ML n.9 Dicembre 2012

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CULTURA D’IMPRESA E DINTORNI DICEMBRE ‘12 N°9 anno XIX

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mlmagazine.it

economia.lavoro cultura.attualità stile.viaggi.design

Poste Italiane S.p.A. - Spedizioni in abbonamento postale - D.L. 3 53/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n.4 6) Art. 1, comma 1, DCB Ancona

Speciale LUSSO Una questione di stile Dossier

CREDITO E PMI

IL PERSONAGGIO Amilcare Brugni

MARCHIGIANO DELL’ ANNO 2012

Le grandi famiglie marchigiane Gaspare Spontini

à porter

DATEMI IL LUSSO

Tendenze Tempo da neve

ISSN 20367589

20009 >

Maurizio Sacchi “Il diamante, un investimento sicuro” 5

9 772036 758002


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DOSSIER CREDITO “La parola ai dati” Da MPS un servizio per le esigenze di liquidità delle aziende agrarie

Luciano Goffi

“In questo momento agli imprenditori manca la visione del futuro”

Alberto Niccoli

“Gli imprenditori per primi devono credere nelle loro aziende”

Flavio Guidi

“Il sistema creditizio italiano ha perso la sua funzione di sostegno allo sviluppo” Il Qatar interviene con 2 miliardi di euro: fondi per la nostra economia

Giancarlo

Mengoni Il futuro è nella “città intelligente”

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Benessere

Cultura

Gift

il r ega lo giusto p er o gn i gu s to ! 8


Gusto

Avventura

ESPERIENZE UNICHE da vivere nelle Marche 59

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SOMMARIO

32

news dal mondo

Le grandi famiglie marchigiane 34 Gaspare Spontini

Maurizio Sacchi

ALTO ARTIGIANATO 38 Lady Atelier

18

il sogno di lucia bussaglia

borsa VITA DA MANAGER

42

44 Luciano Mario Bregola AD di isa yachts

consulenza 48

imprese, cittadini e pa potranno dialogare in rete

innovazione

Giancarlo Mengoni

50 Luciano Cesari

24

telefonia mobile: con la garbini consulting tagliato il 25% dei costi

imprese

52 fondo di garanzia per le pmi 53 jesi cube 54 We Care

la tracciabilità industriale

56

carriere e poltrone

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brevi dal territorio

Amilcare Brugni

Rubrica

13 L’editoriale di Flavio Guidi

PRIMOPIANO 14 Alessandro Calabrese

specialista in “cost reduction”

COVERSTORY 18 Maurizio Sacchi

il diamante, un investimento sicuro

CONTROCOPERTINA 24 Giancarlo Mengoni

il futuro è nella città intelligente

ilpersonaggio 28 Amilcare Brugni

10

presidente nazionale dei maestri del lavoro e marchigiano dell’anno

28

formazione 58 Leonardo Cospito

la “grafica di gruppo” per vivere e lavorare nelle organizazzioni

64

camerino, laurea honoris causa a un ascolano illustre

lavoro 66 Angelo Pasquarella

il paradosso quotidiano nel mondo del lavoro

internazionalizzazione

68 L’INTERNAZIONALIZZAZIONE AL TEMPO DELLA CRISI

AMBIENTE E TERRITORIO

70 Marisa Abbondanzieri

L’ACqua gode di buona salute ma il limbo normativo è penalizzante

Anticipazioni Nel Numero di Febbraio 2013 Il 2013 inizierà in bellezza per ML e i suoi Lettori: festeggeremo insieme il traguardo dei nostri primi il nostro Ventennale. Un momento particolarmente significativo, a cui dedicheremo un ricco speciale, ripercorrendo la storia della rivista e raccogliendo le testimonianze dei personaggi che sono stati protagonisti delle nostre pagine. Un numero imperdibile, da collezionare come un album dei ricordi collettivo.


premio “valore lavoro”

128 speciale

inchiesta 132

il contratto di lavoro a chiamata nelle marche

CULTURA

134

se la libertà non può parlare, almeno è jazz!

138 Giuseppe Donghi

“la mia pittura è un racconto, come il capitolo di un libro”

Tempo da Neve

152

142

la giornata delle marche

a casa di..

Speciale: LUSSO, UNA QUESTIONE DI STILE 78 IL LUSSO ALL’EPOCA DELLA CRISI 80 IL LUSSO NELLA STORIA 82 Luxury Shades tutte le declinazioni del lusso 84 il lusso nelle marche 86 Lella Mazzoli

cos’è il lusso? 88

luxury news

90 Fiere ed Eventi

in italia e nel mondo

92 il lusso traino dell’export 93 Rosato

incanta roma

94

il made in italy ripaga la fiducia degli investitori

dossier: CREDITO & PMI 99

la parola ai dati

104 Luciano Goffi

in questo momento agli imprenditori manca la visione del futuro”

107 Alberto Niccoli “gli imprenditori per primi devono credere

nelle loro aziende”

110 Flavio Guidi “il sistema creditizio italiano ha perso la sua funzione di sostegno allo sviluppo”

113 I confidi ruolo strategico per le pmi 116 Davide Belardinelli “servono nuovi canali di finanziamento

ma le pmi cambino mentalità”

VIAGGI

150

Per staccare la spina

151

Proposte a due passi da casa

152

I viaggi di Michela

154 Itinerari 155

CAPOREDATTRICE Asmae Dachan a.dachan@mlmagazine.it COORDINATORE DI REDAZIONE Marco Palumbo m.palumbo@mlmagazine.it UFFICIO COMMERCIALE commerciale@ggfgroup.it Tel. 071 2912331 Editrice GGF GROUP www.mlmagazine.it Registrazione tribunale di Ancona n°12 del registro periodici del 14 aprile 1994

del gusto

REDAZIONE Via Albertini, 36 Gross Ancona 60131 Ancona AN Tel. 071 2133300 redazione@mlmagazine.it

appunti in agenda

turismo 156

progetto travel

ml à porter

158

datemi il lusso

160

tempo da neve a cura di SG lifestyle

salute e benessere

COORDINATORE EDITORIALE Guido Guidi guido.guidi@mlmagazine.it Direttore responsabile Paolo Duranti p.duranti@mlmagazine.it

144 Benvenuti a villa giulia

Direttore EDITORIALE Flavio Guidi flavio.guidi@mlmagazine.it

HANNO COLLABORATO AL NUMERO Roberto Antonella Alessandra Balducci Margherita Camilletti Letizia Ciaccafava Tommaso Costantini Fabio Di Giulio Sara Gatti Guido Guidi Monica Manzotti Laura Osmani Marco Palombella Cristina Panara Enrico Picchio Michela Rossi Michele Sasso Alessandro Stecconi

162 Un network per uniformare le indicazioni

diagnostiche e terapeutiche

Foto Alessandro Magi Galluzzi Francesco Masini

164

inaugurato il centro san nicola

Chiuso in redazione il 7/12/2012

166

marcangolo: IV congresso degli oncologi marchigiani a senigallia

progetto grafico: Ricciarelli Comunicazione (An) stampa: Grafiche Ricciarelli (An)

168

spending review nella sanità ne parlano mario timio e carlo f. dettori

sport

172

sport e solidarietà, binomio inscindibile

i grandi chef

174 Andrea Angeletti

“a capodanno una vera festa”

ultima pagina 177

Poste italiane Spa d.l. 353/2003 (conv. in l. 27/02/2004 n. 46) Art. 1, comma 1, DCB Ancona autorizzazione direzione provinciale pt Ancona Una copia euro 1,00 Arretrati euro 2,00 Abbonamento annuale euro 10,00 modalità di pagamento a mezzo versamento su: C.C. Postale n°4072844 bonifico bancario presso Banca Popolare di Ancona Agenzia Ancona 1 – C.C. n°11164 CAB 02684 – ABI 05308 – CIN N IBAN IT81N0530802684000000011164 abbonamenti@mlmagazine.it Editore GGF Group

finchè c’è guerra c’è speranza

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EDITORIALE di Flavio Guidi

Cara politica, sei ancora molto lontana dallo svolgere un ruolo attivo L

a funzione della politica è quella di governare il sistema sociale di una collettività per garantirne l’equilibrio e lo sviluppo, in base a criteri di giustizia e libertà, finalizzando la propria azione al benessere comune. Una dimensione - e al contempo uno strumento del sistema sociale - è il sistema economico. Sistema economico che se ben governato garantisce più equità, più benessere, più libertà. L’attività di governo economico richiede orientamento, decisione, intraprendenza e univocità, sempre nel rispetto dell’equità sociale. In tale contesto, nello sviluppo dell’economia la finanza e il credito giocano un ruolo fondamentale. In tutti i sistemi economici le dimensioni fondamentali sono quella economica, quella patrimoniale e quella finanziaria. Se una di esse non è in equilibrio, l’intero sistema è compromesso, fino a toccare situazioni di patologia. Il sistema finanziario italiano è malato, incapace a svolgere, per problemi strutturali e contingenti, la sua funzione; l’indebitamento correlato alla volatilità degli impieghi mina la sopravvivenza e da qui la funzio-

nalità. Quali sono le cause? Sicuramente molte. Ma di certo la bramosia che ha caratterizzato nel tempo la governance del sistema ha giocato un ruolo determinante. L’indebitamento, per perseguire mete di crescita, risultati ed impieghi spesso “drogati”, ha rappresentato la causa che ha progressivamente invertito il ruolo delle funzioni nel sistema. Ecco i risultati: primo: un elevato e pregiudizievole indebitamento pubblico a livello di intero sistema economico del credito e dei sistemi aziendali. Secondo: uno spread particolarmente elevato. Terzo: indeterminatezza politica. Quarto: un sistema competitivo incapace di trovare investitori o fondi provenienti dall’estero. La politica, se preparata e autorevole, avrebbe dovuto - come dovrebbe tuttora - agire da controllore e regolatore. Informando, orientando, inibendo comportamenti eccessivamente speculativi: tutto ciò non è avvenuto. La litigiosità, la scarsa preparazione, la non univocità a livello nazionale dell’azione costituisce il male fondamentale del nostro sistema. La politica deve crescere culturalmente, ispirandosi a sentimenti di giustizia, frugalità, responsabilità e solidarietà.

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PRIMO PIANO

Alessandro Calabrese

Sessant’anni, medico mancato (la professione di famiglia), una passione giovanile per la politica sfociata in una grande delusione, ma che cova ancora sotto la cenere. Alessandro Calabrese è oggi uno dei più consolidati partner e il presidente del principale network italiano specializzato nella “cost reduction”, il solo che, nel campo dell’analisi delle spese non core delle aziende, copre l’intero arco di competenze nelle molteplici categorie di spesa con i propri specialists di L. Ciaccafava

V

ive in campagna, orgoglioso dell’olio e delle marmellate che produce assieme a sua moglie Solange, con i frutti del loro giardino. Grande appassionato di mare, ma soprattutto di vela, ha navigato a lungo con la sua barca. Tra i suoi ricordi più vivi c’è l’incontro con le balene, a largo di Stromboli, indimenticabile momento di grande emozione. Lettore vorace, con una predilezione per la letteratura latino-americana, una vera passione per il narratore brasiliano Jorge Amado e la sua Bahia. Quando le tensioni del lavoro superano il limite si mette ai fornelli e sfornando pietanze si placa; ma non cucina solo per rilassarsi, la sua è una vera passione, poco consona alla necessità di contenere la linea. Una lunga esperienza nel mondo cooperativo ha caratterizzato la prima parte della sua vita professionale, prima nel mondo dei servizi, poi in quello industriale, dove, a cavallo tra gli anni Ottanta e Novanta, ha lavorato a molti progetti di start-up di nuove imprese, a progetti di ristrutturazione aziendale, con periodi di diretto impegno in azienda. Dopo quelle esperienze, ha dato vita ad una struttura consulenziale all’interno del mondo cooperativo, fino all’incontro, alla fine degli anni Novanta, con il mondo della cost reduction. Dopo i primi anni di attività all’interno di una società inglese specializzata in questa nuova nicchia di mercato, nel 2006 - assieme ad altri 15

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partner – ha dato vita a CRS – Cost Reduction Specialists, di cui ha assunto la presidenza fin dalla costituzione. Come nasce l’idea di dedicarsi ad una così specifica nicchia di mercato? “L’obiettivo era quello di trasformare un problema (la gestione di voci di spesa secondarie rispetto al core business, ma non trascurabili economicamente) in un’opportunità, offrendo competenza specialistica, competitività, metodologie innovative, senza appesantire l’azienda di risorse aggiuntive, perché il loro costo è superiore al beneficio e la loro specializzazione forzatamente limitata”. Cosa ha caratterizzato la Vostra proposta in maniera decisiva? “I fattori di successo sono stati due: il metodo di lavoro, concretizzato in un processo operativo di grande affidabilità e concretezza, e la sfida del success fee, ovvero della remunerazione del nostro lavoro rigorosamente commisurata al risultato conseguito”. Come ha reagito il mercato alla Vostra offerta innovatrice? “In maniera più che lusinghiera. Fin dall’inizio, nel ’97, questo approccio innovativo ha incontrato il consenso di molte aziende, specie quelle grandi e a più alta cultura aziendale, perché hanno visto nella nostra offerta un’occasione di ottimizzazione e crescita senza rischi. Con gli anni la platea delle aziende si è

allargata notevolmente ed oggi abbiamo girato la boa delle duemila aziende che hanno usufruito del nostro servizio. Tra queste si può elencare il meglio dell’imprenditoria italiana”. Nel tempo cosa è cambiato rispetto alla fase pionieristica degli anni Novanta? “L’aspetto principale della nostra crescita sta nel continuo sviluppo della metodologia di analisi, nell’accumulo di informazioni e di expertise, che hanno fatto del nostro network, il depositario non solo dei best price del mercato, ma anche e soprattutto un attento conoscitore delle best practice che rendono un servizio massimamente efficace. Non va trascurato poi l’incremento di aree di attività, che oggi sono oltre trenta”. Quali sono oggi le principali aree di spesa delle quali vi occupate? “Sono moltissime; le più frequenti sono senza dubbio quelle dei trasporti e logistica, dell’energia, che affrontiamo non solo dal punto di vista del costo, ma anche della riduzione dei consumi, della telefonia. Accanto a queste, praticamente allo stesso livello di richiesta da parte dei nostri Clienti, troviamo i servizi di pulizie, gli imballaggi. Una delle nuove categorie che ha avuto un grandissimo sviluppo è oggi quella della revisione dei Premi Inail, che sta portando importanti benefici ai nostri Clienti. C’è poi una seconda fascia di categorie di spesa, molto interessante, rappresentata dai costi per


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PRIMO PIANO

{

}

“Sarebbe difficile menzionare alcuni enti pubblici che non hanno voluto aderire alle nostre proposte di collaborazione. Più costruttivo citare almeno uno tra i nostri più significativi e recenti successi: il Teatro alla Scala, che non a caso è ambasciatore dell’eccellenza italiana nel mondo”

il parco autoveicoli, mense e buoni pasto, smaltimento rifiuti, vigilanza, manutenzioni immobiliari. Da tre anni a questa parte, sempre più spesso ci viene chiesto di intervenire su quella grande area di costo che è l’information technology e l’automazione di ufficio, nuova frontiera dell’ottimizzazione dei costi di gestione e di buona organizzazione aziendale”. Nel 2006 Lei e i suoi più attivi partner s vi siete staccati dal vecchio network per dare vita a CRS. Perché? “Perché sentivamo la necessità di consolidare la nostra struttura, di costruire un gruppo omogeneo che investisse risorse e passione nella crescita, sia commerciale che di competenze. All’allargamento della rete in termini commerciali, vero obiettivo del network inglese, abbiamo deciso di anteporre la professionalità, la capacità di portare valore aggiunto in termini di cultura e trasparenza dei rapporti con i clienti e i fornitori”. Oggi cosa offre CRS ai propri Clienti? “Certamente un servizio di alto livello, risultati affidabili ancor prima che economicamente vantaggiosi, ma soprattutto la garanzia di una soluzione basata sui reali bisogni del Cliente”. Cioè? “Proporre soluzioni di risparmio può essere facile, specie in tempo di crisi, ovve-

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ro in una fase di contrazione degli ordini e dei fatturati: un nuovo cliente può essere prezioso e abbattere i propri prezzi è una logica conseguenza. Nulla tuttavia garantisce al cliente che il nuovo fornitore sia all’altezza delle proprie necessità ed aspettative, nulla garantisce che il risultato economico conseguito si consolidi nel tempo. Forti di questa consapevolezza abbiamo deciso che il nostro lavoro dovesse essere prima di tutto un’approfondita opera di analisi dei consumi del nostro Cliente, basata su campioni molto ampi, in un arco temporale significativo. Quello che noi chiamiamo studio del “modello di consumo” è un grande investimento che facciamo su ognuno dei nostri Clienti ed è assolutamente indispensabile per individuare soluzioni non solo economicamente vantaggiose, ma anche qualitativamente eccellenti e durature nel tempo”. In cosa consiste lo studio del modello di consumo? “Si tratta di un’analisi dettagliata di come e perché un’azienda acquista e consuma un certo bene o servizio: dal rilevamento dei reali fabbisogni alla verifica dei livelli qualitativi, dai meccanismi di acquisto ai processi operativi di utilizzo dei servizi o dei beni. Si tratta di realizzare una mappa dettagliata che, se perfettamente realizzata, ci porterà, come ogni mappa che si ri-

spetti, ad individuare il nostro piccolo “tesoro”: l’ottimizzazione dei costi”. In sostanza adattate le soluzioni a ciò che questo studio Vi suggerisce. “Esattamente. Per usare una metafora, siamo dei sarti su misura, che tagliano ogni soluzione sugli specifici ed esatti fabbisogni di ogni azienda; nessuna impresa è uguale ad un’altra, quindi ognuna necessita di una soluzione diversa. Per questo abbiamo sempre rifuggito ogni forma di convenzione con i fornitori e non abbiamo imboccato la strada dei gruppi di acquisto. La totale indipendenza ed indifferenza verso il mondo della fornitura è la nostra prima garanzia che offriamo ai nostri Clienti”. Le vostre soluzioni sono più spesso di tipo operativo, quali modifiche ai processi, o ti tipo commerciale, quindi maggiormente legate a prezzi unitari più competitivi e all’individuazione di fornitori alternativi? “La soluzione più frequente è un mix di entrambe: ottimizzazione dei processi e competitività delle tariffe o dei prezzi vanno spesso a braccetto, specie nel mondo dei servizi. Un fornitore più competitivo, se non è portatore di ottimizzazione di processi, rischia di essere solo una meteora che non riuscirà a mantenere nel tempo il suo prezzo, solo apparentemente vincente”.


Quante aziende avete analizzato nel 2011? “Il 2011, come purtroppo questo 2012, è stato un anno molto duro per moltissime aziende e, contrariamente a quanto si possa pensare, un’azienda in crisi difficilmente è in grado di affrontare anche le problematiche dell’abbattimento dei costi non core, presa com’è dalla battaglia per la sopravvivenza. Ciò nonostante, abbiamo proseguito nel nostro trend di crescita, che ci ha visto incrementare nel 2011 del 20 per cento i progetti analizzati rispetto all’anno precedente; trend che si sta confermando in questo 2012, con oltre 300 analisi effettuate. Un incremento sia in termini di clienti che di numero di categorie di spesa sottoposte ad analisi”. Oggi chi è il vostro cliente tipo? “La tipologia aziendale più frequente tra i nostri Clienti è quella di un’azienda industriale di medio-grandi dimensioni, abbastanza strutturata, per la quale si possono analizzare molte categorie di spesa. Ma è proprio questa evidenza che, complice la crisi, mi ha fatto scattare la molla di ricercare nuove opportunità, nel mondo delle medio-piccole imprese, il nuovo progetto che sta muovendo i suoi primi passi”. In cosa consiste questo nuovo progetto? “L’idea di partenza è stata questa: c’è una vasta platea di aziende medio-pic-

cole che potrebbero usufruire della nostra esperienza, ma le loro dimensioni le fanno apparire poco appetibili al mercato della cost reduction, anche per le limitate categorie di spesa significative e rendono difficile un lavoro molto approfondito di analisi. Da questo assunto è nato il progetto “Compendium”, basato su una metodica di analisi semplificata e su di una strategia commerciale mirata”. Cosa vuol dire Compendium? “Cicerone usava spesso questo termine: esso identificava “il guadagno ottenuto col limitare della spesa””. A che punto è lo sviluppo del nuovo progetto? “Per un periodo il progetto ha dormito nel cassetto, per la difficoltà di rubare tempo all’attività tradizionale. Poi, grazie all’incontro con Flavio Guidi e con la sua Sida, è nata la collaborazione vincente, una joint venture che in breve tempo ha dato gambe al progetto e prodotto risultati lusinghieri”. Ci ha parlato di grandi e piccole aziende, ma oggi uno dei temi che monopolizzano l’attenzione dei media è la famosa “spending review” della Pubblica Amministrazione. Che esperienza avete maturato in questo settore? “Si tratta di un’esperienza in chiaroscuro. Abbiamo realizzato importanti e

proficui lavori in molti enti pubblici ma, al tempo stesso, abbiamo avuto alcune esperienze negative, dovute alla mancanza di volontà di perseguire davvero l’ottimizzazione dei costi. Sono convinto che un’attenta analisi dei costi in cui siamo specialisti, potrebbe portare importanti economie, senza dover tagliare servizi ai cittadini. Vi sono aree di costo in cui è possibile ridurre la spesa di almeno 15–20 punti percentuali, liberando risorse improduttive. Spesso è solo questione di volontà politica che latita o di resistenze degli apparati alle quali i politici non sanno o non vogliono opporsi”. Qualche esempio? “Sarebbe difficile menzionare alcuni enti pubblici che non hanno voluto aderire alle nostre proposte di collaborazione. Più costruttivo citare almeno uno tra i nostri più significativi e recenti successi: il Teatro alla Scala, che non a caso è ambasciatore dell’eccellenza italiana nel mondo”.

“Quello che noi chiamiamo studio del “modello di consumo” è un grande investimento che facciamo su ognuno dei nostri Clienti ed è assolutamente indispensabile per individuare soluzioni non solo economicamente vantaggiose, ma anche qualitativamente eccellenti e durature nel tempo” 17


COVER STORY

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“Il diamante, un investimento sicuro” Maurizio Sacchi, amministratore delegato della Diamond Private Investment di Ancona, ci spiega perché può essere vantaggioso investire in diamanti. Purchè si rispettino alcune regole del gioco di P. Duranti

D

ottor Sacchi, Lei può essere considerato a pieno titolo uno dei maggiori esperti - in Italia e non solo - del mercato dei diamanti da investimento, pur provenendo dal mondo della finanza. Non sono due settori molto differenti tra loro? “Nient’affatto, e le spiego subito il motivo. La Diamond Private Investment opera nel settore dei diamanti da investimento, cioè di un tipico strumento finanziario, come affermato e ribadito più volte dalle nostre autorità monetarie”. Come si è avvicinato a questo settore? “Verso la fine degli anni Ottanta fui contattato da un’azienda che commerciava diamanti. La cosa mi incuriosì non poco e così andai a lavorare per loro: non vi era un organigramma ben definito, ma

di fatto conquistai sul campo il ruolo di responsabile commerciale. Possiamo dire che da questa esperienza ha preso piede in Italia il mercato dei diamanti da investimento come prodotto finanziario”. Una scelta oggi rivelatasi vincente, ma che allora poteva apparire rischiosa, tanto più che Lei era considerato un abilissimo promotore finanziario … “Forse è proprio per questo che mi chiamarono, e penso che non rimasero delusi: l’azienda andava molto bene, si guadagnava”. E allora perché dopo alcuni anni decise di mettersi per conto proprio? “Perché al di là dei numeri – indubbiamente soddisfacenti – vennero a mancare gli stimoli. Ho sempre considerato

il guadagno come l’effetto di un obiettivo ancor più importante: lavorare bene, offrire un prodotto o servizio qualitativamente molto elevato e possedere sempre, ogni giorno, quelle doti di grinta e passione indispensabili per perseguire i traguardi che ci siamo posti”. A quando risale la costituzione della Diamond Private Investment? “Al 2004. Ma i primi tre anni li abbiamo utilizzati per organizzare il lavoro. Quando iniziammo a proiettarci sul mercato, eravamo pronti al 100 per cento …”. Parliamo allora dell’investimento in diamanti. A chi vi rivolgete? “Al cliente interessato ad investire in un prodotto finanziario che rappresenta un bene rifugio per eccellenza”.

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COVER STORY

LE QUATTRO DOMANDE DA CHI COMPRO? Da un operatore finanziario con una solida esperienza del mercato dell’investimento in diamanti, che si avvale di istituti di credito partner e di una rete di intermediari finanziari per collocare il prodotto stesso. COSA COMPRO? Diamanti certificati dall’istituto emanazione della borsa diamanti di Anversa, tatuati ed assicurati da primaria compagnia di assicurazione che ne attesta caratteristiche, valore e natura del certificato. A CHE PREZZO COMPRO? A quotazione di mercato pubblicata su testate finanziarie (Il Sole 24 Ore, Milano Finanza) che fanno testo anche nell’atto della rivendita. DOMANI A CHI POSSO RIVENDERE? La società si impegna al momento dell’investimento a ricollocare sul mercato i diamanti acquistati dal cliente a quotazioni ufficiali e non secondo valutazioni soggettive di commercianti entro 30 giorni, scaduti i quali, in caso di impossibilità interverrà il fondo di garanzia rivendite.

Sul sito aziendale ho letto che consigliate di investire in diamanti per non più del 5 per cento del patrimonio personale o familiare. Perché? “E’ un messaggio in linea con il nostro Codice Etico, che abbiamo abbracciato ed applicato in toto. E’ opportuno non impegnare tutti i propri risparmi in investimenti in beni rifugio perché se poi c’è da cambiare la macchina o sostituire la caldaia … i diamanti si devono vendere. Si tratta infatti di un patrimonio, proprio come un immobile che si rivenderà solo in casi di vera necessità. E, al pari di questo, estremamente sicuro, per una serie di motivi”. Un investimento a lungo termine? “Neppure. Si ragiona in termini di breve, medio e lungo termine con riferimento a tutto ciò che costituisce risparmio. Noi stiamo invece ragionando attorno alla possibilità di patrimonializzare una parte

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del capitale della famiglia, da tenere al “sicuro”, in un’ottica di diversificazione degli investimenti”.

“I diamanti acquistati dal cliente sono garantiti, sigillati, tatuati, certificati e quotati”.

DPI veicola i propri servizi attraverso le banche, attraverso apposite convenzioni. Anche fuori regione? “Siamo presenti in tutta Italia. Al riguardo mi preme sottolineare che abbiamo fatto la scelta di lavorare esclusivamente con banche radicate sul territorio – come le BCC, le Banche Popolari, le Casse di Risparmio -, quegli istituti, cioè, che ci permettano di arrivare direttamente alla clientela affiancandoci ai loro operatori”.

Cosa significa? “Con il tatuaggio viene impresso sulla cosiddetta “cintura” del diamante il relativo numero identificativo, che ne permette la tracciabilità, mentre il certificato – realizzato da HRD, il più prestigioso ente di certificazione a livello mondiale – contiene tutti i dati tecnici del diamante: purezza, colore, peso e qualità di taglio. Sono gli elementi che consentono di identificare ciascuna singola pietra. Sul sito della Borsa del Diamante attraverso un apposito link è possibile consultare e verificare tutte le caratteristiche del pezzo: una vera e propria anagrafe”.

Lei prima ha accennato alla sicurezza dell’investimento per il cliente. “Da un lato c’è l’aspetto remunerativo, dall’altro l’insieme di tutele giuridiche previste a livello normativo”. Partiamo da queste ultime.

La garanzia cosa copre? “C’è una polizza assicurativa che copre furto e rapina, ovviamente a condizione


DPI

Rendimenti Annui YTD

1,97

2011

5,15

360,00

2010

3,14

330,00

2009

2,06

2008

6,71

2007

4,06

270,00

2006

3,87

240,00

2005

3,67

210,00

2004

2,98

2003

2,98

2002

2,81

150,00

2001

3,39

120,00

2000

3,95

1999

4,10

1998

3,92 8,70

1996

6,04

1995

4,78

1994

8,73

Luglio 2012

Andamento Quotazione Diamanti/Inflazione/Oro

®

318,91

Inflazione (fonte ISTAT)

300,00

304,45

Oro € (fonte LBMA)

281,22

Diamanti (fonte il sole 24 Ore)

243,11

180,00

191,86

90,00 60,00 30,00 0,00 -30,00

31,5 9,13

5,60 -3,01

13,9 5

13,7 0 -0,16

9

19,7

38,4

4

42,6

2

47,7

0

54,1

1

58,1

2

62,3

9

18,8

21,0

-5,66

-9,00

0

0

0

-16,33

25,7

0

29,1

32,5

-6,31

-2,95

0

0

35,4

0

-1,39

5

72,9

7

80,5

4

54,19

4 23,5

68,8

38,3

0

40,8

-3,76

0

1,36

42,8

0

45,2

0

105,7

86,9

95,9 5

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3

112,0

5

130,8 1 4 122,3 26,39 8

106,97 86,22

51,34 51 ,20 46,9 0

51,1 0

52,9

0

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1997

Diamond Private Investment

che tali beni siano custoditi in una cassetta di sicurezza in banca o in un armadio corazzato che abbia determinati requisiti tecnici. Ma a questo proposito mi piace ricordare anche che DPI è l’unica azienda che garantisce al cliente la rivendita dei diamanti, attraverso un fondo di garanzia costituito presso una società inglese”. Come funziona questa garanzia? “Secondo modalità piuttosto semplici: nel caso in cui il cliente ci conferisca il mandato a vendere i propri diamanti sul mercato, abbiamo 30 giorni di tempo. Scaduto tale termine, interviene la predetta garanzia”. Capita spesso che non riusciate a piazzare i diamanti? “Per la verità non è mai accaduto perché … i clienti non ci chiedono di venderli! Anzi, è statisticamente provato che chi

investe in diamante, dopo pochi mesi ripete l’operazione. Altro che venderli! Comunque, per prudenza, suggeriamo di investire in pietre di un valore unitario che va dai 5mila euro fino ad un massimo di circa 20mila euro, perché alienabili più agevolmente”. E’ naturale che io Le chieda il motivo. “Ed è ovvio che io le risponda con i numeri. Il valore del diamante cresce costantemente (si veda il grafico, ndr) di 1-1,5 punti oltre l’inflazione. Un incremento lento ma costante. Per questo – dati alla mano – dico che il diamante rappresenta un investimento efficace per tutelare parte del patrimonio, più che per diventare ricchi”. Osservando il grafico, però, mi pare che la quotazione dell’oro si sia incrementata parecchio … “Mi chiedo però se oggi qualcuno ha il

coraggio di investirvi: qualche dubbio ce l’ho”. Se non sbaglio vi sono anche profili di natura tributaria che rendono appetibile l’acquisto di diamanti. “Il diamante da investimento è uno strumento finanziario, di per sé non soggetto al capital gain. Dal momento che si versa l’Iva, diviene un bene in libera circolazione. E poi – aspetto tutt’altro che secondario – sui diamanti non si paga l’Imu …”. Un’ultima domanda sulle caratteristiche del servizio: dove sono quotati i diamanti? “Trimestralmente il Sole 24 Ore pubblica i valori, differenti a seconda del colore, della purezza e di altri valori tecnici”. I diamanti li acquistate Voi e li rivendete al cliente tramite la banca? “Fisicamente noi non li vediamo nep-

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COVER STORY

Un CdA di “eccellenze” La caratura dei membri del Consiglio di Amministrazione di Diamond Private Investment dà l’idea del grado di credibilità di cui gode tale realtà a livello nazionale. Oltre a Maurizio Sacchi, amministratore delegato della società, ne fanno parte infatti il professor Massimo Santoro (presidente) – già Direttore Generale della Vigilanza di Banca D’Italia e Vicepresidente di Capitalia, il senatore professor Mario Baldassarri, l’ambasciatore Sergio Vento – che è stato rappresentante italiano all’Onu e in Usa - e l’ex direttore di Fineco Michele Casella. Segretaria del CdA è Monica Bernini.

pure: partono dalla Borsa di Anversa e giungono a destinazione presso la banca che tiene i rapporti con l’acquirente”. Lei ha accennato al Codice Etico. Cosa Vi impone? “Oltre alle regole comportamentali che ho descritto prima, si può affermare – senza timore di smentita – che i nostri diamanti sono veramente “etici”, cioè puliti: sono importati in Italia regolarmente in ossequio alle risoluzioni Onu emanate in materia. Inoltre, sul loro acquisto viene puntualmente pagata l’Iva e tutte le transazioni successive avvengono in modo trasparente attraverso il circuito bancario. Con l’adozione del Codice Etico abbiamo fortemente voluto che il clien22

te che decide di investire in diamanti sia consapevole di quello che sta facendo”. Il cliente investe al prezzo determinato dalle quotazioni pubblicate dalla stampa specializzata. A tale costo vanno aggiunte le commissioni? “No. La quotazione del diamante è già comprensiva delle commissioni spettanti a noi e alla banca. Non solo: durante il periodo di possesso il cliente non sopporta alcun costo, fino all’eventuale rivendita”. La quale ha un costo … “Una commissione del 10 per cento, che però incide in misura molto bassa sul rendimento dell’investimento. In sostan-

za, se il cliente decide di rivendere i suoi diamanti dopo dieci anni dall’acquisto, la commissione è all’incirca dello 0,7 per cento annuo. Il che significa che l’investimento è stato premiato”. Un’ultima domanda: non fate concorrenza ai gioiellieri? “Assolutamente no, trattandosi di due professioni completamente differenti”. Mi spiega perché, in due parole? “Perché i gioielli si comprano in gioielleria, mentre gli investimenti si fanno in banca”.


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CONTROCOPERTINA

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Giancarlo Mengoni Il futuro è nella “città intelligente” di P.Duranti

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er molti anni protagonista della vita politica osimana, dal 2010 è il deus ex machina di Astea, la società a capitale pubblico-privato che gestisce i servizi idrici, elettrici, di igiene urbana e del gas per vari Comuni di quel territorio (come Osimo, Recanati, Montecassiano, Porto Recanati, Loreto, Montelupone, Potenza Picena ed altri). Nella sua duplice veste di Amministratore delegato e di Presidente, Giancarlo Mengoni ricopre sia la carica “politica”, sia quella manageriale. Che non gli manchino le capacità tipiche del bravo manager lo intuiamo leggendo la locandina-invito al convegno ospitato lo scorso 12 dicembre nella sala convegni di Astea. “Impatto ambientale e mobilità sostenibile. Progetti e soluzioni per una città intelligente”. Il messaggio è chiaro: i vertici di Astea guardano

avanti, alla società dei prossimi anni, dove termini come Smart City e Smart Grid saranno il pane quotidiano. “E’ proprio così”, ci spiega il Presidente, “dobbiamo prepararci al nuovo contesto che si verrà a creare. Come? Proiettandoci con ottimismo verso le nuove sfide”. Quale sarebbe il nuovo contesto di cui parla? “E’ cambiata la normativa che regola la presenza e l’operatività delle aziende di gestione sul territorio di vari servizi: non soltanto l’igiene urbana, ma anche la distribuzione del gas e il SII (Servizio Idrico Integrato). Così, con l’entrata in vigore della nuova normativa che impone gare pubbliche per tutte le indicate tipologie di attività, la nostra stessa presenza sul mercato assumerà necessariamente nuove sembianze. Non oggi, non domani, ma il futuro è disegnato in questo senso”.

