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CULTURA D’IMPRESA E DINTORNI 18 MARZO ‘13 N°2 anno XX
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speciale Poste Italiane S.p.A. - Spedizioni in abbonamento postale - D.L. 3 53/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n.4 6) Art. 1, comma 1, DCB Ancona
PROFILI DI DONNA DOSsier
RETI D’IMPRESA: Vale scommetterci?
LE GRANDI FAMIGLIE MARCHIGIANE:
Maria Montessori cultura
Muse: va in scena
l’Edipo di Elsa Morante
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Benvenuti a Villa Dei Priori ISSN 20367589
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Stracca, bentornato Il convegno che ha reso omaggio al grande giurista anconetano; motore dell’iniziativa Giovanni Mauro
Speciale: Profili di donna LE SFIDE E I SUCCESSI: COME GUARDARE AVANTI
Sara Giannini
IN PRIMA LINEA CONTRO LA VIOLENZA
Franca Foronchi
Primo cittadino DI Gradara, “Comune gioiello d’Italia”
Rosanna Vaudetti
Come si diventa un’icona della televisione italiana
Lucia Bailetti
Analisi sensoriale: mente da ingegnere e cuore da esploratrice
Maria Ida Grandinetti
Ricerca, creatività ed etica
Laura Lardani
Una campionessa mondiale di pattinaggio che sogna di tornare in pista
Serenella
Moroder “Amo le Marche, regione femminile e plurale”
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SOMMARIO
brevi dal territorio 32 news dal mondo 34 YOUNG NEWS 31
Le grandi famiglie marchigiane
Stracca, bentornato!
36 Maria Montessori
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“costruire la pace è opera dell’educazione”
ALTO ARTIGIANATO
40 Ceramiche Molaroni
le maioliche su cui rivive la “rosa di pesaro”
VITA DA MANAGER 44 Federica Carosi
SerenellaMoroder
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BORSA
formazione
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NETWORK LAB ALLA POLITECNICA DELLE MARCHE
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FedericaCarosi
“siamo le migliori interpreti del cambiamento”
acquisizioni e cessioni
consulenza
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IVA SULLE CALDAIE: AL VIA I RIMBORSI
cREDITO
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INSOLVENZE, IMPRESE SUL FILO DEL RASOIO aree ex merloni, in arrivo 20 milioni da banca marche
imprese
56 Mosconi
Rubrica
13 L’editoriale di Flavio Guidi
PRIMOPIANO 14 Gian Luca Gregori
“In rete, purché vi siano i presupposti”
COVERSTORY
il gusto ecosostenibile
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le lauree ‘deboli’ possono diventare un punto di forza per la ripresa
LE MARCHE CHE SPICCANO 60 62
pasta del capitano, il ritorno i sentieri del gusto portano a villa lattanzi
Internazionalizzazione
18 Stracca, bentornato
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Il convegno che ha reso omaggio al grande giurista anconetano
libia, un’importante opportunità per le imprese e professionisti marchigiani
Mare nostrum
CONTROCOPERTINA
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strategia macroregione
24 Serenella Moroder
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Carriere e poltrone
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Contributi e bandi
“Amo le Marche, regione femminile e plurale”
ilpersonaggio 28 Tamara Monti
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“Per favore, non chiamatemi genio”
Speciale: Profili di DONNA 76
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‘IMPRESE ROSA’: AUMENTANO IN ITALIA, MA NON NELLE MARCHE
78 Sara Giannini
“quel rapporto asimmetrico in cui germoglia la violenza”
80 Franca Foronchi
un sindaco bijoux
Searata a Colono
82 Rosanna Gaudetti
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il sorriso anche nel cuore
84 Paola Saracini
la sand artist
inchiesta 146 il ‘sanzio’ resta di “interesse nazionale
86 Maria Ida Grandinetti
ricerca, creatività ed etica
90 Beatrice Giongo
quando la notizia ha il respiro del teatro
92 Letizia Monterosso
al via il progetto ‘ancora donna’
96 Lucia Bailetti dolce è la vita
98 Paola Orazi
100 Laura Lardani
dai pattini all’ingegneria gestionale
DOSSIER RETI D’IMPRESA
della ribalta
“serata a colono”: l’edipo di elsa morante
A casa di...
158 villa dei priori
non sogno l’abito bianco
Cultura 151 Sciarroni e la giocoliera: un lavoro ‘scritto’ con la vista 152 MACERATA OPERA FESTIVAL 2013 154 Mario Vespasiani l’artista della quarta dimensione
l’impresa e il sogno di diventare madre
94 Gloria Trapanese
148 luci
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109 BANCHE, SERVE UNA MAGGIORE ATTENZIONE
Viaggi
162 Per staccare la spina 163 Proposte a due passi da casa 164 I viaggi di Michela 166 Itinerari del gusto 168 appunti in agenda
tendenze
112 Flavio Guidi
170 Giampaolo, l’ultimo sorriso 172 in terrazzo
114 Giuseppe Tripoli
174 la mastoplastica additiva
“LA RETE, UNA RIPOSTA CONCRETA PER LA SOPRAVVIVENZA E LO SVILUPPO”
“la nostra crescita dipende dall’export in mercati non tradizionali”
118 Lauro Venturi
“collaboriamo con i professionisti esterni”
122 luci e ombre della normativa 126 il manager di rete:figura chiave per lo sviluppo 130 Sandro Bertini
“l’alternativa, restare fuori dal sistema”
132 Giorgio Cataldi
“le agevolazioni normative non sono sufficienti”
132 Folco Bellabarba
“uno strumento appetibile, ma superando gli ostacoli”
132 Daniela Giacchetti
“stiamo parlando della scommessa del futuro”
138 una rete per il turismo, il consorzio marche maraviglia
Salute e benessere I grandi chef 176 Sabrina Tuzi 178 OLQ
Anticipazioni Nel numero di Aprile L’agroalimentare e la remise en forme sono i due temi centrali di cui si occuperà ML nel prossimo numero. Dalle eccellenze delle Marche in tavola ai suggerimenti per rigenerarsi e prepararsi ad affrontare al meglio la bella stagione: ad Aprile la rivista sarà davvero ‘appetibile’. Vi aspettano, come sempre, personaggi e storie straordinarie.
Direttore EDITORIALE Flavio Guidi flavio.guidi@mlmagazine.it COORDINATORE EDITORIALE Guido Guidi guido.guidi@mlmagazine.it Direttore responsabile Paolo Duranti p.duranti@mlmagazine.it CAPOREDATTRICE Asmae Dachan a.dachan@mlmagazine.it REDATTRICE Silvana Coricelli s.coricelli@mlmagazine.it COORDINATORE DI REDAZIONE Marco Palumbo m.palumbo@mlmagazine.it UFFICIO COMMERCIALE commerciale@ggfgroup.it Tel. 071 2912331 Editrice GGF GROUP www.mlmagazine.it Registrazione tribunale di Ancona n°12 del registro periodici del 14 aprile 1994 REDAZIONE Via Albertini, 36 Gross Ancona 60131 Ancona AN Tel. 071 2133300 redazione@mlmagazine.it HANNO COLLABORATO AL NUMERO Ivan Antognozzi Roberto Antonella Alessandra Balducci Margherita Camilletti Letizia Ciaccafava Tommaso Costantini Fabio Di Giulio Laura Osmani Cristina Panara Enrico Picchio Michela Rossi Michele Sasso Anna Siria Alessandro Stecconi Chiuso in redazione il 15/03/2013 progetto grafico: Ricciarelli Comunicazione (An) stampa: Tipoluce (An) Poste italiane Spa d.l. 353/2003 (conv. in l. 27/02/2004 n. 46) Art. 1, comma 1, DCB Ancona autorizzazione direzione provinciale pt Ancona Una copia euro 1,00 Arretrati euro 2,00 Abbonamento annuale euro 10,00 modalità di pagamento a mezzo versamento su: C.C. Postale n°4072844 bonifico bancario presso Banca Popolare di Ancona Agenzia Ancona 1 – C.C. n°11164 CAB 02684 – ABI 05308 – CIN N IBAN IT81N0530802684000000011164 abbonamenti@mlmagazine.it Editore GGF Group
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EDITORIALE di Flavio Guidi
All’estero tagliano le tasse. E in Italia? Praticamente quasi tutta l’Europa ha già intrapreso un’incisiva riduzione della pressione fiscale a carico delle imprese. Da noi invece la situazione rimane ingessata, mentre si manifesta sempre più urgente la necessità di adottare una politica economica capace di aumentare i consumi interni
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alla Danimarca all’Inghilterra, dalla Svezia alla Finlandia, a diversi Paesi dell’ex blocco comunista, si è passati dalle parole ai fatti. Sulla scorta dei più noti insegnamenti dell’economia liberale – per i quali la ripresa degli investimenti passa necessariamente dall’abbattimento del carico tributario – si è pensato bene di utilizzare appunto la leva fiscale per contrastare la contrazione dei consumi. E ciò, ritengo, non mancherà di produrre riverberi positivi sullo sviluppo dell’economia e conseguentemente dei livelli occupazionali. Questa politica consolida i Paesi forti, con l’evidente rischio di condurre ad un ulteriore progressivo impoverimento e degrado dell’economia italiana. I Paesi citati, tra l’altro, sono caratterizzati da situazioni di crescita, ma in presenza di un differenziale nei tassi di produttività tra le diverse economie europee (in particolare verso la Germania) rispondono agendo sulla variabile fiscale per migliorare la funzione dell’investimento. Da qui, com’è noto, derivano effetti positivi sul grado di attrattività dei capitali esteri. E’ ormai risaputo che la diminuzione delle entrate conseguente alla riduzione della pressione fiscale, viene compensata dall’allargamento dei consumi e degli investimenti, e quindi dal maggior volume del Prodotto Interno Lordo. Quest’insegnamento può considerarsi ormai generalizzato, ma in Italia non riesce ad attecchire: pare proprio che non l’abbiamo ancora compreso … Cosa aspettiamo? Occorre che si imbocchi urgentemente la strada per una seria e coerente politica economica, alla quale sono chiamate le menti economiche più raffinate del Paese – provenienti dai mondi dell’impresa, del lavoro e dell’università – affinchè chi siede nel Palazzo sia “guidato” nel perseguimento di politiche di sviluppo e non recessive, senza addurre alibi di diverso tipo. Neppure la “solita” scusa del debito pubblico.
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PRIMO PIANO
“In rete, purché vi siano i presupposti” Gian Luca Gregori, preside della Facoltà di Economia “Giorgio Fuà” dell’Università Politecnica delle Marche, ci illustra i rapporti dell’Ateneo con il tessuto imprenditoriale locale e la sua opinione in merito alle reti d’impresa di P. Duranti
P Gian Luca Gregori
rofessore, in questo numero della nostra rivista dedichiamo un approfondimento al tema delle reti tra imprese. Le statistiche dicono che nelle Marche i fenomeni aggregativi sono visti con favore. Siamo sulla buona strada? “Ovviamente un’analisi esaustiva dell’argomento non si può esaurire in una breve intervista, per cui cercherò di argomentare il mio pensiero in poche battute. Sull’opportunità e, spesso, sulla necessità di creare sinergie tra le Pmi del territorio penso non vi siano più dubbi. Il problema è, piuttosto, quello di valutare, caso per caso, la fattibilità del progetto aggregativo e, conseguentemente, di pianificare le modalità della sua attuazione”. In materia lei ha una lunga esperienza. Ritiene che non sempre si sia posta la dovuta attenzione al progetto che sta alla base della rete? “Per quanto ho visto, sono dell’idea che non di rado si siano perseguite aggregazioni tra imprese sulla base di progetti carenti proprio riguardo agli aspetti fondamentali”. Vale a dire? “Scarsa chiarezza sugli obiettivi, eccessiva eterogeneità dei soggetti coinvolti, confusione di ruoli. Attenzione, però: io mi considero, comunque, uno strenuo fautore delle aggregazioni. Ciò che mi preme sottolineare, peraltro, è che esse, per funzionare, devono rispettare determinati canoni fondamentali, necessari,
anche se non sufficienti, per garantire successo al progetto”. Quali sono i principi inderogabili? “Il primo aspetto da considerare è rappresentato dalla formalizzazione di un progetto. Pertanto si deve procedere con la stesura di un documento condiviso che individui gli obiettivi della rete. E’ un passaggio fondamentale, altrimenti si rischia di fare un buco nell’acqua ancor prima di partire”. Io darei per scontato che i vari soggetti aderenti a una rete abbiano un unico obiettivo… “E invece sulla base della mia esperienza ho notato che spesso ciascuna azienda ha un proprio obiettivo, ma manca la convergenza. E’ evidente allora il rischio che prevalga uno scopo individuale, che può riguardare, a seconda dei casi, una facilitazione sul fronte del credito, uno sbocco commerciale, ecc. Posto l’obiettivo comune, il passo conseguente è rappresentato dalla condivisione della strategia: anch’esso un fattore importantissimo. Una saggia politica di sviluppo della rete dovrebbe abbracciare tutte le fasi della creazione e della gestione, con l’analisi del mercato, della domanda, degli aspetti connessi alla distribuzione, della concorrenza. Vi è poi l’aspetto organizzativo”. Cioè? “E’ la fase in cui i promotori della rete sono chiamati a rispondere ad alcune domande: chi
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PRIMO PIANO
“
Il nostro compito è quello di formare un economista ‘utile’, cioè in grado di trasferire competenze che trovino un’applicazione concreta (Professor Giorgio Fuà) fa che cosa? Con le competenze interne o ‘reclutando’ personale e professionisti esterni? E questi ultimi come si scelgono? Quali competenze dovrebbero possedere? E’ un momento delicato, perché si va a toccare l’assetto decisionale della rete: infatti si stabilisce di comune accordo chi prende le decisioni e con quale grado di autonomia”. Gli aspetti prettamente economici vengono dopo? “Il quarto fattore da prendere in considerazione è proprio quello legato al budget. Per quanto tempo potrà funzionare una rete, e su quali risorse finanziarie potrà contare? Ho visto che la maggior parte delle aziende è indotta a costituire un’aggregazione sulla spinta di un incentivo esterno, molto spesso rappresentato da un finanziamento pubblico. Ma quando a dover finanziare il programma comune sono i singoli, tutto diventa più complicato”. Secondo lei, l’attuale normativa in materia incentiva in modo adeguato le reti? “E’ una normativa in divenire, sicuramente perfezionabile, ma ritengo che gli aspetti normativi della rete, certamente importanti, non costituiscano il nodo principale della questione che stiamo affrontando. Ciò che in tutto il discor-
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so assume una valenza determinante è rappresentato dalle dinamiche gestionali, anche se a mio avviso si manifesta tuttora un’eccessiva attenzione proprio alla disciplina normativa”. In questo contesto, qual è il ruolo delle associazioni imprenditoriali, dei professionisti e delle società di consulenza? “Il ruolo è fondamentale, soprattutto per le piccole aziende, che solitamente ripongono un’enorme fiducia in tali soggetti. I quali hanno una grande responsabilità nel far decollare oppure accantonare progetti di rete e, soprattutto, nel far nascere reti ‘coerenti’, cioè aggregazioni realizzate tra soggetti proiettati verso un obiettivo condiviso attraverso una strategia ben delineata”. In tutto questo l’Università che funzione può avere? “La risposta alla sua domanda presuppone una premessa di ordine generale: io vedo l’Università come un ente integrato con il territorio, non staccato da esso. Mi spiego meglio utilizzando un insegnamento del fondatore della Facoltà di Economia ad Ancona, il professor Giorgio Fuà: il nostro compito è quello di formare un economista ‘utile’, cioè in grado di trasferire competenze che
trovino un’applicazione concreta. Ecco, sono profondamente convinto dell’attualità di queste parole, tanto più in un tessuto economico come quello marchigiano. Detto questo, mi pare di aver risposto alla questione che ha posto”. Secondo lei, le imprese, mi riferisco in particolare a quelle piccole, avvertono la vicinanza dell’Università? “Mi pare proprio di sì. Soprattutto i giovani, piccoli imprenditori e artigiani, nutrono un crescente interesse verso le discipline aziendalistiche. Insomma, da parte loro si avverte la necessità di sviluppare argomenti di grande utilità pratica. E l’Università di recente ha posto un’attenzione maggiore verso le piccole e micro imprese”.
“Associazioni imprenditoriali, professionisti e società di consulenza hanno un ruolo fondamentale per la creazione di nuove reti”
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STRACCHA
Giovanni Mauro, titolare della storica agenzia marittima di Ancona
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COVER STORY
Stracca, bentornato Padre del diritto commerciale, giurista stimato in tutta Europa, il più grande del Cinquecento. Rinnovata presenza ad Ancona del suo illustre figlio al convegno che gli ha reso omaggio nell’anno dei festeggiamenti per i 2400 anni dalla fondazione della città Motore dell’iniziativa Giovanni Mauro, novello mecenate rinascimentale di S. Coricelli
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edicare un convegno a Benvenuto Stracca quando la città di Ancona si appresta a festeggiare i 2400 anni dalla fondazione significa dare alle stesse celebrazioni l’imprimatur di un pensiero forte. Proiettato sul crinale di un’epoca di grandi mutamenti. Come quella in cui la figura di Stracca si staglia: il Cinquecento secolo di travaglio, di gestazione del mondo in cui oggi viviamo. E non è un caso che protagonisti del convegno siano stati i giovani: gli studenti del triennio dell’Istituto tecnico economico – già Istituto per ragionieri – intitolato a Benvenuto Stracca a partire dal 1924. A loro si è rivolto Giovanni Mauro, motore dell’iniziativa: ai giovani da cui ripartire per restituire lustro e vigore a un personaggio che ha saputo anticipare la temperie moderna nel suo modo particolarissimo. “Da tempo sto lavorando per voi, e adesso ci siamo incontrati: voi che avete il compito di scrivere una pagina nuova al cospetto di sfide complicate e che dovete per questo già essere uomini e donne, cittadini del mondo
come Stracca lo è stato, l’unico rappresentante della nostra città nel mondo, lui che ha saputo dimostrare di essere un uomo del Rinascimento”. Il richiamo di Mauro alla simbiosi tra Ancona e quel suo lontano figlio nello sviluppo che la città avrebbe avuto e di cui ancora dovrà essere capace assumendo gli ampi orizzonti di un futuro illuminato. Il Rinascimento, dopo il buio del Medioevo. “Stracca figura straordinaria: come Ficino, Giordano Bruno, Pico della Mirandola”, la sottolineatura: grazie all’impegno di Giovanni Mauro dell’omonima agenzia marittima, un avvenimento che lucida il “vetro opaco” dell’ingenerosa memoria della città dorica nei confronti del più grande giurista del XVI secolo – colui che ha scritto le basi del diritto commerciale e della navigazione – cui eppure diede i natali nel 1509. “Ex Antiquitate Renascor” titolo del convegno che ha avuto luogo lo scorso 22 febbraio alla Loggia dei Mercanti di Ancona, con il patrocinio della locale Camera di Commercio e degli Ordini degli
Avvocati e dei Commercialisti della provincia. Nell’arco di un’intera giornata, un forum ricco di spunti per ribadire il valore scientifico delle opere di Stracca nello stesso luogo che egli frequentava quotidianamente: la Loggia capolavoro di architettura, simbolo della vita mercantile di Ancona e fulcro dell’interscambio adriatico. Qui il suo celebre detto echeggia con la forza di un’attualità straordinaria: “Il mondo è patria comune a tutti”, e patria di Benvenuto Stracca è stato il mondo, poiché il mondo del commercio, come ha ricordato nel suo intervento Alessandro Mordenti, già direttore dell’Archivio di Stato di Ancona, “per sua stessa natura non può essere locale e municipalistico e con esso il diritto”. Anticipatore del grande processo che porterà ad una codificazione sistematica delle regole, quella di Stracca, ha rimarcato il professor Mordenti, “una costruzione giuridica, un sistema che nella sua compiutezza rende certe le teorie del diritto e in particolare del diritto commerciale”. Eco nelle parole di Gilberto
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Piccinini, presidente della Deputazione di Storia Patria per le Marche, che ha coordinato i lavori: “La lezione di Stracca, di cinquecento anni fa, è una lezione più che mai viva, capace di interpretare i profondi mutamenti che l’Europa a quel tempo viveva. Bisognerà aspettare l’Unità d’Italia perché il diritto commerciale e internazionale trovino nuovo respiro”. Figura tra le più alte della cultura anconetana del tardo umanesimo e del primo Rinascimento, “personaggio poco noto agli anconetani – ha continuato Piccinini – ma rinomato a livello internazionale, studiato più negli Stati Uniti che in Italia”, Benvenuto Stracca ha conosciuto una
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rinnovata presenza per merito di un’iniziativa, ha detto Mordenti, “esempio di una situazione ricorrente nei rapporti tra il giurista e la sua città”. Rapporti tra luci ed ombre in un contesto storico e sociale che vede l’anconitanità di Stracca permeata della contiguità, più che con le istituzioni politiche – pur essendo egli membro della nobiltà di governo –, con “le vicende dei privati o strutture legate al mondo degli studi e del commercio”. Dunque emblematica – l’inciso- la giornata del convegno: deus ex machina “un soggetto privato dell’attività economica e commerciale dell’odierna Ancona, Giovanni Mauro che è stato promotore acca-
nito dell’evento e ne ha assunto anche la sponsorizzazione”. Di Mauro l’invito agli allievi dell’Istituto intitolato a Stracca a partecipare, coinvolgendoli in un lavoro di approfondimento e ricerca storica che, articolato in tre momenti, ha animato con l’entusiasmo e la bravura dei ragazzi la prima sessione del convegno. “Onorati di poter portare il nostro contributo a questa iniziativa, gemma che si incastona nel percorso dei festeggiamenti per i 2400 anni di Ancona”: emozionata la professoressa Paola Guidi, dirigente scolastico dell’Istituto Vanvitelli Stracca Angelini; prima di lei il presidente della Camera di Commercio
Stracca, alto rappresentante di Ancona nel mondo
Il suo nome rimane celebre per essere stato il primo a considerare la separazione tra il diritto commerciale e il diritto civile. Il “De Mercatura sive de Mercatore” (1553) è la sua opera più famosa, di cui importantissime sono le parti che si riferiscono al fallimento e al diritto marittimo. Un precursore, Benvenuto Stracca (Ancona, 1509 – Ancona, 1578), giurista illuminato ed economista che nella sua città fu avvocato e ricoprì diverse importanti cariche pubbliche. Appendici della sua opera principale, i trattati “De proxenetis atque proxeneticis” (1558), “De adiecto” (1569), “De assecurationibus” (1569); scrisse anche “Annotationes ai Responsa d’Aimone Cravetta” (1580). Nel Cinquecento gli scritti di Stracca si diffusero in tutto il mondo, con particolare successo in quelle che erano le potenze coloniali del tempo e in cui la navigazione e i consequenziali sviluppi commerciali erano le basi di floridi imperi. Elemento rimarchevole, l’applicazione immediata che ebbe il suo lavoro: il “De Mercatura” e il “De assecurationibus” furono i testi principali che ispirarono la comunità degli armatori inglesi che si frequentavano per discutere dei problemi inerenti all’assicurazione delle navi e del carico da loro trasportato. I partecipanti membri di questo comitato assicurativo formarono un secondo comitato che prese il nome di Society of Lloyd’s, oggi conosciuta come i Lloyd’s di Londra. Stracca è noto tra gli esperti di diritto di tutta Europa; in occasione del quarto centenario della morte, nel 1980, fu ricordato in un convegno promosso dalla Deputazione di Storia Patria per le Marche e dall’Accademia Marchigiana di Scienze, Lettere ed Arti; a cura di quest’ultima la pubblicazione degli atti. Più di recente la Camera di Commercio di Ancona ha dedicato presso la sua sede al grande giurista una sala di formazione.
di Ancona, Rodolfo Giampieri, aveva parlato del convegno come del primo evento delle celebrazioni, che queste “ha aperto formalmente con l’omaggio ad un grande concittadino”. Riappropriarsi delle radici, ricordando un figlio nobile capace “di valori non scontati e di idee nuove”, per quel senso di appartenenza ad una comunità, ha aggiunto Giampieri, chiamata a “fare squadra in un momento di grandi cambiamenti”. Nella prima sessione del convegno, anche l’intervento della dottoressa Marina Bonomelli della Fondazione Mansutti di Milano che all’interno della propria biblioteca include ben otto edizioni di lavori di Benvenuto Stracca,
fra cui la prima edizione a stampa, del 1553, della sua opera principale, il “De Mercatura sive de Mercatore” – edizione che uscì a Venezia per i tipi di Paolo Manunzio - e un’edizione del 1569 del trattato “De assecurationibus”, il capostipite del diritto assicurativo, pubblicato dopo undici anni di lavoro. Significativa la presenza, in sala, di Francesco Mansutti, presidente della Fondazione. Taglio prettamente scientifico alla sessione pomeridiana del convegno: le relazioni dei maggiori esperti delle opere del giurista anconetano, ovvero del professor Vito Piergiovanni dell’Università di Genova (Il Tractatus “De Nautis, Navibus
et Navigatione”) e del professor Gian Savino Pene Vidari dell’Università di Torino (“La mercatura nel diritto comune grazie a Benvenuto Stracca”), sono state introdotte dal professor Marco Moroni dell’Università Politecnica delle Marche, che ha parlato di Ancona al tempo di Stracca. In questa sessione del convegno gli interventi di Giampiero Paoli e di Stefano Coppola, presidenti, rispettivamente, dell’Ordine degli Avvocati della provincia di Ancona e dell’Ordine dei Dottori Commercialisti e degli Esperti Contabili di Ancona. “Ringrazio Giovanni Mauro, novello mecenate rinascimentale – ha detto Paoli – che ha ideato prima, stu-
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diato poi e organizzato infine a sue spese questo evento per ricordare, o meglio far conoscere, il nostro illustre concittadino. Moltissimi anconetani sanno che esistono una piazza ed un istituto scolastico intitolati a Benvenuto Stracca, ma non conoscono la grandezza e soprattutto l’originalità dell’opera di questo personaggio. Ricordo – ha aggiunto – che grazie a Stracca è sorta ad Ancona la prima Università di studi, ‘Studium generale cuius que facultatis ed scientiae’, facoltà di diritto canonico e diritto civile. Come Ordine, siamo stati felici di contribuire a questa iniziativa che ricorda un grande anconetano”. Che Ancona faccia dunque vanto di un figlio così importante, di cui non conserva più vestigia ambientali (la casa dove ha abitato, il monumento sepolcrale, ma neanche la penna con cui ha scritto, non rimanendo oggi di Stracca traccia alcuna, neanche in un’incisione, un dipinto), tuttavia quanto mai vivo attraverso le sue
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opere, uomo di grande intelligenza – raffinato umanista, conosceva il latino dei classici alla perfezione - e lungimiranza, forse troppo avanti per i suoi tempi e forse questo spiega le tante occasioni passate ‘sottogamba’. “E pensare che in Europa e persino in America sono precise e puntuali le circostanze per ricordare Benvenuto Stracca, considerato ancora oggi uno degli uomini più illustri del Cinquecento”, il commento di Giovanni Mauro, che di Stracca aveva già riportato alla luce il “De Mercatura” – volume che detta regole con grande attenzione e in un modo che tuttora può essere considerato attualissimo -, facendolo anche tradurre dal latino. Adesso sulla statura del personaggio il faro di un’iniziativa di pregio, che con un pizzico di orgoglio si è posta come primo avvenimento per celebrare, nel nome del padre del diritto commerciale, giurista stimato in tutta Europa, le antiche origini di Ancona.
Nelle foto: 1. “Ex Antiquitate Renascor”, un momento del convegno dedicato a Benvenuto Stracca, alla Loggia dei Mercanti di Ancona; da sinistra: Gilberto Piccinini, Paola Guidi, Marina Bonomelli, Alessandro Mordenti, Rodolfo Giampieri 2. Protagonisti del convegno, gli studenti dell’Istituto superiore Vanvitelli-Stracca-Angelini; in primo piano a destra la professoressa Paola Guidi, dirigente scolatico dell’Istituto 3. Giovanni Mauro con Diego Bontempi e Valeria Pucci, gli studenti-attori nei ruoli di Benvenuto Stracca e della sua intervistatrice
“Stracca tra di noi”: dal passato la forza dell’esempio Gemma del convegno la partecipazione degli studenti dell’Istituto superiore intitolato al grande giurista
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iene dal passato, indossa la toga: ha fatto la storia del diritto italiano, giurista di prima grandezza, lui che consegnerà con il “De Mercatura” una pietra miliare in un processo di codificazione delle regole anticipato di ben 300 anni. “Che cosa l’ha spinta a scrivere quest’opera?”. “E’ stato il frutto di un grande lavoro di riflessione: in una città caratterizzata dal cosmopolitismo mercantile, ero chiamato per risolvere questioni commerciali problematiche, ed era difficile trovare le leggi per redimere le controversie”. Benvenuto Stracca e la sua intervistatrice: sono due studenti della classe terza B di Amministrazione,
Finanza e Marketing, Diego Bontempi e Valeria Pucci, attori nell’impegno di diradare le nebbie della dimenticanza restituendo il personaggio alla sua attualità potente. E Stracca è lì, tra i suoi studenti, ben ancorato al presente con la forza della sua figura nell’intervista immaginaria che, a cura della professoressa Anna Napolitano, ha articolato la partecipazione degli allievi dell’Istituto superiore Vanvitelli-Stracca-Angelini al convegno. Un lavoro prezioso, che ha saputo trovare le chiavi giuste per celebrare l’iniziativa. Facendo rivivere l’uomo e le opere del giurista anconetano grazie ad una volontà corale in cui “passione degli insegnan-
ti e coinvolgimento degli studenti”, ha detto la preside dell’Istituto, Paola Guidi, hanno contribuito alla riuscita dell’avvenimento. Il profilo di Stracca nel contesto storico-giuridico affidato alla quarta A Ragionieri, con il coordinamento della professoressa Nadia Falaschini. Il lavoro di approfondimento e ricerca sull’opera scientifica del giurista è stato invece realizzato dagli allievi della classe terza A di Amministrazione, Finanza e Marketing, che hanno presentato una sintesi della loro intervista all’avvocato Maurizio Miranda, esperto di diritto civile e amministrativo; coordinamento della professoressa Maria Carla Miranda.
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CONTROCOPERTINA
Serenella Moroder 24
“Amo le Marche, regione femminile e plurale”
Classe, determinazione, intraprendenza: potremmo sintetizzare con queste parole la storia umana e professionale della nota imprenditrice, già assessore regionale, che oggi sogna di scrivere nuove pagine nel libro della sua vita di A. Dachan
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utti la conosciamo nella veste di imprenditrice e ricordiamo il suo appassionato impegno per promuovere il turismo nelle Marche, ma oggi vorremmo fare un passo indietro e conoscere la sua storia dall’inizio. Vuole presentarsi ai nostri lettori? “Sono l’ultima di cinque sorelle e nostro padre ci ha allevate trasmettendoci l’importante insegnamento di vivere le differenze tra uomo e donna come un valore aggiunto, non come un problema o una limitazione. La grande intuizione di papà fu di trasferirci dalla Calabria, dove cinquant’anni fa di certo la mentalità era un po’ chiusa, e di andare a vivere a Roma; voleva che fossimo persone libere, indipendenti. A ventidue anni mi sono sposata con un anconetano, Alessandro Moroder, che viveva con la famiglia nella capitale, ed è stato proprio grazie a lui e alla sua famiglia che ho conosciuto le Marche, innamorandomi di questa terra. Mio suocero, che era molto legato alla sua città natale, Ancona, decise di tornare qui per trascorrere i suoi ultimi giorni. All’epoca sia io che mio marito studiavamo: io frequentavo Architettura e lui Medicina, ma nessuno dei due si è mai laureato. La svolta decisiva è stata quando ho scoperto che aspettavo il mio primo bimbo: avevo venticinque anni e ho preso la situazione in mano, dicendo a mio marito
che era importante per i nostri figli recuperare la memoria della famiglia, ritornare ai luoghi delle loro radici. Dopo la sua iniziale titubanza, abbiamo deciso di trasferirci ad Ancona”. Ha mai rimpianto il fatto di aver lasciato la capitale per vivere nelle Marche? “Tutt’altro, la rifarei mille volte. Quando siamo arrivati era il 1985, l’anno del ‘nevò’, e qui bisognava risistemare l’intera tenuta. È stata una sfida appassionante, abbiamo ristrutturato tutto, la casa, la cantina, sentendo, in cuor nostro, di avere realizzato il sogno del padre di Alessandro, il quale aveva sempre voluto che la famiglia recuperasse la sua memoria e le sue origini. Era un peccato, infatti, che restasse ferma un’azienda che esisteva dal 1740 e che aveva una forte tradizione all’insegna della qualità. Durante la fase di restauro mi sono occupata dell’aspetto architettonico, seguendo i lavori in prima persona e potendo, allo stesso tempo, mettere in pratica quella che è sempre stata la mia passione. Mio marito all’epoca lavorava come rappresentante di articoli sportivi e gli affari andavano bene, ma per differenziare le attività, oltre a riavviare la produzione della cantina, avevamo messo su un allevamento di cincillà. Quest’ultimo è stato attivo per due anni, poi abbiamo deciso di
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CONTROCOPERTINA
Veduta del Parco del Conero dal terrazzo dell’azienda Moroder
dismetterlo e di dedicarci esclusivamente alla produzione vitivinicola”. È stata una scelta premiante? “Erano gli anni in cui era scoppiato lo scandalo del metanolo e in molti hanno cercato di dissuaderci dall’idea di dedicarci esclusivamente a questo tipo di attività. Noi, invece, eravamo sicuri di quello che volevamo fare, puntando tutto sulla pregevolezza del prodotto; mio marito aveva approfondito la sua conoscenza delle tecniche di vinificazione, applicando in azienda tutte quelle norme sulla sicurezza e sulla qualità che negli anni addietro non esistevano. I risultati non si sono fatti attendere, perché in breve tempo abbiamo ricevuto un importante riconoscimento, “I tre bicchieri” della guida Gambero rosso; siamo stati i primi nelle Marche ad ottenerlo e questo è stato per noi un motivo di grande gioia e ci ha portato a distinguerci e ad essere identificati come produttori d’eccellenza. Siamo passati da sette ettari di terra a ventotto, di cui diciassette accorpati in azienda. L’essere nel cuore del Parco del 26
Conero ci impone delle restrizioni importanti, ma siamo riusciti a farne un valore aggiunto: il rispetto dell’ambiente che ci circonda si ripercuote positivamente anche sulla nostra stessa attività. Voler bene alla terra e assecondarla significa riuscire a tirarne fuori il meglio”. Con una bella famiglia e un’azienda di successo, cosa l’ha spinta ad entrare in politica? “A quarantatré anni sono diventata nonna: mio figlio Marco mi ha regalato la mia prima nipotina il giorno stesso del suo diciottesimo compleanno: come può immaginare, l’arrivo di questa nuova vita ha portato in noi una gioia immensa e allo stesso tempo mi ha fatto riflettere molto. Ho visto quella nascita come un segnale importante: fino ad allora mi ero dedicata anima e corpo alla famiglia e all’azienda ed era arrivato il momento che io alzassi lo sguardo, che pensassi in modo diverso anche agli altri. Era il 2002 e, volendo mantenere fede a me stessa, ho iniziato a interessarmi in maniera più diretta alla politica. Sono stata eletta nel
2008 nelle fila del Pd, alla direzione regionale. Ho così mosso i miei primi passi in politica, prendendo sempre più coscienza di certi meccanismi, tanto da decidere di allontanarmi dal partito. L’anno successivo, nel 2009, quello che sarebbe poi diventato il sindaco di Ancona, Fiorello Gramillano, mi ha voluta nella sua squadra per presentarsi alla città. Il giorno in cui ho ricevuto la sua telefonata era il mio cinquantesimo compleanno, e anche questo per me era un segnale da cogliere. In seguito ho ricoperto il ruolo di presidente della commissione urbanistica. Nel 2010 sono diventata assessore regionale e il resto ormai è storia. Quello che posso dire oggi è che sono serena; sono fiera di aver mantenuto fede ai miei ideali e ai miei valori e il tempo me ne ha dato ragione”. Quello in politica non è stato il suo primo impegno pubblico: intende riprendere i progetti a cui stava lavorando? “È vero. Prima di entrare in politica sono stata presidentessa del Movimento del turismo del vino nelle Marche e presi-
“Il mio libro preferito è di Ingrid Betancourt,‘Forse mi uccideranno domani’. Mi ha colpito molto la forza e la determinazione della protagonista. Ma continuerò sempre ad amare molto anche “Il piccolo principe”
dentessa di Terranostra. Queste esperienze mi hanno dato modo di conoscere sotto una luce diversa l’attività in campagna e di pensare ai suoi possibili sviluppi. Tra i progetti che avevo in cantiere e che mi piacerebbe sviluppare in futuro c’è la creazione di agrinido e di ‘fattorie dei nonni’, che non fungano solo da luoghi di ospitalità, ma anche da strutture che permettano la compresenza di anziani e bambini per consentire la trasmissione diretta di quel patrimonio di conoscenze e tradizioni che altrimenti andrebbe perso. Sono consapevole di vivere in un posto meraviglioso, che voglio valorizzare e per farlo bisogna recuperarne anche la memoria storica”. Lei e le Marche: come definire il vostro rapporto? “Posso dire che le Marche hanno scelto me e io ho scelto le Marche. Sono una regione molto ricca, che riesce davvero a coniugare tutti i turismi: quello naturalistico, quello culturale, quello enogastronomico e così via. Sono una regione che sa sorprendere, che ha caratteristi-
che inaspettate, così come i suoi abitanti, che a volte credono di essere scorbutici, ma in realtà sono accoglienti e molto ospitali. La definirei la regione femminile plurale: ha le caratteristiche delle donne intelligenti, che sanno coinvolgerti senza opprimerti, che ti accolgono con affetto e sostanza e hanno infinite sfumature da scoprire”. Quale tonalità preferisce di questa regione variopinta? Il verde delle colline o il blu del mare? “L’arancio, il colore che identifica i borghi, la storia, la cultura di questa terra meravigliosa, che pur avendo dei mari puliti e una lunga e variegata costa, non riesco a vedere come una regione balneare. L’aspetto più spettacolare e stupefacente delle Marche è di poter arrivare, in breve tempo, in ogni dove, dal mare alla montagna, attraversando i suoi dolci colli”. Cosa si augura per il futuro? “Il pensiero va subito ai figli: Marco oggi lavora con noi in azienda, mentre Mat-
tia studia fuori. Ognuno ha scelto la sua strada e sono fiera di loro; spero che possano vivere sempre liberi e sereni. È lo stesso augurio che faccio alla mia nipotina, Michela: vorrei che fosse sempre indipendente e consapevole delle sue scelte. E naturalmente vorrei che l’azienda continuasse a crescere e a lavorare con la stessa passione di sempre, rappresentando con i suoi prodotti il cuore e l’anima di questa regione”. Figli, nipoti, azienda: e lei? “Per quanto mi riguarda, vorrei prendermi una pausa di riflessione: saranno i fatti ad indicarmi la strada da intraprendere. La politica mi piace, ma amo dare spazio a chi ha pensieri e sogni nuovi. Da buon toro ho tutte e quattro le’zampe a terra’, anche se l’ascendente gemelli si affaccia spesso e lascia emerge la mia parte più creativa. Questi due aspetti hanno trovato in me una sintesi perfetta. Ho ancora voglia di fare, molti progetti in cantiere. Voglio scrivere nuove pagine del libro della mia vita”.
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IL PERSONAGGIO
Tamara Monti: “Per favore, non chiamatemi genio” Dagli studi alla facoltà di Ingegneria dell’Università Politecnica delle Marche all’assegnazione del premio “Innovate the Future Challenge” negli Usa: la vita al microscopio di una giovane dottoranda di A. Dachan
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ei è una giovane dottoranda, con un curriculum notevole: vuole parlarci della sua formazione? “Ho una laurea specialistica in Ingegneria delle comunicazioni, conseguita con lode alla facoltà di Ancona. Ho poi fatto uno stage a Trieste e, successivamente, sono stata cinque mesi alla Temple University di Philadelphia; quest’ultima esperienza mi ha dato la possibilità di conoscere tematiche diverse dal percorso formativo che avevo, con l’opportunità di lavorare al fianco di biologi e chimici, che mi ha permesso di scoprire aspetti delle nuove tecnologie che non conoscevo. Per me, all’inizio, era quasi come imparare una lingua nuova, ma passo dopo passo ho acquisito conoscenze legate alle biotecnologie, che mi hanno permesso di affrontare problematiche più vicine alla medicina che all’ingegne-
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ria. Al mio ritorno in Italia ho iniziato il dottorato, seguendo un progetto sullo studio del microscopio a scansione a microonde, tematica prettamente fisicoingegneristica. Proprio in questo ambito, ho avuto modo di conoscere il professor Takeuchi e di trascorrere, dopo un colloquio che ho fortemente perseguito e voluto, sei mesi nel suo laboratorio presso la University of Maryland, approfondendo la tematica del mio dottorato”. È stato in quel contesto che è venuta a conoscenza del challenge? “Sì. L’azienda americana Lockeed Martin per il suo centenario ha proposto un concorso di idee: “Innovate the Future ”. Qualsiasi candidato poteva partecipare e mandare la sua idea, sia a livello concettuale, che come prototipo. Mi sono iscritta, presentando lo studio di un sen-
sore biofotonico che riesce a misurare una bassa concentrazione di marcatori di cancro, aprendo ampie prospettive in materia di prevenzione. Delle quattrocentonovanta idee che sono state presentate, ne sono state selezionate, nella fase iniziale, quindici, tra cui la mia; ero l’unica italiana. I finalisti sono stati chiamati dalla giuria, composta da membri interni, ma anche esterni all’azienda, per sostenere un colloquio: dieci minuti per esporre la propria idea e rispondere a tutte le domande per comprendere la fattibilità del progetto, i suoi tempi di realizzazione e gli eventuali costi. Il criterio, come diceva il nome stesso del challenge, era di innovare il futuro. Ho presentato la mia idea ed è piaciuta”. Crede che, se fosse sempre rimasta in Italia, avrebbe avuto la possibilità di
presentare questo suo progetto? “Dovendo essere realistica direi di no. Qui nell’ambito del dottorato si svolgono molte interessanti attività, vengono sponsorizzati molti concorsi, ma a parita’ di livello gli Stati Uniti offrono un maggior numero di opportunità. Tengo a dire una cosa: la nostra formazione universitaria, all’estero, è molto apprezzata e i ricercatori che hanno studiato in Italia sono contesi, apprezzati, perché se ne conosce il valore. Il problema principale per noi è la realizzabilità: se dovessi costruire il sensore qui, non saprei a chi rivolgermi. Le possibilità di interazione con le aziende sono minime e le università sono limitate al ruolo di semplice consulenza; per questo si collabora con istituti di ricerca all’estero. Dopo il dottorato, inoltre, per noi ci sono pochissime possibilità di fare i ricercato-
Il settore ingegneristico è quasi esclusivamente appannaggio degli uomini: è solo un’impressione, o è davvero così? “In effetti, c’è una consistente prevalenza di uomini, ma devo dire che le donne si stanno facendo valere sempre di più, in particolare nel ramo bio-medicale. Ciò che conta davvero è la preparazione e la volontà, non la differenza di genere. È innegabile che a volte persistono limitazioni culturali, ma a livello accademico non ci sono discriminazioni”.
perché lo volevo fortemente. Provo passione per quello che faccio e nel mio caso la sfera lavorativa si confonde con quella personale, visto che anche il mio fidanzato è ricercatore. Vivo questa realtà quasi come un gioco, usando tutte le mie carte e cercando di cogliere le opportunità che mi si presentano (come il concorso “Innovate the Future”), considerando anche quanto queste siano rare. La mattina, quando mi sveglio, sono felice di mettermi a studiare, mi piace; lo faccio sempre, anche nei weekend”.
Vederla qui in mezzo a microscopi, cavi, strumentazioni e libri fa sorgere una domanda: come si concilia tanta dedizione e tanto studio con l’essere così giovane? “Se sono entrata qui in dottorato è solo
Nessuna passione al di fuori dello studio? “I viaggi: amo molto esplorare luoghi nuovi, conoscere mentalità e costumi diversi. Ritengo che sia un grande arricchimento”.
ri, non ci sono prospettive”.
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IL PERSONAGGIO
Tra qualche anno, come immagina la sua vita? “Mi piacerebbe continuare a fare ricerca, anche fuori dall’università: non mi sento idonea all’insegnamento e sarei pronta ad affrontare anche contesti nuovi, diversi”. Mi tolga una curiosità: l’hanno mai chiamata “genio” o “secchiona”? “Mi fa sorridere: da piccola venivo continuamente etichettata come ‘secchiona’, ‘cervellona’, ma crescendo sono riuscita a togliermi questa nomea. Almeno spero”. Nel panorama dei nomi noti della scienza, c’è qualcuno che per lei rappresenta un modello di riferimento? “Sì, ce ne sono molti, come Nikola Tesla, Rita Levi Montalcini e altri grandi, tra cui
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molte donne, che sono morti per fare ricerca. Sono dei miti e lo rimarranno per sempre”. Cosa chiederebbe al nuovo ministro della Cultura? “Di pensare a quanto sia importante, per un paese come l’Italia, fare ricerca con mezzi idonei. Se si riesce a riportare la ricerca ai massimi livelli, ne trarrà beneficio l’economia, la cultura, la società. Se puntiamo ad essere una nazione considerata e ascoltata, dobbiamo essere competitivi, sotto tutti i profili. Non si può accettare che continui la cosiddetta ‘fuga di cervelli’, ma se la situazione non cambia, non ci sono alternative. Dobbiamo prendere coscienza che il punto di vista italiano, all’estero, è considerato interessante e per questo molto apprezzato”.
“Tengo a dire una cosa: la nostra formazione universitaria, all’estero, è molto apprezzata e i ricercatori che hanno studiato in Italia sono contesi, perché se ne conosce il valore. Non si può accettare che continui la fuga di cervelli”
I V E R B
RIO DAL TERRITO
Marchigiani nel mondo, approvato il Piano degli interventi 2013
Potenziamento organizzativo del sistema dell’associazionismo, diffusione della lingua e della cultura italiana, attività e scambi culturali giovanili, promozione del Museo regionale dell’emigrazione marchigiana con sede a Recanati. Sono i principali aspetti che caratterizzano il Piano annuale emigrazione 2013, approvato in via definitiva. Attenzione particolare alla componente giovanile, cercando di dare impulso allo sviluppo di strumenti di comunicazione virtuale. Saranno, inoltre, pianificate attività formative tese alla salvaguardia delle radici sociali ed economiche con la terra di origine. Riproposto il progetto “Educational Tour”, che consente a chi non è mai stato nelle Marche di conoscere i luoghi più suggestivi della regione.
Dalla lettura del volume emerge un settore estremamente variegato in cui lavorano circa 1500 persone, dagli artisti più qualificati ai lavoratori di palcoscenico, e che sviluppa un budget complessivo di circa 40 milioni di euro ogni anno. Un mondo che può mobilitare un pubblico di circa 350 mila persone. E’ il primo censimento dei soggetti ed eventi dello spettacolo dal vivo nelle Marche, un lavoro complesso durato due anni. Il progetto, nato dalla esigenza di definizione e conoscenza dettagliata e scientifica dell’attività di produzione e distribuzione che avviene su tutto il territorio marchigiano, è stato promosso dall’assessorato alla Cultura della Regione Marche.
