ML Settembre 2010

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Primo piano Direttore EDITORIALE Flavio Guidi flavio.guidi@mondolavoro.eu

Sommario COVER STORY

14. ALDO BRACHETTI PERETTI “IL VINO SI FA PUBBLICITÀ DA SOLO”

COORDINATORE EDITORIALE Guido Guidi guido.guidi@mondolavoro.eu Direttore responsabile Paolo Duranti p.duranti@mondolavoro.eu Direttore EDITORIALE ABRUZZO Donato Parete donato.parete@mondolavoro.eu Editrice GGF GROUP www.mondolavoro.eu Registrazione tribunale di Ancona n°12 del registro periodici del 14 aprile 1994 REDAZIONE MARCHE

REDAZIONE ABRUZZO

Via Albertini, 36 Gross Ancona 60131 Ancona AN Tel. 071 2133300 marche@mondolavoro.eu

Via Mazzini, 75/1 65122 Pescara PE Tel. 085 27543 abruzzo@mondolavoro.eu

HANNO COLLABORATO AL NUMERO Roberto Antonella, Agnese Ausili, Michele Barchiesi, Immacolata Barone, Asmae Dachan, Lorenzo Dattolo, Fabio Di Giulio, Ilenia Funari, Sara Gatti, Guido Guidi, Christian Lucconi, Giuseppe Mascetti, Laura Palanga, Cristina Panara, Enrico Picchio, Michela Rossi, Michele Sasso, Alessandro Stecconi, Alberto Tenan

CAPOREDATTORE Andrea Beato HANNO COLLABORATO AL NUMERO Sergio Di Tillio, Emanuela Gennaioli, Diego Panico, Valerio Simeone, Massimo Di Cintio, Francesca Lupone, Roberto Di Gennaro, Guido Ramini, Maurizio O.Delfino, Francesca Cicchinelli, Isabella Pennoni, Monica Garugno, Esilde Collini

Chiuso in redazione il 09/09/2010 Grafica e impaginazione: ricciarelli.it Stampa: Grafiche Ricciarelli di Ricciarelli Bernardino via S. Ubaldo, 41 60030 Monsano (AN) Poste italiane Spa d.l. 353/2003 (conv. in l. 27/02/2004 n. 46) Art. 1, comma 1, DCB Ancona autorizzazione direzione provinciale pt Ancona Una copia euro 2,00 Arretrati euro 4,00 Abbonamento annuale euro 15,00 modalità di pagamento a mezzo versamento su: C.C. Postale n°4072844 bonifico bancario presso Banca Popolare di Ancona Agenzia Ancona 1 – C.C. n°11154 – CAB 02684 – ABI 05308 – CIN l “Mondo Lavoro” offre esclusivamente un servizio, non riceve compensi nelle contrattazioni, non effettua commercio, non è responsabile per la qualità, provenienza o veridicità delle inserzioni. La direzione di “Mondo Lavoro” si riserva il diritto di modificare, rifiutare o sospendere una inserzione a proprio insindacabile giudizio. L’editore non risponde per eventuali ritardi o perdite causate dalla non pubblicazione dell’inserzione per qualsiasi motivo. Non è neppure responsabile per eventuali errori di stampa. Gli inserzionisti dovranno rifondere all’editore ogni spesa da esso eventualmente sopportata in seguito a malintesi, dichiarazioni, violazione di diritti ecc. a causa dell’annuncio. Si precisa che tutte le inserzioni relative a richieste od offerte di lavoro debbono intendersi riferite a personale sia maschile sia femminile, essendo vietata, ai sensi dell’art.1 della legge del 9/12/77 n.903, qualsiasi discriminazione fondata sul sesso per quanto riguarda l’accesso al mondo del lavoro, indipendentemente dalle modalità di assunzione e qualunque sia il settore o ramo di attività. È vietata la riproduzione totale o parziale di tutti i testi, i disegni, le foto riprodotte su questo numero del giornale. Manoscritti, disegni e foto, anche se non pubblicate, non vengono restituite. Tutti i diritti riservati. IMPORTANTE Ricordiamo ai lettori e ai richiedenti le pubblicazioni qui contenute che tutte le rubriche hanno la sola funzione di creare occasioni per il soddisfacimento dei leciti interessi – che questi vengono collocati secondo le loro caratteristiche e le indicazioni ricevute – che è assolutamente escluso ogni interesse di intermediazione dell’editore. Questi non si assume, né del resto si può assumere, responsabilità per gli eventuali tentativi di lettori e richiedenti di utilizzare annunci e loro collocazioni in rubriche per finalità illecite. Per siffatti abusi l’editore si riserva ogni azione legale, anche per i danni subiti.

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IMPRESE

28. CAT IMPIANTI UN NUOVO GRANDE GIOIELLO DELLA TECNOLOGIA FIRMATO CAT 30. PROFILI AZIENDALI & PARTNERS OBIETTIVO: PROMUOVERE E SOSTENERE L’IMPRESA 32. CISI/HONDA IN VAL DI SANGRO LA QUALITÀ SI FA IN CIRCOLI 35. TERTEX LA QUALITÀ NEL TESSILE 36. WASH AGENCY WASH AGENCY, ALL’AQUILA L’AZIENDA MULTISERVIZI 39. ROTTA PER SHANGAI

EDILIZIA

42. ORDINE ARCHITETTI DI ANCONA “PIANO CASA”, LE PERPLESSITÀ DEGLI ARCHITETTI

ISTITUZIONI

44. CAMERA DI COMMERCIO DI ANCONA CONTRATTI SICURI: DA 10 ANNI LA COMMISSIONE CONTRATTI AL FIANCO DELLE IMPRESE

ASSOCIAZIONI

20. GIAN MARIO SPACCA 22. ALFREDO CASTIGLIONE E SILVIO PAOLUCCI

45. CNA IMPRESE, NELLE MARCHE LE PICCOLE PAGANO PRIMA 46. CLUB TI INNOVAZIONE COME SINONIMO DI CREATIVITÀ, CAPITALE RELAZIONALE E SERVITIZATION 47. APINDUSTRIA AQUILA CADERE, RIALZARSI, IMPARARE DI NUOVO A CAMMINARE…

RICERCA

FORMAZIONE LAVORO

PRIMO PIANO

10. BBD DOMENICO BASILICO, UN BUSINESS CHE NASCE DAL LEGNO

OPINIONI

24. ENERGIA, CONSUMIAMO PIÙ DI QUANTO LA TERRA POSSA PRODURRE

MARKETING TERRITORIALE

26. SICA IL FUTURO DI PINETO PRENDE FORMA CON ECOPOLIS

60. SPECIALE AGROALIMENTARE

48. UNICAM SCUOLA DI STUDI SUPERIORI “GIACOMO LEOPARDI”, DA QUEST’ANNO ANCHE A CAMERINO 50. NUOVO PRESTITO D’ONORE REGIONALE 51. POLIARTE “IL DESIGN, FIGLIO E PADRE DELLA CULTURA IMPRENDITORIALE MARCHIGIANA” 52. VIVIANA DABUSTI “L’ATTUARIO, PROFESSIONE DEL FUTURO” 54. SIDA LO SVILUPPO PROFESSIONALE E L’INSERIMENTO AZIENDALE 57. BANDI

CREDITO

58. BANCA DI SPOLETO

CONSULENZA

118. PMI: RISCHIO TASSO E RISCHIO 119. RENZO AVESANI 120. WWW.SIDACONSULENZAONLINE.COM 122. SERGIO CARBONE

EVENTI

124. HOTEL EXCELSIOR 125. CCIAA CHIETI

TIME OUT

127. NICOLA GAETANI TAMBURINI 128. FIORANGELO PUCCI 129. FABRIZIO BARBAROSSA

NEL PROSSIMO NUMERO DI OTTOBRE SPECIALE “ENERGIA, EDILIZIA E FONTI RINNOVABILI” Illuminazione, riscaldamento, utilizzo industriale: quando si parla di energia entrano in campo fattori di ordine ambientale, economico, finanziario. Autorevoli esperti ci aiuteranno a comprendere le prospettive delle fonti rinnovabili nei prossimi anni e i loro positivi effetti sotto molteplici profili.


Editoriale

Riscoprire il legame con la terra

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onsiderata anticamente come una garanzia di ricchezza, come un valore irrinunciabile, una certezza per le famiglie e le comunità, spesso oggetto di lotte e persino guerre per il suo possesso, la terra accompagna da sempre i più importanti momenti di crescita e di sviluppo dell’umanità. Lo spopolamento rurale dovuto all’inizio dei grandi processi di industrializzazione e il rapido sviluppo dei centri urbani, con il conseguente cambiamento delle abitudini e della mentalità della gente, ha modificato la relazione dell’uomo con la natura, ma si tratta di un legame talmente viscerale che nulla ha potuto interromperlo. In particolare, nell’ ultimo ventennio si sta assistendo ad un recupero di quel rapporto con la terra, coi suoi prodotti, con quel suo scandire le stagioni e la vita, tale da poter parlare di un ricongiungimento dell’uomo con il suo elemento naturale. Questa presa di coscienza sta animando trasversalmente un grande bisogno ecologista, un desiderio di prodotti naturali, biologici, genuini e al contempo sta facendo rivalutare la terra come una fonte di ricchezza e come un’opportunità per realizzarsi professionalmente. La riscoperta di un rapporto d’armonia con la terra contribuisce anche al recupero di uno stile alimentare sano, equilibrato, lontano da quel rapporto turbolento e problematico che spesso oggi si ha con il cibo. Tutto sembra quindi spingere verso un recupero di valori che sembravano ormai dimenticati, ma c’è da dire che si tratta di una strada tutta in salita. Le sfide del mercato globale e le rigide direttive comunitarie troppo spesso penalizzano i piccoli agricoltori, in favore delle multinazionali o dei grandi gruppi dell’industria alimentare. Si rischia di vedere sparire quei terreni, quelle coltivazioni, quei prodotti che per caratteristiche e sapore, sono apprezzati in tutto il mondo. Una soluzione potrebbero essere le certificazioni, ma gli hacker del settore agroalimentare, con il loro lavoro capillare, muovono un business miliardario, al quale è difficile tenere testa. Bisogna poi confrontarsi con realtà come l’introduzione degli Ogm nei cibi, che per alcuni rappresentano un’opportunità e per altri una minaccia per la salute dei consumatori. Di certo si può dire che quello dell’agroalimentare e dell’agroturistico sono settori chiave per le economie locali e nazionali e vanno quindi valorizzati e sostenuti con iniziative mirate. Flavio Guidi

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Primo piano

DOMENICO BASILICO, UN BUSINESS CHE NASCE DAL LEGNO Due realtà, BBD e Basitech, che propongono una gamma completa e personalizzata di macchinari nuovi e usati per la lavorazione del legno, in partnership con primarie aziende di livello internazionale.

L’umiltà al primo posto, senza mai dimenticare da dove sono partito. Nel tempo sono cambiato fisicamente, ma il mio modo d’essere è rimasto sempre lo stesso”, un modo d’essere fondato sull’impegno costante e sulla passione. È questo il segreto di Domenico Basilico, pronto a tagliare, nel 2011, il traguardo dei 30 anni di attività nel settore impianti e macchine per il legno. “Una professione nata quasi per caso”, ricorda nel corso della nostra intervista, mentre organizza gli ultimi preparativi per un importante viaggio d’affari in

Medio-Oriente. Da giovanissimo il destino sembrava infatti avviarlo ad una brillante carriera nel turismo: “Ero direttore di bar e sala in uno dei più noti alberghi di Silvi Marina (Teramo), un impegno prettamente legato alla stagione estiva, che riuscivo bene a conciliare con gli studi da perito industriale”. Poi, nel 1981, arriva la proposta, da parte di una società di Sambuceto (Chieti), per ricoprire il ruolo di agente di commercio in un campo completamente diverso in cui “non conoscevo nemmeno la diffe-

Domenico Basilico assieme ai suoi due figli: Andrea (a sinistra), alla guida di Basitech, e Christian, laureando in Ingegneria

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renza tra una sega circolare e una a nastro. Accettai la sfida iniziando a girare le zone di Teramo e L’Aquila, lavorando anche dodici, tredici ore al giorno. Da subito riuscii ad ottenere degli ordini importanti, prendendo consapevolezza dell’esistenza di un vasto mercato potenziale e riuscendo ad intuire che quella era la strada giusta per me. All’inizio degli anni Novanta la ditta per la quale lavoravo fallì e decisi che era giunto il momento di investire su quanto avessi di più sicuro e concreto: la competenza maturata e i tanti interlocutori che mi erano rimasti affezionati”. Fattori fondamentali per la realizzazione di un’idea imprenditoriale chiamata BBD, di cui Domenico Basilico, oggi, è amministratore unico; e nel 2005 arriva un ulteriore importante sviluppo con la nascita di Basitech. Due realtà indipendenti, ma allo stesso tempo perfettamente integrate e complementari per commercio e servizi, una con sede a Silvi Marina e l’altra a Mosciano Sant’Angelo (Teramo). A queste si aggiungono i diversi magazzini di proprietà e in locazione, per la custodia dei macchinari, presenti sempre nella regione adriatica, e il nuovissimo Techcenter a Scerne di Pineto (Teramo), inaugurato lo scorso mese di marzo, in cui è possibile vedere all’opera, replicando quindi il loro impiego reale, diverse tipologie di apparecchiature. “Un salto di qualità - sottolinea lo stesso Basilico - raggiunto anche grazie al contributo dei miei due giovani figli: Andrea, 30 anni, alla guida di Basitech, e Christian, 26 anni, laureando in Ingegneria all’Università dell’Aquila, che si appresta


ad entrare nel nostro mondo”. La loro presenza ha sicuramente conferito una maggiore energia e dinamicità, un’ampia garanzia di continuità generazionale. “Attualmente sono a noi riconducibili i migliori marchi di produttori di impianti e macchine per la lavorazione del legno e dell’alluminio (Biesse, SCM, Cefla, Essetre, Fida...); siamo esclusivisti per tutto l’Abruzzo, le province di Ascoli Piceno, Campobasso, Isernia e i prodotti da noi commercializzati, tutti “made in Italy” e a marcatura CE, sono presenti, oltre che nelle falegnamerie tradizionali, in moltissime aziende del Centro Italia specializzate nella realizzazione di mobili, cucine, arredi per uffici e negozi, infissi”. Solo per citare qualche nome, tra i clienti figurano player di assoluto prestigio, con alcuni dei quali esiste ormai anche un consolidato rapporto di amicizia: Las Mobili, Aran World, Europlak, Savini Arredobagno, Falegnameria Adriatica, Cubo Design, Kiko, Mar Mobili, Mas Legno, Artigianmobili, Gruppo Industriale Time, Frigomeccanica, Iezzoni Sjb, Piramide Hi Tech, Comes, Scavolini, Falc Mobili, Berloni e moltissime altre eccellenze. Siamo in grado di offrire servizi di vendita (anche usato), post-vendita (tra cui trasporto, montaggio, collaudo), assistenza tecnica, anche su marchi da noi non commercializzati, fornitura di ricambi e consulenze di progetto altamente professionali. Con BBD l’attenzione è focalizzata sul mercato locale; Basitech è, invece, maggiormente orientata all’estero, sviluppando contatti con Paesi di tutto il mondo (Grecia, Spagna, Romania, Venezuela, Nuova Zelanda...)”. Nei modernissimi uffici a Mosciano Sant’Angelo si tengono anche corsi di formazione, dove i tecnici istruiscono il personale della clientela per lavorare con l’alta tecnologia che caratterizza impianti e macchinari. La cura in ogni minimo dettaglio è trasmessa al marketing e alla comunicazione, con uno stile idoneo, sobrio ed efficace studiato dall’agenzia teramana Ricerche & Redazioni, di Giacinto Damiani. “Da settembre, inoltre, le prime 500 ricerche giornaliere globali, effettuate con il motore di ricerca Google e riguardanti

IL TECHCENTER: IN UN UNICO SPAZIO LE MIGLIORI MACCHINE IN FUNZIONE Un gioiello unico in Italia, dove l’alta tecnologia è assoluta protagonista. Si presenta così il nuovissimo Techcenter Basitech-BBD (aziende certificate Iso 9001). La struttura sorge in via Orsa Maggiore, Contrada Torre San Rocco, nella zona industriale di Scerne di Pineto (Teramo). Nel complesso una superficie coperta di oltre 1.000 metri quadri, all’interno esposti decine di macchinari tradizionali, centri di lavoro, bordatrici, apparecchiature robotiche dalle altissime performance. La filosofia di questo showroom avveniristico (fortemente voluto dal

figlio Andrea) risiede nella volontà di dar vita ad uno spazio di tipo espositivo che offre, in più, la possibilità di vedere i macchinari in funzione, direttamente a disposizione dei visitatori per la prova dal vivo e con l’assistenza di un personale tecnico altamente specializzato. Il centro accoglie macchine nuove e usate, il meglio del settore in questione, con marchi di assoluto prestigio. “Periodicamente - sottolinea Domenico Basilico - organizziamo open house, appuntamenti che si affiancano alle nostre ormai consuete presenze nelle più prestigiose fiere mondiali”. Il Techcenter rappresenta una vera e propria sfida per Basitech e BBD, per soddisfare un mercato sempre più attento ed esigente e confermare il ruolo da assoluto protagonista, a livello nazionale, come rivenditore di macchine per la lavorazione del legno.

Il Techcenter Basitech-BBD che permette di vedere all’opera le migliori macchine del settore

Un settore “made in Italy” L’industria italiana delle macchine per la lavorazione del legno ha saputo raggiungere risultati importantissimi in tutto il mondo, grazie anche al “circolo virtuoso” che è stata capace di creare nel rapporto con i clienti. Una vera e propria partnership che ha permesso ai costruttori di tecnologia di consolidare conoscenze e di partecipare attivamente alla definizione di processi industriali sempre più efficaci: artigiani e piccole imprese di tutto il mondo acquistano macchine italiane ed ovunque vi sia la necessità di realizzare

impianti ad altissima automazione - in grado di produrre anche per piccoli lotti in tempi estremamente contenuti e con costi industriali certi - sono le imprese italiane ad avere qualcosa da dire. L’ INDUSTRIA ITALIANA DELLE MACCHINE LAVORAZIONE DEL LEGNO - ANNO 2009* Produzione

1.228

Export

874

Import

123

Mercato interno

354

* VALORI ESPRESSI IN MILIONI DI EURO FONTE ACIMALL

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Primo piano l’ambito delle macchine per la lavorazione del legno, vedono apparire, al primo posto, il binomio “BBD-Basitech”. Un’incisiva sponsorizzazione è attuata, da diversi anni, nel campo dello sport e in accordo con la società di pallacanestro Banca Tercas Teramo, che milita in A1. Un’accoppiata che propone un modello vincente e già sperimentato, come nel caso di due squadre storiche: la Scavolini Pesaro e la Snaidero Basket di Udine. “Moltissimi sono i progetti in cantiere per il prossimo futuro. Quest’anno le previsioni indicano un in-

cremento di fatturato del 20% rispetto al 2009 ed entro dicembre cercheremo di arrivare a toccare quota 20 unità lavorative complessive, andando a rafforzare, soprattutto, la squadra di agenti presenti sul territorio”. L’obiettivo è quindi ben delineato: “Continuare uno sviluppo sano - conclude Domenico Basilico - senza mai dimenticare le nostre origini, i momenti difficile e rimanendo, sempre, con i piedi per terra”. di Andrea Beato (Foto Diego Panico)

I modernissimi uffici Basitech a Mosciano Sant’Angelo (Teramo), nelle vicinanze dell’uscita dell’A14

Domenico Basilico, tra famiglia e lavoro Un imprenditore, ma anche un uomo attento alla famiglia. Domenico Basilico, 56 anni, nativo di Castilenti (Teramo). Da 33 anni è sposato con la signora Giovanna, “una donna a cui devo molto - dichiara - che ha saputo aspettarmi, aiutarmi, incoraggiarmi; che si è dedicata alla famiglia, educando i nostri due figli, Andrea e Christian, inculcando loro sani valori. Se oggi siamo qui è anche grazie a lei”. Dopo gli affetti privati e il lavoro, al primo posto mette l’interesse per il calcio e, in

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particolare, per la Juventus: “Sono capace di soffrire per una sconfitta della “vecchia signora”. Tra le passioni, il ballo, la musica (suona l’organetto), e il giardinaggio: “Nei weekend mi piace rilassarmi, curando le mie piante, immerso nel verde del mio giardino”. Nella vita ha imparato a non fermarsi mai, “a ripartire sempre e, a volte, anche a farsi guidare dall’istinto nelle scelte che contano”. Lo scorso luglio la nascita di Elisabetta, figlia del primogenito Andrea, lo ha reso nonno, “una grande emozione, una soddisfazione come poche”.

Gestione contabilità La Basitech che, come abbiamo specificato, ha sede a Mosciano Sant’Angelo, viene seguita in maniera impeccabile dal ragioniere Luciano Gambini. Dallo scorso gennaio, invece, il ragioniere Ettore Beniamino riveste il ruolo di direttore amministrativo all’interno di BBD. “L’incontro con Domenico Basilico - spiega - è avvenuto grazie allo studio di consulenza aziendale GambiniDi Gregorio di Teramo. Reduce da un’esperienza di lavoro negativa, non credevo di poter trovare un ambiente professionale così: una grande famiglia dove le risorse umane sono trattate come persone e non come semplici dipendenti e collaboratori. Mia moglie è riuscita a trovare, a 400 chilometri di distanza da qui, un’occupazione in un contesto ideale e ormai pensavo che solo allontanandomi, a mia volta, dall’Abruzzo avrei potuto trovare una situazione simile. Tutto superato. Domenico Basilico rappresenta per me l’amministratore, il dirigente dell’azienda con cui collaboro, ma sopratutto un amico, il mio migliore amico, con il quale poter parlare di tutto. Al di là del lavoro, ci teniamo in costante contatto telefonico, ci divertiamo a scherzare, viaggiare, ad andare a pranzo insieme... È una persona unica, speciale, un punto di riferimento per tutti, il primo ad arrivare al mattino in azienda e l’ultimo, la sera, a tornare a casa”.

Lavoro quotidiano. Da sinistra Ettore Beniamino, direttore amministrativo di BBD, con Domenico Basilico


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Cover story

“IL VINO SI FA PUBBLICITÀ DA SOLO” Quando si menzionano le eccellenze marchigiane nell’agroalimentare non si può non parlare de Il Pollenza, azienda vitivinicola fondata da Aldo Brachetti Peretti nel tolentinate, bellissimo esempio di Made in Italy affermato nel mondo.

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ul Conte Aldo Brachetti Peretti si potrebbero scrivere decine e decine di libri. Marchigiano (è nato a Fermo) con una laurea in Economia conseguita a Parma, una promettente carriera universitaria - che lo porta giovanissimo ad un incarico come assistente a Roma - abbandonata per entrare in api, il colosso energetico e petrolifero nel quale lavora da 54 anni, 34 dei quali come Presidente. Per sentire direttamente da lui qualcosa di più sulla sua famiglia e sulle sue molteplici attività nell’agroalimentare, siamo andati a trovarlo nella tenuta di Tolentino, 200 ettari (di cui 60 coltivati a vigneto), che ospitano alcune dimore storiche, tra le quali spicca un edificio del Cinquecento, opera del celebre architetto Sangallo. Conte Brachetti Peretti, Lei si divide tra Roma – quartier generale di api – e Tolentino, per seguire questo hobby legato al vino… “No” - mi interrompe subito - “la coltura delle viti è un impegno molto, ma molto gravoso, coinvolgente, altro che hobby”. Anche economicamente? “Se fatto seriamente sì. Non è un gioco, un hobby: è piuttosto una passione, che sto coltivando con impegno. Guardi: nella mia vita non ho mai affrontato nulla per gioco. É essenziale prefiggersi sempre un obiettivo in tutto ciò che si fa”. La raffineria di Falconara, che dà lavoro alla città, un’azienda agricola che porta comunque ricchezza al territorio: abbiamo di fronte un marchigiano che non si è dimenticato delle sue origini. “Guardi, a me hanno insegnato alcuni principi ai quali ho sempre cercato di rimanere fedele: ordine, pulizia mentale, moralità, impegno a mantenere la parola data, riservatezza, passione e molta voglia di lavorare. Così si è sempre apprezzati.

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Cover story Detto questo, certo… sono marchigiano e la mia famiglia pure: la famiglia di papà (che alla mia nascita era il direttore del Banco di Roma a Fermo) era di Urbisaglia, mentre la mamma di Recanati. Due persone che ho amato moltissimo. I più bei ricordi della mia infanzia e anche dell’adolescenza sono legati a questa terra e alla mia fantastica famiglia”. Ho avuto modo di leggere qualche traccia della Sua biografia: Lei è stato il più giovane Cavaliere del Lavoro d’Italia (titolo affidato anche al nonno e al suocero), una famiglia che tra i propri avi contempla anche un Papa, una laurea honoris causa in Ingegneria. “Papa Pio IX - Giovanni Maria Mastai Ferretti -, quello della Breccia di Porta Pia, era fratello della mia trisnonna. Il suo pontificato è il più lungo della storia, con una durata di oltre 33 anni. A lui abbiamo dedicato un bianco, il Mastai, assai buono”. Torniamo a parlare di vino. Qual è la situazione del comparto? “In generale, il settore sta attraversando un momento assai delicato anche a livello internazionale: la concorrenza è sfrenata. Ma nel nostro mercato i vini d’eccezione saranno si e no una decina. Se guardiamo alla situazione regionale, le Marche - nelle quali operano tradizionalmente numerosi produttori di vino stanno diventando un territorio quotato, il che significa che in prospettiva saranno tra le migliori. Il problema - anzi, uno dei problemi - è che anche questo mondo è attraversato da gelosie. Ma perché? Io voglio soltanto utilizzare al meglio il mio terreno. Punto”. Vi sono attriti tra produttori? “Se, come è accaduto recentemente, un’autorevole rivista giapponese del settore ci ha assegnato il primo posto in una classifica di vini di altissima qualità, e l’azienda seconda classificata (anch’essa italiana) non accetta il verdetto e crea polemiche fuori luogo - cose puntualmente avvenute -, allora sono costretto a trarre le conclusioni di cui accennavo prima”. In fatto di riconoscimenti, la bacheca ne è molto ricca… “Si, i riconoscimenti indubbiamente vi sono: il Pollenza, ad esempio, è estremamente competitivo a livello mondiale. É stato tra l’altro segnalato dal Gambe16

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ro Rosso, dall’AIS (Associazione Italiana Sommelier) oltre che dall’inglese Decanter e dall’americano Wine Spectator”. Nei supermercati troviamo vini a prezzi stracciati, con marchi che puntano con forza sulla pubblicità. Mi chiedo: in questo settore la qualità paga? “Da questo punto di vista la clientela italiana forse non è ancora pronta, ma vedo che i prodotti Pollenza viaggiano a gonfie vele in taluni mercati più “attenti” alla qualità: Germania, Giappone, Gran Bretagna, in generale i Paesi del Nord Europa. Ma anche gli Stati Uniti ci stanno dando belle soddisfazioni”. Senza investire troppo sulla comunicazione… “Il vino si fa pubblicità da solo. Attenzione, però: ciò non significa che non curiamo il rapporto con il Cliente, acquisito o anche solo potenziale”. Come? “Ora stiamo parlando nella Sala degli Assaggi, destinata appunto ad ospitare i graditi Ospiti per le degustazioni”. Se ho capito bene, il Pollenza è un prodotto destinato alla fascia alta del mercato? “Esclusivamente. Nella nostra tenuta, qui a Tolentino, abbiamo anche avviato un outlet, presso il quale è possibile acquistare i nostri vini di ottima qualità anche in piccoli contenitori da cinque litri. L’esperimento ha funzionato, perché abbiamo richieste superiori alle nostre aspettative.

“La vita è una ruota che in gioventù sembrava non si muovesse mai, e invece ora…… gira in modo vertiginoso” Certo, la qualità impone prezzi non paragonabili a quelli dei prodotti da supermercato, ma questo mi pare naturale”. Mi perdoni la domanda troppo semplicistica, ma da cosa deriva la qualità di un vino? “Da numerosi fattori: il terreno, la professionalità degli enologi, l’utilizzo di eccellenti processi di coltivazione, la ricerca costante delle migliori tecniche di lavorazione, la cura, l’igiene, una scrupolosa e direi maniacale attenzione a tutti i minimi particolari come la raccolta a mano ed anche grande passione. É ovvio che ciò richiede ingenti investimenti, sia di tempo che di denaro”. Partiamo dagli enologi: la Sua azienda agricola è stata il primo cliente nelle Marche del miglior enologo al mondo, Carlo Ferrini. Una bella sfida per entrambi… “Tutto vero. Ferrini è anche il padre del nostro ultimo prodotto, un ottimo spumante da Pinot nero che abbiamo battezzato Duende, cioè fascinoso in spagnolo.


Ma prima di lui, con noi ha lavorato per 13 anni un enologo di fama internazionale, Giacomo Tachis, cui mi sento molto legato e al quale va attribuito gran parte del merito delle soddisfazioni ottenute con la collaborazione del bravo Umberto Trombelli. Purtroppo, però, qualche anno fa si è ammalato ed è stato sostituito, appunto, dal dottor Carlo Ferrini”. E sulla lavorazione delle viti? “Senza scendere in tecnicismi che penso non interessino in questa sede, il Pollenza si produce su circa 60 ettari di vigna, lavorati per ottenere prodotti di altissima qualità. Le faccio un esempio: tagliamo il 60/65 per cento delle uve, appunto per garantire l’unicità del prodotto. Ora produciamo circa centomila bottiglie: in prospettiva vorremmo arrivare ad un milione”. 60 ettari… ma quante persone vi lavorano? “Una ventina di collaboratori, che si occupano anche delle altre coltivazioni presenti: grano, barbabietole, girasole, piselli, fagioli, borlotti ed altro”. Ed eccoci alla barriccaia, un amplissimo locale tecnologicamente all’avanguardia. “Trecento barriques, in rovere francese, su di una superficie di mille metri quadrati, destinati a diventare 2.600 per ospitarne tremila: i lavori sono a buon punto. Ma la filosofia non cambia: produzione limitata, ma di altissima qualità”. A quando risale la decisione di occuparsi anche di vino? “Negli anni Ottanta acquistai la tenuta dai principi Antici Mattei”. Accanto ai vigneti anche un campo fotovoltaico. “É un’iniziativa partita tre anni fa e ormai a pieno regime. Garantiamo energia elettrica a oltre ventimila famiglie! Con i suoi trenta ettari era il più grande d’Italia. Anche qui però occorrono continui investimenti: una squadra per la pulizia e la manutenzione dei pannelli, un’altra per la sorveglianza. Ma è tutto il fronte delle fonti rinnovabili che ci vede fortemente impegnati”. Come api? “Non soltanto fotovoltaico, ma anche eolico, idroelettrico e biomasse. Relativamente alla produzione di ener-

gia elettrica attraverso le biomasse, ad esempio, abbiamo due centrali che per 60 megawatt rappresentano l’impianto più grande d’Europa. In partnership con la società spagnola Iberdrola, poi, produrremo 500 megawatt

di eolico, attraverso impianti dislocati in Puglia, Sicilia, e Campania. Complessivamente, api ora copre circa il trenta per cento del fabbisogno energetico delle Marche”. Ci sono prospettive per lo sviluppo dell’eolico nelle Marche? “Purtroppo no. La scelta di un sito nel quale sviluppare la produzione di tale fonte energetica è il risultato di analisi molto scrupolose, da effettuarsi attraverso appositi strumenti, gli aerometri, in grado di misurare l’intensità, la costanza e la velocità del vento. Nella nostra regione i risultati non sono stati confortanti e quindi abbiamo optato per altre soluzioni: Puglia e Sicilia, appunto”. Conte, parliamo un attimo di api. É ancora forte la eco dell’acquisizione del marchio IP dall’azienda di Stato, l’Eni. Ora avete una quota di mercato che supera il 10 per cento. “Anche il settore petrolifero in Italia è molto difficile: ora, mentre stiamo conversando, l’oro nero ha raggiunto una quotazione stellare: 81 dollari al barile. Tenga presente che pensavamo si fermasse a 40. Una situazione da cardiopalma. É vero, comunque, che anche in passato le economie occidentali hanno vissuto periodi delicatissimi: penso al periodo della guerra del Kippur, ad esempio. L’ import di greggio bloccato a causa delle tensioni internazionali, momenti tempestosi nella politica mondiale. Il nostro Gruppo ha sempre viaggiato in giro per il mondo a cercare il petrolio alle condizioni migliori; pensi che noi siamo stati i primi ad importare petrolio dall’allora Unione Sovietica”. Quali sono le prospettive per il nostro Paese? “Quasi tutti i maggiori protagonisti del mercato petrolifero hanno ceduto i propri assets a società straniere. In sostanza siamo rimasti la grande Eni e noi, indipendenti e non quotati in Borsa”. Sta di fatto che la raffineria di Falconara rappresenta un fattore troppo importante per l’economia regionale e per l’indotto. Se non sbaglio il 70 per cento dei traffici merce che transitano dal porto di Ancona è collegato alla raffineria. “É esatto. Fa bene a ricordare questi dati

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Cover story

perché temo che talvolta ci si dimentichi dei riflessi occupazionali che quel sito comporta. E le dico subito che le perplessità che di tanto in tanto emergono sotto il profilo dei rischi per la salute, sono del tutto infondate. Forse non tutti sanno che l’acqua del mare antistante è pulitissima: gli eventuali rischi di piccole perdite del prodotto semmai si verificano all’interno dello stabilimento, ma sono state adottate soluzioni tecniche tali da lasciare tutti più che tranquilli e soddisfatti”. La nuova centrale per la quale avete chiesto i permessi non determinerà qualche rischio in più per i falconaresi? “Si tratterebbe di una centrale da 520 megawatt alimentata a gas, in grado di diminuire sensibilmente le emissioni grazie a nuove tecnologie. Quella attuale invece è da 280 megawatt ed è alimentata ad olio combustibile. Ciò significherà la totale indipendenza delle Marche dal punto di vista energetico: invito ufficialmente la Regione Marche, il Comune di Falconara e tutte le industrie marchigiane che lo vorranno, insieme ai grandi consumatori, a partecipare in qualità di azionisti a questo programma con adesioni rapide, avendo il nostro

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Gruppo già ottenuto la VIA dal Ministero dell’Ambiente ed ora in attesa solo della Conferenza dei Servizi. Vorrei aggiungere una cosa a proposito di Falconara: la mia famiglia è sempre stata legatissima a questa bella città e alla sua popolazione. Non temo smentite! Una volta si parlava di “Ancona 6”, cioè la zona industriale della grande città: ritengo che se poi è divenuta Falconara “Marittima” lo si debba soprattutto alla nostra azienda”. Una considerazione finale: api, con i suoi 6 miliardi di euro circa di fatturato, è la prima azienda della regione,

LA FAMIGLIA Mila Brachetti Peretti, consorte del Conte Aldo Brachetti Peretti, nel maggio scorso è stata confermata alla guida del Corpo Infermiere Volontarie C.R.I. É l’unica donna italiana con il grado di generale. Dalla coppia testimoni di nozze celebrate nel 1957 furono due marchigiani illustri, il numero uno dell’Eni Enrico Mattei e il politico (fu anche premier) Fernando Tambroni – nacquero 4 figli: Chiara, Ferdinando, Benedetta ed Ugo. Ferdinando (51) e Ugo (45), oggi ai vertici di api.

con enormi benefici in termini occupazionali ed economici in genere. Il Pollenza conquista i primissimi posti in uno scenario internazionale. Il campo fotovoltaico è tra i più grandi d’Italia. Forse non tutti sapevano quanto ci ha raccontato in questa breve intervista: Lei ama defilarsi, lavorare sodo, ma senza farsi pubblicità? Altri imprenditori, anche marchigiani, avrebbero fatto parlare molto di sé… “Tra i principi ai quali mi riferivo vi è anche quello di non voler apparire. Il protagonismo di taluni è contro la legge ed insopportabile. Noto in giro alcuni comportamenti da feudatari, come se le Marche fossero dominate da prerogative di questo o di quello. Ci sono poi alcuni imprenditori che danno molto lustro a questa nostra regione. Io e la nostra azienda non ci siamo mai sognati di interferire neppure in modo velato su questioni che non ci riguardano, pur avendo il peso che ci spetta. A ciascuno il suo compito, senza alcuna prepotenza”. Forse la colpa di questa situazione è anche della politica? “La parola politica per me è sinonimo del nulla”. di Paolo Duranti


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Opinioni

LE MARCHE PROTAGONISTE AD EXPO 2015 Le Marche si caratterizzano per l’offerta di un’ampia gamma di produzioni alimentari di qualità, in grado di soddisfare un’articolata domanda nazionale e internazionale grazie alle oltre tremila aziende di piccole dimensioni che lavorano nel settore

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industria agroalimentare marchigiana vanta primati nel campo della certificazione e il modello di filiera su cui si basa lo sviluppo del settore va dalla produzione della materia prima sino alla commercializzazione, a testimonianza del legame con il territorio, della valorizzazione del rapporto genuinitàambiente e del mantenimento di un elevato livello di competitività internazionale. Proprio da questa “vocazione” è scaturito il protocollo con il Comune di Milano in vista dell’Expo universale 2015. L’ evento, che sarà dedicato alla sostenibilità e alla green economy, svilupperà infatti una parte delle proprie attività nelle Marche, in virtù del patrimonio di conoscenze e buone pratiche riconosciuto alla Regione su queste tematiche. Il documento prevede un progetto di promozione di best practices di produzione e consumo sostenibile dei prodotti alimentari da presentare nell’ambito della manifestazione ed un laboratorio di eccellenza per lo sviluppo sostenibile da realizzare nelle Marche, il tutto nel segno della sostenibilità, della green economy, della valorizzazione delle produzioni e delle imprese locali, dell’ambiente e del territorio. Ma oltre a rappresentare un importantissimo comparto dell’economia marchigiana, quello agroalimentare è anche un settore fondamentale nell’ambito delle politiche per il turismo su cui tanto la Regione ha puntato in questi anni. Il connubio tra le produzioni alimentari e il sistema dell’accoglienza, il patrimonio culturale e la tutela del paesaggio genera infatti un’offerta in grado di soddisfare qualsiasi tipo di turista, anche il più sofisticato, cogliendo appieno la tendenza che si va affermando in questi anni di un turismo consapevole e informato alla ricerca di tradizione e qualità.

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Gian Mario Spacca - Governatore Regione Marche


Opinioni


Opinioni

“RIPORTARE LA NOSTRA REGIONE ALLA NORMALITÀ” Intervista ad Alfredo Castiglione, vicepresidente Regione Abruzzo con delega allo Sviluppo Economico, Innovazione tecnologica e informatica. Gli interventi compiuti dal governo Chiodi che hanno permesso di ridurre l’indebitamento regionale

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icepresidente, stando ai dati di bilancio presentati dal governatore Chiodi ad inizio agosto, in due anni l’indebitamento complessivo della Regione Abruzzo è sceso del 12,5%, passando dai 4 miliardi di euro del 2007 agli attuali 3,5. Quali sono stati i maggiori interventi che hanno consentito tale risultato? “L’Abruzzo che abbiamo ereditato era proprio nel baratro con l’indebitamento più alto in Italia e con un altissimo deficit sanitario. L’attuale governo regionale aveva solo due strade da percorrere per coprire il debito: aumentare le tasse o ridurre la spesa. La strada obbligata è stata quella di ridurre il costo dell’indebitamento con un risultato raggiunto pari al 16% e con il divieto di produrne altro in futuro. Da due

anni licenziamo finanziarie rigorosissime, a cui si aggiunge il recupero di 24 milioni di euro del Fondo sociale europeo, non spesi nel 2000-2006, e il recupero di 16 milioni di euro di fondi Cipe. Sul fronte della riduzione della spesa pubblica sono state chiuse due sedi di rappresentanza in Romania e in Brasile, liquidate due società, la Sir e l’Aret, commissariati consorzi industriali, enti e agenzie regionali, ridotte le Asl da sei a quattro, ridotti i compensi ai consiglieri di amministrazione di Abruzzo Engeneering e Fira, ridotto il numero dei dirigenti regionali passati da 128 a 105; ridotto il numero dei confidi, arrestate le dinamiche di assunzione del personale, ridotte le comunità montane e le indennità dei consiglieri regionali. Nonostante queste misure il debito è ancora

pauroso ma far scendere l’indebitamento, con una velocità che ha fatto gridare la stessa Moody’s al miracolo, non solo è un dato unico per le regioni italiane ma lo è a livello di governi centrali. Sappiamo bene che non è finita qui. Il nostro obiettivo è quello di riportare l’Abruzzo alla normalità”. di Maurizio O. Delfino

Alfredo Castiglione, vicepresidente Regione Abruzzo e assessore Attività produttive

“PER L’ABRUZZO MANCANO UNA VISIONE E UN PROGETTO” Incontro a tutto campo con Silvio Paolucci, segretario del Pd Abruzzo

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egretario, il governatore Chiodi e il vicepresidente Castiglione si son detti soddisfatti del lavoro e dei risultati fin qui raggiunti dal governo regionale. Quale è l’immagine fotografata dal Pd Abruzzo? “Chiodi e Castiglione si accontentano di poco, perché l’Abruzzo è fermo da molti anni e nei mesi di governo Chiodi l’economia abruzzese ha accentuato lo scivolamento verso le regioni meridionali. Peraltro si respira in regione un deficit di prospettive, c’è sfiducia verso il futuro. Questo stato d’animo è la reazione più pericolosa di fronte a tutti i rapporti sull’economia regionale pubblicati in

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questi mesi, a partire dagli ultimi dati della Confcommercio che indicano come l’Abruzzo sia ormai una regione del Sud, lontana dal Centro Italia. I dati sono la fotografia di fatti accaduti; gli stati d’animo fanno presagire ciò che potrebbe ancora accadere. Il Pd abruzzese disegna una situazione preoccupante perché vede sfumare le occasioni che vengono offerte dalla ricostruzione post-terremoto, da una riforma sanitaria seria, dagli interventi necessari per superare la grave crisi economica in atto. Non emerge una sufficiente consapevolezza sugli effetti del federalismo fiscale alle porte e a come farvi fronte. Insomma, l’impressione è che manchi

una “visione” e quindi un “progetto” per l’Abruzzo da parte della giunta in carica”. di Maurizio O. Delfino

Silvio Paolucci, segretario del Pd Abruzzo


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Ricerca

ENERGIA, CONSUMIAMO PIÙ DI QUANTO LA TERRA POSSA PRODURRE

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econdo l’ultimo rapporto annuale della Organizzazione non Governativa Global Footprint Network, il 21 agosto scorso la popolazione mondiale ha terminato le risorse energetiche che la natura produrrà fino alla fine dell’anno. Per oltre quattro mesi, quindi, consumeremo energia che non è ancora stata prodotta dal pianeta. Ciò che più ci allarma, poi, è che sta andando sempre peggio: se quest’ anno, come detto, l’ Earth Overshoot Day è stato fissato al 21 agosto, nel 1987 (primo anno in cui fu effettuata l’ analisi) era stimato al 21 dicembre (quindi praticamente ad anno terminato), e nel 2005 il 20 ottobre.

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Non solo: oggi l’ 81% della popolazione mondiale vive in Paesi che utilizzano più risorse di quanto sia disponibile sui propri territori. Queste popolazioni, quindi, consumano in larga parte risorse provenienti da Paesi cosiddetti “creditori ecologici”: una situa-

zione “rovesciata” rispetto a quella del 1961, come risulta dalle seguenti figure, tratte dal sito www.footprintnetwork.org.