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CONTROCOPERTINA

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Facciamo sempre il possibile per assecondare tutte le richieste che ci provengono quotidianamente

Per cui Astea è proiettata a ripensare al proprio core business. Ma i soci sono d’accordo? “I nuovi progetti non soltanto vanno incontro alle esigenze manifestate dai nostri soci pubblici – cioè i Comuni – ma anche del socio privato (il Gruppo GPO, ndr), che su argomenti quali Smart Grid e Smart City ha spinto moltissimo. Certo, viviamo un momento delicato in cui dobbiamo muoverci con cautela, ma sempre orientati allo sviluppo”.

cioè le altre aziende del settore attive in provincia, ma al di là di una disponibilità teorica non siamo mai andati. Neppure una gara assieme siamo riusciti a fare … La verità, purtroppo, è questa; e di conseguenza il rischio di presentarci frammentati alla gara regionale è tutt’altro che lontano”.

stione dei rifiuti … “Io posso parlare per Astea e per quanto avviene nelle zone gestite da questa società. E al riguardo posso constatare come il servizio funzioni molto bene. Facciamo sempre il possibile per assecondare tutte le richieste che ci provengono quotidianamente”.

Secondo Lei perché? “A mio avviso le difficoltà di dialogo sono dovute principalmente a motivi politici”.

Lei ha accennato alle novità normative relative alla gestione dei servizi di igiene urbana. Tempo fa si parlava della possibilità di creare aggregazioni tra le varie società operanti in provincia, per scongiurare il rischio che soggetti esterni vincano gli appalti. Non se ne è fatto più nulla? “Una fusione delle piccole realtà locali è tuttora auspicabile. Ci siamo seduti più volte al tavolo con i nostri “cugini”,

Presidente, i numeri di bilancio vi stanno dando ragione. Ma a tali dati corrisponde anche la soddisfazione degli utenti? “Direi di si, stando ai risultati emersi dall’indagine di customer satisfaction condotta recentemente da una società specializzata”.

Richieste di che tipo? “Segnalazioni molto diverse: dalla presenza di un rifiuto sul marciapiede alla perdita di acqua in un appartamento, a un black out elettrico … l’esigenza dell’utente è piuttosto elevata”.

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Insomma tutti soddisfatti. Altrove invece vi sono spesso lamentele sulla ge-

A proposito del rapporto con gli utenti, quanto incide la crisi sulla regolarità del pagamento delle bollette? “Purtroppo vi sono difficoltà oggettive, inutile nasconderlo. E ciò vale tanto per le famiglie quanto per le imprese. Anzi, per le utenze non domestiche la situazione è ancor più grave. Noi - consapevo-


li di tali difficoltà - nei limiti del possibile cerchiamo di accordare piani dilazionati di pagamento, anche se mi rendo conto che il più delle volte è soltanto un palliativo”. Visto che Astea ha chiuso il bilancio nettamente in utile, sono scongiurati tagli al personale? “Guardi che siamo l’unica società pubblico-privata della zona ad aver effettuato, in piena crisi, nuove assunzioni negli ultimi tempi, oltre ad aver stabilizzato rapporti di precariato. Oggi infatti contiamo 204 collaboratori diretti, ai quali vanno ad aggiungersi i 70 “indiretti”, cioè lavoratori di agenzie e cooperative impiegate per lo più nei servizi stagionali”. La raccolta differenziata come sta procedendo? “Piuttosto bene, visto che abbiamo ovunque superato il 60 per cento, quindi al di sopra dei limiti di legge. Ad Osimo, in

particolare, è stata raggiunta la percentuale più alta – 66 per cento – tra i Comuni con oltre 30mila abitanti di tutta la provincia di Ancona. A Filottrano la raccolta differenziata arriva al 63 per cento, pur essendo partita da pochi mesi”. Come è stato possibile? “E’ il risultato da un lato di una saggia campagna informativa, dall’altro della consapevolezza e di un elevato senso di responsabilità manifestato dalle famiglie e dalle imprese del territorio. Relativamente al primo aspetto, è importante sottolineare come accanto ad un’adeguata opera di sensibilizzazione svolta nelle settimane precedenti all’avvio della raccolta differenziata – in prevalenza tramite convegni e depliant informativi – Astea si sta impegnando per mantenere costantemente alta l’attenzione verso le tematiche ambientali”.

“Tramite il porta a porta. Non avendo un termovalorizzatore o impianti di altro tipo, al momento è l’unica via percorribile”. Però Astea è l’unica società pubblica della zona ad avere un impianto di selezione del materiale riciclato … “Esatto. Si tratta di un impianto operativo dal settembre 2009, che ci permette di rivendere il materiale “differenziato” (in prevalenza carta e plastica). Un altro modo per creare lavoro sul territorio …”.

La raccolta differenziata come avviene?

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IL PERSONAGGIO

Amilcare Brugni 28


Presidente Nazionale della Federazione Maestri del Lavoro d’Italia e Marchigiano dell’anno 2012. Ai giovani dico: “Siate tempisti. Abbiate la virtù di guardare il mondo che vi gira attorno e trovare l’attimo e il modo per salire a bordo” di A. Dachan

Lei è Presidente Nazionale del Maestri del Lavoro: vuole presentarci questa Federazione? “La Federazione nasce nel 1956 come Ente Morale per Decreto del Presidente della Repubblica. Raccoglie coloro che sono stati insigniti con la Stella di Maestro del Lavoro, un titolo che viene assegnato in base a requisiti precisi come i 25 anni di lavoro continuativo, l’abnegazione, la moralità, l’aver aiutato ed aiutare i giovani ad inserirsi nel mondo del lavoro, impegnarsi per migliorare la sicurezza sul lavoro”. Quando è stato nominato Maestro? Quando, invece, è diventato Presidente? “Sono stato nominato Maestro nel 1999; prima di allora non conoscevo questo titolo e devo dire che sono orgoglioso di aver ottenuto il riconoscimento. Da allora ho rifiutato ogni altra onorificenza. I Maestri del Lavoro operano tramite Consolati regionali e provinciali. Ho iniziato ad Ascoli e sono entrato nel Consiglio Regionale delle Marche prima e successivamente in quello Nazionale. All’ultimo rinnovo mi sono candidato alla Presidenza e sono stato eletto. E’ un compito gravoso per le obiettive difficoltà che investono la Federazione, soprattutto di natura economica. Ma il mio impegno e le mie capacità sono tese al superamento di ciò”.

Quali sono i vostri compiti principali? “Il nostro compito principale è portare la nostra esperienza lavorativa nelle scuole, per dare ai giovani consigli e spunti su come inserirsi nel mondo del lavoro. Accompagniamo le scolaresche nelle aziende, portando i ragazzi a scoprire la realtà lavorativa da vicino”. Vuole raccontarci il suo percorso formativo e professionale? Mi sono diplomato come geometra nel 1959, ma non ho mai esercitato la professione. Subito dopo, gli studi, infatti, su segnalazione del Preside della mia scuola ho accettato un’ offerta di lavoro presso una ditta che cercava un contabile. Successivamente ho partecipato ad un concorso per un impiego in banca vincendolo. Quando sono stato nominato Maestro del Lavoro ero Funzionario Capo Area su 15 filiali presso la Cassa di Risparmio di Ascoli Piceno. Ho sempre dedicato grande impegno e passione al lavoro”. Cos’è per lei, il lavoro? “Mi piace citare la frase: “Il lavoro santifica l’uomo e l’uomo, con il lavoro, santifica la vita”. Oggi più che mai il lavoro è benessere, è vita ... “. Che consiglio darebbe ai giovani che si affacciano al mondo del lavoro?

“Noi Maestri del Lavoro siamo degli intermediari, cerchiamo di trasmettere loro insegnamenti e valori, di incoraggiarli ad un impegno costante. Come diceva Edison: “Il genio è 1 intelligenza e 99 sudore”. Bisogna darsi da fare, non aspettare impassibili”. Lo scorso settembre le è stato assegnato il premio Marchigiano dell’anno 2012: come ha accolto questa nomina? “Ricevere questo titolo mi ha fatto sentire appagato, perché evidentemente è stato riconosciuto che quello che ho fatto nei lunghi anni di lavoro ha contribuito a dare lustro alla nostra terra”. Che rapporto ha con questa regione? “Amo molto le Marche, sono la mia terra, la mia storia, Anche a livello di istituzioni, vorrei sottolineare che esiste un forte legame tra la “Regione” Marche e i Maestri del Lavoro. La legge che regola la nostra Federazione stabilisce un contributo da parte delle Regioni per le nostre spese istituzionali e con i tagli introdotti dalle recenti manovre, la Regione Marche ha continuato ad erogarlo, a conferma della fiducia riposta nel nostro ruolo e nella nostra missione. Insieme ai dirigenti della Regione facciamo parte della Giuria del Premio Valore Lavoro e a nostra volta abbiamo istituito un premio sulla sicurezza sul lavoro a livello provinciale.

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IL PERSONAGGIO

Restando in tema di Istituzioni, recentemente la Commissione Sicurezza del Senato ci ha convocato per proporci di organizzare, insieme all’INAIL, un convegno nazionale dedicato alla sicurezza sul lavoro”. Abbiamo parlato molto di lavoro, ma ci tolga una curiosità: quando era piccolo, cosa sognava di fare “da grande”? “Sono di origini umili, Ho conosciuto mio padre quando avevo sette anni: lui era partito per la guerra ed è tornato solo nel 1947; ricordo ancora quel giorno quando, tornando da scuola, vidi per la prima volta mia madre camminare con un uomo …., era lui. Fu un’emozione molto forte. Mio padre era spazzino comunale, poi divenne usciere, lavorando sempre con impegno; è morto quando era ancora giovane, all’età di 57 anni. Essere cresciuto in un simile contesto non mi ha mai spinto verso ambizioni particolari, ma sicuramente desideravo studiare e anche gli insegnanti mi incoraggiavano a farlo, perché avevo buone capacità di apprendimento. Sognavo di poter avere, da grande, un lavoro e una situazione economica che il mio povero papà non aveva avuto”.

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Nella vita di tutti i giorni, chi è Amilcare Brugni? “È un cittadino italiano che ama la sua città, la sua regione, la sua Patria, in modo ideale, Nel mio piccolo ho dato il massimo per contribuire al miglioramento e alla crescita del territorio e spero che i nostri associati possano continuare a fare altrettanto. Non sono mai stato geloso di quello che faccio, anzi, ho sempre voluto condividerlo con la famiglia, i colleghi, gli amici e i soci: come dice un bravo lavoratore, “Se la ditta va bene, vado bene anche io”. In questo particolare momento storico, dove ci sono famiglie senza lavoro e si sono create situazioni sociali difficili, bisognerebbe fermarsi per stabilire quelle che sono le priorità e a livello istituzionale, prendere decisioni che tutelino il lavoro e ridiano dignità e quindi libertà a tutti. Sono per natura ottimista e so che ce la faremo a superare questo scoglio”.

Il Maestro visto dall’amico e socio Alfredo De Marco “Il Maestro Amilcare, oltre che essere quasi un fratello per me, è un esempio e una guida. Ho avuto l’onore di essere un suo discepolo e ho fatto tesoro di tutti i suoi insegnamenti per la mia carriera. Anche io vengo da una famiglia di umili origini e ho imparato che, quando alla base della famiglia c’è il sacrificio e il lavoro, si cresce con valori profondi come l’onestà, la dedizione e il rispetto degli altri. Dallo scorso anno ho iniziato a lavorare come Segretario del Consolato Interprovinciale dei Maestri del Lavoro di Ascoli Piceno e Fermo ad Ascoli Piceno e quando vado con il Maestro Amilcare nelle scuole, a incontrare i giovani, constato con piacere che lo ascoltano, gli fanno domande, si fidano di lui, della sua storia e della sua esperienza e guardano con più coraggio alloro futuro”.


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S W E NDAL MONDO Firmata l’intesa tra Qatar e Fondo Strategico Italiano

L’Assemblea generale dell’ONU, con 138 sì, 9 no e 41 astenuti ha approvato, il 28 novembre scorso, la risoluzione che accoglie la Palestina come “Stato Osservatore”. Soddisfatto il leader palestinese Abu Mazen: “Siamo qui per la pace”. Anche l’Italia si è espressa in modo favorevole: “La decisione, si legge in una nota di Palazzo Chigi, è parte integrante dell’impegno del governo italiano volto a rilanciare il processo di pace con l’obiettivo di due Stati, quello israeliano e quello palestinese, che possano vivere fianco a fianco, in pace, sicurezza e mutuo riconoscimento”.

In attesa della fine del mondo si costruisce un’arca come Noè

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La Qatar Holding e il Fondo strategico italiano hanno firmato un’intesa che prevede la costituzione di una joint venture denominata IQ Made in Italy Venture: il capitale iniziale è di 300 milioni di euro. Ora ci si chiede quali saranno le aziende di moda coinvolte. Già l’estate scorsa il Qatar era diventato proprietario di una maison storica, un emblema del made in Italy, Valentino. Nell’intesa firmata dai due partner il focus settoriale non riguarda solo la moda e il lusso, ma anche l’arredamento e il design, il turismo e benessere e l’agroalimentare.

Onu: sì alla Palestina “Stato Osservatore”

Lu Zhenghai, un facoltoso imprenditore cinese che evidentemente crede nella teoria Maya sulla fine del mondo, ha speso 100mila euro per la costruzione di una casa galleggiante. “Quando arriverà l’uragano e la mia abitazione sarà travolta, io mi salverò e chi vuole può venire con me”. Secondo quanto riportato dal Daily Mail, le proporzioni dell’arca non sarebbero propriamente “bibliche”, infatti «la barca misura 21,2 metri in lunghezza, 15,5 metri di larghezza e 5,6 metri di altezza e può resistere a 140 tonnellate d’acqua».


Il procuratore generale del Messico ha compilato una lista con i nomi di 25.000 persone, tra cui anche numerosi bambini, ritenute disperse nel Paese negli ultimi sei mesi. La lista, di cui riferisce il Washington Post, è stata consegnata alle autorità governative ed è allegata ad alcuni documenti riservati. Comprenderebbe i nominativi di migliaia di persone considerate scomparse a seguito delle violenze legate alla criminalità organizzata e al narcostraffico in Messico.

Il socialdemocratico Pahor è il nuovo presidente sloveno

Il governo australiano ha dichiarato ufficialmente guerra al tabagismo, dando il via libera alla legge che apporta grandi modifiche al mondo dei tabacchi. Dal 1 dicembre bandite le sigarette brandizzate: pacchetti anonimi e immagini deterrenti per abbattere la dipendenza dal fumo. L’iniziativa del governo di Canberra ha ottenuto l’approvazione anche dall’Organizzazione Mondiale della Sanità.

25 mila persone scomparse in Messico negli ultimi sei mesi

Alle elezioni presidenziali in Slovenia è arrivato il successo inaspettato per il candidato socialdemocratico Borut Pahor, ex primo ministro e sostenitore delle riforme dell’ex governo composto dal centrodestra e guidato da Janez Jansa. Il presidente uscente era dato come favorito, ma ha conquistato solo il 32,6% dei voti contro il 67,4% di Pahor. Tra proteste e scontri in piazza, le elezioni presidenziali slovene si sono svolte in un clima di tensione.

Sigarette no logo e pacchetti con immagini shock

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LE GRANDI FAMIGLIE MARCHIGIANE

Gaspare Spontini L

a Casa – Museo: un luogo con un’anima, un cimelio L’edificio che ospita l’Archivio, la Biblioteca, il Museo Gaspare Spontini è il luogo dove hanno vissuto Gaspare Spontini e Celeste Erard ed è il luogo, sacro per i Majolatesi, dove è morto Gaspare Spontini il 24 gennaio 1851. Dopo la morte del Maestro in questa casa ha continuato a vivere, durante i soggiorni majolatesi, la Contessa Celeste Erard, una donna di servizio e ha avuto sede la Reggenza dell’Amministrazione dell’Ospizio di Carità Spontini, poi Opere Pie ed ora Fondazione Gaspare Spontini. Questi elementi fanno della Casa Spontini un cimelio, che custodisce l’ultimo respiro di Spontini, i suoi passi, le note, gli incontri. Pertanto questo edificio non è un luogo neutro, non è solo un palazzo antico dove all’interno è organizzato un percorso museale; non è una casa senza storia, senza anima, adattata ad ospitare esposizioni di documenti spontiniani, ma è un luogo sacro alla storiografia spontiniana. La Casa Spontini Erard è stata realizzata intorno al 1842-43, proprio accanto alla più sentita opera filantropica voluta da Spontini: l’Ospizio per i cronici, cioè per gli anziani invalidi e malati che, a quel tempo, non ricevevano alcuna assistenza.Nel 1848 l’edificio era del tutto

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Sulle note della Vestale, alla riscoperta del Compositore e Direttore d’orchestra di Maiolati Spontini di Marco Palombella

completato, infatti, per la Sacra Visita del Cardinale Corsi alla Reggenza delle Istituzioni Spontini, insieme i “Canonici Visitatori”, Don Rinaldo de’ Marchesi Ghislieri e Don Giuseppe Benvenuti “nepote carnale del Cardinale di questo cognome”, il Segretario del Vescovo e il Caudatario restarono molto soddisfatti, soffermandosi presso la nuova abitazione di Gaspare Spontini, “la Segreteria ed ammirò il nuovo appartamento preparato per l’E.V. non che la scelta scala per la quale ad esso si ascende”. Alla morte di Celeste Erard, la casa Spontini ospitò il Segretario comunale e l’attività della Reggenza. Mentre il palazzo comunale majolatese, con annesso il Teatro Costanza, era in cattivo stato di manutenzione, nel 1880 si pensò di utilizzare, come Municipio, la bella ed arredata casa di Gaspare Spontini. Le Istituzioni Spontini offrivano alternative migliori all’antico palazzo comunale, sicuramente per il Municipio, ma anche per le scuole, la tesoreria e altri uffici: la casa Spontini era un ambiente raffinato e ben arredato, pronto per essere utilizzato, con un modesto affitto, come nuova sede comunale.Una prima idea consapevole del valore dei cimeli di Gaspare Spontini venne con l’Avv. Enrico Colini, Presidente la Reggenza dell’ospizio di Carità. L’Avv. Enrico Colini nei

primi anni del Novecento fece stanziare lire 200 per la sistemazione a museo della Casa Spontini. Si trattò di un primo tentativo che riuscì ad arginarne l’abbandono e in parte il saccheggio. La brillante idea dell’Avv. Colini fu concretizzata solo negli anni cinquanta, ma fin dal 1909 l’ultimo piano di Casa Spontini, in quel momento anche Municipio, fu chiamato Museo, in quanto raccoglieva nel più grande disordine gran parte dei cimeli spontiniani. Il Municipio rimase in Casa Spontini al 1937, in questo uso furono apportante molte modifiche all’immobile: aperte delle porte, modificati alcuni piani, eliminati corridoi, create nuove stanze. Con l’inaugurazione del nuovo Municipio, la Casa Spontini ospitò magazzini, rivendite, alloggi popolari, ma fu sede anche di scuola elementare e soggiorno temporaneo per un gruppo di soldati tedeschi. Dal 1943 l’edificio aveva ospitato al primo piano anche la scuola elementare: tutto questo non poteva certo aiutare il ricordo del precedente splendore. Purtroppo i tre piani erano ancora collegati tra loro e spesso l’ultimo piano della Casa Spontini, dove erano accatastati gran parte dei cimeli, era il luogo di divago per i ragazzi del paese che vi si recavano di nascosto in cerca di avventure e souvenir.

Nel dopoguerra, il Reggente delle Opere Pie Domenico Palmolella si adoperò per l’istituzione di un Museo, con sezioni: Archivio e Biblioteca. Giovedì 6 settembre 1951, alle ore 16,00, fu inaugurato il Museo Gaspare Spontini di Majolati Spontini, ora Archivio, Biblioteca, Museo Gaspare Spontini. In tempi recenti è stata istituita la Conservatoria, che promuove le tre sezioni presenti nell’edificio. L’azione più evidente è la fruizione del Museo da parte del turista o dello studioso musicale, ma sono presentate anche richieste di studio più complesse, rivolte all’Archivio storico e alla Biblioteca. Recentemente queste tre sezioni hanno avuto un incremento, infatti, sono stati acquistati sul mercato antiquario importanti cimeli o fonti musicali che sono messi a disposizione di tutti gli studiosi nel mondo. A questo proposito vogliamo ricordare alcuni documenti, tra i tanti, acquistati: la partitura de La Vestale, edizione a stampa Erard; il medaglione di bronzo di David D’Angers con il profilo di Spontini; i bozzetti della prima recita dell’Olimpia; la dedica autografa dell’Agnese a Celeste Erard da parte del Musicista e la partitura della Fuga in maschera, recentemente rappresentata con successo al Pergolesi di Jesi.

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LE GRANDI FAMIGLIE MARCHIGIANE

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Domenico Mustafà il merito per la ripresa della Musica di Spontini Se Gaspare Spontini tra il 1807 e il 1811 poteva essere considerato il più importante musicista in carriera del mondo musicale, complice anche la sua weltanschauung imperiale-napoleonica, già dopo il 1820 il suo ruolo, sia pure prestigioso di Direttore dell’Opera di Stato di Berlino, era diventato più marginale. Nel Giugno 1840, l’età artistica di Spontini si era già conclusa, ecco quanto scriveva un autorevole giornalista ed autore di cui non voglio ricordare il nome per ricambiare un certo astio che lui ebbe per Spontini: “Già un anno fa se ne era venuto (Spontini ndr) qui per una settimana e dall’alba a mezzanotte rincorreva tutti i personaggi influenti per provocare il suo richiamo a Parigi. Poiché la maggior parte delle persone qui lo ritenevano già defunto da molto tempo, si può immaginare che si siano spaurite alquanto della sua improvvisa, spettrale apparizione. L’intrigante irrequietezza di questo scheletro aveva, infatti, qualche cosa di spaventevole. Il Signor Duponchel, Direttore della Grande Opéra, non lo volle ricevere ed esclamò con terrore – Questa mummia intrigante non voglio che mi si accosti! Mi basta già avere da sopportare gli assalti dei viventi!”. Ancora: “Ogni volta che all’Académie de musique o alle Bouffes un’opera fa un fiasco colossale, si osserva nei paraggi un’inquietante scarna figura con il viso pallido e capelli neri come il carbone, una specie di bisavola mascolinizzata la cui

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apparizione preannuncia sempre un sinistro musicale. Gli Italiani, appena l’apparizione si fa vedere, stendono rapidamente l’indice e il mignolo e gridano allo iettatore. Gli spensierati Francesi, che non vogliono saperne di superstizioni, si limitano a scuotere le spalle e nominano senza precauzioni ‘Monsieur Spontini’. Si tratta, infatti, dell’ex Direttore del Grand Opéra di Berlino, del compositore de La Ve sta le e del

Ferdinand Cortez, due capolavori che ancora a lungo fioriranno nella memoria degli uomini e saranno ancora ammirati, mentre il loro creatore ha cessato già ormai di suscitare simile sentimento”. Eppure poco tempo prima, il 4 gennaio 1830, Gaspare

Spontini aveva festeggiato la duecentesima rappresentazione de La Vestale. Nel 1844, oltre alla prima esecuzione de La Vestale a Copenhagen, il sincero estimatore della Musica spontiniana, RiccardoWagner, incontrò a Dresda Spontini e mise in scena La Vestale, ma si trattò piuttosto di una riesumazione, di una curiosità storico-musicologica, piuttosto che di una naturale riedizione del capolavoro del Majolatese. Tra il 1851 e il 1853 ci fu la ripresa de La Vestale a Lille e a Parigi, la stessa Contessa Celeste Erard dispensò consigli per favorirne l’allestimento, ma poi intorno alla figura di Spontini calò un’ombra, un oblio, ancora più forte in Italia dove le esecuzioni de La Vestale e del Fernando Cortez erano state ascoltate solo da un piccolo gruppo di estimatori nelle rare recite di Firenze, Milano e Napoli. Se non ci fossero stati dei raffinati musicisti e direttori musicali le opere di Spontini sarebbero uscite definitivamente dalla programmazione tradizionale dei teatri e forse sarebbero state riesumate solo in qualche festival elitario estivo destinato ad un’esigua pattuglia di melomani. Il merito del passaggio del testimone della musica di Spontini tra i due secoli lo si deve al Maestro Domenico Mustafà, a Roma, e a seguire ai Maestri Castelbon De Beauxhostes all’Arena di Beziers ed Edoardo Vitale a Milano, Parigi, Buenos Aires, Roma, Napoli ed altre città. L’occasione venne dal Centenario della nascita di Gaspare Spontini, celebra-


Marco Palombella, Conservatore del Museo Cerchiamo di segnalare alla comunità musicale gli anniversari spontiniani o di inserirci in grandi manifestazioni musicali al fine di affiancare il nome di Spontini agli eventi di maggior rilievo. Recentemente abbiamo celebrato con mostre, pubblicazioni e medaglie commemorative i bicentenari delle prime rappresentazioni de La Vestale e del Fernand Cortez. L’obiettivo principale è quello di realizzare un consapevole fondo documentario su tutta l’arte e la storiografia spontiniana, ma anche sulla famiglia Erard e sul primo Ottocento musicale europeo, periodo aureo per la musica di Gaspare Spontini. to principalmente negli anni 1874 e 75, rappresentò un’occasione straordinaria per l’efficace diffusione della Musica del Majolatese nell’Italia risorgimentale e in tutta Europa. Le iniziative e le manifestazioni promosse a Majolati, in Italia e nel mondo sono state insuperate, straordinarie. A Majolati furono istituiti due distinti e qualificati Comitati capaci di innescare l’interesse per la riscoperta e la nuova diffusione della musica di Spontini. Come per magia, dopo anni di silenzio, si riaccese la lampada del sacro fuoco spontiniano. Il Musicista Amintore Galli per la Casa Edoardo Sonzogno Editore pubblicò La Vestale, riduzione per pianoforte. Ispiratore dell’iniziativa e autore della premessa fu il noto musicista Amintore Galli (1845-1919). La Casa Ricordi non fu da meno e presentò, sia La Vestale, sia il Fernando Cortez, oltre a delle selezioni di arie d’opera e di inni come Saluto all’Imperatore di Germania tratto dall’inno Prussiano Borussia. Ma la vera rivoluzione copernicanaspontiniana, stava per rivelarsi a Roma dove il decadimento della cultura musicale iniziò ad arrestarsi con la costituzione delle prime Accademie, tra queste: l’Accademia Filarmonica Romana e la ripresa dell’attività dell’Accademia di Santa Cecilia. In una gara originale di manifestazioni celebrative per il Centenario della nascita di Gaspare Spontini, la Società Musicale Romana decise di eseguire La Vestale. L’opera era molto nota, si sapeva che era stata il capolavoro del Musicista marchigiano, ma a Roma non era mai stata eseguita, così come a Jesi. A Roma, nel 1840, era stata messa in scena una La Vestale, ma non quella di Spontini, ma quella di Saverio Mercadante.

Già nel Giugno 1874 iniziarono le prove de La Vestale di Gaspare Spontini sotto la Direzione di Domenico Mustafà. Uno storico majolatese, nel 1884, così ricordava l’avvio di questa riscoperta spontiniana: “Il nome di Gaspare Spontini per circa mezzo secolo ingiustamente al pari di tanti altri quasi obliato, accennò a ridividere fra noi, ed alla Società Musicale Romana è dovuto di aver richiamato l’attenzione del pubblico sulle opere immortali di questo sommo maestro, quando ebbe la felice idea di risuscitare e far gustare ai Romani le note mirabili de La Vestale. Quella Società si procurò di tal guisa verso l’Arte un titolo di benemerenza. […] Le feste Centenarie di Gaspare Spontini ebbero luogo in Majolati nella seconda metà del mese di Agosto, l’anno 1875, riuscite non indegne di Lui, sebbene i Municipi delle Marche non avessero corrisposto come si aveva speranza. È doloroso il ricordarlo, ma quell’appello rimase pressoché inascoltato. La Società Musicale Romana volle dapprima rendere omaggio alla memoria di Spontini

con richiamare in vita La Vestale e fece veramente opera meritoria e degna de’ maggiori encomi. Rese poi anche un più segnalato servigio all’arte col riprodurre l’altro meraviglioso spartito: il Fernando Cortez. […] I giornali più autorevoli di Roma pubblicarono relazioni particolareggiate assai pregevoli intorno a quest’opera eseguita nella Sala Dante”.

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ALTO ARTIGIANATO

Lady Atelier Il sogno di Lucia Bussaglia: realizzare abiti da favola per vestire donne autentiche e uniche. Un sogno che diventa professione e che dĂ vita a creazioni incantevoli, per le occasioni piĂš importanti di A. Siria Foto di: Matteo Mingo

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Credo molto in ciò che c’è dietro al lavoro. Il mio compagno mi ha aiutata a trovare le giuste motivazioni: gli affetti mi fanno rigenerare, mi danno la spinta ad andare avanti. Credo che se fossi stata sola non avrei avuto la stessa energia e lo stesso entusiasmo.

e che hanno suscitato un grande interesse. Così mi si sono aperte porte che mai avrei immaginato...”. Ad esempio? “Ho avuto l’onere e il piacere di essere contattata dagli organizzatori di Poiesis, una delle manifestazioni artistiche e culturali più importanti per la città di Fabriano. Per quell’occasione ho presentato un progetto, disegnando dei bozzetti su delle filigrane create appositamente per l’evento; una mini collezione di abiti da sera, che ha incontrato il gusto e il favore dell’artista Francesca Merloni. Tutti e dodici gli abiti disegnati sono stati scelti da lei, che li ha poi indossati durante le tre giornate del Festival. È stata una grande gioia per me, perché riuscire a vestire una persona creativa, sensibile e carismatica come lei non è semplice; allo stesso tempo una vetrina che mi ha fatta conoscere al grande pubblico. Poi ci sono state altre occasioni, come l’Expo Marche, l’Afrodite Expo, la sfilata Marche della Moda in concomitanza con la Notte blu, che ti permettono di far vedere le tue creazioni e incontrare la gente”.

S

ignora Lucia, il mondo della moda e dall’alta sartoria artigianale l’ha scoperta due anni fa tramite le creazioni di “Lady Atelier”: com’è iniziato questo suo viaggio? “È iniziato per pura passione, una passione che coltivavo sin da piccola, anche se la città di Fabriano offriva stimoli e opportunità di altra natura e l’appartenenza ad una famiglia che gestisce una florida azienda nel settore metalmeccanico mi ha proiettato verso prospettive diverse. Ho frequentato l’Istituto per la formazione alla moda Carlo Secoli, una scuola privata prestigiosa di Milano che mi ha permesso di conoscere il mondo della moda da vicino, con l’opportunità di fare anche degli stage per importanti maison come Valentino, Cavalli, Genny e Byblos. Poi sono tornata nelle Marche e ho lavorato con la mia famiglia. Con la crisi economica ho sentito il bisogno di cambiare, di intraprendere una strada nuova, che fosse tutta mia e che mi permettesse di dedicarmi alla mia passione per la moda. Così ho iniziato con la creazione di abiti per delle istallazioni, che venivano inseriti nelle vetrine del centro

Oltre alle proposte di alta moda, ha creato anche una linea sportiva: ce la vuole presentare? “Sì, l’ho chiamata “Lady Pilates” ed è stata creata apposta per lo studio Covatech di Milano, a cui è affiliata la palestra che gestisce il mio compagno; ci ha fatto una richiesta specifica per una linea di abbigliamento dedicata alle discipline olistiche, come lo yoga, il pilates, che deve rispondere a caratteristiche di alta vestibilità e praticità. Lo scorso anno abbiamo presentato la collezione a Milano, ad un meeting a cui erano presenti i maggiori Centri italiani ed europei di pilates ed è stato un grande successo. Inoltre ho partecipato ad un concorso dedicato all’imprenditoria femminile con una nuova linea, “Cucù Design”, che offre kit per le neo mamme, corredini per bambini e abiti pre-maman, interamente cuciti a mano. Una rivisitazione della borsa da portare in ospedale per l’evento nascita e che sarà disponibile in negozi specializzati e boutique per bambini. L’attività principale a cui mi dedico, tuttavia, resta quella di Lady Atelier, con gli abiti da cerimonia, da sposa e da damigella”.

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ALTO ARTIGIANATO

Queste tre linee, tanto diverse tra loro, hanno un elemento comune? “Sicuramente l’esclusività dei capi, la lavorazione artigianale, la ricercatezza dei tessuti e il fatto che tutti i materiali siano al 100% made in Italy. Questo implica un accurato lavoro di selezione e scelta, che mi spinge spesso a viaggiare per cercare i filati italiani migliori, i dettagli che fanno la differenza”. Come definirebbe la moda? “Per me la moda è buon gusto, moderazione, essenza. Devo dire che un effetto benefico della crisi è stato il fatto di farci vedere le cose in modo diverso: oggi non si punta più al numero di capi nel proprio guardaroba, ma alla loro qualità. Io che sono artigiana e creo abiti ad hoc lo riscontro continuamente confrontandomi con le clienti. Quando realizzo un capo mi devo dedicare con cura all’ascolto della persona che ho davanti, per capire cosa vuole, qual è la sua idea e riuscire poi a realizzarla al meglio. In questo la moda artigianale offre grandi possibilità, perché

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personalizza ogni singola creazione”. Ha mai rimpianto il lavoro in azienda? “L’azienda è la mia famiglia, per me è stata e resta un riferimento fondamentale. Non ho rimpianti, mi piace molto la vita che mi sono scelta, anche se l’impegno è davvero grande; le soddisfazioni che arrivano giorno dopo giorno mi ripagano di ogni sacrificio. Il mese scorso, ad esempio, ho ottenuto il riconoscimento “Marche eccellenza artigiana”: ne sono entusiasta, ma vorrei rimanere con i piedi per terra. Tutto sta avvenendo così rapidamente, che nemmeno me ne rendo conto; ho preso, per così dire, l’onda d’urto, ma vorrei riuscire a godermi i successi, un passo alla volta”. Può anticiparci qualcosa sulle sue prossime creazioni? “Lavorerò alla realizzazione di abiti per un Musical che andrà in scena al Teatro Gentile da Fabriano, poi ci saranno le istallazioni per Natale, gli abiti delle

clienti e la creazione dell’abito che indosserà l’artista Francesca Merloni per la serata UNESCO a Fabriano, quando sarà presentata la candidatura di Fabriano a città creativa della carta”. Quali sono i tuoi progetti per il futuro? “Continuare a lavorare con lo stesso entusiasmo e la stessa passione, dare del mio meglio in Confartigianato, dove sono state scelta per il direttivo, crescere la mia bimba e dare alla luce il mio secondogenito, che aspetto da cinque mesi. Tanti cambiamenti importanti, tutti insieme, che mi spingono sempre di più a credere che le soddisfazioni si gustano giorno per giorno, senza aspettarsi nulla dal futuro. Un augurio che faccio a me stessa e agli altri è che le cose migliorino per tutti”.