“Ecocittà”: a Porto Potenza Picena un esempio in controtendenza nel settore edilizio
Primo censimento sullo spettacolo dal vivo nelle Marche Prende forma nel centro di Porto Potenza Picena “Ecocittà”, il quartiere ecosostenibile che nascerà al posto di un’area industriale in abbandono. Mentre procedono i lavori di bonifica, sono in fase di ultimazione le strutture in cemento armato dei primi due lotti. Si tratta di un progetto imponente, che vedrà cambiare volto al cuore della cittadina, con abitazioni, servizi e ampie aree verdi sviluppati attorno ad una piazza centrale. Un esempio in controtendenza nel settore edilizio, tra i più colpiti dalla crisi economica: nel progetto “Ecocittà” sono impiegate 84 persone; il progetto complessivo prevede abitazioni per 500 famiglie, attività commerciali, 10mila mq di verde pubblico, una piazza di 3mila mq, parcheggi, piste ciclabili e servizi.
Riapertura per la redazione di “Ventosociale”, il primo periodico a diffusione nazionale scritto da disabili e nato a Fano nel 1994. Rinnovato nella grafica, nel logo e nei contenuti, il web magazine www.ventosociale.org si propone di essere sempre più strumento di integrazione e d’informazione, in particolare per le problematiche dell’handicap. La redazione ha sentito il dovere di entrare anche nel mondo della scuola, avvalendosi di contenuti nuovi e di pregio, non di carattere formativo ma come aiuto psicologico per gli allievi più deboli. Per questo motivo è stato creato il sito internet www.sbullit.it all’interno del quale importanti nomi del mondo della cultura, delle istituzioni e della medicina, intendono dare un concreto supporto a tutte le persone vittime di soprusi. Dunque un giornale sempre più di servizio, secondo l’intento del direttore responsabile Mario Zamboni.
“Ventosociale”: voce sempre più forte alle problematiche dell’handicap 31
S W E NDAL MONDO Il voto dei cardinali è arrivato al quinto scrutinio. Il nuovo papa è l’argentino Jorge Mario Bergoglio, 76 anni, gesuita, arcivescovo di Buenos Aires. Il 266° pontefice della Chiesa cattolica si chiama Francesco: è il primo papa sudamericano della storia (ma ha antichi legami con il Piemonte). Nel suo primo discorso in Piazza San Pietro si è rivolto ai fedeli chiedendo sostegno: “Vengo dalla fine del mondo, pregate per me”. Il neo Papa Francesco fu il cardinale con il maggior numero di voti nel 2005, nel conclave che elesse il suo predecessore Benedetto XVI.
VATICANO L’argentino Bergoglio nuovo Papa
Il 4 marzo 2013 Google ha dedicato un doodle a Miriam Makeba, “Mama Africa”, la cantante di colore che lottò contro l’apartheid, in favore dei diritti umani. Per il suo impegno e per aver partecipato alla realizzazione del documentario “Come back, Africa”, subì l’esilio per trent’anni, fino al 1990, quando fece ritorno in patria grazie a Nelson Mandela. Con l’album “An Evening with Belafonte/Makeba”, nelle cui canzoni tornava la sua denuncia contro l’apartheid, vinse il Grammy Award.
Svizzera Un tetto agli stipendi dei manager
Domenica 3 marzo i cittadini svizzeri hanno votato un referendum di iniziativa popolare per la regolamentazione delle cosiddette “retribuzioni abusive” dei manager. Il risultato è stato inequivocabile: il 70 per centro dei votanti dei 26 Cantoni ha detto “sì” alla proposta, che impone modifiche al diritto degli azionisti, rafforzandone la posizione, per cercare di porre un freno agli stipendi eccessivi dei manager. La proposta di legge era stata promossa da Thomas Minder, 52 anni, piccolo imprenditore del Canton Sciaffusa e rappresentante indipendente dell’Unione Democratica di Centro (UDC) alla Camera alta del parlamento svizzero.
Il parlamento federale tedesco, il Bundestag, ha approvato una legge, già ribattezzata “Lex Google”, che difende gli introiti degli editori e impone ai motori di ricerca online e agli aggregatori di notizie il pagamento di una tassa di licenza per la pubblicazione sui loro rispettivi siti di contenuti editoriali prodotti da altri. La norma, che ha visto i “sì” vincere per un pugno di voti (cinquanta), ora passa al Bundesrat, dove l’opposizione ha annunciato che darà dura battaglia.
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Sudafrica Google celebra Miriam Makeba
Germania Sì alla “Lex Google” che tutela il diritto d’autore
Slovenia Alenka Bratušek è la prima donna premier del Paese
I legislatori nel Parlamento sloveno, mercoledì sera 27 febbraio, hanno votato la sfiducia al governo di Janez Janša, nominando come nuovo mandatario Alenka Bratušek, leader del partito Slovenia Positiva (PS). Neofita della politica, esperta di finanza, 42 anni e due figli, Bratušek è la prima donna a ricoprire questo importante incarico. La principale sfida sarà quella di pervenire a un accordo tra partiti per formare un nuovo governo.
Marocco Il 2013 anno di partenariato con l’Italia
Un Pil in crescita del 5 per cento nel 2011, un’inflazione sotto l’1 per cento e un tasso di disoccupazione in continua diminuzione: sono questi i dati per capire perché il 2013 sia stato dichiarato anno di partenariato economico tra l’Italia e il Marocco. Il paese nordafricano ha notevoli possibilità di espansione e per le imprese italiane che vogliono vincere la sfida dell’internazionalizzazione rappresenta un buon banco di prova.
Eni ha effettuato una nuova scoperta di gas naturale in Mozambico. Nell’area 4 dell’offshore, all’interno del complesso di Mamba, il pozzo di delineazione Coral 3 (l’ottavo perforato con successo in sequenza nel permesso) ha rinvenuto una nuova fonte di gas. La nuova scoperta conferma il potenziale dell’area operata da Eni, che ha in programma la perforazione di un ulteriore pozzo di delineazione, Mamba Sud 3, prima di avviare una nuova campagna esplorativa nella parte meridionale dell’Area 4 di cui è operatore con la quota del 70 per cento.
Usa Bambino negativo all’Aids dopo cura
Mozambico Eni effettua una nuova scoperta di gas
La notizia è di quelle destinate ad entrare nella storia: i medici del John Hopkins del Mississippi e dell’Università del Massachusetts hanno annunciato che un bambino infettato alla nascita da una madre sieropositiva, dopo due anni di cure è risultato negativo al test dell’Hiv. Secondo i medici, si tratta di un importante passo avanti, che conferma la possibilità di sottrarre i neonati all’Aids, spingendo a cercare quale meccanismo abbia innescato la negativizzazione.
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S W E N G N U YO Botteghe di mestiere per 40 tirocinanti
Articoli scientifici, materiale didattico, rapporti tecnici, tesi, workingpaper, preprint liberamente accessibili tramite internet. E’ il nuovo importante servizio offerto dalle Università di Macerata e Camerino grazie a “eCum”, l’archivio istituzionale ad accesso libero dei documenti elettronici prodotti da docenti, ricercatori e studiosi dei due atenei: una risorsa fondamentale per la comunicazione scientifica e didattica. Il progetto è stato avviato nell’ambito dell’accordo di programma “Comitato per l’Università nelle Marche - Cum 2010-2014”, che vede coinvolti anche la Provincia di Macerata e il Miur.
Immatricolati crescono: Politecnica in controtendenza
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Quaranta giovani inoccupati o disoccupati, di età compresa tra 18 e 28 anni, potranno svolgere tirocini all’interno della “Saint Andrews Milano spa” di Fano e nella “Dago elettronica srl”, così come in altre imprese del versante costruzioni – impiantistica. L’opportunità è offerta dal progetto nazionale “Botteghe di mestiere”, promosso da “Italia Lavoro” con il contributo del Fondo sociale europeo, a cui la Provincia di Pesaro e Urbino ha aderito attraverso i Centri per l’impiego di Pesaro, Fano e Urbino. I giovani percepiranno una borsa di tirocinio di 500 euro al mese per sei mesi. I tirocini si svolgeranno in due periodi: per il primo ciclo le candidature vanno presentate entro il 28 marzo, attraverso il sistema informatico di “Italia Lavoro”, all’indirizzo www.italialavoro. it/amva. Info: tirociniamva@italialavoro.it oppure Uffici tirocini dei Centri per l’impiego di Pesaro (tel. 0721.3592908 – 3592846), Fano (tel. 0721.818490) e Urbino (tel. 0722.373189 – 373183).
“eCum”: la scienza dell’università ad accesso libero
Immatricolazioni in aumento del 5 per cento, mentre i primi dati nazionali segnalano una riduzione di iscritti alle università nell’ordine del 10 per cento. Confermato il trend positivo della Politecnica delle Marche –Rettore Marco Pacetti-, che, in completa controtendenza rispetto agli altri atenei, registra una costante crescita che ha permesso di passare dagli 11.656 iscritti del 1999 ai 14.929 del 2005, fino ai 16.494 del 2012 (dati certificati dal Miur). Quindi uno straordinario aumento del 10 per cento rispetto al 2005, proprio nel periodo in cui il sistema universitario italiano perdeva decine di migliaia di studenti. Anche i dati (provvisori nel momento in cui scriviamo) dell’Anno accademico registrano, come detto, un incremento, riconsegnando una fotografia altra rispetto ai numeri allarmanti sulla pesante riduzione di iscritti alle università italiane.
Dalle energie rinnovabili al web marketing, dalla nuova edilizia al design, dalle biotecnologie industriali alla domotica: sono innovativi e in linea con le nuove tendenze del mercato del lavoro i 28 progetti, presentati da laureati, che la Provincia di Pesaro e Urbino ha finanziato con assegni di ricerca di 750 euro lorde al mese per 12 mesi, grazie alle risorse del Fondo sociale europeo. Finanziati dalla Provincia con fondi Fse anche sette progetti, tutti all’avanguardia, di giovani ricercatori universitari per “azioni di affiancamento al management aziendale rivolto alle imprese”.
Giovani e lavoro: opportunità dalla tradizione
Intitolata alla significativa figura di Salvatore Vergari l’aula magna – palestra del liceo scientifico “Torelli” di Fano, dopo gli interventi di adeguamento sismico e riqualificazione effettuati dalla Provincia di Pesaro e Urbino. Per l’adeguamento della palestra sono stati spesi 750mila euro della Protezione civile nazionale, messi a disposizione dalla Regione Marche. L’intervento fa seguito ai lavori di bonifica dei pavimenti dall’amianto (per 400mila euro) e all’installazione della nuova centrale termica a metano a servizio dell’intero campus scolastico di Fano (650mila euro). A giugno inizieranno i lavori sulla facciata dell’edificio per l’efficientamento energetico e il miglioramento strutturale, per un importo di un milione e 300mila euro.
Provincia PU, finanziati progetti di laureati e ricercatori
Vecchi mestieri della tradizione locale rivisitati in chiave innovativa, nuovi lavori su cui puntare per sfuggire alla disoccupazione e acquisire le professionalità richieste. “Giovani e lavoro: le opportunità di ieri, per l’oggi e per il domani” titolo del seminario organizzato dalla Provincia e dal Comune di Macerata con la collaborazione della rete degli Informagiovani provinciali coordinati da quello maceratese. Un appuntamento rivolto agli studenti delle scuole superiori, a conclusione del progetto regionale per l’attivazione di uno sportello informativo virtuale destinato ai giovani, il Portale giovani Marche.
Inaugurata nuova palestra del liceo “Torelli” di Fano
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LE GRANDI FAMIGLIE MARCHIGIANE
Maria Montessori “Costruire la pace è opera dell’educazione” di A. Dachan
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forse la donna marchigiana più famosa di ogni tempo e le sue intuizioni, le sue ricerche, il suo metodo, sono oggetto di studio in tutto il mondo: stiamo parlando di Maria Montessori, nata a Chiaravalle, in provincia di Ancona, il 31 agosto 1870. Il suo profilo costituisce tutt’oggi un esempio e un modello di riferimento per intere generazioni; coraggiosa e poliedrica, fu pedagogista, medico, filosofa, scienziata, educatrice e volontaria. Il padre Alessandro, ispettore alla Manifattura Tabacchi e la madre, Renilde Stoppani (nipote dell’abate Antonio, che ha introdotto lo studio dell’antropologia in Italia) avevano immaginato per lei un futuro come insegnante. Maria, invece, aveva scelto sin da giovane un’altra strada; del resto era figlia del contesto in cui viveva e questo l’ave-
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va portata a ereditare la caparbietà, la tenacia, l’intraprendenza delle donne di Chiaravalle. Questa città, infatti, era considerata un’enclave al femminile, in virtù del ruolo delle sigaraie che lavoravano alla Manifattura: economicamente indipendenti e consapevoli del proprio potenziale, le donne chiaravallesi hanno saputo affermarsi e hanno fatto valere le proprie ragioni. Si laureò in medicina nel 1896 e fu la prima italiana a conseguire questo titolo e a prendere poi in mano la direzione di un istituto ortofrenico. Ebbe un figlio, Mario, pur non essendo sposata e lo diede in affido fino all’età di quattordici anni, quando lo riconobbe ufficialmente. Questi particolari mostrano alcune delle sue contraddizioni, che ne facevano una donna unica, ineguagliabile: lei che si occupava della formazione dei bambini
nel mondo, non visse pienamente il suo ruolo di madre-educatrice. Andando controcorrente, nel 1907 aprì la prima casa per bambini poveri nel quartiere San Lorenzo a Roma (Chiaravalle). Fu proprio lì che iniziò ad applicare il suo metodo educativo, che per molti versi ribaltava i concetti vigenti della pedagogia. Si accorse, infatti, che offrire particolari materiali a bambini affetti da disabilità, per consentire loro di esprimersi, poteva essere uno stimolo valido da usare anche con i piccoli normodotati. Quando arrivò il fascismo in Italia, nonostante fosse molto “corteggiata” dagli Stati Uniti, decise di partire per l’India, dove le venne riconosciuto lo status di scienziata e dove restò fino al ’48. Fece ritorno in Italia, ma solo per una visita, nel 1950; si spense a Noordwijk, in Olanda, il 6 maggio 1952.
Un doodle dedicato Il 31 agosto 2012 il motore di ricerca Google, in occasione del centoquarantaduesimo anniversario della nascita di Maria Montessori, le rende omaggio con un doogle. Il logotipo di Mountain View, si è trasformato per l’occasione in un’esposizione di strumenti didattici che la Montessori, nata nel 1870, aveva messo a punto per favorire l’apprendimento dei bambini. Forme geometriche, lettere stampate su tavolette, composizioni: il tutto adattato per comporre le cinque lettere del brand
“La scienziata di Chiaravalle era nel mio destino” La testimonianza di Lucio Lombardi, dirigente del servizio culturale del Comune di Chiaravalle e direttore della Fondazione, intitolata alla pedagogista Quale percorso l’ha portata a ricoprire questo ruolo? “Mi ha portato qui la vita, ciò che mi permette di essere me stesso, la sensibilità, l’attenzione per i bambini. La storia familiare, con mio padre segretario della scuola Montessori di Chiaravalle e mia madre sigaraia alla Manifattura Tabacchi, racconta di un legame profondo con il territorio, di un amore che si tramanda di generazione in generazione. Ho sempre sentito un forte senso di responsabilità nei confronti della figura di Maria Montessori, che è per noi motivo di immenso orgoglio e che per questo va valorizzata nella giusta maniera. La grande educatrice non rappresenta solo un patrimonio per Chiaravalle e le Marche, ma anche per l’Italia e l’umanità intera”.
Esiste qualche aneddoto sulla vita della grande pedagogista che può raccontarci? “Non esiste un patrimonio aneddotico, Maria Montessori va scoperta attraverso un approccio scientifico, attraverso i suoi libri, i suoi testi, le sue citazioni, i suoi interventi È quindi difficile raccontare un grande personaggio come Maria Montessori senza attingere alla sua biografia, considerato che dei suoi discendenti diretti restano solo le pro-nipoti. Il nome Montessori, infatti, andrà perso perché restano solo le discendenti femmine: il figlio di Maria, Mario ebbe tre figli, Mario junior, Renilde e Marilena e le eredi in vita sono le figlie di Renilde e le figlie di Mario J. Carolina e Nicolina (figlie di Mario), che ad Amsterdam curano le attività della International Montessori Scho-
ol (Ami). Ciò rende impossibile avere una parte aneddotica che possa essere conservata a memoria, a meno che non si attinga dal patrimonio epistolare più intimo, non divulgato. In Italia tale lascito non esiste, in quanto buona parte dell’eredità personale della Montessori è ad Amsterdam, presso la sede dell’Ami, dove sono conservate le sue onorificenze, testi autografi, libri, lettere, effetti personali.”. In tutto il mondo ci sono scuole ed enti culturali che portano il nome della scienziata: in Italia, quali sono le principali realtà che si occupano della sua grande eredità morale? “Va certamente menzionata l’Opera Nazionale Montessori, fondata nel 1932; è un ente morale con sede a Roma, che conserva un discreto pa-
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LE GRANDI FAMIGLIE MARCHIGIANE
Una fine pensatrice “Se v’è per l’umanità una speranza di salvezza e di aiuto, questo aiuto non potrà venire che dal bambino, perché in lui si costruisce l’uomo”. “La caratteristica peculiare dell’Università consiste nell’insegnare a studiare. La laurea è solo la prova che si sa studiare, che si sa acquisire formazione da se stessi e che ci si è trovati bene nei percorsi della ricerca scientifica... Se si è imparato ad imparare allora si è fatti per imparare. Una persona con una laurea è dunque una persona cha sa meglio destreggiarsi nell’oceano della formazione. Ha ricevuto un orientamento”. (Tratto da La scoperta del bambino)
trimonio librario e che cura la diffusione del pensiero della grande scienziata. Un’altra struttura d’eccellenza è il Centro internazionale Montessori di Perugia, il primo in Europa a raccogliere in un unico campus, una scuola primaria, una scuola secondaria e un liceo. Nelle Marche, a Chiaravalle, città d’origine alla pedagogista, sorge la Fondazione Montessori”. Vuole presentarci questa realtà? “Nel 1998 l’amministrazione comunale ha acquistato la casa natale, decidendo di farne un centro studi, che si muove principalmente su quattro macro aree. La prima è la formazione, con percorsi a differenziazione didattica, master universitari, corsi di qualifica per educatori e aggiornamento per insegnanti. L’altra area è dedicata allo studio e allo sviluppo ed è guidata da un comitato tecnicoscientifico che supporta gli studenti e favorisce il confronto tra studiosi. La terza area di cui si occupa la Fondazione è la
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gestione delle visite alla casa natale: si contano 400 persone l’anno, con circa trenta o quaranta istituti che scelgono di visitare la sede e di scoprire anche le peculiarità del territorio. Il quarto aspetto di cui si occupa la Fondazione è la consulenza alle aziende e alle ditte specializzate nel settore dell’infanzia, per la creazione di oggetti innovativi, funzionali e di design. Ogni anno, infatti, vengono prodotti libri, giochi, componenti d’arredo e altro ancora, ispirati ai materiali creati da Maria Montessori per scopi educativi. Viene dedicata una grande attenzione anche alla parte della convegnentistica, che costituisce un’importante occasione di approfondimento e scambio, riuscendo ad attirare esperti e studiosi a livello internazionale; a Chiaravalle i meeting hanno cadenza triennale”. A livello istituzionale, ci sono iniziative mirate alla valorizzazione della figura di Montessori? “Certamente sì. Anzi, colgo l’occasione
di questa domanda per ringraziare di cuore la Regione Marche, che ha promulgato una legge per implementare la conoscenza e la diffusione del pensiero montessoriano. Non da ultimo, è stata firmata una convenzione con la Regione Marche perché la Fondazione Chiaravalle – Montessori si occupi del coordinamento pedagogico per la creazione di agrinido di qualità”. Maria Montessori e il design: che legame esiste? “Potremmo definire Montessori come una ‘basic designer’. Una componente fondamentale del suo metodo, infatti, è rappresentata dai materiali a valenza educativa impiegati nella didattica. Questi materiali hanno un grande appeal e risultano interessanti anche sotto l’aspetto estetico. Il concetto di bellezza, va ricordato, è molto forte nell’ambito del metodo messo a punto dalla scienziata, tanto che oggi è oggetto di studio e ispirazione da parte di designer di fama mondiale”.
Omaggi alla grande pedagogista La Zecca dello Stato sceglie Maria Montessori per le 1.000 lire. Biglietto diffuso in ben otto emissioni, dal 1990 al 1998 circa due miliardi di pezzi. Al dritto il ritratto di Maria Montessori, la pedagoga che ha elaborato il celebre metodo. Il verso mostra una parte del quadro “Bambini allo studio” di A. Spadini.
Progetti nel nome di Maria Montessori “Good Food for Kids” È un laboratorio dedicato all’infanzia all’interno del progetto turisticoculturale “Slow Look luoghi da gustare lentamente” che promuove la filosofia del prendersi tempo per vivere in maniera completa luoghi e sapori del territorio; è rivolto ai cittadini più giovani, affrontando il concetto di filiera corta e di mangiare a chilometri zero. Questo progetto valorizza le parole del gusto e il gusto delle parole.
Favolando: concorso itinerante per bambini È un concorso itinerante artistico e culturale di favole e fiabe con finalità educativa di promuovere percorsi etici e sociali di solidarietà e comunicazione fra culture, recuperando due antiche virtù: memoria e lentezza, quali valori altamente umani. I lavori vengono pubblicati all’interno di un volume e rispediti ai bambini, che così sono invogliati a leggere la loro storie e anche quella degli altri. Ogni anno il premio conta una partecipazione di circa quattrocento scuole; è previsto un premio speciale per la sezione internazionale. Tra le favole più belle che sono pervenute di recente c’è quella di un bimbo non vedente scritta in braille 39
ALTO ARTIGIANATO
Ceramiche artistiche Molaroni Le maioliche su cui rivive la “Rosa di Pesaro” Un’antica tradizione manifatturiera che si tramanda di generazione in generazione: abbiamo incontrato l’erede della bottega di via Della Robbia, Marcella Jannone Molaroni, recentemente nominata Maestro artigiano di A. Siria
L
e ceramiche artistiche Molaroni hanno fatto la storia dell’artigianato pesarese: vuole raccontarci il percorso che l’ha portata ad occuparsi di questa attività? “Sono figlia d’arte, praticamente nata in bottega. La storia della famiglia Molaroni si identifica con quella della nostra attività: tutto ha avuto iniziavo nel 1880, quando il mio bisnonno, Vincenzo, ha rilevato la fabbrica pesarese “Benucci e Latti”, già frequentata da giovanissimo per apprendere l’arte della ceramica. Alla sua scomparsa, nel 1912, il testimone è passato a mio nonno materno Francesco e così, di generazione in generazione, fino al 1982, quando la ditta è arrivata a me. Io lavoro in quel ramo della fabbrica - che nella sua epoca d’oro occupava ben due
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strade, via Luca Della Robbia e via Francesco Cassi - rimasto dopo il sostanziale ridimensionamento effettuato in conseguenza della crisi del 1929”. Cosa ha mantenuto della vecchia manifattura e cosa ha introdotto di nuovo? “La denominazione, che nel corso degli anni è cambiata più volte, oggi è ‘Ceramiche artistiche Molaroni’, ma la lavorazione delle maioliche è rimasta esattamente come prima: tutto viene prodotto artigianalmente. Realizzo oggetti artistici, sovente unici e su ordinazione. Tra i motivi decorativi si privilegia la ‘rosa purpurea di Pesaro’, uno stilema settecentesco caratteristico della nostra zona. In origine era molto pre-
“La cosa che mi fa più piacere è che il valore delle nostre produzioni sia rimasto inalterato nel tempo”
giato e costoso, perché per ottenere il rosso porpora, unico colore per maiolica che non esiste in natura, occorreva fondere l’oro. Oltre a creare in prima persona, sovraintendo a tutti i passaggi, dalla lavorazione della creta alla pittura, alla cottura. Tutti i pezzi che escono dalla bottega sono in pratica un po’ come dei figli per me”. Lo scorso dicembre ha ricevuto dalla Regione Marche la nomina a Maestro artigiano: cosa significa questo riconoscimento per lei? “Il mio è un percorso lungo, fatto di tanti piccoli passi, di impegno e sacrificio, che però nel tempo mi hanno dato grandi soddisfazioni. La concessione del marchio ‘1M’ (Marche eccellenza artigiana) e
la nomina a ‘Maestro artigiano’ sono per me il riconoscimento della dedizione e della passione con cui ho sempre svolto il mio lavoro, a cui ho dedicato tutta la vita. Respiro l’aria di fabbrica da sempre: quando avevo solo tredici anni ho iniziato ad occuparmi del forno per la cottura delle maioliche e da allora non ho mai smesso. La cosa più piacevole è il riconoscimento del valore artistico delle mie produzioni, rimasto inalterato nel tempo, così come è rimasto immutato l’apprezzamento delle antiche maioliche da parte dei clienti e dei collezionisti”. Quale tipo di target si rivolge a voi oggi? “Chi viene da me conosce il prodotto, ormai con una sua importanza storica, tanto che ceramiche di pochi anni addietro già sono considerate di antiquariato e
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ALTO ARTIGIANATO
come tali quotate. Se però negli anni ’70 mia madre e le mie zie avevano negozi sparsi in varie città d’Italia, oggi purtroppo ne è rimasto uno solo, il mio a Pesaro. È un cambiamento significativo. La recente crisi economica ha certamente determinato questo mutamento, ma bisogna anche evidenziare l’unilaterale politica adottata dal Comune in precedenza, che sosteneva prevalentemente il nuovo settore del mobile, lasciando alla deriva importanti realtà produttive tradizionali. Devo dire tuttavia che, nonostante le difficoltà, continuo ad avere una scelta clientela, italiana e straniera, amante delle maioliche artistiche e questo mi rende felice. Con l’associazione ‘Amici della ceramica di Pesaro’ si è cercato di mantenere vivo l’interesse e dare nuovo impulso al settore; l’adesione dei molti soci rende merito all’iniziativa”.
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Qual è il suo augurio per il futuro? “Mi auguro una repentina ripresa generale del lavoro in Italia e quindi anche della mia attività. In questo momento non si possono prendere apprendisti, perché il mercato è molto rallentato e purtroppo non si favorisce l’avvio dei giovani alle professioni artigianali, ma sono comunque fiduciosa che i miei due figli - uno si occupa di marketing e ha creato un negozio online per la vendita di lampade in maiolica, l’altro studia design - possano continuare la mia attività”.
Alcuni marchi delle ceramiche Molaroni
1880-1900
1900-1908
1920-1940
1910-1915
dal 1952 al 1959
dal 1963
1908-1920 in turchino
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VITA DA MANAGER
Federica Carosi: “Siamo le migliori interpreti del cambiamento” Lo sostiene la coordinatrice del Comitato impresa donna Cna Marche, che auspica nuove politiche di sostegno all’imprenditorialità femminile di A. Dachan
Q Federica Carosi
uali sono gli impegni e gli obiettivi di questa realtà che lei coordina? “Cna impresa donna Marche è l’organismo che rappresenta le imprenditrici iscritte alla Cna di tutta la regione, circa 5 mila realtà, il 25 per cento del totale: è un enorme bacino di idee, di opinioni e punti di vista, di esperienze, di problematiche, di grinta e voglia di condividere. Vorrei che tutto questo fosse adeguatamente rappresentato, ma ci si muove in un Paese, l’Italia, che sulle pari opportunità si conferma ancora molto indietro; nel 2011, nella graduatoria dell’indice Global gender gap, si posiziona al settantaquattresimo posto su centoquarantacinque Paesi e al ventunesimo posto tra quelli dell’Unione europea, penalizzato soprattutto dalla componente ‘partecipazione e opportunità economiche’ in cui scende al novantesimo posto. In questa situazione il nostro obiettivo non può che rimanere uno: la creazione delle condizioni necessarie affinché le imprenditrici possano mettere in campo tutte le loro forze per la crescita economica e sociale del Paese”. Che importanza ha, oggi come oggi, una struttura di genere? “Oggi è più importante che mai. Il mondo dell’impresa, così come la società nella sua
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interezza, è in fase di profonda trasformazione: la crisi economica sta invitando tutti poco gentilmente ad un cambiamento nei modi di fare, di pensare, di organizzarsi, di produrre, di vendere. Sono le donne le migliori interpreti di questo cambiamento, con la loro innata propensione all’innovazione, alla ricerca della qualità, alla tutela del merito. Non credo sia un caso che proprio le imprese dirette dalle donne, come indica l’ultima rilevazione dell’Osservatorio Unioncamere, sono quelle che reggono meglio alla crisi: si parla di 7 mila imprese in più, a saldo tra inizi e cessazioni, in Italia. Anche nelle Marche le imprese femminili hanno un vantaggio di 0,4 punti percentuali rispetto al dato complessivo della ‘perdita’ di imprese nel settore artigianato: non è poco”. Quali sono le principali richieste che avanzano le imprenditrici donne? “Prima di tutto una politica chiara di sostegno all’imprenditoria femminile basata sulla consapevolezza del ‘valore economico delle donne’: il lavoro delle donne, dipendente e autonomo, significa maggiori punti di Pil. Servono poi pari condizioni di accesso al credito. Uno studio della Banca d’Italia ha confermato, infatti, le maggiori difficoltà che le imprenditrici devono affrontare in questo senso. Le imprese
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Il successo delle imprese femminili, nella maggior parte dei casi, deriva dalla loro solvibilità e prudenza, e dalla lungimiranza delle titolari ........
individuali gestite da donne, oltre a dover fornire garanzie più frequentemente rispetto alle imprese maschili, pagano anche un tasso di interesse più alto sugli scoperti di conto corrente, fino a trenta punti base in più. È un comportamento che non possiamo accettare, soprattutto perché non sorretto da alcuna concreta giustificazione: il successo delle imprese femminili, nella maggior parte dei casi, deriva proprio dalla loro solvibilità e prudenza e dalla lungimiranza delle titolari. Il problema, infine, che deve assolutamente trovare una soluzione definitiva, stabile ed efficiente, è quello del welfare: il bisogno di conciliare i tempi di vita con quelli di lavoro è il punto centrale della vita di un’imprenditrice, in modo maggiore rispetto ad una lavoratrice dipendente. Il welfare non può più essere considerato una necessità solo femminile, ma deve rappresentare un salto culturale per l’intero sistema sociale, di supporto alle famiglie e non solo alle donne. Dico sempre che avremo davvero vinto quando leggi come la 53 saranno utilizzate dagli uomini”. Secondo lei, un’imprenditrice di succes-
”
so ha le stesse opportunità di un collega uomo? “No, prima di tutto perché è molto più difficile che diventi di successo, per tutti gli atteggiamenti discriminatori di cui ho parlato e che derivano da una cultura fortemente radicata e che vuole la donna ancora relegata ai doveri domestici. Le donne, in qualsiasi campo professionale, siano esse imprenditrici, medici, giornaliste, avvocatesse, fanno sempre una fatica doppia rispetto agli uomini per emergere ed affermarsi, nonostante la parità o superiorità di meriti e capacità”. Oltre che coordinare il Comitato, lei ha anche una sua vita professionale molto intensa: ce ne vuole parlare? “Il momento che stiamo vivendo è difficilissimo. Metto il massimo impegno perché la Cna, organizzazione complessa che rappresenta l’impresa in tutto il territorio nazionale, possa davvero dare una mano alle attività che vivono una crisi mai sperimentata: è il momento di dare risposte di altissimo livello, servizi molto qualificati e affiancare il mondo economico in questa transizione che è prima di tutto culturale. L’artigianato
è un mondo variegato dove si fondono tradizione e innovazione a guida di mani che sanno creare prodotti sorprendenti di altissima qualità: dal pane alla pizza, alle calzature, agli abiti su misura, fino alla tessitura a liccetti; dai gioielli alle sculture; dall’estetica all’acconciatura; dall’autotrasporto all’edilizia e tanto altro ancora. Non si è mai abbastanza preparati per supportare efficacemente questa realtà”. Qual è il suo percorso formativo? Qual è l’iter che l’ha portata a ricoprire gli incarichi in cui è impegnata oggi? “Dopo la laurea in giurisprudenza ho subito iniziato a lavorare alla Confesercenti, che doveva ricostruire, nel 2000, l’ufficio provinciale di Macerata, chiuso da diversi anni. È stata un’esperienza unica ed estremamente formativa: nel giro di un anno l’ufficio era riavviato con tutto il suo “indotto” di rapporti, relazioni, imprese rappresentate, servizi offerti. Nel 2005, contemporaneamente al mio passaggio nel mondo dell’artigianato della Cna, ho iniziato l’esperienza amministrativa nel Comune di Macerata come assessore alla Scuola, all’Edilizia scola-
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VITA DA MANAGER
Federica Carosi in occasione delle celebrazioni della Giornata della donna
stica, alle Pari opportunità e alle Politiche del lavoro. Ho affinato la conoscenza della mia città, con le sue bellezze e sensibilità culturali, architettoniche, storiche e con le sue problematicità annose. Intessere relazioni tra e con soggetti pubblici e privati è diventata la mia scelta di vita professionale, fondamentale per il lavoro che faccio oggi. Sono consapevole di avere punti deboli: devo fare un corso di inglese e, soprattutto, devo convincermi del potere e delle potenzialità del web, che purtroppo frequento poco. Da quest’ultimo punto di vista confido nell’aiuto di mio marito, giornalista appassionato di web e social network”.
riprenderò il mio attivismo in politica e, nel frattempo, mi auguro che anche questa sappia rinnovare i suoi metodi e renderli più vicini ai bisogni delle cittadine. Più donne al governo significa governo migliore”.
Quando non è al lavoro, a che cosa ama dedicarsi? “Al mio bambino di due anni e mezzo, a mio marito, agli amici e ai molti libri ancora da leggere. Quando mio figlio sarà più grande e avrò recuperato le energie per affrontare anche gli impegni serali,
In una frase, come definirebbe la sua “Vita da manager”? “In continuo movimento”.
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Cosa consiglierebbe ad una giovane che vuole fare carriera? “Di studiare, di leggere molto, di non rifiutare mai nessuna occasione per stare nel mondo del lavoro, perché ogni esperienza fa crescere e aiuta a farsi un’identità professionale. Mai dare nulla per scontato o dovuto; inserirsi e crescere sul mercato costa sacrifici”.
“Dico sempre che avremo davvero vinto quando leggi come la 53 saranno utilizzate dagli uomini”
Insieme a chi punta in alto
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Venti anni al fianco delle imprese per aiutarle a crescere, crescendo con loro. Ogni giorno immaginiamo il mondo di domani: vision, sviluppo organizzativo e gestione delle risorse sono le nostre eccellenze per puntare in alto, insieme a voi.
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BORSA
Il firmamento delle marchigiane quotate In questa pagina presentiamo l’andamento di Borsa delle società marchigiane quotate
ELICA
Biesse Segmento: Star Performance 1 mese: Performance 6 mesi: Performance 1 anno:
+1,82% -8,38% -28,78%
In lieve discesa il titolo BIESSE, che torna ai livelli di gennaio 2013, cedendo un -1,8% su base mensile; in termini di performance relativa rispetto all’indice Ftse All-Share, si registra -3,154% sulla giornata di borsa del 07/03. Il titolo ha sotto performato il mercato. I volumi sono risultati pari a 21.139 pezzi scambiati, un valore inferiore sia alla seduta precedente sia alla media settimanale, segno di una partecipazione decrescente da parte degli operatori. Possibile l’avvio di una fase a volatilità ridotta. Trend di breve in ribasso.
Indesit Ord. Performance 1 mese: Performance 6 mesi: Performance 1 anno:
Performance 1 mese: Performance 6 mesi: Performance 1 anno:
Cresce di misura l’azione ELICA, facendo registrare un +1,23% sul mese precedente. Tuttavia in termini di performance sul Ftse AllShare (-0,719% sulla giornata del 07/03) l’azione ha fatto peggio del mercato. I volumi sono risultati pari a 57.694 pezzi scambiati, un valore superiore sia alla seduta precedente sia alla media settimanale. La partecipazione degli operatori si sta intensificando; probabile l’avvio di una fase a volatilità elevata. Trend di breve incerto.
Poltrona FRAU +3,08% +46,62% +43,24%
Scende il titolo INDESIT COMPANY, che perde oltre il 3% su base mensile. Tuttavia l’ipotesi di apprezzamenti troverebbe conferma sulla performance relativa rispetto all’indice Ftse All-Share, + 0,604% sulla giornata di borsa del 07/03. Lo strumento ha fatto meglio del mercato. I volumi sono risultati pari a 191.296 pezzi scambiati, un valore superiore sia alla seduta precedente sia alla media settimanale. La partecipazione degli operatori si sta intensificando, probabile l’avvio di una fase a Volatilità elevata. Trend di breve al rialzo.
Performance 1 mese: Performance 6 mesi: Performance 1 anno:
+12,73% +25,77% +44,28%
In rapida salita il titolo TOD’S, che con un +12,7% di incremento supera abbondantemente i 115 euro per azione, l’ipotesi di nuovi apprezzamenti troverebbe conferma oltre il massimo registrato nell’ultima giornata, posizionato a 116,500 euro. Esso è risultato superiore a quello della seduta del 07/03; in termini di performance relativa rispetto all’indice Ftse All-Share si registra una variazione minima negativa del -0,1% sulla giornata di borsa precedente. I volumi sono risultati pari a 117.843 pezzi scambiati, un valore superiore sia alla seduta precedente sia alla media settimanale. La partecipazione degli operatori si sta intensificando; probabile l’avvio di una fase a volatilità elevata. Trend al rialzo.
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-7,05% +5,00% +2,19%
Periodo al ribasso per il titolo POLTRONA FRAU, che rispetto a febbraio 2013 perde circa 7 punti percentuali. Tale momento di difficoltà sarebbe rintracciabile anche nel confronto con l’indice Ftse AllShare, dove si registra una variazione negativa del -2,082% sulla giornata del 07/03. I volumi sono risultati pari a 179.484 pezzi scambiati, valore superiore alla seduta precedente ma inferiore alla media settimanale, segno comunque di attività crescente intorno allo strumento, Trend Incerto.
TOD’S Performance 1 mese: Performance 6 mesi: Performance 1 anno:
+1,23% +35,42% +27,67%
Rubrica a cura di Michele Sasso Divisione Strategia e Finanza di Impresa – Gruppo Sida m.sasso@sidagroup.com Tel. 071.28521
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FORMAZIONE
Dalla rete occasioni di business Il web marketing per le imprese: 2° convegno Network Lab all’Università Politecnica delle Marche. Presentati i risultati dell’indagine sull’utilizzo delle app, elementi di un’efficace strategia mobile aziendale. Un valore aggiunto, sfruttando le loro peculiarità. Esperti e manager di realtà di spicco nelle aule della Facoltà di Economia di S. Coricelli
S
trategie di marketing digitale: le opportunità che vengono dal web al centro del 2° convegno Network Lab, organizzato dall’omonimo laboratorio della Facoltà di Economia “G. Fuà” dell’Università Politecnica delle Marche. “Soddisfazione di tutto l’Ateneo per questo modo di intendere la declinazione delle tecnologie di cui i nostri colleghi danno prova”: nello “sviluppo di nuovi saperi e nel trasferimento di tecnologie al sistema complessivo”, ha rimarcato durante il suo saluto il Rettore Marco Pacetti, è la funzione pubblica dell’università, “chiamata a mettersi in sintonia con ciò che il mercato richiede”. Vicinanza alle imprese: un aiuto a cogliere, nello specifico, le possibilità che la rete mette a disposizione. “Fuà diceva sempre di essere utili – ha ricordato il preside della Facoltà, Gian Luca Gregori -: utili per il territorio, per le imprese, per lo sviluppo”. Va in questa direzione il lavoro resti-
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tuito dal laboratorio: “In solo due anni di esperienza, un’attività indubbiamente significativa, che sottolinea la nostra scelta strategica”: ricerca, analisi, supporto alle imprese, ha scandito il direttore del Dipartimento di Management, Stefano Marasca. Dedicata alla presentazione dell’indagine sull’utilizzo delle app come strumento di marketing da parte delle imprese italiane la prima parte del convegno: “Mobile applications for business: scenari e prospettive”; dalla ricerca emerge che su un campione di 400 aziende, il 13,75% ha sviluppato applicazioni mobile. Delle imprese che dispongono di applicazioni, solo il 40% però le rende visibili ed accessibili direttamente dal proprio sito corporate. La maggior parte delle app individuate (83%) ha funzionalità di marketing, il 12% istituzionali e il 5% di ecommerce. I risultati sono stati illustrati da Federi-
ca Pascucci e Silvio Cardinali, del team Network Lab. “Il mobile – ha detto la prima – è la tecnologia del futuro: sarà talmente pervasiva nella vita personale e professionale che le imprese non potranno non tenerne conto. Le app sono uno degli elementi possibili di una strategia mobile aziendale e per essere efficaci devono offrire un reale valore aggiunto al cliente, sfruttando quelle che sono le loro peculiarità distintive, in primis la geo-localizzazione”. Sulle potenzialità dello strumento mobile l’accento del professor Cardinali, con inciso sulle opportunità rispetto ad una “interazione e integrazione con altre funzioni aziendali che si occupano di marketing” e sulla necessità, con particolare riferimento alle imprese di dimensioni ridotte, di “modificare molti aspetti del modo di ragionare”. Esperti e manager di realtà importanti come Fastweb, Poltrona Frau, Rainbow, Patrizia Pepe, riu-
La Facoltà di Economia “G. Fuà” di Ancona
niti nelle aule della Facoltà di Economia: case history in tema di mobile marketing; la prima parte del convegno si è chiusa con lo speech “Relazioni 3.0”, a cura di ICTeam. Di Antonio Votino, responsabile della divisione Loyalty e direct marketing di ICTeam, la relazione su “Social e mobile, nuove sfide per gestire la fedeltà al brand e al punto di vendita”: l’italiano medio ‘mobile’ “è entusiasta delle applicazioni scaricabili - ha spiegato Votino – e, secondo le nostre ricerche, sperimenta anche nuove modalità di interazione per dire sempre ciò che pensa di tutti e su tutto. Il 55% si connette ogni giorno ai social network, per l’80% via mobile, con un tempo medio di connessione di 4,9 ore”. Durante il convegno è stato presentato l’aggiornamento del NetWork Lab Index, che misura la presenza delle imprese marchigiane sui social network, frutto dell’osservatorio creato lo scorso
anno dal laboratorio. Oggetto di studio sono state le prime cento imprese della classifica della Fondazione Aristide Merloni 2011. L’indice va a misurare, da un lato, la presenza sui social network delle aziende, e, dall’altro, l’integrazione dei social all’interno del sito web corporate. Il valore medio risultato per le aziende del campione nel 2012 era pari a 0,82, su un punteggio massimo di 5, denotando ancora una scarsa propensione social. Dall’aggiornamento di quest’anno, un primo dato interessante rivela che il 65% delle prime cento imprese marchigiane è presente su almeno un social network, mentre nel 2012 la percentuale era del 59%. Il social network professionale Linkedin si conferma il più utilizzato, ma quest’anno condivide il primato con Facebook. Tre tavole rotonde nella seconda sessione. “The next social media marketing” l’argomento che ha visto a confronto
rappresentanti della Lega del Filo d’Oro (tra i patrocinatori del convegno) e delle aziende Loriblu, Caffè Carbonelli, Patrizia Pepe; chairman Luca Conti. “Tourism marketing & sales” tema della seconda, moderata dal professor Antonio Usai, dell’Università di Sassari: sono intervenuti Chiara Cini, social media specialist di Eden Viaggi; Fabio Di Giulio, general manager GGF Group e Mattia Giorgi, di Tui.it. Con il coordinamento di Federica Pascucci la terza tavola rotonda: coinvolti nel dibattito “Women on the web”, NetConsulting, Umana, Club TI Marche, InScientiaFides e la Cna provinciale di Ancona. A chiusura dei lavori, la consegna del premio “Best Web Reaction Time 2013”: a Lube Cucine è andato il riconoscimento alle aziende delle Marche più rapide ed efficienti nel rispondere ai clienti attraverso gli strumenti web.
