsi da ogni affanno, ansia e preoccupazione, sia di carattere burocratico che organizzativo, significa vivere intensamente e soprattutto serenamente non solo quel giorno, ma tutto il periodo antecedente l’evento. Il nostro lavoro consiste nel realizzare i desideri della coppia, rendendo quel magico giorno assolutamente unico”. Come si diventa wedding planner? Serve più fantasia o più capacità di organizzazione? “Ad oggi, l’iter formativo e il riconoscimento istituzionale del wedding planner, risultano essere percorsi poco chiari. Esistono numerosi e costosi corsi, a mio avviso strumenti poco adatti per plasmare una figura così complessa. Un professionista in questo settore deve avere le competenze necessarie per approcciarsi a molteplici mondi. In questo senso - nella mia esperienza - la gavetta ha costituito uno step essenziale. Il connubio tra fantasia ed organizzazione è fondamentale. In questo lavoro non è sufficiente l’approfondita e vasta conoscenza del settore ma condicio sine qua non sono la personalità, la creatività e la cura del dettaglio. Tutti elementi dai quali non si può prescindere”.
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NUOVE PROFESSIONI
Cosa cerca chi si rivolge a voi: un consigliere prezioso? Un promemoria vivente? Qualcuno che metta in pratica le sue idee? Una mano magica che renda ogni dettaglio perfetto? “Empatia. Una caratteristica alla quale spesso non viene data la giusta rilevanza. Il giorno del sì è un evento fatto su misura per gli sposi; pertanto, chi si rivolge alla figura del wedding planner cerca principalmente la capacità di rendere reale quello che nasce come sogno. In questa realtà non c’è spazio per il concetto di produzione seriale, ogni dettaglio è progettato e concretizzato sulla persona. Autenticità ed unicità sono fattori determinanti per rendere l’esperienza esclusiva. A livello tecnico, invece, si evita il fattore di rischio. Il wedding planner cura con precisione non solo la scenografia e la coreografia, ma è problem solving per ogni eventualità e garante di sicurezza”.
tica la progettazione e curandone la direzione artistica”. Qual è, secondo Lei, il particolare che non deve mai mancare per il giorno del sì? “La serenità e la tranquillità degli sposi, frutto del nostro impegno. La filosofia portante del wedding planner è quella di farsi carico degli aspetti stressanti di tutta la progettazione”. Cosa consiglierebbe a chi desidera intraprendere questo mestiere? “È come realizzare un film: ci può essere anche il più fantastico dei cast, ma se il regista non è all’altezza, il prodotto finale non potrà mai essere al massimo. Visione d’insieme, stile, eleganza e precisione: una combinazione necessaria e vincente”.
Ci siamo da poco lasciati alle spalle la ricorrenza di San Valentino, con le immancabili promesse di matrimonio. Per chi ha risposto di sì, qual è il prossimo passo da fare? “Individuare, insieme agli sposi, un mood, una linea guida che sia il punto focale su cui basare l’intero matrimonio. Una volta definita questa prospettiva, si prendono in esame i dettagli, a partire dall’abito da sposa, fino alla realizzazione dei particolari per poi pianificare l’intero progetto richiesto dai nostri clienti. Un wedding planner non è colui che si mette a realizzare un centrotavola o comporre - fisicamente – una bomboniera, ma è colui che sa dirigere i professionisti del settore secondo quella che è la sua visione globale, mettendo in pra-
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CARRIERE E POLTRONE
Indesit, Inrca e Ce.Di. Marche, nuove nomine ai vertici In questa Rubrica presentiamo le novità principali relative a nomine ed incarichi in aziende marchigiane
Per comunicare nomine ed altre novità: mondolavoro@ggfgroup.it
Indesit Company, Grondona nuovo direttore delle Risorse Umane Dal 1° gennaio 2011 il genovese Gian Luca Grondona, 40 anni, è il nuovo direttore delle Risorse Umane di Indesit Company. Risponde direttamente all’amministratore delegato Marco Milani. Laureato in Scienze politiche e con esperienze lavorative in Fiat Auto, è entrato nel gruppo fabrianese nel 2001, ricoprendo ruoli di crescente responsabilità sempre nell’ambito delle risorse umane. Zuccatelli nuovo direttore generale dell’Inrca Dal 21 febbraio Giuseppe Zuccatelli è il nuovo direttore generale dell’Inrca, l’Istituto Nazionale di Ricovero e Cura per
Anziani. La nomina, di competenza della Regione Marche, ha avuto l’ok anche del Ministro della Salute Ferruccio Fazio. La procedura seguita è stata ritenuta opportuna dal Presidente Spacca in quanto l’Istituto, benchè abbia la sede principale nelle Marche, ha unità anche in altre regioni (Calabria, Lazio, Sardegna e Lombardia). Ce.Di. Marche, Grossi alla direzione generale Al Gruppo Ce.Di. Marche, operante nel settore della distribuzione alimentare organizzata nelle Marche e nella provincia di Teramo (con i marchi Superstore, Supermercato e Market) arriva un nuovo direttore generale, Francesco Grossi, che sostituirà Renato De Angelis.
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TEATRO
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OPERA
con il sostegno di:
nei giorni di spettacolo è possibile visitare la mostra:
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Provincia di Ancona
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main sponsor:
Ministero per i Beni e le Attività Culturali
sponsor:
Regione Marche
MUSICA
ARTE
BIGLIETTERIA Tel. 071 52525 biglietteria@teatrodellemuse.org www.teatrodellemuse.org
PER INFORMAZIONI Fondazione teatro delle Muse Tel. 071 207841
FONDAZIONE 59 DELLE MUSE TEATRO
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CONTRIBUTI E BANDI MARCHE > BANDO A FAVORE DEI DISTRETTI INDUSTRIALI E PRODUTTIVI “Decreto del Ministero dello Sviluppo Economico del 07/05/2010 – Favorire l’integrazione delle filiere, le reti d’imprese e le aggregazioni” Contributi in c/Capitale (limite max. di investimento € 450.000) per Consorzi, Contratti di rete e altre forme associative. Realizzare una forte azione sistemica tra le diverse aree distrettuali, filiere produttive e reti d’impresa, promuovendo l’offerta di servizi avanzati. SCADENZA 28/02/2011 > PROVINCIA DI PESARO-URBINO “Incentivi alle PMI per spese di consulenza” Contriubuto a fondo perduto (75% spese ammissibili MAX 12.000) per spese di consulenza e check-up aziendali finalizzati a diagnosi organizzativo/ gestionale e di posizionamento strategico delle PMI, favorire l’introduzione di innovazioni e la qualificazione dei modelli produttivi. SCADENZA 28/02/2011 > POR MARCHE FERS 2007/2013 “Legge 598/94 – Innovazione dei processi aziendali rivolto alle PMI” Contributi in c/Capitale (30% dell’investimento per Consulenze e servizi e max.20% per Immobilizzazioni materiali e immateriali) per PMI, Consorzi, Contratti di rete e altre forme associative. La misura intende promuovere il “made in italy”, la sostenibilità ambientale, il rafforzamento della funzione commerciale e dell’organizzazione aziendale. SCADENZA 03/03/2011 > POR MARCHE FERS 2007/2013 “Legge 598/94 art.11 – Ricerca Industriale e Sviluppo sperimentale rivolto alle PMI” Contributi in c/Capitale (35% dell’investimento) e in c/Interessi (max.10% delle spese ammissibili, a tasso 0%) per PMI, Consorzi, ATI e Contratti di rete. La misura
intende promuovere la ricerca industriale e lo sviluppo sperimentale al fine di favorire l’innovazione di prodotto e promuovere il capitale umano. SCADENZA 28/02/2011 > POR FSE 2007/2013 “Prestito d’onore regionale per la creazione di nuove imprese” Concessione di un finanziamento agevolato da parte della Banca delle Marche S.p.A.(max 50.000 euro – t.rif. 3,20%) da restituire in 6 anni e da utilizzare per fare fronte alle spese di costituzione, agli investimenti e alla gestione della nuova iniziativa economica; è ammissibile la costituzione di nuove attività d’impresa in tutti i settori di attività, ad esclusione dell’agricoltura e dell’industria del carbone. È ammissibile anche la rilevazione di un’attività già esistente purché non gestita da familiari. SCADENZA 31/12/2011 > FONDI DI GARANZIA E ACCESSO AL CREDITO “Contributi alle PMI per la riduzione dei tassi di interesse sui finanziamenti erogati dagli istituti di credito convenzionati” LEGGE 949/52 - contributo in c/interessi per le operazioni di credito artigiano (finanziamento MIN 10.329,14 MAX 500.000 euro, tasso agevolato fino al 70% t.rif.) + contributo a fondo perduto “una tantum” pari a 2% del finanziamento se garantito da una coop. artigiana di garanzia. LEGGE 240/81 - contributo in c/canoni per le operazioni di locazione finanziaria da parte delle imprese artigiane (finanziamento MIN 10.329,14 - MAX 350.000 euro, tasso agevolato pari al 60% t.rif) + contributo a fondo perduto “una tantum” pari a 1,5% del finanziamento se garantito da una coop. artigiana di garanzia BANDO APERTO EMILIA ROMAGNA > POR FESR 2007/2013 “Accreditamento istituzionale delle strutture di ricerca industriale e trasferimento tecnologico della regione Emilia-Romagna” È aperta la procedura di
presentazione delle domande di accreditamento Possono presentare domanda di accreditamento le Strutture espressamente dedicate, e aventi come ambito prevalente di attività la ricerca industriale e il trasferimento tecnologico, costituite da Università (anche attraverso loro centri), enti di ricerca, altri organismi di ricerca pubblici e privati oppure costituite presso imprese. SCADENZA 30/06/2011 > REGIONE EMILIA – ROMAGNA “Fondo di cogaranzia regionale per l’accesso al credito delle imprese” Il Fondo presta garanzie per le imprese (50-80% finanziamento erogato max 1.500.000 euro) a fronte delle seguenti operazioni: A) finanziamenti chirografari o assistiti da garanzia reale o aperture di credito, di durata non superiore a 120 mesi B) locazioni finanziarie immobiliari e mobiliari di durata non superiore a 120 mesi, effettuate per i progetti di investimenti C) operazioni di factoring di durata non superiore a 120 mesi BANDO APERTO FINO AD ESAURIMENTO RISORSE “ Sospensione dei debiti delle piccole e medie imprese verso il sistema creditizio” Accordo sottoscritto dalla Regione Emilia Romagna, dal Ministero dell’Economia, dall’A.B.I e dalle Associazione imprenditoriali.per la sospensione dei pagamenti delle P.M.I. nei confronti del sistema bancario, compresi quelli relativi leggi/interventi/ misure di incentivazione regionale. BANDO APERTO > LEGGE 49/1985 “Fondo di rotazione FONCOOPER” Finanziamenti agevolati (max. 500.000 euro) in favore di società Cooperative per la realizzazione di progetti finalizzati all’aumento della produttività o dell’occupazione, alla valorizzazione dei prodotti, alla razionalizzazione del settore distributivo, alla realizzazione o acquisto di impianti nel settore della produzione e della distribuzione
del turismo e dei servizi, alla ristrutturazione e riconversione degli impianti. BANDO APERTO > WE TECH OFF “Bando per la creazione di imprese innovative” Progetto per l’erogazione di servizi a favore di gruppi portatori di idee imprenditoriali e start-up tecnologiche nelle fasi di incubazione e avvio dell’attività. SCADENZA 31/12/2011 > FIDINDUSTRIA EMILIA ROMAGNA “Rilascio di garanzie a favore di imprese socie su finanziamenti erogati da banche convenzionate” Garanzia del 30% o del 50% del finanziamento erogato; tasso di interesse fisso o variabile; finalità a breve o medio-lungo termine. > CCIAA DI PARMA “Contributi per la sicurezza alimentare” Contributi a fondo perduto (25% spese ammissibili – MAX 3.000 €) al fine di sostenere le imprese che decidono di ottenere certificazioni nel settore agro-alimentare. BANDO APERTO “Contributi per la creazione e il consolidamento di nuove imprese” Contributi a fondo perduto (50% - max. 3.000 €) finalizzati a finanziare le future neo imprese nella fase precedente l’avvio effettivo dell’attività imprenditoriale. BANDO APERTO “Contributi per la realizzazione di un check-up economicofinanziario-gestionale ” Contributi in c/capitale (50% spese ammissibili – MAX 7.000 €) al fine di sostenere le PMI nel migliorare le proprie performance e le condizioni di accesso al credito. BANDO APERTO “Contributi per la formazione continua delle imprese” Contributi nella misura di 1.000 € a partecipante, pari al 25% dei costi del corso, al fine di favorire lo sviluppo economico, sociale e produttivo della provincia. BANDO APERTO
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“Contributi per la sicurezza e la tutela della salute negli ambienti di lavoro” Contributi nella misura del 25% delle spese per singolo intervento pari a max. 1.500 € al fine di favorire la tutela della salute e della sicurezza dei lavoratori. BANDO APERTO “Contributi per l’introduzione di sistemi di gestione per la certificazione aziendale” Contributi nella misura massima del 25% delle spese per singola certificazione fino ad un max. di 3.000 € ognuna al fine di stimolare processi di innovazione organizzativa. BANDO APERTO “Contributi a favore delle iniziative di consorzi di imprese” Contributi fino al 50% della spesa fino ad un max. di 20.000 € al fine di promuovere le realtà consortili della provincia e le attività da esse svolte a favore degli associati. BANDO APERTO “Contributi per la costituzione e lo start up di consorzi e cooperative” Contributi nella misura del 30% del costo di attrezzature per lo start up fino ad un max. di 1.800 €; il contributo copre interamente l’ammontare delle spese di costituzione. BANDO APERTO > CCIAA DI RAVENNA “Contributi per il miglioramento dell’accessibilità e della fruibilità delle attività e dei servizi” Contributi nella misura massima del 30% delle spese ammissibili sino ad un massimo di 3.000 € al fine di sostenere la realizzazione di progetti di investimento volti alla rimozione degli ostacoli che impediscono la mobilità all’interno delle attività per le persone in condizioni di disagio fisico e motorio. SCADENZA 30/04/2011 > CCIAA DI RIMINI “Contributi per la realizzazione di iniziative che abbiano come scopo la promozione del territorio e dell’economia provinciale” Contributi nella misura massima del 40% delle spese
ammissibili in relazione alla pertinenza con i programmi d’intervento. BANDO APERTO
finanziamenti bancari contratti dalle imprese stesse BANDO A SPORTELLO dal 5 LUGLIO 2010
> CCIAA DI FERRARA “Contributi in c/interessi per PMI giovanili” Interventi di credito agevolato finalizzati a operazioni di patrimonializzazione e consolidamento del debito (patrimonializzazione: 5% su max. 10.000 €; consolidamento del debito: 2,5% su max. 5.000 €). BANDO APERTO
> MINISTERO DELLO SVILUPPO ECONOMICO “Modalità di intervento nel capitale di rischio delle PMI” Partecipazione di risorse pubbliche in operazioni finanziarie che saranno proposte e gestite da soggetti intermediari (banche e intermediari finanziari). Gli interventi saranno mirati alle fasi iniziali della crescita delle imprese e nelle fasi di espansione, nel rispetto delle norme in materia di intermediazione finanziaria e di aiuti di stato. Le forme tecniche di intervento previste sono: A) Sottoscrizione di quote di fondi di investimento mobiliare di tipo chiuso (max. 50% ammontare complessivo fondo investimento) B) Coinvestimento in fondi di garanzia gestiti dai soggetti intermediari (max. 50% importo investito. Copertura pubblica perdite sottostanti:max.50% inv. garantiti) C) Strumenti finanziari in favore dei soggetti intermediari, destinati all’acquisizione di partecipazioni nel capitale di rischio delle PMI (max.50% importo investito) I BANDI SARANNO EMANATI DAI VARI ENTI CHE INTENDANO EROGARE AIUTI ALLE IMPRESE
ABRUZZO > REGIONE ABRUZZO “Contributi per le imprese artigiane LEGGI: 240/81 e 949/52” Contributi in c/interessi (spesa ammissibile max. 500.000 euro, contributo dal 35% al 100% tasso di riferimento) e in c/canoni (max 500.000 euro, dal 35% al 100% t.rif.) per attività di ammodernamento, ampliamento e ristrutturazione di immobili ovvero acquisti di macchinari o materiale. FINO 30 GIUGNO 2011 > PROGRAMMA DI SVILUPPO RURALE 2007-2013 “Programma regionale di Consolidamento delle passivita’ a breve” I debiti bancari a breve delle Piccole e Medie imprese abruzzesi, con scadenza entro i 12 mesi (ad esempio anticipi su fatture, scoperti di conto corrente), potranno essere consolidati in un finanziamento a cinque anni, il cui importo non potrà superare i 250mila euro. Il contributo spettante alle imprese è pari al 100% del tasso di riferimento indicato e aggiornato con decreto del Ministro dello Sviluppo Economico (che dal 1 ottobre 2009 è del 2,45%). BANDO APERTO NAZIONALE > DELIBERA CIPE 110/2008 “Aiuti di Stato per imprese in difficoltà” Salvataggio o ristrutturazione delle imprese in difficoltà attraverso la concessione di garanzia statale sui
> MINISTERO DEL LAVORO E DELLE POLITICHE SOCIALI “Bando a sostegno dell’inserimento occupazionale” Contributi per l’inserimento occupazionale a favore di micro e piccole imprese dell’artigianato e del commercio (turismo). Il massimo erogabile per ogni impresa richiedente il contributo è fissato in 25.000 euro. Il contributo all’inserimento occupazionale, avente natura di integrazione del salario lordo annuo convenzionalmente calcolato su 12 mesi a decorrere dalla data di assunzione/ trasformazione, può essere al massimo di 5.000 euro per ogni lavoratore. SCADENZA 31/03/2011
> “START UP IMPRESE INNOVATIVE” “Start-up Banca Marche” Finanziamento agevolato per avvio nuova impresa fino a 40.000 €. Sono ammissibili tutte le spese documentabili (es. fatture, contratti di locazione locali ecc.) connesse all’avvio dell’attività di impresa ad eccezione di quelle sostenute per l’acquisto di immobili e di autoveicoli ad uso privato per esclusivo trasporto di persone. Tutte le spese ammissibili sono da considerare IVA inclusa > LEGGE SABATINI “Agevolazioni per l’acquisto o il leasing di nuove macchine utensili o di produzione.” Contributo in c/interressi pari al 100%, ovvero abbattimento totale del tasso di riferimento a carico delle imprese acquirenti o locatarie. BANDO APERTO dal 9 NOVEMBRE 2009
Aldo Bruno, Enrico Picchio, Michele Sasso, Alessandro Stecconi, Marco D’Ascanio, Francesco De Nicola Divisione Strategia e Finanza d’Impresa Gruppo Sida T 071.28521 finanza@sidagroup.com
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CONSULENZA
Le strade del cambiamento Se continui a fare le cose alla stessa maniera, potrai raggiungere solo ciò che hai già raggiunto
“S
Luigi Franceschini, Counselor ad orientamento integrato, consulente delle cinque leggi biologiche scoperte dal Dottor Hamer, si occupa di comunicazione sia come strategia per risolvere problematiche personali e relazionali che nell’ attività lavorativa e aziendale.
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i narra che Alì Babà alla sua morte lasciò in eredità ai quattro figli 39 cammelli con l’indicazione che al primo figlio andasse la metà dei 39 cammelli, al secondo un quarto, al terzo un ottavo, al quarto un decimo. Di fronte a questo testamento i figli entrarono subito in un’accesa disputa: com’era possibile dividere in questo modo 39 cammelli? Mentre i figli stavano discutendo animatamente per trovare una soluzione si trovava a passare di lì un sufi, ossia un saggio errante con il suo cammello. Questi ascoltò il problema dei quattro fratelli e si propose di aiutarli. Scese dal suo cammello e lo aggiunse agli altri 39. Quindi iniziò la suddivisione dei cammelli sotto lo sguardo attonito dei fratelli: al primo figlio diede 20 cammelli (la metà), al secondo 10 (un quarto), al terzo 5 (un ottavo), al quarto 4 (un decimo). Infine montò sul suo cammello, che era l’unico rimasto, e ripartì, lasciando tutti sbigottiti e senza parole. Di fronte a questa storiella saremmo quasi portati, come i quattro fratelli, a credere che la divisione sia stata possibile grazie a un qualche intervento di tipo “magico”. In realtà il saggio non ha operato alcuna magia, ma si è limitato semplicemente ad applicare una logica matematica rigorosa, ossia aggiungere una “x” come si può fare nelle equazioni matematiche - in modo da rendere possibile un’ope-
razione che altrimenti sarebbe stata impossibile. Alla fine dell’operazione, poi, non ha fatto altro che riprendersi la “x”, vale a dire il quarantesimo cammello - che era suo -“ (Nardone-Mariotti-Milanese- Fiorenza, “La terapia dell’azienda malata” ). In questa storiella il sufi ha un ruolo strategico: in maniera pratica individua una soluzione fino a quel momento ignota. Nel mondo occidentale, questa figura può essere individuata nel Counselor: un professionista della relazione e della comunicazione interpersonale in grado di intervenire in casi di disagio personale, di coppia, di gruppo e in contesti aziendali. Attraverso attività pratiche e di analisi interna, questi porta il cliente all’esplorazione di contesti nuovi e spesso diversi, funzionali al superamento delle difficoltà. Cosa significa tutto questo? Normalmente il nostro modo di agire è dettato da certezze, indissolubili ed indistruttibili. Siamo portati ad agire ripetendo comportamenti a noi noti anche se non sempre efficaci. Una volta raggiunto un nostro equilibrio, per quanto precario, tendiamo a mantenere uno stato inalterato di abitudini ripetitive e consolidate che sono comunque fonte di sicurezze e certezze. Il problema sorge quando i comportamenti noti non sono più efficaci per il raggiungimento degli scopi prefissati. Separarsi dalle proprie abitudini equivale a separarsi
dalle proprie sicurezze, un po’ come quando ci si trova a percorrere le vie di una città senza cartina stradale, continuando a cercare quella via, “che tanto deve essere da queste parti, me lo ricordo!!” senza fermarsi a chiedere a un passante o consultare una cartina. Un bravo tecnico del cambiamento possiede gli strumenti per rompere gli schemi inefficaci in quel momento e per porre in essere strategie diverse. Aiuta a percepire la realtà non come unica ed oggettiva, bensì molteplice e variabile. Non è la realtà che cambia, è il nostro nuovo modo di percepirla che la trasforma. Maggiori punti di vista riesco ad avere di una situazione, maggiori sono le probabilità di successo. Questo vale sia per gli individui che per le realtà aziendali. Il mercato economico, finanziario e del lavoro ha dimostrato che nei periodi di grande crisi non sopravvive l’azienda apparentemente più solida, ma quella più dinamica, più flessibile. Quella che ha saputo modificare la rotta del timone e non ha esitato ad orientare le vele ai nuovi venti. Quella che, meglio di altre, ha saputo dialogare coi propri manager e dipendenti di fronte alle nuove prospettive del mercato. Ciò significa che, l’importante non è conoscere le verità più recondite ed i loro perché, quanto piuttosto, il come funzionano e come farle funzionare al meglio.
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Azioni anticrisi:
a Bologna ne hanno discusso manager ed imprenditori
“L
’economia oggi: tra debole ripresa dell’export e del PIL, il calo dell’occupazione e le azioni concrete anticrisi di managers e aziende”: è il titolo del convegno organizzato il 27 gennaio scorso a Bologna da Manager Ricerche, Unioncamere Emilia Romagna e Andaf. All’evento hanno partecipato in qualità di relatori Flavio Guidi (Presidente Gruppo Sida), Sergio Spirandelli
(Past President AIDP Emilia Romagna), Marco Padovani (Presidente Associazione Meccanica), Andrea Molza (Federmanager Bologna), Fabio De Masi (Direttore Finanziario CESI Scrl di Imola) e Guido Caselli (Direttore Area Studi e Ricerche Unioncamere RER). Secondo Mario Pantano, Presidente Manager Ricerche Direzionali e coordinatore dell’iniziativa, “l’obiettivo che ci eravamo prefissati col convegno per
dare un contributo concreto testimoniando azioni efficaci anticrisi attuate da aziende e manager, è stato ampiamente raggiunto”. Tra queste azioni utili, Pantano ha ricordato le best practices illustrate da Flavio Guidi, con particolare riferimento ai sostegni finanziari ed organizzativi alle imprese, i master per i giovani e i tirocini formativi delle aziende, l’utilizzo delle nuove frontiere del web e la creazione di reti
di imprese, soprattutto per competere all’estero.
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BORSA
Il firmamento delle marchigiane quotate In questa pagina presentiamo l’andamento di Borsa delle società marchigiane quotate
Biesse
ELICA
Segmento: Star Performance 1 anno: - 7,50 % Performance 1 mese: + 2,12 %
Segmento: Star Performance 1 anno: - 8,31% Performance 1 mese: + 9,97%
Trend:
Il titolo BIESSE segna un lieve rialzo mensile dell’ordine del 2%. In termini di performance relativa rispetto all’indice FTSE MIB, si registra una variazione negativa del -1,59% rispetto alla chiusura del 30/01. Il titolo ha fatto peggio del mercato. I volumi sono risultati pari a 143 mila pezzi scambiati, un valore superiore alla media settimanale. Ciò evidenza una discreta partecipazione da parte degli operatori. Trend di breve incerto.
Trend:
che nella rilevazione di Buone performance per il titolo ELICA, fine gennaio archivia un +10% sul mese precedente. Ulteriore indizio a favore del momento positivo è inoltre la performance rispetto all’indice FTSE MIB, con un + 5,9% rispetto alla chiusura del 30/01. I volumi sono risultati pari a oltre 450 mila pezzi scambiati, un valore superiore alla media settimanale. Probabile l’avvio di una fase a volatilità elevata. Trend di breve al rialzo.
Indesit Ord.
Poltrona FRAU
Segmento: Blue Chip Performance 1 anno: - 10,55% Performance 1 mese: - 0,25%
Segmento: Star Performance 1 anno: + 20,1% Performance 1 mese: - 2,86%
Trend:
Mese stabile per INDESIT COMPANY che ha mantenuto i valori di dicembre 2010. Tuttavia in termini di performance relativa rispetto all’indice FTSE MIB, si registra una variazione positiva dell’1,16% rispetto alla chiusura del 30/01. Il titolo ha fatto meglio del mercato. I volumi sono risultati pari a 510 mila pezzi scambiati, un valore superiore alla media settimanale, segno di un’alta partecipazione degli investitori e probabile avvio di una fase a volatilità elevata. Trend incerto nel breve.
Trend:
Mese in discesa per il titolo POLTRONA FRAU che perde il 2,9% su base mensile; inoltre l’ipotesi di nuovi cali troverebbe conferma nella performance relativa rispetto all’indice FTSE MIB, con un -1,44% sulla giornata di borsa precedente. Il titolo ha fatto peggio del mercato. I volumi sono risultati pari a 329 mila pezzi scambiati, un valore inferiore alla media settimanale, segno di una partecipazione decrescente da parte degli operatori. Possibile l’avvio di una fase a volatilità ridotta. Trend di breve al ribasso.
TOD’S Segmento: Blue Chip Performance 1 anno: + 65,17% Performance 1 mese: + 1,22%
Trend:
Sale il titolo TOD’S, che vede un incremento di prezzo per azione del +1,22%. Inoltre la performance relativa rispetto all’indice FTSE MIB registra una variazione positiva del 3,21% rispetto alla chiusura del 30/01, facendo meglio della media di mercato. I volumi sono risultati pari a oltre 310 mila pezzi scambiati: un valore elevato, che manifesta la forte partecipazione degli operatori e indica il probabile avvio di una fase a volatilità elevata. Trend al rialzo.
Rubrica a cura di Michele Sasso Divisione Strategia e Finanza di Impresa – Gruppo Sida m.sasso@sidagroup.com Tel. 071.28521
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Salone delle macchine ed attrezzature per l’enologia, il settore oleario e per l’attività vitivinicola ed olivicola orario continuato 9.00 - 18.30
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FEBBRAIO 2011 ro
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LA STORIA
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MERCATO IMMOBILIARE
Prima srl: una nuova sede per Ancona, “uguale, ma diversa” Inaugurato il nuovo ufficio alla Baraccola, un nuovo punto di arrivo e di partenza per la crescita dell’agenzia
U Il Prof. Armando Ginesi, Console onorario della Federazione Russa di Ancona; a sinistra: il titolare della Prima S.r.l. Stefano Quattrini
n gruppo di 15 professionisti, una struttura organizzata su tre sedi operative (Ancona, Chiaravalle e Jesi), 1.500 soluzioni nel portafoglio immobili, 2.500 richieste di acquisto e affitto da gestire, e tanta professionalità, competenza e passione. Partono da questi numeri le prospettive di crescita della Prima S.r.l., che venerdì 21 gennaio ha inaugurato la nuova sede di Ancona, in via I Maggio 22, alla Baraccola. Tra i numerosi ospiti e amici presenti citiamo il Professor Armando Ginesi - Console onorario della Federazione Russa di Ancona – che ha presenziato al taglio del nastro. “Il nostro obiettivo - afferma il titolare Stefano Quattrini - è di affermarci come agenzia di riferimento per il mercato immobiliare della provincia di Ancona”.