Lady Atelier Località Cà Maiano 57/A – Fabriano www.ladyatelier.it


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BORSA

Il firmamento delle marchigiane quotate In questa pagina presentiamo l’andamento di Borsa delle società marchigiane quotate

ELICA

Biesse Segmento: Star Performance 1 anno: Performance 1 mese:

Segmento: Star Performance 1 anno: Performance 1 mese:

-23,04% -7,85%

Fase negativa per BIESSE che ha archiviato un calo del -7,8 % su base mensile. L’ipotesi di nuovi cali troverebbe conferma nella Performance relativa rispetto all’indice Ftse All-Share, ( -2,12 % sulla giornata di borsa del 07/12/2012). L’azione ha fatto peggio del mercato. I Volumi sono risultati pari a 46.952 pezzi scambiati, un valore superiore sia alla seduta precedente sia alla media settimanale. Tuttavia c’è interesse intorno al titolo, capace di ben altre potenzialità; ipotesi di Volatilità elevata.

+18,17% - 3,23%

Ancora al di sotto di 1,00 euro il titolo ELICA, con ipotesi di nuovi cali, sostenuta dagli analisti, che troverebbe conferma nella Performance relativa rispetto all’indice Ftse All-Share, dove si registra una variazione negativa del -1,57 % sulla giornata di borsa del 07/12/2012. Lo strumento ha fatto peggio del mercato. Tuttavia i Volumi sono risultati pari a 161.875 pezzi scambiati, un valore superiore sia alla seduta precedente sia alla media settimanale. La partecipazione degli operatori si sta intensificando, probabile l’avvio di una fase a Volatilità elevata ELICA

Poltrona FRAU

Indesit Ord. Segmento: MTA Performance 1 anno: Performance 1 mese:

Sembra inarrestabile l’ascesa di INDESIT COMPANY che sale di +5,7% su base mensile; anche in termini di Performance relativa rispetto all’indice Ftse All-Share, si registra una variazione positiva del 1,38 % sulla giornata di borsa del 07/12/2012. I Volumi sono risultati pari a 213.905 pezzi scambiati, un valore inferiore sia alla seduta precedente sia alla media settimanale, segno di una partecipazione decrescente da parte degli operatori. Possibile l’avvio di una fase a Volatilità ridotta. TOD’S Segmento: Blue Chip Performance 1 anno: Performance 1 mese:

Performance 1 mese:

- 3,23%

Performance 1 anno:

+18,17%

+1,47% - 1,06%

L’azione POLTRONA FRAU segna un calo di misura, rispetto alle nostre rilevazioni di Novembre. L’ipotesi di nuovi cali tuttavia, troveSegmento: Star rebbe conferma nella Performance relativa rispetto all’indice Ftse Trend: All-Share (- 0,96 % sulla giornata di borsa del 07/12/2012). Anche i Ancora Volumi sono risultati pari a 40.690 pezzi scambiati, un valore infeal di sotto di 1,00 euro il titolo ELICA, con ipotesi di nuovi cali, sostenuta dagli analisti, che riore sia alla seduta precedente sia alla media settimanale, segno di troverebbe conferma nella Performance relativa rispetto all'indice Ftse All-Share, dove si registra una partecipazione decrescente da parte degli operatori. Possibile una variazione negativa del -1,57 % sulla giornata di borsa del 07/12/2012. Lo strumento ha fatto l’avvio unaTuttavia fasei Volumi a Volatilità ridotta peggio del di mercato. sono risultati pari a 161.875 pezzi scambiati, un valore superiore sia alla seduta precedente sia alla media settimanale. La partecipazione degli operatori si sta intensificando, probabile l'avvio di una fase a Volatilità elevata ok

+44,28% +2,80%

Il titolo di Casette d’Ete sale con costanza e così la TOD’S mette a segno un +2,8% sul mese di Novembre 2012. L’ipotesi di nuovi apprezzamenti verrebbe confermata analizzando la Performance relativa rispetto all’indice Ftse All-Share, (+ 2,54 % sulla giornata di borsa del 07/12/2012). Lo strumento ha fatto meglio del mercato. I Volumi sono risultati pari a 141.953 pezzi scambiati, valore superiore alla seduta precedente ma inferiore alla media settimanale, segno comunque di attività crescente intorno allo strumento. 42

Segmento: Star Performance 1 anno: Performance 1 mese:

+50,27% +5,70%

Rubrica a cura di Michele Sasso Divisione Strategia e Finanza di Impresa – Gruppo Sida m.sasso@sidagroup.com Tel. 071.28521


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VITA DA MANAGER

Luciano Mario Bregola Amministratore Delegato di ISA Yachts “Il mio è un lavoro che ti porta a imparare con gli altri” di A. Dachan

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“Nel lavoro che faccio la passione per le barche e per il mare è importante, ma la leva motivazionale deve essere un’altra, ovvero la riuscita completa degli obiettivi che ci si è prefissati. La mia soddisfazione più grande è vedere che le decisioni prese, diano il risultato atteso”

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ottor Bregola, vuole raccontarci il percorso professionale che l’ha portata di diventare Amministratore Delegato di Isa Yachts? “Sono laureato in ingegneria meccanica e ho iniziato la mia carriera nell’industria dell’automotive, presso la Fiat Auto, dove ho lavorato per dieci anni. Per i successivi dieci anni sono stato alla Lear Corporation, una multinazionale americana che produce interni per auto. Ho conosciuto il mondo degli yacht lavorando per un’azienda che produce motoryacht in vetro-resina; alla fine del 2007 sono diventato Amministratore Delegato di Isa Yachts, l’azienda anconetana che produce mega yachts di lusso”. Che tipo di impegno comporta il suo ruolo manageriale? “Personalmente, come AD, ma anche come squadra, il nostro obiettivo principale è di soddisfare sempre l’aspettativa del cliente. Tutto il lavoro ruota nel mantenere gli impegni presi con il cliente; consideri che la costruzione di un mega yacht dura dai due, ai tre anni, durante i quali facciamo di tutto per realizzare le sue richieste e superare le sue aspettative. Un altro aspetto molto importante nel nostro lavoro è garantire la sicurezza dei lavoratori e dell’ambiente: nel nostro cantiere operano circa 600 persone nei periodi di produzione piena e la loro incolumità è per noi fondamentale. Il tutto si deve tradurre in un equilibrio economico della Società e dei suoi risul-

tati finanziari. Lavorando su commessa, facciamo dei grandi investimenti iniziali e questo implica la massima cura e attenzione nella gestione interna: chiediamo ai nostri dipendenti e fornitori il massimo rispetto degli standard qualitativi e delle tempistiche”. Quali sono i processi che portano alla creazione di un mega yacht? “Si parte dall’ipotesi di progetto, presentando al cliente i prototipi del suo ipotetico acquisto. Ci avvaliamo in questa fase della professionalità di diversi architetti, tra questi il più vicino a noi è Andrea Valicelli noto nel mondo per essere il progettista, tra le altre cose, di Azzurra, la prima barca a vela italiana che ha partecipato alla Coppa America. Quando il cliente ha definito il progetto, partiamo con la fase dello sviluppo tecnico, che dura circa sei mesi e che prevede la creazione di modellini; si fanno poi le prove in vasca, per assicurarci che i parametri delle prestazioni (velocità, consumi, comfort, vibrazioni ecc.) rispondano al progetto iniziale. Lavoriamo su pezzi unici, pur partendo da piattaforme comuni. A questo punto entrano in gioco due figure professionali: il project manager, che segue lo sviluppo del progetto con il cliente e i suoi rappresentanti e l’operation manager, che segue aspetti operativi legati alla costruzione dell’imbarcazione, come il rispetto dei tempi di esecuzione e degli standard qualitativi. Data la complessità del prodotto ogni cliente usufruisce di

un team con competenze specifiche (comandante, ingegnere elettronico, ingegnere meccanico, esperto in verniciatura ecc.), che segue passo-passo le diverse fasi di produzione”. Che tipologia di clienti avete? “La nostra clientela è al 100% estera: ci rivolgiamo al mercato europeo ed a quello americano oltre ovviamente ai paesi arabi ed ora stiamo negoziando anche con clienti del far est”. Come riuscite a soddisfare i gusti e le esigenze di un target così diverso? “Chi si rivolge a noi è perché, fondamentalmente, ama il nostro prodotto e la sua estetica esterna. Per personalizzazione gli interni ogni armatore viene con il suo architetto di fiducia, che cura la progettazione interna, definisce i materiali, lo stile ecc. Questa flessibilità che riusciamo a garantire non riguarda solo il rapporto con il cliente, ma anche la nostra organizzazione interna. Durante la realizzazione di ogni singola imbarcazione, infatti, le nostre risorse interne operano in fasi alternate: quando progettiamo, gli operai sono scarichi di lavoro e viceversa, riuscire a gestire questa sinuosità, mantenendo gli equilibri economici è una sfida costante”. Come si comunica un prodotto come il vostro? “Partecipiamo ogni anno al Salone dei mega yacht di Montecarlo, che è l’evento

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VITA DA MANAGER

espositivo più importante del settore ed altre importanti fiere a Cannes, Miami. A livello mediatico tramite riviste specializzate e attraverso il nostro sito internet; il nostro è un settore che non ha bisogno della pubblicità e reperiamo i clienti grazie al lavoro dei broker commerciali, che fanno da tramite tra il cliente e noi”. Che importanza ha il made in Italy per un settore come il vostro? “L’Italia è leader per quanto riguarda il design e il know how dei nostri artigiani è impareggiabile. Gli oggetti che si producono nel nostro Paese sono ambiti nel mondo per la loro qualità e per il loro valore estetico. Nel settore della nautica di lusso viene riconosciuto il ruolo di leadership del prodotto italiano, per la sua alta tecnologia e per il suo fascino, l’accuratezza delle lavorazioni in pelle, marmo, legno, che caratterizza gli interni degli yacht. I nostri competitor esteri hanno altre peculiarità che li rendono forti, come la tempistica e il rispetto scrupoloso delle regole, per questo come azienda facciamo lo sforzo continuo di rispettare al massimo le procedure e avere il pieno controllo dei processi. Non è un caso, infatti, che ISA, tra le prime al mondo, abbia ottenuto già nel 2008 la certificazione OHSAS 18000 (sicurezza sul lavoro)”. Può descriverci una sua giornata-tipo? “Ogni giorno la mia agenda prevede

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diverse riunioni di pianificazione e controllo, meeting con i rappresentanti degli armatori, incontri con i fornitori, conference call. È un continuo confronto e una perenne verifica del processo produttivo. Nel lavoro che faccio la passione per le barche e per il mare è importante, ma la leva motivazionale deve essere un’altra, ovvero la riuscita completa degli obiettivi che ci si è prefissati. La mia soddisfazione più grande è vedere che le decisioni prese, diano il risultato atteso. Trovo gratificante il rapporto con le persone, motivarle, spingerle a certi comportamenti. Sono aspetti del mio lavoro che richiedono una grande attenzione, per cogliere i cambiamenti ed essere tempisti nelle scelte”.

nell’esperienza nell’automotive, è quello di essere “Just in time”perché il fattore tempo è sempre più determinante e fa la differenza”.

Cosa consiglierebbe ad un giovane che vorrebbe intraprendere una carriera da manager? “Sicuramente di studiare, di scegliere percorsi universitari in ingegneria o economia, per acquisire le conoscenze e le competenze necessarie; di non fermarsi al primo impiego, di essere sempre motivati e curiosi di scoprire, di non accontentarsi della prima risposta, ma chiedere sempre il perché delle cose. Chi vuole fare carriera deve necessariamente avere voglia di prendersi delle responsabilità, avere capacità di problem solving e di lavorare in team. Uno dei requisiti più importanti, che ho imparato

E il suo di futuro da manager? “Non mi sono posto obiettivi diversi da quello di consolidare il futuro di ISA. Il mio è un ruolo che mi spinge a motivare le persone, a gestire il lavoro in team, a saper comunicare e infondere entusiasmo, voglia di fare. Le risorse umane hanno un ruolo centrale per noi. Bisogna avere coraggio e non porsi freni, non avere paura, anche facendo qualche errore, da cui poi si tragga un insegnamento”.

Come vede il futuro di Isa Yachts? “Vedo un futuro in cui si continua a lavorare molto, con passione e professionalità. Dopo il 2008 l’industria mondiale della nautica ha subito un forte crollo, con perdite fino al 60-80%. In questi quatto anni abbiamo lavorato per ristrutturare l’azienda, in modo da poter mantenere un equilibrio economico, nonostante la riduzione del fatturato. Il processo è stato completato e per il 2013 prevediamo di mantenere il rendimento, sperando in una nuova crescita nei tempi a venire”.


I V E R B

RIO DAL TERRITO

Certificazione Indagine CIA: i formaggi di Pesaro e Urbino conquistano i francesi Un doveroso omaggio a Cecco d’Ascoli ha concluso, sabato 2 dicembre, la XXIV edizione del Premio Internazionale Ascoli Piceno, conferito quest’anno al professor Grado Giovanni Merlo. La giornata finale del Piap ha avuto il suo momento clou nella lectio magistralis del professor Merlo, insignito del prestigioso riconoscimento per il volume “Il Cristianesimo medievale in Occidente”; la Menzione Speciale della Giuria è stata assegnata al professor Tommaso Di Carpegna Falconieri per il volume “Medioevo militante. La politica di oggi alle prese con barbari e crociati”.

Credito alle imprese: rapporto di Confartigianato

La Fondazione Pergolesi Spontini ha presentato alla stampa i risultati del XII Festival Pergolesi Spontini e della 45esima Stagione Lirica di Tradizione: quattro i titoli d’opera prodotti, 20 gli eventi tra opere e concerti, oltre 9500 gli spettatori, dal 90 al 97% la copertura dei posti disponibili nei teatri, 30.100 le giornate lavorative erogate, oltre 570 le maestranze contrattualizzate nelle produzioni liriche. Più della metà dei 530 fornitori sono locali. 1510 gli studenti coinvolti con il progetto “Ragazzi all’opera”. Nel corso della conferenza stampa, il CEO del Walton Art Center, Peter Lane, e l’AD della Fondazione, William Graziosi, hanno anticipato il sodalizio tra l’Artosphere Festival in Arkansas (USA) - promosso e sostenuto dalla famiglia Walton - ed il Festival Pergolesi Spontini a Jesi.

I formaggi della provincia di Pesaro e Urbino? Tanto buoni da fare concorrenza ai francesi. L’indagine avviata dalla Cia (Confederazione Italiana Agricoltori) della provincia di Pesaro e Urbino, sulla commercializzazione e sul gradimento ottenuto dai produttori di formaggi sul mercato, ha rivelato interessanti novità: alcune aziende della provincia, infatti, esportano in Europa i loro formaggi, pecorini e misti, trovando spazio anche su mercati di prima fascia come quello francese, ovvero nella patria dei formaggi.

Premio Internazionale Ascoli Piceno

Le Marche assorbono il 2,8% delle risorse nazionali con una cifra pari a 24.375 milioni di euro (-4,7% sul 2011); l’artigianato marchigiano ha ricevuto prestiti pari a 2.773 milioni di euro, il 5,2% dello stock nazionale destinato ai prestiti all’artigianato: nonostante la flessione del 7,6% sull’anno precedente, comunque la percentuale dei finanziamenti all’artigianato sul totale concesso alle piccole imprese è, nelle Marche, la più alta d’Italia, con il 37,8% (media nazionale = 27,5%). Lo rileva un rapporto di Confartigianato (dati Banca d’Italia – Artigiancassa), che vede Macerata al secondo posto per i finanziamenti all’artigianato rispetto al totale PMI (40,1%).

Presentato il Bilancio Festival Pergolesi Spontini e Stagione Lirica di Jesi 47


CONSULENZA

Imprese, cittadini e Pa potranno dialogare in rete Con la nuova legge “anticorruzione” una ventata di aria nuova nei rapporti tra cittadini e Pubblica Amministrazione: trasparenza, legalità e semplificazioni di M. Palumbo

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ambiano i rapporti tra cittadino e Pubblica Amministrazione: ogni ente dovrà infatti rendere noto, attraverso il proprio sito web istituzionale, almeno un indirizzo di Posta elettronica certificata (Pec) a disposizione dei cittadini per chiedere informazioni sui provvedimenti e procedimenti amministrativi che li riguardano. Con riferimento a tali atti, le Pa sono tenute a rendere accessibili in ogni momento agli interessati, tramite appositi strumenti di identificazione informatica, le relative informazioni (stato della procedura, tempi previsti, ufficio competente, ecc.). E’ una delle novità introdotte dalla recente legge “anticorruzione” nella Pubblica Amministrazione, entrata in vigore lo scorso 28 novembre. Si prevede inoltre che le controversie sui diritti soggettivi, derivanti dall’esecuzio-

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ne dei contratti pubblici relativi a lavori, servizi, forniture, concorsi di progettazione e di idee, possano essere deferite ad arbitri, previa autorizzazione motivata dell’Amministrazione. L’inclusione della clausola compromissoria nel bando, nell’avviso o nell’invito – così come il ricorso all’arbitrato - senza la preventiva autorizzazione, sono nulli. Per la risoluzione delle controversie nelle quali è parte una Pa, dal 28 novembre 2012 la nomina degli arbitri deve avvenire secondo principi di pubblicità e di rotazione. Gli arbitri di parte devono essere necessariamente individuati tra dirigenti pubblici soltanto se la controversia si svolge tra due Pubbliche Amministrazioni. Nuovi obblighi in capo alla Pa anche sul fronte della trasparenza, con particolare riferimento ai seguenti ambiti: procedimenti

di autorizzazione o concessione; scelta del contraente per l’affidamento di lavori, forniture e servizi; concessione ed erogazione di sovvenzioni e contributi. I dipendenti che, negli ultimi tre anni di servizio, hanno esercitato poteri autoritativi o negoziali per conto della Pubblica Amministrazione, nei tre anni successivi alla cessazione del rapporto di pubblico impiego non possono svolgere attività lavorativa o professionale presso i soggetti privati destinatari dell’attività della Pa svolta attraverso i medesimi poteri. I contratti conclusi e gli incarichi conferiti in violazione di tale divieto sono nulli (la norma non si applica però ai contratti già sottoscritti alla data del 28 novembre 2012). E’ inoltre prevista l’istituzione presso ogni Prefettura di un elenco dei fornitori, prestatori di servizi ed esecu-


sabile del procedimento e i titolari degli uffici competenti ad adottare i pareri, le valutazioni tecniche, gli atti endoprocedimentali e il provvedimento finale debbano astenersi in caso di conflitto di interessi, segnalando ogni situazione di conflitto, anche potenziale. Negli avvisi, bandi di gara o lettere di invito le stazioni appaltanti possono prevedere che il mancato rispetto delle clausole contenute nei protocolli di legalità o nei patti di integrità costituisca causa di esclusione dalla gara. Le stazioni appaltanti sono inoltre tenute a pubblicare sui propri siti web: la struttura proponente; l’oggetto del bando; l’elenco degli operatori invitati a presentare offerte; l’aggiudicatario; l’importo di aggiudicazione; i tempi di completamento dell’opera, servizio o fornitura; l’importo delle somme liqui-

date. Entro il 31 gennaio di ogni anno tali informazioni, relativamente all’anno precedente, dovranno essere pubblicate in tabelle riassuntive, liberamente scaricabili dai cittadini.

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tori di lavori non soggetti a tentativo di infiltrazione mafiosa; l’impresa iscritta nell’elenco deve comunicare alla Prefettura competente qualsiasi modifica dell’assetto proprietario e dei propri organi sociali, entro 30 giorni dalla data della modifica. Si considerano “maggiormente esposte a rischio di infiltrazione mafiosa” le seguenti attività: trasporto di materiali a discarica per conto di terzi; trasporto, anche transfrontaliero, e smaltimento di rifiuti per conto di terzi; estrazione, fornitura e trasporto di terra e materiali inerti; confezionamento, fornitura e trasporto di calcestruzzo e di bitume; noli a freddo di macchinari; fornitura di ferro lavorato; noli a caldo; autotrasporti per conto di terzi; guardiania dei cantieri. In materia di procedimenti amministrativi, si dispone che il respon-

Per saperne di più: L. 6 novembre 2012, n. 190 (Gazzetta Ufficiale n. 265 del 13 novembre 2012 49


INNOVAZIONE

“Telefonia mobile: con la Garbini Consulting tagliato il 25 per cento dei costi” “Nel 2012, in questo settore l’apporto degli specialisti della società di consulenza di Castelplanio ci ha fatto risparmiare un buon 25 per cento rispetto all’anno precedente”, ci spiega Luciano Cesari, direttore finanziario di ICA, gruppo di Civitanova Marche attivo nel settore delle vernici per il legno di Paolo Duranti

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ome è nata la collaborazione con la Garbini Consulting? “Inizialmente li abbiamo contatattati per sondare la possibilità di razionalizzare i costi delle etichette applicate sui contenitori metallici che contengono le vernici. Visti i buoni risultati ottenuti da questa società di consulenza, abbiamo avviato un analogo discorso per le spese riconducibili alla telefonia mobile. Un settore, questo, non core per ICA, ma comunque incisivo: tenga presente che stiamo parlando di circa duecento Sim, tra Dati e Voce. Si va dal classico cellulare a smartphone, notebook, tablet, ecc.”. Come ha accennato prima, siete soddisfatti … “Assolutamente sì. A parte ovviamente il risultato ottenuto da questa analisi, mi preme sottolineare che condividiamo la metodologia di lavoro sviluppata dalla Garbini, in particolare per tre aspetti: innanzitutto, perché l’analisi è iniziata con un serio e scrupoloso confronto tra le condizioni offerte dai diversi gestori presenti sul mercato. In secondo luogo, perché è garantita la loro assistenza in sede di stipula del nuovo contratto con il gestore selezionato. Elemento tutt’altro che trascurabile, considerato che spesso si tratta di identificare e gestire molteplici aspetti economici relativi a differenziati servizi offerti dai gestori”. Terzo aspetto? “Stipulato l’accordo con il gestore, i consulenti della Garbini

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Consulting effettuano un dettagliato controllo delle fatture ricevute, analizzando le singole voci attraverso un software dedicato che consente di verificare puntualmente la corretta applicazione degli accordi contrattuali”. Una collaborazione che si può allargare ad altri ambiti? “Molto probabilmente affronteremo con loro un ragionamento sull’energia elettrica”. Cosa ci dice riguardo ai costi della consulenza della Garbini Consulting? “Il loro compenso è commisurato al risparmio ottenuto. Diciamo che si pagano da soli”. Lei ha individuato settori e servizi non core per la Vostra azienda (etichette, telefonia, energia elettrica). Non è possibile sviluppare all’interno dell’azienda queste attività di razionalizzazione dei costi? “Teoricamente in parte lo sarebbe ma poi in pratica non è realizzabile. Per tutte le attività non core, per esperienza personale ed aziendale le dico che è estremamente difficile e dispendioso acquisire internamente le competenze idonee ad affrontare il problema e quindi ci si ritrova spesso nel fare attività superficiali o a posticiparle..… e in questi periodi le aziende non possono permettersi di tralasciare o rimandare i possibili saving dei costi di struttura. Sono le tipiche attività da esternalizzare”.


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IMPRESE

Non dimenticare la tradizione manifatturiera “GENERAZIONE STARTUPPER”: è il titolo dell’incontro dedicato ai temi dello sviluppo dell’imprenditoria giovanile e della filiera del trasferimento tecnologico, svoltosi lo scorso 6 dicembre presso la Facoltà di Scienze dell’Università Politecnica delle Marche a cura della Redazione

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el corso dell'evento – organizzato da Jesi Cube e dall’Industrial Liaison Office dell’Università Politecnica delle Marche in collaborazione con Meta Group Srl – è stato approfondito il tema delle start up innovative e ad alto valore aggiunto. Tra i relatori, il Rettore Univpm Marco Pacetti ha indicato l’obiettivo che deve darsi il contesto economico regionale: seguire traiettorie di sviluppo più alte, non dimenticando ed anzi valorizzando anche la tradizione manifatturiera, riqualificandola rispetto ai temi attuali e predisponendola alla concorrenza internazionale. Alessandro Sannino (fondatore di Gelesis) ha invece illustrato la propria esperienza di attivazione e creazione di una start up innovativa, soffermandosi sulle difficoltà che si possono incontrare, sulla necessità di evolvere per e con la propria idea d’impresa al fine di individuare il percorso ottimale da seguire. La presenza di tre finanziatori, Nicola Redi (Fondamenta sgr), Anna Amati (Meta Group srl) e Mario Pesaresi (E-Capital) ha permesso di fornire ai presenti utili indicazioni per coloro che attivano una impresa e che vogliono accedere ai finanziamenti per

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svilupparla. Il contributo video di Alessandro Fusacchia (Ministero dello Sviluppo Economico) – collegato da Roma - ha ricordato l’impegno del Governo per la semplificazione e l’incentivazione di nuove imprese, esortando i giovani studenti a mettersi in gioco e a considerare la possibilità di diventare startupper. Alla tavola rotonda - introdotta da Donato Iacobucci, delegato dal Rettore dell’Università Politecnica delle Marche per il trasferimento tecnologico - Alessandro Iacopini (Industrial Liaison Office – Università Politecnica delle Marche) ha illustrato i servizi e le modalità d’accesso per le iniziative di matrice accademica; successivamente Giuseppe Iacobelli (Direttore Jesi Cube) ha spiegato le opportunità messe in campo dal nuovo incubatore da poco attivato, che si propone come obiettivo quello di sostenere ed accelerare le nuove start up fornendo spazi e servizi avanzati. Infine Marco Corneli (Focus sgr - Banca Marche) ha anch’egli fornito – in qualità di venture capital – informazioni sui finanziamenti oggi attivi e quelli che saranno implementati in futuro.


Fondo di garanzia per le Pmi, in arrivo le nuove regole E ’ in corso di pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale un decreto del Ministero dello Sviluppo Economico del del 23 novembre 2012 che definisce – in attuazione dell’art. 13 del Dm 31 maggio 1999, n. 248 - le nuove condizioni di ammissibilità al Fondo di garanzia per

le piccole e medie imprese, di cui all’art. 2, comma 100, lettera a), della L. 23 dicembre 1996, n. 662 (Finanziaria 1997). Le nuove condizioni sono state adottate dal Comitato di cui all’art. 15, comma 3, della L. 7 agosto 1997, n. 266, nella seduta del 18 ottobre 2012. L’allegato 1

del decreto illustra le condizioni di ammissibilità e le disposizioni di carattere generale, mentre l’allegato 2 riporta i criteri di valutazione economico–finanziaria delle imprese per l’ammissione delle operazioni.

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IMPRESE

La tracciabilità industriale? Tutela sia il produttore che il cliente “Il tema della tracciabilità industriale è di estrema importanza ed attualità”, ci spiega Orazio Gravina, giovane manager da poco tempo amministratore delegato della Gruppo We Care S.r.l. e della Eticare S.r.l. di Falconara Marittima

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ottore, cosa si intende per “tracciabilità industriale”? “E’ l’insieme di operazioni tecniche che permettono di seguire il percorso delle materie prime in tutto il processo produttivo. E’ un ambito attorno al quale la Gruppo We Care sta investendo parecchio”. Perché è importante? “Perché in tal modo il produttore e il consumatore possono tenere costantemente sotto controllo tutta la linea produttiva, ed intervenire prontamente in presenza di anomalie o di difetti riscontrati. Tecnicamente, a seguito dell’applicazione di appositi TAG all’interno dei beni sottoposti a controllo, il fornitore e il cliente possono tracciare tutta la filiera produttiva. Un altro metodo di tracciabilità ed identificazione del prodotto può essere quello di utilizzare un codice QR Code (cioè l’evoluzione del vecchio codice a barre, ndr) – il cliente può ottenere informazioni sia sull’azienda, sia sul prodotto (azienda produttrice, materiali impiegati, ecc.)”. Ulteriore impiego del QR Code può essere

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quello di aprire una finestra sul Marketing e mercato elettronico con cui le Aziende moderne si affacciano al nuovo modo di fare business. Per la Gruppo We Care il settore della tracciabilità industriale va quindi ad affiancarsi alle altre attività svolte dall’azienda in oltre trent’anni di storia … “Certo. Attualmente la nostra mission è di abbracciare il cliente sotto tutti i punti di vista, con una gamma di servizi che mi permetto di dire essere molto rara per aziende di questo settore. Siamo nati molti anni fa come azienda commerciale: oggi siamo un gruppo che offre servizi ad ampio raggio, dalle consulenze nel campo della comunicazione e dell’immagine e anche nella costruzione di sistemi di comunicazione integrata quali Blog e social network, ossia le nove metodologie per vendere sia il proprio prodotto che la propria immagine aziendale”. Poi ci sono gli imballaggi, segmento che storicamente ha rappresentato gran parte del


“In un settore come il nostro si deve puntare moltissimo sul settore tecnico, garantendo un’assistenza continua e la presenza sul territorio”

vostro core business. “Prima di parlare di questo vorrei spendere due parole sulla tracciabilità delle risorse umane, un insieme di servizi del tutto nuovi – forniti da una nostra società partner – grazie ai quali attraverso un sofisticato software è possibile appunto avere un monitoraggio costante di ingressi, uscite, orari di lavoro, ecc. Quanto agli imballaggi, mi piace ricordare che siamo rivenditori autorizzati di attrezzature dei maggiori brand del settore come Robopac (macchine per imballaggio con film estensibile e Smipack (macchine confezionatrici manuali ed automatiche) - leader assoluti nel mercato di riferimento.”

Quali sono le prospettive? “Sono buone a patto che si investa costantemente in ricerca e sviluppo e si garantisca una costante presenza sul campo, cioè a diretto contatto con i clienti. La Gruppo We Care è in continua evoluzione, si sta espandendo in nuovi territori, sia nel Mezzogiorno che in talune regioni del Settentrione. I due milioni di fatturato raggiunti nel 2011 – traguardo che sarà con tutta probabilità replicato quest’anno, nonostante i primi mesi difficili – sono uno sprone a fare sempre meglio. E questo vale per tutta la squadra che completa la struttura We Care, un gruppo affiatato che rema nella stessa direzione”.

Com’è il mercato di queste attrezzatu- Lei ha posto l’accento sull’importanza di re? stare vicino ai clienti. In che senso? “Si tratta obiettivamente di macchinari “Nel senso che in un settore come il noa volte costosi, me ne rendo conto. Ma stro si deve puntare moltissimo sul setabbiamo pensato a proposte ad hoc e tore tecnico. Infatti la nostra struttura Contattaci per ulteriori informazioni sulla tracciabilità industriale personalizzate, compreso il noleggio dispone di due tecnici molto validi che temporaneo”. forniscono una continua assistenza al

www.gruppowecare.it

cliente, senza lesinare sulle ore lavorate o sul numero di visite effettuate … E guardi che mantenere una struttura tecnica non è affatto facile”. Un altro settore nel quale siete impegnati è quello dell’etichettatura. “E’ un’attività portata avanti da una nostra società, Eticare S.r.l., un etichettificio che opera sia in settori tradizionali, piuttosto standardizzati, sia in contesti in cui la creatività e la personalizzazione del servizio sono caratteristiche intrinseche all’etichetta. Pensiamo ad esempio alle confezioni e alle bottiglie di vino: l’etichetta è per forza di cose “tarata” sulla tipologia di cliente e di prodotto”.

srl

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CARRIERE E POLTRONE

Chi entra e... chi esce In questa Rubrica presentiamo le novità principali relative a nomine ed incarichi in aziende del territorio ed enti pubblici, nonché avvicendamenti che interessano marchigiani Nomine e incarichi possono essere inviati all’indirizzo email scrivici@mlmagazine.it

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• Il grottammarese Tullio Luciani entra nel direttivo nazionale Fnaarc-Confcommercio

In occasione del rinnovo della dirigenza della Federazione Nazionale Associazioni Agenti e Rappresentanti di Commercio (Fnaarc), svoltasi a margine dell’Assemblea Nazionale elettiva di Milano, che ha visto la riconferma alla presidenza dell’eccellente Adalberto Corsi, è risultato eletto nello stesso direttivo nazionale, con ben 127 preferenze (tra i più votati) anche il grottammarese Tullio Luciani, presidente degli agenti e rappresentanti Fnaarc-Confcommercio della provincia di Ascoli Piceno.

• Giuseppe Scorzoso, nuovo Presidente regionale FIDAL Marche

Il presidente del Comitato regionale FIDAL Marche per il quadriennio 2013-2016 sarà Giuseppe Scorzoso. A lui il compito di raccogliere l’eredità di Luigi Serresi, presidente regionale dal 2004 fino alla sua scomparsa, avvenuta poco più di dodici mesi fa. Scorzoso, 64 anni e residente a Recanati (MC), sarà quindi per le prossime quattro stagioni a capo di un Comitato che consta di 77 società affiliate e 5.385 tesserati.

• Lirica: il maceratese Claudio Orazi nominato sovraintendente al Teatro Verdi di Trieste

Il maceratese Claudio Orazi è il nuovo sovrintendente della Fondazione Teatro lirico Giuseppe Verdi di Trieste. Orazi, che per quattro anni sarà alla guida della Fondazione lirica triestina, è stato già sovrintendente e direttore artistico allo Sferisterio di Macerata (dal 1999 al 2002), al Teatro delle Muse di Ancona e, infine, alla Fondazione Arena di Verona (dal 2002 al 2008).

• Macerata, riconoscimenti ai Maestri Artigiani

I nomi degli artigiani nominati Maestri in occasione della Settimana Europea delle Piccole e Medie Imprese: Tommaso Candria (pelletteria artistica), Milko Morichetti (restauro opere d’arte) di Mogliano, Marico Cicconi (modellista) di Tolentino, Anna Maria Di Chiara (Sartoria su misura) di Morrovalle, Folco Bellabarba (tipografo) di San Severino Marche, Patrizia Ginesi (tessitura a liccetto), Paola Tomassini (confezioni su misura), Maria Varagona (tessitura a liccetto) e Giuseppe Verdenelli (orafi argentieri) di Macerata, Mario Guerra (lavorazione del corno) di Recanati, Lorenzo Lazzanti (restauro mobili) di Pollenza, Elvia Mengoni (sartoria su misura) di Corridonia, Lia Panichi (sartoria su misura) di Porto Potenza, Mariano Montironi ed Enrico Ribichini (argentieri) di Montecassiano.

