ML8 Novembre

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CULTURA D’IMPRESA E DINTORNI NOVEMBRE ‘11 N°8 anno XVIII

180

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mlmagazine.it

economia.lavoro cultura.attualità stile.design

speciale

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Agroalimentare marchigiano: servono tecnici o manager?

DOSSIER

L’ARTE DI COMUNICARE

INCHIESTA Confindustria Fermo

perde i pezzi

Digitale Terrestre, il grande incubo

TENDENZE Dal mobile alle calzature

tra stile e comfort SPORT

è MARCHIGIANO IL CAMPIONE DEL MONDO DI TIRO A VOLO ISSN 20367589

9 772036 758002

10008 >

Andrea Visconti Tendenze e prospettive del mercato dei preziosi

“Perché un gioiello sia bello dev’essere realizzato esclusivamente con materiali di pregio”



SPECIALE AGROALIMENTARE LA TERRA COME L’ORO

Bruno Mezzetti

“IL NOSTRO AGROALIMENTARE SI SALVA SE PUNTA SULLA TECNICA”

L’identikit dell’impresa agroalimentare MARCHIGIANA

Cantina gremita per “Verdicchio 2.0” Blogger da tutta Italia a Casalfarneto Mangiare:

UN’ARTE O UNA SCIENZA? RISPONDE IL PRESIDENTE ABNI

Agronews

Qualità garantita dalle Marche

La qualità del cibo è qualità della vita

Conosciamo più nel dettaglio le ragioni di un marchio e le sue caratteristiche, che consentono al consumatore di individuare a colpo 3 d’occhio prodotti qualitativamente superiori, tracciabili e senza Ogm


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SOMMARIO

ALTO ARTIGIANATO

38 Paolo Mencarelli

UN’AUTENTICA PASSIONE PER IL CIOCCOLATO

INTERNAZIONALIZZAZIONE

42 Macroregione,

un altro passo avanti

CarloPalmieri

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energia 46 Energy Expo

energia sostenibile per casa e business!

imprese 52 Confartigianato Ancona un altro passo avanti

56 A Cat Impianti

l’appalto indesit per la sede di milano

AndreaVisconti

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VITA DA MANAGER

56 Maria Giuditta Politi

da genetista molecolare a manager dell’azienda di famiglia

QM- Qualità garantita delle Marche

28 MonicaGuerritore

Rubrica

19 L’editoriale di Flavio Guidi

PRIMOPIANO

20 Carlo Palmieri

COAL, UNA PASSIONE LUNGA 50 ANNI

COVERSTORY

22 Andrea Visconti

Manager della storica fabbrica di gioielli “giorgio visconti”, ci illustra il mercato dei preziosi in italia

CONTROCOPERTINA

28 QM - Qualità garantita dalle Marche

La qualità del cibo è qualità della vita

ilpersonaggio 34 Monica Guerritore

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LA MUSA DI STREHLER SI RACCONTA

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Anticipazioni Dulcuis in fundo, arriva dicembre Cari lettori, è già passato un anno da quando abbiamo celebrato con voi il bellissimo traguardo dei nostri primi 18 anni. Un anno intenso, pieno di novità, in cui ML si è confermato come mensile d’eccellenza e vi ha raccontato, con interviste, dossier, speciali e inchieste i fatti e i personaggi più importanti della regione. Stiamo per fare il giro di boa, avvicinandoci rapidamente al 2012 e, per salutare in bellezza i successi del 2011, stiamo preparando uno speciale davvero indimenticabile, con un contenuto luminoso, raffinato, esclusivo: declinato in tutte le sue sfumature, vi presenteremo uno speciale sul lusso. L’ultimo numero dell’anno sarà anche l’occasione per fare il punto su questioni di grande attualità come la situazione economica, con considerazioni di esperti e protagonisti del settore. Sotto l’albero vi porteremo anche suggerimenti sul look per le feste e sui regali che piacciono davvero…


dossier: creatività e comunicazione 108 Dirk Vogel il mito della bellezza al naturale 110 Giancarlo Trapanese

Sul silenzio delle Marche... aleggiano voci del passato

112 Unicom alla scoperta del “genio della comunicazione” 116 Roberta Bartoletti, presidente COP: “La pubblicità non è morta” 118

Aspettando SIA Guest

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l’anima comics di jesi

122 Itis Montagni

Direttore EDITORIALE Flavio Guidi flavio.guidi@mlmagazine.it

122 Lab 81

COORDINATORE EDITORIALE Guido Guidi guido.guidi@mlmagazine.it

a scuola di made in italy

122 PWI 2011 a Daniele Frontini

inchieste 128 Digitale Terrestre,

il grande incubo

128 Confindustria Fermo

perde i pezzi

TENDENZE

Il Bistrò abbassa le luci... E alza il volume!

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140 Annalisa Marcucci, Presidente USM

Anima e storia i segreti dello stile

142 Aspettando SIA Guest

Turismo

150 Leopardi e Tolstoj

Speciale: Agroalimentare La terra come l’oro

155 XXXIII Giornata Mondiale del Turismo

157

Itinerari del gusto

74 l’identikit dell’impresa

158

VIAGGI

78 Bruno Mezzetti

Eventi

agroalimentare marchigiana

“il nostro agroalimentare si salva se punta sulla tecnica”

90 Cantina gremita per “Verdicchio 2.0” blogger da tutta italia a casalfarneto

92 Mangiare: un’arte o una scienza? risponde il presidente abni

91 Agronews

162 Il Bistrò abbassa le luci... E alza il volume 164 Customer Experience: le visioni di call world 168

Appunti in agenda

sport 170 Massimo Fabrizi, campione del mondo di tiro a volo

Direttore responsabile Paolo Duranti p.duranti@mlmagazine.it CAPOREDATTRICE Asmae Dachan a.dachan@mlmagazine.it COORDINATORE DI REDAZIONE Marco Palumbo m.palumbo@mlmagazine.it UFFICIO COMMERCIALE commerciale@ggfgroup.it Tel. 071 2912331 Editrice GGF GROUP www.mlmagazine.it Registrazione tribunale di Ancona n°12 del registro periodici del 14 aprile 1994 REDAZIONE Via Albertini, 36 Gross Ancona 60131 Ancona AN Tel. 071 2133300 redazione@mlmagazine.it HANNO COLLABORATO AL NUMERO Roberto Antonella Immacolata Barone Aldo Bruno Margherita Camilletti Cristiana Carnevali Lorenzo Dattolo Fabio Di Giulio Sara Gatti Guido Guidi Christian Lucconi Laura Osmani Cristina Panara Enrico Picchio Michela Rossi Michele Sasso Alessandro Stecconi Massimiliano Zenobi Chiuso in redazione il 7/11/2011 progetto grafico: Ricciarelli Comunicazione (An) stampa: BIEFFE srl Recanati (Mc) Poste italiane Spa d.l. 353/2003 (conv. in l. 27/02/2004 n. 46) Art. 1, comma 1, DCB Ancona autorizzazione direzione provinciale pt Ancona Una copia euro 1,00 Arretrati euro 2,00 Abbonamento annuale euro 10,00 modalità di pagamento a mezzo versamento su: C.C. Postale n°4072844 bonifico bancario presso Banca Popolare di Ancona Agenzia Ancona 1 – C.C. n°11164 CAB 02684 – ABI 05308 – CIN N IBAN IT81N0530802684000000011164 abbonamenti@mlmagazine.it Editore GGF Group

salute e benessere 173 Il “Buono Sanità” 174 Vaccino Anti-Cancro Al via la sperimentazione ad unicam 177 OLQ

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EDITORIALE di Flavio Guidi

Disoccupazione giovanile: occorre liberalizzare il mercato del lavoro Il giovane che rimane disoccupato rappresenta il più delle volte anche un costo, non soltanto per la sua famiglia, ma anche per la collettività, in quanto non producendo alcun reddito, non è fonte di contribuzione previdenziale ed assistenziale né di prelievo fiscale. Rimanendo inattivo non apprende nessun mestiere e quel poco che sa rischia di diventare obsoleto in breve tempo. Ecco allora aprirsi la porta alla frustrazione e al disagio, che non di rado degenerano in situazioni malavitose o in patologie fisiologiche.

L’

esperienza che ho maturato sul campo in decenni di lavoro e di formazione, poi, mi conducono ad un’amara considerazione: se sei disoccupato nessuno ti vuole o ti cerca, perché pensa che se non lavori ci potrebbero essere problemi caratteriali o di scarsa competenza e abilità. Talvolta è un pregiudizio, certo, ma altre volte purtroppo è una verità. Ne consegue che il soggetto si porta dietro un “marchio” negativo e chi offre lavoro non è disposto, alle attuali condizioni, a rischiare. Cosa fare? Bisogna uscire dagli schemi sociali, dai vincoli precostituiti, dal sistema che tra l’altro talvolta rappresenta anche una scusante per coprire la mancanza di volontà di muoversi, di organizzarsi, di cercare, di … lavorare e fare sacrifici. Diamo alle aziende per un periodo di tempo, per ipotesi tre anni, la possibilità di inserire un giovane disoccupato, ad un costo “libero”, stabiliamo che in questo periodo le parti (azienda e lavoratore) non debbano essere gravati da prelievi contributivi e fiscali (per gli start up professionali ed imprenditoriali il Governo ha già introdotto il prelievo fiscale forfettario al 5 per cento sul reddito prodotto). Quali i vantaggi di un tale provvedimento? Il giovane inoccupato avrebbe la possibilità di inserirsi in azienda e trarre dall’attività fornita un reddito, anche se minore rispetto a quello “contrattuale”. Egli avrebbe l’opportunità,

a parità di altre condizioni, di imparare un mestiere, di accrescere le sue abilità e le sue competenze che nel mercato del lavoro sono i fattori necessari per trovare un impiego e per definire il livello retributivo. Verrebbe inserito nel rapporto lavorativo con l’azienda il principio meritocratico: più meriti e più aumenta il tuo potere contrattuale. L’aumento del potere contrattuale conseguente all’impegno/merito profuso e all’accrescimento professionale costituirebbe nel proseguo uno strumento per rinegoziare il livello retributivo. Il giovane e la famiglia ne uscirebbero rinforzati in termini di fiducia, prospettive ed aspettative. I datori di lavoro trarrebbero un indubbio vantaggio in termini di minor costo del lavoro, con un miglioramento della competitività. L’ingresso di questa enorme forza lavoro nel mondo economico porterebbe una ventata di energia fresca, contribuendo a migliorare i processi di innovazione e di produttività. Le istituzioni potrebbero porre dei vincoli e dei meccanismi idonei ad evitare situazioni di speculazione, anche se ritengo che il mercato del lavoro attuale possieda validi meccanismi di autoregolazione. Molte, tante opportunità latenti verrebbero sfruttate, con un conseguente effetto di riduzione della disoccupazione, di aumento del reddito e quindi della domanda. Il tutto potrebbe concorrere ad innescare o accelerare la ripresa.

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PRIMO PIANO

Carlo

Palmieri COAL, Una passione lunga cinquant’anni Dal negozio sottocasa al supermercato dove fare la spesa è un piacere: chi c’è dietro a questa realtà di successo? Abbiamo incontrato Carlo Palmieri, presidente di Coal, leader nella grande distribuzione organizzata e una delle prime dieci aziende della regione di P. Duranti

P

residente, Lei è al timone di Coal da quattro anni, dopo averne passati quattro in Consiglio di Amministrazione e oltre tre come Vicepresidente. Da grande conoscitore del contesto, perché, secondo Lei, a dispetto della crisi generalizzata e del calo dei consumi, questa realtà - dati alla mano - è in continua crescita? “Il mercato sta premiando il lungo lavoro portato avanti in questi anni, contraddistinto da serietà, correttezza ed attenzione anche ai rapporti umani”. Nei confronti dei dipendenti? “Certamente tutti i nostri collaboratori godono dell’attenzione dell’azienda, ma nel rispetto di quella che è la nostra etica abbiamo posto particolare impegno anche ai rapporti con i soci – cioè gli i prenditori - i fornitori ma soprattutto per i nostri consumatori”.

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Un impegno sotto il segno del successo, visto che Coal quest’anno ha festeggiato i 50 anni di vita … “Ne siamo davvero felici e soddisfatti. Per le celebrazioni abbiamo organizzato una bella crociera, che ha visto la partecipazione praticamente di tutti i soci. Oltre 500 persone, che si sono trovate in allegria per parlare, sì, di lavoro, ma anche per conoscersi e fare amicizia. Un’iniziativa davvero coinvolgente”. Quali attività svolgete per i soci? “Coal è una cooperativa di dettaglianti: per loro conto curiamo gli acquisti e organizziamo una serie di servizi mirati (attività commerciali e promozionali, di marketing, di comunicazione, ecc..). Seguiamo gli approvvigionamenti per tutte le categorie merceologiche, anche se la nostra forza si è sviluppata soprattutto nel settore alimentare

e in particolare nel comparto dei beni deperibili. I soci sono premiati per la loro appartenenza alla cooperativa con premi commerciali specifici a fine periodo – previsti contrattualmente – e, da qualche anno, anche attraverso i ristorni, cioè ritorni di utile. Attualmente contiamo circa 280 soci per quasi 400 punti vendita”. Il modello cooperativo è ancora attuale? “E’ stata l’arma vincente, quella che ci sta dando la forza in un momento delicato come l’attuale”. Scusi se glielo chiedo, ma come fa una cooperativa a reggere il confronto con le multinazionali (pensiamo a Carrefour, Auchan, ecc.)? “La ringrazio per questa domanda, perché mi permette di illustrare il nostro


“Il mio compito? Stare vicino ai soci, ascoltarli ed approntare soluzioni. Dedico gran parte del mio tempo ai nostri soci, sono uno di loro”

modus operandi, collaudato da decenni, visto che negli ultimi dieci anni Coal ha raddoppiato il fatturato. Innanzitutto, un rapporto straordinario con i nostri soci, cioè i dettaglianti che lavorano con impegno, passione e correttezza in tutti i territori in cui siamo presenti. Il rapporto con i consumatori è affidato soprattutto a loro, che meglio di tutti conoscono il proprio territorio, il bacino di utenza e quindi sanno calibrare le scelte del gruppo sulla base del contesto in cui lavorano. Ecco, direi che il rapporto tra la cooperativa e i soci è stato proprio improntato all’insegna della coesione, della pace sociale”. E relativamente agli approvvigionamenti riuscite ad essere concorrenziali con i colossi stranieri? “Assolutamente sì, grazie ad un accordo con la centrale Sigma, di cui siamo associati e che per noi opera come

centrale acquisti, con indubbi vantaggi anche per Coal. Va sottolineato che Sigma aderisce alla supercentrale acquisti CENTRALE ITALIANA (formata da COOP ITALIA, DESPAR IL GIGANTE e la stessa SIGMA), che rappresenta il 25 per cento del mercato nazionale …”.

“Può servire anche un investimento di un milione! Ma proprio per questo talvolta Coal acquista il punto vendita, avvia l’attività e poi la trasferisce al socio, che in tal modo vede qualcosa di concreto, di pronto”.

Una realtà in espansione anche guardando alle nuove aperture … “Pochi mesi fa abbiamo inaugurato un nuovo punto vendita in provincia di Pesaro; entro la fine dell’anno siamo in apertura con due importanti realtà: Sant’Egidio alla Vibrata - in provincia di Teramo - e a seguire Campobasso. In progetto vi sono l’area dell’ex mattatoio di Recanati, di circa 2.500 metri quadrati, e Piazza Pizzarello a Macerata”. Certo che, per un privato, un investimento di 2.500 metri quadrati è un impegno piuttosto gravoso …

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COVER STORY

“Se il gioiello contiene una pietra molto importante, il design deve valorizzarla, mettendola in evidenza�

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Andrea Visconti Manager della storica fabbrica di gioielli “Giorgio Visconti”, ci illustra il mercato dei preziosi in Italia, le tendenze e le prospettive per un settore che, a quanto pare, non conosce la parola “crisi” e dove il classico è sempre bello. Ad un patto, però: che il gioiello sia realizzato esclusivamente con materiali di pregio di P. Duranti

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ottor Visconti, ci parli delle origini dell’azienda di famiglia. “Nel 1946 nonno Stefano e papà Giorgio aprirono un piccolo laboratorio a Valenza Po, nell’alessandrino (la capitale dei gioielli) per la produzione di manufatti, sia in argento che in oro. Uno in bottega e l’altro in giro a vendere. Negli anni successivi si iniziò a passare gradualmente dall’argento all’oro e nel giro di poco tempo si cominciò ad utilizzare diamanti e pietre preziose. Contemporaneamente, l’azienda cominciò ad allargarsi, pur mantenendo le caratteristiche tipiche dell’impresa artigiana: le tradizioni familiari, i segreti dell’arte orafa tramandati di generazione in generazione, accompagnati dalla passione per il gioiello”. Erano gli anni del boom economico? “Per la nostra azienda la fine degli anni Sessanta e l’inizio del decennio successivo segnarono un rapido consolidamento della produzione, facilitato da un passaggio che si rivelò decisivo: l’acquisto dei diamanti alla borsa di Anversa. Del resto, furono gli anni in cui la gioielleria italiana in genere iniziò ad affermarsi nel mondo”. Forse anche perché erano gli anni della crisi petrolifera e il gioiello rappresentava (allora come oggi) un classico bene-rifugio … “L’oro e i brillanti rappresentano beni-rifugio, certamente. Anzi, dal 2009, all’affermarsi della crisi, tale caratteristica è emersa con ancor più forza. In realtà è sempre stato così, ma è evidente che in periodi difficili tutto ciò emerge più chiaramente. Non dimentichiamo poi che storicamente l’oro ha sempre rappresentato la vera moneta, anche se non si stampa”. In più, il gioiello – realizzato con oro e brillanti – ha un valore intrinse-

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COVER STORY

“Crisi o no, si guarda sempre molto volentieri al gioiello, anche se non costoso, come segno di affetto e di vicinanza ad una persona”

co che va oltre a quello delle materie prime utilizzate… “Un valore importantissimo per chi acquista il gioiello, che sa di disporre di un bene che oltre ad essere bello ed elegante, è un oggetto di indiscutibile valore. E tale elemento, se mi permette, è ciò che contraddistingue il nostro settore da altri”. In altri periodi invece investire in oro era meno conveniente? “Beh, diciamo che il mercato ha sempre registrato alti e bassi. Nella metà degli anni Ottanta e nel quinquennio dal 2002 al 2007 non era interessante come ora. Poi, un paio d’anni fa l’oro passò da poco più di 1.000 dollari all’oncia ai 1.900”. Quanto detto vale anche per i diamanti? “Anch’essi mantengono inalterato il proprio valore, per una serie di proprietà estrinseche ed intrinseche: ve ne è una disponibilità limitatissima, sono difficili da estrarre e da rompere … Inoltre, la loro piccola dimensione può rappresentare un grosso vantaggio soprattutto in alcuni Paesi in via di sviluppo, caratterizzati da democrazie fragili in cui un investimento altrimenti potrebbe essere rischioso. Il diamante, infatti, è facilmente trasportabile e si monetizza rapidamente”. Il gioiello segue le inclinazioni del gusto, un po’ come la moda? “Il gioiello, anche se è legato alla moda, contiene un valore intrinseco molto più importante. Naturalmente il discorso vale se fatto sul presupposto, come accennavo prima, che con il termine “gioielleria” si intendano prodotti realizzati con materiali nobili, vale a dire oro, platino, brillanti e diamanti come smeraldo, zaffiro e rubini. Su questo aspetto dobbiamo fare attenzione a non generare confusione, perché vi sono molte pietre di colore che non possono essere considerate preziosi. Semmai si tratta di beni semi-preziosi”.

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Quanto è importante il design? “Non deve essere fine a sé stesso, ma finalizzato a valorizzare la materia che in un determinato oggetto si vuole far vedere. Se il gioiello contiene una pietra molto importante, il design deve valorizzarla, mettendola in evidenza. La regola dominante è comunque una sola: utilizzare sempre materie prime di valore assoluto”. Qual è lo stile della “Giorgio Visconti”? “Noi utilizziamo materiali diversi evitando però la dominanza di uno sull’altro. Nei gioielli “Giorgio Visconti” si trova sempre una piacevole armonia tra le diverse componenti. Pietre e oro sono sapientemente equilibrati. Il nostro non è un design estremamente lavorato; la bellezza sta non soltanto nel modello, ma anche nello stile dell’incastonatura della pietra, che per noi ha un’importanza assoluta”. Il vostro motto è “Classico ma diverso”. Cosa significa? “E’ l’essenza stessa di quanto ho anticipato prima. Proprio perché un gioiello mantiene il proprio valore nel tempo, deve essere legato non alla stagione, ma alla classicità. Pertanto occorre un design discreto, capace di non esporre il prodotto al passare del tempo”. Le materie prime sono tutte di importazione? “Sì, certo. L’Italia purtroppo non dispone di giacimenti di oro o pietre preziose …”. Da dove arrivano? “Dipende. Dalla Colombia, dallo Sri Lanka, dalla Cambogia, dalla Thailandia, dal Sudafrica e da molte altre parti del mondo. In altri Paesi, poi, prima di essere avviato al mercato di destinazione il materiale viene tagliato. Qui in Italia acquistiamo le pietre (diamanti o pietre di colore) già tagliati e le inseriamo in


oggetti di gioielleria realizzati da noi. Così si arriva al prodotto finito. A questo proposito penso sia riconosciuto da tutti che la “Giorgio Visconti” conferisce all’oro e ai diamanti un alto valore aggiunto”. Come si presenta attualmente il mercato del gioiello a livello internazionale? “Si deve distinguere tra diverse aree del mondo. Alcuni Paesi in via di sviluppo – penso al Sudamerica e ai Paesi dell’Estremo Oriente – sono molto attivi. Stessa cosa in Giappone, Russia, India e Cina”. E l’Europa? “E’ a macchia di leopardo. Si registrano dati piuttosto buoni in Germania e Svizzera, nelle Repubbliche baltiche dell’ex Unione Sovietica e in genere nei Paesi ex comunisti dell’Est europeo. Nei Paesi dell’Europa occidentale, invece, il mercato è quasi fermo”. Anche in Italia? “In materia abbiamo una tradizione consolidata: storicamente il mercato italiano è sempre stato tra i più importanti del Vecchio Continente. Le vendite stanno andando bene, anche se gli attuali problemi ci inducono ad una certa prudenza”. Però il bilancio è positivo, nonostante la generale contrazione dei consumi … “Spesso il settore della gioielleria non segue l’economia generale. Anzi, appunto perché è un bene rifugio, il prodotto si cerca soprattutto in tempi di crisi. Poi vi è da dire che per le classi sociali più abbienti la propensione all’acquisto generalmente non è influenzata dal contesto economico generale”.

“Non direi. Da un lato si creano beni di fascia medio-alta per soddisfare le esigenze di chi si può permettere un investimento di un certo tipo, dall’altro, però, si amplia la gamma con prodotti comunque fini ed eleganti e con estrema attenzione al design, ma che siano alla portata delle famiglie che magari non possono permettersi o non intendono spendere oltre una certa cifra”. Perché comunque le fasce meno abbienti della popolazione, giustamente, non intendono rinunciare al prodotto di gioielleria … “Le occasioni per donare un gioiello non mancano, per fortuna. Matrimoni, anniversari, battesimi, prime comunioni, cresime, ecc. sono tutti momenti in cui si guarda volentieri al gioiello, anche se non costoso, come segno di affetto e di vicinanza ad una persona”. Per cui seguite l’evoluzione del mercato? “Un’azienda come la nostra deve innanzitutto comprendere le esigenze che affiorano presso la Clientela e adottare le scelte conseguenti. E’ evidente che la situazione economica della società italiana sta attraversando forti cambiamenti: se prima il prodotto “gioiello” era indirizzato al ceto medio, oggi si tende a differenziarlo maggiormente a seconda della mutata situazione”. Vi sono differenze a livello territoriale? “Nel Mezzogiorno vi è una percezione diversa del gioiello rispetto al Nord. Qui è visto soprattutto come oggetto da regalo o un accessorio moda, mentre i meridionali generalmente sono legati molto al valore dell’oggetto. Per loro spesso rappresenta uno status sociale”.

Quindi il gioiello è diventato ancor più un prodotto di elite?

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COVER STORY

Una storia italiana Dal 1946 il marchio Giorgio Visconti è conosciuto in tutto il mondo per i suoi gioielli, frutto di innovazione e di un’attenta ricerca stilistica. L’azienda di Valenza nasce dalla tenacia e dalla creatività del suo fondatore, Giorgio Visconti, che, dopo la Laurea in Arte applicata, conseguita all’Università di Parigi, torna in Italia ed apre un piccolo laboratorio nel quale inizia a modellare i suoi preziosi. Creazioni che incontrano subito il favore di critica e pubblico. Dive del cinema e signore del jet-set internazionale rimangono affascinate dai bijoux-scultura di Giorgio Visconti e ne decretano il successo a livello mondiale. Nel 1970 il nome di Giorgio Visconti è ormai identificato con le sue creazioni, ma è solo negli anni Ottanta che inizia la lenta e costante ascesa del marchio all’estero. Grazie a uno stile riconoscibile e unico, la produzione Giorgio Visconti conquista la Germania, la Svizzera, il Belgio e l’Olanda. Anche New York non rimane indifferente all’estro e alla creatività del designer italiano che, in breve, approda in Fifth Avenue e in Madison Avenue, le vie dello shopping mondano, da sempre appannaggio di firme come Cartier, Tiffany, Baume&Mercier. Dall’East Coast il passo verso Hollywood è breve, e in poco tempo anche nelle boutique di Miami, Dallas e Los Angeles fanno la loro comparsa i modelli del marchio. Ancora oggi le creazioni Giorgio Visconti, presenti su tutte le più importanti testate nazionali e internazionali, sono riconosciute e apprezzate in tutto il mondo per la qualità dei materiali e per la ricercatezza delle forme. Frutto di una vera e propria perizia costruttiva, che coniuga il gusto moderno per il design con la migliore tradizione orafa italiana. In un mercato sempre più globale e unificato, nei gusti come nelle tendenze, i preziosi dell’azienda piemontese continuano a differenziarsi per l’attenzione e la cura dei particolari e delle lavorazioni. Creazioni uniche, oggetti dalla forte personalità, solo per veri intenditori…

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CONTROCOPERTINA

QM - Qualità garantita dalle Marche: La qualità del cibo è qualità della vita Conosciamo più nel dettaglio le ragioni di un marchio e le sue caratteristiche, che consentono al consumatore di individuare a colpo d’occhio prodotti qualitativamente superiori, tracciabili e senza organismi geneticamente modificati.

L Il vicepresidente e assessore all’Agricoltura Regione Marche, Paolo Petrini

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a parola “qualità” è molto utilizzata in questo periodo: quante volte abbiamo sentito parlare di ricerca, di innovazione, di “qualità” come strumenti per poter vincere le sfide del mercato e della globalizzazione ? In generale dunque la qualità viene intesa come un elemento positivo, fortemente competitivo, un requisito che può fare la differenza al momento della scelta del consumatore: ma come rendere questa qualità immediatamente percepibile, soprattutto nel campo alimentare ? A questa domanda la Regione Marche ha voluto dare una propria risposta, mettendosi direttamente in gioco, facendosi essa stessa garante della Qualità, creando un marchio che promuova, garantisca e certifichi la sicurezza e la qualità dell’offerta alimentare regionale. Tutto ciò è possibile grazie alla presenza di un disciplinare rigoroso per ogni tipologia di prodotto certificato e di un sistema di controllo che assicura il rispetto delle norme contenute nel disciplinare, ma anche alla possibilità di ricostruire, in qualsiasi momento, il percorso della tracciabilità e rintracciabilità di un prodotto (sistema informatizzato “Si.Tra”, gestito da Assam).

Chiediamo al vice presidente ed Assessore all’Agricoltura della Regione Marche Paolo Petrini, di spiegarci quali ragioni hanno spinto la Regione Marche ad assumere questo ruolo di garante della qualità. “QM è un marchio che rappresenta un percorso, dove oramai sono incamminati molti dei nostri agricoltori. Noi nelle Marche eravamo già capaci di fare qualità e di produrre generi agroalimentari assolutamente eccellenti, ma questi prodotti venivano individuati con difficoltà dal consumatore. QM – Qualità garantita dalle Marche ci serve ad elevare ancor più questa qualità ed a farla emergere, riconoscere ed apprezzare dai consumatori. Solo in questo modo possiamo far guadagnare valore aggiunto alle nostre aziende agricole. Sostenere la produzione agricola e favorire una certificazione di qualità, attestata dalla Regione stessa, come QM, vuol dire sapere cosa portiamo in tavola”. Questo marchio ci consente di far conoscere ai marchigiani, e non solo, l’offerta di cui siamo capaci, un’offerta che va a braccetto con l’eccellenza del gusto, ma anche con la qualità ambientale, con il contesto della biodiversità e del paesaggio, all’interno dei quali questi pro-


Uno degli stand dedicati ai prodotti QM alla recente manifestazione del Vipitaly di Urbino

dotti sono coltivati, allevati, un contesto che può dare ulteriore significato e valore alle nostre produzioni”. Appare ormai chiaro come il concetto di qualità alimentare sia parte di un progetto molto più ampio, in cui rientrano la qualità dell’ambiente, la qualità del lavoro e della vita più in generale. L’istituzione del marchio QM ha consentito infatti di perseguire altri obiettivi complementari, che rientrano in una più allargata politica agricola regionale. Oltre ad assicurare maggiore trasparenza nei confronti del consumatore - che con una sola sigla, un solo marchio riconoscibile vede tutelata l’origine, la qualità e la sicurezza del cibo che arriva sulla sua tavola - la scelta della qualità significa anche tutela della biodiversità. Non è consentita la produzione di alimenti che contengano OGM o che siano stati ottenuti utilizzando materie prime, coadiuvanti, additivi, ingredienti e mangimi contenenti OGM. Infine non bisogna dimenticare che la produzione di un alimento certificato QM è frutto del lavoro di tutta una filiera produttiva: ciò si traduce nel dialogo fra tutti gli operatori economici, nella sottoscrizione di accordi, in una più efficiente integrazione e più fruttuosa aggregazione dell’offerta, aumentando di fatto la competitività delle imprese regionali. Vice presidente Petrini, è questo dunque che significa “Mangiare è un atto agricolo”? Che il cibo è espressione del territorio da cui proviene ? “Bisogna avere consapevolezza in merito alla provenienza di ciò che mangiamo, del cibo che arriva sulle nostre tavole,

sembra un fatto scontato, una relazione nota a tutti, ma non è affatto così. Soprattutto i nostri bambini, i nostri giovani oggi mangiano senza sapere nulla di cosa si ha nel piatto, della provenienza, delle modalità attraverso le quali un prodotto si trasforma in alimento. Crediamo di dover riavvicinare il pubblico a quella parte essenziale della nostra vita, riportandola al lavoro che fanno i nostri agricoltori ed allevatori. Solo laddove gli agricoltori troveranno dei consumatori attenti, dei cittadini consapevoli, l’agricoltore potrà riguadagnare un ruolo e continuare a produrre in sicurezza ed in qualità, per il bene della nostra salute ed il gusto del nostro palato”. I consumatori sono quindi certi di cosa arriva sulle loro tavole ? “L’informazione è una leva fondamentale, è parte integrante di questo percorso, e deve essere utilizzata per divulgare cosa mangiamo: questo si traduce nella rintracciabilità dei lotti, nella possibilità di ricostruire a ritroso un percorso produttivo anche attraverso la conoscenza di tutti gli attori della filiera che hanno contribuito a fare dei prodotti un alimento. Questa qualità alimentare garantita, che non tutti hanno, si traduce così anche in promozione del territorio, che sa coniugare gusto, eccellenze, qualità e sicurezza alimentare”.

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CONTROCOPERTINA Come si “fa” la qualità? Nulla è lasciato al caso, ma tutto è parte di un sistema serio e rigoroso. Per “fare qualità” occorre creare un sistema, che comprende ruoli e competenze, regole e controlli, informazione e trasparenza in tutte le fasi produttive. Il potersi fregiare del logo QM – Qualità Marche è solo la “summa” di un processo meticoloso, rigoroso, dove nulla è lasciato al caso. Il logo è la parte visibile di un lungo lavoro invisibile, cui concorrono vari soggetti a titolo diverso, con un unico obiettivo: rendere il consumatore sicuro quando acquista e quando consuma un prodotto a marchio QM. Ruoli e competenze I ruoli e le competenze sono svolti da soggetti pubblici e privati: ne citiamo alcuni anche se la catena di comando e controllo è in realtà più complessa. La Giunta Regionale è titolare del marchio e garante del sistema, approva il regolamento e le linee guida, individua i prodotti a marchio QM, approva e revisiona i rispettivi disciplinari. Il suo ruolo è coadiuvato dal Comitato regionale per la Qualità Agroalimentare, presieduto dall’Assessore, che svolge funzioni consultive e di supporto tecnico-scientifico e dal Servizio Agricoltura, Forestazione e Pesca della Regione con attività di gestione e coordinamento. L’ASSAM – Agenzia Servizi Settore Agroalimentare delle Marche coordina l’attività dei focus group di ogni singola filiera che, in conformità alle linee guida regionali, redigono i disciplinari ed effettuano la valutazione di quelli redatti da soggetti terzi ai fini dell’approvazione da parte della Giunta regionale; l’ASSAM, inoltre, gestisce operativamente il sistema Si.Tra..

I disciplinari vengono redatti sulla base di linee guida regionali che fissano alcuni principi fondamentali: • il divieto di utilizzare OGM in tutte le fasi del processo produttivo; • l’individuazione, per i prodotti e i servizi, di standard qualitativi significativamente superiori ai minimi di legge; • la definizione di regole che permettano di conseguire risultati tangibili nei campi della sicurezza alimentare, della tutela ambientale, della salute delle piante e della salute e del benessere degli animali. I controlli L’adesione al marchio prevede, a garanzia dei consumatori, l’adozione di un sistema di controllo articolato su più livelli: • autocontrollo da parte dei produttori secondo le prescrizioni dei diversi disciplinari, utile anche per semplificare i livelli di controllo successivi, può incidere favorevolmente sui costi della certificazione; • controllo di parte seconda esercitato dai concessionari, ossia da quei soggetti (preferibilmente associazioni, organizzazioni di produttori o consorzi di tutela) che, coordinando la filiera, rappresentano il “fulcro” del sistema; • controllo di parte terza effettuato da organismi indipendenti autorizzati (pubblici o privati) che operano in conformità alla norma UNI CEI EN 45011 e rispettano le prescrizioni regionali sulle procedure di controllo; • verifica del rispetto dei requisiti da parte di un soggetto pubblico istituito ai sensi della LR 23/2003. Tale funzione è svolta dall’Unità Territoriale di Vigilanza e si articola su due livelli: sull’operatività degli organismi di controllo (OdC) e sulla corretta applicazione dei piani di controllo contenuti nei regolamenti tecnici per le procedure di controllo.

I concessionari sono i titolari della licenza d’uso del marchio QM; infine vi sono gli organismi di controllo privati e le autorità pubbliche che, previa autorizzazione regionale, accertano il rispetto, da parte dei concessionari, delle prescrizioni contenute nei disciplinari e del regolamento d’uso del marchio. QUANDO SI PUO’ UTILIZZARE IL MARCHIO QM?

I disciplinari approvati del marchio Qm:

Il marchio può essere utilizzato per:

• Disciplinare “filiera cereali” sezione prima “frumento duro, frumento tenero e prodotti derivati” • Disciplinare“filiera cereali” sezione seconda “cereali minori” • Disciplinare “latte crudo e latte fresco pastorizzato di alta qualità” • Disciplinare “filiera prodotti lattierocaseari” • Disciplinare “filiera carni suine fresche e trasformate” • Disciplinare “filiera carni ovine” • Disciplinare “filiera ittica” • Disciplinare “molluschi” • Disciplinare “olio extravergine di oliva – oli monovarietali” • “Filiera prodotti ortofrutticoli freschi e trasformati da produzione integrata” • Disciplinare “miele” • Disciplinare “agriturismo” • Disciplinare “ristorazione” • Disciplinare “settore uova”

• prodotti di qualità già riconosciuti a livello comunitario o nazionale (DOP, IGP, DOC, DOCG, prodotti da agricoltura biologica ecc…) per i quali il disciplinare esistente viene integralmente adottato con l’aggiunta degli elementi caratterizzanti il marchio (integrazioni relative alla tracciabilità e all’informazione al consumatore, divieto di utilizzare OGM …); • prodotti che rispettano disciplinari appositamente redatti da gruppi di lavoro (focus group) coordinati dall’ASSAM e approvati dalla Giunta Regionale; • servizi correlati ai prodotti a marchio (es. agriturismo e ristorazione) anche in questo caso sulla base di appositi disciplinari. I prodotti e i servizi correlati per i quali possono essere richieste iscrizioni da parte di soggetti pubblici o privati debbono rientrare in un elenco presente nel regolamento d’uso del marchio.

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E adesso facciamo la spesa: quali sono i prodotti a marchio Qm?

L’

ultima fase del percorso produttivo degli alimenti a marchio QM è quello della commercializzazione, cioè quando il cittadino-consumatore è chiamato a fare la sua scelta. Le filiere certificate ad oggi sono il Latte Alta Qualità – la Carne Bovina - Cereali e Pasta - Cereali e Pane – la Pasta all'uovo - la Carne Suina. La tracciabilità completa di tutta la filiera viene inoltre garantita anche per alcune specie ittiche non ancora certificate. Per capire meglio quali sono i prodotti a marchio QM che si possono trovare nei nostri supermercati, ci facciamo aiutare da una guida speciale, il funzionario Ferruccio Luciani, Responsabile QM della Regione Marche. Quali sono i prodotti certificati QM? “I prodotti QM sono i “vip” delle nostre produzioni tipiche, sono dei prodotti di qualità certificata sulla base di uno standard di produzione approvato dall’Unione Europea. Tutte le 5 province sono ben rappresentate dai prodotti a marchio QM, che sono equamente distribuiti sul territorio. Abbiamo già 11 soggetti con licenza e 13 che si stanno certificando; ognuno di questi soggetti ha dietro una vera e propria filiera composta da produttori primari e trasformatori, fino ad arrivare a chi si occupa della commercializzazione. Essere un prodotto a marchio QM significa, oltre a rispettare standard di qualità elevati, anche dare un’informazione completa al consumatore su tutta la storia del prodotto, che si traduce in tracciabilità, ma anche informazione interattiva: poter sapere in tempo reale dove acquistare il prodotto oppure le caratteristiche contenute nel disciplinare di produzione”. Prevedete che il “paniere” si arricchirà a breve di altri prodotti? “Il paniere si arricchisce continuamente di nuovi prodotti, anche se avviare il processo produttivo certificato è lungo e complesso. Il nostro auspicio è di avere al più presto menù sempre più completi e diversificati. L’obiettivo è avere una serie sempre più allargata di prodotti certificati che nel loro insieme costituiscano un pasto completo tutto garantito QM. Tra l’altro vale la pena di ricordare che anche i servizi possono essere certificati QM, come la ristorazione e l’azienda agrituristica. Abbiamo così cuochi specializzati, che sanno abbinare i vari prodotti a marchio QM in modo sempre più creativo, gustoso, piacevole per il palato, ma soprattutto sano per la nostra salute”. 31


CONTROCOPERTINA

Come è possibile ricostruire la “vita” di un prodotto?

È

sufficiente andare sul sito www.QM.marche. it, dove è possibile rintracciare ogni singolo lotto di prodotto acquistato. Questo è già possibile per il latte, per il pane, e per la pasta, e per alcuni tipi di carne, che si stanno certificando, sia bovina che suina”. Verificare la provenienza di un lotto è davvero facile: una volta collegati al sito, dalla home page basta andare su Prodotti QM, scegliere la categoria di interesse: il passo successivo è inserire il n. del lotto o la data di scadenza riportati sulla confezione e tutta la storia del prodotto è

ricomposta in un clic.Il sistema di tracciabilità informatico Si.Tra. nasce da un progetto dell’ASSAM, in collaborazione con la Regione Marche, nell’ambito delle attività finalizzate alla qualità e tracciabilità nell’agroalimentare al fine di soddisfare i requisiti del Reg. CE 178/2002. Il sistema Si.Tra si basa sull’acquisizione di informazioni da monte a valle della produzione, creando così i presupposti della rintracciabilità ai fini del controllo, ovvero la ricostruzione della storia del prodotto, fino alla sua origine, individuando gli operato-

ri coinvolti nel processo produttivo. Il Si.Tra. può essere applicato a tutte le filiere agroalimentari, nelle fasi di produzione, trasformazione e distribuzione, permettendo così la raccolta delle informazioni come richieste dall’art. 18 del reg. 178/2002 Il consumatore può conoscere l’origine del prodotto stesso e delle materie prime nonché delle caratteristiche di prodotto e processo e sapere in tempo reale i punti vendita che hanno disponibili di prodotti tracciati (informazioni proattive).

Lo sapevate che ... • Tracciabilità: indica il percorso da monte a valle, la possibilità di seguire il processo produttivo dalle materie prime fino al prodotto finito (nel caso della carne, dal mangime alla bistecca che compriamo al supermercato). • Rintracciabilità: significa avere la possibilità di ripercorrere il processo produttivo a ritroso, da valle a monte, in pratica dal prodotto finito all’origine della materia prima (dalla carne che arriva in tavola all’allevamento). Ov32

viamente non si può rintracciare il percorso del prodotto, se prima non è stato tracciato. • La filiera è l’insieme delle tappe del processo produttivo, cioè tutte le aziende che concorrono alla formazione, distribuzione, commercializzazione e fornitura di un prodotto agroalimentare. Per esempio, la filiera della carne è così costituita: mangimificio, allevamento, macello, lavorazione, confezionamento ed etichettatura, distribuzione, consumatore.

• Il disciplinare di produzione è l’insieme delle indicazioni e/o prassi operative a cui il produttore del prodotto certificato deve attenersi. Queste regole, nel caso del marchio QM, vengono stabilite dalla Regione Marche e rappresentano l’essenza stessa della certificazione poiché definiscono le qualità garantite al consumatore che acquista il prodotto certificato.


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IL PERSONAGGIO

Monica Guerritore Quando va in scena fa tremare il palco con la sua straordinaria espressività: è Madame Bovary che cerca amore, Giovanna d’Arco che lotta per la libertà, Oriana Fallaci che sfugge alla morte. Dalla solitudine infantile al successo inarrestabile: così la musa di Strehler si racconta a ML Di A. Dachan

S

ignora Guerritore, Lei è oggi una delle più applaudite attrici italiane di teatro, un’icona della forza interpretativa femminile. Come è stato il Suo incontro con il mondo dello spettacolo? “Sono sempre stata affascinata dall’animazione. Da piccola per me erano solo immagini in movimento, ma avevano su di me una forza attrattiva incredibile. Spesso facevo finta di stare male per restare a casa e guardare i film in bianco e nero, che in Tv venivano trasmessi la mattina. Mi ricordo, in particolare, quanto mi coinvolgesse il film “Anna Karenina”, interpretato da Greta Garbo. Il mio amore per la scena e per la musica è nato lì: da un lato l’intensità della sua interpretazione, dall’altro quel crescendo incredibile di note, che adoravo. Successivamente ho scoperto che la colonna sonora del film era tratta dal Guglielmo Tell di Rossini, diretto da Riccardo Muti. Le forti emozioni che provavo di fronte a simili spettacoli mi hanno proiettata, anima e corpo, verso la scena”.

L’incontro con l’artista Immaginate l’intensità della sua voce, il suo modo di raccontare le emozioni, quell’eleganza espressiva che trasforma ogni singola parola in una piece de theatre… 34

Quando è salita per la prima volta su un palco? “A sedici anni, al Piccolo Teatro di Milano, diretta da Giorgio Strehler. Il teatro è un luogo dove mi sono sentita subito bene, ho scoperto un modo di vivere diverso. Ho sempre sofferto di solitudine, è stata una costante nella mia vita, sin dall’infanzia, ma quando sono entrata a far parte della compagnia il ‘Giardino dei ciliegi’ vedendo lo spettacolo formarsi, il palco che all’inizio era nulla e poi prendeva vita, con

le luci e la musica, trasformandosi in “altro”, ho cominciato a provare delle emozioni intense, mai provate prima. L’altro che diventa racconto, al di là dell’immagine fine a se stessa, è ciò che mi ha sempre di più interessata, sia al teatro, che al cinema o in TV”. Come ha tradotto questa fascinazione in scena? “Al cinema è più facile, ci sono molte tecniche di dissimulazione che possono essere utilizzate. In teatro tutto avviene in diretta, c’è un coinvolgimento totale dell’attore e del suo pubblico; quando si interpreta un personaggio, se si ha in mente altro, questo stato d’animo traspare. Ho sempre creduto che il potenziale espressivo delle scene, nonostante la millenaria esistenza dei palchi, sia ancora tutto da scoprire. Così, nel 2004, ho portato la tridimensionalità in teatro, il Triplex: per la mia Giovanna d’Arco non mi bastava più esprimermi con la mente, con il corpo e con l’anima, non bastavano più la musica e i testi, avevo bisogno di un immaginario per far diventare la protagonista, un’eroina dei nostri giorni. Avevo bisogno di un buco nero sullo sfondo, di una terza dimensione. L’effetto è stato di una potenza unica”. Come è avvenuta la Sua formazione artistica? “Quando ho esordito, seguivo il mio istinto, ero una giovane ancora acerba. Originariamente, la passione mi è stata data proprio dall’essere consapevole di non sapere nulla. Il maestro Strehler mi diceva sempre: ‘Essere inconsape-


Monica scrittrice: La forza del cuore “È il mio primo libro, che è uscito anche in edizione Oscar. Dentro c’è qualcosa da conservare, ci sono i riferimenti ai libri che mi hanno ispirata, colpita, aiutata. Come si entra da un’esperienza e come se ne esce, attraverso certe letture. Ho voluto raccontare la mia esperienza con le parole scritte”.

vole ti rende libera.’ Per me è stato davvero così: non ho niente da difendere, non ho procedure da rispettare: faccio sempre tutto con spirito di ricerca, seguo l’istinto, il cuore. Il fatto di non aver studiato, di non aver imparato, di essermi buttata sulla scena armata di sola passione mi ha spinto a cercare nella danza, nelle immagini, nei miti, negli archetipi, nella filosofia gli stimoli per interpretare i miei personaggi. Non sapevo nulla, leggevo e mi rendevo sempre più conto che la realtà delle cose appartiene a chi le osserva. Ciò che è più bello in questo viaggio erratico, disordinato, è che il pubblico è in sintonia con me, come se vivesse le mie stesse emozioni, come se avesse appreso ciò che ho appreso io”.