Marketing territoriale

IL FUTURO PRENDE FORMA CON IL PROGETTO ECOPOLIS Molte le iniziative in cantiere per rilanciare il turismo di una delle più belle mete della costa adriatica. Nel rispetto della tradizione “Pinetum civitas viridis”

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a stagione turistica estiva volge ormai al termine. Ne tracciamo un primissimo bilancio assieme a Luciano Monticelli e Filippo D’Agostino, rispettivamente sindaco e assessore al Turismo del Comune di Pineto, una delle mete più famose della costa abruzzese. I dati ufficiali non ci sono ancora, ma già possiamo fornire un quadro parziale… “Sicuramente è stata una stagione un po’ in ribasso - afferma il sindaco Monticelli - la crisi ha fatto sentire i suoi effetti; ma Pineto ha tenuto bene, dal punto di vista delle presenze, grazie ad alcune peculiarità: su tutte l’attenzione e la cura per il verde. “Pinetum civitas viridis” non è solo un motto. La Bandiera Blu, la certificazione Iso 14001, Emas, il sistema di raccolta differenziata, i lunghi tratti di pista ciclabile, il nuovo Parco Filiani sono tutti elementi che dimostrano l’impegno dell’amministrazione per il “green” e per l’ambiente. Anche per queste caratteristiche il nostro centro viene scelto da una particolare tipologia di turista, soprattutto famiglie, italiane e straniere”. Non solo natura, nell’offerta comples-

Unire le forze Gianluca Di Santo (nella foto) è amministratore, insieme a Cristian Tobia, di Cerrano Tour, realtà che come corebusiness si occupa della gestione e locazione di immobili, villaggi, residence e hotel, offrendo soggiorni nelle località di Pineto e Roseto (Teramo). “Questa stagione - afferma - è stata difficile. I fattori che hanno inciso maggiormente sono stati crisi economica, terremoto e il maltempo di giugno che

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Da sinistra Luciano Monticelli e Filippo D’Agostino, rispettivamente sindaco e assessore al Turismo del Comune di Pineto. Con loro un quadro sulla stagione estiva

siva si punta ad un ricco calendario di eventi e manifestazioni culturali… “Il nostro fiore all’occhiello è l’Accordion Jazz Festival - sottolinea l’assessore D’Agostino - giunto quest’anno alla sesta edizione. A questo si aggiungono altre importanti iniziative in programma come il Pinetnie Moderne Music Festival, Pineto in Fiera, Emergenze mediterranee con ha influenzato le prenotazioni anche dei mesi successivi.È arrivato il momento di sedersi tutti insieme, tutti i protagonisti che compongono la filiera turistica, e cominciare a pensare in maniera univoca al futuro. Bisogna, invece che disperdere le singole programmazioni, unire le forze in un momento di difficoltà. Occorre adeguare ai tempi la nostra offerta, con strutture e servizi di qualità, che potrebbero in qualche modo anche portare benefici per la piccola ricettività che caratterizza oggi Pineto”.

musica, teatro e libri, Fiabe al Parco. Tutti appuntamenti che richiamano fino a migliaia di appassionati e curiosi e che finiscono per coinvolgere anche le frazioni di Scerne, il Borgo di Santa Maria, Mutignano, Villa Fumosa… Sicuramente un ulteriore contributo al turismo e all’economia della nostra città. Per il 2011 ospiteremo il Campionato Mondiale di Fisarmonica,


con delegazioni provenienti da 48 Paesi del mondo. Il mese prescelto è settembre, cercando di allungare un po’ la stagione”. Proprio “destagionalizzare” sembra l’imperativo, l’obiettivo da perseguire pensando al futuro… “Ci stiamo muovendo su questo fronte - aggiunge Monticelli - e l’istituzione del Parco Marino Torre di Cerrano ne è un esempio concreto. Abbiamo attivato anche una candidatura della zona AtriCerrano per l’iscrizione alla lista Unesco dei World Heritage Sites, come sito di patrimonio mondiale. In più stiamo proce-

Sostenibilità e bioarchitettura per l’eco-turismo Il futuro di Pineto può passare proprio da un ambizioso intervento che porta il nome di Ecopolis, una vera e propria città turistica-ecologica. A presentarla è Cristian Tobia, amministratore unico di Sica (Società italiana camping abruzzesi), soggetto capofila del progetto. “Si tratta spiega - di una realizzazione che punta ad uno sviluppo territoriale eco-sostenibile, pronta a rilanciare il turismo proprio nella zona costiera tra Scerne e Pineto”. Un’area di circa 50 ettari, che si estende per una lunghezza di 3 chilometri, e dove oggi sono presenti due villaggi camping e una pista ciclabile. Interventi disomogenei, lontani dalla logica di Ecopolis che, invece, si prefigura come un piano organico, un intervento di sviluppo territoriale completo. “Ci rivolgiamo agli eco-turisti - aggiunge Tobia - una nicchia di mercato sempre più rilevante e, da questo punto di vista, il trend di interesse verso l’Abruzzo è triplo rispetto alle altre regioni italiane”. Ma la proposta è pensata anche per la cittadinanza, creando un processo di osmosi continuo e includendo anche “experience” nell’entroterra. All’interno della “polis” già previsti un centro di educazione ambientale, che potrebbe attirare anche i ragazzi durante il periodo scolastico, un parco divertimenti, un polo sportivo dove poter organizzare eventi legati al basket, al beach volley, alla vela, al tennis, agli sport acquatici e da spiaggia; un vasto spazio dedicato al benessere, puntando,

dendo alla revisione del piano regolatore e il nostro impegno è orientato al piano strategico della macroarea Pineto-Montesilvano, frutto di una volontà comune di pensare il territorio su larga scala, superando i campanilismi, e puntando a uno sviluppo armonico e condiviso. Sono queste le sfide che ci aspettano per riqualificare e riposizionare, nei prossimi anni, l’offerta turistica di Pineto in un’ottica di competitività non solo nazionale, ma anche globale”. di Andrea Beato Foto Diego Panico principalmente, sulla talassoterapia. Infine un “congress centre” capace di ospitare importanti eventi congressuali nei diversi periodi dell’anno, contribuendo così alla destagionalizzazione. Ogni struttura, comprese quelle ricettive di livello, sarà costruita secondo i principi della bio-architettura, a impatto zero e autosufficiente dal punto di vista energetico: materiali di ultima generazione, impianti fotovoltaici, minieolico, sistemi di fitodepurazione e abbattimento dell’inquinamento acustico garantiranno la piena eco-sostenibilità. “Ciò che rende oggi innovativo il concetto di sviluppo sostenibile è la sua tridimensionalità, la capacità di includere la dimensione ambientare accanto a quella sociale e produttiva, superando la tradizionale antinomia tra protezione dell’ambiente e sviluppo economico”. L’idea realizzativa vede la collaborazione di numerosi esperti e tecnici ed è stata inserita al primo posto nella fascia dei progetti strategici da sottoporre a studi di pre-fattibilità, da presentare alla Regione Abruzzo per un eventuale finanziamento. “Ecopolis - sostiene Antonio Stroveglia, esperto di programmazione comunitaria, sviluppo locale e membro dello staff dell’iniziativa progettuale - tocca vari aspetti: qualità della vita, infrastrutture, energia e ambiente. Proprio questi elementi ampliano le possibilità di finanziamento. C’è molta attesa per i fondi Fas (per le aree sottoutilizzate, ndr), i cui bandi dovrebbero uscire di qui a poco e che potrebbero rappresentare una grande opportunità. Ora, però, spetta all’amministrazione comunale non farsi trovare impreparata e lavorare ad una

La Torre di Cerrano

definizione e approvazione, in tempi rapidi, del piano strutturale strategico. Un intervento che permetterebbe di utilizzare, appieno, queste risorse anche nell’ottica Ecopolis”.

L’area del progetto

Cristian Tobia, amministratore unico di Sica, società capofila del progetto Ecopolis

Antonio Stroveglia, esperto di programmazione comunitaria, sviluppo locale e membro dello staff dell’iniziativa progettuale

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Imprese

UN NUOVO GRANDE GIOIELLO DELLA TECNOLOGIA FIRMATO CAT Riqualificato uno dei più importanti poli tecnologici del territorio: nasce a Jesi l’Istituto Telematico ed Ecosostenibile

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orse quest’anno gli studenti dell’Itis Marconi e dell’Ipsia Pieralisi di Jesi avranno una ragione in più per tornare a scuola: lasciare una struttura vecchia per entrare nella scuola del futuro, dove tecnologia e innovazione la fanno da padrona. Sette mesi di lavoro, 4,5 milioni di euro investiti per un fabbricato di 4.400 mq su due piani con dieci aule, nove laboratori e sei officine: questi i numeri che ruotano intorno all’importante opera realizzata grazie ai finanziamenti della Provincia di Ancona e alle moderne tecnologie utilizzate dall’azienda marchigiana Cat Impianti. L’Istituto telematico ed ecosostenibile di Jesi è ora pronto ad ospitare i ragazzi che scelgono la formazione tecnica e professionale, in un ambiente moderno, dove tutto è all’avanguardia, secondo i principi della bioedilizia. “Il riscaldamento è a pavimento con pannelli radianti e l’energia è garantita da 72 pannelli solari termici sottovuoto ad alta efficienza, che forniscono ben 450 Kw di energia rinnovabile”, ha spiegato l’ Amministratore Delegato Mirko Panzarea, che annovera tra i suoi clienti imprese del calibro di Indesit Company, Fiat, Edison Energia, Barilla, Gruppo Pieralisi, Geodist Zust Ambrosetti, UBI Banca e Istituto Santo Stefano. “Oltre a quattro boiler per 8.000 litri come accumulatori di energia, in caso di emergenza può intervenire poi una caldaia a condensazione ad alta efficienza. La vera novità è il cosiddetto “Solar cooling”, la tecnologia che con l’ausilio di un gruppo di assorbimento permette di ottenere anche acqua fredda dal solare termico e quindi garantire il raffrescamento estivo per il benessere degli studenti e dei professori”, ha aggiunto il Patron della

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Cat Impianti. Le officine e i laboratori sono connessi alle reti telematiche e collegati in fibra ottica tra loro con le altre filiali della struttura. Impianti di illuminazione a risparmio energetico con lampade a basso consumo, sistemi di filodiffusione in ogni ambiente e sistemi antincendio con rilevatori di fumo in tutti gli spazi completano la struttura. La realizzazione dell’istituto ecosostenibile, secondo la Presidentessa della Provincia Patrizia Casagrande, è un importante segnale in controtendenza, in un momento in cui i tagli alla scuola stanno penalizzando particolarmente le scuole di formazione tecnologica e professionale, che in una regione come le Marche rappresentano, invece, un settore strategico per il rilancio dell’economia e dell’occupazione giovanile. Dello stesso avviso Maurizio Quercetti,

Assessore provinciale al sistema formativo, che ha sottolineato come questo intervento offra a “professionisti e studenti strutture e laboratori moderni e all’avanguardia, in linea con le esigenze didattiche e formative di due istituti che si candidano a diventare un punto di eccellenza della formazione tecnica e professionale della Vallesina”. Di certo, sia le famiglie che i docenti saranno contenti di sapere che i propri ragazzi frequentano un istituto dove la sicurezza è una priorità e dove si ha la garanzia di poter entrare in contatto diretto con le più sofisticate tecnologie, applicate ad una struttura funzionale, che farà da terreno fertile per quegli studenti curiosi e geniali, che vogliono mettere in pratica le proprie idee.


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Imprese

OBIETTIVO: PROMUOVERE E SOSTENERE L’IMPRESA È quello di Profili Aziendali & Partners, un team di consulenti che opera attraverso le più moderne tecniche aziendalistiche, con un approccio sinergico interdisciplinare

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na società che ha saputo, nel tempo, trasformarsi in una struttura in grado di soddisfare e rispondere alle crescenti esigenze delle imprese, con un sistema di servizi integrati incentrati sull’obiettivo di sostenere lo sviluppo dei propri clienti. Stiamo parlando di Profili Aziendali & Partners, realtà nata nel 1998 dalla specifica visione di un gruppo di 18 professionisti abruzzesi provenienti da ambiti tecnici/operativi diversi, ma con in comune la volontà di promuovere e sostenere l’impresa quale pilastro dell’economia. Oggi alla guida c’è Marco Castelli, 39 anni, nominato a maggio presidente e subentrato a Gabriele Zazzetta, in carica fin dalla fondazione e attuale membro del consiglio di amministrazione. “Inizialmente - spiega Castelli - ci siamo proposti come consulenti specializzandoci nell’area finanza agevolata, con assistenza legata ai bandi locali, ministeriali e comunitari, e nella sicurezza sul lavoro. Dopo due anni dallo start-up abbiamo avviato l’attività relativa alla qualità e all’ambiente; da qui abbiamo poi sviluppato tutti gli altri settori: direzione d’impresa, sistemi informatici aziendali, marketing e commercio internazionale, privacy e sicurezza informatica, attestazione Soa e, infine, formazione.

Profili Aziendali al fianco delle imprese

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Marco Castelli, presidente di Profili Aziendali, direttore responsabile e amministratore settore Qualità e ambiente. Dallo scorso maggio è alla guida della società

Proprio quest’ultima ha rappresentato un notevole investimento che ci ha portato all’individuazione della nuova sede di 350 metri quadri, a Corropoli (Teramo), struttura accreditata dalla Regione Abruzzo. Con l’aumento del business sono cresciuti anche lo staff, arrivato a 30 collaboratori, e la presenza sul territorio: non più solo l’Abruzzo, ma anche le Marche (a San Benedetto) e la Slovacchia (Bratislava), punto di riferimento per l’internazionalizzazione. In archivio gestiamo le anagrafiche di 1.600 clienti e ogni anno ne movimentiamo circa 700. Dalla fine degli anni Novanta abbiamo certificato più di 250 aziende, creato forti legami con le diverse associazioni di categoria e molti milioni di euro, derivanti

dai più importanti bandi, sono arrivati nelle zone dove operiamo. Il nostro fatturato è stato caratterizzato da un incremento medio del 25% annuo”. Profili Aziendali è pronta a nuovi ampliamenti e progetti futuri: “Da poco abbiamo inserito le divisioni “archiviazione digitale” e “web marketing”, per offrire opportunità sempre aggiornate e adeguate al mercato. Risale, infine, allo scorso febbraio l’adesione a Innova&Form, il consorzio aquilano per la consulenza, la formazione e l’innovazione tecnologica: un impegno concreto per proporre servizi di qualità alle imprese colpite dal terremoto”. di Andrea Beato Foto di Diego Panico


Apprendistato chiavi in mano Profili Aziendali è specializzata in uno specifico ramo formativo, quello dell’apprendistato professionalizzante, con un apposito prodotto: “Apprendistato chiavi in mano”. La formula è studiata per offrire alle aziende un’assistenza completa e gratuita nell’attivazione del contratto (che può riguardare solo soggetti di età compresa tra i 18 e i 29 anni), dalla predisposizione dei piani formativi (sono previste 120 ore annue, da svolgere anche attraverso la piattaforma di e-learning “profiliaziendali. info”) alla richiesta del contributo regionale (la Regione Abruzzo mette a disposizione un rimborso spese pari a 1.080,00 euro. La richiesta del rimborso è subordinata ad approvazione di apposita commissione regionale e alla disponibilità di risorse finanziarie). “Per le imprese - commenta Ivan Di Marco di Profili Aziendali - l’apprendistato professionalizzante consente di

abbattere notevolmente il costo del lavoro. D’altro canto, molte volte si tende a non prenderlo in considerazione per la complessità di gestione documentale che richiede. Noi, invece, facendoci forza

della conoscenza della normativa e della capacità di sviluppare progetti, offriamo una soluzione pratica ed efficiente. Un’opportunità reale, uno strumento per diffondere una sana cultura del lavoro”.

Da sinistra Marco Castelli, Emanuele Di Sabatino (amministratore delegato settore Finanza agevolata), e Ivan Di Marco (amministratore delegato settore Formazione)


Imprese

IN VAL DI SANGRO LA QUALITÀ SI FA IN CIRCOLI Dal Giappone alla Honda Philosophy, fino al sistema dei fornitori: i circoli qualità coinvolgono le aziende locali nello spirito del miglioramento continuo

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rrivati in Honda Motor nel 1973, dove vengono fatti propri come New Honda Circle, i circoli qualità si estendono rapidamente, dapprima in Honda Italia, nel 1982, e in seguito al circuito dei fornitori, quale esempio di esportazione culturale dalla grande impresa al sistema di subfornitura. Nati nel 1961 a seguito dell’esperienza maturata dai giapponesi nell’ambito del loro più ampio approccio alla qualità, varcano i confini nipponici e arrivano in Europa nei primi anni ‘80, coinvolgendo sia aziende di produzione che società di servizi. I circoli qualità consistono in gruppi di lavoro che si impegnano nel trovare soluzioni a problemi concreti e quotidiani, che impattano sull’attività lavorativa di ciascuno, in qualsiasi ambito, attivando così un processo di miglioramento continuo in azienda. I gruppi sono paritetici e non gerarchici, trasversali rispetto ai ruoli o ai reparti, secondo la filosofia Honda della crescita dal basso. Si costituiscono spontaneamente e sulla base delle competenze di ciascuno, prevedono un capogruppo, che si occupa del coordinamento, e il supporto di tutor esperti in questo tipo di attività. Ogni team parte dall’individuazione di un problema sul posto di lavoro e dalla definizione dell’obiettivo di miglioramento da

Il team di ragazzi della cooperativa Voloentieri premiati alla convention locale Honda per il progetto “Proviamo a riciclare”

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Lo stabilimento Honda ad Atessa (Chieti)

raggiungere. Redatto un piano d’azione, si passa all’analisi dei fattori e delle cause che hanno generato il problema in esame, si ipotizzano le contromisure possibili, fino a scegliere quelle che rispondono a criteri di fattibilità, costi ed efficacia. Dopo la loro verifica e valutazione, l’ultima fase è la standardizzazione, che permette di implementare un nuovo metodo di lavoro giornaliero. “I circoli qualità - spiega Marcello Vinciguerra, Hr Manager Honda Italia - sono ormai un elemento del dna Honda, tanto da essere parte del welcome training a cui partecipano i neoassunti in azienda. Questa attività - continua - permette lo sviluppo del team work, l’individuazione delle potenzialità degli operatori e l’opportunità di migliorare i processi, secondo la logica della crescita dal basso; consente inoltre al personale di ogni livello di interagire, acquisire nuove conoscenze, essere maggiormente flessibile ed immettersi in uno stimolante percorso di crescita all’interno dell’azienda”. I team hanno l’opportunità di presentare i loro progetti di miglioramento in occasione delle convention che la Honda organizza, a livello locale, europeo e infine mondiale, attraverso un percorso di selezione che viene effettuata da un comitato Nhc. La convention locale, svolta a metà luglio nella sede Honda di Atessa (Chieti), ha visto la partecipazione di team Honda e di tre progetti provenienti dai fornitori locali, valutati precedentemente nell’ambito di

un evento organizzato dal Cisi, Consorzio Imprese Subforniture Italia. A superare la selezione, quattro progetti interni Honda, tre provenienti dall’area produzione e uno dall’area amministrazione, e un progetto dal versante fornitori, frutto del lavoro dei ragazzi della Cooperativa Voloentieri di Casoli (Chieti), dal titolo “Proviamo a riciclare”, apprezzato per semplicità, basso impatto economico ed attenzione all’ambiente. Questi cinque eletti si confronteranno con tutti gli altri a livello europeo, nella convention in programma questo mese in Inghilterra presso lo stabilimento di Swindon. Una promozione in questa fase consentirà l’accesso alla convention mondiale, evento aperto solo ai gruppi Honda e non più ai fornitori, che si terrà in Giappone presso lo storico stabilimento di Hamamatsu, città natale del fondatore Soichiro Honda. di Emanuela Gennaioli

Cisi: in squadra per la competitività Il Consorzio Cisi, di cui è attualmente presidente Alfonso Trozzi, nasce nel 1992 come gruppo di fornitori della Honda Italia e associa, ad oggi, 18 medie imprese specializzate nella produzione di componenti e servizi per l’industria motociclistica e automotive. Rappresenta un nodo strategico delle relazioni tra grandi e medie aziende, favorendo l’affermarsi di un modello positivo di integrazione con la creazione di una rete di subfornitura dinamica, innovativa e competitiva. Operare in sinergia strategica e fare squadra, costituisce l’elemento chiave dell’organizzazione del Cisi, insieme ad una spiccata attenzione al territorio.


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Imprese

LA QUALITÀ NEL TESSILE L’ azienda dei fratelli Di Matteo progetta e produce etichette tessute e nastri. Tra i clienti i marchi più noti della moda, dell’abbigliamento e dell’arredamento

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n pochi forse lo sanno, ma la giacca, la camicia che indossiamo, la borsa o le scarpe che abbiamo appena acquistato possiedono, molto probabilmente, un’etichetta tutta “abruzzese”. È il prodotto di Tertex, azienda con sede a Campli (Teramo) che opera con successo nel tessile. Un totale di 2.700 clienti, tra i quali spiccano i nomi di Armani, Missoni, Rocco Barocco, Bikkembergs, La Martina, Bruno Magli, Tonino Lamborghini, i “nostrani” Camouflage Ar & J e Chiribiri. In sintesi, il meglio della moda e dell’abbigliamento mondiale. E i numeri non si fermano qui: 2 milioni il fatturato raggiunto lo scorso anno, 200 mila, in media, i pezzi realizzati al giorno, 27 i dipendenti e 15 gli agenti in grado di coprire gran parte del territorio nazionale. Nel 1985 l’inizio dell’avventura imprenditoriale, “un avvio certo non facile - ricorda Domenico Di Matteo, ancora oggi alla guida, insie-

me al fratello Luigi, di Tertex -. Siamo stati i primi, nel Centro-sud Italia, in questo settore; ci siamo dovuti creare il nostro mercato”. Decisiva la vicinanza con il distretto della Val Vibrata, territorio dove, allora, operavano i più grandi marchi della pelletteria, dell’abbigliamento e delle calzature. “Per le etichette si rifornivano tutti al Nord. La nostra intuizione ci portò, invece, a diventare un punto di riferimento a loro vicino”. Con il passare del tempo lo scenario è radicalmente cambiato: molte realtà hanno deciso di lasciare l’Abruzzo e delocalizzare in Cina o in India. “Ci siamo dovuti adattare, ampliando i nostri orizzonti”. Dal 2000 la produzione è stata diversificata, inserendo anche i nastri, creati sempre ed esclusivamente con tessuti Jacquard, lavorati. L’attenzione si è andata sempre più spostando su qualità e innovazione. Ogni articolo che esce dalla fabbrica offre una garanzia a vita e tutto viene registrato attraverso un sistema di tracciabilità interna: qualsiasi fase, dalla progettazione grafica alla rifinitura, viene costantemente monitorata.

La tecnologia anticontraffazione

Nella foto Domenico Di Matteo, fondatore di Tertex. La sede dell’azienda si trova a Campli (Teramo)

Alcuni dei nastri prodotti da Tertex

Con il sistema Agon®, realizzato da Tertex, ogni prodotto che si desidera “proteggere”, è accompagnato da un codice alfanumerico, inserito sul cartellino. Il cliente acquista il prodotto, apre il cartellino Agon®, legge il codice e invia, con un comune telefono cellulare, un sms al numero +39 3482929348 contenente il codice di autenticità. Dopo alcuni secondi viene comunicato al cliente, attraverso un sms di risposta (che può essere declinato nelle diverse lingue), se il prodotto è autentico o probabilmente non originale. La verifica è affidata a sistemi informatici indipendenti (senza operatori), in funzione 24 ore su 24. Agon® è stato presentato a Milano Uni-

“Il controllo - sottolinea Domenico Di Matteo - inizia fin dall’arrivo della materia prima, al 100% made in Italy. Abbiamo a disposizione un magazzino con 170 tipologie di colore sempre disponibili per assicurare, ai nostri clienti, la massima eccellenza, un prodotto finito di alta qualità e assoluto prestigio”. di Andrea Beato ca, manifestazione tessile internazionale, e offerto gratuitamente a tutti gli associati di Aimpa (Associazione degli imprenditori abruzzesi).

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Imprese

WASH AGENCY, ALL’AQUILA L’AZIENDA MULTISERVIZI Dalla pulizia alla sanificazione ambientale, dalla manutenzione del verde al servizio di facchinaggio, dalla gestione di magazzino al servizio reception. E già attivi nuovi business con nuove società

La sede di Wash Agency

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ash Agency, la cui sede si trova all’Aquila, è variegata e poliedrica almeno quanto la sua amministratrice unica, Fiorella Bafile. Si occupa di pulizia e sanificazione ambientale in ogni tipo di struttura, trattamenti tecnici e antiscivolo su ogni tipo di superficie, pulizia delle pareti continue a vetro con trattamento anticalcare antipioggia, manutenzione del verde dai giardini privati ai parchi pubblici, servizi di facchinaggio, gestione archivi e magazzini, servizi di reception e portierato non armato, gestione archivi e magazzini. Realtà nata nel 1994, si è evoluta e cresciuta negli anni tenendo sempre a mente, come afferma la Bafile, la regola aurea di ogni attività a contatto col pubblico: la massima soddisfazione delle esigenze del cliente. Correttezza commerciale, spirito imprenditoriale e serietà professionale sono le qualità essenziali che animano l’azienda e che si riflettono anche nel profilo interno di Wash Agency, creando armonia con la forza lavoro. Nel 2001, proseguendo con la stessa volontà di sempre e senza perdere di vista legalità e professionalità, la società ha ottenuto la certificazione di qualità Iso 9001:2000 e quella per la Responsabilità Sociale Sa 8000:2001, evidenziandosi come prima azienda nel

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mondo ad ottenere la Certificazione Integrata Qualità Etica e terza azienda in Italia per la Certificazione Etica; nel 2007 è arrivata anche la Certificazione Ambientale Iso 14001:2004. Nel luglio del 2008, a coronamento di tanto impegno, il Mercurio d’Oro, che certifica la competenza professionale. Al di là di ciò che potrebbe apparire come una mera “collezione”, tali attestazioni si traducono, inoltre, in benefici per il tessuto sociale. Un esempio per tutti: la sovvenzione per uno screening mammografico gratuito, presso il Consultorio familiare della città per tutte le donne che ne avessero fatto richiesta. Wash Agency vanta poi numerosi passaggi su programmi televisivi nazionali ed è stata scelta come azienda pilota dal Ministero del Welfare per l’applicazione della responsabilità sociale nelle piccole e medie

Ingresso dell’azienda

imprese. “L’Azienda - afferma la titolare - è sempre attenta ai cambiamenti e si reinventa costantemente, anche grazie all’apporto di mio figlio, Luca. Il lavoro si “inventa” e si crea quotidianamente”: così qualche anno fa è nata anche Event Space, per l’organizzazione e gestione di eventi, meeting lunch, lanci di prodotto, gala dinner, congressi, il tutto nella nuovissima sede di Via Campo di Pile, i cui locali nel 2008 hanno ospitato, ad esempio, la manifestazione “Il buono dal Vino”, con degustazioni e presentazione di prodotti della regione. Nello stesso anno è nata l’idea di Sposì, ovvero tutto, ma proprio tutto per l’organizzazione per un matrimonio da favola, nella spettacolare cornice dell’ormai famosissimo Castello cinquecentesco della Città dell’Aquila. La Bafile e il figlio Luca snocciolano informazioni in


Alcuni dei servizi offerti • Pulizia e sanificazione ambientale in ogni tipo di struttura • Trattamenti tecnici e antiscivolo su ogni tipo di superficie • Pulizia delle pareti continue a vetro con trattamento anticalcare antipioggia • Manutenzione del verde, dai giardini privati ai parchi pubblici • Servizi di facchinaggio, gestione archivi e magazzini • Servizi di reception e portierato non armato

Gli ambienti di Wash Agency

un rapidissimo susseguirsi. Intervengono nella nostra intervista anche altri dipendenti e si ricordano attimi di lavoro parossistici, a volte scadenze impossibili, ma sempre impegnativi e divertenti. Questa realtà può vantare, nei suoi oltre quindici anni di attività, importanti clienti: Inail, Regione Abruzzo, Coop Centro Italia, Banca del Fucino, Transcom Worldwide, Cepu, Corte dei Conti, Archivio di Stato, Poste Italiane, Sda Express Courier e moltissimi altri. La stessa professionalità che ha consentito di ottenere tanti e importanti risultati si è manifestata dopo il terremoto

del 2009. A soli tre giorni dalla tragedia, Wash Agency, i cui locali erano risultati intaccati ma non distrutti, ha riaperto i battenti con tutti i dipendenti all’attivo, sia per dare loro un segnale forte di continuità e sicurezza, sia per consentire il ripristino dello stabilimento di Sanofi Aventis e di tutte le società con cui collaborano. Oggi, Wash Agency ha ulteriormente ampliato la gamma dei propri servizi occupandosi anche di traslochi e deposito mobili, valicando, di fatto, i confini dell’Aquila e iniziando ad operare e offrire la sua altissima professionalità su tutto il territorio

regionale. Inoltre, l’inarrestabile titolare è in “prima linea” anche nel comitato operativo di Confindustria L’Aquila, sezione Servizi e Terziario avanzato, che si prefigge l’obiettivo, in un momento di così difficile ripresa delle attività economiche, di tutelare gli interessi degli operatori del settore, promuoverne l’aggregazione, sviluppare azioni e proposte nell’ambito delle relazioni istituzionali ed industriali. Un impegno che continua su tutti i fronti. di Diletta Domenici

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Imprese

ROTTA PER SHANGHAI La Regione Abruzzo pronta l’esposizione universale. Le anticipazioni sulla partecipazione e il racconto di alcune eccellenze che hanno già conquistato la Cina: il prototipo realizzato da Atr Group e i tre progetti (Telecom & Security, Omega Ecologia, Benito Cacciatore) premiati nell’ambito del programma “Italia degli Innovatori”

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mbiente, ricostruzione, automazione industriale, telecomunicazioni, turismo ed enogastronomia. Questi i temi distintivi con cui la Regione Abruzzo si presenta, dal 15 al 22 settembre, all’Esposizione Universale di Shanghai 2010, il grande evento internazionale che accoglie 246 tra Paesi ed organizzazioni internazionali e che, nel periodo complessivo dei sei mesi (maggio-ottobre) prevede una presenza stimata di oltre 70 milioni di visitatori. L’Abruzzo partecipa con un proprio stand istituzionale all’interno del bellissimo Padiglione Italia, proponendo, attraverso numerose presentazioni multimediali, un’immagine moderna e competitiva del sistema regionale e promuovendo le eccellenze sul piano internazionale. Sono anche in programma una serie di attività collaterali dedicate a specifici prodotti abruzzesi di primo piano. Anche

Atr Group: all’Expo con “Not for Food” Il Gruppo Atr (Colonnella - Teramo) è un polo italiano per la ricerca e la produzione di materiali compositi avanzati in fibra di carbonio, già leader nel mercato automobilistico (F1, F3, Gt, Ferrari, Maserati, Bugatti, Porsche, Minardi, Slc, Audi, Lamborghini…), aeronautico (Agusta Westland NH90, Aermacchi…), motociclistico (Ducati, Yamaha, Aprilia, Benelli, Agusta Mv, Bmw, Mondial…), ciclistico (Colnago), del tempo libero (Louis Vuitton). A Shanghai ha esposto “Not For Food”, un prototipo che impropriamente viene identificato come “cucina”, ma che sicuramente incarna uno tra i più emblematici esercizi di applicazione tecnologica ad un prodotto di design così raffinato.

in vista della partecipazione all’Expo di Shaghai, lo scorso maggio il vicepresidente e assessore allo Sviluppo Economico della Regione Abruzzo, Alfredo Castiglione, si è recato in visita presso il Paese asiatico, dove si è incontrato ufficialmente con l’ambasciatore italiano in Cina, Riccardo Sessa, per discutere sulle diverse opportunità economiche offerte dal mercato cinese. La presenza al Padiglione Italia consente alla Regione Abruzzo di godere di una forte visibilità internazionale e di facilitare l’ingresso del territorio regionale presso realtà economiche e istituzionali di enorme rilevanza. Il Padiglione Italia, con i suoi 7.800 metri quadrati di superficie totale, per 18 metri di altezza (secondo solo a quello cinese), è una struttura architettonica all’avanguardia, edificata con un nuovo materiale da costruzione ribattezzato cemento trasparente. di Roberto Di Gennaro Per la realizzazione si è fatto ricorso a materiali di ultimissima generazione, impiegati al massimo della loro versatilità sul progetto innovativo dell’architetto Enzo Eusebi. Lo stesso sofà bianco laccato è in materiale composito avanzato. La fibra di carbonio è stata utilizzata ovunque, in tutte le forme, per assicurare tutte le caratteristiche geometriche richieste dal creatore che, con opportuna verniciatura, ha ben celato la reale natura. Un pezzo che si presenta unico non solo nella quantità, ma anche nella sua struttura. “Not for food” vuole dimostrare che l’innovazione è possibile anche su prodotti che comunemente non fanno sognare, come un’auto da 350 chilometri orari, ma con cui si “convive”, in molti casi, durante la maggior parte della giornata.

Immagini dal Padiglione Italia: 7.800 metri quadrati e 18 metri di altezza

Il prototipo “Not For Food”: da un’idea si riesce a trasformare una sostanza e, se vogliamo, la fibra di carbonio

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Imprese

UN CAP PER OGNI USO L’ innovazione dell’ingegner Pugliese e della sua Telecom & Security: un connettore che sostituisce quello classico, metallico maschio (di tipo F), e che è adatto a tutti i cavi coassiali, fino a un diametro di 7 millimetri

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ogliere il tappo di una Bic e avere un’intuizione geniale. È quanto accaduto all’ingegner Giovanni Pugliese che da una semplice penna ha ideato il “CaP”, acronimo che sta a significare “connettore a pressione”. Si tratta, nello specifico, di un dispositivo, plastico e non metallico, del peso di un grammo, che permette una connessione coassiale più rapida ed economica. E il prodotto è stato scelto tra le migliori innovazioni italiane per l’Expo di Shanghai 2010. “Sostituisce - spiega l’ingegnere - la classica giuntura metallica che viene usata per collegare un cavo ad un apparecchio, che sia un televisore, un decoder, un sistema di video-sorveglianza. È semplice e affidabile, con basse perdite di segnale, riciclabile, universale, riapribile e riutilizzabile, codificabile a colore e può essere adoperato anche all’esterno. Impiegato a tutte le temperature, da -40° fino a 120° C, possiede una buona resistenza a fatica e lacerazione”. La sua commercializzazione è iniziata nel 1997 ed è subito stato un successo per la Telecom & Security di Manoppello (Pescara), che ha esportato questo brevetto in tutto il mondo. Compresi gli Stati Uniti dove, nel 2001, Pugliese lo ha presentato nel corso del prestigioso “Consumer Electronic Show” di Las Vegas (uno dei massimi appuntamenti nel settore dell’elettronica), ricevendo due premi internazionali: l’Innovation Ces e il Tech Tv Best of Ces. Lo sviluppo è stato talmente repentino ed incisivo da condurre, negli anni, alla nascita di un vero e proprio “CaP System”, un completo ed innovativo insieme di soluzioni (circa 200) per il cablaggio delle abitazioni di domani, caratterizzato dall’accessibilità di installazione e dalla qualità dei risultati tecnici. “Nella mia famiglia - ammette l’ingegnere - l’elettronica è sempre stata il pane

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Il CaP, connettore a pressione

L’ingegner Giovanni Pugliese

quotidiano. Il modello l’ha tracciato mio padre Giorgio, abruzzese di Torricella Peligna (Chieti) trapiantato a Roma, dove ha fondato la Fait, azienda che dal 1953 produce apparecchiature elettroniche e che, oggi, si occupa anche delle prime fasi di realizzazione del CaP”. In Abruzzo la Telecom & Security è ancora una micro impresa, con 6 dipendenti e un fatturato di 600 mila euro l’anno, “ma è da qui che

Fase di utilizzo del CaP

ogni giorno il CaP parte in migliaia di pezzi verso l’Europa, il Nord America, la Cina e il Nord Africa”. Forse il mercato che ha meno recepito e adottato questa innovazione è proprio quello locale: “Non mi scoraggio - conclude Pugliese - il percorso continuerà, anche in futuro, ad essere caratterizzato da sviluppo e sicurezza”. di Andrea Beato

La sede della Telecom & Security a Manoppello (Pescara)


Imprese

OMEGA ECOLOGIA: PER FARE UN TAVOLO CI VUOLE LA SIRINGA L’azienda di Daniel Iezzi, attiva nel settore ambientale, ha realizzato un impianto per il recupero del polietilene e del polipropilene, partendo da scarti pre-consumo di un’ampia gamma di prodotti: siringhe, dispense e micro pompe

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nche un rifiuto, debitamente trattato, può rappresentare una risorsa. È il pensiero, tradotto in fatti, di Daniel Iezzi. Un insegnamento ereditato nel periodo scolastico, quando, seguendo il corso di studi da perito chimico, un professore lo fece appassionare al problema della raccolta differenziata. Poi la specializzazione universitaria in Economia ambientale e la volontà di diventare imprenditore in un settore, per certi versi, anche molto delicato. Nel 1998 fonda la società Omega Ecologia, dedicata all’attività di raccolta e trasporto di rifiuti speciali e speciali pericolosi. In Cina è stato premiato per un progetto altamente innovativo: “Si tratta - spiega Iezzi - di un’idea

nata dalla stretta collaborazione con altre due realtà abruzzesi: il Gruppo Pentaferte (dispositivi medicali) e il Gruppo Emsar (micropompe nebulizzatrici e dispenser. All’origine di tutto, il problema di inquadrare i loro scarti di produzione preconsumo (scarti, ma costituiti da materie prime di alta qualità) in un’ottica di riutilizzo. E così, sfruttando processi chimici e fisici, l’impianto messo a punto riesce a produrre una plastica rigenerata di qualità. Il risultato finale può essere impiegato da aziende operanti nell’ortoflorovivaistico, specializzate nel cassettame, nelle attrezzature d’arredo e da giardino, per creare vasetti, tavoli, sedie e quant’altro”. di Andrea Beato

Daniel Iezzi, fondatore di Omega Ecologia

IL CACCIATORE DI NUOVE IDEE L’inventore abruzzese ha sviluppato un’elica ad asse verticale per accrescere la capacità di produzione di energia dei generatori eolici

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n vero e proprio inventore vecchio stampo. Benito Cacciatore, nativo di Castiglione Messer Raimondo (Teramo), ma pescarese di adozione, fa brevetti da moltissimo tempo. Per il progetto “Italia degli innovatori” ha proposto un’interessante soluzione: un’elica ad asse verticale pensata per accrescere la capacità di produzione di energia dei generatori eolici tradizionali con valori che vanno dal 30 al 50%. Il tutto nasce dalla possibilità di poter sfruttare spostamenti di aria da differenti direzioni, con variazioni repentine e velocità variabili. Un fenomeno che spesso si verifica nelle valli e nelle basse colline. “La pala dell’elica - ci

spiega - è formata da due lamiere incernierate tra loro in modo da formare una specie di “paracadute”. La sua apertura è controllata da un sistema idraulico che permette di utilizzare al meglio anche le più lievi variazioni della direzione del vento, aumentando, così, la resa complessiva dell’impianto. Il sistema può essere dotato di tre o più pale”. Nel curriculum di Cacciatore altre brillanti invenzioni tra cui spiccano il vaso che si innaffia da solo e il pannello termico in grado di produrre acqua calda, utile per il riscaldamento, e fredda, per l’aria condizionata. di Andrea Beato

Benito Cacciatore mentre illustra il suo progetto

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Edilizia

“PIANO CASA”, LE PERPLESSITÀ DEGLI ARCHITETTI Con l’approvazione della Legge 22 dell’ 8 ottobre 2009 la Regione Marche ha varato il cosiddetto “Piano casa”, secondo l’intesa Stato-Regioni raggiunta nella scorsa estate dopo il provvedimento-quadro adottato dal Governo

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ono fuori dubbio l’interesse e le aspettative che questo provvedimento ha creato non soltanto tra gli imprenditori ed i professionisti, ma anche tra i cittadini e le famiglie, che hanno intravisto la possibilità di soddisfare alcune loro esigenze abitative rimaste, da sempre, irrealizzabili. Il clima di attenzione creatosi attorno a questa legge è anche provato dalla numerosissima partecipazione alle tante iniziative che si sono tenute e si stanno tenendo in questi mesi, per comprendere bene il provvedimento legislativo che, sebbene di soli dieci articoli, ha già generato una serie innumerevole di interpretazioni sulla sua applicazione. Dopo aver approfondito l’argomento, noi architetti riteniamo che sia necessario iniziare a dichiarare pubblicamente che il ‘Piano casa’ non produrrà gli effetti sperati e sicuramente non rappresenterà l’intervento per il riavvio delle attività edilizie per fronteggiare la crisi economica e difendere l’occupazione, perché il suo campo di applicazione risulta talmente limitato da rendere insignificante il suo impatto sull’economia reale. Dobbiamo rendere il giusto merito alla Regione Marche per aver adottato una delle migliori leggi regionali tra tutte quelle in vigore in Italia, per aver recentemente approvato alcune modifiche sicuramente migliorative, riteniamo che la sua inefficacia debba essere attribuita quasi esclusivamente all’impostazione della ‘legge quadro’ nazionale che, malgrado i superficiali annunci fatti nei talkshow, contiene delle norme limitative ed inefficaci. Il Consiglio dell’Ordine degli Architetti di Ancona ritiene altresì che il metodo di concertazione adottato in questo caso

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Architetto Pasquale Piscitelli

dalla Regione abbia dato ottimi risultati. Chi conosce il testo originario approvato dalla Giunta, infatti, sa benissimo di quanto esso sia stato migliorato nella sua stesura definitiva con il contributo anche degli Ordini degli Architetti delle Marche che, assieme a quelli degli Ingegneri, hanno contribuito attivamente con osservazioni e suggerimenti in parte recepiti nelle modifiche ed integrazioni variate dalla Giunta regionale nel luglio scorso. Dobbiamo tuttavia constatare che è stata persa un’ennesima occasione per

permettere una reale riqualificazione del patrimonio edilizio esistente ed un miglioramento della qualità architettonica sul nostro territorio.


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Istituzioni

CONTRATTI SICURI: DA 10 ANNI LA COMMISSIONE CONTRATTI AL FIANCO DELLE IMPRESE Istituita dalla Camera di Commercio di Ancona, è diventata nel tempo un riferimento importante per il mercato locale

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a dieci anni la Commissione Contratti della Camera di Commercio, al fianco dei cittadini riequilibria i rapporti giuridici sbilanciati controllando gratuitamente la presenza di clausole inique nei contratti e offrendo schemi negoziali chiari ed equi per le questioni che riguardano la vita quotidiana di consumatori e imprese: dalla cessione di un marchio alla stipula dei co.co.co., dalla creazione di una multiproprietà al conferimento di incarico per la vendita in esclusiva di un immobile. La Commissione Contratti è stata istituita dalla Camera di Commercio di Ancona nel 1999. In questi dieci di attività l’organismo ha rappresentato, e continua a rappresentare, per cittadini, imprese ed operatori economici, uno strumento in grado di garantire la correttezza delle pratiche contrattuali: garantendo un adeguato livello di protezione e tutela per il consumatore e la concorrenza leale tra gli operatori, la Commissione Contratti migliora anche l’efficienza e la competitività del sistema economico locale e il buon funzionamento dei mercati. Nello specifico la Commissione Contratti esercita gratuitamente forme di controllo sulla presenza di clausole vessatorie nei

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Sono disponibili i seguenti modelli:

partecipazione; • modello di statuto di societàa responsabilità limitata a base capitalistica; • contratti tipo in materia di subfornitura • modelli di statuto di società a nelle attività produttive; responsabilità limitata a base • contratto tipo di agenzia; personalistica; • contratto tipo di collaborazione • contratti tipo di licenza e di cessione coordinata e continuativa; di marchio; • contratto tipo di collaborazione nelle • formulario tipo per il settore modalità a progetto e a programma; immobiliare; • contratto tipo di multiproprietà; • contratto tipo di trasporto marittimo • contratto tipo di affiliazione di persone. commerciale (franchising); • contratto tipo di associazione in contratti, predispone gli atti per l’esercizio dell’azione inibitoria, promuove azioni di repressione della concorrenza sleale, esprime pareri sulla interpretazione di clausole, predispone gli atti per la costituzione di parte civile della Camera di Commercio nei giudizi per i delitti contro l’economia pubblica, l’industria e il commercio, predispone gli atti per la segnalazione all’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato di fattispecie di pubblicità ingannevole o di pubblicità comparativa illecita. Una parte importante dell’attività dell’or-

ganismo consiste poi nella redazione di modelli contrattuali nei settori di maggiore interesse per le categorie economiche e per i consumatori, su segnalazione degli stessi interessati. Dal 1999 l’organismo ha messo a punto questi schemi contrattuali, disponibili on line sul sito www.an.camcom.it. Per informazioni e richieste sui servizi della Commissione Contratti contatare la segreteria ai numeri: Tel. 071 5898250 - 360 Fax 071 5898255 e-mail: regolazione.mercato@an.camcom.it


Associazioni

IMPRESE, NELLE MARCHE LE PICCOLE PAGANO PRIMA Nelle Marche sono le microimprese le più virtuose nel saldare i propri fornitori, ma sono anche quelle che subiscono di più i ritardati pagamenti delle grandi aziende committenti

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d affermarlo è il Centro Studi Sistema della Cna delle Marche, che ha elaborato i dati di Cribis D&B, società del gruppo Crif specializzata nella businnes information. Quello che emerge è un quadro lusinghiero ma anche preoccupante per le piccole imprese marchigiane, sempre più spesso costrette a rivolgersi alle banche perché in crisi di liquidità. Le imprese più virtuose, secondo il Centro Studi Sistema Cna, sono quelle fino a 5 dipendenti o con un fatturato inferiore ai 2,5 milioni di euro. Imprese che nel 53,5 per cento dei casi onorano il debito alla scadenza e nel 31,6 per cento pagano entro 30 giorni. Solo sette imprese su 100 accumulano fino a 69 giorni di ritardo mentre solo l’1,5 per cento supera i 120 giorni di ritardo. La percentuale di imprese puntuali nel pagare i debiti alla scadenza decresce con l’aumento delle dimensioni e del fatturato. Le peggiori pagatrici sono le aziende con oltre 30 milioni di fatturato o con più di 250 dipendenti. Queste ultime onorano le scadenze soltanto nel 12,5 per cento dei casi, mentre il 70 per cento paga con ritardi entro i 30 giorni e il 12,5 per cento fa attendere i propri creditori fino a 60 giorni. Una piccola parte - pari all’1,3 per cento si spinge oltre i quattro mesi d’attesa per saldare i debiti. Guardando ai singoli settori si vede come le imprese marchigiane più puntuali nel pagare le fatture sono quelle edili (59 per cento alla scadenza e 30,4 per cento entro 30 giorni) mentre agli ultimi posti si collocano i servizi finanziari, il commercio all’ingrosso e il commercio al dettaglio.