Ancona Via Valenti, 1 Tel. 071 2905445
Jesi Viale del Lavoro, 18 Tel. 0731 213743
Chiaravalle Largo Oberdan, 7 Tel. 071 7450691
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EDILIZIA
RILANCIO DELL’EDILIZIA, UN APPELLO AI COMUNI La nuova legge sul Piano casa prevede la possibilità di ampliare case ed edifici fino al 40 per cento. Per il Presidente del Collegio Costruttori della provincia di Ancona Paolo Alessandroni, la sua piena applicazione darebbe sollievo all’economia e all’ambiente. Ma dipenderà dalla politica e dalla burocrazia comunale.
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na delle poche prospettive di lavoro per le costruzioni e dei tanti settori collegati nelle Marche, risiede nella piena applicazione del nuovo testo della Legge regionale n. 22/2009, sugli ampliamenti edilizi, che aveva dato sino ad oggi scarsissimi risultati. I numeri della crisi del settore sono impressionanti, la produzione dell’edilizia è ormai, da tre anni, del 40 per cento inferiore agli anni precedenti, le stime per il prossimo anno sono di una accelerazione della perdita di posti di lavoro. Le imprese sono allo stremo: lo Stato e i Comuni, al pari dei privati, non pagano i lavori eseguiti, le banche non fanno più credito, i pochi appalti pubblici si
aggiudicano a prezzi stracciati, mentre l’impresa deve pagare regolarmente tasse e contributi, altrimenti è fuori dal mercato. Il cosiddetto “Piano Casa” del Governo, al quale la legge regionale dà oggi nuovo impulso, è quindi l’unico programma in corso volto a stimolare l’economia attraverso le costruzioni, come settore trainante; infatti il titolo della legge è “Interventi per il riavvio delle attività edilizie al fine di fronteggiare la crisi economica, difendere l’occupazione e migliorare la sicurezza degli edifici e promuovere tecniche di edilizia sostenibile”. La considerazione di base, ampiamente condivisa, è che spingendo l’edilizia e tutti i
settori collegati (legno, cave e cemento, impianti ed infissi, ceramiche, mobili ed elettrodomestici, attività tecniche e forniture di materiali, ecc), si rimetta in moto una grossa fetta di economia e quindi di Pil. In mancanza di fondi pubblici il piano orienta in funzione anticrisi il risparmio privato. I cittadini sono stimolati a migliorare la propria abitazione dal punto di vista sismico ed energetico, con la possibilità di ampliarla fino al 40 per cento. È incentivato anche il recupero di immobili dismessi o interi edifici anche non abitativi sui quali, in ragione dell’incentivo, è diventato conveniente intervenire. Ci sono state alcune critiche alla legge, dipinta come un’istigazione al saccheggio
e alla cementificazione del territorio. Riteniamo tali critiche in gran parte infondate; la legge consente infatti di intervenire solo sugli “edifici esistenti”, quindi con un irrisorio consumo di nuovo suolo. Al contrario le norme spingono alla riqualificazione, per avere edifici più sicuri in caso di terremoto e che consumeranno molto meno energia, con un evidente beneficio per l’ambiente. Alcuni Comuni purtroppo limitano fortemente l’applicazione della legge, o perché il loro piano regolatore esclude all’origine alcuni interventi, oppure perché hanno operato forti restrizioni in sede attuativa; evidentemente non ne hanno colto il carattere
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straordinario. Le legge è infatti rivolta a contrastare una gravissima congiuntura economica, non è una normale normativa edilizia cui dare attuazione con l’abituale ottica burocratica e vincolistica. Le novità introdotte con le ultime modifiche sono comunque molte: l’eliminazione dei precedenti limiti (di 200 mc nell’ampliamento su edifici residenziali e di 400 mq per gli edifici non residenziali); la possibilità di demolire e ricostruire con ampliamenti fino al 40 per cento; la possibilità di intervenire anche nei centri storici, con il recupero dei sottotetti ai fini abitativi e con
la demolizione e ricostruzione di edifici realizzati dopo il 1950; infine, entro certi limiti, anche in zona “parco” o a tutela integrale. Per fruire dei benefici della legge c’è tempo sino al 30 giugno 2012; è quindi importante che cittadini ed operatori verifichino presto tale possibilità con i propri tecnici di fiducia, o direttamente presso il Comune competente. Nei prossimi mesi il Collegio dei Costruttori di Ancona terrà aperto uno “sportello informativo” per cittadini ed operatori; esperti di estrazione pubblica e privata daranno
consulenza sull’applicazione della legge, con lo scopo di dare la massima accelerazione agli interventi possibili. Riteniamo in tal modo di dare un piccolo contributo al nostro sistema di piccola e media impresa, cioè alla “nostra” economia. La piena applicazione della legge è quindi questione di interesse generale, oltre che precisa volontà politica della nostra Regione. Essa tuttavia dipenderà, da oggi in poi, dall’atteggiamento dei Comuni e dei loro Uffici tecnici, ai quali chiediamo di eliminare vincoli inutili e di accelerare al massimo i tempi am-
ministrativi per l’avvio degli interventi; ciò potrà salvare tante piccole e medie imprese e molti posti di lavoro. Paolo Alessandroni Presidente del Collegio dei Costruttori di Ancona
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“Dietro una lingua ci sta una letteratura, e dietro una letteratura c’è un gusto, una civiltà. E l’Italia è grande perché vuol essere europea, non perché vuol vivere una sua gretta vita di provincia: quando si parla di romanità, si esprime con tale parola questa aspirazione all’influenza universale, non solo nel campo politico, ma anche nel campo culturale.” Luigi Russo, critico letterario 70
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Attrattività di investimenti stranieri: Italia maglia nera Secondo recenti dati diffusi dall’Ice (Rapporto Italia Multinazionale 2010), in ambito Ue l’Italia si classifica all’ultimo posto quanto ad attrattività di investimenti stranieri. Non solo: siamo sotto anche la media mondiale
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reoccupa in particolare il rapporto tra l’Ide (indice degli investimenti diretti esteri) e il Pil: con riferimento al 2009, in Italia si è fermato al 18,6 per cento, contro il 21 della Germania, il 42,8 della Francia, il 45,9 della Spagna e il 51,7 della Gran Bretagna. Andando a guardare i settori, notiamo che la maggiore attenzione degli investitori oltre confine si concentra sul manifatturiero, sul turismo e sulle attività legate al tempo libero.
Grafico 1 Fonte: Elaborazione dati UNCTAD/Associazione “Libertiamo” Il picco registrato nel 2000 dalla Germania è dovuto soprattutto all’acquisizione della tedesca Mannesmann da parte della britannica Vodafone.
Grafico 2 Fonte: Elaborazione dati UNCTAD/Associazione “Libertiamo” Nel Grafico 2 è riportato un riepilogo degli investimenti diretti in Italia negli ultimi 20 anni in rapporto a quanto avvenuto in due Paesi emergenti: India e Brasile.
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Grafico 3 Fonte: Elaborazione dati UNCTAD (dati in miliardi di dollari)/Associazione “Libertiamo”
Quali sono i fattori che incidono su tale stato di cose? Sono gli stessi che osservano le imprese italiane quando avviano processi di internazionalizzazione: fisco, burocrazia (come ad esempio l’ottenimento di una licenza), lentezza della giustizia, infrastrutture, normativa sul lavoro. In altre parole: facilità di fare business. A conferma di questo, andiamo a vedere che posto occupa l’Italia nella classifica che annualmente pubblica la Banca Mondiale con riferimento alla facilità di intraprendere un’attività economica (Grafico 4).
Grafico 4 Elaborazione dati Banca Mondiale/Associazione “Libertiamo”
Ma facciamo alcuni esempi: secondo la Banca Mondiale, aprire un’azienda in Italia comporta un costo pari al 17,9 per cento del reddito pro-capite annuo: un’enormità, se confrontato con gli Usa (0,7 per cento) e la Germania (4,7). Relativamente alla lentezza della giustizia, si veda il Grafico 5, che esprime il tempo (in giorni) necessario per la definizione di una controversia.
Grafico 5 Elaborazione dati Banca Mondiale/Associazione “Libertiamo”
Per non parlare poi della pressione tributaria: le nostre aziende vengono spremute per il 68 per cento dei loro profitti, contro il 48 della Germania, il 47 per cento degli Stati Uniti e il 37 delle imprese britanniche. Ma in Italia il fisco chiede non soltanto molto denaro, ma anche un forte investimento in termini di tempo: ben 334 ore sono destinate in media dall’azienda italiana per essere in regola con l’Erario, circa tre volte un competitor di Londra (103 ore).
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Renato Brunetta
Quanto costa tagliare la burocrazia? Lo chiediamo al Ministro per la Pubblica Amministrazione e l’Innovazione
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e analisi condotte dalle principali organizzazioni internazionali individuano nella complicazione burocratica una delle prime cause dello svantaggio competitivo dell’Italia nel contesto europeo e nell’intera area Ocse. Come è noto, la Commissione europea ha stimato per l’Italia una incidenza dei costi amministrativi derivanti dai diversi livelli di governo pari al 4,6 per cento del Pil, che equivale a un costo complessivo di circa 70 miliardi l’anno. È indubbio che, di fronte alla crisi, il peso degli oneri amministrativi sia ancora più intollerabile per le imprese e l’intero sistema Paese. Per questa ragione, tagliare i costi della burocrazia per le imprese e disboscare la giungla delle procedure è divenuto un impegno prioritario. Di fronte alla crisi, il Governo Berlusconi ha così impresso una forte accelerazione agli interventi di semplificazione amministrativa. Il “Piano per la semplificazione amministrativa per le imprese e le famiglie 2010-2012”, che ho presentato nel Consiglio dei Ministri del 7 ottobre 2010 e condiviso con le associazioni imprenditoriali, fornisce il quadro dei risultati raggiunti dal “taglia-oneri” (ne parlo più avanti) e definisce obiettivi, strumenti e piani operativi per intensificare e completare le attività in corso e conseguire entro il 2012 il traguardo di un taglio di oltre il 25 per cento dei costi della burocrazia. Una delle più importanti novità del Piano è rappresentata dalla logica di risultato: il successo si misura sull’effettiva riduzione degli oneri e dei tempi burocratici per le imprese. Per ciascun intervento vengono stimati i risparmi attesi e definiti i tempi e le responsabilità. I risultati raggiunti vengono verificati con il coinvolgimento delle associazioni imprenditoriali. Non vanno sottovalutate le difficoltà e le forti resistenze radicate nei comportamenti consolidati delle amministrazioni. Semplificare è un lavoro faticoso, che richiede determinazione e tenacia. Le norme e l’adozione di misure organizzative e tecnologiche sono indispensabili, ma non bastano: è essenziale un’attenzione nuova all’implementazione e alla comunicazione. Il risultato, infatti, non è pienamente raggiunto se non è
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effettivamente percepito dalle imprese. In coerenza con gli impegni assunti in sede comunitaria, è quindi ormai a regime il cosiddetto “taglia-oneri”: un’attività di misurazione e riduzione degli oneri amministrativi sulle Pmi, essenziale per tagliare in modo sistematico i costi della burocrazia. La misurazione è realizzata dall’apposita taskforce, coordinata dall’Ufficio per la semplificazione del Dipartimento della funzione pubblica, con la partecipazione delle associazioni imprenditoriali e l’assistenza tecnica dell’Istat. Essa consente di individuare le procedure e gli adempimenti più costosi da semplificare e di valutare l’efficacia di ogni intervento sulla base della stima dei risparmi. Con il “tagliaoneri” sono già state sottoposte a misurazione 71 procedure ad alto impatto sulle imprese, selezionate con le associazioni imprenditoriali: sono stati stimati costi burocratici per 21,5 miliardi di euro all’anno e adottati interventi di semplificazione in materia di lavoro, previdenza, prevenzione incendi e beni culturali che comportano un “taglio” stimato di 5,5 miliardi di euro l’anno. Il risparmio atteso a regime dalle attività previste dal Piano per il completamento della misurazione e riduzione dei costi burocratici è pari a circa 12 miliardi di euro annui. Ad arricchire il quadro dei numerosi interventi di semplificazione operativi o in itinere vi sono anche le misure adottate in materia di edilizia libera, SCIA e Conferenza dei servizi, da
Il fattore vincente di una politica di semplificazione è sicuramente rappresentato dall’ascolto e dal coinvolgimento delle imprese
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tempo attese dal mondo imprenditoriale. Con la manovra finanziaria è inoltre stata introdotta un’innovazione senza precedenti per l’Italia: il principio di proporzionalità per gli adempimenti amministrativi che verranno differenziati in relazione alla dimensione, al settore in cui l’impresa opera e all’effettiva esigenza di tutela degli interessi pubblici, in linea con le previsioni dello Small Business Act adottato a livello comunitario. Si tratta di una operazione nuova di semplificazione per le oltre 4.500.000 Pmi (delle quali il 95 per cento ha meno di 10 addetti) che consentirà, tenendo conto anche dei risultati della misurazione, di eliminare o semplificare adempimenti inutili o eccessivi per le Pmi sulla base del criterio di proporzionalità, di estendere l’autocertificazione e l’uso delle tecnologie. Il Ministero per la Pubblica Amministrazione e l’Innovazione è già al lavoro per la predisposizione degli appositi regolamenti, con il coinvolgimento delle amministrazioni interessate e delle associazioni imprenditoriali, che hanno indicato le prime aree sulle quali intervenire: ambiente, prevenzione incendi e sicurezza sul lavoro. Non è tutto. Il collegato alla finanziaria 2010 contiene numerose e importanti misure di semplificazione, tra le quali si ricordano la previsione della “Carta dei doveri delle amministrazioni pubbliche” per contrastare le molestie amministrative e assicurare l’effettività ai diritti delle imprese e dei cittadini, le misure in materia di privacy, il permesso di costruire online e l’estensione della riduzione degli oneri alle Regioni, agli Enti Locali e alle Autorità indipendenti. Inoltre, sono stati definitivamente approvati e pubblicati i regolamenti sullo Sportello unico e sull’agenzia delle imprese. Accanto all’impegno del Governo e a una nuova cooperazione tra Stato, Regioni ed Enti Locali, il fattore vincente di una politica di semplificazione è però sicuramente rappresentato dall’ascolto e dal coinvolgimento delle imprese e delle loro associazioni, che partecipano con grande impegno alle attività di misurazione e riduzione degli oneri e alla semplificazione per le Pmi. Renato Brunetta Ministro per la Pubblica Amministrazione e l’Innovazione
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Come evitare le sabbie mobili della giustizia italiana L’avvocato Romualdo Picozzi, consigliere Ordine Avvocati di Ancona e docente universitario a contratto, indica possibili soluzioni per risolvere la crisi della giustizia italiana con modalità alternative ed extragiudiziali di A. Tenan
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vvocato Picozzi, da cosa dipende la crisi della giustizia italiana? “Da molti fattori: la facilità con cui si possono instaurare giudizi ordinari per il riconoscimento dei propri diritti; il gran numero di leggi che devono essere applicate; la grande quantità di documenti prodotta in ogni processo; la cronica carenza di strutture; le manovre dilatorie, ancora oggi ben possibili e di fatto largamente utilizzate; una gestione del contenzioso civile che fatica ancora ad informatizzarsi; il conseguente arretrato che ingolfa le vie giudiziarie”.
la fiducia dei consumatori. Per i consumatori dei beni o gli utenti del servizio, è invece diseconomico avviare un’azione ordinaria, spesso per liti di modesta entità economica con costi certi,benefici futuri e incerti. L’impresa e il consumatore devono avere, dunque, un accesso più facile alla giustizia per la tutela dei propri diritti al fine di non alimentare anzi, per contrastare, quel pensiero diffuso per cui chi è più forte, chiunque sia, non può sottrarsi alle responsabilità perché il più debole non ha gli strumenti per far valere i propri diritti e quelli tradizionali sono costosi, lunghi e alla fine inutili”.
Non è cambiato qualcosa con le riforme recenti? “Nonostante gli interventi legislativi degli ultimi anni - che hanno privilegiato l’oralità, la concentrazione e l’immediatezza, con l’obiettivo di ridurre il numero dei procedimenti giudiziari (allo stato sono pendenti oltre 5 milioni di giudizi civili) - la disciplina processuale è rimasta complessa ed articolata. Il legislatore indubbiamente ha fatto la sua parte e anche i giudici e gli avvocati hanno fatto quanto era obiettivamente nelle loro possibilità per assimilare e gestire il nuovo modulo processuale, pur tra enormi difficoltà di carattere strutturale”.
Un rimedio? “La risposta a questi problemi potrebbe essere quella di lavorare come è stato fatto sinora: rafforzare le strutture, investire in risorse umane ed economiche e rendere il sistema giustizia un sistema efficiente in grado di dare risposte adeguate ai cittadini ed imprese. Di fronte a forme sempre più ampie e diverse di conflitto, è necessario dare spazio e diffondere modalità alternative ed extragiudiziali. La diffusione del consumerismo, da un lato, e dei conflitti seriali dall’altro, pongono ancora più all’attenzione del legislatore e delle istituzioni la necessità di promuovere l’azione di forme diverse, esterne al campo giudiziale, di risoluzione dei conflitti, che permettano alle parti in causa di pervenire a soluzioni condivise e proprio per questo vantaggiose. La promozione di tali modalità consentirebbe di percorrere più facilmente le strade alternative che contribuiscono ad alleggerire le strutture della giustizia e consentono di rafforzare competenze diffuse che potenziano le risorse umane e
Il problema giustizia investe anche il mondo dell’impresa … “Per l’impresa produttrice del bene o prestatrice del servizio spesso è insostenibile l’onere economico e di personale addetto per far fronte ad una miriade di controversie trascinate per anni nei vari uffici giudiziari. E questo le impedisce innanzitutto di elevare la qualità dei servizi ma anche di rafforzare
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“La conciliazione rappresenta un’opzione concreta a disposizione di chiunque (impresa, professionista o privato cittadino) abbia a che fare con una lite di natura commerciale”
culturali della comunità. In Italia la figura del giudice di pace prima e la previsione legislativa di organismi di conciliazione poi, hanno iniziato ad introdurre dei cambiamenti per cui prima ed in alternativa alle strade processuali più “tradizionali”, è possibile individuare oggi soluzioni più soddisfacenti per le parti interessate. Anche l’Unione Europea da tempo opera in questa direzione. È necessario quindi individuare modalità nuove per risolvere i conflitti, come gli strumenti di giustizia alternativa che possono essere la base di una nuova “educazione alla giustizia”.
soddisfacenti di gestione del conflitto. Non va poi dimenticato che la mediazione è largamente praticata nei Paesi europei, dell’America Latina e nei Paesi di diritto anglosassone. La mediazione, inoltre, grazie all’opera intelligente degli avvocati, può produrre effetti di rilievo sociale in tutti quei conflitti nei quali gli interessi delle parti possono trovare una ragionevole composizione in soluzioni riservate alla loro autodeterminazione e al loro controllo, anziché essere delegate al giudizio di un terzo nella rigida alternativa tra vincente e perdente (win/ lose)”.
In Italia i tempi sono maturi per introdurre modalità alternative? “Oggi anche in Italia, per gestire un contenzioso esistono strade diverse dal ricorso alla decisione di un soggetto terzo (il giudice e l’arbitro): dapprima timidamente, poi con maggiore audacia hanno iniziato a farsi spazio nel nostro Paese metodi di risoluzione delle controversie che scardinano le tradizionali abitudini e propongono una via diversa, privata e volontaria, per risolvere le liti. In particolare, la conciliazione rappresenta un’opzione concreta a disposizione di chiunque (impresa, professionista o privato cittadino) abbia a che fare con una lite di natura commerciale. Va detto però che l’obiettivo di affermare in modo completo e radicato l’uso della conciliazione resta sicuramente ambizioso. Si tratta infatti di scardinare dalla mentalità comune una cultura inutilmente e costosamente litigiosa e di innestarne una, del tutto diversa, nutrita dalla consapevolezza di costi economici e sociali del contenzioso tradizionale ed orientata verso metodi più efficaci e
Se ho capito bene, l’affermarsi dell’istituto della mediazione è dovuto a un diverso approccio culturale, oltreché tecnico? “In sostanza, dobbiamo affrontare un serio impegno culturale, etico e tecnico, che dimostri la sensibilità sociale degli avvocati e la loro attitudine ad interpretare le innovazioni nell’interesse dei cittadini. In tal modo il nuovo istituto potrà rappresentare anche un’opportunità professionale per una avvocatura gravemente coinvolta nella crisi generale della giustizia. Su questo versante, già nel 2008 il Primo Presidente della Corte di Cassazione, Vincenzo Carbone considerò la lentezza della giustizia “uno dei principali freni allo sviluppo produttivo dell’Italia, in quanto genera incertezza negli scambi e scoraggia gli investitori. In conclusione, il ruolo del legale torna quindi preminente sia per l’assistenza tecnica necessaria alla parte, perché è nella logica delle cose che ci si rivolga al professionista, esperto in materia giuridica, sia per la conduzione stessa da parte dell’avvocato del procedimento di conciliazione”.
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Consorzi e Centrali di Garanzia: la chiave per l’accesso al credito L’attuale momento di crisi economico-finanziaria sta determinando gravi difficoltà, rendendo ancora più problematico l’accesso al credito da parte delle Pmi: è aumentato il livello di selettività delle banche nell’erogare finanziamenti e sono diventate sempre più critiche le condizioni di accesso al credito di Enrico Picchio
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a indagini condotte su imprese di piccole e medie dimensioni emerge che la quota di Pmi che dichiarano di aver avuto difficoltà ad ottenere nuova finanza è pari al 28,9 per cento. Il quadro generale sembra quindi essere abbastanza chiaro: le maggiori difficoltà nei rapporti con il mondo creditizio si riscontrano soprattutto per le piccole imprese, e tali difficoltà, considerati anche i sempre più lunghi tempi di pagamento di clienti e committenti, contribuiscono ad aggravare la situazione di cassa di tali aziende. Il problema potrebbe presentarsi in maniera molto più accentuata al termine della fase più profonda della crisi, quando sarà importante presentarsi sul mercato per riottenere le quote perdute: la mancanza di risorse ed investimenti causerà allora la scomparsa di una quota consistente del tessuto produttivo italiano. Tali difficoltà rendono dunque quanto mai attuale la ricerca di canali alternativi per l’accesso al credito da parte delle piccole e medie imprese, soprattutto in considerazione del giro di vite imposto dagli istituti bancari a qualsiasi forma di finanziamento. In un simile panorama economico-finanziario, diventa dunque di estremo interesse l’analisi di soluzioni “altre”, in grado di apportare capitali all’interno delle società, consentendo a queste ultime, se non altro, di agire in una situazione di “non emergenza”. Data la natura finanziaria della crisi, sembra evidente la difficoltà del sistema creditizio nel fornire i mezzi necessari, soprattutto alle Pmi, per affrontare il difficile contesto attuale. Come possono essere supportate allora le imprese nell’accesso al credito?
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Una soluzione potrebbe essere rappresentata da consorzi e cooperative di garanzia e fidi: istituti generalmente costituiti fra operatori appartenenti allo stesso settore economico, spesso per iniziativa di una specifica associazione di categoria, al fine di agevolare l’accesso al credito degli operatori economici tramite la prestazione in forma solidale di garanzie sui prestiti concessi. Le centrali di garanzia possono dunque rappresentare l’ago della bilancia per il buon esito di operazioni di finanziamento: richiedendo la garanzia delle cooperative o del Fondo centrale di Garanzia (fondo che sostiene lo sviluppo delle piccole e medie imprese italiane concedendo una garanzia pubblica a fronte di finanziamenti concessi dalle banche) l’impresa non ha un contributo in denaro ma la concreta possibilità di ottenere finanziamenti senza garanzie aggiuntive e quindi senza costi di fidejussioni o polizze assicurative sugli importi garantiti dal Fondo. Queste operazioni diventano ossigeno vero e proprio in quanto l’intervento di tali Fondi diventa spesso fondamentale per avere il via libera su finanziamenti che le banche non sarebbero disposte ad accordare a imprese prive di merito creditizio. Proprio in questa direzione, dunque, dovrebbero concentrarsi gli sforzi delle Camere di commercio, delle associazioni di categoria, degli enti pubblici e delle banche stesse: le Centrali di Garanzia dovrebbero essere sempre più potenziate, magari alleandosi anche tra loro, superando le divergenze di parte al fine di dare un supporto sempre più concreto alle piccole e medie imprese che costituiscono il principale tessuto imprenditoriale italiano.
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“Puntare di più sul turismo” Per il Presidente di Unioncamere Alberto Drudi la nostra regione ha tutte le carte in regola per incrementare l’afflusso turistico dall’estero di L. Dattolo
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residente, le Marche attraggono gli stranieri? “Nelle Marche dobbiamo spingere molto sul turismo. Si sono fatti molti passi in avanti, ma la strada è ancora lunga. Vi sono milioni di potenziali turisti pronti a varcare i confini per ammirare le nostre bellezze, gustare i nostri cibi, visitare luoghi sacri. Questa è davvero una bellissima opportunità. Pensiamo ai cinesi: sono innamorati della nostra regione. Per non dire, poi, del bellissimo patrimonio costituito dai piccoli centri medioevali e rinascimentali, fino ai casali che popolano le nostre colline: antichi edifici spesso appannaggio di investitori stranieri”. Vi sono anche limiti: i trasporti, ad esempio … “La situazione infrastrutturale è un handicap che purtroppo accomuna la generalità delle regioni italiane.
La pretesa di vedere investitori stranieri nelle Marche deve necessariamente fare i conti con delle carenze obiettive, anche se non irrisolvibili. Certo che lo Stato dovrebbe fare la sua parte... Per le aziende del territorio, avere una dotazione infrastrutturale inadeguata comporta un incremento anche del 2-3 per cento sul costo complessivo del prodotto”. In regione si è sviluppato un discreto numero di imprenditori stranieri. Cosa ne pensa? “Sicuramente, un altro dato con il quale dobbiamo fare i conti è rappresentato dalla multietnicità anche nel mondo delle imprese. Un fenomeno al quale le Marche non sono estranee: pensiamo alle numerose aziende costituite e gestite da stranieri, anche extracomunitari. Ciò rappresenta anche una bellissima opportunità culturale, non soltanto economica”.
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“Catturare capitali stranieri abbinando business e turismo” Per fare questo, secondo il direttore di Confindustria Ancona Filippo Schittone occorre una strategia di sviluppo turistico adottata a livello comunitario. Perché? Proviamo a chiedere ad un cinese dove si trova Ancona… di M. Palumbo
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ottor Schittone, cosa ci può dire riguardo al grado di attrattività del “sistema-Italia”? “Concentrando l’attenzione sul territorio nel quale operiamo, la sfida che abbiamo di fronte è quella di promuovere prodotti e business per far entrare investimenti e persone nelle Marche. A questo proposito, però, è opportuno sviluppare il ragionamento su due binari: quello dell’accessibilità e quello dell’attrattività”. In che senso? “In termini di “accessibilità” occorre mettere nelle migliori condizioni possibili chi vuole venire in regione; e qui il tema delle infrastrutture è nevralgico. Serve uno sforzo di pianificazione ad ampio respiro. Sotto il profilo dell’attrattività, invece, la situazione ottimale si ha quando il visitatore arriva in regione anche per finalità di business. Così egli verifica con i propri occhi la
qualità dei prodotti, che vengono realizzati con precisione, etica, passione… L’ospite viene calato in una dimensione più ampia, comprendente il territorio e la comunità che lo abita: il che si traduce in una felice espressione: “qualità della vita” in senso globale. Quel che è certo è che dobbiamo incrementare la capacità attrattiva della regione e perché questo accada occorre innanzitutto un impegno forte delle Istituzioni che devono creare le basi su cui poi tutti debbono impegnarsi per amplificarne le capacità. Poi naturalmente, come in tutte le cose, le idee devono essere tradotte in fatti concreti”.
Ad esempio organizzando per i loro visitatori stranieri un mix di lavoro e relax: alcuni giorni della settimana passati in azienda e il weekend dedicato ad un tour nel territorio. È una validissima strategia di marketing territoriale, una best practice che potrebbe diventare da modello a metodo da applicare diffusamente.”
Secondo Lei c’è una consapevolezza diffusa di questa esigenza? “Nel nostro territorio vi sono aziende che già cavalcano questa logica, cercando di coniugare business e turismo.
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“Per lo sviluppo dell’economia occorrono infrastrutture efficaci” Il direttore didattico del MIRM Federica Seganti sottolinea la necessità urgente di dotare il sistema-Italia, da nord a sud, di opere infrastrutturali adeguate. Soprattutto per determinate tipologie di prodotti di M. Rossi
Federica Seganti, direttore didattico del MIRM – Master in Insurance & Risk Management, è docente presso l’Istituto Bocconi di Trasporti Intermodalità e Logistica e Economia dei Trasporti. Attualmente è assessore regionale del Friuli-Venezia Giulia
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ottoressa Seganti, quando si parla di infrastrutture, in Italia si parla di un problema… “Un problema che attraversa l’intero Paese, ostacolando tutte le economie regionali – seppure con una marcata accentuazione nel Mezzogiorno – è costituito dalla carenza di infrastrutture adeguate, che porta ad un aumento di costi per le aziende. Senza contare i tempi, che rappresentano un ulteriore handicap. È naturale che ciò penalizzi soprattutto determinate movimentazioni, che necessiterebbero invece di collegamenti viari, aerei e marittimi di altro tipo… È quindi altissimo il rischio che i prodotti provenienti dall’Italia finiscano fuori mercato”.
fronti dei cittadini e delle imprese: i costi della burocrazia sono eccessivi. Dal mio punto di vista un’efficace risposta ai problemi di cui accennavo può derivare dal federalismo. Le Regioni devono avere la possibilità di pianificare gli interventi, di definire le priorità e la fattibilità delle opere. È un aspetto fondamentale”. Però torniamo al punto di partenza: occorrono le risorse finanziarie… “Certamente. Ma si devono responsabilizzare una volta per tutte gli amministratori locali, che ne risponderanno ai propri cittadini”.