“riprendere il respiro” di Oriana Fallaci? “Onestamente, è un mistero anche per me. Questo personaggio trasmette una dignità nell’essere portato in scena simile a personaggi delle tragedie greche. La morte sempre accanto, la grandezza e la forza della scrittura, la separazione tra Oriana e la Fallaci; la malattia, il voler far continuare a vivere il suo sé. Si è spenta piccola, ferita. È la ricerca di qualcosa che possiamo andare a scoprire; la libero dalle gabbie ideologiche che le sono state costruite addosso. È l’intelligenza, la femminilità sgarbata, che dice ciò che pensa, che non è accomodante. Fa una grande impressione quando entra in scena, fa quasi paura per quanto è forte”.

In quale dei personaggi che ha interpretato si rispecchia di più? “No, io non mi rispecchio nei personaggi. Ci sono stati che noi attraversiamo e che ritroviamo nella scena. Ad esempio in Madame Bovary c’è la ricerca di qualcuno che ti guardi, perché altrimenti non sei, nella mia Oriana Fallaci c’è molto Paul Valerie, con il sogno della scrittura, le lettere giganti, il mondo che ti divora… Il teatro è una continua sperimentazione. A livello di tensione artistica e spirituale, il personaggio che mi ha portato più in alto è stato Giovanna d’Arco. Dentro di lei c’è la forza del pensiero di Nietzche, di Giordano Bruno, dentro di lei tutto è amplificato”.

Quest’anno Le è stato assegnato a Jesi il Premio Internazionale Valeria Moriconi per la sua forte personalità artistica e la passionalità delle interpretazioni. Come ha accolto questo riconoscimento? “È stato bellissimo, è il primo premio che ho ricevuto nella mia carriera. Con Valeria Moriconi ho condiviso molto: lei è stata antesignano nel proporre se stessa senza rinunciare alla femminilità, senza rinunciare a tutti i suoi volti, quello della giovinezza, quello della maturità. È stata un’attrice e una donna straordinaria. Sono stata molto felice si ricevere questo riconoscimento a Jesi, nelle Marche, una terra che io amo molto”.

Secondo Lei, oggi come oggi, qual è il ruolo del teatro? “Vedo che in questo deserto dei tartari, in questa desolazione, in questa agonia che ci prende, ci stiamo riducendo ad una dimensione bestiale. La vita vera è altro, è quel qualcosa inespresso dentro di noi che non muore mai, che riesce ad esprimersi attraverso l’arte: ecco perché i teatri sono pieni, mentre tutto intorno muore. È l’altra vita, intoccabile, è la vita dell’essere umano”. Cosa l’ha spinta, per riprendere le parole di Helene Cixous, a

È un amore certamente contraccambiato... “Guardi, appena le ruote anteriori della mia auto entrano nelle Marche, mi sento avvolta da un’assoluta meraviglia, da un abbraccio caloroso. Questa regione è uno dei posti più belli del mondo, sia in estate, che in inverno. Recentemente ho aperto sia la Stagione Teatrale a Fano, che a San Severino. Sono state due esperienze molto emozionanti per me. Sono molto grata ai Direttori che mi hanno scelta e grata al pubblico che ogni volta che mi accoglie con gioia. In teatro il bello di poter stare insieme, in silenzio, è che si arriva fino a ritrovare Dio dentro di sé”.

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BRE VI DAL TERRITORIO

Trapianti: Marche tra le piu’ attive per donazioni di organi

Medicina alternativa: + 15% in Italia, pazienti soddisfatti Passando al setaccio 100 mila interviste Istat sul rapporto tra gli italiani e la loro salute, i ricercatori dell’Università Politecnica delle Marche e quelli dell’Università di Urbino, hanno rilevato che quasi il 15% degli intervistati (per la precisione il 14,4%) dichiara di affidarsi alla medicina non convenzionale. In testa l’osteopatia, tecnica che tratta le disfunzioni neuro-muscoloscheletriche tramite la manipolazione di muscoli e articolazioni. A questa è ricorso il 7,6% dei pazienti intervistati. Gli altri metodi terapeutici alternativi usati sono l’omeopatia (7% dei casi), i rimedi di erboristeria (4,1%) e l’agopuntura (2,1%). I dati sono stati presentati l’11 ottobre scorso a Roma da Paolo Roberto di Sarsina dell’Istituto Superiore di Sanità, al convegno “Medicine non convenzionali: serve una regolamentazione?”, che ha anche sottolineato come l’elemento più importante che emerge dallo studio è quello della soddisfazione dei pazienti, anche quelli cronici, successiva al ricorso a questo tipo di trattamenti.

Unioncamere: tra luglio e ottobre 339 imprese in piu’

MARCHE D’ECCELLENZA: II WORKSHOP L’Università degli Studi di Macerata ha ospitato, il 9 novembre, il II workshop Marche d’Eccellenza, il Forum permanente del Made in Marche. L’iniziativa, condotta dal Professor Angelo Serri, ha visto la partecipazione, oltre che delle Autorità locali, di importanti esponenti del mondo accademico, aziendale, imprenditoriale e giornalistico. All’interno della MadeinMarche Gallery, sono stati esposti i simboli delle Marche d’Eccellenza, ovvero quei prodotti che, per lavorazione, qualità, valore e unicità, sono diventati fiore all’occhiello delle creazioni regionali. Il workshop è stato promosso dalla Regione Marche, dall’Union Camere Marche, dall’Università di Macerata, da Tipicità e da UBI Banca Popolare di Ancona.

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Trapianti: Marche tra regioni piu’ attive per donazioni organi Le Marche sono tra le regioni italiane piu’ attive nel settore dei trapianti di organi: al terzo posto in ambito nazionale dopo Toscana e Friuli, mentre all’interno del Nord Italia Transplan Program (NITP) le Marche, insieme con il Friuli, nel 2011 mantengono il più alto tasso di donazioni: 27,4 donatori utilizzati per milioni di abitanti, rispetto ai 18,4 dell’Italia. Sono i dati resi noti da Duilio Testasecca, coordinatore del Centro regionale trapianti, in occasione della XXIV la 34esima riunione tecnico-scientifica del NITP (Nord Italia Transplant program), alla quale hanno partecipato oltre 300 operatori, che si è svolta alla Mole Vanvitelliana di Ancona dal 9 all’11 ottobre scorso. “Questi risultati - ha spiegato Duilio Testasecca, coordinatore del Centro regionale trapianti - sono stati resi possibili grazie al forte impegno della Regione sia sul versante dell’organizzazione che della formazione del personale. Importanti poi le iniziative intraprese per sensibilizzare la popolazione alla donazione di organi e tessuti”.

Medicina alternativa: + 15% in Italia, pazienti soddisfatti

Unioncamere: Tra luglio e ottobre 339 imprese in piu’ Tra luglio e ottobre in 2.227 hanno deciso di avviare un’attività imprenditoriale nelle Marche mentre a cessare l’attività sono stati 1.888. La crisi non ferma la nascita di nuove imprese, che alla fine di settembre erano 339 in più rispetto a tre mesi prima. Il dato viene reso noto da Uniocamere Marche, che rileva un rallentamento dato che nel secondo trimestre del 2011 le imprese erano aumentate di 1.030 unità. Guardando alle singole province, il Centro Studi Unioncamere, che ha elaborato i dati Movimprese sulla natalità e mortalità delle imprese, ha evidenziato come il maggior tasso di crescita (+0,44%) si sia avuto a Fermo. Subito dopo c’è Pesaro-Urbino (+0,34%), seguita da Ascoli Piceno (+0,30%) e Ancona (+0,25%). Arretra invece la provincia di Macerata, con un calo dello 0,22%. Secondo il Presidente di Unioncamere Drudi “la priorità e’ puntare sull’internazionalizzazione”.

MARCHE D’ECCELLENZA: II WORKSHOP


Rolex Tudor Cartier Damiani Bulgari Patek Philippe Officine Panerai Jaeger-LeCoultre Audemars Piguet Pomellato Breguet Chopard Chanel IWC Dodo MimĂŹ Giorgio Visconti

Ogni gioielleria Bartorelli propone i marchi elencati nel rispetto delle concessioni concordate

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ALTO ARTIGIANATO

Un’autentica passione per il cioccolato L’artigiano Paolo Mencarelli la incarna e la interpreta, rivisitandola con i sapori delle Marche che sta facendo conoscere in tutto il mondo, proprio attraverso le sue creazioni che rappresentano una vera e propria tentazione alla quale non sanno resistere… nemmeno i giapponesi Di C. Carnevali

A

rriva un momento in cui, nel piccolo laboratorio di via Roma, a Castelplanio (AN), il profumo del cioccolato è talmente forte da stordire. Perché per Paolo Mencarelli, artigiano del cioccolato, questo è un momento di grande fermento: si deve preparare il Natale, soprattutto questo Natale 2011, nel quale lancerà sul mercato il suo torrone nocciolato, con nocciole intere e con le molte varianti di farro soffiato, caffè, olio extravergine di oliva… E tutto deve essere pronto anche per i cesti che puntualmente saranno richiesti con le confezioni di cioccolato, anche personalizzate, la crema spalmabile all’olio di oliva, tutte le specialità tra praline (chicchi di caffè, noci di Macadamia, cubetti di cocco, mandorle, pistacchi, tutti ricoperti di cioccolato) e tavolette (al latte, fondenti, al peperoncino, al sale, ecc.). Golosità a non finire che vanno ad aggiungersi alle tante altre che vengono create in queste stanze dove il cacao è protagonista e che portano impressa, con orgoglio, quella marchigianità che è fatta anche dei sapori di questa terra. Esiste, infatti, un alto artigianato anche nella passione per il cacao e per le sue declinazioni, un alto artigianato che fonde il cioccolato con il vino di visciole, con il vino cotto, con la grappa al Verdicchio, con la Moretta di Fano, con il Lacrima di Morro d’Alba (cinque praline realizzate con vini e liquori tipici racchiuse in un’unica confezione di “Cioccolosità delle Marche”), che riveste la marchigianissima lonzetta di fico, tanto da coniugare tradizione e rivoluzione, ricerca sperimentale e ricette del passato. Paolo Mencarelli in una pasticceria c’è cresciuto: rappresenta la terza generazione di una tradizione passata per il padre Giancarlo che a sua volta aveva ricevuto un forno in eredità dal padre


Originalità e qualità: ogni dolce prodotto è una piccola opera d’arte..

Otello (tanto che il punto vendita si chiama ancora così!). E in casa Mencarelli ognuno ha voluto mettere un po’ della propria personalità nell’attività di famiglia, fino a Paolo che, appunto, ha portato la sua passione per il cacao e soprattutto per le specialità che possono derivarne. Il marchio “Mencarelli – Cocoa Passion” nasce nel 2008, a completare il laboratorio del cioccolato avviato nel 2006. E il sogno prende forma e con esso la possibilità di sperimentare abbinamenti sempre nuovi, come l’ultimo, di cui siamo stati testimoni: un ovetto di cioccolato ripieno di crema all’olio di tartufo, una produzione per conto terzi, che si affianca alle tante “sciccherie” che vengono prodotte con marchio proprio o quelle personalizzate per i tanti clienti che si affidano a una sapiente arte. E di arte, in questo piccolo angolo di Marche, ce n’è tanta: Paolo Mencarelli non usa blocchi di marmo, né martelli, ma una Fontana di Trevi di cioccolato l’ha realizzata e non è stata certamente l’unica scultura, uova di Pasqua decorate a parte! E poi c’è l’antica sapienza della nostra terra, la maestria dell’artigiano e quelle ricette scritte a penna che si trovano in ogni angolo del laboratorio e che, dando l’idea della volontà di rivisitare la tradizione del passato con le nuove intuizioni di oggi, fanno perdere per un momento la cognizione del tempo e dello spazio. Il posizionamento sul mercato è medio – alto e la diffusione sta superando i confini della nostra regione, anche perché Paolo Mencarelli partecipa a poche fiere (nel marzo scorso è stato a Londra per La Dolce Vita, “festival - vetrina” dedicato alle eccellenze italiane ed evento da non perdere per gli appassionati dei prodotti dell’enogastronomia italiana), ma che gli permettono di presentare e far scoprire queste produzioni di nicchia che, ovvia-

mente, risultano sempre particolarmente gradite. L’ultima in ordine di tempo è di inizio novembre a Merano (BZ) per la ventesima edizione del Merano Wine Festival, considerato l’evento più elitario e più elegante per la selezione della qualità proveniente da tutto il mondo. E chi scopre le specialità marchigiane firmate da Paolo Mencarelli non le dimentica! E’ per questo che, pur se nelle limitate quantità che un artigiano riesce a produrre, questa passione ha raggiunto la Norvegia (un punto vendita a Oslo per prodotti italiani di nicchia e di alta qualità) e il Giappone, per una fornitura di lonzette di fico, realizzate, però, secondo i gusti nipponici e nelle confezioni a loro più gradite, come ad esempio le scatole da sei pezzi da 60 grammi… Ma hanno richiesto anche la lonzetta di fico più classica, ricoperta di cioccolato. “Lavorando con i mercati esteri – afferma Paolo Mencarelli – si imparano sempre cose nuove. E sono informazioni di cui un piccolo laboratorio come questo, ha necessità”.

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INTERNAZIONALIZZAZIONE

Macroregione, un altro passo avanti Approvazione all’unanimità nella sessione plenaria del Comitato delle Regioni con conseguente adozione di un emendamento per il prolungamento a Sud del Corridoio Baltico – Adriatico. Relatore del parere sulla cooperazione nel Mediterraneo il Presidente marchigiano Gian Mario Spacca Di C. Carnevali

L Gian Mario Spacca Presidente della Regione Marche

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a Macroregione Adriatico – Ionica (formata da Croazia, Albania, Slovenia, Bosnia Herzegovina, Serbia, Montenegro, Grecia e le regioni italiane sul bacino) ha un’altra data importante da inserire nella sua storia, quella dell’11 ottobre 2011. Dopo undici anni e mezzo di lavoro svolto tutti insieme, dal maggio 2000 e dalla prima Dichiarazione di Ancona, quando le Marche si sono fatte promotrici di un intenso lavoro di pace e sviluppo destinato agli Stati posti sull’altra sponda dell’Adriatico, sempre le Marche, attraverso l’attuale presidente Gian Mario Spacca, si sono fatte relatrici di istanze di cooperazione e hanno portato a casa da Bruxelles un voto all’unanimità del Comitato delle Regioni, con 275 Regioni d’Europa favorevoli a quella che è a tutti gli effetti la terza Strategia UE dopo le macroregioni del Baltico e del Danubio. Di fatto è stato approvato in via definitiva il parere sulla “Cooperazione nel bacino del Mediterraneo attraverso la Macroregione Adriatico – Ionica” di cui Spacca era relatore. Un passaggio decisivo, dopo il Consiglio europeo del giugno scorso: la strada ormai dovrebbe essere in discesa per un riconoscimento ufficiale da parte dell’Unione Europea entro il 2014, periodo nel quale sarà avviata anche la nuova programmazione europea di fondi prevista fino al 2020 che dovrebbe essere orientata, con priorità, alle macroregioni. “L’Unione europea – ha detto Spacca durante

la sua relazione – potrà essere davvero protagonista nello scenario mondiale, se anche enti locali e regionali sapranno agire e interagire dentro una governance in grado di rispondere alle esigenze della globalizzazione e all’avanzare dell’integrazione europea che elimina frontiere, unisce mercati, avvicina i cittadini nel rispetto delle sovranità nazionali. La governance multilivello rafforza la dimensione democratica dell’UE e accresce l’efficacia dei processi per raggiungere obiettivi essenziali come l’Europa dei cittadini, crescita economica e sociale, sviluppo sostenibile. La strategia europea delle macroregioni nasce per raggiungere questi obiettivi. Le due macrostrategie già avviate per Baltico e Danubio, quella Adriatico – Ionica e le altre già annunciate (Mare del Nord, Manica, Arco Alpino, Arco Atlantico, Mar Nero e Mediterraneo) potranno tutte favorire interconnessioni infrastrutturali e sinergie”. Con l’approvazione del Comitato delle Regioni prende il via un piano di azione che prevede, tra l’altro, attività concrete in ambito infrastrutture, ambiente, politica marittima integrata, sicurezza, trasporti, ecc. e si sono già avuti risultati precisi, come l’emendamento all’indirizzo della Commissione europea in merito al prolungamento a sud del Corridoio baltico – adriatico per il quale era stato approvato un indirizzo per il Parlamento europeo e per lo stesso Comitato delle Regioni che lo


La Macroregione Adriatico - Ionica fotografata dal satellite

vedeva esteso da Helsinki a Ravenna. Oggi, invece, con il documento approvato in sede di sessione plenaria, la novantaduesima del Comitato delle Regioni, il Corridoio, con le previste connessioni intermodali, interessa anche le Marche, Ancona e il porto dorico, inseriti a pieno titolo nel tracciato. “Dobbiamo agire da subito – ha ribadito Spacca – ancora prima del 2014, in un’ottica macroregionale. Nel frattempo, quindi, non si rimane fermi, ma si comincia con la fase operativa, costituita dall’elaborazione del Piano di azione che dovrà essere avviata dalle istituzioni regionali e locali, in stretto partenariato con i livelli nazionali. La strategia macroregionale, pur essendo promossa dagli Stati, sulla base del principio di sussidiarietà, deve sorgere dal basso e comportare un forte protagonismo dei territori interessati affinché siano essi a sviluppare i rapporti, gli accordi e le procedure per rendere possibile una effettiva cooperazione”. Infatti, come è stato scritto nel documento approvato: “Le Strategie macroregionali del Baltico, del Danubio, insieme a quella adriatico ionica e alle future strategie dell’UE possono creare interconnessioni e sinergie, anche infrastrutturali e dovrebbero costituire un

asse ideale fra nord e sud dell’Europa. In questo contesto, la macroregione adriatico ionica rafforzerebbe e decongestionerebbe l’accesso sudorientale dell’Europa, potendo comprendere anche l’area del Mediterraneo centro orientale attraverso l’allungamento del Corridoio baltico - adriatico, previsto dalla comunicazione della Commissione del 29 giugno 2011 e la sua connessione con le reti intermodali”. Un bel traguardo che, probabilmente, nessuno avrebbe immaginato nel momento in cui le Marche si sono proposte di guidare, sotto tutti i punti di vista (città, Camere di Commercio, Università, ecc.), organismi di cooperazione. Forse un obiettivo al quale si sta tendendo sin dalla fondazione dell’Iniziativa Adriatico Ionica (IAI) che proprio ad Ancona ha il suo Segretariato permanente, organismo che, con la sua funzione di coordinazione e di organizzazione anche documentale, ha giocato un ruolo importante in questo percorso, avendo avuto anche il merito di guardare oltre e in ottica europea, comprendendone le direzioni e le opportunità. E ciò che da mesi si auspicava è sicuramente il primo atto ufficiale per l’istituzione formale e ufficiale di questo strumento comunitario rappresentato dalla Strategia della Macroregione

Adriatico Ionica, terza in Europa dopo Baltico e Danubio e la prima del nostro Paese. Come più volte dichiarato anche dal ministro degli Esteri Franco Frattini e dal sottosegretario Alfredo Mantica, anche in occasione del decennale della Dichiarazione di Ancona (stilata quale protocollo di cooperazione tra l’Italia e i Paesi balcanici), non si tratterà di mettere in piedi nuove infrastrutture istituzionali, ma una rete tra le esistenti, orientata ad azioni comuni e progetti destinati all’intera area. E c’è un preciso indirizzo dell’Unione europea a favorire e sostenere le macroregioni, dando loro priorità e destinando fondi cospicui (già nella presente programmazione sono stati destinati oltre 120 milioni di euro, per il 2012, alla da poco costituita Strategia danubiana), destinati allo sviluppo dei territori e della loro competitività. Questo bacino, la cui proposta insiste sulle infrastrutture, su ambiente ed energia, risorse culturali e turistiche, cooperazione tra PMI, dovrà, quindi, muoversi in fretta nel far riconoscere la propria Strategia, per essere pienamente considerato nella programmazione dei fondi strutturali 2014/2020: i criteri di utilizzo e di assegnazione dei finanziamenti favoriranno le macroregioni.

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FORMAZIONE

Talent Management Lo scenario a cui stiamo assistendo è quello che la crisi è andata scolpendo e definendo. Le aziende che hanno navigato ed addirittura trovato sviluppo negli ultimi anni sono il frutto di una selezione durissima di ispirazione darwiniana

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uesti attori del mercato hanno acquisito delle caratteristiche e sviluppato delle peculiarità che li hanno resi resistenti ai marosi del mercato. Un grande focus sulle risorse interne ha funzionato come il caricare una molla per poter poi esplodere l’azione sui mercati esteri con vigore e strategie mirate. Uno degli aspetti più interessanti è stato il ritorno all’attenzione verso le risorse umane. La selezione più precisa e funzionale agli obiettivi, la formazione come momento continuativo, la necessità di inquadrare l’atteggiamento come terreno di coltura per i tecnicismi. La richiesta di “giovani talenti” è diventata un leit motiv da parte delle aziende. La giustificazione sta nel fatto che queste rispondono meglio e più velocemente ai requisiti necessari per operare nella situazione attuale. Scuole di alta formazione come i Master Sida, attraverso la loro azione sono senz’altro uno dei maggiori catalizzatori di giovani talenti sul territorio nazionale. Il fatto di svolgere le proprie attività formative in cinque sedi (Ancona, Pescara, Perugia, Bologna e Parma) permette di individuare i flussi dei maggiori centri universitari. Attraverso la selezione di ingresso ai Master Sida, i coordinatori incontrano più di mille persone l’anno, sottoposte a test di cultura aziendale (60 domande a risposta chiusa), colloquio motivazionale e analisi del cv. Si formano, in questo modo, aule di grande livello, che affrontano un percorso fatto di docenze ad alto tasso pratico con lezioni tenute dai maggiori esperti delle materie aziendali che il mercato del lavoro evidenzia per successi e lavoro. La fase più interessante è quella del Talent Management. Infatti il personale delle sedi - coordinatore, psicologo e tutor d’aula - gestiscono il gruppo già come team di lavoro dal primo giorno. Disciplina e formazione vanno di pari passo. Si sviluppano professionalità e personalità. Nel contempo parte un processo di ricerca di opportunità per tirocini in azienda. Una ricerca qualificata. Le aziende devono avere una vocazione ad ospitare giovani talenti per sei mesi nelle proprie strutture. Il

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tirocinio, avvenendo durante il Master è soggetto ad una fortissima azione di mentorship da parte del team Sida della sede e del campus centrale. Tutto questo dà luogo all’attività di Talent Management indispensabile a far si che l’inserimento in azienda sia ottimizzato al massimo. Monitorando aspetti formativi, motivazionali ed organizzativi si ottiene un’attenzione per cui l’azienda non deve dedicare energie distogliendone da altre attività. Solo in questo modo si possono esprimere vantaggi per tutti in termini di valore aggiunto realizzato. Anche l’intervento in azienda del team Master Sida è indispensabile per preparare al meglio il percorso della risorsa, in modo che risulti rapidamente come apporto sensibile all’impresa; analisi dei fabbisogni, colloqui con il personale di riferimento, analisi dei cv dei componenti delle aule in affiancamento con i responsabili Risorse Umane delle aziende. Quindi è il momento per l’azienda di avere l’opportunità di incontrare giovani talenti ad alto potenziale ed iniziare un processo di inserimento strutturato, completamente progettato e monitorato dal team dei Master Sida. Infatti nelle regioni in cui siamo presenti, le più importanti aziende del territorio hanno oramai un canale diretto con i coordinatori di zona per assicurarsi per prime le migliori risorse presenti nelle aule dei Master apprezzando le attività di Talent Management. Molte sono talmente integrate nel procedimento e soddisfatte di alcune esperienze di inserimento di successo che hanno disposto borse di studio a copertura totale della retta per il Master. Questo consente loro di partecipare già ai primi screening e comunicare insieme a Master Sida le caratteristiche precise ricercate nel giovane talento.

Luigi de Seneen Risorse umane e Formazione Gruppo Sida l.deseneen@sidagroup.com Gruppo Sida Tel. 071.28521


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ENERGIA

Energia sostenibile per casa e business! Oltre 100 espositori, convegni, seminari, workshop a tutto tondo sull'energia rinnovabile e sostenibile in mostra a Civitanova Marche dal 25 al 27 novembre 2011 per la quarta edizione di Energy Expo

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al 25 al 27 Novembre si svolgerà a Civitanova Marche la quarta edizione di Energy Expo, Salone dell'energia rinnovabile e sostenibile. Oltre 100 espositori, fra aziende dirette ed indirette, forniranno un'ampia gamma di soluzioni concrete sull'energia sostenibile, con particolare attenzione al ruolo del risparmio energetico in edilizia. Un’edizione ricca di aspettative, che riunisce in un unico contenitore le migliori esperienze sul mercato locale, ma anche nazionale ed internazionale, misurando proposte, fattibilità, studiando ipotesi in grado di sviluppare progetti innovativi ed operativi. L’appuntamento consentirà a professionisti, privati ed enti pubblici di avvicinarsi ad un mondo che offre grandi possibilità di risparmio economico e di rispetto per l’ambiente, tematica importante per il futuro delle nuove generazioni. Le Marche, in questo senso, stanno compiendo passi da giganti, risultando una delle Regioni italiane più attive nel campo dell’energia rinnovabile; lo dimostrano le imprese locali che si sono affacciate e si affacciano tuttora in questo settore, proponendo soluzioni all’avanguardia e rispondenti alle esigenze di mercato. La manifestazione si sviluppa su tre progetti: Energia in un mercato libero, che offre condizioni migliorative e flessibili, contratti e servizi studiati sull’utente finale; Energia prodotta nelle forme alternative (dal fotovoltaico ai pannelli solari, dal geotermico all’eolico, dall’idrico alle biomasse); Energia ridotta nei consumi (applicazione in edilizia di sistemi avanzati per l’isolamento termoacustico, per l’ottimizzazione e riduzione dei consumi per riscaldamento e climatizzazione).

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Nella sua ricca vetrina di circa 100 imprese, ogni anno vengono presentati nuovi progetti espositivi, intravedendo quelle che saranno le caratteristiche del mercato energetico e quelle che sono le esigenze di espositori e visitatori; per questa edizione, interessanti saranno il settore delle case in legno, come ultima tendenza della bioarchitettura, quello dedicato all’illuminazione ad alta efficienza e domotica, alla geotermia e mini eolico, alla mobilità a basso impatto ambientale (motori elettrici, biocarburanti). Energy Expo mette davvero al centro del dibattito il tema dell’energia e lo fa anche con un programma di iniziative collaterali che consentono di favorire, oltre all’incontro, anche il confronto. Nel programma dei convegni si segnala l’incontro di venerdì 25 alle ore 15.30, promosso dal Collegio dei Geometri di Macerata, come occasione di aggiornamento per gli iscritti; sabato 26 alle ore 10.00 la Regione Marche, l’Enea e l’Ordine degli Ingegneri di Macerata promuovono l’incontro “La sfida dell’energia rinnovabile verso l’obiettivo europeo del 2020 ”, un’occasione per fare il punto della situazione sul “burden sharing” regionale in vista degli obiettivi europei di risparmio energetico e per confrontarsi sulla certificazione energetica ambientale. Sabato pomeriggio verrà dato spazio alle aziende, con l’incontro proposto da BIGMAT Fabio Sbaffi sul “Lavoro in quota in sicurezza” alle 15.30 e quello promosso da UNIVERSAL Romagna su “TenKsolar: impianti fotovoltaici ad alto rendimento” alle 17.30.

L’ingresso in fiera è libero, previa registrazione dei visitatori; l’orario di apertura sarà: venerdì 25 dalle 15.00 alle 19.00, mentre sabato e domenica dalle 9.30 alle 19.00. Per ulteriori informazioni www.energy-expo-civitanova.it


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ACQUISIZIONI / CESSIONI

ACQUISIZIONICESSIONI

di aziende e attività commerciali by SIDA Corporate Finance

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RIVIERA DEL CONERO Cedesi, compreso l’immobile, attività alberghiera di pregio sul mare, con annesso stabilimento balneare. Clientela turistica e business (Cod. 010)

MARCHE Prov. AN – Cercasi partners finanziari e/o industriali per affermata azienda operante nel settore delle coperture architettoniche per esterni. Design e tecnologia ai massimi livelli di mercato. Area d’affari internazionale (Cod. 019)

ITALIA Importante gruppo industriale, operante nel settore della componentistica per elettrodomestici ed automotives, è interessato ad acquisizioni di aziende operanti sul territorio nazionale in settori equivalenti od analoghi (Cod. 018)

MARCHE Affittasi palazzina uffici mq 500+500 in ottime condizioni strutturali, ottima visibilità e posizione fronte strada, sita in località Camerano (AN), vicinanze autostrda (Cod. 015)

MARCHE Prov AN - Importante realtà attiva nei servizi ecologici, ambientali e nelle bonifiche industriali, ricerca partner finanziari/industriali per ulteriore sviluppo delle attività. L’azienda ha un’ottima clientela consolidata e dei fondamentali economico-finanziari di buon livello (cod 029)

MARCHE Cedesi quota maggioritaria di importante azienda vitivinicola marchigiana, con BRAND di rilievo internazionale. OTTIME PROSPETTIVE DI RENDIMENTO (Cod. 011) PUGLIA Prov. FG – Azienda di produzione di divani di fascia medio–alta, dotata di moderne attrezzature ed impiantistica industriale, fatturato consolidato, ricerca partners (Cod. 021)

MARCHE – ANCONA Realtà storica del settore tipolitografico, ricerca acquirente o partner. Clientela consolidata (Cod. 016)

MOLISE Cedesi o Affittasi stabilimento industriale in ottime condizioni di mq 9.000, predisposto all’installazione di impianti fotovoltaici, attualmente affittato. Prov. CB (Cod. 014)

MOLISE Prov. CB – Termoli - Cedesi azienda operante nel settore della carpenteria metallica, dotata di robot industriali e di un ottimo livello di automazione. Fatturato consolidato (cod. 022)

MARCHE

Società di rilievo nazionale, operante con successo nello sviluppo di soluzioni nell’ambito dell’Information Technology (IT), ricerca su tutto il territorio regionale aziende nel settore dell’informatica (software house) con clientela aziendale solida, interessate a partnership societarie e/o industriali (cod 030)

SANTO DOMINGO Importante società immobiliare italiana valuta proposte di partnership per investimento immobiliare a finalità turistica a Santo Domingo, località Bavarò. OTTIMO INVESTIMENTO (Cod. 013) CERCASI MANAGER/INVESTITORI (Business Angels) per aziende operanti nei seguenti settori industriali: - Stampaggio materie plastiche - Legno - arredo (produzione mobili d’ufficio, cucine, componenti per l’arredamento, porte) - Litografia e stampa - Componenti elettronici (Cod 025)

PUGLIA Prov. FG – Cedesi o Affittasi stabilimento di mq 20.000 con autorizzazioni per impianti fotovoltaici da destinare ad attività logistica. Annessa palazzina uffici di mq 1.000 ca. Vicinanze autostrade e polo industriale di Melfi (Cod. 017)

ROMANIA Cedesi importante realtà dell’industrial packaging a capitale italiano, economicamente e finanziariamente interessante, con mercato europeo di elevati standard qualitativi (Cod. 012)

MARCHE - PROVINCIA DI MC Società immobiliare cerca partners finanziari e/o industriali per la realizzazione di un progetto di urbanizzazione ed edificazione nel comune di Treia (MC). Potenzialità edificatoria: 80.000 metri cubi circa. Tipologia edilizia: commerciale, residenziale, residenziale convenzionata. Ottimo investimento. (Cod 028)

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L AVORO

Si può fare qualcosa contro la disoccupazione giovanile (senza soldi)? Sono oltre due milioni (secondo l’Istat) i giovani che ormai non riescono a trovare lavoro, localizzati soprattutto al Sud di A. Pasquarella

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ome far fronte a questa situazione? In primo luogo occorre che sia chiaro un punto: non possiamo indurre la speranza che vi possa essere una qualche salvezza in posti statali, nelle pubbliche amministrazioni o nella tranquillità e nella certezza di un lavoro che una volta era offerto da un mondo industriale con un tasso di crescita “cinese”. Non dimentichiamo che fino a tutti gli anni Sessanta, sul cui modello sono stati costruiti i rapporti contrattuali ancora oggi in vigore, la Cina eravamo noi… . La prima operazione da fare è di tipo culturale: dobbiamo cioè sconfiggere nei nostri giovani la “cultura della dipendenza”. La nostra generazione, cresciuta in un contesto industriale stabile, ha trasferito nei giovani la loro esperienza e cioè la convinzione che, superate le difficoltà degli studi, ci sarebbe stata un’impresa o lo Stato, che avrebbero provveduto alla loro occupazione. Questa “cultura della dipendenza”, una volta acquisita, ci porta istintivamente ad attendere la soluzione del futuro da parte di un’entità diversa da noi, fino a portarci a pensare che il problema della nostra stessa sopravvivenza come persone non sia nostro, ma dipenda esclusivamente da altri (imprese o Stato). Se teniamo valida questa premessa, ne deriva che ciò che è possibile fare è esclusivamente … protestare. Questa è di fatto la cultura che abbiamo tramandato ai nostri figli in quanto basata sulla nostra personale esperienza di lavoratori che hanno formato le loro convinzioni nel periodo in cui il nostro Paese ha avuto storicamente la massima crescita economica. Dobbiamo convincerci che non sarà più così e che i nostri figli dovranno porsi sempre più come protagonisti del loro stesso lavoro. L’unica cosa che noi padri possiamo fare è quella di facilitare il sorgere di “opportunità” affinchè si mettano in gioco. Opportunità che non vanno intese come lavoro già bello e confezionato (non saranno moltissimi che potranno usufruirne) ma approntando un ambiente che possa rendere più facile ai più intraprendenti la realizzazione delle loro aspirazioni, la costituzione di nuove imprese e l’abbandono della “cultura della dipendenza”. Concretamente possiamo operare in parecchie direzioni che, peraltro, non comportano investimenti (argomento che oggi è poco attuale). In primo luogo occorre liberalizzare i mercati of-

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frendo di fatto la possibilità da una parte di accedere più facilmente alle professioni e dall’altra di abbassare, per le giovani imprese, il costo dei servizi a loro indispensabili. In secondo luogo dobbiamo in qualche modo favorire il sorgere e lo svilupparsi di imprese di Venture Capital e di iniziative orientate a supportare piccole attività imprenditoriali. Dobbiamo prendere esempio dal Bangladesh. La Grameen Bank di Yunus, attraverso piccoli finanziamenti, ha avuto successo economico e ha consentito il sorgere di moltissime imprese sulla base della sola garanzia data dalla correttezza e dalla buona volontà delle persone. Lo Stato dovrebbe per i nostri figli preoccuparsi di far funzionare in modo impeccabile l’apparato amministrativo, ma soprattutto di eliminare e ammodernare l’apparto burocratico per consentire nel modo più semplice e meno costoso ai giovani di mettersi in gioco come imprenditori. I Comuni e le Regioni, invece che finanziare delle improbabili iniziative imprenditoriali, dovrebbero concretamente mettere a disposizione strutture (cosa di cui solitamente hanno disponibilità) a bassissimo costo quali spazi e assistenza per consentire esperienze di lavoro indipendente. Non dobbiamo dimenticare che la nostra economia è basata per il 70 per cento sui servizi, per la realizzazione dei quali non servono grandi capitali materiali, ma l’impiego di capitali immateriali e soprattutto di capitale umano (intelligenza ed idee). Infine occorre stimolare (e questo è possibile farlo attraverso svariati enti presenti sul territorio) la crescita della cultura dell’intraprendenza e dell’imprenditorialità, in opposizione alla perdente cultura della dipendenza. Ciò può avvenire attraverso interventi di formazione che trasferiscano dalle più elementari regole sul funzionamento di una microimpresa alla modalità in cui debbono essere gestite, ai processi di crescita e di cambiamento e alla cultura che sta alla base delle esperienze di successo. E’ infine possibile sfruttare le opportunità che emergono dalla normativa sulle reti d’impresa proprio per fare sinergia tra le microscopiche aziende che da queste occasioni sorgeranno. In buona sostanza, come sempre, non servono tanto soldi quanto buone idee e buona volontà.


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IMPRESE

Come diventare imprenditori? Lo abbiamo chiesto a Giorgio Cataldi, Segretario della Confartigianato della provincia di Ancona

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na situazione economica difficile anche nelle Marche: che fare? “Si riparta dall’impresa. Questa è l’unica strategia fattiva ed efficace per recuperare il tono produttivo e l’occupazione perduta nelle fasi della crisi. L’altalena congiunturale ha messo a dura prova i mercati e la resistenza dei comparti. Gli equilibri sono saltati, molte certezze sono state messe da parte e si intuisce che per ripristinare la piena operatività distrettuale occorre fare un passo in avanti e, con metodo e costanza, recuperare le fila del sistema impresa, traendo ispirazione da quei settori solidi che, pur in un contesto così complesso, mantengono il loro potere trainante e possono determinare una concreta ripresa. Si riparta dalla micro e piccola impresa”.

In questo scenario, quali prospettive ci sono per i giovani? “I giovani riscoprono i mestieri artigiani che ancora oggi offrono lavoro. Ne hanno bisogno. Nella Provincia di Ancona un “under 35” su 10 è disoccupato. Questo è quanto emerge da uno studio di Confartigianato: il 9,4% dei giovani nella fascia di età tra i 15 e i 34 anni non ha un lavoro. Il tasso di disoccupazione raggiunge quota 14,5% per la fascia tra i 15 e i 24

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anni; l’8,3% tra i 25 e i 34. Entrare nel mondo del lavoro è una impresa ardua, muoversi al suo interno è ugualmente complicato. Il posto “senza scrivania” per molto tempo ha mancato di entusiasmare i giovani. Il nostro Paese ha preferito puntare su una formazione teorica piuttosto che sulle competenze tecniche, sul “sapere” piuttosto che sul “saper fare”. E ora sono le imprese artigiane ad aver bisogno di personale. Installatori di infissi, panettieri, sarti, cuochi, gelatai, falegnami, meccanici. Professioni sicuramente impegnative che però rispondono a delle esigenze irrinunciabili e per questo saranno sempre richieste. I giovani, nella necessità di trovare un impiego solido, si stanno orientando verso questi mestieri, mediante il contratto di apprendistato o diventando essi stessi imprenditori. Confartigianato supporta questo processo di avvicinamento dei giovani alla professionalità”. Come si articola tutto questo? “L’apprendistato per molti giovani è un lasciapassare per un posto di lavoro sicuro. Nella provincia di Ancona sono 7.698 i giovani apprendisti, di cui 2.741 collocati in aziende artigiane dove imparano “facendo”, lavorano seguendo precisi percorsi formativi; forti delle competenze acquisite sul campo, posso-


Giorgio Cataldi, segretario della Confartigianato della provincia di Ancona

no aspirare a una occupazione stabile e sicura”. E come diventare imprenditori? “Confartigianato incentiva la vocazione imprenditoriale con corsi di formazione dedicati e il servizio di “Fare Impresa” finalizzato a favorire la creazione e lo sviluppo di nuove attività nel settore dell'artigianato e delle piccole imprese. La fase di start up è alquanto delicata. Occorrono informazioni sicure e dettagliate sulle procedure da seguire per aprire la propria attività. Ogni settore prevede, infatti, degli step precisi da seguire, delle competenze tecniche da acquisire. Chi ha una idea di business deve anche verificare se questa è realmente spendibile e competitiva sull’attuale mercato”. Ma da un’idea di business all’impresa c’è tanta strada… “La nascita di un’impresa va accompagnata passo passo, dalla ideazione alla gestione operativa. Questo è ciò di cui si occupa il servizio di “Fare Impresa”, un pool di esperti di Confartigianato, attivo presso tutti le sedi territoriali dell’associazione, che offre consulenza a chi vuole sviluppare un’idea di business e ai neoimprenditori. Studio di fattibilità, ricerca di agevolazioni e finanziamenti, credito, gestione delle problemati-

che ambientali e di sicurezza nei luoghi di lavoro, supporto al marketing, controllo di gestione, formazione specialistica per imprenditori e dipendenti. Questo è il servizio “Fare Impresa”: una bussola sicura. Per promuovere sul territorio il “Fare Impresa” gli esperti di Confartigianato stanno incontrando gli aspiranti imprenditori (informazioni su www.confartigianato. an.it). Il servizio di “Fare impresa” è la risposta concreta di Confartigianato al difficile scenario economico attuale. In questo modo si intende favorire la nascita di nuove attività, condizione imprescindibile per una ripresa operativa del territorio, accompagnarle nelle fasi della crescita, renderle solide, efficienti, competitive e garantire collateralmente la proliferazione di nuove prospettive occupazionali. Chi “fa impresa” crea lavoro, per sé e per gli altri. Confartigianato è al suo fianco”.

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IMPRESE

La rete: un altro provvedimento che agevola la ripresa Grazie al via libera dell’Unione Europea sono state finalmente approvate le agevolazioni fiscali per le reti di impresa. In particolare, all’interno del piano nazionale per le riforme il Governo ha stanziato 34 milioni di euro in tre anni che saranno utilizzati per garantire alle imprese che ne avranno i requisiti, un differimento del pagamento delle imposte sugli utili creati dalle reti ed investiti nel fondo patrimoniale comune, fino ad un massimo di un milione di euro per ogni azienda partecipante

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rande soddisfazione all’interno del mondo imprenditoriale, ampiamente favorevole alla creazione delle reti di impresa come strumento che aiuti e spinga le imprese a collaborare tra loro per rispondere al meglio alla sempre più incalzante sfida della globalizzazione. La rete, infatti, permette alle Pmi di presentarsi alle banche, ai mercati internazionali e ai fornitori di materie prime con una “massa critica” più grande, aumentando così la propria competitività e il proprio posizionamento strategico. Tutto ciò mantenendo comunque l’autonomia decisionale ed economica, che ha sempre rappresentato il maggiore ostacolo “culturale” all’aggregazione tra imprese nel nostro Paese. Come sappiamo il tessuto imprenditoriale italiano è frazionato in una miriade di micro e piccole imprese. Secondo una stima condotta dall’Istat, ben il 94 per cento delle aziende italiane ha meno di 10 dipendenti, e se prendiamo in considerazione le imprese con più di 100 collaboratori, esse rappresentano addirittura meno dell’1 per cento totale. E’ proprio da questi dati che dobbiamo partire per valutare quanto sia importante l’istituzione di uno strumento di aggregazione come quello delle reti di impresa in un panorama imprenditoriale come quello italiano. Aggregarsi per crescere e rispondere alle sfide di un’economia sempre più globale e competitiva. Vantaggi strategici in termini di cost saving, garantiti dalle economie di scala

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realizzabili; sinergie di ricavi, grazie alla conquista di maggiori quote di mercato; promozione e sostegno degli investimenti in ricerca e sviluppo; spinta costante all’internazionalizzazione. Queste sono le leve strategiche su cui si fonda e che si vogliono azionare attraverso il contratto di rete. Molto è stato fatto dalle istituzioni fino ad ora, ma non basta. Gli sforzi del legislatore e dell’esecutivo dovranno ora essere rivolti in due direzioni. Da un lato lo stanziamento di maggiori fondi a sostegno delle reti di impresa, magari anche sotto forma di contributi in conto capitale per sostenerne lo sviluppo e la diffusione (ad esempio promuovendo start-up aziendali finalizzati all’aggregazione di rete). Inoltre i player economici e istituzionali dovranno ricercare ed attuare delle iniziative in grado di diffondere tra le Pmi italiane una vera e propria cultura della collaborazione e dell’aggregazione, non come singola iniziativa di carattere congiunturale ma come filosofia strutturale per riuscire a crescere e competere al meglio nella realtà economica e finanziaria mondiale, dove il margine di profitto è sempre più sottile e il livello competitivo crescente. Marco D’Ascanio Divisione Strategia e Finanza d’Impresa Gruppo Sida Tel 071 28521 finanza@sidagroup.com

Il contratto di rete è stato istituito dall’art. 3 del D.L. 10 febbraio 2009, n. 5, convertito con modifiche dalla Legge 9 aprile 2009, n. 33, successivamente modificato dall’art. 42 del D.L. 31 maggio 2010, n. 78, convertito con modifiche dalla Legge 30 luglio 2010, n. 122. Tali disposizioni ne determinano il perimetro di applicazione e ne definiscono le caratteristiche principali, pur lasciando grande autonomia e margine di manovra alle imprese per quanto riguarda l’organizzazione, la struttura e gli obiettivi della loro collaborazione. Proprio questa grande autonomia lasciata alle singole aziende rappresenta uno dei tratti distintivi del contratto di rete, aumentandone l’appeal.