• Gorgovivo: Fiorello Gramillano eletto Capo dei Sindaci

Il primo cittadino di Ancona Fiorello Gramillano è stato eletto Presidente dell’assemblea dei Sindaci durante l’assemblea del Consorzio Gorgovivo. Confermato Alessandro Mancinelli presidente del Cda.

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FORMAZIONE

La “Grafica di Gruppo” per vivere e lavorare nelle organizzazioni Appena entrato in azienda – circa vent’anni fa – mi sono reso conto che c’erano moltissime cose da migliorare. Appena lo facevo notare mi dicevano di usare il “buon senso”, ma il “buon senso” è soggettivo, alle volte ci dà l’impressione di risolvere un problema nel nostro lavoro o nel nostro ufficio, ma in realtà ne stiamo creando altri in aree organizzative diverse

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oi ho capito che “organizzare” significa prima di tutto capire dove non vi è bisogno di regole, successivamente individuare le aree organizzative dove invece le regole sono fondamentali, quindi avere la capacità di scriverle insieme, sviluppare – tutti insieme - il rigore per rispettarle e la creatività per migliorarle (quando serve). Allora, nel lavoro di tutti i giorni ho inventato e cominciato ad applicare con successo un metodo di lavoro completamente diverso: ho iniziato ad integrare tecniche e strumenti di “Grafica di Gruppo” per fare in modo che le persone raggiungessero obiettivi condivisi lavorando insieme, divertendosi. Funzionava. L’utilizzo di grafica, immagini, post-it, ecc… per “disegnare le idee”, le soluzioni, le regole - insieme - ha spesso trasformato la produttività del gruppo di

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lavoro e delle singole persone coinvolte. Più tardi mi sono accorto che qualcuno lo faceva già da molti anni (David Sibbet, Apple, Silicon Valley, California) e ho cominciato a studiare per migliorare il tutto. Così ho percorso la strada per la Visual Competency di Sibbet: 1. Lavora con la tua immaginazione 2. Fai pratica con l’espressività grafica 3. Crea presentazioni 4. “Registra” per immagini 5. “Facilita” per immagini 6. Disegna processi “visuali” 7. Insegna. Oggi uso e (per prima cosa) insegno “Grafica di Gruppo” per vivere e lavorare nelle organizzazioni. La definisco una “super-tecnica”, perché tutti capiscono il linguaggio grafico e perché applicabile a tutte le attività di progettazione organizzativa, alle attività

di gestione del lavoro e a quelle operative (il day-by-day). Si basa sulla potenza del linguaggio visivo e dell’apprendimento di gruppo. Si comincia imparando a “disegnare” forme-base, ideogrammi e pittogrammi, poi si lavora sui “formati per visualizzare” (poster, liste, griglie, diagrammi, mappe, piani d’azione) per coprire tutte le esigenze “lavorative” (vedi Figura 1). Applicando questa “super-tecnica” si apprezzano la disciplina e l’arricchimento del lavoro di gruppo e molto velocemente si impara il controllo della partecipazione e a saper vendere le proprie decisioni. “Grafica di Gruppo” è anche darsi un percorso sano e condiviso nella competenza chiave del cambiamento organizzativo: il Problem Solving-Decision Making-Project Management (tutto attaccato, come ci suggeriscono Kepner e


Tregoe). Significa analisi complete (con le “mappe mentali”), significa descrivere un problema e trovare le soluzioni implementabili. Decidere, una volta per tutte, per la soluzione giusta, sviluppare la “presentazione professionale” (imparare a presentare con le slide, ma soprattutto senza slide), preparazione, tempismo, piani d’azione “visuali” per passare all’azione, animare il gruppo e il suo lavoro. Nelle fasi di problem solving e di negoziazione si trasforma il conflitto in un’area di creatività, sviluppando l’assertività e i comportamenti negoziali. Si permette di allineare i processi di soluzione dei problemi e di decisione, praticamente l’uso della conoscenza, una delle criticità “organizzative” che spesso ci troviamo ad affrontare, insieme con il conflitto di motivazioni e di obiettivi.

Tutti – ad esempio - conoscono e parlano di “Missione”, “Visione”, “Mappa Strategica”, ecc… ma pochi sanno che il segreto per la “messa in pratica” è “facilitare” il team dei Top Manager a disegnare insieme e a creare modelli condivisi. Un buon manager dev’essere infatti prima di tutto un abile inventore e utilizzatore di modelli. Dev’essere in grado di sintetizzare un processo con uno schema, di spiegare un concetto con un’analogia che può essere più efficace di mille ragionamenti. Deve saper usare metafore e inventare icone che i suoi collaboratori ed interlocutori possano ricordare facilmente. Insomma, è quello che serve per non avere persone confuse e far sì che i meeting siano produttivi fin dall’inizio. È mettere “in fila”, raggruppare, combinare e valutare informazioni e idee per dare

forma e metodo al lavoro di tutti i giorni. Ma “Grafica di Gruppo” significa soprattutto scrivere le regole insieme e scriverle “per tutti” (solo se una persona estranea al lavoro riesce a capire “che cosa” e “come” si debba fare, una descrizione è ben fatta). Si sfrutta al 100 per cento il “principio di realtà” di un’organizzazione: il processo. La “logica di processo”, la disciplina mentale giusta per l’analisi critica del lavoro nella progettazione organizzativa. La base di tutti i modelli gestionali moderni. Descrivere le attività in documenti accessibili a tutti ed avere sistemi documentali semplici è la chiave per organizzarsi. Scrivere le regole insieme e scriverle “per tutti” significa ad esempio disegnare un organigramma pensato come “strumento di lavoro”, ragionare sui

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FORMAZIONE

Ruoli 2.0, Strumenti 2.0: la “Grafica di Gruppo” Il Piano Integrato Triennale Attività Produttive e Lavoro (Regione Marche, 2012–2014) identifica – nell’Obiettivo Specifico 9 - due figure professionali: l’Agente per il cambiamento e l’Account d’impresa. Queste figure – molto innovative - dovrebbero essere prioritariamente sviluppate all’interno del sistema dei Servizi per l’Impiego. Avranno responsabilità importanti: agevolare l’incrocio tra domanda e offerta di lavoro, indirizzare le imprese verso le opportunità formative, costruire e gestire cambiamenti organizzativi. Dovranno essere analisti di organizzazione e comunicatorifacilitatori, avranno bisogno di dotarsi velocemente di un “equipaggiamento operativo” semplice, flessibile, leggero. È l’occasione per cominciare (finalmente) a divulgare nella nostra regione gli strumenti della “Grafica di Gruppo”.

“verbi-relazione” (supervisionare, coordinare, supportare, eseguire, collaborare, cooperare, informare, verificare) in maniera “visuale”, condividere le aree di responsabilità per far funzionare il lavoro, disegnare posizioni di lavoro chiare, compiti coerenti e competenze adeguate. Un percorso didattico su queste tecniche permetterebbe velocemente a due figure professionali come l’Agente per il cambiamento e l’Account d’impresa – ma anche a chiunque si occupi di “Facilitazione Organizzativa” - di agire immediatamente sui fattori chiave del cambiamento (versione 2.0): apertura dei confini dell’organizzazione (interni e esterni), creazione diffusa e partecipativa (co-creation) di contenuti e cono-

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scenza, collaborazione tra le persone indipendentemente da gerarchie e schemi organizzativi predefiniti (fiducia reciproca e scambio metadisciplinare), approccio non riduzionistico alla complessità, velocità e flessibilità nel cambiamento continuo di ruoli, convivialità, stile di leadership convocativo, visione etica forte e coerentemente agita. Tenendo sempre presente che il segreto non sta nel conoscere, ma nel mettere in pratica.

Leonardo Cospito Formazione e Sviluppo Organizzativo, Gruppo Biesse leonardo.cospito@gmail.com


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FORMAZIONE

Eccellere oggi nel mercato del lavoro Sarà per il momento di crisi che si sta affrontando, sarà per la difficoltà di applicare una cultura organizzativa realmente basata sulle capacità delle Risorse Umane, che spesso si tende ad utilizzare il concetto di eccellenza quasi come potesse essere la parolina magica che ci fa tirare un sospiro di sollievo … come se intravedessimo nell’eccellente il “salvatore” del momento, come se, cercando bene, prima o poi uscirà il genio che ci detterà la soluzione ai nostri problemi

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n realtà non è così, si fa spesso fatica a non associare al concetto di eccellenza un concetto si superiorità, tralasciando invece un aspetto di pragmatismo che la parola nasconde… l’eccellente non è colui che sa fare cose straordinarie, ma colui che sa fare cose ordinarie straordinariamente bene… Come disse Aristotele, “noi siamo quello che facciamo, sempre, l’eccellenza non è un atto, ma è un’abitudine”; l’eccellenza è usare tutto ciò che è disponibile dentro di noi e tutto ciò che è disponibile fuori di noi. Quando le persone sono a contatto con la propria eccellenza conoscono ed esprimono il loro giusto valore, non c’è nè sopravvalutazione nè sottovalutazione, ma solo la capacità di usare ciò che si ha nel modo più ottimale possibile … Ma allora, tutti possiamo essere eccellenti? La risposta è si. Tutti possiamo in-

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dividuare le nostre capacità e cercare di gestirle nel modo più ottimale possibile e nel contesto in cui esse sono richieste. L’eccellenza non è un concetto filosofico astratto, bensì relativo e rappresenta la possibilità di esprimere il nostro potenziale. In molte aziende e su molte posizioni lavorative, soprattutto per i neo-laureati, non è tanto richiesta l’eccellenza contenutistica/specialistica, non è tanto il concetto di scolarizzazione che fa la differenza, quanto piuttosto la capacità di sapersi muovere precocemente in un contesto organizzativo e di intuire gli spazi e i tempi di interazione con i numerosi “attori” aziendali. Possedere competenze professionali eccellenti ma sbagliare tempi, luoghi e interlocutori aziendali‚ sono motivi di disadattamento. Anche per chi già sta lavorando o vuo-

le cambiare lavoro vengono privilegiate capacità comportamentali, desumibili dalle esperienze degli individui, più delle competenze specialistiche. In genere, tranne che per posizioni ad alto valore aggiunto specialistico, le organizzazioni sembrano più attente alle attitudini comportamentali e culturali piuttosto che a quelle cognitive (potenzialità specialistiche) testimoniate e privilegiate dalle accademie universitarie. Il concetto di scolarizzazione lascia quindi spazio a quello di sviluppo delle “soft skills”, ovvero di tutte quelle competenze maggiormente richieste dalle aziende che non sono specialistiche: la capacità di risolvere i problemi, di guidare le risorse, di saper ottimizzare il tempo, di gestire situazioni difficili mantenendo un corretto governo delle complessità, di capacità di adattarsi ai cambiamenti,


gestione dei gruppi, creatività … Saper riconoscere tali abilità e saperle esprimere contestualizzandole, significa eccellere. Il livello di eccellenza di un individuo, così come di un’organizzazione, dipende dalla sua capacità di abbracciare complessità che creano una tensione positiva, tensione di cui si ha bisogno per avere energia generativa e risolutiva. Le organizzazioni veramente eccellenti si riconoscono per la loro capacità di conseguire e sostenere nel tempo risultati eccezionali in ciò che riescono a fare, nei modi in cui lo fanno e nei traguardi che probabilmente riusciranno a raggiungere. Conseguire risultati d’eccellenza è tutt’altro che facile; ma ancor meno facile è mantenerli in un mondo caratterizzato da crescente competizione a livello globale, rapida innovazione tecnologica, continua trasfor-

mazione dei processi di lavoro e grande dinamismo del quadro economico e sociale e della realtà dei clienti. Tra le qualità che un’azienda dovrebbe possedere per essere considerata eccellente emergono orientamento ai risultati, attenzione rivolta al cliente, leadership e coerenza negli obiettivi, gestione in termini di processi e fatti, apprendimento, innovazione e miglioramento continui, sviluppo della partnership e soprattutto coinvolgimento e sviluppo delle persone. Non si parla si settorialità e di specificità di settore o di conoscenza, bensì di abilità che un’organizzazione dovrebbe saper esprimere ed adeguare ad un contesto spesso in evoluzione e in cambiamento. La sfida che il mercato del lavoro dovrà affrontare è quella di integrare le eccellenze di ogni individuo alle eccellenze di ogni organizzazione e viceversa, muo-

vendosi quindi verso un modello integrato di eccellenza. Sidagroup, al fine di valorizzare questo processo di consapevolezza e crescita personale delle proprie abilità, ha organizzato un Executive Master in “Sviluppo delle abilità manageriali”, un percorso formativo finanziabile – che inizierà a novembre - finalizzato a sperimentare le proprie abilità acquisendo strumenti e tecniche per riuscire ad esprimerle nel modo più ottimale sia in ambito lavorativo che fuori.

Giada Cappelletti Area Risorse Umane Gruppo Sida Tel. 071.28521 info@sidasrl.it

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FORMAZIONE

Camerino, Laurea Honoris Causa a un ascolano illustre Il prestigioso Ateneo marchigiano ha conferito l’importante riconoscimento a Francesco Bellini, Presidente di Neurochem inc., ora BELLUS Health, una società capofila specializzata nella messa a punto di medicinali terapeutici destinati al sistema nervoso centrale a cura della Redazione

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lla cerimonia di conferimento della Laurea in “Chimica e Tecnologia Farmaceutiche” al noto scienziato italocanadese – svoltasi lo scorso 30 novembre nella Sala della Muta di Palazzo Ducale – hanno partecipato, oltre al Magnifico Rettore Unicam Flavio Corradini, Sauro Vittori, Direttore della Scuola di Scienze del Farmaco e dei Prodotti della Salute, Vittorio Vittori, titolare di Farmacia, Vittorio Antonio Sportelli, docente dell’Ateneo, Tito Picotti, direttore dello stabilimento Angelini, Luciano Diomedi, Presidente dell’Ordine dei Farmacisti, Riccardo Rascioni, titolare di ARPA Cosmetics e Pasqualino Spinosi, direttore di Farmacie Ospedaliere.

Chi è Francesco Bellini

Scienziato e imprenditore farmaceutico, è nato ad Ascoli Piceno nel 1947 e ha la doppia cittadinanza, italiana e canadese. Trasferitosi a 21 anni a Montreal, si laurea in Chimica e, nel 1977, consegue un Dottorato di Ricerca in Chimica Organica presso l’Università del New-Brunswick. Nella sua lunga e prestigiosa carriera Francesco Bellini ha prodotto numerosi trattati ed articoli scientifici e depositato più di 30 brevetti, riguardanti in gran parte l’applicazione delle biotecnologie alla medicina: prodotti per il trattamento e la prevenzione del diabete e delle sue complicazioni, dell’Aids, del morbo di Alzheimer e, recentemente, di un rigeneratore epidermico comprendente un ossidante, un fotoattivatore e un cicatrizzante, molto efficace nel trattamento delle piaghe da decubito. La laurea assegnata dallUniversità di Camerino si aggiunge ai numerosi riconoscimenti assegnatigli in Italia e all’estero. Tra l’altro, si ricorda che nel 2005 Bellini è stato nominato Cavaliere del Lavoro da Carlo Azeglio Ciampi e nel 2006 ha ricevuto dalla Regione Marche il Picchio d’Oro, riconoscimento attribuito a personalità marchigiane che si siano particolarmente distinte nel proprio settore professionale. 64


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LAVORO

Il paradosso quotidiano nel mondo del lavoro In questo momento storico, nel quale il modello industriale è ancora un imprescindibile punto di riferimento ma si profilano chiari segnali della nuova epoca postindustriale, noi operatori siamo come adolescenti. Viviamo in una età di mezzo. Non siamo ancora consapevoli di utilizzare schemi che si allontanano sempre di più da quelli a noi familiari

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ome gli adolescenti siamo incapaci di adattarci alla nuova realtà, nella quale dobbiamo acquisire la consapevolezza e la responsabilità di adulti, tuttavia siamo consapevoli che dovremo farlo. “Stiamo diventando grandi, anche se non ci va… ”, come direbbero i Righeira. Ci capita quindi di dover convivere con comportamenti che appaiono paradossali perché le regole su cui sono basati non descrivono più la realtà in cui operiamo. Ciò si manifesta sicuramente nelle grandi questioni del lavoro, ma anche in curiose situazioni di minore portata che ci capita di osservare quoti-

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dianamente. Facciamo qualche esempio sui grandi temi. Sappiamo che il futuro del lavoro sarà più flessibile, eppure non riusciamo a rielaborare seriamente un concetto come quello di “mansione” (ancora presente in tantissimi contratti): se ogni lavoratore deve essere disponibile a riadattarsi a realtà mutevoli, come facciamo si basarci sulle rigidità di un modello organizzativo considerato immutabile? Stiamo andando verso un sistema che valuterà i lavoratori della conoscenza in base a “risultati attesi” più che in base al tempo. Perché ci concentriamo sui compor-

tamenti osservabili e facciamo poco sul tema della valutazione dei risultati? Se la produttività è il parametro più critico e fondamentale, perché non ci sforziamo abbastanza nell’analizzarla e creare dei benchmark di settore sulla base di indici definiti? Se il successo delle imprese dipende anche dalla fattiva collaborazione dei dipendenti, perché non si parla neppure di un loro coinvolgimento nella gestione? Se la crescita professionale dei lavoratori è un fattore critico, per quale motivo è così difficile definire un sistema di valutazione delle competenze? Se alcuni settori mostrano criticità, perchè


non riusciamo ad identificare i settori emergenti? Ecc. ecc. Tutti temi che peraltro sono stati affrontati con maggiore o minore successo in altri Paesi (basterebbe guardarsi in giro per studiare e fare proposte), ma in Italia a mio avviso occorrerebbe occuparsi delle situazioni paradossali più minute che sono tutti i giorni sotto i nostri occhi e porci domande del tipo: come mai è così difficile l’affermazione della meritocrazia spicciola? Perché facciamo fatica a dire: questo lavoro lo fai a casa e dopodomani ne parliamo? Che cos’è la “delega al contrario” e come mai ne siamo vittime?

Perché dobbiamo formare i nostri collaboratori quando questo li facilita nell’abbandonarci? Perché i lavoratori della conoscenza debbono essere considerati più un capitale che un costo? Come mai i collaboratori più incompetenti sono sempre trattati meglio degli altri? Perché le prestazioni di un professionista competente sono più economiche di quelle di un collega meno competente? Perché inseriamo buoni talenti nella speranza di migliorare il rendimento di un ufficio e dopo sei mesi ci accorgiamo che i nuovi inseriti sono in media con gli altri? Perché per essere più efficaci

abbiamo bisogno di un’organizzazione meno organizzata? Perché per consolidare il nostro ruolo di capi e mantenere il nostro potere siamo costretti a cederne parte? Una volta fatte, queste domande susciterebbero delle risposte capaci di porre le basi per un cambiamento innanzitutto culturale a questo punto non più procrastinabile.

Angelo Pasquarella Responsabile di Irsa e Projectland Autore de “Il Quinto Stato”

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INTERNAZIONALIZZAZIONE

Internazionalizzare al tempo della crisi

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Negli corso degli ultimi anni le aziende italiane hanno vissuto, e tuttora stanno vivendo, momenti di difficoltà operativa, che si riflettono in particolar modo sia sull’aspetto finanziario, sia su quello commerciale. In particolare, sono oramai manifeste le difficoltà nel generare fatturato e di conseguenza la necessità di ampliare il mercato e ricercare nuovi sbocchi commerciali, affinché si conseguano risultati positivi nel breve periodo (aumento degli utili), ed efficienze consolidate a livello finanziario nel medio-lungo

A

d oggi sono presenti diversi strumenti agevolativi che permettono alle aziende italiane, a vari livelli e attraverso forme di aiuto diverse tra loro, di progettare e soprattutto realizzare investimenti per incrementare la quota di mercato all’estero, e di conseguenza le esportazioni. Prima tra tutti è la SIMEST – Società Italiana per le Imprese all’Estero S.p.a., azienda controllata dal Governo italiano per il 76 per cento, e partecipata da banche, associazioni imprenditoriali e di categoria (dal 2013 sarà acquisita da C.D.P. - Cassa Depositi e Prestiti). Attraverso diverse tipologie di sostegno alle aziende, e più nello specifico agli imprenditori impegnati in attività di export, si pone l’obiettivo di assistere le imprese italiane che intendono investire all’estero e favorire il processo di internazionalizzazione, soprattutto dal punto di vista commerciale. Sono infatti previste diverse forme di aiuto, come la sottoscrizione fino al 49 per cento del capitale delle società estere partecipate da imprese italiane, l’agevolazione del finanziamento di quote sottoscritte dal partner italiano in società o

imprese all’estero, la gestione di Venture Capital. Nell’ambito degli scambi commerciali, invece, SIMEST agevola i crediti all’esportazione. Un’altra misura consiste nel finanziamento di programmi di inserimento sui mercati Extra UE finalizzati al lancio e alla diffusione di nuovi prodotti e servizi, ovvero all’acquisizione di nuovi mercati per prodotti e servizi già esistenti. Sono infine previsti finanziamenti agevolati (la copertura può arrivare al 100 per cento delle spese globali previste) per le imprese italiane che predispongono studi di fattibilità o realizzano programmi di assistenza tecnica in Paesi non appartenenti all’Unione Europea. Un altro istituto che si occupa attivamente di questi temi è la SACE S.p.a., società controllata al 100 per cento dal Ministero dell’Economia e delle Finanze, e dal 2012 acquisita dalla Cassa Depositi e Prestiti. Il gruppo offre servizi assicurativofinanziari ed è attivo nell’export credit, nell’assicurazione del credito, nella protezione degli investimenti, nelle garanzie finanziarie, nelle cauzioni e nel factoring. In particolare, mette a disposizione

strumenti finanziari per la copertura del rischio su credito e del rischio Paese, offrendo soluzioni concrete per sostenere le imprese nell’attività di export management. Da non dimenticare, infine, che diversi istituti di credito mettono a disposizione delle aziende risorse e know-how per sostenere ed incentivare l’attività di export: tra queste troviamo Bnl - che offre i suoi servizi in partnership con Sace - e Unicredit, attraverso il progetto Unicredit International. Quest’ultimo prevede un pool di servizi e prodotti dedicati, finalizzati ad allargare il business verso l’estero, attraverso la ricerca del miglior mercato per singolo prodotto, la ricerca di clienti o fornitori esteri, nonchè il supporto nelle fasi di sviluppo internazionale.

Nicasio Riggio Divisione Strategia e Finanza d’Impresa Gruppo Sida finanza@sidagroup.com Tel. 071.28521

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AMBIENTE E TERRITORIO

L’acqua gode di buona salute ma il limbo normativo è penalizzante Presentata la relazione annuale sullo stato del servizio idrico a cura dell’Aato 2 Marche Centro – Ancona di Fabio Lo Savio

L

’acqua pubblica nella provincia di Ancona resta su livelli di eccellenza ma risente di un quadro normativo ancora in via di definizione che ne potrebbe pregiudicare il futuro. L’A.A.T.O. n. 2 Marche Centro - Ancona ha presentato il tradizionale report annuale con il quale ha fotografato la situazione della “filiera acqua” nel territorio di competenza. La presidente Marisa Abbondanzieri e il direttore Massimiliano Cenerini, alla presenza degli operatori, hanno riassunto le attività avviate, le difficoltà incontrate nell’ultimo anno e il lavoro che si sta portando avanti, seppur in una situazione normativa tutt’altro che definita. Presidente Abbondanzieri, quali sono i problemi che ravvisate? “A fronte di una gestione in house da parte di Multiservizi Spa nella provincia di Ancona e nei due comuni del macera-

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tese Matelica ed Esanatoglia, ciò che ci preoccupa è la situazione di sostanziale incertezza sul futuro della tariffa idrica che verrà applicata ai cittadini e sugli investimenti necessari per migliorare la rete idrica”. Si spieghi meglio. “Nel corso della Relazione Annuale 2011 avevamo chiesto chiarezza quanto alle modalità di finanziamento degli investimenti e alla fuga di capitali nel settore ma, a distanza di un anno, il timore che tra gli investitori venga meno l’interesse ad investire nel servizio idrico è ancora forte. Le rilevazioni condotte dal nostro Centro Studi nei 45 comuni dell’Ambito, evidenziano che l’acqua a disposizione dei cittadini mantiene le caratteristiche ormai consuete e conosciute confermandosi intanto pubblica, soprattutto di buona qualità, complessivamente sufficiente a soddisfare il fabbisogno del territorio,

tanto che il volume d’acqua acquistata si conferma sotto l’1 per cento. Del resto, non è una novità che le fonti di approvvigionamento siano di ottima qualità e che la copertura del servizio acquedotto sia pressoché totale, quella del servizio di fognatura superiore alla media nazionale, quella del servizio di depurazione conforme ai valori medi nazionali e in via di potenziamento”. E quindi che prospettive vede? “La presentazione del Rapporto 2012 sullo stato del SII (Servizio Idrico Integrato) nell’ATO 2 “Marche Centro - Ancona”, è coinciso con la fine di un anno caratterizzato da una profonda crisi economica in Italia e in Europa, e con un quadro di incertezze ancora permanenti nella normativa che regola il servizio idrico. Il Parlamento, su proposta del Governo, ha approvato la norma che assegna all’AEEG (Autorità per l’energia elettrica e il gas)


le funzioni attinenti alla regolazione e al controllo dei servizi idrici, e al Ministero dell’Ambiente la definizione degli obiettivi generali e dei livelli minimi di qualità del servizio idrico. Contemporaneamente la Regione Marche ha approvato la nuova legge in materia di risorse idriche e di servizio idrico integrato e il nuovo assetto degli ATO, ma il riassetto delle competenze a livello nazionale e locale procede a rilento penalizzando l’intero settore e rendendo difficile l’esercizio del ruolo di soggetto regolatore per conto dei Comuni dell’Ambito Ottimale. Oggi siamo in attesa dell’emanazione del provvedimento sul metodo tariffario che disciplinerà la fase transitoria – di due anni - per arrivare successivamente al metodo tariffario definitivo che deve tener conto degli esiti referendari (in seguito al quale è tramontata l’idea che la privatizzazione e l’assenza di regole siano la ricetta giusta) e delle peculiarità del servizio idrico,

ritardando però gli investimenti. L’incertezza tuttavia non consente di proiettare il SII verso obbiettivi più impegnativi, ma soprattutto non consente di affrontare il capitolo degli investimenti, ripartiti a stento nel decennio trascorso ed oggi nuovamente fermi; infatti allo stato attuale le banche non concedono maggiore credito al settore idrico perché si fidano poco del quadro regolatorio e delle fondamenta su cui il finanziamento dovrebbe poggiare”. Cosa può fare l’Ato 2 Marche Centro Ancona? “In questi mesi abbiamo anche cercato di contribuire a che l’AEEG emanasse un provvedimento per la determinazione della tariffa, dopo gli esiti referendari e il cambio di normativa, che tenga insieme la sostenibilità delle tariffe idriche e la capacità di fare investimenti. L’energia, l’acqua, le infrastrutture dello sviluppo

sostenibile, sono beni che devono vivere in un quadro di programmazione, regolazione e controllo sulla qualità delle prestazioni e al tempo stesso sostenibili sul piano economico. Attendiamo quindi che la situazione si normalizzi”.

“L’acqua a disposizione dei cittadini è di buona qualità e complessivamente sufficiente a soddisfare il fabbisogno del territorio, tanto che il volume d’acqua acquistata si conferma sotto l’1 per cento” 71


AMBIENTE E TERRITORIO

LA SCHEDA L’Ambito Territoriale Ottimale n. 2 “Marche Centro - Ancona” è costituito da 45 Comuni (43 della provincia di Ancona e 2 della provincia di Macerata) con quasi 412mila abitanti su un territorio di 1.816 km2, corrispondente a una densità media di popolazione di 227 abitanti/km2. La rete idrica è costituita da 5.130 km di tubazioni (corrispondente a una lunghezza procapite di 12,5 m/abitante). Il territorio dell’ATO è idricamente quasi autosufficiente: infatti, esclusivamente per motivi di locale opportunità tecnica, viene comprata acqua per un volume annuo inferiore allo 0,7 per cent o del volume prelevato nell’Ambito ed immesso in rete, per l’alimentazione idrica di Offagna, Matelica e a partire dal 2009 anche di Camerano. La disponibilità idrica è fortemente legata agli eventi piovosi che si hanno durante l’anno. Un anno piovoso, influenza contemporaneamente sia la disponibilità della risorsa che i consumi. Infatti gli eventi meteorici che si hanno durante l’anno contribuiscono ad arricchire le falde, in particolare quelle profonde che in relazione a tempi di ricarica relativamente lunghi accumuleranno volumi disponibili nel periodo estivo. Il 2012 è stato un anno particolarmente critico dal punto di vista meteorologico: l’inizio dell’anno è stato caratterizzato dalla scarsa piovosità che perdurava già dal 2011. La spesa annua per il servizio idrico integrato incide per meno dell’1 per cento sul totale delle spese sostenute da una famiglia: in Italia il servizio è il meno costoso rispetto a tutti i Paesi europei. Le fonti di approvvigionamento dell’AATO 2 “Marche Centro Ancona” sono tutte di tipo sotterraneo e di ottima qualità e non necessitano di particolari processi di potabilizzazione prima della distribuzione, ma vengono sottoposte a una semplice disinfezione. Quelle sfruttabili sono circa 160. Le utenze totali sono quasi 220mila, pari a 43 utenze per Km di rete. Su tutto il territorio sono distribuiti 153 impianti di potabilizzazione, tutti costituiti da semplici impianti di disinfezione. Mediamente nell’ATO 2 i consumi idrici oscillano tra i 30,1 e i 32,7 milioni di mc. I maggiori consumi si hanno per gli usi domestici (65,99 per cento), per gli usi diversi non domestici (16,60 per cento), per i “grandi clienti” (4,77 per cento) e per l’uso comunale (3,46 per cento). 72


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CONTRIBUTI E BANDI MARCHE >PROVINCIA DI ANCONA

“Incentivi alla creazione d’impresa” Di prossima pubblicazione il bando che eroga incentivi finanziari per la creazione di nuove attività imprenditoriali. Le agevolazioni saranno rivolte a determinate categorie di persone, che saranno menzionate nel bando in uscita. BANDO IN ATTESA DI PUBBLICAZIONE >PROVINCIA DI ANCONA “Incentivi all’occupazione” La provincia di Ancona sostiene la stabilizzazione dei contratti di lavoro e le nuove assunzioni. Il bando eroga contributi fino ad € 7.000 per la stabilizzazionie di contratti di lavoro. Ogni singola impresa può beneficiare del contributo fino ad un massimo di n.5 assunzioni/stabilizzazioni. SCADENZA: 31/05/2013 >INAIL “Incentivi per la sicurezza sul lavoro” Entro la fine del 2012 sarà emanato il bando che prevede finanziamenti alle PMI per migliorare la sicurezza nei luoghi di lavoro. Il plafond a disposizione è pari ad € 225 milioni. È previsto un contributo in conto capitale nella misura del 50% dei costi del progetto, con un minimo di € 5.000 e un massimo di € 100.000. Sarà possibile precaricare le domande tra il 15 gennaio ed il 15 marzo 2013; nel mese di aprile 2013 sarà possibile inviare le domande. BANDO IN ATTESA DI PUBBLICAZIONE >INVITALIA - Agenzia per lo sviluppo e l’attrazione degli investimenti “Incentivi per lo sviluppo del turismo” Contributi a fondo perduto e

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finanziamenti a tasso agevolato per sostenere progetti di creazione d’impresa o l’ampliamento di aziende già esistenti e riguardanti la fornitura di servizi nei settori della fruizione dei beni culturali, del turismo. La copertura per gli investimenti previsti finanziabili può raggiungere la somma di € 516.000. BANDO APERTO >MINISTERO DELLO SVILUPPO ECONOMICO UNIONCAMERE “Agevolazioni alle imprese per favorire la registrazione di marchi comunitari e internazionali” Lo strumento prevede agevolazioni da € 4.000 fino ad un massimo di € 15.000 per favorire la registrazione di marchi comunitari presso l’UAMI (Ufficio per l’armonizzazione del mercato interno) e/o presso l’OMPI (Organizzazione Mondiale per la Proprietà Intellettuale) attraverso l’acquisto di servizi specialistici. BANDO APERTO FINO AD ESAURIMENTO RISORSE >ABI E ASSOCIAZIONE DEGLI IMPRENDITORI “Rinnovo Accordo 2009 su Moratoria Mutui per le aziende” In base all’Avviso Comune siglato in data 28/02/2012 tra l’ABI e tutte le Associazioni Imprenditoriali, le Piccole e Medie Imprese potranno beneficiare delle seguenti misure agevolative: 1) SOSPENSIONE per 12 mesi del pagamento della quota capitale delle rate dei MUTUI BANCARI in essere; b) SOSPENSIONE per 6 o 12 mesi del pagamento della quota capitale implicita dei CANONI DI LEASING; c) ALLUNGAMENTO A 270 gg. delle scadenze per le operazioni di ANTICIPO FATTURE. SCADENZA: 31/12/2012

>CAMERA DI COMMERCIO

DI ANCONA “Adozione di sistemi di gestione aziendale, della responsabilità sociale, e della salute e sicurezza sui luoghi di lavoro” Contributo a fondo perduto pari al 50% delle spese effettivamente sostenute, fino ad un massimo di Euro 10.000 in caso di progetto di certificazione integrato, per l’ottenimento di un sistema di gestione ambientale (ISO 14001, EMAS), di Responsabilità sociale (SA 8000) e/o della Salute e Sicurezza sui luoghi di lavoro (OHSAS 18001). SCADENZA: FINO AD ESAURIMENTO FONDI >MINISTERO DELLO SVILUPPO ECONOMICO “Incentivi per la brevettazione e la valorizzazione economica dei brevetti” Agevolazioni relative a: -premio per il deposito, ai fini della registrazione nazionale, comunitaria ed internazionale di nuovi modelli e disegni industriali; -incentivo per lo sfruttamento economico dei modelli/disegni industriali. Importo max agevolazione: 10.000 euro. A PARTIRE DAL 02/11/2011 >MINISTERO DELLO SVILUPPO ECONOMICO - SIMEST “Fondo Start-up per le imprese che investono all’estero (extra-UE)” Partecipazione di minoranza (max 49%) e temporanea nel capitale sociale della società destinataria, finalizzata a favorire la fase di avvio di programmi di internazionalizzazione di piccole e medie imprese di nuova costituzione, con sede sociale in Italia o in altro Paese dell’UE. Importo complessivo non superiore a 200.000 euro.