Renato Picciaiola

Complessivamente va detto che le imprese marchigiane sono buone pagatrici: il 49,1 per cento rispetta le scadenze, contro il 40,8 per cento della media nazionale. Inoltre il 74,3 per cento salda le proprie pendenze entro 15 giorni e solo il 3 per cento supera i 90 giorni. Gli imprenditori più puntuali nei pagamenti sono i maceratesi (il 53,4 per cento rispetta la scadenza) e i peggiori pagatori gli anconetani con il 46,7 per cento di versamenti entro la data stabilita. Rispetto allo stesso periodo del 2009, nei primi mesi del 2010 i tempi di pagamento si sono allungati per il 34,9 per cento delle imprese mentre a pagare con accresciuta sollecitudine è il 21,8 per cento

“Questa situazione, con i tempi di pagamento delle aziende committenti verso i subfornitori che si allungano continuamente, costringe questi ultimi a far da banca per le grandi imprese, con pesanti conseguenze sui loro equilibri finanziari e con il rischio di dover rinunciare agli investimenti e chiudere, spesso, anche l’attività”. delle aziende. Infine, il 43,3 per cento degli imprenditori marchigiani ha mantenuto invariate le proprie abitudini.

MARCHE www.marche.cna.it

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Associazioni

INNOVAZIONE COME SINONIMO DI CREATIVITÀ, CAPITALE RELAZIONALE E SERVITIZATION. Un convegno promosso dal Club TI Marche ha rappresentato lo spunto per una serie di riflessioni sul significato dell’innovazione oggi nell’impresa per reagire alla crisi Il 21 luglio scorso Ancona ha ospitato l’iniziativa organizzata da Club TI Marche (Club per le Tecnologie dell’Informazione delle Marche) dal titolo “Innovazione continua”. Il meeting è stato presieduto da illustri ospiti quali Attilio Mucelli, Professore di Programmazione aziendale presso la Facoltà di Economia Giorgio Fuà dell’Università Politecnica delle Marche, Giorgio Merli, Professore di Sociologia d’Impresa dell’Università Bicocca di Milano e l’imprenditore marchigiano Enrico Loccioni. Il convegno ha avuto luogo presso la sede di Confindustria del capoluogo regionale. Un appuntamento importante che ha ottenuto consensi bipartisan da parte del pubblico e degli addetti ai lavori. . L’innovazione è spesso argomento di dibattito poiché è un elemento di vitale importanza per la “sopravvivenza” delle aziende e per “competere” nel mercato. Così il Prof. Attilio Mucelli ricorda Shumpeter e Baumol e prosegue il suo intervento ampliando il concetto proponendo un modello basato sulla creatività dell’individuo e dell’organizzazione in un’ottica di complementarietà con le relazioni esterne(closed innovation e open innovation). “Un primo meccanismo che porta all’innovatività è la creatività del singolo individuo e dell’organizzazione aziendale; un secondo meccanismo è il capitale relazionale.” Attraverso esempi concreti di cases hisotry – sottolinea il Prof. Mucelli - “le aziende che non si limitano al primo meccanismo di innovazione sono maggiormente innovative rispetto alle altre e i prodotti che attingono al secondo meccanismo sono addirittura più profittevoli di quelli che nascono esclusivamente dalla creatività interna.” Reagire alla crisi attraverso l’innovazione significa anche ridurre i costi e attuare

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una strategia le cui basi sono “la polarizzazione delle richieste” e “l’importanza del servizio” - questa è la ricetta chiara ed incisiva del Prof. Giorgio Merli. La polarizzazione delle richieste implica una concentrazione dei consumi sui due poli estremi “mass market”( prodotti generici con prezzi bassi) e “target market”( prodotti di nicchia caratterizzati da un alto valore percepito). Il business dei prodotti di fascia media delinea sempre di più una servitizzazione del prodotto, secondo una strategia di Supertition, ancor più che Competition. Il servizio diventa quindi un fattore differenziante/competitivo per il business nelle commodities, fondamentale nell’area prodotto/servizio e connaturato con la value proposition dove il prodotto viene considerato e venduto come “esperienza”. In questo percorso l’innovazione si accompagna ad una riduzione dei costi che coinvolge non soltanto nuove value propositions e servizi ma anche nuovi business models, nuovi processi e nuove tecnologie dove l’ICT ricopre un ruolo fondamentale e determinante per lo sviluppo del sistema industriale. Se da un lato le aziende si stanno orientando sempre più verso il concetto di Servitization – conclude Merli – dall’altro il servizio in Italia rappresenta spesso una barriera all’ingresso dei mercati locali. Brillante e particolarmente apprezzato, infine, l’intervento dell’imprenditore marchigiano Enrico Loccioni, presidente dell’omonimo gruppo, che ha esortato ad andare oltre la crisi, concentrando le proprie energie su come fare impresa in modo serio ed operoso. Significativa in tal senso l’esperienza del gruppo Loccioni che nel tempo si è trasformata da azienda di servizi di manutenzione di impianti elettrici ad un grande gruppo italia-

no. Creatività e professionalità dei propri collaboratori si integrano perfettamente con le esigenze del cliente grazie all’innovazione e a soluzioni integrate di ICT. La chiusura dell’evento, realizzato dal ClubTi Marche per rispondere alle richieste di imprese, istituzioni, mondo accademico e professionisti marchigiani che fanno dell’innovazione la chiave strategica del loro operato, a partire dal coinvolgimento dell’area IT fino ad arrivare al marketing e alle risorse umane, è stata affidata a Pietro Berrettoni, nuovo Presidente FIDAInform, la Federazione Nazionale dei Club TI locali. Pietro Berrettoni ha presentato il piano di lavoro della sua presidenza, la federazione e gli obiettivi che essa si prefigge nel panorama nazionale del settore ICT. Informazioni su ClubTi Marche Il ClubTi Marche è il Club per le tecnologie dell’Informazione delle Marche che si inserisce nel più ampio circuito dei ClubTi d’Italia federati in FIDAInform, Federazione Nazionale delle Associazioni Professionali di Information Management. Il ClubTi Marche è un’associazione senza fini di lucro, il cui scopo è quello di raccogliere e collegare tutti gli esperti IT delle Marche per rappresentare un nucleo di grande competenza, punto di riferimento dell’IT della realtà marchigiana. Il ClubTi Marche organizza dal 2004 eventi importanti con partners d’eccezione affrontando tematiche che riguardano l’IT e l’ICT approfondendo dinamiche economiche, gestionali e organizzative aziendali proponendo di volta in volta casi di studio. Gli aggiornamenti del ClubTi Marche sono presenti su www.clubtimarche.it e su Twitter all’indirizzo twitter.com/clubtimarche.


Associazioni

CADERE, RIALZARSI, IMPARARE DI NUOVO A CAMMINARE... Il lavoro e l’impegno di Apindustria L’ Aquila nei difficili mesi successivi al sisma del 6 aprile 2009 nel racconto del segretario generale Massimiliano Mari Fiamma

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essuno si aspetta che la vita sia un percorso facile e senza ostacoli, ma pochi immaginano di interpretare in prima persona tragedie e situazioni di solito relegate in circa 30 secondi di servizi nei principali tg. Ogni cosa, di colpo, assume un altro aspetto e tutt’altro significato, ma anche quando capita qualcosa di così più grande di noi il mondo va avanti con le sue consuetudini e, con esse, anche con le responsabilità che comporta il ruolo di un’associazione come la nostra, con un radicato senso della rappresentanza e un legame profondo con ogni singolo associato. Per questo era necessario riattivarsi subito e mettersi al servizio della collettività, come molti hanno fatto in quelle ore, e così, nonostante la nostra sede fosse totalmente distrutta, il primo passo è stato quello di mettersi immediatamente in contatto con i vertici della Protezione Civile, prestando da subito il nostro supporto agli attori dell’emergenza. Non è stato facile rimettersi in piedi, ma era inevitabile farlo al più presto e così, recuperando alcuni dei pc dalle macerie ed installandoli in un garage, siamo stati in grado di aggiornare il nostro sito se-

La sede di Apindustria L’Aquila in Via Saragat, Zona Industriale Pile, dopo la ristrutturazione post-sisma

gnalando numeri di cellulare provvisori. Pensavamo che non sarebbero arrivate telefonate per un bel pezzo e invece i cellulari hanno iniziato a squillare dalla mattina presto alla sera tardi, con richieste di qualsiasi tipo da parte di imprenditori di ogni categoria, anche quelle da noi non rappresentate. C’era poco da dire in quei primi convulsi giorni, ma era importante comunque fornire un contatto, far vedere che non tutto era andato irrimediabilmente distrutto. Nel frattempo andavano garantiti servizi anche a chi, fuori dall’area cratere, affrontava i soliti problemi quotidiani fronteggiando il periodo di crisi che, ancora oggi, sembra ben lungi dall’essere risolto; per questo, trasformando la mia borsa porta pc in un ufficio mobile, ho partecipato a riunioni sindacali direttamente nelle aziende finché, grazie a Icra, un’impresa associata che non aveva subito danni rilevanti, siamo riusciti ad allestire una sala riunioni in grado di ospitare fino ai 45 imprenditori, che si sono confrontati sulle varie tematiche post-sisma. Dopo quindici giorni gli uffici sono stati riaperti in 3 container posti nel piazzale della vecchia sede ed è cominciata un’autentica processione di gente che cercava spunti per ripartire, per salvare il salvabile e per tamponare questa anomala e devastante condizione. Sono stati giorni di un dinamismo incredibile durante i quali si lavorava anche 15 ore, passando da riunioni fiume con la Prefettura, la Protezione civile, i comuni del cratere, a incontri con politici, personalità e chiunque fosse in grado di tenere alta la tensione e l’attenzione sulla zona colpita. Fino ad oggi si è fatto molto, ma restano delle gravi lacune nell’operato e in una metodologia di gestione delle emergenze

Massimiliano Mari Fiamma, segretario generale Apindustria L’Aquila

che riteniamo del tutto inadeguata, almeno nella risposta all’economia locale. Nessuna ordinanza riservata alle imprese e alle attività produttive è stata predisposta per molto tempo e quand’è giunta si è dimostrata del tutto incoerente con la situazione, come i ritardi nei pagamenti dei lavori di puntellamento, di quelli del G8 e delle linee guida per le riparazioni. Le aziende locali, e quelle che stanno lavorando all’ Aquila, stanno pagando un prezzo altissimo per la partecipazione a questa fase, a testimonianza del fatto che la vera storia del terremoto dell’Aquila è un libro piuttosto corposo di cui è stato scritto solo l’incipit. Ci aspetta ancora molto da fare, la ripresa è appena cominciata. È un lavoro da compiere con l’aiuto e lo sforzo di tutti, lasciando da parte inutili polemiche e pensando al concreto”. di Massimiliano Mari Fiamma

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Formazione e lavoro

SCUOLA DI STUDI SUPERIORI “GIACOMO LEOPARDI”, DA QUEST’ ANNO ANCHE A CAMERINO Grazie alla collaborazione con l’Università di Macerata, anche Unicam ha deciso di premiare il talento degli studenti per indirizzarli verso un futuro eccellente. La Scuola crede nel talento dei giovani e nelle possibilità di costruire e sviluppare percorsi individuali di crescita intellettuale e professionale

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Camerino la Scuola si articola su due Classi: la Classe delle Scienze Sperimentali e Sociali per gli studenti universitari che scelgono i corsi di studio delle Scuole di Bioscienze e Biotecnologie, Giurisprudenza, Scienze Ambientali, Scienze e Tecnologie; la Classe delle Scienze della Salute per gli studenti universitari che scelgono i corsi di studio delle Scuole di Scienze del Farmaco e dei Prodotti della Salute, Scienze Mediche Veterinarie. Cosa significa scegliere la Scuola di Studi Superiori “Giacomo Leopardi” a Camerino? L’interdisciplinarietà dei corsi previsti permette essenzialmente di poter comprendere in modo consapevole i fenomeni

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complessi ed affrontare le sfide del futuro. Inoltre, tutto ciò è permesso grazie a un costante confronto con docenti e ricercatori stranieri e l’ organizzazione di soggiorni di studio e di ricerca presso le migliori Università e Centri di ricerca internazionali, in un’ottica di internazionalizzazione. Gli allievi avranno inoltre l’opportunità di un costante confronto con docenti e studiosi stranieri, nonché la possibilità di usufruire di servizi e strutture di altissima qualità. Non dimentichiamo poi le agevolazioni: agli allievi ammessi sarà erogato - per fare fronte alle spese generali e al vitto un contributo omnicomprensivo di 1.400 euro, che si aggiunge alla possibilità di alloggiare gratuitamente presso le strutture messe a disposizione dall’ Ateneo. Per gli studenti è inoltre previsto l’esonero dal pagamento delle tasse di iscrizione ai Corsi di Laurea e di Laurea Magistrale di Unicam, nonché alle ulteriori attività organizzate dalla Scuola. Attenzione, però: per l’anno accademico 2010/2011 sono disponibili 10 posti. Le domande dovranno essere presentate entro il 23 settembre 2010; per il 27 e 28 settembre 2010 sono invece previste le prove di ammissione. Il bando e tutte le informazioni sono disponibili nel sito www.unicam.it - profilo Studente.

L’INTERVENTO “L’ interdisciplinarietà tra le aree scientifiche, giuridiche e sanitarie consentirà agli studenti di apprendere dall’interazione con i colleghi e dalle attività integrative alcuni dei fondamenti teorici delle discipline, anche al di là del proprio corso di studio. Contenuti fondamentali per un approccio critico al sapere e per un’apertura culturale necessaria per competere nelle migliori posizioni professionali”. Cristina Miceli Direttore della School of Advanced Studies e membro del Consiglio di Direzione della Scuola Giacomo Leopardi di Unicam

Università degli Studi di Camerino - UNICAM Ufficio Comunicazione Palazzo Ducale - P.zza Cavour, 19/f 62032 Camerino (MC) Tel. 0737.402755-402762-402764 Fax 0737.402100 e-mail: comunicazione.relazioniesterne@unicam.it www.unicam.info


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AL VIA IL NUOVO PRESTITO D’ONORE REGIONALE Saranno 400 i nuovi progetti imprenditoriali finanziati nel biennio 2010-2011

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a Regione Marche scommette ancora sullo spirito imprenditoriale tipico dei marchigiani, sulla capacità di mettersi in gioco, sull’ ingegno e la buona volontà. Ritenendo infatti che incoraggiare la voglia d’impresa attraverso il miglioramento del contesto in cui le nuove attività si collocano, sia un elemento fondamentale per lo sviluppo economico ed occupazionale del territorio, la Regione Marche ripropone il progetto Prestito d’Onore Regionale che nel biennio 2006–2007 ha favorito l’avvio di 500 nuove imprese. L’obiettivo di questo nuovo bando è quello di finanziare lo start up di altri 400 progetti imprenditoriali attraverso l’erogazione di un prestito senza garanzia (fino a 25.000 euro per le ditte individuali e 50.000 per le società di

persone costituite da almeno tre soci o cooperative), supportato da un’attività di consulenza e di formazione per guidare e monitorare le fasi di avvio delle nuove imprese e quindi accrescerne le possibilità di successo.Sulla scia del successo del precedente bando, anche in questa seconda edizione il Prestito d’Onore Regionale si propone quale strumento capace di andare oltre l’idea di “aiuto all’impresa” inteso come sostegno di tipo finanziario, dando particolare attenzione ai servizi che aiutano l’aspirante imprenditore a meglio delineare il cammino che porta alla realizzazione del proprio progetto d’impresa e al suo avvio concreto. Il progetto sarà gestito dal partenariato composto da Banca Marche quale istituto incaricato sia della raccolta e valutazione

delle domande di ammissione al Prestito d’ Onore Regionale che dell’ erogazione del finanziamento, Sida Srl per l’ attività di tutoraggio pre e post avvio e Camera Work Spa per la promozione dell’iniziativa sul territorio. Inoltre si potrà contare sulla collaborazione di altri enti per le attività di informazione e orientamento iniziali. Il Prestito d’Onore Regionale diventerà pertanto il principale mezzo per la creazione e lo sviluppo dell’imprenditorialità, agendo in maniera integrata e sinergica con iniziative complementari presenti. Tutte le informazioni e comunicazioni saranno disponibili per l’intero arco dell’iniziativa sul sito www.prestitodonore.marche.it di Cristina Panara

SIDA INCONTRA I PIÙ GIOVANI CON I PERCORSI POST-DIPLOMA Lo storico gruppo anconetano, nel 2010 si apre anche ai più giovani coi “Percorsi di crescita professionale e di inserimento aziendale”

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a sempre Sida dimostra di credere nei giovani talenti. Da più di vent’anni, con i suoi Master, cura la formazione dei neo-laureati desiderosi di proiettarsi nel mondo lavorativo con un valore aggiunto. Non tutti i giovani però, soprattutto oggi, scelgono di investire il proprio tempo e il proprio denaro in un percorso universitario che si rivela costoso e che (salvo dovute eccezioni) garantisce ai suoi studenti una formazione sempre meno specialistica e lavorativamente spendibile. La domanda che si pone al giovanissimo è allora che fare? Lanciarsi nel mondo del lavoro senza il “paracadute” di una formazione affidabile, rischiando così di doversi “accontentare” di un impiego che magari non soddisfa e che, peggio, non garantisce spazi

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di crescita? Sida fornisce una risposta a questo interrogativo: un percorso formativo appositamente pensato per il giovane neo-diplomato, fatto di teoria e di molta pratica, per fornirgli le conoscenze e gli strumenti indispensabili al consapevole inserimento nella realtà lavorativa. I “Percorsi di crescita professionale e di inserimento aziendale” di Sida sono esattamente questo: un corso di studi che comprende, proprio come un Master, una parte introduttiva in Gestione d’Impresa - che illustra in dettaglio la struttura e le dinamiche interne di un organismo aziendale -, e una parte specialistica, che approfondisce uno tra i cinque seguenti ambiti: “Marketing operativo e tecniche di vendita”, “Amministrazione e finanza gestionale”, “Programmazione e controllo di

gestione dei processi produttivi”, “Approvvigionamento energetico”, “Valorizzazione del territorio”. Ad integrare e completare il percorso, Sida garantisce allo studente sei mesi di tirocinio formativo in un’importante azienda del territorio marchigiano, selezionata tra una rosa di realtà con le quali il Gruppo vanta una collaborazione pluriennale, impostato secondo le logiche del learning by doing e della job rotation, per permettergli di sperimentare sul campo ciò che viene spiegato in aula. Christian Lucconi Area Formazione Sida Group c.lucconi@sidagroup.com Tel. 071.28521


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“IL DESIGN, FIGLIO E PADRE DELLA CULTURA IMPRENDITORIALE MARCHIGIANA” Forse non tutti sanno che ad Ancona opera da quarant’anni una scuola di design conosciuta in tutta Italia. Gran parte del merito va al Direttore del Centro, Giordano Pierlorenzi

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rofessor Pierlorenzi, da anni si batte per lo sviluppo dell’ergonomia in azienda. Ce ne vuole parlare? “Il decreti 626 e poi 81 hanno introdotto anche in Italia l’ergonomia. Peccato che i “criteri ergonomici” sono rimasti lettera morta. Su questo siamo piuttosto indietro rispetto ad altri paesi. Prendiamo la Francia ad esempio: lì l’ergonomo è nell’azienda. Il fatto è che in Italia le idee vengono lanciate e poi accantonate”. Secondo Lei perché? “Noi siamo individualisti, mentre all’estero ragionano prevalentemente con un spirito nazionale”. Eppure anche sull’ergonomia qualcosa si sta muovendo… “Poco. É lasciato tutto all’iniziativa dei singoli. Nel nostro piccolo, come Poliarte, siamo diventati soci della prima realtà di certificazione ergonomica in Italia, nata

“I corsi del CSD Poliarte di Ancona offrono tutti gli strumenti e le tecnologie per imparare ma, soprattutto, insegnano a volare alto, a pensare in grande con la lucida consapevolezza dei propri mezzi” Marco Borgogelli

però in Friuli e non nelle Marche”. Parliamo di design: in una fase congiunturale molto difficile, si avverte ancora da parte dei consumatori una certa sensibilità verso i prodotti esteticamente apprezzabili, oppure si guarda esclusivamente al fattore prezzo? “Le rispondo ricordandole il titolo di un convegno che abbiamo organizzato lo scorso mese di giugno: “Dalla crisi ci salverà la bellezza”. L’esigenza del design è espressione della domanda di prodotti innovativi ed emozionali. Le Marche … rappresentano una terra fecondata dal design. Sotto questo aspetto abbiamo brand di impresa di assoluta eccellenza: prendiamo Scavolini, … Indesit, Loccioni, Guzzini, Nuova Simonelli, Frau e via dicendo. Guardando poi alla cultura del progetto, la si scopre … nelle piccole realtà dei distretti delle calzature e dell’arredamento”. E allora cosa manca? “Si avverte il bisogno di un approccio sistematico e di convergenza delle istituzioni all’universo del design”. Questa è la culla sulla quale è cresciuta Poliarte? “Poliarte, anche se con grandi difficoltà, è diventata negli anni un sicuro punto

di riferimento a livello nazionale. Siamo presenti da quarant’anni. Abbiamo intrapreso importanti collaborazioni anche con il mondo accademico: con l’Università di Torino… ad esempio, lavoriamo dal 1982”. É stato recentemente pubblicato il Suo ultimo libro, “Design, il modello formativo dorico - Dalle Marche la cultura del progetto”. “Il volume offre un’impronta della storia marchigiana, oltre a ripercorrere la vita del Centro Sperimentale di Design di Ancona. … Parti dell’opera sono dedicate alla filosofia del progetto, alla psicologia del lavoro e all’ergonomia: un ponte tra scuola e azienda, ricerca e produzione”. di Lorenzo Dattolo

Il Centro Sperimentale di design Poliarte di Ancona dal 1973 realizza corsi triennali di design in: - Fashion - Graphic - Interior - Product - Videogame

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“L’ ATTUARIO, PROFESSIONE DEL FUTURO” Ogni anno il “Wall Street Journal” stila un elenco delle professioni maggiormente richieste nel mondo. Nel 2010 al primo posto c’è l’attuario

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ommentiamo questo dato con Viviana Dabusti, giovane ricercatrice ed esperta del settore previdenziale, oltreché iscritta nell’albo nazionale degli attuari. Di cosa si occupa l’attuario? “La sua mission è quella di analizzare i fenomeni studiandone l’andamento futuro. Cioè come sarà la realtà a breve-medio termine sulla base di determinati dati statistici. Rientrano nell’ambito d’azione di questi professionisti i prodotti finanziari, quelli assicurativi, le analisi statistiche dei mercati finanziari, nonché i bilanci delle imprese di assicurazione. Un altro aspetto di particolare rilievo è connesso al mondo delle pensioni, in quanto gli attuari permettono di capire come verrà calcolata la prestazione pensionistica”. Non se ne parla da molto tempo: la classifica del Wall Street Journal” in

un certo senso è una sorpresa. “In realtà stiamo parlando di una professione molto antica - risalente all’incirca all’epoca che vide nascere le prime compagnie di assicurazione - che però ha preso piede soprattutto negli ultimi anni, con l’introduzione ad esempio degli Ias (principi contabili internazionali, ndr). E’ comunque vero che in Italia ha acquistato una certa visibilità soltanto recentemente”. Come si diventa attuari? “La Facoltà di Statistica è l’unico percorso universitario che permette l’accesso all’albo, oltre ad essere anche quello più idoneo per poter affrontare l’esame di abilitazione con una certa sicurezza. Siamo iscritti in un apposito albo composto da due sezioni: la “A”, che raccoglie gli attuari junior (in possesso della laurea triennale), e la sezione “B”, riservata agli

attuari senior, che dopo la laurea triennale hanno conseguito la specialistica”. Dove si studia per diventare attuari? “Alla Sapienza di Roma, a Milano, a Trieste, a Torino, a Cosenza e Firenze. Poi ci sono appositi master e corsi di specializzazione”. Ci sono buone opportunità lavorative? “Sul versante lavorativo c’è una richiesta enorme. Se posso rispondere con una battuta, direi che su 100 laureati, 110 trovano lavoro e con soddisfazioni economiche più che buone”. Che tipo di aziende assumono? “Si va dalle banche agli enti previdenziali, alle imprese di assicurazione. Dobbiamo dire comunque che non tutti i giovani attuari optano per un rapporto di lavoro dipendente: va molto anche la libera professione”. di Ilenia Funari

“FORMARE IL MANAGER? FACCIAMOGLI FARE UN’ OPERA D’ ARTE” Giampaolo Rossi è esperto nella formazione di top management usando metodologie non tradizionali

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ottor Rossi, perché lei parla di metodologie non tradizionali? “Perché si cerca di perfezionare determinate competenze in individui che già possiedono un certo spessore professionale; in secondo luogo, perché la formazione non avviene in aula.” In cosa consistono tali metodologie? “In un approccio esperienziale, che utilizza la metafora”. Mi può fare un esempio? “Immaginiamo, ad esempio, di organizzare un team working che ha lo scopo di realizzare un’opera d’arte. Cioè una cosa lontanissima dalle esperienze e capacità dei singoli partecipanti al lavoro di gruppo. Ecco dunque che essi devono cimentarsi nel lavorare assieme, in esercizi di leader-

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ship e nella realizzazione del risultato. É chiaro che le persone coinvolte devono lasciar perdere le loro competenze e tuffarsi in mondi a loro sconosciuti…”. Come l’arte? “La pittura, la musica, il cinema, il fotoromanzo”. E lei analizza i comportamenti individuali? “Osservando il lavoro di gruppo cerchiamo di condividerne le conclusioni. Quali abilità si possono sviluppare attraverso metodologie di questo tipo? “Il team working, la leadership, il team building, le abilità comunicative, la capacità di gestire i cambiamenti in un’ottica proiettata al futuro”. Come funziona il servizio dal punto di

vista operativo? “La parte organizzativa consiste nel “portare via” i gruppi di dirigenti per un paio di giorni, da trascorrere in un centro benessere oppure attraverso un percorso enogastronomico piacevole. Insomma, delle ore in cui l’individuo deve sentirsi assolutamente a suo agio”. Quindi, persone che si conoscono? “Direi che pensano di conoscersi. Durante quest’esperienza hanno l’occasione di riscoprirsi come persone. E guardi che se tra due persone ci sono ruggini o conflitti, in un ambiente diverso da quello lavorativo si tende, in un certo senso, a “rivalutare” la figura del collega”.


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LO SVILUPPO PROFESSIONALE E L’ INSERIMENTO AZIENDALE Secondo una logica palesemente darwiniana, la crisi dei mercati internazionali ha squassato il sistema dalle sue fondamenta, selezionando progressivamente chi meglio si è saputo adattare ai cambiamenti dei parametri ambientali, delle regole e delle procedure

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nzi, il processo è ancora in corso e anche se siamo stati abituati a studiare eventi epocali sotto forma di resoconti storici, questa volta è possibile registrare in tempo reale in cosa effettivamente questa sequenza di avvenimenti sta cambiando la nostra vita quotidiana, la natura delle nostre scelte e le nostre aspettative. Essere giovani ed affacciarsi ora sul mercato potrebbe dunque essere quasi un vantaggio, a patto però che si sia in grado di praticare scelte mirate, concrete, consapevoli. Il mondo del lavoro sta dunque vivendo un momento critico, fatto di incertezze e mutamenti di scenario: occorre essere preparati, flessibili, reattivi. Ma bisogna essere anche capaci di “vendere” la propria professionalità ad un mercato fatto di soggetti economici (le aziende o i clienti) che non sono più disposti a dare facilmente fiducia ed opportunità. In altre parole, occorre aver pianificato accuratamente il proprio futuro per sapere quale occasione cogliere e quali, eventualmente, lasciare andare. In tutto questo, l’università può dare una qualifica ulteriore rispetto a quella fornita dalle scuole superiori. Ma se vogliamo dare finalmente un taglio economico, anzi, imprenditoriale anche a queste scelte, diventa obbligatorio considerare natura e rientri di quelli che sono gli investimenti finanziari, ma anche in termini di tempo, che servono per portare a termine il corso di studi. Capita spesso, poi, che per alcuni tipi di impieghi i laureati vengano considerati di “profilo troppo elevato”, o che si sia scelta una facoltà che alla fine non concede sufficienti op-

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portunità di occupazione. Non è necessario sprecare tempo e risorse per polemizzare con un sistema o criminalizzarlo, ma è invece importante pensare a tutte le alternative che il contesto può mostrare, per verificare dove si nasconda l’ottimo, sempre nell’ottica di creare valore anziché disperderlo. Allo stato attuale delle cose, per diventare imprenditori non basta più avere una buona idea o del capitale, così come per essere dei buoni professionisti non basta più superare l’eventuale esame di abilitazione, e per essere un lavoratore dipendente con delle buone possibilità di carriera non è più sufficiente fare bene la propria mansione specifica: con i mercati attuali occorre più che mai essere preparati, avere conoscenze teoriche e tecniche, capacità organizzative, competenze strategiche, una visione sistemica e un approccio trasversale alle varie dinamiche che si possono incontrare. E in ogni caso, il poter contare costantemente su di un network di contatti e conoscenze è sempre un validissimo aiuto, indipendentemente dalla situazione e dal percorso scelto. Coerentemente con questa idea, il Gruppo Sida ha progettato un corso di sviluppo professionale ed inserimento nel mondo del lavoro che si presenta come una nuova alternativa ai classici percorsi formativi, accademici o professionali che siano. In un arco di circa 12 mesi, gli iscritti al corso (appositamente selezionati ed orientati coerentemente alle attitudini, competenze e motivazioni emerse) avranno la possibilità di prepararsi con più di 500 ore di formazione in aula, divise adeguatamente tra teoria, pratica e

studio di casi. Contemporaneamente verrà attivato un tirocinio orientato in azienda, della durata di circa un anno, che, secondo le logiche della job rotation e grazie ad un costante tutoraggio, addestrerà i soggetti alla vera vita aziendale, seguendo un percorso di avviamento alla carriera seguito e supportato passo dopo passo. L’obiettivo è di fornire formazione e generare occupabilità che sia la più immediata possibile. Il risultato perseguito è che il soggetto possa trovare una propria collocazione già nell’azienda in cui si è svolto il tirocinio, o che comunque abbia un curriculum arricchito di informazioni ed esperienze e che sappia come meglio spenderlo, in termini di consapevolezza delle proprie capacità e di orientamento verso i giusti settori e le giuste mansioni. Un solo anno di formazione intensiva accompagnata da vere esperienze di lavoro: la tempestività con cui un simile percorso può preparare gli iscritti è una carta vincente da giocare sempre e comunque, ma più che mai in un contesto selettivo e in mutamento come quello in cui, volenti o nolenti, ci ritroviamo a vivere ora. di Michele Barchiesi Gruppo Sida m.barchiesi@sidasrl.it Tel. 071 28521


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Bandi

I CONTRIBUTI E GLI INCENTIVI SUDDIVISI PER REGIONE marche

MOLISE

⇒ Fondo di garanzia per investimenti in energie alternative e risparmio energetico Il Fondo è finalizzato a sostenere gli investimenti finalizzati all’utilizzo di fonti da energie alternative e al risparmio energetico. È prevista anche la possibilità di intervenire con cogaranzia e controgaranzia. DAL 02/08/2010 PROCEDURA A BANDO APERTO

⇒ POR FESR – AIUTI PER R&S - “Bandi Filiere e PMI Finanziamento di attività di ricerca industriale e sviluppo sperimentale (c/capitale MAX 80% spese ammissibili) con connesse attività di industrializzazione dei risultati(c/interessi 100%) svolte da PMI singole o associate in forma di raggruppamenti di imprese (RTI, consorzi o società consortili, contratti di rete) o raggruppamenti di imprese (minimo 5 + 1 organismo di ricerca) appartenenti alle seguenti filiere: filiera del bello, pasta alimentare, arredamento nautica, meccanica-automotive, industria della salute, tessile-abbigliamento, efficienza energetica, elettronica-ICT SCADENZA 5/10/2010

⇒ L.R. 27/09 - “Contributi per progetti innovativi nel settore del commercio Contributo in c/capitale (50% spese ammissibili) a favore di associazioni di PMI del commercio, turismo e servizi la imprese individuali, società e/o cooperative che forniscono servizi alle imprese del commercio, turismo e servizi, le Associazioni di categoria e/o i loro C.A.T., per progetti volti alla realizzazione di assistenza tecnica, progettazione, innovazione tecnologica ed organizzativa SCADENZA 30/09/2010 ⇒ L.R. 5/2003 - “Sostegno alla capitalizzazione delle imprese cooperative Bando per il sostegno di progetti di sviluppo delle PMI cooperative e ei loro consorzi, attraverso il potenziamento del capitale di rischio delle imprese. Il Fondo può intervenire attraverso l’acquisizione di partecipazioni (max. 10 anni) in PMI cooperative. L’importo del capitale di rischio non supererà l’importo di 1,5 milioni di euro annui per PMI beneficiaria (fino al 31/12/2010 la partecipazione può arrivare fino a 2,5 milioni di euro) SCADENZA 30/09/2013 Incentivi alle Pmi per spese di consulenza Contributo a fondo perduto (75% per cento spese ammissibili max 12.000 euro) per sostenere spese di consulenza e check-up aziendali finalizzati a: a. diagnosi organizzativo/gestionale e di posizionamento strategico delle PMI; b. favorire l’introduzione di innovazioni; c. favorire la qualificazione dei modelli produttivi. SCADENZA 03/12/2010 O ESAURIMENTO FONDI.

ABRUZZO ⇒ Contributi per le imprese artigiane LEGGI: 1068/64-240/81-949/52 Contributi in c/interessi (spesa ammissibile max. 500.000 euro, contributo dal 25% al 100% tasso di riferimento) e in c7canoni (max. 500.000 euro, dal 35% al 100% t.rif.) per attività di ammodernamento, ampliamento e ristrutturazione di immobili ovvero acquisti di macchinari o materiale. DAL 15 FEBBRAIO FINO AD ESAURIMENTO RISORSE ⇒ Programma regionale di Consolidamento delle passività “a breve” I debiti a breve delle Piccole e Medie imprese abruzzesi, con scadenza entro i 12 mesi (ad esempio anticipi su fatture, scoperti di conto corrente), potranno essere consolidati in un finanziamento a cinque anni, il cui importo non potrà superare i 250 mila euro. Il contributo spettante alle imprese è pari al 100% del tasso di riferimento indicato e aggiornato con decreto del Ministro dello Sviluppo Economico (che dal 1 ottobre 2009 è del 2,45%). BANDO APERTO ⇒ Programma di Sviluppo Rurale 2007-2013 - “Investimenti in azienda per attività agrituristica Contributi in c/capitale (max. 60% spese ammissibili) per la realizzazione di interventi di recupero di immobili da destinare all’attività

agrituristica a servizi di ospitalità turistica e didattica, al recupero e valorizzazione di attività artigianali legate alla cultura e tradizione rurale e contadina.

PUGLIA ⇒ POR FESR 2007/2013 - “Fondo di garanzia per le PMI Fondo di garanzia all’80% per finanziamenti (Max. garantito 1.5000.000 euro) al m/termine relativi a operazioni di capitalizzazione aziendale, consolidamento, posizione debitoria, investimenti in attivi materiali e immateriali. BANDO APERTO FINO A ESAURIMENTO FONDI ⇒ Contributi a micro e piccole imprese Contributi in c/impianti 8max 45% micro 35% piccole) su finanziamenti fino a 1 mln di euro per attività di creazione nuova impresa, ampliamento, ammodernamento, diversificazione della produzione, cambiamento fondamentale del processo di produzione. SCADENZA 31/12/2010

COMUNITARIE ⇒ Programma Eurostars – Eureka - “Contributi a PMI innovative che investono in R&S Contributi a fondo perduto (50% costi ammissibili per attività d ricerca industriale – 25% per attività di sviluppo sperimentale) a favore di PMI che presentano progetti di R&S in qualsiasi area tecnologica. SCADENZA 30/09/2010

Aldo Bruno, Enrico Picchio, Michele Sasso, Alessandro Stecconi, Marco D’Ascanio Divisione Strategia e Finanza d’Impresa Gruppo Sida Tel. 071.28521 finanza@sidagroup.com

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Credito

“INVESTIRE NELLA CULTURA E NELLO SPORT RIENTRA NEI PIANI DELLA BANCA” Abbiamo incontrato il presidente della Banca Popolare di Spoleto, Giovannino Antonini, ai margini dell’evento benefico “Gran gala uniti per la vita”, che si svolge annualmente a Civitanova Marche. Nell’occasione abbiamo scambiato due chiacchiere anche con il Vicepresidente dell’istituto Valentino Conti e il Presidente di Confapi Umbria Gabriele Chiocci

Dottor Antonini, prima di entrare nel merito dell’iniziativa, ci può presentare la Banca Popolare di Spoleto? “Banca Popolare di Spoleto è una Spa fatta da una cooperativa di 19.000 azionisti. Siamo una partecipata dei Monti dei Paschi di Siena ed è imminente la quotazione in Borsa. La scelta, fatta vent’anni fa, di difendere a spada tratta la nostra autonomia è stata premiata. Ci è costata e ci costa tanta fatica, ma siamo una realtà in grande espansione: quest’anno raggiungeremo i 30.000 clienti, con i nostri 110 sportelli presenti in tutto il Centro-Italia, Emilia-Romagna e Milano e gli 800 dipendenti”. Proprio a proposito dei dipendenti, Banca Popolare di Spoleto è autrice di una attenta politica nei confronti dei giovani, vero? “Sì, noi assumiamo giovani. Personalmente, ho assunto 500 giovani, di cui un’ottantina delle Marche. La vera forza della nostra banca deve essere il rapporto umano, la capacità di capire le esigenze del singolo cliente e fornire loro risposte e soluzioni mirate. Per questo abbiamo bisogno che siano i giovani ad essere a stretto contatto con i nostri clienti, sono più capaci di essere flessibili e di capire la realtà e la sua evoluzione. Il nostro target principale è rappresentato da Pmi e famiglie: per questo abbiamo

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bisogno di competenza e predisposizione a curare i rapporti umani. Siamo, per missione, vicini a chi lavora e al territorio”.

strettamente aziendali od economici. In quest’ottica investiamo molto nello sport e nella cultura”.

Non solo date lavoro ai giovani, ma li aiutate nella pianificazione del futuro. “L’ultimo prodotto è interamente dedicato ai giovani, e riguarda l’acquisto della prima casa tramite mutui molto vantaggiosi. Vogliamo contribuire praticamente, non certo a parole, alla crescita della famiglia e del territorio. Far crescere il territorio significa anche investire in aspetti che non siano

Interviene, infatti, il dottor Valentino Conti, vicepresidente BPS e presidente del Coni umbro. “Proprio a dimostrazione che siamo una banca presente nel sociale e negli aspetti ricreativi delle persone del nostro territorio, da un anno portiamo avanti BPS-sport, in collaborazione con i vertici sportivi regionali, offrendo la possibilità a chi vuole praticare sport di accedere


all’acquisto delle attrezzature. Per esempio, per gli amanti del ciclismo abbiamo sovvenzionato gli acquisti di biciclette da corsa per circa 4.000 euro. Questa è l’ulteriore dimostrazione che siamo una banca di persone e strettamente legata al territorio”. Sicuramente il fiore all’occhiello e la ragione per cui siamo qui questa sera è l’impegno sulla ricerca sul cancro. “Sì, Human Health Fondation è sicuramente il nostro fiore all’occhiello, l’opera che ci rende più orgogliosi di tutte le iniziative. Il tutto nasce da un mio viaggio negli USA, precisamente a Philadelphia, dove ho incontrato il professor Antonio Giordano, allora quarantaseienne, ricercatore sul cancro. Abbiamo deciso di creare una struttura per fare in modo che i nostri migliori cervelli non debbano più emigrare oltreoceano, ma possano rimanere a casa. Alla presenza del vice ministro Pizza, due mesi fa, abbiamo inaugurato il primo centro europeo con oltre 25 ricercatori: una struttura modernissima, di 800 metri quadri. Il centro viene finanziato tramite la raccolta del 5 per mille, iniziative be-

nefiche in Umbria e in genere nel Centro Italia, come questa e altre: penso ad esempio all’intervento a Milano del pugile Franco Falcinelli, con lo slogan: “metti ko il cancro”. A questo progetto partecipa anche la Fondazione della banca? “Sicuramente. La nostra fondazione ha una particolarità: non eroghiamo finanziamenti a pioggia, ma del tutto mirati. Molte volte abbiamo assistito alla lenta decadenza delle fondazioni. Noi abbiamo apportato una modifica allo statuto della banca, grazie alla quale destiniamo il 3 per cento degli utili alla fondazione. Grazie a questo riusciamo ancora a finanziare eventi come il Festival di Spoleto e Umbria Jazz, momenti culturali umbri famosi in tutto il mondo. Ancora, siamo riusciti a finanziare e portare a termine il recupero di Palazzo Bianconi, una struttura di 6.300 metri quadrati all’interno della quale ospiteremo una mostra curata da Vittorio Sgarbi”. Senza dubbio iniziative e risultati assolutamente meritori.