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intervento consiste nel rifacimento completo degli impianti di climatizzazione e ricambio aria nei due palazzi di Viale Certosa, nel capoluogo lombardo. Gli edifici, realizzati in acciaio e vetro, hanno quattro piani di 400 metri quadrati ciascuno, per una superficie complessiva di 3.200 metri quadrati. “Si tratta di un segnale importante, a dimostrazione della sensibilità della Indesit di dare lavoro alle aziende del territorio marchigiano anche per le sedi fuori regione – spiega Mirko Panzarea, amministratore di Cat Impianti –. La particolarità dell'intervento consiste anche nel fatto che eseguiremo l'opera senza dismettere le normali funzioni dell'attivi-

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tà, quindi ad uffici aperti. Per quanto riguarda l’impianto (già in fase di realizzazione), la peculiarità invece consiste nel permettere di garantire il riscaldamento e il condizionamento in contemporanea a seconda dell'esposizione solare. Trattandosi di palazzine in acciaio e vetro, alcune zone sono all’ombra e altre in pieno sole, pertanto devono essere gestite in maniera separata allo stesso tempo”. L’impianto - del tipo ad acqua a 4 tubi, che permette la gestione contemporanea di riscaldamento e condizionamento - sarà dotato di un sistema di termoregolazione a gestione telematica. con ventilconvettori terminali incassati nei mobili a completa scomparsa, per una estrema pulizia visiva degli ambienti.

Il produttore per l'acqua di raffreddamento estivo sarà di una potenzialità pari a 800 Kw con 12 compressori ad inverter in versione ad alta efficienza Aermec, mentre il ricambio aria sarà garantito da una macchina di trattamento aria da 1.200 mc/h (sempre Aermec), dotata di recuperatore di calore entalpico, che garantisce un recupero del calore pari al 90 per cento, abbassando quindi notevolmente i consumi di energia. La scelta delle macchine ha privilegiato il “Made in Italy”, come ulteriore segnale di attenzione alla qualità e all’economia italiane.


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VITA DA MANAGER

Maria Giuditta Politi Genetista molecolare, presidentessa di CIA Provincia di Ancona e manager dell’azienda di famiglia: “La soddisfazione di vedere le proprie produzioni crescere e maturare non è certo meno gratificante che avere dei risultati positivi da un esperimento scientifico” di A. Dachan

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ott.ssa Politi, la Sua è una storia che vale davvero la pena di raccontare. Dopo anni di studi scientifici per diventare genetista, un giorno ha lasciato tutto e … " La mia posizione all’università era a tempo determinato (dalla fine del dottorato ho lavorato per circa 4 anni su progetti finalizzati sovvenzionati dal CNR) per cui, come Lei potrà intuire, è molto più semplice rinunciare ad una posizione che non è definitiva. Ovviamente il cambiamento è stato profondo anche perché la ricerca genetica era stato per me un vero colpo di fulmine e conseguentemente avevo dedicato molte delle mie risorse intellettuali e del mio impegno al raggiungimento di una posizione lavorativa che mi permettesse di contribuire in qualche modo alla ricerca scientifica. Comunque penso che chi fa scelte drastiche debba già essere consapevole del fatto che queste scelte siano spesso definitive”. Non ha avuto paura di lasciare il suo lavoro per intraprendere questa nuova avventura? Più che paura della scelta ho decisamente vissuto periodi di preoccupazione rendendomi conto che avrei dovuto rimboccarmi le maniche e ricominciare una preparazione teorica adeguata a ciò che andavo ad intraprendere”. Quanto ha inciso il Suo amore per il territorio? “Nella mia scelta di sicuro l’amore per le mie radici e per il territorio su cui insiste la nostra realtà agricola è stato di fondamentale importanza. La mia scelta di vita è venuta a seguito della scomparsa non solo di mio padre, che di fatto si occupava dell’azienda di famiglia, ma anche, nel giro di pochi mesi, degli altri fratelli i quali lo coadiuvavano nell’attività. La voglia che la nostra coordinata storica, così legata al territorio, non scomparisse, ha fatto si che mi decidessi, d’accordo con gli altri eredi e ultimo ma non meno importante con mio marito, a cambiare vita.”

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Il territorio, “contraccambia” questo amore? “Debbo dire che già di per sé il susseguirsi delle stagioni, ciascuna delle quali ha i suoi ritmi, i suoi colori, le sue tradizioni è decisamente appagante. Poi, nonostante l’iniziale atteggiamento pregiudiziale (donna catapultantesi in una realtà prettamente maschile) del “rude agricoltore” arceviese, col il passare del tempo penso di essere riuscita a conquistare la stima e l’affetto di chi opera nel territorio e ne mantiene il presidio. E ciò è avvenuto a partire dai miei validissimi ed imprescindibili collaboratori”. Nel quotidiano, cosa ha implicato passare da un lavoro in laboratorio a un lavoro di dirigenza? “Inizialmente questo passaggio ha comportato il rimboccarsi le maniche e rimettersi sui libri (ho infatti seguito un master in enologia e viticoltura presso l’università cattolica di Piacenza). Penso, infatti, che chi voglia ricoprire delle posizioni dirigenziali non possa prescindere dall’essere prima di tutto propositivo e per esserlo è necessario avere la consapevolezza dello stato dell’arte, in altre parole da dove si è partiti, dove si vuole arrivare e la strada da perseguire per raggiungere l’obiettivo. La formazione è alla base di questa consapevolezza. Nel quotidiano Le posso garantire che la soddisfazione di vedere le proprie produzioni crescere e maturare, di vedere il mosto che si trasforma in vino guidato dalla passione e da un progetto di qualità non è certo meno soddisfacente che avere dei risultati positivi da un esperimento scientifico. In effetti quello in cui opera l’agricoltore è un laboratorio a cielo aperto e ciascuna stagione, essendo assestante, mette continuamente alla prova le capacità dell’agricoltore o dell’imprenditore agricolo. Non è solo lavoro manuale, è quasi arte. E’ per questo motivo che per avere un buon risultato è necessario creare un gruppo coeso il quale potrà mettere mano a ciascun tassello che alla fine creerà l’intero mosaico e perciò l’immagine..”


Una manager tra le viti Formazione: Liceo Scientifico di Jesi Laurea in Scienze Biologiche presso l’Università La Sapienza di Roma Dottorato in Scienze Genetiche presso l’Università di Bologna Borsa post Dottorato (anni 2) presso l’istituto di Genetica Evoluzionistica della Sapienza di Roma Contratti su Progetto finalizzato C.N.R. presso lo stesso istituto (anni 3) Master in enologia e viticoltura presso l’Università Cattolica di Piacenza

Quali sono le vostre produzioni principali? “Vini DOC ed IGT; olio extra vergine di oliva; ricettività turistica tramite agriturismo”. Quali sono, secondo Lei, le caratteristiche di un buon imprenditore? “Sicuramente l’entusiasmo e la creatività. La capacità di creare rapporti sociali, alla base di qualsiasi collaborazione sia interna che esterna all’azienda. La caparbietà e la curiosità di imparare ed innovarsi continuamente (guardate ad esempio le potenzialità di chi sa utilizzare i mezzi informatici ed i social network)… Ormai non esiste più il contadino che si svegliava di notte per arare i campi. Così anche le produzioni agricole si servono di tecnologia ed innovazione a 360 gradi”. Se guarda indietro, a quando era bambina, cosa sognava di fare da grande? “Di sicuro mi piaceva molto la campagna anche se allora la mia visione era del tutto bucolica. Alla fine, anche se il bucolico si è trasformato in qualcosa di diverso, il fascino della ruralità rimane. “ Se, invece, guarda al futuro, dove e come si vede? “Beh, spero sempre qui tra viti, ulivi, moscerini, mosti, ma soprattutto vini …lo dico sempre……in un momento di crisi globale, quale soluzione migliore di quella di darsi all’alcool??!! Attenzione bere il giusto ma bere bene!”. Info e contatti: Maria Giuditta Politi Frazione Nidastore 84 60011 Arcevia (AN) Fax: 0731982060 e-mail: mg.politi@tiscali.it www.agriturismomontefiore.com www.cantinepoliti.it

Un amore innato per la campagna “La mia relazione con la campagna è iniziata sin da piccola quando d’estate passavamo il mese di agosto dalle zie, o quando la domenica e tutte “le feste comandate”si partecipava ai pranzi di famiglia caratterizzati da tavolate lunghissime dopo le quali le donne riassettavano e poi si dedicavano alle chiacchiere davanti al fuoco o alle passeggiate per le campagne mentre gli uomini intessevano discussioni ponderose sulla gestione dell’azienda o, molto più ameno e liberatorio, giocavano a carte (come dire: la cultura dell’entroterra marchigiano è sempre stata caratterizzata da una vera visione paritaria dei generi…) in tutte queste occasioni mi divertivo molto, oltre che ovviamente a giocare spensierata con fratelli e cugini, nel seguire mio padre per la campagna o in vigna quando andava a dirigere e controllare il lavoro dei braccianti, o in cantina dove l’uva veniva trasformata”.

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RISTRUT TURAZIONI

Il nuovo approccio alla crisi di impresa In questo particolare momento storico, l’argomento principe è senza dubbio (e nostro malgrado) quello della crisi aziendale. Numerosi, specialmente oggi, sono gli strumenti e gli espedienti, di natura finanziaria, patrimoniale, economica, strategica, giuridica e quant’altro, per prevenire il collasso dei sistemi o per ripristinare la competitività di un’impresa, ma si deve ricordare che fino al recente passato l’unica vera prospettiva di un’azienda in difficoltà oramai strutturate era quella della sua distruzione in nome della tutela dei suoi creditori

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ccorre però innanzitutto delineare al meglio i contorni e il concetto di “crisi d’impresa”, anche perché, in un certo senso, è proprio attorno a questo nodo logico che si sviluppa la vera portata della riforma fallimentare e il significato di numerosi altri strumenti tra l’economico e il giuridico che permettono oggigiorno non semplicemente di affrontare la crisi di un’impresa in un’ottica di conservazione degli equilibri a breve dei portatori di interesse, ma perfino di adoperarsi per la prevenzione di shock sistemici e per la preservazione delle performance complessive di un’economia, tutelando gli interessi di tutti, compresi quelli dell’azienda stessa fonte del problema. In effetti, in passato si è potuta testimoniare una certa confusione, da parte di economisti, giuristi e divulgatori, tra ciò che erano le cause di un dissesto aziendale, le sue conseguenze ed i suoi sintomi (intesi, questi ultimi, come “conseguenze conclamate”): tre aspetti profondamente differenti, che se interpretati male, o peggio ancora non ravvisati affatto, possono pregiudicare l’efficacia di qualsiasi intervento correttivo, indipendentemente dalla sua portata e dalla sua articolazione. In precedenza, lo stato di insolvenza di un’impresa è stato considerato elemento primario di valutazione ed intervento delle crisi aziendali: sarebbe come se ci adoperassimo per far dire qualcosa di udibile a qualcuno che ha perso la voce, senza pen-

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sare piuttosto di curare la sua tonsillite. L’insolvenza è un sintomo, quindi una conseguenza visibile ed oggettiva, della crisi di un’azienda, ma da che mondo è mondo limitarsi a curare un sintomo è quantomeno inconcludente, se non pericoloso, tanto è vero che prima della riforma della legge fallimentare, gli interventi previsti erano programmati nella quasi esclusiva ottica di tutela del creditore, considerando l’impresa oggetto già come un cadavere da dissezionare per ricavarne le maggiori liquidità residue (e definitive). Le cause di un’insolvenza possono essere tra le più varie, nascoste in una qualsiasi funzione aziendale, nell’andamento di un particolare prodotto o di un mercato, o perfino possono essere ricondotte a problemi di portafoglio clienti, quindi a fonti esterne all’azienda stessa. Se si perde di vista questo aspetto, si rischia di considerare morta una realtà che invece potrebbe essere salvata, preservata e rilanciata. Il tipo di intervento dipende innanzitutto dallo stato reversibile o irreversibile della crisi: in quest’ultimo caso, la nuova legge fallimentare è normalmente l’unico sentiero praticabile, nell’ottica dell’effettiva tutela dei creditori, ma in tutte le altre ipotesi, oltre che innumerevoli strategie di sviluppo e prevenzione, vi sono attualmente strumenti nuovi o ricalibrati che vanno presi in considerazione. Premettendo che sempre e comunque la via migliore sareb-


be quella della prevenzione, che passa attraverso lo studio dei mercati, la pianificazione strategica, l’organizzazione efficiente, la programmazione operativa e l’attitudine all’innovazione, il nuovo atteggiamento del Legislatore nei confronti delle aziende in difficoltà diviene palese nella scelta di parole: dal concetto di “insolvenza” si è passati a considerare quello di “crisi”, sicuramente aprendo il fronte a numerosi dibattiti sui confini da considerare, ma altrettanto sicuramente dimostrando che adesso l’obiettivo è la preservazione dei mercati, dei posti di lavoro, della redditività e delle prospettive delle economie. L’ottica è dunque quella della continuità di impresa e di recupero della redditività della stessa. Numerosi sono gli strumenti predisposti dallo Stato che possono essere utili prima delle crisi più acute, sia quando si è già nell’ambito di applicazione della nuova legge fallimentare sia prima di arrivarci, come il Fondo per il Salvataggio e la Ristrutturazione delle Imprese in Difficoltà, che predispone garanzie per le imprese per finanziamenti a scopo risanatorio e interventi di ristrutturazione, riorganizzazione e razionalizzazione, diversificazione e sviluppo di nuove aree di business. Di notevole interesse sono anche gli articoli 67 e 182 della nuova legge fallimentare, che prevedono procedure concertate preliminari per tutelare sia i creditori che l’azienda stessa; degno di nota è il nouss della Legge Marzano, che velocizza gli iter per il risa-

namento di aziende grandi, per garantire un’efficiente ristrutturazione delle stesse e del gruppo nel quale sono inserite e soprattutto per intervenire senza intaccarne il posizionamento strategico. In tutti i casi, è evidente che il concetto di tutela è ora esteso anche all’impresa scaturigine del problema: procedure più rapide e tempestive, interventi conservativi e preventivi, tutela di tutti i portatori di interesse, includendo quindi nell’annovero anche i dipendenti e, in un certo senso, i mercati di riferimento e la stessa economia che la ospita. Si vuole probabilmente evitare una forma di “desertificazione” del tessuto imprenditoriale in nome del rispetto letterale e rigoroso delle obbligazioni assunte. Il quadro che ne emerge è che, attualmente, di aziende che necessitano di interventi critici ce ne sono molte, ma rispetto al passato, se si usano propriamente gli strumenti ora a disposizione, ben poche di esse dovranno cessare di esistere.

Michele Barchiesi CSI – Centro per lo Sviluppo Imprenditoriale

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RISTRUT TURAZIONI

La ristrutturazione aziendale come processo che “vive” nell'impresa sana Lo scorso 19 ottobre presso la sede centrale del Gruppo Sida, ad Ancona, si è svolto un importante incontro sul tema, quanto mai attuale, della ristrutturazione aziendale

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lla presenza di funzionari di banca, professionisti, imprenditori e manager di rilevanti realtà aziendali marchigiane, i relatori hanno evidenziato, anche sulla base delle loro importati esperienze professionali, come i continui e profondi cambiamenti di mercato in cui si sviluppa oggi l’attività imprenditoriale, determinano talvolta notevoli differenze tra le aspettative di business ed i risultati raggiunti. La capacità di previsione e di reazione ai fattori di dinamismo assume pertanto importanza vitale per mantenere o creare in periodi di crisi il vantaggio competitivo a condizioni di rischio accettabili. Si è evidenziato dunque come la “ristrutturazione aziendale” diventa in questo contesto un processo continuo che “vive” all’interno di imprese sane, e che non dev'essere concepito come un evento unico volto solo alla risoluzione del problema, bensì un vero e proprio processo aziendale, sempre in continua evoluzione, finalizzato alla prevenzione di qualsiasi possibile male che possa inficiare la vita e le performance aziendali. A tale proposito Flavio Guidi, fondatore del Gruppo Sida, ha sottolineato come l’attenta lettura del bilancio diventi propedeutica ad una tempestiva diagnosi dello stato di salute dell’azienda, processo fondamentale per intervenire con azioni strategiche mirate a ridefinire il progetto di attività aziendale al fine di garantire il ripristino e l’ottimizzazione della redditività aziendale e la salvaguardia del patrimonio aziendale e personale dei soci. Carlo Tortolini, Senior Partner del Gruppo marchigiano, ha portato all’attenzione della platea l’importanza di una corretta politica di budget aziendale, sottolineando come, in situazioni di particolari difficoltà, il zero base budget possa costituire un ottimo modo per rivalutare la struttura delle varie linee di business

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aziendale. Lo zero base budget è una tecnica di programmazione a breve che non si pone come punto di riferimento il livello di attività di spese già sussistente, bensì la riconsiderazione ex novo dell’attività dell’impresa alla stregua di un nuovo progetto. L’analisi si propone di contenere la curva di crescita dei costi indiretti e si fonda sull’analisi costi-benefici per ognuna delle operazioni dei rami aziendali (produttivi e di servizio). Michele Sasso, consulente dell’Area Corporate Finance di Sida, ha posto l’accento sulla dinamica finanziaria, sottolineando la strategicità del corretto approvvigionamento finanziario evidenziando tre pilastri strategici: • il miglioramento dell’affidabilità creditizia (redazione piano di fattibilità finanziaria, ipotesi di crescita sostenibile, condivisione dei progetti di sviluppo) • la scelta e la coerenza delle fonti di finanziamento (la finanza agevolata, gli strumenti bancari e garanzie statali, il factoring) • la selezione di partner finanziari e commerciali. Gerardo Sallustro, avvocato dell'area legale del Gruppo, ha focalizzato l’intervento soffermandosi sulle principali azioni giudiziali e stragiudiziali ipotizzabili per la risoluzione di crisi d’impresa più o meno irreversibili. Ha concluso i lavori Sauro Ramazzotti, consulente dell’Area Corporate Finance, il quale ha incentrato l’intervento sul ruolo strategico del liquidatore aziendale. L’incontro, particolarmente apprezzato per la pragmaticità e la chiarezza con cui sono stati trattati gli argomenti, ha sicuramente dato spunti di riflessione importanti a tutti i partecipanti prospettando situazioni diverse per affrontare e superare anche crisi che a volte possono sembrare insuperabili.


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BORSA

Il firmamento delle marchigiane quotate In questa pagina presentiamo l’andamento di Borsa delle società marchigiane quotate Biesse

ELICA

Segmento: Star Performance 1 anno: - 28,48% Performance 1 mese: + 36,65%

Segmento: Star Performance 1 anno: - 32,48% Performance 1 mese: - 1,73%

Mese positivo per la BIESSE che fa un balzo in avanti rispetto alle rilevazioni precedenti, facendo segnare una variazione del +36% su base mensile. Tuttavia sulla giornata di borsa del 02/11/2011 si registra una variazione negativa del -4,33 % in termini di Performance relativa rispetto all’indice Ftse All-Share, segno che il titolo si è mosso peggio del mercato. Inoltre i Volumi sono risultati pari a 245.004 pezzi scambiati, un valore inferiore sia alla seduta precedente sia alla media settimanale, segno di una partecipazione decrescente da parte degli operatori. Possibile l’avvio di una fase a volatilità ridotta. Trend incerto.

Il titolo ELICA mostra una diminuzione del prezzo di ca il 2% su base mensile, e si ipotizzano nuovi cali nel breve periodo; ciò sarebbe avvalorato dal valore minimo registrato nell’ultima giornata del 03/11/2011, posto a 0,975 euro. In termini di Performance relativa rispetto all’indice Ftse All-Share, si registra una variazione negativa del -3,93 % sulla giornata di borsa del 02/11/2011. Lo strumento ha fatto peggio del mercato. I Volumi sono risultati pari a 53.300 pezzi scambiati, un valore superiore sia alla seduta precedente sia alla media settimanale. La partecipazione degli operatori si sta intensificando, probabile l’avvio di una fase a volatilità elevata. Ipotesi trend di breve al ribasso.

Indesit Ord.

Poltrona FRAU

Segmento: Blue Chip Performance 1 anno: - 48,31% Performance 1 mese: + 0,22%

Segmento: Star Performance 1 anno: - 3,78% Performance 1 mese: + 5,74%

Il Titolo INDESIT COMPANY mostra una certa stabilità nei mesi di osservazione, anche se non sono mancati picchi positivi, che gli analisti interpretano come evoluzione di breve termine al rialzo. Ciò sarebbe confermato dalla variazione positiva rispetto all’indice Ftse All-Share del + 0,34 % sulla giornata del 02/11/2011. I Volumi sono risultati pari a 1.140.660 pezzi scambiati, un valore inferiore sia alla seduta precedente sia alla media settimanale, segno di una partecipazione decrescente da parte degli operatori. Trend di breve al rialzo.

Il prezzo del titolo POLTRONA FRAU ha messo a segno un rialzo di circa il 6,0 % su base mensile, premessa favorevole ad una evoluzione di breve termine al rialzo. In termini di Performance relativa rispetto all’indice Ftse All-Share, si registra una variazione positiva del 1,76 % sulla giornata di borsa 02/11/2011. Lo strumento ha fatto meglio del mercato. I Volumi sono risultati pari a 83.478 pezzi scambiati, un valore inferiore sia alla seduta precedente sia alla media settimanale, segno di una partecipazione decrescente da parte degli operatori. Possibile l’avvio di una fase a volatilità ridotta. Trend di breve incerto.

TOD’S Segmento: Blue Chip Performance 1 anno: - 0,82% Performance 1 mese: + 12,17%

Segnali ancora piuttosto favorevoli per le azioni TOD’S che mostrano un aumento del +12% su base mensile. Tuttavia in termini di Performance relativa rispetto all’indice Ftse All-Share, si registra una variazione negativa del -3,72 % sulla giornata di borsa del 02/11/2011, segno che il titolo ha fatto peggio del mercato. Le azioni TOD’s comunque esprimono grandi Volumi scambiati, oltre 260 mila, un valore superiore sia alla seduta precedente sia alla media settimanale. La partecipazione degli operatori si sta intensificando, probabile l’avvio di una fase a volatilità elevata. Trend di breve al rialzo.

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Rubrica a cura di Michele Sasso Divisione Strategia e Finanza di Impresa – Gruppo Sida m.sasso@sidagroup.com Tel. 071.28521


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CONTRIBUTI E BANDI MARCHE > “CONCESSIONE DI AGEVOLAZIONI PER LA BREVETTAZIONE E LA VALORIZZAZIONE ECONOMICA DEI BREVETTI A FAVORE DI MICRO, PICCOLE E MEDIE IMPRESE Premi economici e contributi a fondo perduto di varia natura euro per deposito o estensione di domande di brevetto nazionale all’UIBM, all’EPO (European Patent Office) e al WIPO (World Intellectual Property Organization). > D.l. 13/05/2011, n° 70 “Credito d’Imposta per spese di Ricerca e Sviluppo” Credito d’imposta, utilizzabile, in tre rate annuali, pari al 90% della spesa incrementale di investimento, realizzata a decorrere dal periodo d’imposta successivo a quello in corso al 31/12/2010 e fino a chiusura del periodo d’imposta in corso al 31/12/2012, rispetto alla media degli investimenti in ricerca realizzati tra il 2008 e 2010 > D. MINISTERO AMBIENTE N° 2230 “ Promozione dei sistemi di gestione ambientale nelle PMI” Contributi a fondo perduto dal 40% all’ 80% per Pmi produttrici di beni e servizi per acquisizione della: - Certificazione EMAS (ai sensi del regolamento 761/2001/CE); - Certificazione del sistema di gestione ambientale ai sensi della norma internazinale UNI ISO 14001; - Certificazioni EMAS da parte di imprese già certificate UNI ISO 14001/96; Sono ammesse solo le domande corredate della certificazione rilasciata dall’organismo accreditato e sempre che tale rilascio sia avvenuto dopo il 6 ottobre 2003. Per le imprese dei settori agroindustriale e dei trasporti il rilascio deve essere avvenuto dopo il 1° gennaio 2007. SCADENZA: FINO AD ESAURIMENTO FONDI > POR FSE 2007/2013 “Prestito d’onore regionale per

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la creazione di nuove imprese” Concessione di un finanziamento agevolato da parte della Banca delle Marche S.p.A. (max 50.000 euro – t.rif. 3,20%) da restituire in 6 anni e da utilizzare per fare fronte alle spese di costituzione, agli investimenti e alla gestione della nuova iniziativa economica; è ammissibile la costituzione di nuove attività d’impresa in tutti i settori di attività, ad esclusione dell’agricoltura e dell’industria del carbone. E’ ammissibile anche la rilevazione di un’attività già esistente purché non gestita da familiari.

SCADENZA AL 31/12/2011 > FONDI DI GARANZIA E ACCESSO AL CREDITO “Contributi alle PMI per la riduzione dei tassi di interesse sui finanziamenti erogati dagli istituti di credito convenzionati” • LEGGE 949/52 - contributo in c/interessi per le operazioni di credito artigiano (finanziamento min 10.329,14 max 500.000 euro, tasso agevolato fino al 70% t.rif.) + contributo a fondo perduto “una tantum” pari a 2% del finanziamento se garantito da una coop. artigiana di garanzia. • LEGGE 240/81 - contributo in c/canoni per le operazioni di locazione finanziaria da parte delle imprese artigiane (finanziamento min 10.329,14 - max 350.000 euro, tasso agevolato pari al 60% t.rif) + contributo a fondo perduto “una tantum” pari a 1,5% del finanziamento se garantito da una coop. artigiana di garanzia. SCADENZA AL 31/12/2011 > C.C.I.A.A PESARO URBINO “Contributi a sostegno della partecipazione a fiere all’estero” Concessione di un contributo a fondo perduto per le imprese iscritte al Registro delle Imprese di Pesaro e Urbino pari al 40% delle spese sotenute per la partecipazione a fiere all’estero, fino ad un massimo di 3.000 euro. SCADENZA AL 31/12/2011 > C.C.I.A.A PESARO URBINO “Contributi a sostegno di inve-

stimenti mediante abbattimento degli interessi” Concessione di un contributo sugli interessi maturati su finanziamenti garantiti da organismi di garanzia collettiva (es. Confidi), finalizzati a specifici investimenti previsti dal bando. Il contributo è pari al 90% degli interessi previsti per il primo anno dal piano di ammortamento, su un finanziamento di massimo 50.000 euro. SCADENZA AL 31/12/2011 > MINISTERO DELLO SVILUPPO ECONOMICO “Incentivi per la brevettazione e la valorizzazione economica dei brevetti” Concessione di agevolazioni finanziarie per incrementare il numero delle domande di brevetto, tutelare la proprietà industriale, favorire la valorizzazione economica dei brevetti delle micro, piccole e medie imprese. Contributo a fondo perduto pari all’80% dei costi ammissibili fino ad un massimo di 70.000 euro. A PARTIRE DAL 02/11/2011 ABRUZZO

> MINISTERO DELLO

SVILUPPO ECONOMICO SIMEST “Fondo Start-up per le imprese che investono all’estero (extra-UE)” Partecipazione di minoranza (max 49%) e temporanea nel capitale sociale della società destinataria, finalizzata a favorire la fase di avvio di programmi di internazionalizzazione di piccole e medie imprese di nuova costituzione, con sede sociale in Italia o in altro Paese dell’UE. Importo complessivo non superiore ad 200.000 euro.

> MINISTERO DELLO SVI-

LUPPO ECONOMICO “Agevolazioni per il design a favore delle PMI” Agevolazioni relative a: -premio per il deposito, ai fini della registrazione nazionale, comunitaria ed internazionale di nuovi modelli e disegni industriali; -incentivo per lo sfruttamento economico dei modelli/disegni industriali. Importo max agevolazione: 10.000 euro.

A PARTIRE DAL 02/11/2011 > MINISTERO DELLO SVILUPPO ECONOMICO “Incentivi per la brevettazione e la valorizzazione economica dei brevetti” Concessione di agevolazioni finanziarie per incrementare il numero delle domande di brevetto, tutelare la proprietà industriale, favorire la valorizzazione economica dei brevetti delle micro, piccole e medie imprese. Contributo a fondo perduto pari all’80% dei costi ammissibili fino ad un massimo di 70.000 euro. A PARTIRE DAL 02/11/2011 EMILIA ROMAGNA

> MINISTERO DELLO SVILUPPO ECONOMICO - SIMEST “Fondo Start-up per le imprese che investono all’estero (extra-UE)” Partecipazione di minoranza (max 49%) e temporanea nel capitale sociale della società destinataria, finalizzata a favorire la fase di avvio di programmi di internazionalizzazione di piccole e medie imprese di nuova costituzione, con sede sociale in Italia o in altro Paese dell’UE. Importo complessivo non superiore a 200.000 euro.

> MINISTERO DELLO SVILUPPO ECONOMICO “Agevolazioni per il design a favore delle PMI” Agevolazioni relative a: -premio per il deposito, ai fini della registrazione nazionale, comunitaria ed internazionale di nuovi modelli e disegni industriali; -incentivo per lo sfruttamento economico dei modelli/disegni industriali. Importo max agevolazione: 10.000 euro. A PARTIRE DAL 02/11/2011

A cura della Divisione Strategia e Finanza d’Impresa Gruppo Sida T 071.28521 finanza@sidagroup.com


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CARRIERE E POLTRONE

Chi entra e... chi esce In questa Rubrica presentiamo le novità principali relative a nomine ed incarichi in aziende del territorio ed enti pubblici, nonché avvicendamenti che interessano marchigiani

• Pari opportunità, una marchigiana ai vertici nazionali. Elisa Cingolani n. 2 del Moica

Elisa Cingolani, membro della Commissione regionale Marche delle Pari Opportunità, è stata eletta vice presidente nazionale del Moica. Quest’organismo è presente in regione da oltre trent’anni e rappresenta un punto di riferimento nella vita culturale e sociale della comunità, dando voce alle donne casalinghe.

• Al Consiglio delle autonomie locali Ricci succede a Casagrande Il Presidente della Provincia di Pesaro e Urbino Matteo Ricci è stato eletto presidente del Cal (Consiglio delle autonomie locali) della Regione Marche. Succede alla presidente della Provincia di Ancona Patrizia Casagrande.

• Stefano Greco nuovo Presidente del Consorzio Turistico Stefano Greco è stato nominato nuovo presidente del Consorzio Turistico Riviera delle Palme. Il nuovo numero uno del Consorzio Riviera delle Palme, il cui mandato segue quello di Alessandro Zocchi, ha organizzato recentemente manifestazioni di successo come Anghiò e Fritto Misto.

Nomine e incarichi possono essere inviati all’indirizzo email scrivici@mlmagazine.it

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SPECIALE: AGROALIMENTARE

“Il primo uomo fu un agricoltore e ogni nobiltà storica riposa sull’agricoltura” Ralph Waldo Emerson (Filosofo, scrittore, saggista)

SPECIALE AGROALIMENTARE

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Sono costretto a continue trasformazioni, perchÊ tutto cresce e rinverdisce. Insomma, a forza di trasformazioni, io seguo la natura senza poterla afferrare e poi questo fiume che scende, risale, un giorno verde, poi giallo, oggi pomeriggio asciutto e domani sarà un torrente�

(Claude Monet)

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SPECIALE: AGROALIMENTARE

L’agricoltore ha bisogno più del ricercatore o del manager? Cosa occorre oggi all’agroalimentare marchigiano? La situazione è molto difficile: la crisi economica generale si aggiunge infatti a problemi tipici del settore, come l’eccessiva parcellizzazione degli operatori – fatta eccezione per taluni settori come carne, latte e vino – e le difficoltà relative al passaggio generazionale

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ui nostri mercati, poi, si sono affacciati nuovi agguerriti produttori, che forniscono anche le cucine italiane a prezzi estremamente competitivi. E le risorse pubbliche stanno venendo meno: l’assenza, di fatto, dei contributi statali è soltanto in parte compensata dai grandi sforzi compiuti dalla Regione Marche, come ci ha ricordato l’assessore Paolo Petrini. Per Bruno Mezzetti - Direttore del Dipartimento di Scienze Agrarie Alimentari e Ambientali dell’Università Politecnica delle Marche – la risposta più efficace è da cercare nel supporto che possono dare all’azienda agricola gli ottimi ricercatori ed esperti che anche il nostro territorio possiede,

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con l’obiettivo di “dare ai nostri agricoltori piante “moderne”, che producono prima, meglio, di più e con minori costi”. Flavio Guidi (fondatore del Gruppo Sida), invece, mette l’accento sulla necessità di sviluppare un processo di “managerializzazione” dell’azienda agricola, anche se di piccole dimensioni: non è più sufficiente la conoscenza degli aspetti tecnici o scientifici delle culture agrarie. Il nuovo contesto economico mondiale ha manifestato in tutta la sua evidenza il bisogno, anche per l’imprenditore agricolo, di acquisire dimestichezza con gli aspetti organizzativi e gestionali dell’impresa.


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SPECIALE: AGROALIMENTARE

L’identikit dell’impresa agroalimentare marchigiana Alcuni dati che danno l’idea di chi siano oggi gli agricoltori e gli allevatori della regione

L

’allevamento è in picchiata Come si nota dalla Tabella I, in quattro anni (dal 2003 al 2007) le Marche hanno perso quasi due aziende di allevamento su tre (il 62,9 per cento). Mentre hanno sostanzialmente tenuto gli allevatori di bovini (-14,36 per cento), i cali più evidenti sono stati registrati nell’allevamento di suini (-41,36 per cento), avicolo (-81,53 per cento) e di conigli (-83,32 per cento). Se però vediamo il numero di capi allevati – Tabella II - notiamo che la flessione è minima (del 3,65 per cento). Il settore pertanto segue la tendenza di avere minori aziende ma di dimensioni maggiori: se nel 2003 un allevatore marchigiano aveva in media 21 bovini, quattro anni dopo ne contava 25. Il rapporto si allarga per gli ovini (dai 64 capi del 2003 ai circa 103 per azienda del 2007). Tabella I - Aziende di allevamento – Regione Marche

Tabella II - Capi di allevamento – Regione Marche

ANNO

NUMERO di AZIENDE

ANNO

CAPI

2003

47.462

2003

6.395.933

2005

32.481

2005

6.004.353

2007

17.561

2007

6.162.615

Fonte: Elaborazione su dati ISTAT

Fonte: Elaborazione su dati ISTAT

La superficie delle aziende agricole marchigiane Come si può notare dalla Tabella III, nel 2007, rispetto a quattro anni prima sono calate le piccole aziende a conduzione diretta: con riferimento a quelle di superficie non superiore ai tre ettari, infatti, si è passati da 27.799 a 22.245. Un calo quindi del 20 per cento. Rimane invece pressoché invariato il numero delle imprese agricole di media superficie (dai 3 ai 20 ettari), che passa dalle 21.205 unità del 2003 alle 20.048 del 2007 (il che significa una flessione del 4,5 per cento). Per quanto riguarda le aziende che lavorano le superfici maggiori (oltre i 20 ettari), l’Istat ci conferma una diminuzione dell’8,7 per cento (dalle 4.446 alle 4.059). Tabella III - Aziende e relativa superficie (superficie in ettari) PROVINCIA

AZIENDE AGRICOLE (numero)

SAU (ettari)

SUPERFICIE TOTALE (ettari)

SAU/ Sup.tot.%

Sup.tot./ n. aziende (ettari)

Pesaro Urbino

15.318

137.833,02

217.422,73

63,39%

14,19

Pesaro Urbino

13.833

123.726,96

195.412,72

63,32%

14,13

Ancona

15.354

119.798,92

145.864,44

82,13%

9,50

Macerata

15.439

145.961,97

198.023,87

73,71%

12,83

Ascoli Piceno

11.153

51.815,39

85.874,96

60,34%

7,70

Fermo

9.299

51.771,32

64.844,36

79,84%

6,97

Marche

66.563

507.180,62

712.030,36

71,23%

10,70

Marche

65.078

493.075

690.020

71,46%

10,60

senza Comuni Valmarecchia

senza Comuni Valmarecchia

Fonte: elaborazione del servizio sistema informativo statistico su banca dati ISTAT

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SAU media (ettari)


Tabella IV – Giornate di lavoro della manodopera aziendale per categoria – Ccensimento Agricoltura 2000 PROVINCIA CONDUTTORE CONIUGE

FAMILIARI e PARENTI del conduttore

OPERAI a tempo indeterminato

OPERAI a tempo determinato coloni e assimilati

1.141.350

314.963

278.196

44.255

76.398

1.022.973

281.891

195.412,72

36.729

72.844

ANCONA

1.107.601

371.447

260.994

78.180

110.883

MACERATA

1.304.579

425.869

289.704

52.587

55.992

ASCOLI PICENO

1.049.444

408.804

219.694

39.345

72.081

PESARO URBINO PESARO URBINO senza Valmarecchia

705.356

244.638

169.951

14.586

37.242

TOTALE MARCHE

5.308.330

1.765.721

1.218.539

228.953

352.596

TOTALE MARCHE senza comuni Valmarecchia

5.189.953

1.732.649

1.192.210

221.427

349.042

FERMO

Fonte: elaborazione del servizio sistema informativo statistico su banca dati ISTAT

Tabella V – Distribuzione percentuale delle giornate di lavoro secondo le categorie di manodopera aziendale sul totale – Censimento Agricoltura 2000 PROVINCIA CONDUTTORE CONIUGE

FAMILIARI e PARENTI

OPERAI a tempo

del conduttore

indeterminato

OPERAI a tempo determinato coloni e assimilati

Pesaro Urbino

61,5%

17,0%

15,0%

2,4%

4,1%

Pesaro Urbino

61,4%

16,9%

15,1%

2,2%

4,4%

Ancona

57,4%

19,3%

13,5%

4,1%

5,7%

Macerata

61,3%

20,0%

13,6%

2,5%

2,6%

Ascoli Piceno

58,6%

22,8%

12,3%

2,2%

4,0%

Fermo

60,2%

20,9%

14,5%

1,2%

3,2%

Totale Marche

59,8%

19,9%

13,7%

2,6%

4,0%

Totale Marche

59,8%

19,9%

13,7%

2,5%

4,0%

senza Comuni Valmarecchia

senza Comuni Valmarecchia

Fonte: elaborazione del servizio sistema informativo statistico su banca dati ISTAT

I dati riportati nella Tabella V ci offrono un quadro piuttosto chiaro in merito alla rilevanza dell’agricoltore e della sua famiglia nella conduzione dell’azienda: in tutte le province della regione l’apporto della manodopera costituita da persone estranee alla famiglia del titolare è limitato, con una media attorno al 4-6 per cento. Soltanto nell’anconetano si sfiora il 10 per cento. Tabella VI – Distribuzione percentuale della superficie totale per titolo di possesso dei terreni – Censimento Agricoltura 2000 PROVINCIA SOLO PROPRIETA’ AFFITTO E/O USO GRATUITO

PARTE in PROPRIETA’ e PARTE in AFFITTO

Pesaro Urbino

60,0%

11,8%

28,2%

Pesaro Urbino

59,8%

11,8%

28,4%

Ancona

59,8%

8,3%

31,9%

Macerata

62,9%

7,9%

29,2%

Ascoli Piceno

76,1%

5,8%

18,1%

Fermo

64,5%

7,9%

27,6%

Totale Marche

63,1%

8,9%

28,0%

Totale Marche

63,2%

8,8%

28,0%

senza Comuni Valmarecchia

senza Comuni Valmarecchia

Fonte: elaborazione del servizio sistema informativo statistico su banca dati ISTAT

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SPECIALE: AGROALIMENTARE I dati riportati nella Tabella V ci offrono un quadro piuttosto chiaro in merito alla rilevanza dell’agricoltore e della sua famiglia nella conduzione dell’azienda: in tutte le province della regione l’apporto della manodopera costituita da persone estranee alla famiglia del titolare è limitato, con una media attorno al 4-6 per cento. Soltanto nell’anconetano si sfiora il 10 per cento. Tabella VI – Distribuzione percentuale della superficie totale per titolo di possesso dei terreni – Censimento Agricoltura 2000 PROVINCIA SOLO PROPRIETA’ AFFITTO E/O USO GRATUITO

PARTE in PROPRIETA’ e PARTE in AFFITTO

Pesaro Urbino

60,0%

11,8%

28,2%

Pesaro Urbino

59,8%

11,8%

28,4%

Ancona

59,8%

8,3%

31,9%

Macerata

62,9%

7,9%

29,2%

Ascoli Piceno

76,1%

5,8%

18,1%

Fermo

64,5%

7,9%

27,6%

Totale Marche

63,1%

8,9%

28,0%

Totale Marche

63,2%

8,8%

28,0%

senza Comuni Valmarecchia

senza Comuni Valmarecchia

Fonte: elaborazione del servizio sistema informativo statistico su banca dati ISTAT

Tabella VII – Distribuzione percentuale delle aziende per titolo di possesso dei terreni – Censimento Agricoltura 2000 PROVINCIA SOLO PROPRIETA’ AFFITTO E/O USO GRATUITO

PARTE in PROPRIETA’ e PARTE in AFFITTO

Pesaro Urbino

83,6%

4,4%

12,1%

Pesaro Urbino

83,5%

4,5%

12,0%

Ancona

84,3%

4,6%

11,1%

Macerata

79,9%

5,8%

14,3%

Ascoli Piceno

87,5%

4,2%

8,3%

Fermo

87,5%

3,6%

8,8%

Totale Marche

84,1%

4,6%

11,3%

Totale Marche

684,1%

4,7%

11,2%

senza Comuni Valmarecchia

senza Comuni Valmarecchia

Fonte: elaborazione del servizio sistema informativo statistico su banca dati ISTAT

La stragrande maggioranza delle aziende sono di proprietà dell’agricoltore, mentre è marginale la percentuale delle imprese condotte sulla base di contratti di affitto oppure di concessioni gratuite (attorno al 4 per cento, quota che sale a quasi il 6 per cento nella sola provincia di Macerata). Mentre dall’analisi del titolo giuridico relativo alle superfici coltivate o utilizzate per gli allevamenti, notiamo che le aree di proprietà dell’imprenditore agricolo sono soltanto poco più della metà del totale. Il contesto nazionale I dati provvisori del VI Censimento Generale dell’Agricoltura – svolto tra il 24 ottobre 2010 e il 31 gennaio 2011 – ci danno un quadro che ci permette di comprendere le tendenze delle imprese agricole della regione. L’elaborazione dei dati definitivi è prevista per aprile 2012. Il primo dato che emerge è il calo del numero delle aziende agricole del Paese negli ultimi 10 anni (-32,2 per cento). Tale flessione risulta peraltro assai più contenuta nelle Marche (Tabella VIII). Tabella VIII – Numero delle aziende – Anni 2000 e 2010

AZIENDE 2010

AZIENDE 2000 VARIAZIONI ASSOLUTE VARIAZIONI %

1.630.420

2.405.453

- 775.033

- 32,2

Italia Centrale

256.059

426.972

- 170.913

- 40,0

Marche

46.373

61.323

- 14.950

- 24,4

Italia

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Fonte: VI censimento agricoltura (ISTAT, regione marche, sistema informativo statistico)


Tabella IX – Superficie totale – Anni 2000 e 2010

SAT 2010

Italia

17.277.022,97

18.775.270,66

-1.498.247,69

-8,0

Italia Centrale

3.471.534,73

3.901.346,44

-429.811,71

-11,0

632.230,85

676.226,27

-43.995,42

-6,5

Marche

SAT 2000

VARIAZIONI ASSOLUTE VARIAZIONI %

Fonte: VI censimento agricoltura (ISTAT, regione marche, sistema informativo statistico)

Il decremento registrato nel numero delle aziende si ripercuote sulla superficie utilizzata, anche se in misura inferiore (Tabella VIII). Anche in questo caso la contrazione subìta a livello nazionale è nettamente superiore alla variazione rilevata in regione.

Tabella X – Superficie agricola utilizzata (SAU) – Anni 2000 e 2010

SAU 2010

Italia

12.885.185,90

13.183.406,76

-298.220,86

-2,3

Italia Centrale

2.204.699,89

2.435.905,43

-231.205,54

-9,5

473.063,85

492.595,95

-19.532,10

-4,0

Marche

SAU 2000

VARIAZIONI ASSOLUTE VARIAZIONI %

Fonte: VI censimento agricoltura (ISTAT, regione marche, sistema informativo statistico)

Tabella XI – Dimensione media dell’azienda in ettari secondo la Superficie Agricola Utilizzata (SAU) – Anni 2000 e 2010

SAU MEDIA 2010

SAU MEDIA 2000

VARIAZIONI ASSOLUTE VARIAZIONI %

Italia

7,93

5,49

2,4

44,4

Italia Centrale

8,64

5,71

2,9

51,3

Marche

10,24

8,04

2,2

27,4

Fonte: VI censimento agricoltura (ISTAT, regione marche, sistema informativo statistico)

Rispetto al 2000, le aziende agricole marchigiane operanti nel 2010 risultano essere più grandi in termini di superficie utilizzata: in media, 2,2 ettari in più, pari al 27,4 per cento.