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CONSULENZA
Manutenzione periodica delle caldaie: l’Iva è al 10 per cento. Al via i rimborsi Un’importante Risoluzione dell’Agenzia delle Entrate assoggetta all’Iva ridotta le attività di manutenzione periodica obbligatoria degli impianti di riscaldamento, aprendo la strada ai rimborsi del tributo versato in eccedenza. Vediamo come si fa a cura della Redazione
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a revisione periodica degli impianti di riscaldamento installati in fabbricati a prevalente destinazione abitativa privata è soggetta ad Iva con l’aliquota agevolata del 10 per cento, in quanto è compresa tra le attività di manutenzione ordinaria. Si deve trattare, comunque, degli interventi di controllo obbligatori per legge (al riguardo si rinvia ai decreti legislativi n. 192 del 19 agosto 2005 e n. 311 del 29 dicembre 2006). L’agevolazione spetta sia per gli impianti condominiali, sia per quelli ad uso esclusivo, ed è estesa alle attività di controllo delle emissioni degli stessi. Attenzione, però: l’applicabilità dell’Iva con l’aliquota ridotta non si applica sempre e comunque. Infatti, in presenza di un contratto che preveda, oltre alla manutenzione ordinaria, anche prestazioni ulteriori – come ad esempio la copertura assicurativa del-
la responsabilità civile verso terzi – per le quali non sia stato indicato un corrispettivo distinto, deve applicarsi l’aliquota ordinaria (pari al 21 per cento). L’Iva che sia stata addebitata agli utenti in misura eccedente il 10 per cento, può essere chiesta a rimborso entro il termine biennale previsto dall’articolo 21 del decreto legislativo n. 546 del 31 dicembre 1992. Al riguardo il Fisco precisa che: a. tale termine decorre dalla data in cui è stata versata l’imposta nella misura ordinaria; b. il caldaista è tenuto a dimostrare l’effettiva restituzione dell’imposta agli utenti; c. nell’ottica di contrastare eventuali abusi, è vietato ricorrere a procedure di variazione delle fatture di cui all’art. 26 del D.P.R. 26 ottobre 1972, n. 633; d. il rimborso spetta nel limite di quanto è stato effettivamente restituito agli utenti dal caldaista. 53
CREDITO
Insolvenze: imprese sul filo del rasoio In tempo di crisi un fenomeno dai contorni allarmanti. Suscettibile di un pericoloso effetto domino. Nelle Marche il numero dei mancati pagamenti, dopo i primi nove mesi del 2012, è aumentato del 69 per cento. L’efficace gestione del credito come strumento per proteggersi. Per crescere e competere. Tema quanto mai attuale al centro del seminario Sida Group: scenari di futuro nei modi della garanzia di S. Coricelli
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nsolvenze crescono. Un fenomeno che sta assumendo contorni allarmanti, suscettibile di un pericoloso effetto domino. Ristagno dei consumi, stretta creditizia, peggioramento del mercato del lavoro: un contesto in cui l’aumento dei mancati pagamenti accentua anche in proiezione i segnali di sofferenza dell’industria, sempre più costretta a camminare sul filo del rasoio. E’ la fotografia che emerge dal report dell’Ufficio studi Euler Hermes Italia (gruppo Allianz), un’analisi dettagliata (si basa sul monitoraggio giornaliero dei pagamenti di oltre 450 mila imprese) condotta su ogni singola regione e comprensiva di approfondimento per settori merceologici. Con aggiornamento al III trimestre 2012, il numero dei mancati incassi (frequenza) nel nostro Paese è cresciuto del 25 per cento rispetto allo stesso periodo del 2011; anche il mercato export segna un incremento degli incagli dei pagamenti, registrando la crescita sia della frequenza (+5 per cento) che della severità (+ 9 per cento). Le cose non vanno meglio nelle Marche, dove l’aumento della percentuale di frequenza dei mancati pagamenti, dopo i primi nove mesi del 2012, è del 69 per cento. Le difficoltà di accesso al credito e il calo dei consumi, con la conseguente dilatazione dei tempi di pagamento (i termini medi sono di ben 107 giorni), inducono le aziende a non onorare i propri impegni, generando un impatto negativo sul credito interaziendale. Se ne è parlato al seminario organizzato da Sida Group a Villa Lattanzi di Torre di Palme (Fm), aprendo ad un confronto con gli imprenditori sull’importanza di un’efficace gestione del credito commerciale per contrastare le spirali in cui le insolvenze
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avvitano il destino di un’impresa. “I rischi più critici riguardano i mancati pagamenti: le cause di fallimento aziendale sono legate, nel 50 per cento dei casi, alla gestione del credito”. E’ stata la sottolineatura di Mario Cinque, direttore Distribuzione di Euler Hermes Italia, realtà leader nell’assicurazione del credito: mercato, quest’ultimo, in crescita, con incremento di quote del 12 per cento su base annua. Riduzione del rischio, garantendo l’impresa nei confronti del circuito bancario e offrendo un supporto al processo di internazionalizzazione, con misure di prevenzione sulla parte export. Sulla costruzione del “profilo di rischio” è intervenuto Federico Monti, responsabile Euler Hermes: scenari di futuro nei modi della garanzia ed anche di una corretta pianificazione finanziaria, come ha evidenziato Sauro Ramazzotti, area Finanza Sida Group. “Bisogna misurare non solo l’economicità, ma anche l’efficienza e l’efficacia della gestione finanziaria: sotto quest’ultimo profilo, purtroppo, c’è ancora molta strada da fare”. Ramazzotti ha declinato gli step per una corretta pianificazione, insistendo sulla necessità di un “serio e dettagliato budget aziendale che identifichi mission, strategie operative, investimenti, gestione del circolante, finanziamenti, redditività, operazioni straordinarie”. Sulle attività di remote accounting per il recupero di clienti inattivi è intervenuto Fabio Di Giulio, area Marketing Sida - GGF Group: “Si tratta di un servizio a supporto della direzione commerciale – ha spiegato -, un modello complementare e integrato alla rete commerciale, interagendo con i clienti considerati meno profittevoli con modalità di contatto diretto”. A coordinare l’incontro, Luigi Mancinelli, consulente Sida.
IMPRESE
Aree ex Merloni, S in arrivo 20 milioni da Banca Marche E’ la cifra stanziata dall’istituto di credito per la reindustrializzazione delle aree coinvolte dalla crisi del gruppo fabrianese a cura della Redazione
i tratta di un plafond rotativo destinato a supportare l’attuazione dell’ “accordo di programma per la disciplina degli interventi di reindustrializzazione delle aree coinvolte dalla crisi del Gruppo Merloni”, il cui atto integrativo è stato sottoscritto il 18 ottobre 2012 da Ministero dello Sviluppo economico, Regione Marche, Regione Umbria e Invitalia. L’impegno della banca si concretizzerà attraverso la concessione di facilitazioni creditizie a breve termine per anticipare contributi a fondo perduto per i quali sussiste già il decreto di concessione. In particolare, saranno finanziati gli stati di avanzamento lavori relativi a progetti di investimento approvati, ma anche anticipi di contributi per futuri apporti di capitale di rischio in virtù di leggi agevolative o normative specifiche.
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IMPRESE
Il gusto ecosostenibile La pasta Luciana Mosconi e il Ministero dell’Ambiente portano a tavola l’impegno contro la CO2
L Marcello Pennazzi, A.d. dell’azienda B&G Alimentare Srl
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a pasta Luciana Mosconi ha fatto della sostenibilità la sua parola d’ordine e ha scommesso sullo sviluppo sostenibile. Grazie a un accordo di collaborazione con il Ministero dell’Ambiente, ha deciso di avviare un percorso aziendale nel rispetto del pianeta per garantire un’alimentazione di qualità, che faccia bene anche alla natura. La pasta all’uovo è uno degli alimenti preferiti dagli italiani, se poi il marchio che la produce scommette su eccellenza organolettica, genuinità e sviluppo sostenibile, lo diventa ancora di più. È per questo che il ministro dell’Ambiente Corrado Clini e Marcello Pennazzi, amministratore delegato dell’azienda B&G Alimentare Srl con sede a Matelica (Macerata), hanno firmato lo scorso 30 novembre 2012 un accordo di collaborazione che prevede il calcolo dell’impronta ambientale della pasta all’uovo a marchio Luciana Mosconi, brand noto a livello internazionale
per la bontà dei suoi prodotti. L’azienda ha festeggiato nel 2012 i vent’anni di attività e con 17 milioni di euro di fatturato e una crescita del 19% (nonostante il periodo di crisi economica) occupa - con una quota del 15% - il secondo posto nel mercato nazionale della pasta all’uovo. Un vero e proprio caso di eccellenza quello del brand Luciana Mosconi, che da anni si impegna nel garantire prodotti genuini di ottima qualità, nella valorizzazione delle risorse umane, nel recupero culturale della tradizione culinaria e gastronomica italiana, nella gestione sociale della sua impresa e nella corretta protezione dell’ambiente. “In linea con le politiche governative nell’ambito del Protocollo di Kyoto e del Pacchetto ClimaEnergia dell’Unione europea – sottolinea il ministro Clini -, con questo progetto vogliamo dare avvio ad una nuova collaborazione che promuova
iniziative mirate a valorizzare la sostenibilità nel settore alimentare”. “Con questo accordo intendiamo rafforzare la nostra politica ambientale riguardo alla problematica del cambiamento climatico – gli fa eco Pennazzi –. L’intesa – continua – ci darà quindi la possibilità di valorizzare il nostro impegno a favore dell’ambiente e rappresenterà per l’azienda un importante fattore di differenziazione competitiva, anche perché il consumatore finale è diventato sempre più sensibile al valore ambientale delle proprie scelte, in particolare nel settore dell’alimentare”. Prima azienda italiana del settore pasta all’uovo a stringere con il Ministero dell’Ambiente un accordo volontario, Luciana Mosconi ha scelto di inserire i propri prodotti all’interno di una filiera so-
stenibile, proprio perché oggi quando si parla di alimentazione e gastronomia si intendono “qualità al top” - caratteristica già raggiunta in vent’anni di esperienza - e “ingredienti selezionati che rispettino la natura e l’ambiente”. Attraverso l’intesa, Luciana Mosconi e il Ministero dell’Ambiente intraprenderanno quindi una collaborazione per definire, secondo protocolli internazionalmente riconosciuti, una metodologia di calcolo della carbon footprint a tutto il settore della produzione della pasta secca all’uovo. In una seconda fase si effettuerà l’analisi e la contabilizzazione delle emissioni di CO2 equivalenti prodotte nel corso del ciclo di vita della pasta, con l’obiettivo di ridurle e di neutralizzarle attraverso i meccanismi del Protocollo di Kyoto.
Una storia che inizia tanti anni fa a Matelica, nel cuore delle Marche, quando la signora Mosconi, grande esperta di pasta all’uovo “fatta in casa”, decide di aprire, insieme con il marito, un laboratorio dove produrre con passione quello che sarebbe diventato uno dei prodotti più apprezzati dal mercato
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IMPRESE
Le lauree “deboli” possono diventare un punto di forza per la ripresa “A patto che istituzioni, imprenditori e professionisti diano una mano per favorire la creazione di start-up”, sostiene Angelo Pasquarella, autore di “Il Quinto Stato” di P. Duranti
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ottore, da dove partiamo? “Suggerisco di leggere per prima cosa i dati rilevati nella ricerca Unioncamere 2011 nella parte dedicata al numero di imprese con titolari al di sotto dei 35 anni. Sa in quale delle quattro macro-aree del Paese si concentra il maggior numero di iniziative imprenditoriali giovanili?
Angelo Pasquarella
“Occorre che le nostre debolezze si trasformino in forza” 58
Nel Nord-Ovest. “Sbagliato. Nel Sud. Le indico anche le singole percentuali: 18,9 per cento nel Nord-Est, 21,1 per cento al Centro, 27,1 per cento nel Nord-Ovest e 32,9 per cento nelle regioni meridionali”. Come se lo spiega? “Mi chiedo innanzitutto se vi è una correlazione tra la situazione generale di difficoltà e la volontà di affrontare nuove sfide, anche molto rischiose. Accanto ai soggetti con un’innata vocazione imprenditoriale, infatti, vi sono moltissime persone che, anche per mancanza di alternative valide, si lanciano in nuovi progetti, non di rado scoprendo nuove opportunità”. C’è anche una correlazione tra titolo di studio e nuove iniziative imprenditoriali? “In linea generale si può affermare che at-
tualmente i titoli di studio conseguiti in ambito umanistico non trovino soddisfazioni adeguate sul fronte occupazionale, né nel comparto pubblico, né in azienda. Basti vedere quanto accade nella scuola, con tutti gli esuberi … oppure nella Pubblica Amministrazione, dove le assunzioni sono bloccate. Le imprese, poi, prediligono i laureati in altre discipline, come economia o giurisprudenza. Da qui si spiega il perché non pochi laureati decidano di inventarsi una professione … Non dimentichiamo che è grazie a questo spirito che l’Italia è riuscita a ripartire nel secondo dopoguerra”. E il mondo delle imprese e delle professioni cosa può fare? “Deve maturare la consapevolezza che tutta questa “intelligenza” non va dispersa. Dev’essere sfruttata. E in tale contesto le istituzioni hanno il dovere di favorire la creazione di un ambiente ottimale”. Come? “Semplificando la burocrazia e promuovendo le liberalizzazioni. Ma anche noi professionisti siamo chiamati a mettere a disposizione la nostra esperienza e competenza, ciascuno nel proprio ambito: legale, tributario, marketing, ecc.”.
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LE MARCHE CHE SPICCANO
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Pasta del Capitano, il ritorno L’accordo tra Farmaceutici Dottor Ciccarelli e Innofit di Ancona riallaccia le fila di un’antica storia marchigiana iniziata a Cupra Marittima: qui, nel 1821, il “capitano”, volto familiare ritratto sul celebre tubetto, aprì la sua prima farmacia
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on tutti sanno che la famosa “Pasta del Capitano” ha una storia marchigiana. Una storia che comincia con la famiglia Ciccarelli di Cupra Marittima, che qui nel 1821 aprì la sua prima farmacia; è proprio di Clemente Ciccarelli, ‘capitano’ perché ufficiale della Savoia Cavalleria nel Regio Esercito oltre che farmacista, il volto familiare che da sempre si vede ritratto sul celebre tubetto. A riallacciare le fila di questa storia è oggi la sinergia tra la Farmaceutici Dottor Ciccarelli, proprie-
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taria del marchio e ancora oggi guidata dalla famiglia fondatrice, e la Innofit di Ancona: l’azienda dorica produrrà una linea innovativa di apparecchi elettronici per l’igiene orale firmati “Pasta del Capitano”. “Fu mio zio Nino a creare i due marchi, “Pasta del Capitano”, in onore di mio nonno Clemente, e “Cera di Cupra”, in omaggio a Cupra Marittima – ha raccontato Marco Pasetti, amministratore unico di Farmaceutici Dottor Ciccarelli, nel corso della presentazione dell’accordo -;
siamo rimasti molto legati alle Marche e anche per questo abbiamo accettato la proposta di Innofit, per noi una grande opportunità: veicolare nei mercati dell’elettronica di consumo la forza del marchio “Pasta del Capitano”. Una nuova sfida anche per Innofit, azienda in crescita, con un fatturato di 9 milioni di euro nel 2013 (+18% rispetto l’anno precedente) e nuovi progetti di sviluppo: “La collaborazione con una realtà imprenditoriale così importante e con uno storico marchio italiano dalle radici mar-
Il profilo di un marchio storico Farmaceutici Dottor Ciccarelli è un’azienda italiana che vanta una presenza pluridecennale sul mercato e che produce e commercializza prodotti cosmetici sia nel canale mass market con Pasta del Capitano (igiene orale) e Cera di Cupra (cosmesi donna), sia nel canale farmacia, con i marchi Timodore, Callifugo Ciccarelli, Dottor Ciccarelli Igiene Piede, l’Officinale, Declaril, S.O.S Pelle-Labbra-Unghie-Viso e Intiley. L’azienda, con 68 dipendenti, ha sede e impianti produttivi a Milano
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chigiane ci riempie di orgoglio – ha detto Danilo Falappa, direttore generale di Innofit –; a questa grande tradizione aggiungiamo il nostro know how tecnologico per realizzare una linea completa di prodotti elettronici innovativi per l’igiene orale. Oggi questo mercato è detenuto al 93% da un unico player, puntiamo ad acquisire il 5% di questa fetta in tempi brevi”. La linea (che comprende spazzolini elettrici, idropropulsori dentali e la grande novità degli sterilizzatori per spazzolini)
sarà prodotta da Innofit e distribuita in esclusiva su tutto il territorio europeo, grazie alla licenza ufficiale ricevuta da Farmaceutici Dottor Ciccarelli. Il mercato di riferimento è quello italiano, ma risultati importanti sono attesi anche dalla Russia, dove opera Golder Electronics, partner di Innofit. I prodotti saranno disponibili da maggio di quest’anno nei punti vendita della grande distribuzione, nei negozi di elettronica specializzati, nelle farmacie e nelle catene di cosmetica e igiene personale.
NELLE FOTO: 1. La famiglia Ciccarelli 2. Il ritratto del farmacista Clemente Ciccarelli sul tubetto del dentifricio 3. La presentazione dell’accordo; da sinistra: Marco Pasetti, amministratore unico di Farmaceutici Dottor Ciccarelli, e Danilo Falappa, direttore generale di Innofit
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LE MARCHE CHE SPICCANO
I sentieri del gusto portano a Villa Lattanzi Marche “genius loci”: tra le mura settecentesche dell’antica struttura il protagonismo delle eccellenze della regione. A cominciare dal vino: tre serate conviviali nel primo ciclo di appuntamenti di una rassegna declinata al plurale. Gli artisti del gusto di questa terra, ma anche le nuove icone del nostro patrimonio musicale e culturale. I mille e uno sentieri di una destinazione perfetta di S. Coricelli
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a moda del bere bianco o lo “stile” vitivinicolo marchigiano? La tendenza o quell’eleganza che sfuma di verde la nobiltà della tradizione? La sfida si terrà a Villa Lattanzi di Torre di Palme (Fm) il 22 marzo: cena con degustazione di vini del territorio. A misurarsi nella competizione, Pecorino e Passerina da una parte, il Verdicchio dall’altra. E’ il primo appuntamento della rassegna “I sentieri del gusto nelle Marche”: tra le quinte di una struttura storica con affaccio su paesaggi che echeggiano l’anima della regione, si dipartono percorsi che arrivano alle radici di una cultura antica. Raccontata con la poesia del vino, che delle Marche è produzione di eccellenza. I Verdicchi di Matelica e Jesi ne sono gli ambasciatori nel mondo: essi rappresentano l’aristocrazia della nostra imprenditoria vitivinicola. Pecorino e Passerina fanno tendenza, sullo sfondo una storia tut-
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ta incastonata nel mondo rurale: contadini che incredibilmente lanciano la moda esplosa negli ultimi anni, facendo del valore autoctono millenario di questi due diversi vitigni dell’entroterra adriatico la moda, appunto, del bere giovane: originale, personalizzato. Vini in contrapposizione? Questione di stile: la disfida sorso dopo sorso, con la guida esperta di Roberto Potentini, enologo di rinomanza nazionale. Sarà Potentini a condurre anche gli altri due appuntamenti che articolano questo primo ciclo della rassegna: “Bollicine di Marca” il 12 aprile, quattro spumanti per quattro territori marchigiani; “Assaggi di vino” il 26 aprile, sette vendemmie di Cambrugiano, la verticale dell’anno. Incontri conviviali, la cucina a firma dell’executive chef di Villa Lattanzi, Sergio Zarroli: nel menù, prelibatezze di pesce capaci di restituire tutta la genuinità e la tradizione di una cultura culinaria che propone
quanto di meglio regala la natura, con prodotti stagionali e a km 0, prestando attenzione alla cottura espressa. La destinazione perfetta, come recita il claim dell’iniziativa, “è quella che apre le porte su mille sentieri”: anche altri maestri del gusto, dal mese di maggio, saranno protagonisti di serate imperdibili a Villa Lattanzi, chef stellati delle Marche che con i loro piatti racconteranno l’ingegno di un modo unico ed inimitabile di interpretare la tipicità con la creatività dell’esplorazione. “In cucina con la stella”, dunque. E poi, lungo i mille sentieri della destinazione perfetta, la declinazione dell’arte nelle sue tante forme: poesia, letteratura, musica, con serate di intrattenimento che preannunciano la presenza di volti di spicco. Marche “genius loci”: a Villa Lattanzi a tu per tu con personaggi che negli ultimi anni sono diventate le nuove icone del nostro patrimonio musicale e artistico.
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INTERNAZIONALIZZAZIONE
Libia, un’importante occasione per imprese e professionisti marchigiani Grande interesse ha suscitato il convegno sulle opportunità di investimento nel Paese africano organizzato lo scorso 28 febbraio dalla Ex.it e dalla Camera di Commercio di Macerata, in collaborazione con la Regione Marche, l’Associazione Progetto Italia Libia (Apil), la El Dawlia Company e la Camera di Commercio Italo-Libica
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l workshop hanno partecipato numerosi imprenditori e liberi professionisti della provincia di Macerata legati al settore delle costruzioni; d’altro canto, ha evidenziato il dottor Luca Bartoli, presidente di Ex.It, “nell’ambito libico le costruzioni e l’edilizia dovranno essere i settori trainanti che favoriranno successivamente lo sviluppo di altri numerosi settori, i quali inizialmente non potranno realizzarsi a causa della ridotta presenza nel Paese delle infrastrutture di base. C’è bisogno di internazionalizzarsi in quanto è fondamentale mettere a disposizione delle attività locali delle valvole di sfogo per permettere, nel momento in cui la crisi attanaglia in modo cosi importante il nostro territorio, alle aziende e ai liberi
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professionisti italiani di guardare oltre il proprio ‘orticello’”. I relatori hanno efficacemente coinvolto il pubblico sottolineando l’opportunità di questa nuova frontiera per le imprese italiane. La Libia dopo gli eventi recenti è un Paese che si sta ricostruendo, una giovane democrazia che ha forte potenzialità di espansione e con elevate capacità di investimento, legate soprattutto al petrolio. “La crisi ci fa essere creativi, ci fa pensare di andare oltre i nostri confini territoriali” – ha sottolineato l’architetto Renzi, che ha proposto alla Ex.it la realizzazione del workshop. “Dobbiamo necessariamente collaborare: per questo motivo mi sono avvicinato all’Apil, pensando che da solo non avrei potuto farcela in campo
internazionale. Perchè la Libia? Il Paese è piuttosto vicino all’Italia, e attualmente registra una concorrenza limitata: vi saranno sicuramente dei rischi, ma anche molte opportunità”. Ha preso poi la parola l’architetto Gianfranco Damiano, della Camera di Commercio Italo-Libica: “Siamo ormai attivi da quindici anni ed operiamo in vari settori per l’internazionalizzazione in Libia delle aziende italiane, svolgendo attività di promozione, ricerca, scouting, fiere, etc. Attualmente stiamo portando avanti eventi fieristici inerenti ad alcuni specifici comparti con grandi potenzialità per le aziende italiane, quali il settore sanitario (dalla farmaceutica alla diagnostica, dalla manutenzione impianti ai software gestionali, alla realizzazione di ospedali),
Piazza Verde - Tripoli
il settore del food (dall’agroalimentare all’itticultura, alle coltivazioni, alle serre, alla produzione di frutta e verdura) e il settore delle infrastrutture e impiantistica”. Dopo varie problematiche dovute alle sommosse causate dalla primavera araba, la Libia si può considerare ormai tranquilla nello scenario internazionale, soprattutto a ridosso della zona costiera (più ricca). “C’è grande spazio per chi ha voglia di fare impresa – ha proseguito Damiano -. La Libia è un Paese con una capacità di spesa estremamente elevata. I settori con grandi opportunità di espansione sono in primo luogo le costruzioni e il turismo. Nell’ambito delle costruzioni sono già attivi vari produttori, tra cui spiccano le aziende provenienti da Tur-
chia, Corea del Sud, Cina e Russia; ma vi è ancora spazio per l’ingresso dell’imprenditoria italiana, avente come principale carattere distintivo il gusto del bello, fortemente ricercato anche in Libia. Come riuscire ad inserirsi nel territorio libico? Occorre muoversi in modo coordinato, attraverso aggregazioni di imprese quali consorzi, reti, filiere. Dobbiamo entrare in una logica di sistema “pesante” per fare internazionalizzazione. Inoltre la Libia dev’essere considerata come un hub per eventuali lavorazioni e trasformazioni dei prodotti: vi è grande disponibilità di aree, alla quale si aggiunge la possibilità di usufruire di zone franche. Inoltre, nella logica di portare imprese in loco, occorre sviluppare relazioni con il sistema universitario locale, attualmente
fragile, innescando relazioni tra Università libiche e italiane e realizzando incubatori tecnologici”. Ha preso poi la parola il responsabile Italia della El Dawlia Company, nonché presidente facente funzione dell’Associazione “Progetto Italia Libia”, architetto Marco Danieli: “L’Apil non intende sostituirsi a nessuna associazione, ordine professionale, università o altri soggetti rappresentanti del territorio. Apil è nata da un’intuizione di Mr. Mohammed Garwash, grande imprenditore arabo a capo della El Dawlia Company, partendo da un concetto fondamentale: i libici che hanno grandi vedute sanno che in questo momento il Made in Italy è ciò che serve alla Libia”. L’Apil ha creato dunque una piattafor-
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INTERNAZIONALIZZAZIONE
ma informatica in lingua italiana (www. eldawliaitalia.com) con l’obiettivo di interconnettere tutti gli utenti (quali imprenditori, liberi professionisti del settore edile, dei servizi e di qualunque altro settore italiano) che siano interessati a cercare opportunità di mercato in Libia. La piattaforma mette inoltre a disposizione tutte le più importanti notizie di carattere imprenditoriale ed istituzionale inerenti alla Libia. “Non c’è massa critica – ha continuato Danieli -; occorre quindi fare un salto di qualità nell’ambito della capacità manageriale italiana relativamente ad usi, costumi, abitudini, dedicando maggiore attenzione e spendendo più tempo nel mercato target al fine di
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fidelizzare il rapporto con gli stakeholder locali”. La principale attività della El Dawlia Company è quella di organizzare e gestire una serie di fiere internazionali specialistiche nel territorio libico; fiere concepite come punto di convergenza tra l’imprenditoria straniera e le istituzioni locali. Tali eventi fieristici, sponsorizzati da alcuni tra i più importanti Ministeri libici, possono essere considerati come una vetrina per le aziende italiane. Dunque il ruolo della piattaforma informatica dovrà essere quello di incamerare le idee progettuali dei vari utenti per poter proporre progetti “chiavi in mano” di filiera integrata. “Occorre presentare delle idee
globali, i cosiddetti “master plan”, e fare attività lobbistica, uniti per conquistare il mercato libico. Sono nate varie piattaforme di Apil anche in altri Paesi (come Francia e Inghilterra) e gli imprenditori stanno ottenendo notevoli risultati, soprattutto grazie al fatto che le istituzioni operano al loro fianco. L’Apil ha elevate possibilità di confrontarsi con le amministrazioni locali; occorre quindi muoversi sin da subito”.
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MARE NOSTRUM
Strategia Macroregione Avvio della road map per la sua costituzione ufficiale. A cominciare dalla stesura del piano d’azione. Primo appuntamento operativo a Bruxelles: il Segretariato Iai sempre più saldo ancoraggio intergovernativo. L’ambasciatore Pigliapoco: “Un organismo integrato con i fora delle società civili”. Ad Ancona il collettore delle istanze dei territori di S. Coricelli
E’ L’ambasciatore Fabio Pigliapoco, segretario generale Iai
candidata ad essere uno dei principali momenti di qualificazione del semestre di presidenza italiana dell’Unione europea: Macroregione adriatico ionica, l’avvio della road map per la sua costituzione ufficiale al centro dell’importante colloquio, in Regione, tra il governatore Gian Mario Spacca e il ministro plenipotenziario Luigi Mattiolo, direttore generale per l’Ue del Ministero per gli Affari esteri. Road map, a cominciare dalla stesura del piano d’azione: primo appuntamento operativo a Bruxelles, nella riunione dei Punti di contatto – i rappresentanti dei governi interessati – con la Commissione europea. Italia, Slovenia, Croazia, Serbia, Montenegro, Bosnia, Albania, Grecia: otto paesi coinvolti in un progetto che vedrà la luce nel 2014 e che mira a consolidare la cooperazione economica, sviluppando una governance comune su problemi condivisi. “A livello europeo c’è piena consapevolezza – ha commentato Spacca - dell’importanza della strategia macroregionale adriatico ionica, soprattutto dal punto di vista del rafforzamento del fianco est dell’Unione. Noi siamo pronti a metterci in gioco per questo percorso partito da lontano e che rappresenta un’occasione straordinaria per le Marche e per l’area
adriatica, anche in vista della nuova programmazione dei fondi strutturali 2014 2020. Siamo disposti a esercitare un ruolo forte, di leadership multilivello, non gerarchica, ma organizzativa, tecnica e di supporto, anche dal punto di vista della promozione e del coordinamento verso le altre regioni coinvolte. La mia nomina a presidente dell’Intergruppo adriatico ionico del Comitato delle Regioni d’Europa è, per questo, un fattore positivo”. Nel primo appuntamento operativo a Bruxelles, l’ambasciatore Fabio Pigliapoco, segretario generale Iai -Iniziativa adriatico ionica, è stato fortemente incoraggiato a creare accanto al Segretariato Iai, che rappresenta il saldo ancoraggio intergovernativo per la Macroregione, un segretariato integrato con i fora delle società civili, per il fatto propizio che hanno sede ad Ancona il Forum delle Città dell’Adriatico e dello Jonio, il Forum delle Camere di Commercio e UniAdrion, network di università con Segretariato alla Politecnica delle Marche. “Nella riunione ha preso forza l’idea che, accanto alla sua forma di istituzione intergovernativa, il Segretariato Iai possa fare da collettore rispetto alle esigenze che vengono dalle società civili”, spiega l’ambasciatore Pigliapoco, che delle istanze dei territori si farà portavoce.
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CARRIERE E POLTRONE Nomine e incarichi possono essere inviati all’indirizzo email scrivici@mlmagazine.it
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Chi entra e... chi esce In questa rubrica presentiamo le novità principali relative a nomine ed incarichi in aziende del territorio ed enti pubblici, nonché avvicendamenti che interessano marchigiani
Rossana Mariotti presidente del consiglio direttivo Confcommercio di Carpegna Nell’ambito del programma di rinnovamento della propria struttura sindacale la Confcommercio ha provveduto ad eleggere il nuovo Consiglio direttivo della sezione comunale di Carpegna. La presidenza va a Rosanna Mariotti, rappresentante di Terziario donna; vice presidenti sono stai eletti Leonello Cima, Alfiero Righetti, Davide Rosati.
Moreno Bordoni segretario provinciale Cna Pesaro Urbino
Il nuovo segretario provinciale della Confederazione nazionale dell’artigianato della provincia di Pesaro Urbino è Moreno Bordoni. Quarantunenne, laureato in Scienze politiche, succede a Camilla Fabbri, che dopo otto anni ai vertici Cna varcherà la soglia di Palazzo Madama. 68
Guido Bucci commissario straordinario del Teatro Stabile delle Marche
La Giunta regionale delle Marche ha nominato il notaio Guido Bucci di Ancona commissario straordinario del Teatro Stabile delle Marche. Incontrando il presidente Gian Mario Spacca e l’assessore alla cultura Pietro Marcolini, Bucci ha confermato la sua disponibilità a ricoprire l’incarico.
Fabio Sturani eletto nella giunta nazionale Coni
Il presidente del Coni Marche, Fabio Sturani, è stato eletto a Roma in rappresentanza dei comitati regionali. Con 47 voti, Sturani ha superato l’altro candidato, Gianfranco Porqueddu ed è il secondo marchigiano che entra a far parte del massimo organo di governo dello sport italiano, dopo Giovanna Trillini, eletta in quota atleti nel passato quadriennio.
Pasquale Bitonto responsabile prevenzione corruzione
Il segretario provinciale della Provincia di Ancona, Pasquale Bitonto, è stato nominato dal commissario straordinario dell’ente, Patrizia Casagrande, responsabile per la prevenzione della corruzione. Tra i compiti assegnatoli c’è quello di fornire valutazioni del diverso livello di esposizione degli uffici a rischio.
Francesco Bora nuovo presidente Avis di Monte San Vito Il nuovo presidente dell’Associazione Avis monsanvitese intitolata a Piero Faggi è Francesco Bora, che succede a Roberto Pierpaoli che andrà a ricoprire l’incarico di Vice Presidente Vicario. Il nuovo Vice Presidente che affiancherà Bora, sarà Federica Luchetta, il Segretario sarà nuovamente Mario Luchetta, mentre come Amministratore è stato nominato Mauro Sebastianelli.
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CONTRIBUTI E BANDI MARCHE >BEI - Banca Europea degli Investimenti
”Voucher per la formazione dei lavoratori CIGS nelle Marche” Le Province di Ancona e Macerata attivano la concessione di voucher alle imprese per favorire la partecipazione dei lavoratori in CIGS ai corsi di formazione. I voucher concessi dalle singole Province consistono in un contributo economico che varia a seconda del percorso formativo selezionato dal lavoratore. SCADENZA: 31/03/2013 >BEI - Banca Europea degli Investimenti
>INVITALIA - Agenzia per lo sviluppo e l’attrazione degli investimenti “Agevolazioni per il subentro in agricoltura”
Finanziamenti volti a favorire la nascita di nuova imprenditorialità e il ricambio generazionale in agricoltura, in particolare nel settore della trasformazione e commercializzazione prodotti agricoli. Le agevolazioni consistono in contributi a fondo perduto e mutui a tasso agevolato fino ad un massimo di € 1.032.000,00. L’importo del premio per il primo insediamento consiste in un contributo a fondo perduto fino a € 25.000,00.
”Incentivi per promuovere lo sviluppo aziendale”
SCADENZA: BANDO SEMPRE APERTO
I finanziamenti previsti sono finalizzati a promuovere lo sviluppo aziendale, attraverso prestiti a tasso agevolato e di durata variabile, a copertura massima del 50% dell’investimento previsto.
>ITALIA LAVORO “Agevolazioni per il trasferimento d’azienda”
SCADENZA: BANDO SEMPRE APERTO >ISMEA “Agevolazioni per il primo insediamento dei giovani in agricoltura” Sono previsti interventi al fine di favorire l’insediamento di giovani nella conduzione di imprese agricole competitive. L’agevolazione prevede contributi in conto interessi per interventi fondiari a cancello aperto, per un massimo di € 1mln per le ditte individuali o società agricole unipersonali, e per un massimo di € 2,5mln negli altri casi. Il premio massimo erogabile è pari ad € 40.000,00. SCADENZA: BANDO SEMPRE APERTO 70
Il bando ha l’obiettivo di favorire il rinnovo del tessuto dell’imprenditoria di tradizione. L’avviso è infatti finalizzato a rafforzare l’appeal dei mestieri tradizionali supportando la creazione, nei comparti produttivi della tradizione italiana, di nuova imprenditoria per il trasferimento d’azienda da imprenditori con età superiore ai 55 anni a giovani imprenditori di età compresa tra i 18 e i 35 anni non compiuti. I contributi vanno da € 5.000 ad € 10.000. Le domande possono essere presentate a partire dla 20/02/2013. SCADENZA: 31/12/2013
ni di apprendisti effettuate a partire dal 30/11/2011. In particolare sono agevolati i contratti di apprendistato per la qualifica e per il diploma professionale e i contratti di apprendistato professionalizzante. I contributi vanno da € 4.700 ad € 5.500. Scadenze previste: REGIONI COMPETITIVITÀ - 31/03/12 REGIONI CONVERGENZA - 31/12/2013 SCADENZA: 31/12/2013 >PROVINCIA DI ANCONA ”Incentivi all’occupazione”
La provincia di Ancona sostiene la stabilizzazione dei contratti di lavoro e le nuove assunzioni. Il bando eroga contributi fino ad € 7.000 per la stabilizzazionie di contratti di lavoro. Ogni singola impresa può beneficiare del contributo fino ad un massimo di n.5 assunzioni/stabilizzazioni. SCADENZA: 31/05/2013 EMILIA ROMAGNA >CCIAA MODENA
“Sostegno del credito alle PMI” Sostegno del credito alle PMI operanti nelle provincia di Modena, attraverso operazioni di finanziamento bancario o leasing effettuate tramite organismi di garanzia fidi, relative alla copertura delle spese da effettuare o effettuate fino ad un anno prima delle presentazione della domanda. I contrbuti vanno da 5.000 euro a 20.000 euro.
Finanziamenti a tasso agevolato per programmi di investimento volti all’efficientamento energetico, alla produzione di energia da fonti rinnovabili e alla realizzazione di impianti tecnologici che consentano la riduzione dei consumi energetici da fonti tradizionali. L’importo del finanziamento, di durata massima di 48 mesi, è compreso tra un minimo di 75 mila euro ed un massimo di 300.000 euro. SCADENZA: 30/04/13 >CAMERA DI COMMERCIO PARMA “Contributi per l’assunzione di lavoratori precari”
La Camera di Commercio di Parma ha pubblicato un nuovo bando che prevede la concessione di incentivi alle imprese per favorire l’occupazione locale. La CCIAA erogherà contributi a fondo perduto alle piccole e micro imprese di Parma e Provincia disposte sia ad assumere nuova forza lavoro, sia a stabilizzare i lavoratori precari. SCADENZA: 30/04/13 >CARIPARMA ”Credito alle imprese” Il Gruppo Cariparma Crédit Agricole dà il via al progetto “Sosteniamo le eccellenze”, volto a favorire la liquidità delle imprese nazionali con uno stanziamento di 740 milioni di euro, dei quali 125 milioni sono destinati alle PMI della Provincia di Parma. Il fondo messo a disposizione da Cariparma si rivolge alle imprese del settore agricolo e dell’artigianato, ma non sono escluse le PMI del commercio, dell’industria e dei servizi.
>ITALIA LAVORO “Agevolazioni per le assunzioni di apprendisti”
SCADENZA: BANDO SEMPRE APERTO
Sono stati prorogati i termini previsti per l’erogazione di agevolazioni per le assunzio-
>REGIONE EMILIA ROMAGNA ”Fondo per la Green Economy” SCADENZA: BANDO APERTO
>COMUNE DI BOLOGNA ”Bando per l’insediamento e lo sviluppo d’imprese” Sono previsti finanziamenti a fondo perduto e a tasso agevolato per nuove imprese o imprese esistenti operanti in determinati settori merceologici. Sono agevolate le spese per investimenti e spese in conto gestione, con un’intensità di contributo pari al 50%, per progetti che prevedono sepse fino ad € 150.000,00.
SCADENZA: 11/04/2013 >BEI - Banca Europea de-
gli Investimenti “Incentivi per promuovere lo sviluppo aziendale” I finanziamenti previsti sono finalizzati a promuovere lo sviluppo aziendale, attraverso prestiti a tasso agevolato e di durata variabile, a copertura massima del 50% dell’investimento previsto. SCADENZA: BANDO SEMPRE APERTO
UMBRIA >REGIONE UMBRIA
”Incentiv per la certificazione d’impresa” La Regione Umbria ha pubblicato un nuovo bando che concede incentivi alle imprese per attivare programmi di certificazione aziendale. Il fine del bando è quello di favorire i progetti di qualificazione delle produzioni aziendali, allo scopo di sostenere la competitività delle imprese grazie al conseguimento di importanti obiettivi nell’ambito delle certificazioni di qualità (compatibilità ambientale, responsabilità sociale d’impresa, innovazione, internazionalizzazione). I progetti saranno sostenuti con un contributo
pari al 50% della spesa sostenuta.” SCADENZA: 27/03/2013 >REGIONE UMBRIA ”Incentivi alle filiere produttive correlate alle tecnologie verdi”
La Regione Umbria ha attivato un nuovo bando a sostegno dell’innovazione nelle Piccole e Medie Imprese locali, destinato specialmente alle filiere produttive correlate alle tecnologie verdi. Sono destinatarie del bando, infatti, le PMI di produzione e servizi alla produzione attive nei settori industriale ed artigiano: sono previsti incentivi per sostenere i programmi di investimento, mirati all’introduzione in azienda di innovazioni di prodotto e/o di processo. I contributi per gli investimenti innovativi possono arrivare fino a coprire il 10% dei costi per le medie imprese, e il 20% per le piccole imprese. Sono anche previsti incentivi in regime “de minimis fino al 25%. Per le consulenze/servizi innovativi le agevolazioni non possono superare il 50% dei costi. SCADENZA: 02/09/2013 >BEI - Banca Europea de-
gli Investimenti ”Incentivi per promuovere lo sviluppo aziendale” I finanziamenti previsti sono finalizzati a promuovere lo sviluppo aziendale, attraverso prestiti a tasso agevolato e di durata variabile, a copertura massima del 50% dell’investimento previsto. SCADENZA: BANDO SEMPRE APERTO
>ISMEA
”Agevolazioni per il primo insediamento dei giovani in agricoltura”
Sono previsti interventi al fine di favorire l’insediamento di giovani nella conduzione di imprese agricole competitive. L’agevolazione prevede contributi in conto interessi per interventi fondiari a cancello aperto, per un massimo di € 1mln per le ditte individuali o società agricole unipersonali, e per un massimo di € 2,5mln negli altri casi. Il premio massimo erogabile è pari ad € 40.000,00. SCADENZA: BANDO SEMPRE APERTO >INVITALIA - Agenzia per lo sviluppo e l’attrazione degli investimenti ”Agevolazioni per il subentro in agricoltura”
Finanziamenti volti a favorire la nascita di nuova imprenditorialità e il ricambio generazionale in agricoltura, in particolare nel settore della trasformazione e commercializzazione prodotti agricoli. Le agevolazioni consistono in contributi a fondo perduto e mutui a tasso agevolato fino ad un massimo di € 1.032.000,00. L’importo del premio per il primo insediamento consiste in un contributo a fondo perduto fino a € 25.000,00. SCADENZA: BANDO SEMPRE APERTO >ITALIA LAVORO ”Agevolazioni per il trasferimento d’azienda”
Il bando ha l’obiettivo di favorire il rinnovo del tessuto dell’imprenditoria di tradizione. L’avviso è infatti finalizzato a rafforzare l’appeal dei mestieri tradizionali supportando la creazione, nei comparti produttivi della tradizione italiana, di nuova imprenditoria per il trasferimento d’azienda
da imprenditori con età superiore ai 55 anni a giovani imprenditori di età compresa tra i 18 e i 35 anni non compiuti. I contributi vanno da € 5.000 ad € 10.000. Le domande possono essere presentate a partire dla 20/02/2013. SCADENZA: 31/12/2013 >ITALIA LAVORO “Agevolazioni per le assunzioni di apprendisti”
Sono stati prorogati i termini previsti per l’erogazione di agevolazioni per le assunzioni di apprendisti effettuate a partire dal 30/11/2011. In particolare sono agevolati i contratti di apprendistato per la qualifica e per il diploma professionale e i contratti di apprendistato professionalizzante. I contributi vanno da € 4.700 ad € 5.500. Scadenze previste: REGIONI COMPETITIVITÀ - 31/03/12 REGIONI CONVERGENZA - 31/12/2013 SCADENZA: 31/12/2013 >POR FESR 2007-2013 ”Attività di stimolo e di accompagnamento all’innovazione” Incentivi per le PMI del settore dell’industria, dei servizi, artigianato, commercio e turismo per il finanziamento di progetti riguardanti certificazioni, anche integrate di qualità, ambiente, sicurezza e responsabilità sociale. L’importo finanziato è pari al 50% dell’investimento ammissibile, pari ad € 100.000. SCADENZA: 27/03/2013
A cura della Divisione Strategia e Finanza d’Impresa Gruppo Sida T 071.28521 finanza@sidagroup.com
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SPECIALE: PROFILI DI DONNA
Speciale
PROFILI di
DONNA 72
“
In tempi duri dobbiamo avere sogni duri, sogni reali, quelli che, se ci daremo da fare, si avvereranno
�
Donne che corrono coi lupi Clarissa Pinkola EstĂŠs
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SPECIALE: PROFILI DI DONNA
Profili di donna L
’assessore regionale alle Pari opportunità, delega anche all’Industria e sono i tempi difficili della crisi economica. Il sindaco di Gradara, borgo cui è stata appena conferita la targa di “Comune gioiello d’Italia”. E poi un volto storico della televisione italiana, da “signorina buonasera” ad ambasciatrice delle Marche nel mondo. E un’artista che crea con la sabbia, un’imprenditrice del settore della moda, una professionista della comunicazione, un’operatrice del turismo diventata “mamma di cuore”, una wedding planner che organizza il giorno perfetto sullo sfondo di questa nostra fascinosa regione. Ci sono anche la giovanissima psicologa che ha avviato il pionieristico progetto “Ancora donna” e la campionessa mondiale di pattinaggio che sogna di tornare in pista. Sono le undici protagoniste dello speciale che ML dedica all’universo femminile in questo numero di marzo, il mese in cui si celebra la donna. Le idee, l’impegno, le sfide e i successi di una realtà screziata da vicende straordinarie: percorsi umani e professionali differenti, in tutti la medesima passione. E la stessa determinazione. Pagina dopo pagina, storie di donne che sono riuscite ad affermarsi perché hanno fatto del loro sogno la voglia di mettersi in gioco e di guardare avanti. Con inalterato attaccamento alle radici.
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SPECIALE: PROFILI DI DONNA
Imprese “rosa”: aumentano in Italia, ma non nelle Marche In Italia un’impresa su quattro è donna. Non solo: nel 2012 le imprese femminili sono aumentate di oltre 7mila unità rispetto al 2011, con un incremento dello 0,5 per cento della base imprenditoriale. Lo afferma l’Osservatorio sull’Imprenditoria femminile di Unioncamere. Le Marche però sono in controtendenza … a cura della Redazione
D
all’analisi dei dati, peraltro, emerge che rispetto al 2011, nelle Marche le imprese “rosa” sono rimaste praticamente stabili (essendo calate di 11 unità, cioè dello 0,03 per cento). Variazioni negative, invece, si sono registrate in Basilicata, Friuli-Venezia Giulia e Molise (si veda la Tabella 1).
Tabella 1 – Distribuzione regionale delle imprese femminili e confronto con il totale delle imprese registrate al 31 dicembre 2012 Saldo e variazione degli stock rispetto al 2011 - Valori assoluti e %
REGIONE
IMPRESE
VARIAZIONI 2012/2011
TOTALE IMPRESE
VARIAZIONI 2012/2011
STOCK 2012
SALDO STOCK
VAR%
STOCK 2012
SALDO STOCK
VAR%
ABRUZZO
41937
225
0,54%
150548
702
0,46%
BASILICATA
16933
-29
-0,17%
60935
-77
-0,13%
CALABRIA
45129
251
0,55%
179126
1178
0,65%
CAMPANIA
149612
258
0,17%
561084
5346
0,96%
EMILIA R.
98457
475
0,48%
472849
-1125
-0,24%
FRIULI V.G.
25910
-206
-0,79%
108530
-798
-0,73%
LAZIO
144402
1555
1,09%
615736
9710
1,60%
LIGURIA
41144
10
0,02%
167225
274
0,16%
LOMBARIDA
194393
1928
1,00%
952013
6508
0,68%
MARCHE
42741
-11
-0,03%
176555
-539
-0,30%
MOLISE
10514
-107
-1,00%
35237
-44
-0,12%
PIEMONTE
111381
-14
-0,01%
461564
-1752
-0,37%
PUGLIA
93273
141
0,15%
383592
551
0,14%
SARDEGNA
40846
157
0,38%
168808
178
0,10%
SICILIA
116346
787
0,68%
463525
2220
0,48%
TOSCANA
100836
1286
1,29%
416154
1799
0,43%
TRENTINO
22785
182
0,80%
109632
114
0,10%
UMBRIA
25064
84
0,34%
96138
240
0,25%
VALLE D’AOSTA
3392
34
1,01%
13896
17
0,12%
VENETO
109648
292
0,27%
500011
-2467
-0,49%
ITALIA
1434743
7298
0,51%
6093158
22035
0,36%
Fonte: Osservatorio Imprenditoria femminile Unioncamere-InfoCamere.