Ma per porre rimedio a tale situazione occorreranno decenni. “Lo Stato è esoso nei con-
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“Ricorrere di più alla Legge Biagi per non far scappare le aziende” Intervista a Giulio D’Imperio, consulente del lavoro e docente presso l’Università Telematica “Guglielmo Marconi” di Roma di M. Rossi
A
seguito della pubblicazione del Collegato Lavoro, se dovesse fornire un consiglio alle aziende, cosa direbbe? “Sicuramente quello di sfruttare al massimo la possibilità di certificare tutti i contratti in essere che sono riconducibili ad un rapporto di lavoro, per evitare spiacevoli inconvenienti in fase di ispezione”. Da alcuni dati pare che nel mese di ottobre e novembre siano diminuite le domande di cassa integrazione e qualcuno azzarda a dire che l’emorragia di posti di lavoro si è bloccata. Lei come la vede la situazione? “Nera, anzi nerissima. Premetto che sono pessimista per natura, però di fronte alla fuga di aziende produttive dal nostro Paese è naturale che ci sia una perdita di posti di lavoro. Il problema poi è che l’unica politica che si sta tentando di fare è quella di finanziare continuamente la cassa
integrazione, perché qualcuno ritiene, erroneamente, che questa sia la risoluzione di tutti i mali”. Invece…. “Invece occorrerebbe fornire opportunità alle nostre aziende, e non lasciarsele scappare. Basti vedere cosa sta facendo la Svizzera, che sta invitando aziende straniere ad investire sul proprio territorio, in cambio di agevolazioni fiscali, sgravi contributivi ed altro. Vorrei far osservare che la Svizzera sta facendo tutto questo pur avendo ad oggi un tasso di disoccupazione pari al 3 per cento; mentre l’Italia, che registra un tasso di disoccupazione pari all’11,50 per cento, può permettersi il lusso di lasciare andar via le aziende dal proprio territorio”. Si spieghi meglio…. “Non esiste una politica di sviluppo economico del Pa-
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ese che potrebbe far crescere l’occupazione. Esiste invece la capacità di dire che la colpa di questa situazione è da addebitarsi al mercato globale e in modo particolare all’ingresso dei cinesi. Mi chiedo, ma i cinesi solo in Italia sono arrivati? In Germania, che è in fase di crescita, i cinesi sono inesistenti? In Svizzera non ci sono cinesi? Per cortesia, finiamola, iniziamo ad essere seri e ad occuparci finalmente dei problemi reali del Paese. Finiamola di enfatizzare accordi come quello sottoscritto in Lombardia sull’apprendistato, avvenuto dopo oltre sette anni dalla legge Biagi. Vergogniamoci piuttosto per il ritardo con cui è stato stipulato! Basti pensare che un simile contratto, molto semplice ed efficace - chiamato “laboratorio scuola” – è stato introdotto con successo in Sudafrica ed Egitto. Si tratta di accordi stipula-
ti tra le scuole e le aziende, grazie ai quali i ragazzi vengono formati e allo stesso tempo dedicano parte del loro tempo al lavoro. In questo modo si raggiungono due obiettivi: scolarizzare ed istruire i giovani e fornire un minimo di sostentamento con il lavoro alle famiglie, che invece sarebbero costrette a far lavorare i ragazzi non facendoli andare a scuola”. Ritiene che in questo momento il lavoro ripartito, di cui lei si è occupato proponendone una soluzione applicativa, potrebbe essere utile? “Penso proprio di sì, quantomeno per ridurre i costi della cassa integrazione. E poi per le aziende potrebbe essere utile per non perdere il personale valido”.
Era importante chiedere chiarimenti in questo campo? “Credo di sì, anche se devo ammettere che sono ancora molto pochi quelli che rispettano le regole. Anzi, le posso dire che qualcuno ha pure affermato che avrei fatto bene a non produrlo questo interpello, perché ora, essendoci regole certe, non si può più sgarrare. Queste persone dimenticano che di fatto le regole c’erano già prima dell’interpello e che il quesito posto serviva solo a confermarle”.
Sappiamo che lei è l’autore dell’interpello n. 22/2010 sulle collaborazioni delle società sportive dilettantistiche.
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ILDOPOSHANGHAI
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coperta l’America, scoperta l’Australia, non restava che sbarcare sulla Luna. E poi? Poi l’umanità si è evoluta e grazie alla tecnologia oggi abbiamo il mondo a portata di click. La società prima si è globalizzata, poi glocalizzata e poi… il poi è ancora da scrivere. Di certo c’è che, se il mondo è diventato una grande vetrina, essere visibili e attraenti è diventata una scommes-
sa sempre più impegnativa. L’Italia delle arti e dello stile, delle naturali bellezze e delle città d’autore, ma anche quella della buona tavola, questa sfida l’ha già vinta. Non c’è turista che arrivi nel Bel Paese che non si dica “innamorato” dell’Italia e di tutto ciò che qui viene prodotto. Ma l’Italia economica, forse perché i soldi hanno meno fascino dei dipinti su tela, forse perché l’ingegno italiano a
volte è rimasto impigliato nelle tele della burocrazia, fatica a mantenere la competitività nei mercati stranieri. Un sodalizio tra l’Italia del bello e l’Italia economica costituisce sicuramente un’alternativa interessante. Un’unione di ingegno e redditività dall’alto potenziale, con cui “lo Stivale” potrebbe calciare elegantemente la concorrenza straniera.
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EXPORT MARCHE, SI È CHIUSO UN BIENNIO NERO Dai dati diffusi dall’Istituto per il Commercio Estero emerge un quadro complessivamente negativo per le esportazioni italiane. Il segno meno peggiora per le Marche, che “pagano” una struttura fortemente manifatturiera e distrettuale
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l Rapporto Ice 2009-2010 ci affida dei dati attorno ai quali è doverosa una riflessione. Nel corso del 2009 si è registrata a livello mondiale una contrazione delle esportazioni, che ha interessato anche i Paesi asiatici export oriented. Ciò nonostante, la Cina ha sorpassato la Germania nella classifica dei Paesi esportatori. Sul podio, al terzo posto, gli Stati Uniti. A subire maggiormente i contraccolpi del calo dell’export sono stati i Paesi esportatori di petrolio (soprattutto medio Oriente e Russia), che hanno registrato una diminuzione di circa il 30 per cento. E l’Europa? Il calo delle esportazioni è stato in linea con la media mondiale. Sul fronte delle importazioni, hanno sostanzialmente “tenuto” la domanda i Paesi africani – escluso il Sud Africa – e il mercato mediorientale, ma anche l’Asia in genere ha registrato una flessione del-
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le importazioni più contenuta rispetto alla media mondiale, soprattutto grazie alla Cina. Il calo maggiore delle importazioni è avvenuto nei Paesi più industrializzati. Se da un’analisi dell’andamento import-export a livello mondiale e nazionale ci spostiamo a leggere i dati forniti dall’Ice con particolare riferimento al contesto marchigiano, notiamo come la nostra regione nel biennio appena trascorso abbia sofferto più di altre della generale contrazione delle esportazioni. A conferma di ciò basti pensare a un dato: nel 2008 le Marche sono state la seconda regione italiana per calo
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delle esportazioni, e nell’anno successivo la seconda nel Centro-Nord. La provincia che ha esportato di più è Ancona, seguita da Ascoli Piceno e Pesaro Urbino; fanalino di coda Macerata. Quali i settori più colpiti? Senza dubbio il comparto delle calzature, che ha registrato una flessione delle esportazioni del 22,4 per cento: un dato sul quale hanno profondamente inciso il mercato russo (con un calo del 38,8 per cento) e statunitense (-34,2 per cento).
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INTERNAZIONALIZZAZIONE
LE MARCHE SEMPRE PIÙ VERSO CINA E RUSSIA Secondo un sondaggio effettuato per MondoLavoro da Call World – GGF Group, società specializzata in indagini di mercato, il mercato del gigante asiatico è stato sinora poco esplorato dalle pmi marchigiane rispetto alle sue potenzialità
Il sondaggio effettuato questo mese si concentra sul grado di internazionalizzazione delle imprese operanti in regione, di tutti i settori merceologici: dal tessile-modaabbigliamento al mobile, dal settore gomma-plastica alla meccanica, dall’agroalimentare all’elettronica. Quanto incide l’export sul
Da quanti anni opera all’estero? Internazionalizzazione e Pmi marchigiane, un rapporto antico: quasi la metà delle aziende intervistate (46 per cento) opera all’estero da almeno vent’anni. La percentuale sale al 78 per cento se si considerano le Pmi con almeno dieci anni di esperienza oltre i confini nazionali.
fatturato delle Pmi marchigiane? E le prospettive? Una domanda riguarda poi i soggetti deputati ad approcciare processi di penetrazione di mercati stranieri: a chi va la fiducia delle nostre aziende?
da 10 a 20 anni 32%
meno di 5 anni 8%
da 5 a 10 anni 14%
da 20 a 30 anni 27% da più di 30 anni 19%
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“
Intervista cati rivolta ad un campione di 350 aziende marchigiane”
Qual’è la quota dell’export sul fatturato? Una regione vocata all’export: per il 70 per cento delle aziende coinvolte nella nostra indagine, più di un quarto del proprio fatturato deriva dalle esportazioni.
oltre il 51% 39% non risponde 3%
inferiore/uguale al 10% 15%
tra l'11% e il 25% 12%
Come prevede la percentuale dell’export sul fatturato nel 2011? Il 2011 si apre all’insegna dell’ottimismo: soltanto una piccolissima quota degli intervistati (pari al 3 per cento) prevede per quest’anno che l’export diminuirà la propria incidenza sul fatturato complessivo.
non risponde 2% in diminuzione 3%
tra il 26% e il 50% 31%
stabile 54%
in aumento 41%
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23,66%
Esperti in internazionalizzazione
11,83%
Camere di commercio / Aziende speciali
9,68%
ICE
9,68%
Società di consulenza
6,45%
Consorzi
2,15%
Banche
1,08%
Enti pubblici
29,03% *
Altri soggetti
6,45%
non risponde
0,00%
5,00%
10,00%
15,00%
20,00%
25,00%
30,00%
*Di cui: agenti: 9,68% soggetti interni: 13,98% contatti occasionali: 1,08% esperti aziendali: 1,08% soggetti interni e distributori: 1,08% soggetti interni e partners locali:1,08%
A chi si affida per l’internazionalizzazione? Non sono poche le aziende che si affidano a collaboratori interni (circa il 16 per cento del campione). Un’altra considerazione che emerge in maniera netta: vi è la consapevolezza che in tema di internazionalizzazione sia necessario l’affiancamento di soggetti specializzati.
41%
Moda e tessile
25%
Casa e arredo
12% 12%
Prodotti di gomma e plastica Meccanica
11% 9%
Agro-alimentare Prodotti di metallo e non
9%
Altro
6% 5%
Commercio, distribuzione e logistica Elettronica e informatica
4% 3%
Cosmesi Turismo
2% 2% 2% 2%
Prodotti editoriali, audiovisivi e multimediali Chimica farmaceutica Mezzi di trasporto Telecomunicazioni
0
0,05
0,1
0,15
0,2
0,25
0,3
0,35
0,4
0,45
In base al suo ambito operativo e/o ai settori a Lei contigui, quali sono i settori di maggior interesse per la Sua azienda? I settori attorno ai quali si concentrano maggiormente gli sforzi di internazionalizzazione ricalcano sostanzialmente la caratterizzazione “distrettuale” della nostra economia: moda e tessile (che comprende tutto il settore calzaturiero), mobile ed agroalimentare rappresentano circa il 77 per cento del totale.
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80%
Paesi EU
40%
Russia
30%
Altri paesi europei
26%
Medio Oriente
22%
Nord America
18%
Estremo Oriente
17%
Oceania e altri territori
17%
Nord Africa
15%
India
14%
America Latina
11%
Cina
10%
Altri paesi dell'Africa
0
0,1
0,2
0,3
0,4
0,5
0,6
0,7
0,8
In quali mercati avete sviluppato maggiormente i vostri business? Sinora l’export marchigiano ha interessato prevalentemente l’Europa e la Russia, seguite dai paesi arabi, dagli Usa e dall’Estremo Oriente: non però Cina e India, che non occupano le prime posizioni.
30%
Paesi EU
23%
Cina
22%
Russia
15%
Nord America
14%
America Latina
14%
Medio Oriente
12%
Altri paesi europei
10%
Estremo Oriente
10%
India
8%
Nord Africa
3%
Altri paesi dell'Africa
1%
Oceania e altri territori
2%
non risponde
0
0,05
0,1
0,15
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0,3
0,35
In quali mercati avete intenzione di sviluppare maggiormente i vostri business? In prospettiva, invece, le Pmi marchigiane guardano con estremo interesse, oltre all’Unione europea, al mercato cinese.
a cura di GGF Group via Albertini, 36 - Blocco I1 60131 Ancona f.digiulio@callworld.it
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Per Flavio Guidi, fondatore del Gruppo Sida, l’introduzione in azienda di un export temporary manager può costituire una formula vincente anche per le Pmi
“EXPORT, PER LE PMI NON È PIÙ UN MIRAGGIO” di G. Mascetti
C
Flavio Guidi Fondatore Sida Group
he cosa determina la propensione di un’azienda ad esportare: il prodotto, il prezzo o altri fattori? “Lavorare per l’innovazione di prodotto e di processo per aumentare la competitività verso l’estero di un’azienda o di un sistema, è una condizione necessaria ma non sufficiente. È la struttura del sistema produttivo che concorre maggiormente a caratterizzare la predisposizione di un sistema economico verso l’esportazione. La competitività, oltrechè di prodotto e prezzo, è fatta anche di capacità, attitudine e cultura”. In che senso? “Le faccio un esempio: è noto che un’azienda di grosse dimensioni può affrontare progetti di sviluppo verso l’estero con maggiore agilità rispetto ad un’azienda di dimensioni medio-piccole. La struttura italiana è fatta prevalentemente da medie e piccole aziende (spesso a
compagine familiare), le quali presentano svariati vincoli all’esportazione”. Ad esempio? “Una limitata disponibilità di risorse economiche e finanziarie da investire per un progetto di penetrazione commerciale all’estero; una scarsa conoscenza del territorio da esplorare; un’organizzazione aziendale spesso insufficiente culturalmente e managerialmente a gestire un’attività di scouting, l’avvio di nuovi rapporti e la gestione degli affari che ne derivano. Spesso il management di vertice non ha materialmente il tempo oppure le necessarie competenze – pensiamo alla lingua straniera - per affrontare un’attenta gestione di progetti di conquista territoriale. Senza dimenticare, poi, che non raramente mancano le motivazioni alla raccolta di informazioni e quindi di opportunità: si nota, in altre parole, una scarsa attitudine e un limitato spirito di conqui-
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sta e di crescita”. È per questo che Lei parlava di attitudine e cultura? “La cultura, la preparazione, la dimensione e la vocazione spesso non garantiscono al sistema l’efficienza e la sufficienza alla propensione all’esportazione. Il sistema azienda italiano dispone, nell’ambito organizzativo, di una funzione commerciale estero non sviluppata, che non dispone di risorse economiche e finanziarie adeguate destinate alla strutturazione e allo sviluppo di questa funzione”. Cosa suggerisce al riguardo? “Bisogna dare sostegno ai processi di sviluppo organizzativo delle singole aziende, facendo in modo che sviluppino la funzione commercio o marketing estero. Dare sostegno a quanti siano disposti a creare società per la commercializzazione con l’estero (Trade Company), nonché sostenere lo sviluppo dei servizi
avanzati, l’orientamento e la formazione dedicate ad attività legate ai rapporti con l’estero”. Chi dovrebbe farsi carico di queste attività di supporto? “Le istituzioni e le banche, anziché sostituirsi alle aziende nell’attività di sviluppo commerciale con l’estero, con iniziative spesso infruttuose e diseconomiche, dovrebbero destinare le risorse disponibili concedendo contributi, anche consistenti, direttamente alle aziende. Significa contribuire in modo consistente a progetti di strutturazione organizzativa aziendale relativa alla funzione commerciale estero, a concorrere al finanziamento di progetti relativi alla penetrazione commerciale oltre confine, a contribuire - anche intervenendo sul capitale di rischio - per la creazione di società specializzate nella commercializzazione con l’estero. Lo sviluppo della funzione commerciale estero
andrebbe ad accrescere l’attitudine a percepire e cogliere le opportunità che i mercati stranieri stanno e andranno sempre di più ad offrire”. In concreto? “Le istituzioni dovrebbero favorire la creazione e lo sviluppo di società private di servizi avanzati con l’estero, contribuendo ai loro start up, partecipandovi anche finanziariamente al capitale di rischio, nonché finanziando progetti di strutturazione e sviluppo”. Vi sono mercati che hanno risentito meno della crisi? “Ricordiamo che la domanda mondiale è in espansione. Mercati come Polonia, Turchia, Egitto, Brasile, Vietnam, Cina e Turchia offrono attualmente ottime opportunità di sviluppo commerciale”. Dal punto di vista operativo come si può sviluppare la funzione marketing e commercio con l’estero?
“Introducendo manager (del settore e non), con esperienza pluriennale di affari con l’estero, conoscitori dei prodotti, dei mercati, delle strutture distributive e delle reti commerciali estere. Introducendo giovani opportunamente formati, con un’alta propensione a sviluppare la loro professionalità con l’estero”. Quali sono le figure professionali più adatte? “Ritengo che l’utilizzo della figura dell’export temporary manager attualmente sia una formula vincente, per una serie di motivi: flessibilità, limitazione del rischio e verificabilità delle professionalità del candidato”. Cosa pensa delle strutture pubbliche che operano a sostegno dell’esportazione? “In merito alle strutture di supporto pubbliche (o parapubbliche) ho già espresso prima la mia opinione”.
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DOSSIER Quindi sono enti inutili? “In assoluto tutto è utile. Il problema è quello di capire se si tratta di realtà adeguate a svolgere una funzione di supporto o di implementazione. La funzione di export manager o country manager è un’attività intensa, di disponibilità, di mobilità, di sacrificio, da svolgere personalmente in modo determinato, con un unico obiettivo: la vendita. Almeno per 150 giorni l’anno, un commerciale estero deve vivere con la valigia
in mano e andare in giro per il mondo saltando da un aereo all’altro con il compito di acquisire ordini per l’azienda. Lui sa che su ciò viene costruito il suo compenso e si verifica l’utilità della sua professione. Se all’interno di una struttura non vi è una leadership con obiettivi chiari, determinati e legati alla vendita, non ci sono le condizioni perché un’attività professionale di cui sopra possa essere espletata. Ne consegue che tutti i costi sostenuti
per mantenere strutture di supporto di questo tipo, non trovano il loro ritorno in termini di efficacia economica. Inoltre la conquista di nuovi mercati deve avere un carattere quanto più personale, nel senso che dev’essere concentrato su di una specifica gamma di prodotti. Da qui l’ambiguità e l’insuccesso delle attività consortili”.
rete può rappresentare un primo passo di sviluppo culturale verso la formula della Trade Company, ma rischia di rimanere un palliativo se non è seguita da contributi su progetti di innovazione organizzativa aziendale e progetti di innovazione dei mercati, soprattutto esteri”.
Cosa pensa del contratto di rete? “La formula del contratto di
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Per Filippo Schittone, direttore di Confindustria Ancona, per facilitare i processi di internazionalizzazione delle Pmi occorre promuovere aggregazioni e reti di imprese
“INTERNAZIONALIZZAZIONE, BISOGNA CAPIRE CHI FA CHE COSA” di P. Duranti
“L
a parola d’ordine è aggregazione, rete. La risposta sta proprio qui, a patto che la si contestualizzi in funzione sia della fase economica (e non solo economica) che stiamo attraversando, sia rispetto al territorio”.
Filippo Schittone Direttore di Confindustria Ancona
Cosa significa contestualizzare i processi aggregativi in funzione del periodo storico? “È evidente che la crisi, in tutte le sue declinazioni, per la sua complessità, ha rimescolato le carte. L’Occidente – e l’Italia in modo particolare – presenta un mercato che stenta a ripartire: i consumi sono ancora deboli rispetto all’offerta, con gravi ripercussioni sulle nostre imprese. Questo dato di fatto obbliga tutti a ripensare le proprie logiche di sviluppo nonché i modelli sin qui seguiti.
Anche se ciò va fatto non dimenticando le peculiarità di ciascuna azienda e del territorio nel suo insieme. In altre parole: occorre ripensare il presente senza “buttar via” il passato”. E rispetto al contesto territoriale? “Una maggiore competitività si raggiunge attraverso un incremento dell’efficienza, investimenti costanti e un diverso approccio ai mercati. Mi spiego meglio: abbiamo sotto i nostri occhi esempi positivi di aziende che sono riuscite a “recuperare”, lavorando contemporaneamente su tre fronti: ottimizzazione delle risorse interne, vale a dire interventi di riduzione di tutto ciò che non è strategico, talvolta utilizzando anche gli ammortizzatori sociali; investimenti in innovazione di processo e di prodotto;
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“ ripensamento dei mercati di destinazione dei prodotti. E qui giocoforza tocchiamo il tema dell’internazionalizzazione; aspetto, quest’ultimo, di fondamentale importanza se si pensa alla riduzione dei consumi nel mercato domestico”.
che riguardano le imprese nostre associate. La definizione delle modalità dei singoli accordi, poi, è rimessa all’autonomia degli imprenditori coinvolti. Dipende, infatti, dal livello di vincolo che nella fattispecie concreta ci si vuole dare”.
Le Sue considerazioni si possono applicare sia alla piccola che alla media e grande azienda? “Quanto detto vale principalmente per la media impresa. Per la piccola il discorso è indubbiamente più complesso. Da qui l’esigenza, come dicevo, di fare rete, di intraprendere fenomeni aggregativi”.
Nelle Marche secondo Lei vi sono tutti i presupposti per intraprendere logiche aggregative? “L’esigenza di fare rete fino a poco tempo fa apparteneva ad una logica distante dalla natura imprenditoriale, di per sé individualista. Oggi invece ci si sta rendendo conto dell’opportunità e spesso del bisogno di creare sinergie con altri soggetti. Tanto più se si pensa che dobbiamo misurarci con competitor di dimensioni mediamente maggiori delle nostre: le Marche sono una
Chi può farsi promotore del contratto di rete? “Come Confindustria sentiamo molto questo aspetto: siamo attivi nel sostenere e promuovere contratti di rete
È DIVENTATO FONDAMENTALE IL FATTORE “TEMPO”. FORSE NON BASTA PIÙ DARE RISPOSTE IMMEDIATE: SI DEVE PREVENIRE. È UNA REGOLA CHE VALE PER TUTTI”
delle prime regioni d’Europa per densità manifatturiera ma la dimensione media delle imprese non è certo significativa”. Il distretto e il contratto di filiera rappresentano ancora un valido modello di rete? “Oggi non vale più un discorso di filiera o di distretto: questa è una delle principali caratteristiche della crisi attuale rispetto a quelle che abbiamo attraversato nel passato. O meglio, ormai le aziende si muovono sulla logica di reti e relazioni “lunghe”, basate sulle convenienze economiche e non”. Che rapporto c’è tra rete ed internazionalizzazione? “La rete serve anche per intraprendere processi di internazionalizzazione con maggiore efficacia e minori rischi. Sotto questo profilo,
l’alleanza tra imprese può manifestarsi in molteplici fasi ed aspetti”. Ad esempio? “Si possono unire le forze per sostenere congiuntamente i costi relativi agli agenti di vendita sull’estero, oppure per creare punti logistici in determinati Paesi o, infine, per studiare assieme strategie per la penetrazione in taluni mercati. Ma le ipotesi che si prospettano sono infinite…”. Sul versante dell’internazionalizzazione, che rapporto c’è tra l’associazione industriali e gli altri soggetti, come Unioncamere? “In materia di contratti di rete Confindustria e Unioncamere hanno stipulato un accordo nazionale. Al momento, peraltro, non c’è un confronto specifico sulle
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DOSSIER reti, almeno a livello locale. Il problema che avverto è la polverizzazione delle iniziative, che conduce ad una dispersione di risorse e di efficacia dei singoli progetti posti in essere. Ne consegue la necessità di razionalizzare gli interventi sul territorio; a tal fine ritengo che il “tavolo sull’internazionalizzazione”, predisposto
da Confindustria, possa favorire un momento di confronto con la Regione Marche e le Camere di Commercio. Considerato che in Regione oggi non esiste un unico ente deputato all’internazionalizzazione, prima o poi si dovrà affrontare il problema. Il che significa ragionare su “chi fa che cosa”.
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È la domanda che si pone il Direttore Generale della Banca Popolare di Ancona, Luciano Goffi, di cui pubblichiamo questo articolo
PUÒ CAMBIARE L’IMPRESA SE NON TROVA LA BANCA SULLA STESSA LUNGHEZZA D’ONDA? L
a sfida della crescita per le imprese italiane poggia su due assunti di base: a) la debolezza della domanda interna (in Italia e in generale nella vecchia Europa) – la cui ombra lunga si proietta in avanti nel tempo – fa dell’export verso le aree a maggiore sviluppo la via obbligata per recuperare produzione e fatturati; b) la prevalenza di piccole e micro imprese, fortemente legate alle dinamiche dei mercati domestici, rende questa via straordinariamente impervia per gran parte del tessuto imprenditoriale del Paese. Illudersi che la ripresa arrivi da sola e che basti aspettare perché tutto si risolva, è un atteggiamento pericoloso. E lo è anche quello che abbiamo ancora un po’ tutti laddove, pur condividendo ormai analisi e ricette, ci attardiamo ad affrontare le sfide del cambiamento pretendendo di conservare le stesse logiche, gli stessi strumenti, la stessa
mentalità degli ultimi decenni. Se stiamo fermi il riverbero su di noi della domanda che cresce in altre parti del mondo sarà molto leggero: di fatto ci stiamo stabilizzando su livelli di crescita (un punto di Pil!) assolutamente insufficienti per riassorbire in modo accettabile i livelli occupazionali, dare prospettive ai giovani e tirare su la spesa delle famiglie e gli investimenti. Questa premessa è necessaria per inquadrare il ragionamento che vorrei fare sul ruolo delle banche. Che non può che partire dall’analisi di cosa sta accadendo o accadrà “a bocce ferme” alle imprese. Una crescita bassa delle attività produttive e dei servizi si esprime attraverso una media i cui estremi sono rappresentati da un lato da alcune aziende (troppo poche e comunque quelle più grandi o strutturate) capaci in sostanza di internazionalizzarsi, dall’altro lato da una miriade di aziende minori o destrutturate prive di reali prospettive di sviluppo.
Le aziende in grado di crescere attraverso le esportazioni, recuperato il pieno utilizzo della capacità produttiva interna (riportando dentro quindi fasi produttive in precedenza delegate al distretto, in modo da impiegare al meglio il proprio capitale organizzativo e umano) gestiranno la crescita della produzione nell’ottica della massima flessibilità, minimizzando gli investimenti strutturali in Italia, allocando semmai i nuovi investimenti presso i mercati di sbocco, e comunque stressando la selezione dei sub-fornitori con logiche di ottimizzazione del rapporto costo/qualità. Le imprese della sub-fornitura e quelle non attrezzate per intercettare la domanda internazionale, si troveranno tagliate fuori dalle direttrici della crescita, a meno che non intraprendano rapidamente processi aggregativi o di partnership in grado di agganciarle a filiere capaci di eccellere dal lato della qualità e della produttività.