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SPECIALE: AGROALIMENTARE

“Il nostro agroalimentare si salva se punta sulla tecnica” “Oggi tutto il mondo produce a prezzi più bassi. Occorre quindi affidarsi a ricercatori ed esperti in grado di dare ai nostri agricoltori piante “moderne”, che producono prima, meglio, di più e con minori costi”. E’ l’opinione del Professor Bruno Mezzetti, Direttore del Dipartimento di Scienze Agrarie Alimentari e Ambientali dell’Università Politecnica delle Marche di P. Duranti

P

rofessore, quanto rileva la ricerca per un Dipartimento della Facoltà di Agraria? “E’ l’essenza stessa dell’Ateneo, purchè sia di altissima qualità dal punto di vista scientifico, collocata in un’ottica di internazionalizzazione ed ancorata a situazioni concrete, espressioni di esigenze specifiche delle aziende del territorio”. Se ho compreso bene: l’Università a supporto delle aziende? “La mia visione di Ateneo – che in gran parte coincide con le opinioni dei miei colleghi - è quella di un laboratorio: nello studio di una determinata situazione, il nostro compito è quello di cercare programmi e soluzioni che devono essere di interesse per le aziende, del territorio e anche fuori da esso”. Lei ha accennato all’internazionalizzazione. “Se i risultati hanno una loro valenza scientifica, è possibile poi avviare un confronto anche con realtà scientifiche straniere. Oltre che come validazione della qualità scientifica, la dimensione internazionale della ricerca

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assume un’importanza notevole per l’accesso a finanziamenti per progetti di ricerca”. Quanto possono incidere i finanziamenti pubblici per le attività di ricerca? “Moltissimo. Soprattutto per la difficoltà di avere sostegno dalla aziende private (spesso di piccole dimensioni) e per la fase attuale caratterizzata da una forte contrazione delle spese pubbliche, è divenuto di primaria importanza affacciarsi alle istituzioni comunitarie per accedere ai contributi necessari per sostenere la ricerca”. Bruxelles è “generosa” con le Università? “L’Unione europea ha instaurato una saggia politica di sostegno alle attività di ricerca nel settore agroalimentare che coinvolgono le Pmi, e quindi il territorio. Ecco perché parlo di applicazione delle tecnologie con valenza territoriale. Ma ottenere un tale contributo è complicato e molto competitivo: attualmente sto coordinando un progetto europeo di circa quattro milioni: è di certo un’ottima opportunità per qualificare la nostra ricerca ma anche per ottenere nuovi prodotti che spero saranno d’interesse per il territorio …”.


Nel corso della sua carriera accademica, Bruno Mezzetti ha svolto attività di ricerca negli Stati Uniti (presso l’USDA-ARS Fruit Laboratory e Plant Molecular Biology Laboratory, a Beltsville MD) e nei Paesi Bassi (presso CPRLO-DLO, laboratorio Biologia dello Sviluppo, a Wageningen). E’ stato componente del Comitato Interministeriale di Valutazione (CIV) per le biotecnologie, coordinato dal Ministero della Salute, e della Commissione nominata dal Comitato Nazionale sulla Bioetica e sulle Biotecnologie (CNBB) per un parere sulle sperimentazioni su Ogm in agricoltura. Nel 2004 è stato designato dal Ministero della Salute in qualità di esperto all’interno della Commissione di Valutazione per le biotecnologie del Ministero dell’Ambiente. E’ inoltre membro di alcune prestigiose Società scientifiche (ISHS – “International Society for Horticultural Science” - Sezioni Frutticoltura e Biotecnologie; IAPTC – “International Society Plant Tissue Culture”; SIGA – “Società Italiana di Genetica Agraria”; SOI – “Società Orticola Italiana” - Sezione Frutticoltura. Nel periodo 2004-2007 è stato eletto nel consiglio direttivo della Società Italiana di Ortoflorofrutticoltura (SOI) per la sezione di “Frutticoltura”.

Quindi la formazione universitaria dovrebbe adattarsi alle esigenze di ricerca? “E’ inutile ricordare che la didattica e la ricerca scientifica nell’Università sono tra loro strettamente correlate. La ricerca da un lato deve quindi garantire l’elevato profilo didattico, dall’altro della formazione pratica, da attuarsi attraverso le tesi e i tirocini. In tale contesto occorre un sempre maggiore impegno dell’Università finalizzato ad aumentare le conoscenze tecnico-scientifiche rimanendo però ancorati ad una visione pratica, vale a dire mantenendo una forte capacità di inserimento nelle aziende. In sostanza, scienziati ma anche “contadini”. In azienda quali sono gli ambiti lavorativi di interesse per un laureato in Agraria? “Le professioni sono riconducibili sostanzialmente a due tipologie: consulente e tecnico, a meno che il giovane neolaureato intenda fare egli stesso l’imprenditore nel settore agroalimentare”. E le prospettive occupazionali? “La ricerca da un lato e l’ambito applicativo dall’altro. Per quanto attiene al primo filone, dobbiamo guardare quasi esclusivamente all’estero, perché in Italia il settore pubblico è bloccato, e nel privato spesso ancora manca la consapevolezza che un esperto in agraria possa conferire un valore ag-

giunto all’impresa alla quale lavora sviluppando nuove idee e soluzioni. Questo è un nostro grosso problema, in generale in tutta Italia ma anche nelle Marche ed in particolare in alcuni settori” . E sotto il profilo applicativo? “Vi sono maggiori possibilità”. Anche in regione? “Nei comparti della carne, del latte e del vino vi sono numerose aziende regionali che assorbono personale qualificato. Altri settori invece sono molto più frammentati, sia per la produzione che per la distribuzione. Pensiamo ad esempio all’ortofrutta: una volta c’erano le cooperative, ora non più. E’ un settore che per molti aspetti potrebbe essere valorizzato moltissimo lavorando su nuove soluzioni tecniche e organizzative”. Come? “Promuovendo nuove forme di aggregazione – come ad esem pio le organizzazioni di produttori – in grado di valorizzare le produzioni locali mediante l’applicazione di sistemi produttivi efficienti e di qualità. Per ottenere questo serve un’elevata professionalità. In questo il contributo dei nostri laureati potrebbe essere strategico in una visione prospettica, oltre che

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SPECIALE: AGROALIMENTARE

“Nelle Marche, nei comparti della carne, del latte e del vino vi sono numerose aziende regionali che assorbono personale qualificato. Altri settori invece, come l’ortofrutticolo, sono molto più frammentati”

economicamente sostenibile. L’assistenza tecnica di alto livello, quella che all’estero chiamano extension service, è ora fondamentale per aiutare le aziende nel risolvere i loro problemi ed elevare gli standard qualitativi delle loro produzioni. Perché non si fa? “Il problema è … da che parte iniziare?”. Nelle Marche la situazione è preoccupante? “Qui è carente la rete di tecnici che stanno in campagna, nelle aziende agricole. Invece molti di loro lavorano in ufficio, il più delle volte sono impiegati dagli agricoltori al disbrigo delle pratiche finalizzate all’ottenimento di contributi. Aspetto, quest’ultimo, importantissimo - ci mancherebbe! - però serve anche il tecnico di ‘campo’”. Procediamo sulla strada delle alleanze tra imprese, quindi. “Assolutamente si, perché è una grande opportunità, anche per garantire una maggiore cooperazione. Diciamolo: l’esperimento cooperativo in questo settore, almeno nel modo in cui si è sviluppato, è stato un fallimento. Occorre pensare e realizzare nuove forme di aggregazione delle imprese agricole del territorio”. Reti per realizzare economie di scala? “Per razionalizzare e standardizzare tutta la filiera, dal recupe-

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ro al controllo vivaistico delle piante da coltivare, alla gestione degli impianti al prodotto finale per il consumatore. Va benissimo puntare sul marchio, ma prima devi avere il prodotto. Paradossalmente ora il problema sembra non essere il mercato, ma la produzione”. Non capisco. “Se hai appena una decina di alberi da frutto, come fai a fare un DOP o un IGP ma anche solo a garantire una continuità di offerta per un negozio, un supermercato …? Puoi se ti aggreghi, ed anche risulta più facile sostenere ricerche finalizzate alle tue esigenze – opportunità ma anche solo avere accesso e condividere competenze tecniche diversificate e qualificate”. In conclusione, secondo Lei ha ragione la Coldiretti nel dire che nel settore si possono intravvedere serie opportunità lavorative? “Si, ad un patto: che si maturi la consapevolezza della situazione in cui ci troviamo e della necessità di porvi rimedio. Dobbiamo renderci conto che tutto il mondo produce prodotti agroalimentari, ma a prezzi notevolmente più bassi dei nostri, per motivi ormai noti. L’unica ancora di salvezza per l’agroalimentare italiano è rappresentata dalla tecnica, che può dare ai nostri agricoltori piante “moderne”, che producono prima, meglio, di più e con minori costi. Il che si traduce in tre parole: efficienza produttiva e qualità”.


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SPECIALE: AGROALIMENTARE

L’azienda agraria verso nuove configurazioni organizzative Per Flavio Guidi, fondatore del Gruppo Sida, “più che di scienziati abbiamo bisogno di persone che “dai monti scendano a valle” e che oltre a conoscere prevalentemente gli aspetti tecnici o scientifici delle culture agrarie dimostrino una certa familiarità con l’economia delle aziende agricole, i loro problemi organizzativi e gestionali di A. Monticelli

“O

ccorrono – prosegue Guidi - esperti nella configurazione di sistemi organizzativi aziendali, che sappiano prevedere con una buona attendibilità gli effetti di determinate scelte economiche”.

Flavio Guidi

Cosa intende per “scelte economiche”? “Da un lato l’individuazione del giusto mix tra attività produttive e di vendita, naturalmente accompagnata dalle scelte relative a “cosa” produrre e “cosa” vendere; dall’altro, l’adozione di adeguate strategie di marketing e, soprattutto, l’organizzazione e la strutturazione dei business delle aziende di settore. Infine, per l’imprenditore agricolo risulta fondamentale organizzare o favorire processi di integrazione. Il tutto finalizzato ad un obiettivo: la redditività. Questa, anche in un mondo complesso come quello agricolo, è funzione di un insieme di ottimizzazioni che - spesso legate ad economie di scala - attengono a cosa, come e quando produrre, quali tecniche utilizzare, quali strumenti, quali risorse, quali configurazioni produttive, dove, quando e come vendere”. Come definirebbe il sistema agricolo marchigiano? “In regione il settore agricolo è caratterizzato dalla predominanza di unità di piccole dimensioni, dove ancora prevale l’impresa familiare.

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Tale caratteristica si rivela un limite all’ottimizzazione della redditività aziendale”. E l’agricoltore marchigiano? “L’agricoltore generalmente ha ottime qualità per quanto attiene alla gestione delle attività di produzione, ma spesso opera da solo e fa ciò che il tempo, l’esperienza e l’energia gli consentono. Nella gestione delle complessità è praticamente solo. Oltre ad affrontare i problemi della produzione e della vendita, deve occuparsi di amministrazione, fiscalità, finanza, investimenti, gestione dei rischi, organizzazione. Al descritto carattere dell’impresa agricola si aggiunge anche il carattere psicologico dell’imprenditore agricolo, abbinato alle condizioni di contesto in cui si trova ad operare e che al riguardo lo condizionano”. In che senso? “L’imprenditore agricolo è prevalentemente un tranquillo, con ambizioni modeste, spesso conservatore, moderato, prudente, parsimonioso, cauto, previdente, quindi con una propensione al rischio non elevata e una versatilità decisionale molto controllata o frenata. Da qui una bassa propensione all’investimento. Anche la propensione all’innovazione è lenta, basata più sull’emulazione che sul calcolo di convenienza o su un’ambizione ad uno sviluppo veloce o ri-


levante. La dimensione dell’azienda agricola comporta inoltre un limite all’autofinanziamento: a ciò consegue pertanto una modesta capacità di utilizzare la leva finanziaria”. E quindi? “In questo quadro è necessario che le strutture istituzionali implementino operativamente l’azienda agricola con interventi sul campo e l’attivazione di strumenti che favoriscano il miglioramento gestionale e dimensionale. Per fare questo occorrono azioni incisive nei vari momenti aziendali, che creino reti finalizzate a favorire lo sviluppo dell’organizzazione, specializzando l’agricoltore, acculturandolo e inducendolo all’outsourcing, attraverso reti o trade in grado di razionalizzare tutte le funzioni aziendali, dalla scelta delle culture agli investimenti, dall’assistenza tecnica all’innovazione, dal controllo di gestione all’amministrazione, agli aspetti finanziari, ecc.”. Lei parla di “strutture istituzionali” … “Istituzioni, scuole, imprese, sindacati, associazioni, ecc. devono favorire la strutturazione del processo sia in termini di sviluppo culturale, sia scendendo in campo e operando nell’attivazione di configurazioni aziendali e nella diretta gestione di queste nuove formule organizzative promuovendo e gestendo strutture ad hoc. Il distretto territoriale potrebbe essere una risposta organizzativa e un nuovo modo di concepire l’organizzazione dell’industria agricola. Bisogna pensare a nuove configurazioni tali da realizzare le economie di scala delle medie-grandi aziende affinché possano gestire in modo manageriale le diverse funzioni, il tutto per un’ottimizzazione della redditività finalizzata a favorire l’attrazione dell’investimento e dell’intraprendenza”.

“Occorrono azioni incisive nei vari momenti aziendali, che creino reti finalizzate a favorire lo sviluppo dell’organizzazione, specializzando l’agricoltore, acculturandolo e inducendolo all’outsourcing, attraverso reti o trade in grado di razionalizzare tutte le funzioni aziendali, dalla scelta delle culture agli investimenti, dall’assistenza tecnica all’innovazione, dal controllo di gestione all’amministrazione, agli aspetti finanziari”.

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SPECIALE: AGROALIMENTARE

“E’ venuto meno il supporto statale” E’ l’allarme lanciato da Paolo Petrini, assessore all’Agricoltura e Vice Presidente della Giunta regionale di L. Dattolo

A

ssessore, non pochi osservatori puntano l’indice contro le politiche comunitarie adottate nel settore agricolo, che sarebbero penalizzanti per gli agricoltori italiani. Lei cosa ne pensa? “A livello comunitario si avverte il bisogno di una riforma che si inserisca nel solco delle idee tracciate da Ciolos (Dacian Ciolos, Commissario Ue alle Politiche agricole, ndr). In questo settore l’obiettivo è quello dello sviluppo nel rispetto di due principi: la competitività e la compatibilità ambientale”. Importiamo moltissimo dalla Cina: si può ancora avere l’obiettivo della competitività? “Non dobbiamo cadere nella tentazione di vedere nella globalizzazione l’unico orizzonte possibile per il mercato agroalimentare mondiale. Mi spiego meglio: occorre lavorare per stabilizzare i mercati e quindi i redditi, con effetti diretti sui prezzi. Guardi che in parte tutto questo è già possibile …”. Ad esempio? “Basti pensare alle proposte avanzate per utilizzare gli strumenti della PAC in presenza di oscillazioni dei mercati, problema che coinvolge anche il mondo assicurativo. Poi altri strumenti potrebbero anche essere negoziati”. In tale contesto la Regione cosa può fare? “Le Regioni hanno un ruolo difficile, perché è venuta meno … una gamba”. In che senso? “Le politiche agricole vengono gestite a tre livelli: Stato, Unione europea e Regioni. Il problema è che di fatto è venuto meno il

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supporto di Roma. Sia chiaro, non per discredito politico, ma la situazione è tale che i fondi per l’agricoltura si sono azzerati”. E le Regioni? “Di conseguenza abbiamo dovuto procedere ad una rigorosa selezione delle risorse, puntando sempre di più alla promozione e alla valorizzazione di progetti integrati, come gli accordi di filiera – regionali e locali -, le iniziative destinate ai giovani oppure gli accordi agro ambientali d’area. Parliamo di iniziative destinate ad aumentare il valore aggiunto delle nostre aziende”. Ci può parlare dei progetti destinati ai giovani? “Si tratta di agevolazioni finalizzate a sostenere il loro ingresso nel mondo dell’agricoltura oppure a favorire il passaggio generazionale nelle aziende esistenti”. Agevolazioni di che tipo? “Contributi in conto capitale e in conto interessi, diretti a sostenere gli investimenti in una duplice ottica: da un lato in beni strumentali – magazzini, capannoni, ecc. – dall’altro per i processi di diversificazione, che si rivelano sempre più indispensabili anche sul nostro territorio. Ma il nostro apporto non termina qui: la regione garantisce anche un supporto di tipo consulenziale e formativo”. C’è interesse da parte dei giovani? “Abbiamo registrato un enorme interesse. Dopo un’iniziale diffidenza, il “pacchetto giovani” (così l’abbiamo battezzato) ha avuto successo. Anche con l’apporto delle associazioni di categoria, siamo riusciti ad incoraggiare progetti molto significativi, anche superiori al milione di euro”.


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SPECIALE: AGROALIMENTARE

Come avviare un agriturismo nelle Marche Secondo i dati Istat la disoccupazione giovanile a luglio 2011 si attesta al 27,6 per cento, un dato di certo non rassicurante per chi voglia affacciarsi al mondo del lavoro di questi tempi. Un’alternativa sempre più concreta e possibile da seguire è quella di avviare una propria attività, mettersi in gioco e rischiare. E perché non provare a farlo in un settore come quello agricolo che per secoli ha dato occupazione ai nostri antenati?

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ornare all’antico ma allo stesso tempo pensare al futuro investendo e scommettendo sull’immensa ricchezza del nostro territorio, altamente apprezzata anche all’estero sia a livello di ricezione turistica che di qualità dei prodotti che ne derivano. In questo contributo riassumeremo brevemente quali sono gli adempimenti necessari per poter avviare un’attività agrituristica. Innanzitutto occorre chiarire che la legge 96/2006 definisce l’agriturismo come l’attività di un imprenditore agricolo che offre ai turisti, nei propri fondi, vitto e alloggio, utilizzando prodotti propri e organizzando talvolta attività ricreative o culturali. Per prima cosa occorre quindi avere la disponibilità di un’azienda agricola in proprietà, in affitto o per altro titolo valido. L’attività agrituristica risulterà sempre connessa all’attività agricola, che in ogni caso rimarrà prevalente. Mentre i tratti generali della disciplina sono dettati a livello nazionale da una legge-quadro, è spettato alle Regioni emanare le disposizioni attuative che dettano criteri, limiti ed obblighi. I requisiti e i principali adempimenti amministrativi sono i seguenti: a) non è consentito l’esercizio dell’attività agrituristica ai sog-

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getti privi del requisito dell’onorabilità sotto il profilo penale; b) invio della comunicazione di inizio attività al Comune; c) entro 60 giorni il Comune può formulare rilievi motivati e comunicare le relative modalità di adeguamento; d) il titolare dell’agriturismo è tenuto a comunicare qualsiasi variazione entro 15 giorni al Comune; e) l’abilitazione all’esercizio dell’attività deve risultare da un certificato rilasciato dalle Regioni, per il cui conseguimento le stesse possono prevedere dei corsi di formazione; f) lo svolgimento dell’attività agrituristica beneficia dell’applicazione delle disposizioni fiscali di cui all’art. 5 della Legge 30 dicembre 1991, n. 413. Addentrandoci nelle peculiarità previste dalla normativa della Regione Marche, occorre sottolineare che il requisito della prevalenza dell’attività agricola viene verificato all’avvio in base alla compilazione di apposite tabelle e successivamente, ogni tre anni, attraverso la presentazione di una relazione sull’attività agricola e agrituristica. La capacità ricettiva non può essere superiore a 35 posti letto (elevabili a 50 in zone protette o svantaggiate), le piazzole per la sosta in spazi aperti


non possono essere in numero superiore a 12 (elevabili a 20 nei casi di cui sopra) e vi possono essere al massimo 60 posti a tavola per l’attività di ristorazione (elevabili a 90 nel caso in cui gli alimenti derivino per più del 50 per cento dai prodotti dell’azienda). I locali utilizzati per l’attività agrituristica possono essere quelli situati nell’abitazione dell’imprenditore agricolo ubicata nel fondo o in edifici o parti di essi esistenti nel medesimo. I prodotti da vendere o da utilizzare per la ristorazione devono provenire per il 35 per cento dalla propria produzione agricola (25 per cento per le aziende biologiche). I prodotti integrativi non possono superare il 20 per cento del totale mentre la parte rimanente dei prodotti deve provenire da aziende agricole operanti nelle Marche. Da ultimo, in base ai requisiti posseduti, l’agriturismo viene classificato attraverso l’utilizzo di cinque simboli raffiguranti il picchio (stemma della Regione Marche). Si ricorda inoltre la necessità di comunicare alla Regione, entro il 1° ottobre di ogni anno, i prezzi che verranno praticati nell’anno successivo e di effettuare all’Autorità di Pubblica Sicurezza la comunicazione dei nominativi delle persone ospitate. Una volta soddisfatti tutti gli adempimenti

burocratici, e rispettati e requisiti igienico-sanitari, si può iniziare ad avviare l’attività agrituristica. Tale forma di ricettività è divenuta ormai un prodotto turistico sempre più al passo con la modernità, in grado di offrire una serie di servizi e comfort unici, difficili da replicare in altre modalità di ricezione turistica. L’offerta di agriturismi è in continua crescita proprio perché, grazie alle proprie peculiarità, è in grado di rispondere ad esigenze di una fetta di mercato ancora insoddisfatta. D’altro lato occorre sottolineare che, soprattutto nella fase iniziale, sono spesso necessari ingenti investimenti e risorse finanziarie per poter ristrutturare i fabbricati rurali ed adeguarli all’attività. A tal ragione risulta importante monitorare la possibilità di usufruire di finanziamenti agevolati e contributi pubblici che periodicamente vengono messi a disposizione dalle istituzioni pubbliche. Roberto Antonella Area Fiscale Gruppo Sida r.antonella@sidagroup.com Tel. 071.28521

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SPECIALE: AGROALIMENTARE

“L’approccio alla spesa è diventato più razionale” Marco Cortucci, responsabile marketing e vendite Coal

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ottor Cortucci, le famiglie marchigiane spendono di meno per i prodotti alimentari? “Indubbiamente, negli ultimi anni il mercato ha registrato un mutamento nello stile di vita e nei consumi degli italiani. Se prima i beni alimentari rappresentavano il costo maggiore della spesa della famiglia, ora prevalgono altre tipologie di acquisto, anche per beni durevoli. In linea generale, direi che si consuma meno e si spreca meno. Però poi va fatta un’analisi dei consumi su base territoriale”.

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In che senso? “Prendiamo un centro florido come Fabriano: rispetto a 5-6 anni fa, ora i consumi sono letteralmente in picchiata …”. Dove siete presenti? “Nelle Marche, che rappresentano circa il 60 per cento del nostro fatturato (che complessivamente supera i 200 milioni), in Abruzzo – che copre il 30 per cento –, in Umbria, Romagna, Molise e Lazio, che complessivamente fanno il 10 per cento”.


un gruppo di Persone che condivide un obiettivo comune può raggiungere l’impossibile

il sorriso della qualitĂ Via Direttissima del Conero, 11 - Camerano (AN)

www.coal.it

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SPECIALE: AGROALIMENTARE

Cantina gremita per “Verdicchio 2.0” Blogger da tutta Italia a Casalfarneto per discutere di vino e web

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rasparenza, interazione, semplicità di linguaggio: ecco gli elementi su cui puntare per la comunicazione del vino attraverso il web, come indicato dai blogger che hanno partecipato sabato 22 ottobre al convegno “Verdicchio 2.0” a Serra dè Conti, presso la cantina Casalfarneto di proprietà della famiglia Togni. Sala gremita con oltre 80 ospiti che a partire dalle 10 hanno preso parte all'incontro, cui è seguita una visita alla cantina e il pranzo-degustazione di vini e prodotti tipici del territorio. Tra gli intervenuti il direttore dell'Istituto Italiano di Tutela Vini Alberto Mazzoni, i giornalisti Luigi Bellucci (blog Tigullio Vino), Franco Ziliani (blog Vino al Vino) e Monica Pisciella, esperta di marketing e fondatrice del blog WineUp, il sommelier Ais e collaboratore Slow Food Andrea Petrini e il blogger-artista che dipinge con il vino Vincenzo Reda. A moderare l'incontro il giornalista del Sole 24 Ore Giorgio dell'Orefice. La visita al territorio ha avuto inizio venerdì ed è durata fino a domenica. I blogger, sempre accompagnati da Mazzoni, hanno anche fatto tappa all'Enoteca regionale di Jesi e alla baia di Portonovo. “Il vino esprime un fortissimo legame con il territorio -ha di-

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chiarato Paolo Togni, che ha fatto gli onori di casa- Internet è una finestra sul mondo per le aziende e permette ai consumatori di essere sempre più informati e protagonisti. Per arrivare dritti al cuore dei consumatori una buona comunicazione è fondamentale, che oggi si avvale di nuovi strumenti come i social network e i blog”. “Le aziende che utilizzano il web -ha fatto eco il sindaco di Serra de' Conti Arduino Tassi- hanno fatto incrementare i loro fatturati del 2% nell'ultimo anno e Casalfarneto è in linea con questo trend di crescita”. Non ha voluto far mancare la sua presenza il vicepresidente del Consiglio provinciale Giancarlo Sagramola che ha sottolineato come “la comunicazione sul web sia più aperta e consenta maggiore confronto e spirito critico”. Infine in rappresentanza della Regione, il consigliere Fabio Badiali ha affermato: “C'è difficoltà a uscire dalla crisi anche perché le aziende non dialogano, non scambiano informazioni, idee, progetti e risorse. Verdicchio 2.0 è un ottimo esempio di buona comunicazione”. Badiali ha poi ricordato il finanziamento di 5 milioni messo a disposizione dalla Regione per la promozione del vino nel prossimo triennio. “Importantissimo per il movimento del vino marchigiano è


stato il cambio generazionale -ha poi dichiarato Mazzoni- un evento che può essere devastante ma che da noi ha dato risultati positivi: ha portato convivialità e dialogo tra aziende, elemento che prima non c'era. Il web non può andare avanti da solo, non serve essere on-line se poi il Verdicchio non si trova sul mercato. E' importante sia portare la gente nelle Marche sia ampliare la capacità distributiva delle nostre aziende”. Durante la tavola rotonda i blogger hanno a più riprese elogiato la qualità del Verdicchio, vero “ambasciatore delle Marche nel mondo”: “Casalfarneto dimostra grande sensibilità -le parole di Ziliani- che ci piaccia o no, il web ha rivoluzionato le nostre vite. Il punto di forza? Il fatto di essere accessibile a tutti, in ogni parte del mondo. Al di là di tante belle parole non dobbiamo scordare che il vino viene prodotto per essere venduto”. Ma come si comunica il vino secondo gli esperti? Anzitutto abbandonando il linguaggio barocco che finora ha contraddistinto il settore. “La gente – ha spiegato Vincenzo Reda – ha bisogno di storie. Vuole conoscere il territorio dove un vino è nato, l’altitudine, le colline, i paesaggi. Oggi tante aziende sono sul web ma la maggior parte, sbagliando, ha cataloghi fissi senza inte-

razione”. “I social network viaggiano in tempo reale -ha sottolineato l'unica rappresentante femminile, Monica Pisciella- già tremila persone oggi, grazie a Facebook e Twitter, sapevano che ero qui a Serra dè Conti per Verdicchio 2.0”. “Può un vino diventare famoso grazie a Internet? -la domanda volutamente provocatoria di Petrini, sommelier Ais- oggi tutto è possibile ma non dobbiamo mai perdere di vista un elemento fondamentale per il nostro lavoro: l'etica”. “Quando scrivo cerco di trasmettere emozioni -le parole di Bellucci- e soprattutto dire sempre la verità, anche quando è scomoda o racconta fatti poco piacevoli. Gli utenti ci chiedono questo”. Elemento condiviso da Reda, secondo il quale “il web non ha filtri, nel bene e nel male”. Insomma gli spunti di riflessione sono stati molteplici e la mattinata di lavori a Casalfarneto non è riuscita ad esaurirli tutti, ma ha fornito nuove chiavi di lettura e questioni da approfondire. “Grazie di cuore a tutti gli ospiti intervenuti -ha salutato Togni- mi auguro di avervi al più presto nuovamente nostri ospiti per rinnovare questa preziosa collaborazione”.

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SPECIALE: AGROALIMENTARE

Mangiare: Un’arte o una scienza? L’abbiamo chiesto al Dottor Sergio Pacini, Presidente di A.B.N.I., l’Associazione Biologi Nutrizionisti in Italia: “È vero che mangiamo fin dalla nascita, ma questo non fa di noi degli esperti” Di A. Dachan

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ottor Pacini, viviamo in un’epoca in cui c’è sempre maggiore attenzione all’alimentazione: che ruolo si è ritagliata, in questo quadro, l’AB.N.I.? “È vero, oggi c’è molta attenzione al fattore alimentazione. Sicuramente ciò si deve ad una sensibilizzazione del pubblico verso i problemi che riguardano la salute, di cui l’alimentazione è parte fondamentale. A questo processo educativo un grande contributo lo ha dato l’A.B.N.I. con la sua attività svolta in molteplici direzioni. Fra queste, la formazione di giovani colleghi attraverso corsi di alto livello scientifico fatti già quando nelle università italiane la nutrizione era considerata la cenerentola delle varie discipline; congressi su argomenti di rilevante interesse socio-sanitario quali la Sindrome Metabolica, in cui l’alimentazione gioca un fattore fondamentale; o su singoli alimenti quali l’olio extravergine d’oliva in cui

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si fondono significati religiosi, mitologici oltre che nutrizionali. Ancora, indagini su campioni significativi di popolazione in età scolare per conoscere la situazione reale di sovrappeso/ obesità e, conseguentemente, poter elaborare percorsi educativi atti a correggere comportamenti errati”. Come descriverebbe la figura professionale del Biologo Nutrizionista? Che tipo di requisiti sono richiesti per esercitare questa professione? “Il Biologo Nutrizionista è un professionista laureato e abilitato, attraverso un Esame di Stato, ad esercitare l’attività che prevede l’indicazione di un percorso nutrizionale (dieta). Il professionista corretto e preparato non si limita ad indicare una dieta, ma educa ed assiste il suo cliente attraverso visite di controllo, con consigli sui comportamenti alimentari


da tenere nelle diverse occasioni; in pratica lo accompagna in un cammino educativo che si pone come obiettivo la presa di coscienza dei propri bisogni e il raggiungimento di una completa autonomia operativa. Non fa promesse su risultati strabilianti ottenibili in tempi brevi, perché sa che non è possibile mantenerne e, soprattutto, rimane nei limiti che la Legge gli impone e cioè, fondamentalmente, non fa diagnosi e non prescrive analisi o farmaci, perché queste attività sono riservate al medico. È interessante sottolineare che, come afferma il Ministero della Salute “…L’attività di prescrizione delle diete, infatti, è riservata in Italia alla professione di medico e di Biologo e non a quella…”, in pratica il Biologo Nutrizionista può indicare diete a singoli o a collettività in completa autonomia”. Oltre all’attività di formazione e ricerca, quali

sono i vostri ambiti operativi? “La nostra attenzione è rivolta anche al mondo delle Aziende con collaborazioni in diversi settori: Produzione Alimentare; Cosmesi; Aziende Farmaceutiche, Tour Operator e tutti quei soggetti che possono aiutarci a trasmettere concetti corretti sulla sana alimentazione. Riteniamo che la formazione completa di un Nutrizionista debba dare spazio anche alla conoscenza del mercato, delle tecniche di comunicazione usate dalla pubblicità, delle filiere e, senza entrare nelle competenze specifiche del tecnologo alimentare, anche dei processi produttivi”. Che differenza c’è tra un biologo nutrizionista e un dietologo? Come può fare un utente per tutelarsi da falsi professionisti? “Il dietologo è un medico in possesso della specializzazione in Scienze dell’Alimentazione

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SPECIALE: AGROALIMENTARE

Dieta: significa “stile di vita” e uno stile di vita sano non può non tenere conto dell’importanza della corretta alimentazione

(può esercitare anche senza specializzazione non essendo la specializzazione stessa titolo abilitante ma, in questo caso non può dirsi “dietologo”), il Biologo Nutrizionista è un Biologo con o senza specializzazione. Problema più complesso è difendersi dagli abusivi. Abbiamo già detto quali sono i professionisti autorizzati per Legge a prescrivere diete in completa autonomia. È a questi che ci si dovrebbe rivolgere chiedendo, ove ci fossero dubbi, quale tipo di Laurea è stata conseguita. In tutti i casi è bene diffidare dei consigli dati da chi non ha alcuna competenza in materia. È vero che mangiamo fin dalla nascita, ma questo non fa di noi degli esperti”.

web: www.abni.it email: info@abni.it

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Di fronte al dilagare di malattie (è corretto usare questa parola?) come l’obesità, l’anoressia e la bulimia, che tipo di iniziative promuove l’A.B.N.I?

“Definire malattia l’obesità è una forzatura. L’obesità è certo un fattore di rischio per diverse patologie. È, per fare un esempio, come svolgere la professione di chirurgo che, fra le varie professioni, è quella che ha un alto indice di rischio di infarto cardiaco: non possiamo certo dire che essere chirurgo è patologico. Per quanto riguarda l’anoressia e la bulimia esse sono patologie la cui terapia esula dalle competenze del nutrizionista. In questi casi un nutrizionista coscienzioso si limita ad una collaborazione, sotto l’aspetto strettamente nutrizionale, con il professionista titolato quale lo psicoterapeuta. Le iniziative promosse dall’A.B.N.I. sono rivolte all’educazione alimentare per far sì che tali situazioni siano prevenute, considerando che un processo educativo richiede consapevolezza e condivisione da parti di tutti i protagonisti”.


Olio e vino: punte di eccellenza Vendemmia e raccolta delle olive in anticipo, rispetto al solito, a causa di una stagione particolarmente calda e con scarse precipitazioni, ma la qualità ci ha guadagnato

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’è un adagio che dice: “Non ci sono più le mezze stagioni”… Chissà perché ci viene in mente così spesso in questo 2011, anno nel quale sono stati battuti record a non finire, con vendemmia e raccolta delle olive anticipate. Anche settembre è stato un mese caldissimo: è stato il secondo più caldo in Italia dal 1800 a oggi e il primo al Nord, secondo i rilevamenti della Banca dati del Gruppo di climatologia storica dell’Istituto di scienze dell’atmosfera e del clima del Consiglio nazionale delle ricerche (ISAC - CNR) di Bologna. Questo ha determinato una raccolta precoce delle olive, così come era stato per la vendemmia e un olio novello già pronto, con i frantoi che hanno dovuto aprire la molitura con netto anticipo sul periodo abituale degli anni passati. Questo perché le olive si sono maturate in anticipo con una diminuzione delle rese intorno al 10%, pur se con una qualità giudicata buona. Secondo una nota di Coldiretti è quindi già possibile trovare l’olio novello, che si chiama così perché a non più di 4 mesi dalla frangitura ed è caratterizzato da un gusto fruttato quasi piccante, ma con minore acidità e una considerevole presenza di sostanze antiossidanti polifenoliche. Tanto per “giocarsi” dei dati, l’Italia è il secondo produttore mondiale di olio di oliva con mezzo milione di tonnellate e 40 oli extravergine. In questo ambito le Marche, mediamente producono 35 mila quintali di olio con un patrimonio olivicolo concentrato particolarmente nella provincia di Ascoli Piceno e un’infinità varietà di olive. Si diceva che si è svolta in anticipo anche la vendemmia, ma per quanto riguarda la comparsa del vino novello sul mercato, tutto è pronto per… le solite date: insomma, come è tradizione in Italia, per San Martino vino novelle e castagne anche nel 2011, con molte iniziative in lungo e in largo per la nostra regione. D’altronde è vero che la vendemmia è stata anticipata dal fattore climatico, ma è pur vero che il novello non è il vino nuovo, ma una produzione particolare e con particolare lavora-

zione, ideata da un gruppo di ricercatori francesi nel 1934, che consiste in una conservazione dei grappoli a bassa temperatura e a contatto con anidride carbonica. E la legislazione italiana prevede che il novello sia messo in vendita dal 6 novembre dell’anno di vendemmia. Per tutto il resto anche il vino guadagnerà in qualità da questa raccolta dell’uva anticipata e da una stagione particolarmente calda e con scarse precipitazioni. C’è una conferma precisa da parte delle organizzazioni degli agricoltori sull’annata propizia per i rossi. I grandi rossi della nostra tradizioni sono infatti particolarmente “legati” a un clima caldo che porta a un’eccellente maturazione l’uva e innesca alcuni processi fisiologici della vite per lo sviluppo di polifenoli (altrimenti detti tannini) che sono una variabile dipendente da diversi fattori tra i quali proprio il clima, ma sono soprattutto i responsabili del gusto, del colore e di tante caratteristiche del vino rosso. E’ assodato comunque che questo 2011 sarà un millesimo da ricordare per i vini: i bianchi hanno già mostrato risultati migliori del previsto e i rossi, pur se si gioca sulle anticipazioni, perché è presto per dirlo, stanno raggiungendo punte di eccellenza. Più scarsa la quantità per la resa minore, ma qualità da record. Si calcola, infatti che la vendemmia conclusasi in anticipo (in alcune zone d’Italia anche di 15 giorni), avrà il risultato di 41/42 milioni di ettolitri di vino con un calo del 10 -15% rispetto allo scorso anno. Per la nostra regione si attende una produzione di 900 mila quintali di vino (l’80% delle uve marchigiane è destinata alla produzione di vini DOC e DOCG), più o meno identica a quella dello scorso anno (anche se sono stati dichiarati cali di quantità, da parte dei produttori, anche del 30-40%) e questo rappresenta una buona notizia per l’export, visto che il vino ha fatto segnare un buon incremento, con conseguente indice di gradimento estero in salita.

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SPECIALE: AGROALIMENTARE

Dalla mitologia Olio, la vittoria di Atena Secondo la mitologia greca, l’olio nacque da una competizione tra Poseidone e Atena. Entrambe si contendevano una città greca, volevano diventarne la divinità protettrice e si affidarono alla scelta del popolo, attraverso un regalo che offrirono alla comunità. Poseidone piantò al suolo il suo tridente e dal foro uscì una sorgente di acqua salmastra e non buona da bene; Atena piantò sul terreno la sua lancia e da questa germogliò una pianta dai cui frutti sgorgava un liquido dorato. Il popolo scelse Atena e chiamò la città Atene e la dea promise che chiunque avesse mangiato di quell’albero avrebbe odiato per sempre la violenza. Fu per questo che l’albero divenne simbolo di pace. E anche Apollo, dio della bellezza, nacque sotto un ulivo.

Vino, il sangue di Bacco Per l’origine del vino, nella mitologia, si racconta che Bacco, figlio di Giove, chiese consiglio al suo precettore Sileno su come fare la guerra senza l’uso delle armi. Fu consigliato di utilizzare qualcosa dello stesso colore del sangue e lo chiamò vino, raccontando di una pianta che dava buffissimi frutti raccolti tutti intorno a un unico gambo. Strizzando questi frutti, disse Sileno a Bacco, viene fuori un liquido color del sangue e chi se ne ciba dona al proprio corpo una grande energia. Fu così che Bacco, piantò la vite, ne raccolse i frutti, obbligò i sudditi di cibarsene e quando poi li vedeva impiastricciati sul vino e sulle mani, dichiarava: “Ora non si potrà più dire che non versi sangue anche io!”.

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News…

agrodolci È stata inaugurata a Jesi venerdì 14 ottobre la prima Bottega degli agricoltori di Campagna Amica nelle Marche. Si tratta di un nuovo e moderno canale commerciale di vendita diretta dei prodotti agroalimentari, che si affianca alla Grande distribuzione e ai negozi di prossimità e che va ad integrare la rete già attiva di Mercati e Fattorie che commercializzano i propri prodotti sul territorio regionale. All’inaugurazione hanno preso parte, tra gli altri, il presidente nazionale del Consorzio produttori, Claudio Filipuzzi, il sindaco di Jesi, Fabiano Belcecchi e il Vescovo di Jesi,

mons. Gerardo Rocconi. Nella Bottega di Campagna Amica vengono offerti solo prodotti regionali e nazionali ottenuti dalle aziende agricole e dalle loro cooperative e provenienti dalla Filiera agricola promossa da Coldiretti. Un vantaggio per i produttori che potranno finalmente vendere al prezzo giusto e concordato, ma anche per i consumatori che in ogni Bottega di Campagna Amica potranno acquistare l’intera gamma di prodotti garantiti al cento per cento come italiani, con le intermediazioni dal campo alla tavola ridotte al minimo.

Contributi per la trasformazione e commercializzazione di prodotti agricoli Grazie a Tipicità, il tradizionale festival dei nostri prodotti tipici, diretto da Angelo Serri, si profilano nuove importanti opportunità per l’export agroalimentare marchigiano: la Norvegia e le isole Lofoten in particolare. Proprio nei giorni scorsi l’importatore Thorvardur Gunnlaugsson ha visitato la regione, dimostrando apprezzamento

ed interesse per i prodotti locali nonché profonda ammirazione per i nostri imprenditori e lavoratori (non a caso definiti “gente che lavora con il cuore”). Il noto buyer norvegese ha realizzato una sorta di guida di prodotti enogastronomici marchigiani da destinare ai ristoranti del suo Paese.

Coldiretti apre a Jesi la prima bottega degli agricoltori

Nei giorni scorsi la Regione Marche ha stanziato oltre 173.000 euro per sostenere progetti relativi alla trasformazione e commercializzazione dei prodotti agricoli. L’iniziativa è finalizzata quindi a favorire le certificazioni, la tracciabilità, il marchio Qm, i prodotti bio-

logici, le filiere di qualità, il contrasto agli Ogm, le strategie commerciali che puntano sull’innovazione, i progetti che prevedono forme di organizzazione associate, specialmente nel settore ortofrutticolo, i progetti di risparmio energetico.

Per l’agricoltura marchigiana si aprono le porte della Norvegia 97


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SPECIALE: AGROALIMENTARE

Fiere ed eventi agricoltura Il settore dell’agroalimentare è in continuo fermento, con novità che riguardano sia il processo di preparazione e conservazione dei cibi che, a monte, le tecniche di coltivazione e raccolta dei prodotti della terra.

Italia Il Bontà

Cremona

11-14 novembre 2011

www-cremonafiere.it

Biolife

Bolzano

18-20 novembre 2011

www.fierabolzano.it/ biolife

Apimell

Piacenza

2-4 marzo 2012

www.apimell.it

Vinitaly

Verona

25-28 marzo 2012

www.vinitaly.com

Cibus

Parma

7-10 maggio 2012

www.cibus.it

Estero Denominazione Agritechnica nover Bio Fach

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Han-

Dove Hannover - Germania

Quando 15-19 novembre 2011

Norimberga - Germania 12-15 febbraio 2012

Info www.agritechnica.com www.biofach.de


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DOSSIER: CRE ATIVITÀ & COMUNICAZIONE

“Possiamo avere tutti i mezzi di comunicazione del mondo, ma niente, assolutamente niente, sostituisce lo sguardo dell’essere umano”. (Paolo Coehlo)

DOSSIER 104


“ Non coltiviamo il cibo che mangiamo. Indossiamo abiti fatti da altre persone. Parliamo lingue sviluppate da altri. Usiamo sistemi matematici che altre persone hanno ideato… Intendo dire che prendiamo costantemente cose dagli altri. Creare qualcosa è un sentimento meraviglioso ed estatico che ci riporta alla fonte dell’esperienza e della conoscenza umana”. (Steve Jobs , 24 febbraio 1955 5 ottobre 2011)

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C R E AT I V I TÀ COMUNICAZIONE

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DOSSIER: CRE ATIVITÀ & COMUNICAZIONE

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uando si è piccoli e si ha la tendenza ad essere chiacchieroni, c’è sempre qualche adulto pronto a richiamare all’ordine, ricordando che, se si ha una sola bocca e al contempo ben due orecchie, è perché si deve ascoltare più di quanto non si debba parlare… Anche gli occhi sono due, quindi si deve imparare ad osservare, le mani sono due, per lavorare, i piedi sono due, per camminare… Persino il cervello è diviso in due emisferi, quello sinistro più specializzato nelle funzioni linguistiche mentre il destro nelle funzioni che implicano un’elaborazione di tipo visivo e spaziale. Siamo bipolari per natura, siamo esseri pensanti e, quindi, comunicanti. A questo punto il bambino chiacchierone potrebbe puntualizzare che, se è vero che la bocca è una, le labbra, però, sono due. Ma l’ultima parola la vuole avere l’adulto, che gli ricorderà che le labbra, è vero, sono due, ma possono funzionare solo se si muovono insieme. Chi ne uscirà vincitore? Difficile stabilirlo. Di certo c’è che l’essere umano è per sua natura un comunicatore: lo fa con gli sguardi, con le parole, con i gesti, persino con i suoi silenzi. Per le Sacre Scritture tutto esiste in funzione del “Verbo”; gli uomini delle caverne si esprimevano anche facendo incisioni, gli antichi egizi nobilitavano gli scriba e… secolo dopo secolo, invenzione dopo invenzione, oggi siamo nella cosiddetta era della comunicazione. Tutti sono in contatto con tutti e con tutto. Non passa giorno senza che sia lanciata una qualche novità per rendere lo scam-

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bio di informazioni, dati e foto sempre più rapido ed efficace. Eppure in questa sovrabbondanza di mezzi, spesso si assiste alla mancanza di un elemento importante: il desiderio e il piacere di parlare con qualcuno che, effettivamente, ascolti. Il mondo si è riempito, per certi versi, di monologhisti. E in questo scenario, per farsi sentire, ci sono due modi: alzare il volume, ma sembra poco efficace, o “condire” ciò che vogliamo dire con altri elementi che possano accrescere l’attenzione dei nostri interlocutori. Vale per le conversazioni tra persone, ma vale anche per i messaggi istituzionali e pubblicitari. La differenza non è più tra chi parla e chi non lo fa, ma tra chi lo sa fare bene e chi no. Il “come” oggi vale forse più del “cosa”. Abbiamo voluto dedicare un dossier proprio a questo tema: la creatività e la comunicazione. Tutti concordano che siamo una regione di eccellenze, che sappiamo fare bene le cose, ma al tempo stesso tutti sollevano la stessa perplessità: come lo diciamo? Siamo ritrosi per natura, l’autocelebrazione non appartiene a questa terra, anzi… facile che se interrompi qualcuno nel suo lavoro meticoloso e silenzioso ti senta gridare: “Ma va a ‘sciugà ji scoji al Passetto”… E se insisti e gli dici che dialogare è importante ti becchi anche un “C’hai na lengua che taja e cuge”. Al di là di un po’ di autoironia, anche nell’ambito della comunicazione i marchigiani si stanno sempre più distinguendo per l’eleganza e la qualità con la quale si propongono, con risultati davvero incoraggianti. A voi il gusto della scoperta…


Dipinge il mondo

ad: Media’s Project _ photo: Andrea Sestito

GADGET, ARTICOLI PROMOZIONALI, ABBIGLIAMENTO PERSONALIZZATO E DA LAVORO

Lenny.it

via Enrico Mattei, 17/18 Mondolfo (PU) Tel. 0721 930031 lenny@lenny.it

www.lenny.it

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DOSSIER: CRE ATIVITÀ & COMUNICAZIONE

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VOGEL “Celebro con i miei scatti il mito della bellezza al naturale” Di A. Siria

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li amanti dell’arte fotografica La conoscono per le Sue splendide opere: ritratti, campagne pubblicitarie, copertine… come ha iniziato la sua carriera? “Il mio percorso professionale è iniziato al cinema, dove ho lavorato come produttore di diverse pellicole, tra cui posso ricordare, ad esempio, “La storia infinita”. La fotografia è stata una mia passione da sempre; mi piaceva fare scatti e vedevo che avevano successo. Per mantenermi da giovane facevo book fotografici per le modelle. A vent’anni poi ho lasciato la Germania e sono venuto in Italia, dove questa mia passione è diventata anche la mia professione, la mia ragione di vita”. Quando ha avuto la prima macchina fotografica? Ricorda il suo primo scatto? “La prima macchina fotografica me l’ha regalata mio padre quando avevo sedici anni; anche lui era un grande appassionato. Non saprei dire quale sia stato lo scatto numero uno o quale sia quello più importante. Ne ho fatti davvero migliaia, in diverse zone del mondo, con soggetti ogni volta nuovi; anzi, spesso mi capita, quando guardo foto fatte in passato, di cogliere delle imperfezioni che magari all’epoca non avevo notato. Con il tempo l’occhio e il gusto si affinano”. Qual è il Suo soggetto preferito? “Il volto delle donne. In esso colgo quelle piccole verità non

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dette, quelle sfumature del carattere, della personalità che spesso non si scoprono se non con una conoscenza approfondita dell’altro. Accade specie con le celebrities: quando le immortalo cerco di tirare fuori il loro volto inedito”. Lei è un cultore della bellezza al naturale, in un mondo di Photoshop dipendenti: cos’è per Lei, la bellezza? “Guardi, io non vedo Photoshop come una maledizione, perché in realtà è un programma molto utile in certe circostanze, può aiutare a migliorare una foto e a salvare un lavoro di ore. Immagini, ad esempio, che mentre sta facendo una foto qualcosa passi dietro al soggetto che vuole ritrarre: se non si usassero questi strumenti, la foto non sarebbe più valida. È anche vero che ci sono degli estremi, con un uso spropositato del foto ritocco, che finisce per sconvolgere la natura della persona ritratta. Io amo le foto al naturale: il mondo sta diventando talmente finto che con i miei scatti voglio tirare fuori un po’ di verità. E quale specchio delle verità è più sincero degli occhi? In essi si colgono espressioni, emozioni, sensazioni che neanche le parole possono descrivere”. Quando esce, ha sempre la sua macchina fotografica con sé? “No, certe situazioni vanno godute con l’anima, non con la macchinetta. Bisogna imparare a godersi il momento, la sua autenticità e irripetibilità. Quando non lavoro, lei sta a casa ad aspettare”.