EMILIA ROMAGNA >REGIONE EMILIA ROMA-

GNA “Prestiti agevolati alle imprese agricole in Emilia” La Regione Emilia Romagna mette a disposizione delle imprese agricole risorse fino a 1 milione e 600 mila euro: sarà possibile richiedere prestiti da 6mila a 150mila euro, aiuti nel regime “de minimis”, sotto forma di concorso interesse sui prestiti di conduzione. Potranno fare richiesta tutte le imprese agricole, ed in particolare quelle che hanno subito i danni a causa della siccità nell’estate 2012. SCADENZA: 15/03/2013 >INAIL “Incentivi per la sicurezza sul lavoro” Entro la fine del 2012 sarà emanato il bando che prevede finanziamenti alle PMI per migliorare la sicurezza nei luoghi di lavoro. Il plafond a disposizione è pari ad € 225 milioni. È previsto un contributo in conto capitale nella misura del 50% dei costi del progetto, con un minimo di € 5.000 e un massimo di € 100.000. Sarà possibile precaricare le domande tra il 15 gennaio ed il 15 marzo 2013; nel mese di aprile 2013 sarà possibile inviare le domande. BANDO IN ATTESA DI PUBBLICAZIONE >REGIONE EMILIA ROMAGNA “Incentivi per la riqualificazione delle strutture alberghiere” Il bando è destinato alle PMI singole e associate che si impegnano ad attivare investimenti per migliorare l’offerta congressuale delle strutture ricettive alberghiere. Gli incentivi, che possono


raggiungere il 20% delle spese ammissibili, consistono in contributi a fondo perduto. L’investimento minimo richiesto è pari ad € 1 milione. SCADENZA: 20/12/2012 >CAMERA DI COMMERCIO REGGIO EMILIA “Incentivi per la formazione e contributi a fondo perduto alle nuove strart-up” Erogazione di incentivi per l’avvio di nuove start-up basate sull’innovazione e sull’economia sostenibile. Il bando è accessibile sia da parte delle PMI di qualsiasi settore, sia da persone fisiche. SCADENZA: 20/12/2012 >MIUR “Programmi regionali per le attività produttive e la ricerca - periodo 2012-2015” In via di pubblicazione il Programma regionale per le attività produttive (crescita, sviluppo e internazionalizzazione delle imprese) e il Programma regionale per la ricerca industriale, l’innovazione e il trasferimento tecnologico, che prevedono interventi a favpre delle aziende per oltre 170 mln € nel triennio 2012-2015. BANDO APERTO >INVITALIA - Agenzia per lo sviluppo e l’attrazione degli investimenti “Incentivi per lo sviluppo del turismo” Contributi a fondo perduto e finanziamenti a tasso agevolato per sostenere progetti di creazione d’impresa o l’ampliamento di aziende già esistenti e riguardanti la fornitura di servizi nei settori della fruizione dei beni culturali, del turismo. La copertura per gli investimenti previsti finanziabili può raggiungere la somma di € 516.000. BANDO APERTO

>REGIONE EMILIA ROMAGNA “Incentivi per la riqualificazione delle strutture alberghiere” Il bando è destinato alle PMI singole e associate che si impegnano ad attivare investimenti per migliorare l’offerta congressuale delle strutture ricettive alberghiere. Gli incentivi, che possono raggiungere il 20% delle spese ammissibili, consistono in contributi a fondo perduto. L’investimento minimo richiesto è pari ad € 1 milione. SCADENZA: 20/12/2012 >CAMERA DI COMMERCIO REGGIO EMILIA “Incentivi per la formazione e contributi a fondo perduto alle nuove strart-up” Erogazione di incentivi per l’avvio di nuove start-up basate sull’innovazione e sull’economia sostenibile. Il bando è accessibile sia da parte delle PMI di qualsiasi settore, sia da persone fisiche. SCADENZA: 20/12/2012 >ABI E ASSOCIAZIONE DEGLI IMPRENDITORI “Rinnovo Accordo 2009 su Moratoria Mutui per le aziende” In base all’Avviso Comune siglato in data 28/02/2012 tra l’ABI e tutte le Associazioni Imprenditoriali, le Piccole e Medie Imprese potranno beneficiare delle seguenti misure agevolative: 1) SOSPENSIONE per 12 mesi del pagamento della quota capitale delle rate dei MUTUI BANCARI in essere; b) SOSPENSIONE per 6 o 12 mesi del pagamento della quota capitale implicita dei CANONI DI LEASING; c) ALLUNGAMENTO A 270 gg. delle scadenze per le operazioni di ANTICIPO FATTURE. SCADENZA: 31/12/2012

>POR FESR 2007/2013

“Bando Nuove Imprese Innovative” Contributo in c/capitale in regime “de minimis” del 50% della spesa ammissibile fino ad un contributo max. di 150.000 euro, per progetti presentati da PMI costituite dopo il 1° gennaio 2010 e riguardanti la creazione di nuove imprese anche innovative e volte a favorire ricadute positive sull’occupazione delle imprese stesse in termini di lavoro durevole e di qualita. SCADENZA: 31/12/2012 >FIDINDUSTRIA EMILIA ROMAGNA “Rilascio di garanzie a favore di imprese socie su finanziamenti erogati da banche convenzionate” Garanzia del 30% o del 50% del finanziamento erogato; tasso fisso o variabile; finalità a breve o medio-lungo termine. PROCEDURA VALUTATIVA DELLA DOMANDA >LEGGE 49/1985 “Fondo di rotazione FONCOOPER” Finanziamenti agevolati (max 500.000 euro) in favore di società Cooperative per la realizzazione di progetti finalizzati all’aumento della produttività o dell’occupazione, alla valorizzazione dei prodotti, alla razionalizzazione del settore distributivo, alla realizzazione o acquisto di impianti nel settore della produzione e della distribuzione del turismo e dei servizi, alla ristrutturazione e riconversione degli impianti. SCADENZA: 31/12/2012 >CCIAA DI PARMA “Contributi per la partecipazione a fiere e mostre specializzate” Contributi nella misura max.

del 40% delle spese ammissibili fino al raggiungimento di max di 4.200 € al fine di favorire la partecipazione a fiere e mostre specializzate. BANDO APERTO >CCIAA DI PARMA “Contributi per la realizzazione di iniziative di promozione e pubblicità sui mercati esteri” Contributi nella misura del 25% fino max 2.500 €, allo scopo di favorire azioni di promozione e comunicazione finalizzate a rafforzare la presenza delle imprese su specifici mercati esteri. BANDO APERTO >CCIAA DI PARMA “Contributi a favore delle iniziative di consorzi di imprese” Contributi fino al 50% della spesa fino ad un max di 20.000 € al fine di promuovere le realtà consortili della provincia e le attività da esse svolte a favore degli associati. BANDO APERTO >MINISTERO DELLO SVILUPPO ECONOMICO “Incentivi per la brevettazione e la valorizzazione economica dei brevetti” Concessione di agevolazioni finanziarie per incrementare il numero delle domande di brevetto, tutelare la proprietà industriale, favorire la valorizzazione economica dei brevetti delle micro, piccole e medie imprese. Contributo a fondo perduto pari all’80% dei costi ammissibili fino ad un massimo di 70.000 euro. A PARTIRE DAL 02/11/2011

A cura della Divisione Strategia e Finanza d’Impresa Gruppo Sida T 071.28521 finanza@sidagroup.com

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Amo il lusso. Esso non giace nella ricchezza e nel fasto, ma nell’assenza della volgarità”. Coco Chanel – Stilista francese 76


Speciale

lusso

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SPECIALE: LUSSO

Il lusso all’epoca della crisi di L. Osmani

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na duchessa e una first lady dettano il dress code delle donne potenti ai tempi della crisi: la prima è Kate Middleton, l’altra è Michelle Obama. Due icone della nostra epoca, ammirate e seguite per il loro modo di porsi e per il loro look, con due stili molto diversi, che, però, hanno un punto in comune: la sobrietà. È il lusso all’epoca della crisi, che privilegia la qualità alla quantità, cura i dettagli e rifiuta lo sfarzo, ama l’ecologico e rispetta l’ambiente. Un’inversione di tendenza rispetto al passato, che coinvolge sempre più realtà, dal mondo della moda all’architettura, dall’industria al turismo. Oggi più che mai il lusso è una filosofia e non un privilegio e vede il design, la tecnologia e la ricerca impegnati nella costruzione e valorizzazione di un nuovo modello di vita. Un concetto impalpabile dunque? Piuttosto sarebbe corretto dire un concetto di nicchia, anche nella sua declinazione materiale, che pur allonta-

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nandosi dall’ostentazione, carica di attese l’atto di possedere un determinato oggetto. L’immortalità del lusso Unicità, esclusività, ricercatezza: sono i tre elementi che contraddistinguono i prodotti di lusso. Possederli è un piacere e lavorarli è un’arte: il vero lusso non conosce l’omologazione e la globalizzazione e vince la sfida della crisi e della concorrenza perché punta sulla lavorazione artigianale, sulla qualità delle materie prime, sulla presentazione dei prodotti in contesti di nicchia. L’asso nella manica delle aziende è proprio il valore aggiunto del made in Italy: bisogna spingere al massimo sul livello di qualità e distinzione come variabile chiave per vincere oltre confine, ma bisogna farlo con un piano a lungo termine. A questo scopo è fondamentale salvaguardare il patrimonio di know how che non può in alcun modo essere improvvisato, né copiato,

definendo politiche che sostengano e tutelino il lavoro degli artigiani e incoraggiando i giovani a intraprendere percorsi professionali nell’arte del saper fare. Bene l’internazionalizzazione, quindi, ma con un occhio costante alla salvaguardia di quella che è l’intera filiera, dalla progettazione, alla distribuzione. Qualità, tradizione e riconoscibilità sono le chiavi che consentono alle aziende italiane di continuare a competere. Le aziende di piccole dimensioni posizionate nel segmento lusso, infatti, si trovano ad avere quote export nettamente superiori a gruppi di grandi dimensioni, con fatturati che spesso sono superano il doppio. Un alleato in più per i brand del settore, è rappresentato certamente dalla Borsa: per diventare player internazionali di un certo livello la quotazione in Borsa offre sicuramente importanti opportunità, anche se bisogna correre rischi e se i risultati si misurano solo nel tempo.


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SPECIALE: LUSSO

Il Lusso nella Storia di M. Camilletti

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l lusso, così come la moda, ha conosciuto un’evoluzione che è andata di pari passo con i cambiamenti sociali, politici ed economici di ogni epoca. Sempre appannaggio di un’elite di privilegiati, il lusso ha rappresentato per secoli l’esclusività, l’ambizione a possedere qualcosa di costoso e raro. Accusato e difeso da teologi, economisti, moralisti e sociologi, il lusso è sempre stato argomento di controversie. Nel mondo antico il fasto ed il lusso, intesi come spesa fatta per soddisfare un bisogno raffinato e, quindi, non necessario, vengono associati ai governi despotici d’Oriente, responsabili dello squilibrio socio-economico dei sudditi e della corruzione dei costumi. Significativo al riguardo il racconto di Erodoto (Storie, IX, 80-82) dello stupore di Pausania di fronte al lusso dei Persiani. Nella Repubblica Platone vede nella ricchezza una fonte di lusso, pigrizia e instabilità politica e, così come Aristotele, condanna l’abuso di denaro. Per quest’ultimo, “Mentre l’uomo magnifico esercita uno sfarzo legittimo in alcune spese pubbliche e private (nozze, ricevimento di ospiti, scambio di doni, arredamento della casa), quello volgare eccede nello sfarzo fuori luogo (soprattutto nella tavola e nelle vesti) per fare sfoggio di ricchezza e farsi ammirare”. In epoche più moderne, se prima del ‘500 anche lo zucchero e il pepe erano con-

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siderati beni di lusso, così come la porcellana, le posate e piatti fondi, nel’700 si fa strada la convinzione che le virtù e i costumi vadano giudicati relativamente alle condizioni storiche e sociali. Tra i filosofi dell’epoca le posizioni erano spesso opposte: se Diderot era disposto ad accettare un lusso benefico, “figlio della proprietà” (Mémoire pour Catherine II, 1773-1774), Helvétius insisteva sul nesso lusso-dispotismo (De l’homme, VI, 1772). Dopo la rivoluzione industriale, le spese di lusso diventano, nel linguaggio della comunicazione sociale, un segno di ostentazione che consente di riconoscere l’appartenenza alle classi elevate. La ricerca del superfluo e dell’inutile diventa onorevole, perché il consumo di prodotti aventi queste caratteristiche può essere letto come segno dell’appartenenza a un livello sociale elevato. Il consumo vistoso genera anche abitudini mentali che portano a ridefinire il valore degli oggetti in relazione al loro costo, a disprezzare quelli a basso costo, a considerare volgari quelli fatti a macchina. Gli oggetti vengono valutati per il loro valore simbolico spendibile nella trama delle relazioni sociali. Questa tendenza si è accresciuta dopo la seconda guerra mondiale per effetto dell’aumento dei consumi da parte della classe media e delle classi inferiori della società.

IL LUSSO OGGI Non esiste un atteggiamento univoco rispetto a questo concetto, ma, in linea di massima, si possono individuare due tendenze, collegate alla situazione socio- economica in cui si esprimono. Là dove ci sono economie emergenti, dove i nuovi ricchi hanno una capacità di spesa impressionante, si riscontra una naturale inclinazione all’ostentazione e all’opulenza. Al contrario, nei Paesi più progrediti e sviluppati, è come se la voglia di apparire fosse stata storicamente superata, per lasciare spazio, invece, ad un desiderio di esclusività, ricercatezza e stile che si esprime con discrezione nei singoli dettagli. Oggi il lusso è sinonimo di qualità, non solo negli oggetti materiali, ma anche e soprattutto nello stile di vita: aver cura di sé, del proprio benessere, della propria immagine e soprattutto, avere quel qualcosa che nessuna somma di denaro può acquistare… il TEMPO.


L’uomo più ricco nella storia dell’umanità Fu il sovrano africano Mansa Musa I, re dell’impero del Mali che visse nel lontano 1.300, morendo all’età di 31 anni con un patrimonio di 400 miliardi di dollari A stabilirlo è stato il portale americano Celebrity Net Worth (wwaw.celebritynetworth.com), che ha calcolato i patrimoni facoltosi personaggi vissuti in epoche diverse, mettendo in atto un particolare tasso d’inflazione, secondo il quale, 100 milioni di dollari del 1913, equivarrebbero a ben 2.299 miliardi di dollari nel 2012. L’uomo più ricco del mondo ai giorni nostri, invece, è il messicano di origini libanesi Carlos Slim Helú, con un patrimonio di 70,6 bilioni di dollari, magnate delle telecomunicazioni dell’America Latina, che controlla tre importanti compagnie la Telmex, la Telcel e la América Móvil. A decretarlo è la classifica di Forbes, nella quale il primo italiano ad apparire è Michele Ferrero, alla ventiquattresima posizione, con un patrimonio di 21 bilioni di dollari.

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SPECIALE: LUSSO

Luxury Shades: Tutte le declinazioni del lusso a cura della Redazione

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uando si pensa alla parola lusso le prime immagini che vengono in mente sono legate al mondo dei gioielli, dell’alta moda, delle auto e della nautica. Eppure il lusso ha un’infinità di declinazioni possibili, alcune davvero sorprendenti. È la nuova filosofia delle luxury experiences, che non si confinano alla mera apparenza, ma mirano a suscitare sorpresa e regalare emozioni, a far sentire importanti, originali, inimitabili. Luxury food Scaglie d’oro nei dessert, caviale, vini invecchiatissimi, hot dog al cognac, acqua Koni Nigari (prelevata da più di 600 metri di profondità nei mari delle Hawaii), caffè Kopi Luwak (i cui chicchi originali vengono mangiati e defecati da un gattoscoiattolo delle foreste asiatiche) e spezie rare. Sono alcuni dei cibi più costosi al mondo, a cui è d’obbligo aggiungere astici e aragoste, ma anche torte tempestate di diamanti e pietre preziose. Davvero mangiare bene non ha prezzo…

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Luxury travel Il viaggio è un piacere che inizia nel momento stesso in cui si parte: la scelta del mezzo, della destinazione, della location avviene tra una rosa di soluzioni esclusive, per i gusti più esigenti. Chi sceglie il luxury travel è un turista esigente, che ama vivere il viaggio come un’esperienza tagliata su misura, che permetta la scoperta di posti da sogno, da vivere con ogni confort. Luxury living Vivere nel lusso, vivere il lusso. Case sempre più sofisticate tecnologicamente, dettagli sempre più preziosi e ricercati, ambienti raffinati, che si allontanano dall’opulenza e dai fasti del passato, in favore di un concetto di lusso più ricercato, intimo, che si sposa perfettamente con l’esigenza dello star bene. La scienza e la ricerca al servizio della qualità della vita, l’arte e il design al servizio del benessere interiore. Luxury pet Quando Fido e Birba vivono in un ambiente sofisticato ed elegante, dove il

lusso la fa da padrona, non possono che entrare in sintonia con la realtà che li circonda e comportarsi di conseguenza. Se i saloni di bellezza e le boutique per gli amici a quattro zampe sono ormai una realtà, i pet più fortunati possono godere anche delle attenzioni di un personal trainer o persino di un Dog Whisperer, uno psicologo dei cani che non è un semplice istruttore, ma cura anche la parte emotiva inconscia dei cani. Tra i dog d’oltre Oceano è ormai una moda… Luxtherapy Concedersi una coccola davvero originale, un gesto d’amore verso se stessi, o da condividere con chi si ama. È l’ultima frontiera del lusso ai giorni nostri: consolarsi con un tour di shopping in un’auto di lusso, con tanto di personal concierge e autista, commissionare un oggetto d’arte con le proprie iniziali, facendolo tempestare di pietre, prenotare un intero teatro, o cinema, o ristorante per tagliare fuori gli altri e sentirsi al centro del mondo. Piccoli, grandi capricci, degni delle star del jet set internazionale.


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SPECIALE: LUSSO

Le Marche: Qui dove La bellezza impareggiabile dei luoghi e l’esclusività delle creazioni: nella “Regione del Picchio” il lusso è sinonimo di buon vivere

I

l lusso dei luoghi e il lusso degli oggetti che animano quegli stessi luoghi: queste sono le Marche. Una regione preziosa come un’ostrica da perla, con le montagne che fanno da guscio, le colline che sono un concentrato di tesori e il mare che fa cornice preziosa e sempre viva. “Così benedetta da Dio di bellezza, di varietà, di ubertà, tra questo digradare di monti che difendono, tra questo distendersi di mari che abbracciano, tra questo sorgere di colli che salutano, tra questa apertura di valli che sorridono (...)”; così descriveva le Marche Giosuè

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Carducci, nel discorso tenuto a Recanati il 29 giugno 1898, in occasione del 1° centenario della nascita di Giacomo Leopardi. Una descrizione pittorica che decanta la bellezza di questo territorio dove il tempo ha ancora un valore, dove i rapporti umani animano la società, dove trovano spazio le idee, i sogni, le intuizioni di chi arriva alla ricerca di se stesso. Le Marche sono una regione dove la qualità della vita è alta: non ci sono grandi città e persino nel capoluogo i ritmi restano “a misura d’uomo”; la pulizia del mare e dell’aria, il perfetto stato di con-

servazione dei borghi più antichi, l’ampia offerta culturale con chiese, musei, teatri, piazze, rocche e monumenti distribuiti su tutto il territorio, da Nord a Sud, ne fanno un gioiello tutto da scoprire. Il rispetto degli equilibri della natura fa sì che il territorio venga scelto sempre più di frequente da chi vuole fuggire dal caos delle metropoli per godersi la vita e la famiglia. Questo fenomeno non riguarda solo gli italiani di altre regioni, ma anche molti stranieri, specie del Nord Europa, che apprezzano la bellezza dei paesaggi, la qualità del cibo e il grande


In marchigiano, il lusso, si traduce proprio così: puntare sull’alta qualità della vita, riscoprire il valore del tempo e dello spazio, godere dei rapporti umani, mangiare cibi sani, circondarsi di oggetti curati fin nel minimo dettaglio.

dimora il Lusso di M. Camilleti valore che viene tutt’ora dato ai rapporti umani. Quest’ultimo aspetto, legato alla centralità della persona, si riflette in tutti gli ambiti e, in particolare, diventa il fiore all’occhiello dell’offerta turistica. L’incoming nelle Marche, infatti, non punta sul turismo di massa, bensì su un turismo di qualità, di nicchia, che faccia sentire il viaggiatore non come uno tra i tanti, ma come una persona importante, al centro dell’attenzione degli operatori che lo accolgono e gli riservano ambienti esclusivi, riservati, dove godersi il tempo e lo spazio in piena libertà. Questa naturale

vocazione a prendersi cura di sé, si declina, nelle Marche, anche in quell’attitudine a circondarsi di cose belle, ricercate, fatte su misura, artigianali. Piccoli capolavori che oltre all’alta qualità delle materie prime selezionate, hanno un valore aggiunto, che sta proprio nella maestria di chi cura le produzioni. Un bagaglio di know how dal valore incommensurabile, che non può essere copiato, né esportato e che rende le Marche un laboratorio a cielo aperto di eccellenze. Il lusso del buon vivere significa anche circondarsi di oggetti originali, preziosi, curati nei mi-

nimi dettagli, che vanno dai gioielli agli yacht, dai mobili agli oggetti di design, dall’abbigliamento, agli accessori e alle calzature. Piccole botteghe e aziende a vocazione artigianale, che hanno saputo farsi conoscere ed apprezzare nel mondo senza bisogno di grande pubblicità, perché è stato il prodotto da sé a farsi riconoscere e apprezzare.

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SPECIALE: LUSSO

“Il lusso è anche poter scegliere, potersi permettere di non essere omologato, di non essere qualunque”

Cos’e’ il lusso? Lo chiediamo all’opinion leader Lella Mazzoli, Sociologa, Professore all’Università degli Studi di Urbino Carlo Bo di A. Dachan

C

ome definirebbe il lusso? “In una società complessa come quella in cui viviamo il lusso ha una connotazione sfumata, non riconducibile a una unica rappresentazione. Resta comunque che il lusso vuol dire permettersi oggetti, avere proprietà, modi e stili di vita che sono di pochi, ovvero élitari. Il lusso è anche poter scegliere, potersi permettere di non essere omologato, di non essere qualunque. Aggiungeri che oggi più che in passato il lusso vuol dire apparire. Ma in sintesi è una filosofia di vita che appartiene alla sfera intima del soggetto”. Storicamente, che evoluzione ha avuto questo concetto? “Occorre riflette su lusso e stratificazione sociale. Siamo passati da un lusso attribuibile ad alcune categorie sociali, come gli aristocratici, i proprietari di ricchezze da generazioni, che potevano permettersi oltre che oggetti e cose anche servizi, a una idea di lusso che poggia maggior-

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mente su l’avere ciò che è possibile mostrare a altri in modo anche eclatante. Siamo cioè passati da un’idea di lusso che poteva essere tale anche se celato, non esposto, a un lusso ostentato, invasivo e che non sempre ha a che fare con ricchezza economica e qualità della vita. La conferma l’abbiamo dal successo che hanno la produzione e l’acquisto di falsi di marchi importanti, di quei marchi che nell’immaginario collettivo rappresentano il lusso per eccellenza. È un fenomeno di grande interesse sociologico oltre che economico. L’aspetto interessante è che in passato questo acquisto avveniva da parte di consumatori appartenenti a una stratificazione sociale meno abbiente che attraverso questo possesso si proiettavano in classi sociali piú elevate, oggi questo consumo è straordinariamente trasversale. Voglio dire che questi acquisti vengono fatti anche da consumatori che li usano provacotariamente, li ostentano, non se ne vergognano e addirittura ritengono questa scelta furba

e intelligente. Sotto il profilo economicofinanziario altre sarebbero le considerazioni ma non è tema di mia competenza. Un altro fenomeno interessante è quello di marchi che non falsificano ma imitano le griffe più in voga. Sono prodotti che assomigliano ma legittimamente hanno un marchio depositato. Sono acquistati da tanti e spesso si usano assieme a quelli più prestigiosi in un meticciato che potrebbe rappresentare la contemporanea interpretazione di lusso”. Oggigiorno, cosa viene considerato “di lusso” per le società economicamente più avanzate? “È ancora valida l’idea di lusso legata al possedere oggetti e servizi di qualità che permettono l’identificazione della ricchezza. Come dicevo con una variante rispetto al passato di una maggiore esposizione della merce o servizio posseduti. Ma no è così ovunque. Per esempio la provincia è diversa dalla metropoli e in ogni Nazione il lusso viene vissuto e


Lella Mazzoli Ordinario di Sociologia della Comunicazione, Direttore del Dipartimento di Scienze della Comunicazione e Direttore del LaRiCA (Laboratorio di Ricerca sulla Comunicazione Avanzata) dell’Università degli Studi di Urbino Carlo Bo, Direttore dell’Istituto per la Formazione al Giornalismo di Urbino e Presidente del Comitato Scientifico del Cup2000 Bologna, Redattore Capo della rivista “Sociologia della Comunicazione”, Angeli Editore, Membro dell’AIS (Associazione Italiana di Sociologia)

percepito in diverso modo. È legato alla cultura, alla comunicazione e percezione, alla educazione”. Oltre che all’economia, il concetto del lusso viene spesso associato anche al mondo dell’arte: come si declina questo rapporto? “Qui siamo in un’altra sfera. Oggi ci sono i collezionisti di arte che non acquistano solo perchè amano un artista ma acquistano perchè il possedere opere di certi autori è indice di ricchezza, di distinzione. Si mostra una collezione d’arte come in passato si mostravano le parure di gioielli. A volte sono opere di artisti famosi ma anche di artisti emergenti. In questi casi chi li ha acquistati vuole lanciarli, come fanno i mercanti d’arte per gratificare se stessi, l’artista e per aumentare il valore dell’investimento”. Le Marche si stanno sempre più proponendo come destinazione per un “turismo di charme” e hanno una forte

tradizione nell’alto artigianato, che si rivolge ad un target di nicchia: possono essere definite una terra dove dimora il lusso? “Se passa l’idea che il lusso è avere cose che fanno stare bene, certo la regione Marche è un luogo del lusso. Ma credo che questa sia una declinazione solo parziale di questo termine, come ho già detto. A me piace molto ed equivale allo star bene. Se accettiamo questa intpretazione di lusso, le Marche rappresentano una terra votata al benessere, alla bellezza, alla eleganza. Ma questi termini non per tutti e non sempre si accoppiano a lusso”. Il lusso e la rete: sempre più brand dell’alta moda e aziende che producono per una fascia di mercato molto alta, oltre ad avere siti internet di tendenza, scelgono i social network come strumento per proporsi e comunicare anche con i propri clienti. Cosa comporta questa nuova tendenza?

“Nessuno può fare a meno di stare in rete. Neanche i marchi più esclusivi possono sottrarsi. Ormai tante persone acquistano, in Internet, griffe anche molto famose. E non solo i giovani. Lo fanno perchè possono avere costi più bassi o perchè nella propria città e nelle vicinanze non vi sono negozi che li propongono. È più semplice. La rete inoltre è il luogo della socializzazione amplificata. I social network mettono in rete fans di prodotti più o meno di culto, è il salotto virtuale dove comunicare l’oggetto del desiderio finalmente raggiunto”. Come sociologa, crede che il lusso possa rappresentare un elemento distintivo della cultura e dell’identità nazionale, anche in futuro? “Difficile da dirsi. Quello che si può sostenere con certezza è che tanto sta cambiando nella società e negli stili di vita delle persone e in questo mutamento ci metterei anche il mutamento degli stili del lusso”.

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SPECIALE: LUSSO

S W NE

&News

Curiosità

In Italia il lusso batte il mare nelle preferenze dei turisti stranieri

Secondo un recente studio realizzato dall’Osservatorio Buyer Ttg, i turisti stranieri che vengono in vacanza in Italia sarebbero più attratti dal lusso, che dalle bellezze paesaggistiche della nostra penisola. Ben il 51% dei turisti stranieri in Italia, secondo quanto emerso dalle interviste a oltre 600 tour operator, sarebbe alla ricerca di un soggiorno di lusso, con un aumento pari al 30% rispetto al passato. Tra gli aspetti che i turisti stranieri sembrano preferire per quanto riguarda i soggiorni di lusso svetta la voce dell’enogastronomia, con il 68,2% delle preferenze, seguita dalla cultura, con il 65,5% e dalle spa e benessere, al 39,6%. Chiudono la classifica gli shopping tour, con il 16,7% dei consensi.

Se siete alla ricerca di un viaggio indimenticabile e ancora non avete scelto la vostra meta potete sempre optare per un giro del mondo, a bordo di un jet privato. A ideare il tour è Four Season Hotel: la catena alberghiera ha, infatti, organizzato “Around the World Tour”, viaggio di 22 giorni in giro per il mondo a bordo di un aereo privato. Nel corso del tour si potranno fare esperienze ogni volta diverse e soprattutto soggiornare nei migliori hotel della catena nelle città in cui si farà tappa. Prossima partenza il 14 settembre 2013. Il pacchetto ha un costo di 70.950 dollari a persona.

Accordo tra Gucci e Ministero dell’Ambiente per un lusso a basso impatto ambientale

“Around the World Tour”: giro del mondo in 22 giorni in jet privato Essere green ma sempre con stile. È l’obiettivo dell’accordo che Gucci ha firmato con il ministero dell’Ambiente in occasione della Settimana della Moda a Milano. Patrizio di Marco, presidente e Ceo della maison, e Corrado Clini, ministro dell’ambiente, hanno dato il via a un importante progetto che possa fare da apripista per altre aziende del settore. Valutazione dell’impronta ambientale e calcoli degli “eco-costs”, i costi ambientali, che porteranno alla creazione di processi e prodotti certificati in base alle norme e agli standard internazionali.

Possedere un sottomarino di lusso è l’ultima frontiera per gli amanti del mare che vogliono vivere e godere delle bellezze marine a tutte le profondità. Non si tratta solo di prototipi, ma di vere imbarcazioni, alcune delle quali portano la firma di designer italiani, mentre altre nascono dalle esperienze dei corpi della Marina nel mondo o per le esigenze degli scienziati. L’uso dei sottomarini di lusso ha trovato grande accoglienza anche nelle strutture ricettive più esclusive che vogliono offrire ai loro ospiti l’esperienza di tour personalizzati nei fondali più belli del mondo, come quelli delle Maldive.

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Le bellezze del mare viste da sottomarini di lusso


GRANDINETTI

al centro di Ancona, al centro delle Marche

calzature e accessori di prestigio Ancona - SEDE -

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Porto Recanati - STORY C.so Matteotti, 76 tel. 071.9799025

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SPECIALE: LUSSO

Fiere ed eventi nel Mondo

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DENOMINAZIONE

DESCRIZIONE

LUOGO

DATA

INFO

Inhorgenta

Fiera internazionale di gioielli, orologi e pietre preziose

New Fair Munich and ICM Monaco di Baviera Germania

22-25/02/2013

www.inhorgenta.com

Vendome Luxury

Il salone di prêt-à-porter e di accessori di lusso donna

Hotel Le Meurice Parigi – Francia

1-4/03/2013

www.xxb.fr

Tetaf

Fiera dell’arte e dell’antiquariato

Maastricht - Olanda

15 -24/03/ 2013

www.tefaf.com

Baselworld

Salone Mondiale dell’Orologeria e della Gioielleria

MCH Fiera Svizzera (Basilea) SA

25/04/2013

www.baselworld.com

Luxe Pack

Fiera Internazionale del packaging di lusso

International Convention Center Shangai

23-24/07/2013

www.luxepackshanghai.com

Swiss Luxury Show

Esposizione svizzera del lusso

Lugano Fiere Lugano- Svizzera

16-19/05/2013

www.swissluxuryshow.com

Meeting Luxury

International luxury travel exhibition

Lugano Fiere Lugano- Svizzera

16-18/05/2013

www.meetingluxury.com

Made in World

Salone monegasco dedicato ai migliori prodotti dei cinque continenti

Montecarlo International Fair Montecarlo

31/05 – 3/06 2013

www.madeinworldmonaco.com

Monaco Yacht Show

Salone Mondiale della nautica di lusso

57 Rue Grimaldi Monaco

25-28/09/2013

www.monacoyachtshow.com


Fiere ed eventi in Italia DENOMINAZIONE

DESCRIZIONE

LUOGO

DATA

INFO

Pordenone Antiquaria

Mostra mercato nazionale d’antiquariato

Fiera di Pordenone

12-20/01/2013

www.fierapordenone.it

Vicenza Oro First

Fiera internazionale di oro, gioielli, argenteria, orologi e gemme

Vicenza Fiere

14/19/01/2013

www.vicenzaorowinter.eu

Luxury & Yahts

Salone internazionale del lusso

Fiera di Vicenza

01/02/2013

www.luxuryyachts.it

Linea Pelle

Mostra internazionale di pelletteria, accessori, componenti

Bologna Fiere

03-05/04/2013

www.lineapelle-fair.it

Oroarezzo

Mostra internazionale dell'oreficeria, argenteria e gioielleria

Arezzo Fiere e Congressi s.r.l.

13-16/04/2013

www.oroarezzo.it

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SPECIALE: LUSSO

Nelle Marche il lusso si conferma traino dell’export I recenti dati sull’export regionale confermano l’importanza del settore dei prodotti tessili, dell’abbigliamento, pelli ed accessori – che tradizionalmente identificano una fetta consistente del “lusso” - per il nostro territorio a cura della Redazione

S

econdo i dati diffusi da Unioncamere Marche, infatti, nel primo trimestre del 2011 tale maxi-comparto rappresentava il 28,24 per cento del totale delle esportazioni all’estero di prodotti marchigiani. Un calo sensibile si è invece registrato nel secondo trimestre (sempre dell’anno scorso) – con il 21,69 per cento del totale – mentre nel terzo si è arrivati al 30,47 per cento. Negli ultimi tre mesi dell’anno l’export del settore ha registrato un 21,58 per cento del totale. In sostanza, il 2011 ha segnato una media del 25,58 per cento. Media sinora confermata nel 2012, visto

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che il primo trimestre ha chiuso con il 29,01 per cento e il secondo con il 21,65 per cento. A livello nazionale, dalla periodica analisi dello studio Pambianco emerge che nel primo semestre 2012 le 13 aziende italiane del sistema moda prese in considerazione - Aeffe, Bottega Veneta, Brunello Cucinelli, Csp, Geox, Gucci, Luxottica, Marcolin, Prada, Safilo, Salvatore Ferragamo, Stefanel e Tod’s – hanno registrato un incremento del fatturato del 13,8 per cento rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente (passando da 47,397 a 53,892 miliardi di euro).