E’ in Lombardia (+1.928 imprese, cioè l’1 per cento), Lazio (+1.555, 1,09 per cento) e Toscana (+1286, 1,29 per cento) che si è riscontrato l’incremento maggiore. I settori che hanno fatto registrare i saldi più significativi sono le “attività dei servizi di alloggio e ristorazione” (+3.640), le “costruzioni” (+1.172), le “altre attività di servizi” (+1.102), le “attività immobiliari” (+951) e i “servizi alle imprese” (+935). Segno meno, invece, per le imprese dell’agricoltura (-5.257 aziende rispetto al 2011), dell’industria manifatturiera (-832) e del commercio (-743). 76
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SPECIALE: PROFILI DI DONNA
“Quel rapporto asimmetrico in cui germoglia la violenza” Una campagna di sensibilizzazione, a partire dai più giovani. Uno spettacolo teatrale intitolato ad un numero verde di ascolto. Nella Giornata internazionale della donna, un segnale preciso: “E’ solo intervenendo sulle nuove generazioni che si può sperare in un cambiamento”. Sara Giannini, assessore regionale alle Pari opportunità: nella cultura un argine al fenomeno del femminicidio di S. Coricelli
L Sara Giannini
’8 marzo, a San Benedetto, è andato in scena lo spettacolo teatrale “15 22”, dal numero verde di ascolto per le donne che subiscono violenza: qual è la situazione dal suo osservatorio? “In Italia registriamo il dato di una donna uccisa quasi ogni tre giorni: sono ineludibili, oltre che azioni repressive, anche forti iniziative sul fronte culturale, per fermare questa strage. E’ solo intervenendo sulle nuove generazioni che si possono prevedere segnali di speranza e di cambiamento. E’ fondamentale riuscire a sensibilizzare famiglie e società civile proprio per l’ampiezza di un fenomeno che è diventato vera emergenza sociale: la maggior parte degli episodi di violenza contro le donne avviene all’interno dell’ambiente familiare. Nelle Marche fino al mese di settembre dell’anno scorso tre donne sono state uccise. Un dato che mi preoccupa e mi inquieta”. Femminicidio, un fenomeno dai contorni inquietanti, appunto: la sua campagna di sensibilizzazione contro l’insorgere della violenza di genere su che cosa farà leva? “Nel nostro paese cala il numero di omicidi,
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ma paradossalmente aumentano i femminicidi secondo una progressione impressionante: 84 casi nel 2005, 101 nel 2006, 107 nel 2007, 113 nel 2008, 119 nel 2009, 127 nel 2010, 120 nel 2011 e nel 2012. Questi dati, poi, sono sottostimati, in quanto si riferiscono a quelli registrati dalla stampa, non esistendo ancora – e la cosa è incomprensibile - a livello nazionale un osservatorio ufficiale. La nostra campagna ha l’obiettivo di mettere in atto una relazione circolare tra opera teatrale e studenti, e costituisce il momento della conoscenza degli eventi e delle dinamiche alla base del rapporto asimmetrico uomo-donna, causa primaria della violenza. Un seme che auspichiamo possa far nascere un percorso con le scuole da portare avanti e sviluppare insieme all’assessorato regionale alle Pari opportunità”. Diritti sproporzionati al carico di incombenze: è un luogo comune affermare che la donna paga ancora alla carriera un costo altissimo? “Una ricerca del Cnel mette in evidenza che a parità di mansione una donna guadagna in media quasi il 17 per cento meno di un uomo.
Sara Giannini durante la presentazione dello spettacolo teatrale “15 22“
Inoltre, il numero di donne al vertice delle maggiori imprese italiane continua ad aumentare, ma a ritmi molto lenti. I dati sulla presenza delle donne ai vertici del settore pubblico, poi, sono sconfortanti in tutti i settori: sono donne soltanto il 17,6% dei professori universitari, contro il 45% di ricercatrici; il 12,3% dei primari nella sanità, contro il 37% di donne medico; il 39% dei dirigenti pubblici, ma la percentuale scende al 23% se si guarda agli incarichi di prima fascia nei ministeri. La legge sulle quote rosa nei cda delle aziende pubbliche e private va bene, ma qui urgono un salto culturale e maggiori servizi a tutela della donna, a cominciare da quelli per la maternità”. Donne ai vertici: ha trovato discriminazioni lungo la sua strada? “In realtà posso dire di essere stata in questo molto fortunata. Non ho trovato particolari ostacoli. Ma devo ammettere che la mia è sicuramente un’eccezione rispetto al dato generale”.
Oltre alle Pari opportunità, lei ha la delega regionale all’Industria: un assessorato difficile, in tempi di crisi economica; quali sue capacità è stata chiamata a mettere in campo? “Sì, è vero, sono tempi tormentati e difficili. Credo che essere donna aiuti molto. Soprattutto perché occorrono fermezza, buon senso e capacità di mediazione. Confesso che non sono sicura di possedere queste qualità, ma sicuramente ho qualcosa che è indispensabile: la passione. Senza quella non si riesce a fare niente”. La politica, una passione che l’ha vista in prima linea; due momenti: il più esaltante e quello dello sconforto. “Il più esaltante quando sono diventata sindaco la prima volta: era il 1992 e avevo appena 25 anni. Quello dello sconforto, la lettura dei dati elettorali delle ultime elezioni politiche”.
Passione più forte della crisi: Giannini alla guida dell’assessorato all’Industria Nel 2010 viene eletta al Consiglio regionale delle Marche e il presidente della Giunta Gian Mario Spacca la nomina assessore regionale all’Industria, Artigianato, Ricerca scientifica e tecnologica, Sostegno all’innovazione per i settori produttivi, Cave e miniere, Pesca marittima e nelle acque interne. Dal mese di novembre 2012 ha la delega ai Diritti e alle Pari opportunità. Ricopre la carica di coordinatrice della Commissione “Attività produttive” della Conferenza delle Regioni e delle Province autonome
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SPECIALE: PROFILI DI DONNA
Franca Foronchi, un sindaco bijoux È il primo cittadino di Gradara, l’incantevole borgo che ha ricevuto la targa di “Comune gioiello d’Italia”. “L’amore per il mio paese mi ha spinta a entrare in politica” di A. Dachan
S Franca Foronchi
indaco Foronchi, lo scorso febbraio il ministro Gnudi ha conferito a Gradara la targa di “Comune gioiello d’Italia”: cosa significa questo riconoscimento per voi? “Quando abbiamo deciso di partecipare al bando “Gioielli d’Italia”, emanato dal Ministero per gli Affari regionali e il Turismo, eravamo consapevoli di dover competere con tanti altri stupendi borghi italiani, che rappresentano una delle ricchezze più grandi del nostro Paese. L’assegnazione di questo ulteriore riconoscimento, che si aggiunge ad altri come la Bandiera Arancione, il marchio di qualità per i borghi dell’entroterra rilasciato dal Tci e Borgo più Bello d’Italia, amministrato dall’Anci, già acquisiti dal nostro Comune, rappresenta la conferma del buon lavoro svolto negli ultimi anni per salvaguardare e promuovere il nostro patrimonio storico, artistico e ambientale. Costituisce, inoltre, un ulteriore stimolo a proseguire in queste buone prassi”. Cosa implica amministrare un borgo come Gradara, a metà tra un quadro d’arte e una città moderna? “Gradara non è solo il centro storico e il castello, ma un territorio da amministrare nella sua varietà e complessità. La notevole crescita demografica degli ultimi anni, che ci sta portando a superare la soglia dei 5.000 abitanti, ci porta ad affrontare e risolvere una sempre mag-
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giore richiesta di servizi da parte dei cittadini. L’obiettivo da raggiungere è mantenere il delicato equilibrio tra sviluppo urbanistico e salvaguardia dell’ambiente; equilibrio che è ancora possibile trovare a Gradara, rendendo la città ancora così ben vivibile. La tutela del territorio rappresenta, dunque, una priorità, che deve puntare verso uno sviluppo sostenibile che possa migliorare la vita dei cittadini, arricchendoli anche culturalmente. La crescita di una comunità deve contemplare, infatti, anche l’aumento, quantitativo e qualitativo, di questo tipo di offerta, per generare un sentimento di appartenenza e un desiderio di partecipazione nei cittadini. La vitalità artistica e culturale di Gradara, aspetto sul quale l’Amministrazione punta molto, ha quindi un duplice scopo: incrementare i flussi di visitatori che arrivano in città, ma anche rendere partecipi e protagonisti i nostri stessi concittadini. Gradara, dunque, giustamente aspira al suo meritato ruolo di “Capitale del Medioevo” ma anche, prima di tutto, deve diventare “Capitale del buon vivere”, e noi ci stiamo attrezzando per questo”. Quale peculiarità della città che rappresenta la rende più orgogliosa? Cosa, invece, andrebbe migliorato? “Sicuramente l’aspetto più evidente e noto di Gradara è la forte identità storica e culturale
“Sono al secondo mandato come sindaco di Gradara e penso di aver dimostrato, in questi anni di lavoro, come i principi di serietà e correttezza abbiano costantemente guidato la mia amministrazione della cosa pubblica, tenendo sempre ben presente la centralità e l’interesse dei cittadini in ogni scelta compiuta”
Gradara (ph Massimo Sarti)
che si coniuga con un paesaggio collinare di una bellezza, in gran parte, ancora intatta. I punti da migliorare sarebbero tanti, nel tentativo di offrire una qualità della vita sempre maggiore. Ci stiamo concentrando in particolare sulla raccolta differenziata, sulla sostenibilità energetica e sulla realizzazione di collegamenti a “impatto zero”, come piste ciclabili e percorsi ambientali, elementi che permetteranno di vivere il territorio in maniera più salutare e consapevole. Abbiamo, inoltre, da poco inaugurato il primo nucleo di un servizio internet wifi gratuito, per ora attivo nelle scuole di Gradara, nel Centro civico e all’interno del municipio”. Un primo cittadino giovane e donna: quale percorso l’ha portata a ricoprire questo ruolo? “Prima di entrare a fare parte della lista civica, nel 2004, non avevo mai ricoperto nessun incarico politico. Il motivo che mi ha spinto a mettermi in gioco e intraprendere questa avventura è stato prima di tutto l’amore per il mio paese, sostenuto da un senso di responsabilità che ho sempre sentito di avere e che mi ha portato a interessarmi a varie
tematiche sociali, fin da ragazza”. In base alla sua esperienza, esiste ancora una qualche forma di ostilità nei confronti delle donne in politica? “Posso dire, per quanto concerne la mia esperienza personale, che non ho riscontrato un’ostilità espressa direttamente nell’esercizio delle mie attività di rappresentante politico. Trovo, però, che le difficoltà maggiori incontrate dalle donne che si occupano di politica siano dovute allo stile di vita che ancora, almeno in Italia, viene imposto dalla società. è la donna, infatti, che si occupa prevalentemente della gestione della casa e dei figli, trovando il tempo per il lavoro e la carriera. Questa condizione sta lentamente migliorando anche nel nostro paese; nonostante ciò, fare politica richiede una notevole quantità di tempo che, specialmente per le donne, non è facile mettere a disposizione. Quando si rappresenta una comunità, un territorio, un paese, si vive un tempo che si trasforma da personale a collettivo; è soprattutto un tempo condiviso. Gli incontri, la partecipazione a manifestazioni pubbliche, il dialogo con gli altri e l’ascolto trasformano la vita in
un continuo confronto, che occupa spazi temporali molto ampi all’interno della propria giornata e che richiede una disponibilità continua”. Che consiglio darebbe a una sua coetanea che volesse intraprendere la carriera politica? “Bisogna coltivare sempre i propri sogni e non arrendersi mai. Una ferrea determinazione è fondamentale, così come credere nei propri ideali e negli obiettivi che si intendono raggiungere; solo in questo modo è possibile superare i numerosi ostacoli che, inevitabilmente, si incontreranno. D’altro canto, però, le suggerirei di custodire gelosamente quella sensibilità femminile che ci caratterizza e che ci permette un approccio ai problemi originale e costruttivo. Non si deve mai perdere di vista il ruolo di rappresentanza e responsabilità che ci viene delegato, evitando di incorrere in una gestione arrogante delle proprie funzioni, mantenendo sempre un atteggiamento di disponibilità e apertura mentale”.
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SPECIALE: PROFILI DI DONNA
Rosanna Vaudetti, il sorriso anche nel cuore Annunciatrice e conduttrice televisiva, il suo nome è legato a programmi che avrebbero scritto la storia del piccolo schermo. Nelle serate delle famiglie italiane è entrata con dizione perfetta e la forza della sua immagine rassicurante. Un’icona Rai con natali ad Ancona: un’avventura professionale e umana segnata dal successo. Il segreto? “Essere riuscita a stabilire un rapporto di affetto sincero con il pubblico” di S. Coricelli
L Rosanna Vaudetti (ph Rino Petrosino)
ei è un’icona della televisione italiana, volto e voce allacciati a doppio filo ad alcuni avvenimenti storici del piccolo schermo: qual è stata la chiave di volta della sua carriera? “Essermi trovata nel posto giusto al momento giusto. Cercavo un lavoro e avevo iniziato diverse attività. Giornalista presso La Voce Adriatica; annunciatrice, presentatrice, attrice presso la Rai di Ancona. Vidi sul Radiocorriere un bando di concorso indetto dalla Rai per la preparazione alla professione di annunciatore/trice. Partecipai e vinsi una borsa di studio (erano dieci per tutta l’Italia e prevedevano lo studio dell’italiano, del tedesco, del francese, dello spagnolo e dell’inglese) e in seguito, dopo una serie di provini e selezioni, ne vinsi un’altra specifica per la televisione, ma non sarei mai entrata in Rai se proprio in quell’anno non avessero inaugurato il Secondo Canale e si fosse quindi aperta l’opportunità di nuovi posti di lavoro”. Professione annunciatrice, quell’immagine rassicurante che è entrata con il sorriso nelle
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serate delle famiglie italiane: la sua personalità ha suggerito un’idea di donna? “Quella di una donna che affronta la vita professionale e personale con dignità, positività e il sorriso sulle labbra e nel cuore”. Nella storia della nostra tv: a quali caratteristiche ascriverebbe il suo successo? “Al fatto di essere riuscita a stabilire un rapporto di affetto sincero e continuativo con il pubblico”. L’essere donna e il lavoro: un binomio che siamo portati a considerare come difficile da coniugare; per lei è stato così? “Penso sia difficile per tutti. Il segreto è fare una cosa alla volta. Al lavoro ci si concentra sul lavoro, a casa si pensa alla famiglia”. Uomini e donne: nel lavoro c’è ancora un’importante questione di genere? “Penso di sì. Immagini una selezione per un posto di responsabilità: i finalisti sono due, un uomo e una donna, e hanno pari capacità, ma i responsabili vengono a sapere che c’è un bimbo in arrivo. Se è l’uomo che sta per diventare
“Giochi senza frontiere”, 1975: Rosanna Vaudetti e Giulio Marchetti a Riccione, sera delle prove generali
padre, la bilancia penderà a suo favore, ma se è la donna in attesa, allora ci sarà una reazione negativa: assenza per maternità, periodo allattamento, ecc. Come vede, anche a parità di eventi ci sono discriminazioni. Anche se per fortuna ho potuto constatare che le cose stanno cambiando”. Quali consigli può dare ad una giovane capace che volesse intraprendere la sua professione? “Di cominciare a lavorare presso i giornali e le televisioni locali”. Un avvertimento per le giovanissime: come si riconosce un idolo frivolo da un simbolo di libertà. “Il simbolo di libertà si riconosce solo se si è costruito il concetto di libertà dentro di sé”. Una grande donna da imitare. “Sono tante le grandi donne per cui nutro ammirazione, ma penso che ciascuna di noi possa cercare modelli da imitare anche limitandosi al proprio ambito familiare. Donne che conosciamo bene per consuetudine quotidiana e abbiamo avuto modo di vederle affrontare giorno dopo giorno i momenti belli o difficili. Di questa grande avventura che è la nostra vita”.
Da “Signorina buonasera” ad ambasciatrice delle Marche nel mondo Inizia la sua attività ad Ancona, dove nasce, come giornalista alla “Voce Adriatica”. Nel 1960 vince una borsa di studio Rai e un concorso nazionale per annunciatrici diventando in cinquant’anni di carriera uno dei volti storici della Tv. Laureata in Scienze politiche, ottiene subito incarichi di prestigio. Negli anni ‘70 è la prima annunciatrice della Tv a colori e conduce “Giochi senza frontiere”, con Giulio Marchetti. E’ la prima donna cui affidano il commento dell’Eurofestival e della serata inaugurale della Scala di Milano. Negli anni ‘80, tra gli altri importanti impegni, è accanto a Corrado a “Domenica in”. Come attrice ricordiamo la serie “Incantesimo” e cammei in diversi film. Ha spesso rappresentato la Rai all’estero, presentando programmi in francese, tedesco, inglese. Dal 2000 collabora a Sky 416, conducendo trasmissioni di cucina. Maestra del Lavoro, nel 1999 viene insignita dal presidente Scalfaro del titolo di Commendatore al merito della Repubblica. E’ stata per 15 anni presidente del Centro Studi Marche, Cesma; è testimonial dell’Ail per la città di Ancona 83
SPECIALE: PROFILI DI DONNA
Paola Saracini, la sand artist Con le sue mani, come in una danza, crea magnifici quadri di sabbia. Insegnante di professione e artista per vocazione, definisce l’arte come una forma di emancipazione della donna di A. Dachan
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l grande pubblico ti ha conosciuta grazie ai tuoi quadri di sabbia: quando e come hai iniziato a dedicarti a quest’arte? “Sin da bambina ho sempre avuto la passione per il disegno e la pittura. Crescendo e perfezionando la tecnica grafica e pittorica, in particolare attraverso gli studi accademici, la curiosità mi ha spinto a sperimentare nuove tecniche e cercare diversi materiali. Tra questi proprio la sabbia, che mi ha attratto da subito perché per sua natura è così effimera, sfuggente, ma allo stesso tempo duttile e malleabile. La mia prima performance in video è stata un anno fa, il 19 maggio 2012, in occasione dello spettacolo Antitesi, mentre dal vivo ho esordito il 21 ottobre a Castelfidardo, in occasione dell’evento ‘Incontriamoci tra le righe’, organizzato da Maria Lampa”. L’effetto dei tuoi quadri è di grande emozione, ma a differenza dei “dipinti tradizionali”, quelli che crei tu sono
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effimeri: non ti spaventa vedere le tue opere sparire? “No, è questo il bello. È un piacere giocare con la sabbia, poiché è morbida e vellutata e mi dà la possibilità di creare infinite opere. Opere che con un semplice gesto posso cancellare per poi di nuovo ricominciare. Ogni disegno non è mai uguale a quello precedente e questo è l’aspetto più interessante e divertente della sand art, che ti permette di plasmare la materia, di realizzare immagini in perenne metamorfosi, in continuo divenire. La sabbia, per me, interpreta perfettamente l’epoca in cui viviamo, così mutevole e fragile”. Come comunichi la tua arte? “Non mi piace parlare della mia arte, mi piace esprimermi con le immagini. È la stessa natura dell’opera che mi permette di comunicare con più persone, come accade, ad esempio con i video pubblicati sul web o realizzati durante le performance dal vivo. Ora ho creato un mio
sito internet, www.paolasaracini.it, in cui offro una panoramica delle mie opere e con il quale spero di poter ampliare i miei contatti. In questo senso la vita e il web sono simili: funziona molto il passaparola”. Cosa provi quando crei? “Una grande gioia, tanto che perdo la cognizione del tempo. Mi astraggo totalmente e mi sembra di vivere in un’altra dimensione. Mi piace lasciarmi trasportare e poi esprimere ciò che sento dentro di me. Ci metto tutto il mio cuore e il mio sentimento”. Ti dedichi anche ad altre forme d’arte? “Sì, mi dedico ad altre forme artistiche, poiché ogni tecnica ha la sua potenzialità espressiva. Infatti, sperimento e unisco materiali diversi, dai colori ad olio ai materiali industriali come la resina. Utilizzo acrilici, foglia oro, argento e colla cementizia con la quale ottengo delle superfici materiche. Spesso creo
“La sand art ti permette di plasmare la materia, di realizzare immagini in perenne metamorfosi”
sovrapposizioni di colore, inclusioni con frammenti di specchi, perle, pizzi, aghi secchi di pino, sassi, cenere e, naturalmente, sabbia. Per quanto riguarda la scelta dei soggetti, questi cambiano a seconda del tipo di creazione o progetto che realizzo: dalle decorazioni pittoriche per locali pubblici e privati, ai pannelli astratti dove fondo texture e segni grafici, ai falsi d’autore, alle illustrazioni di poesie o brani musicali realizzati con l’animazione della sabbia”. Come si conciliano in te il rigore dell’insegnante e la creatività dell’artista? “Entrambe hanno rigore. Non è vero che l’espressione o la pratica artistica sia priva di rigore, solo che questa è una ricerca introspettiva, rivolta verso se stessi, mentre nell’insegnamento la ricerca è rivolta agli altri e in quel contesto sono al servizio dei miei studenti. Creo negli altri la sensibilità artistica, l’amore per la materia, la cura per affinare la tecnica. A
volte posso ricevere lavori ispirati ad un evento; è chiaro che sono vincolata dal tema, ma come esprimermi, come raccontare, lo decido io, attraverso una mia ricerca e un progetto personale. Anche Van Gogh, che rappresenta il classico stereotipo del pazzo creativo, in realtà nell’aspetto artistico era molto esigente e dedicava ore e ore al suo lavoro”. Nel mondo dell’arte, esiste ancora una qualche forma di discriminazione di genere? Secondo te, perché i più noti artisti del passato sono tutti uomini? “Non solo nelle arti visive la donna è stata quasi sempre esclusa o marginalizzata, ma anche in altre forme culturali, come ad esempio la musica e la letteratura, così come nella politica e nella religione. La loro espressione era limitata a espressioni d’arte considerate minori o a forme di artigianato, come il ricamo. Per avere nomi famosi bisogna arrivare al Novecento: si pensi ad Alda Merini per
la poesia, o a Georgia O’Keefe o Tamara de Lempicka per la pittura. L’arte è indice di emancipazione della donna e strumento esso stesso di emancipazione perché l’artista è un interprete del suo tempo. Tale concetto era stato espresso magistralmente da Kandinsky, che disse: ‘Ogni opera d’arte è figlia del suo tempo e spesso è madre dei nostri sentimenti’”. Qual è il tuo sogno artistico per il futuro? “Continuare ad esprimermi attraverso la sand art e altre forme artistiche, sperimentare e condividere la mia creatività, affinare la mia tecnica e il mio stile. Mi piace citare Picasso a questo proposito: ‘Ci sono grandi pittori che hanno stile. Io invece mi agito troppo, vagabondo troppo. Lei mi vede qui e sono già cambiato, sono già da un’altra parte. Io non sono mai vincolato e per questo non ho uno stile’. Mi rispecchio profondamente nelle sue parole”.
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SPECIALE: PROFILI DI DONNA
A due passi dalle Muse, lasciandosi alle spalle il porto, percorrendo Corso Garibaldi, si trova il principale negozio Grandinetti di Ancona: ampie vetrine elegantemente allestite mostrano lo stile, la ricercatezza, l’esclusività di un negozio che ha fatto storia
Grandinetti: ricerca, creatività ed etica Il suo nome è sinonimo di stile e originalità: Maria Ida Grandinetti, insieme al fratello Nazareno, porta avanti una tradizione che dura da quattro generazioni. Grazie alla moda si sente figlia del mondo e interprete dei cambiamenti di A. Siria
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uali sono le tendenze moda per la primavera-estate 2013? “C’è un importante ritorno del bon ton e una gran voglia di femminilità, di delicatezza e di colore. Le ballerine, che negli anni scorsi andavano molto, oggi lasciano lo spazio alle slipper, che somigliano a delle pantofole e sono le scarpe più glamour della stagione. Le proponiamo in diverse varianti di colore, impreziosite con dei bulloncini in metallo, che creano piacevoli giochi di luce, o in laminato brunito, o ancora con dei mappi variopinti. Anche i mocassini Car Shoe sono proposti in diverse tonalità, con accostamenti originali. C’è un ritorno della punta sfilata, in stile anni Ottanta, con tacchi non impegnativi”. A quali icone della moda si ispirano queste calzature? “Ci sono forti richiami alla femminilità sobria ed elegante di Audrey Hepburn, come per i sandali color mimosa con il puntalino in oro, che possono essere indossati sotto un abitino leggero o sotto un paio di jeans. Una new entry, la scarpa a punta quadra, ricorda, invece, un’altra icona 86
della moda: Jacklin Kennedy; viene proposta in argento specchiato o in nero. È una scarpa d’effetto, per donne eccellenti, con gran personalità e di gran classe”. Sono confermati anche i plateau nelle nuove collezioni? “Sì, vengono proposti in diverse varianti, tutte molto colorate; i modelli spaziano tra il classico sling a quelli con il cinturino sulla caviglia o a ‘t’. C’è un’ampia scelta anche di materiali: dalla scarpa in vinile, impreziosita con pietre in tinta, al camoscio, che presenta fiocchi multicolore. Il vantaggio dei plateau è che sono allo stesso tempo sportivi ed eleganti ed essendo costruiti dagli artigiani che noi seguiamo, uniscono la tecnica allo stile”. Per quanto riguarda gli accessori, cosa può dirci? “Anche le borse confermano la generale voglia di femminilità. Sono anche grandi per il giorno, in cui la capienza è fondamentale o small per le grandi occasioni, ma comunque coloratissime, dall’arancio al fucsia, al mimosa, impreziosite da det-
tagli che fanno tendenza”. La moda detta le sue leggi, ma Grandinetti riesce a distinguersi rispetto ad altri negozi, perché ha una sua personalità e un suo personale stile. Cosa implica questa scelta? “Nel lavoro, insieme a mio fratello Nazareno, seguo la mia vocazione: la moda fa le sue proposte, indica delle linee, delle tendenze, ma sta a noi selezionare, operare delle scelte che rispecchino la nostra filosofia e incontrino i nostri gusti. Grandinetti si distingue perché sa comunicare alle donne, offrendo loro un’ampia rosa di articoli tra cui scegliere, scarpe e accessori che fanno la differenza e valorizzano la dignità delle persone che non amano omologarsi, ma vogliono esprimersi con il proprio look. Chi si rivolge a noi è una donna che conosce il nostro modo di lavorare e sente di essere valorizzata nella sua femminilità ed ascoltata nelle sue richieste. L’esperienza accumulata negli anni ci permette di avere una sorta di filtro, che è dettato dalla nostra capacità critica e dal nostro desiderio di aprirci al
nuovo. È certamente un discorso impegnativo, che ci spinge a fare continua ricerca, a viaggiare, a conoscere nuovi stili, nuove proposte, per offrire alla nostra clientela, che è una clientela di nicchia, prodotti esclusivi, ma anche articoli che noi creiamo ad hoc”. Quali sono i valori che vi contraddistinguono? “Ritengo che l’etica sia fondamentale nel lavoro: è ciò che fa la differenza tra la semplice astuzia e l’autentica professionalità e dedizione che si mette in ciò che si fa. La vera sfida quotidiana è mantenere un comportamento sano e corretto in ogni circostanza. La nostra realtà è permeata di questi valori e la clientela, che ci segue da anni, condivide queste scelte e la nostra filosofia di vita”. Che consiglio darebbe ad un giovane che volesse creare una sua attività? “Di farlo solo se è motivato da una forte passione, perché quello dell’imprenditore è un lavoro duro, che richiede tempi lunghi, ma anche una forza economica
alle spalle, per resistere all’altalenarsi del mercato. Il commercio comporta dei rischi e noi, gestendo quattro negozi che si diversificano per target e prodotti, investiamo molto per proporre gli articoli giusti alla giusta clientela”. Grandinetti oggi è alla quarta generazione, ma lei è la prima donna a portare avanti l’eredità della famiglia: che effetto le fa? “Sono certamente fiera di aver proseguito quella che è una lunga tradizione familiare che ha preso vita a partire dai primi del Novecento, con l’attività del mio bisnonno, che aveva creato un laboratorio dove disegnava e realizzava scarpe su misura. Quando il timone è passato a me e Nazareno abbiamo voluto ampliare e diversificare la proposta, compensandoci a vicenda: io mi occupo della parte più creativa, mentre mio fratello si occupa dell’aspetto commerciale. Questa sinergia e la voglia di creare qualcosa di nuovo ci ha spinto, nell’84, ad aprire il negozio nel capoluogo. Forse come donna sono riuscita a valorizzare quell’aspetto legato alla cu-
riosità che spinge a fare continua ricerca, ad avvicinarsi a nuove realtà e alle nuove generazioni. È una vocazione che abbiamo in famiglia e continua a vivere in noi. Pensi che, quando ero piccola, se non mi trovavano, sapevano che ero in negozio a provare le scarpe. Avevo le idee chiare su cosa avrei fatto da grande”. Continuità, quindi, ma anche innovazione. “Certamente sì: per noi la selezione. La creatività, la rottura con gli schemi è parte integrante e fondamentale del nostro lavoro. Ci dà un gran senso di libertà, ci appaga, ci fa sentire figli del mondo. È un po’ una peculiarità della moda, che ti porta a interpretare la cultura cercando un tuo spazio nel mondo”.
Sede Grandinetti Corso Garibaldi 30 - Ancona Tel: 071203360 Grandinetti Basic Corso Garibaldi 112 - Ancona Tel: 071201918 Grandinetti Show Corso Garibaldi 32 - Ancona Grandinetti story Corso Matteotti 76 - Porto Recanati Tel: 0719799025
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SPECIALE: PROFILI DI DONNA
Imprese “in rosa”, un nuovo impulso potrà arrivare dai Comitati In Italia nel 2012 le aziende costituite e gestite da donne sono aumentate di 7.298 unità, il che significa un incremento della base imprenditoriale dello 0,5 per cento rispetto all’anno precedente. Dati incoraggianti, ma che comunque fanno rimanere il nostro Paese al di sotto della media Ocse a cura della Redazione
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er questo, nei giorni scorsi, il ministro del Lavoro e delle Politiche sociali, Elsa Fornero, il ministro dello Sviluppo economico, Corrado Passera, e il presidente di Unioncamere, Ferruccio Dardanello, hanno sottoscritto il rinnovo di un protocollo d’intesa - della durata di cinque anni – che raccoglie le indicazioni della Commissione europea. L’accordo, in particolare, ridefinisce la “mission” dei 105 Comitati per l’imprenditoria femminile (Cif) presenti presso tutte le Camere di Commercio; tali organismi avranno i seguenti compiti: operare per lo sviluppo e la qualificazione della presenza delle donne nel mondo dell’imprenditoria; partecipare alle attività delle Camere di Commercio coniugando lo sviluppo dell’imprenditoria locale in un’ottica di genere; promuovere indagini conoscitive sulle realtà locali per individuare opportunità di accesso delle donne nel mondo del lavoro e, in particolare, dell’imprenditoria; mettere a punto iniziative per lo sviluppo dell’impresa femminile; attivare iniziative per facilitare l’accesso al credito; curare attività di ricerca e studio, coltivare relazioni con il mondo dell’istruzione e della formazione. Negli ultimi anni non poche sono le iniziative portate avanti dai Comitati per favorire la diffusione dell’imprenditorialità femminile: il tavolo di coordinamento a supporto dell’internazionalizzazione delle imprese al femminile, costituito presso la Direzione generale del Ministero dello Sviluppo economico), il “Giro d’Italia delle donne che fanno impresa”, giunto ormai alla quinta edizione, con 35 città coinvolte, la messa on line del portale www.imprenditoriafemminile. camcom.it e alla newsletter annessa. 88
Hanno detto “Il ritardo accumulato è molto e per avere contributi significativi occorrono azioni concrete come questa, giorno dopo giorno. Così si aiuta l’Italia a recuperare in termini di qualità e soprattutto di produttività, proprio ciò che più manca al Paese”
Elsa Fornero,
ministro del Lavoro e delle Politiche sociali “In questo anno ho incontrato in giro per l’Italia tantissime donne imprenditrici e quello che mi ha sorpreso di più è la loro voglia di mettersi in gioco e di guardare avanti. Dobbiamo premiare questa energia e facilitare, con tutti gli strumenti possibili, il consolidamento della presenza femminile nel mondo del lavoro, proprio come avviene in tanti Paesi all’estero”
Corrado Passera,
ministro dello Sviluppo economico “In Italia una impresa su quattro, oltre 1,4 milioni, è gestita da donne, con risultati spesso migliori di quelli dei colleghi uomini. Il mettersi in proprio di tante donne non rappresenta solo una chiave per l’affermazione personale e professionale, ma soprattutto è un fattore fondamentale di crescita e sviluppo dell’intero Paese”
Ferruccio Dardanello,
presidente di Unioncamere
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SPECIALE: PROFILI DI DONNA
Beatrice Giongo con Pier Luigi Pi zzi dopo una conferenza stam pa dello Sferist erio di Macerat a
Beatrice Giongo: quando la notizia ha il respiro del teatro Responsabile comunicazione e ufficio stampa dello Stabile delle Marche e della Fondazione Muse. Mansioni di prestigio in cui si incastona il lavoro di una vita. Tra festival, tournée e l’impegno quotidiano sul territorio: un sogno ad occhi aperti tra le quinte della professione di S. Coricelli
L
a comunicazione: tre caratteristiche da cui non si può prescindere per svolgere questo lavoro. “I tempi, l’intuito e un carattere adatto”. Il senso di appartenenza rispetto a questa professione: ti somiglia? “Assolutamente sì, l’ho scelta e l’ho voluta fortemente costruendola giorno per giorno. Mi somiglia perché ha dei momenti di ricerca e riflessione ma anche adrenalinici e di scambio con gli altri, fatti di rapporti che si sviluppano e si approfondiscono. Amo lavorare con altre persone, avere un obiettivo, un traguardo da raggiungere, un progetto da sviluppare, e arrivare alla sintesi insieme sapendo che il merito del successo è anche mio”. Srotoliamo il tempo: il tuo percorso per flashback. “Partirei da Inteatro da cui è cominciato tutto: il direttore artistico Velia Papa mi ha incoraggiata a proseguire il percorso dell’ufficio stampa dopo la prima esperienza da volontaria proprio al Festival
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internazionale Inteatro di Polverigi nel 1994, fresca di laurea in Scienze politiche e che mi ha riportato nelle Marche dopo un periodo di studio tra Bologna, Roma e Londra. Poi, il grande sogno del Teatro Stabile delle Marche, dall’ente privato con Valeria Moriconi alla fase pubblica con Giampiero Solari e Tommaso Paolucci, e ancora con Carlo Cecchi: il lavoro di una vita tra informazione e comunicazione con più di 70 produzioni nazionali e internazionali, i festival, le tournée, il sostegno a migliaia di artisti, il tantissimo lavoro minuzioso e quotidiano sul territorio fatto con una squadra di persone serie, competenti e specializzate. Altra tappa è la Fondazione Teatro delle Muse con Alessio Vlad e la grande produzione lirica: un’esperienza, quella delle Muse, che mi ha fatto lavorare con tante personalità della musica e mi ha poi portato anche allo Sferisterio con Pier Luigi Pizzi. Tante le collaborazioni con altri Enti di spettacolo dal vivo (Ancona Jazz, Form, Festival Klezmer e poi Adriatico Mediterraneo), e un ampliamento di percorso con due campagne
elettorali per Fabio Sturani e collaborazioni con la Regione Marche, prima con Solari assessore alla Cultura, e poi con il presidente Gian Mario Spacca. Ci tengo molto e vorrei ricordare Alceo Moretti, che mi ha dato per primo la possibilità di scrivere: ricordo con grande nostalgia le nostre chiacchierate e le sue telefonate di prima mattina quando voleva farmi i complimenti per qualche bella uscita nazionale”. Notizia e spettacolo: qual è la peculiarità della tua firma su questo binomio? “Raccontare un ‘prodotto umano’. Già, perché lo spettacolo dal vivo è fatto di persone che lavorano dietro le quinte e sul palcoscenico: in ogni occasione possibile cerco di raccontarlo a tutto tondo”. La frequentazione del teatro ha inciso sulla tua personalità? “Sicuramente. Il rigore del palcoscenico, i tempi e i riti del teatro, mi hanno rivelato, ancor più di quanto potessi immaginare, quanto siano preziosi gli artisti, che vanno sempre e comunque sostenuti, e
a co di scena) dopo la prim lo Cecchi (ancora con il truc ino Tor di Beatrice Giongo con Car ano ign Car tro ata a Colono” al Tea per la stampa di “La ser
che un successo è sempre dato da una visione unita ad un grandissimo e serissimo lavoro d’insieme”. Una persona o una situazione che in qualche modo ti ha cambiato. “Direi tante persone; con alcuni siamo cresciuti insieme, con altri ho avuto l’onore di lavorare, con tutti c’è stato uno scambio, da tutti ho preso qualcosa e l’ho rielaborata per il loro successo e per il mio arricchimento, e poi tante tante situazioni, dalle più difficili alle più divertenti, ma tutte sempre vissute con l’obiettivo ben chiaro di arrivare al risultato prefisso”. Un lavoro bello e totalizzante: quanto ti ha chiesto in cambio? “Molta dedizione, tempo, grande concentrazione, il tutto fatto sempre con passione e quindi, a parte momenti leciti di stanchezza, la considero una scelta che non cambierei con niente altro”. Hai mai pensato di cambiare mestiere? “No. Ma essendo molto curiosa, mi pia-
cerebbe continuare ad approfondire diverse sfaccettature della comunicazione: lavorare in produzioni cinematografiche, lanciare una rockstar, pensare e sviluppare una campagna per valorizzare il prodotto Italia, continuare ad allargare i miei orizzonti, anche se il primo amore resta sempre il teatro. Leggere un testo, sedermi in una poltrona al buio, seguire le prove e immaginare come lanciare lo spettacolo che sta nascendo: ve lo assicuro, è entusiasmante”. Conciliare la professione con la vita privata: la terza via tra il mito della Wonder Woman e la fuga dalla carriera. “Sì, la terza via è decisamente la migliore: rispetto ovviamente le wonder woman e chi rifugge la carriera, ma per come sono fatta io, a lungo andare, mi annoierei. E’ fondamentale sapersi ritagliare dei momenti, essere veloci, elastici, amare molto ed essere molto amati dal proprio partner e creare delle famiglie intelligenti che capiscano i contesti”.
Lancio di oltre 70 produzioni per la prosa Laureata in Scienze politiche, giornalista, in questi anni ha lavorato passando dall’ufficio stampa di Festival internazionali a lanci nazionali di produzioni teatrali e liriche; per quanto riguarda le produzioni di prosa (circa 70), gli spettacoli hanno affrontato tournée in tutta Italia. Ha curato l’ufficio stampa di rassegne in altri paesi, ha ideato e messo in atto piani di comunicazione integrata, tra media, editing, promozione e pubblicità di molti eventi (circa cento l’anno) sul territorio. Contemporaneamente a questo, è stata scelta e chiamata come ufficio stampa di campagne elettorali, incarichi di collaborazione con diverse Istituzioni pubbliche e molti Enti di spettacolo dal vivo riconosciuti a livello nazionale, tra cui Inteatro di Polverigi e lo Sferisterio di Macerata. Tra gli artisti con cui ha lavorato: Claudia Cardinale, Pier Luigi Pizzi, Carlo Cecchi, Valeria Moriconi, Annamaria Guarnieri, Bruno Bartoletti, Henning Brockhaus, Giampiero Solari, Arturo Cirillo, Arnaud Bernard, Alessandro Sciarroni, Leo Muscato, Enrico Bertolino, Giorgio Panariello, Valerio Binasco, Licia Maglietta, Iaia Forte, Remo Girone, Daniele Luttazzi, Antonio Rezza, Mario Martone, Pasquale Squitieri, Gabriele Vacis. E’ responsabile comunicazione e ufficio stampa del Teatro Stabile delle Marche e della Fondazione Teatro delle Muse 91
SPECIALE: PROFILI DI DONNA
L’impresa e il sogno di diventare madre Da operatrice nel settore della ricettività a “mamma di cuore”: è la storia di Letizia Monterosso, una donna coraggiosa che ha vissuto, per ben due volte, le gioie, le difficoltà e le sfide di un’adozione internazionale. Nel suo primo libro, “Ora che sei mio figlio”, racconta questa toccante esperienza di A. Siria
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a imprenditrice nel settore della ricettività alla scelta di diventare “madre di cuore”: vuole raccontarci la sua storia? “Essere imprenditrice non preclude il bisogno di diventare madre: nonostante io lavorassi in un luogo pieno di gente, provavo, infatti, un immenso senso di vuoto, che era ormai devastante dal punto di vista emotivo. Avevo il disperato bisogno di mettere la parola fine al mio calvario di donna. Assodato, dopo vari tentativi, che non sarei diventata madre in modo naturale, non mi sono data per vinta e ho iniziato la lunga strada dell’adozione. Come racconto nel mio libro, la scelta di adottare un bimbo o una bimba l’avrei comunque fatta, anche se avessi avuto un fi-
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glio biologicamente mio; certo, non mi sarei aspettata di trovare tanti problemi e di dover affrontare tanti dubbi. Essere madre di cuore non cambia l’emozione e l’amore che provi: i miei figli non potrebbero essere stati che loro”. Lontano dall’Italia, in Ecuador, l’aspettava Pablo: a distanza di sei anni, cosa prova quando ricorda il primo incontro? “È vero che sono passati ormai sei anni, ma l’incontro con il mio bambino non potrei mai dimenticarlo. Una vera invasione di emozioni che, se chiudo gli occhi, posso riprovare all’istante. Paura, gioia, tenerezza e un forte dolore al cuore; avevo la sensazione che mi scoppiasse in petto. Il suo visino chiaramente impaurito e i suoi occhi neri e grandi, scrutatori della
mia anima, li ho impressi nella mia mente e niente potrà cancellarli. Credo sia così anche per una donna dopo il parto: non credo possa dimenticare il suo primo abbraccio”. Sette anni dopo la prima adozione, è arrivata anche la seconda “maternità di cuore”: cosa l’ha spinta a questa scelta? “Una scelta dovuta! Da egoista probabilmente non l’avrei fatta per mille ragioni, ma il dare una continuità di nucleo familiare a mio figlio era ed è priorità assoluta. Noi genitori non siamo eterni, il pensiero che Pablo si ritrovasse di nuovo solo mi tormentava: ho voluto così allargare la famiglia anche pensando al suo futuro. Adesso, guardando Pablo e Maria posso solo dire che ho fatto bene”.
“Ora che sei mio figlio” dal libro: II lettera Dentro l’anima “È strano piccolo mio. Sembra che tutto sia contro il mio pensiero, tutto contro il mio presentimento. Eppure, io ti sento, sento che esisti, sento che ci sei. Da qualche parte del mondo tu mi stai aspettando, ti sento dentro l’anima. La tua piccola anima si fonde con la mia. È impossibile che con questa sensazione così forte tu non esista. No! Non mi arrendo! Ascolterò il mio cuore e cercherò di comprendere il perché di queste sofferenze. Le correnti dell’amore arriveranno fino a te, piccolo mio e alla fine ci legheranno unendoci con infinito amore. Ti amo, mamma”. (Edizioni Comunication project di Simone Giaconi) Letizia Monterosso
Nel nostro primo incontro mi ha raccontato che in casa sua c’è un piccolo pezzo di Ecuador e ora anche di Colombia: quanto conta mantenere il contatto con la terra d’origine dei suoi figli? “Penso che sia importantissimo tenere vivo il ricordo dei luoghi che hanno dato loro la vita. Con i miei bambini parliamo spesso dei loro paesi e di quanto siano belli; guardiamo filmati, foto e ricordiamo i momenti passati. Adoro l’Ecuador e la Colombia, mi sento quasi adottata da queste nazioni, che mi hanno dato la possibilità di prendermi cura dei loro figli. Ora farò il possibile per dare ai bambini una vita serena. Ripeto, ritengo fondamentale non fargli dimenticare le loro origini”.
Ha mai pensato di adottare un bambino italiano? “Mi ero informata sull’adozione nazionale, ma l’iter è pazzesco: mi hanno detto che l’attesa, considerate le poche ‘disponibilità’, sarebbe stata intorno ai cinque anni. Ci sono anche casi in cui l’abbinamento avviene in poco tempo, ma sono rari”. Pregiudizi, burocrazia, difficoltà emotive e logistiche: un calvario che poi, leggendo il suo libro, si capisce che è ben ripagato. Cosa consiglia alle coppie che stanno pensando di adottare un bimbo? “Alle coppie che intendono adottare, dico solo di non farsi prendere dal panico, di lottare fino alla fine e non mollare, qualsiasi cosa accada durante il percorso; di
non crearsi aspettative di nessun genere, perché il bimbo o la bimba che diventerà parte della famiglia è destinato a stare con loro e ci rimarrà sempre. Per quanto riguarda i pregiudizi... lasciamo l’offesa a chi la fa. Ricadrà su di lui”. Ora è in arrivo anche un nuovo libro: può darci qualche anticipazione? “Il mio secondo libro è in lavorazione: sarò meno sottile nell’esprimere le mie idee sulla burocrazia e il costo delle adozioni, senza però perdere di vista l’emozione che attraversa il cuore di noi mamme di cuore! Non dico altro; spero solo di regalare momenti d’amore ai miei lettori e riflessioni a chi non conosce il nostro mondo di genitori adottivi”.
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SPECIALE: PROFILI DI DONNA
“È importante che la donna non si senta sola, ma abbia il giusto sostegno per rielaborare il trauma e riprendere pienamente la sua vita”
Gloria Trapanese dà il via al progetto “Ancora donna” Psicologa giuridica, ventiseienne di Ancona, ha avviato un pionieristico programma finalizzato a dare sostegno alle pazienti che subiscono operazioni alla sfera genitale “Curare l’aspetto emotivo è importante tanto quanto operazioni alla parte organica” di A. Dachan
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ei una giovanissima psicologa: come vivi il passaggio, in così breve tempo, dai libri universitari all’abilitazione, che ti ha permesso poi di aprire il tuo personale studio? “Per me è stata la realizzazione di un sogno, mi ha dato grandi emozioni. Quella di diventare psicologa era una mia ambizione, sin da quando ero bambina; di certo non immaginavo cosa volesse dire realmente, ma mi sentivo in qualche modo vocata. Ho intrapreso gli studi con una grande determinazione, affrontando anche i problemi che, inevitabilmente, si sono presentati. Lo scoglio più duro è stato preparare l’esame di Stato, che è stato particolarmente impegnativo. Per fortuna ho sempre avuto l’appoggio della mia famiglia, che mi ha sostenuta in ogni passo. Se guardo indietro, a volte non mi sembra vero di aver finito l’università, il
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tempo sembra volato”. Cosa ti ha spinta a intraprendere il master in psicologia giuridica e criminologia clinica? “Stavo terminando gli esami della specialistica quando ho visto il bando del master Ifos ed ho deciso di iscrivermi per completare la mia formazione. La psicologia giuridica, infatti, non è trattata in ambito universitario, mentre a me interessava particolarmente acquisire nozioni e competenze specifiche. Al termine del master, che è durato un anno, ho svolto un tirocinio all’Ufficio servizi sociali di Ancona (Ussm), che si occupa di minorenni che hanno commesso reati penali”. Puoi presentarci il progetto “Ancora donna”? Quali sono le motivazioni che ti hanno incoraggiata ad avviarlo?