Ritratto di un artista Nato a Kempten nel 1965, si è trasferito a Roma dal 1986. Con i suoi scatti ha immortalato alcune tra le donne più affascinanti del mondo, celebrandone la bellezza acqua e sapone. Memorabili i suoi scatti per le campagne pubblicitarie di Nike, Vodafone, Ericsson, Excelsior Hotel Pesaro, Coca Cola Zero, Mariella Burani, AZ, IBM, Alitalia, Villa Lattanzi… Tra i personaggi fotografati: Monica Bellucci, Lucrezia Lante della Rovere, Carla Bruni, Laetitia Casta

Che emozioni prova quando osserva i frutti della Sua arte? “Mi emoziono sempre quando scatto. Avendo ormai molta dimestichezza con il mezzo, so quale sarà il risultato, non ho sorprese in questo senso. Quello che riesce ancora a sorprendermi è il contatto umano, lo stare in mezzo alla gente, conoscere ogni giorno persone nuove. Quando c’è sintonia con la modella o l’attrice, la luce funziona come deve e l’atmosfera è quella giusta, sento di vivere quasi una sorta di innamoramento. Il frutto di questo amore sono, appunto, le mie foto”. Che rapporto ha con le Marche? “Le amo profondamente, le ho girate tutte, conosco ogni città, ogni borgo. Ci sono venuto la prima volta per una vacanza e da allora ci ritorno spesso, emozionandomi ogni volta di fronte alle bellezze di questo territorio”. Quali scatti ha in programma prossimamente? “Una nuova campagna pubblicitaria per Vodafone e un libro sul Gran Sasso. Poi ci sono altri progetti… ”. Prima di salutarci, ci faccia una confidenza: qual è il personaggio che sogna di immortalare? “Direi Uma Thurman. È una donna estremamente affascinante, non bellissima, ma ha carattere, ha una personalità da indagare”.

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DOSSIER: CRE ATIVITÀ & COMUNICAZIONE

SUL SILENZIO DELLE MARCHE… ALEGGIANO VOCI DEL PASSATO

Perché molte aziende marchigiane d’eccellenza omettono di fare riferimento al proprio contesto d’origine? Quali sono i requisiti per una buona comunicazione? Lo abbiamo chiesto ad un esperto “nell’arte del dire”, Giancarlo Trapanese, giornalista, Vice Caporedattore di Rai Marche, docente universitario e pluripremiato scrittore Di A. Dachan

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Giancarlo Trapanese

ott. Trapanese, ci aiuti a sfatare un luogo comune: è vero che i marchigiani non sono dei grandi comunicatori? “Le Marche, storicamente, hanno sempre avuto difficoltà di comunicazione e questo si deve ad una questione caratteriale: i marchigiani sono riservati, temono la critica e non amano mettersi in mostra. Amano essere scoperti. In passato, queste, erano caratteristiche lodevoli, ma oggi l’economia si basa anche su quello che appare e le Marche, in questo senso, hanno un ritardo, anche se qualcosa, finalmente, si sta muovendo”. Le scuole di formazione e i corsi universitari contribuiscono a favorire questa inversione di tendenza? “Certamente sì. Da tre anni sono docente presso l’Università degli Studi di Macerata, Facoltà di Scienze delle co-

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municazioni, di “Teoria e tecnica del linguaggio radiotelevisivo” e dal prossimo anno accademico terrò un corso di comunicazione scritta. Si tratta di un laboratorio diretto agli operatori della comunicazione: uffici stampa, TV, case editrici ecc. Credo che il fatto che Macerata abbia istituito un corso apposito sia da interpretare come un profondo segnale di cambiamento, di una consapevolezza che cresce”. A cosa si deve il fatto che alcune aziende riconosciute a livello nazionale e mondiale per le loro produzioni d’eccellenza, puntualmente omettano di dire che sono marchigiane? “Bisogna ricondurre questo comportamento ad una scelta mediatica degli anni ’50’60, che ha definito le Marche come una ‘macchietta dialettale’: il marchigiano era

il contadino che parla male. Per questa ragione, per via di questo retaggio, molte aziende di prestigioso hanno sempre omesso ogni tipo di riferimento al loro contesto d’appartenenza”. Esiste, secondo Lei, una comunicazione che può essere definita vincente? “Le grandi idee, secondo me, arrivano e camminano sempre sulle gambe di grandi donne e grandi uomini. Intendo dire che le intuizioni e le creazioni migliori sono frutto di studio, di ricerca, di specializzazione in un certo tipo di comunicazione. L’improvvisazione non è più proponibile: bisogna affidarsi a chi ha le competenze e gli strumenti per rendere un determinato messaggio efficace”. Esclusa l’improvvisazione, quindi, quanto contano, rispettivamente, la prepara-


Un comunicatore per natura Nasce ad Ancona il 22/07/1954 ed attualmente risiede a Numana e ad Ancona. Sposato, due figli, ha diretto all’inizio della sua carriera due televisioni private: Tv Marche ed Rtm Recanati. Ha lavorato a Roma per il settimanale Qui Notizie e collaborato con il Resto del Carlino, per poi passare al Corriere Adriatico dove è stato capo servizio della redazione di Macerata per 5 anni, e poi responsabile degli interni esteri prima di essere assunto in Rai nel 1987. In Rai ha collaborato con le più importanti trasmissioni sportive, La Domenica sportiva (di Tito Stagno), Novantesimo Minuto, Tutto il calcio minuto per minuto, Domenica stadio, Domenica sprint, L’Una italiana ( con Umberto broccoli). Ha presentato sue pubblicazioni nel programma ufficiale sia della Fiera del libro di Torino che della Buchmesse di Francoforte. Ha vinto quindi premi per la sua attività letteraria, di cui ricordiamo, nel 2011: Il Premio Franco Enriquez (Ascoltami) e il Premio Donna e Vita - Pontremoli - 2° posto Sirena senza coda

zione e la creatività? “Direi che la preparazione deve rappresentare il 60% e la creatività il 40%. La capacità comunicativa oggi è fondamentale, altrimenti ci si trova di fronte a messaggi spersonalizzati, che risultano vuoti e, di conseguenza, inefficaci”. In un momento storico come quello odierno, dove tutti comunicano, quale dovrebbe essere il ruolo del giornalista? “Sono e resto convinto che non esiste Giornalismo se manca il desiderio di essere davvero liberi. Negli Stati Uniti esiste un detto: “Il giornalista è il cane da guardia del potere”, cioè deve essere la guardia del potere, la mano e l’occhio del cittadino che monitora, critica, chiede spiegazioni su cosa fa la politica. Oggi, purtroppo, in Italia non è così: molti giornalisti sono ‘al guinzaglio del potere’ e

questo penalizza l’informazione nel suo complesso. Non ci si può chiedere se un giornalista sia di destra o di sinistra, anche se mi rendo conto che si tratta di un’utopia, ma è un’utopia da perseguire…”. La comunicazione riserva anche piacevoli sorprese, come il suo ultimo libro di racconti, che oggi va in scena nella forma di uno spettacolo… “Sì, è un’esperienza in continua evoluzione. ‘Ascoltami’ è un libro di racconti che affronta diverse tematiche: grazie all’adattamento teatrale di Pino Cuscito si è trasformato nello spettacolo ‘Emozioni in musica’. È un mix tra diversi generi: reading teatrale, danza e concerto con musiche di Astor Piazzolla eseguite dal vivo, che sta piacendo molto”. I suoi fan e lettori stanno aspettando il prossimo libro, che uscirà a gennaio: vuole

darci qualche anticipazione? “Uscirà per Vallecchi e ci sarà l’anteprima ad Ancona il 26 febbraio”. Si chiama ‘Madre vendetta’ ed è la storia di un perdono impossibile. È un romanzo con le caratteristiche di un giallo, che prende spunto da un omicidio commesso ai danni di una giovane donna; si affrontano tematiche come la giustizia, la certezza della pena, il perdono e come viene concepita dalle vittime sconosciute, ovvero quelle che sopravvivono nel dolore alla scomparsa violenta di un loro caro. Il libro mi è stato suggerito dalla storia vera, che forse molti ricorderanno, di quella donna che, dopo soli tredici anni dall’uccisione della figlia per mano del fidanzato, si è vista quest’ultimo non solo libero, ma addirittura diventato il suo vicino di casa …”. Un tema molto forte, che sarà certamente un nuovo succes-

so. Le facciamo un grosso in bocca al lupo e sicuramente saremo all’anteprima! “Grazie, sarà una nuova occasione per rinnovare tutti i fili della comunicazione interpersonale. Lo ritengo molto importante”.

Romanzi e racconti:

• NOVITA’ 2012 “Madre vendetta” (Vallecchi edit.) • 2010 “Ascoltami” (PeQuod Edizioni) • 2010 “Quella volta che. . .avventure e ricordi di Alceo Moretti” (Gruppo Moretti ediz.) • 2009 “Sirena senza coda” (Vallecchi edit. ) • 2007 “Da quanto tempo” (Neftasia edit. ) • 2006 “Luna Traversa” (Halley editrice) • 2005 “Se son Fiori” (Moretti editore) • 1990 “ Calcio a 5 sport del 2000” (Moretti editore)

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DOSSIER: CRE ATIVITÀ & COMUNICAZIONE

UNICOM Unione Nazionale Imprese di Comunicazione è l’Associazione che raccoglie il maggior numero di Imprese di Comunicazione a capitale italiano

ALLA SCOPERTA DEL “GENIO” DELLA COMUNICAZIONE Donatella Consolandi, Vice Presidente Unicom: “La nostra realtà non è lustrini e strass… servono etica, formazione e creatività” di A. Dachan

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Donatella Consolandi

ott.ssa Consolandi, la realtà delle imprese di comunicazione ha conosciuto, negli ultimi 30 anni, una sensibile espansione. Quali sono state le premesse per la nascita dell’Unicom? “Nell’evolversi del mercato della comunicazione, alla fine degli anni ’70, le medie agenzie, a capitale italiano, hanno sentito l’esigenza di associarsi per creare un punto di riferimento e di confronto, che permettesse di rappresentare i loro interessi nei vari ambiti. Nel 1977 è quindi nata OTEP, che nel corso degli anni ha acquisito crescente rappresentatività, peso politico e forza operativa e che nel 1998, anche a seguito della trasfor mazione delle nostre agenzie in vere e proprie imprese di comunicazione, capaci di fornire servizi in comunicazione a 360°, è diventata Unicom Unione Nazionale Imprese di Comunicazione. Il nostro mestiere è cambiato ed è diventato necessario modificare anche la nostra veste associativa perché fosse capace davvero di rappresentarci”. Quali sono, oggi, gli ambiti operativi di Unicom? “Unicom, fin dalla sua nascita, tutela in ogni

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sede gli interessi delle associate e ne favorisce la crescita professionale tramite l’erogazione di servizi, attraverso il proprio Centro Studi. In particolare il Centro Studi organizza periodicamente seminari per consentire alle imprese di crescere, di essere sempre più competitive in un mercato in continua evoluzione. L’Associazione si propone inoltre come interlocutore qualificato e autorevole delle Istituzioni pubbliche e private e dell’utenza in generale, attivandosi per proporre e sollecitare in tutte le sedi più opportune adeguati interventi che favoriscano lo sviluppo della Comunicazione d’Impresa e della Comunicazione Pubblica, affermando l’importanza del ruolo delle Imprese di Comunicazione nel processo di sviluppo economico e culturale della società. Interagisce con il “sistema dei media” e con le Istituzioni preposte al controllo della concorre nza e del mercato, al fine di favorire l’accesso ai mezzi di comunicazione da parte delle Imprese Italiane, con particolare riguardo alle Pmi. Quale voce qualificata di 200 imprese di comunicazione, siede nei Consigli di Amministrazione di Fondazione Pubblicità Progresso, IAP, Audipress, Auditel, ecc, portando il proprio punto di vista in questi ambiti decisionali.


"Un'Associazione solidale è quella che riesce a costruirsi un'identità culturale più aperta al nuovo e alla modernità, più pronta a recepire le sollecitazioni che provengono dal mercato e dalla Società, più impegnata a favorire un'interazione di fatto tra comunicazione e cultura, intendendo l'una come fatto prevalentemente economico e la seconda come fenomeno sociale. Un'Associazione solidale è infine quella all'interno della quale è diffusa la consapevolezza che lo sviluppo e la crescita delle imprese, il conseguimento di condizioni operative più gratificanti e, addirittura, un miglior profilo reddituale delle singole aziende si possano conseguire solo in presenza di una crescita complessiva del comparto, della Società e del Paese". Assemblea Unicom 2001

Unicom intrattiene inoltre rapporti di collaborazione con le più prestigiose Università italiane”. L’Unicom è stata la prima ed è tuttora l’unica Associazione del comparto che si è dotata di una “Carta dei Valori”, in aggiunta allo “Statuto” ed al “Codice Deontologico”… “Oggi sentiamo spesso parlare di Responsabilità Sociale di Impresa ed è diventato politicamente corretto parlare di sviluppo sostenibile; Unicom ha precorso i tempi e fin dalla sua nascita ha voluto dare spazio al proprio ruolo sociale, ha voluto sottolineare il fatto che il mestiere di comunicatori è particolarmente delicato visto il suo potere persuasivo, il suo ascendente e quindi è fortemente necessario darsi delle regole, fornirsi di un’etica nel proprio lavoro. E’ nell’ambito di regole eticamente condivise che si può lasciare alla creatività la massima libertà. Da queste convinzioni, nel 2001, è stata realizzata la nostra “carta dei valori” che riassume i principi condivisi del nostro “essere associati”. Tra i vostri associati ci sono alcune aziende marchigiane: cosa può dirci sul modo di fare comunicazione di questa regione? “Le Marche sono una regione molto vivace, anche nel settore della comunicazione, sono però afflitte da un male “nazionale”: la poca capacità di fare squadra, l’estrema frammentazione... In tutti i settori del territorio vi è qualità e capacità, parlerei di eccellenza. Purtroppo l’estrema articolazione geografica in piccole comunità rende difficile una comunicazione unitaria.

Se a questo uniamo una tradizione del “fare” più che del “comunicare”, tipica delle Marche, comprendiamo quanto ancora possa essere fatto in tale ambito. I colleghi che operano in questa regione hanno dimostrato di saper utilizzare tutta la loro professionalità affinché la comunicazione riesca a superare simili barriere caratteriali e strutturali”. Nel 1979, Jeacques Seguela scrisse il suo primo libro sulla pubblicità: “Non dite a mia madre che faccio il pubblicitario... Lei mi crede pianista in un bordello”, mettendo in evidenza la diffidenza che c’era all’epoca rispetto agli operatori del settore. Come è cambiata la situazione? “L’uomo come animale politico e sociale ha la naturale necessità di comunicare e oggi la moltiplicazione dei new media, come social network, blog ecc, con la loro facile accessibilità, consente a tutti di farlo. Oltre che pubblicitari, tutti si possono sentire “comunicatori”. Questo, se da un lato rappresenta una grande positività, dall’altro può far perdere di vista la necessità della “cultura nella comunicazione”. Purtroppo, soprattutto nelle piccole e medie imprese, manca la consapevolezza che, per poter “arrivare” con il proprio messaggio non si può improvvisare, ma occorrono professionalità, capacità strategica e progettuale, conoscenza approfondita dei mezzi, dei target, delle tecniche di comunicazione. Il ”fai da te”, l’azione di comunicazione sporadica, possono pagare nell’immediato offrendo un’apparente riduzione dei costi, ma nel lungo termine ciò può tradursi in una perdita di efficacia e di credibilità, creando

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DOSSIER: CRE ATIVITÀ & COMUNICAZIONE

Iniziative: Unicom, sul fronte istituzionale, ha appena contribuito alla nascita di Confindustria Knowledge, la Federazione che, riunisce le Associazioni di categoria Assirm (ricerche di mercato), AssoComunicazione (comunicazione), Assoconsult (management consulting, formazione, ricerca e selezione del personale), Assorel (relazioni pubbliche), Unicom (comunicazione), Fedoweb (operatori web/contenuti digitali).

danni molto onerosi. Oltre a ciò, dobbiamo purtroppo ricordare che, ancora e soprattutto oggi, le aziende italiane, spendono e non investono in comunicazione. Tornando alla sua domanda, purtroppo dai tempi di Seguela la situazione non è molto migliorata; nell’immaginario comune si tende a considerare il comunicatore colui che “alzandosi una mattina ha inventato uno slogan…”. E’ difficile far comprendere che dietro ad una comunicazione pubblicitaria c’è molto studio, c’è conoscenza dei target e dei mercati, c’è professionalità. In Unicom siamo ottimisti per natura e le sfide ci appassionano”. La pubblicità, croce e delizia di molte aziende: come sta cambiando il modo di fare promozione e quali spazi si sta ritagliando l’advertising? “Da diversi anni ormai gli investimenti in comunicazione sui grandi media di ADV classico sono appannaggio pressoché esclusivo dei soliti marchi noti. E’ però in atto un profondo cambiamento, il mondo dei media è il più colpito dalla “rivoluzione” in atto. I progetti di comunicazione che hanno dimostrato di “funzionare meglio” sono quelli che uniscono all’ADV classico, organizzazione di eventi, azioni di marketing relazionale, campagne web. Come dicevo prima, l’avvento del web ha profondamente modificato ogni strategia media, il vero problema però non è nei mezzi con i quali si raggiunge il proprio target, ma la “trasmissione dei contenuti”. Quando si crea un messaggio da divulgare sul web, non si può “adattare” una comunicazione

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creata per la TV, così come un radio comunicato non può essere “uno spot senza le immagini””. Ai giovani che sognano di lavorare nell’affascinante mondo della comunicazione, quali consigli potete dare? “Soprattutto capire che il mondo della comunicazione non è “lustrini e strass”, per poter essere vincenti è necessario mettere in campo tanta forza di volontà e tanto impegno. E’ necessario avere “le antenne” per captare ogni cambiamento e conoscersi molto profondamente. Il consiglio quindi è di studiare, studiare e studiare, fare esperienza usufruendo dello strumento dello stage e perseverare. Non avere fretta di arrivare ai vertici, bruciandosi con una campagna fortunata, fare esperienza sul campo presso agenzie diverse per grandezza e per cultura”.

Per info: www.unicomitalia.org


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DOSSIER: CRE ATIVITÀ & COMUNICAZIONE

LA PUBBLICITÀ NON E’ MORTA! Lo afferma Roberta Bartoletti, presidente del Corso di Laurea Magistrale CPO di Urbino. “Per le Marche, nel campo della comunicazione, ci sono moltissimi margini di crescita” Di A. Dachan

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Roberta Bartoletti, presidente del corso di laurea magistrale Cpo dal 2006, insegna Sociologia dei consumi e del brand e Sociologia della cultura all’Università di Urbino Carlo Bo. Svolge la sua ricerca principalmente sulle pratiche di consumo e sul rapporto tra marche e consumatori.

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ro fe ss o re ss a Bartoletti, che tipo di figure professionali formate all’interno del Corso di Laurea Magistrale in Comunicazione e Pubblicità per le Organizzazioni? “Principalmente formiamo due tipologie di figure professionali nel campo della comunicazione e della pubblicità: figure occupate nel campo della creatività, quali copywriter ma non solo, e manager della comunicazione (dai social media manager ai responsabili dell’ufficio stampa o della comunicazione e del marketing in imprese, fino agli account inseriti tipicamente nelle agenzie di comunicazione e pubblicità). Non si tratta di profili teorici, queste sono le occupazioni che svolgono attualmente molti nostri laureati”. Contano di più, per un bravo comunicatore/pubblicitario, la creatività e l’originalità o la formazione? “La creatività può anche essere un’attitudine, ma deve essere coltivata e supportata da una solida e vasta formazione: i professionisti del settore che lavorano con noi

nella formazione dei nuovi comunicatori ci hanno sempre incoraggiato a fornire non solo competenze strettamente specialistiche, ma soprattutto strumenti di analisi e conoscenze nel campo dell’arte, del teatro, della letteratura e delle nuove forme narrative, del cinema e dei prodotti audiovisivi, nei più diversi campi di espressione della cultura”. La pubblicità oggi può ancora essere considerata “l’anima del commercio”? Cosa risponde a chi afferma, invece, che “la pubblicità è morta”? “La pubblicità non è certo morta, anche se sta affrontando una serie di sfide che riguardano anche la sua credibilità. Ma queste sfide credo possano essere un’occasione per i pubblicitari e i creativi migliori per dimostrare coraggio e sperimentare nuove strade, a partire dalla consapevolezza che il pubblico va rispettato nella sua intelligenza e sensibilità – ad esempio, non si può pensare di affermare che il lusso è un diritto in tempo di crisi economica, o a fronte di visioni del mondo plurali, forse non sono tutte concordi nel

riconoscere nell’ostentazione un valore indiscusso”. Secondo i dati resi noti a Milano nel corso dello Iab Forum, la raccolta pubblicitaria web ha quasi superato quella per la carta stampata. Quali saranno, secondo Lei, i cambiamenti che porterà questa nuova tendenza? “Credo che l’aspetto più interessante di questo mutamento sia nel diverso modo di fare pubblicità in rete rispetto alla carta stampata: nel web la pubblicità non si presenta tanto tipicamente nella forma di annunci, rispetto ai quali la concorrenza con la carta stampata è evidente, ma offre modalità di coinvolgimento dei consumatori molto più complesse e intriganti, nella forma del gioco ad esempio – penso agli advergame – e più vicine agli interessi e alle passioni dei singoli utenti. La sfida si gioca molto su questo piano, oggi e in un prossimo futuro. Ciò non significa che la carta stampata perderà il suo specifico, che è quello di garantire una maggiore visibilità a marche e imprese, con una comunicazione più tradizio-


Cpo è il corso di laurea magistrale in Comunicazione e pubblicità per le Organizzazioni dell’Università di Urbino Carlo Bo, che fa parte del Polo della Comunicazione attivo dal 2003 presso la sede di Pesaro, e realizzato in collaborazione con Pesaro Studi. ll Polo della Comunicazione di Pesaro comprende anche la triennale in Scienze della comunicazione con curriculum pubblicità e l’agenzia la Colonia della comunicazione, che opera a supporto di imprese ed enti del territorio locale e nazionale, per diffondere una cultura della comunicazione al servizio della produzione e dello sviluppo locale.

La reazione della Rete alla recente scomparsa del fondatore della Apple Steve Jobs ha dimostrato un profondo mutamento nel modo di esprimere le proprie emozioni… “Non solo per Steve Jobs, pensiamo solo a cosa è accaduto alla notizia della morte di Michael Jackson, nel 2009, o a quella del pilote Marco Simoncelli. La rete in generale è un ambiente sociale a tutti gli effetti,

ne unicazio della com COLONIA llini – la L. Cora Ova - foto M. Dell’

Condivide l’opinione della blogger Arianna Huffington, presidente e fondatrice dell’Huffington Post, secondo la quale “il futuro sarà un ibrido, una convergenza tra il meglio dei vecchi e dei nuovi media”? “Condivido certamente, la tesi della convergenza è supportata dalla storia dei media, ciò che si afferma oggi in relazione al web si è già verificato in passato con l’avvento della televisione o di media ancora più old… Basterebbe ricordare la lezione di McLuhan al riguardo”.

dove si stanno sviluppando forme di socievolezza e condivisione non solo di emozioni, ma anche di idee, e quindi nuove forme di partecipazione”.

M. Livi /

nale, ma a costi che non tutti possono permettersi”.

In qualità di Presidente del CPO, cosa pensa, in generale, del modo di fare pubblicità delle aziende marchigiane? “Le Marche hanno una grande tradizione nel campo della creatività, che fino ad oggi si è espressa soprattutto nel campo della produzione. Nel campo della comunicazione, non solo pubblicitaria, ci sono ancora moltissimi margini di crescita: a questa funzione cruciale, soprattutto in tempi di difficoltà, credo non sia ancora stato riconosciuto il giusto rilievo e noi stiamo lavorando sul territorio anche per accrescere la consapevolezza delle imprese, che hanno bisogno di scoprire in quali forme le competenze nella comunicazione possono essere strategiche per il loro sviluppo presente e futuro”. Secondo Lei perché molte

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aziende regionali che operano, ad esempio, nel settore della moda, omettono di fare riferimento alla propria origine? “Credo che il loro legame con il territorio non sia ancora percepito come un plus da valorizzare nella comunicazione del loro prodotto, e che sia per questo necessario un investimento di immagine più complessiva sulla marca “Marche””. Cosa bisognerebbe fare, secondo Lei, per promuoverlo meglio questo “brand Marche”?

“Occorre valorizzare le specificità di un territorio con molteplici valori e identità, a partire dalla sua tradizione, dalla qualità della vita, che può trasmettersi come valore ai prodotti che è in grado di realizzare non solo per l’Italia, ma per il mondo intero. Perché la comunicazione riesca è necessario innanzitutto che gli attori del territorio si facciano testimoni diretti di questo valore, e che per primi ci credano. Solo così potranno comunicarlo efficacemente all’esterno”.

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DOSSIER: CRE ATIVITÀ & COMUNICAZIONE

Vi siete mai chiesti dove nascono i fumetti e le animazioni più belle? Artisti si nasce, o ci si diventa? Ben venuti nella scuola dove le buone idee diventano stupendi disegni

L’ANIMA COMICS DI JESI Di A. Siria

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irettrice Santinelli, Lei dirige una delle più importanti sedi in Italia della Scuola Internazionale di Comics, Accademia Internazionale delle Arti figurative e Digitali. Vuole aiutarci a scoprire questa eccellenza nel cuore di Jesi? “Con piacere. Siamo una scuola privata dove molto è basato sulla pratica, sul modello della bottega dove si va per imparare un mestiere. Il maestro conosce il lavoro, le sue problematiche, la manualità e trasmette ai ragazzi i fondamenti per muoversi nel settore. Ci occupiamo di lavori creativi, disegno, fumetti, web design, grafica pubblicitaria e di tutti quei lavori creativi lega-

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ti alla comunicazione, manuali o digitali. I nostri giovani vengono formati come artigiani al servizio di un committente, un po’ come succedeva in passato con i pittori”. Che età hanno i vostri iscritti? “L’Accademia è aperta ai ragazzi maggiori di quindici anni. In generale, preferiamo che abbiano almeno portato a termine gli studi superiori, perché per cimentarsi in certe discipline e lavorare, ad esempio, con l’animazione 3D, occorre avere delle buone basi. Ci sono due lezioni settimanali, durante le quali gli insegnanti cercano il più possibile di rendere autonomi e indipendenti i ragazzi. È fondamentale, infatti, che

imparino ad autogestirsi, a calibrare le energie e la creatività. La durata complessiva del percorso in Accademia è di tre anni. Attualmente abbiamo 100 iscritti qui a Jesi, mentre nelle altre sedi italiane se ne contano, in tutto, circa 2000”. Come è nata l’idea di fondare una sede della Comics a Jesi? “Possiamo dire che è stato quasi tutto ‘casuale’. La prima sede in Italia è nata a Roma nel 1979; negli anni ’90, insieme al Centro di aggregazione di Jesi abbiamo deciso di organizzare un piccolo corso di fumetti. Ho contattato un insegnante della sede capitolina perché venisse a tenere le lezioni; beh, la risposta e il successo sono stati


Matite d’oro Ex allievi oggi noti nel mondo Mirko Pierfederici, disegnatore alla Marvel, negli USA Gianluigi Gregorini e Andrea Fattori: disegnatori alla Bonelli, una delle Case Editrici più importanti d’Italia Pierz che ha vinto dei premi per il miglior web comic dal titolo Ravioli Uèstern, Vanessa Cardinali che ha pubblicato per la BD (casa editrice italiana) e ora con uno dei fumetti comici più divertenti usciti all’ultima Lucca Comics, Alex Massacci (disegnatore per la Star Comics e per la DC Comics americana), Roberta Pierpaoli e per citare alcuni tra i ragazzi che lavorano alla Rainbow nominerei Paolo Maria Frattesi per primo e poi Cristian Sbattentini, Dario Santarelli, Simone Picotti…

tali da incoraggiare i dirigenti ad aprire una scuola qui a Jesi. Questa sede, fondata nel 1999 è stata la terza in Italia ad aprire. Quando il Direttore Generale mi ha proposto l’incarico, ho accettato di buon grado”. Ci tolga una curiosità: Lei disegna? “Affatto! Sono sempre stata appassionata, ho sempre letto di tutto, sono cresciuta con una cultura visiva, legata alle immagini, anche se non ho una formazione specifica. Diciamo che mi sono ‘fatta da me’”. Chi sono gli insegnanti che tengono i corsi? “Sono tutti professionisti del

settore: alcuni vengono ogni volta da Roma appositamente, mentre altri sono della zona. Posso dire con una certa soddisfazione che alcuni docenti sono nostri ex studenti che si sono affermati e il cui talento è ormai riconosciuto trasversalmente”. Che opportunità hanno i vostri diplomati, una volta terminati i tre anni di formazione? Qui nelle Marche c’è un futuro per loro? “Mi lasci dire che le realtà e le opportunità lavorative della regione spesso sono ignote ai marchigiani stessi. Le Marche sono silenziose; a livello di auto promozione non hanno quegli exploit che possono avere altre realtà terri-

toriali. Nel loro piccolo, però offrono davvero molto e riservano grandi sorprese”. Ma questa “vocazione al silenzio”, non è penalizzante? “Per i settori che ci riguardano più da vicino, si lavora molto per merito, non per notorietà. Inoltre, grazie alle nuove tecnologie, ci sono collaborazioni che possiamo gestire a distanza, anche con l’estero e ci sono segnali e riscontri incoraggianti. Di certo le grandi città come Milano hanno un vantaggio a livello di impostazione del lavoro, ma è altrettanto vero che soffocano la realtà delle persone, la loro individualità e creatività e questo per gli artisti risulta penalizzante”.

In che modo, invece, voi tutelate l’individualità di ogni artista? “L’Accademia è progettata per formare piccole classi, perché il lavoro è assolutamente personale, individuale. I ragazzi riescono ad avere con gli insegnanti un rapporto in esclusiva e quest’attenzione riesce ad amplificare al massimo il loro genio creativo, la loro personalità, le loro potenzialità. Dopo tre anni hanno piena coscienza delle proprie doti e allo stesso tempo, per noi sono diventati come dei figli, perché abbiamo seguito la loro formazione, i loro sacrifici, la loro dedizione, i loro successi e la loro crescita, sia sul piano umano, che su quello artistico”.

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DOSSIER: CRE ATIVITÀ & COMUNICAZIONE

Andiamo più nel dettaglio: ci racconti, ad esempio, come nasce un fumetto. “Il fumetto segue un doppio percorso: i ragazzi imparano a lavorare con sceneggiature non proprie, cercando di interpretare al meglio il desiderio dello sceneggiatore stesso. In altri casi i ragazzi scrivono la storia, spesso attingendo da vicende personali, altre volte inventando, lasciandosi ispirare dalla fantasia”. Come si traduce questo a livello professionale? “Per un fumettista le opportunità sono molteplici. Può lavorare nell’animazione, nell’illustrazione di libri e riviste, nell’editoria in generale e nel settore della grafica pubblici-

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taria. Ai ragazzi faccio sempre l’esempio del succo di frutta: sulle confezioni, non c’è mai una foto della frutta, ma sempre un disegno, perché il disegno è più invitante, stimola di più la fantasia e il desiderio. Le opportunità, quindi, ci sono e bisogna saperle cogliere”. Come giudica, in generale, la pubblicità dei nostri giorni? “Devo dire che si sta banalizzando molto; tutto si appiattisce su schemi sfruttati, stereotipati. Ci sono pochi lampi, pochi bagliori creativi, ci si affida a chi costa di meno, anche se non ha un gusto artistico definitivo. Sembra che si ignori che la grafica ha una grammatica complessa, ha una sua

espressività molto precisa, rigorosa”. Dove si possono ammirare i lavori dei vostri ragazzi? “Ogni anno pubblichiamo una sorta di annuario, in cui raccogliamo i lavori più belli dei ragazzi, poi organizziamo mostre, sia all’interno della scuola, che fuori, partecipiamo ad eventi e fiere del settore. Anzi, colgo l’occasione per invitarvi sin da ora all’iniziativa che ci sarà in primavera!”. Grazie e noi raccogliamo volentieri l’invito!


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DOSSIER: CRE ATIVITÀ & COMUNICAZIONE

A SCUOLA DI “MADE IN ITALY”

L’eccellenza si tutela con la formazione: così l’ITIS Montani di Fermo, lancia due nuovi corsi finalizzati alla formazione di Tecnici Superiori per il settore moda e calzature; ce li presenta la Dirigente Scolastica Margherita Bonanni di A. Siria

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ott.ssa Bonanni, vuole presentarci i due nuovi corsi proposti dall’Istituto da Lei diretto? “L’ I.T.S. di cui la mia scuola è capofila è l’ITS “Nuove Tecnologie per il Made in Italy” settore moda calzature. Nello specifico, i due nuovi corsi sono: Tecnico Superiore per l’Innovazione Tecnologica e Organizzativa nei processi di produzione e Tecnico Superiore Retail e Market Intelligence. Gli ITS sono Fondazioni di partecipazione di diritto privato con apporto pubblico in cui scuola, struttura formativa accreditata dalla Regione, impresa del settore produttivo, dipartimento universitario ed ente locale esercitano il ruolo di soggetti fondatori per assicurare alti standard organizzativi e assicurare piena occupabilità giovanile al termine di un percorso selettivo di durata biennale ”. Formare giovani specializzati in nuove tecnologie per il made in Italy è un’esigenza e allo stesso tempo un’opportunità per le aziende del settore: quanto conta oggi avere giovani competenti in materia? “Formare i professionisti del domani, all’interno dei settori più richiesti dal mercato del lavoro, diventa l’occasione che i giovani aspettavano per costruire il loro futuro sulla base delle proprie competenze pratiche, ovvero tecnici ad alta specializzazione nei settori più avanzati e trainanti del sistema produttivo calzaturiero del

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territorio fermano-maceratese. Contesti di lavoro, quindi, in cui è richiesto un rapporto particolarmente attivo tra la ricerca, l’innovazione tecnologia e le aziende. Figure estremamente competenti e flessibili, abituate alla mentalità della risoluzione dei problemi, particolarmente richieste dal sistema produttivo, ma che finora non hanno ricevuto la necessaria attenzione della formazione professionale post secondaria e, di conseguenza, hanno sofferto dell’assenza di adeguati canali di collegamento con il mondo del lavoro. Gli ITS vogliono accompagnare e formare i giovani alla valorizzazione dei risultati della ricerca tecnologica più avanzata e vitalizzare, in due anni con 2.000 ore di formazione, di tirocinio, anche all’estero e di laboratorio nelle imprese, le capacità di progettazione di percorsi innovativi con l’obiettivo di qualificare i percorsi di specializzazione Tecnica Superiore nelle aree tecnologiche di “Industria 2015”. Quali sbocchi professionali si prospettano per questi ragazzi? “Durante il percorso di studio e lavoro gli studenti avranno modo di farsi conoscere e apprezzare dalle aziende dell’ITS e da altre aziende del territorio che faranno tesoro della loro formazione e dei loro talenti, inserendoli nella loro realtà lavorativa. Al termine dei percorsi gli allievi che avranno frequentato l’80% delle lezioni saranno ammessi all’esame finale. Coloro


I Soci fondatori: Gli istituti scolastici superiori soci fondatori della fondazione: ITIS “G. e M. Montani” Fermo, IPSIA “O. Ricci” Fermo, ITCG “F. Corridoni” Civitanova Marche, IPSIA “Corridoni” Civitanova Marche. Le università coinvolte: l’Università Politecnica delle Marche, l’Università di Macerata e l’Università di Camerino. Gli Enti locali soci fondatori: Comune di Porto Sant'Elpidio, Provincia di Fermo, Provincia di Macerata. Le associazioni di categoria socie fondatrici: ANCI - Anci Servizi S.r.l., Confindustria Fermo, Confindustria Macerata, Assindustria Servizi S.r.l., Confindustria Ascoli.

che lo supereranno, riceveranno il diploma di Tecnico Superiore, corrispondente alla certificazione di conoscenze, competenze e abilità previste dal livello 5 dello standard di riferimento europeo (EQF) ed è riconosciuto nell’ambito del sistema di istruzione nazionale ed europeo nel settore dell’Alta Formazione. Il Tecnico Superiore per l’innovazione tecnologica e organizzativa dei processi di produzione nel settore moda-calzatura è la figura professionale che sovrintende l'ufficio tecnico, in stretta collaborazione con l'uomo prodotto, coordina tutte le risorse a disposizione (umane, tecniche e tecnologiche), tutto il flusso delle informazioni legate al processo di sviluppo prodotto e industrializzazione, interfacciandosi con le varie funzioni aziendali coinvolte nel flusso di sviluppo, progettazione e industrializzazione di prodotto”.

Due nuovi corsi per il “Made in Italy”:

E l’altra figura professionale, quella di Tecnico superiore Retail e Market Intelligence? “Le nostre imprese saranno sempre più costrette a ridefinire il loro posizionamento strategico dirigendosi verso la produzione e vendita di “oggetti” che per contenuti immateriali, di qualità e innovazione siano capaci di attestarsi sulla fascia medio-alta, puntando sul “Made in Italy” quale marchio di garanzia per il consumatore. E’ necessario riacquisire l’efficienza dispersa, offrendo al Distretto locale quel vantaggio competitivo che oggi si sostiene solo sui fattori moda e qualità: fattori ancora vincenti, ma che da soli non possono reggere a lungo alla competizione globale sempre più evoluta, sofisticata e aggressiva. Numerose sfide attendono le imprese. Occorre formare professionalità di alto profilo per garantire livelli competitivi e di eccellenza in grado di consolidare il “Made in Italy” e rafforzare le performances delle PMI del settore calzaturiero”.

2) Tecnico Superiore Retail e Market Intelligence: Intende formare una figura professionale tecnica, altamente specializzata, Si occupa di promozione dei prodotti moda-calzatura "Made in Italy", Rende la commercializzazione più adeguata alla competizione globale. Gestisce la distribuzione anche con le nuove tecnologie web oriented. Risponde ai profili professionali richiesti dal mercato del lavoro.

1) Tecnico Superiore per l’Innovazione Tecnologica e Organizzativa nei processi di produzione: Intende formare una figura professionale tecnica, altamente specializzata. Si occupa di processi produttivi e di nuove tecnologie per il "Made in Italy" nel settore moda-calzature. Conosce tutti i processi tecnologici di realizzazione delle calzature, dalla scelta delle materie prime al controllo di qualità. Risponde ai profili professionali richiesti da mercato del lavoro

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DOSSIER: CRE ATIVITÀ & COMUNICAZIONE

Lab 81, pluripremiata Agenzia di comunicazione Due professionalità con background differenti, per due approcci al lavoro ed alle problematiche diversi. Da qui dopo una vita di studi e formazione comuni è partita a Chiaravalle la LAB81 due anni fa. Una pluralità che ha dato origine al valore aggiunto dell’azienda: un’anima creativa, una grande capacità di problem solver ed una vocazione alle applicazioni grafiche e software.

INSIDE LAB81 I vincitori del PWI 2011 nella categoria Best animation, Diego Pacenti e Valentino Bedini: “Per due giovani ragazzi come noi essere marchigiani e farsi conoscere non è stato semplice” Di A. Dachan

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Valentino Bedini

ottor Pacenti, Dottor Bedini, scoprire tra le colline di Chiaravalle la splendida realtà di Lab 81 è stata una sorpresa davvero piacevole! Volete presentare lo Studio ai nostri lettori? “LAB81 nasce nel 2006 come agenzia di comunicazione. La sua attività si sviluppa in molteplici direzioni, dalla realizzazione di brand, catalogues, brochures, packaging alla progettazione di websites, animations 2D e 3D, motion graphics, t-shirt design, objects e toys. In questi anni abbiamo fornito, ad aziende e professionisti, idee e strumenti di lavoro capaci di generare effetti positivi sulla marca, l’impresa e i prodotti. Punto di forza dell’agenzia è la sua capacità di realizzare produzioni di alto livello, combinando grafica innovativa e soluzioni software per la gestione di applicazioni web. La passione e la nostra giovane età sono le altre caratteristiche distintive della LAB81. Ogni progetto di grafica o web ci coinvolge personalmente; instauriamo con il cliente un rapporto diretto e costante. Un percorso costruito sulla fiducia e nutrito quotidianamente dalla consapevolezza di affidarsi a mani esperte”.