Tuttavia, il sistema bancario è oggi un po’ sotto tiro delle critiche, insomma vi accusano di non aprire il cordone della borsa, in questo momento molto particolare per l’economia italiana. “Siamo di fronte ad un cambiamento epocale. La ricchezza si sta spostando da Occidente (Usa ed Europa), verso Oriente (Asia e Cina). Dove arriverà questo cambiamento nessuno lo può prevedere. Bisogna essere ottimisti e, forse, alla fine del 2010 potremo già dire che il peggio è passato. Le sofferenze delle aziende si fanno sentire anche nelle banche. Tuttavia la crisi è servita a far maturare l’imprenditore medio, il quale ha capito che non ci si deve più limitare ad adattarsi ai cambiamenti, ma è necessario anticipare i tempi”. Interviene a questo proposito anche Gabriele Chiocci, presidente di Confapi Umbria. “Le leggi sempre più dure emanate dalla Banca d’Italia e dal Governo, di certo, non aiutano, anzi. Il risultato di queste iniziative è che le sofferenze di capitali sono, quest’anno, triplicate. L’imprenditore deve fare un salto di qualità. Capire che fermarsi al luogo comune che è tutta colpa delle banche non porta a niente. L’azienda deve essere forte finanziariamente per poter accedere agli aiuti. C’è bisogno di finanza straordinaria per poter passare il guado. Banca Popolare di Spoleto - non lo dico perché sono oggi loro ospite - sta stressando i suoi capitali per venire incontro alle esigenze aziendali. La questione più grave e il dato più preoccupante è che non nascono nuove aziende. Le infrastrutture non sono assolutamente all’altezza di un Paese sviluppato: raggiungere Perugia da Ancona, o viceversa, può risultare un’odissea, e questo non ce lo possiamo più permettere”. di Alberto Tenan

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Speciale agroalimentare

Agr oalimentar e

“QUANDO IL CIBO, NELLE MENTI DI COLORO CHE LO MANGIANO, NON È PIÙ LEGATO ALL’AGRICOLTURA E ALLA TERRA, SI SOFFRE DI UN’AMNESIA CULTURALE PERICOLOSA E FUORVIANTE” (Wendell Berry)

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SPECIALE

Per molte persone l’idea del mangiare rimanda ad un atto semplice, che soddisfa un bisogno primario e permette di stare in compagnia, con la famiglia riunita intorno ad una tavola apparecchiata, il profumo di piatti caldi e il rumore delle posate che colpiscono ritmicamente i piatti. Un gesto importante che permette all’organismo di nutrirsi e stare in forma, un gesto innato, che compiono anche i bambini ed i cuccioli appena nati, senza che nessuno insegni loro come fare. Il poeta e studioso, ma prima ancora laborioso contadino del Kentucky, Wendell Berry, conosciuto anche come “Profeta” della filiera a Km 0, ha riassunto questo concetto in un geniale aforisma: “Mangiare è un atto agricolo”. Eppure oggi giorno non è sempre così e in realtà alla parola mangiare si associano una serie di problematiche, che vanno dalla sicurezza dei cibi alle controversie sulle politiche agricole, dai disturbi alimentari al caro prezzi. Intorno all’alimentazione si muovono non solo questioni legate alla salute e al savoir faire tra i fornelli, ma entrano in gioco anche l’etica, la politica, l’ecologia e l’economia internazionale. A volte si ha l’impressione che per sapere cosa c’è nel piatto bisognerebbe munirsi di un navigatore satellitare che permetta di risalire alla provenienza dei cibi e di un dizionario multilingue, per interpretare i singoli ingredienti, le varie denominazioni e le etichettature che troviamo sulle confezioni. Meglio ancora sarebbe avere un “cibus scanner”, tanto per evitare di acquistare prodotti pericolosi come le tristemente note mozzarelle blu o la carne di animali affetti da qualche strano morbo. In particolare, nella società occidentale cambia l’approccio con il cibo, con il manifestarsi di patologie che vanno dall’obesità all’anoressia; cambiano anche le esigenze alimentari, con una sempre maggiore richiesta di cibi pronti e di surgelati, mentre l’idea della tavola accogliente e familiare sembra divenire quasi desueta, lasciando il posto a pranzi consumati in piedi davanti ad una macchinetta o in auto, spostandosi da un tragitto all’altro per motivi di lavoro. Cosa dire poi del difficile confronto con il proprio portafoglio, un problema che, almeno nei Paesi più evoluti, di primo acchito sembrerebbe far parte di questioni passate, superate, legato alle carestie o alle guerre del secolo scorso, ma che in realtà, purtroppo, è tutt’altro che superato. Con la continua tendenza al rialzo dei prezzi dei generi alimentari, che colpisce in particolare beni come la carne e il pesce, vengono penalizzate le cosiddette categorie più deboli, come gli anziani, che spesso devono optare per cibi più economici. Nell’esaminare questo quadro non bisogna poi tralasciare di considerare il peso e l’incidenza delle scelte politiche riguardo al settore dell’agri e dell’itti-coltura. La congiuntura economica internazionale spinge i singoli Stati e le Comunità ad operare determinate scelte, con la prospettiva di fare l’interesse comune, ma che in pratica vanno a colpire e spesso a gambizzare le realtà più piccole. Se in passato i contadini lottavano per poter mangiare dai propri raccolti, oggi non ci si stupisce più di assistere alle colorite proteste degli agricoltori per la quote latte o per i tagli ai fondi.

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DOP & IGP, LEADER DELL’ ECONOMIA ITALIANA: FOCUS SU MARCHE E ABRUZZO L’Italia leader europeo per Dop (Denominazione di Origine Protetta) e Igp (Indicazione Geografica Protetta): con ben 210 riconoscimenti geografici, 132 Dop e 78 Igp, si conferma al primo posto della classifica europea distanziando ulteriormente la Francia con 39 riconoscimenti in più

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n “sistema” vincente dal quale emerge l’interesse sempre più vivo dei produttori della filiera agro-alimentare verso i marchi di denominazione territoriale. Il settore agro-alimentare è il secondo comparto produttivo italiano con un fatturato nel 2009 di 120 miliardi di euro e con un calo circa del 4,9 per cento rispetto al 2008. I consumi di prodotti a qualità certificata hanno registrato tutti una crescita nel medio periodo, in particolare quelli biologici, mentre per l’anno 2009 solamente quest’ultimo comparto ha continuato una progressiva crescita, crescita non sostenuta per i vini Doc, Docg e Igt e per i prodotti Dop e Igp. L’export gioca un ruolo fondamentale per questo settore.

Nei primi due mesi del 2010 l’export agro-alimentare ha registrato un +2,6 per cento, segnale che indica una buona ripresa che andrà avanti secondo le proiezioni anche nel biennio 20112012. Obiettivo del prossimo futuro sarà la penetrazione sempre più massiccia dei prodotti alimentari made in Italy nei Paesi BRIC (Brasile, Russia, India e Cina) attraverso fiere internazionali, creando un sistema con l’Ice, il Ministero dello Sviluppo Economico, quello delle Politiche Agricole, e le banche. Marche Anche per la regione Marche si sono riscontrati buoni risultati per questo settore. Secondo le rilevazioni di Confindustria regionale la produzione in-

Tabella 1: Dinamica dei consumi domestici dei prodotti di qualità Fonte: Isema 2010: la competitività dell’agroalimentare italiano - Check-up 2010

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dustriale del settore è aumentata del 7,7 per cento in termini reali rispetto al secondo trimestre 2009, andamento più sostenuto di quello registrato a livello nazionale nel bimestre considerato. Sul mercato interno le vendite hanno registrato un aumento del 6,4 per cento, come anche sul mercato estero, dove le vendite hanno registrato un marcato aumento rispetto al secondo trimestre 2009 (+12,6 per cento). I prezzi di vendita sono risultati in calo sul mercato interno (-0,4 per cento) e stabili su quello estero (0,2 per cento). Infine le previsioni degli operatori riguardanti le vendite nei prossimi mesi sono decisamente positive ed orientate ad un progressivo miglioramento del quadro congiunturale. “Le Marche - sottolinea il Presidente della Regione, Gian Mario Spacca - si caratterizzano per l’offerta di un’ampia gamma di produzioni alimentari di qualità, in grado di soddisfare un’articolata domanda nazionale e internazionale, grazie alle oltre 3.000 aziende di piccole dimensioni”. La re-


gione Marche, in virtù del patrimonio di conoscenze e buone pratiche riconosciute a livello nazionale su queste tematiche, si è aggiudicata un protocollo d’intesa con il Comune di Milano per l’Expo universale 2015 dedicato alla sostenibilità e alla green economy. Questo accordo permetterà infatti la creazione del primo laboratorio di eccellenza per lo sviluppo sostenibile da realizzare nella regione e un progetto di promozione di best practices di produzione e consumo sostenibile dei prodotti alimentari da presentare nell’ambito di Expo 2015. L’obiettivo è il sostegno e la promozione del settore agro-alimentare e del territorio anche sui mercati esteri, e le Marche sono state individuate come la regione ideale per lo sviluppo integrato del settore. Abruzzo Anche per l’Abruzzo il settore agroalimentare ha meno risentito della crisi internazionale, facendo registrare nei primi nove mesi del 2009 una flessione dell’export solamente dell’1,93 per cento rispetto al ben più negativo dato della media nazionale. Fermo restando che la pasta è il prodotto abruzzese più venduto all’estero, è stato soprattutto il vino a far registrare una performance di assoluto rilievo nei primi nove mesi del 2009, con un incremento del 4,4 per cento rispetto allo stesso periodo del 2008. Nel periodo 2003-2008, invece, l’export abruzzese era passato da 234 milioni di euro di fatturato a 339 milioni di euro con una crescita del 44 per cento in appena sei anni. L’Abruzzo ha fatto dell’agro-alimentare uno dei settori cardini sui quali poggiare i propri progetti di sviluppo, creando nel 2009 il primo distretto dell’agro-alimentare del Teramano. Quest’area, secondo gli studi preliminari, sarebbe contraddistinta da una particolare vocazione all’agro-alimentare con ben cinque filiere: vitivinicola, olearia, zootecnica, ittica e ortofrutticola. Su queste filiere il distretto dovrebbe costruire una strategia con l’obiettivo di rendere riconoscibile sui mercati una “eccellenza produttiva” fortemente collegata ad un territorio rurale e stimolando la

Tabella 2: Indagine congiunturale trimestrale settore alimentare regione Marche Fonte: Confindustria Marche Aprile-Giugno 2010

collaborazione tra le aziende locali. Entrambe le regioni sembrano puntare molto sul settore dell’agro-alimentare, le aziende hanno intenzione di affrontare questi mesi di crisi con una strategia di innovazione e mantenimento della produzione, cercando di ammodernare l’efficienza degli stabilimenti e l’ottimizzazione dei processi produttivi. In questo modo si cercherà di

ottenere una posizione maggiormente competitiva sul mercato allo scopo di soddisfare e fidelizzare la clientela finale. Fabio Di Giulio GGF Group Srl Divisione Marketing e ricerche di mercato f.digiulio@callworld.it

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GLI “ITALIAN SOUNDING”? SONO RICHIAMI DANNOSI E STONATI Il valore dei falsi prodotti “Made in Italy” è stimato in 60 miliardi di euro, circa tre volte superiore al fatturato dell’esportazione

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engono chiamati “Italian Sounding” per via dell’utilizzo di nomi e di immagini che richiamano l’Italia e sono prodotti di imitazione che fatturano, secondo le stime, almeno 60 miliardi di euro l’anno. In prima fila tra i tarocchi alimentari ci sono i formaggi, le conserve e la pasta. Il bersaglio preferito dagli “agro-pirati” è senza dubbio il Parmigiano Reggiano, copiato in Brasile, Argentina, Giappone, Germania e Stati Uniti. Seguono il Prosciutto di Parma e quello di San Daniele, il Grana Padano, la Mozzarella di bufala e l’Asiago. Sale nella classifica dei falsi il Gorgonzola, rintracciabile sotto il nome di Tinboonzòla e di Cambozòla. In Montenegro la Polenta diventa “palenta”;

negli Usa la mortadella di Bologna viene fatta con carne di tacchino, mentre in Cina il pecorino viene prodotto con latte di mucca. Poi ci sono il Chianti californiano e la fontina svedese. Questi furti di identità rappresentano un duplice problema per l’Italia, causando sia un danno economico, che un altrettanto grave danno di immagine. Il business di questi stonati “Italian sounding” fattura 26 miliardi soltanto in Europa, mentre negli Stati Uniti e in Canada produce 24 miliardi di euro, a fronte di un export di prodotti italiani autentici pari a circa tre miliardi: in pratica solo un prodotto alimentare su otto è italiano. Nel resto del mondo la stima è di die-

ci miliardi, contro un export che ne vale quattro. In Paesi come la Cina esiste un altro tipo di rischio: il falso Made in Italy è arrivato prima dei prodotti originali e rischia di comprometterne gravemente la crescita e la diffusione. Le associazioni di categoria, la Confagricoltura, la Coldiretti e la Federalimentare hanno rinnovato l’allarme dei falsi alimentari anche nel corso della più importante manifestazione del settore, “Cibus 2010”, che si è svolta a Parma dal 10 al 13 maggio scorso, nel cuore della Food Valley. Per “mettere a tacere” gli “Italian sounding” è necessario un coordinamento congiunto tra le istituzioni, i consorzi di tutela e le organizzazioni di categoria, ma la battaglia non è affatto semplice, soprattutto dal punto di vista legale. Se le normative europee in tal senso tutelano i prodotti originali, nei Paesi extraeuropei tutto si complica ulteriormente e non sempre le istituzioni locali sono propense a cooperare per porre fine alla contraffazione alimentare. È urgente trovare una soluzione condivisa per contenere i danni, anche perché le aziende italiane sono sempre più desiderose di poter esportare all’estero e far così conoscere le eccellenze locali. Dagli elementi raccolti nel dossier “100% Made in Italy” - presentato in occasione di Cibus - è emerso che i brand ultracentenari hanno una propensione all’export di circa il 60 per cento superiore alla media. I dati riferiti alle esportazioni alimentari nel primo trimestre del 2010, inoltre, indicano una tendenza alla crescita (+2,5 per cento), confermando che l’export è il volano di molte imprese. di Asmae Dachan

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LE ECCELLENZE GASTRONOMICHE MARCHIGIANE AMANO ESSERE “ETICHETTATE” DOP, DOC, IGT, QM… Cosa significano tutte queste sigle? Qual’è l’iter per ottenere le certificazioni? Cerchiamo di fare un po’ di chiarezza

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n conto è saper preparare un prodotto alimentare, un altro conto è saperlo fare con maestria e trasformarlo in un capolavoro culinario. Lo sanno bene gli artigiani marchigiani del settore agro-alimentare, che hanno ereditato dai loro padri l’attenzione e la cura nella selezione delle materie prime, nelle diverse fasi di lavorazione, nel confezionamento e persino nella scelta del canale di distribuzione, privilegiando principalmente le piccole botteghe e gli esercizi al dettaglio più vicini. Oggi il Made in Marche è ormai conosciuto ed apprezzato in diverse zone del mondo e, nonostante gli effetti della crisi economica si siano fatti sentire anche in questo settore, si registra (dati diffusi da Confindustria) un’attività di esportazione vivace ed eterogenea (nel primo trimestre 2010 i prodotti agricoli hanno segnato un +7,8 per cento, quelli alimentari un +6,7 per cento) verso Paesi come la Germania (12 per cento), la Grecia, (8,2 per cento), l’Arabia Saudita (5,2 per cento), gli Emirati Arabi Uniti (3,7 per cento), ma anche l’Africa settentrionale, l’Oceania, il Nord e il Sud America (38,5 per cento). Le aziende agro-alimentari che esercitano nella regione sono oltre 2.700, con oltre 15.000 addetti; le produzioni vanno dall’olio al vino, dalle farine ai formaggi, dalla lavorazione e conservazione del pesce, della carne, della frutta e della verdura, all’imbottigliamento delle acque minerali. Così come per gli altri settori produttivi, gli imprenditori marchigiani del settore agro-alimentare mirano a valorizzare a tal punto i propri prodotti, da renderli meri-

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tevoli delle certificazioni più prestigiose. Prima di fare una panoramica sulle eccellenze della regione, è opportuno soffermarsi un attimo e chiarire cosa significhino le certificazioni e se queste siano davvero sinonimo di qualità garantita. Anzitutto è importante capire quale caratteristica del prodotto viene certificata e se sia possibile risalire al disciplinare di produzione, ovvero alle regole che l’azienda deve soddisfare per ottenere la certificazione. Una certificazione di qualità è un riconoscimento da parte di organismi terzi, che un determinato prodotto è conforme ad una specifica disciplina di produzione e a definiti standard qualitativi. Dalla nascita alla diffusione All’inizio le certificazioni di qualità riguardavano esclusivamente i vini ed erano riconosciute solo a livello nazionale.

Con la nascita dell’Unione Europea la validità delle certificazioni dei prodotti vitivinicoli si è estesa a tutto il territorio europeo e con il regolamento CEE 2081/92 sono nate anche quelle per altri prodotti agroalimentari (formaggi, salumi, prodotti della terra), con l’obiettivo di tutelare produzioni tradizionali legate al territorio, riservando loro l’uso esclusivo della denominazione, nonché un marchio attestante la loro origine. Di conseguenza si otteneva così un miglioramento dei redditi degli agricoltori e si favoriva la permanenza della popolazione rurale, soprattutto in talune zone disagiate. Per conseguire una DOP, IGP o SGT, i produttori devono associarsi tra loro, specificando la volontà di registrare il prodotto. L’associazione deve predisporre uno specifico “disciplinare di produzione”, vale a dire l’insieme delle regole alle qua-


I marchi che indicano un prodotto di qualità sono i seguenti: SIGLA

CARATTERISTICHE

DOP (“Denominazione di Origine Controllata”)

Impone le norme più stringenti in assoluto, garantendo al meglio il consumatore. I prodotti certificati DOP offrono infatti serietà (in quanto sono regolamentati da leggi italiane e comunitarie), tracciabilità, legame con il territorio e tipicità.

DOC (“Denominazione Origine Protetta”)

Si applica ai vini che vengono prodotti con uve la cui zona di origine della raccolta è delimitata, come prevedono i disciplinari di produzione.

DOCG (“Denominazione di origine controllata e garantita”)

Appartengono a questa categoria quei vini aventi già la DOC, che oltre a possedere pregi organolettici, abbiano acquisito una particolare fama.

IGP (“Indicazioni Geografiche Protette”)

Il loro funzionamento si basa sull’esistenza di un collegamento dimostrato tra una certa caratteristica del prodotto e il luogo di produzione. Con questa certificazione, in realtà, nessuna caratteristica importante è garantita al 100 per cento. Le principali differenze con la DOP riguardano il legame con il territorio e la garanzia per il consumatore sulla provenienza delle materie prime. Mentre nella DOP ci dev’essere un forte legame con il territorio, la IGP ne impone uno più blando.

STG (“Specialità Tradizionale Garantita”)

L’Unione Europea ha previsto anche certificazioni come questa, che però non hanno riscosso particolare successo a causa della loro eccessiva "genericità", garantendo ben poco al consumatore. La specificità delle produzioni, infatti, non è legata essenzialmente alla zona di origine, ma soprattutto alla ricetta o a particolari metodiche di produzione. Una volta approvato il disciplinare di produzione, chiunque, indipendentemente dalla propria localizzazione nel territorio comunitario, può avvalersi di questa certificazione.

QM (“Qualità garantita delle Marche”)

I prodotti marchigiani, inoltre, possono ottenere anche questa certificazione. Dal 2006 (data di emanazione del disciplinare) ad oggi i prodotti che hanno l’hanno ottenuta sono sempre più numerosi e spaziano dalle varietà di farro al latte crudo, dalle carni alle olive.

Una parentesi va poi aperta per i prodotti “Da agricoltura Biologica”. Sono biologici soltanto i prodotti per i quali, in tutte le fasi del ciclo produttivo, è bandito l’utilizzo di sostanze chimiche (pesticidi e fertilizzanti) ed è previsto esclusivamente l’impiego di tecniche di coltivazione ed allevamento rispettose dell’ambiente. Per rendere fertili i terreni si ricorre alla rotazione delle colture e si utilizzano concimi organici e minerali naturali, mentre per difendere le coltivazioni dai parassiti si adottano prodotti e tecniche che non hanno impatto sull’ambiente. I prodotti provenienti dall’agricoltura biologica sono disciplinati dal Regolamento CEE 2092/91.

li il produttore che vuole il marchio deve attenersi. Queste regole vengono stabilite dai produttori stessi e da enti che valutano le domande di certificazione. Il disciplinare deve comprendere il nome del prodotto o alimento, il logo, la descrizione (materie prime, caratteristiche chimiche, fisiche, microbiologiche, organolettiche), la delimitazione dell’area geografica, la descrizione del metodo di ottenimento, gli elementi specifici dell’etichettatura. La domanda va presentata al Ministero delle Politiche Agricole, Alimentari e Forestali; se viene dato parere favorevole si invia la domanda di registrazione, corredata da documentazione, alla Commissione Europea. Quest’ultima procede allora ad esaminare la richiesta e, nel caso in cui le conclusioni siano positive, pubblica sulla Gazzetta Ufficiale comunitaria gli elementi essenziali della domanda.

Le Marche certificate La regione offre una rosa di vini certificati: DOCG

• Vernaccia di Serrapetrona • Conero

DOC

• Bianchello del Metauro • Colli Maceratesi • Colli Pesaresi Doc • Esino • Falerio dei Colli Ascolani • I Terreni di San Severino • Lacrima di Morro d’Alba • Offida • Pergola • Rosso Conero • Serrapetrona • Rosso Piceno • Verdicchio dei Castelli di Jesi • Verdicchio di Matelica

IGT

Marche IGT

DOP

• Casciotta di Urbino • Prosciutto di Carpegna • Olio di Cartoceto • Oliva Ascolana

IGP

• Vitellone Bianco dell’Appennino Centrale • Ciauscolo

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“LE IMPRESE AGRICOLE ITALIANE VENGONO QUOTIDIANAMENTE DERUBATE” Falsi made in Italy e prodotti sottopagati, Ogm, incentivi e filiera: in questa intervista il Presidente di Coldiretti, Sergio Marini, affronta a tutto campo i problemi più attuali del nostro settore agroalimentare, illustrando le iniziative realizzate dall’associazione

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agricoltura italiana – nonostante la sua ricchezza eccezionale – è in calo da 5 anni e il 30 per cento delle aziende è di fatto in pericolo. Quali sono, secondo Lei, le cause di questo calo e quali rimedi consiglia per bloccare questa tendenza? “La situazione di difficoltà dell’agricoltura italiana non dipende solo dalla crisi generale, ma dal fatto che stiamo vivendo i drammatici effetti di quelli che sono i due furti ai quali sono sottoposte giornalmente le nostre imprese: da una parte il furto di identità e di immagine che vede sfacciatamente immesso in commercio il cibo proveniente da chissà quale parte del mondo come italiano; dall’altra il furto di valore aggiunto che vede sottopagati i nostri prodotti agricoli senza alcun beneficio per i consumatori. Nell’agroalimentare esiste un caso Italia, come dimostra il fatto che, nonostante i successi del nostro agroalimentare, secondo l’Eurostat dal 2000 al 2009 i redditi agricoli reali nel nostro Paese sono diminuiti del 36 per cento, contro una crescita del 5,3 per cento nell’Unione Europea. Solo tra il 2008 e il 2009, Eurostat indica la contrazione in Italia pari al 21 per cento rispetto ad una contrazione media dei redditi agricoli dell’11,6 per cento nell’Unione Europea”. Quali sono oggi i settori più colpiti dalle condizioni economiche attuali e quali sono le soluzioni messe in atto dalla Coldiretti per sostenerli? “L’unica leva competitiva possibile per il Made in Italy agroalimentare è quella di essere diversi perché migliori. La nostra diversità dipende dalla capacita di legarsi con il più grande e inimitabile patrimonio

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Il presidente di Coldiretti Sergio Marini


“NON ABBIAMO MAI OSTACOLATO LA RICERCA, CHE È UN VALORE PER IL PAESE. SEMMAI OCCORRE INTERROGARSI SERIAMENTE SE I POCHI SOLDI PUBBLICI DISPONIBILI PER LA RICERCA DEBBANO ESSERE DESTINATI AGLI OGM O A COSE VERAMENTE IMPORTANTI PER IL NOSTRO FUTURO” che il mondo ci riconosce: i nostri territori, le nostre identità, il nostro straordinario paesaggio fatto di ambiente, storia e cultura, il nostro cibo e i suoi primati in termini di sicurezza ambientale, sociale e sanitaria. Il futuro della nostra agricoltura sarà nell’essere diversi e migliori e non omologati a quei sistemi produttivi che operano con strutture di costi per noi irraggiungibili. Il problema è non farsi copiare le nostre eccellenze e non replicare modelli che il mercato ha già abbondantemente bocciato, come nel caso degli Ogm. Da parte nostra ci impegniamo a rimboccarci le maniche, come dimostrano i passi da gigante che abbiamo fatto in un anno nel nostro progetto operativo per una “Filiera agricola tutta italiana”, che ha come obiettivo di sostenere il reddito degli agricoltori eliminando le distorsioni e tagliando le intermediazioni con l’offerta attraverso la rete di consorzi agrari, cooperative, farmers market, agriturismi e imprese agricole di prodotti alimentari al cento per cento italiani firmati dagli agricoltori al giusto prezzo. Le prime dieci cose fatte nell’ambito del progetto vanno dalla realizzazione del più grande circuito europeo di Farmers market alla nascita, con Consorzi Agrari d’Italia (CAI), della prima e più importante holding italiana degli agricoltori, dalla commercializzazione della prima pasta dei coltivatori italiani all’avvio della prima e più grande società di trading europea dei cereali di proprietà degli agricoltori, dalla sottoscrizione del

più grande contratto europeo di produzione di energia elettrica da fonti rinnovabili da biomasse tutte italiane all’accreditamento di circa mille nuovi punti di vendita diretta di Campagna Amica al mese”. La Coldiretti è dunque contraria agli organismi geneticamente modificati in agricoltura? “Gli organismi geneticamente modificati (Ogm) spingono verso un modello di sviluppo che è il grande alleato dell’omologazione e il grande nemico della tipicità, della distintività e del Made in Italy. La scelta di non utilizzare Ogm non è quindi il frutto di un approccio ideologico, ma riguarda una precisa posizione economica per il futuro di una agricoltura che vuole mantenere saldo il rapporto con i consumatori. Su questa strada l’Italia non è certo da sola poiché dopo il divieto posto anche in Germania si sono ridotti a soli sei, su ventisette, i Paesi Europei dove si coltivano organismi geneticamente modificati con un drastico crollo del 12 per cento delle semine nel 2009. Ciò conferma che nel coltivare prodotti transgenici non c’è neanche convenienza economica. Il fatto che, anche dove è possibile la coltivazione, gli agricoltori riducano le semine è la più concreta dimostrazione che per gli Ogm attualmente in commercio non c’è quella miracolosa convenienza economica che le multinazionali e i loro “tifosi” propagandano. Una realtà di cui ha preso atto con una svolta storica anche la Commissione Europea,

“GARANTIRE LA STABILITÀ DEI PREZZI IN UN MERCATO A DOMANDA RIGIDA COME QUELLO ALIMENTARE È UN OBIETTIVO DI INTERESSE PUBBLICO CHE VA SOSTENUTO CON L’INTRODUZIONE DI INTERVENTI DI MERCATO INNOVATIVI COME LE ASSICURAZIONI SUL REDDITO”

che ha adottato ufficialmente un pacchetto di proposte per dare finalmente la possibilità agli Stati membri di decidere liberamente se coltivare Ogm o meno. In Italia per la conformazione morfologica dei terreni e le dimensioni delle aziende, in caso di semine Ogm non sarebbe possibile evitare le contaminazioni e sarebbe violata la sacrosanta libertà della stragrande maggioranza degli agricoltori e cittadini di avere i propri territori liberi dal transgenico. Detto questo, non abbiamo mai ostacolato la ricerca, che è un valore per il Paese. Semmai occorre interrogarsi seriamente se i pochi soldi pubblici disponibili per la ricerca debbano essere destinati agli Ogm o a cose veramente importanti per il nostro futuro”. Buona parte delle scelte di politica agricola si fanno in Europa. Cosa vi aspettate dalla riforma che entrerà in vigore dal 2013? “É necessario intervenire per contrastare le evidenti anomalie presenti sul mercato del cibo che la crisi rischia di amplificare con una forte volatilità dei prezzi provocata dalle speculazioni di mercato. Garantire la stabilità dei prezzi in un mercato a domanda rigida come quello alimentare è un obiettivo di interesse pubblico che va sostenuto con l’introduzione di interventi di mercato innovativi come le assicurazioni sul reddito nell’ambito della riforma di mercato della politica agricola comune. Se l’Europa vuole mantenere un proprio potenziale produttivo deve però porsi il problema del dumping economico, sociale, sanitario e ambientale in cui operano Paesi all’interno e fuori dall’Unione Europea. In una situazione in cui non sono proponibili gli strumenti obsoleti del passato, è necessario individuare misure per la trasparenza come l’obbligo di indicare l’origine dei prodotti agricoli impiegati negli alimenti, per consentire ai consumatori di fare scelte di acquisto consapevoli con la corretta informazione. Ma è soprattutto necessario proporre soluzioni per una partecipazione vera, sostanziale e non solo formale degli agricoltori alla filiera. Serve, quindi, vera aggregazione dell’offerta all’interno di filiere trasparenti, più corte e “firmate”, cioè chiaramente riconoscibili da parte dei consumatori”. di Paolo Duranti

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“É NECESSARIO DIVERSIFICARE LE ATTIVITÀ, CON IL SUPPORTO DI UNA CABINA DI REGIA” É l’opinione di Flavio Guidi (Gruppo Sida di Ancona), secondo il quale soltanto un processo di diversificazione delle attività connesse al mondo agricolo può salvare le aziende del settore. Purchè sia svolto in modo razionale e secondo criteri manageriali

Ma anche su di un terreno che potremmo definire sociologico, la terra adempie appieno a funzioni di coesione sociale, tanto più laddove si riesca a coniugare sfruttamento economico della risorsa naturale e rispetto rigoroso dei vincoli ambientali e paesaggistici. Il lavoro agricolo e le conseguenti attività di trasformazione agevolano fortemente la creazione di clan familiari, un pò come avviene nelle comunità rurali cinesi. E poi vi è un ulteriore vantaggio, che non può essere scalfito in alcun modo”. Cioè? “Il territorio naturale, tanto più se ricco e idoneo a sfruttamenti vantaggiosi economicamente, rappresenta una barriera all’entrata insormontabile, capace di resistere alle sfide portate dalla globalizzazione”.

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ottor Guidi, gli agricoltori lamentano da anni una serie di problemi che li mettono in ginocchio rispetto alle aziende della trasformazione: prezzi troppo bassi, costi eccessivi, istituzioni latitanti. Lei, da manager, da che parte sta? “Innanzitutto si deve fare una premessa, che può apparire scontata ma che non lo è affatto, e la situazione di oggi lo conferma: occorre scoprire, anzi direi ri-scoprire, che la terra è una fonte di ricchezza e un futuro sicuro per le nuove generazioni. Indubbiamente si avverte il bisogno di una maggiore sensibilità da parte un po’ di tutti, in grado di tradurre questa risorsa

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in una fonte inesauribile di ricchezza e benessere”. Quindi secondo Lei il settore primario può invertire la tendenza che lo vede in declino rispetto all’industria e ai servizi? “Le applicazioni e gli utilizzi della terra si stanno moltiplicando, dando vita alle attività più disparate. L’agricoltura - e questo è un messaggio che rivolgerei soprattutto ai giovani - è ancora in grado di affermarsi quale fonte di autorealizzazione individuale, contribuendo in modo strategico alla realizzazione del benessere, materiale e psicologico allo stesso tempo.

Prima ha accennato al proliferare delle tipologie di sfruttamento della terra. A cosa si riferiva? “Prendiamo l’esperienza cinese: della scarsità di superfici coltivabili, il gigante asiatico ha fatto una virtù. Sullo stesso terreno vengono svolte anche cinque diverse attività... I cinesi quindi sono saliti in cattedra: la parola d’ordine è “diversificazione””. Noi invece siamo rimasti legati ad una concezione tradizionale dell’agricoltura? “Dell’esigenza di diversificare le attività e le colture se ne è reso consapevole il Legislatore comunitario, che attraverso il


VII Programma Quadro ha parlato chiaro: la valorizzazione delle attività connesse all’agricoltura è un’assoluta priorità negli interventi di sostegno e di orientamento ai programmi di sviluppo economico e sociale”. Cosa significa tutto questo? “Vuol dire che quando parliamo della risorsa “terra”, dobbiamo pensare non soltanto alle tradizionali attività agricole e zootecniche che per decenni hanno costituito una colonna dell’economia nazionale - comprese le nostre amate Marche ed Abruzzo - ma anche ad attività vivaistiche, di conservazione e trasformazione dei prodotti, di produzione di sementi, di organizzazione di eventi e fiere del settore, di valorizzazione delle bellezze paesaggistiche e storiche, di sviluppo della biodiversità, nell’ambito della formazione, connesse ai trasporti e alla distribuzione. Per non parlare della comunicazione e della certificazione, aspetti estremamente interessanti anche in questo settore. Insomma, dobbiamo allargare la visuale”. Anche nelle Marche e in Abruzzo è possibile un diverso approccio cultu-

rale all’argomento? “Il territorio marchigiano, ma anche quello abruzzese, si distinguono per la loro morfologia e ricchezza di eccellenze complementari: il paesaggio, il mare, le coste, le spiagge, i monti, la storia, la distribuzione urbanistica, la qualità dei servizi, le strutture ricettive, la tranquillità e la sicurezza degli abitanti e dei turisti, i castelli, i centri archeologici, i musei, le pinacoteche, i personaggi della letteratura e della musica, le qualità enogastronomiche, le tipicità locali, il clima. Non è un caso se la prestigiosa rivista americana AARP (considerata la “bibbia dei pensionati Usa”) ha indicato le Marche come una regione eccellente a livello di vivibilità, tale da classificarla con la qualifica di charme. Perchè dico questo? Affinchè di un patrimonio di così inestimabile valore venga ottimizzato l’utilizzo, studiando ed elaborando percorsi che ne incrementino l’efficienza”. Con benefici anche sul versante occupazionale... “In un momento in cui si fa prospetticamente difficile l’occupazione e in cui si

tende a valorizzare anche la salubrità del lavoro, le professioni legate alla terra si stanno drasticamente ampliando, diventando molto interessanti come sbocco alternativo”. L’iniziativa è comunque lasciata alla creatività del singolo? “Ritengo che nelle Marche e in Abruzzo si debba favorire la creazione di un Centro Ricerca & Sviluppo che si occupi di elaborare progetti di supporto alle azioni di ottimizzazione del processo di sviluppo economico delle attività connesse alla risorsa terra”. Dal punto di vista operativo come dovrebbe operare quest’organo? “Avrebbe il compito di suggerire processi di gestione integrata delle risorse disponibili, collocandole in una dimensione spazio-temporale più ampia, quanto più svincolata da logiche campanilistiche e di possesso individuale. In altre parole: anche nell’utilizzo delle risorse naturali occorre introdurre una logica di management. Basta terreni non utilizzati! Ma per questo occorre “fare cultura”, coinvolgendo il più possibile i giovani. Ad essi è assegnato un compito impegnativo: prendere confidenza con la terra”. Perché Lei sottolinea la necessità di una visione integrata del fenomeno? “Perché il singolo individuo, proprietario di un appezzamento o di un rustico, difficilmente può possedere la necessaria visione di insieme, di cui invece è dotata una struttura che si occupa di rendere efficienti le risorse, e quindi di sfruttare economicamente quel bene”. di Michela Rossi

“ANCHE NEL SETTORE AGROALIMENTARE SI PONE CON FORZA L’ESIGENZA DI VALORIZZARE SECONDO LOGICHE DI MANAGEMENT LE RISORSE, ATTRAVERSO LA GESTIONE, LA COMUNICAZIONE E LA CERTIFICAZIONE”

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L’AGRICOLTURA DEL TERZO MILLENNIO È ANCORA PIÙ “GREEN” Con il presidente di Confagricoltura, Federico Vecchioni, facciamo il punto della situazione sul settore agricolo: problematiche da risolvere e prospettive future

Nella foto Federico Vecchioni, da sei anni alla guida di Confagricoltura

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a green economy potrebbe essere la giusta chiave di volta per dare una decisiva spinta alla risoluzione di una crisi internazionale che sembra non volerci abbandonare. Ne è convinto Federico Vecchioni, da sei anni presidente di Confagricoltura, secondo il quale il settore agricolo esprime un potenziale finora sottovalutato. Negli ultimi tempi, tuttavia, si è assistito ad una trasformazione dell’azienda agricola e un nuovo interesse, insieme con una crescente attesa, sta nascendo attorno a questi argomenti; l’azienda agricola si sta evolvendo, diversificando le proprie produzioni in nome della multifunzionalità. Più precisamente: alla produzione, alla trasformazione e alla vendita dei prodotti agricoli, l’azienda sta affiancando anche l’offerta di servizi collegati strettamente al territorio come, ad esempio, l’importantissima produzione di energia elettrica. Il settore, quindi, non è mai apparso così attrattivo come ora, offrendo la possibilità di misurarsi su terreni come le bioenergie e i biomateriali, con un contributo fondamentale alla lotta contro i cambiamenti climatici. L’agricol-

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tura appare quindi un settore competitivo e trainante, e potrà restare tale solo a patto che si continui ad investire in ricerca e a sviluppare nuove tecnologie, affidandosi alla guida di persone esperte e specializzate. Solo così rappresenterà un antidoto alla crisi e in questo modo deve essere considerata da chi ha responsabilità istituzionali. L’Italia, sempre secondo Vecchioni, deve darsi regole competitive concrete, in linea con quelle dei Paesi più avanzati: dalla semplificazione burocratica e fiscale, alle nuove tecnologie, alle facilitazioni al credito, senza le quali non sarà solo l’agricoltura a restare improduttiva di risultati. Bisogna prendere atto e convincersi che l’economia mondiale ormai cambia a velocità vertiginosa e quando questa pesantissima crisi ci avrà abbandonato, nulla sarà più come prima. In questo scenario economico mondiale, anche la nostra penisola ha le sue carte da giocare: tra queste, una di assoluto valore è certamente rappresentata dall’agricoltura, madre di quelle rinomate eccellenze alimentari ovunque apprezzate che hanno conquistato ogni palato e trionfato sulle tavole di tutto il mondo. Una nota che il presidente Vecchioni indirizza al Governo è quella di favorire maggiormente gli investimenti legati al territorio che sappiano fornire agli agricoltori valide alternative alle coltivazioni tradizionali, in grado di produrre reddito, occupazione e, nello stesso momento, benefiche ricadute sull’ambiente. Tuttavia, sotto questo aspetto, l’Italia è ancora molto indietro a causa della mancanza di un quadro normativo puntuale e dell’eccessiva burocrazia nei procedimenti autorizzativi. Bisogna comprendere, inserisce nelle conclusioni Vecchioni, che l’agricoltura è riferita ad un’importante attività economica, dalla ricaduta sulla collettività, e che gli agricoltori con il loro lavoro tutelano in primis

le persone, poi le imprese; senza sviluppo agricolo non ci potrà essere un miglioramento delle condizioni di vita per il nostro pianeta. Lo sviluppo agricolo, quindi, non è un problema del suolo, ma dell’uomo. di Isabella Pennoni

IN RAPPRESENTANZA DEL MONDO AGRICOLO La Confederazione Generale dell’Agricoltura Italiana - Confagricoltura - è l’organizzazione di rappresentanza e di tutela dell’impresa agricola italiana. È presente in modo capillare su tutto il territorio nazionale con 18 federazioni regionali, 95 sedi provinciali e centinaia di sedi comunali. Le imprese associate rappresentano oltre il 45% del valore totale della Plv (Produzione lorda vendibile) agroforestale (48 miliardi di euro complessivi) e del suo valore aggiunto (32 miliardi di euro); coprono circa il 38,5% (5 milioni di ettari) della Sau - Superficie agricola utilizzata (13 milioni di ettari). I datori di lavoro associati a Confagricoltura rappresentano i due terzi del totale delle imprese del comparto. Oltre 500 mila lavoratori dipendenti sono assunti da aziende agricole associate a Confagricoltura.


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“NELL’ AGRICOLTURA EMERGE SEMPRE PIÙ UN RUOLO PLURIFUNZIONALE” Secondo il Ministro alle Politiche agricole, Giancarlo Galan, “l’esperienza di questi ultimi anni ha già dimostrato, anche nelle realtà agricole italiane, che la multifunzionalità costituisce un elemento strategico per lo sviluppo del settore”

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inistro, sembra che la fase più acuta della crisi economica sia ormai superata e che anche l’Italia possa attendersi una graduale ripresa. In questo contesto sicuramente più incoraggiante come si sta muovendo il settore agroalimentare? “Il principale driver della ripresa, in questa fase di lenta ma graduale uscita della recessione, è sicuramente l’export, che nel settore agroalimentare svolge un ruolo importante soprattutto in chiave di rilancio. È noto d’altro canto che la domanda estera, che da alcuni mesi sembra effettivamente mostrare segni di maggiore vitalità, ha rimesso in moto la produzione in diversi Paesi, compresa l’Italia, risollevando la fiducia degli operatori e le aspettative sull’evoluzione del quadro congiunturale”. E la domanda interna? “Sugli sviluppi dei consumi interni grava invece qualche incertezza, anche in ambito nazionale. La domanda interna sembra ancora accusare segnali di stagnazione legati essenzialmente all’impasse occupazionale”. Comunque un bilancio nel complesso positivo? “Si ha evidenza della buona capacità di reazione delle imprese del nostro sistema agroalimentare, soprattutto agli stimoli provenienti dall’estero. I dati Istat, al riguardo, rivelano su base

Giancarlo Galan Ministro alle Politiche agricole

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Speciale agroalimentare annua una crescita delle esportazioni di oltre il 9 per cento nei primi cinque mesi del 2010, con performance decisamente incoraggianti per tutti i prodotti di punta del Made in Italy agroalimentare. A suggellare l’ottimismo, la conferma di una ripresa solida sia in ambito comunitario che nei Paesi terzi. Con buone prospettive anche sul mercato Usa, dove le vendite sono tornate a crescere quest’anno a un ritmo sostenuto, invertendo la tendenza negativa del 2009”. Per quali prodotti in particolare si sta registrando un consolidamento del Made in Italy all’estero? “Per citare i principali prodotti basta guardare alle statistiche sull’export di vini, formaggi o salumi. Oppure ai dati sulle vendite all’estero di pasta e oli di oliva, in crescita rispetto all’anno scorso. Prodotti di eccellenza dell’agroalimentare italiano che oltre frontiera stanno ottenendo riscontri superiori alle attese, nonostante le incertezze che ancora gravano sul quadro economico mondiale. Rappresenta qualcosa in più di una speranza il fatto che in un solo anno il fatturato legato alle esportazioni di vini abbia fatto segnare un progresso di quasi l’8 per cento, con aumenti diffusi a livello geografico e una significativa accelerazione nei Paesi emergenti, in particolare in Russia, Brasile e Cina, che rappresentano le nuove promesse. Ancora più accentuata, rispetto a quella dei vini, la crescita delle spedizioni all’estero di salumi e formaggi. Per questi ultimi, in particolare, emergono andamenti più che soddisfacenti nel segmento dei grana, con Parmigiano reggiano e Grana padano che all’estero, in base ai dati aggiornati al maggio 2010, sono finora cresciuti a un tasso annuo di oltre il 13 per cento”. Nel futuro dell’agroalimentare italiano quanto possono incidere le politiche aggregative tra Pmi, i contratti di filiera, i distretti? Ritiene che i contratti di rete - introdotti da una recente normativa - possano rappresentare un ottimo strumento anche in questo settore?