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La vera sfida che hanno davanti le nostre Pmi è in realtà solo questa; o si riesce a dare valore al proprio saper fare, magari mettendolo insieme alle competenze di altri, perché insieme si comprimano i costi, si aumenti la produttività, si migliorino i processi, si metta a fattor comune il capitale umano, si rafforzi il patrimonio, proponendosi al mercato in modo competitivo; oppure la prospettiva è quella di tentare ogni giorno la sopravvivenza, nella morsa di costi fissi incomprimibili, di liquidità mancanti, di margini inesistenti. Il cambiamento necessario è forte ed urgente; non lo può fare solo una componente dell’economia del Paese; lo dobbiamo fare tutti in modo correlato e sinergico. Può cambiare l’impresa se non trova la banca sulla stessa lunghezza d’onda? Oppure: ha senso che si cambi il modo di fare banca se l’impresa si arrocca su posizioni di immobilismo? O ancora: ha senso che banche ed imprese si
impegnino a cambiare in un Paese che non cura il male delle inefficienze e opacità burocratico-fiscali? Evidentemente ci salviamo solo se riusciamo a muovere in parallelo tutte le leve del cambiamento. Parliamo delle banche. Intanto qual è lo scenario in cui si trovano le banche italiane? Basilea 3 ci impone un rafforzamento del patrimonio e pone precisi vincoli sulla gestione della liquidità. Perché aumentare il patrimonio se diciamo tutti che le banche italiane sono più solide e più sane? Il ragionamento è semplice: più solide e più sane perché con meno finanza e più credito; ma in un Paese indebitato che non cresce e con imprese che devono drasticamente trasformarsi, qual è il significato di “solido e sano” per un sistema bancario concentrato sul credito? Quanti sono i rischi reali incorporati nel credito se l’economia produttiva continuerà a languire? Si capisce con ciò che quanto chiede Basilea 3
è quindi necessario per evitare che alla lunga anche il nostro sistema bancario debba aver bisogno di ciambelle di salvataggio. Ma è anche importante che il sistema riesca a fare utili – nonostante i tassi bassi e i rischi alti – perché nessuno è disposto a darti il patrimonio se non gli dai prospettive di rendimento almeno comparabili con altri tipi di investimento. Quindi le banche italiane hanno davanti almeno cinque anni durante i quali le sfide dell’ottimizzazione del capitale, della feroce riduzione dei costi, dell’equilibrio della liquidità, della semplificazione e dell’efficienza rappresenteranno il filo conduttore di ogni sforzo, di ogni strategia. Sarebbe però un errore drammatico se il sistema bancario fosse così concentrato sui processi interni volti ad affrontare tali sfide, da non impegnarsi nel contempo a svolgere fino in fondo il ruolo di sostegno ai processi di recupero competitivo del-
le imprese, cambiando esso stesso il modo di assisterle. Non avrebbe senso, e non sarebbe possibile, avere un sistema bancario equilibrato e stabile vicino ad un sistema produttivo destinato al declino. Cerco di fare un parallelismo tra quello che, a mio avviso, dovrebbe essere il percorso di cambiamento dell’impresa e il modo in cui la banca dovrebbe favorire questo percorso. Per prima cosa l’impresa deve, senza indugio, riscrivere la propria strategia. Nessuna azienda può più permettersi di non fare un piano industriale! (anche le più piccole, magari su un foglio scritto a penna). Le domande sono semplici, anche se le risposte difficili: come posso crescere, su quali mercati, con quali prodotti, verso quali clienti? Di quali risorse umane, di quali competenze, ho bisogno? Di quale organizzazione? Di quali capitali? Se quello di cui dispongo non è sufficiente per crescere,
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cosa devo fare per cambiare, per mettere la marcia giusta? Quando l’imprenditore fa questo ragionamento strategico sarebbe importante che la “sua” banca fosse lì; per aiutarlo a pianificare e per mettere sul tavolo i servizi e il credito di cui quella strategia ha bisogno. Questo è il primo parallelismo: un imprenditore che pianifica la sua strategia e una banca che mette in condizione i suoi uomini di capire la strategia dell’impresa e di saperla supportare. Il parallelismo continua affrontando il primo problema che un piano industriale serio porrà in evidenza: la carenza di capitale dell’impresa; nessuna strategia si realizza senza capitale; come si possono affrontare i mercati internazionali, come ci si può aggregare, come si può innovare, con gli attuali livelli di sottocapitalizzazione? L’imprenditore deve fare la sua parte; e la banca deve favorire questo processo, accompagnando la ricapitalizzazione con forme intelligenti di credito, supportando la ricerca di partner, a volte entrando essa stessa (magari attraverso strutture dedicate) nel capitale. Un’ulteriore necessità che il piano industriale porrà in risalto: la crescita del capitale umano dell’impresa. C’è bi-
sogno di una banca capace di condividere l’analisi del capitale intangibile dell’impresa, di percepirne le debolezze, di supportarne gli investimenti di rinforzo. Certo che è difficile finanziare gli investimenti “immateriali”! Come si finanzia un’impresa che forma il personale, o che crea una rete commerciale, o che ridisegna i processi organizzativi, o che adotta nuovi sistemi gestionali? Certo che è più facile finanziare un capannone prendendo un’ipoteca! Ma non è di altri capannoni che hanno bisogno le imprese italiane, ma di uomini, di competenze, di qualità, di strategie commerciali. O riusciamo a finanziare questo o niente avrà più senso. Ancora: l’internazionalizzazione. Non serve più una banca solo capace semplicemente di finanziare le esportazioni e le importazioni dell’impresa, bensì di una banca in grado di accompagnare le nostre Pmi nella ricerca di nuovi mercati, di fornire assistenza specialistica su quei mercati, di metterle in connessione con filiere rivolte ai mercati lontani; in generale di farsi trovare al loro fianco con persone competenti e proattive nel momento in cui tentano la via dell’internazionalizzazione.
Ed infine: serve ancora una banca impegnata a svolgere il proprio ruolo arroccata nel proprio “fortino”? O non c’è invece bisogno di una banca che sappia dialogare con le istituzioni (per comprendere e favorire le politiche di sviluppo socio-economico del territorio), l’università (per accompagnare gli investimenti nel capitale umano del futuro), con le associazioni (per arrivare in modo capillare ad interagire con il tessuto produttivo e innovare il ruolo dei Confidi), con i professionisti (perché l’azione sinergica miri a diffondere la cultura della pianificazione strategica e della ottimizzazione della gestione finanziaria dell’impresa)? Pochi spunti per far comprendere quanto importante dovrà essere lo sforzo che anche le banche dovranno fare nei prossimi anni per favorire il rafforzamento del tessuto imprenditoriale del Paese; se ci fermiamo al rating (pur così importante per ottimizzare la gestione del nostro patrimonio e della stabilità) e non andiamo oltre, adattando le nostre competenze e i nostri modelli di servizio a ciò di cui ha bisogno un’imprenditoria afflitta dall’urgenza del riposizionamento competitivo, rischiamo tutti di perdere
la partita della crescita e il mercato non ci darà un’altra chance. Se sapremo invece cogliere questi bisogni e ad essi dare risposte adeguate saremo in grado di creare valore per il Paese e per i nostri stakeholders.
Luciano Goffi Direttore Generale Banca Popolare di Ancona
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Il Presidente di Unioncamere Marche (nonché della Camera di Commercio di Pesaro e Urbino) Comm. Alberto Drudi rivendica il ruolo svolto da molti anni all’estero per aprire nuovi mercati ed intrecciare relazioni. Rapporti che oggi rappresentano importanti opportunità per le nostre imprese. Incontriamo il Presidente Drudi a margine della conferenza stampa di presentazione di un convegno sulle strategie per uscire dalla crisi.
“IL SUCCESSO DELLE AZIENDE MARCHIGIANE ALL’ESTERO È IL RISULTATO DEL LAVORO DI ANNI” di G. Guidi
C
ommendatore, quando si parla di internazionalizzazione cosa si può dire del “sistema Marche”? “È un sistema che si è dimostrato capace di guardare con occhi diversi i nuovi scenari mondiali, i cambiamenti provenienti dalle diverse aree del pianeta. Oggi la vecchia Europa è, economicamente, in difficoltà e le previsioni degli organismi internazionali segnalano una ripresa piuttosto timida per il 2011: in Italia la crescita del Pil è stimata attorno all’1 per cento, in Germania all’1,5-1,6 per cento. Insomma, la situazione è ancora delicata. Vi sono invece mercati che stanno vivendo un periodo di grande sviluppo: Russia, Cina, Paesi arabi. Qui talvolta si registra un incremento del Pil a due cifre. Perchè dico questo? Perchè le aziende italiane e marchigiane in particolare, devono perseguire con forza politiche di espansione internazionale”. Quindi c’è ancora spazio per l’export? “All’estero si sta affacciando una domanda del tutto nuova: pensiamo ad esempio a come si vestono i giovani cinesi. Rispetto a qualche anno fa notiamo una metamorfosi stupenda: dalle divise di Mao si è passati ai jeans firmati, alle magliette griffate. Qui il Made in Italy trionfa. Per non parlare delle specialità agroalimentari... Il messaggio che vorrei dare con chiarezza è questo: il prodotto italiano è ricercato in tutto il mondo e praticamente nella totalità dei settori. Di questo le nostre aziende devono essere orgogliose”. Il discorso vale anche per le Pmi? “Senza dubbio di fronte a questi nuovi scenari gli imprendito-
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ri devono riposizionarsi: investire in macchinari tecnologicamente avanzati e prodotti innovativi e, aspetto tutt’altro che secondario, puntare sulla formazione, non soltanto dei collaboratori, ma anche di se stessi. La sfida sta nella qualità in tutte le sue espressioni”. Il messaggio di Unioncamere? “In questi anni le nostre aziende hanno fatto tanto. Noi come Unioncamere cerchiamo di dare messaggi chiari alle aziende, da un lato sulle opportunità e dall’altro su quello che devono fare per svilupparsi e penetrare nuovi mercati. Per questo c’è bisogno di mettere assieme le idee (penso a tutte le università della regione), la forza delle associazioni di categoria e le capacità delle Camere di Commercio e delle istituzioni locali”. E le banche? “Nei momenti di crisi, anche il rapporto con il credito diventa più complesso, più selettivo. Le banche devono sempre più guardare ai progetti e non alle garanzie; se il progetto è intelligente, è rivolto a mercati dove la domanda è in crescita, ha come obiettivo innovazione, formazione, riposizionamento della propria produzione, mette in grado l’azienda di reggere alle grandi sfide, allora la banca non può tirarsi indietro”. Come giudica il rapporto tra i diversi attori del territorio? “La collaborazione è piuttosto buona. Ormai da anni Camere di Commercio, Regione Marche ed associazioni di categoria parlano la stessa lingua, seppur con alti e bassi e ciascuno portando avanti le proprie esigenze e posizioni. Diciamo che
siamo tutti consapevoli che questa è la politica vincente”. Perchè un’azienda per affacciarsi ad un mercato straniero ha bisogno di assistenza? “I risultati che abbiamo ottenuto sono frutto di un’attenta e lunga attività di relazioni. In numerosi Paesi siamo riusciti a costruire rapporti molto solidi; solo così puoi portare le aziende all’estero. Prendiamo ad esempio il caso della Penserini Costruzioni: la commessa vinta in Brasile per la realizzazione di migliaia di alloggi non è un caso, ma il risultato di anni di lavoro anche da parte delle istituzioni marchigiane. Lo stesso vale per un importante evento che si svolgerà a Kiev in marzo, durante il quale oltre 20 aziende marchigiane del mobile potranno esplorare il mercato ucraino e porre le basi per nuovi sbocchi”.
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Per il Presidente Luca Bartoli di EX•IT l’Azienda Speciale della Camera di Commercio di Macerata per l’internazionalizzazione “è preoccupante il fatto che il maggior interesse delle aziende ai mercati esteri sia dovuto in gran parte all’attuale situazione economica”.
“LA CRISI STA SPINGENDO LE NOSTRE PMI VERSO L’INTERNAZIONALIZZAZIONE” di P. Duranti
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residente, ci traccia un bilancio di EX•IT del 2010? “Il 2010 ci ha dato grandi soddisfazioni, avendo riscontrato molta attenzione da parte del mondo economico e produttivo della provincia di Macerata, con un sensibile incremento di attività rispetto al 2009. E se siamo riusciti ad aumentare le iniziative a sostegno delle imprese, un ringraziamento va fatto alla Camera di Commercio di Macerata, che ha saputo appoggiare EX•IT totalmente, mettendo a disposizione i fondi necessari”. Se ho compreso bene, rispetto ad alcuni mesi fa gli imprenditori sono più sensibili a studiare strategie di internazionalizzazione? “Si, infatti si è notato un maggior bisogno da parte delle aziende di andare oltre i mercati tradizionali. Purtroppo queste esigenze si sono sviluppate soprattutto a causa della difficile situazione economica in cui ci troviamo”. In tale contesto ci sono differenze tra Pmi e grandi aziende? “Fino a poco tempo fa le aziende del territorio più strutturate approcciavano i mercati esteri autonomamente, mentre ora tendono ad affidarsi a realtà come la nostra. Invece numerose Aziende di minori dimensioni, tradizionalmente terziste o subfornitrici, hanno potuto affrontare nuove strategie, anche in un’ottica di internazionalizzazione, soprattutto (per non dire soltanto) grazie al supporto di EX•IT. D’altronde i numeri lo dimostrano”. Quindi un ottimo 2010.
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“Il bilancio del 2010 è più che positivo. Però, come accennavo prima, preoccupa il fatto che l’incremento dell’interesse all’internazionalizzazione sia dovuto in buona parte alla crisi”. Cosa prevede per il 2011? “Quest’anno continueremo a spingere moltissimo verso l’estero perché la situazione economica italiana è tuttora incerta. Per fare fronte il più possibile alle richieste EX•IT ha incrementato gli importi stanziabili. Vorrei aggiungere che per favorire maggiormente le aziende abbiamo predisposto un piano triennale, che prevede una pianificazione di appuntamenti fino al 2013”.
“Si è instaurato un rapporto di collaborazione fattivo, fondato sullo scambio di esperienze, in un’ottica di rispetto delle proposte avanzate da altri soggetti del territorio. Vi è la consapevolezza che il gioco di squadra può portare ad ottimi risultati”.
A quali mercati esteri vi proponete? “Si punterà moltissimo sulla macro-regione adriatica, sugli Stati Uniti – che rimangono un importante punto di riferimento per la ripresa degli investimenti –, sui mercati emergenti dell’Est europeo e naturalmente su Cina e India, non dimenticando il Nord Africa, pur tenendo conto delle attuali problematiche”. Qual è il rapporto con le associazioni imprenditoriali della provincia di Macerata? “È un rapporto diretto, che ci consente di aderire meglio alle loro esigenze e di promuovere l’economia del territorio”. E con la Regione Marche?
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Per Giorgio Cataldi, Presidente di Marchet Azienda Speciale della Camera di Commercio di Ancona per l’internazionalità delle Pmi occorrono interventi formativi realizzati ad hoc per laureati, imprenditori e manager
“LA CHIAVE DI VOLTA STA NELLA FORMAZIONE” di G. Mascetti
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n un’ottica di internazionalizzazione qual è il ruolo di un’azienda speciale come Marchet? “L’internazionalizzazione rappresenta una delle leve principali di ripresa economica post-crisi verso cui le imprese del territorio devono essere indirizzate e sostenute per raggiungere il complesso obiettivo di creare le condizioni migliori per favorire la creazione di sbocchi commerciali verso i mercati esteri. L’andamento dell’export provinciale dell’ultimo biennio, pur con timidi segnali di ripresa, ci induce a puntare sempre più sulla promozione internazionale delle Pmi, rafforzando la presenza delle nostre imprese sui mercati strategici e facilitando l’ingresso in mercati non ancora battuti”. Nelle Marche, come considera il rapporto con gli altri attori (banche, Regione, associazioni imprenditoriali, enti statali…). Non si rischia l’instaurazione di un rapporto concorrenziale? “Dalla costituzione dell’Azienda Speciale abbiamo da sempre cercato la collaborazione con gli altri attori locali dell’internazionalizzazione, e in particolare con la Regione Marche e con il mondo delle associazioni di categoria. Negli ultimi anni è migliorato il rapporto collaborativo con la Regione Marche, che è sempre più orientata ad indicare le linee strategiche che vengono poi attuate dalle Aziende Speciali del sistema camerale regionale con il coordinamento della Sezione Internazionalizzazione di Unioncamere Marche. Questa collaborazione ha permesso di realizzare iniziative congiunte di grande respiro e forza istituzionale e di lavorare in mercati più grandi e complessi, come Cina e India, permettendo alle piccole aziende marchigiane di raggiungere obiettivi altrimenti non alla loro portata. Importante
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è il coinvolgimento delle associazioni di categoria, che vengono consultate annualmente al momento della progettazione del programma promozionale e che collaborano attivamente con Marchet nell’organizzazione di alcune attività estere. Difficile quindi parlare di concorrenza, visto anche il difficile momento economico; anzi, insieme a tutti gli attori che si occupano di internazionalizzazione lavoriamo costantemente per individuare in maniera condivisa le linee di azione, le priorità e i mercati, con l’unico obiettivo di conoscere le economie estere più strategiche per le nostre produzioni, far conoscere il sistema economico locale, accrescerne la competitività e favorire il contesto ambientale/istituzionale in cui le imprese devono muoversi. In questo contesto le banche sono fondamentali e diventano partner nelle varie iniziative che andiamo a programmare e realizzare nei mercati di loro interesse”. Ci potrebbe descrivere brevemente le attività che Marchet sta portando avanti e le modalità di penetrazione di nuovi mercati? “Incoming, missioni commerciali all’estero con incontri b2b, partecipazioni collettive a fiere internazionali, formazione specifica e servizi personalizzati forniti anche tramite i desk esteri sono le attività che abbiamo programmato per il 2011. Nel corso dell’anno punteremo a favorire interventi che diano continuità ad iniziative già realizzate, così da ottenere il massimo beneficio da quanto già fatto. Faremo seguire ad attività già realizzate ad alto impatto e di forte immagine per il sistema produttivo marchigiano, azioni articolate, più specifiche e destinate a determinati settori produttivi, così da capitalizzare
quanto già investito in un determinato mercato straniero in termini di sforzo promozionale e di relazioni politico-istituzionali allacciate. Come per esempio le iniziative programmate per la Cina, la missione per la logistica e l’evento promozionale che realizzeremo in concomitanza con la fiera CIFIT di Xiamen. Garantiremo alle imprese un’assistenza articolata nel tempo, attenta alle reali necessità e potenzialità delle Pmi. Verrà favorita una progettualità mirata che contribuisca a determinare e a diffondere nella nostra imprenditorialità la cultura del “fare rete”. Come ad esempio la manifestazione “100 finestre”, dedicata al settore moda. Inoltre continueremo a portare avanti progetti per distretti interprovinciali tra i quali i settori degli strumenti musicali e dell’argentiero. L’agroalimentare sarà promosso attraverso azioni da realizzare nel territorio per valorizzare le produzioni tipiche che faranno da volano anche per la promozione turistica internazionale. Stiamo inoltre riservando un’attenzione particolare alla formazione di persone che lavorano quotidianamente con l’estero. Il nostro programma 2011 prevede un insieme di interventi formativi strutturati rivolti a giovani laureati, imprenditori e manager. Contiamo così di favorire l’inserimento di nuove risorse specializzate nel mondo del lavoro, aggiornare le figure professionali esistenti all’interno dell’impresa e supportare - anche attraverso azioni di affiancamento con consulenti specializzati - le Pmi nel loro approccio ai mercati esteri. Non mancheranno incontri seminariali specifici su tematiche di commercio estero d’attualità”.
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Per il Presidente della Giunta Gianmario Spacca, “non è un caso se le altre regioni ci hanno affidato il coordinamento delle politiche di internazionalizzazione”
“L’EXPORT REGIONALE VERSO LA CINA È AUMENTATO DEL 35 PER CENTO” di L. Dattolo
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residente, il 2010 per le Marche, e soprattutto per le Marche nel mondo, ha rappresentato un anno molto importante. Tra le tappe principali, la partecipazione della Regione all’Expo di Shanghai. Quale il consuntivo a distanza di nove mesi da quell’evento? “Più che positivo. Lo spazio Marche nel padiglione Italia all’Expo, 190 metri quadri di luci stereoscopiche e immagini in 3D con i tesori della regione, “land of magic”, ha letteralmente catturato l’attenzione dei visitatori. Un vero successo, dunque, dal punto di vista della promozione del nostro territorio. Ma non c’è stata solo la parte per così dire “spettacolare”: abbiamo capito sin da subito che l’occasione che l’Expo offriva anche sul versante della presenza del nostro sistema economico in Cina andava sfruttata sino in fondo. Così nel corso
dell’evento la Regione ha anche organizzato, con ottimo riscontro, eventi collaterali per sostenere alcuni aspetti produttivi – filiere, distretti – di eccellenza: incontri BtoB tra imprese e riunioni istituzionali Marche-Cina, tra le iniziative principali. Il fiore all’occhiello è stata ovviamente la mostra itinerante dedicata a Padre Matteo Ricci, “Incontro di civiltà nella Cina dei Ming”, ideata e realizzata dalla Regione Marche con tappe a Shanghai, Pechino, Nanchino e Macao: anche questo un modo per rafforzare i rapporti tra Marche e Cina”. Quali i risultati di questa politica di “penetrazione”? “Solo un dato per tutti: le ultime rilevazioni danno in crescita l’export delle Marche verso la Cina, con un +35 per cento nel periodo gennaio-settembre 2010 rispetto all’anno precedente. Una crescita anche
superiore a quella italiana, al 32 per cento. Ma la strategia di internazionalizzazione attiva avviata più di dieci anni fa dalla Regione Marche non si limita certo alla Cina”. Ci parli dunque di questa strategia… “Gli ottimi risultati che raccogliamo oggi sul fronte dell’internazionalizzazione, sono frutto di una lunga ed intensa strategia che prende il via un decennio fa, quando dinanzi ad un processo di globalizzazione che sembrava ad esclusivo appannaggio delle grandi imprese, avvertivamo il rischio che le dimensioni medio-piccole delle nostre imprese potessero restarne escluse. Abbiamo avviato quindi una strategia di presenza, che fosse produttiva e non solo di promozione commerciale, in alcuni mercati in forte sviluppo. Una visione giusta: oggi quei mercati sono tra le principali potenze economi-
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che mondiali. Penso al Brasile, alla Russia, all’India, accanto alla Cina”. In che modo la Regione ha sostenuto questo processo di “ingresso” in quei mercati? “Le Marche, nell’ultimo decennio, hanno assegnato all’internazionalizzazione un ruolo strategico: non è un caso che le altre Regioni italiane ci abbiano attribuito il coordinamento nazionale per le politiche di internazionalizzazione economica e commerciale. Come abbiamo attuato il processo di penetrazione all’estero? Adottando una strategia “combinata” che mettesse in relazione le esigenze di ogni singolo distretto produttivo marchigiano con le richieste predominanti nei quattro Paesi. Penso ad esempio alle politiche di accompagnamento alle imprese calzaturiere in Russia e Cina o del mobile in Brasile o ancora della moda
in India. Lo strumento: la realizzazione di sistemi e reti di imprese - grazie anche al supporto dei Centri per l’innovazione - e la creazione di relazioni strutturali tra la Regione Marche e Regioni brasiliane, cinesi, russe e indiane. In Brasile, per esempio, abbiamo stretto intese con le Regioni di Parà, Amazonas e San Paolo. Intese a tal punto significative che l’agenzia di sviluppo del Brasile Sebrae ha deciso di sostenerle finanziariamente”. Con quale obiettivo le Marche hanno intrapreso questa strada? “Entrare nel processo di crescita di questi Paesi, spingendo le nostre imprese a superare i limiti dimensionali tramite l’organizzazione in rete e l’aggregazione. Un processo in grado di creare flussi di cassa da reinvestire nel nostro territorio e di generare quindi reddito e occupazione. Nonostante questa politica di apertura
ai mercati esteri abbia già dieci anni, la strada è ancora agli inizi: vogliamo ora arricchirla di conoscenze e di organizzazione di sistema. Siamo pronti a rafforzare questa strategia, investendo ulteriori risorse e potenziando la nostra azione di sinergie con istituzioni nostre omologhe nei Paesi di maggiore interesse. Siamo convinti della bontà di questa strategia: guardando ai bilanci delle imprese, possiamo dire che se dieci anni fa non avessimo imboccato questa strada, alcuni distretti marchigiani oggi sarebbero in maggiori e più gravi difficoltà”. Ma la Regione opera da sola in questo processo? “Assolutamente no. È fondamentale, anzi, il coinvolgimento diretto delle associazioni di categoria, delle Camere di Commercio, delle singole imprese. Non è un caso che alle missioni all’estero che hanno prodotto i frutti di cui parlavo,
abbiano partecipato insieme Regione, enti camerali, associazioni industriali ed artigiane. In un mercato globale si è più forti se si riesce a fare sistema e massa critica. Un ruolo importante lo hanno per esempio i Centri per l’innovazione, soprattutto nel loro sostegno alla creazione di reti d’impresa più competitive sui mercati internazionali. Un esempio recentissimo dell’efficacia del lavoro di squadra è rappresentato dalla sottoscrizione, appena qualche giorno fa, di un’importante joint-venture tra un’impresa pesarese ed un’impresa brasiliana per la realizzazione di appartamenti nel Paese sudamericano: il ruolo di “accompagnamento” giocato in questo caso dal Centro per l’innovazione del comparto mobile, il Cosmob, è stato fondamentale. Esperienze simili si ripetono in continuazione e interessano imprese di tutti i territori marchigiani”.