Pacenti Diego

Come è composto il vostro staff? “Il nostro staff è composto da personale qualificato ed esperto, capace di risolvere le di-

verse problematiche relative ad ogni settore merceologico. Professionalità con background differenti, unite da una grande capacità di problem solver e una vocazione alle applicazioni grafiche e software”. Oggi i mezzi di comunicazione offrono soluzioni e scenari inediti. Come vedete il futuro: ci sarà un’integrazione, o una sostituzione del vecchio con il nuovo? “Sicuramente il vecchio sarà sostituito con il nuovo, ma ci saranno anche delle integrazioni tra i due mondi. I social network e i portali di informazione la faranno sicuramente da padrone, le persone hanno sempre più bisogno di emozioni e di nuovi stimoli, ogni giorno! Il futuro sarà certamente caratterizzato dall’aumento di una concorrenza giovane e dinamica, sempre più attenta e pronta alla sperimentazione di nuove tecnologie progettuali. L’importante è mantenersi aggiornati e cercare qualcosa di nuovo ogni giorno, non perdere mai la voglia di scoprire e sperimentare ogni nuova tecnologia”. Miss Sixty, Energie e i marchigiani Vicmatie e Gisa: sono solo alcuni dei grandi brand della moda che vi hanno affidato la realizzazione dei rispettivi portali web, con risultati davve-


PREMI - EVENTI • Aprile 2008 Partecipazione al Fuori Salone di Milano con una installazione vetrina all’interno del Art Box del Super Studio Group di Milano, con la presentazione ufficiale dei toys -Minus and +Plus • Dicembre 2008 Evento espositivo da Toyo Kitchen Style Tokyo (Giappone) • Aprile 2009 Evento espositivo LIGHT ME UP durante il Fuori Salone di Milano, con la presentazione del Toy Lamp PURE • 16 Luglio 2009 Premio Web Agency dell’anno e Premio Categoria Design per www.binisilvia.it PRODUCTS • 2008 Creazione dei primi Art Toy Made in Italy -Minus and +Plus • 2009 Creazione del Toy Lamp PURE in collazborazione con Slide Design (MI) • 2009 Creazione della linea di t-shirt personalizzate NO NAME TEES

ro interessanti. Come avete promosso la vostra azienda? “Beh, che dire, non per essere presuntuosi, ma tutti i nostri clienti sono venuti da noi da soli, noi non abbiamo mai cercato nessuno; i nostri lavori sono stati il biglietto da visita principale, senza dimenticare i nostri toys Minus and Plus, che ci hanno permesso di essere conosciuti in Italia e nel mondo”. La PWI (Premio Web Italia) vi ha assegnato, nell’edizione 2011, il premio per la categoria “Best animation”. Un bel successo, considerato anche l’alto livello dei competiros in gara… “Sì, anche quest’anno abbiamo vinto un premio di categoria molto importante, considerando soprattutto la mole del nostro cliente, Croce Rossa Italia Corpo Militare; purtroppo il sito web non è ancora visibile da un suo link diretto per colpa della lentezza burocratica, ma contiamo di renderlo operativo entro la fine dell’anno. Devo dire che il PWI ci ha aiutato molto nella crescita del nostro studio a livello nazionale e internazionale, come anche il premio per il migliore sito web dell’anno 2010, con il sito web di Giugiaro Architettura e il premio come Miglior Web Agency d’Italia 2009”. La realtà di Lab 81 è emblematica di una tendenza, tutta marchigiana: saper fare cose eccellenti, senza farne un vanto, quasi senza parlarne. Qual è il vostro punto di vista in proposito? Vorreste che qualcosa cambiasse? “In realtà per due giovani ragazzi come noi essere marchigiani e farsi conoscere non è stato semplice; soltanto grazie all’invenzione dei due art toys Minus and Plus e alla qualità dei nostri lavori siamo riusciti ad emergere nel panorama italiano

della comunicazione. Ultimamente poi, abbiamo anche notato come l’essere marchigiani a volte non faccia differenza per le grandi aziende, che ci hanno voluto come loro partner nella realizzazione di importanti progetti di comunicazione, altre ancora proprio il fatto di non appartenere ad una realtà contaminata da molteplici distrazioni e vizi come quella milanese ha giocato a nostro favore. L’unica cosa che vorrei cambiare, è l’unione; vorrei, come succede nella grandi realtà, unire le forze e la capacità di più studi per sviluppare grandi progetti di comunicazione, senza guardarsi a distanza temendosi l’uno con l’altro, come purtroppo invece accade qui da noi”. Quali sono le prossime sfide che vi vedranno impegnati? “La prossima sfida, se così la si può chiamare, è l’inaugurazione del nuovo sito web per la Triennale di Milano; ci stiamo occupando dell’intero progetto grafico e sarà davvero emozionante e di grande rilievo per noi. A dicembre, inoltre, usciremo con il nostro primo short animation film, ma di più non posso dirvi e quello si che sarà una vera e propria sfida…”. Per info: Ancona LAB81 design studio via Lumumba 42 F 60033 Chiaravalle (AN) - Italy Phone / Fax +39.071.949229 Milano Aretè Showroom via spartaco 19 20135 Milano (MI) - Italy

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DOSSIER: CRE ATIVITÀ & COMUNICAZIONE

PWI 2011 A DANIELE FRONTINI Con il bellissimo portale dedicato all’Ente Parco del Conero il giovane di Sirolo ha vinto la nona edizione degli Italian Web Awards; è il decimo premio in quattro anni, ma c’è da scommettere che siamo solo all’inizio… di A. Siria

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niziamo il nostro racconto “dalla fine”, ci racconti del PWI (Premio Web Italia) 2011 che Le è stato assegnato per la realizzazione del portale del Parco del Conero. “È un premio che mi ha fatto molto piacere e che si aggiunge ad altri riconoscimenti prestigiosi che avevamo ottenuto in precedenza. La realizzazione del portale ci è stata commissionata nel maggio dello scorso anno, con la richiesta di creare un sito destinato ai turisti, che rendesse l’Ente più vicino alla gente e allo stesso tempo che favorisse la crescita dell’indot-

to. Sia io che Alessio Barbini, il fotografo, abitiamo nel Parco, abbiamo radici profonde qui, per cui è stato molto bello raccontare il territorio, la sua cultura, la sua gente, le sue tradizione. Era come lavorare ad una narrazione personale; devo dire che la gente del posto si è dimostrata aperta e molto collaborativa, dai moscio lari agli apicoltori, dai musicisti agli artigiani, ognuno ha raccontato qualcosa di sé e ha rivelato qualche sfumatura inedita del Conero. Con lo straordinario doppiaggio di Luca Violini, la partecipazione di Fabrizio Valentini ( scenografo per molti anni del Teatro Canguro) e il complesso musicale La Macina, è venuto fuori un piccolo capolavoro corale, premiato appunto con il PWI. Considerando lo spessore delle altre realtà partecipanti, dall’Italia e dall’estero, questa vittoria è ancora più bella”. Ideare siti web significa essere un po’ registi, un po’ autori, un po’ designer: Lei come si sente? “Personalmente, amo molto la narrativa e la regia e spero di potermi dedicare totalmente a questa professione un giorno, realizzando corto e lungo metraggi. Il nostro è un lavoro di grande creatività, che richiede sensibilità e competenze diverse. Tre anni fa, con altri quattro soci, Alessio Barbini, fotografo, Niba Massimo Barbini, attore-mimo, Enzo Ferrare grafico e Simone Accoroni programmatore abbiamo creato questo studio, in cui lavoriamo per aggrega-

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Premi: PWI 2011 Shuriken 2009 PWI 2010 – Artistic Design TOP PICKAWARD PWI 2009 – Site of the year – freelance of the year – press award – video animation T. OFF DANCE – Video Award Shuriken 2008

re le nostre idee, creando pubblicità, siti, cataloghi, video in 3D. Grazie ai diversi premi che abbiamo ricevuto, riceviamo nuove commissioni, nuove richieste sia da privati, che da enti di vario tipo ”. In mancanza di una scuola sul territorio, dove si è formato, dove ha appreso le tecniche e i segreti del mestiere? “Il mio è un percorso curioso. Ho iniziato il mio percorso professionale come ingegnere elettronico per un armatore; stavo in giro per il mondo sulle petroliere, finché un giorno non mi sono fidanzato… e ho sentito sentivo l’esigenza di cambiare. Dal 2005 ho iniziato a creare siti in flash e nel 2007 ho vinto il mio primo PWI nelle categoria animazione. Nello stesso anno ho aperto con i miei soci uno studio ad Ancona, Greenbubble, poi ci siamo trasferiti qui Sirolo. Nel settore viral c’è poca concorrenza in Italia, perché le aziende non si sono ancora aperte a questo tipo di comunicazione. C’è ancora la tendenza ad affidarsi ad agenzie di Milano, come se la collocazione geografica fosse una garanzia. Oggi, invece, la creatività ha bisogno d’altro, di idee fresche, di menti, per così dire, non contaminate”. La vostra agenzia vanta prestigiose collaborazioni a livello nazionale e internazionale: come fate a creare il progetto ideale per realtà così diverse? “Molto hanno fatto i premi, che ci hanno dato visibilità e notorietà. Dal 2007, infatti, riceviamo commesse non solo da aziende marchigiane, ma da tutta Italia. Le nuove generazioni di imprenditori sono aperte ai nuovi linguaggi, ad un tipo di comunicazione non convenzionale. Nella nostra regione a volte fatichiamo ancora a far accettare certi linguaggi espressivi e c’è una sorta di “complesso del provinciale”, che spinge molti imprenditori ad affidarsi alle agenzie delle grandi città.

Secondo Lei, la creatività marchigiana è giustamente valorizzata? “A livello delle imprese c’è il riconoscimento in tanti settori, come l’artigianato artistico, la sartoria e altro ancora. I marchigiani lavorano con il piacere di fare bene le cose. C’è, invece, un’altra creatività, meno legata all’imprenditoria, che è totalmente segreta. Ci sono artisti nel settore della animazione e del video che sono noti in tutto il mondo, ma qui sono sconosciuti. Basti citare Blu. Qualcosa oggi sta cambiando, si iniziano a delineare nuovi scenari, ma è ancora troppo poco”. In quali progetti sarà impegnato prossimamente? “Stiamo puntando su forme di comunicazione innovativa, come il viral, che però ha ancora poco riscontro in Italia. Noi ci crediamo, abbiamo la giusta ambizione e vogliamo continuare a proporre idee originali. Un certo tipo di pubblicità tradizionale, per certi versi, secondo me è immorale, perché martella le menti delle persone, per infilarci marchi e slogan più o meno consapevolmente; pensi che mio padre, quando ero piccolo, se c’erano le reclames spegneva la TV. I viral , rispetto alla pubblicità tradizionale, hanno qualcosa di diverso: proprio per definizione sono messaggi che si propagano spontaneamente, che rendono il consumatore protagonista tramite il passaparola, lo divertono. Sono piccole forme di intrattenimento. Poi c’è il discorso cinema, che resta un sogno a cui non vogliamo rinunciare…”.

Info su: www.greenbluble.it Portale del Conero: www.parcodelconero.com

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INCHIESTE

DIGITALE TERRESTRE, IL GRANDE INCUBO Dal 5 al 20 dicembre il territorio marchigiano dovrebbe essere interessato (sempre che non ci sia un rinvio) dal “fantomatico” switch off, non senza dubbi, problematiche ancora irrisolte e proteste per interferenze di tv estere sulla frequenza assegnata alle tv locali. E da tutta Italia continuano a dirci: “Benvenuti nel club di chi non vede più niente!” Di C. Carnevali

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robabilmente sarà un Natale, quello marchigiano, da dedicare totalmente alla famiglia, senza il “disturbo” della tv! Dal 5 al 20 dicembre, infatti, il territorio marchigiano sarà interessato dall’ormai famoso “switch off”, ovvero il passaggio dall’analogico al digitale terrestre e, al momento, è abbastanza rischioso anche solo avanzare delle ipotesi sulla riuscita. Se si decide di fare un giro per la rete internet, alla ricerca di esperienze e consigli, ci si ritrova soltanto a essere i benvenuti in un mondo che non è più in grado di vedere la televisione. Almeno non più come prima, perché questo famigerato passaggio, già avvenuto in altre regioni italiane, ha portato tanti canali, immagini migliori, ma anche tanti problemi e spesso una difficoltà totale di ricezione dei segnali. E mentre si parla di una tecnologia ormai obsoleta, abbiamo comunque problemi per il suo avvio. Nelle Marche partiamo già con l’handicap: ci sono alcune zone, come quelle tra Monte San Vito, Agugliano e Polverigi che, già si sa, potrebbero avere seri problemi di ricezione. Inoltre più si sta in alto e migliore può essere la ricezione dalle antenne del Monte Conero, ma più si sta distanti.... Nel frattempo si conosce ben poco: si fa in tempo a comprare un decoder di un certo tipo che subito si ha un messaggio su Sky di uno strumento migliore; non si capisce che cosa è possibile vedere e che cosa no; con una stessa antenna e quindi orientata alla stessa maniera, in camera si prendono alcuni

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canali e in sala imperversano le tv slave; ci dicono che soltanto a switch off avvenuto saremo in grado di vedere tutti i canali free, ma non ci spiegano perché intanto RAI 4 e Iris riusciamo a captarli (tanto che il dubbio di non riuscire a vedere oltre questi è quanto mai legittimo!), mentre tutti gli altri no. E’ un vera e propria giungla attraverso la quale, almeno fin qui, è piuttosto difficile orientarsi. E intanto il tempo stringe, ma non si ha la minima idea di cosa riusciremo a vedere da dicembre. Non è certo la scelta del decoder a preoccuparci più di tanto, ci sono sempre tecnici o anche commessi dei grandi store di elettronica che sono pronti a risolvere ogni questione e soprattutto a rispondere a ogni nostro dubbio. Il problema serio sembra essere proprio la copertura del territorio. Se il punto di partenza del segnale è il Monte Conero che succederà oltre le colline? E torna il tarlo di quello che si vede e non si vede attualmente: qualcuno capta i canali sportivi, qualche altro quelli dei cartoni animati, ma tutti i canali della Rai e di Mediaset dalle nostre parti non sappiamo nemmeno cosa sono. E’ davvero un problema di switch off? Ma allora perché gli altri si vedono? Altra particolarità tecnica: ci hanno detto che se il segnale non è sufficientemente chiaro, con il digitale terrestre non vedremo più quelle distorsioni alle quali siamo abituati, la classica “neve” che scende sulle immagine sottoforma di coriandoli colorati, ma il video sarà oscurato con la dicitura “assenza di segnale”. Ma questo è quello che dicono, perché da qualche tempo a


questa parte, con il decoder del digitale terrestre, il canale La 7 non è più visibile chiaramente, ma l’immagine è totalmente distorta e pixellata (con i famosi pixel tutti fuori sede, in modo da creare quel fastidioso effetto “quadratini in disordine”). Per non parlare dell’audio. E insomma ci sono problemi di assenza di canali, di numerazioni sbagliate, di ricezioni difettose, di sparizioni delle tv locali (che a quanto ci avevano assicurato, durante la fase di presentazione del passaggio, dovevano essere le super favorite da questo cambiamento epocale!). Insomma dubbi che si sommano a dubbi e certo le impressioni e i commenti che arrivano dalle altre regioni che “il grande passo” l’hanno già compiuto non ci aiutano. A Ravenna, tanto per fare nomi e cognomi, stanno ancora aspettando, a quasi un anno dal passaggio, di vedere qualcosa! In questo momento, per quanto riguarda le Marche, siamo soltanto nel campo delle supposizioni, ma anche delle prime avvisaglie: presto avremo le nostre risposte, dobbiamo attendere solo un mese. Certo che se solo pensiamo a questa nostra “povera e vecchia” regione (in senso affettuoso e in riferimento alla regione longeva), ci si presenta un’ulteriore difficoltà: come spiegare ai nostri anziani che cosa fare? Come orientarli verso un acquisto o verso la risistemazione dei canali? E, soprattutto, come far capire loro il perché si possano verificare problemi di ricezione? Anche perché dopo il 20 dicembre il segnale analogico

sarà definitivamente spento su tutta la regione. A passare il varco per primi saranno gli ascolani, seguiti da San Benedetto del Tronto e poi su, su, per tutta la regione costiera fino alla provincia di Pesaro – Urbino, per poi concludere con il passaggio al digitale terrestre della zona interna. Si è cercato e si sta cercando di fare qualcosa: l’assessore regionale alle Attività produttive ha pensato al passaggio e a un piano di azione per tecnici e antennisti. L’idea ha trovato pronta la CNA delle Marche che ha proposto a sua volta un protocollo d’intesa all’insegna della correttezza, con un codice etico e un prezziario che eviti le possibili speculazioni. Al tempo stesso si è pensato anche a una campagna informativa. Ma il mondo politico sta facendo i conti anche con il rischio che corre il pluralismo dell’informazione se il nuovo piano delle frequenze e il passaggio al digitale terrestre metteranno in dubbio la sopravvivenza delle emittenti locali, come sembra in questi giorni. Da interrogazioni a proposte di sostegno finanziario per la predisposizione di soluzioni tecnologiche necessarie, fino alle osservazioni che la Regione Marche ha presentato al Ministero per lo Sviluppo Economico sulle interferenze estere nelle frequenze assegnate alle Marche, perché il Piano nazionale del digitale terrestre non prevede l’assegnazione di una frequenza coordinata, libera cioè da interferenze con l’altra sponda dell’Adriatico. La Giunta regionale ha chiesto più volte (già dal 2010) al ministro Paolo Romani la modifica del Piano nazionale

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INCHIESTE

Da www.digitaleterrestrefacile.it Per risolvere alcuni problemi dicono che sia utile fare una sintonizzazione manuale del decoder, sistemando le frequenze di ogni singola stazione tv. Anche se ogni modello di apparecchio ha le proprie caratteristiche, molti decoder e tv con ricevitore digitale terrestre hanno l’opzione per sintonizzare manualmente i canali. Questa è la procedura suggerita dal sito www.digitaleterrestrefacile.it.

Ecco come fare:

• Premi il tasto MENU sul telecomando del decoder o del televisore con sintonizzatore incorporato. • Seleziona la voce dedicata alle impostazioni o alla gestione dei canali (il nome esatto dipende dal modello di decoder acquistato). • Alcuni decoder e televisori richiedono immediatamente la tipologia di ricerca dei canali (automatica o manuale). Altri apparecchi invece necessitano di una modifica dell’opzione in un altro menu. Cerca la voce sintonizzazione manuale dei canali all’interno delle voci del menu. • Sempre all’interno delle opzioni gestione canali seleziona la voce di ricerca dei canali. • Se viene proposto di aggiornare oppure di reinstallare i canali, scegli l’opzione di reinstallazione. • La maggior parte dei decoder a questo punto chiederanno di scegliere tra la ricerca manuale e quella automatica: scegli la ricerca manuale. • La schermata di inserimento manuale dei canali ti darà la possibilità di inserire per ogni stazione il numero del canale (ad esempio 30) e in alternativa la frequenza in MHz (ad esempio 546 MHz) e la polarizzazione (ad esempio verticale o orizzontale). • Inserisci i dati di ogni canale e attendi che il decoder o il televisore si sintonizzi con la stazione. Se il canale è ricevibile appariranno sullo schermo le immagini del canale. Salvalo con il tasto Ok e passa al successivo canale. • Al termine di ogni singola sintonizzazione il decoder chiederà di scegliere il numero di ordinamento della lista per i canali appena registrati. Seleziona la numerazione che preferisci. In alternativa puoi lasciare che il decoder ordini i canali secondo la numerazione automatica LCN. • Una volta terminato l’inserimento di tutti i canali, chiudi il MENU premendo il tasto EXIT del telecomando del decoder o del televisore con sintonizzatore dtt. Premendo il tasto LIST del telecomando puoi rivedere la lista dei canali che hai appena piazzato sul tuo apparecchio.

con l’assegnazione di almeno una frequenza coordinata “pulita” per l’emittenza locale marchigiana. Proprio per questo motivo, il presidente Spacca ha richiesto formalmente di rinviare al 2012 lo switch off delle Marche, con una lettera al ministro Romani e al presidente dell’Agcom (Autorità per le garanzie nelle comunicazioni), Corrado Calabrò, sottolineando in una lettera che “tale situazione è inaccettabile, perché rischia di colpire e penalizzare profondamente il sistema dell’emittenza locale delle Marche che rappresenta un patrimonio occupazionale e tecnologico assolutamente da salvaguardare, soprattutto in questa fase di crisi economica, senza poi considerare i sicuri disagi ai cittadini - utenti. In conseguenza di tale scelta del Governo Nazionale non viene messa a disposizione delle Marche nessuna frequenza “certa” per le emittenti locali, creando una situazione di assoluta gravità per le sicure interferenze e per le incertezze di programmazione delle attività degli operatori televisivi locali”. “La richiesta di rinvio della digitalizzazione delle Marche – ha sottolineato Spacca nella lettera - è motivata anche da un fatto tecnico, legato ai pesanti ritardi dell’emanazione dei bandi nazionali. Infatti solo in data 14/10/2011 sulla GU 5° serie speciale sono stati pubblicati i bandi per l’assegnazione dei diritti di uso delle frequenze e per l’attribuzione delle numerazioni LCN alle emittenti televisive locali marchigiane. Considerati i tempi previsti per lo switch - off al digitale terrestre, il Governo

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regionale ritiene che per gli operatori televisivi locali risulti sostanzialmente impossibile procedere in tempo utile agli adempimenti previsti dalle delibere Agcom 366/10/CONS. Infatti, in considerazione che gli operatori televisivi marchigiani devono fare pervenire la domanda entro e non oltre il 35° giorno decorrente dalla data di pubblicazione dei bandi sulla GU della Repubblica italiana (14 ottobre 2011) con conseguente successiva predisposizione della relative graduatoria, le emittenti locali risultano non avere la materiale possibilità di predisporre gli impianti sulle frequenze assegnate, dato che i tempi commerciali di consegna delle apparecchiature non possono essere inferiori a 60/90 giorni, con conseguenti ulteriori gravi e insopportabili danni economici. E’ comprensibile, d’altro canto, che gli operatori non possono procedere agli ordini se non dopo la certezza di una utile collocazione in graduatoria. Si richiede, pertanto, un urgente provvedimento di modifica del calendario nazionale affinché la prevista digitalizzazione delle Marche avvenga nel 2012”. Nel frattempo, con molto più ottimismo, la Provincia di Macerata, attraverso una proposta dell’assessore Leonardo Lippi, sta pensando al coinvolgimento di giovani diplomandi nelle azioni di supporto agli anziani per quanto riguarda il passaggio al digitale terrestre dal sistema analogico. Sarà sicuramente utilissimo, ma i problemi, come visto, al momento sono ben diversi.


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INCHIESTE

CONFINDUSTRIA FERMO PERDE I PEZZI... MA IL PRESIDENTE SANTORI NON RISPONDE ALLE NOSTRE DOMANDE Sono ormai decine le aziende del fermano che hanno fatto le valigie dall’associazione locale. Perchè questo malessere? di P. Duranti

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egli ultimi tempi sulla scrivania di Andrea Santori, presidente dell'associazione provinciale degli industriali, sono arrivate diverse lettere di dimissioni. Non pochi industriali del territorio hanno abbandonato la locale Confindustria. Da Enrico Bracalente – amministratore di Nero Giardini – a Luca Monaldi, dell'omonimo gruppo alimentare, da Enzo Rossi (pastificio La Campofilone) a Giampiero Properzi, della Royal Pat, da Domenico Sacconi (Maglificio Santa Lucia) alla famiglia Pizzuti (Zeis Excelsa). E via via, un'altra ventina di piccole aziende. Cosa sta accadendo? Probabilmente l'addio da Confindustria di Sergio Marchionne non c'entra nulla: è una pura coincidenza. Ma il problema evidentemente esiste (anche per le casse dell'associazione, alla quale mancheranno le decine di migliaia di euro che prima garantivano i soci uscenti). E' una questione legata ai servizi forniti dall'associazione degli industriali, da

taluni considerati inadeguati? Oppure le controversie sono da ricondurre ad un profilo di rappresentatività? O forse a mere diatribe personali, che non riguardano né i servizi, né il ruolo di rappresentanza che spesso Confindustria esercita efficacemente sul territorio? Anche ML si è posto questi interrogativi, chiedendo alcuni autorevoli pareri ai diretti interessati. Per evitare ulteriori polemiche e strumentalizzazioni, abbiamo bussato alla porta di due aziende - che per numeri, fatturato ed occupati, sono due realtà tutt'altro che secondarie … - le quali avevano fatto le valigie dalla Confindustria fermana in tempi “non sospetti”: la Sigma Spa di Altidona – il cui Presidente, Alvaro Cesaroni, è stato tra l'altro Presidente dell'associazione per due mandati consecutivi - e la Picenum Plast di Sergio Quintili. Volevamo sentire anche il parere del Presidente Santori, ma ogni nostra richiesta di incontrarlo o di parlargli è stata purtroppo inutile (abbiamo copie delle

mail, pronte a dimostrarlo). Solo dopo la nostra insistenza, dalla Confindustria di Fermo ci hanno inviato il testo del comunicato divulgato alla stampa lo scorso 17 ottobre. Peccato, però che non abbia accettato di rispondere alle nostre domande. Perchè a ben vedere nel comunicato vi sono alcuni passaggi forse non troppo chiari.

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INCHIESTE

“È STATA SMARRITA L’IDENTITÀ DELL’ASSOCIAZIONE” Per Alvaro Cesaroni - Presidente di Sigma e già ai vertici dell’associazione imprenditoriale fermana per due mandati – troppe diatribe personali rischiano di condurre al disfacimento di Confindustria di M. Palumbo

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Alvaro Cesaroni

residente, durante i due mandati trascorsi al timone della Confindustria della provincia di Fermo aumentarono gli iscritti e fu sistemato il bilancio. Ma poi cosa accadde? “Beh, non deve chiederlo a me! Se lei vuole una risposta nella veste di imprenditore e non da ex Presidente, le dico subito che alcuni anni fa, terminato il mio mandato Sigma uscì dall’Associazione per alcuni seri motivi, per lo più riconducibili all’insorgere di dissidi, diatribe personali, chiacchiericci … fattori non soltanto inutili, ma anche molto dannosi, in quanto ritenni avrebbero condotto l’Associazione al disfacimento”. Ai Suoi tempi non era così? “Direi di no, anche se da Presidente misi in guardia dai rischi che potevano derivare dall’ingerenza della politica nella nostra associazione, ingerenza di cui si iniziava a percepirne i primi sintomi”. Ma questa ingerenza politica in cosa si manifestava? “Esclusivamente in relazione alle nomine da fare. Mai per un confronto sulle strategie da adottare a tutela delle aziende del territorio:

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questo sì che sarebbe stato ben accetto e foriero di un sano confronto”. Chi vedrebbe bene come Presidente dell’Associazione locale degli industriali? “Il miglior imprenditore che il territorio possa esprimere in un determinato momento, visto il ruolo di rappresentanza che deve esercitare”. E cosa si aspetterebbe dalla struttura? “Per una realtà ben affermata e delle dimensioni di Sigma, mi aspetterei una forte rappresentanza politico- territoriale, più che servizi”. In che senso rappresentanza politico-territoriale? “Un ruolo esercitato in funzione delle esigenze di tutti gli imprenditori. Noi, ad esempio, abbiamo adesso problemi con la telefonia e la trasmissione dei dati. Non è una cosa di poco conto: ci frena sul piano degli investimenti e quindi dello sviluppo. E’ proprio di pochi giorni fa una mia lettera di protesta alla Telecom nella quale segnalavo il disagio. Ecco, un’associazione imprenditoriale dovrebbe farsi carico di queste incombenze. Spesso, infatti, si tratta di problemi ed istanze


che non possono essere condotte dal singolo imprenditore”. Ma l’attuale situazione non è dovuta anche al comportamento degli stessi imprenditori? “Sicuramente si avverte un eccessivo individualismo; ciascuno pensa di fare meglio quando lavora da solo. Ma non è più così; occorre affrontare le nuove sfide con un rinnovato spirito di coesione, che oggi purtroppo non si vede”. Secondo Lei ha senso una struttura confindustriale a livello provinciale? “Almeno per le Marche no. Una rappresentanza così parcellizzata di Confindustria rischia di perdere colpi sul terreno dell’efficienza e dell’efficacia della propria azione. Piuttosto, ritengo che dovremmo avere una forte e qualificata struttura a livello regionale, anche al fine di razionalizzare risorse e costi”. Prima Lei ha accennato al tema dei servizi forniti da Confindustria: per un’impresa delle dimensioni di Sigma non

sono di primaria importanza. Ma per le realtà più piccole? “Per le imprese più piccole può darsi, ma ci si deve concentrare su servizi specialistici tipo formazione ed accrescimento della cultura delle alleanze. In altre parole, tanto per utilizzare un’espressione ormai sulla bocca di tutti: “fare rete”. Però sono cose da fare, e subito, non solo da proporre. Chiacchiere se ne sono sentite anche troppe…”.

Commercio, aziende speciali ecc. spesso, per non dire sempre, sovrappongono le rispettive azioni con un evidente sperpero di risorse”. Per concludere, Presidente: il Suo pensiero in due parole. “Evitiamo le polemiche e rimbocchiamoci le maniche, perché la situazione è grave ed è necessaria una forte ed autorevole Confindustria”.

La formazione dovrebbe essere rivolta agli imprenditori? “Certo anche ad imprenditori e manager, con l’obiettivo di elevare la cultura d’impresa”. Un tema sempre attuale è quello dell’internazionalizzazione … “Su questo punto dobbiamo sfatare molti luoghi comuni: per i piccoli, andare all’estero è impresa ardua; temo si tratti di supportare soprattutto costi, naturalmente con le debite eccezioni. Dobbiamo poi razionalizzare gli attori che si occupano di internazionalizzazione: Regione, Province, Comuni, Camere di

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INCHIESTE

“MA PER CONFINDUSTRIA FERMO ESISTE SOLO IL CALZATURIERO?” Danilo Calisti, Direttore Generale di Picenum Plast, una delle maggiori aziende tra quelle uscite dalla locale associazione degli industriali, mette l’accento sulla carenza di rappresentatività di settori comunque importanti per il territorio, dall’edilizia al metalmeccanico, dalla gomma-plastica all’agroalimentare

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irettore, quando si registrò la rottura tra Picenum Plast e Confindustria Fermo? “Sergio Quintili, il Presidente - nonché capo carismatico - dell’azienda (ne è anche uno degli azionisti di maggioranza, ndr) uscì dall’Associazione circa quattro anni fa, portandosi dietro, ovviamente, Picenum Plast e l’altra bella realtà della famiglia, la Asoplast”.

cepito lo spessore di cui invece si avvertirebbe un grande bisogno. Si è pensato in piccolo, caratterizzandosi eccessivamente per una fortissima vocazione sul calzaturiero. Ma il territorio presenta anche altre eccellenze: la gomma-plastica, l’edilizia, il metalmeccanico, l’agroalimentare. Ritengo che Confindustria avrebbe dovuto fare di queste realtà dei punti di forza. Invece niente”.

Perché, secondo Lei? “Per le stucchevoli baruffe senza senso che stavano dilaniando l’Associazione, con una conseguente notevole perdita di tempo e di credibilità. Che poi si trattava per lo più di rapporti personali, schermaglie fini a sé stesse, neppure legate alle strategie o agli obiettivi da perseguire”.

Gli imprenditori non hanno colpe? “Anche qui, certo, si avvertono caratterizzazioni personali, con forti individualismi. In una fase in cui è sempre più manifesta l’esigenza di promuovere concertazioni, l’individualismo è una pecca. E Confindustria Fermo continua a fare retrobottega … D’altronde, se non poche delle aziende tra le più rappresentative del territorio hanno fatto una certa scelta, un certo malessere è evidente”.

Ora non avete più alcun rapporto con l’associazione? “A livello provinciale no. Siamo invece fruitori del Consorzio per l’energia che fa capo alla Confindustria di Pesaro. Purtroppo, devo constatare con amarezza che qui la presenza dell’Associazione degli Industriali non si avverte; eppure siamo un Gruppo da 60/70 milioni di fatturato”. Ma dietro a queste fratture non vi sono anche questioni legate proprio alla rappresentatività dell’Associazione degli industriali fermani? “Personalmente, nei vertici dell’Associazione non ho mai per-

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Quindi condivide le scelte di altri imprenditori che hanno abbandonato l’associazione? “Non ne conosco bene i motivi, se non per quello che si è letto sui giornali. Mi dispiace però che talvolta siano volate parole grosse, che si potevano evitare. Dobbiamo cercare tutti di fare uno sforzo per tornare a parlare di strategie, pianificazione, servizi, abbandonando comportamenti che hanno le sembianze di veri e propri agguati personali”.


Cosa dovrebbe fare Confindustria a livello provinciale? “Studiare case history ed esperienze vincenti sul territorio, per facilitare la loro applicazione in altre aziende; promuovere confronti seri e costruttivi, dopo troppi anni che hanno visto l’associazione “piegata” sul calzaturiero. Diventare un “laboratorio”. In altre parole, bisogna volare più in alto”. E sul fronte dei servizi? “Ammesso che la rosa di servizi predisposti da un’associazione imprenditoriale dovrebbe rispecchiare la visione del ruolo ad essa attribuito, ritengo che vi siano temi talmente importanti che non possono sfuggire: pensiamo al ricambio generazionale, all’analisi del contesto storico e territoriale. A mio avviso, se non si riprende il cammino in questa direzione, si deve certificare che è venuta meno la funzione caratteristica di Confindustria Fermo. L’obiettivo è sfuggito”. Direttore, si può ipotizzare un chiarimento tra gli imprenditori dimissionari e i vertici dell’associazione, con un rientro nella compagine sociale? “Mi pare che oggi non vi siano le condizioni”.

La Picenum Plast Spa dal 1974 produce e commercializza tubazioni e raccordi in PVC e PE. Dal 1995 l’azienda opera in un sistema di qualità aziendale certificato dall’ente SQP dell’Istituto Italiano dei Plastici e dal 2008 ha potenziato il suo impegno attuando un Sistema di Gestione Integrato della Qualità e dell’Ambiente certificato dall’Istituto Italiano dei Plastici conforme rispettivamente alla norma UNI EN ISO 9001:2008 e UNI EN ISO 14001:2004 per le attività di progettazione e produzione di tubi in PE, PVC e corrugati. L’azienda è inoltre concessionaria del marchio di qualità per numerosi prodotti. 137


INNOVAZIONE

Cattolica illumina l’Europa Serena Pieroni, esperta di marketing, ora lavora presso la Umpi, l’azienda romagnola che oggi rappresenta una delle aziende leader a livello internazionale nei servizi di elettronica nel campo della fornitura di energia elettrica di M. Palumbo

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om’è il mercato italiano nel settore dei servizi connessi all’energia? “Il mercato italiano è in forte crescita. Sia le Pubbliche Amministrazioni che i privati mostrano una rinnovata sensibilità ed un crescente interesse nei confronti degli interventi legati all’uso efficiente dell’energia, del risparmio energetico e della sostenibilità ambientale. Non dimentichiamoci che l’illuminazione pubblica costituisce una delle principali voci di spesa nei bilanci delle Pubbliche Amministrazioni e degli enti locali”. Quindi il risparmio è la parola d’ordine anche per gli enti pubblici? “La possibilità di risparmiare in media oltre il 30 per cento dei consumi energetici, oltre a un netto miglioramento della qualità del servizio, risulta particolarmente attraente per le amministrazioni pubbliche”. E l’elettronica è fondamentale per questi obiettivi … 138

“Assolutamente si. Prendiamo ad esempio un nostro prodotto all’avanguardia, la piattaforma Minos: esso consente di abilitare ulteriori servizi a valore aggiunto di pubblica utilità e sicurezza, quali videosorveglianza, digital signage (display informativi e pubblicitari), stazioni di ricarica per veicoli elettrici, wi-fi urbano, sfruttando sempre la rete elettrica esistente, senza dover pertanto aggiungere nuovi e costosi cablaggi. Servizi che si ripagano in gran parte con i risparmi generati”. Un accenno alla concorrenza italiana e straniera. “Ho citato ora la piattaforma Minos: ecco, siamo nel campo di quei prodotti altamente innovativi ed unici nel loro genere, i cui metodi di funzionamento sono tutelati da diversi brevetti internazionali. Ciò naturalmente incide anche sulle opportunità commerciali in varie aree del mondo. Inoltre, grazie alla trentennale esperienza, acquisita sul campo con oltre 450mila lampioni intelligenti installati in tutto il

mondo, nessun’altra azienda, attualmente, è in grado di fornire una soluzione altrettanto completa ed altrettanto testata e collaudata sul campo nelle situazioni più disparate”. Nel settore dell’elettronica vi sono opportunità commerciali all’estero? “Le referenze in Italia non mancano: oltre 2.000 punti luce a Venezia, 3.000 a Genova, 1.500 a Pianezza, oltre 5.000 a San Giovanni in Persiceto (in provincia di Bologna). Anche all’estero le installazioni sono numerose e in costante crescita; basti pensare che nel primo semestre del 2011 l’estero ha rappresentato il 70 per cento del fatturato di Umpi. Tra le principali referenze all’estero possiamo nominare gli oltre 2.000 punti luce telecontrollati delle autostrade inglesi, città come Geseke in Germania (premiata dal Ministro dell’Ambiente Sigmar Gabriel), Maria Enzersdorf in Austria, la via Ignazia a Salonico, l’intero principato di An-

dorra e le città sante dell’Arabia Saudita Mecca e Medina”. Quanto incide l’attività di ricerca e sviluppo? “Ogni anno una quota crescente del fatturato di Umpi viene investito nel cuore pulsante dell’azienda: il reparto di Ricerca e Sviluppo, il cui personale altamente qualificato svolge un incessante lavoro di sperimentazione, continuo aggiornamento e formazione. Un impegno costante che ha portato l’azienda ad accrescere le competenze, ottenere numerosi premi e brevetti registrati. Lo scorso 16 marzo 2011, Umpi R&D ha ricevuto dal Ministero dell’Istruzione, dell’Università e delle Ricerca l’Accreditamento quale Laboratorio Altamente Qualificato. Una prestigiosa qualifica - inserita nell’Albo ministeriale - che conferisce al nostro Laboratorio di Ricerca e Sviluppo un riconoscimento di straordinaria importanza che solo poche aziende possono vantare”.


AUTO E MOTORI

PANAMERA E CAYENNE DAYS Grande entusiasmo per la giornata che il Centro Porsche Ancona ha dedicato ai propri clienti nel cantiere navale CRN

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na giornata inedita e davvero memorabile quella che il Centro Porsche Ancona, Concessionario Porsche Marche Motori Srl, ha voluto dedicare ai suoi clienti, il 7 ottobre scorso presso il cantiere Navale CNR del gruppo Ferretti. Grazie alla collaborazione dei Piloti della scuola di guida “Porsche Sport Driving School”, la manifestazione è stata davvero da brivido, con prove su strada dei nuovi gioielli della sua scuderia: Panamera Diesel, Panamera Hybrid e Cayenne Diesel. Complice il bel tempo, l’occasione è stata una vera festa per i partecipanti, che hanno risposto con entusiasmo all’iniziativa a loro dedicata, durante la quale i piloti della Porsche Sport Driving School hanno presentato le caratteristiche delle nuove Porsche e il percorso di guida. Al termine della prova, che ha visto sei auto partire proprio dal cantiere di via Mattei fino ad arrivare ad Ancona Nord, il

personale di CRN ha accompagnato gli ospiti a visitare il cantiere, illustrando le caratteristiche dei megayacht CRN e delle loro fasi di ideazione e produzione. Il cantiere navale CRN del Gruppo Ferretti, tra i leader mondiali nella produzione di navi da diporto, è specializzato nella costruzione di megayacht completamente custom in acciaio e alluminio dislocanti da 44 a 85 metri. Le navi da diporto CRN sono da sempre sinonimo di prestigio ed esclusività e sono approdate nei mari di tutto il mondo. Questa volta sono stati i gioielli su quattro ruote della Porsche ad approdare al cantiere, aggiungendo splendore allo splendore e confermando la vocazione sportiva, lo spirito di scoperta e d’avventura e l’amore per il bello che anima lo spirito Porsche. Un coinvolgimento che, a partire dallo staff del Centro Porsche Ancona, capitanato dal Direttore Vendite Luca Bonazza e dal Responsabile Marketing

Claudio Zito, con la collaborazione dei consulenti vendite Porsche Marco Marzoli e Fabrizio Bramato, si è diffuso tra i presenti, che hanno potuto apprezzare le eccezionali novità della scuderia Porsche. L’ultima nata di casa Porsche, la Nuova Panamera Diesel, completa la gamma Panamera. Sono otto le versioni Panamera con potenze che variano dai 250 CV della Diesel ai 550 CV della Turbo S. La Panamera Diesel con un serbatoio di 80 litri e un’autonomia di oltre 1.200 chilometri coniuga spazio e consumi particolarmente ridotti proponendosi come un’automobile adatta ai lunghi percorsi. Grazie a consumi di carburante diesel pari a soli 6,3 litri per 100 chilometri nel NEDC (Nuovo Ciclo di Guida). La Panamera Diesel con un serbatoio di 80 litri e un’autonomia di oltre 1.200 chilometri coniuga spazio e consumi particolarmente ridotti proponendosi come un’automobile adatta ai lunghi percorsi.

Grazie a consumi di carburante diesel pari a soli 6,3 litri per 100 chilometri nel NEDC (Nuovo Ciclo di Guida Europeo), con pneumatici a basso coefficiente di attrito opzionali, ed emissioni di CO2 pari a 167 g/km, la prima Porsche Gran Turismo con motore diesel V6 può coprire il tragitto da Berlino a Bologna senza mai fermarsi per fare rifornimento. Con gli pneumatici di serie, i consumi pari a 6,5 l/100 km (CO2 172 g/km) si mantengono, comunque, ad un livello molto basso. La nuova Panamera Diesel non rinuncia alle prestazioni grazie al silenzioso motore V6 da 3.0 l con 250 CV di potenza (tra 3.800 e 4.400 giri/min) e 550 Nm di coppia massima disponibili in modo costante tra 1.750 e 2.750 giri/min. In combinazione con l’efficiente Tiptronic S a 8 rapporti, il motore turbodiesel V6 della nuova Gran Turismo accelera da 0 a 100 km/h in 6,8 secondi e raggiunge la velocità massima a 242 km/h.

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TENDENZE

ANIMA E STORIA I SEGRETI DELLO STILE Annalisa Marcucci, Presidentessa Unione Stilisti Marche: “Non sempre si conosce il nostro genius loci, ma è certo che nessuno può copiare la nostra arte e la nostra creatività” di A. Siria

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ott.ssa Marcucci, vuole presentarci l’Unione Stilisti Marche (USM)? “Con grande piacere vi parlo dell’Associazione della quale sono Presidente da oltre sette anni: l’Unione Stilisti delle Marche fondata nel 1980 a Fermo per promuovere lo stile italiano nel mondo. Annoveriamo tra i nostri associati i più importanti studi stilistici che hanno contribuito, nel settore delle pelletterie e delle calzature, a far grande il Made in Italy. Fanno, infatti, parte del Fashion Comitee: Ada Settuario, Lorella Codoni, Giuseppe Badalini, Luigino Lucioli, Simone Scoccia, Yvonne Cartier, Roberta Corvari, Paolo Donnari, Giambattista Bottoni. Tra i nostri Honorary Members ci sono: Adriano Ottini, Alfio Eugeni, Enzo Belletti, Renzo Ercoli, Giuseppe Capparucci, Alfredo Castagna, Maurizio Mandozzi”. Per molte persone è certamente una sorpresa scoprire che l’Unione Stilisti ha sede nelle Marche… “Sì, è così; spesso i marchigiani stessi si meravigliano nello scoprire le eccellenze che esistono sul territorio. Non si tratta di una collocazione casuale: la nostra è una regione con una forte vocazione manifatturiera, con una grande creatività e con la propensione ad eccellere in tutto ciò che si fa. Chiaramente, non siamo un riferimento solo per le aziende locali del settore moda:

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l’USM comprende studi con sede in altre regioni d’Italia”. Pensando alla moda vengono in mente grandi città come Milano, Parigi, Londra e spesso si ignora l’esistenza di quell’universo di piccole e medie aziende manifatturiere di provincia, che la moda la disegnano e la producono. Come si spiega, secondo Lei, questa realtà? “Le capitali mondiali rappresentano da sempre le più grandi vetrine per ogni prodotto. Ciò è naturale se si considerano le strutture e le infrastrutture che hanno, per le dimensioni stesse che possono far convivere più eventi e più persone; comunque qualcosa inizia a cambiare, molti sono alla ricerca di piccoli centri, che però abbiano “un’anima” e “una storia” grande, che si percepisca dai prodotti, dalla loro lavorazione, alla loro presentazione”. Per vincere la battaglia della concorrenza internazionale, le aziende manifatturiere puntano tutto sulla qualità, o hanno altri assi nella manica? “Non posso conoscere tutti i progetti di internazionalizzazione in atto, posso dire che le strategie sono differenti, c’è chi investe nella ricerca e in nuovi progetti da cui nascono poi anche brevetti, chi in qualità, ma anche chi punta all’esclusività o alla


“Nessuno può copiare la nostra arte e la nostra creatività, quella particolare combinazione di neuroni che genera uno stile inconfondibile e apprezzato in tutto il mondo. Perchè il Made in Italy non è solo un’ etichetta: è una cultura, è un’idea trasversale che compenetra un modo diverso di intendere le cose, un buon gusto che vuol dire proporzione e armonia delle forme, giusto rapporto tra senso estetico e funzione, qualità dei materiali e delle lavorazioni”.

possibilità di personalizzazione di un prodotto che esercita un fascino notevole sul consumatore finale”. Secondo Lei, nel mondo della moda, il genio creativo dei marchigiani viene adeguatamente riconosciuto e valorizzato? “No, purtroppo non sempre riusciamo a comunicare bene i nostri prodotti e di conseguenza a far conoscere il valore del nostro genius loci”. In qualità di Presidentessa, come donna e come marchigiana, come vede il futuro del made in Marche? “Il futuro del Made in Marche, come per i prodotti dell’eno-gastronomia, del design, degli strumenti musicali, anche per la moda è basato sulla qualità delle materie prime e della lavorazione, sulla promozione. Bisogna puntare su una buona promozione del territorio e delle sue ricchezze, comunicare in primis il valore dell’alto stile di vita che si respira qui, trasmettendo emozioni, rappresentando la tradizione e allo stesso tempo la capacità di innovare, di migliorare ed entusiasmare. Così si renderà giustizia al valore del made in Marche e si potranno incoraggiare gli acquisiti, riuscendo a soddisfare i desideri, anche i più particolari, di quella clientela più sofisticata ed esigente”.