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“Sicuramente sì, se adeguatamente attivati. I contratti di rete, che permettono di usufruire di particolari provvedimenti agevolativi e di promozione, rappresentano in particolare un valido ed efficace strumento per lo sviluppo di progetti comuni tra piccole e medie realtà produttive, di cui è ricco il tessuto imprenditoriale agroalimentare, e incarnano un forte potenziale sia in termini di capacità innovativa che di crescita della competitività. L’agricoltura, ma anche molte realtà produttive industriali del nostro Paese, necessitano come è noto di politiche aggregative in grado di attivare economie di scala e di incrementare i livelli di efficienza e di produttività. Altri aspetti riguardano invece i contratti di filiera che, se ben strutturati, forniscono garanzie sia in termini di approvvigionamento delle materie prime alimentari, sia di più equa ripartizione del valore lungo la catena produttivodistributiva. Da non sottovalutare i vantaggi finanziari che le politiche aggregative, compresi i nuovi contratti di rete, offrono alle imprese, facilitando in particolare l’accesso al credito e la crescita degli investimenti”. L’agricoltura non è più solo produzione, ma è anche turismo, tradizione, cultura enogastronomica. Quale sarà in futuro il modello di sviluppo per il settore primario? “La tendenza, già in atto ormai da oltre

un decennio, sarà a un rafforzamento del ruolo plurifunzionale dell’agricoltura, supportato anche dalla Pac, attraverso il cosiddetto secondo pilastro, rappresentato dalla politica dello sviluppo rurale. Un modello, in sostanza, che affianca alla produzione tradizionale di derrate agricole e alimentari attività complementari: dal turismo rurale ed enogastronomico alla vendita diretta, dalla biodiversità alla tutela del territorio alla produzione di energia da fonti rinnovabili. L’esperienza di questi ultimi anni ha già dimostrato, anche nelle realtà agricole italiane, che la multifunzionalità costituisce un elemento strategico per lo sviluppo del settore, oltre a un’importante leva economica per le imprese agricole, sia in termini di sostegno dei redditi, sia di crescita della produttività”. E in questo contesto va messo anche l’agriturismo? “Attualmente l’agriturismo, che ha rappresentato finora l’espressione più concreta dell’agricoltura multifunzionale, coinvolge in Italia circa 18.500 aziende, un numero che nell’arco di dieci anni è quasi raddoppiato. Un aspetto originale è la significativa presenza femminile nella conduzione delle aziende agrituristiche, con un’incidenza pari al 35 per cento, contro una media in agricoltura che secondo le statistiche risulta inferiore al 27 per cento”. di Guido Guidi


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“IN AUTUNNO UN BANDO PER IL PASSAGGIO GENERAZIONALE NELLE IMPRESE AGRICOLE” Con l’Assessore all’Agricoltura della Regione Marche, Paolo Petrini, affrontiamo la situazione del settore e le misure varate dalla Giunta a sostegno della redditività delle imprese

Assessore Paolo Petrini

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ssessore, ci può fare una fotografia dell’agroalimentare marchigiano? “In generale, la situazione del sistema agroalimentare italiano è delicata. Molte aziende sono sull’orlo della bancarotta oppure sono già fallite: in alcune regioni, come la Puglia, la crisi ha assunto dimensioni drammatiche. Focalizzando il discorso sulle Marche, i dati non sono così negativi, però i problemi ci sono”. Cioè? “É una situazione che ci trasciniamo da tempo. I problemi sul tappeto sono più d’uno: in primis, i prezzi alla produzione, vera palla al piede degli agricoltori in tutti i settori, ma soprattutto in quello cerealicolo. Prendiamo ad esempio il prezzo del grano duro: dopo un ottimo 2007, la quotazione è scesa in picchiata, passando in poco tempo da 50 a 12 euro al quintale, a causa della crisi internazionale. Ora appare in ripresa, anche in concomi-

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tanza di quanto accaduto in Canada e in Russia. Ma la situazione rimane grave”. Ci sono rimedi? “Ci stiamo muovendo su più fronti. Sia dando voce unitaria alle istanze delle Regioni allo Stato, sia come Regione Marche per le aziende del territorio”. Iniziamo con le misure varate congiuntamente dalle Regioni. “Lo scorso 29 luglio, in sede di Conferenza Stato-Regioni è stato approvato all’unanimità un ordine del giorno che prevede una serie di richieste al Governo a tutela dei nostri agricoltori: moratoria delle esecuzioni e delle procedure di pignoramento per la riscossione da parte di Equitalia (al fine di rateizzare i debiti), proroga delle agevolazioni contributive nelle zone svantaggiate e montane, ripristino delle agevolazioni sul gasolio agricolo”. E come Regione Marche? “La Giunta si è posta l’obiettivo di aiutare le aziende a recuperare redditività e competitività, realizzando iniziative concrete in un’ottica di modernizzazione e potenziamento del settore”. In concreto? “Abbiamo sostenuto fortemente il ricambio generazionale, orientato le imprese verso settori ad alto valore aggiunto, come la zootecnia, la produzione di olio, vino e le attività in serra. In generale, abbiamo puntato sui progetti qualitativi e la diversificazione da un lato e sui processi aggregativi dall’altro”. In che senso diversificazione? “L’imprenditore agricolo deve muoversi nella direzione della multifunzionalità e quindi intraprendere altre aree di business, dalle fonti rinnovabili alle attività agrituristiche. Mi rendo conto che è un processo lungo

ed impegnativo, che dipende anche dalla creatività e dallo spirito di iniziativa dei diretti interessati; però necessario”. Secondo Lei, che tipo di riscontri si registrano rispetto agli incentivi, sia nazionali, che regionali, alle aggregazioni tra Pmi? “Per quanto concerne le aziende marchigiane, devo dire che la nostra azione diretta a premiare le aggregazioni per i settori di punta ha avuto una risposta molto forte. Prendiamo ad esempio la filiera dei cereali, alla quale hanno aderito circa 2.500 imprenditori”. Un altro problema è costituito dai costi della commercializzazione dei prodotti agricoli. “Anche qui abbiamo profuso un grande impegno: è importante che i nostri agricoltori siano consapevoli dell’importanza, anche economica, di diminuire i costi della commercializzazione ed accrescere il loro potere contrattuale. E spesso la filiera corta rappresenta indubbiamente una soluzione ottimale. Non solo: con il Psr (stiamo parlando di 500 milioni di euro) riusciamo a sostenere investimenti diretti alla commercializzazione dei prodotti e non più verso i macchinari generici, come potrebbero essere un trattore o un altro mezzo agricolo. E questo è tanto più importante in una fase recessiva come quella attuale”. Prima Lei ha accennato alle misure di favore per il ricambio generazionale. “La strada, già intrapresa, proseguirà tra settembre e ottobre con il quarto bando destinato a favorire il trasferimento delle aziende da padre in figlio. 60 milioni di euro già destinati a questo fine”. di Giuseppe Mascetti


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COLLABORAZIONE TRA ISTITUZIONI ED OPERATORI DEL COMPARTO PER USCIRE DALLA CRISI Il punto sul settore agroalimentare abruzzese con Mauro Febbo, assessore regionale all’Agricoltura. Tutte le iniziative messe in campo In Abruzzo l’agroalimentare è il settore che ha meno risentito della crisi, stando ai dati del 2009. Quale l’andamento attuale, le problematiche esistenti e i provvedimenti intrapresi dall’assessorato per farvi fronte? “L’andamento attuale è in linea con i lusinghieri risultati dello scorso anno, grazie alla collaborazione degli operatori del comparto con le istituzioni. Per affrontare la crisi abbiamo adottato provvedimenti immediatamente applicati, quali l’ulteriore assegnazione di carburante agricolo, la proroga dei prestiti di conduzione, il rifinanziamento dei consorzi fidi, mentre è allo studio la ricapitalizzazione delle società agricole. Abbiamo anche chiesto al Ministero l’applicazione di una serie di misure a sostegno che garantiscano adeguata copertura finanziaria al Piano assicurativo, la sospensione dei versamenti degli oneri previdenziali, di favorire l’accesso al credito, il mantenimento delle agevolazioni per la piccola proprietà contadina e la sospensione del pagamento delle rate e degli effetti del credito agrario. Inoltre, abbiamo fatto ricorso al progetto G.d.o., che prevede l’attivazione di accordi con la Grande distribuzione organizzata a livello nazionale per la commercializzazione dei prodotti della nostra regione attraverso la presenza di punti vendita all’interno dei grandi centri commerciali, nelle principali città italiane”. Numerose le iniziative messe in campo per la promozione dei prodotti e del territorio abruzzese, sia in Italia che all’estero. Quale è stata la risposta delle aziende locali? Cosa si sta facendo per la tutela dei prodotti “Made in Abruzzo”? “La creazione del marchio regionale “Buon gusto” ha fatto ottenere buoni

risultati ai nostri agricoltori. L’esempio dell’agnello è emblematico: è stato registrato il marchio collettivo “Buon gustoagnello d’Abruzzo” allo scopo di tutelare e valorizzare la produzione di carne di agnello di qualità, ottenuta da agnelli nati ed allevati in aziende zootecniche registrate e ubicate nel nostro territorio. È un’idea che funziona e che si sta replicando per il formaggio”. Il Protocollo d’intesa tra le regioni del Mezzogiorno sull’agroalimentare ha rappresentato un passaggio fondamentale per la valorizzazione e lo sviluppo delle attività connesse. Quali le iniziative poste in atto? “Il fatto che il sottoscritto sia stato designato come coordinatore della cabina di regia permanente, la dice lunga sulle nostre aspettative relativamente a questo protocollo d’intesa. Si profilano iniziative che stanno già ottenendo buoni risultati e ancora maggiori ne avranno in prospettiva. Tra le finalità della cabina spiccano l’istituzione di un Osservatorio del sistema agroalimentare, della pesca e dell’acquacoltura, di un altro per i prodotti agricoli e ittici e della costituzione di una piattaforma comune di negoziato con il sistema della grande distribuzione organizzata”. Accorciare la filiera: sembra essere un elemento di fondo della politica regionale. Quali le strategie messe in atto a tal fine, anche attraverso il PSR 2007/2013? “Non possiamo non porre attenzione alla bassa retribuzione del prodotto agricolo lungo le filiere agroalimentari, che recenti indagini hanno stimato intorno al 17%. Per migliorare questo dato continueremo con la campagna di sensibilizzazione all’interno della grande distribuzione, per incentivare la realizzazione dei “Mercati

Nella foto un primo piano di Mauro Febbo, assessore all’Agricoltura della Regione Abruzzo

contadini”, proprio al fine di accorciare la filiera a vantaggio delle aziende agricole. Sempre a tal fine abbiamo presentato proposte di legge, come quella finalizzata all’utilizzo nelle mense dei prodotti locali e la vendita a chilometri zero. Per quanto riguarda i bandi del PSR 2007-2013, abbiamo ottenuto un buon risultato in termini di adesioni, ma adesso ci aspetta l’esame più difficile: la rendicontazione della spesa nei termini comunitari. Nel frattempo la Regione Abruzzo sta pensando di rimodulare il proprio PSR per meglio orientare i propri interventi”. Come si stanno affrontando, anche a livello europeo, le problematiche legate alla pesca e all’attivazione del FEP? In quest’ottica, quale apporto può fornire o sta fornendo il progetto F.a.r.o.? “Il Piano FEP, relativo alle misure 2.1 e 2.3, ha messo a disposizione dell’Abruzzo risorse per quasi 5 milioni di euro. A questo si lega il progetto F.a.r.o., che mira a sviluppare azioni e percorsi formativi sperimentali, destinati agli operatori del settore”. di Emanuele Gennaioli

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POLO DELL’AGROINDUSTRIA: IL CANTIERE È APERTO Parte in Abruzzo l’importante progetto che abbraccia l’intera filiera del settore. Un’opportunità non solo per le aziende locali, ma per tutte quelle presenti sull’intero territorio nazionale. La scadenza per le adesioni è il 31 ottobre

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ta nascendo in Abruzzo un importante progetto nell’ambito del Por Fesr 2007-2013: il Polo d’Innovazione dell’Agroindustria, sotto la guida di quattro consulenti scelti dalle aziende stesse attraverso Confindustria: Ercole Cauti, Luciano Fratocchi, Quirino Piccirilli e Patrizia Savini, i quali daranno un supporto tecnico grazie alle loro competenze specifiche. Il Polo darà vita a un’aggregazione di piccole, medie e grandi imprese, associazioni di categoria e istituti di ricerca sottoforma di società consortile; le adesioni, ancora aperte fino al 31 ottobre e pervenute già numerose, sono estese alle aziende di tutta Italia. L’attenzione del Polo interessa tutta la filiera dell’agroindustria e abbraccia, in questo modo, un panorama completo, passando dai settori più vari come quello delle attrezzature e dei macchinari, fino ad arrivare a quello farmaceutico. Una volta raccolto un numero congruo di aziende, verrà stilata una sorta di censimento per valutare le necessità, le problematiche comuni, le potenzialità di crescita di ognuna di esse e, sulla base dei dati raccolti, verranno messe a punto le strategie di sviluppo. Le parole cardine del progetto sono Agroindustria, Ricerca ed Eco-sostenibilità, le quali generano l’acronimo AGIRE. È proprio questo, infatti, uno degli obiettivi che il Polo si è prefissato: attivarsi per un giro di vite e voltare pagina rispetto al concetto di innovazione e ricerca. Per raggiungere questo fine sono stati evidenziati quattro “punti” di forza: • guardare all’internazionalizzazione attraverso la logica del total service, ovvero

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cercando non soltanto di offrire prodotti, ma anche servizi, come può essere per esempio quello della ristorazione; • considerare la ricerca in senso trasversale: da questo punto di vista è stata rivolta molta attenzione ai coloranti naturali, che interessano non solo la grande, ma anche la piccola impresa; • trasformare in risorsa quelli che possono essere gli scarti di lavorazione, dai quali, con un approccio sistemico, si è in grado di ricavare energia; • partecipare in forma integrata anche per rendere più semplice l’accesso ai fondi europei in materia di innovazione e ricerca. Tra i primi progetti del Polo è in programma la creazione di un grande portale internet che accoglierà un database delle aziende dell’agroindustria; sarà attivato un servizio informativo su modalità e costi per la protezione della proprietà intellettuale, al fine di assistere le aziende in sede di registrazione di brevetti e marchi, campo nel quale le piccole realtà incontrano grandi ostacoli; saranno organizzate, inoltre, attività di animazione per una maggiore diffusione di informazioni: le aziende potranno così conoscersi e confrontarsi tra loro. Per tutte le realtà che aderiranno al Polo i diritti saranno gli stessi. Prendere parte al progetto, infatti, significa avere accesso a determinati servizi. Per quanto concerne i doveri, essi sono invece proporzionali alle dimensioni dell’azienda. La quota da versare è in funzione del capitale sociale: il peso di una microazienda all’interno del consiglio d’amministrazione sarà pertanto inferiore rispetto a quello di una grande realtà; ogni associato comunque avrà un posto riservato. Il Polo avrà la copertura del 50% dei costi per le attività pianificate nell’arco di cinque anni e gli uffici della struttura saranno stanziati in seno a quelli di Confindustria Teramo, così da ridurre grandemente i costi. Le aziende avranno, finalmente, uno strumento in grado di migliorare la loro competitività, aiutandole a fare squadra. di Francesca Cicchinelli

La parola ai consulenti Ercole Cauti

si occupa di innovazione e sviluppo locale. È amministratore unico di Metron, società che negli ultimi 10 anni ha progettato e gestito oltre 50 progetti europei, con il coinvolgimento di 160 regione di 29 Paesi: «In Abruzzo abbiamo imprese, cultura e importanti risorse per essere competitivi anche in campo internazionale e per attrarre fondi. Per mettere in atto queste risorse il sistema delle Pmi deve salire sulle spalle delle grandi aziende. Con il Polo agroindustriale questo obiettivo sarà raggiunto».

Luciano Fratocchi

è professore associato di Ingegneria economicogestionale all’Università dell’Aquila e svolge attività di formazione e consulenza su tematiche manageriali, in particolare nel settore dell’agroindustria con specifico focus sull’internazionalizzazione e il trasferimento d’innovazione gestionale e organizzativa: «Il progetto riguarda uno dei settori trainanti dell’economia abruzzese e incentivarne l’innovazione diventa strategico per l’intero territorio. L’accezione del settore agroindustriale è molto ampia».

Quirino Piccirilli

è consulente certificato dalla Icmc, in qualità di consulente di direzione e organizzazione, con una lunga esperienza di dirigente d’azienda. Ha fondato ActionConsult, che si occupa di strategie di business per lo sviluppo di aziende e prodotti sul mercato nazionale e anche su quelli internazionali: «Il Polo vuole essere una porta di servizio per le aziende, chi vi prenderà parte aderirà a un meccanismo premiale. In sinergia, le realtà aderenti potranno raggiungere e guidare mercati lontani da loro».

Patrizia Savini

è consulente di management aziendale da circa 20 anni nel campo agroalimentare. Specialista in certificazioni, qualità, management di innovazione. Tecnico alimentarista e tecnico ambientale: «Il Polo agroindustriale sarà una svolta innovativa per le imprese abruzzesi, in questo modo si imporrà un cambio culturale, di mentalità. Si passerà da una gestione individualistica ad una gestione di tipo consortile: tutte le aziende condivideranno stessi obiettivi e finalità per lavorare insieme nella stessa direzione».

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FACOLTÁ DI AGRARIA ED IMPRESE: NELLE MARCHE UNO STRETTO RAPPORTO “Nuove tecniche di coltivazione del terreno, con indubbi vantaggi economici ed ambientali, sono possibili anche grazie ad una stretta collaborazione tra due mondi, quello accademico e quello imprenditoriale, che in passato non si erano parlati molto”, secondo Rodolfo Santilocchi, Preside della Facoltà di Agraria dell’Università Politecnica delle Marche Professor Santilocchi, da quando Lei ne ha assunto la Presidenza, la Facoltà di Agraria di Ancona ha saputo allacciare importanti legami con il tessuto imprenditoriale del territorio. Perché? “Una Facoltà di Agraria deve necessariamente confrontarsi sul e con il territorio. E quindi, in primis, con gli agricoltori, categoria che nella nostra regione rappresenta un settore strategico. Confrontarsi significa collaborare affinché i traguardi scientifici raggiunti dall’Università si proiettino nel mondo imprenditoriale, con indubbi vantaggi economici, ambientali, occupazionali ed anche sotto il profilo della salute dei consumatori. Fin dalla fondazione della Facoltà di Agraria dell’Università Politecnica delle Marche, avvenuta poco più di venti anni fa, questo è stato uno degli indirizzi principali. Io non ho fatto altro che proseguire il lavoro già brillantemente avviato dai Presidi che mi hanno preceduto”. Quindi massima attenzione alla ricerca? “Senza ricerca non avrebbe nemmeno senso di parlare di Università. Quando però si parla di ricerca bisogna pensare bene di cosa stiamo parlando. In una Facoltà come la nostra ritengo che sia possibile intraprendere e sviluppare due tipi di ricerca: una ricerca prettamente scientifica, destinata ad accrescere le conoscenze scientifiche e rivolta prevalentemente al circuito dei centri di ricerca, e una applicata, finalizzata soprattutto alla diffusione delle conoscenze fuori dalle mura universitarie (quella che gli ameri80

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cani chiamano “extension service”). Purtroppo in Italia le Facoltà di Agraria non si sono sempre mostrate molto sensibili al secondo aspetto, che per me invece è di fondamentale importanza, proprio perché permette un’estensione delle conoscenze. Una politica attenta da questo punto di vista premia l’università stessa, le aziende e il territorio: penso che negli ultimi anni gli sforzi dei Presidi e dei Docenti della nostra Facoltà per avvicinare mondo accademico ed imprese abbiano portato a risultati eccellenti”. Ci può fare un esempio? “ Per evitare di compiere errori le faccio un esempio che mi coinvolge direttamente, viste le mie competenze scientifiche. E’ indubitabile che negli ultimi venti anni le tecniche di lavorazione del terreno nelle Marche siano cambiate: si è passati da un uso generalizzato dell’aratura, spesso anche molto profonda, ad una diffusione sempre maggiore di tecniche agronomiche più conservative, come la discissura e la semina su sodo, con notevoli vantaggi agronomici, ambientali e sociali, di cui ne hanno tratto benefici non solo gli agricol-

“GLI SFORZI DELLA FACOLTÀ DI AGRARIA DI ANCONA PER AVVICINARE MONDO ACCADEMICO ED IMPRESE HANNO PORTATO A RISULTATI ECCELLENTI”

tori ma la collettività intera. Ecco, ritengo obiettivamente che la Facoltà di Agraria di Ancona possa vantarsi di questo”, anche perché ciò è avvenuto certamente per la sensibilità di molti imprenditori agricoli marchigiani, ma anche grazie all’opera di divulgazione dei risultati ottenuti con le attività di ricerca effettuate presso l’azienda agraria didattico sperimentale “Pasquale Rosati, gestita dalla nostra Facoltà. Come si articola in concreto questo rapporto tra Università ed aziende? “ Si è ormai venuto a costituire un circuito “virtuoso” di collegamento permanente che rende molto fruttuoso questo rapporto, spesso con l’organizzazione di incontri tematici e con visite alle attività di ricerca. Sono prevalentemente queste le occasioni in cui vengono nuoce idee di ricerca, anche perché sono gli stessi imprenditori che ci chiedono nuovi approfondimenti”. Attraverso le associazioni imprenditoriali? “Talvolta si. Ma spesso intratteniamo rapporti direttamente con le aziende. E i risultati si vedono”. Spostiamoci sul versante della formazione. Quali sono i percorsi di studio attivati ad Ancona? “Farei una premessa: la formazione in campo agroalimentare è organizzata su diversi livelli: la scuola secondaria e l’università. Per quanto riguarda il settore universitario, la Facoltà di Agraria di Ancona è l’unica che nelle Marche se ne occupa a 360 gradi. Restando ai percorsi universitari territorialmente più vicini a noi, vi sono anche due Facoltà di Scienze – a


Camerino e Urbino – che affrontano parzialmente l’argomento dal punto di vista didattico, ma si tratta di corsi che, seppur con molte competenze, non si occupano di tutto il settore, dalla A alla Z. Questa è una prerogativa esclusiva della facoltà di Agraria. Non per niente noi presentiamo sempre la nostra Facoltà come la Facoltà delle tre A: Agricoltura, Alimentazione ed Ambiente”. Ma perché parla di trattazione a 360 gradi? “Perché in campo agricolo siamo gli unici ad essere in grado di approfondire temi come la coltivazione delle colture agrarie, la trasformazione dei prodotti alimentari e la valutazione dell’impatto ambientale dell’attività agricola. A ciò aggiungiamo sempre anche le problematiche relative alla gestione ambientale e territoriale. Ad esempio è fondamentale formare laureati in grado di affrontare i complessi aspetti delle aree interne. Recentemente, poi, sono emerse esigenze di approcciare i temi ambientali anche sotto molti altri punti di vista, come ad esempio la valutazione delle aree verdi da un punto di vista “ornamentale”: pensiamo al tema del verde urbano. Senza dimenticare del problema di nuove modalità di valutazione delle caratteristiche nutrizionali degli alimenti (si pensi al ruolo degli antiossidanti o agli aspetti microbiologici). Questo è un piccolo esempio, certamente non esaustivo, ma credo sia sufficiente per rispondere alla sua domanda, in quanto questi argomenti sono tutti presenti nei programmi didattici della nostra Facoltà. Quali requisiti sono consigliati per iscriversi ad Agraria? “Da noi non vi è il numero chiuso: tuttavia, per proseguire con profitto i nostri percorsi di studi sono molto utili competenze sulle materie scientifiche. Per facilitare i neo-diplomati nella scelta, proponiamo loro delle prove di autovalutazione in alcune materie per noi fondamentali, quali matematica, biologia, chimica e fisica”. Quindi chi proviene dal classico … avrà vita dura? “No, per niente. Apparentemente si potrà trovare in leggera difficoltà nell’affrontare taluni argomenti, ma alla lunga vi è un vantaggio dall’avere acquisito un “metodo” di studio efficiente; le statistiche dimostrano che i ragazzi che provengono da studi umanistici non hanno difficoltà

maggiori degli altri”. Come sono organizzati i cicli di studi? “Vi sono tre corsi triennali molto diversificati tra loro. Partiamo dal Corso in Scienze e Tecnologie agrarie: è il percorso classico, quello che – seppur rivisitato nel corso degli anni – continua a fornire le conoscenze necessarie per la gestione di un’azienda agraria e per affrontare le problematiche del settore agroalimentare e ambientale in modo trasversale. Il Corso in Scienze e Tecnologie Alimentari, destinato a fornire un’ottima conoscenza degli alimenti, a partire dagli aspetti chimici e microbiologici per arrivare alle tecniche di trasformazione, passando anche per approfondimenti sulle tecniche colturali e sulle valutazioni economiche. Vede, ad esempio tutti parlano di qualità degli alimenti, ma pochi sanno di cosa si stia parlando. E in tale contesto il laureato in Scienze e Tecnologie Alimentari è certamente in grado di fornire le informazioni giuste”. E il terzo Corso? “Scienze forestali e ambientali, che fornisce conoscenze dell’ambiente montano in senso lato, considerando il contesto multifunzionale della montagna (pensiamo ad esempio ai prodotti tipici e all’allevamento del bestiame), senza dimenticare ovviamente gli aspetti principali che sono la gestione dei boschi e lo studio dei complessi aspetti della biodiversità, soprattutto in questo anno che è stato dichiarato dall’ONU l’anno della biodiver-

sità. Sono tematiche molto importanti in quanto dall’ambiente montano tutta la collettività trae benefici ambientali e produttivi. E se il profilo produttivo è destinato a subire profonde mutazioni, quello ambientale diventa sempre più determinante”. Quali prospettive occupazionali hanno i laureati in Agraria? “Dal punto di vista occupazionale, ogni settore presenta proprie specificità. Molti dei giovani che seguono i nostri corsi scelgono la libera professione con le sue infinite sfaccettature. E’ un destino, questo, che riguarda in genere tutto il mondo delle scienze applicate, come ingegneria ed economia. Poi, un altro bacino occupazionale è rappresentato naturalmente dalle imprese, soprattutto produttive. La mia speranza è che un giorno anche l’insegnamento possa ritornare ad essere un valido sbocco per molti laureati”. Da dove provengono gli studenti iscritti ad Agraria ad Ancona? “Il maggior numero dei nostri studenti proviene dalle Marche, seguite dall’Abruzzo. Ma in generale siamo un punto di riferimento per tutta la fascia adriatica centromeridionale, avendo iscritti anche dal Molise e dalla Puglia. Questa attenzione nei nostri confronti non ci meraviglia, se consideriamo che la nostra Facoltà di Agraria è sempre stata nelle prime posizioni nelle classifiche nazionali”. di Alessandra Monticelli

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LE SPECIALITÀ MARCHIGIANE SBARCANO IN ARABIA Il 13 e 14 ottobre imprenditori provenienti da Arabia Saudita, Qatar, Giordania, Emirati Arabi e Iraq visiteranno le Marche, in occasione di un Workshop tra imprenditori italiani ed operatori del Golfo che si tiene in ottobre presso i padiglioni alla Fiera di Pesaro. L’appuntamento precede una missione nel Golfo del Presidente Unioncamere, Alberto Drudi, dal 16 al 21 agosto

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n occasione della loro visita, gli ospiti arabi incontreranno un centinaio di aziende italiane, dalle Pmi alle grandi realtà industriali. L’iniziativa prevede inoltre incontri bilaterali tra le nostre imprese e circa 100 potenziali partner esteri, opportunamente selezionati da referenti che lavorano nei Paesi arabi individuati, ed appartenenti a diversi settori merceologici, tra i quali anche il settore agroalimentare (oltre al mobile/arredo, alla meccanica e alla moda). La collaborazione tra le due aree geografiche, del resto, sta proseguendo molto efficacemente da alcuni anni, grazie soprattutto del Presidente di Unioncamere Marche Alberto Drudi, secondo il quale “abbiamo ottenuto risultati importanti a seguito della presenza di operatori economici arabi al Salone del Mobile DOMO360, svoltosi a Pesaro lo scorso anno, nonché dalla partecipazione di una collettiva di aziende marchigiane a FURNIDEX ARABIA, Mostra Internazionale di arredi e decorazioni d’interni tenutasi a Jeddah a maggio 2010, dove si sono svolti anche incontri di imprenditori marchigiani con imprese arabe ottenendo un buon successo”. In questo contesto, anche l’export alimentare marchigiano verso gli Emirati Arabi ha registrato risultati incoraggianti: nel 2009 sono stati inviati in questo Paese prodotti per circa 8 milioni di euro.

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Conferenza stampa Unioncamere sui Paesi arabi

La visita del Presidente Unioncamere Drudi in Arabia Saudita

HANNO DETTO

PER SAPERNE DI PIÙ

“Dal 16 al 21 agosto sono stato in Arabia Saudita per organizzare l’appuntamento marchigiano e gettare le basi per la costruzione di proficui rapporti commerciali fra i nostri imprenditori e quelli arabi”. Alberto Drudi Presidente Unioncamere Marche

Aziende Speciali delle Camere di commercio marchigiane

“In questo periodo di grande difficoltà economica e finanziaria per le nostre

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aziende si è voluto mettere in campo un’iniziativa istituzionale ed economica in loro favore; verrà realizzato un Forum di presentazione delle opportunità rappresentate dall’Arabia Saudita e, più in generale, dai Paesi del Golfo, al quale parteciperanno autorevoli rappresentanti del Ministero, di Unioncamere Italiana, della Regione Marche e delle Camere di Commercio italiane ed estere”. Rodolfo Giampieri Responsabile regionale Unioncamere per l’Internazionalizzazione


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MARCHE E ABRUZZO: CONTRIBUTI AL SETTORE AGROALIMENTARE Come un esercito in trincea in attesa dell’assalto nemico, l’agroalimentare italiano è intento da mesi ad annunciare e ad annunciarsi l’arrivo della crisi

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sservando gli andamenti del mercato, lo stato delle aziende e della distribuzione, si evidenziano cambiamenti qualitativi e quantitativi dei consumi che lasciano pensare proprio che ci siamo: la crisi sta effettivamente investendo il settore agroalimentare ma fortunatamente i numeri sembrano spaventare meno di quel che si potesse ipotizzare. Per lenire l’effetto della crisi, a sostegno degli operatori del settore, stanno intervenendo anche le Regioni con contributi di varia natura. A tale proposito la Regione Marche ha emanato un bando atto a finanziare con contributi a fondo perduto di diversa intensità, progetti integrati di filiera: i progetti sono volti a favorire lo sviluppo complessivo di un settore tramite l’apporto organizzativo degli imprenditori e degli altri rappresentanti del mondo agricolo più impegnati negli ambiti territoriali individuati. Lo scopo è quello di stimolare la partecipazione degli agricoltori ai sistemi di qualità e trasferire al settore primario una maggiore quota di valore aggiunto per le produzioni agroalimentari, anche tramite la riduzione dei costi organizzativi e di transazione. I progetti potranno essere presentati da soggetti operanti nel settore agroalimentare che sottoscriveranno un contratto di filiera sulla base delle manifestazioni di interesse già pubblicate, in uno dei seguenti settori: • Cerealicolo • Carne suina • Carne bovina • Latte bovino • Produzioni biologiche.

MISURE AZIENDALI

MISURE DI SISTEMA

• Attività formative per gli imprenditori • Investimenti strutturali nelle aziende agricole strettamente finalizzati al raggiungimento degli obiettivi di filiera • Investimenti strutturali per l’accrescimento del valore aggiunto dei prodotti agricoli strettamente finalizzati al raggiungimento degli obiettivi di filiera • Sostegno agli agricoltori per la partecipazione a sistemi di qualità alimentare • Diversificazione delle aziende agricole ed avvio di nuove attività

• Azioni informative rivolte agli imprenditori agricoli e ai tecnici operatori dei settori produttivi in cui interviene la macrofiliera • Cooperazione per lo sviluppo di nuovi prodotti, processi e tecnologie • Sostegno alle attività di promozione ed informazioni riguardanti i prodotti di qualità

Le misure attivabili a questo proposito si distinguono tra misure aziendali e misure di sistema. Anche la Regione Abruzzo ha previsto contributi al settore agroalimentare volti a finanziare progetti di diversificazione verso attività non agricole. Lo scopo del bando è il mantenimento e/o la creazione di nuove opportunità occupazionali in aree rurali attraverso il sostegno di investimenti volti a favorire il miglioramento delle strutture reali e la creazione di nuove occasioni di reddito per le aziende agricole che producono beni e servizi diversificati. Il contributo della misura massima di 250.000 euro - è a fondo perduto per il 60 per cento delle spese. Con tale iniziativa la Regione intende finanziare investimenti (da parte di imprenditori agricoli) in aziende agricole, rivolti all’attività agrituristica, comprendenti la manutenzione straordinaria e il restauro di fabbricati già a servizio dell’azienda agricola al fine di realizzare (e/o allestire con arredi): • alloggi agrituristici, punti di ristoro agrituristico; • piazzole di sosta per caravan e camper; • l’abbattimento delle barriere architetto-

niche; • la sistemazione di spazi esterni all’azienda agrituristica; • laboratori polifunzionali, dispense, locali per la degustazione dei prodotti aziendali offerti ai visitatori; • lo sviluppo di attività didattiche, culturali, sportive, ricreative, di artigianato rurale, ecc. Enrico Picchio Divisione Corporate Finance- Sida Group e.picchio@sidasrl.it Tel. 071.28521

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IL BUON GUSTO MACERATESE CONQUISTA IL MONDO La EX.IT - Azienda Speciale della Camera di Commercio di Macerata - è sempre più impegnata nella promozione dei prodotti del territorio in Italia e all’estero, partecipando alle fiere più significative che possano costituire una vetrina internazionale per far conoscere le eccellenze di una provincia per troppo tempo rimasta defilata rispetto a realtà di altre regioni

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a volontà del Presidente di EX.IT, Luca Bartoli, è soprattutto quella di presentare alle manifestazioni di maggior spessore un’immagine a tutto tondo del territorio. Quindi non solo calzature, abbigliamento, oggettistica di arredo, strumenti musicali e quant’altro di bello e di efficiente producono la nostra industria e il nostro artigianato, ma anche le specificità della nostra enogastronomia, che costituisce una fonte non secondaria dell’economia della provincia. Ed i risultati di questa attività promozionale si sono già visti. I più grossi riscontri si sono avuti in occasione della Cena di gala in Cina per l’apertura delle celebrazioni in onore di Padre Matteo Ricci e della mostra di strumenti musicali di Francoforte Musikmesse, dove gli ospiti hanno potuto gustare i piatti più rappresentativi della gastronomia del Maceratese. E’ stato un grosso successo perché tutti gli invitati hanno percepito che dietro agli strumenti musicali c’era una realtà ricca di prodotti eccellenti, di piatti squisiti, di sapori inimitabili. Il che ha fatto capire la predisposizione di un intero territorio all’accoglienza e l’ospitalità. Iniziative del genere quindi consentono non solo di presentare meglio i nostri prodotti, ma anche di far conoscere meglio la nostra provincia attraverso i sapori del territorio, incentivando così pure il turismo. E questa strada la EX.IT intende percorrere anche nelle prossime fiere internazionali alle quali sarà presente con le imprese più rappresentative del Maceratese. L’appuntamento più imminente è il Micam Shoevent di Milano, il salone calzaturiero in programma dal 19 al 22 settembre: non ci si farà sfuggire l’occasione per offrire, ai previsti 40.000 visitatori (dei quali 20.000 stranieri), le specialità enogastronomiche locali attraverso la realizzazione di una welcoming

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area (molto apprezzata nell’edizione del marzo scorso), nell’ambito della quale verranno organizzate degustazioni di prodotti del nostro territorio come vini, salumi, formaggi, olio e tanto altro. E anche nella scelta dei prodotti non ci si affiderà al caso ma si punterà sulle aziende di maggior prestigio e quindi sui marchi più significativi che già si sono imposti sia in Italia che all’estero. Quindi le calzature avranno un valore aggiunto con la presenza di queste griffe dell’enogastronomia, a tutto vantaggio dell’immagine di un territorio che ha bisogno di emergere avendone tutte le potenzialità. Con uno stand dedicato ai prodotti alimentari la EX.IT sarà presente anche al “Moc Moda made in Italy” di Monaco di Baviera dall’8 al 10 ottobre, fiera commerciale di importanza strategica per le calzature di livello medio e alto, che richiama numerosi operatori economici del Centro Europa; ai visitatori quindi verranno presentate oltre a calzature di alta qualità anche prodotti enogastronomici di altissimo pregio. Questa operazione di marketing del territorio sarà ripetuta anche al Sial di Parigi (17-21 ottobre) dove ci sarà, come sempre, una delle offerte alimentari più internazionali del mondo a disposizione dei 148.000 visitatori previsti, provenienti da ben 185 Paesi. Altrettanto avverrà dal 5 all’8 novembre a Merano, al “Wine Festival”, dove le nostre aziende vitivinicole presenteranno le loro migliori etichette in competizione con oltre 200 produttori di vini ai massimi livelli in Italia, 200 viticoltori e 130 aziende selezionate del settore. La EX.IT porterà i prodotti della nostra enogastronomia anche alla Mostra Autonoma di Almaty (Kazakistan) dal 10 al 12 novembre, dove si svolgerà la rassegna della moda italiana molto frequentata da buyer e da rappresentanti di boutique e

Stand realizzato in occasione della Fiera dell’Agroalimentare CIBUS di Parma 10-13 maggio 2010

catene di negozi specializzati, nonché distributori e grossisti per il mercato medioalto e lusso. Ma l’occasione più favorevole per far conoscere la provincia attraverso i sapori del territorio sarà offerta dal “Matching” di Milano (22-24 novembre) che ha per titolo proprio quello di “Conoscere per crescere – To know, to grow”: la EX.IT ce la metterà tutta per promuovere un sistema territoriale di alta qualità insieme anche alle Aziende Speciali di Fermo ed Ascoli Piceno. Infine, dal 4 al 12 dicembre, ultima opportunità dell’anno per valorizzare anche l’enogastronomia in occasione della 15° Mostra Mercato Internazionale dell’Artigianato nel polo fieristico della Fiera di Milano.

EX.IT Azienda Speciale della Camera di Commercio di Macerata T. 0733 23 44 67 Fax 0733 234480 e.mail exit@mc.camcom.it


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E IL MONDO DEL CREDITO? Periodo di bilanci per il settore agricolo, pronto a misurarsi con gli importanti accadimenti di mercato e legislativi che hanno segnato i primi sei mesi del 2010

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el 2009 il Centro Studi di Ismea descriveva una situazione assai critica del comparto, legata da un lato all’evolversi della crisi dei consumi e dall’altro alle carenze di carattere strutturale, che da sempre penalizzano un pilastro del Made in Italy. Diversa - ma comunque difficile - appare la situazione dopo i primi mesi del 2010: è quanto emerge in sintesi dall’anteprima dello studio Ismea “La competitività dell’agroalimentare italiano - Check up 2010”, che indaga sullo stato di salute del settore agroalimentare italiano. I dati finora disponibili sull’anno in corso indicano un recupero sul fronte sia della domanda interna che estera di prodotti agroalimentari. Tuttavia miglioramento non significa ripresa; nello specifico, sul fronte dei prezzi agricoli l’indice Ismea dei prezzi alla produzione ha registrato un aumento dell’1,4 per cento sul primo trimestre dell’anno, grazie soprattutto a un giugno molto positivo per i mercati (+8,6 per cento l’aumento dell’indice rispetto a maggio 2010, +7,3 per cento rispetto a giugno 2009). Il valore aggiunto in agricoltura ha subìto nel secondo trimestre 2010 una flessione congiunturale del 2 per cento e dovrebbe registrare un calo complessivo del 2,9 per cento a fine anno. Tuttavia, la produzione agricola totale nel 2010 dovrebbe contrarsi dell’1,9 per cento, evidenziando una riduzione meno marcata rispetto alla dinamica del 2009 (-2,7

per cento la variazione 2009/2008). La condizione del credito Tra le specificità delle aziende del comparto agroalimentare, vi è la necessità di dover affrontare uno sfasamento temporale tra le uscite per i costi anticipati - soprattutto di produzione - e le entrate derivanti dalle vendite. Tale fabbisogno finanziario spesso molto lungo (basti pensare al settore vitivinicolo, in cui può essere dai 15-18 mesi fino ai 2-3 anni), ha inciso fortemente sul ciclo operativo aziendale ed obbligato i produttori del comparto agricolo a rivolgersi in maniera massiccia all’indebitamento bancario. Il fabbisogno finanziario, poi, proviene dalla sempre maggiore necessità di investimenti produttivi e di processi di ammodernamento strutturale, che non fa altro che alimentare il ricorso alle fonti bancarie. A tale proposito molto incisivo appare l’intervento del Presidente della Cia (Confederazione Italiana Agricoltori), Giuseppe Politi nel corso della Direzione nazionale: “L’agricoltura sta attraversando un periodo di grave e prolungata crisi (… ). Aumentano l’indebitamento delle aziende e le sofferenze bancarie. Il recente studio di Mps sul credito bancario, conferma quanto appena delineato, ovvero la crescita dei prestiti del sistema bancario all’agricoltura (+3,32 per cento su base annua nel 2009 contro il -2,19 per cento del totale settori produttivi), con oltre il 70 per cento dei prestiti concessi a medio-lungo termine, un livello, questo, di circa 15 punti percentuali superiore a quello registrato all’inizio del 2000. Tuttavia il dato interessante e in contrasto con l’opinione del presidente della Cia, riguarda la rischiosità del comparto agricolo, che secondo MPS presenta un tasso di decadimento (rischiosità) più basso: 2,10 per cento per l’agricoltura contro il 2,58 per cento per il totale imprese”.

Interventi urgenti per il futuro Il presidente della Cia Giuseppe Politi nel corso della Direzione nazionale, alla quale è intervenuto anche il Ministro Giancarlo Galan, ha sollecitato immediate e concrete misure per ridurre i pesanti costi delle aziende. • Concedere incentivi fiscali Con poco meno di 300 milioni di euro si salverebbero dal tracollo migliaia di imprese agricole oggi in grande affanno a causa degli alti costi produttivi, contributivi e burocratici e per la caduta libera dei prezzi praticati sui campi. • Favorire i processi di integrazione L’agricoltura - ha rimarcato Politi - è una realtà produttiva complessa e diversificata con primati produttivi di grande significato, ma con diversi nodi non ancora sciolti. Tra i principali: l’eccessiva frammentazione aziendale, che impedisce, di fatto, il ricorso ad economie di scala, implicando una maggiore incidenza dei costi di lavoro, capitale e finanziamento; la rarefazione delle economie di relazione e la debolezza delle organizzazioni economiche nella direzione di una moderna, diffusa e funzionale organizzazione dell’offerta. • Interventi bancari ad hoc Si ribadisce inoltre la difficoltà di accesso al credito e l’insufficienza degli strumenti finanziari, utili per contenere gli effetti della volatilità dei prezzi e delle crisi di mercato. Occorre in sintesi riorganizzare il settore in maniera organica, partendo da un assetto legislativo favorevole e da un sistema finanziario e industriale che riconosca e promuova il valore del settore agricolo per il sistema Italia e per il made in Italy nel mondo. Michele Sasso Corporate Finance Sida Group Tel. 071.285.21 www.sidagroup.com Mondo Lavoro

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LE PROFESSIONALITÀ RICHIESTE NEL SETTORE AGROALIMENTARE L’ arte del “saper fare” agricolo oggi cammina di pari passo con un’alta competenza commerciale e una visione globale e tecnologicamente avanzata del processo produttivo e distributivo

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ell’immaginario collettivo il protagonista assoluto del settore agro-alimentare è il coltivatore diretto, un uomo che ha varcato la soglia dei cinquanta, un pater familias affidabile ed esperto, che con maestria e dedizione passa la vita ad arare, coltivare, potare, raccogliere i frutti della terra. Per molti versi la realtà, oggi come ieri, resta immutata, in quanto il coltivatore diretto è e resta l’attore principale della scena agricola, ma è sensibilmente cambiato il quadro generale e questa stessa figura è oggi proiettata in una visione più globale, che ha visto un sempre più radicale ingresso nel mondo agricolo delle innovazioni tecnologiche e delle regole di un mercato economico competitivo e fortemente selettivo. Oggigiorno sono richiesti lavoratori a tutti i livelli di esperienza, che sappiano muoversi in una realtà che vede una sempre più forte combinazione tra l’agricoltura tradizionale e quella moderna. Se è vero che l’età media dei coltivatori è di 60 anni e che sempre meno giovani si avvicinano a questo settore, privilegiando altri scenari occupazionali, è altrettanto vero che oggi sono le stesse aziende del settore che promuovono l’ingresso di apprendisti e tirocinanti, al fine di garantire la successiva generazione di agricoltori. Ad un esame attento delle figure professionali che attualmente contraddistinguono il settore emerge che, insieme al “vecchio contadino”, oggi si muovono agronomi, tecnici delle produzioni alimentari, periti agrari, biologi, formulatori di mangimi, enologi, ma anche nutrizionisti, addetti al confezionamento, esperti di logistica, agenti commerciali e responsabili

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di comunicazione e marketing. Oggi l’obiettivo non è più soltanto quello di produrre bene e produrre molto, ma anche di portare i frutti della terra sulle tavole di più consumatori possibile, mirando non solo alla distribuzione locale, ma anche e soprattutto alla Grande Distribuzione Organizzata. Il che richiede il coinvolgimento di mezzi e di professionisti sempre più specializzati, che costituiscono una rete commerciale che opera a ritmi incalzanti, affrontando una serie di rischi esogeni (la concorrenza, la rigidità delle norme produttive, il calo dei consumi) ed endogeni (le conseguenze del maltempo, la cattiva riuscita dei raccolti) fortemente connessi alla natura stessa del settore. La parte commerciale resta quella più complicata da gestire e al tempo stesso la più richiesta. Le aziende richiedono un numero sempre

maggiore di area manager, key account e responsabili vendita. È poi necessario operare una distinzione nel macro settore agroalimentare, tra da un lato le aziende che operano nel B2B, che quindi ricoprono il ruolo di mediatrici tra i produttori e chi commercializza il prodotto finale e dall’altra la situazione delle imprese che hanno un proprio brand, un marchio con il quale si rivolgono direttamente al mercato. Nel B2B richiedono in particolar modo figure come gli account manager, che gestiscano direttamente i propri clienti, ovvero quelle aziende che immettono direttamente sul mercato il prodotto finale. Le aziende che operano con un proprio brand hanno invece bisogno di una efficace e capillare rete vendita, che garantisca la presenza dei prodotti in vari punti vendita, generalmente organizzata su scala locale o provinciale, che richiede la


professionalità di un capo area. Nel caso in cui si operi con la GDO si dovranno avere esperti di merchandising e agenti che operino a livello nazionale, che trattino con i buyer delle varie multinazionali e poi stipulino contratti-quadro con i responsabili di area locali. Un altro settore strategico molto importante nel settore agroalimentare è quello della logistica, che dovrà operare sempre a ritmi velocissimi e in tempi brevi, tenendo conto della deperibilità dell’alimento. Saranno quindi necessarie piattaforme operative che permettano di garantire massima qualità e sicurezza dei prodotti, di ottimizzare i costi, di organizzare i trasporti e gestire i magazzini. È quindi necessaria una figura altamente professionale e trasversale, che sia in grado di coordinare tutte queste differen-

ti esigenze. Da questa panoramica emerge come si stiano sempre più delineando nuove professionalità, che abbiano competenze trasversali e che siano in grado di operare nel proprio ambito in modo dinamico, puntuale ed anche innovativo. Emergono profili come quelli del responsabile punto vendita e del responsabile reparto, che siano in grado di organizzare in maniera razionale, tenendo conto dei margini di ricavi e dei costi, dei layout espositivi, delle promozioni da alternare, della programmazione e della rotazione delle merci sugli scaffali. Oggi più che mai, quindi, chi opera nella macro area dell’agroalimentare non è più solo il professionista con il pollice verde, ma anche l’esperto di marketing, il direttore vendite e l’agente.