SPECIALE: LUSSO

MY SH OE S

CO LLECTI ON

Rosato incanta Roma Il brand di gioielleria ha aperto la prima boutique nella capitale alla presenza di moltissimi personaggi famosi MY BAGS

di M. Camilletti

G

rande successo il 6 dicembre a Roma per l’inaugurazione del primo flagship store ROSATO nella prestigiosa via del Babuino 151/A. Un pomeriggio emozionante all’insegna del glamour e dello stile. Ospite d’eccezione la bellissima attrice Giulia Bevilacqua, che ha affiancato la famiglia Beleggia, proprietaria del marchio, durante l’evento. Tantissimi visitatori, personaggi illustri e dello spettacolo hanno inoltre movimentato e partecipato al cocktail party organizzato per l’occasione. Emanuela Rossi, Fabio Troiano, Nathalie Caldonazzo, Eliana Miglio Risi, Ana Ca-

CO LLECTI ON

terina Morariu, Roberta Morise, Elisa Silvestrin, Francesca Signori, Monica Scattini, Stefania Montorsi, Annalisa De Simone, Susy Laude ed Elena Ossola sono solo alcuni dei molti Vip intervenuti. Un nuovissimo concept, 40 mq per un’atmosfera da favola, caratterizzata da luci soffuse e dettagli minimal chic. Lo specchio bianco, il calore del legno e le tinte pastello, elementi simbolo di Rosato, hanno conferito allo spazio un animo sofisticato e ricercato. Un’esperienza indimenticabile che segna l’inizio di una nuova avventura e aggiunge un tocco di eleganza alla celebre via del Babuino.

Roma, città gioiello per eccellenza, rappresenta una vetrina preziosa ed internazionale che contribuirà al prestigio di Rosato. “Questa inaugurazione è un primo ed importante passo verso l’espansione del brand”, ha affermato Lanfranco Beleggia, Presidente del marchio che già guarda con fervore all’imminente apertura della boutique di Milano, prevista il 19 Dicembre prossimo.

Per info www.rosato.it

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SPECIALE: LUSSO

Il lusso made in Italy ripaga la fiducia degli investitori “Investendo in titoli italiani un investitore avrebbe guadagnato il +72 per cento”, ha dichiarato Paola Durante di Merrill Lynch nel corso del Milano Fashion Global Summit organizzato da Class Editori e tenutosi a Firenze il 4 dicembre scorso a cura della Redazione

L

a borsa premia le aziende italiane del lusso: da Salvatore Ferragamo a Brunello Cucinelli, da Luxottica a Tod’s, la squadra tricolore risulta la prima in classifica, seguita da francesi e americani. Ma forse il dato più importante emerso nel corso dell’evento fiorentino sta in quel 12 per cento di crescita del settore previsto da Merrill Lynch (al quale si dovrebbe accompagnare un incremento degli utili del 18 per cento). Incremento in larga parte dovuto all’export, visto che i nostri prodotti del lusso sono particolarmente graditi in mercati quali Stati Uniti, Giappone, Cina e Brasile. Ed è proprio a tali Paesi che è stata dedicata l’edizione 2012 del Milano Fashion Global Summit, l’appuntamento che riunisce i principali protagonisti della moda a livello mondiale per confrontarsi sulle opportunità e sulle sfide del settore. L’iniziativa – rivolta a manager ed imprenditori – vuole rappresentare un momento d’incontro tra il mondo della creazione, dell’industria, della distribuzione e della finanza.

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“Attiriamo non solo i cinesi ma anche indonesiani, kazaki, tagiki …” Gaetano Marzotto, Presidente di Pitti Immagine


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DOSSIER: CREDITO E PMI

dossieR

C R E D I TO &PMI

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L’economia dipende dagli economisti quanto il tempo dipende dai meteorologi. Jean-Paul Kaufmann Giornalista francese

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DOSSIER: CREDITO E PMI

Credito per le Pmi, vi sono vie d’uscita? In questo Dossier ML ospita un dibattito sull’attuale crisi del credito e sulle possibili alternative a disposizione delle aziende, coinvolgendo esponenti del mondo bancario, universitario ed imprenditoriale di L. Ciaccafava

“T

re nuovi plafond a favore delle piccole e medie imprese. Uno da 75 milioni per finanziare progetti di ricerca e sviluppo, un altro - sempre da 75 milioni - per anticipo crediti vantati nei confronti della Pubblica Amministrazione e un terzo da 30 milioni per le imprese che devono sostenere le scadenze tipiche di fine anno, come le imposte e il pagamento della 13esima”. Una dichiarazione importante quella del Direttore Generale di Banca delle Marche Luciano Goffi, che non manca peraltro di stimolare gli imprenditori del territorio a ragionare di più in termini di prospettive: “quello che manca spesso agli imprenditori, in questo momento così difficile, è la visione del futuro. In questo senso associazioni, professionisti e le stesse ban-

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che debbono aiutarli a guardare avanti”. Per Davide Belardinelli, già Direttore Generale del Mediocredito Fondiario Centro Italia, “le imprese, specie quelle piccole e medie, dovranno cercare anche altre fonti di finanziamento”, come capitale di rischio, strumenti di finanza straordinaria, fondi mobiliari chiusi, fino a pensare, come obiettivo, alla borsa, ma “tale nuovo indirizzo richiede un approccio diverso da parte delle imprese verso il sistema finanziario”. Ragiona in prospettiva Flavio Guidi, fondatore del Gruppo Sida, secondo il quale si deve saper guardare oltre, cioè “a strumenti come il Fondo Italiano di investimento, il Fondo Centrale di Garanzia, la Sace, i Confidi di vario tipo”. Non manca poi un appello alle istituzioni, che

sono chiamate” a selezionare, orientare ed attivare il credito verso quelle attività e/o settori che costituiscono il volano della ripresa futura: turismo, agricoltura, edilizia ecocompatibile, lusso, internazionalizzazione, sviluppo della conoscenza, digitalizzazione, innovazione e nuova imprenditorialità”. Per Alberto Niccoli, docente alla Facoltà di Economia dell’Università Politecnica delle Marche e Presidente della BCC di Recanati e Colmurano, bisogna riflettere anche sotto il profilo del grado di partecipazione dell’imprenditore al rischio d’impresa con mezzi propri: “se è lui il primo a non credere nella propria azienda – conferendogli beni posseduti a titolo personale o familiare – perché lo dovrebbe fare la banca?”.


DOSSIER: CREDITO E PMI

LE FAMIGLIE MARCHIGIANE SI INDEBITANO MENO RISPETTO ALLA MEDIA ITALIANA Tra il 2007 e il 2009 la quota di famiglie marchigiane “finanziariamente vulnerabili” sul totale delle famiglie (indebitate e non) è cresciuta di poco, passando dal 3,2 al 3,5 per cento, complice la riduzione dei tassi di interesse avvenuta nel 2009 di A. Monticelli

I

l livello di indebitamento delle famiglie marchigiane, seppur cresciuto negli ultimi anni, rimane inferiore alla media nazionale. E’ quanto emerge dall’ultima Relazione annuale della Banca d’Italia, nella quale si legge che nel 2011 il rapporto tra i debiti finanziari (mutui e credito al consumo) e il reddito delle famiglie era pari al 48,6 per cento (53,2 in Italia e 56,6 nel Centro), circa 20 punti percentuali in più rispetto al 2003. La componente principale dell’indebitamento delle famiglie è rappresentata dai mutui, passati dal 23,2 per cento del reddito disponibile nel 2003 al 40,9 del 2011. Il dato più preoccupante è che aumentano le difficoltà nel far fronte con regolarità

ai pagamenti: nel 2009, secondo i dati diffusi da Eu-Silc, quasi il 9 per cento delle famiglie mutuatarie marchigiane non ha rispettato le scadenze, a fronte del 4 per cento del 2005. E passano dai 17 - ogni 10mila abitanti - del 2005 ai 24 del 2011 i soggetti destinatari di provvedimenti di revoca di assegni o carte di pagamenti e segnalati alla Centrale di allarme interbancaria (Cai).

Una famiglia si considera “finanziariamente vulnerabile” quando ha una rata del mutuo superiore al 30 per cento del proprio reddito 99


DOSSIER: CREDITO E PMI

RAPPORTI TRA BANCHE ED IMPRESE (costituito da Abi, Asso Confidi Italia, Casartigiani, Coldiretti, Cna, Confagricoltura, Confapi, Confartigianato, Confcommercio, Confcooperative, Confedilizia, Confederazione Italiana Agricoltori, Confesercenti, Confindustria e Legacoop) ci affida dati interessanti sull’andamento del credito alle aziende italiane di F. Di Giulio

L

a negativa situazione congiunturale dell’area euro non poteva che riflettersi anche sulla dinamica dei finanziamenti bancari, che negli ultimi mesi ha registrato un in rallentamento (seppur con alcune differenze tra Paese e Paese). In particolare, alla fine del 2011 la variazione tendenziale del totale impieghi è risultata mediamente pari a +0,6 per cento nell’area euro (+4,2 per cento a fine 2010), con l’Italia che ha fatto registrare un +1,5 per cento (+4,3 per cento a fine 2010). Quanto alla destinazione degli impieghi, in Italia – a differenza della media europea - continua a prevalere la

100

quota destinata alle aziende rispetto a quanto “assorbito” dalle famiglie: quasi il 60 per cento del totale si riferisce al primo ambito, rispetto al 47,4 per cento europeo. I finanziamenti bancari alle imprese in Italia Sul fronte dei finanziamenti alle imprese a fine 2011 si è registrato un +3,1 per cento, rispetto al +5,8 per cento di ottobre e al +1,4 per cento di fine 2010. Un quadro globale della situazione emerge chiaramente dai Grafici 1 e 2. In sostanza, dai dati del Rapporto emerge come

“negli ultimi mesi si sia registrato un rallentamento nella dinamica del totale dei finanziamenti alle imprese – pur rimanendo in territorio positivo - sia nella media dell’area euro, passata da circa il -0,5% di fine 2010 a +1,1% di fine 2011, che nei principali Paesi europei”. Curioso constatare che sul totale area euro la quota dell’Italia per quanto riguarda i finanziamenti alle imprese non finanziarie a fine 2011 era pari al 19,2 per cento, a fronte di un’incidenza in termini di Pil di circa il 17 per cento.


GRAFICO 1 – RAPPORTO ABI PAG. 6

%

IMPIEGHI DELLE BANCHE PER SETTORI DI ATTIVITA' ECONOMICA IN ITALIA * tassi di crescita tendenziali

11,00 9,00

imprese non finanziarie 7,00

famiglie produttrici

5,00

totale famiglie

Totale impieghi alle famiglie ed alle imprese

3,00

di cui: imprese artigiane

1,00 -1,00 -3,00

nov-11

ott-11

set-11

ago-11

lug-11

giu-11

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set-10

ago-10

lug-10

giu-10

mag-10

apr-10

mar-10

feb-10

gen-10

dic-09

-5,00

Fonte: elaborazioni Ufficio Analisi Economiche ABI su dati Banca d'Italia

Fonte: Rapporto Trimestrale dell’Osservatorio Permanente sui rapporti tra banche ed imprese

GRAFICO 2 – RAPPORTO ABI PAG. 6

PRESTITI BANCARI ALLE IMPRESE NON FINANZIARIE - variazioni % annue

% 8

6

4

2

0

-2

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EURO AREA +1,1% di c- 11

FR +4,6% di c- 11

DE +1 ,5 % dic-11

IT +3,1% d ic-11

2 0 11 -1 2

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2 0 1 0 -0 7

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2 0 10 -0 5

20 1 0 -0 4

2 0 1 0 -0 3

2 0 1 0 -0 2

2 0 1 0-0 1

2 00 9 -1 2

-8

ES - 5,8% di c- 11

L a v a riaz io n e ten d e nz ia le d e ll'It a lia d a gi ug n o 2 0 1 0 a m ag g io 2 01 1 è st a t a co rre tta p e r t e n er co n to d el l'e ff e tt o d e l Re go la me n t o BCE /2 0 0 8 /3 2 e d i a lcu n e m od if ich e ap p o rta te a lle s eg n a laz io n i d i v ig ila n za . P er g li al tri P ae si i d a ti n o n s on o c o rre tti. F on t e : E la b o ra z ion i D irez io n e St rat e g ie e M e rca ti F in a nz ia ri A BI s u d at i BCE

Fonte: Rapporto Trimestrale dell’Osservatorio Permanente sui rapporti tra banche ed imprese

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DOSSIER: CREDITO E PMI

Dal Bank Lending Survey (febbraio 2012) emerge che nel 2011 – soprattutto nell’ultimo trimestre sono significativamente diminuite le richieste di finanziamento delle imprese legate agli investimenti. Su livelli piuttosto elevati si mantiene invece la domanda di finanziamenti per operazioni di ristrutturazione e consolidamento del debito e per necessità di copertura del capitale circolante. Relativamente alla durata dei finanziamenti bancari alle imprese in Italia, si rileva come a fine 2011 le operazioni con durata superiore a 5 anni abbiano registrato un tasso di crescita annuo di circa il +3 per cento, mentre quelle tra uno e 5 anni una flessione dello 0,7 per cento. Gli impieghi a breve termine (fino ad un anno), invece, hanno visto un incremento del 5,1 per cento (+0,5 per cento a fine

2010). Complessivamente, in Italia i finanziamenti oltre i 5 anni rappresentano il 47 per cento del totale (contro una media dell’area euro del 57,6 per cento. Interessante anche la ripartizione dei finanziamenti bancari in base alla branca produttiva: come illustrato nel Grafico 3, a fine 2011 il settore agricoltura, silvicoltura e pesca una crescita registrava un incremento del +7,1 per cento (+11,8% a settembre 2011); il settore del commercio all’ingrosso e al dettaglio e dei servizi di alloggio e ristorazione una contrazione del +3,1 per cento (+6,2 per cento in precedenza); le costruzioni una variazione positiva del +1,2 per cento (+5,3 per cento a settembre 2011); infine, l’industria manifatturiera, estrazione di minerali e servizi hanno manifestato una variazione del +4 per cento (+7,2 per cento a settembre 2011)

Le sofferenze bancarie Dall’analisi del rapporto tra sofferenze lorde ed impieghi in funzione del settore merceologico emerge (Grafico 4) come nel corso degli ultimi trimestri si sia registrato un graduale e costante peggioramento della qualità del credito. In particolare, come si legge nel Rapporto in commento, per l’industria manifatturiera, estrazione di minerali e servizi industriali le sofferenze si attestavano – a fine 2011 – al 7,1 per cento (6,7 per cento a settembre 2011), il commercio all’ingrosso e al dettaglio ed attività dei servizi di alloggio e ristorazione al 9,5 per cento (8,9 per cento a settembre 2011), le costruzioni al 10,3 per cento (9,2 per cento a settembre 2011) e l’agricoltura, silvicoltura e pesca all’8,3 per cento (7,8 per cento a settembre 2011).

GRAFICO 3 – PAGINA 11 RAPPORTO ABI

Variazione % annue dei finanziamenti bancari per branca produttiva* %

var.% dic-10/dic-09

var.% mar-11/mar-10

var.% giu-11/giu-10

var.% set-11/set-10

var.% dic-11/dic-10

16,0 14,4 14,0 12,1 12,0

11,8

11,0

10,0

8,0

8,1

7,7

7,1

6,9

6,2 6,0

7,2

5,3 4,0

3,9

4,0

3,1 2,4 1,6

2,0

1,2 0,4

0,0

-0,1 -0,8

-2,0 Agricoltura, Silvicoltura e Pesca

Commercio all'ingrosso ed al dettaglio ed Costruzioni Industria manifatturiera, Estrazione di minerali Attività dei servizi di alloggio e ristorazione e Servizi * nella voce finanziamenti sono compresi oltre che agli impieghi vivi, le sofferenze e le operazioni pronti contro termine attive. A partire dai dati di giugno 2010 i prestiti e le sofferenze di famiglie produttrici e società non finanziarie distinti per branche di attività economica sono definite in base alla nuova classificazione delle attività economiche Ateco 2007, che ha sostituito la precedente classificazione ispirata all'Ateco 1981. L'Ateco 2007 costituisce la versione nazionale della Nace Rev. 2, la nomenclatura europea adottata con regolamento (CE) n. 1893/2006. I dati si riferiscono a 25 branche che sono definite sulla base del livello più aggregato della classificazione Ateco 2007 (cosiddette sezioni). Per la sola branca "Attività manifatturiere", corrispondente alla sezione C dell'Ateco 2007, si fornisce la disaggregazione in 11 raggruppamenti. Tale modifica comporta una discontinuità nelle serie storiche che non permette la costruzione delle dinamiche su base annuale. Le variazioni % annue tra giugno 2010 e marzo 2011 sono state costruite sulla base delle segnalazioni alla Centrale dei Rischi ricostruite dalla Banca d'Italia. Fonte: Elaborazioni ABI su dati Banca d'Italia.

Fonte: Rapporto Trimestrale dell’Osservatorio Permanente sui rapporti tra banche ed imprese

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GRAFICO 4 – PAGINA 13 RAPPORTO ABI

Rapporto sofferenze lorde su impieghi per branca produttiva (dati in %)

% 12,0

dic-10

mar-11

giu-11

set-11

dic-11 10,3

10,0

8,0

7,4

7,6

7,8

8,3

8,2

8,5

8,9

9,5 8,2

7,1

6,7

8,7

9,2

6,7

6,5

6,6

6,7

7,1

5,7

6,0

4,0

2,0

0,0

Agricoltura, Silvicoltura e Pesca

Costruzioni

Commercio all'ingrosso ed al dettaglio ed Attività dei servizi di alloggio e ristorazione

Industria manifatturiera, Estrazione di minerali e Servizi

A partire dai dati di giugno 2010 i prestiti e le sofferenze di famiglie produttrici e società non finanziarie distinti per branche di attività economica sono definite in base alla nuova classificazione delle attività economiche Ateco 2007, che ha sostituito la precedente classificazione ispirata all'Ateco 1981. L'Ateco 2007 costituisce la versione nazionale della Nace Rev. 2, la nomenclatura europea adottata con regolamento (CE) n. 1893/2006. I dati si riferiscono a 25 branche che sono definite sulla base del livello più aggregato della classificazione Ateco 2007 (cosiddette sezioni). Per la sola branca "Attività manifatturiere", corrispondente alla sezione C dell'Ateco 2007, si fornisce la disaggregazione in 11 raggruppamenti. Tale modifica comporta una discontinuità nelle serie storiche che non permette la costruzione delle dinam iche su base annuale. Da giugno 2010 il rapporto sofferenze/impieghi è costruito sulle nuove serie. Fonte: Elaborazioni ABI su dati Banca d'Italia.

Fonte: Rapporto Trimestrale dell’Osservatorio Permanente sui rapporti tra banche ed imprese

I tassi di interesse attivi I tassi di interesse (comprensivi di interessi, commissioni e spese) applicati alle operazioni di finanziamento a scadenza al settore produttivo a settembre 2011, si sono attestati come indicato nella Tabella A DURATA del FINANZIAMENTO

MEDIA NAZIONALE

NORD OVEST

NORD EST

CENTRO

SUD

ISOLE

Fino ad 1 anno

3,31%

3,27%

3,32%

3,21%

3,58%

3,60%

Tra 1 e 5 anni

3,72%

3,34%

3,79%

3,91%

4,96%

4,93%

Oltre 5 anni

4,75%

4,47%

4,35%

4,84%

5,35%

5,07%

Fonte: Rielaborazione ML su dati contenuti nel Rapporto Trimestrale dell’Osservatorio Permanente sui rapporti tra banche ed imprese

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DOSSIER: CREDITO E PMI

“IN QUESTO MOMENTO AGLI IMPRENDITORI MANCA LA VISIONE DEL FUTURO” Per il Direttore Generale di Banca delle Marche, Luciano Goffi “in quest’ottica associazioni, professionisti e le stesse banche devono aiutare le imprese a guardare avanti” di M. Palumbo

D

irettore, come si posiziona Banca Marche di fronte ai bisogni delle famiglie e delle imprese marchigiane? “Il nostro istituto ha da poco messo a disposizione tre nuovi plafond a favore delle piccole e medie imprese. Uno da 75 milioni per finanziare progetti di ricerca e sviluppo, un altro - sempre da 75 milioni - per anticipo crediti vantati nei confronti della Pubblica Amministrazione e un terzo da 30 milioni per le imprese che devono sostenere le scadenze tipiche di fine anno, come le imposte e il pagamento della 13esima. Le risorse messe a disposizione da Banca Marche a favore del sistema imprenditoriale, soprattutto medio-piccolo, ammontano a circa 430 milioni di euro, considerando anche la linea di finanziamenti Bei di 100 milioni ancora largamente disponibile e il plafond per le neo imprese. Il problema, semmai, è che la domanda di questo tipo di credito è ancora scarsa”. Non capisco. “Mi spiego meglio: l’imprenditore che ci

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chiede denaro per fronteggiare l’esigenza finanziaria del momento, ma che non riesce a sottoporre alla banca un piano o un quadro di prospettiva, ha più difficoltà ad accedere al credito. L’imprenditore, invece, che ci chiede soldi e ci spiega quali sono i suoi progetti di investimento e quali i mercati da aggredire per far crescere il suo business troverà da noi sempre le porte aperte. Quello che manca spesso agli imprenditori, in questo momento così difficile, è la visione del futuro. In questo senso associazioni, professionisti e le stesse banche debbono aiutarli a guardare avanti”. E per quanto riguarda le famiglie? “Quelle marchigiane hanno tradizionalmente un’elevata propensione al risparmio, che le ha portate a mettere in passato molto fieno in cascina, da usare oggi nel momento del bisogno. Le famiglie, che rimangono il più grande ammortizzatore sociale della nostra società, si trovano molto meno in difficoltà finanziaria rispetto alle imprese, anche se non va nascosto che esistono alcune

fasce sociali che affrontano gravi problemi economici”. Quali sono i settori sui quali si punterà maggiormente? “Le Marche sono una regione manifatturiera e tale rimarrà, anche in futuro. Bisogna però ripensare il modello, perché quello dei distretti, su cui ci siamo adagiati negli ultimi quarant’anni, si sta rivelando ormai superato. I contoterzisti e i subfornitori locali che lavoravano per i grandi marchi sono stati messi in difficoltà dalla concorrenza straniera, che assicura qualità elevata a prezzi contenuti. Bisogna riprendere a fare sistema in modo intelligente, mettendo insieme le competenze e le risorse delle banche, delle istituzioni, delle associazioni di categoria, delle imprese, delle famiglie, dei giovani. Bisogna investire in nuovi modelli commerciali, nelle reti d’impresa, nella ricerca e nello sviluppo. Daremo soldi a chi ci porta un nuovo brevetto, non certo a chi ci propone di costruire un altro capannone. Più intelligenza, meno mattoni, questa è la parola d’ordine.


“Daremo soldi a chi ci porta un nuovo brevetto, non certo a chi ci propone di costruire un altro capannone�

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DOSSIER: CREDITO E PMI

Quello che è certo è che è terminata la sbornia dell’immobiliare, su cui si sono investiti in passato forse troppi soldi. Lì abbiamo già fatto tanto, adesso bisogna concentrarsi, tutti, sul manifatturiero”. Il livello delle sofferenze è aumentato negli ultimi mesi? “Per Banca Marche le sofferenze sono aumentate nel corso del 2012, così come per tutto il sistema bancario italiano. Come ho appena detto, la crisi del manifatturiero ha portato un numero crescente di aziende a ritardare i pagamenti per i prestiti ottenuti. Siamo impegnati al massimo su questo fronte, quello che è certo è che non lasceremo nulla di intentato per aiutare le imprese ad uscire nel migliore dei modi da questa situazione”. Prima Lei ha accennato all’intervento della Bce. E’ stato utile alle Pmi? Ne servirà un altro? “L’intervento della Bce è stato indispensabile per salvare il sistema bancario europeo che l’inverno scorso versava in una gravissima crisi di liquidità. I soldi della Bce sono stati utilizzati, a loro volta, per alimentare la domanda di titoli di Stato

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italiani e rimpiazzare gli acquisti dei fondi esteri, che gradualmente diminuivano a causa delle crescenti difficoltà della nostra economia. Le risorse per l’economia non sono però diminuite, perché quei titoli acquistati dalle banche, portati in garanzia alla stessa Bce, hanno permesso di ottenere altre risorse da impiegare. Per quanto riguarda i possibili interventi futuri della Bce, credo che la volontà già manifestata dall’Eurotower di intervenire come possibile scudo anti-spread, nel caso in cui i governi ne facciano esplicita richiesta, e l’intenzione di arrivare al più presto a una vigilanza unica sulle banche europee, siano le mosse giuste per evitare possibili nuovi shock sistemici. La difesa che è stata, seppur in ritardo, attuata per la stabilità dell’euro è fondamentale per un progressivo recupero di fiducia dei mercati e tra la gente”. Qual è il ruolo delle istituzioni e dei Confidi? “Istituzioni e Confidi rivestono un ruolo fondamentale per uscire dalla crisi. Non mi stancherò mai di ripetere che da questa crisi o se ne esce tutti insieme o non se ne esce. Fare rete significa che le isti-

tuzioni devono creare il contesto normativo migliore per far ripartire l’economia, che le banche e i Confidi devono unire le forze per iniettare nuovi capitali nel circuito economico, che le associazioni di categoria devono mettere da parte le rivalità e favorire le reti d’impresa, che gli imprenditori riprendano a fare innovazione e a cambiare in meglio la governance delle loro aziende, che i giovani si mettano in gioco e che i senior mettano la loro esperienza a vantaggio delle nuove leve. In pratica, che si metta da parte l’egoismo e il piccolo vantaggio personale o di parte e che si metta in primo piano il bene comune. Che non è una visione sociale, è una visione economica”.W

“La volontà già manifestata dall’Eurotower di intervenire come possibile scudo antispread, nel caso in cui i governi ne facciano esplicita richiesta, e l’intenzione di arrivare al più presto a una vigilanza unica sulle banche europee, siano le mosse giuste per evitare possibili nuovi shock sistemici”


DOSSIER: CREDITO E PMI

“GLI IMPRENDITORI PER PRIMI DEVONO CREDERE NELLE LORO AZIENDE” “Solo restaurando un clima di fiducia” – spiega Alberto Niccoli, docente alla Facoltà di Economia dell’Università Politecnica delle Marche e Presidente della BCC di Recanati e Colmurano – “il sistema troverà al proprio interno la forza di risollevarsi” di P.Duranti

P

“Molte aziende che hanno investito ragionando in un’ottica di sviluppo, hanno continuato a conseguire profitti”

rofessore, tempo fa il premier Mario Monti disse che se a Palazzo Chigi non vi fosse stato il cambio della guardia lo spread sarebbe schizzato a 1.200 punti … Condivide questa opinione? “Se sarebbe arrivato oltre quota mille non lo so, e penso che nessuno potesse prevederlo. Certamente il Governo Monti ha grandi meriti nell’aver evitato lo scoppio di una crisi da rialzo degli spread. Quindi penso che inizialmente le politiche attuate abbiano rassicurato i mercati finanziari internazionali, consentendo una forte riduzione dei tassi di interesse sui titoli di Stato, altrimenti a mio avviso impossibile. Poi …”. Continui pure. “Poi il Governo ha continuato a muoversi nella stessa direzione, non accorgendosi però del calo registrato dalla domanda aggregata. E questo lo vedo come un limite dell’attuale Esecutivo. Oggi ci troviamo in una situazione di estrema difficoltà, perché le condizioni reali sono sensibilmente e progressivamente peggiorate nel corso del tempo. Questa crisi molto forte della domanda ha inevitabilmente contribuito sulla caduta della qualità del credito erogato dalle banche”.

La contrazione della domanda ha investito un po’ tutti i settori in misura più o meno uguale oppure vi sono situazioni molto più preoccupanti? “Un problema particolare lo sta vivendo l’edilizia – settore tradizionalmente trainante per l’economia italiana -, che oggi attraversa davvero una fase delicatissima”. Perché questo tracollo? “Le cause probabilmente vanno individuate nel basso livello dei tassi di interesse di qualche anno fa, accompagnato da prospettive di ulteriori aumenti dei prezzi delle abitazioni. Tale scenario spinse molte famiglie ad investire nel mattone. Così numerose imprese edili costruivano a rotta di collo, indebitandosi … e i Comuni contenti perché incassavano gli oneri di urbanizzazione. Sennonché moltissime case rimasero invendute, provocando la caduta dei prezzi. Così oggi ci troviamo in presenza, purtroppo, di situazioni di insolvenza o comunque di difficoltà nel rimborsare i prestiti, da parte sia delle famiglie che delle imprese, seppur in misura profondamente differente”. Le banche hanno risentito molto di questa situazione? “Si, e in modo incisivo. Per questo prima ho

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DOSSIER: CREDITO E PMI

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“Le banche sono costrette ad accantonare nei propri bilanci fondi sempre più consistenti per far fronte ai rischi di insolvenza dei clienti. Una situazione, questa, destinata a proseguire nei prossimi mesi, come ha ricordato recentemente il Governatore della Banca d’Italia Ignazio Visco”

detto che è diminuita la qualità del credito, nel senso di un incremento generalizzato dell’incidenza delle partite in difficoltà, siano esse dovute a sofferenze, ad incagli o semplicemente a partite ristrutturate”. Per le BCC forse la situazione è diversa … “Diciamo che le Banche di Credito Cooperativo non hanno effettuato a livello strutturale operazioni di tipo speculativo, o lo hanno fatto in misura marginale. Hanno invece svolto l’attività fisiologica che dev’essere esercitata dal settore creditizio: quella cioè della raccolta e dell’impiego del denaro, in un’ottica di sostegno all’economia reale del territorio. Ciò nonostante, tuttavia, la qualità del credito è venuta meno anche per questo tipo di banche. Le quali sono costrette ad accantonare nei propri bilanci fondi sempre più consistenti per far fronte ai rischi di insolvenza dei clienti; una situazione, questa, destinata a proseguire nei prossimi mesi, come ha ricordato recentemente il Governatore della Banca d’Italia Ignazio Visco”.

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Però le aziende continuano ad avvertire enormi difficoltà nell’ottenere finanziamenti … “Premesso che – come ho detto pochi istanti fa – le banche non se la stanno passando per nulla bene, per i motivi che ho illustrato, dobbiamo chiederci il motivo per il quale le aziende chiedono un prestito: il finanziamento è finalizzato a nuovi investimenti oppure a coprire perdite o debiti preesistenti? Un altro aspetto da considerare è il grado di partecipazione dell’imprenditore al rischio d’impresa con mezzi propri: se è lui il primo a non credere nella propria azienda – conferendogli beni posseduti a titolo personale o familiare – perché lo dovrebbe fare la banca? E guardi che anche nelle Marche si riscontrano non poche situazioni in cui l’impresa che necessita di nuovo capitale è gestita da imprenditori che a titolo personale godono di una certa sicurezza economica … Sotto questo profilo, ritengo che il tema vada approfondito anche in termini di trasparenza”. I dati ci dicono che sono aumentati i finanziamenti diretti ad appianare situa-

zioni difficili, piuttosto che a nuovi investimenti … “Però fortunatamente vi sono molte aziende che continuano a conseguire profitti! E sono quelle che hanno investito in capitale fisso, formazione, marketing … In altre parole, ragionando in un’ottica di sviluppo. E’ proprio questo, a mio avviso, l’aspetto fondamentale da affrontare: gli imprenditori devono rendersi conto che il sistema va male in misura non trascurabile anche perché sono loro a non credere nella propria impresa”.