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Per Francesco Massi, capogruppo del Pdl in Consiglio Regionale, “non si sente più parlare di Turchia, Nord Europa e India nonostante fino a pochi mesi fa vi siano state “missioni” di nostri rappresentanti regionali”
“PRUDENZA NEL VALUTARE IL CAMBIAMENTO DI SCENARI ED OPPORTUNITÀ” L
a Regione Marche e le strategie per l’internazionalizzazione: la verifica continua dei risultati e l’analisi delle opportunità sono azioni necessarie per “monitorare” l’evoluzione rapida degli scenari. È un settore sul quale abbiamo sempre puntato molto, soprattutto per aprire nuovi mercati alle nostre piccole e medie imprese in un periodo di crisi del mercato interno ed europeo. Troppo spesso c’è stata la deprecata “delocalizzazione”, ma abbiamo riscontrato anche approcci positivi da parte di molti imprenditori che hanno potenziato le reti commerciali delle loro imprese che sono rimaste a produrre nelle Marche. Riassumo di seguito le valutazioni e le proposte di merito e di metodo che abbiamo espresso in Consiglio Regionale, in Commissione e nelle sedi istituzionali:
1. nella programmazione delle strategie e nell’assistenza alle nostre piccole e medie imprese la Regione deve aprirsi al massimo alla sussidiarietà (utilizzare associazioni, imprese, professionisti che sono da tempo sulla “scena” dei mercati vecchi e nuovi) razionalizzando la spesa pubblica 2. valutare il cambiamento degli scenari e delle opportunità con grande prudenza: ad esempio non si sente più parlare di Turchia, Nord Europa e India nonostante fino a pochi mesi fa vi siano state “missioni” di nostri rappresentanti regionali 3. debbono essere più chiari i meccanismi e gli obiettivi per “unire” le piccole imprese ed organizzare le loro esportazioni limitando i costi 4. occorre un report dettagliato sui risultati conseguiti (ordini, fatturato, ecc) delle imprese a seguito delle azioni
di internazionalizzazione condotte dalla Regione Marche 5. “orientare” il sistema di formazione, istruzione e ricerca delle Marche alle esigenze dei mercati emergenti (formare mentalità di impresa nei giovani e non solo da “dipendente”) 6. organizzare tutto il sistema delle agenzie turistiche per offrire “pacchetti” di soggiorno “attraenti” e competitivi per la nuova clientela emergente e benestante di Paesi come Cina, India e Brasile 7. il sistema fieristico regionale dev’essere orientato ad attrarre unitariamente l’interesse di clienti vecchi e nuovi superando le anacronistiche divisioni e gelosie territoriali (Pesaro contro Ancona) che indeboliscono e sfiduciano i nostri imprenditori. Non possiamo essere uniti e forti all’estero e “divisi” in casa nostra! Francesco Massi
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EMILIA ROMAGNA > CCIAA DI BOLOGNA “Contributi c/capitale per partecipazione a fiere e mostre all’estero” Contributi a fondo perduto (spesa min. 2000 € contributo MAX. 7.500 €) al fine di incentivare i processi di internazionalizzazione delle imprese della provincia di Bologna. BANDO APERTO > CCIAA DI PARMA “Contributi per la partecipazione a fiere e mostre specializzate” Contributi nella misura max. del 40% delle spese ammissibili fino ad un contributo max. di 4.200 € al fine di favorire la partecipazione a fiere e mostre specializzate. BANDO APERTO “Contributi per la realizzazione di iniziative di promozione e pubblicità sui mercati esteri” Contributi nella misura del 25% fino a max. 2.500 €, allo scopo di favorire azioni di promozione e comunicazione finalizzate a rafforzare la presenza delle imprese su specifici mercati esteri. BANDO APERTO > CCIAA DI RAVENNA “Contributi per la partecipazione a fiere all’estero e a fiere nazionali ed internazionali in Italia” Contributi nella misura massima del 50% delle spese ammissibili sino ad un massimo di 5.000 € al fine di sostenere ed incentivare la partecipazione a manifestazioni fieristiche sia nazionali che internazionali. BANDO APERTO > SIMEST Legge 394/81 “Sostegno pubblico all’internazionalizzazione delle imprese italiane verso i paesi extra Ue” Rinnovati gli strumenti a valere sul Fondo L.394/81, in un’ottica di modernizzazione e di adeguamento alle nuove esigenze dei mercati internazionali: A)Programmi rivolti alla creazione di presenza stabile
nei mercati di riferimento: finanziamento agevolato (15% tasso di riferimento, min 0,5%, possibile anticipo max 30%) max 85% spese ammissibili (struttura, azioni promozionali, interventi vari) B) Studi di fattibilità e prefattibilità, programmi di assistenza tecnica: finanziamento agevolato (15% tasso di riferimento, min 0,5% - possibile anticipo max 70%) fino a 100% spese ammissibili (personale interno, esperti esterni, spese di soggiorno e di trasporto) C)Altri interventi prioritari:finanziamento agevolato(fino al 25% patrimonio netto, max 500.000 €) per la solidità patrimoniale delle PMI esportatrici (spa con + di 20% fatt.estero) con l’obiettivo di raggiungere/mantenere un indice copertura imm.ni 0,65. Il tasso di rimborso è legato alle performances aziendali (15% tasso di riferimento in 5 anni se virtuose, altrimenti a tasso di riferimento entro 3 anni). Legge 100/90 “Promozione della partecipazione a società ed imprese miste all’estero” 1. Partecipa direttamente fino al 25% del capitale sociale dell’impresa estera (da costituirsi o già costituita), purché controllata da società italiane. 2. Abbatte del 50% il tasso di riferimento di un eventuale finanziamento bancario strumentale alla creazione dell’impresa estera. 3. Fondi di Venture Capital: A) Partecipa congiuntamente a SIMEST nel capitale sociale fino ad un massimo del 49% del capitale B) L’intervento del fondo prevede una remunerazione (tasso BCE + 0,5%) Aldo Bruno Enrico Picchio Michele Sasso Alessandro Stecconi Marco D’Ascanio Francesco De Nicola Divisione Strategia e Finanza d’Impresa Gruppo Sida T 071.28521 finanza@sidagroup.com
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L’Italia ha bisogno d i Pmi più internazionalizzate. Una quota importante delle piccole-medie imprese, e la maggior parte di quelle che hanno meno di 10 dipendenti, concentrano tutte le loro attività sui mercati locali e nazionali. Circostanza ancora più preoccupante, in base a studi internazionali un’elevata percentuale di Pmi non ha mai preso in considerazione l’ipotesi di internazionalizzarsi
SOSTEGNO ALL’INTERNAZIONALIZZAZIONE: ELEMENTO CHIAVE DI CRESCITA di A. Stecconi
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li studi hanno già dimostrato il rapporto diretto tra l’internazionalizzazione e l’aumento della redditività delle Pmi. L’internazionalizzazione proattiva rafforza la crescita, aumenta la competitività e sostiene la capacità delle imprese di sopravvivere nel lungo periodo. Malgrado i vantaggi, andare all’estero costituisce ancora un passo non facile per la maggior parte delle piccole imprese. Esse semplicemente non dispongono delle risorse e dei contatti che potrebbero informarle sull’esistenza di adeguate opportunità di affari, di possibili soci o di potenziali aperture sui mercati esteri. Inoltre, l’investimento finanziario necessario per lanciarsi nell’arena internazionale può essere un ostacolo significativo per molte Pmi. Il carattere dinamico degli ostacoli significa peraltro che
le difficoltà evolveranno con il grado di internazionalizzazione dell’impresa. Ampliare le proprie attività all’estero è ancora considerato non necessario o troppo costoso e rischioso. Tuttavia, l’internazionalizzazione consente di accedere a una più ampia base di clienti, a un maggior numero di fornitori o a una più intensa esposizione alle nuove tecnologie. In linea generale, l’internazionalizzazione offre un percorso per aumentare la redditività, la sopravvivenza nel lungo periodo e una maggiore competitività, elementi che costituiscono i principali vantaggi di una valida strategia d’internazionalizzazione. Auspicare una maggiore internazionalizzazione delle Pmi è importante, ma aumentare la sensibilizzazione non si riferisce solo ai vantaggi di tale internazionalizzazione, ma anche alle poli-
tiche e ai programmi pubblici esistenti volti a sostenere le Pmi quando decidono di entrare nell’agone internazionale. A volte questa mancanza di conoscenza dei programmi di sostegno o la confusione creata dall’esistenza di troppi regimi di sostegno che si sovrappongono fanno sì che le Pmi siano disorientate al momento di concretizzare l’intenzione di internazionalizzarsi. Ciò è particolarmente vero per le Pmi più piccole, che sono potenzialmente quelle che hanno maggiori bisogni in termini di sostegno. È quindi importante accompagnare i programmi con uno sforzo di comunicazione verso le imprese cui sono destinati. I programmi che invitano le Pmi a guardare al di là delle loro frontiere nazionali per le importazioni, le esportazioni, la cooperazione, ecc.,
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con una comunicazione forte ed efficace destinata alle Pmi devono essere accompagnati da sistemi di facile utilizzazione (ad esempio uno sportello unico) per raccogliere e tradurre l’interesse iniziale nei primi passi compiuti dalle imprese verso l’internazionalizzazione. L’internazionalizzazione offre un percorso per aumentare la redditività, la sopravvivenza nel lungo periodo e una maggiore competitività
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L’INTERNAZIONALIZZAZIONE OFFRE UN PERCORSO PER AUMENTARE LA REDDITIVITÀ, LA SOPRAVVIVENZA NEL LUNGO PERIODO E UNA MAGGIORE COMPETITIVITÀ”
Alessandro Stecconi Corporate Finance Gruppo Sida a.stecconi@sidasrl.it T 071.28521
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L’internazionalizzazione del tessuto produttivo italiano è un processo imprescindibile che oggi interessa soprattutto le piccole e medie imprese. Non è più sufficiente esportare all’estero, occorrono strategie di insediamento nei mercati stranieri più complesse e profonde quali accordi di distribuzione e commerciali, reti di agenti e rappresentanti all’estero, investimenti produttivi
LE POLITICHE FISCALI A SOSTEGNO DELL’INTERNAZIONALIZZAZIONE di R. Antonella
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o Stato si è da sempre interessato a sostenere e a promuovere tale processo, sia attraverso l’erogazione di contributi finanziari, sia attraverso una vera e propria assistenza all’impresa che voglia investire all’estero. I principali attori sono l’I.C.E. (l’Istituto del Commercio Estero), la Simest Spa, la Sace Spa, le Camere di Commercio italiane e quelle italiane all’estero. Soltanto il sistema fiscale non è stato mai protagonista nell’incentivare l’internazionalizzazione delle imprese. Come poter introdurre stimoli anche in quest’ambito? Innanzitutto occorre individuare in quali direzioni le agevolazioni dovrebbero operare. Sembrerebbe opportuno poter intervenire sugli investimenti che le imprese devono sostenere: possiamo ad esempio ricomprendervi le assunzioni e la formazio-
ne del personale coinvolto nel processo di internazionalizzazione (export manager, agenti…), le spese per indagini commerciali sui mercati di sbocco esteri, la partecipazione a mostre e fiere internazionali. Interessanti spunti possono arrivare dalla legislazione fiscale francese, che incentiva ad esempio l’assunzione di dipendenti o di Volontari Internazionali di Impresa (giovani laureati reclutati per una missione di sviluppo export di durata tra i 6 e i 24 mesi). In questo caso le imprese sono esonerate dal pagamento dei contributi previdenziali e allo stesso tempo maturano un credito d’imposta sui costi e sulle indennità di trasferta; sulle spese per la raccolta di informazioni su mercati e clienti; sulle spese relative alla partecipazione a fiere e saloni all’estero; sugli oneri di promozione di prodotti e servizi
nonché su quelli legati a consulenze fornite dagli operatori specializzati in commercio internazionale. Dello stesso tenore è la misura cosiddetta dei “120 giorni”, che prevede un esonero fiscale sui redditi derivanti dalle attività di ricerca commerciale realizzate all’estero per più di 120 giorni nel corso di 12 mesi consecutivi. Il progetto di Volontariato Internazionale d’Impresa ha ad esempio coinvolto, dal 2001 ad oggi, 22.000 giovani laureati per conto di 2.850 imprese, la maggioranza delle quali di piccole e medie dimensioni. Le destinazioni principali dei progetti sono state Stati Uniti, Hong Kong, Regno Unito, Germania, Belgio, Italia, Emirati Arabi, Singapore, Giappone e Romania. Il legislatore fiscale italiano potrebbe, allo stesso modo, intervenire introducendo una detassazione sugli investimenti effettuati nell’ambito
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dei processi di internazionalizzazione. Si potrebbe introdurre un’agevolazione fiscale che abbia le stesse caratteristiche delle varie leggi “Tremonti”, che nel corso degli anni sono state introdotte per detassare particolari tipi di investimenti. Un’altra direzione in cui poter intervenire potrebbe essere l’incentivazione della creazione di società, joint venture, consorzi o comunque entità che abbiano lo scopo di aiutare le imprese partecipanti nel processo di internazionalizzazione. Capita spesso infatti che i costi fissi da sostenere sono troppo elevati per le nostre Pmi ed è utile unirsi, creare aggregazioni e formare una
massa critica in grado di affacciarsi all’estero e sostenere i relativi costi. In realtà uno strumento già esisterebbe e sembrerebbe estremamente adatto ad affrontare queste sfide. Si tratta del contratto di rete, introdotto nel 2009 dal decreto-legge n. 5 del 10 febbraio 2009 e che potrebbe risultare particolarmente “appetibile” anche dal punto di vista fiscale grazie all’introduzione di una detassazione sugli utili reinvestiti in questi contratti (decreto-legge n. 78 del 2010). Che lo strumento appaia idoneo a sostenere le imprese nel delicato processo di internazionalizzazione lo aveva ben compreso il legislatore, il quale all’articolo
3 del richiamato decreto n. 5 afferma che, qualora non diversamente specificato, l’organo di governo del contratto di rete rappresenta le imprese partecipanti nella definizione di strumenti di promozione e tutela dei prodotti italiani e in sede di sviluppo del sistema imprenditoriale nei processi di internazionalizzazione.
Roberto Antonella Area fiscale Gruppo Sida r.antonella@sidagroup.com T 071.28521
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Sempre più l’internazionalizzazione rappresenta una modalità fondamentale con cui l’impresa crea valore, remunera le risorse investite, estende il proprio vantaggio competitivo, accede a nuove opportunità e mezzi per la crescita. Ma se guardiamo le quote di mercato globale, notiamo che l’export italiano è in crisi...
IN ROTTA VERSO L’ESTERO: IL TEMPORARY EXPORT MANAGER di L. Palanga
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risi che deriva dalla forte specializzazione nei settori tradizionali, che hanno una domanda mondiale a crescita più lenta e sono più esposti alla concorrenza dei Paesi a basso costo del lavoro. In un mercato globalizzato è pura illusione pensare di poter difendere e migliorare le proprie posizioni competitive senza crescere qualitativamente, ma solo tagliando indefinitamente i costi. Bisogna invece puntare a rafforzare la competitività, facendo crescere il livello medio delle nostre produzioni. È necessario fare più investimenti per prodotti nuovi, che si ritaglino spazi di mercato all’interno e all’estero; fare investimenti per migliorare la gamma dei prodotti, come per diversificare i mercati di sbocco; investire in ricerca e innovazione, in infrastrutture materiali ed immateriali. Tuttavia, perché questa spesa sia veramente fruttuosa, occorre investire in capitale umano attraverso la formazione; e in questo contesto gli enti formativi sono in grado di dare risposte tempestive e qualitative alle esigenze delle aziende. Per competere con successo sui mercati internazionali le imprese necessitano di un International Management preparato. Si tratta di un’evoluzione della figura professionale classica dell’Export Manager. È un’accezione più ampia, che travalica il concetto di sola vendita all’estero e che risponde all’esigenza di affiancare le strategie di inserimento di tipo commerciale–esportativo nei mercati esteri con iniziative di maggiore consolidamento della presenza in loco, operando inoltre in più mercati con un approccio “globale” che miri a creare legami strategici ed operativi tra le operazioni realizzate nei diversi mercati. Questa figura professionale non è ancora molto dif-
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fusa all’interno dei sistemi organizzativi della Pmi, ma è sempre più ricercata da parte delle aziende italiane. Le limitate risorse a disposizione delle Pmi non consentono l’organizzazione di un ufficio estero strutturato e complesso come quello delle grandi aziende, rendendo pertanto necessario adottare soluzioni personalizzate ad hoc che tengano conto delle nuove esigenze e degli sviluppi dei mercati, ma anche dei costi e delle possibilità di investimento delle imprese. L’esempio dell’Emilia Romagna Il sistema camerale dell’Emilia-Romagna offre, attraverso il progetto “Temporary Export Manager”, un supporto concreto e personalizzato per incentivare strategie di internazionalizzazione delle imprese interessate ad avviare o consolidare la propria presenza sui mercati esteri facendo leva sul “fattore umano” quale variabile competitiva. Il progetto, che punta ad integrare diversi interventi camerali in materia di internazionalizzazione, nasce sulla scia di significative esperienze-pilota avviate dalla Camera di commercio di Ferrara (“Esportare con metodo”) e Forlì-Cesena (“Temporary Management”), le quali proseguono tuttora. L’esperienza Sida Sida Srl - con il contributo di CFM e di partner significativi sul territorio in ambito formazione, consulenza e internazionalizzazione - propone un progetto innovativo. “Temporary Export Manager” aiuta le imprese a sviluppare in maniera più efficace la funzione di marketing internazionale, favorendo l’incontro tra i giovani laureati e il mondo produttivo locale,
attraverso l’individuazione di efficaci strategie che permettano alle aziende di entrare in nuovi mercati. Il progetto prevede l’inserimento temporaneo in azienda (in genere 6 mesi) di una risorsa junior specializzata in marketing internazionale che opererà, attraverso lo strumento del tirocinio formativo (Gratuito per le Aziende), con il coordinamento dei vertici e l’assistenza di un Consulente altamente qualificato (International Manager) Queste figure, il cosiddetto “Temporary Export Manager Group”, metterà a fuoco e realizzerà, in accordo con il management aziendale, il piano di internazionalizzazione in modo flessibile e con investimenti iniziali più contenuti.
Laura Palanga Area Risorse Umane Gruppo Sida info@sidasrl.it T 071.28521
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Il sistema produttivo marchigiano è contraddistinto da una spiccata vocazione internazionale, soprattutto sul fronte commerciale, con una crescente apertura alla globalizzazione della catena del valore delle imprese. Questo alimenta bisogni di manager specializzati: vi sono molti imprenditori, ma pochi manager e soprattutto pochi manager ed esperti di internazionalizzazione
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OCCORRONO MANAGER SPECIALIZZATI di F. De Palma
er l’impresa italiana la sfida dell’internazionalizzazione comporta la necessità di affrontare alcuni delicati passaggi:
re sullo sviluppo qualitativo delle risorse e delle competenze, agire sulla crescita dimensionale e sulla cultura organizzativa interna.
• Passare dal modello import-export all’internazionalizzazione dell’intera catena del valore e del connesso sistema del valore • Investire in competenze internazionali nelle diverse aree critiche del sistema del valore (commerciale, marketing, produzione, servizi interni ed esterni, risorse umane, finanza, fisco, …) • Rivedere la formula strategica domestica e valutarne punti di forza e debolezza alla luce dei mutati fattori critici di successo nei mercati mondiali • Rivedere assetti dimensionali, organizzativi, proprietari e percorsi di internazionalizzazione; accrescere la vocazione cooperativa, punta-
Le Pmi del territorio marchigiano sono in crisi: una crisi strutturale che si aggiunge ad una crisi congiunturale. Il fattore di mutamento del contesto territoriale dove lavora la Pmi è la insoddisfazione strutturale della domanda. La Pmi è cresciuta e si è strutturata sull’onda dello sviluppo della domanda interna; il rapporto fatturato Italia su fatturato Estero è sbilanciato sul primo. L’effetto di operare in un mercato interno in cui l’offerta è costante e la domanda calante si traduce sui conti economici in minori margini di contribuzione e maggiori costi fissi, soprattutto commerciali. All’estero, viceversa, esistono Paesi interessanti ad alti
tassi di crescita dove l’offerta è ancora insufficiente a far fronte alla veloce e crescente domanda; parliamo di Paesi dell’Est Europeo (Polonia, Romania, Russia), di Paesi degli Emirati Arabi come Dubai o dell’ Arabia Saudita, di Paesi del Mediterraneo (Egitto, Turchia, Tunisia, Marocco e tra poco anche Libia), di Paesi dell’America Latina come Brasile ed Argentina, di Paesi dell’Estremo Oriente come Cina, India e Vietnam, etc. In questi Paesi esistono le opportunità commerciali che prima caratterizzavano il mercato italiano e accanto ad una domanda Retail si è sviluppata una domanda Contract. Cogliere questo mutamento di struttura della domanda e le opportunità che ne conseguono è la sfida che le Pmi devono compiere effettuando una revisione strategica del business. Se consideriamo questo
l’obiettivo di salvataggio delle Pmi significa che le aziende devono strutturarsi, ossia sviluppare e preparare velocemente le risorse umane ad essere disponibili e professionalmente competenti a gestire il cambiamento. Per disporre di queste risorse umane strategiche si deve porre molta attenzione alla ricerca, all’orientamento, al reclutamento-selezione e alla formazione. Le aziende devono orientare lo sviluppo organizzativo verso la funzione di internazionalizzazione, introducendo “giovani talenti” con un’alta predisposizione allo sviluppo professionale verso l’estero. In riferimento a ciò la Sida ha istituito il Comitato Tecnico Scientifico per la realizzazione di un Master il cui obiettivo è quello di trasferire competenze e abilità sui processi di internazionalizzazione. Il percorso sarà caratterizzato per
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l’alto contenuto professionale e per le metodologie innovative nella didattica e nello stage formativo. Infatti il Master verrà strutturato come una formazione ad orientamento professionale e pratico e, nel contempo, basata su fondamenti scientifici, in linea con le esigenze del mondo economico locale.
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LA GLOBALIZZAZIONE ENFATIZZA IL RUOLO CENTRALE DELLE RISORSE UMANE QUALE FATTORE CRITICO DI SUCCESSO NEI PROCESSI DI CRESCITA INTERNAZIONALE”
Francesca De Palma Area Formazione Gruppo Sida f.depalma@sidasrl.it T 071.28521
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Bisogna costruire una rete per sostenere i processi di internazionalizzazione e per continuare a competere.
“LE MARCHE OLTRE LA CRISI”
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rande successo e partecipazione al convegno organizzato dall’Unioncamere e dall’Università Politecnica delle Marche lo scorso 4 febbraio presso la Facoltà di Economia “Giorgio Fuà” ad Ancona. “Le Marche oltre la crisi”: è questo il titolo del summit di esperti ed economisti che, attraverso l’analisi della situazione odierna e delle opportunità offerte a livello locale e a livello internazionale, hanno voluto indicare alle istituzioni e al sistema produttivo regionale le possibili vie per lo sviluppo. Dopo la relazione introduttiva del Presidente Drudi, ricca di interessanti spunti innovativi offerti al dibattito, sono intervenuti i rappresentanti delle istituzioni locali, ovvero, nell’ordine, l’Assessore Andrea Biekar in rappresentanza del Comune di Ancona, l’Assessore all’Industria
e Artigianato Sara Giannini, in rappresentanza della Giunta Regionale e il Rettore dell’Università Politecnica delle Marche Marco Pacetti. Sono stati, i loro interventi, non semplici indirizzi di saluto, ma occasioni di stimolo per i relatori ufficiali intervenuti subito dopo, come da programma. A chiudere il cerchio degli interventi, i Presidenti delle Camere di Commercio delle cinque province marchigiane: Rodolfo Giampieri per Ancona, Adriano Federici per Ascoli Piceno, Graziano Di Battista per Fermo, Giuliano Bianchi per Macerata e Alberto Drudi per Pesaro e Urbino. Erano presenti in sala, a testimoniare la significativa collaborazione offerta all’Unioncamere per l’organizzazione del Convegno, il Direttore di UBI-Banca Popolare di Ancona Luciano Goffi e
qualificati esponenti di Banca Marche. Folta, nell’aula, la presenza del sistema camerale regionale, in primo piano nell’ideazione dell’evento, e del mondo accademico delle Marche: unitamente a tanti studenti universitari, che hanno così confermato la disposizione e lo stimolo per gli argomenti affrontati. E’ toccato quindi al Preside di Economia Prof. Gregori, efficientissimo “padrone di casa”, introdurre a sua volta e dare la parola ai colleghi sui temi prescelti. Tre i punti fondamentali su cui hanno convenuto i diversi relatori, punti che definiscono una possibile strategia per uscire dalla crisi: 1 - la creazione di una rete attiva tra le istituzioni, le Camere di Commercio, le associazioni, le banche e le imprese; 2 - puntare sulla Green eco-
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nomy e la ricerca; 3 - sviluppare e sostenere le politiche di internazionalizzazione, per ridare slancio e competitività. La parola d’ordine è fare squadra, creare una rete solida e funzionale per ottimizzare le risorse e i costi e favorire lo scambio di informazioni. “Fuori dalla crisi”, quindi, si arriva con la capacità di saper investire e cogliere le opportunità, guardando verso quei mercati tradizionalmente fuori dalle rotte delle economie occidentali: Cina, India, Arabia Saudita e Qatar. L’apertura dei lavori è stata affidata al Presidente Unioncamere Marche Alberto Drudi, il quale, di fronte alla gremita platea, in cui si contavano anche molti studenti, ha sottolineato come, tenendo in considerazione le peculiarità della regione, le istituzioni debbano rivede-
re le politiche economiche. “Siamo la regione che ha più occupati nelle imprese manifatturiere. Con una percentuale del 38,9 per cento distacchiamo ampiamente il Veneto, fermo al 34,5 e il Piemonte con il 33,9 per cento mentre la media nazionale è appena del 26,3 per cento. Le istituzioni, a cominciare dalla Regione, non possono ignorare questa caratteristica quando elaborano le loro politiche economiche”. Nella seconda parte del 2010, la ripresa è continuata nelle Marche sia in termini di produzione (+2,7 per cento) sia in fatturato (+2 per cento), con le grandi aziende che hanno avuto un aumento dei ricavi di oltre il 7 per cento. Il contributo del commercio, dei trasporti e degli alberghi all’occupazione regionale è invece del 28,4 per cento, mentre in Italia questi settori danno lavoro al 33,3 per
cento degli addetti. Un altro 22,3 per cento trova lavoro nei servizi avanzati contro una media nazionale del 29,2 per cento. Il 10,4 per cento è occupato in edilizia mentre in Italia siamo all’11,3 per cento. Dunque ci salvano i distretti tradizionali (mobile, calzaturiero, tessile, meccanica) mentre siamo ancora in ritardo nei comparti più avanzati, nel commercio e nel turismo dove, secondo il professor Tonino Pencarelli dell’Università di Urbino, “servono un nuovo modello di intervento pubblico e innovazioni strategiche, di mercato e di prodotto da parte delle imprese”. Imprese e istituzioni devono quindi fare squadra, sia per salvaguardare quelli che sono i punti di forza e le risorse del territorio e il know how, sia per affrontare le problematiche che emergono da questioni sempre più urgenti come, ad esempio,
la concorrenza dei mercati emergenti. Su questo punto si sono soffermati gli interventi dei numerosi docenti delle Università Politecnica, di Urbino e Macerata e di Enzo Rullani della Venice International University, che ha concluso le relazioni del mondo accademico. Dal quadro da loro presentato è emerso come le Marche si trovino esposte, con le loro produzioni caratteristiche e i manufatti d’eccellenza, a una concorrenza di sistemiPaese con un differenziale di costo dei fattori sempre più difficile da battere. Suppliamo con la qualità, con l’affidabilità dei nostri prodotti: il Made in Italy e il Made in Marche costituiscono pur sempre un sigillo di garanzia. Questo aspetto viene ribadito anche esaminando i dati sulla disoccupazione, che nel 2010 inverte la tendenza negativa, scendendo dal 6,6 al 5,6
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per cento, ma aumentano le persone inattive, quelli che smettono di cercare un lavoro (+5,9 per cento). Un andamento che preoccupa il professor Emmanuele Pavolini dell’Università degli Studi di Macerata perché “ai posti di lavoro tradizionali che subiscono la concorrenza degli Stati a basso costo del lavoro, dobbiamo saper affiancare quelli nei nuovi mestieri innovativi”. E a proposito di Stati esteri e di stranieri, è emerso che le Marche sono anche una delle regioni in cui il contesto sociale e amministrativo è più favorevole all’integrazione del lavoratore straniero. “Siamo in grado” - ha affermato Drudi e ribadito il professor Eros Moretti dell’Università Politecnica delle Marche - “di offrire agli extracomunitari posti di lavoro regolari in un contesto sociale non ostile. Ecco perché nell’arco di dieci
anni le imprese con titolare extracomunitario sono passate dalle 5.252 del 2000 alle attuali 12.779, di cui la metà nel commercio e nelle costruzioni”. Di relazioni tra imprese si è occupato il professor Ilario Favaretto dell’Università di Urbino mentre il professore Alberto Zazzaro ha affrontato la questione del credito tra localismo e globalizzazione. Nelle Marche, ha ricordato, nel 2009 i prestiti alle imprese hanno avuto una flessione superiore al 3 per cento e le sofferenze sono state il 3,9 per cento dei prestiti erogati. Importante il ruolo dei Confidi, che hanno garantito il 19,7 per cento dei prestiti. A Gianluca Gregori dell’Università Politecnica delle Marche è toccata l’analisi del sistema distributivo dove è fondamentale “fare rete, perché la sfida della competitività non riguarda le singole imprese ma
l’intero territorio”, mentre il professor Roberto Esposti ha presentato una fotografia del modello rurale marchigiano “che va rilanciato ponendo al centro il ricambio generazionale e le nuove tecnologie”. Il ruolo e le proposte delle Camere di Commercio sono stati presentati dai Presidenti degli enti camerali provinciali Rodolfo Giampieri, Adriano Federici, Graziano di Battista, Giuliano Bianchi e Alberto Drudi, mentre il convegno è stato concluso da una tavola rotonda tra giovani imprenditori, coordinata dal professor Carlo Carboni dell’Università Politecnica. Al centro del confronto quella che Carboni ha chiamato la “generazione invisibile”. Tra le proposte avanzate la modernizzazione del sistema universitario, la modernizzazione del lavoro con un patto intergenerazionale per lo Job shadowing, ossia l’affianca-
mento dei giovani ai lavoratori anziani e la creazione di un “Fondo opportunità” per i giovani marchigiani.
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FORMAZIONE
orare, sorseggiare , in doss are...vivere! AREE DI ANIMAZIONE
TEATRO DEI SAPORI Palcoscenico per presentazioni di tradizioni, sapori, cultura e territori FUCINA DELLA TRADIZIONE Scenografica cucina a vista al centro del padiglione ENOTECA DELLE MARCHE Selezione di vini pregiati
INIZIATIVE IN PROGRAMMA TIPICITÀ IN BLU: le stagioni del pesce STOCCAFISSO SENZA FRONTIERE: un ingrediente, 100 ricette NEL PIATTO DEGLI ALTRI: aromi e sapori da altri territori VERDICCHIO & CO: incontri tra vini europei
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Marzo 2011
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TIPICITÀ - Festival dei Prodotti Tipici delle Marche
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VIAGGI
Suggerimenti di viaggio selezionati per voi da ML
Partire per un viaggio è un piacere unico, autentico, che porta a scoprire nuove mete, ma anche a ritrovare se stessi, ad assaporare momenti di relax che rigenerano il corpo e la mente. Il viaggio diventa sempre di più una parentesi importante per tutti quei
PER STACCARE LA SPINA
professionisti che danno il meglio di sé a lavoro e che anche per questo meritano di dedicare a se stessi quelle coccole e quella pace che solo un viaggio può offrire. Per questo motivo ML ha deciso, in collaborazione con i professionisti di Saima Viaggi, di suggerire ai
suoi lettori quattro mete di viaggio emozionanti e piacevoli, con soluzioni per un weekend o per una permanenza più lunga. Ogni mese ML propone per voi le mete più belle in Italia e all’estero, nelle strutture più prestigiose e confortevoli che offrono al miglio qualità dell’accoglienza a prezzi
competitivi. Andrea Buatti Direttore Tecnico Saima Viaggi
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SOLUZIONI SHORT BREAK
SOLUZIONI LONG BREAK
Speciale Carnevale di Fano
Eden Special Star: la gemma dell’est Zanzibar
Per chi desidera partire per il fine settimana e desidera tuffarsi in una parentesi di cultura e divertimento, ML consiglia il pacchetto Speciale Carnevale di Fano. Si tratta di una proposta firmata dal tour operator Maraviglia, per un’immersione totale in un’esperienza senza tempo, tra i colori, i profumi e le tradizioni di uno dei più antichi carnevali d’Italia. Il pacchetto permette di scegliere tra la soluzione in Relais, con camera doppia, cena, degustazioni e libero accesso in SPA (1 notte 105 euro, 2 notti 175 euro a persona) e la soluzione in Hotel a 4 stelle, con camera doppia, cena presso il più cool dei ristoranti di Fano ed esclusive degustazioni.