Ruoli diversi che richiedono competenze diverse, in uno scenario che vede l’agroalimentare vivere e svilupparsi sempre di più in una logica commerciale, imprenditoriale e manageriale. Laura Palanga Area Risorse Umane – Gruppo Sida l.palanga@sidasrl.it Tel. 071.28521

L a s t o r i a d e l l a G a ro f o l i è u n a s t o r i a d i u o m i n i e d i u na famiglia c h e d a o r m a i c i n q u e g e n e r a z i o n i s i i d e n t i f i c a n e l m o ndo della p ro d u z i o n e v i n i c o l a . S e m p re l a s t e s s a f i l o s o f i a h a g u i dato l ’ a z i e n d a : a g g i o r n a m e n t o c o n t i n u o d e l l e t e c n i c h e p ro duttive ma r i s p e t t o p e r i s i s t e m i t r a d i z i o n a l i e s t o r i c i d i f a r v i n o; attenzione a l l e e v o l u z i o n i d e l m e rc a t o e a l l e s u e e s i g e n z e m a f e d eltà al valore d e l l e p e c u l i a r i t à c h e l e t r a d i z i o n i d e l t e r r i t o r i o h a n n o trasmesso.

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AGRICOLTURA, FISCO ED ENERGIA PULITA Di questi tempi è di estrema attualità il tema dell’ energia pulita ricavabile dalle fonti rinnovabili, ed anche il Fisco ha mostrato particolare attenzione all’ argomento

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l tema centrale è legato all’ assimilazione della produzione di energia verde da parte di un imprenditore agricolo ad una attività agricola connessa e quindi al conseguente assoggettamento al regime fiscale favorevole previsto per il reddito agrario con la tassazione in base alle rendite catastali. In base all’articolo 2135 del Codice civile la connessione con l’attività agricola principale (coltivazione del fondo, selvicoltura, allevamento di animali) viene soddisfatta quando si utilizzano prevalentemente i prodotti dell’attività agricola. Mentre per la produzione di energia elettrica e calorica da fonti agroforestali e per la produzione di carburanti e prodotti chimici da vegetali risulta possibile stabilire una connessione con l’attività principale, è evidente come l’assimilazione risulti più ardua se parliamo di energia fotovoltaica, la quale sfrutta l’energia proveniente dal sole e non i prodotti della terra. A diramare i dubbi è intervenuta l’Agenzia delle Entrate, stabilendo in maniera pratica una soglia quantitativa di 200 kw/h di potenza nominale installata, al di sotto della quale la produzione e la cessione di energia fotovoltaica effettuata dall’imFino a 200 kw/h

Attività connessa

Reddito

Oltre 200 kw/h

In possesso di uno dei seguenti requisiti: • la produzione deriva da impianti con integrazione architettonica o parzialmente integrati • il volume d’affari dell’attività agricola è superiore al volume d’affari della produzione di energia eccedente la soglia di 200 kw/h • entro il limite di 1Mw l’imprenditore deve dimostrare di possedere un ettaro di terreno coltivato per ogni 10 kw di potenza installata che eccede la soglia di 200 kw

Agrario

In assenza di uno dei precedenti requisiti

Di impresa

Oltre 200 kw/h

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prenditore agricolo vengono considerate attività connesse ed i relativi ricavi, al pari del contributo erogato dal Gestore (GSE) e dei proventi derivanti dalla cessione dei certificati verdi, rientrano nel reddito agrario. È chiaro come per poter rientrare nel reddito agrario, l’attività di produzione di energia debba rimanere secondaria rispetto a quella agricola prevalente. La connessione con l’attività agricola non si perde al superamento della soglia di 200 kw/h di potenza installata qualora si soddisfi uno dei tre requisiti esposti nella tabella che segue. Ai fini Irap, se la cessione di energia verde rientra nel reddito agrario sconta l’aliquota agevolata dell’1,9 per cento, mentre se non vi rientra sconta l’aliquota ordinaria del 3,9 per cento. Tra i vari adempimenti bisogna segnalare la necessità di tenere una contabilità separata per la produzione di energia. Una volta chiarito il quadro a livello reddituale i problemi possono iniziare in tema di Iva ed Ici. A livello di Imposta sul Valore Aggiunto non è prevista alcuna agevolazione: sulla

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cessione di energia e dei certificati verdi si applica l’aliquota del 20 per cento (mentre quella agevolata del 10 per cento soltanto in particolari casi) mentre il contributo erogato dal GSE è escluso dal campo di applicazione del tributo. Una questione ancora controversa ed irrisolta riguarda invece l’Imposta Comunale sugli Immobili. La circolare n. 3/T del 2008 dell’Agenzia del Territorio ha gettato scompiglio tra gli operatori del settore, affermando - salvo casi relativi ad impianti di uso domestico e di limitate dimensioni - che gli impianti fotovoltaici devono essere accatastati come opifici (categoria D/1), considerati ai fini della determinazione della rendita catastale e, da ultimo, assoggettati ad Ici in maniera piena. D’altro canto, gli operatori del settore, supportati dalle prime sentenze di merito delle Commissioni tributarie, sostengono la tesi del corretto accatastamento nella categoria E, quali “Costruzioni e fabbricati per speciali esigenze pubbliche”, con la conseguente esenzione dall’Ici. È chiaro come, soprattutto in tema di questo tributo, ci si aspetti un cambiamento di rotta da parte delle istituzioni, volto ad esentare dal pagamento gli impianti fotovoltaici, considerata la peculiare importanza che essi stanno rivestendo nella diffusione dell’energia da fonti rinnovabili in Italia. Roberto Antonella Area Fiscale Gruppo Sida Tel. 071.28521 r.antonella@sidagroup.com


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“OGGI IL MERCATO UCCIDE L’ AGRICOLTURA NAZIONALE” La Cooperativa agricola marchigiana festeggia i suoi primi trent’anni di attività nel biologico, in favore della tutela dell’ambiente e di un impegno per nuovi stili di vita e di società

Bruno Sebastianelli

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residente Sebastianelli, com’è nata l’idea di questa Cooperativa? Quali sono i motivi che vi hanno spinto ad unirvi e perché avete scelto proprio la forma della cooperativa? “Nasce alla fine degli anni ’70 da un ideale di agricoltura sana, di rispetto per l’ambiente e per il lavoro dello stesso operatore agricolo e naturalmente del consumatore. Tutto si muoveva intorno ad un negozio di prodotti macrobiotici. Da soli era difficile muoversi, in un certo senso siamo stati pionieri in questo campo e come tali avevamo sì tante idee e tanta buona volontà, ma non avevamo soldi. Così abbiamo fatto domanda all’IRAB, che ci ha concesso i terreni e ha creduto in noi. Abbiamo iniziato con l’agricoltura biodinamica, su una superficie di 32 ettari, dedicandoci prima ai prodotti della natura, poi alla lavorazione degli stessi, realizzando pane, pasta ecc. Siamo stati tra i primi in Italia ad ottenere il marchio Demeter sulla pasta. Crescevamo passo dopo passo e, nel contempo, nascevano altre aziende, ma non sapevamo dove vendere i nostri prodotti”. A quel punto, come vi siete mossi? “Nell’85 abbiamo cambiato statuto, inserendo la voce “socio conferitore di pro-

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dotto o di terreno” e la voce “lavoratore”. È stato un grande passo avanti: molte aziende si sono unite a noi e, intorno ai primi anni ’90, per seguire il volere della maggioranza, ci siamo orientati verso il biologico. Oggi contiamo più di 100 piccole aziende, il 95 per cento delle quali è nelle Marche, mentre le altre sono in Toscana, Lazio, Puglia. I prodotti biologici sono stati i primi ad ottenere le certificazioni, grazie alle direttive europee emanate nel ’91 e a quelle italiane promosse nel ’93. Oltre alla certificazione di Prodotto Biologico Europeo, Jas Giappone e NOP Stati Uniti, abbiamo anche la ISO9001 e la Kosher, per i prodotti che vanno sul mercato israeliano.” Cosa può dirci a proposito della filiera corta? “È una questione un po’ complessa. Le aziende producono e noi, come cooperativa, seguiamo i passaggi dalla programmazione delle coltivazioni, all’immissione sul mercato. Tutta la filiera è nostra e abbiamo oltre 140 prodotti, ma non tutto si riesce a vendere in modo diretto. Il 60 per cento delle nostre produzioni viene venduto in Italia, ma siamo arrivati anche in Nuova Zelanda, Giappone, Stati Uniti, Canada e Medio Oriente. C’è da dire che nel nostro Paese si sta registrando un nuovo fenomeno, quello di andare direttamente dai gruppi d’acquisto.” Vale a dire? “Noi ci rivolgiamo ai GAS, cioè gruppi d’acquisto solidale, che comprano in modo diretto e coi loro acquisti sostengono l’agricoltura italiana in generale e quella locale in particolare. È una bella sfida, perché oggi il mercato uccide l’agricoltura nazionale: basti pensare ai problemi legati alle quote latte, al settore dei cereali che è in continuo crollo. Noi abbiamo scelto una politica di prezzo

trasparente, stabiliamo i costi giusti per i consumatori, pagando i prodotti in modo altrettanto giusto al produttore, stando attenti ai margini e alla suddivisione degli utili. Ripeto, è una bella sfida, anche perché oggi i consumatori sono più consapevoli, anche rispetto a questi passaggi.” Effettivamente avete raggiunto l’importante traguardo dei trent’anni in un momento certamente non facile per il mondo dell’agricoltura… “Le dirò una cosa che non tutti sanno: in questa fase di crisi, il biologico sta crescendo. Il consumatore è portato a spendere meno, ma meglio, soprattutto in Italia. Poi dobbiamo tenere conto che il petrolio sta finendo, anche se di questo non si parla e quindi dobbiamo convertire in tempi brevi le nostre abitudini e le nostre tendenze. In questo senso l’atto del vendere e dell’acquistare sul posto offre grande opportunità.” Quali sono gli obiettivi per il futuro? “Puntiamo molto sulla lavorazione e sulla vendita in loco, in più stiamo portando avanti un progetto di commercio equo e solidale per il caffé, che è nato durante una visita nelle nostre zone del Premio Nobel per la Pace Rigoberta Manchù. In pratica importiamo caffé dal Guatemala, pagando agli agricoltori il giusto prezzo e poi lo lavoriamo (in impianti dove prima facevamo solo caffé d’orzo) e commercializziamo in Italia. Per concludere, mi piace pensare ad un’economia più equa, più giusta, più solidale. Noi siamo da sempre impegnati per realizzare un mondo migliore, anche perché un mondo con il continuo sfruttamento umano e ambientale, se vogliamo andare avanti, non potrà più esistere.”


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Sabelli, sapori e valori della tradizione La testimonianza di Simone Mariani, amministratore delegato della Sabelli Distribuzione e Consigliere di Amministrazione della Sabelli Spa: “Innovazione continua, qualità e differenziazione sono i segreti del successo del nostro business”

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a Sabelli ha iniziato il suo lavoro come piccola impresa a conduzione familiare, mentre oggi è una grande industria. Come è stato raggiunto questo traguardo? “In primis puntando sempre alla qualità del prodotto, partendo dalla scelta delle migliori materie prime provenienti dagli allevamenti del Centro Italia (Marche, Abruzzo, Lazio e Umbria). Il secondo punto di forza è l’innovazione continua: la Sabelli è particolarmente attenta ai formati, al packaging, all’ampliamento della gamma dei prodotti per soddisfare le mutevoli esigenze del consumatore. Inoltre, qualità, innovazione, differenziazione, hanno permesso una crescita costante dell’azienda che opera in tutti i canali: grande distribuzione, distribuzione organizzata, normal trade e horeca. I dati poi parlano chiaro: complessivamente il Gruppo Sabelli (Sabelli Spa e Sabelli Distribuzione) chiuderà quest’anno con un fatturato di 110 milioni di euro, con una crescita rispetto al 2009 del 4-5 per cento, nonostante tutte le difficoltà e le tensioni che si registrano oggi nel settore. Stiamo lavorando per mantenere questa posizione e conquistare ulteriori quote di mercato”. Oggi alla Sabelli convivono e lavorano ben tre generazioni. Qual è il segreto di questo bel traguardo? “La nostra è un’azienda nata nel 1921 ed è sempre stata ad azionariato familiare, ma gestita da management interno ed esterno alla famiglia e proprio in questo sta la nostra forza. La prima generazione è rappresentata dal fondatore Archimede, la seconda dalle figlie Maria Grazia e Gioconda, mentre alla terza appartengono, oltre a me, gli altri due nipoti: Angelo Galeati, Direttore vendite della Sabelli Spa e Consigliere di Amministrazione della medesima, e Francesca Mariani, tecnologo alimentare che si occupa del controllo

della qualità. Il segreto è la coesione. Siamo un gruppo molto unito, in cui ciascuno occupa il suo spazio, svolge il suo lavoro nell’ambito delle sue competenze assumendosi le proprie responsabilità. Ma le problematiche e le decisioni importanti vengono discusse e condivise da tutti affinché poi si arrivi di comune accordo a fare la scelta migliore per l’azienda. Il contributo del management esterno è

stato determinante per la crescita nell’ultimo decennio dell’azienda. Poi vorrei sottolineare che abbiamo sempre avuto validi collaboratori. Oggi ne contiamo circa 250, dislocati nelle varie sedi del gruppo: Ascoli, Forlì, Pesaro, Ancona, San Benedetto, Pescara e Roma. L’azienda si adopera per diffondere il concetto di sostenibilità e responsabilità sociale d’impresa. Ce ne vuole parlare? “Favoriamo e tuteliamo i fornitori supportando tecnicamente i produttori di latte del nostro territorio. Per rispettare la natura utilizziamo impianti industriali che riducono l’impatto ambientale e a tale proposito abbiamo formalizzato un bilancio di sostenibilità che illustra gli strumenti per raggiungere questi obiettivi. Ma non solo. Oltre a coinvolgere in azienda neolaureati per far avvicinare mondo accademico e mondo del lavoro e mettere in atto un processo di innovazione e ricerca, siamo attivi anche in campo sociale. Abbiamo ospitato ragazzi non vedenti organizzando percorsi sensoriali nelle nostre strutture affinché potessero vivere l’esperienza delle attività aziendali e ogni anno ci facciamo promotori della “Via Lattea”, un’iniziativa volta a diffondere la cultura alimentare coinvolgendo esperti, alimentaristi e classi di bambini che assistono a fasi di lavorazione dei nostri prodotti”. Il Gruppo Sabelli è costituito dalla Sabelli Spa e dalla Sabelli Distribuzione, nata nel 1985. Dal 1921 è sinonimo di tradizione casearia e oggi, grazie alla sinergia delle due aziende, sono nati nuovi marchi di produzioni caserarie e salumiere di alta qualità, come la Bottega del Buon Formaggio e I Calanchi.

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UN OLIO SECONDO LA TRADIZIONE Dal 1895 la Masseria Erasmi produce un olio di grande qualità, utilizzando, ancora oggi, le tecniche del passato. Cura e passione al primo posto

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a Masseria Erasmi si trova a Castilenti, in Contrada Santa Croce, nel territorio teramano. Si adagia tra le colline per un’estensione di circa 3 ettari ed è qui che il fortunato incontro tra terre fertili e brezza del mare crea un connubio unico ed un clima particolarmente adatto alla coltivazione delle piante d’ulivo. Parlando con Daniele Erasmi, responsabile della Masseria, una cosa immediatamente colpisce l’attenzione: la grandissima cura e passione che vengono profuse in quella che è sempre più un’arte e meno un investimento di mercato. La Masseria nasce nel 1895: la selezione paziente ed esperta dei diversi tipi di piante ha creato, negli anni, un olio extravergine che garantisce un’esperienza sensoriale unica. Vanta una produzione ottenuta da una selezione di Dritta, Leccino e Frantoio, i quali conferiscono ognuno un carattere particolare ed un multicultivar ottenuto dalla varietà Tortiglione. Le olive vengono ancora raccolte con la tecnica della “brucatura”, vale a dire “a mano”, potendo così selezionare il frutto al grado di maturazione voluto,

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nelle condizioni migliori, integro e senza che sia venuto a contatto con il terreno. Ciò, inoltre, preserva la pianta dallo stress di una raccoglitura meccanica. Meno di ventiquattro ore dopo la raccolta avviene la spremitura, a freddo, sempre con l’intento di preservare al meglio le qualità dell’olio, e l’imbottigliamento in vetro scuro. Ed è anche grazie a questo profondo legame con il territorio, che l’olio extravergine di oliva della Masseria Erasmi ha conquistato il marchio di denominazione di origine protetta (D.o.p.), massimo riconoscimento di qualità e “onestà” del prodotto. Sebbene la produzione sia di circa 40 quintali l’anno, la resa è tra il 12 ed il 18%, proprio nell’ottica di creare un olio altamente pregiato. Oggi l’assortimento si è ulteriormente sublimato nelle selezioni aromatizzate al peperoncino, limone, tartufo e rosmarino, particolarmente apprezzate da molti “addetti ai lavori per offrire una vasta gamma, andando incontro al gusto dei diversi consumatori”. di Diletta Domenici


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LA FILIERA DI CASA CIRIACI Due allevamenti, uno stabile produttivo, tre punti vendita. Il successo della lonza affumicata stagionata del salame e del ciauscolo Igp. La volontà di continuare a lavorare nel rispetto della tradizione e della qualità. Come dimostra l’investimento sostenuto per la costruzione del nuovo stabilimento, che verrà completato a fine anno

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ra le colline dell’entroterra marchigiano in mezzo allo splendido paesaggio della Valdaso, una delle zone del fermano considerate ottimali per l’allevamento di bestiame e in particolare del maiale, proprio su di un’altura che guarda il suggestivo centro storico di Ortezzano, si trova lo stabilimento del Salumificio Ciriaci. L’azienda è nata circa cinquant’anni fa, quando Benito Ciriaci, insieme alla moglie Elvira, avviò una produzione artigianale di affettati e insaccati, abbinata all’allevamento di suini. Oggi sono due gli allevamenti diretti della famiglia Ciriaci: uno a Montefiore dell’Aso e l’altro a Ripatransone, situati nelle province di Ascoli Piceno e Fermo. “A Ripatransone abbiamo scrofe da riproduzione. Qui i suinetti restano fino al momento dello svezzamento, fase che si svolge presso l’allevamento di Montefiore. Dove attualmente sono presenti tremila capi all’ingrasso, curati e nutriti fino all’età adulta per un periodo di tempo tradizionale di circa otto mesi”, spiega la dottoressa Franca Ciriaci, amministratrice e titolare dell’azienda. Tutti i capi sono controllati sia sotto l’aspetto sanitario, sia dal punto di vista alimentare. La nutrizione avviene in parte manualmente, per i capi allevati a terra, e in parte tramite sistema automatizzato, che stabilisce le quantità di cibo necessarie all’animale tenendo conto della sua curva media di crescita. “I suini, inoltre, vengono macellati presso il mattatoio del nostro salumificio. Si parla di numerosi capi macellati ogni settimana”, continua Franca Ciriaci. Dalla lavorazione di questa materia prima nascono le specialità Ciriaci: dalle lonze ai lonzini, dalle pancette ai prosciutti, passando dalle salsicce ai salami, fino ad arrivare al ciauscolo che da poco ha acquisito il riconoscimento di Igp. La vera specialità di casa Ciriaci è, pero,

la lonza affumicata stagionata. “E’ questo il prodotto trainante che ha permesso all’azienda di farsi conoscere. Attualmente, ogni settimana, tra lonza e lonzino si realizzano circa 100 quintali di prodotto. La produzione della lonza affumicata stagionata, inoltre, è regolata da un disciplinare interno corredato di autocertificazione riconosciuta dall’Assam (Agenzia servizi settore agroalimentare delle Marche, ndr)”. La lonza affumicata stagionata del Salumificio Ciriaci si contraddistingue per il gusto leggermente agrumato e l’odore pungente. Un risultato che si ottiene grazie all’insaporimento all’interno della stanza di affumicatura. Qui, dai legni accesi, si sprigionano le essenze che donano alle lonze il dolce aroma di affumicatura, prima di essere riposte in sale dove finiscono la loro stagionatura. Oltre alla lonza affumicata stagionata e al lonzino, quando si parla di Salumificio Ciriaci non si può non menzionare il ciauscolo Igp. “Sta diventando un prodotto sempre più importante. Soprattutto da quando ha ottenuto il riconoscimento Igp”, spiega Diego Iommetti, responsabile del settore commerciale, nonché nipote del fondatore del salumificio Ciriaci, che proprio grazie all’innesto dei giovani cerca di dare

continuità e al tempo stesso innovazione all’azienda. Quello della famiglia Ciriaci è un salumificio a ciclo completo. Oltre ai due allevamenti, allo stabilimento e al mattatoio, l’azienda vanta anche tre punti vendita situati a S.Elpidio a Mare, Porto San Giorgio e Civitanova. “Questi tre negozi fungono da vera e propria vetrina per la nostra produzione. Ma il sell out dei nostri salumi è affidato prevalentemente alla grande distribuzione e ad alcuni dei migliori negozi specializzati della zona”, come afferma il responsabile commerciale. Tra le priorità dell’azienda per l’anno in corso, un posto importante spetta al trasferimento della produzione del nuovo stabilimento. “Si tratta di una struttura con una superficie di 5mila metri quadrati, dove attualmente abbiamo già avviato alcune linee produttive. Dovremmo completare l’operazione per la fine dell’anno. Anche questo è un investimento volto a migliorare ulteriormente la qualità dei nostri prodotti. Il nuovo stabilimento, infatti, vanta nuove e moderne tecnologie. La sede storica verrà quindi utilizzata solo ed esclusivamente per la macellazione”, conclude Claudio Iommetti, responsabile della produzione del salumificio.

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UNA FILIERA DELLA BIRRA ARTIGIANALE NELLE MARCHE COBI, Consorzio Marchigiano Produttori dell’Orzo e della Birra, è un’iniziativa messa in piedi da alcuni agricoltori della regione. Per capirne di più ne parliamo direttamente con il presidente, Fabio Giangiacomi

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residente, perché avete deciso di produrre birra? “Le coltivazioni cerealicole sono in crisi, i prezzi della commercializzazione troppo penalizzanti per gli agricoltori, la redditività bassissima, per non dire inesistente. Così, con il decisivo supporto di Copagri e l’assistenza continua della Facoltà di Agraria di Ancona, abbiamo pensato di metterci assieme per produrre la birra utilizzando la nostra materia prima: l’orzo”. Un bellissimo esempio di rete tra Pmi. Da quante aziende è composto il consorzio? “Siamo partiti in pochi cinque-sei anni fa, ora siamo una quarantina. Alcuni hanno mantenuto dimensioni e livelli quantitativi relativamente bassi, altri si sono espansi commercialmente anche all’estero, pur mantenendo però le tipiche caratteristiche artigianali. Vede, la birra è un prodotto che può dare ottime opportunità economiche”. Avete ricevuto qualche sostegno finanziario pubblico? “Devo ammettere che l’Assessorato all’Agricoltura, in persona dell’Assessore Petrini, ci è stato sempre vicino. Purtroppo però la burocrazia in Italia è quella che è: ritardi, lungaggini, cavilli… Una via crucis, insomma, ma ora eccoci qui a produrre la nostra birra, molto apprezzata!”. Le grandi industrie di birra come l’hanno presa? “Noi non abbiamo alcuna intenzione di fare concorrenza a nessuno. Vogliamo soltanto fare un ottimo prodotto, che soddisfi il palato e non danneggi la salute. E al contempo, come ho accennato prima, valorizzare economicamente il più possibile le nostre coltivazioni. Per questo

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non ci siamo fermati alla birra”. Cioè? “Con l’orzo produciamo anche caffè d’orzo maltato. Con il grano e l’orzo le farine enzimatiche, poi c’è il farro. Anche se si tratta di attività commerciali modeste, per ora”. Dall’esterno l’arte della birra appare un mondo pieno di segreti. “L’importante è produrla con orzo di primissima qualità, e quindi lavorare molto sulla selezione: al maltificio deve arrivare soltanto prodotto purissimo. Poi, naturalmente, serve un mastro birraio ricco di esperienza: qui la teoria conta poco”. Ha parlato di maltificio: come funziona il procedimento? “Gli agricoltori portano l’orzo al Consorzio, a Casine di Paterno, dove viene selezionato, lavato e tenuto a bagno. Sembra

tutto semplice, ma invece sono richieste attenzione, molto tempo e… molto denaro: per i macchinari abbiamo fatto ricorso al credito (e anche qui ci sarebbe da fare un bel discorso sulle banche, ma lasciamo perdere…). Poi il prodotto viene maltato, attraverso appunto il maltificio. Dopodiché il malto è rispedito agli agricoltori che lo trasformano in birra nei loro birrifici artigianali”. Non fate pubblicità? “Questo è un altro punto dolente: dovremmo farci conoscere di più, comunicare che ci siamo, ma dobbiamo fare le cose un passo alla volta”. di Agnese Ausili


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“UNA FILIERA ALLARGATA ANCHE ALLA GDO AIUTEREBBE SENZA DUBBIO LE NOSTRE COOPERATIVE AGROALIMENTARI” Patrizia Marcellini, Presidente di Fedagri-Confcooperative Marche, punta il dito contro i difficili rapporti con la grande distribuzione organizzata

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uali sono, secondo Lei, le principali necessità delle aziende marchigiane del settore? “Le esigenze principali delle cooperative associate sono legate alla difficoltà attuale di stare sul mercato - nazionale ed estero - in maniera competitiva, anche se dobbiamo registrare, come la storia economica insegna, le capacità anticicliche della cooperazione. Indubbiamente la ridotta dimensione della gran parte delle realtà associate rende ancora più difficile la competizione. Nel settore agricolo la cooperativa rappresenta una risposta alla necessità di fare rete? “La cooperativa agroalimentare è a tutti gli effetti una filiera, alla quale manca però la fase distributiva e questo è il problema principale: i difficili rapporti con la grande distribuzione organizzata - non sempre attenta a valorizzare le eccellenze agroalimentari legate ai territori - sono un aspetto delicatissimo. Produrre qualità legata al territorio e fare reddito soddisfacente per i propri soci non costituisce una equazione certa nell’epoca che stiamo vivendo”. Ci sono sbocchi sotto questo profilo? “Una filiera allargata anche alla Gdo, con ampio e reciproco rispetto tra tutti gli attori che la compongono, piccoli o grandi che siano, aiuterebbe senza dubbio le nostre cooperative agroalimentari a ridistribuire maggiori redditi ai propri soci, nonché a dare maggiore soddisfazione al consumatore attento alla qualità del cibo”. Questo discorso vale anche per i distretti?

“Il discorso appena fatto vale anche per la valorizzazione dei distretti rurali perché, come detto, le nostre cooperative di trasformazione coincidono spesso con filiere locali che, opportunamente integrate in politiche generali di valorizzazione di un territorio sotto ogni profilo (paesaggio e ambiente, storia, cultura e tradizioni, arte, enogastronomia), danno indubbiamente valore aggiunto ai distretti dove sono insediate. La questione merita un’attenta riflessione da parte della società nel suo insieme: senza questi insediamenti economici cooperativi una fetta di quanto sopra detto andrebbe a scomparire, riducendo il valore aggiunto dell’intero territorio. Alcune nostre realtà sono da molti decenni un volano di sviluppo per il settore agroalimentare nel suo insieme e parte integrante ed attiva dell’economia locale; laddove purtroppo sono scomparse, gli effetti negativi sulle economie locali, so-

“ALCUNE NOSTRE REALTÀ SONO DA MOLTI DECENNI UN VOLANO DI SVILUPPO PER IL SETTORE AGROALIMENTARE NEL SUO INSIEME E PARTE INTEGRANTE ED ATTIVA DELL’ECONOMIA LOCALE”

prattutto per le imprese agricole, si sono fatti puntualmente sentire”. Può farci un quadro sulla realtà agroalimentare marchigiana? “Il discorso per le Marche coincide con quanto detto in precedenza, con una accentuazione riguardo le ridotte dimensioni della cooperazione agroalimentare. Tranne una grande impresa del settore latte, che ha sede nelle Marche ed opera a livello internazionale, abbiamo associate di ridotte dimensioni che scontano per questo motivo un disagio economico maggiore ma ciò non significa che non svolgano appieno il loro ruolo nel territorio in cui sono inserite. Anzi, talvolta forse lo fanno meglio di altre, ma la globalizzazione e le regole attuali della distribuzione le penalizzano pesantemente. Per questo stiamo lavorando anche sul fronte delle aggregazioni, per valorizzare ed ottimizzare le opportunità che la cooperazione agroalimentare offre al territorio dove opera”. Come Fedagri, che tipo di risposte date? Quali sono i vostri progetti? “Fedagri, a livello sia nazionale che marchigiano, sta cercando di trasformare la crisi in opportunità. Alle ormai consolidate attività di sostegno di tipo “sindacale/politico” per le associate, oggi abbiamo aggiunto due importanti e grandi progetti, noti con i brands “Fedagrirete” e “Qui da Noi”. Il primo progetto porta Fedagri ad essere estremamente attenta ai bisogni non soltanto delle cooperative ma anche dei

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Patrizia Marcellini presidente di Fedagri-Confcooperative Marche

soci delle cooperative, che di fatto sono il cuore delle nostre imprese. “Qui da Noi” è nata quest’anno da una considerazione: la gran parte delle nostre cooperative ha punti vendita diretti delle proprie produzioni. Il “chilometro zero” è anche cooperazione agroalimentare. Le nostre cooperative svolgono un grande ruolo da sempre, in silenzio, con efficienza ed umiltà. Abbiamo pensato che questa attività meritasse maggiore attenzione e conoscenza da parte della società, consumatori in primis, nonché una maggiore integrazione tra le imprese. Dunque con il marchio “Qui da Noi” saranno uniti e messi in rete tutti i punti ven-

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dita già esistenti della nostra cooperazione e ne nasceranno altri ex novo. Il marchio sarà opportunamente promozionato per rendere consapevole il consumatore di cosa acquista (salubrità, territorio, …) quando si reca nei punti vendita diretta della cooperazione e di cosa può acquistare nei negozi “Qui da Noi”. C’è qualche aspetto su cui vuole porre l’accento, qualcosa in particolare di cui vorrebbe parlare? “Credo di aver fatto un quadro abbastanza completo della situazione, anche se l’amore che ho per il mio settore mi porterebbe a parlare tantissimo, annoiando probabilmente il Lettore. Quello che vorrei sottolineare è l’alto va-

lore sociale, oltre che economico, della cooperazione. Cooperazione è sì impresa, ma è anche tanto di più: valori, rispetto dell’essere umano e di tutto il contesto in cui si colloca. Certo, in ogni categoria possiamo trovare chi non rispetta le regole, ma di sicuro la nostra cooperazione rappresenta un qualcosa in più rispetto al resto del mondo imprenditoriale e forse proprio per i nostri valori umani a volte ci capita di essere meno aggressivi e di non riuscire a farci rispettare come meriteremmo”.


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BYABRUZZO: UNA FIRMA PER I NOSTRI PRODOTTI IN BRASILE La Federazione delle Associazioni degli Abruzzesi in Brasile, insieme con istituzioni e autorità, accompagna le nostre imprese nell’intraprendere la sfida del vasto mercato brasiliano. Di questa estate la partecipazione alla Mostra Mediterranea per sensibilizzare le realtà del settore agroalimentare

Franco Marchetti, presidente Feabra

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ona economia del mondo, con un mercato in grande sviluppo, il Brasile rappresenta un centro di importante interesse economico per l’Italia, stando alle crescenti esportazioni dei nostri prodotti e al recente accordo di “partenariato strategico” tra la Repubblica Federale del Brasile e l’Italia. In questo quadro si colloca la cooperazione tra imprese italiane e brasiliane e si individuano le potenzialità su cui lavorare per favorire l’internazionalizzazione dell’economia abruzzese e la sua penetrazione nel mercato latino-americano, di cui il Brasile è elemento trainante. Nasce così l’impegno da parte di Feabra, la federazione che coordina le associazioni degli abruzzesi in Brasile, che si propone quale intermediaria per favorire l’incontro tra imprese della nostra regione che intendano avvicinarsi al mercato brasiliano. Lontana da connotazioni politiche, e operando senza fini di lucro, Feabra - sotto la guida del presidente Franco Marchetti - ha creato con la collaborazione del Cram (Consi-

glio Regionale degli Abruzzesi nel Mondo), dell’Assessorato all’Agricoltura della Regione Abruzzo e dell’Arssa, il marchio “ByAbruzzo”, un brand che contraddistinguerà le azioni messe in campo al fine di supportare la penetrazione delle Pmi abruzzesi su mercati stranieri, in particolare, in questo caso, il Brasile. Gli operatori economici e culturali abruzzesi che siano interessati ad avere informazioni per intraprendere un’attività in Brasile potranno avvalersi di ByAbruzzo, che mette a disposizione, nelle città di San Paolo e Ribeirao Preto, servizi di prima accoglienza, spazi logistici per esporre prodotti, sale riunioni, segreteria in duplice idioma e tutti i supporti necessari, anche di tipo consulenziale, tesi a facilitare e rendere proficui gli scambi. Intensi sono i rapporti che ByAbruzzo intrattiene con le autorità e le istituzioni dei due Paesi, operando in costante contatto con le Camere di Commercio italo-brasiliane, l’Ice,

la Fiesp (Federazione delle Imprese dello Stato di San Paolo), l’Associazione Commerciale di San Paolo ed altre associazioni di categoria. Importante è l’apporto di Feabra e delle strutture di ByAbruzzo al progetto Abruzzo-Brasile 2010, promosso da Eurobic Abruzzo e Molise, al fine di innescare un sistema di importexport imprenditoriale, che coinvolga nella giusta dimensione tutte le aziende che possano avere un approccio sul territorio. Quest’anno Feabra e ByAbruzzo, su invito della Camera di Commercio di Pescara, hanno partecipato con un loro stand a Mediterranea, venticinquesima edizione della Mostra dei prodotti tipici agroalimentari d’Abruzzo, occasione proficua per diffondere, tra gli operatori economici del settore, l’opportunità di un servizio concreto al fine di intraprendere la strada di un mercato così vasto come quello brasiliano. di Emanuela Gennaioli

La sede ByAbruzzo in Brasile

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L’ AGRICOLTURA NEL MONDO HA LE RADICI IN VAL DI SANGRO Valagro nasce ad Atessa (Chieti) e, in poco più di un quarto di secolo, diventa leader mondiale nei prodotti speciali per l’agricoltura. Con il fermo e chiaro intento di porre la ricerca scientifica al servizio della natura

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derisce al progetto “Fabbriche aperte” di Federchimica, che prevede visite di studenti, insegnanti e di chiunque lo desideri da ogni parte d’Italia, e aperta lo è davvero vista l’accoglienza e la disponibilità mostrata nel ricevermi e guidarmi al suo interno, onorata di vedere da vicino e raccontare una realtà abruzzese così importante. Valagro, situata ad Atessa (Chieti), nel cuore della Val di Sangro, è leader mondiale nei prodotti speciali per l’agricoltura, con un fatturato consolidato di 60 mln di euro in rapida e costante crescita. L’iniziativa imprenditoriale nasce nel 1980, quando l’attuale presidente, Ottorino La Rocca, e l’amministratore delegato Giuseppe Natale fondano la Farmer, azienda che produce e commercializza fertilizzanti nella Val di Sangro, in Abruzzo. La passione, la condivisione col territorio, l’impegno costante e lo spirito volto alla ricerca e all’innovazione portano l’azienda ad affermarsi con successo dapprima in Italia e poi all’estero, con notevoli risultati che arrivano già nei primi anni ‘90, quando si presenta sul mercato internazionale come Valagro. L’escalation è dirompente e la costituzione di controllate in Spagna, Grecia, Brasile, Messico e Colombia, anche in momenti economicamente non favorevoli, come racconta il presidente nel corso della nostra intervista, permette a Valagro di creare una forte e ormai consolidata rete di distribuzione mondiale dei propri prodotti, tutti rigorosamente “made in Abruzzo”. Lo stabilimento di Atessa, in cui avviene tutta la produzione a marchio Valagro, comprende circa 200 addetti, 350 nel gruppo, tra cui agronomi, chimici e personale altamente qualificato. L’azienda si estende su un’area di 50.000 mq, di cui circa 30.000 mq coperti, in cui sono presenti gli impianti di formulazione polveri, liquidi, granulari e microgranulari

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La sede di Valagro ad Atessa (Chieti)

Giuseppe Natale, amministratore delegato

e un impianto, dei soli quattro esistenti al mondo, per la sintesi dei prodotti chelati, totalmente automatizzati, monitorati “h24” e certificati Iso 14001. La politica di acquisizioni da parte di Valagro prosegue nel tempo; negli anni 2000 arrivano a far parte del gruppo l’americana Nutrecology, specializzata in bionutrienti per produzioni agricole, le norvegesi Algea e NordTang, con i loro estratti di alga

Angelo La Rocca, figlio del presidente Ottorino

su cui il laboratorio di Atessa sta fortemente studiando; l’inglese Maxicrop, con le sue controllate in Australia e Nuova Zelanda, fino alla francese Samabiol, con un approccio biologico all’agricoltura. Un’espansione tale porta l’azienda ad operare in oltre 80 Paesi e ad aprire nuove frontiere di business, che vanno oltre l’agricoltura e guardano alla cosmetica, alla nutraceutica e a tutto quello che ri-


guarda feed, food e human consumption. Appare evidente che l’investimento maggiore da parte di Valagro è in ricerca e sviluppo, per mettere a punto processi e soluzioni sempre più innovativi. L’area Business Innovation, cuore dell’azienda, è il luogo in cui nasce l’idea prodotto di Valagro. Tutto parte dal marketing che rileva le necessità del mercato, alle quali ricercatori e sperimentatori altamente qualificati e supportati da strumenti e tecnologie tra le più avanzate al mondo, grazie anche alla collaborazione con prestigiose università e istituti di ricerca (come la Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa e l’ente Agrobios di Metaponto), individuano le risposte migliori, che diventeranno prototipi. Formulati nel laboratorio

di Atessa, in cui operano chimici, biologi e agronomi, vengono testati attraverso una sperimentazione accurata e prove direttamente in campo, alle più diverse latitudini e condizioni ambientali. I ricercatori Valagro sono in grado di studiare le materie prime provenienti dalla natura, per poterne sfruttare tutte le potenzialità. Selezionate le sostanze agronomicamente attive, ogni componente identificato viene letto nel Genechip, moderna tecnologia che permette di definire come queste agiscono se applicate sulla pianta. La rivoluzione Valagro è nella capacità di individuare le interazioni fra i vari elementi per moltiplicare l’efficacia dei processi naturali, ricombinando e integrando i vari componenti vegetali, con l’utilizzo dei più

avanzati metodi di ricerca, dalla genomica alla fenomica, fino alla nuova frontiera della proteomica. Il tutto con lo spirito e i valori che da sempre contraddistinguono la storia dell’azienda, nata nel territorio e in esso radicata, che della ricerca scientifica applicata alle risorse naturali, nel rispetto dell’ambiente e della sostenibilità, fa la propria mission. Con la volontà di contribuire ad accrescere il benessere dell’uomo, attraverso una migliore nutrizione e un miglior habitat nel totale rispetto della persona, nella convinzione che le scelte socialmente ed eticamente corrette siano anche quelle economicamente premianti. di Emanuela Gennaioli

TRE AREE DI BUSINESS PER CURARE DA VICINO OGNI ESIGENZA DEL MERCATO

Un’immagine dell’innovativo laboratorio presente nella sede abruzzese

Uno degli ambienti in Valagro dedicati al testing dei prodotti sulle diverse tipologie di piante

La crescita e la diversificazione industriale hanno imposto a Valagro un assetto della struttura organizzativa, che prevede le seguenti tre grandi aree di business: • Farm, comprendente specialità per l’agricoltura, microelementi e fertirriganti e biostimolanti • Garden, Turfs & Ornamentals: offre prodotti altamente innovativi per gli appassionati dell’home garden e si occupa di prodotti per il settore del verde ornamentale, tappeti erbosi, florovivaismo e giardinaggio, all’avanguardia della tecnica nel rispetto dell’ambiente • Industrials, rivolta alle aziende del settore fertilizzanti speciali a cui offre un’ampia gamma di prodotti, dagli acidi umici, ai microelementi, ai prodotti chelati.

I prodotti Valagro si contraddistinguono non solo per eccellenza, ma anche per il packaging raffinato e d’impatto visivo

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JUBATTI CARNI, DAI PASCOLI DEI PARCHI ABRUZZESI ALLA GRANDE DISTRIBUZIONE Premiato dall’Associazione Italiana Allevatori con il premio Italialleva 2010 per qualità e sicurezza dei prodotti che mette sul mercato, il Gruppo Jubatti guarda al futuro con l’intraprendenza delle nuove generazioni e l’esempio sempre presente dei fondatori

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una storia che nasce nel secondo dopoguerra quella dell’azienda Jubatti, che muove i primi passi quando la signora Gabriela apre una macelleria nell’antico borgo di Guardiagrele, provincia di Chieti, nel 1945. Portata avanti grazie allo spirito imprenditoriale e all’esperienza dei figli Carlo e Gianfranco, cresce nel tempo come attività di ingrosso e commercializzazione carni. L’impegno e intuito dei due fratelli, che davanti ai cambiamenti del mercato comprendono la necessità di rilanciare, danno vita ad una vera e propria impresa industriale di trasformazione carni: Soalca. L’evoluzione prosegue con l’arrivo della terza generazione, i figli Francesco, Gabriela, Chiara e Antonio Iubatti, seguiti e supportati dai rispettivi genitori, che continuano ad essere vivaci propulsori dell’azienda. Il connubio tra antichi valori legati alla terra e spirito di crescita e innovazione è il motore che conduce alla nascita del Gruppo Iubatti, una compagine di società con specifiche funzioni, coordinate dalla capogruppo, Iubatti & C. Lo stabilimento produttivo di Pretoro, immerso nel Parco della Majella, vanta personale altamente specializzato, moderne tecnologie di produzione e confezionamento,che assicurano freschezza, igiene e sicurezza delle carni, per lo più bovino, suino e agnello, distribuite nei banchi dei più noti marchi della Gdo, nelle macellerie tradizionali e nei migliori ristoranti. L’ attenzione maggiore è sulla qualità: carni scelte e selezionate, provenienti solo dai migliori allevamenti, dai parchi abruzzesi o dalle zone vocate d’Italia, Francia e Germania. A garantire il metodo introdotto da Soalca nella lavorazione e distribuzione delle carni, dall’allevamento al punto vendita, il

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premio ricevuto a maggio da Italialleva, strumento creato dall’Associazione Italiana Allevatori che certifica la provenienza e la qualità dei prodotti di origine animale. Oltre a dimostrare che la ricetta è quella giusta, i riconoscimenti incoraggiano la famiglia Iubatti a guardare al futuro e a progetti nuovi. Il piano strategico per i prossimi anni punta a valorizzare le linee di prodotto che portano il marchio dell’azienda. In particolare Brava Nonna, il marchio già esistente dei prodotti pronti da cuocere, legati al consumo veloce dei pasti. L’attività di ricerca e innovazione, per migliorare metodi di produzione e tecniche di confezionamento, è una caratteristica dell’azienda: numerose sono infatti le collaborazioni con le Università nazionali e internazionali, come il Politecnico di Milano e l’Università di Parma. di Emanuela Gennaioli La nonna Gabriela e il nipote Antonio Iubatti, prima e terza generazione di una famiglia e di un’impresa

TRE MARCHI, UNICA QUALITÀ

La sede dell’azienda a Pretoro (Chieti)

Sala di porzionamento

L’ampia gamma di prodotti Soalca viene distribuita con tre marchi, nel rispetto dei diversi target, ma con la medesima qualità. Le linee di commercializzazione sono tre: Jubatti Tradizionalmente Carni, che comprende carni confezionate in atmosfera protettiva, sottovuoto da carni selezionate, prodotti con osso, ecc.; Jubatti La Carne del Parco (carni ottenute solo da capi nati e allevati nei pascoli dei Parchi d’Abruzzo); Brava Nonna: prodotti pronti da cuocere, che conservano il sapore tradizionale grazie a carni sceltissime e ingredienti Dop e Igp.