“Il progetto è nato a seguito della stesura della mia tesi di laurea, incentrata sul tema dei traumi vissuti dalle donne che hanno subito un intervento alla sfera genitale. Ho risposto ad un bando della Fondazione Cassa di Risparmio di Jesi e ho cominciato a prendere contatti con i ginecologi della zona, per avviare una collaborazione e provare a creare una rete. Ho potuto riscontrare, tramite una conoscenza diretta del tema, che manca totalmente un supporto psicologico pre e post-operatorio. Il discorso vale sia per le ragazze in età fertile, che per le donne in menopausa: questo tipo di intervento è devastante, si prova un vuoto che va colmato; se curare la persona a livello organico è vitale, è altrettanto vero che è necessario interessarsi anche del lato emotivo. Il progetto prevede una serie di colloqui, finalizzati a supportare la don-
“La donna vuole soprattutto una relazione di agio con il suo corpo. Non vuole più sentirlo come un nemico, un peso, una vergogna, qualcosa da nascondere o da contrattare come una merce di scambio” Dacia Maraini
Gloria Trapanese
na nella rielaborazione del trauma, fino a portarla alla completa ripresa della propria vita”. Secondo te, come donna e come psicologa, esiste una qualche forma di discriminazione di genere sul lavoro? “Come psicologa, parlando nell’ambito della mia professione, non credo che ci sia alcuna forma di discriminazione, tutt’altro: la maggior parte dei professionisti del settore sono donne. Più in generale, nel mondo del lavoro, si assiste ancora a una certa forma di resistenza culturale, ma si stanno facendo importanti passi avanti”. Tra i grandi psicologi del presente e del passato, c’è qualcuno che per te rappresenta un modello di riferimento? “Non ce n’è uno in particolare: prendo da ogni grande maestro ciò che ritengo
più importante e ne faccio tesoro. Come dicevo prima, la mia professione richiede una formazione e un aggiornamento continui e questo mi permette di conoscere nuove realtà e nuove figure da cui trarre insegnamento. Anche nel tempo libero amo dedicarmi alla ricerca e alla lettura di articoli, ricerche e pubblicazioni che riguardano il mio ambito operativo; per me non si tratta solo di una necessità professionale, ma di una passione, che mi diverte e mi appaga”. Quali sono le tue aspettative per il futuro? “Spero di poter proseguire con questo progetto e ampliarlo, perché veramente credo che ne trarrebbero beneficio molte donne. Mi auguro anche di poter collaborare nuovamente con il Tribunale dei Minori e con l’Ussm di Ancona, come ho
fatto durante il periodo di tirocinio; naturalmente, intendo proseguire con la mia formazione”. A proposito di Ancona, che legame hai con questa città, che nel 2013 compie 2400 anni? “Un legame d’amore, direi: sono molto legata ai suoi luoghi, alla sua aria, alla sua storia, tanto che persino quando frequentavo l’università, prima a Urbino, poi a Cesena, facevo la pendolare, perché sentivo di avere bisogno di ritornare a casa. Mi sento un’anconetana doc e a volte mi rammarica constatare che la nostra città non è pienamente compresa e valorizzata. Io la trovo bellissima”.
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SPECIALE: PROFILI DI DONNA
Lucia Bailetti, dolce è la vita È la direttrice del Centro Italiano di Analisi Sensoriale di Matelica, una struttura d’avanguardia unica in Italia. La vita a cavallo di due continenti e un amore profondo per il suo lavoro la rendono una donna determinata, con una mente da ingegnere e un cuore da esploratrice di A. Dachan
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a Buenos Aires alla provincia maceratese: vuole raccontarci la sua storia? “I miei genitori sono italiani, ma ho vissuto buona parte della mia vita in Argentina. Sono tornata in Italia dieci anni fa; venivamo spesso con la famiglia a trovare i parenti e per me era come una festa. Ho sempre amato questa terra, i suoi paesaggi, la sua cultura e, attraverso i racconti e le immagini che mi sono stati trasmessi sin da piccola, associavo l’Italia a qualcosa di bellissimo, a film come ‘La dolce vita’ di Fellini e a canzoni come ‘Volare’ di Modugno”. Cosa l’ha trattenuta in Italia? “In Argentina mi sono laureata in ingegneria alimentare e ho conseguito un master in Business Administration (MBA), che mi hanno consentito di avere esperienze professionali in multina-
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zionali come Nestlè e di fare ricerca e sviluppo. Nel 2002 mi hanno proposto di seguire il progetto per l’avvio del Centro Italiano di Analisi Sensoriale, in quell’occasione ho conosciuto i fondatori, Giuseppe Potentini, attuale Presidente del Centro e Patrizio Gagliardi, sindaco in quel tempo di Matelica, che hanno reso possibile la creazione della prima struttura del genere in Italia, alla cui nascita hanno contribuito il Comune di Matelica, la Camera di Commercio di Macerata e la Comunità montana di San Severino. Sono stata entusiasta sin da subito dell’idea e ho voluto portare il mio contributo, puntando molto anche alla valorizzazione dei prodotti del territorio. Oltre ad occuparmi delle attività del Centro, sono docente di Analisi Sensoriale per il corso di laurea in Enologia dell’Università di Verona e sono membro del Comitato scientifico della Società Italiana di Scienze Sensoriali (SISS)”.
Può spiegarci, brevemente, cos’è l’analisi sensoriale? “È una disciplina scientifica con norme e regole rigide, atte a studiare la reazione dei prodotti e dei consumatori. È uno strumento che misura i sensi e questi vanno ‘allenati’ per riconoscere correttamente ciò che stanno esaminando. Per renderci conto di cosa significhi questo tipo di approccio, basti pensare ai bambini, a come per loro l’apprendimento passi attraverso l’esperienza sensoriale del gusto, del tatto, della vista, dell’olfatto e dell’udito. Persino l’apprendimento della lingua trae grande giovamento se si sollecita un coinvolgimento dei sensi”. Come si traduce, nel concreto, questa analisi? “Veniamo contattati da aziende che vogliono capire come viene percepito il loro prodotto dai clienti, se il posizionamento è corretto, come è vissuto il contatto
Il Centro italiano di Analisi Sensoriale Arrampicato sui colli di Matelica, a due passi da piazza Mattei, sorge il Centro italiano di analisi sensoriale (CIAS), una realtà d’eccellenza, unica in Italia. Si tratta di una società specializzata esclusivamente in analisi sensoriale e studio di consumo di prodotti alimentari e non. La struttura è stata realizzata seguendo standard internazionali (UNIISO) e, a discapito dell’aspetto esteriore, dal sapore antico, perfettamente in armonia con l’architettura circostante, è moderna e funzionale. Il Centro sorge sui locali, completamente ristrutturati per volontà dell’amministrazione comunale, che prima del terremoto del 1997 avevano ospitato il mercato ittico e l’antico mattatoio. Oggi questa realtà consta di tre aree fondamentali per lo svolgimento dei metodi sensoriali: una zona per la preparazione dei campioni, isolata dagli altri locali; un’area per le valutazioni individuali (8 cabine di assaggio completamente attrezzate e computerizzate, con possibilità di traduzione simultanea e nelle quali si ha un monitoraggio continuo dei parametri ambientali); una zona per le valutazioni collettive riservata a discussioni aperte tra i giudici e il responsabile del laboratorio.
diretto. La merce che viene sottoposta ad analisi spazia dal settore alimentare ai tessuti, dagli strumenti di giardinaggio alla telefonia. Abbiamo un team di assaggiatori esperti, allenati secondo le norme ISO 8586-1 e 8586-2, che vengono periodicamente convocati nei diversi panel per l’analisi sensoriale. Analizziamo i risultati raccolti e li traduciamo; in questa seconda fase del lavoro, quella più ‘fredda’ se vogliamo, sono coinvolte altre figure professionali, che si occupano di rielaborazione dati, statistica, marketing e sociologia. I risultati vengono poi consegnati alle aziende, che hanno così in mano un importante strumento di valutazione”. I vostri assaggiatori esperti sono più donne o più uomini? “La curiosità è donna e questo spinge molte ragazze a seguire i corsi di formazione e a diventare assaggiatori esperti;
in percentuale potremmo dire che il 60 per cento del nostro staff è al femminile. Il coinvolgimento sensoriale rende le persone protagoniste nelle valutazioni e nelle scelte e quindi libere”. In generale, crede che sussista ancora qualche forma di discriminazione di genere sul lavoro? “Credo molto nell’intelligenza e nella determinazione delle donne e sono convinta che, anche quando si presentano situazioni ostili, le donne abbiano gli strumenti per far valere le proprie ragioni. È un gioco di equilibrio tra maschile e femminile, che deve portare alla compensazione reciproca, valorizzando quelle che sono le rispettive peculiarità”. Qual è il traguardo più importante che ha raggiunto in questi anni? “Che voi siate qui: la curiosità, l’interessamento delle persone, degli enti e delle
imprese è per noi indice di un messaggio che si propaga e che l’essenza del nostro lavoro viene colta e compresa pienamente. È naturale che ci sia una certa forma di resistenza culturale, perché ogni azienda vorrebbe avere il pieno controllo di tutti i processi, dalla produzione al marketing, ma se si coglie la grande opportunità che un lavoro sinergico può offrire, ne possono trarre vantaggio tutti”. Se guarda al futuro, cosa vorrebbe vedere? “Il sorriso, mio e di chi mi sta intorno. Credo che cercare di essere felici con quello che si ha e avere l’umiltà di godere di ogni singola giornata, sia la chiave per vivere sereni. Nel mio futuro, naturalmente, vorrei vedere che il Centro si è ampliato ulteriormente, diventando un punto di forza per il territorio e la regione”.
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SPECIALE: PROFILI DI DONNA
Paola Orazi
“Wedding planner, ma io non sogno l’abito bianco” Un lavoro arrivato per gioco e portato avanti giocando. “Approccio divertito, l’unico possibile”, dice Paola Orazi. Professione? Organizzare il giorno perfetto. Anche quando il matrimonio è di rito Zen: cento ospiti, 24 nazionalità diverse. Un evento preparato in lingua inglese e via email di S. Coricelli
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onfezionare il giorno perfetto: serve un’inclinazione naturale? “Sicuramente sì. Sono amante della naturalezza. Amo molto Goethe, con il suo ‘La bellezza è negli occhi di chi guarda’: questo ci rende tutti unici e irripetibili, e mi piace moltissimo”. Com’è stato organizzare il matrimonio zen? “E’ stato un successo meraviglioso. Tomoko giapponese, Michele italiano di mamma polacca, entrambi residenti a Londra. Una coppia fantastica. E’ stata per me una bella sfida, rispettando precisione e tempistica che la cultura giapponese richiedono. Sono stati celebrati due riti, il primo civile, il secondo simbolico. La sposa era di una bellezza eterea e di una squisita raffinatezza. Tutta l’organizzazione è avvenuta in inglese e per
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email. Ho pensato a ogni dettaglio, dalle bomboniere alle partecipazioni. Abbiamo avuto circa cento ospiti, per un totale di 24 diverse nazionalità”. Dal suo osservatorio particolarissimo, quale fotografia emerge dei rapporti tra uomo e donna? “Grazie al mio lavoro ascolto l’approccio femminile e maschile alla vita, sono entrambi una meravigliosa finestra sul mondo. C’è una corsa naturale sia nell’essere donna che nell’essere uomo, e in questa corsa le diversità sono attrazione e forza per entrambi”. Com’è arrivata all’attività di wedding planner? “Ho seguito all’inizio le esigenze del mio territorio e la mia innata curiosità. Non ho mai sognato l’abito bianco. Il mio lavo-
ro va oltre l’evento di nozze, è un insieme di incontri, sentimenti e di esperienze. E’ arrivato per gioco e sto ancora giocando. Porto grande rispetto alla serietà che i bambini hanno quando giocano”. Si diverte nel suo lavoro? “Il mio lavoro è molto impegnativo e senza un approccio divertito e simpatico non riuscirei a sostenerne lo stress. Lo ricordo sempre quando insegno alle aspiranti wedding planners. Mi faccio delle grandi risate, ma, soprattutto, alla fine di ogni evento mi concedo dei bellissimi balli con gli sposi e gli ospiti”. Saper ascoltare il battito di questa terra, le Marche, cogliendone tutta la magia: in che modo ne ha fatto tratto peculiare dei servizi che con la sua agenzia offre? “Ho riscoperto le mie origini e quel sen-
Amore per la cultura e per il sociale
Studi universitari alla Facoltà di Economia e Commercio di Bologna, diploma in Lingua inglese presso la Cambridge University - Cae C1 livello europeo, nel 2001 si dedica alla prima esperienza nell’ambito gestionale con l’organizzazione di due viaggi di volontariato in Brasile ed in Africa per ragazzi italiani. Cura per un anno un progetto di memoria popolare del territorio. La sua passione per il sociale è mantenuta con l’associazione “Arte per crescere”, per la quale organizza la Festa nazionale dedicata all’infanzia nel novembre 2011. Cura per due anni l’organizzazione di mostre culturali per i professori Arianna Sedioli e Luigi Berardi. Lavora come interprete al Museo polare S. Zavatti di Fermo per workshop internazionali. Lavora come organizzatrice e interprete per stranieri presso l’agriturismo “La collina che respira” di Urbino specializzato in vacanze olistiche. Frequenta corsi di degustazione di vino, di oli di oliva, di fotografia, diventa socio slow food; la sua viene scelta come seconda azienda marchigiana presente alla rinomata mostra “The Wedding Designer Show” di Londra. Nel 2007 l’avvio dell’attività “Wedding Le Marche”
Il matrimonio zen organizzato da “Wedding Le Marche”
so di appartenenza che adesso è anche allargato alla comunità anglosassone. Ho lasciato le Marche molte volte, per studio e per piacere, ma le sue colline sono sempre stata un’immagine che non mi ha mai stancata. Mia madre mi ha insegnato ad apprezzare la bellezza della natura, il sacrificio che comporta esserne parte. Sento ancora la gioia di mio padre quando le sue mani affondavano nella terra e sentiva la storia entrargli dentro. Questa è una parte di me e questa è anche una parte della mia agenzia. Gli italiani partecipano a delle serate culturali in lingua inglese. Lo scopo è la comunicazione in lingua e la conoscenza di un’altra cultura. Credo che un viaggio inizi con una condivisione e con il sentire del cuore, con la conoscenza di una lingua franca; è il suono che diamo alla magia che ogni cultura e ogni uomo san-
no gelosamente nascondere”. “Slow life”, così si propone la sua agenzia: come riesce a rallentare i ritmi di un mondo che va troppo di fretta? “Io ho vissuto per due anni in campagna, senza Tv, isolata dal mondo, ma mai come in quel momento della mia vita mi sono sentita in sintonia con il mondo stesso. Credo che solo una vita lenta sia attenta a noi stessi e ai nostri ritmi. Se riusciamo in questo, l’attenzione al cliente sarà naturale”. Condividere con gli altri le caratteristiche della nostra comunità, seguendone l’evoluzione culturale e sociale: un esempio per farci capire come lei lavora. “Nell’ambito del wedding planning, la coppia conosce sempre i fornitori locali,
e così si incentiva l’economia del posto. Organizzo dei tour turistici per gli ospiti. Si rispettano i ritmi dei paesini e la comunità è parte dell’evento. Con l’agenzia di servizi, cerco sempre di coinvolgere gli stranieri che sono nel territorio alle iniziative presenti nella zona dove vivono”. Quali difficoltà trova una giovane imprenditrice che voglia misurarsi con un progetto innovativo? “Tutto è molto bello per me, qui nelle Marche. Mi sento appagata e soddisfatta. Purtroppo manca ancora una visione basata sul merito e sulla professionalità, ma credo sia una questione nazionale. Anche questo è relativo, però: io ho aperto la mia agenzia sei anni fa con una figura professionale che veniva chiamata dalle persone del posto ‘wedding planet’, ed eccomi qua!”.
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SPECIALE: PROFILI DI DONNA
“Dover rinunciare ai pattini non è stato affatto semplice, perché è come mettere da parte qualcosa che per tutta la vita è stata parte di te, per cui hai fatto sacrifici e rinunce e che ti ha dato soddisfazioni immense”
Laura Lardani: dal titolo mondiale nel pattinaggio all’ingegneria gestionale Lo scorso febbraio il Comune di San Benedetto del Tronto ha reso omaggio alla sua campionessa, consegnandole una targa per la brillante carriera; lei, intanto, sogna il ritorno in pista di A. Dachan
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solo ventotto anni detieni trentanove titoli italiani, quattordici europei, un titolo mondiale, due coppe del mondo di maratona e una Swiss in line cup: che effetto ti fanno così tanti riconoscimenti? “Sono il frutto di ventitré anni dedicati allo sport. Ho sempre cercato di impegnarmi al meglio in ciò che facevo e questo è stato il risultato. Oggi, guardando al passato, posso ritenermi oltremodo soddisfatta dei miei risultati. Più che i titoli conquistati, ora la cosa che mi fa più effetto sono le emozioni che ci sono dietro ad ognuno di essi”. Quando è stato il tuo primo incontro con i pattini? “Ho cominciato a pattinare a sei anni, poiché anche mio fratello (più grande) praticava questa disciplina e una volta indossati i pattini non li ho più tolti. Da
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subito ho iniziato ad appassionarmi; la sfida più grande al principio era quella di cadere a terra il meno possibile, poi, col passare degli anni, è diventata quella di andare il più veloce che potevo e, infine, quella di superare il traguardo davanti a tutti”. Perché hai deciso di smettere? “Ho deciso di smettere perché questo sport, essendo una delle tante discipline considerate ‘minori’, non ti permettere di guadagnare abbastanza da vivere. Così, prima o poi, arriva il momento in cui il tempo a disposizione non è più sufficiente per consentirti di praticare sport ad alti livelli. Dover prendere questa decisione non è stato affatto semplice, perché è come mettere da parte qualcosa che per tutta la vita è stata parte di te, per cui hai fatto sacrifici e rinunce e che ti ha dato soddisfazioni immense”.
I pattini ti hanno fanno volare, ma tu hai mantenuto i piedi per terra: vuoi raccontarci cosa fai ora che non sei più in pista? “Ho sempre avuto la consapevolezza che non sarei rimasta nel mondo del pattinaggio per tutta la vita, quindi ho cercato il più possibile di far conciliare il tempo dedicato allo sport con lo studio. Nel 2010, mi sono laureata in ingegneria gestionale e ora mi dedico completamente al lavoro: al momento sono impiegata nella divisione appalti di un’azienda elettromeccanica di Ascoli Piceno”. Nel mondo dello sport esiste una differenza di genere o gli atleti hanno tutti le stesse possibilità? “Per quanto riguarda il pattinaggio, la differenza non è abissale come potrebbe esserlo per il calcio o altri sport in cui il genere femminile sembra non esserci. Il divario nasce dal fatto che le gare degli
Laura Lardani sul gradino più alto del podio
uomini sono più spettacolari; in questo tipo di disciplina, il genere maschile, infatti, avendo maggiori doti fisiche, riesce a raggiungere prestazioni superiori e a mostrare a uno spettatore una gara più combattuta e avvincente”. Recentemente il Comune di San Benedetto del Tronto ti ha reso omaggio con una targa alla carriera: come hai accolto questo gesto? “La città di San Benedetto del Tronto ha una lunga tradizione nell’ambito del pattinaggio; è uno dei vivai più floridi a livello nazionale. Ciò sicuramente è un grande vantaggio per gli atleti locali perché oggi riescono a disporre di adeguate strutture per allenarsi, cosa che non è così semplice trovare in tutte le zone d’Italia. Il Comune è stato sempre riconoscente nei riguardi dei ‘suoi’ campioni e quella targa ne è l’ennesima conferma”.
Anche il pattinaggio vive un po’ all’ombra di altri sport come il calcio? I tuoi concittadini condividono i successi tuoi e degli altri campioni? “Come ho già detto, San Benedetto è sempre stata abituata ad avere campioni; spesso quando si parla di pattinaggio a livello agonistico la maggior parte della gente non ha bene in mente di cosa si tratti; qui, invece, ormai quasi tutti conoscono questa disciplina e hanno avuto modo di vederla con i loro occhi (grazie anche ai recenti campionati mondiali che si sono svolti proprio a San Benedetto del Tronto e ad Ascoli Piceno lo scorso anno e ai campionati europei che si sono svolti nel 2010)”. Quali sono i tuoi prossimi impegni? “Per il momento il mio unico impegno è il lavoro; in futuro, mi piacerebbe poter trovare il tempo per rientrare nel mondo dello sport”.
Una targa al merito “Per la brillante carriera sportiva che ha dato alla città lustro e prestigio in campo nazionale ed internazionale”: sono le motivazioni per cui il Comune di San Benedetto del Tronto, nella persona dell’assessore allo Sport Marco Curzi, ha dedicato alla pluripremiata pattinatrice Laura Lardini una targa al merito. La consegna è avvenuta alla presenza di Umberto Urbinati, ex pattinatore ed ex presidente europeo della Federazione Italiana Hockey e Pattinaggio. Lardani è l’unica atleta donna italiana ad aver vinto la “Stella al merito sportivo”, la massima onorificenza conferita dal Comitato Olimpico Nazionale Italiano (Coni)
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SPECIALE: PROFILI DI DONNA
Quando il passaggio del testimone è in rosa Il recente convegno “Di padre in figlio, di madre in meglio”, organizzato da Aidda Umbria, ha affrontato il tema della continuità d’impresa al femminile Abbiamo chiesto a uno dei relatori di parlarcene di *Sergio Cimino
L’imprenditoria in rosa I dati più recenti sulle dimensioni dell’imprenditoria femminile ne fissano la quota in un intorno prossimo al 25 per cento, assolutamente insoddisfacente se confrontato al tasso di occupazione femminile: in Italia lavora il 47,3 per cento della popolazione femminile, contro il 67,3 per cento di quella maschile. Va però aggiunta una precisazione: quando si dice che circa un quarto delle imprese italiane è “rosa”, si parla di realtà nelle quali la donna esercita a pieno titolo la propria leadership. Se tuttavia prendiamo in considerazione il mondo delle imprese nelle quali la donna svolge un ruolo decisivo e strategico, spesso sottraendosi alle luci della ribalta, in base alla mia personale, quanto sindacabile, esperienza la percentuale è destinata ad impennarsi fino
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a superare, con grande slancio, l’asta del 50 per cento. Del resto, una delle caratteristiche storiche del mai abbastanza compreso universo femminile è sempre stata quella di saper influire, con intelligenza, saggezza e discrezione anche quando non era consentito intervenire direttamente. Questo apporto, dietro le quinte, si è rivelato spesso risolutivo e sempre prezioso, specie nelle civiltà occidentali, più pronte ad intuirne lo spessore e la portata. Non si può che essere d’accordo con la grande Rita Levi Montalcini: “Il livello a cui è tenuta la donna rappresenta il barometro della civiltà: più alte saranno le potenzialità aperte alle donne, più alto sarà il grado di civiltà”. Penso che, nel mondo della piccola e media impresa italiana, questo barometro di civiltà segni un gran bel tempo.
L’imprenditorialità femminile nella storia: il mito dell’Azdora Forse più che un mito, l’Azdora rappresenta un’istituzione dell’impresa agricola romagnola che affidava all’uomo il ruolo di Azdor, letteralmente “reggitore”, ovvero addetto agli affari e alle vendite dell’azienda domestica, e alla donna, l’Azdora appunto, quello di organizzatrice di tutte le attività produttive interne: pollame, maiali, formaggi, insaccati, etc. oltre quello, scontato, di gestione della casa e dei figli. In quel contesto sociale, ad altissima vocazione agricola, il contributo della donna era determinante per le fortune dell’azienda domestica; l’abdicazione al ruolo di reggitrice avrebbe determinato la rovina della famiglia, tanto che la saggezza popolare tramanda il simpatico detto: “Quand che l’azdôra
la va ala campâgna, la perd piò che la’n guadâgna” (quando l’azdora va a lavorare nei campi è un danno per la casa). Questa mitica figura romagnola racchiude in sé i tratti tipici dell’imprenditorialità femminile nel settore agricolo: la capacità di garantire le condizioni base di produttività e redditività, quella di coniugare la gestione familiare con il business domestico, la garanzia di continuità della famiglia e del business. Addirittura, nel comparto vitivinicolo sono state proprio la determinazione e la grinta della donna imprenditrice alla base della trasformazione dell’azienda di famiglia da produttrice di uva a produttrice di vino. Un percorso complesso e articolato affrontato con la sicurezza e la determinazione di chi, per storia e tradizione, ha accumulato competenze pluriesperien-
ziali fondamentali per portare a soluzione interrogativi strategici e problemi operativi. Se a questo profilo, di per sé ricco e composito, aggiungiamo altre caratteristiche tipiche della natura femminile quali la disponibilità all’accoglienza, la capacità di ascolto, la sensibilità, l’empatia, il sostegno, la condivisione, si riesce a comprendere più compiutamente perché una docente dell’Università di Salerno, Carmen Gallucci, riferendosi in particolare al comparto vitivinicolo, ritiene la donna imprenditrice sempre più “protagonista del cambiamento, in grado di interpretare i nuovi desideri del consumatore alla ricerca di un prodotto di qualità intesa non solo e non più come valore intrinseco del prodotto, ma come insieme dei fattori materiali e immateriali che scatu-
riscono dalla relazione territorio-vino”. Quando è la donna a cedere il testimone La capacità di seguire contestualmente diversi processi (cosiddetta multitasking) tipica della donna manager e dell’imprenditrice è anche conseguenza del posizionamento attribuito ai fattori componenti il proprio mondo in base a criteri profondamente diversi da quelli tradizionalmente adottati dall’uomo. Quest’ultimo, per storia e tradizione, organizza la propria vita attorno alle esigenze lavorative, mentre la donna è più attenta a contemperare le responsabilità professionali con quelle di gestione e amministrazione della vita sociale, domestica ed emotiva della propria famiglia. Ebbene, i profondi cambiamenti che hanno inte-
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Il livello a cui è tenuta la donna rappresenta il barometro della civiltà: più alte saranno le potenzialità aperte alle donne, più alto sarà il grado di civiltà Rita Levi Montalcini
ressato lo scenario esterno e l’impresa di famiglia sembrano premiare questa diversità di approccio. L’evoluzione delle strutture organizzative, da schemi rigidi a conformazioni sempre più articolate fino a dilatare i confini stessi dell’azienda e l’appiattimento degli organigrammi, attraverso il passaggio dalla gerarchia alla squadra - il cui gioco è interamente orientato alla soddisfazione del cliente - hanno imposto di archiviare vecchie competenze e costruirne nuove. Pertanto è diventato indispensabile integrare le conoscenze tecnico-specialistiche con la capacità di lavorare in gruppo e di gestire i conflitti; alla comunicazione efficace rivolta al mercato, si è affiancata la capacità di ascolto del cliente e di comprensione delle sue aspettative; all’organizzazione gerarchica si è sosti104
tuita la capacità di comprendere le persone, orientarle e valorizzarle. Insomma l’intera organizzazione aziendale richiede comportamenti e attitudini che, come abbiamo visto, caratterizzano l’universo femminile. Con specifico riguardo al tema del passaggio generazionale va registrato che il delicato ruolo di equilibrio tra le aspettative della famiglia e le esigenze dell’impresa esercitato dalla donna le ha consentito di sviluppare originali capacità di costruttrice e animatrice di processi di inserimento dei giovani, di crescita delle loro personalità, professionalità e imprenditorialità. È un tema affrontato in termini innovativi nel convegno dal titolo provocatorio e avvincente: “Di padre in figlio … di madre in meglio”, organizzato lo scorso mese di
novembre da Maria Rita Cucchia, presidente di Aidda Umbria (Associazione Imprenditrici Donne e Dirigenti d’Azienda), che ha registrato la prestigiosa presenza della presidente nazionale Franca Audisio e la partecipazione di imprenditrici umbre, marchigiane, laziali, friulane e piemontesi. Anche la location era densa di significato: la sede storica della Luisa Spagnoli, azienda perugina della moda, fondata, quattro generazioni fa, da una grande donna e, oggi, gestita da un’imprenditrice di eccellenza, Nicoletta Spagnoli. Un messaggio forte scaturito dal convegno riguarda il tema della continuità di impresa che, se declinato al femminile, si esprime con maggiore forza e coerenza. L’imprenditrice appare più orientata alla trasmissione interpretando gli eredi
come proiezioni della sua stessa essenza e continuatori della sua visione, non come antagonisti che intendano spodestarla o sottrarle potere. La resistenza alla successione lascia il posto alla speranza di vedere la propria prole raggiungere mete ancora inesplorate, traguardi ancora più ambiziosi. Se la madre imprenditrice nutre dubbi sulla capacità del successore di garantire la continuità di impresa, difficilmente assume atteggiamenti di diffidenza o scetticismo; semmai manifesta preoccupazione e attiva tutti gli strumenti educativi e di sostegno per trasmettere ai propri figli le competenze necessarie a svolgere il ruolo al quale li ritiene destinati. È un comportamento che rischierebbe di sconfinare nell’ostinazione di assegnare al giovane un ruolo per il quale lo stes-
so è o si sente inadatto, qualora il comprensibile orgoglio materno non fosse mitigato dalla sensibilità femminile e dal pragmatismo imprenditoriale. Va anche detto che questa stessa ostinazione, se allontana il momento in cui si getta la spugna, arrendendosi all’evidenza della impraticabilità della successione auspicata, mette al riparo da frettolose valutazioni sulla presunta indisponibilità o inadeguatezza di un bravo giovane che solo inizialmente non si era manifestato all’altezza del compito. In conclusione, quando è la donna a passare il testimone, non lo trattiene troppo a lungo, né lo lancia rischiando di far perdere la sfida della continuità alla squadra di famiglia. Preferisce semmai percorrere qualche metro in più a fianco del proprio erede, rischiando anche l’af-
fanno pur di vedere il proprio successore correre con sicurezza verso il futuro. Probabilmente è stata una donna a concepire il celeberrimo proverbio indiano: “La terra che abitiamo non ci è data in eredità dai nostri padri, ma in prestito dai nostri figli”.
*Partner RCE Consulting Docente di strategia di impresa – Università di Perugia
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DOSSIER: RETI D’IMPRESA
“Il segreto per andare avanti è iniziare” Sally Berger Imprenditrice americana
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dossier
RETI D’IMPRESA “Le persone che progrediscono nella vita sono coloro che si danno da fare per trovare le circostanze che vogliono e, se non le trovano, le creano�
George Bernard Shaw
Scrittore e drammaturgo irlandese 107
DOSSIER: RETI D’IMPRESA
in rete per aumentare export ed innovazione “In un contesto di gravi difficoltà per le imprese (specie se di micro e piccola dimensione) è stato particolarmente importante consolidare la propria forza attraverso alleanze, collaborazioni, come ad esempio le reti e le altre forme aggregative”: lo si legge nella Relazione annuale del Garante per le Pmi, presentata nelle scorse settimane a cura della Redazione
S
tando ai numeri, le imprese che hanno sottoscritto un contratto di rete hanno registrato un miglior posizionamento strategico in termini di brevetti, investimenti esteri e certificazioni della qualità, e performance di crescita e reddituali migliori – seppur lievemente - rispetto alla media italiana. Secondo l’analisi del Garante, infatti, nel 45 per cento dei casi le aziende coinvolte in contratti di rete sono attive nell’export (soltanto nel 25,2 per cento dei casi per i soggetti che non partecipano a reti). Inoltre il 9,7 per cento delle aziende in rete hanno partecipate estere (contro il 3,9 per cento delle imprese non aderenti); infine, le imprese della prima tipologia
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mostrano una maggiore propensione a brevettare (14,8 per cento dei casi contro il 5,3 per cento). Numerose sono le aggregazioni realizzate all’interno delle filiere produttive, soprattutto nei settori emergenti o di nicchia: all’interno della filiera dell’agroindustria, ad esempio, nei comparti del biologico, delle bioenergie, dell’agriturismo, del turismo enogastronomico, dei vini di qualità, anche aziende di piccole dimensioni possono avere successo. Ma non sono pochi i settori dove l’Italia conta vere e proprie eccellenze riconosciute in tutto il mondo: dalla meccanica alla tecnologia tessile, dalla moda al sistema casa all’edilizia sostenibile, all’Ict.
Per approfondimenti si rinvia ai seguenti studi: Intesa San PaoloMediocredito Italiano, “Il 2° Osservatorio Intesa San PaoloMediocredito Italiano sulle reti di impresa”, settembre 2012 (pag. 8); Intesa San Paolo, “Economia e Finanza dei Distretti Industriali”, dicembre 2011 (pag. 101) Ministero dello Sviluppo Economico, “Osservatorio sui contratti di rete. Indagine qualitativa sui Contratti di rete: primi risultati”, luglio 2012 (pag. 6).
BANCHE, SERVE UNA MAGGIORE attenzione Dal dicembre 2011 al giugno 2012 in Italia sono stati registrati in media quasi 30 contratti di rete al mese, per un totale di 412 accordi con più di 2.100 imprese. Per oltre il 70 per cento delle aziende coinvolte in contratti di rete, l’adesione (da almeno un anno) ha comportato il mantenimento o la crescita dei propri livelli di fatturato, di investimento e di occupazione di P.Duranti
I
n dettaglio – secondo il Rapporto pubblicato lo scorso mese di luglio dal Ministero dello Sviluppo Economico - il 33 per cento delle imprese ha accresciuto il proprio know how, il 60 per cento delle imprese “denuncia da parte delle banche una scarsa valorizzazione della partecipazione al contrat-
to di rete” e il 75 per cento di esse avverte la necessità di un “rating di rete”. Il contratto di rete rappresenta la prima modalità di “aggregazione” per la maggioranza delle imprese intervistate (il 59,2 per cento), mentre il 19,7 per cento ha aderito a un’Ati (associazione temporanea tra imprese) e il 16,4 per cento ad
un consorzio con attività esterna. Quanto alla durata del contratto, il 62 per cento delle microimprese dichiara che essa è inferiore ai cinque anni, per l’11,5 per cento tra i dieci e i vent’anni, mentre per il 20 per cento delle aziende è superiore a vent’anni (Grafico 1).
Grafico .1 Durata del contratto
60 50
52,6
40 30 20
16,1
10 0
Fino a 5 anni
da 5 a 10 anni
19,7 11,5 da 10 a 20 anni
oltre i 20 anni
Fonte: Osservatorio sui contratti di rete – Ministero dello Sviluppo Economico 109
DOSSIER: RETI D’IMPRESA
L’89,5 per cento delle imprese ha istituito un fondo patrimoniale, ma di importi non elevati (soltanto per poco più del 10 per cento di esse dichiara che il fondo ammonta ad oltre 200 mila euro); quasi l’84 per cento delle aziende afferma invece di avere istituito un organo comune incaricato di gestire l’esecuzione del contratto (o singole parti di esso). Interessante rilevare come entram-
be le percentuali aumentano tra le micro-imprese di micro dimensioni (rispettivamente, 90 e 86 per cento).
**
Quali sono gli obiettivi delle imprese aderenti a contratti di rete? Innanzitutto, l’aumento della propria capacità competitiva di penetrazione sul mercato italiano (per il 63,8 per cento delle aziende intervistate;
la percentuale sale al 73 per cento considerando esclusivamente le micro- imprese). In secondo luogo, rileva l’innovazione di prodotto e di servizio (59,9 per cento), la promozione di un marchio comune e la realizzazione di investimenti in ricerca e sviluppo (entrambe al 52,3 per cento), e l’aumento della competitività all’estero (50,7 per cento). Al riguardo si veda il Grafico 2.
Grafico .2 Obbiettivi del contratto Aumento della capacità di penetrazione sul mercato italiano
63,8 59,9
Innovazione di prodotto/servizio Promozione marchio comune
52,3
Realizzazione di attività di ricerca e sviluppo
52,3
Aumento della propria capacità di penetrazione sui mercati europei
50,7 45,7
Innovazione di processo Aumento della propria capacità di penetrazione sui mercati extra europei
42,4 35,9
Acquisto in comune di beni e servizi
32,9
Tutela ambientale
17,8
Sfruttamento e/o acquisizione di brevetti
0
10
20
30
40
50
60
Fonte: Osservatorio sui contratti di rete – Ministero dello Sviluppo Economico 110
70
80
Grafico .3 Vantaggi del contratto
36,5
Accrescimento Know how Miglioramento relazioni commerciali
35,9 17,1
Acquisizione agevolazioni fiscali
12,8
Facilitazione accesso al credito
0
5
10
15
20
25
30
35
40
Fonte: Osservatorio sui contratti di rete – Ministero dello Sviluppo Economico Quanto ai vantaggi derivanti dall’adesione a un contratto di rete, il Grafico 3 è piuttosto indicativo, mentre il Grafico 4 fornisce indicazioni sui rapporti tra contratti di rete e sistema bancario: per oltre
il 60 per cento delle aziende, le banche dovrebbero valorizzare maggiormente la partecipazione dell’impresa alla rete. Soltanto poco più del 20 per cento avverte che il mondo del credito abbia valoriz-
zato la rete, sotto forma di riduzione delle garanzie richieste, maggiori quantità di credito concesso e riduzione dei tassi di interesse.
Grafico .4 Valorizzazione da parte del sistema bancario del contratto
18,8
20,4 18,8
20,4 Si Si
No, ma ritengo dovrebbe farlo No, ma ritengo dovrebbe farlo
60,960,9
No, ritengorilevante rilevante No,eenon non lo lo ritengo
Fonte: Osservatorio sui contratti di rete – Ministero dello Sviluppo Economico 111
DOSSIER: RETI D’IMPRESA
“LA RETE, UNA RISPOSTA CONCRETA PER LA SOPRAVVIVENZA E LO SVILUPPO” Per Flavio Guidi (Gruppo Sida), “in una situazione economica di forte decadimento e progressiva turbolenza la crisi potrà essere superata soltanto dalle imprese che sapranno esercitare al meglio le funzioni che governano l’azienda, quelle realtà che con velocità sapranno cogliere le nuove opportunità e superare le minacce” di F. Di Giulio
D
ottore, Lei è da sempre fautore della necessità di creare reti tra Pmi: mi pare che oggi più di ieri sia diffusa tra gli stessi addetti ai lavori la consapevolezza dell’importanza dei processi aggregativi. Questo diverso atteggiamento è dovuto alla crisi? “Per rispondere occorre partire da un dato di fatto: l’industria italiana è caratterizzata da una debolezza strutturale, rappresentata dalla piccola dimensione delle imprese”. Per decenni questa caratteristica è stata un punto di forza del nostro tessuto imprenditoriale … “Questo carattere, mentre da un lato gli conferisce creatività e flessibilità, dall’altro lo connota come soggetto senza forza economica, patrimoniale e finanziaria. Un patrimonio modesto con scarse disponibilità finanziarie non consente di disporre di strutture organizzative ma-
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nageriali e di risorse finanziarie idonee ad investire per cogliere con prontezza nuove opportunità”. Un esempio? “Quando parlo di nuove opportunità mi riferisco a nuovi prodotti, nuovi mercati – anche esteri - nuovi canali di vendita (web, store, ecc.)”. E la rete può rappresentare una via d’uscita? “Per superare questo gap strutturale lo strumento che si sta presentando all’orizzonte in modo sempre più insistente è la rete d’impresa, uno strumento flessibile, non impegnativo ma propedeutico a favorire i processi di aggregazione e di integrazione. E’ lo strumento che meglio raccoglie l’esigenza di mettersi insieme per acquisire forza al fine di affrontare gli impervi fronti che stanno soffocando l’azienda. Più in generale, ritengo che la
rete permetta e stimoli i nuovi valori imprenditoriali”. In che senso? “Per realizzare appieno il sinergismo insito nella rete occorre condividere valori quali la disponibilità, la collaborazione, l’altruismo, accantonando l’avidità, combattendo la burocrazia paralizzante, l’opportunismo, l’individualismo. La rete apre verso un nuovo modo di fare impresa basato sulla specializzazione delle abilità, delle competenze e delle territorialità. Compone le risorse umane, le conoscenze, le abilità, l’informazione, i carismi, le storie, le referenze”. In due parole: quali sono i vantaggi della rete? “Consente l’eliminazione delle duplicazioni, la divisione dei costi di struttura specializzando e ampliando l’utilizzo delle risorse. Aumenta il potere contrat-
tuale dei soggetti che la compongono, favorendo l’acquisizione dei fattori a condizioni più competitive, nonché l’acquisizione di commesse di grossa dimensione che singolarmente ogni partecipante non sarebbe in grado di cogliere per mancanza di capacità produttiva, progettuale e di assistenza”. Quali strumenti richiede questo strumento per poter essere efficace? “La rete è uno strumento che per poter espletare velocemente i suoi effetti ha bisogno del manager di rete. In ogni organizzazione, infatti, vi è bisogno di un project leader, di un orientatore, di un animatore”.
sono chiamate ad agire da animatori le associazioni, i partiti, i sindacati, le banche, i professionisti stessi”. In Italia lo strumento si sta diffondendo? “Secondo dati diffusi recentemente, nel nostro Paese sono operative 523 reti d’impresa, 33 delle quali sono sorte nelle Marche. Va però sottolineato che secondo nostre rilevazioni, molti di questi accordi devono ancora esprimere pienamente la loro efficacia, mentre tante altre rappresentano invece degli esempi di buone pratiche”.
La rete è lo strumento che meglio raccoglie l’esigenza di mettersi insieme per acquisire forza al fine di affrontare gli impervi fronti che stanno soffocando l’azienda
Secondo Lei a quali soggetti è affidato il compito di promuovere le aggregazioni? “Le istituzioni tutte devono favorire i processi diretti alla costituzione di queste nuove formule organizzative. Inoltre
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DOSSIER: RETI D’IMPRESA
“La nostra crescita dipende dall’export in mercati non tradizionali” Per Giuseppe Tripoli - Capo del Dipartimento per l’impresa e l’internazionalizzazione del Ministero dello Sviluppo economico –, posta questa premessa, è indispensabile incentivare i contratti di rete. I risultati del lavoro svolto sinora sono molto incoraggianti ma “bisogna fare ancora di più per costruire con il sistema bancario un nuovo modello di rating, che possa valutare nel complesso le potenzialità delle imprese in rete e non guardare ai dati di bilancio delle singole realtà” di Guido Guidi
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uali sono le motivazioni principali che hanno spinto il Ministero dello Sviluppo economico a puntare sull’aggregazione tra le imprese di minore dimensione e sullo strumento del contratto di rete? “Quello delle reti tra imprese è uno strumento su cui il Ministero dello Sviluppo Economico ha puntato con forte convinzione, con l’idea di realizzare una linea di politica industriale “dal basso”. Sappiamo come l’Italia sia il Paese della micro e piccola impresa, del “piccolo è bello”. Un sistema d’impresa che è stato fondato e cresciuto sui distretti, sulle economie di apprendimento di prossimità, sulla flessibilità data dalla piccola dimensione che non rinuncia alla grande qualità. Oggi, però, questo non basta più. E’ evidente che il contesto competitivo è ogni giorno più sfidante: la nostra cresci-
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ta dipende dall’export, che corre di più su mercati per noi non tradizionali e sempre più distanti”. Ad esempio? “Mi riferisco non solo ai famosi Paesi BRIC – Brasile, Russia, India e Cina - ma, ad esempio, ai cosiddetti “next eleven”, Paesi in forte fase di sviluppo quali Turchia, Messico, Egitto, Iran, Nigeria, Corea, Filippine, Vietnam, Pakistan”. E quindi? “Le catene di produzione del valore e di subfornitura sono oramai globali, con i conseguenti notevoli costi logistici da affrontare, rendendo la concorrenza su segmenti di mercato a scarso valore aggiunto per noi insostenibile. Cresce la componente immateriale nei prodotti (si pensi al design o alla customizzazione) e
gli elementi di servizio associati al prodotto (come l’assistenza post-vendita). Aumentano le necessità (e i costi) legati alla tutela della proprietà intellettuale; per non parlare della componente sempre più elevata di “managerialità” necessaria alle imprese per poter gestire processi produttivi e mercati globalizzati. In questo scenario, alle nostre micro, piccole e medie imprese è richiesto di crescere, ma non solo a livello di dimensione dell’azienda, bensì dal punto di vista del modello culturale e organizzativo con cui si affronta il mercato. Se sei una microimpresa in una fase in cui il tuo mercato di riferimento richiederebbe dimensioni maggiori, probabilmente per te è ormai tardi. Abbiamo pensato che lo strumento del contratto di rete fosse quello giusto per “invogliare” a dare continuità strategica alla miriade di collaborazioni infor-
Rio de Janeiro
mali che già caratterizzano la vita quotidiana delle nostre Pmi. Uno strumento nuovo – volutamente flessibile, poco “normato” e in fieri – per far si che la taglia dell’impresa si adatti al nuovo contesto competitivo richiesto dal mercato. Peraltro, abbiamo registrato con piacere come la Commissione Europea, nell’ambito del monitoraggio annuale sullo stato di attuazione della Direttiva sullo Small Business Act, abbia inserito la normativa italiana sul contratto di rete tra le migliori prassi europee”. Possiamo tracciare un primo bilancio? “Si. I risultati ci sembrano incoraggianti: dagli ultimi dati in nostro possesso, aggiornati a fine 2012, risultano già oltre 650 le Reti con oltre 3.600 imprese associate in 19 regioni italiane, a dimostrazione che il processo ha attecchito ormai
in quasi tutta Italia (anche se l’area di maggior concentrazione dei contratti e delle imprese coinvolte resta quella “tipica” del capitalismo italiano che va dalla Lombardia al Veneto, passando per l’Emilia Romagna, la Toscana e le Marche). Ma non ne abbiamo mai certamente fatto una questione di quantità, ma di qualità e “strategicità” delle aggregazioni, intendendo come strategico semplicemente quello che le stesse imprese avvertono necessario per essere più competitive, più capaci di fare innovazione o di penetrare nuovi mercati, domestici o esteri che siano”. Posto che i processi aggregativi tra Pmi rappresentano oggi una priorità, qual è il ruolo del Governo centrale nella loro promozione e cosa invece compete alle istituzioni territoriali (associazioni im-
prenditoriali, camere di commercio, enti locali, …)? “Il Governo ha creato il quadro normativo ed è chiamato a tenerlo aggiornato man mano che il contratto di rete prende sempre più piede tra le imprese. Rientrano in questa logica gli “aggiustamenti” recentemente apportati (con i due decreti “Crescita – D.L. 83/2012” e “Crescita 2.0 – D.L. 179/2012”) per rendere possibile il deposito del contratto con atto firmato digitalmente, fornire chiarimenti sulla soggettività giuridica, aprire la possibilità di sottoscrivere reti anche al settore agricolo ed abilitare le reti di impresa alla partecipazione alle gare previste dal Codice dei contratti pubblici. Parallelamente, un ruolo fondamentale nel diffondere tra le imprese la “cultura del fare rete” e per sostenerle nel percorso di aggregazione lo giocano proprio
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DOSSIER: RETI D’IMPRESA
Giuseppe Tripoli Nato a Catania, laureato in Giurisprudenza, è coniugato con tre figli. Da maggio 2009 è Capo del Dipartimento per l’impresa e l’internazionalizzazione del Ministero dello Sviluppo economico. Il 28 febbraio 2011 è stato nominato responsabile per l’Italia per le piccole e medie imprese (“Sme Envoy”) presso la Commissione Europea. Nel marzo di quest’anno, il Presidente del Consiglio Monti l’ha nominato Garante Nazionale per le micro e Pmi. In precedenza ha maturato una lunga esperienza nel sistema camerale, ricoprendo la carica di Segretario generale dell’Unioncamere dal 2001 al 2009. In qualità di componente di Eurochambres (l’Organizzazione Europea delle Camere di commercio), si è a lungo occupato di internazionalizzazione. Tra il 1999 e il 2001, aveva ricoperto l’incarico di Vice Segretario Generale della Confcommercio, occupandosi della modernizzazione del settore distributivo e dei servizi, delle politiche territoriali, dei rapporti con le Regioni e per la programmazione negoziata e i fondi strutturali.
i “corpi intermedi”, in primis le associazioni imprenditoriali, ma anche i professionisti (si pensi all’azione di diffusione che può essere svolta dai commercialisti) e le Camere di commercio”. Parliamo delle associazioni. “Le associazioni stanno facendo già molto, penso ad esempio all’azione portata avanti con RetImpresa da Confindustria, anche per fornire alle imprese indicazioni operative e definire linee guida comuni per la formalizzazione del contratto. Come Ministero, abbiamo poi recentemente rinnovato un Accordo di programma con l’Unioncamere per fare in modo che il sistema camerale destini anche nel 2013 risorse – tra gli altri obiettivi – alla promozione e al sostegno alle imprese per l’avvio di contratti di rete. Bisogna invece fare ancora di più per costruire con
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il sistema bancario un nuovo modello di rating, che – in una prospettiva di medio periodo - possa valutare nel complesso le potenzialità delle imprese in rete e non guardare ai dati di bilancio delle singole realtà”. Dal novembre 2011 il MiSE si è fatto parte attiva sul difficile terreno degli incentivi verso gli investimenti in ricerca e sviluppo, seppur in un contesto caratterizzato dalla contrazione delle risorse a disposizione, mentre sul fronte dei contratti di rete il Ministero ha svolto un’importante opera di mappatura ed osservazione. Ce ne vuole parlare? “Proprio alla luce dell’importanza dal Ministero annessa allo strumento delle reti tra imprese, è stato dato avvio ad un Osservatorio sui Contratti di rete. I risultati della prima indagine qualitativa,
svolta su un campione di poco più di 300 imprese appartenenti a 159 Contratti di rete, sono stati presentati nella seconda metà del 2012. I risultati sono molto interessanti. Emerge innanzi tutto come il Contratto di rete rappresenti la prima modalità di stare insieme per la maggioranza delle imprese intervistate: il 59 per cento di esse dichiara infatti di non far parte di altre forme di aggregazione. Il Contratto di rete pare quindi rappresentare un trampolino di lancio per altre forme collaborazione strutturata tra piccole e medie imprese. Se poco più della metà delle imprese intervistate dichiara che la durata stabilita dal Contratto è inferiore a cinque anni, per ben il 20 per cento di esse la durata del Contratto è superiore ai venti anni e circa il 60 per cento del campione segnala come sia previsto il rinnovo tacito del Contratto.