Le principali attività di cui si occupa l’USM, sono: • Convegni, Workshop dedicati alle nuove tendenze della moda • Ricerche di mercato, Workbook e Lookbook Partecipazione ad eventi fieristici nazionali ed esteri e ad altre manifestazioni, Organizzazione di sfilate e concorsi (“CREATIVI D.O.C.” e “IDEE SU PELLE”) con l’assegnazione di borse di studio a giovani stilisti emergenti Collaborazione con enti locali e nazionali (ICE di Roma e di Ancona), Sostiene la formazione di Stilisti, Tecnici e Product Manager, dando la possibilità di svolgere Stage negli Studi professionali e nelle aziende, inoltre tra gli associati ci sono alcuni dei docenti dei corsi di alta formazione organizzati da Scam Training ed il Centro Sperimentale di Design Poliarte di Ancona. Sviluppare la attività del laboratorio di ricerca Creativ-Lab. 141


TENDENZE

ASPETTANDO SIA GUEST A disposizione degli operatori una grande vetrina sulle tendenze in atto nel sistema dell´accoglienza. Rimini, 26-29 novembre 2011

elite dell´ospitalità si ritrova a SIA GUEST. I grandi eventi che stanno definendo il programma collaterale della 61a edizione del Salone Internazionale dell´Accoglienza (Rimini Fiera, 26-29 novembre 2011) riconfermano la leadership dell´unico salone specializzato presente in Italia. Qui il mercato sa di trovare la consueta, puntuale panoramica sulle tendenze della filiera dell´ospitalità - con focus centrale sull´incontro tra domanda e offerta . nonché la presentazione di soluzioni per il business delle strutture ricettive e l´illustrazione di nuove opportunità per il mercato delle forniture. In coerenza con l´anima del Salone, domenica 27 novembre si svolgerà un appuntamento dal titolo “Quali sono le nuove frontiere della ristorazione in albergo?”. E´ prevista la partecipazione di esponenti delle più importanti catene alberghiere internazionali, coordinati nei loro interventi da Enzo Vizzari, Direttore Editoriale delle Guide de L´Espresso. Sul fronte delle mostre, c´è grande attesa per l´area SIA TREND, il padiglione nel quale confluiranno le proposte innovative in termini di design per il mondo dell´accoglienza. Sottolineiamo la presenza di 100% Hotel, la mostra-evento ideata da CODE con il patrocinio della Regione Puglia e progetto d´allestimento dello Studio Gritti Rollo. Un´altra proposta di sicuro interesse sarà la mostra sperimentale proposta dall´architetto Simone Micheli, che firma Hotel d´alta quota patrocinata da Federal-

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berghi, dal Comune di Asiago, dall´AMSI (Associazione Maestri Sci Italiani) e da Italia Turismo. Sarà proposta una simulazione in scala reale di una vera e propria oasi per gli amanti della natura che non intendono rinunciare al comfort; una struttura ricettiva capace di accogliere gli appassionati degli sport invernali, in grado di fargli vivere un´esperienza unica; un hotel cinque stelle plus pensato per evadere dal quotidiano, dove riscoprire il valore della quiete, senza rinunciare all´ironia e al divertimento; un albergo sperimentale di altissimo livello propositivo, capace di creare le linee guida per un nuovo modo di vivere l´ospitalità montana e di dare risposte credibili ed efficaci a latenti domande logistiche, funzionali ed estetiche del mercato alberghiero. A SIA GUEST sarà anche possibile incontrare TopHotelProjects.com e Christian Berke, che parlerà di hotel e del mercato contract in Germania, presentando alcuni degli ultimi e più interessanti progetti di apertura/ristrutturazione alberghiera.


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All’estero abbiamo sempre fatto sentire la nostra voce.

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Forum Interregionale del Centro 18 Novembre 2011 - Hotel Excelsior - Pesaro

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TENDENZE

IL FUTURO CONTRACT DELL’ARREDAMENTO di J. Celant

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e tendenze nel settore dell’arredamento oggi rispecchiano sempre di più un nuovo modo di intendere la casa, l’ufficio, l’albergo, con la ricerca di un design essenziale, che unisca l’eleganza al comfort, la funzionalità alla bellezza, con materiali preferibilmente eco-friendly e con elementi, come la luce, sempre più protagonisti. Le grandi aziende produttrici di mobili oggi puntano molto su un nuovo concetto, un nuovo modo di lavorare definito “Contract”. Si tratta di una sorta di “servizio chiavi in mano” che le aziende sviluppano in due modi: inserendo, insieme all’arredo casa, anche mobili per alberghi e agriturismi o specializzandosi unicamente nella vendita di suites, stanze e ambienti per l’hotellerie, la ristorazione, le banche ecc. Si tratta di un arredamento che si caratterizza per l’originalità e la personalizzazione: le ditte, infatti, mettono a disposizione dei clienti i propri designer, che così progettano ambienti su misura, che soddisfino appieno le loro richieste e seguendo tutte le fasi, dalla progettazione al problem solving, dalla realizzazione alla consegna. Gli arredamenti contract si prestano per tutte le soluzioni, dalle più lussuose, alle più semplici; come indica lo stesso termine “contract” (che in inglese significa contratto) questi mobili sono camaleontici, si adeguano ad ogni genere di locale, proprio perché altamente personalizzabili. Le ditte che offrono questo tipo di soluzioni danno assoluta importanza al “fattore tempo” ottimizzando i diversi passaggi.

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• IL COTRACT MADE IN MARCHE Nelle Marche, dove si contano alcune tra le più prestigiose ditte di arredamento in Italia e nel mondo, sono molte le aziende che offrono questo tipo di soluzione. La Scavolini, “La più amata dagli italiani”, vanta realizzazioni contract a Dubai, Shanghai, Singapore, Kuala Lumpur, Pechino, Bermuda Islands, New York, Los Angeles, Miami, Istanbul. Riuscire in un settore così complesso come il Contract System non è facile, persino per una marca molto conosciuta: servono grandi risorse, uno straordinario impegno e soprattutto, la certezza di infondere la più totale fiducia. La qualità della produzione, la notorietà del marchio e l'efficiente organizzazione consentono attualmente a Scavolini di ricoprire un ruolo di primo piano anche nel settore del contract. Una realtà nel mondo in costante sviluppo, che pone Scavolini ai primi posti per capacità e attività di esportazione. Anche il gruppo Bontempi, ha intrapreso, ormai da diversi anni, un cammino ricco di soddisfazioni nel canale contract, con prestigiose realizzazioni in diverse zone del mondo: Stati Uniti, Russia, Spagna, Caraibi, Regno Unito, Singapore, Taiwan, Nuova Zelanda, Australia, Polonia, Norvegia e Croazia. Particolarmente importanti, tra le opere firmate Bontempi, risultano le cucine per il complesso residenziale luxory a New York, all’interno dell’Armani Casa Building.


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TENDENZE

“In Italia il contract non è diffuso come all’estero perché poco pubblicizzato” Roberto Snaidero, Presidente di FederlegnoArredo, ci spiega la situazione e le prospettive del fenomeno del contract nel mercato dell’arredamento di M. Camilletti

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residente, qual è la situazione del contract a livello internazionale? “Il mercato del contract è ben sviluppato a livello internazionale, già da diverso tempo. Rispetto alla realtà italiana i contract internazionali contano su strutture di grandi dimensioni, sia per quanto riguarda il settore alberghiero, sia per quello edilizio. Sono gruppi che sviluppano fatturati importanti, in grado di lavorare su progetti chiavi in mano, completi, e anche su appalti tecnici ed infrastrutturali”.

Roberto Snaidero

E in Italia? “La situazione italiana invece è diversa. Il mercato del contract in Italia sta sicuramente cambiando, anche in risposta al momento di crisi che stiamo attraversando”. In Italia in taluni settori il contract ha preso piede (hotellerie, banche, …) ma nel settore abitativo pare di no. E’ così? “Il nostro Paese è leader nella produzione di prodotti per la fascia alta di mercato per un contract che gestisce principalmente progetti

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navali, di hospitality, residenziali, di uffici, aereoportuali piuttosto che di centri benessere. Il social housing offre importanti opportunità di sviluppo anche per il settore abitativo”. Soffermiamoci su quest’ultimo aspetto. “Per le imprese aderenti a FederlegnoArredo che operano nel campo delle finiture e degli arredi il social housing si pone come una significativa prospettiva di crescita. Come Federazione stiamo portando avanti una serie di iniziative per invitare le imprese ad investire in questo nuovo e promettente mercato, come il bando Housing Contest, gli Abachi Arredi e Finiture e da poco abbiamo avviato un nuovo progetto per la realizzazione di un nuovo catalogo di prodotti di finitura e di arredamento per il Parma Social House. Inoltre, è stato sottoscritto un accordo tra FederlegnoArredo e Federcasa per promuovere l’edilizia residenziale sociale”. Vi sono orientamenti “culturali” diversi da parte del consumatore italiano? “Il consumatore è abituato a un’idea di pro-


getto e di arredo customizzata, elaborata da architetti e interior designer sulla base di esigenze e richieste personali. In Italia il contract è un settore forse poco conosciuto e poco pubblicizzato; quindi, parlerei di limiti informativi”. Quali sono le prospettive? “Stiamo lavorando per aprire nuove opportunità di business verso altri mercati per rilanciare l’eccellenza e il saper fare made-in-Italy. Il mercato russo e del Nord Africa, per esempio, sono in forte sviluppo. Anche Paesi come gli Emirati Arabi stanno facendo grossi investimenti nel settore dell’hotellerie. Senza dimenticare il Sud-Est asiatico e la Cina. Le previsioni per l’indotto del contract per i prossimi mesi sono positive. Per imporsi sui mercati internazionali è fondamentale cambiare le logiche di produzione e vendita attuali. Le realtà manifatturiere italiane devono essere in grado di gestire un cambio generazionale che le porti ad aderire a dinamiche mondiali, di respiro globale”.

“Il mercato russo e del Nord Africa, per esempio, sono in forte sviluppo. Anche Paesi come gli Emirati Arabi stanno facendo grossi investimenti nel settore dell’hotellerie. Senza dimenticare il Sud-Est asiatico e la Cina. Le previsioni per l’indotto del contract per i prossimi mesi sono positive”

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TENDENZE

ANCI IN PRIMA LINEA PER LA DIFESA DEL MADE-IN-ITALY Anci presenta in un’audizione alla Camera le richieste e le proposte dell’associazione contro i fenomeni di contraffazione e concorrenza sleale

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NCI prosegue il suo intenso dialogo con le istituzioni a favore del made-in-Italy calzaturiero. In occasione dell’audizione presso la Commissione Parlamentare di Inchiesta sui fenomeni della contraffazione e della pirateria in campo commerciale della Camera dei Deputati presso la Camera, ANCI ha esposto alla Commissione le priorità del settore calzaturiero in termini di lotta alla contraffazione e ha proposto alcuni interventi di natura tecnica e politica che l’Associazione chiede al Parlamento di trasformare in legge. Tra i temi portati alla luce da ANCI durante l’incontro, è emerso innanzitutto il monitoraggio del fenomeno contraffazione che, oltre alla raccolta di dati da parte delle autorità amministrative - in particolare dalle Dogane -

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delle forze dell’ordine e degli uffici giudiziari di sede penale e civile, deve poter contare anche sull’esame incrociato di tali dati da parte di un solo organismo istituzionalmente preposto al compito, il quale potrà poi comunicarli alle associazioni di imprese interessate. Altra priorità per ANCI è il rafforzamento degli strumenti sanzionatori per rendere operative ed efficaci le sanzioni economiche nei confronti dei contraffattori. A preoccupare l’Associazione sono in particolare i fenomeni della contraffazione online, sia business to business ma soprattutto business to consumer, e la falsa indicazione di origine a danno dei prodotti made-in-Italy, per la quale si rende sempre più necessaria un’azione legislativa incisiva di regolarizzazione nel rispetto delle normative europee. Altra preoccupazione di

ANCI è il ricorso all’”Italian sounding” da parte di molti concorrenti stranieri, ovvero all’attribuzione indebita della presunta italianità del prodotto. ANCI propone che il Governo attivi linee di finanziamento per le associazioni di categoria di Confindustria impiegabili in azioni di sistema all’estero, in collaborazione con le Ambasciate Italiane, per tutelare sul piano legale i produttori italiani e per sensibilizzare i consumatori nei mercati emergenti. Tra le strategie individuate da ANCI per combattere la contraffazione resta fondamentale il controllo a livello doganale ma anche e soprattutto quello sul territorio nazionale all’interno della filiera produttiva e distributiva, attraverso strumenti utili per incrociare i controlli e renderli più efficaci. Diventa sempre più indispensabile arrivare in tempi brevi

a un regolamento europeo di etichettatura di origine obbligatoria e introdurre sistemi efficaci per la tracciabilità del prodotto, senza ulteriori oneri e complessi passaggi burocratici per le piccole e medie imprese, particolarmente penalizzate dal fenomeno della fallace indicazione di origine.


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TURISMO

Una serata spettacolo in uno dei teatri più conosciuti del centro di Mosca e una mostra a Tula, direttamente in casa Tolstoj, scrittore al quale il nostro sommo poeta rende la visita dopo la parentesi recanatese dell’estate 2011

GIACOMO LEOPARDI PORTA IL SUO INFINITO IN RUSSIA Di C. Carnevali

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alla Russia sono arrivati 12.126 turisti nel periodo da gennaio ad agosto 2011 (ottavo Paese nei flussi per nazionalità). In Russia sono stati clonati i primi distretti industriali marchigiani, tra i primi progetti di internazionalizzazione: ricordate Lipetsk? La Russia rappresenta un mercato di sbocco importante per scarpe e mobili marchigiani. Oggi la Russia diventa anche Paese dove portare la nostra cultura e il nostro Leopardi in due specifiche occasioni. D’altronde è proprio il suo “Infinito” che è protagonista dello spot di Dustin Hoffman ed è giusto che diventi sempre di più il nostro testimonial in ogni angolo del mondo! “La cultura – dichiara il vicepresidente della Regione Marche, Paolo Petrini – è entrata nel format della nostra promozione. Cerchiamo di dare un’immagine sintetica, ma efficace, soprattutto quando la cultura fa da collante”. E sicuramente Giacomo Leopardi può essere una chiave importante attraverso la quale aprire porte che favoriscano gli scambi commerciali e le imprese del nostro territorio. D’altronde utilizzare la cultura come volano per l’intera economia regionale è una sfida, non impossibile, ma pur sempre una sfida che finalmente le Marche hanno colto, mettendo in campo i suoi figli migliori. L’idea è quella di veicolare, attraverso i contenuti della nostra cultura, altri contenuti, compresi quelli economici e di scambi. E proprio Giacomo Leopardi è stato protagonista, in uno dei

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“La cultura – dichiara il vicepresidente della Reg è entrata nel format della nostra promozione. Cerchiamo di dare un’immagine sintetica, ma efficace, soprattutto quando la cultura fa da collante”

maggiori teatri di Mosca, il Centro Lirico “Galina Vishnevskaya”, stipato in ogni ordine di posti, di un “Dialogo al presente”, serata molto intensa in cui un artista sensibile come Mario Martone, tra i più apprezzati in Italia (suo è lo spettacolo “Operette morali”, definito da Curzio Maltese “il più bello dell’anniversario per i 150 anni dell’Unità d’Italia” e diventato ora un film, il cui trailer è stato presentato a fine serata) ha raccontato il suo lavoro parlando di Leopardi, insieme ad Adriano dell’Asta, direttore dell’Istituto italiano di Cultura, Ippolita di Majo (dramaturg) e Gilberto Santini (direttore dell’AMAT). Sono seguite poi le poesie di Leopardi, lette dal magnifico attore italiano Renato Carpentieri, ma anche dall’emergente attore russo Alexey Frandetti (grazie alla traduzione di Anna Achmatova). A fine serata, proprio per dimostrare come la cultura sia un prezioso modo di veicolare il “made in Marche”, si è brindato con il Verdicchio! Non solo Mosca, perché Giacomo Leopardi, fino al 27 novembre prossimo, è protagonista a Tula, nella tenuta museo di Jasnaja Poljana (casa - museo del grande scrittore Lev Nikolaevic Tolstoj, diretta dal pronipote Vladimir), di una mostra dal titolo “Leopardi/Tolstoj: il respiro dell’anima”. I due simboli della letteratura europea dell’Ottocento si incontrano di nuovo, dopo una prima parte della mostra tenutasi a Recanati, Palazzo Leopardi, dal 2 luglio al 21 agosto 2011, nell’ambito dell’An-

no della Cultura e della lingua russa in Italia e della Cultura e della lingua italiana in Russia. E’ stato un po’ un passaggio da una casa all’altra, da casa Leopardi a casa Tolstoj, con uno scambio di visite da i due autori. Nella “sua valigia”, Giacomo Leopardi ha portato, da mostrare al popolo russo, molto materiale documentale, storico e artistico, molti dei suoi libri, dei suoi scritti autografi, dei suoi cimeli, dei suoi ritratti, lo stemma dorato della sua famiglia, il suo calamaio in ceramica… Il doppio evento è sicuramente di grande importanza: non solo per l’intensificazione delle relazioni marchigiane con la Russia, Federazione alla quale, per altro, erano già particolarmente legate, ma anche per l’occasione data alla nostra cultura. Leopardi da tempo ha superato i confini della regione, ma, ad esempio, questa occasione è stata colta con entusiasmo per tradurre alcuni testi del nostro grande Poeta. E’ uscita una preziosa antologia dove sono presenti alcune dei Canti universalmente conosciuti e, per la prima volta, anche per far comprendere al meglio il grande lavoro del regista Martone, Marco Sabbatini, dell’Università di Macerata, ha tradotto due delle Operette morali: il “Dialogo della moda e della morte” e il “Dialogo di Plotino e Porfirio”.

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TURISMO

IL TURISTA? UN PORTAFOGLIO CON DUE GAMBE

Brutto da dirsi, ma è sempre più il motore di un settore economico importante, anche per il nostro territorio: proprio per questo va catturato, affascinato, coccolato, coinvolto, sorpreso, interessato e reso sovrano del periodo in cui decide di soggiornare di C. Carnevali nelle Marche. Per convincerlo a ritornare

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dati dei flussi turistici del 2011 sono confortanti: anche se non sono definitivi, le prenotazioni lasciano ampi margini per essere soddisfatti. Ma se gli obiettivi sono stati raggiunti, è bene ora mettere a punto anche i nuovi progetti per il futuro. Per fare questo, la Regione Marche ha messo istituzioni e operatori in una sala e ha tentato di avviare la messa a punto della strategia, partendo da alcuni punti fermi. Intanto il turismo, abbinato con cultura e territorio, è sicuramente il secondo motore di sviluppo economico delle Marche, ma per metterlo a pieni giri è tempo di costruire una sistema turistico regionale a tutti gli effetti che, attraverso politiche condivise

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con il territorio sia in grado di riqualificare l’offerta, rendendo le Marche conoscibili e riconoscibili sul mercato nazionale e internazionale. Al momento la riconoscibilità è legata anche al prestigioso testimonial scelto nel 2010, ovvero Dustin Hoffman. Anche il claim “Marche, le scoprirai all’infinito” è entrato, con la complicità di Giacomo Leopardi, a far parte dell’immaginario collettivo, soprattutto perché l’assessore al Turismo, Serenella Moroder, lo ha voluto fortemente declinare anche attraverso i cinque sensi (campagna fotografica con Hoffman per il secondo anno testimonial delle Marche per l’obiettivo fotografico di Brian Adams) e l’aspetto sensoriale di una vacanza è quanto mai perse-

guito dal turista del Terzo Millennio. Con cartellonistica pubblicitaria, un cofanetto con dvd che raccontano le Marche, la partecipazione alle fiere, la promozione all’estero insieme all’ENIT e nei cinema italiani (oltre 330 schermi per 4 passaggi al giorno), gli educational tour, gli spot (oltre mille passaggi su Rai, Mediaset, Sky e La7), le pagine pubblicitarie sulla stampa nazionale (Gruppo Espresso, Condé Nast, Panorama, La Repubblica, ecc.)... E ora? Ovviamente non ci si può fermare e quindi ecco che le strategie vanno concertate e condivise, a cominciare da un terzo anno con Dustin Hoffman che ha inizialmente lanciato le Marche e poi le ha interpretate attraverso i cinque


sensi e ora dovrà raccontarle. “Ribadendo che la promozione spetta alla Regione e l’accoglienza al territorio – ha dichiarato l’assessore Moroder – adesso dobbiamo guardare al 2012, anno nel quale svilupperemo quel sesto senso che interpreta ciò che le Marche possono dare in termini di motivazione emozionale. Abbiamo davanti tre scenari possibili: un incremento dallo 0,9 all’1,9% degli arrivi; un incremento dal 2 al 3,5%; un incremento dal 3,6 al 5,5%. Quest’ultimo è un obiettivo alto che vorrei centrare, ma ci riusciremo soltanto lavorando bene e insieme”. A studiare una possibile strategia è stato chiamato un guru del marketing turistico come Josep Ejarque, presidente dell’azienda di consu-

lenza Four Tourism, che, tra i tanti incarichi avuti, è stato il direttore generale dell’Agenzia Turismo del Friuli Venezia Giulia. “I motori – ha dichiarato -devono essere guidati e devono avere una meta: se il turismo deve diventare motore di sviluppo economico, deve rispettare questa legge. E’ fondamentale ragionare su ciò che chiede il mercato. Le Marche oggi funzionano, ma c’è da chiedersi: fra 10 anni? Quali sono le strategie che possono garantire la crescita? Ecco allora il punto di partenza: perché è necessaria una strategia del turismo? Per prevenire i cambiamenti strutturali e perché il turista è caratterizzato da 5 “i”, perché è infedele, informato, innova-

tore, impaziente e intossicato da troppe offerte”. Uno scenario non proprio semplice, ma che con la qualità del servizio e abituandoci alle vacanze brevi e all’invecchiamento della società, può aprire orizzonti non indifferenti, anche nell’intercettazione di flussi da parte dei Paesi emergenti. “Il turista vuole essere attivo – ha detto ancora Ejarque – non vuole essere un numero, cerca racconti, emozioni vere, vuole autenticità e vacanze slow, vuole sentirsi unico ed è il vero protagonista di oggi”. Altra considerazione da fare: che succederà dopo Dustin Hoffman, cioè in una promozione senza l’attore americano? “Enogastronomia, turismo culturale, spirituale, borghi e wellness… Il mercato vuole

prodotti, non offerte generiche – dichiara ancora Ejarque – ed è tempo di agire, perché si deve sempre pensare che mentre noi siamo qui a dirci che siamo stati bravi, i nostri competitor galoppano. Tre i pilastri su cui lavorare: incrementare la competitività del turismo; lavorare con la visione e una proiezione al mercato; intensificare la valorizzazione del prodotto Marche. E non dimenticare mai di lavorare sui prodotti, perché anche se può sembrare brutto da dirsi, il turista è un portafoglio con due gambe, nel senso che per noi è comunque economia, perché il turismo è economia!”.

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TURISMO

DOVREBBERO INSEGNARCI COME DEMOLIRE I CAMPANILI… Altro che strategie per favorire l’incoming! Nelle Marche si dovrebbe partire da zero e piuttosto che condividere idee di “destination marketing”, bisognerebbe cominciare dal far capire quanto è vincente il gioco di squadra! Alcuni spunti su cui riflettere Di C. Carnevali

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campanili sono duri a morire! Ovviamente quelli che hanno un senso figurato, perché gli altri, quelli di pietra, mattoni, legno, costituiscono il patrimonio di tutti, marchigiani compresi. Pur con tanto di invito a partecipare a un seminario dove lavorare tutti insieme, pur sotto la guida di uno dei massimi esperti del settore, come Josep Ejarque, pur con tutte le indicazioni che arrivano in campo nazionale e internazionale sul fatto che le Marche, da sole, sono un’isola felice, ma non possono prescindere da questa unità regionale (perché una città o un piccolo borgo, singolarmente, non sono niente per chi è abituato a grandi spazi e a grandi distanze e solo per andare a lavorare ogni giorno), quei campanili continuano a non andare giù. Josep Ejarque, nel corso del suddetto seminario, ha lanciato i “club di prodotto”, forma associativa tra operatori turistici che ha l’obiettivo di promuovere e commercializzare uno specifico prodotto turistico rivolto a determinati target. “Le città e i borghi delle Marche – ha detto – sono multiprodotto, l’enogastronomia qui non è ancora considerata un prodotto turistico, sono da potenziare sport e natura, wellness, si deve promuovere lo shopping, perché qui c’è una parte, una grande parte, del made in Italy. Diversificare i prodotti per segmenti significa anche evitare la stagionalità”. “Servirebbero alle Marche – ha affermato l’assessore al Turismo Serenella Moroder – 8/12

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club di prodotto per il turismo, in pratica 2 o 3 per ogni senso in cui è declinata la campagna di promozione e mi piacerebbe arrivare alla BIT 2012 con tutti i club costituiti”. Alla luce di tutto questo, se il prof. Gianluca Gregori, preside di Economia della Politecnica delle Marche, ha invitato alla “coerenza negli interventi e alla loro organizzazione”, qualche altro si è schierato da subito contro i club di prodotto, ritenendoli superati, mentre altrove si chiedeva che cosa fare dei Distretti turistici locali di cui siamo dotati e che sarebbero una sorta di “doppione”. “Dobbiamo porre l’accento su due questioni – ha detto Claudio Albonetti, presidente Assoturismo – cosa chiedono il mercato e il turista e che cosa serve alle aziende, perché con la migliore promozione, ma senza un aiuto allo sviluppo delle imprese, le cose sono fatte a metà. Alle imprese non serve una tassa di soggiorno, ma un aumento di redditività, di sviluppo. La vocazione storica di questo territorio è il turismo di villeggiatura che, infatti, continua a tenere. Quest’anno la stagione si è allungata grazie alle condizioni climatiche, ma se le amministrazioni tolgono le docce e i servizi di salvataggio a mare il 28 agosto… c’è poco da fare!”. In questo scenario, il “chi fa da sé fa per tre” risulta essere molto di moda, ma certo è poco efficace.


XXXII GIORNATA MONDIALE DEL TURISMO

Il turismo di valore è quello che permette di assaporare la cultura dell’altro, di scoprire il contesto in cui vive, di condividere le sue esperienze. Ciò permette alle persone di dialogare, di conoscersi e di arricchirsi reciprocamente

Qualità, ospitalità e spirito di squadra: questa la ricetta per il turismo regionale. Di A. Dachan

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ella splendida cornice dell’Hotel Excelsior La Fonte di Portonovo si è svolta, venerdì 28 ottobre, la XXXII Giornata Mondiale del Turismo. Sulla scia del Congresso Eucaristico Nazionale, l’edizione di quest’anno è stata dedicata al turismo come strumento per l’avvicinamento tra le culture. L’evento ha visto la partecipazione delle istituzioni, degli operatori del settore turistico e delle principali scuole alberghiere della Regione. Dopo il saluto di Don Luigi Scarponi, della Commissione Pastorale del tempo libero, Sport e Turismo, sono seguite le considerazioni dell’Assessore Regionale al Turismo e Cultura Serenella Moroder, della Presidente della Provincia di Ancona Patrizia Casagrande, del Sindaco di Ancona Fiorello Gramillano, di Giuseppe Casali, presidente di Confindustria, di Fabio Sturani, Presidente del Coni, del Direttore della Confcommecio Massimiliano Polacco e del dott. Angelo Serri, dell’Università degli Studi di Macerata. Tutti gli interventi hanno fatto riferimento al successo del Congresso Eucaristico, sotto diversi i profili: oltre a quello devozionale, è stata una prova di grande ospitalità, organizzazione, efficienza, che ha coinvolto la città di Ancona e gli altri Comuni della Metropolia. La sintesi degli interventi comprende due punti importanti: la necessità di fare squadra e la scelta di continuare a puntare sulla qualità come biglietto da visita della regione.

Coordinate da Don Mario Lusek, dell’Ufficio CEI per la Pastorale del Tempo libero, Turismo e Sport, si sono poi riunite le tre grandi religioni abramitiche. Significativi gli interventi di Maurizio Marchetti Morganti, del Corpo Consolare delle Marche, del Dott. Mohamed Nour Dachan, Presidente delle Comunità Islamiche delle Marche, del Dott. Bruno Cohen, Presidente della Comunità Ebraica di Ancona e di Sua Eccellenza l’Arcivescovo di Ancona-Osimo, Mons. Edoardo Menichelli. Quattro interventi di grande valore umano e sociale, che hanno offerto al gremito pubblico presente in sala considerazioni e riflessioni sul valore del turismo e del viaggio come metafora della vita e come occasione di incontro tra popoli diversi. Un inedito e costruttivo tavolo di confronto, dialogo e scambio che, a partire dalle considerazioni sul significato dell’accoglienza e dell’ospitalità nelle diverse confessioni, ha delineato un interessante scenario in cui le religioni possono fungere da promotrici del piacere di vivere l’esperienza di un turismo di qualità, in cui si coniughino la gioia della scoperta e l’arricchimento dello spirito. Dulcis in fundo, in chiusura dei lavori, l’applaudito intervento di Aldo Roscioni, che da eccellente padrone di casa ha poi invitato gli intervenuti al delizioso pranzo con degustazioni del “Mosciolo selvatico di Portonovo”, a cura del Consorzio “La Baia”, prima della visita alla splendida Abbazia romanica Santa Maria di Portonovo, del 1034.

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CULTURA & DINTORNI

Un momento dell’incontro che ha richiamato a Castelfidardo gli amanti dell’arte del dire

“INCONTRIAMOCI TRA LE RIGHE” Emozioni in parole e musica per il terzo meeting degli amanti delle lettere di M. Lampa

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i è svolta con grande successo al Klass Hotel di Castelfidardo (An) domenica 23 ottobre, la terza Edizione di “Incontriamoci tra le righe”: un’intera giornata di condivisione amichevole e festosa tra autori dei vari generi letterari, editori, lettori, promotori culturali, giornalisti, librai, artisti e istituzioni, attraverso la comune passione per la “parola scritta”. I relatori si sono confrontati con il numerosissimo pubblico sul tema “scrivere, perché…” guidati da Barbara Raponi scrittrice, nel ruolo di moderatrice. Giancarlo Trapanese scrittore e giornalista di Rai 3 ha sottolineato la differenza che c’è tra formulare una notizia giornalistica di uso immediato e scrivere un libro in cui si ha la possibilità di spaziare, approfondire, rivedere e raccontare i molti dettagli in un tempo dilatato e naturale. Armando Ginesi critico d’arte ha raccontato l’importanza di scrivere per raccontare l’arte e farla conoscere alla collettività. Aldo Grassini Presidente dell’Unione Italiana Ciechi ha portato l’attenzione sugli strumenti moderni, l’informatica al servizio dei non vedenti con computer speciali che rendono possibile la lettura e la scrittura attraverso il tatto e l’uso della vocalità. Paolo Pandolfi Epidemiologo ha sottolineato l’aspetto terapeutico della scrittura e di quanto sia importante la lettura per la salute parlando dell’esperienza dell’Associazione “Amici di Sofia” formata da volontari che vanno a leggere a voce alta ai malati degli ospedali di Bologna con significativi risultati positivi. Màlleus maestro amanuense ha dimostrato come la bella scrittura aggiunge valore al contenuto di ogni parola. Maria Lampa ideatrice e organizzatrice della manifestazione ha

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evidenziato attraverso le frasi di copertina della brochure del programma quanto sia “Importante imparare ad aprirsi con ogni forma espressiva per rendere visibile al mondo la Perla che è in ognuno di noi” e sottolineato che “La condivisione di un’esperienza è un Valore che rende preziosa la Vita”. Valerio Varesi scrittore e giornalista di Repubblica ha presentato il suo ultimo libro “Sentenza” e Stefano Cobello ha raccontato la sua esperienza con i bambini orfani della Siberia, il suo essere un cantastorie per raccontare con la musica le emozioni che trova trascritte nei libri. L’artista Nazareno Rocchetti ha esposto alcune sue opere scultoree a dimostrazione che la comunicazione dei sentimenti e delle idee possono avere diverse forme espressive. Una sua opera dal titolo “maternità” è stata offerta a Paolo Marcelli editore con attestato di merito perché ha espresso la sua idea, il suo sogno rendendo possibile la nascita della Prima “Fiera dell’Editoria Città di Ancona” svoltasi pochi giorni fa. L’emittente radiofonica AGORADIO di Osimo ha intervistato moltissimi autori per farli conoscere attraverso la radio web al mondo degli internauti. Non poteva mancare la musica nella patria della fisarmonica e gli intervalli musicali di Alessandro Cupido con la fisarmonica, di Eugenio Montali con la tastiera, Giulio Romano Malaisi con la sua chitarra hanno reso magica la giornata, mentre l’ironia espressa da Paola Frontini cabarettista ha contribuito a vedere in chiave ironica i tanti lettori, editori e artisti di ogni genere. Castelfidardo si conferma ancora una volta “luogo di incontro” per la musica, la cultura, l’arte anche attraverso questa manifestazione che vedrà la sua quarta edizione ad ottobre del 2012.


ITINERARI DEL GUSTO

ITINERA DEL GUSTO Scelti per voi, da ML. Buon appettito!

La Cucina Di Nonna Amalia Via Cavour, 17 60019 Senigallia (AN) Tel. +3907163283 +393737315417 E-mail: federicazen@yahoo.it “Come cucinava la nonna” è la tipica espressione che richiama in ognuno di noi succulenti piatti e la tradizione di una volta. E a Senigallia l’amore e la passione di nonna Amalia rivivono con successo nel ristorante – wine bar di Federica Zenobi che, a computer e scrivania, ha preferito pentole e mattarello…

La Dolce Vita Via Risorgimento, 53 Maiolati Spontini 60030 (AN) tel: 0731 776008 Quante volte avete sognato di immergervi nell’atmosfera ovattata della Dolce Vita Felliniana? Beh, oggi il vostro desiderio si può realizzare semplicemente entrando nel Bar Gelateria La Dolce Vita a Moie di Maiolati (AN). L’eleganza e la raffinatezza di quell’epoca qui si sposano con i sapori autentici dei dolci preparati artigianalmente, offrendovi una location esclusiva per colazioni, aperitivi e dopocena con gli amici.

Ristorante La Pergola Via Marconi, 19 63016 Pedaso (FM) Tel. +39 0734 917113 Fax +39 0734 511380 http://www.relaisvillaricci.it Il gusto del buono si concilia con il senso del bello, nell’incantevole cornice del ristorante La Pergola, annesso al relais Villa Ricci, splendido edificio della seconda metà del Settecento un tempo adibito a punto di raccolta e transito degli agrumi che, provenienti dal sud (Puglia e Sicilia), erano diretti verso Austria e Germania. Parola d’ordine è genuinità, nella scelta dei prodotti e delle ricette. Specialità prelibate, i dolci.

Il Sapore della Luna C.da Spiagge, 23 63030 Monteprandone (AP) Tel. +39 334 7026500 Fax +39 0735 362114 http://www.ilsaporedella.luna.it Come location un’antica casa colonica di fine 1600, immersa nel verde delle colline marchigiane e affacciata sul mare. Il ristorante il Sapore della Luna non poteva che offrire ai suoi clienti un trionfo di specialità tipiche della regione, preparate nel massimo rispetto della tradizione. Stesso discorso per i vini.

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VIAGGI

A cura di Maraviglia viaggi www.maravigliaviaggi.it

PER STACCARE LA SPINA

SOLUZIONI MID BREAK

SOLUZIONI LONG BREAK

MAROCCO – CITTA’ IMPERIALI

ZANZIBAR – L’ISOLA DELLE SPEZIE Veraclub Zanbar Village

Tour di otto giorni attraverso le più belle città del Marocco: Marrakesh, Casablanca, Rabat, Meknes, Fes, Beni Mellal. Un viaggio nel tempo nel cuore scandito dai ritmi del deserto, per scoprire le località più caratteristiche del Paese nordafricano: dal variopinto souk ai mausolei, dagli esterni dello splendido Palazzo Reale alle rovine romane, passando per moschee e giardini antichi. Non mancheranno momenti di svago e relax individuale. L’itinerario potrà essere effettuato in senso inverso mantenendo comunque invariato il programma delle visite. Tour Operator: Alpitour. Quote di novembre a partire da euro 720,00 a persona

Costruito in stile locale, il Veraclub Zanzibar Village si inserisce perfettamente nell’ambiente naturale che lo circonda. Immerso nel verde e adagiato sulla bianchissima spiaggia di Kiwengwa, si distingue per l’ambiente rilassante e tranquillo. È composto da bungalow a un piano, interamente in muratura e con tetto ricoperto in makuti. A disposizione degli ospiti: reception con zona tv via satellite (Rai International), ristorante, bar, piscina, boutique, teatro e centro benessere. La Formula All Inclusive del Veraclub Zanzibar Village, comprende la prima colazione e il pranzo a buffet. Cene a tema con servizio al tavolo o buffet presso il ristorante centrale situato a due passi dalla spiaggia. Una volta la settimana è prevista una cena tipica zanzibarina. Quote di Novembre a partire da euro 1240,00 a persona

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LE PROPOSTE WEEKEND DI MARAVIGLIA A DUE PASSI DA CASA FUGA D’AMORE IN UN LUXURY RIFUGE 5* Custodita da uno dei cento borghi più belli d’Italia e invisibile allo sguardo dei passanti, Villa Lattanzi (A Torre di Palme) si scopre in tutta la sua bellezza agli occhi di chi sa individuare le perle dell’accoglienza. L’atmosfera è ovattata, i rumori filtrati, la vista piacevole sull’azzurro del mare. È come se il vento, ondeggiando tra gli alberi, avesse pervaso ogni angolo della villa di un frammento della storia dei due amanti che ha avvolto di fascino e mistero questo angolo di paradiso. 2 notti in Camera Superior con prima colazione; escursione guidata alla Grotta degli Amanti, nascosta nel parco della Villa. 1 cena privata a lume di candele (bevande escluse): Late check-out sino alle ore 13.00 Offerta valida fino al 22/12/2011 quote a partire da euro 195,00 a persona info su: www.maravigliatravel.it - info@maravigliatravel.it

BENESSERE DI COPPIA IN UNA SPA AFFACCIATA SUL MARE mmagina la quiete del mare, un bagno di benessere in un’esclusiva hydrosuite, la luce soft di candele, caminetti scoppiettanti, rose rosse sulla tavola e una cena dai sapori autentici. All’Excelsior 5* di Pesaro vi attende un’esperienza magica per la coppia. 1 Notte all’ hotel excelsior 5* di pesaro in camera matrimoniale con prima colazione. Accesso illimitato alla spa; 1 bagno in hydrosuite alle essenze naturali 1 Cena a lume di candele (bevande escluse) Offeta valida fino al 22/12/2011 Quote a partire da euro 209,00 per persona info su: www.maravigliatravel.it - info@maravigliatravel.it

CANDELE A CANDELARA e MERCATINO DI NATALE Candelara è molto di più di un mercatino natalizio; è l’atmosfera suggestiva di mille e mille candele che da sole illuminano come per magia l’intero borgo; all’improvviso tutte le luci si spengono e lasciano spazio ai sogni. 2 Notti all’ albergo diffuso casa oliva 3* - serrungarina (pu) – sistemazione in camera doppia con trattamento di mezza pensione. Aperitivo di benvenuto. Offeta valida fino dal 08/12/2011 al 11/12/2011 Quote a partire da euro 130,00 per persona info su: www.maravigliatravel.it - info@maravigliatravel.it

CAPODANNO A URBINO “Chi arrivi a Urbino ignaro della sua importanza si trova di fronte a una sorpresa straordinaria…. Nel giuoco delle colline che supportano le strade d’accesso ecco che appare un palazzo fatato che il tempo non ha sfregiato né intaccato. E’ un salto indietro nel tempo, un tuffo nella purezza e nella libertà dello spirito.” Carlo Bo 3 Notti all’ urbino resort (pu) – sistemazione in camera doppia in pernottamento e colazione 1 ingresso alla spa – cenone di capodanno – 1 branch del 01/01/2012 Offeta valida dal 29/12/2011 al 1/01/2012 oppure dal 30/12/11 al 02/01/12 Quote a partire da euro 389,00 per persona info su: www.maravigliatravel.it - info@maravigliatravel.it

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VIAGGI

I VIAGGI DI MICHELA Michela Rossi (classe ’79) è una sognante anima esploratrice, che attualmente lavora come Product Manager presso Maraviglia Tour Operator. L’appuntamento mensile con la sua rubrica è occasione di scoperta, attraverso i suoi occhi e le sue emozioni, di angoli meravigliosi e talvolta poco conosciuti delle Marche.

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iei cari Lettori, eccoci arrivati a novembre, per il nostro penultimo viaggio del 2011. Questa volta ho scelto per voi una destinazione nel Sud delle Marche: la millenaria città di Ascoli. In molti l’hanno paragonata a Firenze, a “un volume di storia dell’arte” da sfogliare a cielo aperto. Per me è anzitutto la Città delle Cento Torri, le torri dello splendore medievale che si coglie perfettamente armonizzato tra le vie di questo abitato, nel fitto reticolo di “rue” (come gli ascolani amano chiamarle), che si dipanano dal nucleo centrale di Piazza del Popolo. Ascoli, città riservata e raccolta nella confluenza di due fiumi (il Tronto e il Castellano), apparirà a chi vi accede per la prima volta da uno dei suoi ponti romani, come un’autentica rivelazione artistica, con la sua straordinaria ricchezza di monumenti romanici e medievali, gotici e rinascimentali, armonizzati nell’elegante compostezza del bianco travertino. Iniziate il vostro percorso di scoperta a partire da Piazza Arringo. Su tutta la piazza dominano le alte bianche cariatidi di Palazzo dell’Arrengo. Il palazzo ospita all’interno la Pinacoteca Civica, con opere di rilievo di Carlo Crivelli, Tiziano, Pietro Alemanno e Cola d’Amatrice. Nella Cattedrale di Sant’Emidio, invece, scoprirete un bellissimo battistero e interessanti mosaici. Da qui, giunti in pochi passi a Piazza del Popolo, riconoscerete inevitabilmente di trovarvi in una delle più belle piazze d’Italia. Dal portale rinascimentale di Palazzo dei Capitani si aprirà tutt’intorno il lungo prospetto

COSA VEDERE Pinacoteca Civica. Galleria d’arte contemporanea “O. Licini”, c/o Palazzo Malaspina. Forte Malatesta, che ospita continuamente mostre di fotografia e arte contemporanea. Da scoprire appena fuori Ascoli: La Cartieria Papale La chiesa di Sant’Emidio alle Grotte Castel di Luco ad Acquasanta Terme (anche ristorante!) 160


merlato dei palazzi cinquecenteschi, la Chiesa di S. Francesco, la Loggia dei Mercanti e l’edificio liberty di Caffè Meletti (da non perdere un caffè corretto all’anisetta). Pieno di curiosità poi sarà il percorso attraverso le “rue” del quartiere medioevale e longobardo, con le sue chiese romaniche, lo stupendo Teatro Ventidio Basso e le singolari incisioni sugli architravi delle antiche dimore con motti e proverbi in latino e in volgare. Lasciatevi guidare dalla curiosità nel passeggiare tra questi affascinanti vicoli. Ascoli aspetta di farsi scoprire e di raccontarvi, con le sue bellezze, la sua gloriosa storia.

Scrivi a: m.rossi@maravigliatravel.it I racconti e le foto più belle saranno pubblicati. 161


EVENTI

IL BISTRÒ ABBASSA LE LUCI…E ALZA IL VOLUME! L’Excelsior Pesaro scalda le notti pesaresi con gli ingredienti giusti: atmosfera, cocktail e musica dal vivo. di I. Barone

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Hotel Excelsior apre le sue porte e “fa squadra” con il territorio. Questa è l’intenzione dell’offerta delle interessanti occasioni di divertimento. Chi ha detto che locali come Il Bistrò o il ’59 Restaurant siano ad esclusivo utilizzo degli ospiti dell’hotel o siano irraggiungibili? E’ stato invece realizzato un ricco programma di eventi per la stagione autunno/inverno 2011-2012 che sarà in grado di soddisfare tutti, dai più giovani ai più esigenti. Glamour e freschezza, praticità ed eleganza… E’ un po’ come dire il diavolo e l’acqua santa (volendo citare il nome del gruppo che si esibirà la notte di Capodanno), ma sono le varie facce di un’offerta variegata, capace di incontrare il gusto di tutti regalando soddisfazione. Il Bistrò dell’Hotel Excelsior, dai raffinati tratti del lounge bar e lo stile di una vera bakery newyorkese invasa dai profumi di biscotti caldi e pane appena sfornato, è stato sin dalla sua concezione iniziale un luogo ideale per una clientela giovane e dinamica, moderna e frizzante, che si concede attimi di break di puro piacere, all’insegna dei sapori autentici. Per sottolineare sempre di più questa propensione è stato pensato un programma di eventi studiato appositamente per questo target. È successo così che per questa stagione autunno /inverno 2011-2012, il venerdì, il Bistrò diventa Bistrò Club, abbassa le luci e alza il volume. Il binomio è quello giusto: aperitivo e musica dal vivo per dichiarare con evidenza la precisa intenzione di accompagnare i giovani e non solo al weekend attraverso gli arrangiamenti e le proposte musicali di formazioni tutte marchigiane. Un appuntamento fisso, quello del venerdì, che diventerà irrinunciabile per l’autunno 2011, a partire dal

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4 novembre. Saranno momenti tutti da vivere con il gusto e lo stile del Bistrò, che diventa Club attraverso meravigliose esperienze sul pentagramma, ispirate agli american club del jazz e del blues e ad un'atmosfera calda e invitante. Diversi i generi musicali e le contaminazioni, per intrattenere, divertire ma soprattutto emozionare con la buona musica, la cui direzione artistica nuovamente è stata seguita dalla signora Nesci per riconfermare l'enorme successo di quest'estate al Lido. E poi ci sono gli assaggi, i piatti caldi e freddi da gustare assieme ad un cocktail esclusivo dal promettente nome di “Shake the Friday”, proprio a indicare il carattere frizzante dell’iniziativa che vuole diventare la migliore abitudine per aprire il weekend legato a un particolare “gioco di ingredienti” che non mancherà di incuriosire e attirare l’attenzione dei più giovani. Altra nota da non sottovalutare è il costo: 12 euro per l’appuntamento più atteso della settimana, fatto di momenti indimenticabili che costituiranno il “la” necessario a una notte in discoteca (in fondo Rimini è a due passi, in tutti i sensi: sia per chi poi raggiungerà i locali della riviera romagnola, sia per chi dalla riviera vuole un pre-serata danzante così particolare) o per completare la serata con una cena speciale al '59 Restaurant. Per il 23 dicembre, inoltre, si terrà una grande serata in tema con l’imminente Natale: un concerto del Coro Polifonico San Carlo che con i suoi 45 elementi sorprenderà gli ospiti con il repertorio più vasto: cori gospel, canti natalizi, colonne sonore, musical e tanto altro ancora. La serata si preannuncia interessante: alle 19.30 un leggero aperitivo accompagnerà gli ospiti ai propri tavoli dai quali potranno godersi il concerto e al suo termine, alle 21.30, sarà servita la cena.