Aumentano le “partite in difficoltà” La qualità del credito – come ci ha spiegato il professor Alberto Niccoli – dipende molto dall’incidenza delle cosiddette “partite in difficoltà”: sofferenze, incagli e partite ristrutturate. Tecnicamente, si è in presenza di una “sofferenza” bancaria quando la banca ritiene che l’insolvibilità del debitore sia pari al 100 per cento. Gli “incagli” sono invece partite in difficoltà per le quali la probabilità che diventino sofferenze nell’arco temporale di un anno siano superiori ad una determinata soglia minima, diversa da banca a banca. Si deve comunque trattare di una probabilità “significativa”. Per “partite ristrutturate”, infine, si intendono quelle situazioni per le quali il debitore modifica la tipologia di finanziamento, ad esempio passando da un mutuo di 100mila euro della durata di 20 anni (con una rata di 6.500 euro) ad un mutuo a 25 anni: abbassandosi l’importo della rata periodica aumentano le probabilità di un rimborso regolare del prestito. 109


DOSSIER: CREDITO E PMI

“IL SISTEMA CREDITIZIO ITALIANO HA PERSO LA SUA FUNZIONE DI SOSTEGNO ALLO SVILUPPO” Il ruolo del credito per lo sviluppo, la situazione attuale e le prospettive: l’opinione di Flavio Guidi, fondatore del Gruppo Sida, consulente e manager di numerose aziende del Paese di P. Duranti

D

ottor Guidi, Lei può essere considerato a pieno titolo un profondo conoscitore del tessuto produttivo del Paese, dei suoi problemi e delle prospettive che abbiamo di fronte. Mi permetta quindi di iniziare l’intervista con una domanda secca: le banche possono contribuire alla ripresa? “Osservando quanto accaduto negli ultimi tempi, mi pare evidente che il sistema creditizio italiano abbia perso la sua funzione strategica di sostegno allo sviluppo”. I dati ufficiali – che tra l’altro riportiamo in altre pagine di questo approfondimento – confermano senza dubbio que-

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sta conclusione. Ma il motivo secondo Lei dove dev’essere individuato? “Principalmente nel fatto che le aziende di credito si sono trasformate in banche d’investimento, per far fronte alle sofferenze che stanno minando la loro sopravvivenza. Mi spiego: grazie al sostegno della Banca Centrale Europea, approvvigionano risorse allo 0,75 per cento e le impegnano a tassi del 4-5 per cento, e con il profitto dell’attività di trading coprono le perdite derivanti dalle insolvenze”. Lei ha accennato alle sofferenze. Quanto incidono sulla situazione creditizia complessiva? “Gli attivi patrimoniali delle banche sono

fortemente compromessi dalla consistenza dei crediti diventati di difficile realizzo. L’entità delle sofferenze sta crescendo costantemente e fortemente: nel corso del 2012, ad esempio, sono passate da 50 a 116 miliardi di euro. Solo Unicredit conta 80 miliardi di euro, Intesa San Paolo circa 48 miliardi ... Tra l’altro, è importante anche sottolineare che tale voce non sempre esprime il deterioramento dei crediti: lo stock dei crediti dubbi delle principali banche italiane ha toccato la soglia dei 181 miliardi di euro. Il che significa più del 10 per cento del totale degli impieghi”. Quindi, tornando alle Sue parole iniziali, è venuta meno la funzione strategica


di sostegno allo sviluppo. Ma allora le banche di cosa si stanno occupando? “Se si parte dal presupposto -. come dianzi detto – che il sistema del credito è malato ed è attualmente incapace di agire come acceleratore dell’investimento, dobbiamo innanzitutto chiederci tutti – imprenditori, amministratori, politici, consulenti – quale sia il ruolo che oggi gioca questo settore. Tanto più laddove si consideri che il livello di capitalizzazione delle aziende italiane sta costantemente regredendo, e il coefficiente di indebitamento risulti particolarmente elevato”. Concentriamoci su questo punto. “Le risorse finanziarie, che le aziende nell’attuale contesto economico e stori-

co sono in grado di generare, vengono ampiamente assorbite dall’incremento degli oneri finanziari e della pressione fiscale. E difficilmente esse vengono “ripagate” attraverso l’ammortamento, cioè l’usura delle immobilizzazioni. In sostanza, la redditività – vero e proprio motore della capitalizzazione, dell’investimento e dello sviluppo - sta sempre più scomparendo. Di fronte a strutture finanziarie deboli (talvolta persino inconsistenti) l’impiego diventa oltremodo rischioso e atto a trasformarsi in ulteriori sofferenze per le banche. In presenza di uno scenario di questo tipo, e di una domanda così caratterizzata, le banche non concedono

credito. Non solo: per salvaguardarsi, il più delle volte attivano processi di rientro, onde evitare incrementi delle perdite su crediti, che andrebbero a compromettere i risultati di esercizio, la struttura e la solidità finanziaria della propria azienda. Osserviamo infatti una riduzione dei finanziamenti a medio e lungo termine e un rallentamento del credito a breve. A corollario di tutto ciò, l’introduzione di normative più restrittive sui requisiti patrimoniali delle banche, nonché la carenza di liquidità del sistema bancario nazionale, rallentano sensibilmente la concessione di credito soprattutto a medio termine, comprimendo l’indebitamento di imprese e famiglie”. 111


DOSSIER: CREDITO E PMI

In conclusione? “Il credito rallenta e l’economia frena, concorrendo al decadimento e alla decelerazione del sistema economico nel suo complesso. Il credito e la finanza, sorti per agevolare ed amplificare gli scambi e lo sviluppo delle attività economiche, sta invertendo la sua funzione”. Cosa si può fare? “Le istituzioni, locali e nazionali - e quindi non soltanto lo Stato ma anche Regioni e Camere di Commercio - devono quanto più agire congiuntamente con strumenti di supporto o integrativi o sostitutivi”. Ad esempio? “Penso a strumenti come il Fondo Italia-

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no di investimento, il Fondo Centrale di Garanzia, la Sace, i Confidi di vario tipo. Inoltre, le istituzioni sono chiamate a selezionare, orientare ed attivare il credito verso quelle attività e/o settori che costituiscono il volano della ripresa futura: turismo, agricoltura, edilizia ecocompatibile, lusso, internazionalizzazione, sviluppo della conoscenza, digitalizzazione, innovazione e nuova imprenditorialità. Il tutto si traduce nell’azione di destinare a queste iniziative consistenti risorse da sottrarre al costo della politica e della spesa pubblica. Inoltre, risulterà di fondamentale importanza il ritorno alla specializzazione del credito e allo sviluppo di Equity e società di partecipazione miste, nazionali o locali: a mio avviso anche

questa potrebbe essere una soluzione da prendere fortemente in considerazione. Infine, la riproposizione dello sviluppo di un mercato borsistico per la media impresa, in questo momento andrebbe valutato se non altro per contribuire alla crescita della cultura finanziaria dell’intero sistema economico”.


DOSSIER: CREDITO E PMI

I CONFIDI SONO UN “BENE PUBBLICO” “In un clima economico come quello attuale, in cui è difficile fare previsioni, e in cui rimane evidente il problema della carenza di liquidità, ancor più importante e decisivo è il ruolo dei Confidi nell’accompagnamento delle imprese nel concedere la garanzia, e come referenti per gestire le delicate situazioni aziendali nei rapporti con le banche” a cura della Redazione

I

n queste parole - pronunciate da Giuseppe Tesei, Direttore della Cooperativa di Garanzia Pierucci nel corso di un recente convegno (dal titolo “Accesso al credito: come banche e confidi valutano le imprese”) – si intravede il futuro scenario che si verrà a creare nei rapporti tra Pmi e mondo del credito. Per Tesei, infatti, “i confidi rappresentano un vero “bene pubblico”, senza il quale moltissime piccole imprese vedrebbero compromessi i loro progetti, con un danno gravissimo ed immediato

all’economia del territorio”. Un ruolo, quello dei confidi, riconosciuto anche dal Direttore Generale di Banca delle Marche Luciano Goffi, che – in linea con l’intervista rilasciata a ML – ha ricordato che “la garanzia e la consulenza sono due pilastri fondamentali perché il rapporto tra banca ed impresa possa essere proficuo. Indispensabile quindi il ruolo della consulenza alle imprese, operata da professionisti che possono guidare le imprese nelle proprie scelte di investimento, e quello dei confidi, che rap-

presentano un valido sostegno alle imprese in cerca di credito ma prive delle garanzie richieste dalle banche”. All’evento, coordinato da Umberto Massei, Presidente Odcec di Macerata e Camerino, hanno partecipato in qualità di relatori anche Leonardo Ruffini, Responsabile Confidi Macerata, Sandro Simonetti, Responsabile Area Fidi della Cooperativa Pierucci, Cristiano Gianangeli, Direttore Srgm, e Roberto Acquaroli, Capo Servizi Politiche del Credito - Banca delle Marche.

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DOSSIER: CREDITO E PMI

I CONFIDI, RUOLO STRATEGICO PER LE PMI Cosa sono i consorzi garanzia fidi? Le risposte che si possono dare, dal profilo della teoria economica, sono sostanzialmente due. Un Confidi può essere visto, con un approccio che si può definire superato - e, da un certo punto di vista, minimalista - come un “gruppo d’acquisto” in cui un certo numero di soggetti, il più numeroso possibile, si riunisce per acquisire maggior forza contrattuale nei confronti di una controparte che fornisce un determinato servizio: il credito

C

erto, l’acquisizione del credito si contraddistingue per avere delle caratteristiche differenziate in funzione del tipo di cliente che si rivolge per l’acquisto del servizio, quindi concepire il Confidi come gruppo d’acquisto avrebbe un senso logico solo se tutti i soggetti che si rivolgono a questo organismo presentassero delle qualità omogenee e quindi si potesse andare dalla controparte contrattuale presupponendo che essa, conoscendo queste caratteristiche omogenee, possa ragionare non tanto andando a discriminare i singoli clienti, quanto a valutare l’opportunità commerciale di avere di fronte una massa di soggetti anziché singoli individui. L’approccio opposto, che si fonda sulla teoria dell’intermediazione finanziaria, ossia sulla logica che ci porta a dire perché esistono banche ed assicurazioni, vede nei Confidi una funzione diversa e più delicata: i consorzi avrebbero uno spazio proprio, così come le banche hanno uno spazio solo per il fatto che nel mercato esistono situazioni particolari, definite di asimmetria informativa, cioè

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di differenza nelle informazioni disponibili fra chi acquista e chi vende il servizio. Quindi, in linea di principio, la presenza dell’asimmetria informativa giustifica l’esistenza degli intermediari finanziari e delle banche in particolare. Ma se ci si fermasse a tale tipo di analisi, la presenza delle banche parrebbe sufficiente dal punto di vista del processo di intermediazione, salvo che per situazioni molto particolari (emblematico il caso delle assicurazioni). Però, partendo da questa ipotesi, si tratta di andare a vedere se vi siano le condizioni economiche perché vi sia convenienza da parte di un intermediario finanziario generale, cioè non specializzato su particolari nicchie di clientela, a porsi nelle condizioni di andare a superare le condizioni di asimmetria informativa. Cioè bisogna chiedersi se una banca abbia interesse a fare un’assunzione di costi per generare dei ricavi, qualora i ricavi sperati possano presentarsi inferiori ai costi che comunque sarebbero sostenuti. In altri termini, nei casi in cui le operazioni riguardino imprese molto

contenute, è possibile che le banche non abbiano convenienza a svolgere quella che è la loro tipica funzione di assunzione delle informazioni e valutazione del merito creditizio. In tal caso le banche possono ragionare sostanzialmente in tre modi: non dare credito, perché non è economicamente conveniente fare la valutazione; concedere credito senza effettuare la valutazione del merito creditizio, però ciò comporta problemi d’altro tipo; concedere credito solo attraverso l’assunzione di entità sostitutive della valutazione del merito creditizio, cioè si richiedono garanzie. In pratica, alle imprese di dimensioni contenute, che sono capaci di fornire informazioni limitate, non vengono più richieste tali informazioni, evitando in tal modo i costi inerenti la valutazione e la raccolta delle stesse, bensì si richiedono garanzie. E’ evidente che questo tipo di approccio rappresenta una soluzione di ripiego che ha lo scopo di permettere di effettuare delle operazioni che altrimenti non sarebbero attuabili.


Se si segue questa linea di ragionamento, allora all’interno del processo di intermediazione finanziaria si apre uno spazio aggredibile dai Confidi: si tratta di verificare se ci sono le condizioni per coprire questa particolare nicchia di clientela, cioè di andare ad assumere informazioni, trattandole in un modo un po’ diverso da come fa generalmente la banca e interfacciarsi poi all’ente creditizio trasferendogli queste informazioni. La banca attraverso l’interfaccia Confidi può dare una valutazione del merito creditizio senza necessariamente operare al buio, perché può traslare la valutazione dal cliente al Confidi stesso. Questo ovviamente si può fare in due modi: o attraverso una limitata capacità di credito riservata al Confidi (ipotesi difficile da pensare in teoria, ma forse più spesso effettivamente realizzata a livello operativo); oppure ciò può avvenire perché i Confidi sono tecnicamente preparati, e quindi, a fronte di dotazioni patrimoniali limitate, hanno una capacità di interagire con i loro soci e di riuscire a fare una preselezione delle proposte di

affidamento, portando alle banche solo soci che siano, dal punto di vista dell’accesso al credito, meritevoli. La verifica suddetta deve essere ovviamente calata nel contesto giuridico in cui i Confidi operano. I Confidi sono ormai, anche a norma di legge (art. 107 del Testo unico bancario), da considerarsi come dei veri e propri intermediari creditizi specializzati nella concessione di garanzie. La loro maggiore solidità patrimoniale e attendibilità professionale è infatti particolarmente importante nel sistema creditizio italiano in quanto ha l’effetto di mitigare il rischio di credito di un finanziamento. In questo senso, e a fronte delle recenti difficoltà delle imprese medio piccole nel reperire finanziamenti a tassi accettabili, è prevedibile che con la trasformazione dei confidi in intermediari creditizi il loro ruolo strutturale e patrimoniale ne esca rafforzato. Anche a livello gestionale, svolgendo un ruolo di supporto nell’elaborazione di analisi finanziarie adeguate alle piccole e medie imprese, i Confidi potrebbero fungere

da vere e proprie “banche di garanzia“, mettendo il loro rating a disposizione delle imprese consorziate e il loro knowhow a disposizione degli istituti bancari. Nascerebbero così soggetti dall’assetto patrimoniale ancora più solido e dalle caratteristiche di veri e propri intermediari finanziari, in grado di portare indubbi benefici sotto il profilo del trattamento prudenziale dei crediti da essi garantiti.

Alessandro Stecconi Divisione Corporate Finance Sida Group a.stecconi@sidasrl.it Tel. 071.28521

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DOSSIER: CREDITO E PMI

“SERVONO NUOVI CANALI DI FINANZIAMENTO, MA LE PMI CAMBINO MENTALITÀ” Per Davide Belardinelli - già Direttore Generale del Mediocredito Fondiario Centro Italia (finanziamenti alle imprese industriali, commerciali e di servizi), poi Amministratore Delegato di FOCUS-GESTIONI SGR - Spa (gestione di fondi mobiliari chiusi) ed ora collaboratore del Gruppo Sida di Ancona – il sistema bancario è entrato in crisi, e le imprese sono chiamate ad affacciarsi ad altri sistemi di approvvigionamento delle risorse finanziarie. Ma occorre affrontare le nuove sfide con una veste diversa … di P.Duranti

D

co i passaggi fondamentali del rapporto tra impresa e banca, senza trascurare il contesto sociale ed economico di riferimento”.

Com’era prima e com’è adesso? “Dobbiamo però premettere che probabilmente qualche pagina di giornale non è sufficiente per comprendere appieno cause ed effetti di un fenomeno complesso e delicato. Mi sforzerò pertanto di illustrare in modo estremamente sinteti-

Fino ai primi anni Novanta come si presentava il mondo del credito in Italia? “Il sistema bancario era sostanzialmente diviso al suo interno sulla base di differenti specializzazioni di ordine temporale e tecnico. Sul mercato operavano infatti sostanzialmente tre tipologie di aziende di credito: le banche cosiddette commerciali, quelle di finanziamento degli investimenti e le banche d’affari. Se gli istituti della prima categoria erano prevalentemente deputate al finanziamento delle imprese per quanto atteneva alle

ottor Belardinelli, come è mutata la strutturazione del credito in Italia negli ultimi anni? “A grandi linee si può operare una distinzione tra quanto accadeva prima dell’entrata in vigore della riforma bancaria del 1993 e la fase successiva. E’ stato proprio l’avvento di questa nuova disciplina a provocare una metamorfosi del sistema bancario”.

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esigenze di breve termine – pensiamo ad esempio al magazzino, allo smobilizzo dei crediti – e quindi per necessità legate al capitale circolante, le banche d’investimento erano impegnate sul fronte degli investimenti fissi, sia materiali che immateriali. Una diversa specializzazione, quindi, ancorata alle specifiche esigenze delle imprese”. E le banche d’affari? “Erano proiettate prevalentemente sull’equity e sugli strumenti finanziari straordinari, peraltro all’epoca non “compromessi” come quelli che ci hanno portato alla situazione attuale …”. A questa impostazione seguiva anche


una diversa specializzazione delle professionalità operanti all’interno delle banche? “Certamente. Mentre in una banca commerciale si ragionava prevalentemente in un’ottica a breve termine, dando la priorità alla “qualità” e al “rigiro” del capitale circolante e un po’ meno agli aspetti economico-finanziari dell’impresa -, in sede di valutazione di una richiesta di finanziamento finalizzata a nuovi investimenti cambiava necessariamente lo scenario: l’esame dell’azienda rilevava in chiave prospettica, e quindi occorrevano maggiori e più approfonditi elementi di valutazione dell’impresa nel suo complesso. Infatti è soltanto da questi ultimi, e in particolare dalla capacità di genera-

re adeguati flussi economico-finanziari, che scaturisce la potenzialità di far fronte al rimborso dei prestiti contratti (e protratti nel tempo) e degli impegni in generale”. Con la riforma bancaria questo assetto è venuto meno? “Prima di accennare a quanto è accaduto dopo, è importante sottolineare che la strutturazione che ho descritto permetteva al settore del credito di disporre di risorse adeguate in funzione degli impieghi: le banche commerciali investivano i capitali raccolti con scadenza a breve, le banche di investimento chiedevano – ed ottenevano – prestiti sull’estero con scadenza protratta ed emettevano sul mer-

cato titoli di credito ugualmente a scadenza differita, mentre le banche d’affari investivano, di fatto, capitale proprio. Il sistema, in altre parole, si alimentava autonomamente, in quanto si registrava una stretta correlazione tra la durata della raccolta e la durata dell’impiego. Con la riforma bancaria di vent’anni fa si è andati oltre …”. In che senso? “E’ nata la banca cosiddetta “universale”. Qualsiasi azienda di credito può fare qualsiasi tipologia di operazione, di breve e medio termine, financo interventi di finanza creativa, con conseguenti problemi di tipo tecnico, di equilibrio finanziario e di controllo gestionale, tant’è che an117


DOSSIER: CREDITO E PMI

“Il risparmio – e cioè la raccolta – si sta riducendo sempre più rispetto agli impieghi, sia per la crisi economica, che vede contrarsi la ricchezza di famiglie ed imprese, sia per la forte concorrenza dello Stato, che lancia sul mercato titoli pubblici a condizioni convenienti”

che recentemente autorevoli fonti economiche e bancarie hanno auspicato il ritorno al precedente sistema”. Con gli occhi di oggi questa scelta appare sbagliata, ma allora non si potevano prevedere gli avvenimenti che avrebbero interessato il mondo della finanza … “Senza dubbio l’ingresso nel “sistema” di strumenti finanziari sempre più sofisticati ha aggravato la situazione, ma indipendentemente da tale fattore dobbiamo constatare come la sopravvenuta possibilità per le banche di operare “a tutto campo” abbia minato l’equilibrio tra mezzi raccolti e mezzi impiegati prima esistente, come poc’anzi rilevato. La tendenza di numerose banche a fare profitti con strumenti finanziari molto rischiosi ha contribuito inoltre alla degenerazione del sistema nel suo complesso, generando criticità a catena, rese ancor più

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difficili da gestire a causa della crisi che ha investito l’economia reale”. Anche l’Italia è stata colpita dal problema dei derivati? “Fortunatamente le banche italiane – comprese quelle operanti a livello locale – non hanno abusato negli investimenti in strumenti finanziari sofisticati e creativi. E al contempo risultano dotate di capitale proprio sostanzialmente accettabile, salvo rari casi. Il problema è che hanno sempre meno disponibilità, per una serie di motivi”. Quali? “Il risparmio – e cioè la raccolta – si sta riducendo sempre più rispetto agli impieghi, sia per la crisi economica, che vede contrarsi la ricchezza di famiglie ed imprese, sia per la forte concorrenza dello Stato, che lancia sul mercato titoli

pubblici a condizioni convenienti. Anche in passato vi sono stati periodi in cui si manifestava tale disequilibrio, in misura più o meno accentuata a seconda del contesto territoriale e storico. Però il gap tra raccolta ed impieghi veniva colmato attraverso la concessione di prestiti tra banche, anche internazionali. Oggi non è più possibile per una sostanziale e diffusa mancanza di fiducia reciproca del sistema. Un altro grosso problema è rappresentato dall’aumento delle sofferenze, che aggrava la carenza di liquidità. Infatti, i crediti di dubbio rientro stanno aumentando continuamente e in modo notevole, per la nota crisi dell’economia reale. Il sistema bancario è quindi obbligato a massicci accantonamenti (ciononostante spesso insufficienti) che ne intaccano pesantemente la redditività, già interessata da margini finanziari e di servizi tendenti a ridursi, e da costi


di struttura pesanti che comporteranno per la loro razionalizzazione inevitabili sacrifici sugli organici”. Quali sono le prospettive per le aziende, anche locali, sul fronte del credito? “Ritengo che per il futuro gli imprenditori non possano aspettarsi significative aperture di credito da parte del sistema bancario italiano, a meno che non intervenga nuovamente la Bce con sostanziose iniezioni di liquidità”. E allora le imprese come si possono muovere? “Questo è il problema. Un certo sollievo potrà venire dall’intervento dei vari Fondi di garanzia, che alleviando il rischio delle banche anche in termini di accantonamenti richiesti dall’Autorità di Vigilanza, potrà renderle un po’ più disponibili. Ma è chiaro che le imprese, specie quelle

piccole e medie, dovranno cercare anche altre fonti di finanziamento. Mi riferisco alle forme più semplici del capitale di rischio, a strumenti di finanza straordinaria, ai fondi mobiliari chiusi, fino a pensare, come obiettivo, ai mercati regolamentati (cioè la borsa). Tale nuovo indirizzo richiede però un approccio diverso da parte delle imprese – in particolare quelle piccole e medie – verso il sistema finanziario”. Cioè? “Individuando progetti di crescita dimensionale – da attuarsi attraverso accorpamenti, unioni e fusioni - e migliorando sensibilmente il proprio sistema organizzativo e la trasparenza”.

“Dopo la riforma bancaria del 1993 è nata la banca cosiddetta “universale”. Qualsiasi azienda di credito può fare qualsiasi tipologia di operazione, di breve e medio termine, financo interventi di finanza creativa, con conseguenti problemi di tipo tecnico, di equilibrio finanziario e di controllo gestionale, tant’è che anche recentemente autorevoli fonti economiche e bancarie hanno auspicato il ritorno al precedente sistema”

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DOSSIER: CREDITO E PMI

IL FONDO DI INNOVAZIONE TECNOLOGICA Il Fondo speciale rotativo per l’Innovazione Tecnologica (FIT) nasce nel febbraio del 1982 (con la Legge n. 46 del 1982), con l’obiettivo di incentivare la ricerca volta allo sviluppo tecnologico in qualunque settore. Attualmente è gestito dal Ministero dello Sviluppo Economico, tramite il Dipartimento per lo Sviluppo e la Coesione Economica

L

e agevolazioni del fondo sono destinate al sostegno di programmi di ricerca relativi ad attività di sviluppo sperimentale (comprendenti anche attività non preponderanti di ricerca industriale) presentati da singole imprese, o congiuntamente ad Università o enti di ricerca. Per attività di sviluppo sperimentale e di ricerca industriale si intendono quelle rivolte rispettivamente: a) alla concretizzazione dei risultati della ricerca industriale ottenuti mediante le fasi di progettazione e realizzazione di progetti pilota, di prototipi, finalizzati a generare nuovi prodotti, processi o servizi ovvero ad apportare modifiche sostanziali a prodotti e processi produttivi, purché tali interventi comportino sensibili miglioramenti delle tecnologie esistenti; b) ad acquisire nuove conoscenze, da utilizzare per mettere a punto nuovi pro-

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dotti, processi o servizi, o per consentire un notevole miglioramento dei prodotti, processi o servizi esistenti. I beneficiari di questa misura sono i soggetti giuridici aventi stabile organizzazione in Italia e rientranti tra le categorie di aziende che esercitano attività industriale diretta alla produzione di beni o di servizi, aziende agro-industriali, imprese artigiane e centri di ricerca con personalità giuridica autonoma. Ai programmi d’investimento sono ammissibili costi riconosciuti non inferiori a un milione di euro: in particolare, sono ammissibili i costi riguardanti spese per il personale tecnico, il costo di strumenti ed attrezzature di nuovo acquisto, i servizi di consulenza ed altri servizi utilizzati per l’attività del programma, inclusa l’acquisizione dei risultati di ricerca, di brevetti e di know-how, di diritti di licen-

za, le spese generali e materiali utilizzati per lo svolgimento del programma. Le agevolazioni previste possono essere concesse sotto forma di finanziamento a tasso agevolato, con una durata massima di 8 anni, di contributo in conto interessi, e infine tramite un contributo diretto alla spesa. Le erogazioni avvengono in non più di quattro soluzioni, compreso il saldo, in relazione agli stati di avanzamento lavori: al fine di ottenere l’erogazione, il soggetto beneficiario deve aver sostenuto costi non inferiori a quelli previsti dal progetto.

Nicasio Riggio Divisione Strategia e Finanza d’Impresa Gruppo Sida finanza@sidagroup.com Tel. 071.28521


DOSSIER: CREDITO E PMI

DA MPS UN SERVIZIO PER LE ESIGENZE DI LIQUIDITÀ DELLE AZIENDE AGRARIE A seguito dei cambiamenti introdotti dal “decreto liberalizzazioni”, l’azienda di credito senese risponde alle esigenze di liquidità delle imprese con “Gestione agricoltura”, uno strumento finanziario flessibile e adeguato a sostenere il capitale circolante delle imprese del settore di T. Costantini

L

o scorso 24 ottobre è diventato operativo l’art. 62 del decretolegge sulle liberalizzazioni (D.L. n. 1 del 2012) che modifica la disciplina della compravendita dei prodotti agricoli ed alimentari, introducendo l’obbligo di contenere i tempi di pagamento nei termini di 30 e 60 giorni a decorrere dall’ultimo giorno del mese di ricevimento della fattura (30 o 60 giorni a seconda della natura – deteriorabile o meno - del prodotto).

Alla luce di tali novità – dalle quali sono esclusi i conferimenti di prodotti agricoli ed ittici in cooperative - Monte dei Paschi di Siena ha ideato un nuovo servizio – chiamato “Gestione agricoltura” – finalizzato a sostenere gli operatori del settore nella gestione delle spese ordinarie per le attività agricole (connesse e collaterali). In tal modo gli agricoltori e le imprese agrarie possono accedere a prestiti a breve termine (da 1 a 12 mesi) per anticipare anche le spese dei futuri

raccolti e le esigenze finanziarie a brevissimo termine, inerenti al massimo ad un ciclo colturale e quindi ad un’annata agraria. Sono infatti finanziabili le spese relative alla conduzione e gestione corrente, alla lavorazione, trasformazione, conservazione e commercializzazione dei prodotti agricoli, all’acquisto di scorte, sementi, concimi antiparassitari, carburanti e quanto sia necessario per lo svolgimento della propria attività agricola.

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DOSSIER: CREDITO E PMI

Realtà e realizzabilità La crisi della liquidità è stata la seconda ondata distruttiva che ha colpito il nostro sistema. Poi ne è seguita una terza, che ha a che fare con le nostre istituzioni e con la nostra carenza di infrastrutture, soprattutto a livello finanziario. Appurato, dunque, che “la crisi” non è un’entità unica, ma è davvero una sequenza di eventi neanche del tutto concatenati tra loro, e appurato che, in fondo, alla gente poco importa di tali tecnicismi, occorre fare i conti con i fatti e cercare di capire cosa si possa fare per garantirsi un futuro. Magari facendo dei propri sogni un’impresa

L

’ideale del lavoro a tempo indeterminato deve lasciare spazio a nuove consapevolezze: a fine anno saranno in scadenza qualcosa come 250mila contratti nel pubblico, mentre per la maggior parte delle banche inizierà una stagione di “razionalizzazione del personale”; si aggiunga che la penuria prolungata di fatturati, margini e/o riscossioni di crediti ha sfiancato anche alcune tra le aziende più coriacee. Questo significa semplicemente che l’economia non si fermerà mai del tutto, ma sicuramente subirà cambiamenti profondi e marcate deviazioni rispetto ai sentieri di espansione che conoscevamo tutti (o quasi). E questi mutamenti di scenario sono, ahinoi, appena comincia-

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ti. In questo momento di scoramento e smarrimento, può capitare che le apparenze ingannino e così è proprio la scelta di intraprendere la carriera autonoma dell’imprenditore ad essere molto meno rischiosa che la scelta classica di affidare il proprio cv all’oceano delle possibilità e aspettare di essere chiamati (prima o poi) da qualcuno che voglia offrirci sul serio un lavoro. E che magari sopravviva per almeno una parte della durata del contratto che ci ha fatto firmare. Occorrerebbe forse un intero Dossier di ML per spiegare per bene quest’ultima affermazione, ma per ora è meglio soffermarsi su altre considerazioni, nettamente più pratiche: fare impresa, ok, ma con che soldi? E, più in generale, come?

Ammesso di avere un’idea efficace ed innovativa, o di essere stati orientati al meglio da professionisti specializzati nella creazione di impresa, più che mai oggi occorre rivolgersi contemporaneamente al circuito della finanza ordinaria (banche, investitori terzi, fornitori partner) e a quello della finanza straordinaria (bandi provinciali, regionali, nazionali, europei, fondi strutturati per la creazione di impresa, iniziative ministeriali, e così via, ma anche prodotti speciali offerti da banche, spesso con la collaborazione di fondi di garanzia). Per far questo occorre essere informati in modo completo sul portafoglio di offerta di volta in volta disponibile, ma serve anche poter contare su un piano industriale che sia accura-


to e definito in ogni dettaglio, anche per le attività più piccole o tradizionalmente meno strutturate. In sostanza oggi, per motivi strategici, ma anche squisitamente più pragmatici, l’idea d’impresa deve essere progettata e realizzata con un livello di approfondimento professionale molto elevato, abbinato ad un’adeguata lucidità per andare a ricercare soluzioni in termini giuridici, contrattuali, finanziari, che possano garantire una rapida e coerente copertura dei fabbisogni ed una tempestiva presenza sul mercato. Il danaro e le possibilità di fare impresa oggi, incredibile dictu, ci sono, solo che occorre non lasciare al caso alcuni dettagli. Serve un signor business plan, come accennato sopra, ma in questo particolare

momento storico occorre anche che i neoimprenditori abbiano un minimo di dotazione finanziaria propria o un minimo di garanzie da fornire: si può disquisire per giorni se sia giusto o sbagliato, ma il dato di fatto che oggi più che mai l’imprenditore deve mostrarsi investitore da una parte e debitore affidabile dall’altra. Per chi non avesse né soldi da parte né garanzie da fornire (cosa tutt’altro che rara in tempi di crisi), la speranza non è del tutto perduta: con un po’ di abilità negoziale e un’ampia consapevolezza delle agevolazioni di volta in volta disponibili, o delle soluzioni alternative possibili, si può comunque ottenere la finanza necessaria, purché si faccia in modo che l’idea sia dimensionata su fabbisogni un

po’ meno faraonici di quanto la propria fantasia o la propria passione desiderino. La situazione è complessa, ma le vie d’uscita ci sono: fosse facile, l’avrebbero già tutti praticata e il mercato, di conseguenza, potrebbe essere paradossalmente più complesso e meno redditizio di quanto sia ora.

Michele Barchiesi Gruppo Sida m.barchiesi@sidasrl.it Tel. 071.28521

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DOSSIER: CREDITO E PMI

INTERESSI PASSIVI PIÙ PESANTI IN ITALIA Per le società di capitali sono deducibili dal reddito d’impresa gli interessi passivi che, al netto degli interessi attivi, non superano il limite del 30 per cento del reddito operativo lordo (differenza tra valore e costo della produzione aumentata degli ammortamenti e dei canoni di locazione finanziaria). La parte eccedente è indeducibile e può essere riportata in avanti e dedotta negli esercizi successivi qualora si presenti un ROL capiente. Tale misura, introdotta nel 2008, ha sostituito i precedenti regimi della thin capitalization e del pro-rata patrimoniale. Dal punto di vista concreto, però, molte imprese che non avevano problemi con i precedenti regimi si trovano penalizzate da questo cosiddetto test del ROL

C

hi viene penalizzato maggiormente? Le imprese che già sono in difficoltà, non hanno un ROL capiente o ce l’hanno addirittura negativo, sono più indebitate e quindi pagano maggiori oneri finanziari. Una tale norma potrebbe avere maggiore senso in un periodo di crescita ed espansione economica per poter combattere la sottocapitalizzazione delle imprese e stimolare nuovi apporti di capitale proprio. La tempistica dell’introduzione della normativa risulta quantomeno improvvida, proprio alla vigilia della crisi che ha sconquassato il mondo, e ha significato, in molti casi, dare una spintarella a tante realtà sull’orlo del baratro. 124

A

B

C

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Valore della produzione

10000

15000

8000

5000

Ammortamenti e leasing

1000

2000

500

500

Totale Costi della produzione

7000

10000

7000

7000

ROL

4000

7000

1500

-1500

Interessi passivi (al netto int. attivi)

250

450

500

550

0

0

50

550

Interessi indeducibili


Dalla tabella si può evincere facilmente quanto appena affermato; le aziende più in difficoltà sono quelle maggiormente penalizzate. Nel Programma di Stabilità per l’Italia (aggiornamento novembre 2007), pubblicato dal Ministero dell’Economia e delle Finanze, la norma fu presentata come una semplificazione fiscale e in linea con quanto adottato in altri Paesi europei. Non è proprio così: andiamo a verificare come viene affrontata la questione all’estero. FRANCIA: restrizioni alla deducibilità degli interessi passivi sono previste per le c.d. “Associated Companies”, ovvero per le imprese che sono collegate da una partecipazione superiore al 50 per cento, o comunque da un controllo di fatto. GERMANIA: sono deducibili gli interessi passivi che, al netto degli interessi attivi, non eccedono il 30 per cento dell’EBITDA.

GRAN BRETAGNA: non sono previste normative particolari in tema di deducibilità degli interessi passivi. SPAGNA: limiti alla deducibilità sussistono solo in caso di finanziamenti da società correlate non residenti nell’Unione europea qualora l’ammontare medio degli stessi è superiore a tre volte il patrimonio netto medio della società. È evidente come la disciplina italiana sia più penalizzante di quella francese, britannica e spagnola. Tali normative impongono limiti alla deducibilità soltanto in determinati casi o addirittura in nessuno, mentre la norma italiana abbraccia la generalità delle imprese. La normativa tedesca, invece (introdotta peraltro anch’essa nel 2008) sembrerebbe speculare alla nostra. In sostanza non è così. In Germania, infatti, è stata introdotta una franchigia riferita all’ammontare degli interessi passivi entro la quale

la disciplina che limita la deducibilità non si applica. Inizialmente la franchigia era stata fissata a un milione di euro, e successivamente, per poter mitigare gli effetti negativi della disciplina in tempi di crisi, è stata innalzata a tre milioni. La stragrande maggioranza delle Pmi tedesche non sostengono tre milioni di interessi in un anno e quindi sono escluse dalla disciplina. In Italia non esiste alcuna franchigia e anche nel prossimo periodo d’imposta saranno proprio le imprese che più soffrono le recrudescenze della crisi ad essere penalizzate in misura maggiore.

Roberto Antonella Area Fiscale Gruppo Sida Tel. 071.28521 r.antonella@sidagroup.it

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DOSSIER: CREDITO E PMI

Il Qatar interviene con 2 mld di euro: fondi per la nostra economia Un esempio di buona politica finanziaria e industriale italiana di Giulio Guidi PRINCIPALI FONDI SOVRANI FONDO

CAPITALE (in miliardi di Dollari)

Government Pension Fund (Norvegia)

656

ADIA (Abu Dhabi)

627

SAFE Investment Company (Cina)

568

SAMA Foreign Holdings (Arabia Saudita)

533 (1)

China Investment Corporation (Cina)

482

Kuwait Investment Authority (Kuwait)

296

HK Monetary Authority Investment Port. (China-Hong Kong)

293

GIC (Singapore)

248

Temasek (Singapore)

158

National Welfare Fund (Russia)

150 (2)

National Social Security Fund (Cina)

135

Qatar Investment Authority (Qatar)

115

1. STIMA SWF INSTITUTE

L

a Qatar Holding, detentrice del Fondo Sovrano del Qatar insieme alla Cassa Depositi e Prestiti (società finanziaria del Ministero del Tesoro) daranno vita ad una società partecipata pariteticamente che interverrà sul capitale di aziende appartenenti ai settori lusso, turismo, distribuzione, media, utilities, industria delle costruzioni, servizi finanziari. Due miliardi di fondi che entrano nel sistema italiano rivolti al mondo aziendale, per favorire processi di consolidamento, di sviluppo, di integrazione, nonchè progetti di crescita con matrice internazionale. Un esempio di buona politica. I nostri governanti do-

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2. INCLUDE IL “OIL STABILIZATION FUND” RUSSO

vrebbero moltiplicare queste iniziative, offrendo in cambio ai Paesi ricchi interventi di cessione di know-how o realizzazione di opere infrastrutturali di grosso respiro, con copertura finanziaria di lungo periodo appoggiata dallo Stato italiano. Solo il Qatar per i Mondiali di Calcio del 2022 spenderà nei prossimi sei anni 125 miliardi di dollari in settori non-oil (case, università, infrastrutture, porti, ecc…). Gli Emirati Arabi spenderanno 58 miliardi di dollari nella costruzione di strade ed altre infrastrutture. Paesi come la Libia hanno ampi programmi di investimento e così tanti altre Nazioni.I nostri politici devono diventare degli uo-

mini d’affari, andare per il mondo, sollecitare i fondi sovrani di questi Paesi ed offrire in cambio la nostra conoscenza, la nostra tecnologia, il nostro sapere, la nostra ospitalità, la nostra progettualità. Trattandosi spesso di Paesi ricchi per facilitare lo scambio e la cessione di beni, servizi e conoscenze, lo Stato italiano può sostenere il processo con finanziamenti alle imprese interessate. Questo impegno contribuirebbe a superare i problemi di debolezza finanziaria che caratterizzano il nostro sistema finanziario e industriale. Disponiamo di un knowhow competitivo, ma scarse sono le risorse per poterlo vendere.