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IL VINO DAL SAPORE FILOSOFICO Franco D’Eusanio apre le porte della sua Chiusa Grande, una delle realtà vitivinicole tra le più certificate in Europa nel campo dell’agricoltura biologica

Franco D’Eusanio

Produco vino come un antico scienziato. Ho fatto mia la frase di Francesco Bacone, riportata nell’Organon: “Alla natura si comanda solo ubbidendole””. Già da queste parole si capisce l’equilibrio che ispira Franco D’Eusanio, personaggio eccentrico, conservatore e innovatore del settore, tra i primi in Abruzzo ad aver scelto di tornare a “far” vino in collina. Ma soprattutto tra i pochi in Italia ad essere convinto di poter coniugare la filosofia con la vinificazione. E la sua Chiusa Grande, oltre 50 ettari a Nocciano (Pescara), rappresenta uno dei marchi più rappresentativi nel panorama nazionale, autenticamente biologico. “Sono un agronomo, ma anche un appassionato di idee creative - afferma - convinto del fatto che un vino non nasce in vigna, né tanto meno in cantina, ma, innanzitutto, nella testa del produttore. Un po’ come accade per un artista: prima c’è l’intuizione, dopo si rea-

La sede di Chiusa Grande a Nocciano (Pescara)

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lizza l’opera. Ho voluto coniugare la personalità delle mie “creazioni” ai caratteri della civiltà rurale. Quando è nato il “Perla Nera”, nostro fiore all’occhiello, assieme ai miei collaboratori abbiamo pensato a un qualcosa di altamente deduttivo, capace di colpire, incuriosire con la sua ricchezza di aromi. Ho immaginato il volto di una donna esotica e irraggiungibile”. Tutti i vini di Franco D’Eusanio sono concepiti per essere bevuti e non semplicemente assaggiati. Non hanno bisogno di essere accompagnati da cibi per essere gustati perché non sono aggressivi, pur avendo molta personalità. Inoltre sono salutistici, poiché hanno una bassissima presenza di anidride solforosa; infatti, mentre i vini normali hanno 200 millimetri di solforosa per litro e i vini biologici ne hanno 100 millilitri, quelli Chiusa Grande hanno solo 60 millilitri di solforosa nei rossi e 80 nei

Il progetto DiWine Jazz

Un ideatore di vini, sei compositori jazz, nove brani inediti, una voce narrante, un percorso degustativo sperimentale e un tour internazionale. Sono gli ingredienti dell’ambizioso e originale progetto di valorizzazione multisensoriale del vino denominato “DiWine Jazz, Vinosophy Collection”, concepito da Franco D’Eusanio. Operazioni che coniugano vino e arte sono all’ordine del giorno, ma è la prima volta che un produttore, con schede tecniche alla mano, decide di far rivivere, attraverso parole e musica, le caratteristiche organolettiche dei propri vini. Non si tratta, quindi, di una semplice operazione di sponsorizzazione, né del solito accoppiamento privo di coerenze tra mecenate e artisti, ma di un sodalizio d’intenti tra vini, parole e musica. Un sodalizio dal quale sono scaturite nove melodie jazz inedite composte dal “Tony Pancella Rythm’s sing sextet” (dopo aver degustato i vini e cercato di capire le sensazioni e i concetti evocati da ciascun vino), descritte dallo stesso D’Eusanio

bianchi. Recentemente D’Eusanio è andato oltre con la linea Natura, priva di solfiti, e la linea Is, Ea, Id: un rosso, un bianco e un rosato dedicati a lui, a lei e all’ambiguità (vini legati alle tendenze sessuali). Il produttore-filosofo è anche autore di un libro che ha suscitato numerosi dibattiti, Vinosophia/Vinofollia, scritto a quattro mani con un altro abruzzese, lo scrittore Simone D’Alessandro. di Maurizio O. Delfino

Una selezione dei vini Chiusa Grande

e da Simone D’Alessandro, raccontate dalla voce narrante di Gio Gio Rapattoni e raccolte nel cd “DiWine Jazz”.

La copertina del cd “DiWine Jazz” e un momento del concerto-degustazione tenuto all’interno di Chiusa Grande


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IL BACCALÀ CHE VIEN DAI MONTI A Corropoli la Foods Import dei fratelli Monti importa e lavora da tutto il mondo pesce di qualità, in una sede tecnologicamente all’avanguardia

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ono più di cento anni che la Foods Import dei fratelli Monti opera tra tradizione e innovazione, “fin da quando il bisnonno Alceste intraprese la sua attività di grossista alimentare a Sant’Omero (Teramo). Era il 1903. Poi subentrò il nonno Giovanni: con lui avvenne la specializzazione. Lo sostituirono i figli Anselmo, Alceste e Riccardo. Oggi siamo alla direzione noi cugini Monti: Paolo (direttore acquisti e vendite), Antonella (finanza e amministrazione), mio fratello Marco (logistica e gestione del magazzino) ed io, Massimo (responsabile produzione). Tuttora lo zio Riccardo è presidente onorario”. Un’impresa a conduzione familiare, con i numeri e il knowhow di una grande azienda: una struttura di 5.800 mq inaugurata nel ‘92, una nuova sala lavorazione di 1.700 mq, 20 collaboratori, 16 milioni di fatturato e 2.000 tonnellate di prodotto trattato nel 2009. Oltre al baccalà e allo stoccafisso i Monti importano anche tonno e acciughe. Siamo di fronte ad una delle poche realtà a trattare tutte le qualità di merluzzo, anche se solo due possono fregiarsi a pieno titolo della qualifica di baccalà: sono i più pregiati “Gadus Morhua” e “Gadus Macrocephalus”. Inoltre l’azienda può vantare la totale tracciabilità dei prodotti, il possesso della certificazione Msc (unica società in Italia) e tra poco anche della Ifs

(International Food Standard); in particolare, la Msc è rilasciata dalla Marine Stewardship Council, un ente indipendente creato dalla multinazionale Unilever, in associazione con il Wwf, per certificare la sostenibilità ambientale delle pratiche di pesca che sono dietro il prodotto che finisce sui banchi. Il consumo di baccalà è fortemente legato alla tradizione e alla cucina regionale, il 70% si concentra tra settembre e dicembre, è più elevato in montagna e in collina, dove prima dell’utilizzo dei frigoriferi era l’unico pesce ad essere conservato. La qualità di prodotto richiesto varia da paese a paese, un pò come il dialetto: basta un fiume a fare da spartiacque a tradizioni differenti. Per questo, come sottolinea Massimo Monti, l’esperienza sul campo è essenziale per conoscere un contesto forgiato da secoli di tradizione: “Tuttavia negli ultimi dieci anni è avvenuto uno stravolgimento del mercato, sia a livello delle abitudini alimentari, ad esempio con una forte richiesta di prodotti pronti a cuocere e di imballi più piccoli, sia nella normativa igienico-sanitaria. Per tale ragione non è più sufficiente fare riferimento esclusivamente alla tradizione, ma bisogna monitorare il tutto con molta attenzione, al fine di rispondere prontamente alle sempre nuove richieste dei consumatori”. di Guido Ramini

Nella foto Massimo Monti, responsabile Produzione

Pratico, buono, pronto da cucinare

La perla della produzione Monti è il baccalà ammollato fresco (nella foto una fase della lavorazione), un prodotto senza conservanti che differenzia l’azienda da tutti gli altri competitor del Centro-Sud Italia. Grazie alla nuova sala lavorazione e alla pastorizzazione a freddo, il baccalà fresco, pronto da cuocere, è confezionato in vaschette che possono essere conservate in frigorifero per un mese (a differenza dei classici baccalà preparati dagli stessi negozianti che, invece, vanno consumati entro due giorni e che variano sempre nella quantità di sale residuo). Questo prodotto viene incontro alle esigenze di chi, per questioni di tempo o praticità, non decide di acquistare un prodotto sotto sale che necessita di almeno tre giorni di cure per essere pronto alla cottura e che, una volta desalato, deve essere necessariamente consumato.

La sede dell’azienda a Corropoli (Teramo)

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VI SVELIAMO LA RICETTA SEGRETA DI WILLIAM DI CARLO Un mix tra tradizione dolciaria antichissima e innovazione a trecentosessanta gradi

I confetti William Di Carlo

Il confetto firmato

William Di Carlo, imprenditore che ha saputo innovare (foto di Diego Panico)

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roduce confetti da sei generazioni, “ma probabilmente - spiega William Di Carlo nel corso della nostra intervista - quest’attività è molto più antica. Siamo riusciti a documentarla fino al 1833, quando un mio avo, Francesco Marcone, di professione confettiere, denunciava all’anagrafe di Sulmona (L’Aquila) la nascita del figlio Filippo. Per di più, sia la famiglia di mia nonna, i Marcone, che di mio nonno, i La Civita, erano confettieri, addirittura in concorrenza fra loro: fu un matrimonio, quello tra Clotilde Marcone e William Di Carlo, ad aver romanticamente portato alla fusione”. E

A Sulmona la sede dell’azienda, inaugurata nel 2000, con elementi in stile Liberty

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da allora l’azienda ne ha fatta di strada, riuscendo a reinventarsi: “Oggi, la nostra è una realtà fortemente legata alla tradizione, ma allo stesso tempo proiettata al futuro”. Una filosofia, un impulso maturato qualche anno fa, anche grazie al trasferimento nell’attuale sede e all’ottenimento della certificazione Iso 9001. E sono nati nuovi prodotti, suddivisi nei cataloghi autunno-inverno e primavera-estate, creati packaging accattivanti e “insoliti”, puntato ad un posizionamento a cavallo tra due settori, quello della bomboniera, fortemente legato alla cerimonia, e quello del consumo quotidiano, con il cioccolato a farla da padrone. “Dal 2004 il fatturato è raddoppiato, ai nostri clienti possiamo ora offrire più di 110 gustose prelibatezze, in molteplici tipologie di confezionamento”. Nella distribuzione si è scelto un canale di fascia alta e il mercato si è esteso anche oltre i confini nazionali: Francia, Germania, Austria, Paesi del Nord Europa, Stati Uniti, Canada, Sud America e perfino Kuwait e Turchia, “ogni nazione con tradizioni e gusti ben definiti”, che William Di Carlo cerca sempre di soddisfare. di Andrea Beato

William Di Carlo ha sviluppato un’invenzione molto apprezzata dal mercato: si tratta del confetto firmato. La tecnica, ideata nel 2002, permette, da un lato, di personalizzare il confetto con il nome degli sposi e, dall’altro, di legare ancora di più il prodotto al territorio, riportandone la provenienza: Sulmona. Il procedimento non prevede l’utilizzo di inchiostri o di sostanze artificiali, ma si ottiene esclusivamente scavando delicatamente la superficie della piccola dolcezza.

Un confetto molto trendy


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UN NUOVO CORSO PER DELVERDE CON GAZZOLA E RUFFINI ll pastificio abruzzese (gruppo Molinos Rio de la Plata) rinnova la propria struttura manageriale e da il via ad un piano strategico che mira a rafforzare il posizionamento premium in Italia e a crescere sui mercati esteri

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ue “new entry” ai vertici di Delverde. A Fara San Martino (Chieti) arrivano Dino Gazzola, neopresidente del cosiglio di amministrazione, e Luca Ruffini, nominato Ceo - managing director. Il primo, imprenditore di successo nel campo alimentare, vanta, tra l’altro, una specifica esperienza ultraventennale proprio nel settore della pasta; nel curriculum di Ruffini, invece, figurano esperienze come manager di lungo corso nella multinazionale Nestlè, con responsabilità sia nelle vendite che nel marketing, e, negli ultimi otto anni, nel pastificio De Cecco, come direttore export worldwide. “Dedicheremo le nostre energie - spiega Gazzola - per rafforzare Delverde sui mercati esteri, sviluppare la competitività, migliorare la redditività e soprattutto consolidare il radicamento in Italia. Già in questo 2010 abbiamo in cantiere investimenti per circa 2 milioni di euro per l’adeguamento tecnologico delle linee produttive”. “Con l’avvio del nuovo corso - aggiunge Ruffini - puntiamo decisi a rendere più moderna e riconoscibile l’immagine aziendale e dell’intera gamma, a cominciare dal restyling del logo aziendale e dal nuovo packaging, per far risultare maggiormente riconoscibile la nostra qualità da parte di un consumatore alla costante ricerca di un maggior valore in tutto quello che acquista. Il nostro obiettivo è raggiungere i 50 milioni di euro di fatturato nel prossimo triennio, sicuramente una sfida impegnativa che con l’impegno di tutti sapremo vincere. Vogliamo esportare nel mondo lo stile di vita italiano e la cultura della dieta mediterranea: elementi che fanno della pasta e dell’olio i prodotti made in Italy più apprezzati ed amati a livello internazionale”. di Andrea Beato

Nella foto Luca Ruffini, nuovo Ceo Delverde

La sede Delverde a Fara San Martino (Chieti)

La qualità è un dono di natura Delverde fa capo al gruppo Molinoso Rio de la Plata, leader nel settore agroalimentare in America Latina con 2,3 miliardi di dollari di fatturato, che ha acquisito, alla fine del 2009, la maggioranza del pacchetto azionario della realtà abruzzese. L’approccio industriale del gruppo Molinos consente a Delverde di progredire senza timori nel percorso di crescita a livello internazionale. Oggi l’azienda realizza sul mercato italiano circa il 40% del fatturato totale (30 milioDino Gazzola, neopresidente del consiglio di ni di euro nel 2009) e produce il restante amministrazione Delverde 60% con l’esportazione di pasta sui mercati di 52 Paesi. I principali sbocchi, oltre all’Unione Europea, sono Stati Uniti e Canada (dove è leader) ed importanti trend di crescita si segnalano in Australia, Russia e Sud America (Brasile e Argentina in particolare). In Asia, forte della trentennale presenza sul mercato giapponese, Delverde ha avviato una penetrazione importante in Cina, Hong Kong e Singapore. Nello stabilimento di Fara San Martino (Chieti), all’interno del quale lavorano 120 persone, si producono 130 formati diversi tra pasta secca e pasta fresca di semola, all’uovo, biologica e integrale-bio, utilizzando trafile di bronzo e processi di essicazione a bassa temperatura. La gamma di prodotti, da sempre vicina alle esigenze di clienti e consumatori attenti, è arricchita da altre eccellenze della dieta mediterranea, su tutti l’olio extravergine di oliva.

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SANT’ ANGELO IN VADO, DAL 9 OTTOBRE SARÀ LA CAPITALE DEL TARTUFO Fino al 31 ottobre avrà luogo infatti la 47° Mostra Internazionale del Tartufo Bianco Pregiato delle Marche

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ant’ Angelo in Vado (l’antica Tifernum Mataurense) è un incantevole borgo medievale dell’entroterra marchigiano, nella provincia di Pesaro e Urbino, bagnato dal fiume Metauro. É una terra che possiede un grande patrimonio archeologico, architettonico, antropologico ed artistico gelosamente custodito nelle splendide chiese e residenze civili sparse in tutto il territorio. Accade a volte che la terra riveli tesori inaspettati e la terra di Sant’ Angelo in Vado ne nasconde almeno due. Il primo è quella prelibatezza culinaria che prende il nome di Tartufo Bianco, il secondo sono le vestigia dell’antichità: la Domus del Mito. Si tratta di una domus del I secolo d.C. con pavimenti musivi bicromi e policromi straordinariamente mantenuti; entrando, Nettuno ed Anfitrite sul carro del trionfo accolgono il turista, Bacco lo inebria e Medusa lo pietrifica. Sant’Angelo in Vado “celebra” il

Tartufo Bianco, simbolo e vanto di queste terre, con la Mostra Nazionale del Tartufo Bianco Pregiato delle Marche, che quest’anno raggiunge la sua 47° edizione e si svolgerà tutti i fine settimana dal 9 al 31 ottobre 2010. L’ edizione 2010 vuol promuovere la qualità della vita che è caratteristica delle nostre zone, incarnando a perfezione il concetto di “ecomuseo”, ossia un museo diffuso sul territorio. Sarà un’edizione ricca di eventi culturali di un certo calibro come la mostra d’arte “Sacro e Profano alla maniera degli Zuccari. Una dinastia di artisti vadesi: Taddeo, Federico, Giovampietro” e la mostra d’arte “di Arte in Arte”, con tema il tartufo. Durante i fine settimana, dal sabato pomeriggio alla domenica, si troveranno gli stands dei tartufai e degli espositori di prodotti tipici come formaggi, salumi, miele, castagne, mele, erbe e spezie, confetture, cioccolata, biscotti, crepes e

dolciumi. Poi è la volta degli artigiani, con bigiotteria, cinte, borse, oggettistica, ceramiche, sciarpe, cappelli, maglie, giochi di magia e prestigio, pietre, ecc. Si apriranno i ristorantini - dislocati nelle cantine monumentali degli antichi palazzi, dove si potranno gustare piatti caldi al Tartufo Bianco -, le stuzzicherie, con piadine, panini, pizze farcite, crostini e dolcetti. Durante tutta la manifestazione è possibile visitare quei “tesori” architettonici ed artistici che fanno da cornice a Sant’ Angelo in Vado. Il sabato sera il centro storico ospita musicisti e la domenica si anima di artisti di strada. Per informazioni e prenotazione di visite guidate: Segreteria Mostra del Tartufo Tel. 0722.819924 – Fax 0722.819925 e-mail: info@mostratartufo.it info@domusdelmito.com

I PROSSIMI EVENTI NAZIONALI COSA

DOVE

QUANDO

RIFERIMENTI

Festival Internazionale del Cibo di Strada

Cesena

1-3 ottobre 2010

www.cibodistrada.com

Macfrut (ortofrutticoltura)

Cesena

6-8 ottobre 2010

www.macfrut.com

Salone Industria Casearia

Vallo della Lucania (Sa)

15-17 ottobre 2010

www.fieredivallo.it

PA.BO.GEL (Salone internazionale della Panificazione, Pasticceria, Gelateria e Ristorazione)

Roma

16-19 ottobre 2010

www.pabogel-expo.com

Salone Internazionale del Gusto

Torino

21-25 ottobre 2010

www.salonedelgusto.it

Terra Madre – Rete delle comunità del cibo

Torino

21-25 ottobre 2010

www.terramadre.org

AB Tech Expo (Tecnologie e prodotti per Panificazione, Pasticceria, Dolciario, Pasta fresca e Pizza)

Milano

23-27 ottobre 2010

www.abtechexpo.com

Tech & Food Hotel

San Benedetto del Tronto (Ap)

24-26 ottobre 2010

www.techandfoodhotel.it

TriestEspresso Expo - 5° Salone filiera del caffè espresso

Trieste

28-30 ottobre 2010

www.triestespresso.it

Fiera Internazionale del bovino da latte

Cremona

28-31 ottobre 2010

www.cremonafiere.it

INTERPOMA - 7a Fiera internazionale per la coltivazione, conservazione e commercializzazione della mela

Bolzano

4-6 novembre 2010

www.interpoma.it

AgroAlimenta (prodotti tipici regionali)

Lanciano (Ch)

20-22 novembre 2010

www.lancianofiera.com

MIG – Mostra Internazionale del Gelato

Longarone

28 nov -1 dic 2010

www.mostradelgelato.com

Expo dei Sapori – L’artigiano in fiera

Milano

4-12 dicembre 2010

www.expodeisaporti.it

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“Al Vinitaly abbiamo soddisfatto un pubblico attento e preparato” Grande successo per il Vinitaly 2010, che ha fatto registrare il record di presenze dei tanti appassionati allo Stand della Regione Marche. Ne parliamo con Otello Renzi, esperto del settore e già Presidente dell’Associazione Somelier della regione Marche.

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rofessor Renzi, l’edizione del 2010 del Vinitaly è stata forse la migliore degli ultimi anni e ha riscosso un grande successo non solo a livello nazionale, ma anche su un piano internazionale. Ci fornisce un quadro al riguardo? “Dal primo giorno i produttori, i dirigenti della Regione, il consorzio IMT che rappresenta i consorzi di tutela e i Sommelier AIS hanno visto confluire presso lo stand un numero di visitatori mai visto in precedenza. La curiosità di scoprire il territorio attraverso i vini e i vitigni autoctoni, per una vacanza enogastronomica, è stata notevole. Con la qualità dei propri vini, i produttori sono stati in grado di soddisfare le esigenze di un pubblico preparato e attento. In uno splendido contenitore

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come il rinnovato stand di colore bianco candido - dove emerge la grande figura mediatica di Dustin Hoffman accanto al verde delle vigne – è stato possibile degustare le novità e le certezze della loro produzione”. Un grande aiuto ed impegno è stato fornito dai Somelier AIS Marche…

“Un grande lavoro è stato svolto dai Sommelier AIS Marche che hanno organizzato la degustazione presso l’enoteca: il vero cuore pulsante dello spazio “Marche”. I frequentatori hanno avuto la possibilità di comparare la produzione di vari vini in breve tempo, per poi dirigersi verso il produttore più interessante. La parte superiore del padiglione ha ospitato il B2B, cioè l’incontro dei produttori con vari importatori stranieri di ogni parte del mondo, e le degustazioni guidate a giornalisti stranieri del settore. Lo stesso spazio ha poi ospitato alcune presentazioni: dal bellissimo libro sui castelli di Jesi scritto da Daniele Maestri alle prossime manifestazioni regionali”. Ad esempio? “L’undicesima edizione dei “Vini da Pesce” ad Ancona, il Festival Internazionale del Brodetto e delle Zuppe di pesce con il miglior vino nazionale in abbinamento (ottava edizione). Poi, ancora, la novità della Contesa tra ristoranti per il miglior “Piatto del Duca” ad Urbino”. Uno stand che abbiamo saputo essere stato apprezzato dalla stessa Verona Fiere. “Si, Verona Fiere ha riconosciuto allo stand della Regione Marche il miglior padiglione per la comunicazione attiva con “Marche, le scoprirai all’infinito”. Certamente un salto di qualità riconosciuto da tutti i partecipanti, grazie anche all’attivo intervento dei sommelier AIS che con la loro professionalità hanno valorizzato i vini e il turismo marchigiani”. Giuseppe Mascetti


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ASSEMBLEA CONAD: AL CENTRO I VALORI DELL’ ETICA SOCIALE I soci della più grande organizzazione cooperativa di imprenditori dettaglianti indipendenti d’Italia si sono dati appuntamento a Pescara. Ospiti d’onore Fitoussi e Celli

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Vittorio Di Carlo, responsabile Sviluppo Area Abruzzo di Conad Adriatico

OCCUPAZIONE E CRESCITA NEL PROSSIMO TRIENNIO Buone performance della cooperativa, che chiude il bilancio 2009 con vendite per 844,865 milioni di euro (+10,78 per cento rispetto al 2008) e un utile netto di 6 milioni di euro. L’obiettivo per il prossimo triennio è conquistare una quota di mercato complessiva del 12,60 per cento, con aperture in tutti i tradizionali territori in cui opera. Spazio anche alla nuova occupazione, formata con l’aiuto di soci e collaboratori. CONAD ADRIATICO NEL 2009 E NEL 2010 293 soci cooperatori 379 punti vendita previsti a fine 2010 8 magazzini per 68.296 mq di superficie 844,865 mln di € consuntivo incassi 2009 924,354 mln di € previsione incassi 2010

opo aver riempito le pagine della stampa, dei libri di testo, degli atlanti e dei manuali di economia è ora che il vecchio Pil sia pensionato? Sì, secondo Jean Paul Fitoussi, l’eminente economista, che ha avuto l’onore di essere chiamato per fornire il suo consiglio a Sarkozy e Obama. Il Pil è un indicatore economico datato, ha fatto il suo tempo, è uno strumento imperfetto che trova i suoi limiti come indicatore del rendimento economico e del progresso sociale di una nazione. È questo uno tra i temi più interessanti emersi durante il dibattito ospitato da Conad Adriatico in occasione dell’assemblea di bilancio 2009. Per spiegarlo con una citazione eccellente, come ha fatto il moderatore, Giorgio Magnanelli: “Il Pil comprende l’inquinamento dell’aria, la pubblicità delle sigarette, le ambulanze per sgombrare le nostre autostrade dalle carneficine del fine settimana. Il Pil mette nel conto le serrature speciali delle nostre porte di casa, e le prigioni per coloro che cercano di forzarle. Cresce con la produzione di Napalm, missili e testate nucleari. Comprende programmi televisivi che valorizzano la violenza per vendere prodotti ai bambini. Il Pil non tiene conto della salute delle nostre famiglie, della qualità della loro educazione (...). Non comprende la bellezza della nostra poesia e la solidità dei valori familiari. Non tiene conto della giustizia dei nostri tribunali, né dell’equità dei rapporti fra noi. Non misura né l’intelligenza del nostro dibattere, né l’onestà dei nostri pubblici dipendenti (…)”. “Il Pil misura tutto, tranne ciò che rende la vita degna di essere vissuta”: a pronunciare queste parole fu Robert Kennedy, nel 1968, durante il famoso discorso alla Kansas University. Fitoussi di questa posizione ne ha fatto il suo punto di partenza; per lui la contabilità nazionale è imperfetta: non

Antonio Di Ferdinando, amministratore delegato di Conad Adriatico

Da sinistra Pier Luigi Celli, direttore generale dell’Università Luiss Guido Carli di Roma, con Jean-Paul Fitoussi, economista francese e consulente del presidente Sarkozy

esistono cittadini medi, nessuno si riconosce in una media, tuttavia sia il tasso di crescita che il tasso di disoccupazione sono una media. Un cittadino o è più ricco o è più povero della media. Per questo è più corretto affermare che esiste un cittadino mediano, quel cittadino che ha un reddito tale per cui il 50% della popolazione guadagna più di lui ed il 50% meno. Quando cresce la disuguaglianza c’è un divario forte tra la media e la mediana. di Guido Ramini

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FERMO CAPITALE DEL MADE IN MARCHE Eccellenza agroalimentare protagonista di “Tipicità”, l’expo internazionale che lancia il Made in Marche nel mondo

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a manifestazione, vetrina delle eccellenze marchigiane, ha ottenuto un risultato positivo sotto ogni punto di vista. Un’edizione, quella del 2010, che sarà ricordata per la notevole impronta internazionale e per l’elevato livello qualitativo, riscontrabili in qualsiasi ambito. Cinque le aree tematiche che hanno permesso di orientare e guidare i tanti visitatori. TipicitàMarche Expo: un’area specialistica destinata all’incontro professionale fra domanda ed offerta di prodotti agroalimentari; il mercatino: itinerario studiato per il consumatore finale per degustare e acquistare le specialità di nicchia direttamente dai produttori. Poi TipicitàMarcheTUR, un “salone” del turismo Made in Marche, un circuito espositivo che ha collegato strettamente produzioni e territorio, con proposte turistiche mirate. Infine il MadeinMarche Gallery: un intrigante percorso alla scoperta delle produzioni che hanno reso famose le Marche, in Italia e nel mondo. Non solo cibo, quindi, ma anche fashion, arte, artigianato di tradizione e produzioni industriali di alto pregio. Un viaggio nelle “Marche Eccellenti”, nelle “Marche delle griffes”, nelle Marche delle … marche. Salone degli oli monovarietali regionali: una mostra-mercato dedicata ai monocultivar marchigiani, con degustazioni guidate e confronti con oli monovarietali di altre regioni, italiane ed europee. Dal primo luglio inoltre si è svolta “Tipicità Estate”, protrattasi fino alla fine di agosto presso la magnifica scenografia dei Magazzini Romani di Fermo. Una coreografica esposizione caratterizzata da differenti percorsi tematici: la tradizionale Mostra di vini e prodotti gastronomici delle Marche, le più recenti MadeinMarche Gallery e Assaggia il Fermano, un intenso programma, quest’ultimo, di serate-degu-

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stazione dedicate alle prelibatezze enogastronomiche del territorio provinciale, raccontato ed interpretato dai protagonisti attraverso la presentazione di ricette e prodotti che ne interpretano l’identità e le tradizioni più autentiche. Attraverso una serie di eventi, destinati a stimolare tutti i cinque sensi, l’Estate di Tipicità ha rappresentato, ancora una volta, una vera e propria “ambasciata” delle Marche belle & buone, un invito esplicito a conoscere quanto di meglio sa offrire la nostra regione e, in particolare, il Fermano. L’iniziativa è stata organizzata dal Comune di Fermo, con il contributo di Regione Marche, Provincia di Fermo, Camera di Commercio di Fermo e il supporto di UBIBanca Popolare di Ancona.

I NUMERI DI TIPICITÀ 2010 • 6.000 mq. di superficie espositiva coperta • 5 padiglioni tematici • oltre 300 realtà marchigiane dei settori enogastronomico e turistico che a vario titolo usufruiscono di Tipicità per promuoversi • più di 40 produzioni simbolo delle Marche esposte in MadeinMarche Gallery • 2 aree meeting e 2 aree di animazione (previsti interventi di oltre 35 entità nel Teatro dei Sapori e nella Fucina della tradizione) • 2 territori ospiti ufficiali, Baviera e Sardegna; altre delegazioni straniere - provenienti da Norvegia, Svezia, Croazia, Spagna, Slovenia, USA, Argentina - presenti nell’ambito di eventi speciali • oltre 30 partners dell’iniziativa, tra enti organizzatori e sponsor privati.

“Nel corso degli ultimi 18 anni una delle principali vocazioni di Tipicità è stata quella di promuovere l’eccellenza quotidiana del nostro territorio. Fermo è diventata la capitale dell’eccellenza Made in Marche. Un impegno a favore della valorizzazione di quelle produzioni definite tipiche proprio grazie all’appartenenza al nostro territorio, alle materie prime che vengono utilizzate, alle tecniche di lavorazione. Per dare futuro a tutte queste eccellenze è quanto mai indispensabile distinguerle all’interno del mercato globale. Da qui la necessità e l’importanza di interventi come la tracciabilità, per collegare il prodotto direttamente al suo territorio di origine. Tipicità che si fa dunque promotrice di un nuovo modello di sviluppo che parte dalle aziende del territorio e che esalta la loro esclusività rispetto alle grandi produzioni di massa. Una scelta che potrebbe sembrare in controtendenza, se paragonata alle strategie di globalizzazione e massificazione portate avanti dei grandi Paesi del mondo (vedi gli Stati Uniti), e dalle multinazionali dell’omologazione. La nostra chiave vincente nel mondo sta invece nella differenza, nell’emergere dalla massa grazie al valore aggiunto rappresentato dal territorio che si fa garante della qualità. Tutto questo si può riassumere in un concetto base: l’eccellenza quotidiana”. Saturnino Di Ruscio - Sindaco di Fermo

Città di Fermo Via Mazzini, 4 63023 Fermo Tel. 0734 2841 Fax 0734 224170 www.comune.fermo.it


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“CERCO LA COMBINAZIONE TRA ECCELLENZE MARCHIGIANE E PRODOTTI PROVENIENTI DA FUORI” Intervista allo Chef Gabriele Giacomucci, titolare del ristorante La Gioconda di Cagli, vincitore dell’edizione 2010 del Premio “Monte Nerone a tavola”

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hef Giacomucci, un buon piatto sta a Lei come una preziosa tela sta al suo autore? “Quando creo un piatto trovo la soluzione ad un problema, e questo succede sempre quando questa soluzione non la cerco: passo giornate intere a elaborare mentalmente forme ed assemblare ingredienti per comporre il mio piatto, spinto dalla necessità di voler giungere a una pietanza capace di stimolare tutti i sensi. L’ illuminazione arriva quasi sempre di sorpresa e mi sconvolge positivamente scoprire che ancora una volta il mio piatto è una materializzazione dell’idea che cercavo. In questo mi sento molto vicino all’artista che viene colto di sorpresa dall’idea e la trasferisce su tela creando la sua opera d’arte”. Perché ha scelto di dare al suo locale il nome della celeberrima opera di Leonardo? Che ci siano misteri non svelati nella Sua cucina? “Il nome del Ristorante deriva dal fatto che le quattro sale da pranzo sono anche uno spazio espositivo studiato secondo criteri di progettazione che lo rendono simile ad una galleria d’arte; questo ci permette di ospitare una esposizione d’arte diversa per ogni mese. La mia cucina è fatta di espressività, frutto di raccoglimento e di una ricerca che combina ciò che sento a livello cutaneo e quello che so. La ricerca che faceva Leonardo da Vinci è molto simile alla mia: il mistero che nascondo è in qualche modo legato a questo rapporto particolare che ho con il pittore e scienziato”.

co, come un artista, deve possedere”.

Quanto conta, nelle sue creazioni, la marchigianità? “Molto. É il punto di partenza per la creazione del nuovo. Nei miei menù e nei miei piatti è sempre presente il legame con il territorio, con i prodotti di eccellenza oltre che di stagione. Nutro un particolare amore per il recupero della tradizione, abbinato alla spinta creativa. Il risultato è rappresentato spesso dall’invenzione di nuovi sapori attraverso la giusta combinazione tra tradizione ed innovazione, tra eccellenze del nostro territorio e quelle di un territorio molto più ampio che è quel parco mondiale dei prodotti d’eccellenza che reperisco anche dall’estero, selezionando con cura direttamente alla fonte. Ad esempio il mio baccalà del Baltico viene spugnato in Spagna, con acque di sorgente e il risultato finale è tangibile. Nella elaborazione delle materie prime marchigiane, “mi prendo” spesso il lusso di stravolgere i metodi della nostra tradizione con soluzioni “fuori schema”, frutto della libertà espressiva che un bravo cuo-

Ci racconti del piatto che l’ha portata a vincere il Premio “Monte Nerone a tavola”. “Carpaccio a fili, tiepido, marinato nell’olio di Cartoceto con Spignoli crudi del Catria del Petrano e del Nerone: questo il piatto che si è aggiudicato il primo premio. É un piatto che viene dalla tecnica di lavorazione da macelleria e in particolare dal modo di conciare quei muscoli meno nobili, ma molto saporiti. La temperatura di servizio della carne, a 37°, che è quella dei nostri organi gustativi (temperatura corporea) e l’aggiunta dei funghi crudi che a contatto con la temperatura del piatto raddoppiano il profumo, è stata l’arma vincente”. E’ risultato vincente anche l’abbinamento del vino… “Certo. Il Premio mi è stato conferito anche per il miglior abbinamento di vino: a questo piatto ho abbinato il Verdicchio Matelica 2007 “Collestefano”, uno dei verdicchi più buoni delle Marche. Un vino molto “minerale” con una spiccata acidità e i profumi tipici del Verdicchio (nel bicchiere si … sentono le Marche). L’abbinamento è riuscito perché l’elevata acidità di questo vino va a colmare l’untuosità dell’olio e i sentori mandorla amara del vino giocano bene con quelli della farina che troviamo nel prugnolo”. di Asmae Dachan

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OMAZ: LA TECNOLOGIA AL SERVIZIO DELLA NATURA La Omaz Srl, guidata dal suo Presidente Giovanni Eleuteri, è una compagnia leader nel mercato interno ed estero. Da oltre 50 anni produce e installa attrezzature industriali per ovaiole, pollastre e broilers allevati in batteria

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ata nel 1950 dall’iniziativa di Giuseppe Quadrini, la compagnia è arrivata alla terza generazione avendo sempre come suo obiettivo l’innovazione continua in quanto la Omaz fa della qualità dei materiali il punto di partenza per la creazione di batterie evolute nella ricerca e nella funzionalità. La Omaz fornisce impianti completi di tutti gli accessori: - Sistema alimentazione automatico o manuale - Sistema abbeverata - Raccolta uova e convogliamento - Impianto pulizia e asporto pollina - Impianto essiccazione pollina - Sistema ventilazione e cooling sia a livello automatico che semimanuale - Impianto elettrico (luci, quadri, ecc. ) La sua ultima ideazione è la voliera “OPEN SPACE”, ideata e progettata per l’allevamento di galline ovaiole a terra e in cui si fondono design e la tecnologia più moderna. Nidi, trespoli, linee di abbeveraggio e distributori mangime, perfettamente integrati nel sistema, sono di facile visione ed ispezione, stimolando anche il comportamento naturale delle galline stesse. La caratteristica della Omaz è l’impegno

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profuso nel soddisfare le esigenze della clientela attraverso la fornitura di un sistema integrato di servizi nei seguenti campi: - studio preliminare - disegno tecnico finale dell’impianto

OMAZ REALIZZA: • batterie per ovaiole, pollastre e broilers in vari modelli dai 2 ai 12 piani; • sistemi di ventilazione, umidificazione e riscaldamento con controllo elettronico ambientale; • gestione computerizzata; • centralizzazione delle uova con trasportatori a catena; • nastri per il trasporto della pollina; • tunnel per l’essiccazione della pollina; • impianti completi per l’allevamento a terra di ovaiole e broilers; • capannoni con struttura in ferro e tamponamenti con termopannelli.

- produzione di attrezzature - fornitura di pezzi di ricambio e componenti - installazione - prodotto aggiornato, progettazione di nuovi prodotti - training per personale e manutenzione - assistenza tecnica - servizio post-vendite. La società porta avanti progettualità innovative, coinvolgendo tutti i propri collaboratori, interni ed esterni, ed avvalendosi del prezioso contributo dei clienti stessi, che con i loro suggerimenti spronano ad un incessante miglioramento.

Omaz Srl Via S. Sonnino 49-51 62012 Civitanova Marche MC Tel. 0733811125 - Fax. 0733811255 web: www.omaz.com e-mail: omaz@omaz.com


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NEWS IN TAVOLA Tech & Food a San Benedetto del Tronto Il Centro Fiere Orlando Marconi di Sant’Anna di Monteprandone ospiterà, dal 24 al 26 ottobre 2010 la manifestazione “Tech & Food”, organizzata dalla Cooperativa Adriatica in collaborazione con l’Ecotour abruzzese, la Camera Commercio di Chieti, la Regione Abruzzo e l’Ente Fiera Marche, con il patrocinio della Camera di Commercio di Ascoli e dei Comuni di San Benedetto e Monteprandone. Il ricco spazio espositivo viene proposto a tutti coloro che producono e commercializzano attrezzature, arredamenti, tecnologie, impianti e servizi per alberghi, pensioni, B&B, ristoranti, pizzerie, bar, pub, gelaterie, birrerie, chalet e stabilimenti balneari. Particolare attenzione sarà data al settore dell’alimentazione, con particolare riguardo ai prodotti agroalimentari del nostro territorio.

Aumentano gli occupati in agricoltura Secondo i dati ISTAT CNA Marche, nel primo semestre del 2010 gli occupati in agricoltura sono saliti da 6 a 15mila. In generale gli occupati indipendenti sono aumentati nella regione di 21 unità. Partite Iva, lavoratori autonomi, professionisti, imprenditori agricoli, artigiani: è questa la linea del Piave del mercato del lavoro marchigiano. Sono loro a difendere l’occupazione e a far sì che le Marche siano l’unica regione, insieme alla Valle D’Aosta, all’Abruzzo e al Molise, a registrare una riduzione del tasso di disoccupazione. Consumi: Coldiretti, abruzzesi mangiano 40% più dei trentini Le famiglie abruzzesi spendono per la tavola il 40 per cento in più di quelle trentine e si posizionano al top della classifica italiana con 530 euro al mese per il solo acquisto di alimenti e bevande. É quanto emerge da un’analisi della Coldiretti sulla base dei dati Istat sui consumi delle famiglie nel 2009. Boom dei prodotti a Km zero Il prodotto agricolo a chilometri zero funziona. Lo evidenzia un’indagine condotta da Swg per Coldiretti, dalla quale emerge che il 54 per cento degli italiani preferisce acquistare direttamente dagli agricoltori. Il risparmio sposa la sicurezza del cibo. La spesa in cantine, malghe o frantoi per acquistare direttamente dai produttori vini, ortofrutta, olio, formaggi, e altre specialità supererà nel 2010 i tre miliardi di euro (secondo la Coldiretti) e coinvolge 63mila imprese agricole attraverso spacci aziendali, chioschi, bancarelle, sagre ed oltre 500 mercati degli agricoltori di Campagna Amica. Expo 2015… nelle Marche L’Expo 2015, che sarà dedicato alla sostenibilità e alla green economy, svilupperà una parte delle proprie attività nelle Marche, in virtù del patrimonio di conoscenze e buone pratiche riconosciuto alla Regione su queste tematiche. É quanto prevede un protocollo d’intesa sottoscritto tra Regione Marche e Comune di Milano (che ospiterà l’esposizione). Con l’intesa, nasceranno un laboratorio di eccellenza per lo sviluppo sostenibile da realizzare nelle Marche e un progetto di promozione di best practices di produzione e consumo sostenibile dei prodotti alimentari da presentare nell’ambito di Expo 2015.