Un suggerimento che profuma di sole, di mare e di vacanza, perché a Zanzibar è estate tutto l’anno. Una meta da favola dove rigenerarsi e riscoprire la primavera del corpo, affidandosi ai professionisti della Eden Viaggi. Un paradiso terrestre dove rifugiarsi per concedersi momenti di pace e ristoro, una parentesi per riconciliarsi con la natura e con se stessi e ritrovare la serenità e l’equilibrio necessari per affrontare al meglio il lavoro e le sue continue sfide. (9 giorni e 7 notti a partire da 1911 euro a persona) info sito: saimaviaggi.ggfgroup.net
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Marzo, Speciale Donna
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È il pacchetto studiato per regalare alle donne, nel mese tradizionalmente dedicato a loro una parentesi di relax, piacere, coccole e benessere. Anche questa soluzione è stata selezionata per voi tra le prestigiose proposte di Maraviglia Travel, che vi porterà per una notte al Borgo Lanciano Relais. Il pacchetto comprende 1 notte nel 4 stelle, 1 light brunch, accesso illimitato alla Kimben Spa, 1 massaggio total beauty o un trattamento illuminante viso a scelta, 1 cena degustazione al Ristorante I Due Angeli e 1 omaggio della Kimben SPA. (A partire da 170 euro)
Per chi ama l’inverno e i suoi colori, la poesia della neve e lo charme di una destinazione di lusso: l’Hotel Cristallo di Cortina è il luogo ideale per godersi una vacanza in pieno relax. La struttura, della prestigiosa Diamond Collection, offre tutti i comfort e le soluzioni per chi cerca, in una vacanza, piacere, sport, natura, buona tavola e soprattutto un ambiente in cui l’eleganza e lo stile fanno davvero la differenza. Spa, golf e percorsi sciistici per rinvigorire il fisico e rilassarsi. (Soggiorno Last Minute a partire da 136 euro a notte a persona)
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INNOVAZIONE & HI TECH
La professoressa Lella Mazzoli, docente di sociologia all’Università degli Studi di Urbino Carlo Bo: “Questo modo di essere in rete permette una maggiore interazione tra produttori di servizi e manufatti e consumatori” di A. Dachan
I SOCIAL NETWORK TRA NOI: ANCHE LE AZIENDE CREANO IL PROPRIO PROFILO successo minore), per avere informazioni ma anche per socializzare e avere relazioni con persone che già si conoscono ma anche (seppure in numero inferiore) con persone che non si conoscono ma che condividono gli stessi interessi e gusti”.
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rofessoressa Mazzoli, i social network stanno acquisendo, sia nella sfera pubblica che in quella privata, un peso sempre maggiore. Come si spiega, secondo Lei, la ragione di questo fenomeno? “Mi pare ovvio che in un mondo che ci vuole sempre più connessi e informati i social network siano così presenti nella nostra vita. Sono una risposta alla complessità della globalizzazione. Voglio dire che le persone scelgono sempre più frequentemente di usare la rete, nello specifico siti di social network come facebook o twitter (seppure questo ssn in Italia abbia un
Persino le aziende oggi, oltre ad avere un proprio sito web, si stanno adoperando per crearsi anche un profilo sui più noti social network; questo significa che si esiste solo se si è in rete? “No. Non è che si esiste solo in rete, ma si deve esistere “anche” in rete. E soprattutto non basta esistere con un sito più o meno dinamico e graficamente interessante. Occorre avere un profilo (come facebook e non solo) perché questo modo di essere in rete permette una maggiore e migliore interazione fra produttore di servizi o manufatti e consumatori.è la relazione - non solo quella “de visu” ovvero come la si intendeva tradizionalmente - l’elemento per vincere sul mercato. Sarebbe come se le aziende con l’avvento di media come radio e tv non avessero approfittato di essere presenti, e fossero rimaste ancorate
all’affissione o ancora prima allo “strillo”. Parliamo di Facebook: come sociologa, ritiene che gli utenti siano pienamente consapevoli di ciò che fanno sul proprio profilo e delle conseguenze che simili azioni possono avere? “Non posso dire se tutti siano completamente consapevoli. Non credo che tutti coloro che usano la rete ne conoscano vantaggi e svantaggi. Credo anche che molti sottovalutino la potenza dei social network e generalmente della rete. Ma penso che anche off-line ci siano rischi di privacy, di iper esposizione, di distorsione dell’informazione. Uno dei veri problemi della nostra società è che l’informazione è spesso falsata e lo è, paradossalmente, sia da una sovrabbondanza di certe notizie e contestualmente da una voluta assenza di altre. La comunicazione che si crea sui ssn potrebbe dare al cittadino una visione dell’informazione più corretta, se vi è una consapevole e matura scelta da parte del cittadino”. In molti hanno espresso perplessità sul fatto che il net-
work usi la parola “amicizia” per definire un contatto. Cosa ne pensa? “E’ vero, è un uso improprio del termine “amicizia” così come l’abbiamo sempre usato fino a qui. Fra i giovani è però ormai consolidato questo termine per indicare la relazione fra i tanti che sono sulla rete che scelgono quella/o che ha interessi e gusti vicini ai propri. Così si faceva e si fa nello scegliere gli amici nella vita off-line. Anche off-line si usa il termine “amicizia” in modo non sempre corretto. Qui comunque bisognerebbe chiederci che cos’è l’amicizia. Credo sia un sentimento molto profondo che non sempre trova riscontro nella realtà dei fatti”. L’uso spregiudicato di FB può danneggiare la nostra immagine come persone o come professionisti? “Non so cosa voglia dire spregiudicato. Ma se si intende la possibilità di mettere alla berlina e danneggiare qualcuno in modo strategico, certo che con facebook la cosa è più facile ma soprattutto lo possono fare in tanti. Prima della rete era prerogativa di pochi”.
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AUTO
NUOVA AUDI A6: TECNOLOGIA ED ELEGANZA VIAGGIANO SU QUATTRO RUOTE
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n connubio tra tecnologia ed eleganza per un’auto che, prima ancora del suo lancio (atteso per la primavera 2011) fa già parlare di sé. La quarta generazione della Audi A6 dà ulteriore lustro al segmento E e si presenta ancora più sportiva, confortevole e sicura. È una berlina mediogrande lunga 4,92 metri, con un passo di 2,91 metri; è larga 1,87 metri e alta 1,46. La scocca è più leggera e le motorizzazioni sono più effi-
cienti. Dal punto di vista estetico gli stilemi sono quelli delle ultime A1, A4, A7 E A8, con una vocazione spiccatamente sportiva, leggibile nel bordo sulla spalla e nell’accenno di spoiler sul cofano posteriore. Il frontale mostra la classica calandra unita, il cui sviluppo esagonale è stato ripreso dalla A8. Più nette e articolate sono invece le linee dei gruppi ottici anteriori, con la riconoscibile firma luminosa a LED che attinge, moltiplicandone
la scala, a quanto fatto sulla A1. La scocca è derivata da quella della A7 ed è fatta in parte d’acciaio modellato in spessori differenziati a caldo, e per il 20% d’alluminio, utilizzato strutturalmente per i montanti delle sospensioni anteriori, la culla del motore, le zone di assorbimento dietro i paraurti e alcune parti della carrozzeria. Il CX aerodinamico di 0,26 su di una superficie frontale di 2,3 mq ha reso possibile l’abbassamento della vibra-
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AUTO zionale della scocca e dei consumi. La A6 da 2 litri TDI da 177 cavalli con trazione anteriore pesa 1.575 kg, circa 45 in meno rispetto all’attuale modello con motore da 170 cv. I motori sono tutti a iniezione diretta e dotati, sia di recupero dell’energia in frenata, sia di stop&start. Il cambio può essere manuale, a doppia frizione a sette rapporti, o multitronic a variazione continua. L’entry-level è il 2 litri TDI da 177 CV che consente d’accelerare da 0 a 100 km/h in 8,7 secondi, con consumi di 4,9 litri/100 km ed emissioni di 129 g/km di CO2. Il secondo diesel è un V6 da 3 litri in grado d’erogare 204 cavalli di potenza massima, accoppiato al cambio multitronic, in grado di raggiunge i 240 km/h, accelerando da 0 a 100 km/h in 7,2 secondi e consumando 5,2 litri/100 km con emissioni di CO2 di 137 g/km. Lo stesso propulsore può es-
Al momento è solo un prototipo, ma è sta gia’ dando grandi soddisfazioni al progettista (ex designer del team McLaren) Gordon Murray che immagina la sua nuova creazione come la “seconda auto” ideale. Si tratta della versione elettrica della citycar T25, ha 3 posti edè lunga solo 2.40 metri, pesa la meta’ di una vettura normale ma puo’ percorrere circa 160 km con un pieno di energia, raggiungendo circa i 100km/h. La vera rivoluzione pero’ si trova nello scheletro della vettura, infatti il telaio tubolare della T27 rappresenta un nuovo traguardo per quanto riguarda l’iStream, un processo produttivo che coniuga leggerezza con un’importante riduzione dei costi energetici di produzione, rendendo gli stabilimenti di fabbricazione circa 5 volte piu’ piccoli del normale. Il tutto senza compromessi alla sicurezza, infatti il telaioè stato progettato per assorbire gli urti in modo ottimale ed ha gia’ superato egregiamente l’esame del crash test svolto presso il MIRA (Motor Industry Research Association).
MOTORE DELL’ANNO: FIAT E VW SULLA CRESTA DELL’ONDA Dopo il successo del 2009, il gruppo Volkswagen si aggiudica nuovamente il primo premio all’International Engine of the Year Awards, indetto dalla rivista Engine Technology International. Piccolo, ma potente il 1.4 TSI Twincharger della casa tedesca ha sbaragliato la concorrenza edè stato eletto motore dell’anno e lo si potra’ godere su diversi modelli del gruppo, tra cui le nuove Polo, Gold, Scirocco, Tiguan e Seat Ibizia. Ad aggiudicarsi il titolo di “Novita’ dell’Anno”è invece l’italianissimo 1.4 MultiAir del gruppo fiat, cheè riuscito a conquistare la giuria composta da 72 giornalisti esperti del settori, provenienti da ben 35 paesi differenti
sere configurato per sviluppare 245 CV, con una velocità massima limitata a 250 km/h e un’accelerazione da 0 a 100 km/h di 6,1 secondi. I motori a benzina disponibili al lancio sono due V6. Il meno potente è un 2.800 cc. con sistema AVS di fasatura e alzata variabile sul lato aspirazione che eroga 204 cavalli ed è in grado di spingere l’auto fino a 240 km/h, accelerando da 0 a 100 km/h in 7,7 secondi, e consumando 7,4 litri/100 km pari a 172 g/ km di CO2. L’altro è un 3 litri da 300 cavalli che consuma 8,2 litri/100 km, emettendo 190 g/ km di CO2. L’accelerazione da 0 a 100 può avvenire in 5,5 secondi. Ora, non resta altro che aspettare la primavera e toccare con mano l’ultima nata in casa Audi. Sara davvero la migliore?
T27 La piccola di Gordon Murray Fiat e VW sulla cresta dell’onda
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TENDENZE
Francesco Casoli è il patron di Elica, imprenditore di successo e senatore, ama la sobrietà ma non rinuncia mai ai gemelli: l’immagine per lui è un vettore di comunicazione iniziale molto importante di A. Dachan e A. Cavoli foto di G. Gori
S
enatore Casoli, cos’è per lei lo stile? “È un qualcosa di molto personale, che va affinato negli anni. Come in architettura, è un levare più che mettere, è eliminare il superfluo. Per me la sobrietà è molto importante, la sento dentro, è una scelta. Amo ciò che è rigoroso, essenziale. Le cose più belle spesso sono proprio le più semplici e in questo noi marchigiani ci distinguiamo, perché riusciamo a semplificare per eccellere”. Preferisce scegliersi gli abiti, o farsi vestire? “Amo scegliere da solo cosa indossare, per me il vestire è molto importante, perché è un modo in cui far rispecchiare la propria personalità. Cerco di mettere un po’ di fantasia nelle cose che indosso”. Qual è il suo colore preferito? “Senza dubbio il nero”. E l’accessorio? “Mi piacciono molto i gemelli, mi piace cercarli e sceglierli con cura.
IL VERO STILE È TOGLIERE, NON AGGIUNGERE Non porto mai camicie con i bottoni ai polsini. Il discorso scarpe è più complicato, perché non ho ancora trovato un artigiano che sia in grado di realizzare la scarpa ideale per il mio 47!”. Per il suo look predilige il Made in Marche? “Sono molto legato alla nostra produzione marchigiana, che è ricca di sartorie artigianali. Ho stima di loro e riconosco nei loro manufatti una grande qualità”. Quanto conta quindi la marchigianità? “Conta molto, ma ancor di più è l’italianità a contare. All’estero siamo riconosciuti in modo sempre più forte come popolo che ha una marcia in più e che è sicuramente maestro di stile. Ricordiamoci che l’immagine con cui ci presentiamo è un vettore di comunicazione iniziale molto importante, per cui va curata con la dovuta attenzione. Se poi pensiamo allo specifico della nostra regione, basta rievocare personaggi come Gentile da Fabriano, che con
molti altri geni del passato ha scritto pagine di arte, di bellezza e di raffinatezza che ci portiamo dentro come prezioso bagaglio culturale e che sono entrate profondamente nei nostri geni. Per questo la media degli oggetti prodotti nelle Marche è di grande valore: abbiamo contribuito alla storia del design in molti settori. Abbiamo quel tocco di genialità che rende riconoscibile ed unico il nostro stile”. Cos’è per lei la moda? “Per me la moda non esiste. Ciò non significa che non si cambia stile, ma io non amo che una persona, in qualche modo, si “normalizzi”, che segua uno spread di genere. È per questo che non scelgo grandi brand, proprio perché non amo essere etichettato. Allo stesso tempo indosso solo capi di alta qualità che non abbiano, appunto, etichette o loghi in bella vista. Non mi piace inquadrarmi in un qualcosa di predefinito”. Cosa ci dice a proposito dei suoi immancabili occhiali? “Ecco, gli occhiali per me hanno un grande valore, sono
importantissimi, li scelgo con cura e attenzione e ci vivo in una sorta di simbiosi. Porto solo occhiali Oakley e sto pensando di scegliere presto una nuova montatura”. E la cravatta? “È importante e la considero un accessorio molto personale, che scelgo in base al mio umore. Se la mattina mi presento con una cravatta scura … è facile capire che non è la giornata ideale. In generale le cravatte mi piacciono particolarmente e ne ho molte, di diversi tessuti e colori. Recentemente, in un’intervista al Corriere della Sera, il Presidente del Consiglio Berlusconi, che è un grande osservatore, mi ha preso in giro proprio per le mie cravatte”. Ci conceda un’ultima domanda Senatore: per essere elegante, un uomo cosa deve assolutamente avere? “Una bella giacca, che lasci i polsini fuori, scarpe rigorosamente senza lacci e pantaloni che non siano troppo lunghi. Niente maglioni di cashemere, al massimo un maglioncino con il collo alto”.
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“Per me la moda non esiste. Ciò non significa che non si cambia stile”
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TENDENZE
Presidente del Gruppo Elica, primo al mondo nella produzione di cappe aspiranti e tra i primi in Europa nella produzione di motori elettrici
LA MIA STORIA D
a marzo 2006 è Senatore della Repubblica Italiana, mandato che gli è stato rinnovato nelle elezioni del 2008. E’ Vice Presidente del Gruppo PDL al Senato, Componente della X Commissione (Industria, Commercio e Turismo), della XIV Commissione (Politiche dell’Unione Europea), della Commissione bicamerale di vigilanza RAI e della Commissione bicamerale per la semplificazione legislativa. Tra il 2005 e il 2006 ha ricoperto la carica di Presidente di Assindustria della provincia di Ancona. Nel 1978, ad appena 17 anni, alla morte del padre Ermanno, è entrato nell’azienda di famiglia fondata 8 anni prima. Nel dicembre 1990, a soli 29, ne è diventato Amministratore Delegato. Dal 2000 l’attività dell’azienda si è estesa al settore dei motori elettrici e lavorazione acciaio, dando vita al Gruppo Elica. Elica oggi stipula contratti come fornitore esclusivo di cappe per cucina domestica con gruppi industriali internazionali. I suoi stabilimenti si trovano nelle Marche, in Polonia, in Messico, in Germania, in India e in Cina. Dal novembre 2006 è quotata nel segmento STAR di Borsa Italiana. Nel 2011 ha guadagnato il
primo posto assoluto per il clima di lavoro nella graduatoria stilata dall’Istituto Great Place to Work Italy, dopo che per tre anni è risultata come prima azienda “tutta italiana” dietro le sedi italiane di alcune multinazionali. Sempre negli ultimi tre anni, è prima azienda italiana nella classifica stilata dal Great Place to Work Europe. Nel 2009, ha ricevuto il Premio Etica e Impresa, nella categoria Responsabilità Sociale per l’Accordo Integrativo.
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Gli stilisti Keith & Alan aprono in esclusiva per Mondo Lavoro le porte della loro splendida casa sul Conero
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A CASA DI...
“Con questa casa è stato amore a prima vista. Quando l’abbiamo visitata la prima volta sembrava quasi che ci dicesse: “eccomi, vi stavo aspettando! Non abbiamo fatto altro che personalizzarla, mettendo qualcosa di noi in quegli ambienti e in quegli spazi che erano già naturalmente perfetti. Oggi non potremmo più vivere senza il mare e senza questa casa. Quando partiamo per un viaggio, non vediamo l’ora di tornare qui, perché è qui che ci sentiamo bene e che troviamo la pace e l’armonia”.
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STORIA DI UN GIOIELLO SUL CONERO
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uesta casa sembra nascere sul Conero spontaneamente, come un albero o una pianta, come se non fosse stata costruita, ma fosse lì, da sempre, come se le sue fondamenta non fossero di cemento, ma si unissero alla terra con radici forti e rigogliose. La natura e il mare sono l’anima leggera e impalpabile che abita in ogni ambiente di questa dimora: conchiglie e fossili riposano su credenze, tavolini e cassettiere. Ogni oggetto è in perfetta armonia con l’ambiente che lo circonda. “Ogni volta che viaggiamo e troviamo un oggetto che cattura la nostra attenzione lo compriamo: può essere un vaso o un vecchio tavolo, una lampada o un quadro. È come se quell’oggetto ci raccontasse la sua storia e l’emozione di chi lo ha costruito e volesse entrare nelle nostre vite con tutta la sua poesia”. Dalle grandi vetrate il panorama della costiera Adriatica toglie il fiato e, restando in ascolto sull’ampio terrazzo senza barriere, ci si lascia andare al dolce cullare delle onde all’orizzonte.
Il mare è la proiezione di questa casa e questa casa è una proiezione di questo mare. Toni delicati colorano ogni stanza con armonia, creando giochi di luce che illuminano lo sguardo e scaldano il cuore. Le sfumature sono prese in prestito dalla natura, con le tinte delicate dei suoi autunni e la profonda naturalezza della terra. Nei camini, scoppiettanti, la legna da ardere si lascia andare al calore del fuoco. Fiori e frutta fresca arrivano ogni giorno nei vasi e nelle ceste, quasi che la natura volesse portare i suoi doni per omaggiare la bellezza e la poesia di questa casa. Profumi, colori e forme pensate e studiate per offrire armonia e riflettere lo stile e l’innato amore per il bello che contraddistingue i proprietari. La piscina per i momenti di relax e la compagnia fedele e rassicurante delle agave e delle palme: nell’ampio giardino ogni dettaglio è studiato per prolungare la poesia, l’eleganza e la raffinatezza della casa.
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ENERGIA
Smaltiti quasi 800mq di copertura in eternit per fare posto ad un impianto fotovoltaico da 100KWp
A PESARO L’AZIENDA AGRICOLA AMICA DELL’AMBIENTE
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inito di installare negli ultimi giorni di dicembre del 2010, l’impianto – situato in località Ginestreto di Pesaro - ha permesso di bonificare altri 800mq (1.300 Kg) circa di copertura in eternit. Soprattutto in questo periodo in cui aumentano le polemiche sullo sfruttamento dei terreni agricoli con l’installazione di impianti fotovoltaici, quello realizzato dall’azienda agricola Vagnini Marino presso il ristorante “il Poggio” rappresenta quanto più volte auspicato anche dal Presidente della Provincia di Pesaro Urbino Matteo Ricci. In tale intervento si sono utilizzate le coperture di edifici esistenti, con in più lo smaltimento della copertura in amianto, per la produzione di energia elettrica pari al consumo di 35 famiglie. L’impianto realizzato in solo un mese e mezzo dalla ditta Enertec di Loris Sparaventi di Colbordolo (PU), ha una potenza nominale di 99,36 KWp,
con 432 moduli fotovoltaici in silicio policristallino di manifattura norvegese. I moduli sono stati installati su vasche in alluminio in sostituzione del materiale convenzionale da costruzione, rientrando così nella tipologia degli impianti totalmente integrati prevista dal decreto ministeriale 19 febbraio 2007, con un incremento del 5 per cento per impianti integrati in sostituzione di coperture in eternit. La Enertec, già operativa nella nuova sede in Via Nazionale 71 a Bottega di Colbordolo (PU), da oltre cinque anni punto di riferimento nel settore delle energie rinnovabili, punta da sempre alla ottima qualità dei servizi e dei componenti installati, dimostrata dai continui feebback di grande soddisfazione dei clienti. Attualmente, a seguito della pubblicazione del cosiddetto “Terzo Conto Energia (decreto 6 agosto 2010), gli sforzi sono incentrati sullo
sviluppo delle nuove tipologie di installazione totalmente integrata imposte alle applicazioni innovative per l’integrazione architettonica del fotovoltaico (uscite nel gennaio 2011), e alla riduzione dei costi a fronte dei tagli previsti sugli incentivi. Si precisa inoltre che alla luce della nuova normativa l’impianto descritto otterrebbe un incremento della tariffa incentivante prevista per lo smaltimento dell’eternit del 10 per cento.
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ENERGIA
Lo sviluppo della produzione di energia da fonti rinnovabili è un fenomeno che caratterizza il panorama energetico nazionale. Di riflesso, la normativa fiscale ha cercato in questi anni di rimanere al passo attraverso l’emanazione di nuove norme, interventi di prassi ed interpretazioni.
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nnanzitutto occorre specificare che le fonti rinnovabili sono definite dall’articolo 2, comma 1, lettera a), del decreto legislativo n. 387 del 29 dicembre 2003 come le “fonti energetiche rinnovabili non fossili” (eolica, solare, geotermica, del moto ondoso, mare motrice, idraulica, biomasse, gas di discarica, gas residuati dai processi di depurazione e biogas). Il documento che inquadra la disciplina tributaria in maniera sistematica è la Circolare dell’Agenzia delle Entrate n. 46/E del 2007, che riguarda esclusivamente il trattamento fiscale della produzione di energia fotovoltaica. Recenti interventi di prassi hanno confermato la possibilità di estendere tale disciplina anche alla produzione di energia da altre fonti rinnovabili. L’elemento principale del sistema incentivante è legato alla corresponsione di una tariffa in base all’energia prodotta. La tariffa erogata ai produttori di energia da impianti fotovoltaici è qualificabile come contributo a fondo perduto corrisposto a fronte dell’acquisto dell’impianto ed è esclusa dal campo di applicazione dell’Iva. La tariffa fissa onnicomprensiva erogata ai produttori di energia elettrica da altre fonti rinnovabili è invece soggetta ad Iva perché in parte si configura come corrispettivo per la cessione di energia.
FISCO ED ENERGIA PULITA Per inquadrare la disciplina dal punto di vista reddituale è opportuno distinguere tra privati che utilizzano in tutto o in parte l’energia prodotta, persona fisica o giuridica che produce energia nell’ambito di un’attività commerciale e persona fisica che produce energia nell’ambito di lavoro autonomo. Privati che utilizzano in tutto o in parte l’energia prodotta Se l’impianto è di potenza inferiore a 20kw e l’energia viene completamente autoconsumata, l’attività non è rilevante fiscalmente. Diverso è il caso in cui vi sia dell’energia in esubero che viene ceduta al gestore della rete (GSE). Se l’impianto è di potenza inferiore ai 20kw ed è posto a servizio dell’abitazione (installato sul tetto o in un’area di pertinenza) la cessione di energia non si configura come un’attività commerciale. I relativi ricavi sono considerati “redditi diversi” ai fini dell’Irpef e non sono soggetti ad Iva; la tariffa incentivante non assume alcuna rilevanza reddituale. Qualora venga ceduta energia in esubero da impianti non posti a servizio dell’abitazione o di potenza superiore a 20kw si viene a configurare l’esercizio di un’attività commerciale e, proporzionalmente all’energia ceduta, si applica il corrispondente trattamento tributario. Persona fisica o giuridica che
produce energia nell’ambito di un’attività commerciale In questa situazione, la tariffa incentivante è rilevante ai fini delle imposte sui redditi e ai fini Irap, è trattata come un contributo in conto esercizio ed è assoggettata alla ritenuta di acconto del 4 per cento. I ricavi derivanti dalla cessione di energia sono componenti positivi di reddito, sono rilevanti ai fini Irap ed imponibili ai fini Iva. L’impianto utilizzato per la produzione di energia rinnovabile è un bene strumentale, potrà essere ammortizzato sistematicamente e l’Iva assolta al momento dell’acquisto può essere portata in detrazione. Se l’impianto è utilizzato anche per fini privati il costo è ammortizzabile nel limite del 50 per cento. Per coloro che accedono al servizio di “scambio sul posto” il contributo erogato dal gestore è considerato comunque un corrispettivo e quindi rilevante ai fini reddituali e dell’Iva. Persona fisica che produce energia nell’ambito di un’attività di lavoro autonomo Se l’energia prodotta viene completamente utilizzata per un’attività di lavoro autonomo, la tariffa incentivante e i ricavi derivanti dalla vendita dell’energia non assumono alcuna rilevanza reddituale perché non sono compensi relativi all’attività professionale e non si configurano quindi come redditi di lavoro
autonomo. Il costo di acquisto dell’impianto potrà invece essere ammortizzato sistematicamente e l’Iva portata in detrazione. Nel caso in cui venga venduta l’energia prodotta in eccesso si viene a configurare fiscalmente l’esercizio di un’attività commerciale e scatta l’obbligo, ai sensi dell’articolo 36 del D.p.r. n. 633 del 1972, di applicare separatamente l’Iva mediante la tenuta di una contabilità separata. Relativamente alla parte di energia venduta si applica la disciplina fiscale vista precedentemente per le attività commerciali. Dalla breve analisi effettuata si evince come la disciplina fiscale si sia sviluppata in maniera convulsa e disorganica. Principalmente si è cercato, attraverso gli interventi di prassi dell’Amministrazione finanziaria, di interpretare gli eventi fiscalmente rilevanti attraverso le disposizioni di carattere generale. Nel generale sviluppo che ha interessato il settore i contribuenti si sono spesso trovati di fronte a situazioni non ancora disciplinate dal punto di vista tributario. Sarebbe pertanto opportuna l’emanazione di una disciplina organica che cerchi di ridurre al minimo i dubbi interpretativi degli operatori del settore.
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17 Rassegna di Attrezzature, Materiali, Impianti, Sistemi, Veicoli, Servizi per l’Edilizia
25-27 Febbraio 2011 Quartiere Fieristico di
CIVITANOVA MARCHE orario: venerdĂŹ ore 15.00 - 19.00 sabato e domenica ore 9.30 - 19.00
civitanova@erf.it - www.edilexpo2011.it 167
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LA STORIA
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“Ho coltivato nel mio spirito un giardino di rose; l’ho nascosto dentro una scorza dura. Fuori ho messo un cartello per vietare l’ingresso ai cattivi”. No Concept 170
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Ma chi è realmente Giovanni Allevi? Maestro Allevi, Lei è un artista a 360°: compositore, direttore d’orchestra e pianista, filosofo e anche scrittore… di A. Dachan foto di Gianluca Saragò
GIOVANNI ALLEVI IL PERSONAGGIO DEL MESE: Un marchigiano “sopra le righe” del pentagramma
“In questo momento sono un capellone, seduto al tavolo della cucina a Milano, col computer davanti. Mi concedo di rispondere alle sue cortesi domande, nel bel mezzo della composizione di una sinfonia. Sento il rumore del traffico proveniente dalla strada ed ho fame: sono le 17.41 e per amore della musica che sto scrivendo, non mi stacco dal portatile da stamattina alle sette! Troverò qualcosa in frigo”.