Il Bistrò abbassa le luci e alza il volume! The Bistrò turn down the lights and turn up the volume!

Bistrò Club

Aperitivo & Live Music e12,00 dalle 19.30 _ from 7.30 pm

11.11.2011 NON GIOCO PIù_LETIZIA CIACCAFAVA JAZZ TRIO 18.11.2011 The Ghost acoustic project 25.11.2011 KIRKANÀ JAZZ 02.12.2011 DIEGO BRANCACCIO_PIANO SOLO 09.12.2011 The Ghost acoustic project 16.12.2011 I GIARDINI DI MARZO_TRIBUTO A BATTISTI

BISTRÒ Lungomare Nazario Sauro, 30/34 61121 Pesaro Tel 0721630011 info@excelsiorpesaro.it www.facebook.com/hotelexcelsior www.excels iorpesaro.it

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EVENTI

CUSTOMER EXPERIENCE: LE VISIONI DI CALL WORLD GRUPPO GGF Nella nona giornata nazionale dei call center, immaginato un contact center del 2048, tra strumenti avanzatissimi, fantasia, immagini, ma sempre con il valore aggiunto dell’essere umano, attraverso l’esperienza accumulata nel tempo, a contatto con i clienti di L. Osmani

“I

l miglior modo di immaginare il futuro è inventarlo insieme”. Si chiudeva così il video di apertura della Giornata nazionale dei Call center realizzato dai creativi del GGF Group per Call World e soprattutto per introdurre il brainstorming che serviva a raccogliere idee basate sull’esperienza fattiva di tutti i giorni. “Partecipiamo sempre con gioia – ha dichiarato Guido Guidi, amministratore delegato di GGF Group - a queste iniziative del CMMC perché è una delle poche associazioni di categoria veramente propositive!”. Una giornata giunta alla sua nona edizione, promossa come sempre dal Club CMMC del quale Call World fa parte con orgoglio, che quest’anno non ha aperto le sue porte all’esterno, ma ha dedicato tempo e spazio a tutte le risorse che collaborano con GGF Group per una giornata “visionaria”, ma verosimile e che, a ben guardare, di visionario ha avuto ben poco, abituati come siamo ai cambiamenti repentini apportati dalla tecnologia nella nostra vita. Tutti i collaboratori presenti, divisi in due gruppi omogenei, sono stati invitati a immaginare il proprio lavoro nel 2048, guardando a come sarà il domani e raccontando le proprie visioni. Ologrammi, telelavoro, teletrasporto, tutto volge verso una tecnologia spinta e le idee che hanno animato le due sessioni di brainstorming sono state tantissime. Certo, in base all’esperienza accumulata con i clienti / utenti, c’è anche ben chiara la certezza che nonostante la tecnologia renda “indipendenti”, si ha comunque la necessità di un rapporto umano. E’ questo ciò che cercano gli utenti finali, che non è mai cambiato negli anni passati e non cambierà nemmeno in futuro. Fondamentali, nel guidare i passi degli operatori, gli interven-

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ti del direttore generale, Fabio Di Giulio e dell’amministratore Guido Guidi che hanno illustrato la giornata nazionale 2011, ma hanno anche raccontato il presente del Gruppo e soprattutto il futuro, con scelte, indirizzi e con quanto sarà realizzato nei prossimi mesi. “Senza i nostri validi collaboratori – ha ribadito il direttore generale, Fabio di Giulio – Call World sarebbe una scatola vuota: è per questo che la nona edizione della giornata CMMC abbiamo deciso di dedicarla a loro, anche perché vogliamo capire con loro, che ogni giorno si confrontano e ascoltano il cliente, quali strade intraprendere in futuro e quali modalità risultano più opportune. Se il cosiddetto canale voce nel 2004 era il 90% del traffico, oggi siamo al 60% e negli USA la percentuale è addirittura la metà! Oggi i social media fanno la differenza e ci sono gli smart phone e gli iPhone che facilitano i contatti in modalità diverse: come rimanere sul mercato, quindi, nel 2048?”. Approfittando dell’occasione per raccontare ai propri dipendenti degli sviluppi del Gruppo, in crescita, ma pur sempre in un mercato abbastanza turbolento, Guido Guidi ha ribadito come certi risultati sono raggiungibili soltanto con la preziosa esperienza accumulata da chi è ogni giorno al front-end, la loro formazione altamente professionale e una passione infinita verso il proprio lavoro. “Quante idee – ha detto ancora Guidi – sono nate dai nostri collaboratori! Idee venute fuori dal lavoro di tutti i giorni, confrontandosi in una pausa lavoro, in un momento aziendale - conviviale. Ed è giusto chiedersi quale sarà il futuro di Call World, perché noi vogliamo esserci, affrontandolo con le giuste

modalità. Il mondo telefonico avrà ancora questa importanza? A guardare indietro, in dieci anni sono stati fatti passi da gigante, tecnologicamente parlando. E domani? Quali altri servizi si potranno offrire? Quali strumenti useremo? Come sarà il rapporto con il cliente/utente finale? Nel frattempo noi intorno all’esperienza di Call World abbiamo costruito tutto un mondo fatto di comunicazione e marketing con le varie business unit del Gruppo, da ML Magazine a Maraviglia Travel, alla nuova divisione marketing e creativa in questo ambito. E non abbiamo intenzione di fermarci qui, ma siamo già pronti per nuove esperienze, nuove aperture, nuovi traguardi, non ultima l’apertura di una unità locale a Milano, città non solo cuore della moda, ma anche del marketing e della comunicazione”. Nell’occasione è stato anche annunciato lo sviluppo di una nuova piattaforma multimediale e multimodale in partnership con l’Università locale, piattaforma in grado di poter veicolare e condividere le informazioni agevolando il rapporto ClienteAziende, performando quindi la Customer Experience. “Come ogni struttura del GGF Group – ha concluso Guidi manterrà la nostra filosofia e i nostri valori che sono fatti di etica, sobrietà e collaborazione. Vogliamo diventare un Gruppo riconosciuto e riconoscibile nel marketing strategico e operativo e nella comunicazione. E tutto avverrà, così come è nato, dall’esperienza di Call World e dal prezioso contributo di ogni giorno di ciascun collaboratore”.

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EVENTI

CIVITANOVA CAPITALE DELLA MODA PER UN GIORNO Anticipazioni sulle collezioni 2012-2013

“O

nce upon a country”, “As comfortable as possible”, “Filigree” e “Bodyguard”: sono questi i quattro concept individuati dai creativi e dagli stilisti di Ars Sutoria Research Team e da Giardini Fashion Room di Civitanova Marche, nei quali si declineranno le collezioni autunno-inverno 2012-2013. Colori, forme, stili e materiali che caratterizzeranno i capi, le scarpe e gli accessori che indosseremo il prossimo anno sono stati presentati dalla Dott.ssa Orietta Pelizzari e dalla Dott.ssa Stefania Sancini, in occasione del workshop “Tendenze Moda”, che si è tenuto il 7 ottobre scorso a Civitanova. L’evento, organizzato dall’Unione Stilisti, moderato dalla stilista e socio USM Lauro Scoccia e patrocinato dalla Regione Marche e Camera di Commercio di Fermo, è stato inaugurato dall’intervento della presidentessa USM Annalisa Marcucci, che ne ha sottolineato il carattere creativo e dinamico e l’importanza del confronto e del dialogo tra i protagonisti del settore. Particolarmente interessante l’intervento di Enrico Giardini per Stahl Studio Design, che partendo da una riflessione etimologica sul significato della parola tendenza, intesa anche in senso metafisico come “pensiero che vede in anticipo”, ha ricordato come la moda sia uno specchio della società che si evolve. Nella hall del nuovo Hotel Cosmopolitan, che ha ospitato il workshop e le esposizioni delle aziende, ancora una volta le Marche si sono confermate come laboratorio d’eccellenza per lo stile, il design e il made in Italy.

FIERA NAZIONALE DEL TARTUFO BIANCO PREGIATO DI ACQUALAGNA Successo per il primo weekend del Salotto da Gustare!

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i è conclusa in parità la “Sfida in Tavola”, l’appuntamento clou del primo weekend del Salotto da Gustare, che ha visto gareggiare in cucina a colpi di mestole e padelle noti volti televisivi in coppia con due imprenditori marchigiani. Massimo Berloni, amministratore delegato della Dondup, e Domenico Guzzini, dell’omonima azienda, si sono dati appuntamento ad Acqualagna per mettersi alla prova nella cucina del salotto più profumato d’Italia. Aiutati dalle bellissime Francesca Fioretti, Justine Mattera e Michela Coppa (ospiti del patron dell’evento Massimo Berloni) e coordinati dagli chef Samuele Ferri (ristorante “Osteria del Parco” di Acqualagna) e Nico Giacomel (ristorante “La Ginestra” del Furlo di Acqualagna) davanti ad numeroso pubblico, i due imprenditori hanno creato complessi e gustosissimi piatti a base di tartufo bianco. I piatti sono stati molto apprezzati dalla giuria composta dal Sindaco di Acqualagna Andrea Pierotti, lo chef Antonio Bedini, il sommelier Otello Renzi e Marco Mancinelli (ristorante “La Birra al Pozzo” di Acqualagna). Sul palco tutta la simpatia di Fede e Tinto, i travolgenti conduttori di Decanter (Rai Radio 2). Raffinatissimo contesto della sfida è stata una cucina della linea Aster cucine arricchita da elettrodomestici forniti dalla ditta Tomassoni, a completare il successo un pubblico sempre attento e divertito, che ha affollato questo e i tanti appuntamenti del salotto coordinati da Omnia Comunicazione. 166


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APPUNTI IN AGENDA

COSA FACCIAMO DI BELLO STASERA? Quante volte vi sarete posti questa domanda… ML ha pensato a voi selezionando una rosa di iniziative culturali, d’intrattenimento, sportive e musicali davvero imperdibili!

La storia d’Italia per oggetti Il Centro Sperimentale di Design Poliarte, realizza, insieme con la Regione Marche, Assessorato alle attività produttive e con il patrocinio del Consiglio dei Ministri un evento articolato nel convegno dal titolo “Dall’unità d’Italia all’Italian Style” e nella mostra “Il contributo del design all’unificazione”. Quest’ultima vuole essere l’incipit di una ricerca storico-socio-economica in progress sui mutamenti degli stili di vita e di consumo causati dall’inserimento sul mercato di oggetti divenuti nel tempo emblematici, simboli di integrazione sociale e culturale. Il focus è incentrato sul periodo storico 1861-1961. L’evento (che è stato inserito nella Settimana Europea delle PMI 2011) vuole essere l’inizio di un processo di ricerca che, dal passato, apra nuove prospettive per il design italiano.

convegno nazionale “Dall’unità d’Italia all’italian style”

mostra in progress “Il contributo del design

Dalla legge Casati 1860 all’expo di Milano 2015

primo inventario nazionale

venerdì 2 dicembre 2011 Ancona, Mole Vanvitelliana Banchina Giovanni Da Chio, 28

16 dicembre 2011 / 31 gennaio 2012 Ancona, Mole Vanvitelliana Banchina Giovanni Da Chio, 28

La storia d’Italia per oggetti

Gli italiani protagonisti della raccolta di oggetti oggetti conservati e dimenticati che evochino il periodo tra il 1861 e il 1961, focus dell’esposizione, in cui la cultura del design si formava”.

Info su: www.oggettiditalia.it Assessorato Attività Produttive

www.oggettiditalia.it

R egione M arche - S ervizio Artigianato tel. 071-8063764 carla.stramignoni@regione.marche.it tel. 071-8063745 marco.moscatelli@regione.marche.it Segreteria organizzativa - Poliarte Via Miano, 41 a/b - 60125 Ancona tel. 071-2802979 - fax 071-2800368 www.poliarte.net progetti@poliarte.net

Mango in concerto

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Mango in concerto 18 dicembre 2011 ore 21:15 Teatro Rossini – Civitanova Marche Mango è tornato, a 57 anni, con il suo ventesimo album, “La terra degli aquiloni”. Era dal 2007 che il cantautore lucano non realizzava un disco di inediti. Un nuovo prodotto anticipato dal singolo “La sposa”, scelta difficile tra cinque brani (“Il rifugio”, “Dove ti perdo”, “Chiamo le cose” e “La little track”). “Volevo realizzare un album che parlasse delle mie aspettative, dei punti cardine della mia esistenza e delle mie problematiche”, ha dichiarato Pino Mango. Info su: eventieconcertimarche.it


44^ STAGIONE LIRICA DI TRADIZIONE Dal 23 al 27 novembre RIGOLETTO Melodramma in tre atti su libretto di Francesco Maria Piave musica di Giuseppe Verdi dal dramma “Le roi s’amuse” di Victor Hugo Direttore Giampaolo Maria Bisanti Regia, scene, costumi e luci Massimo Gasparon FORM - Orchestra Filarmonica Marchigiana Coro Lirico Marchigiano “V. Bellini”

44^ STAGIONE LIRICA DI TRADIZIONE

Info su: www.fondazionepergolesispontini.com

URBINO IN SCENA 2011-2012

URBINO IN SCENA 2011-2012 Stagione del Teatro Sanzio di Urbino dal 15 novembre 2011 Venti appuntamenti compongono il cartellone di Urbinoinscena 2011.2012, ricca ed articolata stagione del Teatro Sanzio di Urbino realizzata nella collaborazione consolidata e pluriennale fra assessorati alla cultura e al turismo del Comune di Urbino e AMAT e con il sostegno della Regione Marche e del Ministero per i Beni e le Attività Culturali. Il programma disegna un percorso che tocca generi diversi che connotano le sezioni in cui il cartellone è esplicitato, teatro, danza, teatro ragazzi, la città in scena alle quali si aggiungono quest’anno opera ed arte. Il cartellone si snoda fra classici e testi moderni, riletture, novità e piacevoli appuntamenti domenicali riservati ai più piccoli. Info su:www.amat.marche.it

DOLCIE20, Fermo… al Cioccolato! 11-13 novembre 2001 Fermo Per la prima volta la città di Fermo ospita nella splendida cornice di Piazza del Popolo la dolce festa del Cioccolato Artigianale. Maestri cioccolatieri provenienti da varie regioni italiane presenteranno le loro originali creazioni elaborate nei propri laboratori e introvabili nelle catene commerciali. Dalle ore 10:00 alle ore 21:30 i visitatori ghiottoni potranno deliziare gli occhi e il palato con il “Cibo degli dei” e godere degli intensi aromi del cioccolato purissimo lavorato con zenzero, peperoncino o petali di rosa. Ci sarà l´angolo culturale per gli adulti, con la lettura di pagine di un libro, dedicate alla Storia del cioccolato e per i bambini, con le dimostrazioni di creazione dei cioccolatini.

28^ Stagione teatro ragazzi – jesi 20102011

DOLCIE20, Fermo… al Cioccolato!

28^ STAGIONE TEATRO RAGAZZI – JESI 2010-2011 Dal 31 ottobre prende il via la 28^ stagione del Teatro Ragazzi curata dal Teatro Pirata e promossa dalla Fondazione Pergolesi Spontini. Tanti gli spettacoli e i giochi dedicati ai più piccoli, nei teatri di Jesi, Maiolati Spontini, Montecarotto, Monte San Vito, San Marcello, Santa Maria Nuova, Falconara Marittima, Staffolo. Nel cartellone le recite domenicali per le famiglie e tanti appuntamenti per le scuole dell’obbligo e le superiori, con percorsi tematici dedicati alla crescita, al bullismo, alla questione ambientale, al Teatro in Lingua, ai Classici del Teatro. I teatro Ragazzi offre da 28 anni di attività in favore di bambini e ragazzi per un totale di 674 spettacoli e 163.202 spettatori. Nel 2011 sono venuti a teatro 10.383 ragazzi e famiglie. www.fondazionepergolesispontini.com

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SPORT

Massimo Fabbrizi Classe 1977, due volte campione del mondo di Tiro a Volo, fa parte del Gruppo Sportivo dei Carabinieri. Segni particolari: non sbaglia un colpo! Di A. Siria

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alire sul gradino più alto del podio a distanza di sei anni dalla prima volta: ci racconti Massimo, com’è stata l’esperienza di Belgrado? “L'esperienza che ho vissuto a Belgrado è stata stupenda; era iniziata circa un mese prima perché nello stesso impianto si era svolto il campionato d'Europa e in quella gara si era visto che ero in piena forma: avevo sparato molto bene, facendo 123 centri su 125 e ciò mi aveva permesso di entrare in finale. Anche se purtroppo non era andata benissimo, avendo fatto 21 centri su 25 ad un colpo solo (perché la nostra finale si spara con un colpo a differenza della gara intera che si spara a due) e mi ero, quindi, posizionato al quinto posto. Tornato a casa ho analizzato l'Europeo e sapendo che ci sarei dovuto tornare il mese dopo ho cercato di analizzare tutta la gara svolta e visti i risultati molto alti ero arrivato alla conclusione che al mondiale bisognava sbagliare il meno possibile, che ogni errore sarebbe stato troppo. Da quel punto ho cercato di trovare in Italia degli impianti dove potevo allenarmi a tenere alto il punteggio e cosi ho fatto. Quando sono tornato a Belgrado, oltre ad essermi allenato bene, ero arrivato anche alla massima forma e cosi ho affrontato la gara sereno di aver fatto tutto quello che c'era da fare: un po’ di bravura e un po’ di fortuna, che non guasta mai, mi hanno permesso di fare quello che ho fatto”. A chi ha dedicato la Sua vittoria? “Beh la gara l'ho dedicata a più di una persona, in primis al mio

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Gruppo Sportivo dei Carabinieri, che mi permette di allenarmi e mi sostiene sia nei momenti belli, sia nei momenti bui. Poi l'ho dedicata ai miei genitori, che mi hanno sostenuto con dei sacrifici immensi per permettermi di realizzare i miei sogni e infine a tutti i miei amici che mi supportano durante gli allenamenti”. Un solo errore su 150 tiri: la sua performance al Mondiale ha rasentato la perfezione. Come si arriva a questi risultati? “Come si arriva a fare 149/150? Questo è uno sport molto particolare, dove non sono permessi stravizi, dove bisogna sempre viaggiare sul filo del rasoio; quindi, per arrivare a certi risultati, non nascondo che bisogna fare molto spesso delle rinunce e molti, molti sacrifici. Bisogna svolgere una vita il più regolare possibile, però, in compenso, quando arrivano queste soddisfazioni ti ripagano di tutte le rinunce e di tutti i sacrifici che fai”. Dopo il conferimento della medaglia d’oro ha ringraziato l’Arma dei Carabinieri, di cui fa parte. Cosa significa per uno sportivo far parte di un Corpo simile? “Beh come già ho detto prima in questo sport far parte di un gruppo sportivo è tutto. Il tiro a volo è uno degli sport minori e quindi far parte di un corpo armato ti permette di svolgere lo sport pienamente. Io, grazie a questo, posso dedicarmi tutti i giorni ai miei allenamenti, cosa che non potrei fare se avessi


L’incontro con lo sport della vita “È stato grazie a mio padre, il quale essendo un cacciatore venne invitato a provare a sparare in un tiro a volo; per fortuna lui si appassionò e iniziò a frequentare i tiri della zona. Poi, un giorno, mi portò con sé; avevo solo otto anni e mi innamorai subito di quello sport; lui lo capì immediatamente. Da quel momento, ogni volta che andava, mi portava con sé, finché un giorno si decise di farmi provare. Ancora mi ricordo che presi 6 piattelli su 10 e da quel giorno iniziò la mia avventura”.

un'attività oppure lavorassi come operaio. In più far parte del Gruppo Sportivo dei Carabinieri per me è un immenso piacere e onore. L'attaccamento dei Carabinieri alla divisa fa sì che ogni volta che si vince una gara come questa, tutto il mondo dell'Arma ne gioisce”. Ci tolga una curiosità: a cosa pensa quando prende la mira? “Cosa penso quando sparo? Guarda, sinceramente è una bella domanda perché noi cerchiamo di non pensare a nulla e credo sia una delle cose più difficili da fare: noi tiratori, per circa per una mezz'ora, cerchiamo di isolarci e di far entrare nella nostra testa meno pensieri possibili, perché quegli stessi pensieri sono motivo di distrazione e motivo di errore”. Precisione, concentrazione e determinazione: sono questi i requisiti per essere un tiratore da podio? “Sì, sicuramente determinazione e concentrazione sono i fattori più importanti, che ti permettono di raggiungere il podio. La mira è più usata nel tiro a segno, mentre nel tiro a volo ci vuole più precisione. È un cocktail di elementi che può portarti lontano”. E nella vita di tutti i giorni, quali sono i Suoi valori più importanti? “Il valore di tutti i giorni è quello di essere una persona il più semplice possibile, una persona normalissima. Mi piace avere

molti amici con cui posso dividere sia le mie gioie, sia i momenti più bui”. Come è stato accolto al Suo ritorno in Italia, soprattutto nella Sua Monteprandone? “Il rientro a Monteprandone è stato stupendo: appena tornato i miei genitori, con la mia ragazza, mi avevano preparato una festa a sorpresa con tutti gli amici. Questa è stata una cosa stupenda che mi ha emozionato talmente tanto da non trovare le parole per esprimerla”. Da piccolo avrebbe mai pensato di diventare, un giorno, un campione pluri-iridato? “Da piccolo lo speri, ma soprattutto lo sogni di diventare campione del mondo… Io l'ho sognato e l'ho voluto talmente tanto che ci sono riuscito; non è stato sempre acqua e rose, però perseverando ci sono riuscito”. Se pensa al futuro, come si vede? “Non penso mai al futuro, penso sempre giorno per giorno a fare il mio dovere, allenarmi e cercare sempre di migliorarmi e cosi facendo spero di costruire un buon futuro...”.

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SPORT

Pioggia d’oro sulle Marche di M. Cursaro

VALENTINA VEZZALI, SESTO ORO MONDIALE La campionessa jesina svela il suo asso nella manica: «Ispirata dal grande maestro del cartoon Kung fu Panda» È l’atleta più vincente di sempre, per ben sei volte la numero uno al mondo. È lei, Valentina Vezzali: sguardo deciso, passo felino, eleganza regale e forza ineguagliabile. A 37 anni, battendo prima la francese Maitrejean e poi la compagna Elisa di Francisca, si è meritatamente ripresa il trono, dando una lezione di carattere e stile alle sue avversarie. Lasciato alle spalle l’«annus horribilis», la jesina iridata fa già sognare i suoi fan in attesa delle prossime Olimpiadi, che si disputeranno, a Londra nel 2012. “Ho cambiato preparatore atletico ma soprattutto ho lavorato molto su me stessa - ha spiegato -. Ho visto con mio figlio “Kung Fu Panda II”, il cartone animato, e ho fatto mio l’insegnamento del maestro al guerriero Dragone: con la pace interiore niente è impossibile. In quest’anno hanno provato in molti a infierire su di me e c’erano riusciti perché nei momenti di difficoltà si è più deboli. Mi sono rialzata da sola. Quando si è in pace con se stessi ci si sente bellissimi».

ELEONORA VANDI Oro della pesarese ai Campionati italiani cadetti Kinder+Sport Cup Non deludono gli atleti marchigiani under 16 nei Campionati italiani cadetti Kinder+Sport Cup di Jesolo (Venezia). Buoni risultati di squadra, con diversi piazzamenti di vertice e tanti primati personali, per finire con un acuto: quello di Eleonora Vandi, che ripete il successo della scorsa edizione. La quindicenne pesarese trionfa anche quest’anno sui 1000 metri e conquista la sua seconda maglia tricolore, premiata nell’occasione dal presidente federale Franco Arese. Una gara controllata senza problemi, grazie all’allungo decisivo sferrato già nelle battute iniziali, e poi una cavalcata solitaria chiusa con il tempo di 2’59”03. Figlia di due azzurri degli anni Ottanta, il mezzofondista Luca Vandi e la quattrocentista Valeria Fontan dai quali viene seguita anche dal punto di vista tecnico, la portacolori dell’Atletica Avis FanoPesaro ha dominato l’intera stagione, riscrivendo nel 2011 ben tre migliori prestazioni italiane di categoria: proprio sui 1000 metri, grazie al 2’49”4 del 20 aprile a Misano Adriatico, proseguendo il 1° maggio a Terni con 1’14”72 nei 500 metri, per concludere la serie il 30 giugno ad Ancona, 1’32”27 sui 600 metri.

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SALUTE & BENESSERE

IL “BUONOSANITÀ” di M. Timio

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e recenti restrizioni economiche governative e quindi regionali hanno avuto l’immediato effetto di introdurre o aumentare il co-pagamento o ticket per prestazioni sanitarie da parte del cittadino. La compartecipazione cresce parallelamente alle fascia del reddito: per i redditi medioelevati le strutture private accreditate sono più economiche delle pubbliche. Due esempi: per la fascia da 36mila a 70mila euro l’esame per la funzionalità della tiroide costa nel pubblico 36,50 euro, nel privato 31,50; per l’assetto lipidico (colesterolo) si pagano 22,00 euro nel pubblico contro i 12,00 nel privato. Differenze maggiori sono previste per i redditi più elevati. Logico corollario: è più conveniente accedere a cliniche o ambulatori privati convenzionati. Il vantaggio economico si coniuga con i ridotti tempi di attesa. Il tutto inserito in un contesto tutt’altro che marginale: la possibilità di scegliere il privato in alternativa al pubblico.. Ma al di là del momento congiunturale del ticket aggiuntivo, c’è un sistema che offre al cittadino la facoltà permanente di scegliere strutture pubbliche o private ove effettuare pratiche diagnostiche e curative? Sì, è il “buono sanità”, o bonus o voucher. Il buono sanità è un titolo di credito concesso al singolo, di entità pari a quanto lo Stato spende per ogni cittadino (circa 2.000 euro annuali) da utilizzare liberamente in strutture pubbliche o private. Con il voucher si mettono in competizione tutte le componenti sanitarie, pubbliche o private - ospedali compresi - alle quali per libera scelta può accedere ogni citta-

dino, inclusi i meno abbienti. Il buono sanità garantisce la copertura dell’assistenza primaria e farmaceutica, della diagnostica laboratoristica e strumentale, del ricovero ospedaliero. Una copertura usufruibile in regime di competizione, appunto, tra pubblico e privato, tra pubblico e pubblico, tra privato e privato. Insomma, il cittadino sceglie la struttura ove reputa che il livello assistenziale sia di migliore qualità rispetto alla concorrenza. Un’opzione che oggi non è scontata. Ciò perché non esiste parità di scelta tra sanità pubblica e privata. Nel senso che quella privata “pura” è utilizzata solo dalle classi più abbienti; la privata convenzionata dovrebbe essere per tutti ma solo per alcuni mesi all’anno, cioè fino a quando il plafond prestabilito dalla Regione resta operativo. Anche nella Regione Marche è vigente tale anomalia. Una anomalia che il bonus dovrebbe abbattere. In sintesi, la proposta del buono sanità, già vigente nella Regione Lombardia per particolari prestazioni assistenziali e per patologia invalidanti o rare, è un tentativo di razionalizzare l’attuale servizio sanitario, dando attuazione al corrente slogan, “spendere uguale per assistere meglio”. Nota - Per approfondire l’argomento cfr. alcuni libri dello stesso Autore. -Il Buona Sanità - SEI, 1996 -Tre idee per un’Italia civileRubbettino,1998 -Sanità - Rubbettino, 2008

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SALUTE & BENESSERE

VACCINO ANTI-CANCRO Inizia la sperimentazione; se ne è parlato nel corso del congresso organizzato da UNICAM ad Ascoli Piceno

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Università di Camerino ha ospitato dal 15 al 17 settembre il congresso internazionale sul tema “Gene Vaccination in Cancer”. L’evento, coordinato dal docente Unicam Augusto Amici, ha visto la partecipazione di oltre 100 studiosi e numerosi speaker provenienti da prestigiosi istituti scientifici e di ricerca di tutto il mondo ed è stato ospitato nella splendida cornice del Palazzo dei Capitani di Ascoli Piceno, sede collegata Unicam. “Il mio gruppo di ricerca e quello del prof. Guido Forni, docente di chiara fama dell’Università di Torino – ha affermato il prof. Augusto Amici – sono ormai diventati un punto di riferimento a livello internazionale per il lavoro di ricerca nell’ambito dei vaccini a DNA anti-tumore. Questo congresso dunque è servito per avvicinare ancora di più gruppi internazionali alla stessa problematica. Tutti i partecipanti lavorano nello stesso campo, e quindi questo incontro ha voluto essere un’ulteriore occasione per discutere insieme, piuttosto che star chiusi nel proprio studio o laboratorio, in modo tale da riuscire a fare dei passi avanti notevoli”. I gruppi di ricerca guidati dal prof. Amici e dal prof. Forni hanno messo a punto un vaccino anticancro e presto partirà la sperimentazione sull’uomo. “La sperimentazione animale – ha dichiarato il prof. Forni – è finita; abbiamo avuto dei dati molto interessanti e speriamo di iniziare presto la sperimentazione sull’uomo. Il protocollo è stato approvato un mese fa dall’Istituto Superiore di Sanità, e nei primi giorni di novembre dovrebbe iniziare il reclutamento dei pazienti da parte dell’Istituto Oncologico Veneto a Padova, diretto dal prof. Giorgio Amadori, che coordina il gruppo clinico che porterà in terapia nei pazienti il nostro vaccino”. “Il vaccino – prosegue il prof. Forni– consiste in un frammento di dna che viene inoculato intramuscolo nei pazienti che hanno subito un’operazione e che hanno seguito tutte le terapie tradizionali per quanto riguarda tumori della testa, del collo e della faringe; il vaccino potrebbe aumentare il periodo libero da malattia ed evitare che si verifichi una recidiva del tumore. I risultati in laboratorio sono entusiasmanti: ora bisognerà vedere quanto di questo si trasformerà in un risultato utile per le persone malate. Teniamo le dita incrociate”. “Ho iniziato a lavorare sui vaccini a DNA – ha dichiarato il prof. Amici – nel 1994, in seguito a lavori di studiosi americani pubblicati l’anno precedente, che stavano mettendo a punto vaccini a DNA per malattie virali, per le quali il nostro organismo è

però già preparato ad indurre una risposta immunitaria. Il tumore viene invece riconosciuto come un elemento dell’organismo e quindi il sistema immunitario non reagisce; stimolando invece una risposta immunitaria sarà dunque più facile combattere il tumore. E’ quello che stiamo cercando di dimostrare e che speriamo si verifichi”. Un grande successo dunque per la ricerca universitaria. “Non solo un successo della ricerca universitaria – ha dichiarato il prof. Amici – ma mi piace sottolineare che è un successo della ricerca italiana: il lavoro è stato iniziato da noi in Unicam e dal gruppo del Professor Forni, grazie anche al finanziamento dell’Indena, società di Milano che si occupa di prodotti naturali, e colui che effettuerà la sperimentazione clinica sarà il professor Alberto Amadori. In occasione del congresso, abbiamo avuto anche una riunione con un gruppo di ricerca del Karmanos Cancer Institute di Detroit, che ha espresso l’intenzione di estendere la sperimentazione di questo vaccino negli Stati Uniti. Un successo italiano quindi che sta catturando attenzione a livello internazionale”. Il congresso si è aperto giovedì 15 settembre con i saluti del Rettore Eletto Unicam Flavio Corradini e del Sindaco di Ascoli Piceno Guido Castelli. Il congresso di Ascoli è stato dunque l’occasione per vedere riuniti non solo accademici, ma anche rappresentanti del mondo dell’industria e degli enti pubblici di ricerca, per condividere i risultati degli studi più recenti e per cercare di elaborare linee guida per il futuro della vaccinazione anti-cancro.

Per informazioni: Ufficio Comunicazione Palazzo ducale – Piazza Cavour 62032 Camerino (Mc) Tel. 0737/402762-2755-2764 fax 0737/402100 E-mail: comunicazione.relazioniesterne@unicam.it web site www.unicam.info

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a cura del Gruppo Sida di Ancona - www.sidasrl.it

RIF: GG/FM TIROCINANTE area FORMAZIONE TIROCINANTE AREA FORMAZIONE il quale verrà inserito all’interno dell’Area Formazione e seguirà, insieme alla Responsabile del Coordinamento dei corsi di formazione, tutte le attività inerenti la gestione dei corsi, la gestione delle aule, il contatto con gli studenti e le attività di outplacement; inoltre sarà coinvolta nella pianificazione e progettazione di opportunità formative sia a livelo privato che pubblico. Il candidato ideale è un giovane laureato, preferibilmente in materie umanistiche, conosce l’inglese e sa utilizzare il pacchetto office. Spirito organizzativo, dinamismo, creatività e forte propensione ai rapporti interpersonali completano il profilo. La resedienza nella provincia di Ancona e la Laurea in Psicologia costituiscono requisito preferenziale. I candidati ambosessi (L. 903/77) sono invitati a leggere sul nostro sito l’informativa sulla Privacy (D. Lgs. 196/03). Inviare CV con consenso al trattamento dei dati citando il riferimento, tramite e-mail ricercaeselezione@sidagroup.com o fax. (071.2852245) a : SIDA srl Via I° Maggio 156 – 60123 ANCONA – tel 071.28521 RIF: DPV/01 DIRETTORE DI PUNTO VENDITA SIDA GROUP, per conto di EURONICS, gruppo leader nella distribuzione dell’elettronica di consumo, ricerca: DIRETTORE PUNTO VENDITA - Il candidato avrà la responsabilità del punto vendita in termini di raggiungimento dei risultati economici, commerciali, di gestione e organizzazione delle risorse umane interne. Il candidato ideale di età compresa tra i 30 e i 40 anni, ha maturato esperienza significativa in ruoli analoghi, (store manager e/o responsabile punti vendita) preferibilmente nei settori GDS e/o GDO. Spiccate doti organizzative e orientamento al risultato completano il profilo. E’ richiesta la residenza o il domicilio nelle regioni Marche o Emilia Romagna I candidati ambosessi (L. 903/77) sono invitati a leggere sul nostro sito l’informativa sulla Privacy (D. Lgs. 196/03). Inviare CV con consenso al trattamento dei dati citando il riferimento, tramite e-mail ricercaeselezione@sidagroup.com o fax. (071.2852245) a : SIDA srl Via I° Maggio 156 – 60123 ANCONA – tel 071.28521

RIF: WDS/01 WEB DEVELOPER SENIOR Azienda leader nel settore della stampa digitale ricerca: WEB DEVELOPER La figura da inserire risponde direttamente alla Direzione e si occuperà di: - sviluppo di pagine e soluzioni del sito aziendale - implementazione di funzionalità e-commerce. Più in particolare le sue mansioni riguarderanno: - la creazione di pagine e soluzioni web attraverso linguaggi di programmazione e ambienti di sviluppo; - la creazione di prototipi e successivamente installazione e messa in opera dell’applicazione, integrata con soluzioni multimediali (animazioni audio e video) e grafiche; - la progettazione e realizzazione di un sito per commercio elettronico e realizzazione di cataloghi elettronici di prodotti; - inoltre la gestione delle sessioni di acquisto per ordini on-line e implementazione di sistemi di transazione economica. Il candidato/la candidata ideale ha un età compresa tra i 25 e i 33 anni ed è in possesso di un diploma e/o laurea di tipo tecnico (preferibilmente laurea in informatica o in ingegneria informatica). E’ di preferenza la residenza nelle province di Rimini, Pesaro, Forlì-Cesena, Ravenna e Ancona. Si richiedono almeno 4 anni di esperienza lavorativa maturata nello sviluppo di applicazioni web-based and software stand alone. Inoltre si richiede la conoscenza software necessaria all’espletamento dell’attività: Flash, HTML, PHP, CJSP Servelet, Dot.net e Java. Completano il profilo la conoscenza e l’utilizzo dei CMS Web GUI e il linguaggio di sviluppo PERLe il programma Photoshop Grafica. La sede di lavoro è Riccione. I candidati ambosessi (L. 903/77) sono invitati a leggere sul nostro sito l’informativa sulla Privacy (D. Lgs. 196/03). Inviare CV con consenso al trattamento dei dati citando il riferimento, tramite e-mail ricercaeselezione@sidagroup.com o fax. (071.2852245) a : SIDA srl Via I° Maggio 156 – 60123 ANCONA – tel 071.28521 > Alluflon Spa è una realtà leader nel settore del pentolame antiaderente, dove opera da oltre 40 anni attraverso i marchi Moneta e Alluflon con una forte presenza nel mercato interno ed in Europa sull’insieme dei canali

distributivi. Per supportare una rilevante fase di crescita ha la necessità di potenziare il proprio organico con: VVA/02 EXPORT AREA MANAGER Il ruolo riporta al Direttore Commerciale e avrà la responsabilità di: * Operare nel paese di riferimento sulla base delle strategie individuate dalla direzione con la responsabilità del raggiungimento degli obiettivi prestabiliti in termini di vendite/ distribuzione/margine * Formulare l’offerta in termini di prodotto/prezzo e condizioni di vendita * Gestire in prima persona o coordinare la rete nella negoziazione con i clienti assegnati * Realizzare il piano delle vendite nel territorio a lui assegnato anche gestendo la rete di agenti già presente, oppure creandola o rafforzandola ove necessario * Sviluppare nuovo business attraverso l’affiancamento alla direzione per l’acquisizione di nuovi clienti * Supportare la direzione nella gestione dei Key Client * Controllare le performance dei clienti analizzando fatturati e prodotti venduti * Monitorare costantemente l’attività della concorrenza * Verificare che il flusso delle attività logistico-produttive siano in linea con gli impegni presi con i propri clienti Il candidato ideale,deve aver maturato una significativa esperienza di almeno 3 anni nel ruolo od in ruoli analoghi . Si richiede ottima padronanza della lingua francese ed inglese e del pacchetto Office. Si prediligono percorsi di laurea in discipline economico-giuridiche. Sono apprezzate esperienze nel canale GD/DO. Completano il profilo capacità organizzative, ottime doti relazionali, capacità di mediazione e negoziazione ed orientamento al risultato. La sede di lavoro è in Provincia di Pesaro. I candidati ambosessi (L. 903/77) sono invitati a leggere sul nostro sito l’informativa sulla Privacy (D. Lgs. 196/03). Inviare CV con consenso al trattamento dei dati citando il riferimento, tramite e-mail ricercaeselezione@sidagroup.com o fax. (071.2852245) a : SIDA srl Via I° Maggio 156 – 60123 ANCONA – tel 071.28521 RIF: RRM/01 RESPONSABILE INGEGNERE DI REPARTO MANUTENZIONE SIDA GROUP ricerca, per impor-

tante e storica Azienda del settore del legno, le seguenti figure: RESPONSABILE DI REPARTO MANUTENZIONE (RRM/01) Il candidato/La candidata, rispondendo direttamente al responsabile di produzione, sarà responsabile di assicurare il buon andamento dei macchinari delle linee di produzione. Il candidato/ la candidata ideale è un giovane, tra i 25 e i 37 anni, in possesso di diploma di perito meccanico, con maturata esperienza nella messa a punto e gestione delle macchine, preferibilmente del settore del legno e PVC. È inoltre richiesto uno spiccato senso organizzativo. La sede del lavoro è Pollenza (MC). I candidati ambosessi (L. 903/77) sono invitati a leggere sul nostro sito l’informativa sulla Privacy (D. Lgs. 196/03). Inviare CV con consenso al trattamento dei dati citando il riferimento, tramite e-mail ricercaeselezione@sidagroup.com o fax. (071.2852245) a : SIDA srl Via I° Maggio 156 – 60123 ANCONA – tel 071.28521 > Importante Azienda che opera da oltre 30 anni nel settore legno, sia a livello nazionale che internazionale cerca: EXPORT AREA MANAGER Rif:GM/02 Il nuovo collaboratore verrà inserito nell’area commerciale, rispondendo alla Direzione Commerciale. Curerà i rapporti con gli agenti e lo sviluppo della rete di vendita nei mercati della Gran Bretagna, Francia e Germania. Parteciperà alla definizione delle scelte commerciali, alla stesura del piano di vendita di competenza e alle trattative di vendita più importanti. Il candidato ideale è un professionista di età compresa tra i 30 e i 40 anni, con un’esperienza di almeno 2 anni in un ruolo analogo. Ottima conoscenza della lingua inglese, orientamento al cliente, alla vendita, buone doti organizzative di problem-solving di dinamismo e flessibilità completano il profilo. La sede aziendale è nella Provincia Ancona, costituisce quindi requisito di preferenza il domicilio nella stessa provincia o interland. I candidati ambosessi (L. 903/77) sono invitati a leggere sul nostro sito l’informativa sulla Privacy (D. Lgs. 196/03). Inviare CV con consenso al trattamento dei dati citando il riferimento, tramite e-mail ricercaeselezione@sidagroup.com o fax. (071.2852245) a : SIDA srl Via I° Maggio 156 – 60123 ANCONA – tel 071.28521

Gli interessati sono pregati di inviare dettagliato curriculum, con consenso al trattamento dei dati, citando in busta il riferimento a: SIDA S.r.l. 177 Via I° Maggio - 60131 Ancona - Fax 071/2852245 - info@sidasrl.it - www.sidasrl.it Consenso: richieste di autorizzazione provvisioria alla Ricerca e Selezione del personale in corso, ai sensi del D.Lgs. 276/03. I candidati ambosessi (L. 903/77) sono invitati a leggere sul nostro sito l’informativa sulla Privacy (D. Lgs. 196/03).


ULTIMA PAGINA

L’ULTIMA PAGINA di C. Carnevali

Basta! Quest’Europa detta troppe regole! Dopo tutte le imposizioni all’agricoltura, l’ultima, per fortuna saltata all’ultimo momento, era quella dello yogurt senza latte fresco, da sostituire con un non meglio precisato, almeno nella provenienza, latte in polvere… Ma perché non ce ne usciamo dall’Unione Europea se le decisioni devono essere queste? Lo yogurt, da sempre sinonimo di alimentazione sana, ha rischiato di diventare… non si sa nemmeno cosa, visto che il “suggerimento” europeo era di togliergli il latte fresco, da sostituire con quello in polvere… Nel nostro “laghetto” simbolico, dove, dal numero scorso di ML, abbiamo deciso di buttare il sasso per vedere moltiplicati i cerchi nell’acqua, in questo momento si registra… burrasca. Perché un’imposizione così, per fortuna “saltata” all’ultimo minuto, non è la prima e in passato abbiamo dovuto rinunciare a molto, dismettere molte coltivazioni, farci invadere da prodotti contraffatti e poco salutari. Invece di spingere verso la produzione di alimenti quanto più possibile sani e salubri, l’Europa continua per la strada degli artifici: il vino senza l’uva, il formaggio senza il latte, il succo di frutta con una percentuale minima di frutta vera… E a fare lo yogurt con il latte in polvere, diceva quello, sono capaci tutti: ma qualcuno vuole spiegarci perché dobbiamo buttare le nostre meravigliose arance della Sicilia, il latte delle nostre mucche, il grano, le barbabietole, ridurre le piante di viti nei nostri filari? Dove sta scritto che deve esserci un limite alla nostra produzione? Perché non indirizzare tutto, allora, verso il terzo mondo, in modo da sconfiggere la fame, piuttosto che

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favorire la distruzione di prodotti che costituisce il più classico “schiaffo alla miseria”? E per fortuna questa cosa non è passata, altrimenti si doveva anche rinunciare al nostro yogurt sano. Vogliamo tornare ai bei tempi: del falso principio dell’uguaglianza produttiva in Europa non ci interessa niente, vogliamo poter contare su alimenti di qualità, prodotti nella nostra terra, perché da questo punto di vista, all’Italia non può insegnare niente nessuno, altro che le sofisticazioni che si scoprono un giorno dopo l’altro! E siccome quello che si sta tentando di fare è un taglio sui trasporti (ecco perché il latte in polvere e non quello fresco per lo yogurt: costa di meno perché è concentrato e occupa meno spazio) a favore di un basso pregio nutritivo e magari anche di bassa contraffazione, lasciamo che il resto del mondo lo consumi con il latte in polvere, ma noi, per favore, no! Noi che lo conosciamo perché abbiamo visitato almeno una volta un allevamento, nelle Marche o in Italia e comunque di casa nostra, che sappiamo qual è il profumo del latte fresco e che vorremmo sentirlo anche nei derivati, ribelliamoci alle decisioni che a favore di una competitività garantita non fanno altro che risultare deleterie non solo per le imprese agricole italiane, ma anche per la qualità di ciò che portiamo in tavola. Dovrebbe esserci un impegno maggiore a far consumare yogurt ogni giorno (siamo a 19 grammi al dì, a fronte dei 125 che invece ci servirebbero per stare bene), invece che trovare il modo per danneggiare anche quel poco che di buono ingeriamo! E attenzione perché l’Unione Europea ne ha pronta un’altra: ridurre l’alcolizzare del vino di un 2%: come dire rendere anche il vino tutta un’altra cosa, rispetto all’uva di origine!




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