Hong Kong
Nel contempo, ben il 90 per cento delle imprese aderenti ad un contratto di rete indica di avere istituito un Fondo patrimoniale; e poco meno dell’85 per cento, di avere costituito un organo comune incaricato della gestione del Contratto. La lunga durata del contratto (oltre 10 anni per almeno il 30 per cento del campione) e la previsione di una governance abbastanza complessa (testimoniata dalla costituzione del Fondo patrimoniale e di un Organo di gestione comune), sembrano segnalare la non estemporaneità e quindi l’importanza strategica attribuita da molte imprese a questa nuova modalità di aggregazione per realizzare progetti ambiziosi e articolati programmi comuni di attività. Per quanto concerne le motivazioni che hanno spinto all’aggregazione, emerge come tra gli obiettivi prioritari vi siano l’aumento della propria capacità
competitiva di penetrazione sul mercato italiano (per il 64 per cento delle imprese intervistate); l’innovazione di prodotto e di servizio (60 per cento); la promozione di un marchio comune e la realizzazione di attività in ricerca e sviluppo (entrambe attorno al 52 per cento); e l’aumento della propria competitività sui mercati esteri (50 per cento). Richieste di valutare i principali risultati conseguiti a seguito dei primi mesi di gestione “aggregata” delle attività di cui al progetto di rete, circa un terzo delle imprese segnalano che l’aver aderito al Contratto di rete ha comportato il vantaggio di avere accresciuto il proprio know how e di avere migliorato le prospettive commerciali aziendali. Dall’analisi emerge in particolare che le imprese manifatturiere in rete mostrano un migliore posizionamento competitivo rispetto a quelle che non aderiscono a
contratti di rete: sono più presenti all’estero con attività di export (45 per cento dei casi contro il 25 per cento dei competitor non coinvolti) e mostrano una maggiore propensione a brevettare (15 per cento dei casi contro il 5 per cento delle imprese non in rete). Come anticipavo prima, tra gli aspetti ancora da migliorare in relazione allo strumento del Contratto di rete, ben il 75 per cento delle imprese intervistate hanno segnalato il mancato riconoscimento da parte del sistema bancario di un maggior merito di credito da attribuire non alla singola impresa ma all’aggregazione tra esse e al relativo programma di attività”.
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DOSSIER: RETI D’IMPRESA
“Collaboriamo con i professionisti esterni” Per Lauro Venturi - CEO di Cna Milano, Monza e Brianza – “non è detto che l’associazione debba curare in prima persona tutte le attività a favore dei propri iscritti: essa svolge pienamente il proprio servizio anche delegandone la gestione a soggetti terzi. E se quanto detto vale per gli aspetti operativi, dovrebbe applicarsi a maggior ragione per i servizi più complessi, come ad esempio i processi di internazionalizzazione o le aggregazioni tra imprese” di P. Duranti
D
ottor Venturi, qual è oggi in Italia il ruolo di un’associazione rappresentativa degli imprenditori? “L’associazione imprenditoriale di oggi deve saper svolgere un ruolo intermedio tra le istituzioni intese in senso lato – comprendendovi anche banche, camere di commercio ed aziende speciali – e le piccole e medie imprese rappresentate. Ma attenzione: il tutto secondo una logica non pedagogica, bensì ancorata a bisogni concreti, ad esclusivo interesse dei propri iscritti”.
iscritti. Non è detto che l’associazione debba curare in prima persona questi adempimenti: essa svolge pienamente il proprio servizio anche delegandone la gestione a soggetti terzi. E se quanto detto vale per gli aspetti operativi, dovrebbe applicarsi a maggior ragione per i servizi più complessi, come ad esempio i processi di internazionalizzazione o le aggregazioni tra imprese. In sostanza, l’associazione è chiamata a compiere un’analisi delle esigenze e conseguentemente a predisporre iniziative adeguate”.
Questo in pratica cosa significa? “Potremmo tradurre questo principio in uno slogan: “Governare sempre di più, gestire sempre di meno”. Prendiamo ad esempio la contabilità e i libri paga, cioè due ambiti fondamentali per i nostri
Lei ha toccato il tema dei servizi, che peraltro non esaurisce i compiti di un’associazione di imprenditori … “Un ente come il nostro ha tre diverse mission: ai servizi, come dicevamo, devono aggiungersi una funzione per così
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dire lobbistica – nel senso “puro” del termine – e un ruolo di rappresentanza, che si estrinseca in una funzione “politica”, che non significa però partitica”. Non capisco … “Soprattutto in un periodo difficile come l’attuale, è importante riscoprire la funzione “corporativistica” dell’associazione”. Lei prima ha accennato alle aggregazioni. Quanto è importante oggi parlare di reti d’impresa? “Premesso che ritengo più efficace il termine “alleanze” rispetto a quello di “reti”, è un tema ormai fondamentale”. Gli imprenditori ne sono consapevoli? “Penso che in generale tale consapevolezza sia medio-bassa”.
“Per troppo tempo il mondo politico ha scelto come proprio interlocutore privilegiato la Confindustria e la grande impresa. Così facendo ha commesso un gravissimo errore strategico: inseguire illusori processi di crescita, in una realtà come quella italiana nella quale più del 90 per cento delle aziende ha meno di dieci addetti, è senza senso”
“Lauro Venturi” (© luigi gattinara)
Eppure il Legislatore è intervenuto a più riprese con misure che incoraggiano le reti … “La normativa emanata in materia è senz’altro positiva, ma il fenomeno delle alleanze tra imprese dovrebbe essere approcciato diversamente: prima si deve intervenire sul piano culturale, e soltanto in un secondo momento analizzare gli aspetti normativi, fiscali, giuridici, amministrativi e via dicendo …”. Cosa intende dire? “Che dobbiamo agire sul piano della formazione, coinvolgendo gli imprenditori attorno alla questione principale, vale a dire: “Perché mi devo alleare?”. Successivamente, aggregando – con una funzione di supporto - pool di professionisti specializzati nelle singole materie coinvolte nei processi di aggre-
gazione: aspetti legali, tributari, finanziari, amministrativi, ecc.”. Perché non è ancora diffusa la “cultura” della rete? “Non è semplice, per chi è abituato a decidere da solo e a muoversi a 360 gradi nella sua azienda, condividere attività e responsabilità con altri. E poi, sotto questo profilo, anche la classe dirigente deve assumersi le proprie responsabilità. Associazioni imprenditoriali comprese”.
illusori processi di crescita, in una realtà come quella italiana nella quale più del 90 per cento delle aziende ha meno di dieci addetti, è senza senso. Ora speriamo si accorgano che l’aver ignorato associazioni come la nostra non ha portato nulla di buono e che inseguire il mantra del nanismo aziendale italiano è assurdo. Va detto peraltro che anche noi non possiamo sottrarci ad un ripensamento del nostro modello, e lo stiamo facendo con molta convinzione”.
Soffermiamoci un attimo su questo aspetto. “Per troppo tempo il mondo politico ha scelto come proprio interlocutore privilegiato la Confindustria e la grande impresa. Così facendo ha commesso un gravissimo errore strategico: inseguire
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DOSSIER: RETI D’IMPRESA
Una spinta viene dalle leggi Nato quasi in sordina, il contratto di rete ha passato i primi anni di vita cercando di farsi conoscere a professionisti ed imprese, ma ora sembra arrivato il momento di decollare
A
confermare tale tesi è l’attenzione che il Legislatore sta riponendo su questo strumento attraverso l’introduzione di diverse agevolazioni e misure di favore. Innanzitutto questi mesi sono gli ultimi per poter usufruire della prima norma agevolativa introdotta nel 2010: le aziende che destinano una parte dei propri utili del bilancio 2012 a finanziare gli investimenti del programma comune di rete, potranno usufruire di una detassazione. La dead line por poter compiere tutti gli adempimenti previsti è la data del versamento del saldo delle imposte (16 giugno 2013). Volendo fare una veloce carrellata delle altre agevolazioni introdotte recentemente e riservate ai contratti di rete possiamo ricordare i seguenti aspetti. La Legge di Stabilità 2013 ha introdotto un credito d’imposta per le imprese e reti di imprese che investono direttamente
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in ricerca e sviluppo o affidano attività di tale ambito ad Università, enti pubblici di ricerca, organismi di ricerca. Per comprendere il concreto funzionamento del bonus occorre aspettare l’emanazione di un apposito decreto attuativo. Inoltre le reti d’impresa sono state inserite tra le forme di aggregazione ammesse alla partecipazione delle gare di appalto. Si tenga presente anche che il decreto interministeriale 26 giugno 2012 ha modificato le modalità di concessione della garanzia del fondo di garanzia per le piccole e medie imprese, inserendo tra i soggetti che non devono versare alcuna commissione, quelle aziende che hanno aderito ad un contratto di rete. Prevista poi la creazione di progetti pilota per la realizzazione di reti di imprese tra le aziende del comparto turistico del territorio nazionale. Un’altra agevolazione, infine, è stata inserita nel contesto dei
consorzi per l’internazionalizzazione. La legge che ha ridisegnato la normativa di tali consorzi ha previsto che i contributi destinati a coprire gli investimenti previsti da tali enti siano erogabili oltre che alle piccole e medie imprese consorziate anche a quelle che, non consorziate, siano legate al consorzio mediante un contratto di rete. È chiaro come la snellezza e l’elasticità dello strumento giuridico e le varie agevolazioni introdotte recentemente costituiranno un volano per il successo del contratto di rete nel prossimo futuro e garantiranno sempre maggiore interesse da parte di imprese e professionisti.
Roberto Antonella Area Fiscale Gruppo Sida r.antonella@sidagroup.it Tel. 071.28521
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DOSSIER: RETI D’IMPRESA
luci e ombre della normativa La disciplina dei contratti di rete ha subìto non meno di sette modifiche in tre anni. Se da un lato, e giustamente, l’imprenditoria ha accolto con favore il recepimento, nel nostro ordinamento, di un (ulteriore) istituto a favore della collaborazione tra imprese, dall’altro l’attuale normativa lascia aperte delle questioni che, lungi dal risolversi in mere speculazioni teoriche, tradiscono rilevanti criticità operative di Francesco Corallini
L Francesco Corallini
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a prima attiene alla soggettività (sia civile che tributaria) della rete: essa, in altre parole, riguarda la possibilità (fino al 2012 esclusa dalla dottrina prevalente) che, con il contratto di rete, le imprese diano vita ad un soggetto distinto da esse, con tutto ciò che ne consegue, ad esempio, in termini di assoggettamento a procedure concorsuali, capacità processuale, imputazione delle operazioni e conseguente responsabilità civile. A riguardo, l’ultima modifica legislativa ha espressamente previsto la facoltà, per tutti i contratti di rete che siano (necessariamente) dotati di un fondo patrimoniale, di acquisire la soggettività mediante iscrizione nella sezione ordinaria del Registro delle imprese (ossia mediante lo stesso adempimento con cui viene costituita una società di capitali). In questo caso, dalla suddetta iscrizione non discende, si noti, l’esistenza di una persona giuridica (come avviene, ad esempio, per una società di capitali) ma (soltanto) di un soggetto di diritto. Premesso che ora la rete possa essere parte di rapporti
giuridici (essendo questo, in estrema sintesi, il senso della “soggettività giuridica”), l’applicazione concreta di questo assunto potrebbe non rivelarsi agevole: si pensi, ad esempio, a quelle ipotesi in cui venga costituita una società ad hoc per eseguire il progetto di rete. In casi del genere è sensato prevedere una sovrapposizione delle diverse discipline (quelle tipiche della società neocostituita da un lato e quelle relative al funzionamento della rete dall’altro). Resta poi aperta la questione su quali siano gli elementi caratterizzanti il soggetto “rete”, dal momento che la normativa cita come elementi necessari solamente la “sede”, la “denominazione” e il “fondo comune”. Nulla, ad esempio, viene detto in merito alla (plausibile) necessità, nelle “reti soggetto”, di un organo comune che esprima, attraverso atti negoziali diretti all’esterno, la volontà delle stesse: in altri termini, nulla è disposto in merito alla capacità d’agire della rete. In questo caso, tuttavia, la dottrina ritiene che, nonostante il silenzio della legge, non possa esserci una “rete sogget-
to” senza un organo comune che svolga un’attività (anche commerciale) verso terzi. Seguendo questa impostazione, si potrebbe concludere che, essendo il fondo e l’organo presupposti della limitazione della responsabilità patrimoniale della rete, allora tutte le “reti soggetto” godranno per certo di questa limitazione. Sempre nel 2012 è stata poi introdotta la possibilità di creare una rete senza organo comune né fondo patrimoniale (né, tanto meno e conseguentemente, di soggettività giuridica). Come si è visto, dopo la riforma del 2012 i temi della soggettività e della responsabilità patrimoniale nelle reti d’imprese sono diventati indipendenti, essendo la responsabilità patrimoniale legata non tanto all’acquisto della soggettività tout court, bensì alla presenza di un fondo e (sembrerebbe) di un organo comune. Oggi è pertanto possibile individuare almeno tre diverse declinazioni dei con-
tratti di rete: • rete-soggetto; • rete contrattuale a responsabilità limitata; • rete contrattuale senza limitazione di responsabilità. Accanto alla limitazione di responsabilità prevista dal comma 4-ter, n. 2), vengono poi richiamati gli articoli 2614 e 2615 del Codice civile, in tema di consorzi con attività esterna. Al di là della non agevole applicazione di queste norme già in ambito consortile, la loro estensione alle reti ha portato alcuni a ritenere queste ultime un inutile doppione dei consorzi, mentre altri hanno addirittura intravisto la nascita di un nuovo tipo societario, riconducibile a una sorta di società in nome collettivo a responsabilità limitata. Un breve cenno merita ora il tema della soggettività (passiva) tributaria della rete. L’Agenzia delle Entrate, con la Circolare n. 4/E/2011, aveva espressamen-
te stabilito che il contratto di rete non fa perdere la predetta soggettività alle imprese partecipanti e che la rete non è un soggetto passivo d’imposta (pur potendo essa dotarsi, per altre ragioni, di un codice fiscale). È evidente che questa posizione andrà ora coordinata con la possibilità di costituire, attraverso il contratto di rete, un soggetto di diritto a sé stante: alla luce di questo, alcuni ritengono che, almeno in tale ipotesi, la rete possa essere considerata anche un autonomo soggetto d’imposta; tuttavia, il fatto che ad oggi essa non possa, ad esempio, ottenere una partita Iva lascia ancora dei dubbi. Inoltre, non è escluso che l’Amministrazione finanziaria, in sede di accertamento, possa contestare l’operazione della rete sulla base dell’ormai noto “abuso del diritto”, oppure riqualificare un contratto di rete particolarmente strutturato in una “società di fatto”, con tutto ciò che
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DOSSIER: RETI D’IMPRESA
ne consegue in termini di (ri)determinazione di un autonomo reddito e delle relative sanzioni. Anche su questo il Legislatore tace; pertanto riteniamo che la valutazione della soggettività tributaria del contratto di rete debba prudentemente essere svolta caso per caso. Altra questione irrisolta per i contratti di rete è quella attinente al rischio del cosiddetto “abuso contrattuale”. La prassi ha dimostrato che le reti contrattuali (ossia non caratterizzate da un’autonoma organizzazione), sicuramente prevalenti, vedono spesso, al loro interno, un’impresa leader che, di fatto, coordina le altre e dispone del programma di rete. In questi casi, all’interno della rete stessa si crea una sorta di gerarchia “implicita” la quale, se gestita in maniera distorta o egoistica, potrebbe comprimere seriamente le prerogative delle altre imprese partecipanti e sminuire il valore economico del programma di rete
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stesso. In altre parole, l’estrema duttilità contrattuale dell’istituto in commento rischia di contenere in sé il germe della sua stessa negazione. Il contratto di rete è stato al centro di un dibattito anche in relazione al suo rapporto con le procedure concorsuali. Il tema che si vuole segnalare qui non è tanto quello della crisi di un’impresa partecipante alla rete: in tal caso, a nostro avviso, si tratterà semplicemente di verificare se il contratto di rete, in base alle regole generali, sia pregiudizievole nei confronti dei creditori concorsuali e se dunque esso possa, ad esempio, essere soggetto a revocatoria. Alla luce della possibilità di creare “reti soggetto”, appare invece più vivo il tema della crisi (e dell’insolvenza) della rete stessa come soggetto autonomo. Non sembra si possa revocare in dubbio che, dal 2012, le “reti soggetto” potranno, in presenza dei requisiti della legge fallimentare, essere
assoggettate alle procedure concorsuali, compreso il fallimento. Meno chiaro è, invece, il trattamento che dovrà essere riservato a tutte quelle reti contrattuali (senza soggettività) che non abbiano adempiuto alle obbligazioni contratte in esecuzione del programma di rete. Alcuni sostengono che, laddove sussista l’esercizio comune di un’attività economica, possa celarsi una “società di fatto”, il che permetterebbe di assoggettare le partecipanti alle procedure concorsuali.
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DOSSIER: RETI D’IMPRESA
Il manager di rete: figura chiave per lo sviluppo I recenti approdi in materia di contratto di rete evidenziano una sempre maggiore attenzione nei confronti di modelli organizzativi di impresa che, non più in maniera isolata ma all’interno di uno spazio comune, condividano intensi rapporti di collaborazione, si diano obiettivi comuni, si organizzino appunto in “Sistemi di Rete”
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uesto nuovo modello ha evidenziato delle complessità da gestire a livello sia di relazione che di gestione economica strutturale, il cui superamento fa spesso capo ad una figura imparziale, capace di guidare gli imprenditori nella giusta direzione, nel rispetto degli accordi e in favore di un obiettivo comune al fine di favorire lo sviluppo competitivo dell’aggregazione: questa figura è il manager di rete. Si delinea così un l’idea di un Manager di Rete a capo di una nuova identità organizzativa, culturale e valoriale che non si compone di un insieme di collaborazioni e modelli organizzativi che rischiano di restare fini a se stessi, ma che favorisce la costruzione e la condivisione di una nuova identità organizzativa all’interno della quale gli imprenditori non solo partecipano con atteggiamento propositivo in merito ai nuovi assetti economici
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del mercato, ma si rendono promotori di nuove configurazioni economiche e compagini competitive. Il Manager di Rete ha un ruolo complesso: se da un lato deve garantire imparzialità tra le aziende coinvolte, allo stesso modo deve riuscire a stimolare e a creare le condizioni più giuste per permettere alla rete stesse il raggiungimento degli obiettivi comuni. E’ colui che contribuisce all’elaborazione delle strategie generali, dei piani e delle iniziative dell’organizzazione, che propone diverse opzioni per consentire alle imprese di prendere decisioni sulle opportunità e sulle modalità di aggregazione; egli cura l’analisi dei bisogni e dei desideri dei soci come dei territori, promuove il conseguimento degli obiettivi imprenditoriali degli associati, contribuisce alla difesa degli interessi della rete e delle comunità di riferimento nei confronti di terzi.
Il Manager di Rete dev’essere in grado di creare quelle condizioni affinchè le imprese riescano a far convergere le proprie esigenze, in funzione di obiettivi comuni al loro business. La creazione di un’impresa di rete e conseguentemente del suo sviluppo richiede dei passaggi di “assestamento” all’interno dei quali la figura del Manager di Rete subisce delle evoluzioni; le competenze manageriali assumono un ruolo fondamentale per una corretta impostazione, gestione e valorizzazione dell’aggregazione stessa. In una prima fase, definibile di start up, in cui emerge la necessità di facilitare l’incontro tra le diverse aziende, il Manager di Rete sarà un animatore e promotore che spinge la realizzazione delle attività. E’ fondamentale che in questa fase tale figura possieda competenze di team building, per la costruzione di un
gruppo e per armonizzare i diversi interessi in campo. Nella successiva fase, quella di “sfida” il Manager di Rete dovrà essere in grado di esprimere le competenze tipiche del project leader in grado cioè di coordinare le attività, di risolvere i problemi, di gestire la complessità e i potenziali conflitti; mentre, nella fase di “evoluzione” della rete, il Manager di Rete sarà chiamato ad esprimere competenze di pianificazione, di controllo e monitoraggio, arrivando a ricoprire le caratteristiche tipiche di un Direttore Generale. Il Manager di Rete deve possedere doti psicologiche non indifferenti, che gli permettano di gestire i ruoli attenuando le personalità dominanti e stimolando le opinioni e le idee dei partecipanti; saper individuare ed anticipare le criticità, mantenere alta la sensibilizzazione alla rete in merito ai principi dell’aggrega-
zione; possedere un orientamento costruttivo al futuro che gli permetta di modificare l’assetto della rete laddove le problematiche lo richiedano; saper affrontare la gestione della rete mantenendo un approccio concreto e fortemente orientato all’obiettivo dei singoli ma ancor più della rete; saper effettuare considerazioni con piglio critico e nel rispetto delle esigenze individuali; essere in grado di tradurre i processi e le procedure in metodologie semplificate ma fruibili da tutti i partecipanti (ad esempio individuando dei software gestionali per la rete) favorendo un approccio integrato; saper monitorare e misurare le performance; stimolare e facilitare momenti di autovalutazione e momenti di confronto costruttivo e propositivo tra i partner della rete. Non ultimo, l’evoluzione del manager di rete potrebbe prevedere tra i suoi compiti anche quello di creare im-
prese che possano mettersi in rete. Il Manager di Rete potrebbe essere sia un soggetto interno alla rete che tende ad identificarsi per lo più nel soggetto/ azienda promotrice, che esterno; ciò dipende dalle specifiche della rete e dalla sua fase di maturazione. Recenti ricerche sulle reti già esistenti hanno evidenziato come la competenza del Manager di Rete sia in grado di fare la differenza tra una rete di impresa che “asetticamente” sta sul mercato ed una rete che in maniera “integrata” affronta il mercato, con successo decisamente superiore.
Giada Cappelletti Area Risorse Umane Gruppo Sida g.cappelletti@sidasrl.it Tel. 071.28521
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DOSSIER: RETI D’IMPRESA
intelligenza di sciame: cervelli all’ennesima potenza Cos’è l’intelligenza? E’ la capacità di razionalizzare gli eventi che ci circondano, di prendere coscienza di noi stessi (ossia di contestualizzarci) e di elaborare pensieri complessi. E quando si opera in rete?
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i parla di intelligenza “di sciame” quando una collettività persegue obiettivi comuni agendo in modo coordinato e integrato, come a rappresentare l’operato di un solo essere, composto comunque di singoli individui. Già diversi numeri fa, su questa stessa Rivista, era stato fatto presente dal sottoscritto che il futuro imprenditoriale dell’Italia doveva scommettere, per amore o per forza, su un nuovo rinascimento della micro e della piccola impresa, per una serie di ragioni più che valide e soprattutto oggettive, come la frammentazione geomorfica del territorio, l’eterogeneità delle eccellenze umane, storico-culturali e paesaggistiche, la distrettualizzazione industriale, la frammentazione del mercato finanziario mediamente acces-
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sibile, la carenza infrastrutturale, la capacità di iniziativa del singolo potenziale neoimprenditore italiano, e così via. Il paradosso stava nel fatto che i mercati richiedono per lo più, attualmente, una massa critica economica, strategica, finanziaria e patrimoniale che non può essere raggiunta dal singolo operatore in queste condizioni. La soluzione che era stata proposta allora è di una forma di collaborazione simbiotica tra aziende, in modo tale da mantenere la propria individualità, pur agendo con la forza di impatto e la capacità inerziale di un sistema più grande. Il difficile a questo punto stava nel trovare forme di collaborazione più o meno standardizzate che garantissero il corretto funzionamento di questo genere di aggregazioni e, ultimo ma
non per importanza, il riuscire a mettere d’accordo le teste coinvolte. Se per il secondo aspetto, si può dire che la crisi ha contribuito a svegliare diversi “testoni” (non sempre, ahimè, ma non si può pretendere così tanto!), per quanto riguarda il primo, da qualche settimana è tornato in voga un termine, e un concetto ad esso correlato, che incarna esattamente questo tipo di impostazione strategica: Reti di Impresa. Alcuni colleghi stanno illustrando, nelle altre pagine di questo Speciale, numerosi dettagli tecnici, normativi e formali riguardo alle Reti, mentre io qui provo semplicemente a sottolineare alcuni vantaggi economici e finanziari che derivano dall’adozione di questo tipo di configurazione strategica.
Tutto sta nel concetto, appena citato, della “massa critica”: è proprio delle aziende di grossa stazza, ad esempio, il poter innescare processi detti “economia di scala”, che constano nell’ottenere una produzione crescente con costi marginalmente decrescenti, in senso lato. Un processo, questo, che diventa effettivo e praticabile solo in presenza di volumetrie complessive di un certo livello. Possiamo aggiungerci il concetto, ancora più lampante, di potere contrattuale, che ovviamente pende per il contraente “più grande” e per colui che muove maggiori quantità e maggiori frequenze. Da questo tipo di fenomeni, un’azienda ottiene preziosi punti di margine: a parità di altri fattori, l’aumento dell’efficienza della filiera produttiva e del network dei
fornitori e dei clienti, produce immediatamente una maggiore redditività del fatturato movimentato e una più elevata remunerazione del capitale investito. Senza parlare delle più alte tutele indirettamente riservate a chi detiene un potere negoziale più incisivo all’interno di un contesto di libero scambio. Ma forse la derivazione più importante di una Rete di Impresa sta nel fatto che alcune strategie semplicemente non sono alla portata dei piccoli singoli, ma lo sono tranquillamente per i grandi: si pensi ad esempio allo step evolutivo rappresentato dall’internazionalizzazione. Il concetto è semplice: rimaniamo individui liberi e distinti, ma operiamo come un solo organismo più grande e tendenzialmente più efficiente (ed efficace),
potendo permetterci margini più interessanti, una maggiore forza contrattuale e la capacità di affrontare sfide non alla portata del singolo. Lo strumento delle Reti di Impresa, ora più che prima, c’è. L’esigenza di evolversi, anche. Ora occorre attivare le teste e innescare le strategie.
Michele Barchiesi Gruppo Sida m.barchiesi@sidasrl.it Tel. 071.28521
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DOSSIER: RETI D’IMPRESA
l’alternativa? restare fuori dal sistema Il Contratto di Rete consente alle imprese di aggregarsi per progetti e finalità comuni senza perdere la propria autonomia (usufruendo anche di appositi finanziamenti ed agevolazioni…). Parla il timoniere di Confindustria Macerata di *Sandro Bertini
Sandro Bertini
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Una modalità di aggregazione che ha preso sempre più consistenza in questi anni critici, utile per affrontare tutte le difficoltà economiche e finanziarie che le nostre imprese stanno vivendo. Confindustria Macerata ha immediatamente compreso la possibilità in termini di aiuto concreto e reale che la legge poteva dare soprattutto alle aziende del nostro territorio e la priorità di promuoverla a “tappeto”. Il tessuto imprenditoriale maceratese e marchigiano è composto prevalentemente di piccola industria, spesso a carattere familiare. Tante azioni rivolte all’innovazione o all’internazionalizzazione sono compromesse a priori sia per i costi, sia per l’insufficiente capacità di gestione dovuta al non potersi permettere di investire su determinate figure professionali. Tutto ciò si amplifica in un contesto di crisi permanente quale quello che stiamo vivendo.
La difficoltà diviene affanno e la possibilità di unire le forze e le risorse per obiettivi comuni diventa imperativo! Inoltre le imprese tramite questo strumento giuridico hanno la possibilità di fare un primo passo verso il superamento di quella frammentazione delle iniziative che è uno dei principali limiti del tessuto produttivo della nostra Regione, ma del Paese tutto. Il contratto di rete consente alle Pmi di fare quello che da sole non riuscirebbero a fare, grazie anche alle informazioni condivise e al know how che circola tra le aziende che scelgono di aggregarsi in rete. Utile per il mercato interno che è in grosso calo, indispensabile per quello estero. Presenta principalmente dei vantaggi, consente di certo di avere maggiore potere di mercato, di partecipare a commesse internazionali per raggiungere una clientela più ampia. In realtà si è ufficializzata quella che era
Scorcio di Macerata
un’esigenza spontanea di tante imprese (soprattutto piccole) di aggregarsi per sopravvivere, uno strumento di certo nato dal “basso” e ciò lo dimostra anche l’attenzione del legislatore a mantenere, a differenza di altre forme aggreganti già presenti, l’identità dell’azienda che in questo caso non perde la sua connotazione e la possibilità di una propria governance. Di certo è anche una specie di “prova generale”, di preparazione per legami e obblighi reciproci più stretti e vincolanti che in futuro potrebbero essere necessari se non indispensabili. Il Contratto di Rete è uno strumento fondamentale anche per raggiungere il traguardo essenziale della crescita dimensionale dell’impresa, volano necessario per lo sviluppo economico/sociale. Confindustria Macerata, in linea con
Confindustria Nazionale, dopo un’opera capillare di sensibilizzazione e di informazione per “spiegare” che la legge dà concretezza e regole ad un bisogno di creare alleanze senza perdere di connotazione, seguita ad aiutare attraverso i suoi collaboratori preposti sia a livello amministrativo che burocratico, l’attuazione dei processi di rete e di aggregazione. Importante ad esempio la collaborazione avviata con l’Università di Camerino, la Camera di Commercio di Macerata, la Provincia di Macerata e alcune aziende per un Contratto di Rete di laboratori condivisi, all’interno di un progetto che ha istituito cinque borse di studio per la ricerca di materiali innovativi applicati all’industria. Il programma per un futuro prossimo è di creare un ufficio specifico che possa monitorare, sondare, favorire,
istruire verso i Contratti di Rete e magari riuscire a fare pubblicazioni in merito che possano servire per diffondere le tante opportunità che la legge contiene. Confindustria Macerata crede che il domani parlerà principalmente in rete, non soltanto negli ambiti industriali, ma in tutti i settori della società. Non comprendere questo significa essere tagliati fuori dal sistema.
*Presidente di Confindustria Macerata
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DOSSIER: RETI D’IMPRESA
“Le agevolazioni normative non sono sufficienti” Per Giorgio Cataldi, presidente di Marchet (Azienda Speciale della Camera di Commercio di Ancona), se le reti d’impresa costituite sinora sono ancora poche, ciò è dovuto anche alle difficoltà di accedere al credito di P. Duranti
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i parla moltissimo di reti d’impresa: è una priorità anche per un ente dedito all’internazionalizzazione? Quanto incide tale fenomeno sull’efficacia dei processi di internazionalizzazione? “Le reti di impresa sembrano essere oggi la principale modalità di riorganizzazione del sistema industriale italiano per il prossimo futuro; le imprese più attive e innovative hanno infatti iniziato a discostarsi dal modello di business tradizionale per orientarsi verso forme di organizzazione produttiva a rete. Queste attuali forme di aggregazione rappresentano una efficace strategia per lo sviluppo delle aziende del nostro territorio e un innovativo strumento competitivo. Inoltre un importante vantaggio dell’aggregazione è connesso alla necessità di accrescere la massa critica a fronte della globalizzazione dei mercati. Nel programma promozionale 2013 di Marchet puntiamo sull’aggregazione tra le imprese, principalmente attraverso lo stru-
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mento delle reti di impresa. Soprattutto per le piccole e piccolissime imprese, che costituiscono la spina dorsale del nostro sistema produttivo, lavorare in network è strategico per superare i problemi legati alla ridotta struttura dimensionale e fare massa critica per competere sui mercati esteri. Le reti consentono alle singole unità che le compongono di accedere alla conoscenza altrui, a condizioni economicamente vantaggiose e con gamma di competenze differenziate molto estesa, di specializzarsi in competenze molto focalizzate, accettando (grazie alla rete) di dipendere da altri per alcune competenze critiche, in modo da ridurre l’investimento, il rischio e il tempo che sono richiesti per produrre nuove conoscenze nonché maggiore flessibilità: diventa possibile rispondere in modo rapido, personalizzato e adeguato alla domanda, anche nelle nicchie o nelle piccole serie, perché l’essere in rete con altri consente di disporre di capacità addizionali o differenziate, o di competenze
e lavorazioni rapidamente integrabili nel proprio ciclo produttivo. L’internazionalizzazione è come ben sappiamo una questione complessa che richiede sforzi ed idee straordinari affinché realmente il commercio con l’estero possa fare da traino anche per la ripresa dei consumi interni. In quest’ottica cerchiamo di mettere anche le piccole imprese locali in condizione di poter approcciare mercati complessi, ma che offrono grandi opportunità. Mettendosi insieme le imprese hanno una maggiore forza commerciale, una maggiore quantità di informazioni, possono condividere l’area ricerca e sviluppo implementando anche nuove idee di business”. Tra gli imprenditori vi è la consapevolezza della necessità di svilupparsi in tal senso? “In questo momento congiunturale sta crescendo la consapevolezza che è fondamentale puntare su un modello organizzativo gestionale che sia in grado di
DOSSIER: RETI
Giorgio Cataldi
sviluppare le sinergie e la collaborazione, valorizzare le rispettive potenzialità, come quello della rete. Questo vale soprattutto per i progetti di internazionalizzazione in un territorio come il nostro dove la base esportativa è molto dinamica e l’esigenza di conquistare nuovi mercati ha un peso maggiore. Il concetto di collaborazione per raggiungere risultati condivisi sta ormai permeando il mondo imprenditoriale: si sta superando a piccoli passi la logica del vecchio distretto imprenditoriale, perché la rete non ha un criterio territoriale: si possono unire aziende anche distanti, ma con un obiettivo comune. Dobbiamo però notare che sono ancora poche le reti di impresa che si sono costituite.” Secondo lei perché? “Credo che i limiti siano collegati soprattutto alle insufficienti agevolazioni normative e alla difficoltà di accedere al credito per il basso riconoscimento attribuito alle reti dalle banche”.
Marchet come intende far fronte ai nascenti bisogni delle imprese in termini di alleanze, reti, aggregazioni? “Credo che le reti d’impresa possano avere successo quando si costituiscono intorno ad una progettualità nata dall’individuazione di un’effettiva opportunità di business. Marchet fa proprio questo: propone alle imprese progetti che vanno nella direzione di individuare tali opportunità nei mercati esteri, attorno alle quali propone progetti dove le aziende possono aggregarsi e dare continuità ad un percorso di lungo periodo, che non si fermi a singole iniziative a spot”. Con quali competenze? “Con la conoscenza dei mercati esteri, con il nostro network point estero a servizio delle imprese, con le centinaia di progetti realizzati che hanno riscosso una buona soddisfazione da parte delle imprese partecipanti, con i progetti che danno continuità ad iniziative che realizziamo sul nostro territorio; mi riferisco
ad esempio a quelli per la promozione della moda e per la promozione degli strumenti musicali. All’interno di questi progetti c’è spazio per prodotti differenziati e per imprese che portano una bagaglio di competenze differenziate. Condizioni essenziali per favorire le collaborazioni e la costituzione di reti d’impresa”.
“Le reti consentono alle singole unità che le compongono di accedere alla conoscenza altrui, a condizioni economicamente vantaggiose” 133
DOSSIER: RETI D’IMPRESA
“Stiamo parlando della scommessa del futuro” In questi ultimi vent’anni lo scenario economico internazionale è stato caratterizzato da profondi mutamenti strutturali: dai mercati globali alla delocalizzazione produttiva a basso costo, all’ascesa di nuovi competitor. Questo è lo scenario con il quale dobbiamo fare i conti di *Daniela Giacchetti
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n tale situazione si è innestata una grave crisi recessiva originata dalla bolla immobiliare statunitense con la cartolarizzazione dei mutui residenziali, incidendo negativamente sulle economie industrializzate in termini di caduta della domanda e dell’occupazione. Per superare le funeste congiunture economiche, molte imprese di piccole e piccolissime dimensioni hanno intensificato le strategie di aggregazione attraverso la realizzazione di accordi informali, gruppi di impresa locali, superando in tal senso le difficoltà grazie ad una maggiore competitività, buone capacità di innovazione in un contesto di apprendimento crescente (learning by imitating, by interacting, by cooperating). Il legislatore ha recepito alcuni di questi mutamenti in atto, formalizzando - attraverso il contratto di rete, introdotto nel luglio del 2009 – que-
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sta nuova modalità di aggregazione sviluppata su base spontanea. Edil Net, una rete nell’edilizia La Cna Provinciale di Ancona, sotto la regia della responsabile del Progetto Reti Lucia Trenta e del responsabile dell’Unione Impiantisti Giuseppe Maddaloni, ha promosso la creazione di una rete di imprese edili e dell’impiantistica che sarà pronta a produrre i propri frutti nel prossimo mese di maggio. Al progetto di rete, che prende il nome di Edil Net, partecipano le seguenti sette imprese: Compagnucci Srl, Duca Infissi, Elettrocasa, Emore Baldini, Moviter, Nuova Morici Albino e Qbs Costruzioni. “In questa attuale congiuntura economica – illustra Giuseppe Maddaloni, responsabile Unione Edilizia e Impiantisti Cna Provinciale Ancona - che morde imprese e famiglie,
è necessario ripartire dall’edilizia, un settore importante per le Marche perché rappresenta il 7 per cento del Pil regionale, che ha visto purtroppo in questi ultimi anni un crollo del fatturato del 20 per cento e un calo dell’occupazione del 19 per cento. In particolare, interventi a favore dei centri storici, della bioedilizia, del risparmio energetico, della messa in sicurezza degli edifici pubblici, se adeguatamente sostenuti, possono rilanciare l’edilizia e tutto l’indotto che gravita intorno ad essa, dando ossigeno quindi all’intera economia marchigiana”. “Il progetto – entra nel dettaglio Lucia Trenta - nasce dalla consapevolezza che le piccole imprese marchigiane hanno dinamicità, spirito di iniziativa, flessibilità e grande laboriosità, ma incontrano non poche difficoltà a confrontarsi con gli scenari introdotti dalla globalizzazio-
Uno strumento valido anche per aziende geograficamente distanti Il processo di cooperazione tra aziende ha origine con la nascita dei distretti industriali degli anni ’90, una struttura portante del nostro sistema produttivo: oggi la rete rappresenta l’evoluzione di quel modello industriale. Poiché la dimensione territoriale assume un significato sempre più relativo, la rete consente alle Pmi, anche collocate fuori dal territorio circoscritto, di operare sul mercato con la forza di un’azienda di grandi dimensioni, proprio per la interdipendenza che le lega. Il contratto di rete consente alle aziende, anche geograficamente distanti, di condividere know how, di investire in ricerca, avviare strategie di sviluppo, avere in comune persone qualificate e strumenti di lavoro, pur continuando, ogni singola azienda, a mantenere la propria indipendenza ed autonomia. Recenti studi scaturiti da un’indagine del Ministero dello Sviluppo economico, evidenziano un incremento di fatturato per un campione rappresentativo di aziende che hanno sottoscritto un contratto di rete. Dal 2010 ad oggi sono stati realizzati 523 contratti di rete che coinvolgono 2.800 imprese. Le importanti agevolazioni fiscali inoltre prevedono che gli utili di esercizio non concorrano a formare il reddito di impresa, purchè siano destinati al fondo patrimoniale per la realizzazione di investimenti previsti dal programma di rete. Lucia Trenta Responsabile Progetto Reti della Cna provinciale di Ancona
ne. Le nostre Pmi sentono la pressione della concorrenza internazionale e la difficoltà di svolgere ricerca e innovazione. Il mercato chiede loro di ampliare la gamma dei prodotti e dei servizi offerti e di investire in tecnologia e nello sviluppo dell’area commerciale”. “Per questo - continua Lucia Trenta - la Cna vuole continuare a promuovere la nascita di reti di piccole imprese che, mantenendo la propria autonomia organizzativa e imprenditoriale, beneficiano della collaborazione con altre imprese di dimensione analoga, in struttura snella e flessibile che offra efficienza organizzativa, rapidità nelle decisioni e forte coesione, ma garantisca anche una massa critica idonea ad affrontare nuovi mercati, ad offrire una gamma maggiore di prodotti e servizi e ad acquisire nuovi clienti”.
Secondo la Cna, “per costruire una rete occorre realizzare un percorso che consenta alle imprese di conoscere e condividere il progetto”. Per questo il progetto Edil Net si divide in tre fasi: nella prima fase, già realizzata a fine 2012, in una serie di seminari formativi è stato illustrato come si collabora all’interno di una rete e quali potenzialità scaturiscono dalla collaborazione; da marzo viene svolto un approfondito check up delle aziende coinvolte perché ciascun imprenditore conosca le potenzialità della propria impresa; al termine, le imprese saranno assistite nella realizzazione di una o più reti di imprese”. “Siamo convinti - conclude Trenta - che attraverso una collaborazione fra piccoli nuclei di imprese omogenee si possano ottenere vantaggi enormi anche per ridurre i costi di acquisto, ottimizzare l’uti-
Lucia Trenta, responsabile Progetto Reti Cna provinciale Ancona
Giuseppe Maddaloni, responsabile dell’Unione Impiantisti Cna provinciale Ancona
lizzo dei macchinari, investire in promozione commerciale, acquisire nuovi ed importanti clienti ed elevare la propria forza contrattuale. Crediamo infatti che la logica della rete consenta di coniugare l’identità dell’imprenditoria marchigiana che si fonda sul “piccolo è bello”, con le nuove esigenze che scaturiscono dalla globalizzazione dell’economia e della società. Confidiamo che questo progetto risponda ad una sentita esigenza delle imprese e soprattutto offra delle elevate potenzialità di sviluppo e di competitività ai sistemi locali di piccole imprese”.
* Ufficio stampa Cna provinciale Ancona
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DOSSIER: RETI D’IMPRESA
strumento appetibile, ma superando gli ostacoli Le reti d’impresa come ausilio importante nel tentativo di uscire in maniera più rapida ed efficace dalla crisi economica in atto di *Folco Bellabarba
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n quest’ultimo decennio si sono sempre più sviluppate, da parte di imprese medio–piccole, strategie per superare i propri limiti dimensionali al fine di raggiungere una capacità competitiva analoga a quella delle imprese medio– grandi. Molte di queste strategie (costituzione di gruppi di imprese, stipula di accordi di collaborazione interaziendali) sono basate sulla cooperazione e sull’interdipendenza tra le imprese. Il tutto al fine di acquisire i vantaggi e le economie di scala tipici delle imprese più grandi e più strutturate. Attraverso la costituzione in gruppi di imprese e, soprattutto, per quanto concerne le imprese più piccole, attraverso la definizione e la realizzazione di un sistema meno rigido e più flessibile quale quello di “relazioni in rete”, molte micro e piccole imprese hanno cercato di rispondere adeguatamente alla crescente sfida posta nei mercati mondiali dai Paesi asiatici. Oggi queste stesse strategie potrebbero esser, per le nostre imprese, un ausilio importante nel tentativo di uscire dalla crisi economica in atto nella maniera più rapida ed efficace. Sappiamo che, specie per le piccole e per le micro imprese, quello delle “relazioni di rete” è un terreno ancora poco esplorato. Finora, infatti, specie sul no-
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stro territorio esso è stato un fenomeno sporadico e spontaneo. Al fine di favorire il sistema di “relazioni in rete” e spingere un numero sempre crescente di imprenditori su questa strada, dovrebbero essere creati meccanismi agevolativi (ad esempio incentivi e sgravi fiscali) volti a premiare soprattutto accordi di collaborazione che coinvolgano un elevato numero di imprese oltre ad altre istituzioni (Università e centri di ricerca) ed estesi all’intero territorio (nazionale ed estero). Dovrebbe essere rivolta una particolare attenzione alle imprese di piccole e piccolissime dimensioni, quelle che appunto appaiono meno propense ad aggregarsi. Allo scopo, fondamentale potrebbe essere il ruolo esercitabile da un nucleo consistente di imprese leader, le quali appunto potrebbero fungere da elemento aggregante di altre imprese e/o di istituzioni intorno ad un progetto complesso e ben definito. Una certa rilevanza potrebbe essere assunta da un soggetto terzo nella realizzazione di questi processi. Meccanismi premianti poi potrebbero essere definiti a favore di tale soggetto (istituzioni o agenzie appositamente costituite, o ancor meglio le stesse associazioni di categoria) che potrebbe garantire, seguire e sostenere le imprese, soprattutto le più piccole, du-
rante le complesse fasi di aggregazione intorno a progetti ad alto contenuto tecnologico. Un ruolo importante potrebbe anche essere rivestito dal sistema bancario nella definizione di progetti di business plan per le imprese coinvolte in un progetto di aggregazione. Auspicabili sarebbero poi provvedimenti di semplificazione degli adempimenti burocratici relativi alla realizzazione delle varie forme di aggregazione. Occorre infine promuovere la cultura delle reti di imprese regolamentandone l’iter in modo strutturato e formale e al contempo far fare un “salto culturale” alle imprese volto ad ottenere il superamento dell’informalità e dello spontaneismo che hanno finora caratterizzato gran parte dei legami e dei rapporti creatisi tra le imprese. Ciò che ci proponiamo di fare è comprendere i vantaggi delle reti di impresa, e gli eventuali limiti, valutare ciò che è di ostacolo alla sua diffusione e ciò che è necessario fare per renderlo strumento realmente appetibile, individuando al contempo ove necessario un ruolo operativo per la nostra associazione.