B
eh, glielo auguro! Lei nasce in una famiglia di musicisti e a sei anni scopre il “Turandot” di Puccini. Cosa provava ascoltando quel celebre brano? “Che meraviglia! Magari potessi ricordare quelle sensazioni, amplificate dalla sensibilità di un bambino. Ascoltavo la “Turandot” tutti i giorni per intero, seduto a gambe incrociate sul divano. Mentre affrontavo quel viaggio fantastico, forse non sapevo che, inconsapevolmente, stavo immagazzinando una quantità incredibile di musica, di melodie, di soluzioni di orchestrazione”. Come nasce l’idea di comporre un nuovo pezzo, come si sente quando scrive le note e come decide che titolo dargli? “La Musica arriva. Lei detta, io scrivo. Ma spesso corre, e non riesco a starle dietro. Per esempio, in questo momen-
to ho i muscoli delle gambe e delle spalle tesi. Stanotte, quando avrò finito, sarò sfiancato. Devo attendere che lei mi sveli nuove strade, che si aprano delle porte, e allora sono pervaso da un tale entusiasmo che devo alzarmi dal tavolo e girare per la stanza per allentare la tensione. Il motivo per cui lei viene a trovarmi, è un mistero per me”. A quale brano del Suo vasto repertorio è particolarmente legato? “Ovviamente, sono totalmente legato a ciò che sto scrivendo ora! Ma se devo guardarmi indietro, vado molto fiero della mia Sinfonia concertante per pianoforte e orchestra “300 anelli”.è divertentissima da suonare, quando i musicisti hanno superato la difficoltà ritmica del 7/8”. Da “13 Dita” a “Evolution” fino all’ultimo lavoro “Alien”, com’è cambiato il Suo modo di fare musica e di vedere il
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Discografia Album in studio/CD 13 Dita (1997) Composizioni (2003) No concept (2005) Joy (2006) Evolution (2008) Alien (2010) Live Allevilive (2007) Arena di Verona (Giovanni Allevi & All Stars Orchestra) (2009) Raccolte Allevi All (2008) Giovanni Allevi 2005-2008 Il Nuotatore (2009) Concerti/DVD Joy tour 2007 (2007) Arena di Verona - DVD version (2009) Composizioni Inno delle Marche Composizione orchestrale, commissionata all’autore in occasione dell’Incontro Nazionale dei Giovani, Loreto 07, che con “una melodia, creata sulle sfumature del paesaggio marchigiano, ne trasmette armonia, atmosfere e sensazioni, per la pacata bellezza, i suoi centri storici, l’arte, i luoghi di culto, le attività economiche e sociali”.
mondo? “C’è qualcosa che cresce, e io mi sento sempre più libero nell’espressione. Aumenta il mio entusiasmo e la mia fiducia nei confronti del mondo contemporaneo. Rispetto all’inizio posso concedermi più tempo, e soprattutto non temo più il giudizio esterno su ciò che faccio. Se nello scrivere musica ci metto tutta la passione possibile, allora vuol dire che va bene così”. Tornando con la mente indietro nel tempo, qual è stato il concerto che L’ha emozionata di più? “Ce ne sono tanti. Il primo concerto a Napoli, dove vennero a sentirmi cinque persone soltanto, quello alla Carnegie Hall di New York o quello in pieno deserto dell’Egitto con l’Orchestra dei Virtuosi della Scala, o all’Arena di Verona. Ma non posso dimenticare l’emozione di suonare sul Colle
dell’Infinito a Recanati”. A proposito di Recanati, nel 2007 Lei compose il suggestivo “Inno delle Marche”, regalando alla nostra regione una perla musicale unica nel suo genere. Cosa ha voluto esprimere con questo brano? “E’ un brano ricco di simbologie interne. L’inizio sta a rappresentare quello che dico simpaticamente, ai professori d’orchestra, essere il “Super Marchigiano”, una sorta di super eroe, fiero di essere nato in una terra che riassume in sé tutta l’Italia. Poi la struggente melodia suggerisce la gentilezza e la riservatezza che ci contraddistingue. Ci sono anche richiami alla fanciullezza, che è sguardo sul futuro e alla grandezza del passato. L’ho composto durante un tour americano, ma per la prima volta l’ho fatto ascoltare in macchina ad un mio amico
marchigiano doc.è scesa una lacrimuccia: l’ok definitivo!”. Riccioli in libertà, occhiali neri e le immancabili Converse: la brezza di modernità che Lei ha portato nel mondo dei compositori e dei pianisti passa anche attraverso il suo look… “…che è esattamente quello che indosso a casa, in questo momento! Ho scelto di essere me stesso, rinunciando a qualsiasi formalismo; ciò che conta per me è la musica, mentre il resto è superfluo. Non mi interessa comunicare l’appartenenza ad uno status, o dimostrare qualcosa. Voglio sentirmi vicino alla gente ed evitare qualunque filtro tra la mia musica e il cuore di chi viene ad ascoltarmi”. Peccato dover mettere un punto a questa intervista. Prima di salutarLa, vorrei chiederLe come è nato il bra-
no che io preferisco in assoluto, “Breath, a meditation”, dall’album No Concept? “Caspita!è un brano a suo modo estremo. L’ho eseguito per la prima volta sul palco dell’Oriental Art Centre di Shanghai, nel 2005. In sintonia con i capisaldi del pensiero orientale, contiene in sè un’esaltazione della lentezza, e gioca sulla capacità di ascoltare le risonanze liberarsi nell’aria e assottigliarsi fino al silenzio.è bellissimo, mentre lo eseguo, sentire come il pubblico trattenga il fiato durante quelle interminabili pause. Spesso le persone mi raccontano che oggi abbiamo perso la dimensione poetica del silenzio e “Breath, a meditation”, può essere l’occasione per abbandonarsi al “nulla” che poi è il “tutto”. Ora è meglio mangiare qualcosa!”.
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Intervista al maestro Stefano Bramucci, direttore della Scuola di Fotografia a Santa Maria del Suffragio (Fano)
L’iscrizione e la partecipazione al concorso è gratuita e aperta a tutti coloro che alla data del 27 febbraio 2011 non abbiano compiuto i 30 anni. Ogni concorrente potrà presentare un massimo di quattro fotografie.
“UNA FOTOGRAFIA È RACCONTARE E RACCONTARSI”
info: www.scuoladifotografia.info/contest 338.34.12.643 scuoladifotografia@gmail.com
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aestro Bramucci, quando è stato il suo primo incontro con una macchina fotografica? “Il mio primo incontro con la fotografia è stato assolutamente casuale all’età di trent’anni…sono stato iscritto da un amico ad un corso di fotografia. Il mio amico non si è mai presentato a quel corso mentre io son caduto nel tunnel. La passione era tanta: dopo pochi mesi frequentavo più corsi in contemporanea e di notte studiavo la tecnica o passavo sessioni interminabili in camera oscura”. Come definirebbe una fotografia? “Una fotografia è raccontare e raccontarsi…un modo per far vedere agli altri il mondo attraverso i propri occhi”. Tra i grandi maestri del passato, c’è qualcuno a cui Lei si
ispira? “Nei miei primi anni ho sempre evitato appositamente lo studio dei grandi fotografi, proprio per non esserne influenzato. Ritengo che non ci si debba ispirare in fotografia: la fotografia deve rimanere intimistica perché ognuno di noi fotografa quello che è. Col passare del tempo poi mi sono avvicinato alle opere dei grandi maestri; il primo a colpirmi fu Hernst Haas e la sua fotografia dinamica, poi, considerata la mia passione per la camera oscura, ho nutrito un grande interesse per Ansel Adams e le sue ricerche nel campo dello sviluppo e della stampa chimica e Henri Cartier Bresson per le sue teorie sull’instànt decisif”. Qual è lo scatto (tra i suoi o tra quelli di altri artisti) che preferisce in assoluto? “Non credo si possa preferire uno scatto in assoluto; se
penso a quelli dei grandi, ogni immagine è una infatuazione, come una nuova canzone che per un periodo ti entra in testa e non ti abbandona, ma poi arriva quella successiva che ti colpisce e la studi, la guardi, la osservi ossessivamente, ed è ancora loop! Riguardo alle mie fotografie, tra quelle che seleziono e che il pubblico vedrà, posso dire che non ne esiste una prediletta, ma esiste quella che guardo più volentieri, perche l’associo ad un momento diverso della mia vita”. Vuole parlarci del concorso fotografico nazionale promosso dalla sua scuola “Giovani, insidie e veleni”? “Il concorso, promosso in collaborazione con l’Assessorato alle Politiche Giovanili del Comune di Fano, ha come obiettivo la sensibilizzazione dei ragazzi, attraverso immagini che li inducano alla
riflessione verso i rischi legati all’età giovanile. Insidie e veleni che si possono incontrare in età giovanile, comportamenti irresponsabili, leggerezze, sballo e stili di vita che rischiano di portare a conseguenze tragiche come le stragi del sabato sera e le dipendenze da droghe ed alcool, saranno quindi le tematiche che i partecipanti al concorso dovranno tradurre, secondo il proprio estro artistico, in scatti da presentare al concorso. Quelli proposti sono argomenti di cui spesso si sente parlare, ma che attraverso la macchina fotografica - che anche grazie alle nuove tecnologie è diventata uno degli strumenti di espressione artistica prediletti - possono trovare uno spunto e una prospettiva diversa di analisi: quella dei giovani che si trovano a compiere queste scelte”.
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In occasione delle celebrazioni per i primi cinque anni di vita del Festival Corto Dorico, la Mediateca delle Marche e l’associazione culturale NieWiem hanno organizzato una serie di iniziative tra cui un workshop sulla sceneggiatura a cura del pluripremiato regista sardo di M. Palumbo
GIANCLAUDIO CAPPAI IL CINEMA D’AUTORE SBARCA NELLE MARCHE
I
n omaggio a Cappai, la recensione del suo film “So che c’è un uomo” La scena tratta dal film del giovane regista Gianclaudio Cappai in cui si vede un bambino dai grandi occhi chiari che chiede alla madre indaffarata in cucina, se una tartaruga con il guscio rotto può continuare a vivere ugualmente, racchiude molte delle sottili e toccanti sfumature che permeano tutta la pellicola “So che c’è un uomo”. Chiedersi se, portando su se stessa il peso morto di quello che dovrebbe essere il suo rifugio, la tartaruga può continuare a condurre un’esistenza normale, o se la sua normalità diventerà quella frattura, se la ferita potrà rimarginarsi, o se la lesione le sarà fatale, è un interrogarsi sul senso taciuto e inafferrabile della vita stessa, sulle ragioni di quel lento logorarsi senza cercare una
redenzione, senza disperarsi, né guardare altrove. Il mediometraggio, applauditissimo nel 2009 alla 66° Mostra del Cinema di Venezia, premiato al Festival di Sulmona per la miglior regia e a Bologna come miglior film (Visioni italiane 2010, XVI edizione), apre allo spettatore una fessura sulla realtà desolante di una famiglia che si consuma come una candela al vento, in cui tutto inizia e finisce tra le stanze di un casolare desolato e lo spazio soffocante di un vecchio camper. La trama del film sembra quasi passare in secondo piano rispetto alla profondità degli sguardi, dei non detti, dei tratti spigolosi dei corpi dei protagonisti. Non c’è narrazione, i dialoghi sono brevi e sussurrati; solo gli occhi dei membri della famiglia non si chiudono mai. Una magistrale interpre-
tazione visiva fatta di primi piani, giochi di luce e ombre, dissolvenze e sfumature musicali che esprimono tutta la genialità e la poesia del regista cagliaritano. Poesia che raggiunge il suo apice in una delle scene finali, in cui si vedono il padre e il figlio maggiore in auto; è una sequenza struggente e silenziosa, che per la sua bellezza sembra rievocare un quadro del Caravaggio. Il sovrapporsi di piani nel buio, il sottile fascio di luce rossa e il gioco dei capelli sul viso del figlio addormentato richiamano un’immagine che, nel suo plasmare il dolore e il sacrificio, ha quasi del sacro. Un’immagine che toglie il fiato, così come la dedica finale.
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FILMOGRAFIA 2002 - Voce del verto morire [corto] 2004 - Tre maschere ancora [corto] 2005 - L’incosciente Cristo di paglia [corto] 2006 - Purché lo senta sepolto [corto] 2006 - Sollevate e fermi [doc] 2009 - So che c’è un uomo [medio]
Biografia: Gianclaudio Cappai è nato a Cagliari nel 1976. Ha studiato cinema presso l’Accademia internazionale dell’immagine de L’Aquila, diplomandosi in Regia e Sceneggiatura. Vive e lavora a Roma, dove sviluppa progetti audiovisivi e cinematografici per alcune società di produzione. Ha scritto e diretto documentari e cortometraggi, incluso il pluripremiato “Purchè lo senta sepolto”. Il suo ultimo lavoro, “So che c’è un uomo”, è stato presentato in anteprima mondiale alla 66ma Mostra Internazionale d’arte cinematografica di Venezia.
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EVENTI
LA BEFANA AD URBANIA 7
0.000 visitatori per cinque giorni di manifestazione, oltre 400 camper per circa 2.000 camperisti, strutture ricettive al completo in tutto il territorio fin dal primo giorno della Festa. Soddisfatti Proloco di Casteldurante e Comune di Urbania. Archiviata con successo la 14° edizione della Festa, la Befana lascia la sua casa di Urbania, una cittadina che in
cinque giornate di musica, feste e allegria si è trasformata in un vero e proprio paese dei balocchi. Centinaia le calze appese, oltre 150 le befane che hanno sfilato e intrattenuto grandi e piccoli, diversissimi tra loro e seguitissimi gli appuntamenti che hanno riempito le giornate dei visitatori, mille giochi e iniziative per una manifestazione capace ancora
di affascinare perché fatta di ingredienti unici e genuini: la voglia di sognare e la magia che appartiene ai più piccoli, ma che aiuterà tutti a vivere meglio l’anno appena iniziato. Tra le calze ne spiccava una che ha battuto ogni record, aggiudicancosi il Guinness con i suoi 102 metri di lunghezza, cucita a mano dalle tante aiuto-Befana di Urbania.
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EVENTI
A Giulio D’Anna di San Benedetto del Tronto il Premio Equilibrio 2011; Premiazione all’auditorium Parco della Musica di Roma
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a “danza made in Marche” continua a riscuotere grandi successi in ambito nazionale grazie anche al lavoro svolto dall’AMAT nell’ambito del progetto Matilde. Piattaforma per la nuova scena marchigiana voluto e finanziato dalla Regione Marche-Assessorato alla Cultura. L’ultimo importante riconoscimento è andato al coreografo e danzatore di San Benedetto del Tronto Giulio D’anna vincitore del Premio Equilibrio Roma 2011 per la danza contemporanea (quarta edizione) assegnato lo scorso fine settimana all’Auditorium Parco della Musica. Il Premio Equilibrio è aperto ad artisti emergenti operanti in Italia e invita a proporre progetti originali destinati ad evolversi in spettacoli di danza. Il premio consiste in un contributo per la produzione di un nuovo spettacolo e l’invito a presentarlo all’interno del Festival Equilibrio 2012. L’artista marchigiano – tra quelli sostenuti da Matilde. Piattaforma per la nuova scena marchigiana – secondo la giuria internazionale in Parkin’son “ha creato un forte impatto emotivo danzando
“DANZA MADE IN MARCHE”
con suo padre.” La giuria inoltre “ha apprezzato la particolarità del duetto, la capacità di assumersi rischi e il tentativo di spingersi oltre i limiti delle attese convenzionali attraverso l’uso di strumenti estremamente semplici”. L’assegnazione del premio è stata determinata dalla “volontà di sostenere le potenzialità del lavoro intimistico e di premiare il coraggio dimostrato nel condividere con gli spettatori la propria visione estetica, di auto-rappresentazione e di relazione tra pubblico e privato”. La giuria internazionale che ha assegnato il premio era composta da Cornelia Albrecht (Germania) Tanztheater Wuppertal Pina Bausch e condirettore di Kuhlhaus Center, Berlino; Mathurin Bolze (Francia) coreografo Compagnia Les Mains les Piede set la Tete Aussi; Kristie De Coster (Belgio) general manager Compagnia Ultima Vez; Hisashi Itoh (Giappone) produttore arti dello spettacolo; Cathy Levy (Canada) produttore danza National Arts Centre of Canada.
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LIBRI
Il suo può essere definito un caso editoriale, una vicenda letteraria e umana che lascia un segno, anzi, un’orma nel cuore di chi la scopre. È l’opera prima di Maria Lampa, diventata anche un audio-libro (Marcelli Editore) di A. Dachan
S
ignora Lampa, Lei ha lavorato per molti anni nel mondo della comunicazione, ma un giorno è diventata anche autrice. Cosa l’ha spinta a scrivere? “Ho sempre amato scrivere e la richiesta continua di amici che mi chiedevano gli appunti per avere una traccia delle mie considerazioni, dei temi espressi nelle varie conferenze o incontri, mi ha invogliato a riordinare i Valori in cui credo, a raccontarne le radici attraverso esperienze vissute. É nato così il libro, il cui sottotitolo “gocce di vita” sta a sottolineare le tante riflessioni maturate nel tempo”. Nelle sue pagine si coglie
IL VALORE NELLE ORME DEL CUORE, DI MARIA LAMPA
una primordiale sofferenza, che però viene continuamente mitigata da un forte senso di speranza e amore per la vita… “La sofferenza è l’elemento che ci trasforma ogni giorno, ci fa crescere, come pure gli affetti importanti, i saggi suggerimenti, gli incontri con persone straordinarie. L’amore per la vita, le persone, le cose la caparbietà hanno letteralmente trasformato una situazione palesemente negativa e difficoltosa, in qualcosa di straordinariamente attivo e positivo. Credo che la Speranza e la Fiducia riescano a trasformare ogni casualità in opportunità e le difficoltà pratiche affrontate con determinazione alimentato nel tempo l’entusiasmo e la voglia di vivere. Negli incontri racconto questo mio iter e fa bene a chiunque constatare che le difficoltà sono difficili ma non impossibili da superare”. Lei definisce il suo scritto come “un figlio”; cosa prova ogni volta che lo presenta ad un pubblico nuovo e che ottiene un nuovo riconoscimento? “Facendo conoscere il mio pensiero intimo, le mie emo-
zioni, i miei sogni, i desideri concedo una parte di me, con naturalezza, come una mamma fa con il proprio figlio. Ottenere riconoscimento significa per me essere compresa, e in ciò trovo la dimostrazione che siamo tutti simili nel provare sentimenti di sconforto, la gioia negli affetti, il dubbio di certi momenti, la soddisfazione del successo, la gratificazione inaspettata e osservo una orizzontalità umana in cui tutti siamo sulla stessa linea, profondamente differenti ed unici al mondo per le sfumature ma non per la dignità di Uomini. Il pubblico è sempre nuovo, ma l’amore e la voglia di star bene la trovo ovunque nella stessa identica maniera in cui io la descrivo nelle mie pagine come ricerca costante di miglioramento allontanando i limiti e i “sentimenti parassiti”. Com’è nata l’idea dell’audiolibro? “L’idea è nata da una sollecitazione di una amica non vedente che si era fatta leggere il mio libro dal suo compagno e lo ha trovato stimolante e positivo tanto da consigliarne la lettura a molti. Non ho
avuto nemmeno un attimo di esitazione e ho provveduto alla realizzazione dell’audiolibro indispensabile per i non vedenti, utilissimo per coloro che amano ascoltare in cuffia, e pratico per i viaggiatori che guidando amano sentire musica, radio, e volendo anche la lettura di un libro”. Da due anni Lei dirige un’importante rassegna letteraria ed artistica a Castelfidardo. Ce ne vuole parlare? “Ho realizzato due edizione di “Incontriamoci tra le righe”e sto lavorando alla terza edizione per promuovere la “cultura di vita” attraverso l’incontro amichevole di autori, editori, giornalisti, promotori culturali, distributori librari, e i tanti lettori, tutti legati dalla passione per la parola scritta. Una giornata di festa per la cultura, per conoscere, creare possibili collaborazioni, in cui gli autori presentano le loro opere edite e presentano i manoscritti inediti agli editori presenti, i lettori incontrano gli autori, e tutti possono intervenire nel dibattito relativo al tema che ogni anno viene scelto per il confronto, offrendo la personale opinione.
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“Sono al cinquantatreesimo piano della mia esistenza e non so quanti altri piani potrò ancora salire del grattacielo, ma so per certo quelli che ho superato, anno dopo anno.” Maria Lampa
Il cambiamento del mondo, piccolo o grande che sia, nasce dal pensiero e mettere a confronto le differenti idee di tanta gente significa ampliare la propria visuale, creare sinergia e produrre cose nuove a vantaggio della intera collettività”. Per concludere, ci darebbe un’anticipazione delle Sue prossime iniziative? “Sto scrivendo un nuovo libro. Coordino un “Salotto culturale2 : una serie di incontri in cui in modo amichevole e sereno i partecipanti esprimono il personale punto di vista su un tema di attualità scelto ogni volta, e tornano a casa con un “grappolo di idee” formato dalle diverse opinioni espresse dagli altri e messe accanto alle proprie. Questo arricchisce il patrimonio culturale di ciascuno perché lo scambio e la somma di varie idee producono ulteriori considerazioni stimolando nuovi progetti”.
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APPUNTI IN AGENDA XIV EDIZIONE CIVITANOVA DANZA (MC) 27 febbraio 2011 Teatro Rossini
XIV Edizione Civitanova Danza (Mc)
Compagnie Kafig Agwa Correria Direzione artistica e coreografie Mourad Merzouki. Direzione musicale AS’N
CARNEVALE DI FANO (PU) 28 febbraio – 8 marzo Il Carnevale di Fano è il più antico d’Italia; il primo documento noto nel quale vengono descritti festeggiamenti tipici del Carnevale nella città, risale al 1347. Esso affonda le sue radici, almeno secondo la leggenda, nell’episodio della riconciliazione tra le due più importanti famiglie fanesi di allora: i Del Cassero e i Da’ Carignano. Dall’epoca il carnevale è andato gradualmente caratterizzandosi in modo specifico, tanto che nel 1872 si decise di creare un comitato incaricato dell’organizzazione dell’evento che ancora oggi dopo secoli coinvolge e appassiona migliaia di Fanesi e di turisti.
STAGIONE TEATRALE JESI
CARNEVALE DI FANO (PU)
STAGIONE TEATRALE JESI sabato 5 marzo 2011 ore 21 - domenica 6 marzo 2011 ore 17 ROMAN E IL SUO CUCCIOLO di Reinaldo Povod con ALESSANDRO GASSMAN regia ALESSANDRO GASSMAN Stagione di prosa in collaborazione con AMAT
LA MOLE VANVITELLIANA ANCONA “Derive - arte contemporanea nella città (5 marzo / 17 aprile) “La memoria delle Marche dal Risorgimento alla Repubblica” (15 marzo / 17 aprile) “Divina Commedia - illustrazioni di Ernesto Gennaro Solforino” (4/20 marzo) “L’Unità d’Italia” - Mostra celebrativa organizzata dalla Pinacoteca Civica Comunale (26 marzo / 5 giugno) “Zurab Tsereteli - arte contemporanea russa” - a cura della Regione Marche (20 aprile/30 maggio)
La Mole Vanvitelliana Ancona
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TEATRO DELLE MUSE ANCONA MOSTRA ANCONA – TEATRO DELLE MUSE - Musecaffè / Spazio espositivo
Teatro delle Muse Ancona
PATRIZIA MOLINARI “TEATRI DI LUCE” dal 5 febbraio al 3 maggio La Fondazione Teatro delle Muse ospita una mostra di Patrizia Molinari: Teatri di Luce al musecaffé/spazio espositivo. La mostra sarà visitabile nei giorni di spettacolo ad ingresso libero. Saranno esposti quadri, carte e fotografie di Patrizia Molinari, artista marchigiana e creatrice di”Sasso segreto”, opera scelta per il Premio Corelli. venerdì 4, marzo 2010 ore 20.30 TEATRO DELLE MUSE, ANCONA domenica 6 marzo 2011 ore 16 TEATRO DELLE MUSE, ANCONA DON PASQUALE di Gaetano Donizetti opera buffa in tre atti libretto di Giovanni Ruffini e Gaetano Donizetti
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direttore d’orchestra Bruno Campanella regia Andrea De Rosa scene Italo Grassi costumi Gabriella Pescucci luci Pasquale Mari Orchestra Filarmonica Marchigiana Coro Lirico Marchigiano “V. Bellini” Maestro del coro David Crescenzi allestimento Fondazione Ravenna Manifestazioni 23 – 27 febbraio, Teatro Sperimentale esclusiva regionale LUCA ZINGARETTI legge LA SIRENA dal racconto Lighea di Giuseppe Tomasi di Lampedusa drammaturgia Luca Zingaretti musiche composte Germano Mazzocchetti Zocotoco
TEATRO ROSSI URBINO mercoledì 16 febbraio 2011 Corte Ospitale PAOLO ROSSI CON LUCIA VASINI Mistero buffo (Ps: nell’umile versione pop) di Dario Fo regia Carolina Calle Casanova venerdì 11 marzo 2011 Zocotoco LUCA ZINGARETTI La sirena dal racconto Lighea di Giuseppe Tomasi di Lampedusa
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CULTURA E DINTORNI
Ogni spettacolo è un nuovo concepimento che attecchisce nel calore della passione, cresce nello studio della gestazione, nasce nelle doglie del parto” di A. Dachan
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a compagnia delle fragole è formata da: Tricia, Paola, M. Gemma, Francesca, Silvia, Rita, Margherita; la domanda sorge spontanea: come mai uno staff di sette donne? “La cosa non è stata voluta, è avvenuta per caso (ammesso che il “caso” esista), siamo partite con un gruppo più numeroso, poi piano piano sono rimaste le persone veramente appassionate che avevano voglia di scommettere su questo progetto, di crederci nonostante l’altissimo prezzo che questa professione chiede alla vita di tutti quelli che la intraprendono”. La vostra è certamente una passione premiata: lo spettacolo sui 150 anni dell’unità d’Italia sta riscuotendo grande successo; come nasce la sua trama? “La sua trama nasce, come tutte le altre nostre trame, dallo studio. Uno studio attento e approfondito dell’argomento, cercando di fare
IL TEATRO DELLE FRAGOLE
attenzione a prendere sotto esame ogni punto di vista, ogni pensiero. Poi, dentro quella conoscenza inizi a entrarci tu con la tua vita di donna di oggi e da questo incontro nasce piano piano, nelle sale prova, uno spettacolo, una nuova avventura”. Avete un autore preferito? A chi vi ispirate? “Come avrete notato il nostro è un teatro molto fisico (ci piace Pina Bausch, Emma Dante), non ci piace il sovrabbondare delle parole, cerchiamo di cogliere quelle indispensabili e di amplificarle con tutto il nostro corpo, per partorirle di nuovo e far sì che qualcosa di nuovo nasca. Ogni spettacolo così è un nuovo concepimento che attecchisce nel calore della passione, cresce nello studio della gestazione, nasce nelle doglie del parto e poi si affida al mondo e cresce di volta in volta; ad ogni nuova performance, ad ogni nuova prova, cambia, si perfeziona,
entra in crisi, poi si rigenera. Mi vien da dire che non ci ispiriamo a nessuno, da tutti impariamo, tutti guardiamo, ma vorremmo tracciare una strada nostra. Solo nostra. Sarà troppo ambizioso?”. In fondo è con l’ambizione che si trasformano i sogni in realtà. A questo proposito, secondo voi, oggi come oggi, cosa può offrire il teatro e cosa significa essere attore? “Oggi come oggi fare teatro significa fare resistenza civile. Perché per fare teatro devi fare scelte continuamente controtendenza: devi scegliere di vivere povera materialmente, perché è un lavoro ben poco remunerativo (non esistono le cifre della tv o del cinema, nemmeno per i più bravi e più famosi) e anche spiritualmente, perché essere un attore vuol dire dover ricominciare sempre tutto da capo ogni giorno, avere certezze, forse, ma non sicurezze; essere capaci di accogliere la novità e lasciare che
questa novità ti cambi per poter così essere mille volti, mille vite. Inoltre il teatro è relazione. Relazione profonda, relazione vera,con gli altri e con se stessi, e in un momento di crisi relazionale così forte (vedi facebook e le chat, ma non solo) coltivare questo è veramente difficile e controcorrente”. Quali sono i vostri progetti per il futuro? “Sopravvivere….poter sopravvivere facendo con impegno e dignità questo lavoro, sarebbe già un grande regalo della vita”. E il vostro sogno nel cassetto? “Poter mostrare il nostro spettacolo “Di donne ed altro ancora” a Luciana Littizzetto. Omaggiarla di questo nostro lavoro che abbiamo realizzato estrapolando brani da tutti i suoi libri. Se qualcuno ci potesse aiutare saremmo contente …”.
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“Essere tutte immancabilmente donne e ogni nostro spettacolo nasce da questo dato imprescindibile: la nostra particolare sensibilitĂ , il nostro corpo, la nostra sensualitĂ , il nostro modo di amare e di capire le cose, tutto assolutamente femminileâ€?
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ITINERARI
Racconti e fotografie di un viaggio firmato Maraviglia. Abbiamo incontrato l’amico Luca Ubertini, che ci ha raccontato di questa sua esperienza
LA CIASPOLATA SULLA NEVE
Al momento di scegliere la meta per le proprie vacanze, c’è chi ha optato, a Capodanno, per una ciaspolata sulla neve. Vi starete chiedendo cosa sia una ciaspolata e noi, riportandovi indietro nel tempo, vi raccontiamo di grosse “racchette per i piedi”, come quelle che si usavano una volta per passeggiare sulla neve e riscoprire quel silenzio, quella pace, quel lento andare per boschi e sentieri che ci fa sentire in simbiosi con la natura
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en trovato Luca: vuole raccontarci del suo Capodanno sulla neve? Era da solo o con amici? “Ero insieme alla mia compagna e stavamo vivendo per la prima volta questa esperienza”. Cosa le è piaciuto di più? “Di questa esperienza mi è piaciuto molto il fatto di trovarmi a contatto con la natura, nella sua semplicità e primordialità, dove il tempo
è scandito dai passi leggeri sulla neve, lontano da problematiche di qualsiasi tipo, tra stupendi paesaggi montuosi. Il luogo era fantastico e la guida si è rivelata assai capace, deliziandoci con nozioni relative ai luoghi e informazioni sugli animali che vi abitano”.
emozionante, per il semplice fatto che non riserva sorprese. Invece un itinerario inedito risulta più divertente, perché scopri cose nuove, scorci che non avevi mai notato”.