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METAMECCANICA EVOLUZIONE, LEADER NELL’AUTOMAZIONE DEL COMPARTO AGROALIMENTARE Una storia di successi che ha portato la giovane azienda ascolana ad essere leader nel mercato

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ignor Pennesi, la Meta Meccanica Evoluzione rappresenta oggi uno dei casi di successo delle eccellenze marchigiane. Nel giro di pochi anni siete diventati leader nel settore dell’automazione del comparto agroalimentare. Ci presenta la storia e l’evoluzione della Sua azienda? “La mia esperienza nasce nel 1990. Da piccola realtà aziendale in brevissimo tempo si è evoluta, e a distanza di un decennio si è trasformata in una vera e propria industria del settore alimentare, specializzata nell’automazione più totale delle infrastrutture presenti all’interno di complessi per la produzione alimentare a livello industriale. Oggi la Meta Meccanica Evoluzione attraverso i propri professionisti e i propri prodotti si prefigge obiettivi chiari e di estrema rilevanza: velocizzare i processi produttivi, permettere l’abbattimento dei costi della produzione, garantire un processo di igienizzazione totale del prodotto finito e permettere un miglioramento della vita aziendale delle maestranze. Non a caso, malgrado la crisi che ha colpito il mondo intero e soprattutto l’area del Piceno, la Meta Meccanica Evoluzione ha mantenuto gli standard occupazionali e addirittura aumentato il proprio fatturato nella misura del 20% circa, risultato che ci premia visto che il nostro mercato di riferimento è quello nazionale”. Velocizzazione, abbattimento dei costi, igienizzazione, miglioramento della vita aziendale. Questi sono i vostri plus, i vostri punti di forza che vi hanno permesso di soddisfare le più rinomate aziende operanti nel setto-

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re agroalimentare. Ci vuole fornire un quadro più dettagliato? “Abbiamo cercato di leggere le esigenze dei nostri clienti e di conseguenza, con integerrima costanza e meticolosità certosina, la Meta Meccanica Evoluzione è quotidianamente alla ricerca di nuove tecnologie e soluzioni tecniche che permettano di portare a termine cicli produttivi completi in archi di tempo sempre più brevi, permettendo di velocizzare i processi produttivi ed essere più competitivi nel mercato. Conseguenza normale della ricerca tecnologica è il notevole abbattimento dei costi, sia della produzione sia del prodotto finito, in quanto quest’ultimo si ottiene in tempi brevissimi a parità di quantitativo e nell’ ottimizzazione più totale del pro-

cesso produttivo. Un elemento cruciale è oggi il fornire una totale igienizzazione del prodotto finito. Trattandosi di linee di produzione ad elevata automazione, costruite esclusivamente con materiali atossici, all’interno della cellula lavorativa è richiesto un numero minimo di operatori adibiti esclusivamente al controllo delle linee stesse. Tutte le lavorazioni del prodotto avvengono in ambiente asettico. Ultimo, ma non per importanza, è il miglioramento della vita aziendale degli operatori delle varie linee e/o impianti di produzione. Per raggiungere questo obiettivo, la Meta Meccanica Evoluzione ha sempre tenuto conto della sicurezza degli operatori fin dalle prime fasi progettuali. Questa filosofia ha così portato le apparecchiature Meta Meccanica Evoluzione ad essere


munite di tutti i più sofisticati sistemi antinfortunistici CE”. La Vostra offerta è oggi completa da ogni punto di vista, dalla progettazione alla consulenza. Ci spiega meglio le categorie servite e i servizi forniti? “La Meta Meccanica Evoluzione è impegnata nella progettazione, produzione, commercializzazione di macchine singole, linee, impianti per il trattamento delle più disparate categorie alimentari: pesce, carne, verdura, frutta, cereali, ed è specializzata nella realizzazione di macchine su specifica del cliente, ovvero la realizzazione di pezzi unici (prototipi), che non esistono sul mercato. Infatti alcune delle nostre realizzazioni sono uniche al mondo, come la riempitrice automatica di olive, la riempitrice automatica di peperoncini che “vede” prima la grandezza del prodotto e poi decide quanto ripieno iniettare. Oltre ai pezzi unici, delle categorie sopraelencate la Meta Meccanica Evoluzione si occupa di: lavaggio, scongelo, pelatura, cernita delle materie prime; taglio, porzionatura, sgusciatura delle materie prime; trattamento del prodotto (farcitura, panatura, pastellatura e quant’altro, a seconda del prodotto trattato); cottura, scottatura, frittura; raffreddamento, congelamento,

surgelazione; movimentazione all’interno del complesso industriale. La Meta Meccanica Evoluzione fornisce inoltre consulenze tecniche e layout, mettendo a disposizione del cliente tutto il knowhow accumulato nel settore dell’industria alimentare”. Circa i macchinari? “La Meta Meccanica Evoluzione fornisce macchinari per la lavorazione di carni, pesce, verdure, piatti pronti, pizza, formaggio e accessori. Per la carne ci occupiamo di assemblaggio e farcitura di prodotti alimentari compositi (come Cordon Bleu, Olive all’Ascolana, Crepes farcite, ecc.); per la verdura forniamo attrezzature ortofrutticole uniche nel loro genere, così come per i prodotti ittici, grazie ad attrezzature industriali per la lavorazione che vanno dallo scongelo rapido delle materie prime, sino al confezionamento. Per i piatti pronti siamo in grado oggi di mettere a punto impianti per la produzione di alimenti conservati come carne, pesce, verdure, snack, antipasti sott’olio, primi piatti pronti, secondi piatti pronti, stir fry e quant’altro richiesto dei più recenti trend di mercato. Le nuove esigenze di mercato ci hanno spinto a progettare una linea completa di macchine per la produ-

zione di snack e piatti pronti da scaldare o cuocere a base di formaggi più o meno teneri guarniti con altri ingredienti solidi o cremosi. Per la pizza abbiamo messo appunto per i nostri clienti una serie di macchine automatiche per la farcitura superiore. Infine accessori, come tavoli, carrelli, vasche e pompe sono gli accessori che Meta Meccanica mette a disposizione per affrontare quotidianamente la produzione con gli strumenti giusti del professionista. Tutti gli accessori sono realizzati in acciaio inox e materiali atossici a norma per l’impiego alimentare”. di Giuseppe Mascetti

META MECCANICA EVOLUZIONE S.r.l. Contrada Tesino, 46 63038 RIPATRANSONE (AP) Tel.: 0735 90388 Fax: 0735 90473 e-mail: info@metameccanica.it Web: www.metameccanica.it

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PMI: RISCHIO TASSO E RISCHIO CAMBIO? C’È L’ INGEGNERE FINANZIARIO Il Gruppo Sida potenzia l’ offerta di servizi ai propri Clienti

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a gestione dell’equilibrio economico e finanziario di un’azienda non può prescindere da un’attenta analisi e valutazione dei rischi di tasso di interesse e del rischio valutario. I repentini movimenti dei tassi di mercato, che hanno caratterizzato gli ultimi dieci anni, hanno portato le Pmi italiane a dover fare i conti con ampie oscillazioni del costo del debito con evidenti, e a volte fatali, ripercussioni sulle dinamiche reddituali e finanziarie. Ancora più accentuate sono state le dinamiche della valuta europea, che dalla sua nascita è stata oggetto di fluttuazioni considerevoli con volatilità mensili che hanno sfiorato il 20 per cento contro la divisa statunitense. In questo contesto di mercato è ormai indispensabile per le aziende adottare misure idonee a coprire il rischio tasso e il rischio cambio. Il problema è particolarmente delicato per le aziende che si trovano ad operare in mercati internazionali. Le attuali tendenze strategiche obbligano un’ulteriore spinta sull’internazionalizzazio ne. Il cambio diventa una variabile economica e finanziaria di particolare rilievo per il rischio della sua oscillazione. I mercati valutari si sono resi sempre più volatili. Sida - società leader nel Centro Italia nella consulenza alle aziende - ha potenziato al suo interno la divisione di Corporate Finance, dotandosi di expertise in grado di accompagnare l’azienda in tutte le fasi che caratterizzano la gestione e il monitoraggio dei rischi finanziari. Un team di esperti individuerà di volta in volta lo strumento finanziario che meglio si presta ad “immunizzare” i rischi legati alle variabili tasso e cambio, nel rispet-

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to delle esigenze e dinamiche reddituali dell’Azienda Cliente. Al momento, la consulenza sulla copertura dei rischi finanziari è offerta dalle banche come servizio accessorio per la vendita di prodotti da esse stesse confezionate. Sida si offre come interlocutore esterno per la scelta delle diverse opzioni offerte dagli istituti di credito, ovvero la valutazione della congruità delle loro condizioni, l’esame delle posizioni già aperte e sottoscritte dall’azienda presso gli intermediari bancari, al fine di verificare la loro efficacia e l’opportunità di essere mantenute in portafoglio. La Divisione Corporate Finance del Gruppo Sida si propone agli studi professionali e agli studi legali come consulente tecnico in materia di controversie legate all’ac-

quisto, alla vendita e alla sottoscrizione di strumenti finanziari di ogni genere: sia azioni sia strumenti derivati. Paolo Belvederesi Area Corporate Finance Gruppo Sida finanza@sidagroup.com Tel. 071.28521


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“RISK MANAGER: VI SPIEGO PERCHÉ È IMPORTANTE” Per comprendere l’importanza dell’analisi del rischio nelle aziende abbiamo contattato Renzo Avesani, responsabile CRO (Chief Risk Officer) del Gruppo Unipol

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ottor Avesani, di cosa si occupa il Chief Risk Officer? “Il CRO deve analizzare, valutare e fornire indicazioni alla Direzione e al Consiglio di Amministrazione in merito all’evoluzione del profilo del rischio dei singoli business. É un supporto strategico alle linee operative. Contribuisce in maniera determinante a comprendere dove sta andando l’azienda dal punto di vista, appunto, del rischio. Da una corretta valutazione dipende infatti l’assorbimento del capitale”. Rischio derivante da un’eccessiva esposizione finanziaria? “Il capitale deve essere sempre in grado di supportare il rischio”. Su cosa fondate le vostre analisi? “Essenzialmente su dati operativi, cioè generati dall’operatività aziendale. Essi naturalmente divergono a seconda della tipologia dell’azienda. Ad esempio, in ambito assicurativo ci basiamo prevalentemente sull’ammontare dei premi che entrano e dei pagamenti che devono essere fatti. Nel settore bancario si terrà conto dei

prestiti erogati e così via. Comunque sia, un’analisi di tipo quantitativo - fondata su di un background statistico, sulla matematica ed econometria - ci deve essere per forza”. Sbaglio o la figura del CRO è piuttosto recente, almeno in Italia? “Per la verità si tratta di una funzione presente da diverso tempo, solo che fino a pochi anni fa le analisi basate sul rischio venivano effettuate per lo più in modo informale, sulla base di intuizioni”. In molte aziende la funzione del CRO non viene svolta dai Centri studi? “Metterei le due funzioni su piani diversi. Solitamente il Centro studi svolge una ricerca di tipo scientifico ex ante, mentre il CRO si sposta più sul versante operativo ed analizza gli eventi ex post, fornendo misure il più possibile precise del tipo di rischio”. Quali tipologie di aziende necessitano maggiormente di un risk manager? “Principalmente banche ed assicurazioni, anche se per queste ultime la diffusione si è vista soltanto recentemente. Però anche molte aziende di medie e

grandi dimensioni. I grandi gruppi industriali come Fiat ed Eni hanno al loro interno uffici di CRO ormai da anni”. Quale percorso formativo è più indicato per diventare dei buoni risk manager? “Alla base vi deve essere indubbiamente un’intensa formazione di analisi quantitativa, e quindi un’ottima conoscenza della matematica, della statistica, della fisica. Rilevante è poi, forse più che in altri settori, l’esperienza. Ma a questo bagaglio culturale va accompagnata una buona dose di umiltà e di disponibilità”. Disponibilità a cosa? “A stare vicino al business”.

Renzo Avesani è un economista senior presso il Dipartimento monetario e finanziario del Fondo Monetario Internazionale (FMI). In precedenza è stato al vertice del Settore Rischio Gestione di Banca Intesa e professore associato di Finanza e Macroeconomia presso l’Università di Brescia Mondo Lavoro

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WWW.SIDACONSULENZAONLINE.COM, ASSISTENZA A 360 GRADI Anche in questo numero della Rivista pubblichiamo alcune risposte a domande di chiarimento giunte alle varie Aree aziendali del Gruppo Sida

AREA CONTRIBUTI, FINANZIAMENTI E AGEVOLAZIONI Quale è la differenza tra contributo in conto capitale, in conto interessi e in conto canoni? Il primo, in conto capitale, si riferisce ad un contributo concesso in percentuale sul valore dell’investimento realizzato; di norma si applica per beni e servizi acquistati e pagati dalla società, indistintamente con risorse proprie o bancarie. Il secondo è un contributo a valere su di un finanziamento bancario specifico, acceso per realizzare gli investimenti oggetto del bando. Il contributo in conto interessi abbatte di una percentuale prestabilita il tasso di riferimento del finanziamento; di norma tale contributo viene erogato in forma anticipata. Il contributo in conto canoni, infine, prevede l’acquisto dei beni mobili o immobili attraverso lo strumento della locazione finanziaria; l’agevolazione consiste nell’abbattimento del tasso di interesse implicito del leasing e di norma viene erogato anticipatamente. AREA FINANZA Cosa significa “pianificazione strategica”? La pianificazione strategica è il processo mediante il quale le imprese conciliano le proprie risorse con gli obiettivi e con le opportunità di mercato: occorre quindi stabilire degli obiettivi e studiare le modalità più efficienti per raggiungerli. Al termine dell’analisi si deve verificare la sostenibilità del piano in termini di reddito, sviluppo, flussi di cassa, investimenti. Tutta l’attività di pianificazione strategica si esplica in un documento: il business plan.

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AREA FISCO Nel caso in cui una società, durante l’esecuzione di un contratto di subappalto, acquisisca un nuovo codice attività, come rileva questa circostanza ai fini del reverse charge? Essa non è decisiva. A tal fine è comunque necessario fare riferimento alle attività “effettivamente” svolte dai contraenti, come ha affermato il Fisco con la Risoluzione 24 aprile 2008, n. 173/E. Esempio Se comunque tali attività sono riconducibili alla sezione “F” della Tabella Ateco 2007, l’inversione contabile, come già detto sopra, si applica; altrimenti no.

dei mercati finanziari, che agisce come uno sprono (spesso traumatico) al cambiamento, ma anche per via del progresso tecnologico e culturale. I cosiddetti “Green Jobs”, ad esempio, sono una categoria in forte crescita, così tanto da non avere dei confini ben definiti; questo è solo un esempio, al quale vanno aggiunti i nuovi lavori che riguardano a vario titolo la Rete, ma anche un forte ritorno alle professioni artigianali. Il vero nodo della questione sta nel vedere quale di queste prospettive sia solo una moda passeggera e quale invece possa essere destinata a radicare nel mercato.

Che differenza c’è tra orientamento scolastico e professionale? L’orientamento scolastico si distingue da quello professionale per i temi che vengono trattati. Quando la scelta da effettuare riguarda gli studi (scelta della scuola secondaria di secondo grado, del corso di studi all’università) si parla di orientamento scolastico. Diversamente, quando la persona porta difficoltà e dubbi relativamente allo sviluppo di carriera e al contesto lavorativo si parla di orientamento professionale.

AREA SUPPLY CHAIN – LOGISTICA INTEGRATA Nell’ultimo inventario effettuato nel magazzino avevo un disallineamento dei valori delle merci riscontrati fisicamente dal sistema informativo di soli 1.500 euro; è un valore accettabile? Posso dire che tutto è ok? Non è detto: potrebbe essere il risultato compensato di diversi (ed anche grandi) disallineamenti in più e in meno tra i vari codici, che alla fine però si annullano. Perché il magazzino si possa dire “in ordine”, occorre che i conti vengano fatti su base quantitativa e non economica, codice per codice e valutare su questa base quanti codici sono ok e quanti no.

AREA FORMAZIONE

AREA LEGALE

Quali sono i profili professionali attualmente più premiati dal mercato? Il mercato sta vivendo un periodo di profonda trasformazione, per via della crisi

Cosa si intende per “giusta causa” nel licenziamento? La legge non determina il significato di giusta causa: infatti, l’art. 2119 del Codi-

AREA PSICOLOGIA, ORIENTAMENTO E SVILUPPO PROFESSIONALE


ce civile si limita a definire genericamente come giusta causa di licenziamento quella che non consente la prosecuzione anche provvisoria del rapporto, vale a dire neppure il periodo di preavviso. Secondo la giurisprudenza la giusta causa di licenziamento è rilevabile dal giudice se viene accertata in concreto - in relazione alla qualità e al grado del particolare vincolo di fiducia che quel rapporto comportava - la specifica mancanza commessa dal dipendente, considerata e valutata non solo nel suo contenuto obiettivo, ma anche nella sua portata soggettiva, specie con riferimento alle particolari circostanze e condizioni in cui è posta in essere,

ai suoi modi, ai suoi effetti e all’intensità dell’elemento psicologico dell’agente. Essa deve risultare obiettivamente e soggettivamente idonea a ledere in modo grave, così da far venir meno la fiducia che il datore di lavoro ripone nel proprio dipendente.

versione 2003. Microsoft mette a disposizione sul suo sito un package che consente a MS Office 2003 di leggere i nuovi formati 2007. Provi a questo indirizzo: http:// www.microsoft.com/downloads/details. aspx?familyid = 941b3470-3ae9-4aee8f43-c6bb74cd1466&displaylang=en.

AREA INFORMATICA

www.sidaconsulenzaonline.com info@sidaconsulenzaonline.com Tel. 071.28521

Ricevo via e-mail dei file in formato Microsoft Office ma non riesco ad aprirli. Come fare? I file ricevuti potrebbero essere in formato Microsoft Office 2007 mentre lei usa la

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IL CAPITALE UMANO COME RICCHEZZA “INVISIBILE” Il sistema economico contemporaneo è sempre più caratterizzato da elevati livelli di concorrenza, deregulation e cambiamenti tecnologici che hanno determinato una radicale trasformazione dell’ impresa sempre più integrata, focalizzata sull’ innovazione, sull’ impiego crescente di tecnologia, sull’ attenzione crescente a competenze individuali e ricerca

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n altri termini, i fattori critici di successo, nell’odierna società della conoscenza, sono sempre più legati a variabili di natura intangibile, ancorché si continui a pensare alle imprese prendendo in considerazione, invece, la loro parte tangibile costituita da capannoni, macchinari, liquidità. Questo trend è in atto ormai da decenni, con un picco a partire dagli ultimi quindici anni (figura 1). In altri termini, il rapporto tra elementi patrimoniali ed elementi intangibili nella valorizzazione dell’impresa va sempre più

spostandosi a favore dei secondi benché ancora oggi la relativa rappresentazione rimanga legata ad elementi “tangibili”. Così, la contabilità dei costi rimane sostanzialmente ancorata a fattori fisici e di manodopera, tipici dell’economia dell’epoca industriale, chiaramente inadatti a misurare le imprese fondate, al contrario, sulla conoscenza. L’attenzione agli elementi tangibili emerge anche in occasione delle relazioni tra imprese e banche per le quali, in sostanza, la capacità di sostenere un debito viene misurata esclusivamente in base

Figura 1: Rapporto medio tra capitalizzazione e stato patrimoniale delle 500 società S&P (periodo 1977-2001)

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ad elementi che prendono in considerazione patrimonio, liquidità ed immobili, trascurando invece gli “intangible assets” che ormai rappresentano il vero driver del successo sui mercati. In questo scenario, le imprese bergamasche aderenti a Confindustria si sono fatte promotrici di un nuovo modello per valutare l’accessibilità al credito basato sulla messa in opera di strumenti, da condividere con le banche, che possano permettere la valutazione anche di ciò che non è contabilizzato ma che fa parte del valore e del potenziale di un’impresa. In questo senso, la capacità di innovare, il livello professionale dei dipendenti, i brevetti, tutti “intangible assets”, sono elementi che concorrono a rappresentare lo stato di salute di un’impresa e la sua capacità di affrontare i mercati e conseguentemente di accedere al credito. Il recente accordo sottoscritto da Confindustria Bergamo e Ubi-Banca potrebbe rappresentare il primo passo verso la messa in opera di un sistema di valutazione condiviso dei fattori immateriali per favorire l’accesso al credito da parte delle imprese. Aldilà delle modalità con cui l’accordo in questione verrà applicato, occorre rilevarne gli elementi di novità che lo caratterizzano, che vanno nella direzione di riconoscere il gap esistente tra gli attuali modelli di valutazione delle performance delle imprese e gli elementi di ricchezza che oggettivamente ne favoriscono il successo e che ad oggi non vengono misurati e valorizzati.


Tra questi, il capitale umano, ossia il patrimonio di esperienze collettive, di capacità di affrontare e risolvere problemi, di attitudini tecniche e manageriali presenti in ciascun dipendente dell’impresa. In questo ambito, si pone la questione relativa a quali modelli poter utilizzare per misurare il capitale umano e valorizzarlo tra le componenti di ricchezza dell’impresa. Si pone cioè il problema di come quantificare le competenze di una risorsa, il livello e l’efficacia della formazione ricevuta e le relative modalità di diffusione e riconoscimento non solo nell’ambito dell’impresa ma anche nelle sue relazioni economiche e finanziarie. L’affermarsi di modelli di valutazione, anche di natura extracontabile, del patrimonio intangibile dell’impresa potrebbe, peraltro, non solo far emergere i fattori di successo di un’impresa ma concorrere all’inversione di tendenza dei principali indicatori di salute del capitale umano in Italia. Fenomeni come la fuga dei cervelli, la sostanziale assenza di modelli meritocratici e di valorizzazione dei talenti, la riduzione graduale degli investimenti pubblici in istruzione e ricerca costituiscono gli elementi più visibili di impoverimento del capitale umano nel nostro Paese, le cui conseguenze sullo sviluppo economico futuro potrebbero rivelarsi significative. D’altro canto i dati disponibili sul tema sono abbastanza eloquenti. Relativamente alla spesa per istruzione, per esempio, a fronte di una media dei Paesi OCSE pari al 5,8 per cento del Pil, l’Italia rimane al 4,7 per cento contro il 6,4 per cento della Svezia, il 6,2 per cento del Regno Unito e il 6 per cento della Francia. A questa situazione occorre aggiungere che, mentre nell’area OCSE il trend degli investimenti in istruzione è positivo, ossia registra una tendenza generalizzata ad aumentare la spesa pubblica in questo settore, in Italia ha un andamento negativo. Sempre a proposito di spesa, nel nostro Paese gli investimenti nell’Università sono al di sotto dell’1 per cento del PIL contro una media OCSE dell’1,5 per

cento e Stati come Danimarca e Austria rispettivamente all’1,7 e all’1,6 per cento. Sul fronte delle opportunità di accesso al sistema universitario il dato è il seguente: in Svezia l’87 per cento degli studenti è beneficiario di una borsa di studio, in Italia l’11 per cento. Fanno meglio: Inghilterra (86 per cento), Francia (52 per cento), Portogallo (32 per cento) e Germania (26 per cento). Sul fronte degli investimenti in ricerca, poi, a fronte di una media OCSE del 2,26 per cento del Pil, nel nostro Paese gli investimenti in ricerca sono all’1,4 per cento contro il 3,63 per cento della Svezia o il 3,47 per cento della Finlandia. Per ciò che riguarda la formazione del personale delle imprese i dati più recenti testimoniano che le imprese che investono in formazione sono circa il 26 per cento del totale, con una forte prevalenza delle grandi imprese (oltre l’80 per cento) e maggiore propensione all’investimento nei servizi piuttosto che nell’industria. Rispetto agli altri Paesi europei, come emerge da un’indagine comparata sulla formazione nelle imprese (CVTS3 – Continuing Vocational Training Survey), l’Italia occupa le ultime posizioni in graduatoria: a fronte di una media europea di imprese che hanno offerto formazione ai propri

dipendenti pari a circa il 60 per cento, quella italiana raggiunge il 32 per cento. Questo indicatore colloca le imprese italiane al terzultimo posto in Europa, ancora molto lontane dai valori di Francia, Germania e Regno Unito che rappresentano, di fatto, il benchmark. In tema di investimenti in formazione, tuttavia, anche in periodo di crisi occorre sottolineare che nell’80 per cento dei casi i budget sono stati sostenuti interamente dalle imprese facendo ricorso a risorse proprie. di Sergio Carbone

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“L’ EXCELSIOR CI DÀ LUSTRO E ORGOGLIO” È l’opinione del primo cittadino di Pesaro, Luca Ceriscioli, intervenuto all’inaugurazione dell’Hotel Excelsior di Pesaro, il primo cinque stelle delle Marche

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lla presentazione della rinnovata struttura alberghiera della Riviera pesarese - avvenuta sabato 24 luglio - oltre al Sindaco hanno preso la parola il Governatore della Regione Gian Mario Spacca e ilVice Presidente della Camera Maurizio Lupi, che hanno affiancato il padrone di casa, il Presidente del Gruppo Eden, Nardo Filippetti. In una sala convegni gremita, hanno partecipato all’evento anche il Prefetto di Pesaro Alessio Giuffrida, il Questore Italo D’Angelo, l’Assessore al Turismo della Regione Marche Serenella Moroder, il suo predecessore - ora Presidente dell’Assemblea legislativa delle Marche Vittoriano Solazzi, il Presidente della Provincia di Pesaro e Urbino Matteo Ricci, il Presidente di Unioncamere Alberto Drudi e il Sovrintendente del Rof Gianfranco Mariotti. “La qualità dell’offerta turistica - sostiene Filippetti - non deriva dal numero di stelle di una struttura alberghiera: occorre il saper fare accoglienza e quindi una giusta mentalità, esperienza e conoscenza del settore. Settore verso il quale lo Stato non ha mostrato sufficiente sensibilità, pur essendo un asse portante della nostra economia”. “Per fare le cose in grande - ha proseguito il Patron di Eden Viaggi - servono investimenti importanti, che prevedono dei rientri in circa 30 anni. E per ovviare a tale sistema le banche devono smetterla di finanziare a 12-15 anni: gli albergatori hanno bisogno di finanziamenti a 20-25 anni, altrimenti cosa possono fare? Una riverniciata, la ristrutturazione di una saletta dell’albergo, ma nulla di più.” “In questo modo continuiamo a perdere terreno rispetto ad altre località a forte vocazione turistica: a Sharm, ad esempio, per gli investimenti alberghieri si stimano

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rientri in tre-quattro anni, in Tunisia non superiori a quattro. E in questa situazione il rischio è evidente: si chiama delocalizzazione”. Le parole pronunciate dal Governatore della Regione Marche Gian Mario Spacca nel corso della cerimonia d’apertura sono una dimostrazione tangibile della stima e dell’importanza che questo “bouquet hotel” rappresenta per l’intero territorio e del suo legame a doppio filo con esso: per le finalità (un punto di partenza piacevolissimo per scoprire la regione) e per le molte professionalità che danno vita alla struttura (a cominciare dal suo fondatore). Nel sottolineare l’eccellenza dell’offerta turistica delle Marche, che vanta 17 Bandiere Arancioni, 17 Bandiere Blu e i 18 Borghi più belli d’Italia, il Governatore ha confermato l’impegno della Regione nel sostenere la riqualificazione delle strutture alberghiere, dei camping, degli agriturismo, per la quale sono stati stanziati 100 milioni di euro di fondi Bei. Spacca ha poi elogiato la visione e il coraggio di Nardo Filippetti, che ha dato vita ad una struttura ricettiva a cinque stelle capace di cogliere e soddisfare una fascia di turisti - italiani e stranieri - molto alta e che conferisce ulteriore prestigio all’offerta regionale.

Un punto, questo, ribadito con orgoglio dal Sindaco di Pesaro, Luca Ceriscioli, il quale ha affermato che “Con la ristrutturazione dell’Hotel Excelsior il processo di riqualificazione delle strutture alberghiere pesaresi avviato in questi anni ha raggiunto senza dubbio il suo apice”. Ceriscioli ha poi evidenziato come “A beneficiare dell’investimento sarà l’intero sistema ricettivo, che ne trarrà qualità e prestigio”, aggiungendo che la sua Amministrazione continuerà nella riqualificazione della zona marittima e “negli interventi che sostengono la parte privata e quella pubblica”. Apprezzamento per quell’imprenditoria che “sa guardare al bicchiere mezzo pieno” è stato espresso dal Vicepresidente della Camera dei Deputati Maurizio Lupi, il quale ha aggiunto che il progetto dell’Excelsior costituisce una “carta in più per attirare quel turista che cerca cultura, storia, bellezze paesaggistiche e che non vuole rinunciare ad un’ospitalità d’eccellenza”.


Eventi

COOPERAZIONE E INNOVAZIONE, CONNUBIO FECONDO Una rete di aziende, protagoniste di una riuscita partnership tra Abruzzo e Marche, presenta la ricetta per la vera competitività

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ooperare per innovare, è questo il messaggio che un gruppo di realtà economiche abruzzesi e marchigiane ha voluto lanciare con il convegno “L’innovazione tecnologica anche attraverso partnership tra aziende locali e nazionali”. L’incontro, svoltosi prima della pausa estiva presso la Camera di Commercio di Chieti, è stato organizzato dal Gruppo Apra, società marchigiana leader nell’Ict, in collaborazione con Ibm, Honda Italia, Decart, Tecseo e Telecom Italia Abruzzo. Silvio Di Lorenzo, presidente della Camera di Commercio territoriale e vicepresidente di Honda Italia, ha aperto i lavori, evidenziando quanto sia importante la cooperazione tra diverse realtà, anche in termini di localizzazione geografica, per raggiungere risultati soddisfacenti nel campo dell’innovazione tecnologica. Questo è stato dimostrato anche dai protagonisti della partnership nata in Abruzzo tra Honda Italia, con la sua capacità di innovare, e altre importanti realtà industriali con le quali la casa multinazionale è a più stretto contatto, tra cui pro-

Relatori del convegno. Da sinistra Silvio Di Lorenzo, presidente Cciaa di Chieti e vicepresidente Honda Italia Industriale, e Giovanni Gaetani, direttore dei canali Ibm

prio Ibm e Telecom Italia Abruzzo. Anche queste grandi aziende hanno dimostrato che per competere è fondamentale avere un valore aggiunto e questa marcia in più la si può trovare nella capacità di fare innovazione. Per acquisire competitività, dunque, le imprese devono innovare confrontandosi vicendevolmente, creando così una rete di collaborazione, come ha testimoniato Lamberto Candelari, uno dei

Il pubblico intervenuto all’incontro che si è tenuto nella sede Ex Foro Boario della Cciaa di Chieti

quattro soci del Gruppo Apra informatica di Jesi. Apra, infatti, conta tra i suoi partner due aziende del chietino: la Tecseo, specializzata nella formazione, consulenza e sviluppo software, e la Decart, attiva nell’ambito delle periferiche, con le quali collabora in maniera efficiente e propositiva. La condivisione di esperienze e il mutuo scambio di professionalità tra i componenti di una partnership è uno dei valori fondamentali, come ha spiegato il socio dell’azienda marchigiana. Un sistema di imprese ha bisogno di valutare continuamente nuove tecnologie per svilupparsi e progredire. L’innovazione infatti è un elemento chiave per avere successo, in particolar modo per quelle aziende appartenenti al panorama dell’information technology. Sono intervenuti infine Luigi Angelucci, rappresentante generale di Telecom Italia Abruzzo, e Livio Grilli, presidente del Gruppo Apra, i quali hanno affermato che solo facendo sistema la grande impresa potrà aiutare la piccola e investendo nella ricerca e nello sviluppo, anche nei periodi di crisi e difficoltà, si potrà crescere e migliorare. di Francesca Cicchinelli

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“S’INNAMORÒ DI OGNI COSA ALTA E GENTILE, PATÌ IL CARCERE PER LA PATRIA” In occasione delle celebrazioni per l’Unità d’Italia il Comune di Monsampolo del Tronto ha promosso una serie di eventi per celebrare il suo illustre cittadino, letterato e patriota, Nicola Gaetani Tamburini

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li eventi culmineranno nel marzo 2011, anniversario della proclamazione, da parte del Parlamento italiano, del primo re d’Italia. Il prossimo evento in calendario sarà il 9 ottobre, in concomitanza con il centocinquantenario della liberazione e dell’annessione delle Marche al regno d’Italia in via di unificazione.Le celebrazioni a cui parteciperà la pronipote Alessandra Tamburini – che all’antenato ha dedicato le più belle pagine del proprio libro Le onde della nostra vita uscito presso le edizioni Spirali – si tengono in collaborazione con la Provincia di Ascoli Piceno e con il Patrocinio della Presidenza del Consiglio dei Ministri, del Ministero per i Beni e le Attività Culturali, della Soprintendenza per i Beni Storici Ambientali ed Etnoantropologi-

ci delle Marche e dell’Ufficio Scolastico Provinciale di Ascoli Piceno. Nel convegno del 9 ottobre, a Monsampolo, si tratterà sia del Risorgimento piceno sia di Nicola Gaetani Tamburini, che ebbe un ruolo cruciale negli eventi risorgimentali, distinguendosi per l’attività letteraria e insieme politica, documentata anche dalla corrispondenza con Francesco De Sanctis, con Gioberti, Tommaseo, Manzoni, Cantù e altri, ossia con l’intellighenzia che aveva aspirazioni libertarie e insofferenza delle storiche dominazioni. Il convegno vanterà il contributo del professor Gilberto Piccinini, docente all’Università degli Studi di Urbino, e di alcuni storici locali, fra i quali Giannino Gagliardi e Luigi Girolami. Il webmaster Sergio Cassandrelli, creatore del sito su Nicola

Gaetani Tamburini, proietterà immagini intorno a eventi e figure risorgimentali e presenterà una sua ricerca sugli scritti dello studioso intorno agli Stati Uniti. Presso il Teatro Comunale di Monsampolo avverrà la rievocazione storico-biografica tratta dall’opera di Bruno Ficcadenti Lettere e Poesie per una Rivoluzione, nella versione drammaturgica curata dalla pronipote e realizzata dalla compagnia teatrale del luogo “Magister ludi”. Un appuntamento importante per riscoprire l’uomo che voleva “diffondere in nome del divino poeta”, Dante Alighieri, “idee nazionali per il bene d’Italia”. “S’innamorò di ogni cosa alta e gentile, poi patì il carcere per la Patria”: così recita la grande lapide esposta a Brescia.

COMUNICARE I SENTIMENTI CON LA MUSICA “Il pianoforte di per sé è uno strumento, ma nel momento in cui nasce qualcosa, diventa lo specchio di te”: così Diego Brancaccio, pianista e compositore di Pesaro

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i racconti Diego, come nasce il Suo incontro con la musica? “Ho iniziato a studiare e suonare a otto anni, con la guida preziosa e illuminante di Gianluca del Prete, che mi ha indirizzato al Conservatorio di Pesaro. Verso i vent’anni mi sono spostato a Vercelli per studiare con il grande Luigi Ranghino. Consideri anche che io sono dislessico, per cui il mio percorso è stato ancora più duro, ma devo dire che mi hanno aiutato tutti e che se è vero che la natura mi ha tolto qualcosa da una parte, mi ha dato

molto dall’altra. Con la musica ci si riesce. Ho iniziato ad esibirmi a delle feste private, anche perché emergere in questo settore è molto difficile”. In che senso? “Io sono dell’idea che si debba fare tutto con dignità, che si debba cercare di vivere nel modo più artistico possibile anche il contesto professionale, che ci si debba impegnare per capire come arrivare alla gente, parlare il suo stesso linguaggio, rievocare e provare sentimenti. Bisogna mettere la passione per emergere, per

arrivare, senza piegarsi e diventare un “prodotto commerciale”, come purtroppo spesso accade. La discografia oggi non vuole correre rischi, ma io penso che l’arte sia un rischio che vale sempre la pena di correre”. Cosa racconta con il pianoforte? (a questa domanda gli brillano gli occhi) “Dico tutto quello che nella vita non vorrei essere. Racconto la mia solitudine, le mie paure, i miei sentimenti; li racconto e li condivido con il pianoforte, sia che si tratti di un sentire negativo, che positivo”.

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XXII EDIZIONE DEL FANO INTERNATIONAL FILM FESTIVAL, 17-23 OTTOBRE 2010 “Valorizzare l’arte e il talento dei giovani”: il professor Fiorangelo Pucci, Direttore Artistico del Festival, racconta in anteprima il programma dell’atteso evento Professor Pucci, vuole raccontarci la storia di questa rassegna cinematografica, giunta alla sua XXII edizione? “Ho fondato e diretto il Festival dal 1989, dedicando l’evento alla produzione filmica di corti e mediometraggi a tema libero e da allora ho scoperto grandi autori e grandi registi, che dall’esperienza di Fano sono poi passati alla realizzazione di lungometraggi, fiction e spot pubblicitari di successo. Inizialmente la rassegna aveva un carattere esclusivamente nazionale, poi si è deciso di aprire anche ad artisti stranieri. Nel corso degli anni il Festival è cresciuto in prestigio nazionale ed internazionale, sino a diventare un punto di riferimento imprescindibile per i filmmakers e una preziosa occasione di incontro per il cinema indipendente d’autore. Consideri che ad oggi abbiamo ricevuto oltre diecimila corti. C’è anche una sessione marchigiana, pensata per valorizzare il territorio e una dedicata alle scuole, per dare spazio anche ai giovanissimi di esprimere e manifestare la propria creatività”. Ci sono degli artisti che hanno lasciato un segno particolare? “Da Fano sono passati moltissimi registi e attori importanti, per alcuni il Festival è stato un vero trampolino di lancio. Come attori molto bravi posso citare Enrico Silvestrin, che insieme a Valeria Solarino ha interpretato la pellicola “La moglie” di Andrea Zaccariello, o Isabella Ragonese, che ha vinto (insieme al grande Neri Marcorè per la categoria maschile), il premio come miglior attrice alla XXI edizione del Festival, nel cortometraggio “Alice”, del regista milanese Stefano Anselmi. Dopo questa esperienza è stata scelta come madrina delle serate della Mostra Inter-

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nazionale del Cinema di Venezia 2010”. In veste di docente universitario di storia e critica del cinema e come direttore artistico del Festival, come giudica la situazione attuale del cinema italiano? “Purtroppo l’elemento cinema in Italia oggi è in sofferenza, soprattutto per via della concorrenza della televisione. Eventi come il nostro sono molto importanti, perché costituiscono il tessuto basilare per i cortometraggi, che rappresentano una straordinaria occasione di inizio. Da lì poi si cresce e si diventa “grandi”, avendo l’opportunità di vivere appieno la settima arte. I giovani hanno bisogno di comunicare, di dare spazio alla propria fantasia, alla propria creatività e poter realizzare e proiettare un corto diventa un’autentica gratifica, specie se si considera che troppo spesso le porte per un artista faticano ad aprirsi. Il Festival diventa un’occasione di scambio e crescita, una vetrina per farsi conoscere, per far

Programma dell’ evento Domenica 17 ottobre, ore 17:00: Cerimonia di inaugurazione presso l’ex Chiesa di S. Michele di Fano, con la mostra della pittrice Manuela Sain, dedicata ai cinquant’anni della Dolce Vita di Fellini. Lunedì 18 ottobre, ore 21:30: Evento inaugurale con la proiezione della copia restaurata del film muto di Charlie Chaplin “Il Monello” (1921), accompagnata dal vivo dall’Augusto Vagnini Orchestra. Seguirà la proiezione dei migliori cortometraggi italiani e stranieri.

giungere agli altri le proprie idee e per mettere in mostra il proprio talento. Se non ci fossero simili eventi si correrebbe il rischio di far rimanere invisibili molte opere valide e interessanti. Noi, invece, crediamo e puntiamo molto sui giovani e ogni volta che scopriamo un nuovo sceneggiatore, attore o regista siamo contenti, perché ridiamo vitalità e il giusto valore al cinema italiano. Ci dà qualche anticipazione sulla prossima edizione del Festival? “Si terrà dal 17 al 23 ottobre e sarà particolarmente ricco perché, cadendo verso la fine dell’anno potremo vedere il meglio di tutti i corti mondiali, che sono stati realizzati nei mesi precedenti. Inoltre, in concomitanza con il Festival si tengono mostre, eventi, convegni, durante i quali si darà l’opportunità di conoscere e valorizzare il territorio con la sue eccellenze”.

Giovedì 21 ottobre: serata dedicata al Cinema d’autore internazionale. Venerdì 22 ottobre: “Serata del Gusto”, con l’anteprima del documentario di Ermanno Olmi “Le Rupi del vino” e del film di Valeria Golino, prodotto da Scamarcio, con Ennio Fantastichini, Iaia Forte e Alessandro Preziosi. Nel corso dell’evento ci saranno degustazioni di prodotti tipici locali. Sabato 23 ottobre: Proiezione delle opere vincitrici e premiazione degli attori. Anteprima mondiale del nuovo film di Ambra Angioini “Insula”, con Francesca Inaudi, di “Caffé Capo” con Gianni Cavina. Seguirà serata di Gala.


Libri

GOOGLE MARKETING. GUIDA AL PIÙ GRANDE MERCATO DEL MONDO Il mondo di Google non ha più segreti. A svelarli un nuovo volume della Franco Angeli, “Google Marketing. Guida al più grande mercato del mondo”, a firma di Fabrizio Barbarossa

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i tratta di nuovo contributo prezioso, originale e quanto mai attuale, in grado di appassionare neofiti ed esperti riguardo tutti i retroscena del più grande e cliccato portale della rete. L’autore, consulente e manager specializzato in internet marketing, marketing, comunicazione ed innovazione presenta il più importante motore di ricerca come un’incredibile opportunità per chiunque voglia trasformare la rete in un’impresa economica. Il libro spiega con un linguaggio chiaro, originale ed accessibile a tutti, come utilizzare Google per valutare le potenzialità economiche di un’idea e farla diventare un affare. Google Marketing è il nuovo processo che consente di valutare il potenziale del mercato, conquistare le prime posizioni e trasformare questa visibilità in contatti e vendite con siti web performanti. Un sistema integrato che il Lettore imparerà a misurare e migliorare statisticamente grazie all’uso di applicativi e all’introduzione a metodi innovativi e brevettati. “Questo vuole essere il mio contributo – spiega l’autore - alle imprese che vogliano accedere al mercato più grande del mondo per combattere la crisi con nuove opportunità nazionali e, soprattutto, internazionali. Desidero spiegare come fare pubblicità, generare contatti e vendite in un settore in costante e in continua crescita come Internet, che nonostante la crisi, per il solo e-commerce europeo, è cresciuto di oltre il 20 per cento: più del doppio rispetto a mercati emergenti, ma con un’accessibilità alla portata di tutti. Con questo testo voglio suggerire come utilizzare il re dei motori di ricerca, gene-

ratore di un nuovo mercato di grandi opportunità, dove oltre 20 milioni di italiani e migliaia di imprese ogni giorno esprimono i loro bisogni. Il testo è rivolto non solo ad imprenditori che producono, che commerciano e che vendono i propri servizi, ma anche ai professionisti alla ricerca di nuovi mercati, di nuovi sbocchi per il proprio business o alle imprese che vogliano conoscere nuovi metodi per generare valore”. Il testo ha sostanzialmente tre livelli di lettura: 1. Un livello divulgativo: consente al Lettore di conoscere il funzionamento del principale motore di ricerca, capirne la genesi e comprenderne le dinamiche future nonché le potenzialità economiche e commerciali. Ne presenta le origini italiane (spesso occultate da altri testi) e ne traccia il valore storico e politico. Paragona l’uso promozionale dello strumento ad altri mezzi pubblicitari e ne traccia punti di forza e di debolezza. 2. Un livello tecnico e manualistico: guida il Lettore alla conoscenza e alla sperimentazione della suite di strumenti pub-

blicitari e statistici di Google (Adwords, Analytics, ecc.). Per la prima volta vengono presentati in un unico testo tutti i prodotti e i metodi per apparire su Google e sfruttare questa visibilità: infatti, la bibliografia sull’argomento è sempre stata relativa ad ogni singolo strumento o tecnica pubblicitaria e di analisi statistica. Oltre alla presentazione manualistica delle funzioni sono presentati dei metodi innovativi di management e gestione e di miglioramento statistico. Nuovi metodi che rappresentano un nuovo marketing management nell’epoca di Google. 3. Un livello teorico: analizza e, per certi versi, critica le teorie tradizionali del marketing, in parte inapplicabili al nuovo modello di promozione e di business. Indaga su quali possano essere le tecniche e le teorie a supporto di questo nuovo mezzo di indagine e comunicazione con il proprio mercato. Presenta poi un brevetto dell’autore il cui uso consente un notevole aumento dell’efficienza del processo pubblicitario. Il libro contiene anche un’intervista a Massimo Marchiori, l’inventore, tra l’altro, della formula di base di Google. Un cervello di ritorno nel nostro Paese che spiega in modo accattivante ed originale i segreti di Google, la competizione con Facebook ma anche la miopia del nostro Paese in termini di investimenti in tecnologia, a livello di processo e nella non comprensione dell’uso e della gestione del nostro cibo di domani: l’informazione. di Marco Ascoli Marchetti

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Offerte di lavoro a cura del Gruppo Sida di Ancona - www.sidasrl.it

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ministrativi per l’assegnazione delle commesse. Nel medio periodo c’è la possibilità di crescere in autonomia e responsabilità nell’ambito della funzione Project Management gestendo in modo completo e trasversale le commesse. Il candidato ideale è un giovane ingegnere di età compresa tra i 24 ed i 28 anni. É richiesta la conoscenza della lingua inglese. Sono richieste: • precisione, organizzazione e attitudine alla gestione di documenti • dinamismo e orientamento ai risultati • predisposizione alla gestione dei rapporti interpersonali • flessibilità e disponibilità • capacità di lavorare contemporaneamente su diversi progetti • potenzialità e ambizione per poter ricoprire nel medio periodo un ruolo a maggiore contenuto di responsabilità. La sede dell’azienda è nella provincia di Ancona. É previsto un contratto di inserimento a tempo determinato per poi essere rinnovato in via definitiva. Si ricerca per azienda leader nel settore editoriale: RIF: EM/06 JUNIOR CONTROLLER Il candidato ideale ha una Laurea in Discipline Economiche + 2 anni di esperienza come controller presso società di consulenza o revisione + 2 anni di esperienza in aziende di produzione medio-grandi modernamente strutturate. É indispensabile una buona conoscenza della lingua inglese. Completano il profilo attitudine al problem solving, affidabilità ed intraprendenza. Sede di lavoro: Parma Nota azienda operante nel settore alimentare per il potenziamento della propria struttura commerciale ricerca: RIF: EM/04 KEY ACCOUNT – GDO La persona prescelta riporterà direttamente al Sales Director e si occuperà di gestire ed incrementare il business su clienti appartenenti ai settori GDS, implementando le strategie di commerciali identificate. Le sue attività saranno: • costruire solide relazioni con i clienti (incluso il top management);

• negoziare annualmente termini e condizioni con le principali centrali d’acquisto; • negoziare gli ordini di vendita e raggiungere gli obiettivi mensili; • in collaborazione con il Trade Marketing Manager, assicurare l’appropriata visibilità all’interno dei punti vendita; • reporting sullo stato dei clienti, volto ad implementare le conseguenti azioni Il candidato ideale, in possesso di laurea o cultura equivalente, dovrà aver maturato un’esperienza complessiva di 5/7 nel medesimo ruolo, maturati, preferibilmente, all’interno di aziende multinazionali. É inoltre richiesta un’ottima conoscenza della lingua inglese, nonchè la disponibilità a trasferte sul territorio nazionale e, se necessario, all’estero. Dovrà essere in possesso di spiccate skills commerciali e negoziali e buone attitudini al problem solving. Capacità di lavorare per priorità, intraprendenza, attitudine al teamworking e orientamento al risultato completano il profilo. La sede di lavoro è nella provincia di Bologna. Azienda leader mondiale nella produzione di impianti ad uso industriale, nell’ambito di un piano strategico di forte sviluppo che necessita di potenziamento e riorganizzazione della funzione commerciale ricerca: RIF: EM/03 INGEGNERE NEOLAUREATO (PER RUOLI TECNICO COMMERCIALI) Il nuovo collaboratore verrà inserito nell’ambito di un piano di formazione on the job, con l’obiettivo di maturare competenze tecnicocommerciali nella gestione dei clienti. Il ruolo è particolarmente interessante per giovani motivati a crescere in autonomia, responsabilità e possibilità di ampliare il proprio operato anche sui mercati esteri. Profilo del candidato ideale • Età compresa tra i 22 ed i 28 anni • Laurea in ingegneria Per la posizione sono richieste inoltre: • Residenza / Domicilio preferibili nella provincia di Bologna • Conoscenza della lingua inglese • Forte predisposizione alla gestione dei rapporti interpersonali • Dinamismo e orientamento ai risultati • Flessibilità e disponibilità a frequenti trasferte sul territorio nazionale La sede di lavoro per ambo le posizioni è nella provincia di Bologna.

Gli interessati sono pregati di inviare dettagliato curriculum, con consenso al trattamento dei dati, citando in busta il riferimento a: SIDA S.r.l. Via I° Maggio • 60131 Ancona - Fax 071/2852245 • info@sidasrl.it • www.sidasrl.it Consenso: richieste di autorizzazione provvisioria alla Ricerca e Selezione del personale in corso, ai sensi del D.Lgs. 276/03. I candidati ambosessi (L. 903/77) sono invitati a leggere sul nostro sito l’informativa sulla Privacy (D. Lgs. 196/03).

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