*Presidente Provinciale di Confartigianato Imprese Macerata
UNA RETE PER IL TURISMO: IL Consorzio Marche Maraviglia L’offerta turistica marchigiana parlerà una sola lingua: un ente costituito senza finalità di lucro, aperto a tutti gli operatori del settore, metterà in campo attività finalizzate alla promozione del territorio in tutte le sue declinazioni di L. Ciaccafava
A
umentare l’attrattività turistica delle Marche nel contesto nazionale, europeo ed internazionale; rappresentare la variegata offerta turistica regionale, organizzarla e presentarla come sistema integrato, comunicarla e promo-commercializzarla. Questi, in sintesi, gli obiettivi che si pone il neo costituito “Consorzio Marche Maraviglia”, una struttura senza finalità di lucro sorta allo scopo di unire gli sforzi degli operatori turistici marchigiani e presentarsi fuori dai confini regionali in modo unitario. Una realtà che, nell’ottica dei promotori, dovrà mostrarsi capace di dialogare con gli enti pubblici, in primis con la Regione Marche, al fine di condividere le strategie di incoming. Ma il confronto sarà allargato a fondazioni, associazioni, musei, e a tutti i soggetti che a vario titolo operano nella filiera turistica e hanno interesse a far conoscere “meglio” e di più le nostre eccellenze paesaggistiche, artistiche, culturali ed enogastronomiche. A garanzia dell’elevato livello delle attività del consorzio, è prevista statutariamente la supervisione di un apposito Comitato scientifico, composto da personaggi di assoluto rilievo nel settore turistico regionale. Garantita poi l’assoluta democraticità della struttura, che ruota attorno all’assemblea dei soci quale ente sovrano, al quale è demandata la determinazione delle scelte strategiche. Il Consiglio di Amministrazione (scelto dall’as-
semblea) avrà invece il compito di gestire l’ente secondo le direttive tracciate nello Statuto e le indicazioni provenienti dai soci. Si diceva prima che il C onsorzio è aperto a tutte le tipologie di operatori del settore turistico marchigiano: vi potranno aderire infatti tour operator, strutture di accoglienza (alberghi e hotel, residenze, dimore storiche e ville d’epoca, realis, alberghi diffusi, riserve private, boutique hotel, alloggi agrituristici, bed & breakfast, country house), strutture ristorative (ristoranti, osterie, agriturismi, pizzerie, snack bar), cantine, centri benessere e spa, musei, guide turistiche e autonoleggi.
Una realtà sorta allo scopo di unire gli sforzi e presentarsi fuori dai confini regionali in modo unitario, dimostrandosi capace di dialogare con gli enti pubblici 137
DOSSIER: RETI D’IMPRESA
Best practice di successo: Rete Calzatura Italiana “Se non sei in rete, non hai alcuna possibilità di sviluppare il tuo business”: è questo il leit motiv nell’era di internet. La stessa tendenza si sta manifestando oggi anche per quello che riguarda lo sviluppo e la nascita delle reti tra imprese: insieme si vince, insieme si va lontano
L
a sfida che oggi il mercato pone davanti alle aziende non è più solamente quella di conquistare nuove fette di mercato, o espandere la produzione in una determinata area: si tratta, invece, di offrire qualcosa di innovativo, ma che allo stesso tempo racchiuda in sé caratteristiche, peculiarità e qualità, tali da renderlo unico e attrattivo. L’obiettivo fondamentale che le imprese oggi devono perseguire è proprio questo, e sarà ancora più facile raggiungerlo coinvolgendo altre realtà, le quali apporteranno esperienze e know how. La rete nasce da diverse esigenze e motivazioni, ma soprattutto dalla volontà di aggregarsi per sviluppare nuovi programmi e progetti, di superare il localismo distrettuale, di innovare e, qualora ci fossero i requisiti, anche di internazionalizzarsi. Con la scelta di aggregarsi in una rete, si sceglie di adottare strutture organizzative semplici e snelle, ma allo stesso tempo autonome. Il contratto di
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rete ha un riferimento normativo nazionale, che va ad affiancarsi ad altri strumenti legislativi di aggregazione. Un esempio di esperienza sul campo di contratto di rete è quella sperimentata dal progetto denominato “Rete Calzatura Italiana”, nata nel marzo del 2011 dall’esigenza di produrre uno scarpone destinato ai militari. Protagoniste sono tre aziende marchigiane, ciascuna specializzata in un determinato ambito e settore produttivo, che insieme hanno progettato e realizzato scarpe per antinfortunistica e militari con suole ad elevato contenuto tecnologico, sia dal punto di vista della progettazione, sia per quanto attiene ai materiali. Sono state infatti utilizzate suole multimateriali eco-sostenibili ad elevata personalizzazione. Azienda capofila è la Eurosuole Spa di Civitanova Marche, leader nella produzione di suole per la calzatura, caratterizzata da una forte propensione verso lo sviluppo e l’innovazione, termini nel tem-
po divenuti di moda, che costantemente devono essere posti in primo piano in un settore oramai caratterizzato da un elevato livello tecnologico. Fin dall’inizio della propria attività, risalente a più di 35 anni fa, l’azienda ha svolto egregiamente il proprio ruolo nel mercato italiano, divenendo fornitore principale dei più grandi marchi nazionali e portando il proprio prodotto anche all’estero con eccellenti risultati. La seconda azienda protagonista del progetto è il Calzaturificio London di Monte San Giusto: nata nei primi anni ’70, esprime pienamente i concetti di imprenditoria e creatività delle aziende marchigiane. Nel segno di una radicata produzione di alto artigianato abbinata alla continua ricerca di materiali e tecniche innovative, l’azienda ha saputo negli anni rinnovare la sua direzione creativa orientando le scelte produttive sempre verso i nuovi mercati, cogliendo e anticipando le esigenze mutevoli del consu-
matore. Infine, terza componente della rete è la Elettromeccanica Pantanetti di Civitanova Marche, specializzata nella fabbricazione di apparecchiature per le reti di distribuzione e il controllo dell’elettricità: in particolare vengono prodotte e assemblate cabine elettriche, quadri elettrici ed elettronici per il controllo e la gestione di macchine e impianti. Il progetto si è posto come duplice obiettivo sia lo sviluppo di nuove mescole per le suole in gomma e in poliuretano, destinate a resistere a lunghi periodi di permanenza in ambienti umidi, sia l’elaborazione di una tecnologia applicata allo stampaggio delle suole in gomma attraverso l’iniezione multi-materiale, abbandonando la tradizionale compressione. Attraverso un costante e impegnativo lavoro di squadra continuo, simulazioni e prove tecniche, si è giunti alla ingegnerizzazione e prototipazione dell’impianto per il co-stampaggio della gomma ad iniezione, e della pressa
dedicata alla lavorazione. Dopo mesi di ricerca e di studio è stata messa a punto la suola che corrispondeva ai requisiti tecnici e fisici richiesti: una volta realizzato lo scarpone, si è proceduto alla sua industrializzazione. Rete Calzatura Italiana è un esempio di aggregazione tra imprese che funziona, tant’è che si sta già progettando il futuro prossimo, ossia lo sviluppo in campo ortopedico, con l’obiettivo primario di migliorare la qualità della vita dell’anziano. Per fare questo sarà previsto l’allargamento della rete, attraverso il coinvolgimento di altre realtà marchigiane specializzate in questi settori. In particolare si punterà alla realizzazione di un “modello di scarpa iperscientifico, dotato di congegni per individuare la posizione della persona in caso di smarrimento”. Da non dimenticare infine una caratteristica essenziale della “Rete Calzatura Italiana”, ossia quella di aver scelto di localizzare la produzione in Italia, assieme
a ricerca e innovazione, puntando quindi al prodotto di qualità e al Made in Italy. Per concludere, è possibile affermare che realizzare un contratto di rete conviene quando vi siano le aspettative e le condizioni economiche ed industriali per iniziare un’attività interconnessa tra più imprenditori. Il contratto di rete è un’importante opportunità per le imprese, perché può essere uno strumento utile a ottimizzare le risorse, e spesso è fondamentale per consentire a singole imprese di realizzare, assieme ad altre, progetti e risultati di un certo rilievo non raggiungibili singolarmente.
Nicasio Riggio Gruppo Sida n.riggio@sidagroup.com Tel. 071.28521
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DOSSIER: RETI D’IMPRESA
Best practice di successo: dico net Un esempio felice di gioco di squadra dove l’innovazione è di casa
L
a rete opera nei settori della meccanica, meccanica di precisione, elettromeccanica ed elettronica, nello specifico nei settori del packaging (tissue, food, farmaceutico, cosmetico), utensili, aeronautica e medicale. Raggruppa 16 aziende che operano nel campo della subfornitura nel settore meccanico, che sono approdate a quest’alleanza per razionalizzare le attività di progettazione, co-progettazione, ingegnerizzazione e l’analisi di fattibilità di macchine industriali, la lavorazione e la fabbricazione di parti e componenti meccaniche ed elettriche, l’assemblaggio meccanico, il cablaggio elettrico e l’automazione industriale. Quali sono gli obiettivi? L’evasione degli ordini in tempi sempre più brevi, la riduzione dei costi e una personalizzazione dei prodotti e dei servizi sempre più spinta. Nel 1988 tre aziende di Ozzano dell’Emilia misero in comune servizi e tecnologia e crearono DI.CO. Service, con il compito di svolgere le funzioni amministrative e di gestione della produzione per tutti i nodi della rete. Nel tempo la rete si sviluppò e nel 2010 arrivò a contare 16 aziende con 270 dipendenti e un fatturato di 30 milioni. La rete copre tutte le funzioni produttive: progettazione, realizzazione di prototipi, componenti meccanici, montaggi ed assistenza. Ogni azienda rimane autonoma dal punto di vista produttivo. I vantaggi maggiori della rete sono rappresentanti dal mettere in comune i servizi amministrativi e finanziari, la logistica e gli approvvigionamenti, il marketing, l’accesso ai finanziamenti. Lo strumento della rete si è dimostrato vincente perché ha consentito di mantene-
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re l’occupazione e di intercettare nuove commesse. La rete consente di conciliare i plus delle piccole imprese: • capacità imprenditoriale; • flessibilità organizzativa; • potere contrattuale; • affidabilità e credibilità commerciale; • solidità finanziaria. La forza di DICO NET sta nel conciliare la capacità imprenditoriale e la flessibilità operativo-organizzativa delle piccole imprese con il potere contrattuale, l’affidabilità e la credibilità commerciale, ma anche finanziaria, di una media o grande impresa. La rete è suddivisa nelle seguenti aree: • l’Area DICO PROJECT, che raggruppa quelle aziende della rete che fanno progettazione, ideazione di prototipi, re-ingegnerizzazione progetti, sviluppo disegni e documentazione tecnica sia in ambito meccanico che elettrico;
Le aziende coinvolte nella rete “DICO NET” •• Metal Service Srl •• Di.Co. Service Srl •• Ervice Srl Gestioni meccaniche •• Itg Innovation Technology Group Srl •• Andi-Mce Srl •• Mdp Srl •• Mht Srl •• Innovando Srl •• Sicel Srl •• Mecdata Srl •• S.T. Cam Sas •• Trentino Engineering •• Trentino Engineering •• Cad Solution Srl •• Tecnomec Srl •• Cem Service Srl •• Di.comm Srl •• Dico solving Srl
• l’Area DICO MAKE, che raggruppa le aziende orientate alla costruzione di parti meccaniche a disegno: fresatura, tornitura, carpenterie metalliche e servizi di taglio materie prime; • l’Area DICO BUILD raggruppa quelle aziende che assemblano e montano gruppi meccanici e quadri elettrici, fino ad arrivare alla costruzione di macchine automatiche finite e funzionalmente collaudate; • l’Area DICO SERVE, che raggruppa quelle aziende che forniscono servizi di eccellenza sia ai nodi della nostra rete che al mercato esterno.
Stefania Eusebi Gruppo Sida eusebi@sidasrl.it Tel. 071.28521
campagna tesseramento 2013
Centro Direzionale Via Fioretti, 2/A - Ancona Tel. 071 22931 - Fax 071 2293230 info@confartigianato.an.it
Uffici Mandamentali
• CASTELPLANIO - Via del Commercio 3 Tel. 0731 811281 - Fax 0731 710559 maiolati@confartigianato.an.it • CHIARAVALLE - C.so Matteotti 104 Tel. 071 743215 - Fax 071 743216 chiaravalle@confartigianato.an.it
• ANCONA - Via Palestro 7 Tel. 071 502351 - Fax 071 50235230 ancona@confartigianato.an.it
• CORINALDO - Via S. Pietro 4 Tel. 071 7976067 - Fax 071 7977354 corinaldo@confartigianato.an.it
• FABRIANO - Via Di Vittorio 3 Tel. 0732 628196 - Fax 0732 629034 fabriano@confartigianato.an.it
• CUPRAMONTANA - Via Matteotti 8 Tel. 0731 780052 - Fax 0731 789698 cupramontana@confartigianato.an.it
• JESI - Via Pasquinelli 2/A Tel. 0731 239611 - Fax 0731 239636 jesi@confartigianato.an.it
• FALCONARA - Via del Consorzio 2 Tel. 071 9156033 - Fax 071 9156629 falconara@confartigianato.an.it
• OSIMO - Via M. Polo 94 Tel. 071 7230854 - Fax 071 7230806 osimo@confartigianato.an.it
• FILOTTRANO - Via Industria 1 Tel. 071 7220884 - Fax 071 7222117 filottrano@confartigianato.an.it
• SENIGALLIA - Via Chiostergi 10 Tel. 071 64690 - Fax 071 60265 senigallia@confartigianato.an.it
• LORETO - Via Bramante 41 Tel. 071 7500728 - Fax 071 7500727 loreto@confartigianato.an.it
Uffici Periferici
• OSTRA - P.zza S. Croce 4 Tel. 071 68573 - Fax 071 68685 ostra@confartigianato.an.it
• AGUGLIANO - Via L. Fagioli 1 Tel. 071 907959 - Fax 071 9942111 agugliano@confartigianato.an.it • ANCONA SUD - Via Fioretti, 2/A Tel. 071 22931 - Fax 071 2293254 anconasud@confartigianato.an.it • ARCEVIA - Via S. Giovanni Battista 23 Tel. 0731 97556 - Fax 0731 97475 arcevia@confartigianato.an.it • BELVEDERE OSTRENSE Corso Barchiesi 24 Tel. 0731 62310 - Fax 0731 62310 • CAMERANO - Via Martiri Libertà 10/A Tel. 071 732444 - Fax 071 732445 camerano@confartigianato.an.it • CASTELFIDARDO - Via Soprani 2 Tel. 071 7822210 - Fax 071 7822327 castelfidardo@confartigianato.an.it
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• OSTRA VETERE - Via SS. Crocifisso 2 Tel. 071 965068 - Fax 071 4608600 ostravetere@confartigianato.an.it • RIPE - Viale Umberto I - 27 Tel. 071 7959088 - Fax 071 7957384 ripe@confartigianato.an.it • SASSOFERRATO - Via Cavour 21 Tel. 0732 959331 - Fax 0732 770700 sassoferrato@confartigianato.an.it • SERRA DE’ CONTI - Via Ceresani 3 Tel. 0731 879778 - Fax 0731 711515 serradeconti@confartigianato.an.it • SIROLO - Via Spontini 5 Tel. 071 9331321 - Fax 071 9710244 sirolo@confartigianato.an.it
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DOSSIER: RETI D’IMPRESA
Best practice di successo: CILENTO Racconto di gusto L’elevata proliferazione e atomizzazione industriale, la prevalenza di aziende di piccole dimensioni, la scarsa capacità manageriale, l’imprenditoria a carattere familiare e conservativo, la bassa propensione all’investimento, i rari fenomeni di economie di scala e l’inefficiente gestione delle politiche commerciali rappresentano elementi diffusi che rischiano di rallentare la crescita e il posizionamento competitivo delle aziende del settore vitivinicolo nazionale. Quindi collaborare in rete diventa un’opportunità strategica anche per il settore agroalimentare
L
a globalizzazione dei mercati spinge la filiera vitivinicola a progettare e sperimentare nuovi modelli organizzativi e contrattuali, alternativi alle usuali forme cooperative e consortili. La rete, in questo senso, rappresenta un importante strumento di crescita, che permette di conservare l’indipendenza, continuando a competere e a collaborare nello stesso tempo. Occorre sfruttare e valorizzare l’elevato livello qualitativo e il forte carattere di tipicità del nostro territorio. Dato questo scenario, la Rete si presenta come una possibile risposta a tali criticità e si candida quale strumento di governo della filiera atto a migliorarne l’efficienza e assolvendo, quindi, sia ad una funzione assicurativa, accrescendo la stabilità degli scambi di fronte ad uno stato di incertezza, sia ad una funzione transattiva, riducendo i costi di struttura
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derivanti dalle relazioni istaurate tra le parti. Le imprese del Parco nazionale del Cilento hanno adottato la filosofia della rete e ne hanno colto l’opportunità. Infatti, nel luglio 2012 fu presentato il primo Contratto di Rete del Cilento, sub-regione montuosa della Campania, dichiarata dall’Unesco patrimonio dell’Umanità. Il Contratto di Rete “Cilento Racconto di gusto”, è stato siglato tra 20 aziende cilentane, che producono, commercializzano e promuovono prodotti derivanti da materie prime agricole con la volontà di riscoprire i sapori tradizionali spesso soffocati dalla globalizzazione dei mercati, preservandone e valorizzandone le antiche pratiche locali. I settori coinvolti sono quelli del vino, dell’olio, della pasta fresca e secca, del miele e delle confetture, dei prodotti caseari, dei salumi, dei liquori artigianali, dei prodotti da agricol-
tura biologica, dolciari e di quelli cosmetici naturali. Gli obiettivi del contratto? La valorizzazione e la promozione della conoscenza delle produzioni tipiche e di qualità del territorio di riferimento (DOP, IGP, vino DOCG, vini DOC e produzioni tradizionali), la sostenibilità del vantaggio competitivo e la commercializzazione in Italia e all’Estero dei prodotti locali. Il percorso che ha portato alla nascita del Contratto “Cilento Racconto di gusto”, si è sviluppato sfruttando da un lato l’occasione offerta dai rapporti internazionali legati all’azione del Sistema Cilento (agenzia di sviluppo locale), garante e facilitatore del contratto e promoter dell’evento “Gusto del Cilento”, tenutosi a Praga; dall’altro, la consapevolezza delle criticità con le quali le microimprese aderenti si trovano a convivere. La condizione strutturale in cui queste
Vista del golfo cilentano
operano, ha trovato nel contratto di rete una risposta concreta alle necessità e alle possibili opportunità di crescita. La condivisione di servizi e attività, al di là delle capacità e competenze di ciascuno, permette di agire sulla dimensione e sull’organizzazione aziendale, sulla cultura imprenditoriale, sulla capacità di espandersi verso nuovi mercati, sull’innovazione e sull’accesso al credito mediante sottoscrizione di intese con Confidi ed istituti bancari. Cinque le parole chiave: qualità, genuinità, integrazione ed equilibrio tra uomo e risorse naturali e rispetto dell’ambiente. Gli imprenditori cilentani coinvolti nel contratto intendono accrescere, individualmente e collettivamente, la propria capacità innovativa e la propria competitività sul mercato nazionale ed internazionale. Tra le priorità della loro
strategia, vi è la volontà di offrire un paniere agroalimentare tipico cilentano ed organizzare iniziative di divulgazione, promozione, informazione scientifica sul modello alimentare della Dieta Mediterranea. Il programma di Rete prevede inoltre: la promozione di attività di ricerca, tavoli tecnici, workshop, convegni, seminari di approfondimento; azioni di comunicazione e di marketing, ed iniziative in campo commerciale e distributivo, anche nell’ambito della cosiddetta “filiera corta”; il rispetto di linee comuni di marketing e packaging; la condivisione di un marchio comune; il rispetto di disciplinari e regolamenti che interessano la fase di produzione, trasformazione e logistica. Tra i più rilevanti vantaggi derivanti dall’appartenenza a questa rete vi è il raggiungimento di importanti economie di scala, grazie alla possibilità di
agire come gruppo di acquisto di materie prime e servizi. La rete, insomma, intende garantire complessivamente vantaggi alla propria organizzazione aziendale in termini di qualità, innovazione, economicità e competitività.
Silvia Pareo Area Finanza e Controllo Gruppo Sida s.pareo@sidagroup.com Tel. 071.28521
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sulla gestione firmata Cristallo del Ristorante della Club House del Cortina Golf: un’oasi di lusso dove trascorrere i momenti più spensierati o rilassarsi dopo un’emozionante sfida fra golfisti intrecciata su buche di rara complessità, circondati da un paesaggio ineguagliabile. Questo è un soggiorno al Cristallo. Q u e s t o è i l t o p . N a t u r a l m e n t e , a C o r t i n a . Ve n i t e a s c o p r i r e l e n o s t r e p r o p o s t e s u w w w. c r i s t a l l o . i t
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INCHIESTA
Il “Sanzio” resta di “interesse nazionale”, ma la partita la giocheranno i privati 146
L’Aeroporto delle Marche “Raffaello Sanzio”
Atteso da ben 26 anni, l’Atto di indirizzo per la definizione del Piano per lo sviluppo aeroportuale è stato varato nei giorni scorsi dal ministro Passera. Lo scalo marchigiano è “salvo”, ma la strategia nazionale prevede un progressivo ritiro della partecipazione pubblica di P. Duranti
I
l provvedimento – che recepisce gli orientamenti comunitari e gli indirizzi governativi e parlamentari – sarà ora inviato alla Conferenza permanente Stato-Regioni, per essere successivamente adottato con un apposito decreto. L’atto, tra l’altro, individua gli aeroporti di interesse nazionale. In Italia sono attualmente operativi 112 aeroporti, di cui 90 aperti al solo traffico civile (43 aperti a voli commerciali, 47 a voli civili non di linea), 11 militari aperti al traffico civile (3 scali aperti a voli commerciali, 8 a voli civili non di linea), 11 esclusivamente a uso militare. Al fine di ridurre l’attuale frammentazione si propone ora l’individuazione dei seguenti aeroporti di interesse nazionale: • Aeroporti inseriti nella Core Network (considerati di rilevanza strategica a livello comunitario): Bergamo Orio al Serio, Bologna, Genova, Milano Linate, Milano Malpensa, Napoli, Palermo, Roma Fiumicino, Torino, Venezia; • Aeroporti inseriti nella Comprehensive Network:
◦◦ Con traffico superiore a un milione di passeggeri annui: Alghero, Bari, Brindisi, Cagliari, Catania, Firenze, Lamezia Terme, Olbia, Pisa, Roma Ciampino, Trapani, Treviso, Verona; ◦◦ Con traffico superiore a 500mila passeggeri annui e con specifiche caratteristiche territoriali (unicità nell’ambito regionale o servizio a un territorio di scarsa accessibilità): Ancona, Pescara, Reggio Calabria, Trieste; ◦◦ Indispensabili per la continuità territoriale: Lampedusa, Pantelleria; • Aeroporti non facenti parte delle reti europee: ◦◦ Con traffico vicino al milione di passeggeri e con trend in crescita: Rimini. ◦◦ Destinati a delocalizzare traffico di grandi aeroporti: Salerno. Per questi aeroporti il Ministero prevede il mantenimento della concessione nazionale, mentre gli aeroporti non di interesse nazionale dovranno essere
trasferiti alle Regioni competenti, che ne valuteranno la diversa destinazione d’uso e/o la possibilità di chiusura. Da segnalare che non è prevista la realizzazione di nuovi scali. La nuova strategia nazionale auspica inoltre una “progressiva dismissione di quote societarie da parte degli enti pubblici”, per favorire l’ingresso di capitali privati, nonché il raggiungimento nel breve periodo di “adeguati livelli di patrimonializzazione” (che è una condizione necessaria per il rilascio della concessione totale). L’indirizzo potrà incidere fortemente sull’aeroporto marchigiano, visto che Aerdorica – la società di gestione – è posseduta per il 67 per cento da soggetti pubblici (in primis la Regione Marche). Il provvedimento favorisce anche la costituzione delle cosiddette “reti aeroportuali”, gestite da un unico soggetto al fine di poter servire lo stesso territorio con infrastrutture dedicate per tipologia di traffico (come ad esempio low cost, cargo, charter, distribuzione stagionale del traffico) e in un’ottica di ottimizzazione nell’acquisizione di servizi e beni, con ricadute positive in termini di economie di scala.
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LUCI DELL A RIBALTA
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L’Edipo di Elsa Morante ia Metella
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(1961), partic
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ursula
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aT ro o / Te
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Testo mai rappresentato prima, interpretato da un grande Carlo Cecchi nell’allestimento firmato da Mario Martone, con le musiche di Nicola Piovani. A quarantacinque anni da quando è stato scritto, in scena “La serata a Colono”, il “poema in forma di dramma” della straordinaria autrice. In esclusiva regionale ad Ancona, città sede dello Stabile delle Marche che ha coprodotto lo spettacolo di S. Coricelli
E’ Carlo Cecchi (ph Stefano Bardini)
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uno dei poemi che compongono “Il mondo salvato dai ragazzini”. Poema “in forma di dramma”, citando la stessa autrice. A quarantacinque anni da quando è stato scritto, è andato in scena per la prima volta lo scorso mese di gennaio al Carignano di Torino: un successo di critica e pubblico replicato all’Argentina di Roma, al Piccolo di Milano, al Marstall Theater di Monaco di Baviera. Tournée in Italia e in Europa, ultima data, dal 4 al 7 aprile in esclusiva regionale, alle Muse di Ancona, la città sede dello Stabile delle Marche che ha prodotto lo spettacolo insieme al Teatro di Roma e allo Stabile di Torino. Una “gemma dimenticata”, è stata definita: “La serata a Colono” è l’unica opera per il teatro di Elsa Morante, ispirata all’ “Edipo a Colono” di Sofocle, una riscrittura che si è rifatta anche alle altre tragedie del mito edipico, “Edipo re” e “Antigone”. Pubblicata in “Il mondo salvato dai ragazzini” (Einaudi, 1968), non era mai stata rappresentata prima. “Subito dopo l’uscita
ni
del libro, sia Eduardo De Filippo che Carmelo Bene pensarono di metterla in scena. A un certo punto ne nacque un progetto cinematografico, che avrebbe messo insieme Eduardo come Edipo e Bene come regista. Poi non se ne fece nulla”: Carlo Cecchi ha vissuto accanto alla scrittrice - cui è stato legato da un lungo e complesso rapporto di amicizia - il percorso dei diversi approcci nel desiderio di rappresentare il testo; “Negli anni ’70 altri primi attori volevano recitarlo, fra questi Vittorio Gassman. Ma ormai Elsa si era fatta restia”. In anni più recenti, lo stesso Cecchi aveva deciso di metterlo in scena, per poi rinunciarvi, frenato dalle “enormi difficoltà” che presenta lo scritto, “oltre alle quali, dovendolo affrontare nel doppio ruolo di regista e attore, si aggiungeva quella di dover recitare la parte lunghissima di un personaggio di difficilissima definizione e drammaturgicamente ambiguo”. Un vecchio cieco, pazzo, affetto da sindrome paranoica, in un profluvio allucinatorio di parole nelle corsie
rota
Teatro delle Muse di Ancona Dal 4 al 7 aprile La serata a Colono di Elsa Morante con Carlo Cecchi, Antonia Truppo, Angelica Ippolito e con (in ordine alfabetico) Giovanni Calcagno, Victor Capello, Salvatore Caruso, Vincenzo Ferrera, Dario Iubatti, Giovanni Ludeno, Rino Marino, Paolo Musio, Totò Onnis, Franco Ravera, Francesco De Giorgi (tastierista), Andrea Toselli (percussionista), regia e scene Mario Martone, musiche Nicola Piovani, fondale Sergio Tramonti, costumi Ursula Patzak, luci Pasquale Mari, suono Hubert Westkemper, aiuto regia Paola Rota, produzione Teatro Stabile di Torino/Teatro di Roma/Teatro Stabile delle Marche
Carlo Cecchi in “La serata a Colono” (ph Mario Spada)
Il Teatro delle Muse di Ancona
di un ospedale psichiatrico: è l’Edipo secondo Elsa Morante, l’uomo alla resa dei conti di fronte ai temi della colpa, del dolore, della morte, e che ora trova in Carlo Cecchi il suo magistrale interprete. La regia della pièce è di Mario Martone, trascorsi in cui la frequentazione della famiglia di Edipo è stata assidua: da “I sette contro Tebe” all’ “Edipo re”, all’ “Edipo a Colono”. “Tutti i temi che ho attraversato con questi spettacoli mi sembra che convergano ed esplodano nel mettere in scena ‘La serata a Colono’. Si tratta del testo più misterioso e inafferrabile che abbia mai avuto tra le mani, indefinibile già nella forma, trattandosi allo stesso tempo di un monologo, un poema, una commedia, una tragedia, un melodramma, una drammaturgia da grande avanguardia del ‘900, un testo dalla struttura poetica precisa e implacabile alla quale ci si deve affidare ad occhi
chiusi”: una sorta di “stella lontana ma luminosa”, commenta Martone, “di quelle che ai naviganti danno l’orientamento nella notte”. La messinscena ha cifra concettuale e visionaria, dove la parola si dilata nello sviluppare il dramma dei personaggi: il vecchio pazzo che si crede re Edipo, la figlia adolescente che lui chiama Antigone (una bravissima Antonia Truppo) e che ha “la grazia, l’innocenza e la pietà della saggezza naturale” senza entrare mai, spiega Cecchi, “nello spazio allucinato”. Quello in cui Edipo, sullo sfondo di un ospedale psichiatrico dove giunge legato su una barella, farnetica nei deliri dell’uomo tormentato, con squarci di veggenza. Un’interpretazione mirabile, tutta affidata ai registri vocali della recitazione: immobile, gli occhi avvolti in garze insanguinate, il ruolo di Cecchi è anche fisicamente arduo, per un’ora e
mezzo stretto da cinghie di contenzione e senza vedere niente. “La parte impone un’intensità e una concentrazione eccezionali”, per stesso dire dell’attore. In un viaggio dove, oltre al mito di Edipo e alla tragedia sofoclea, “risuonano altri echi e richiami culturali: la filosofia indiana, Hölderlin, la mistica Sufi, i poeti della Beat Generation”. La compagnia è formata da attori (tra i protagonisti Angelica Ippolito) che hanno recitato con Cecchi e anche con Martone; il coro, che nel testo è descritto come se fosse composto solo di voci, è fisicamente presente in scena: un coro di malati di mente. Di Nicola Piovani le musiche che accompagnano “La serata a Colono”, per cercare “sommessamente di illuminarne il senso ritmico”: come le ombre, esemplifica l’autore, “che a volte rendono più nitida la bellezza assolata di un’architettura”.
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CULTURA
Gli artisti di “Untitled_I will be there when you die ” al lavoro
Sciarroni e la giocoleria: un lavoro “scritto” con la vista “Untitled_I will be there when you die”: al suo sesto spettacolo prodotto dal Teatro Stabile delle Marche, l’artista performer è impegnato in una pratica anche coreografica sul passare del tempo, nata da una riflessione sull’arte di manipolare gli oggetti con destrezza. L’idea è spogliare quest’attività circense dagli stereotipi ed esplorarla in quanto linguaggio
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lessandro Sciarroni in prova a Dublino, alla Dance Ireland, per la creazione di “Untitled_I will be there when you die”, con recite in Italia e all’estero dal prossimo 17 luglio e per tutta la seconda parte dell’anno. Al suo sesto spettacolo prodotto dal Teatro Stabile delle Marche, Sciarroni è impegnato in una pratica performativa e coreografica sul passare del tempo che nasce da una riflessione sull’arte di manipolare gli oggetti con destrezza: la giocoleria. Il lavoro - secondo capitolo della ricerca che l’artista performer intende realizzare sui concetti di sforzo, costanza e resistenza (titolo: “Will you still love me tomorrow?”) - ha visto la formazione, da parte dello Stabile delle Marche, di un casting internazionale in Italia, tra Ancona e Santarcangelo di Romagna, e anche all’estero, a Barcellona. Gli artisti che lavoreranno
nello spettacolo sono Lorenzo Crivellari, Edoardo Demontis, Pietro Selva Bonino e lo spagnolo Victor Garmendia. Dopo aver affrontato i balli della tradizione popolare tipici dell’area bavarese e tirolese con “Folk-s” - che grande successo ha ottenuto nelle tante tappe europee toccate dal suo debutto in Archeo.S Festival la scorsa estate -, in questo nuovo lavoro Sciarroni evoca con il ‘toss juggling’ (lancio di oggetti) la fragilità dell’esistenza umana. Se “Folk-s” è una performance senz’occhi composta ad orecchio, seguendo il ritmo, “I will be there when you die” si presenta come un lavoro scritto con la vista. L’esibizione del giocoliere è costituita da diversi tipi di tiri di lancio (tricks). Le figure che si possono eseguire sono pressoché infinite, sia per varianti ‘fisiche’ che per le variazioni di schema giocato. Il passing è un modo
per giocolare in compagnia. È l’attività principale che viene svolta durante un incontro con altri giocolieri. L’idea è spogliare quest’arte circense dagli stereotipi cui viene comunemente associata ed esplorarla in quanto linguaggio. Prove dello spettacolo tra Dublino, Bassano del Grappa, Dro e Ancona, il lavoro è una produzione internazionale - Teatro Stabile delle Marche Corpoceleste_C.C.00# con la collaborazione di: Mercat de les Flors/Graner (Barcellona), Dance Ireland (Dublino), Comune di Bassano del Grappa – Centro per la Scena contemporanea e il sostegno di Centrale Fies e Santarcangelo 12·13·14 Festival internazionale di Teatro in piazza.
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CULTURA
artistico Il direttore o Micheli Francesc
Macerata Opera Festival: cartellone e cast 2013 Apertura con “Nabucco”, secondo titolo “Il Trovatore”: le firme, rispettivamente, di Gabriele Vacis e di Francisco Negrin. Omaggio a Giuseppe Verdi nel bicentenario della nascita. Il progetto di ricerca artistica dedicato a Benjamin Britten, con due nuove produzioni: “Sogni di una notte di mezza estate”, un grande viaggio nel mito di Shakespeare, conduzione e messa in scena di Francesco Micheli. E “Il piccolo spazzacamino”, capolavoro novecentesco del teatro musicale da camera, per la regia di Henning Brockhaus
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abucco”, “Il Trovatore”, “Sogni di una notte di mezza estate” e “Il piccolo spazzacamino” (“The Little Sweep”): sono le quattro nuove produzioni che caratterizzano la 49/a stagione lirica del Macerata Opera Festival, con la direzione artistica di Francesco Micheli. “Muri e divisioni” è il tema dell’edizione 2013, che prende il via il 19 luglio e termina l’11 agosto. Titolo d’apertura, il 19 luglio, è il “Nabucco” di Giuseppe Verdi (repliche 26 luglio - 2,4,9 agosto) con la regia di Gabriele Vacis; le scene e le luci sono di Roberto Tarasco. La parte di Nabucodonosor è affidata al baritono Alberto Mastromarino, già grande interprete verdiano al Metropolitan di New York; a lui si affianca il tenore lombardo Valter Borin nel ruolo di Ismaele. Zaccaria viene interpretato da Giorgio Giuseppini; il soprano Virginia Tola è Abigaille, mentre il mezzosoprano Gabriella Sborgi è Fenena. La direzione d’orchestra di Antonello Alemandi. Anche la seconda opera è di Giuseppe
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Verdi: “Il Trovatore” (prima il 20 luglio, repliche 27 luglio - 3,10 agosto). Il Festival intende così onorare il grande maestro di Busseto, cui dedica questi due titoli nel 2013, anno del bicentenario della nascita, ed anche la proposizione della cosiddetta Trilogia popolare (“Il Trovatore”, “La Traviata”, “Rigoletto”), articolata in tre anni. Il regista è il messicano Francisco Negrin, professionista di respiro internazionale. Le scene e i costumi sono di Louis Desiré, mentre il disegno luci è di Bruno Poet. Il bravo Aquiles Machado interpreta Manrico; il conte di Luna è il brillante e giovane baritono veronese Simone Piazzola, mentre Leonora è il soprano Susanna Branchini, che debutta nel ruolo. Un debutto è anche quello di Enkelejda Shkosa nei panni di Azucena; il basso Luigi De Donato nel ruolo di Ferrando. Il direttore d’orchestra è Paolo Arrivabeni. Il Macerata Opera Festival, dopo il successo del Festival Off, rafforza la sua attività di ricerca e propone un dittico su
Benjamin Britten, uno dei più grandi musicisti inglesi del XX secolo; il progetto di ricerca è composto da varie iniziative tra cui spiccano le due nuove produzioni. Proprio il Festival Off entra e contagia lo Sferisterio con “Sogni di una notte di mezza estate”, in scena l’8 agosto. Si tratta di un format innovativo di rappresentazione lirica, un grande viaggio nel mito di William Shakespeare. La commedia, che compone la magica saga del drammaturgo inglese, viene narrata attraverso le musiche composte da Britten e Mendelssohn. Sull’onda del fortunato “Flauto Magico” del 2012 al Teatro Lauro Rossi, questo nuovo progetto sperimentale vede la conduzione e la messa in scena di Francesco Micheli. Tra gli interpreti ci sono il soprano Carmela Remigio nel ruolo di Helena e Gabriella Sborgi in quella di Hermia. Il tenore Ladislav Elgr è Lisandro, il baritono greco Haris Andrianos è Demetrio, mentre un debutto di lusso è quello del basso Andrea Concetti nel ruolo di Bottom. La direzione
“Muri e divisioni” è il tema dell’edizione che prenderà il via il prossimo 19 luglio
Lo Sferisterio di Macerata
dell’orchestra è a cura dell’americano Christopher Franklin. Sempre di Britten è il quarto titolo: “Il piccolo spazzacamino” (29,30,31 luglio), capolavoro novecentesco del teatro musicale da camera concepito dall’autore proprio per avvicinare i giovani al mondo operistico; questo spettacolo sarà circuitato anche in provincia di Macerata. La regia è affidata all’esperto e visionario Henning Brockhaus, mentre per l’allestimento c’è la preziosa collaborazione dell’Accademia delle Belle Arti di Macerata. Brillante il cast dei cantanti: Giacomo Medici ricopre il ruolo di Nerone e quello di Tommaso, Silvano Paolillo quello di Clementino e Alfredo, Lara Rotili è la signora Bracco e Angela Bella Ricci è la bambinaia Rosa. Intorno a loro uno stuolo di bimbi, i cui ruoli sono affidati ai solisti del coro di voci bianche Pueri Cantores “D. Zamberletti”. La direzione è di Francesco Lanzillotta, romano, tra i direttori emergenti nel panorama musicale italiano.
Per le opere in cartellone il Festival si avvale della Form - Fondazione Orchestra Regionale delle Marche, del Coro Lirico Marchigiano “V. Bellini”, della Banda “Salvadei” Città di Macerata e del coro di voci bianche Pueri Cantores “D. Zamberletti”. Alle quattro nuove produzioni, che arricchiscono il patrimonio dell’Associazione Arena Sferisterio, si aggiunge il Festival Off. Il programma è composto da appuntamenti, tra cui la Notte dell’Opera il 1° agosto, che celebrano due importanti anniversari del 2013 - il bicentenario della nascita di Giuseppe Verdi e il centenario di Benjamin Britten - all’insegna dell’abbattimento di ogni muro e dell’azzeramento delle divisioni. A queste progettualità si affianca quella dedicata alle grandi voci nate in terra maceratese. Anche in questo caso si tratta di un percorso triennale. Il 2013 celebrerà Beniamino Gigli, tenore e attore di Recanati famoso a livello internazionale, che ha saputo portare la romanza lirica
nel mondo della musica popolare. Nel 2014 l’omaggio sarà ad Anita Cerquetti, soprano di Montecosaro, a consacrare l’edizione intitolata “L’Opera è donna”, mentre il 2015 verrà riservato al grande basso-baritono di Civitanova Marche Sesto Bruscantini. Infine, sul fronte balletto si rimarca un altro importante anniversario del 2013: il ventennale di Civitanova Danza. Il rapporto di amicizia e collaborazione artistica tra i due Festival verrà perciò potenziato. La stagione lirica è sostenuta da Comune e Provincia di Macerata, dalla Regione Marche, dal Ministero per i Beni e le Attività culturali, dalla Camera di Commercio di Macerata, dalla Fondazione Carima, dalla Società civile dello Sferisterio, dal main sponsor Banca Marche e dai major partner Apm e Gruppo Gabrielli.