Cosa offre di speciale un itinerario inedito rispetto a una meta già conosciuta? “Una meta già nota è meno
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SALUTE E BENESSERE
Secondo Almerino Mezzolani, Assessore alla Sanità della Regione Marche, un buon servizio sanitario è il risultato di un giusto equilibrio tra strutture pubbliche e private
“SPAZIO AL PRIVATO NELLA SANITÀ, SOPRATTUTTO IN DIAGNOSTICA E RICERCA” A
ssessore, ci può fare una panoramica generale sulla situazione della sanità nelle Marche? “La sanità della regione Marche riveste in questo momento una posizione di particolare rilievo nel panorama della sanità italiana, come è stato riconosciuto, da parecchio tempo a questa parte, da numerosi studi e certificazioni da parte sia degli organi governativi centrali (Ministero della Salute, Ministero dell’Economia) sia da parte di vari enti e centri studio. In particolare, viene dato rilievo da un lato al rispetto dei conti, che vedono la Regione Marche in equilibrio economico grazie al rigore della gestione, dall’altro lato è da evidenziare l’accresciuta quantità e qualità dei servizi messi a disposizione dei cittadini in risposta al loro bisogno di assistenza. L’insieme di queste considerazioni potrebbe portare la Regione Marche a far parte del gruppo delle cosiddette regioni benchmark per quanto riguarda l’introduzione del federalismo fiscale e dei costi standard”.
A livello nazionale e regionale, quanto conta il contributo del settore privato nella ricerca e nei servizi sanitari? “Il settore privato svolge un ruolo molto importante nel settore sanitario in quanto consente di integrare e completare l’offerta sanitaria pubblica in particolari aree di attività, quali per esempio la riabilitazione o l’area della diagnostica. Altrettanto importante è il ruolo che il privato può rivestire nell’ambito della ricerca, sia attraverso la collaborazione con importanti enti e centri di ricerca, sia con il contributo di risorse economiche che possono contribuire a sviluppare in modo sinergico le aree più innovative, come per esempio nel campo della medicina molecolare”. Le Marche sono una regione virtuosa dal punto di vista delle spese sanitarie: quali sono gli elementi che contribuiscono a questo traguardo? “La Regione si è trovata nella necessità di rivedere le modalità di utilizzo delle risorse che vengono messe a dispo-
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SALUTE E BENESSERE sizione dal livello centrale. Con una attenta azione di controllo sulle spese ed interventi di razionalizzazione, in linea con i più recenti atti di programmazione (dal piano sanitario ai budget) è stato intrapreso un percorso virtuoso di riduzione degli sprechi e di riorganizzazione (integrazioni, riduzione delle duplicazioni) che ha permesso di mettere in ordine i conti e, soprattutto, non ha ridotto, ma anzi ha garantito servizi di sempre maggiore qualità”.
duzione dei criteri dei costi standard, comporterà la necessità di affrontare ulteriori processi di razionalizzazione del sistema, che richiederanno anche interventi di carattere strutturale, in particolare sulla riduzione della “polverizzazione” strutturale delle strutture ospedaliere, sulla concentrazione di attività di maggiore complessità e competenze in centri di riferimento, nonché sulla riqualificazione di presidi a vantaggio del territorio”.
Difficoltà e problemi nella sanità marchigiana: quali sono quelli principali? “Il problema fondamentale che la sanità marchigiana dovrà affrontare nel prossimo futuro riguarda la riduzione delle risorse che dal livello centrale saranno messe a disposizione attraverso il Fondo Sanitario Nazionale. Questo, insieme all’intro-
Quali sono i principali progetti che vedranno impegnato l’Assessorato nei prossimi mesi? “L’impegno è quello di continuare sulla strada del miglioramento della qualità dei servizi ai cittadini nel rispetto dei vincoli economici che vengono fissati. Per fare questo si dovrà portare avanti secondo progetti
innovativi il piano di consolidamento dell’organizzazione in rete della sanità, attraverso la realizzazione delle nuove strutture ospedaliere dell’Inrca e di Fermo. Inoltre si dovrà curare l’implementazione dei progetti dell’area ICT per consolidare il livello tecnologico della sanità e facilitare le modalità di accesso e di fruizione di tutti i servizi sanitari. Non meno importante è la riqualificazione delle strutture di piccole dimensioni verso l’area dei servizi territoriali, per dare maggiori risposte ai pazienti non acuti e ai cittadini anziani o in situazioni di fragilità quanto più possibile vicino al loro domicilio”.
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TEMPO LIBERO
Filosofia “River” Chi l’ha detto che il beach tennis debba essere uno sport esclusivamente estivo? Chi ha detto che all’avvilimento dell’estate che se ne va, alle prime nuvole di ottobre bisogna pure essere costretti ad “appendere al chiodo” l’amata racchetta?
RIVER BEACH TENNIS
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i certo non ve lo diranno Alberto Rossi, Andrea Fuligna, Federico Fastigi e Riccardo Tombini. I 4 amici fondatori del River Beach Tennis uniti dalla medesima beachtennis-mania e dall’ardente desiderio di divertirsi e far divertire attraverso il binomio “sabbia-racchette” per 12 mesi l’anno. Dagli esordi datati 2003 della coppia Rossi-Fuligna ai bagni Oasi di Pesaro, il sapore dell’agonismo “on the beach” si sposa oggi con un’opportunità su misura della propria passione. Una passione liberamente aperta ad ogni variabile di età, sesso, preparazione atletica ed abilità. River Beach Tennis spalanca indistintamente le proprie porte a principianti, amatori, agonisti o under. Una passione facile da praticare, difficile da accantonare. CHI SIAMO River Beach Tennis mette oggi a disposizione 6 campi da beach tennis “indoor”, all’occorrenza modulabili per il beach volley. 6 campi da gioco interamente
coperti da una pressostruttura che garantisce la pratica della disciplina sportiva 365 giorni l’anno nelle più appropriate condizioni climatiche. Oltre ai 6 campi da gioco suddivisi da reti di recinzione, il “pallone gonfiato” ricopre pure un ufficio-segreteria, un’area giorno dedicata al relax e una tribuna di 70 posti. River Beach Tennis è inserito nel più ampio centro sportivo polivalente denominato Athletic Club. I beach-tennisti possono liberamente usufruire di docce e spogliatoi dedicati alla palestra (donne) e dedicati ai campi di calcio a 5 (uomini) appartenenti al suddetto centro sportivo. UNICI NEL NOSTRO GENERE Venuto alla luce il 14 novembre 2010, River Beach Tennis rappresenta il più capiente complesso sportivo regionale al coperto dedicato al beach tennis. Ad oggi sono 6 i campi indoor di misura regolamentare (8 metri x 16) ricoperti di sabbia bianca corallina che garantisce un proficuo effetto-luce in ogni fase di gioco. Tutti i
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TEMPO LIBERO campi sono all’occorrenza modulabili a terreni da beach volley. Già in cantiere la realizzazione di 4 campi da gioco ulteriori, inversamente dedicati al beach volley con possibile variazione per il beach tennis. IL BEACH TENNIS Il beach tennis, anche noto come tennis da spiaggia, è uno sport ideato in Italia e derivato dal gioco dei racchettoni, a sua volta nato da quello del tamburello. I primi tornei di beach tennis con le regole attuali, ma con punteggio pallavolistico, sono stati giocati sulle spiagge ravennati nel 1978. Senza dubbio il beach tennis è lo sport estivo largamente predominante nella riviera romagnola, ma è comunque molto diffuso anche in Veneto, Marche, Lazio, Toscana, Puglia, Abruzzo. Il beach tennis è considerato dal CONI ancora come sport non agonistico ed è regolamentato all’interno delle singole federazioni tennistiche nazionali. La FIT organizza tornei non solo a livello nazionale: nel 2010 ha organizzato i Mondiali presso il Foro Italico di Roma in concomitanza con gli Internazionali d’Italia. Inoltre ha dato inizio all’iter che ha come obiettivo il riconoscimento del beach tennis come sport Olimpico già a partire, almeno in forma dimostrativa, da Londra 2012. L’aver dato regole certe e durature a questo sport, e una federazione forte alle spalle, ha dato visibilità alla disciplina. Facile da giocare per tutti, il beach tennis diventa estremamente difficile e spettacolare a mano a mano che cresce il livello dei giocatori. Per emergere nel beach tennis occorre un buon rapporto con l’attrezzo, riflessi e velocità sulla sabbia. L’equilibrio fra queste doti porta a far emergere giocatori con caratteristiche fisiche che privilegiano la reattività a scapito della pura potenza.. CITTADELLA DELLO SPORT River Beach Tennis si colloca all’interno di un’area cittadina di Pesaro prettamente dedicata alla pratica dell’attività sportiva e alla cura del benessere fisico. River Beach Tennis mette a disposizione campi da beach tennis e beach volley indoor e outdoor 12 mesi no-stop, l’Athletic Club garantisce un moderno centro fitness, wellness e sala pesi, dotato delle migliori attrezzature di ultima tecnologia. A questi si aggiungono due campi da calcetto 5 vs 5 e uno 6 vs 6, infine un centro di fisioterapia altamente qualificato. Adiacente alle due strutture anche il Campo Scuola - punto di riferimento dell’atletica leggera pesarese - munito di pista olimpionica, circondata da un’area verde circolare di 700 metri liberamente dedicata al podismo e alla corsa campestre. Una piccola cittadella dello sport, oltretutto raggiungibile attraverso un capillare percorso di pista ciclabile. PARTNERSHIP Molte sono le società che hanno creduto in questo sport e soprattutto Sul RIVER BEACH. Tra le prime aziende che hanno stretto una collaborazione con noi,c’è il Maya Club Aura Spa,che in molti tornei mette a disposizione i premi per promuovere tutta la sua gamma di trattamenti.
SERVIZI CORRELATI River Beach Tennis mette anche a disposizione corsi di formazione al beach tennis tenuti dal maestro Andrea Fuligna detto “Peis” (info: 333.8219766) e Alessandro Marchetti(info. 347.1268004).A tale proposito sono appena iniziati i corsi per gli under 14,dove lo scopo è quello di creare delle squadre per fare un vero campionato in collaborazione con tutti gli altri centri. Presso River Beach Tennis sono reperibili anche attrezzature, accessori ed abbigliamento dedicato di alta qualità, sia come articoli in vendita che come modelli in prova gratuita. EVENTI River Beach Tennis organizza tornei amatoriali e di livello Fit per ogni genere di categoria: doppio maschile, femminile o misto, singolo o under. DOVE SIAMO River Beach Tennis si trova a Pesaro in via Respighi 10 presso il centro sportivo Athletic Club. Siamo facilmente raggiungibili sia dal casello autostradale che dalla stazione ferroviaria di Pesaro
RIVER BEACH 61121 Pesaro PU Via Respighi, 10 Cell. 336 3070270 P.Iva: 02426310419 info@riverbeach.it - www.riverbeach.it
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MARCHE E SPORT
Franco Del Moro: il volto nuovo della Scavolini Siviglia, per lui il basket è molto piu’ di una passione
SCAVOLINI SIVIGLIA LA PASSIONE DI UN TIFOSO CHE DIVENTA PRESIDENTE P
residente, nel suo percorso professionale c’è un aneddoto davvero curioso: vuole raccontarcelo? “Devo dire che la mia storia è assolutamente singolare: per anni sono stato un fedelissimo tifoso e appassionato di basket, che ha sempre seguito la squadra con orgoglio e fedeltà. Poi, nel luglio 2010, sono stato eletto presidente della stessa. Così è cambiata la prospettiva da cui seguivo gli eventi sul campo: dagli spalti dei tifosi, alla tribuna, mentre non è cambiato il sentimento e l’amore per la squadra. Quel che è certo è che il mio è stato un percorso davvero inusuale”. Da presidente, quali sono i primi passi che ha fatto? “Insieme alla passione dello sportivo da presidente ho dovuto confrontarmi con aspetti diversi, come quello della vita economica della squadra. Prima di ricevere l’incarico ho contattato il mio amico d’infanzia, Sauro Bianchetti della Siviglia, cercando di fargli capire la grande importanza che avrebbe avuto l’in-
gresso della sua azienda nella squadra Scavolini. Volevo che entrasse in presidenza, ma né lui, né Valter Scavolini hanno accettato l’incarico per via dei loro numerosi impegni. Così mi è stato affidato questo importante ruolo; insieme ad altri imprenditori, con un doppio sponsor e molta buona volontà, ci siamo lanciati in questa nuova sfida a sostegno della nuova Scavolini Siviglia. Posso dire con sicurezza che da tifoso non avrei mai immaginato quali e quanto grandi fossero le responsabilità legate alla gestione di una squadra”. Adesso si sente più tifoso o più presidente? “Mi sento entrambe le cose. Con i ragazzi della squadra si è subito instaurato un rapporto bellissimo, fuori dal comune, fatto di emozioni autentiche, continue. Per un tifoso è quasi un sogno e certamente una grande gioia parlare con un giocatore, che magari si considera quasi un idolo. Oggi da presidente parlo costantemente con tutti e gli atleti mi considerano un punto di riferimento. La mia
esperienza dimostra quanto sia importante per un team avere l’affetto e il sostegno dei propri tifosi e al tempo stesso che, prima di lanciarsi in facili critiche, bisogna tenere conto delle varie difficoltà che un giocatore può vivere in un determinato momento. Si dice che il pubblico sia il sesto giocatore in campo… È proprio vero. I tifosi trasformano il loro entusiasmo e il loro affetto in energia che si trasmette direttamente ai ragazzi, che in campo cercano sempre di dare il meglio di sé. Proprio per questo ho fatto togliere il terzo anello dagli spalti, perché volevo avvicinare ulteriormente la città e i tifosi al campo, perché alla squadra serve tutto il loro calore. Adesso, quali sono i suoi obiettivi alla presidenza? “Per quest’anno il primo obiettivo della squadra è quello di salvarsi in maniera tranquilla. Per questo vogliamo ringraziare tutti coloro che ci permettono di gareggiare e che ci sostengono e
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MARCHE E SPORT soprattutto vogliamo continuare a trasmettere ai nostri giocatori tutta la nostra fiducia e il nostro appoggio. La Scavolini Siviglia può contare su atleti di prim’ordine che stanno dando il massimo per riportare la squadra ai piani alti delle classifiche. Ricordiamo che la Victoria Libertas, ha una lunga e prestigiosa storia alle spalle. Sono oltre 60 anni che viviamo emozioni profonde legate al basket e a ciò che ruota intorno al suo mondo e vorremmo che questo sogno continuasse”. A proposito di sogni, se le chiedessi, da tifoso, chi ricorda in particolare dei tanti
atleti della squadra, chi citerebbe? “Direi assolutamente Simone Flamini e Danel Hackett, ma se rivolgo lo sguardo al passato, non me ne voglia nessuno, ma c’è il ricordo, forte e indelebile, del grandissimo Darren Daye. Poi ci sono tutti gli atleti che nel 1988 e nel 1990 hanno portato la Scavolini ad essere Campione d’Italia: in particolare il gruppo storico “italiano” con Magnifico, Costa, Gracis e Zampolini. In chiusura, se le chiedessi di mandare un messaggio alla squadra e ai tifosi, cosa si sentirebbe di dire? “Alla mia squadra vorrei lan-
ciare un messaggio di continuità, di fiducia, affinché si continui a lavorare con quell’entusiasmo e quella passione che ci ha sempre contraddistinto; di non abbattersi di fronte alle difficoltà e di ricordare che possono sempre contare su di me. Percepisco e questo mi fa piacere, di aver portato un po’ di entusiasmo e fiducia alla squadra, che mi ha visto diventare da sostenitore a presidente. Ai tifosi, invece, vorrei dire di continuare a sostenere la squadra, perché loro sono l’ossigeno e la motivazione principale per gli atleti e sono parte indispensabile della Scavolini Siviglia e dello sport in generale”.
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OFFERTE DI LAVORO a cura del Gruppo Sida di Ancona - www.sidasrl.it
> Gruppo multinazionale, operante nel settore dei beni di consumo durevoli, ricerca per il potenziamento della struttura amministrativa ricerca: RIF: IA/01 INTERNAL AUDIT É richiesta un’esperienza di 3/5 anni maturata in contesti analoghi e/o in società di revisione . Dovrà conoscere i principi contabili internazionali ( IAS), i sistemi organizzativi riguardanti i processi aziendali e le tematiche relative al Financial Compliance. É indispensabile la conoscenza fluente della lingua inglese che verrà utilizzata sia per le relazioni interne ed esterne che per i report direzionali. La sede di lavoro è in una città del Centro Italia. Ulteriori e più approfondite informazioni verranno fornite in sede di colloquio di selezione che sarà effettuato dai Consulenti Sida nella sede di Ancona. > Maraviglia Travel Company, il Primo Tour Operator di Incoming delle Marche nato dalla pluriennale esperienza di GGF Group nel settore della consulenza e dei servizi specialistici di marketing per il turismo, ricerca: RIF: BCW/03 OPERATORI BOOKING La persona, dopo un periodo di formazione in sede, al termine del quale riceverà l’attestato di partecipazione al corso “Gli strumenti di Marketing Operativo nel settore del Turismo: Booking e Web Booking”, sarà inserita in un team di lavoro e fornirà assistenza telefonica o tramite web per la vendita e gestione di pacchetti turistici confrontandosi con le agenzie di viaggio (B2B) o direttamente con i clienti finali (B2C). Il candidato ideale è in possesso di un titolo di studio (diploma e/o laurea), con esperienza in ruoli similari (gestione/contatto con il cliente/capacità di vendita) preferibilmente in ambito turistico (agenzie di viaggio, tour operators, contact center, ecc). Sono richieste ottime doti comunicative e di vandita, orientamento al cliente, precisione. Completano il profilo ottima conoscenza e utilizzo del pc e di almeno una lingua stra-
niera. La sede di lavoro è Ancona (AN). > Maraviglia Travel Company, il Primo Tour Operator di Incoming delle Marche nato dalla pluriennale esperienza di GGF Group nel settore della consulenza e dei servizi specialistici di marketing per il turismo, ricerca: RIF: OBW/02 OPERATORE BOOKING – Front Office e Mid-Office La persona sarà inserita in un team di lavoro e fornirà assistenza telefonica o web per la vendita di pacchetti turistici per i principali Tour Operator Italiani confrontandosi con agenzie di viaggio. Il candidato ideale è un giovane di età compresa tra i 20 e i 29 anni, in possesso di un titolo di studio (diploma e/o laurea) preferibilmente e con esperienza in ruoli similari (di gestione/ contatto telefonico con il cliente) o in area turistica. Sono richieste ottime doti comunicative, orientamento al cliente, precisione. Fondamentale la conoscenza e utilizzo del pc. La sede di lavoro è Ancona (AN). > Call World è una società specializzata nell’attività di Direct Marketing e Customer Care, appartenente a GGF GROUP, leader nei servizi integrati di Marketing Strategico ed Operativo. Per il potenziamento della propria struttura nell’area inbound, ricerca: RIF: CTW/01 ADDETTO AL CUSTOMER CARE/ HELP DESK TECNICO La persona sarà inserita in un team di lavoro e si occuperà della gestione telefonica e via web dell’attività di Customer Care per note aziende di livello nazionale ed internazionale. Il candidato ideale è un giovane di età compresa tra i 20 e i 29 anni, in possesso di un titolo di studio (diploma e/o laurea) e con esperienza in ruoli similari (di gestione o contatto telefonico con il cliente). Sono richieste ottime doti comunicative, orientamento al cliente, precisione. Completano il profilo ottima conoscenza e utilizzo del pc e di almeno una lingua straniera. La sede di la-
voro è Ancona (AN). > SIDA GROUP, primaria società di consulenza ed ente di formazione attivo su tutto il territorio nazionale ricerca RIF: DCTR/10 DOCENTI - Corsi di Specializzazione Retail - Punti Vendita I docenti saranno inseriti nell’ambito dei piani formativi rivolti a diplomati, laureati e professionisti del mondo retail e che hanno come obiettivo quello di formare: consulenti di vendita, capi reparto, visual merchandiser, store manager. Le aree di intervento sono quindi: - Il punto vendita e le sue dinamiche - La gestione del personale sul punto vendita - La pianificazione delle vendite nel punto vendita - Visual Merchandising - Il conto economico del punto vendita Siamo alla ricerca di professionisti che hanno maturato esperienza significativa come dipendenti e/o consulenti nell’ambito di importanti aziende retail di diffusione nazionale, preferibilmente in settori quali moda, fashion, consumer. I primi corsi saranno realizzati nelle nostre sedi di Bologna > Azienda che opera nel settore della moda-faschion, con oltre 150 punti vendita in tutta Italia ricerca per nuove aperture in Emilia Romagna RIF: SM/01 STORE MANAGER (aperture Emilia Romagna) Ai candidati verrà affidata la gestione completa del negozio in termini di responsabilità su merchandising, gestione delle risorse umane e raggiungimento degli obiettivi di vendita, gestione dei prodotti in magazzino. Il candidato ideale è un giovane dinamico, di età compresa tra i 25 e i 35 anni e ha maturato esperienza pregressa in aziende organizzate da un punto di vista di struttura del retail. Passione per un lavoro ad alto contenuto organizzativo e relazionale, nonchè flessibilità negli orari di
lavoro completano il profilo ricercato. Le sedi di lavoro sono dislocato nella Regione Emilia Romagna > Sida Goup – Filiale di Bologna per il potenziamento della propria struttura consulenziale ricerca: RIF: SDB/01 CONSULENTE – Commercialista (Emilia Romagna) Il nuovo collaboratore collaborerà con la struttura commerciale aziendale nell’ottica di sviluppare i contatti presenti sul territorio e sarà poi responsabile dei servizi e dell’attività consulenziale rivolta ai clienti. Siamo alla ricerca di un giovane commercialista, preparato, dinamico e predisposto all’attività consulenziale. La Sida offre ottime possibilità di crescita personale e professionale in un contesto dinamico, giovane e in forte sviluppo sul territorio dell’Emilia Romagna. > Importante e strutturata azienda di servizi per la collettività, per il potenziamento del settore tecnico aziendale, ricerca: RIF: CIM/01 RESPONSABILE INGEGNERIA DI MANUTENZIONE Il nuovo collaboratore risponderà alla Direzione Generale e avrà l’obiettivo di ottimizzare la gestione delle strutture aziendali attraverso la pianificazione, gestione e controllo dei processi manutentivi, sovrintendendo a tutte le problematiche tecniche degli impianti e mezzi aziendali e dei sistemi energetici. In particolare si occuperà della gestione e personalizzazione del Sistema Informativo di Manutenzione, del controllo delle manutenzioni, dei lavori affidati a terzi, delle innovazioni tecnologiche, nonché degli aspetti amministrativi del settore. Il candidato ideale ha un’età indicativamente compresa tra i 30 e i 40 anni, possiede una laurea magistrale in Ingegneria e ha maturato esperienza di almeno 3 anni in aziende industriali o di servizi collettivi, preferibilmente nel settore manutentivo.
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Spirito di iniziativa, ottime doti organizzative (analisi, pianificazione e controllo), trasversalità, flessibilità, problem solving e doti relazionali, nonché ottime conoscenze informatiche completano il profilo. È prevista l’assunzione con contratto a tempo indeterminato. La sede di lavoro è nella provincia di Ancona. > Nota azienda operante a livello nazionale nell’ambito della consulenza organizzativa, di processo e nell’implementazione di sistemi gestionali complessi e di business intelligence ricerca: RIF: BS/03 NEOLAUREATI in INGEGNERIA, SCIENZE DELL’INFORMAZIONE, ECONOMIA (Bologna) I candidato saranno inseriti nell’ambito di un progetto integrato di formazione e inserimento lavorativo gestito in collaborazione con la Sida Group – Divisione Formazione Manageriale. Dopo aver superato un attento processo selettivo, l’azienda individuerà due nuovi collaboratori che inizieranno il seguente percorso professionalizzante: - Frequenza al Master in General Management organizzato e gestito dalla Sida Group (a Bologna) della durata complessiva di 6 mesi con frequenza obbligatoria tutti i venerdì + sabato mattina - Stage della durata di 6 mesi (in contemporanea al Master) da svolgere presso la sede centrale dell’azienda a Bologna - Al termini del percorso formativo è previsto l’inserimento lavorativo all’interno dell’azienda. I candidati ideale sono giovani talenti di età compresa tra i 24 ed i 29 anni, laureati in Ingegneria e/o Scienze Economiche ed interessati ad intraprendere un percorso di crescita professionale all’interno di un’azienda dinamica, all’avanguardia dal punto di vista tecnologico e in
grado i offrire ottime prospettive di crescita professionale. Ai candidati prescelti sarà offerta una Borsa di Studio pari al 50% del costo previsto per la frequenza al Master e per l’avviamento e il tutoraggio nell’ambito del tirocinio formativo. > Azienda di primaria importanza nel settore stampa ricerca per ampliamento del proprio organico: RIF: AD/23 LEAN PRODUCTION ENGINEER che avrà il compito di realizzare l’applicazione di metodologie di Lean Production in ambito produttivo e logistico. La risorsa sarà supportata da consulenti esterni e si occuperà dell’applicazione di tali metodologie inizialmente in un reparto produttivo di cui assumerà la responsabilità in toto per poi assumere responsabilità crescenti in ambito di Stabilimento. Il candidato ideale ha un’età indicativamente compresa tra 30 e 35 anni, possiede una laurea preferibilmente in Ingegneria gestionale o Meccanica ed ha maturato un’esperienza professionale di almeno 3 anni in aziende modernamente organizzate e strutturate dove ha vissuto esperienze significative in termini di Lean Production, Kaizen ecc ecc. Completano il profilo metodo, doti organizzative, leadership, capacità di lavoro per obiettivi, buona conoscenza della lingua Inglese e naturalmente conoscenza dei principali strumenti informatici. La residenza dovrà essere compresa tra le province di Rimini, Pesaro, Forlì - Cesena, Ravenna. > Gruppo leader nel mercato dei Servizi logistico distributivi, per il potenziamento dell’area commerciale, ricerca: RIF: RVT/01 RESPONSABILE VENDITE Il nuovo collaboratore, rispon-
dendo al Direttore Commerciale, contribuirà alla definizione delle politiche commerciali dell’azienda e sarà responsabile dei piani per la realizzazione degli obiettivi di vendita. In particolare dovrà svolgere le seguenti attività: - Supervisione dell’operato dell’ organizzazione vendite (commerciali interni- esterni e back office) al fine di assicurare la necessaria pressione qualiquantitativa sulla clientela; - Controllo dell’avanzamento dei budget di vendita nei mix predeterminati, garantendo la realizzazione dei margini di contribuzione preventivati; - Raccolta delle informazioni sul mercato e sulla concorrenza; - Coordinamento di tutte le problematiche connesse alla gestione del cliente nell’ambito degli accordi e nell’erogazione dei servizi. Il candidato ideale ha un’età compresa tra i 32 e 45 anni e ha maturato un’esperienza nel ruolo o similare (Area Manager, Responsabile Commerciale, Key Account) di 4-5 anni, preferibilmente nell’ambito dei servizi. Sono richieste forti doti organizzative e relazionali, proattività, propositività, leadership, capacità di analisi ed una propensione a lavorare per obiettivi. Una buona conoscenza dei principali sistemi informatici e la disponibilità a trasferte sul territorio marchigiano ed alto Abruzzo completano il profilo La sede di lavoro è nella provincia di Ancona. > Azienda che opera nel settore della moda-fashion, con oltre 150 punti vendita in tutta Italia ricerca per nuove aperture in Emilia Romagna RIF: SM/01 STORE MANAGER Ai candidati verrà affidata la gestione completa del negozio in termini di responsabilità su merchandising, gestione delle risorse umane e raggiungimen-
to degli obiettivi di vendita, gestione dei prodotti in magazzino. Il candidato ideale è un giovane dinamico, di età compresa tra i 25 e i 35 anni e ha maturato esperienza pregressa in aziende organizzate da un punto di vista di struttura del retail. Passione per un lavoro ad alto contenuto organizzativo e relazionale, nonchè flessibilità negli orari di lavoro completano il profilo ricercato. Le sedi di lavoro sono dislocato nella Regione Emilia Romagna > Azienda di primaria importanza nel settore stampa ricerca per ampliamento del proprio organico: RIF: AD/22 ASSISTENTE DIRETTORE DI STABILIMENTO che avrà il compito di supportare il Direttore di Stabilimento nell’applicazione di metodologie di Lean Production in ambito produttivo. La risorsa sarà valutata in una fase iniziale tramite la gestione operativa di un reparto produttivo in cui si occuperà di controllare e coordinare le risorse ivi impiegate, verificando l’avanzamento della produzione e gestendo l’attività ordinaria. Il candidato ideale ha un’età indicativamente compresa tra 30 e 35 anni, possiede una laurea di tipo tecnico (preferibilmente in Ingegneria), ed ha maturato un’esperienza professionale di almeno 5 anni come Capo Reparto, Responsabile Produzione o Pianificatore / Programmatore della produzione in aziende modernamente organizzate. Completano il profilo metodo, doti organizzative, leadership, capacità di lavoro per obiettivi, buona conoscenza della lingua Inglese e naturalmente conoscenza dei principali strumenti informatici. La residenza dovrà essere compresa tra le province di Rimini, Pesaro, Forlì - Cesena, Ravenna.
Gli interessati sono pregati di inviare dettagliato curriculum, con consenso al trattamento dei dati, citando in busta il riferimento a: SIDA S.r.l. Via I° Maggio - 60131 Ancona - Fax 071/2852245 - info@sidasrl.it - www.sidasrl.it Consenso: richieste di autorizzazione provvisioria alla Ricerca e Selezione del personale in corso, ai sensi del D.Lgs. 276/03. I candidati ambosessi (L. 903/77) sono invitati a leggere sul nostro sito l’informativa sulla Privacy (D. Lgs. 196/03).
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