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CULTURA
Mario Vespasiani, l’artista della quarta dimensione “Di me è stato scritto che sembro un pittore, monaco e samurai insieme” di A. Dachan
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envenuto sulle pagine di ML: quando è avvenuto il tuo primo incontro con l’arte? “Il primo incontro penso sia avvenuto nel momento in cui ho iniziato a considerare il tempo a disposizione come un dono più che un evento automatico da sopportare, da programmare o peggio, da consumare. Non saprei dire con esattezza quando ciò si sia verificato, ma visto che ero più o meno un adolescente, ne ho approfittato con tanto di entusiasmo e meraviglia. Detto questo, oltre ad una certa dose di fortuna - affinché si siano potute verificare contemporaneamente le giuste condizioni - e di sensibilità - per aver accolto la mia inclinazione - penso siano stati diversi i fattori che hanno contribuito a formare questa attitudine: il contesto familiare, l’area geografica, il sentimento spirituale, l’attrazione verso i colori. Elementi che tutti insieme hanno spinto in una certa direzione, quella della pittura, ossia verso quella dell’espressione dove l’interiorità e l’esercizio fisico sono racchiusi in una sola immagine alla volta fatta di sapere e abilità tecnica, intuizione e raffinatezza. L’incontro con l’arte di cui parli, lo considero più come momento in cui ho iniziato a cercare nella “follia” della dignità umana l’ispirazione che spinge ad andare avanti, fino a superare le aspettative. In un gioco di parole: dare senso, allenando i sensi, che sono un ponte tra noi, 154
la nostra individualità e la realtà esterna, ma anche un modo per entrare in contatto con la verità e strumenti per sviluppare al massimo la nostra capacità relazionale”. In questo tuo percorso artistico e umano, hai avuto un maestro o qualche artista che hai preso come riferimento? “La storia dell’arte è il mio appoggio, il lavoro quotidiano è la disciplina, vivere il presente il dovere, il cuore il mio riferimento. Ma dato che la storia che ci avvolge ci condiziona, bisogna essere capaci di fare il vuoto, per scoprire il proprio sé e per fare questo è richiesta una lucidissima capacità di sintesi, perché siamo dei contenitori di memorie e segni, di luci e ombre. La solitudine dell’opera d’arte è quindi una componente necessaria, da intendersi non distanza dal mondo circostante quanto concentrazione assoluta. Di me è stato scritto - anzi del mio procedere – che sembro un pittore, monaco e samurai insieme, descrizione che mi piace come il basmati e se è così dovrebbe valere anche riguardo all’efficacia di ogni parola che pronuncio, se riesce ad imprimersi nel lettore come un colpo di spada, più preciso che forte. Riguardo ai maestri non riuscirei ad indicare un nome sopra gli altri, in quanto sono innumerevoli gli autori dai quali ho appreso qualcosa di valido e sostanziale, non solo tra gli artisti. Alla fine l’insegnamento che ho tratto, qualunque sia stato
l’interlocutore è questo: cerca di essere grande nelle piccole cose, perché non sono solo le grandi imprese che ti faranno crescere quanto le virtù ordinarie che saprai affinare nella vita quotidiana e bada a non perderti nella negligenza delle cose ovvie”. Cosa esprimi nelle tue tele? Quali sono i tuoi soggetti preferiti? “Come un’antenna floccata filtro i segnali che arrivano dall’esterno e d’altro canto devo ricordare che l’uomo è mistero e non può essere definito solo attraverso ciò che pensa o fa, così come le cose sopravanzano i loro nomi in ogni opera si dovrà cogliere essenzialmente un evento da cui fluisce l’energia vitale. L’uomo ha in fondo bisogno di un’unica cosa che contiene tutto, ma deve prima imparare a riconoscere attraverso i suoi desideri e aneliti superficiali ciò di cui necessita e vuole davvero. Non ho soggetti preferiti perché la pittura è uno sguardo che riformula il mondo, sono un pioniere che si appropria di nulla ma che trova un tetto ovunque”. Fotografia e pittura, quali sono per te le differenze principali tra queste due modalità espressive? “La fotografia fino ad oggi è stata un mezzo per studiare a fondo i soggetti sia umani che naturalistici, per conoscerli meglio ed afferrare quei dettagli da esaminare e osservare con calma. La pittura
è invece espressione finale di un lungo processo che dall’intuizione arriva all’abilità tecnica, chiamata dai critici stile, da me allure perché non è fatta di solo mestiere, è selvaggia, istintiva, sensuale, imprevedibile. Con la mostra End of an era, in corso fino al 24 febbraio presso la IsailaGallery di San Benedetto del Tronto, presento per la prima volta scatti fotografici di grande formato anziché dipinti. Si tratta di un grande progetto sul nudo femminile - il quale in un lavoro di luci e ombre diventa simbolo e linguaggio originario – impiegando la fotografia come fosse uno strumento pittorico”. La quarta dimensione: ce ne vuoi parlare? “La quarta dimensione è un concetto molto ampio che abbraccia tutto il mio lavoro e si manifesterà in maniera sempre più netta nel corso del tempo. Dunque non è possibile racchiuderlo nello spazio di un’intervista, tuttavia posso indicare alcune significative tappe che, proprio sotto questo nome, hanno costituito (in forma ambiziosa e non presuntuosa) dei dialoghi diretti con alcuni grandi maestri dell’arte italiana, che ho sentito particolarmente vicini in un determinato momento della mia ricerca consoni a far comprendere, con le loro opere di fianco alle mie, tale prospettiva. La mostra che diede l’avvio a questa serie di eventi - di un’arte intesa come porta regale di attraversamento, come
evocazione del momento creatore, che è continuo – avvenne nel 2008 a dieci anni dalla mia prima personale e fu con Mario Schifano. Qui, cercai di mettere in risalto il colore e il gesto pittorico che contraddistinguevano il comune procedere, istintivo per l’approccio grintoso, per la carica vitale e mai prevedibile della pittura. Nel 2012 presso la Galleria Comunale d’Arte Contemporanea di Ascoli Piceno le mie opere si avvicinarono all’astrattismo lirico di Osvaldo Licini, in un momento in cui le mie tele, sempre meno figurative tendevano nel tratto pittorico alle soluzioni stilistiche più evanescenti ed essenziali indagate a suo tempo da Licini. Sulla linea colorista che scende lungo l’Adriatico nel 2012 ho presentato un dialogo in tre sedi con le pale d’altare di Lorenzo Lotto, il quale oltre ad essere stato uno dei più grandi interpreti, è anche colui che ha saputo rivoluzionare i codici del ritratto e la mostra si poneva di focalizzare l’attenzione sull’interpretazione psicologica e formale del volto, dalle espressioni comuni alle tensioni umane più profonde. Per l’evento ho collocato in alcune chiese delle Marche dove sono presenti i suoi capolavori, otto volti dipinti su tele ottagonali di grande formato, che esaminavano a distanza di cinquecento anni la forza delle espressioni e l’emotività di ciascuno sguardo. La quarta dimensione non ha dunque solo a che fare con il rapporto spazio tempo, quanto con un tipo di coscienza, in un tentativo
di portare lo sguardo all’eternità, fuori della storia per guardare gli avvenimenti sub specie aeternitatis. Credo in una dimensione superiore rispetto a quella che sperimentiamo normalmente, perciò dovremmo dedicarci alla comprensione di due fattori che, invece, regolarmente ci sfuggono: l’eternità e quel punto in cui il tempo la tocca, ossia il presente, perché solo in questi momenti si possono esperire gli effetti della realtà e della capacità di raggiungere la libertà vera”. A solo vent’anni hai fatto la tua prima mostra personale: cosa ha significato per te? “Ha significato impegnarsi ad agire per ciò che si ama, perché l’unico atto coraggioso e rivoluzionario è consacrare la propria vita alla ricerca appassionata del vero sé. Poi, vuoi mettere? Sentirsi artisti a vent’anni è qualcosa di straordinario, significa crescere senza mai perdere la spontaneità di bambino, significa essere integro e ribelle, vuol dire amare le persone al punto di avere la forza di lasciarle andare quando arriva il momento; per non appesantirsi o soffocarle. Con questa mentalità indipendente sono cresciuto ed oggi che ho 34 anni ho la giusta spavalderia di chi si sente forte per aver lavorato sul campo e su se stesso e per nutrire riconoscenza verso quelle persone che hanno creduto nel mio lavoro, dandomi fiducia in qualunque modo. Come un campo di grano maturo, sento 155
CULTURA che la linfa scorre con la pressione giusta, che c’è vita quindi gioia, nonostante le difficoltà e le inevitabili delusioni di chi mira in alto”. Molti critici si sono interessati alla tua opera, dedicandoti significative recensioni: quale ti ha colpito maggiormente? “Considero sempre un onore ricevere interesse e attenzione da parte di studiosi o di semplici appassionati che vogliono riflettere sul mio lavoro, quindi ogni scritto lo conservo con affetto e anche se non aggiunge qualcosa di inconsueto, magari accende un network o una provocazione inaspettata: alcuni hanno un’immediatezza spiazzante, altri riletti nel tempo hanno rivelato riferimenti più ampi, al punto da anticipare passaggi che avrei effettuato in seguito”. Cesare Catà ti ha indicato come “l’opposto di Warhol”: come definiresti la tua poetica pittorica? “Quali sono le due grandi potenze che governano l’universo? Essere e creare. Questa è anche la mia poetica. Parto dal fatto che si rappresenta e si viene attratti da ciò che ci somiglia. Che la pittura è uno strumento di conoscenza e meditazione, che avviene nel silenzio contemplativo, nel silenzio come azione. Che non è tanto una questione di inventare, quanto di affinare la capacità di guardare. Mangiare neve e vischio continuando a sperimentare, in relazione a quella sorgente originaria che c’è sempre, è dunque preferibile al programmare strategie di upgrading, di successo come un qualsiasi prodotto commerciale. In studio quando tento qualcosa, spinto da irrazionalità, follia istinto o qualunque nome lo si voglia chiamare non mi chiedo del risultato, anzi più sono insicuro, più sbatto il colore nel pignattino ad olio di gomito, più sento che sono sulla strada giusta. Le cose se sono nuove non hanno la possibilità di essere misurate o paragonate, non c’è un precedente, quindi non mi preoccupa se poi imbocco la parte opposta della corsia che seguono tutti, forse sarò meno visibile ma arriverò a conoscere e a fidarmi delle mie osservazioni personali. Mi basta sapere che gli esseri viventi devono generare cose ancor più viventi, che l’atto creativo ha senso se produce vita, quindi diverse possibilità di lettura, di relazioni, di sensibilità, di im-
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maginazione”. Com’è il tuo rapporto con le Marche? Quanto ha inciso sulla tua arte il contesto in cui sei cresciuto? “Il luogo dove sono nato, dove poi ho deciso di lavorare sento che possiede più degli altri che ho avuto modo di conoscere una componete peculiare, la stessa che ci porta a considerare nostro il profumo non appena apriamo la porta di casa o a riconoscere al buio, le curve della ragazza che ci incanta. Così come il mondo ha fame di nuova rinascita dobbiamo ripartire curando i nostri giardini, ponendoci in ascolto, fino ad entrare in relazione con qualcosa che supera l’io ordinario, facendoci medium e continuare il processo creativo universale. Se i colori del paesaggio si riflettono nelle mie tele, o se i volti sempre più multietnici degli abitanti appaiono nei ritratti con schiettezza è grazie ad una percezione nitida delle cose. Ci sarà forse qualcosa nell’aria? Non saprei, tuttavia mi mette in condizione di spogliare ogni soggetto, fino alle sue linee essenziali. Forme semplici dunque, primordiali, forse è proprio da questa eliminazione di orpelli superflui che può emergere il segno quale traccia concreta e visibile. Tale caratteristica di riduzione primaria della forma mi sembra tuttavia la costante dei grandi marchigiani, da Leopardi a Licini, da Mario Giacomelli a Gino De Dominicis. Ciononostante, dalle Marche non si parte: o si resta o si fugge come clandestini, infatti, non è mai facile lo spostamento senza traumi. L’esempio topico è l’aeroporto regionale - posizionato tra autostrada, ferrovia, mare e una bella raffineria petrolifera - il quale stimolerebbe più uno speciale su Discovery Channel sulle possibilità di salvezza in caso di atterraggio di emergenza, che un uomo qualsiasi a fare una partenza che non sia d’avventura. Tuttavia rischio, si deve decollare: così come le opere si muovono con le loro gambe tra gallerie e pareti di casa, al nostro ritorno le esperienze fruttificano e originano altre varietà in un territorio che appare immobile eppure diverso. Inutile dire che se uno ha idee chiare e volontà, le opportunità anche se non ci sono se le crea e seppur nella totale assenza di musei d’arte contemporanea e di circuiti culturali dove ritrovarsi e confrontarsi periodicamente, con il lavoro di questi anni ho dimostrato che si possono rea-
lizzare progetti ambizioni e stimolanti, di ampio respiro e insieme coinvolgenti per chi risiede in quell’area”. Come reagisce un giovane artista come te alle difficili dinamiche che sta vivendo la nostra società? “Pare chiaro che oramai tutti pretendano le cose sicure. Persino l’arte, complice il radicalismo del pensiero concettuale, lineare e critico - che oltretutto diffonde lamento e malcontento cerebrale, specie quando vuol convincere con la manfrina che tal tacchino in mostra è l’araba fenice - sta attraversando una fase di appiattimento e di ripetitività di contenuti. Mi chiedo come mai non ci si renda conto che tutto ciò non aiuta ad orientarsi, ma alimenta solo risentimento e sconcerto e non solo nel pubblico. La vita è, invece, un evento enorme, è abisso e vertigine, fragilissima e onnipotente mentre invece noi raramente condividiamo ciò che è vitale e centrale. Alle derive della società, rispondo col termine Agape usato nei vangeli e tradotto come carità, che significa anche compassione gioiosa per ogni essere umano, ma per me vuol dire contatto, sguardo abbacinante su ciò che più conta e su chi ce lo indica attraverso l’esempio. Ogni persona è responsabile delle altre persone, così porto con me l’odore dell’umanità che incontro, in modo che ogni volta che mi guardo allo specchio mi riconosco”. Quali sono i tuoi prossimi impegni artistici? “La cultura contemporanea – ma anche una buona fetta dell’informazione che ci viene proposta – appare tremendamente superficiale e disumana; a maggior ragione perseguo oggi con ostinazione quello che ho sempre fatto: sviluppare progetti per sentirmi parte del tutto, perché così come l’amore, l’arte è un processo di trasformazione fatto di slanci, attese e maturazioni. Per questo l’unico stile possibile vuol dire conoscenza e come ti poni nei confronti degli altri, perché questo è il vero lusso, che a differenza del recente passato, non dipende dal denaro ma dall’energia che mettiamo in circolazione. Fatto ciò, formato il carattere, ogni parola, ogni opera che libero sarà una scarica: un colpo, una vita. In qualunque luogo saranno accolti i prossimi progetti”.
Mario Vespasiani sullo sfondo delle sue opere
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A CASA DI
BENVENUTI A VILLA dei P R I O R I 158
A Monsampolo del Tronto, nell’Ascolano, sorge Villa dei Priori, una dimora storica, la cui costruzione (dal corpo centrale sino al primo piano), è antecedente al 1800. Due centenari cipressi sorvegliano l’accesso alla villa, posta lungo la Salaria, dalla quale un viale rettilineo, dopo una breve svolta, si diparte abbracciando un declivio piantato ad arbusti di olivo. La casa padronale sorge al culmine di una collinetta che domina la valle del Tronto, che fino a pochi decenni fa era caratterizzata da ordinate coltivazioni orticole che ne facevano un vero e proprio giardino. Villa dei Priori ha mantenuto il sapore delle antiche tradizioni agricole, quando le abitazioni che punteggiavano la vallata non assolvevano soltanto il ruolo di residenze di villeggiatura delle più importanti famiglie del patriziato ascolano, ma costituivano anche il centro amministrativo di estese proprietà terriere. La struttura architettonica della villa rispecchia una tipologia ricorrente nel piceno meridionale e si manifesta come la progressiva aggregazione di vari corpi di fabbrica ad un nucleo originario più antico. La parte centrale della dimora si estende su tre livelli e presenta una distribuzione simmetrica delle aperture centrate dall’imponente portone enfatizzato da una cornice centinata. Ai lati si sviluppano due corpi di fabbrica più bassi, che accentuano lo sviluppo longitudinale della facciata orientata verso meridione, secondo un impianto planimetrico assai frequente in tutto il territorio. Il secondo piano e le due ali laterali sono state aggiunte nel 1860 da Emidio Priori, quando fece la prima opera di ristrutturazione. Una seconda e più ampia ristruttura-
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A CASA DI
Attualmente Villa dei Priori ospita un elegante bed & breakfast dotato di sei camere esclusive, tutte arredate con i mobili originali; la biancheria è di lino tessuto a mano. Nelle vecchie cantine della villa si trova la Locanda di Assunta, un informale e accogliente locale dove riscoprire i gusti della cucina tradizionale.
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zione ha interessato tutta la villa (che ha una superficie di circa 1200 mq) nell’anno 2000, per un importo pari a 700.000 euro ed è stata realizzata da Marcello Priori, l’attuale proprietario. Va, infatti, ricordato che la residenza è sempre rimasta della famiglia Priori. Sul retro della dimora si sviluppa il giardino, caratterizzato da un piazzale semicircolare delimitato da alcune centenarie piante di pino e tenuto oggi a prato, ma forse un tempo caratterizzato da un parterre con aiuole e fiori. La tipica tessitura muraria mista della villa evidenzia il tono rustico della costruzione usata come residenza di caccia e gli interni, dopo i restauri portati a termine di recente, confermano questa impressione; un ampio cucinone con focolare propone alle pareti una ricca collezione di antichi rami, stampi di varia foggia e pentole che costituivano il prezioso tesoro delle massaie picene, fiere della quantità e della lucentezza di rami appesi nelle proprie cucine. Per info: Via Salaria, km200, 63030 Monsampolo (AP) Tel: 340/3969125 - 335/8164979 www.villadeipriori.it
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VIAGGI
A cura di Maraviglia viaggi www.maravigliaviaggi.it
PER STACCARE LA SPINA
SOLUZIONI MID BREAK
SOLUZIONI LONG BREAK
Tour dell’ Andalusia Spagna
Antigua gioiello delle Piccole Antille
L’ Andalusia è la regione più calda e passionale della Spagna, lì dove nascono tutte le tradizioni più sentite dagli spagnoli, lì dove si svolgono le feste più caratteristiche e vivaci del paese, come la Semana Santa a Siviglia, la capitale della regione. L’Andalusia è la terra della magnifica Alhambra di Granada, l’edificio più famoso della Spagna, ma anche delle moschee e dei palazzi moreschi di Cordoba, del museo di Picasso a Malaga, delle spiagge della Costa del Sol e della Costa de la Luz, delle montagne della Sierra Nevada e dei suoi parchi. Un viaggio entusiasmante alla scoperta di un luogo ma ancor prima di uno stile di vita. Principali tappe del tour: Malaga/Ronda/Jerez de la Frontera/Siviglia/ Cordoba/Granada/Nerja/Malaga/Gibilterra/ Puerto Bonus/Malaga. Partenze in marzo da Roma Fiumicino Quote a partire da € 899 a persona Il pacchetto comprende: volo di linea, 7 notti in hotel di 4 stelle in mezza pensione, transfer da/per aeroporto, trasporto in pullman GT, guida accompagnante parlante italiano e guide locali, ingressi ai musei ed attrazioni.
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Tutto ebbe inizio nel 1493, quando Cristoforo Colombo, salpato da Cadice per il suo secondo viaggio, ordinò di far rotta un po’ più a Sud rispetto all’anno precedente. Ciò gli permise di raggiungere questa meravigliosa isola e di darle il nome della Chiesa di Santa Maria de la Antigua di Siviglia. Mare cristallino e ricco di vita, spiagge di sabbia bianca, hibiscus, orchidee, bambù giganti, palme da cocco e le storiche rovine della base navale dell’ammiraglio Horatio Nelson. Antigua conta ben 365 spiagge, una per ogni giorno dell’anno, ma, credete, la spiaggia è solo l’inizio…. Partenze in marzo da Milano Malpensa Quote a partire da € 1950 a persona Il pacchetto comprende: volo charter, 7 notti in all inclusive in Hotel***Superior
info su: www.maravigliaviaggi.it Tel. 071 206402
LE PROPOSTE WEEKEND DI MARAVIGLIA A DUE PASSI DA CASA v
Fascino di antichi manieri Per chi ama la storia e il fascino di antichi manieri una proposta che unisce la suggestione di una dimora storica a note di relax e gusto. Uscite di notte a guardare le stelle, circondati da montagne incantate e inoltratevi di giorno alla scoperta di rocche e castelli sapientemente distribuiti sul territorio dall’abilità strategica dei Da Varano, signori rinascimentali di Camerino. Da non perdere Rocca D’Aiello, ancora oggi abitata, il Castello di Lanciano o l’austera Rocca da Varano da cui tutto ebbe origine. Il pacchetto comprende: 1 notte in suite Rosa Beri con idromassaggio • 1 cena di 2 portate e contorno dal menù del giorno, calice di vino incluso da 69 euro a persona, Camerino (MC)
All’ombra della Rocca Una buona occasione per scoprire uno dei borghi fra i meglio conservati delle Marche, la cui conformazione urbanistica ricorda la città come “corpo vivente” teorizzata da Leonardo da Vinci. E’ sufficiente passeggiare in piazza per respirare aria di storia, costantemente accompagnati dal profilo austero della Rocca Roveresca, capolavoro di architettura militare del Rinascimento. Non dimenticate di gustare i piatti della tradizione locale: piatti al tartufo o tacconi allo sgagg, un delizioso condimento a base di lardo e aglio fresco. Il pacchetto comprende: 1 notte in BB presso Hotel Ristorante La Palomba• 1 cena di 2 portate e contorno, bevande escluse • biglietto d’ingresso alla Rocca da 69 euro a persona, Mondavio (PU)
Un week end coccolati tra gusto e relax La primavera è voglia di giornate all’aria aperta e scoperta di luoghi vicini e inesplorati. In questo periodo vi consigliamo di vedere Torre di Palme abbarbicata su uno sperone roccioso e rivolta al mare con il suo suggestivo centro storico -, magari come tappa intermedia verso la splendida Fermo. Sistemazione in pieno centro per un delizioso BB con ristorante annesso... una cena che vorreste non finisse mai. Il pacchetto comprende: 1 notte in BB con ricca colazione • 1 cena completa, bevande escluse c/o Jemo a lu Fucarò da 69 euro a persona, Torre di Palme (FM)
Pasqua tra i vigneti del Lacrima A Pasqua scopri l’incanto di una terra generosa di antiche tradizioni mai dimenticate. Nelle terre del pregiato vino rosso Lacrima, circondati da vigneti e uliveti, è possibile scoprire gli autentici sapori delle Marche e trascorrere momenti di pace e serenità. Il pacchetto comprende: 3 notti in BB presso Shanti House dal Mago • pranzo di Pasqua presso il Ristorante Dal Mago con menu speciale (comprensivo di antipasto, primo, secondo, contorno, dolci) bevande incluse (acqua, vino, caffè) • visita dell’azienda vinicola Q33 di Morro D’Alba con degustazione guidata del pregiato vino rosso Lacrima • visita dell’azienda agricola Collenobile di San Marcello con degustazione guidata di olio extra vergine d’oliva • pic nic di Pasquetta nell’ampio giardino dell’hotel con prodotti tipici locali e dolci fatti in casa da 173 euro a persona, Torre di Palme (FM)
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VIAGGI
I VIAGGI DI MICHELA M
iei cari lettori, la primavera è alle porte e mai come ora viene la voglia di andare a scovare luoghi inesplorati. Per questo vorrei condurvi nell’entroterra della bella città di Senigallia, nel territorio delimitato dal corso dei fiumi Misa e Cesano, lungo un itinerario che ho percorso tante volte e che in ogni occasione mi offre qualcosa di nuovo da scoprire. Ricordo quella volta che ho deciso di portare con me un’amica francese appassionata di archeologia romana. Siamo partite da Senigallia nel primo pomeriggio dopo un light lunch da Anikò, dello chef stellato Moreno Cedroni. Che faccia ha fatto la mia amica di fronte all’originalissimo menù, ma già pochi minuti dopo si leccava i baffi e sorrideva rassicurata. La nostra prima tappa nell’interno è stata Ostra, con la sua cinta muraria medievale e i bei palazzi gentilizi. Abbiamo ansimato a lungo tra gli stretti vicoli salendo e scendendo senza sosta, per poi dirigerci a valle verso la zona archeologica romana delle Muracce. E’ difficile immaginare lo splendore di Ostra antica passeggiando tra le poche
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vestigia rimaste. E’ vero, il paesaggio coltivato è bellissimo e gli fanno da cornice i borghi medievali di Ostra e Ostra Vetere, ma Cecile, la mia amica francese, mi è sembrata un po’ delusa. Per questo ho deciso di mostrarle qualcosa di originale proprio lì vicino: una casa di terra cruda e paglia tipica dell’architettura povera marchigiana, perfettamente restaurata e molto simile ad una casetta del presepe di quando ero bambina. Poi, per rendere felice la mia ospite, ho fatto una deviazione verso Castelleone di Suasa per una visita alla Domus dei Coiedii, una villa romana del I secolo d. C, racchiusa nel Parco archeologico di Suasa. Lungo la strada, l’abitato di Corinaldo ha rapito la nostra attenzione: un grande borgo murato perfettamente conservato con porte e torri a delimitare il centro storico. Peccato aver tralasciato una visita più approfondita per raggiungere in fretta la meta prefissa. “Merveilleux”, ha esclamato Cecile - dimenticando di essere in terra marchigiana - di fronte ai mosaici della domus che abbiamo percorso in lungo e in largo. Abbiamo concluso la nostra gita fuori-
porta a Serra de’ Conti, zigzagando tra le stradine del centro storico e visitando il Museo delle arti monastiche “Le stanze del tempo sospeso”, un’ esposizione di materiale proveniente dal convento di Santa Maria Maddalena, fulcro per secoli della vita serrana. Cuffie alle orecchie e via, verso un vivace percorso audioguidato tra oggetti della vita quotidiana e stralci di vita vissuta dalle Clarisse, una vita praticamente immutata per tre secoli. Nel frattempo il sole tramontava, colorando di rosso i campi e i borghi sparsi come perle sul territorio; così, stanche e felici, abbiamo deciso di tornare verso casa.
Scrivi a: m.rossi@maravigliatravel.it I racconti e le foto più belle saranno pubblicati
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DOVE MANGIARE:
DOVE DORMIRE:
Aniko – Salumeria Ittica Piazza Saffi, 10 60019 Senigallia (AN) T. 071 793 1228
Country House Finis Africae S.P. Sant’Angelo, 155 60019 Senigallia (AN) T. 071 662501
Trattoria La Vittoria Via Gramsci, 28 60010 Ostra (AN) T. 071 7980406
Hotel Il Giglio Via del Corso, 8 60013 Corinaldo (AN) T. 071 67686
Ristorante Coppetto Via Coppetto Vaccarile, 5 60010 Ostra (AN) T. 071 7986942
Infinito Country House Via Fornace, 4 60030 Serra De’ Conti (AN) T. 0731 879424
Coquus Fornacis Via Fornace, 7 60030 Serra De’ Conti (AN) T. 0731 878096
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ITINERARI DEL GUSTO
ITINERARI DEL GUSTO ENOTECA UE Via Borgo da Mare, 83 – Monteprandone (AP) Tel. 073562153 www.enotecaue.net Un piccolo tempio del gusto, arredato finemente, intimo, caldo e accogliente, con bella musica e grande ospitalità. Deliziose le creazioni dello chef, con prodotti di alta qualità, abbinate ad un’ottima scelta di vini. Questo locale è perfetto per dialogare e insieme compiacere il palato, perfetto per la coppia o con gli amici. Da non perdere l’insalatina rossa con semi misti e olive nere, i crostini al baccalà e il tortino di carciofi su un letto di crema al tartufo. Un ultimo consiglio: ricordatevi di prenotare, il locale ha, infatti, 25 posti.
OSTERIA DEI SEGRETI Contrada Verdefiore, 41 – Appignano (MC) Tel. 0733 57685 www.osteriadeisegreti.com Ampie sale dove scoprire i sapori dell’autentica cucina marchigiana condita con un pizzico di innovazione. L’Osteria è il fiore all’occhiello dell’omonimo agriturismo, una bellissima struttura immersa nel verde delle colline marchigiane con una vista mozzafiato Da non perdere l’antipasto misto, praticamente un pasto completo, oppure i fegatini di maiale alla sapa, e la polenta con il baccalà: il tutto accompagnato da ottimo vino.
VINCANTO Via Federico Conti 2 – Jesi (AN) Tel. 073153028 www.ristorantevincanto.it Un’ottima occasione per gustare pesce lontano dal mare nella bella cornice del centro storico di Jesi. Il locale è intimo, perfetto per una cena romantica in un’atmosfera raffinata ed elegante in cui la cordialità è una filosofia. Da non perdere il menù degustazione pesce: freschissimo e presentato con grande cura, da abbinare ad assaggio di pani tutti diversi e ad un calice di ottimo vino.
MAIALE VOLANTE Località Fonte Antica, 17 - Cingoli (MC) Tel.0733 604687 www.maialevolante.it In un ambiente spazioso e luminoso, rigorosamente creato nel rispetto della natura, la possibilità di gustare salumi che si sciolgono in bocca accompagnati da pane fatto in casa e da bocconcini di pane ai grasselli tipici della cucina marchigiana. Il menù è fisso e varia ogni settimana in base alla disponibilità di materie prime e viene portato in tavola con accompagnamento di vini locali. Si cena con il sottofondo perfetto di musica mai invasiva.
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Villa La ttanzi pr es enta:
I Sentieri del Gusto nelle Marche
22 MARZO Questione di stile:
Pecorino e Passerina o Verdicchio Cena menu di pesce con degustazione di vini 40 Euro
12 APRILE Bollicine di marca:
4 Spumanti per 4 Territori Marchigiani Cena menu di pesce con degustazione di vini 40 Euro
26 APRILE Assaggi di vino: 7 Vendemmie di Cambrugiano La verticale dell’anno
30 Euro
PER INF O E P R E N O TA Z IO N I : 0 7 3 4 .5 3 7 1 1 Torre di Palme, Fermo (FM) 63900 Contrada Cugnolo, 19 -
- www.villalattanzi.it - info@villalattanzi.it
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APPUNTI IN AGENDA
Cosa facciamo di bello stasera? Quante volte vi sarete posti questa domanda… ML ha pensato a voi selezionando una rosa di iniziative culturali, d’intrattenimento, sportive e musicali davvero imperdibili!
Oscar e la dama in rosa
Amanda Sandrelli il 26 marzo a Civitanova Marche Da un piccolo capolavoro della letteratura un monologo di parole e musica. In programma il 26 marzo al Teatro Cecchetti di Civitanova Marche “Oscar e la dama in rosa”, dal libro di Éric-Emmanuel Schmitt (autore del successo “Monsieur Ibrahim e i fiori del Corano”) per la regiia di Lorenzo Gioielli. Amanda Sandrelli interpreta Oscar, il bambino malato di leucemia che, grazie all’amicizia con Nonna Rosa, una volontaria dell’ospedale in cui è ricoverato, vive in dodici giorni dodici anni della sua vita. Musica scritta da Giacomo Scaramuzza, quattro musicisti in scena con Amanda Sandrelli, che, con la sua voce e un pigiama, parla con Dio attraverso Oscar, e racconta uno spaccato che appartiene a tutti: il confronto con la caducità dell’esistenza, con la malattia e con la morte. Per info: www.amatmarche.net
Tosca e Marco Sollini, che coppia
“La Fiabola di Virginio e Virgilio” il 28 aprile ad Ascoli Piceno E’ una favola scritta dal marchigiano Piergiorgio Viti e per l’occasione intrecciata a musiche pianistiche scritte ed eseguite da Marco Sollini. Saranno le sue musiche, infatti, ad accompagnare “La Fiabola di Virginio e Virgilio”, di scena il 28 aprile al Teatro Ventidio Basso di Ascoli Piceno (ore 17.30) nell’ambito della rassegna dei “Concerti aperitivo del Carlino”. Il testo, scritto dal giovane giornalista e poeta Viti, sarà declamato dall’attrice - cantante Tosca. Si tratta di una prima assoluta, un lavoro creato per coinvolgere grandi e piccini attraverso la storia dei due gemellini, Virginio e Virgilio, che, con le loro disavventure fantastiche, terranno tutti col fiato sospeso fino all’immancabile lieto fine. Per info: www.ilrestodelcarlino.it/concerti_carlino
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“Furlo Jazz Award” a DANIELE Di Bonaventura
In concerto con la Form il 13 aprile ad Acqualagna L’appuntamento rientra nella rassegna “Jazz in provincia”, organizzata dall’assessorato alla Cultura della Provincia di Pesaro e Urbino e dal “Fano Jazz Network” (in collaborazione con i Comuni coinvolti) ed è fissato per il 13 aprile al Teatro Conti di Acqualagna (ore 21.15), dove, in collaborazione con l’assessorato alla Cultura del Comune e l’associazione musicale Acqualagnense, si terrà la IV edizione del “Furlo Jazz Award”, premio ai migliori musicisti marchigiani, che quest’anno sarà consegnato a Daniele Di Bonaventura. A seguire il concerto di “Daniele Di Bonaventura Meets Form” dal titolo “Viaggio Mediterraneo”, suite per bandoneòn e orchestra con lo stesso Di Bonaventura al bandoneon e la Form, l’Orchestra Filarmonica Marchigiana. Per info: tel. 0721 803043; www.fanojazznetwork.it
Il Tiziano anconetano alle Scuderie del Quirinale
Tra le opere Pala Gozzi e la Crocefissione della Chiesa di San Domenico Mostra monografica dedicata a Tiziano alle Scuderie del Quirinale. Tra le opere esposte figurano anche la Pala Gozzi (nella foto) e la Crocefissione della Chiesa di San Domenico giunte da Ancona. Visitando la mostra sarà possibile ripercorrere i tratti salienti dell’inarrestabile ascesa del grande artista italiano e, attraverso molte opere della sua lunga attività, individuare le tappe fondamentali della sua evoluzione artistica. In questo senso le opere anconetane risultano fondamentali. Attraverso confronti iconografici - tra i molti, emblematico, quello tra la Crocifissione della chiesa dei domenicani di Ancona, il Crocifisso dell’Escorial di Madrid e il frammento di Crocifissione oggi alla Pinacoteca Nazionale di Bologna – sarà possibile ben distinguere lo sviluppo compositivo del grande artista. Le opere resteranno a Roma fino al 16 giugno, termine della mostra, per poi rientrare ad Ancona. Per info: tel. 06 39967500; info.sda@palaexpo.it
Amici della Musica, Dillon e Torquati in una prima esecuzione
Al Teatro Sperimentale di Ancona l’11 aprile Il prossimo appuntamento nella Stagione concertistica degli Amici della Musica “Guido Michelli” è l’11 aprile al Teatro Sperimentale di Ancona (ore 21) con Francesco Dillon al violoncello ed Emanuele Torquati al pianoforte. Nel programma: Schumann: Tre Romanze Op. 94 per violoncello e pianoforte; Ronchetti: “Ravel Unravel. Action concert piece” dal Concerto per la mano sinistra di Maurice Ravel, 2013; musica di Lucia Ronchetti, testo di Eugene Ostashevsky, drammaturgia di Lucia Ronchetti e Guido Barbieri, voci e performance di Dillon e Torquati, prima esecuzione assoluta (commissione d’opera Amici della Musica di Ancona, Accademia Filarmonica Romana, MiTo, Amici della Musica di Modena e music@villaromana di Firenze in occasione del cinquantesimo compleanno della compositrice); Šostakovič: Sonata per pianoforte e violoncello in Re minore, Op. 40 Per info: 071 2070119; www.amicimusica.an.it
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à porter
Giampaolo, l’ultimo sorriso
E
rano queste le pagine in cui ospitavamo ogni mese l’articolo di Giampaolo Baiocco. E ogni mese lui ci sorprendeva con consigli e proposte sulla moda, la sua grande passione. Scriveva con fluidità, con la stessa ironia e lo stesso spirito positivo con cui affrontava la vita. La sua vita che si è spezzata troppo presto, a solo quarantasei anni, strappandolo all’affetto di chi lo amava, della famiglia, degli amici e colleghi. Giampaolo ci ha lasciato in punta di piedi, lui che ha vissuto sempre con intensità, viaggiando da un capo all’altro del mondo e collezionando successi, ma facendo ogni volta ritorno a casa, nelle Marche, terra che amava profondamente. Tutti ricordano il suo esordio, ancora giovanissimo, a “Radio Osimo” come deejay; poi il desiderio di scoprire il mondo lo ha portato in Florida, dove ha studiato, fino a diventare un affermato stilista. Ha disegnato per importanti brand del firmamento internazionale, portando nel mondo del lavoro la sua eleganza e la sua delicatezza, oltre al grande amore che aveva per i dettagli. Giampaolo riusciva ad avere una parola gentile verso tutti, facendosi ben volere ed apprezzare anche per questo, da Parigi al mondo patinato delle sfilate in Italia, paese dallo skyline mediterraneo dove la sua sensibilità per il gusto era diventata la “cifra” della sua moda mare, il mare che tanto amava. Stilista di alcune griffe della moda, anche art director della Vilebrequin, alle giornate del Pitti si era fatto recentemente notare per la sua ultima collezione. Costumi da bagno in cui plasmava i suoi orizzonti: il mare, il sole, l’estate erano nel suo dna. Ci piace salutarlo con un sorriso, perchè lo vogliamo ricordare così com’era, ottimista e speranzoso.
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tendenze
In Terrazzo a cura di
D
SG life style
a sempre considero i terrazzi, i balconi e qualsiasi piccolo o grande spazio all’aperto annesso alla casa, come se fossero vere e proprie stanze dell’appartamento, da arredare con la stessa cura e attenzione che si dedica al living o ad una camera. Sono avvilenti i balconi utilizzati alla meglio come ripostigli all’aria aperta, con cose di vario tipo accatastate al muro esterno, perché, se proprio non c’è spazio in casa, si può comunque trovare una soluzione disgiunta di rimessa che sia allo stesso tempo funzionale e gradevole da vedere. Per esempio, si possono usare diverse tipologie di cassapanche in legno da esterno, piuttosto che cubi che allo stesso tempo fungano da contenitori, piano di appoggio per vasi e piante e che, all’occorrenza, fungano anche da sedute. Prima di decidere come arreda-
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re lo spazio esterno alla casa penso sia necessario fare una riflessione su come vogliamo utilizzarlo. Immaginiamo una specie di giardino pensile, oppure uno spazio da usare con il bel tempo per il pranzo o il relax, piuttosto che il nostro piccolo orto di città, o il posto migliore dove piazzare piante decorative o piccoli alberi che fungano da protezione e tutelino la nostra privacy fuori dalle nostre finestre, perché no, al posto dei tendaggi se la stanza ha bisogno di più luce. Vale tutto, purché sia commisurato alla superficie disponibile, coerente con le condizioni climatiche stagionali di dove siamo e soprattutto con la nostra volontà e con il nostro tempo per seguire e curare ciò che abbiamo desiderato prima e poi realizzato. Balconi stretti e poco praticabili possono essere arredati con soluzioni semplici
ma efficaci: per esempio con piante da vaso piccole agganciate su supporti verticali così che non ingombrino la superficie calpestabile. Esistono anche vasi rigidi o morbidi sacchi “ doppi “ che si appoggiano come una sella a cavallo del bordo del balcone, così da avere il verde sia sul fronte esterno, che verso la casa. Per i minimalisti, si può pensare ad un solo vaso basso e lungo, con erba o muschio pari al bordo, o a un vaso grande, ma sempre unico, con una pianta che si sviluppi ad albero (senza arrivare a grandi dimensioni). Per i più rigorosi, invece, vasi da scegliere magari seguendo il leitmotiv della casa, come se l’esterno fosse un prolungamento degli arredi interni, e, sempre con questo criterio, inserire una panca in metallo, una sedia legno più metallo,
uno sgabello di plastica trasparente e nient’altro. Se un balcone o un minimo terrazzo a tasca è protetto da una parete, invece che da ringhiere o vetri, si può immaginare di costruire una piccola seduta in muratura su cui appoggiare cuscini di uguale dimensione, per godersi un momento di relax e di lettura; o come appoggio rialzato per piante da fiori, che, disposte su due livelli, danno maggior movimento e pienezza. Se, invece, disponiamo di un vero e proprio terrazzo con un discreto spazio da utilizzare, non è male differenziarlo sia come zone dedicate, che come livelli, per avere una visione non piatta e più architettonica. Per creare più livelli, basta semplicemente prendere vasi di diverse altezze e dimensioni abbinati a piante sia alte che basse, o utilizzare pallet di legno o pan-
che a tre ripiani come gradini, che spesso usano i fioristi per esporre le piante. In questo modo diamo movimento all’esterno e tridimensionalità, delineando una specie di orizzonte più articolato, definendo perimetri di solo verdi alternati a settori più usufruibili per la colazione, il caffè e l’esposizione al sole. Riflessione necessaria anche sulle piante da scegliere: consiglio la praticità e soprattutto la concreta possibilità di veder crescere e far durare nel tempo le piante. E’ difficile pensare di far adattare piante difficili e molto delicate o che necessitano di grande manutenzione. Al fine di evitare sforzi vani e delusioni, meglio utilizzare piante forti e adatte al luogo in cui ci troviamo. Per esempio, da noi, l’olivo è super resistente e non richiede cure particolari,
così come i cespugli di teucrium, che possono essere potati tutto l’anno e hanno una fioritura periodica, oltre a crescere a vista d’occhio. Così come le graminacee ornamentali che, messe in vaso, danno un bel movimento e a seconda delle stagioni hanno riflessi che vanno dal dorato in estate, al bronzo autunnale, al verde intenso di primavera. La primavera, appunto, è in arrivo e se siete abituati a programmare il minimo indispensabile, è ora ormai di decidere cosa fare del vostro spazio esterno, perché non c’è stagione migliore per rinnovare la vostra parte di casa all’aperto.
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SALUTE E BENESSERE
La mastoplastica additiva E’ uno degli interventi chirurgici estetici più richiesti e diffusi: consiste nell’aumento o nel ripristino di volume di seno. “Le protesi moderne, in gel di silicone, mantengono per anni le loro caratteristiche, ma è la cute della paziente che può andare incontro a modificazioni”. Parola all’esperto: “Il secondo intervento, nella maggior parte dei casi più semplice e veloce del primo, normalmente produce un risultato migliore” di *Aldo. Cellini
L
a mastoplastica additiva, che consiste nell’aumento o nel ripristino di volume di seno, sia perché vi è una carenza di volume costituzionale o per la perdita e rilassamento dopo gravidanza o dimagrimenti, costituisce uno degli interventi chirurgici estetici più richiesti e diffusi. La donna male accetta una carenza di volume o un inestetismo a carico del proprio decolté. Si possono avere delle sindromi psicologiche che innescano complessi di inferiorità nelle più giovani e disagio a mostrare il proprio aspetto liberamente. Nelle donne che hanno allattato, poi, esiste la delusione di vedere il proprio seno, magari accettabile prima, essere rovinato dall’allattamento, spesso troppo prolungato. Qui ci preme però considerare un altro
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aspetto di questi trattamenti chirurgici, e cioè la sostituzione delle protesi in pazienti operate diversi anni fa. Le protesi moderne, in gel di silicone, mantengono per anni le loro caratteristiche, ma è la cute della paziente che può andare incontro a modificazioni, nel senso di rilassamento. Dopo gravidanze e appunto allattamenti, dopo dimagrimenti cospicui, e al riassorbirsi dell’adipe mammario, le protesi divengono insufficienti a riempire il volume così aumentato per cui dopo un numero variabile di anni può esserci la necessità di reintervenire. La sostituzione sta divenendo appunto sempre più richiesta dato l’alto numero di pazienti operate negli anni passati. Bisogna mettere in risalto soprattutto una cosa, il reintervento o sostituzione nella maggior parte dei casi è più sem-
plice e veloce del primo intervento. E’ sempre comunque tassativo passare da sovra a sottomuscolare, nei casi di protesi sottoghiandolare e molte volte bisogna aggiungere una mastopessi della cute, quando questa è in eccesso. Una cosa bisogna ribadire: normalmente il secondo intervento produrrà un risultato migliore del primo, sia perché il seno risulterà lievemente più grande (si può anche ridurre, comunque) ma anche perché le protesi nel frattempo sono migliorate costantemente sia come qualità, sia come disponibilità di profili e dimensioni, per cui si possono raggiungere risultati prima meno facili da ottenere. *Chirurgo estetico Bologna – Riccione – Pesaro Tel. 335/6652443 email aldocellini@alice.it
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CHEF
“
In ogni lavoro non è il sesso che fa la differenza, ma la persona e le sue capacità
Sabrina Tuzi Classe 1984 è stata l’unica marchigiana in gara al premio “Miglior chef emergente” di A. Siria 176
C
ome è avvenuto il suo incontro con la cucina? “Il mio incontro con la cucina è avvenuto grazie alla grande passione che avevo fin da piccola per il cibo e le sue preparazioni. Frequentando la scuola alberghiera qui a San Benedetto e facendo successivamente alcune esperienze nei ristoranti della zona ho potuto approfondire ulteriormente questo mio interesse”. Cosa ha significato per lei essere l’unica marchigiana in gara al premio “Miglior chef emergente” del centro Italia? Vuole raccontarci questa avventura? “Arrivare a Firenze per questa competizione, in rappresentanza delle Marche, è stata un’esperienza unica. Avevo anche una certa responsabilità, perché sapevo di dover rappresentare al meglio la mia regione. La gioia più grande è stata passare alla finalissima con due preparazioni che non solo avevano per me un grande valore affettivo, ma che rappresentavano al meglio gli ingredienti e le ricette tipiche locali. I piatti erano il ‘mio’ coniglio in porchetta e ravioli di caprino fermano con crudo di alici, acetosa e limone candito”. Anche in base a questa sua esperienza, quali sono le possibilità di emergere per un giovane chef? “Emergere nel panorama enogastronomico italiano di qualità oggi è piuttosto difficile, considerata la particolare situazione economica che di certo non aiuta. L’importante è credere nel proprio lavoro, farlo con passione, usare la materia prima locale e di stagione e mettere a frutto l’esperienza per creare un proprio stile”. Si dice spesso che i grandi chef siano tutti uomini: luogo comune, pregiudizio o realtà? “L’uomo in cucina è una realtà vec-
chia come il mondo, anche se ultimamente molte donne stanno emergendo con successo. Capita spesso che quando chiedono dello chef si aspettino un uomo, o che entrando in cucina diano per scontato che lo chef sia il mio collaboratore, solo perche è un maschio. Ce la sto mettendo tutta per trasmettere ai miei clienti un valore importante, ovvero che ogni lavoro non è il sesso che fa la differenza e rende migliori, né il ruolo che si ricopre, ma la persona e le sue capacità”. Vuole raccontarci una sua giornata tipo? “Passo la maggior parte del tempo in cucina per le varie preparazioni e per provare nuovi piatti. Poi ritaglio un po’ di tempo per me stessa, perché proprio quando mi rilasso un po’, magari viene in mente qualche nuova idea. Amo girare per mercati rionali e andare da piccoli produttori, alla ricerca delle materie prime migliori”. Qual è il suo piatto forte? “Non ho un mio piatto forte in particolare; amo soprattutto cucinare i primi e lavorare le carni. Mi piace anche rivisitare in chiave moderna le vecchie ricette della tradizione, ormai un po’ in disuso”.
Sabrina Tuzi con Luigi Cremona, ideatore del Premio miglior chef emergente a Firenze
In alto: gnocchi di verza porri e seppioline; in questa immagine il coniglio in porchetta
Se volesse sorprendere una persona cosa cucinerebbe? “Per un menù un po’ speciale non contano i piatti, ma come li prepari, perché se ci metti passione chi poi li consuma lo sente. Ecco, secondo me l’amore e la cura nella presentazione sono gli ingredienti segreti”.
Per info: Degusteria del Gigante via degli Anelli, 19 San Benedetto del Tronto (AP)
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OFFERTE DI L AVORO
a cura del Gruppo Sida di Ancona - www.sidasrl.it
> FUNZIONARIO COMMERCIALE Sida Group, per conto di dinamica azienda cartotecnica, in fase di costante espansione, localizzata in Centro Italia, dove è leader nella progettazione e produzione di packaging (astucci, scatole ed espositori da banco), con stampa offset per tutti i sett: FUNZIONARIO COMMERCIALE RIF: RU/FC Il quale avrà l’obiettivo di consolidare e sviluppare l’attuale portafoglio clienti raggiungendo i volumi di vendita stabiliti con la Proprietà nelle regioni che gli verranno assegnate. Si occuperà di: ••Garantire i risultati in termini di marginalità e fatturato stabiliti ••Gestire e sviluppare il Piano Vendita ••Gestire la trattativa e l’acquisizione dell’ordine ••Coordinare e sviluppare una rete agente /segnalatori Vogliamo entrare in contatto con giovani candidati dinamici di età compresa tra i 26-35 anni, che abbiano maturato esperienza di almeno 2/3 anni nel ruolo, con un forte orientamento al mercato e competenze in ambito marketing. Spiccate attitudini commerciali, organizzazione, problem solving e sensibilità economica completano il profilo ricercato. Costituisce requisito preferenziale aver maturato esperienza nel canale B2B. L’azienda prevede l’assunzione diretta con contratto a tempo indeterminato e prospettive di crescita professionale all’inter-
no della divisione commerciale. Si richiede la residenza nella provincia di Ancona. > 2 KEY-ACCOUNT Importante rivista marchigiana, specializzata nell’economia e nell’ impresa del territorio, con approfondimenti di cultura, arte moda, turismo e disign, per ampliamento della propria rete commerciale ricerca: 2 KEY-ACCOUNT Rif. GM/ML I quaLi, in accordo con il responsabile commerciale si occuperanno della gestione e dell’ ampliamento del portafoglio clienti in base alle zone assegnate (provincia di Ascoli e Pesaro) garantendo il raggiungimento del budget concordato. Vogliamo entrare in contatto con candidati/e con esperienza nel ruolo e che provengono prevalentemente dal mondo dell’editoria e/o da aziende di servizi. Ricerchiamo persone motivate, giovani, dinamiche, con spiccate doti relazionali e comunicative. Se interessati inviare cv a risorse.umane@sidagroup.com > CONSULENTI/FORMATORI, TEMPORARY MANAGER AREA INTERNAZIONALIZZAZIONE La Sida Group e GGF Group, aziende fornitrici di servizi di consulenza finanziaria, strategia, marketing e direct marketing, per il potenziamento della struttura e il lancio del progetto “SVILUPPO AFFARI INTERNAZIONALI”, ricerca: CONSULENTI/FORMATORI, TEMPORARYMANAGER AREA
INTERNAZIONALIZZAZIONE I candidati saranno inseriti nell’ambito della funzione internazionalizzazione, in qualità di formatori, consulenti, temporary manager. Il candidato ideale è un consulente in marketing internazionale e/o manager che ha maturato consolidata esperienza nello sviluppo delle vendite in mercati esteri e/o seguito operazioni commerciali o societarie con aziende estere e/o gestito progetti di delocalizzazione. I candidati saranno legati alla struttura con un rapporto professionale. La conoscenza della lingua inglese e la disponibilità di assistere le aziende in viaggi operativi all’estero, sono condizioni necessarie. I candidati ambosessi (L. 903/77) sono invitati a leggere sul nostro sito l’informativa sulla Privacy (D. Lgs. 196/03). Inviare CV con consenso al trattamento dei dati citando il riferimento QS/01, tramite e-mail (flavio.guidi@sidasrl.it) o fax. (071.2852245) a : SIDA srl Via I° Maggio 156 – 60123 ANCONA – tel 071.28521 > CONSULENTI FORMATORI mercati USA/INDIA/RUSSIA Sida srl, importante società di Consulenza e Formazione di Ancona, ricerca RIF: FDP/60 CONSULENTI FORMATORI - mercati USA/ INDIA/RUSSIA Si richiede un’esperienza consolidata nei mercati USA, INDIA e RUSSIA. I candidati possono provenire sia dal mondo accademico che da quello manageriale. L’esperienza di
Resident Manager costituirà titolo preferenziale. La disponibilità di rapporti e relazioni su detti mercati rappresenta un altro aspetto di rilievo. I candidati ambosessi (L. 903/77) sono invitati a leggere sul nostro sito l’informativa sulla Privacy (D. Lgs. 196/03). Inviare CV con consenso al trattamento dei dati citando il riferimento, tramite e-mail (f.depalma@sidasrl.it) o fax. (071.2852245) a : SIDA srl Via I° Maggio 156 – 60123 ANCONA – tel 071.28521 > DIRETTORE COMMERCIALE Azienda operante nel settore elettrodomestici per realizzare le strategie di sviluppo commerciale in Italia e all’estero ricerca : DIRETTORE COMMERCIALE Rif. PA\DC Il manager opererà alle dipendenze del Direttore Generale e sarà responsabile della definizione e realizzazione delle strategie di marketing e di distribuzione dei prodotti nei principali mercati europei. E’ richiesta una esperienza nel settore elettrodomestici , competenze di organizzazione aziendale , marketing , leadership , la conoscenza professionale dell’inglese . Sede di lavoro in provincia di Ancona. Se interessati inviare cv a risorse.umane@sidagroup.com
Gli interessati sono pregati di inviare dettagliato curriculum, con consenso al trattamento dei dati, citando in busta il riferimento a: SIDA S.r.l. Via I° Maggio - 60131 Ancona - Fax 071/2852245 - info@sidasrl.it - www.sidasrl.it Consenso: richieste di autorizzazione provvisioria alla Ricerca e Selezione del personale in corso, ai sensi del D.Lgs. 276/03. I candidati ambosessi (L. 903/77) sono invitati a leggere sul nostro sito l’informativa sulla Privacy (D. Lgs. 196/03).
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