DOSSIER: CREDITO E PMI

Fermo, confermato il contributo al Fondo Regionale di Garanzia Anche per il 2012 la Provincia di Fermo conferma il contributo di 60mila euro a favore della Società Regionale di Garanzia Marche di P. Duranti

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al 2008 ad oggi hanno beneficiato del Fondo Regionale di Garanzia 1.726 piccole imprese del fermano, per un totale di 2.050 pratiche di finanziamento e un importo complessivo dei finanziamenti pari a circa 81 milioni di euro, di cui circa 14 milioni nel 2012 e circa 22 nel 2011. Con gli importi stanziati dalla Provincia di Fermo e dalla locale Camera di Commercio sarà possibile attivare fino a fino al 31 dicembre 2012 un massimo di 10.400.000 euro di finanziamenti. La decisione della Provincia di sostenere anche quest’anno il Fondo è un chiaro segnale di vicinanza al territorio “nonostante le note difficoltà di bilancio legate ai tagli imposti

dal Governo centrale”, come ha ricordato il Presidente Fabrizio Cesetti. Il che significa che la Provincia “è viva e continua ad operare per la programmazione e lo sviluppo del suo territorio, soprattutto in termini di vicinanza al tessuto economico e produttivo”. Sulla stessa linea l’Assessore alle Attività Produttive Renato Vallesi, per il quale “sostenere le piccole imprese è sempre stata una priorità per la nostra Amministrazione provinciale. Un impegno testimoniato da decine di interventi mirati, ad esempio quelli finalizzati alla creazione di nuove realtà imprenditoriali attraverso il Progetto Colombo, così come le iniziative per facilitare l’accesso al credito”.

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SPECIALE: PREMIO VALORE L AVORO

Premio “Valore Lavoro”: il nostro tessuto economico è sano e virtuoso U

Il Premio “Valore Lavoro”, giunto quest’anno alla VI edizione, è la manifestazione promossa dalla Regione Marche con la finalità di condividere tra aziende, istituzioni e cittadini le buone pratiche realizzate a favore delle risorse umane all’interno di realtà imprenditoriali marchigiane e, al contempo, consentire una maggiore conoscenza delle opportunità relative al Fondo Sociale Europeo

n’edizione, quella di quest’anno, ancor più significativa se inquadrata nel difficile contesto nel quale ci troviamo. Uno strumento utile per capire quanto il tessuto economico ed imprenditoriale sia vitale, sano e virtuoso e quanti esempi positivi siano diffusi, anche se misconosciuti. “Valore Lavoro” significa dunque riconoscere all’azienda la principale funzione di creare un lavoro di valore in termini di innovazione, competitività, qualità, ma anche e soprattutto di creare valore nel lavoro, nella capacità di coniugare sviluppo ed

integrazione sociale. Confermata anche quest’anno la menzione “Fuori concorso”, inaugurata nel 2011, e dedicata a quelle realtà aziendali già vincitrici nelle passate edizioni che hanno continuato a fare progetti di varia tipologia a favore delle risorse umane in azienda.

ALLA LOGGIA DEI MERCANTI DELLE AZIENDE MARCHIGIANE L’Assessore Regionale al Lavoro Istruzione Formazione Marco Luchetti: “Reagire alla crisi è possibile con buona imprenditoria e occupazione di qualità” di A. Dachan

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ella splendida cornice della Loggia dei Mercanti di Ancona, si è svolta, martedì 11 dicembre, la VI edizione del Premio Valore Lavoro, avviata sulle note in sottofondo dell’Inno delle Marche, del Maestro Giovanni Allevi. Grande e sentita la partecipazione delle aziende regionali, operanti in diversi ambiti produttivi; significativa anche la presenza delle Istituzioni regionali e provinciali e della Federazione dei Maestri del Lavoro d’Italia, il cui Presidente, Amilcare Brugni, è proprio un marchigiano, di Ascoli Piceno. Con la brillante conduzione di Alvin, presentatore televisivo e radiofonico, la serata si è aperta con l’intervento dell’Assessore

Regionale al Lavoro Istruzione Formazione, Marco Luchetti, il quale ha voluto sottolineare la consolidata tradizione delle Marche rispetto alla cultura del lavoro, della fatica e della dedizione. “Il lavoro – ha affermato – è un valore che si trasmette in famiglia, un punto di riferimento anche in periodi di difficoltà. Oggi sono cambiate le condizioni del mercato a livello locale e mondiale e ciò deve darci un impulso a trovare vie d’uscita, basandoci sulle nostre forze: dobbiamo guardare ai nuovi mercati e individuare nuove prospettive, puntando molto sulla formazione e sull’uso delle nuove tecnologie per fare rete”. L’Assessore ha poi sottolineato l’importanza delle risorse


DI ANCONA LA PREMIAZIONE PIÙ VIRTUOSE messe a disposizione dal Fondo Sociale Europeo, grazie agli interventi della Regione Marche, e dal Prestito d’onore, che ha consentito l’avvio di 900 nuove attività. Dopo gli interventi istituzionali si è entrati nel vivo della cerimonia, iniziando con le aziende premiate per la Sicurezza sul Lavoro; i riconoscimenti sono stati assegnati dalla Federazione dei Maestri del Lavoro d’Italia e sono andati a cinque aziende, delle cinque provincie. I premiati di questa categoria sono stati: Antica Bottega Amanuense, Recanati (MC) Cocci Renzo, Montefalcone Appennino (FM) - CO.BA.R. soc. Coop (AN) - HP Composites srl (AP) - Marotta Macchine srl, Marotta di Fano (PU).

Il momento successivo è stato quello dedicato alle “Menzioni Fuori Concorso”, destinate ad alcune aziende già premiate nelle passate edizioni, che hanno comunque proseguito nella realizzazione di buone pratiche a favore delle risorse umane in azienda. Le menzioni sono andate a: Antrox Srl (AN) - Bioaesis Srl, Jesi (AN) - Cooperativa Sociale P.A.GE.F.HA. Onlus (AP) - Gerico Società Cooperativa Sociale, Fano (PU) - Indesit Company Spa, Fabriano (AN) - Inergia Spa (AP) Record Data Srl, Fano (PU) - Simam Spa, Senigallia (AN). Un pari merito è stato registrato e riguarda la menzione prevista per l’Associazione che ha segnalato il maggior

numero di aziende: la menzione è andata al Centro per l’Impiego, l’Orientamento e la Formazione di Jesi e alla Provincia di Pesaro ed Urbino. Il momento delle Case History Lavoratori, è stato dedicato alla valorizzazione delle risorse umane e ha visto la premiazione di professionisti di diverse aziende, Atlante Società Cooperativa Sociale, Bufarini Servizi Ambientali, Cooperativa Agricola Valle del Chienti, F.I.P.I.L.L.Srl Trasmissioni Meccaniche, Giromari point, Idea 84 Srl e Loccioni, segnalati dai loro stessi titolari. Ultimo, ma non ultimo, l’atteso momento della premiazione delle aziende che si sono distinte come “Buone Pratiche

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SPECIALE: PREMIO VALORE L AVORO

Emilio Zampetti / Julia Sciuto - Elica

Stefano Uggeri - Aethra Communications

Giovanni Fileni - Fileni Simar

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Aziendali 2012” appartenenti ai settori più diversificati: telecomunicazioni, produzioni alimentari, attività agricole (anche biologiche), produzione di accessori e componenti per pelletteria, metalmeccanico, ricezione turistica, cooperazione sociale. A ricevere i riconoscimenti sono stati i rappresentanti delle aziende AETHRA Communications (A Tlc srl), Ancona - Acqualagna Tartufi, Acqualagna (PU) - Cooperativa Sociale La Picena, Grottammare (AP) - Elica spa, Fabriano (AN) - Fileni Simar, Jesi (AN) - Giovani Lavoratori Associati, Ascoli Piceno - Idea 84 srl, Montegranaro (FM) - La Quercia della Memoria, San Genesio (MC) - Michelacci Holding, Gabicce Mare (PU) - Società coop. Agricola La Terra e il Cielo, Arcevia (AN). Questo riconoscimento si traduce anche con un apposito logo coniato dalla Regione Marche, che traduce visivamente l’impegno dimostrato e che le aziende potranno utilizzare sulla loro carta intestata e nelle loro presentazioni. L’evento del Premio Valore Lavoro si è concluso con l’ultimo intervento dell’Assessore Luchetti, che ha parlato dell’importanza di conciliare il tempo del lavoro e il tempo della vita, mantenendo la persona umana al centro di ogni attenzione. Luchetti ha poi esortato gli imprenditori e i cittadini a non avere dubbi sull’Europa, che “è il nostro orizzonte lavorativo e deve diventare anche quello politico. Non dobbiamo dimenticare che quest’anno all’Europa è stato assegnato il Nobel per la Pace e questo è il riconoscimento di un impegno serio per un presente e un futuro di stabilità e di crescita”. L’Assessore ha concluso dando appuntamento alla VII edizione del Premio, esortando i presenti a continuare ad investire in formazione e sottolineando che “Il passaggio dalla tradizione manifatturiera al turismo, intrapreso con coraggio dalla Regione, è impegnativo e complicato, ma è determinante per la crescita del territorio, che vanta un immenso patrimonio paesaggistico, culturale e lavorativo”.

Quando il Lavoro è a misura d’uomo: i fuori programma A fare da sottofondo sonoro alla serata, tra i diversi interventi e gli applausi, c’era la voce di un bambino. Il piccolo è figlio di Maura Alberti, dei Giovani Lavoratori Associati, una delle giovani che ha ottenuto il riconoscimento nella categoria “Buon Pratiche Aziendali 2012”. “Nella nostra azienda il 99% del personale è donna, così abbiamo creato all’interno della struttura un Baby parking, per i bambini da 0 a 12 anni, a cui possono accedere anche le lavoratrici delle aziende vicine. In questo modo abbiamo i nostri figli con noi tutto il giorno, possiamo viverceli, siamo più serene e lavoriamo meglio”. Un altro fuori programma significativo è stato quando l’imprenditore Enrico Loccioni si è alzato e, con il suo telefonino, ha voluto fotografare il suo collaboratore Gabriele Rossetti. Un gesto di grande affetto, che dimostra come la valorizzazione delle persone non sia limitata solo allo stretto ambito professionale, ma comprenda anche i rapporti umani.


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INCHIESTA

Riforma Fornero, nelle Marche - 40 per cento di contratti a chiamata Stando ad alcune recenti statistiche, nelle Marche la riforma del lavoro targata Elsa Fornero (attuale Ministro del Lavoro e delle Politiche Sociali) ha portato più danni che benefici. Se guardiamo ad esempio i numeri che indicano il ricorso al “lavoro a chiamata”, ce ne rendiamo subito conto di P.Duranti

Q

uesta particolare tipologia di rapporto di lavoro – chiamato anche lavoro intermittente o iob on call – escogitata felicemente dalla riforma Biagi del 2003, è stata ampiamente utilizzata soprattutto dalle Pmi dei settori della ristorazione e dell’alberghiero, soprattutto nelle regioni – come la nostra – a forte vocazione turistica. Sulla materia è intervenuta la riforma Fornero (Legge n. 92 del 2012), incidendo sulla disciplina previgente. In particolare, con riferimento ai contratti a chiamata la legge ha introdotto un nuovo adempimento: l’obbligo di comunicare la durata di ogni attivazione effettiva del lavoratore. Sennonchè a quanto pare le modifiche introdotte in materia dal Governo Monti – ed entrate in vigore lo scorso 18 luglio - non hanno portato gli effetti sperati, vale a dire l’aumento dell’occupazione. Tutt’altro. Al vistoso calo dei contratti “a chiamata” non è corrisposto un incremento dei rapporti stabili. Secondo uno studio

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pubblicato pochi giorni fa sul sito www.lavoce.info (firmato da Bruno Anastasia) – che riprende dati resi disponibili dalle Regioni e dalle Province autonome aderenti al gruppo di lavoro multiregionale SeCo (Stastistiche e Comunicazioni obbligatorie) - infatti, in tutta Italia nel terzo trimestre di quest’anno risultavano in vita quasi 72mila contratti di lavoro a chiamata, il che significa un -27 per cento rispetto allo stesso periodo dello scorso anno e addirittura un –57 per cento rispetto al trimestre precedente (aprile-giugno 2012). Nelle Marche il “nuovo” contratto a chiamata è andato ancora peggio, conducendo la nostra regione all’ultimo posto tra quelle monitorate: -40 per cento di assunzioni effettuate da luglio asettembre di quest’anno tramite questa tipologia contrattuale rispetto al medesimo periodo del 2011, e -63 per cento in rapporto al secondo trimestre di quest’anno. Un disastro, come del resto avevano previsto non pochi osservatori.

Il “nuovo” contratto a chiamata Con l’entrata in vigore della Riforma Fornero è possibile instaurare contratti “a chiamata”, senza limiti riferiti alle attività di impiego, per i giovani sotto i 24 anni o per i soggetti sopra i 55 anni, anche pensionati. E’ stata poi soppressa la possibilità di utilizzare tale tipologia contrattuale per periodi predeterminati nell’arco della settimana, del mese o dell’anno: prima infatti si poteva fare ricorso alla “chiamata” ad esempio nel fine settimana, durante le ferie estive o natalizie, ecc. Più precisamente: stando a quanto chiarito dallo stesso Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali, tale possibilità pare sia ammessa se prevista dalla contrattazione collettiva. Si ricorda infine che dal 18 luglio 2012 i datori di lavoro sono tenuti a comunicare preventivamente l’inizio della prestazione o di un ciclo integrato di prestazioni non superiore a 30 giorni (altrimenti rischiano una sanzione da 400 a 2.400 euro).


Fonte: elabobrazione SeCO, novembre 2012 (tratto da www.lavoce.info) ASSUNZIONI REGIONE

CESSAZIONI

III TRIMESTRE 2012

VARIAZ. % III TRIM. 2012 SU II TRIM. 2012

VARIAZ. % III TRIM. SU II TRIM. 2012

III TRIM. 2012

VARIAZIONE III TRIM. SU III TRIM. 2011

VARIAZ. % III TRIM. 2012 SU II TRIM. 2012

Piemonte

5007

-28%

-46%

5550

-22%

-21%

Lombardia

13198

-10%

-44%

21502

43%

29%

Liguria

4716

-33%

-61%

12170

39%

65%

Prov. Bolzano

2182

-21%

-46%

3199

42%

9%

Prov. Trento

2238

-22%

-43%

4151

28%

33%

Veneto

12532

-32%

-56%

30146

56%

62%

Emilia Romagna

15754

-30%

-66%

40669

34%

22%

Marche

7275

-40%

-63%

20416

23%

68%

Umbria

2869

-18%

-48%

5208

52%

47%

Campania

3617

-12%

-62%

7705

96%

14%

Sardegna

2380

-32%

-59%

5290

23%

57%

TOTALE

71768

-27%

-57%

156006

36%

36%

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CULTURA

Se la Libertà non può parlare, almeno è JAZZ! Tre voci marchigiane raccontano il loro soul: Marco Adami, Massimo Manzi, Simone Grassi di Monica Manzotti Questo incontro è stato quasi una jam session! Tre amici hanno portato la loro personale sensibilità e la loro matura professionalità per regalarci un’emozione bella, ovvero la possibilità di conoscere un po’ meglio un genere musicale che è un inno alla condivisione e al rispetto tra gli esseri umani. Duke Ellington, a proposito dei discorsi tecnici ed accademici sulla letteratura del Jazz, era solito dire che “Quelle chiacchiere fanno puzzare i locali” per cui anche noi abbiamo volutamente lasciato da parte i riff, i break, il beat o le triplette, per regalare spazio ad un’espressione più originale.

M

arco Adami, unitamente a Remo Mariani, è proprietario dell’emittente radiofonica Skyline Radio & Soul, una coraggiosa ed elegante voce che trasmette musica di vera qualità. “Passato, presente e futuro di Skyline Radio & Soul. Quale dimensione temporale preferisci? Per noi il tempo è un percorso da rinnovare giorno per giorno. Da quando è nata la nostra radio non ha mai dato ascolto a facili soluzioni com-

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merciali. Inizialmente è stata concepita come “radio parlata” ma col tempo abbiamo escluso i conduttori perché abbiamo ritenuto che i loro interventi, unitamente a generi musicali diversi, cozzassero troppo con la possibilità di affascinare l’animo dell’ascoltatore. Negli anni siamo evoluti lavorando per sottrazione, per cui le scelte di ieri, a volte temerarie ed in controtendenza, hanno delineato il profilo di questo presente! Per il futuro il nostro obiettivo è continuare a portare avanti questo grande progetto con lo stesso entusiasmo dei primi tempi”. Il vostro palinsesto invita all’ascolto target diversi a seconda dell’orario. Come cambia lo stile della vostra programmazione durante le 24 ore? “La nostra programmazione segue sempre lo stesso filo conduttore, 24 ore su 24, che è quello della qualità. A variare sono le sonorità che di giorno seguono un ritmo più dinamico e deciso mentre di notte si fanno più suggestive ed intense. Generalmente cerchiamo di miscelare ritmi e sonorità affini a prescindere dal genere musicale a cui appartengono; idealmente è come se tracciassimo un’onda piacevolmente sinuosa…”.

Il Jazz è considerato musica per intenditori raffinati perché ricca di generi diversi che si sono fusi fino a maturare uno stile originale; forse anche perché è l’espressione di un’intimità, culturale e personale, che mai può essere davvero Pop... Che cosa è per te la Classe? ”Parlare di Classe in questo ambito significa porre l’accento su una selezione di brani ricercati, adatti ad un pubblico di nicchia; sono quelli che fanno vibrare fin nel profondo e trasformano l’ascolto in un’esperienza sensoriale. Rientrano in questa categoria le canzoni evergreen capaci di colpire ed emozionare sia i cultori del genere che gli appassionati non solo di Jazz ma anche di black and soul; a caratterizzarle, un sound carico di atmosfera e suggestione che le colloca al di sopra del tempo e delle mode”. Sostenere una radio non commerciale (quasi l’80% della programmazione è musicale) onora la Libertà. Come concepisci questo nobile principio? “Skyline Radio & Soul dipende solo dalla propria idea di musica e a buona ragione può definirsi “libera” da preconcetti o vincoli che le major discografiche spesso impongono! Il suo unico “dovere” è voler


Marco Adami

Massimo Manzi / ph Omar Pirani

intrattenere gli ascoltatori con la musica più bella; è uno stile di vita che segue l’istinto ed asseconda la propria passione”.

alla Scuola Popolare di Musica Testaccio di Roma. Il viaggio, poi, è proseguito attraverso stage vari che hanno influenzato il mio stile attorno alla metà degli anni ’80 durante i quali ho lavorato con Peter Erskine e Jack De Johnette; Max Roach è stato il mio primo e vero esempio di cui ho apprezzato gli assoli musicali ed una sentita ricerca del melodico. Di Elvin Jones, invece, ho appreso l’energia, il possesso di matrici ritmiche diverse; ho impiegato dieci anni per decodificare questo maestro grazie al quale ho, poi, compreso che la mia strada era più vicina all’Africa che al Big Ben! La fase dell’insegnamento è attuale e mi inorgoglisce molto perché mi consente di trasmettere il mio linguaggio a giovani allievi, alcuni dei quali stanno sperimentando con fresca originalità la loro strada”.

M

assimo Manzi. Citare alcuni dei colleghi con cui ha condiviso concerti memorabili (Metheny, Gomez, Woods, Rava, Cerri, Fresu, Urbani, Bosso, etc.) o dei grandi palchi che hanno applaudito la sua batteria (Tokyo, New York, Madrid, Milano, Perugia, Roma, Padova, etc.) non rende giustizia a questo Maestro romano (marchigiano di adozione) che il mondo della musica ringrazia calorosamente. Neanche le 150 etichette di CD che ha firmato possono esaurire la sua presentazione. Massimo Manzi è Massimo Manzi! Che lezioni cerchi dai grandi maestri che ti ispirano? E dai tuoi allievi che vibrazioni ricevi? “La fase dell’apprendimento è iniziata da autodidatta attorno ai 15 anni quando ero io il primo maestro di me stesso; anche le orchestre ritmiche della TV, le feste di piazza e la mia famiglia hanno stimolato i primi approcci verso la batteria. Il passaggio alla formazione ortodossa è avvenuto

Nina Simone, John Coltrane e Billie Holiday sono solamente alcuni dei tanti grandi viziati da droga, alcool e tormentati da una vita di eccessi. Di che cosa aveva fame la loro anima? “Io addirittura non fumo quindi sono lontano da certe situazioni ma da artista (diciamo artista per convenzione perché lascio sempre ai critici la possibilità di

Simone Grassi / ph Omar Pirani

definire la mia musica...) posso comprendere la sofferenza che si prova quando la propria musica e le proprie credenze non sono condivise; ovvio poi che esperienze umane soggettive possono influire su una particolare condizione psicologica. Il grande collega Massimo Urbani è stato un uomo che ha sublimato in musica uno struggimento interiore la cui intensità mi è arrivata fortissima, una sensibilità che ha arricchito la musica e che regala rare emozioni. Posso aggiungere che oggi forse non esiste più l’artista maledetto quanto piuttosto un artista colto che può avere certi vizietti ma non legati strettamente a ciò che suona”. Il fulcro di una Jazz band è la sezione ritmica composta da basso, batteria, chitarra e/o pianoforte e farne parte significa adeguarsi continuamente a sé stessi e agli altri musicisti. Se l’incontro tra tutti è rispettoso ed emotivamente coinvolgente che magia si scatena? “Fare parte di una sezione ritmica è una grossa responsabilità. Durante i miei stage eseguo lo stesso pezzo prima secondo modalità classiche e poi modalità più originali, interagendo con i fraseggi degli altri musicisti, per dimostrare che

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CULTURA

la batteria ha la capacità di dare la svolta ad un pezzo. A riguardo Count Basie diceva che “quell’omino dietro i tamburi è l’headman”. Il musicista Jazz deve saper ascoltare i compagni altrimenti l’ego di ognuno può sacrificare il pezzo, deve avere la capacità sia di creare che di tacere. Tecnicamente si dice che c’è “interplay” quando la comunicativa tra i musicisti è affiatata e la “composizione istantanea” risulta convincente. Oggi ho la fortuna di trovarmi bene con chi lavoro più spesso; quando suoniamo speriamo che succeda qualcosa di imprevedibile e di fresco, quindi magico! Simone (Grassi) aggiunge che Paolo Piangerelli, colto discografico maceratese, disse che il jazzista compone suonando perché da un canovaccio può passare ad un pezzo originale e sorprendente!”. Si può essere un musicista tecnicamente perfetto ma non saper pizzicare le corde dell’anima della gente (un dono preziosissimo e fuori mercato!). Vuoi descriverci cosa provi durante le tue esibizioni? “Il bello del Jazz è poter mettere via la tecnica, che occorre conoscere, ed aprirsi all’imprevisto sapendo di poter creare continuamente un capolavoro o un obbrobrio! In Italia si rischia spesso di esalta-

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re le tinte intellettuali di certo Jazz a discapito di un’espressione più sanguigna e vicina allo spirito originario di questa musica che è nata vitale, sia nel rispetto della propria integrità espressiva che delle aspettative di un pubblico anche non tecnico. Una completa professionalità, o come la chiamano gli americani showmanship, comunica alla gente e può invogliarla a riascoltare quella musica anche a casa. Quando mi esibisco sono concentrato su quello che sto facendo e sull’ascoltare gli altri; non dimentichiamoci, inoltre, che questo strumento impegna quattro arti che talvolta bisogna coordinare simultaneamente. Il grande Gene Krupa diceva che “non si deve suonare la batteria se non si prova piacere a farlo”. Personalmente, quando provo sicurezza e soddisfazione il sorriso arriva spontaneo altrimenti mi rendo conto che c’è da lavorare su vari fronti!”.

S

imone Grassi, leader e voce dello Skyline Jazz Quintet. Si definisce “un piccolo ed eterno allievo” che ringrazia sempre il suo pubblico che ogni volta lo dirige, corregge e premia. Giochiamo! Abbina quattro grandi maestri di tutti i tempi ai cibi che secondo te li descrivono maggiormente.

“Domanda molto divertente ed impegnativa! Premetto che questi maestri sono grandi per la mia sensibilità e anche per i miei limiti… Cominciamo con Erik Satie, un pianista che ha interpretato le avanguardie del XIX secolo teorizzando “la musica d’arredamento”, un provocatore che ha anticipato la contemporaneità con poesia e creatività! [Nel frattempo Massimo mette un piacevole sottofondo di questo autore francese]. Accosto Satie ad un semplice piatto di scampi e liquirizia: essenziale, imprevedibile e profondamente evocativo come lui. Frank Sinatra, invece, è il miglior piatto del giorno di ognuno di noi! Popolare od elaborato per certo corrisponde al piatto che vogliamo. Abile, stacanovista ed eclettico, capace di una semplicità mai banale e per questo prima o poi piace a tutti. Passo a Franco Cerri, per mia fortuna amico/collega e soprattutto maestro, un uomo il cui spessore umano è tanto profondo quanto raro. Da irrinunciabile autodidatta ha prima assorbito ogni cifra musicale degli anni ’50-’70 per poi riscrivere una chitarra unica nella scena internazionale. Da buon meneghino, Franco incarna il risotto alla milanese, una ricetta di tradizione però rivisitata con le varianti più esplorative così come ricerca la sua musica. Last but not least i colleghi dello Skyline Jazz Quintet. Oltre


al qui presente Massimo Manzi collaboro con Massimiliano Pirani (chitarra), Gianludovico Carmenati (contrabbasso) e Giacomo Uncini (tromba, filicorno). Con loro cucinerei una gustosa paella, complessa da preparare perché tanti gli ingredienti e metodica la procedura dei dosaggi. Ecco, ognuno di noi con la sua identità contribuisce ad un interplay bilanciato e preciso, per esprimere un aroma musicale che premia lo swing sia nel songbook italiano che internazionale. Come immagini la casa di un amante di Jazz? E quella di un musicista Jazz? “Conosco molti amanti del Jazz per cui ho un’immagine vivida e non fantasiosa. Ho frequentato case “museo” ove tutto è catalogato in maniera sacrale ed il solo guardare produce gusto ed ammirazione. Ho vissuto, poi, quella dell’amante viscerale per cui ogni ambiente è indistintamente a servizio della musica: la cucina può diventare più che altro un luogo di ascolto ed il salone una discoteca ove archiviare dischi, CD e riviste! Le stanze rappresentano un affresco disordinato ma vivo e colorato. La casa di un musicista, invece, è sempre secondaria rispetto al palco; può rassomigliare più ad una minimalista sala d’attesa, perché il suo proprietario è nomade, oppure può esse-

re come un vulcano ove la musica circola come il magma e pervade ogni spazio! Massimo aggiunge che la sua vera casa è la macchina che rappresenta un guscio mentore importante”. La tua voce incanta anche quando perora la causa di Drink Smart. Ti va di sensibilizzarci? “Drink Smart fa parte di un più grande progetto legato a Zap Juice, un’associazione, di cui sono fondatore e presidente, intenta a promuovere il territorio marchigiano tramite attività culturali soprattutto musicali. Tramite questa campagna, in collaborazione con la Polstrada, vogliamo sensibilizzare il nostro pubblico sulla possibilità di bere e divertirsi in maniera intelligente, senza fare moralismi gratuiti ma invitando al rispetto della vita propria ed altrui”. In una società perbenista che si sorprende ancora che un Presidente U.S.A. possa essere un negride, come vivi il dolore della segregazione razziale che il Blues esprimeva con tanta instancabile energia? “Non ho vissuto quel contesto sociale per cui mi affido al corpus letterario o musicale che in qualche maniera me lo fa rivivere. Penso che il devastante dolore

provocato dalla segregazione razziale dovrebbe sempre convertirsi in indignazione e azione. Il blues così come il Jazz, reali manifestazioni di questo, sono culture che hanno vinto sulle brutalità dell’epoca contaminando i costumi e tutta la musica che da allora è stata prodotta, infondendo una viva scintilla di Africa nel cuore dell’Occidente. Chi parla di razzismo delira, avvelena la dialettica evolutiva di un paese che vive e non si arresta, al di là degli interessi di certi mercati che disfano pezzi di storia ed identità solo per riempire la propria pancia; una condizione che già denunciava Pasolini negli anni ’50 parlando del genocidio appunto culturale. Oggi Skyline Radio & Soul, Skyline Jazz Quintet e Zap Juice cercano di condividere un’educazione musicale celebrazione di gioia e musica; la tensione del nostro lavoro non è mai banale sebbene ricerchi la semplicità proprio per avvicinare la tradizione al presente, in assoluto senza intenti salvifici o nostalgici. Massimo annuisce aggiungendo la possibilità di poter godere naturalmente di una musica apparentemente difficile ma sicuramente generosa”.

Per info: www.skyline.it www.skylinejazz.it

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CULTURA

Giuseppe Donghi “La mia pittura è un racconto, come il capitolo di un libro” Artista brianzolo, pittore e fotografo, si ispira ai Maestri del Rinascimento per creare tele in bilico tra sogno e realtà, dove si coniuga uno stile realista, ad un’indomita voglia di andare oltre, di scavare nelle ombre di A. Dachan

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uando ha iniziato a dedicarsi all’arte? “Direi da sempre: ero destinato a diventare pittore, è un qualcosa che ho sempre avuto dentro di me. Da bambino abitavo in un paesino di campagna e la gente usciva, passeggiava; era un bel posto e c’erano molti pittori che venivano con i loro cavalletti. La mia era una famiglia povera: ho dormito per anni su un materasso fatto con le foglie di gran turco e non potevo di certo permettermi di comprare colori, nonostante mi attirassero molto. Così ho colto la presenza dei pittori: mi sedevo accanto a loro, guardavo come si muovevano, cosa erano capaci di realizzare. Quando finivano il loro lavoro chiedevo se mi regalavano i colori avanzati sulla tavolozza e mi mettevo a dipingere. Poi mio padre mi ha fatto un regalo che non dimenticherò mai: la mia prima cassetta di colori. Così ho iniziato mettendo a frutto ciò

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che avevo imparato osservando gli artisti en plein air: utilizzando uno stile veloce, quasi impressionista. La situazione di povertà in cui versava la mia famiglia, però, mi ha spinto ad andare a lavorare in fabbrica, ma lì stavo davvero male. Ho resistito fino all’età di 15 anni, poi sono andato a Milano a cercare un qualche posto inerente all’arte grafica: ho trovato aziende che creavano fumetti, pubblicità, comunicazione e ho iniziato l’apprendistato, studiando disegno e imparando a conoscere anche il mondo dell’editoria. Questo lavoro mi ha dato da vivere, permettendomi di dipingere per il gusto e il piacere di fare arte. Poi è avvenuto un incontro che mi ha cambiato la vita…”. Chi ha conosciuto? “Avevo 17 anni quando ho conosciuto mia moglie Laura e con lei la meraviglia dell’amore. Lei era di una buona famiglia, viveva con regole rigide e rigorose,

in un ambiente completamente diverso da quello in cui mi trovavo io. In quel periodo di giorno lavoravo, nei fine settimana partecipavo a concorsi e mostre, andando in giro con il mio cavalletto, le mie tele e i miei colori, mentre nelle ore notturne dipingevo. Mi è capitato di essere segnalato, di ricevere premi, ma ancora non mi sentivo completo. Mia moglie mi ha sempre spinto, comprendeva il mio desiderio di emergere con i miei quadri, così come mi ha compreso quando mi sono trovato ad un bivio”. Cosa era successo? “Mi sono trovato a dover scegliere tra le mie passioni: mi sentivo attratto da un lato dalla musica, dall’altro dalla fotografia e pittura. Così ho chiesto a lei di scegliere per me e lei mi ha spinto alla pittura. Era il 1975 e decisi di dare una svolta anche alla mia arte, ma non volevo andare in accademia, perché sentivo


“Quando sono in cima alla montagna mi chiedo perché sono vivo, chi sono io, cosa c’è oltre…”

che non mi avrebbero insegnato ciò che volevo”. Cosa stava cercando? “Io ero in cerca di un vero maestro: abbiamo girato su e giù in Italia, finché a Seveso, non ho incontrato un bravissimo pittore tedesco, Federico Von Rieger. Sapevo che sarebbe stato difficile avvicinarlo, ma per fortuna avevo un amico che faceva il custode presso la sua casa e tramite lui sono riuscito a farmi ricevere. Gli ho mostrato i miei quadri, che lui ha osservato per due ore, senza parlare. Alla fine mi ha detto: “Se vuoi diventare mio allievo, ricomincia da zero”. All’epoca avevo già 27 anni e per me non era una decisione semplice da prendere. Mi sono messo al suo servizio; ininterrottamente per tre anni mi ha fatto disegnare tutto ciò che aveva una forma, mani, piedi, sassi; poi, al quarto anno, ho iniziato a usare il colore. Sono stato sotto la

sua guida per ben sette anni, finché mi ha detto che ero finalmente pronto per dipingere”. Non è stato difficile per lei, con il suo spirito indomito, affidarsi completamente alla guida di un maestro così rigoroso? “Sono stati senza dubbio anni impegnativi, ma ero contento perché lo stimavo immensamente. Ho fatto ricorso all’umiltà che mi ha sempre contraddistinto e devo dire che è stata davvero la parte più ricca della mia vita: avere poco, per me, significa vivere bene, avere il tempo per riflettere, capire, per curare i propri affetti. L’umiltà ti dà la possibilità di stare un passo indietro e per questo ti rende libero. Ricordo ancora con emozione il giorno in cui mi ha salutato, dicendomi: “Sei pronto per dipingere, ormai mi hai superato.” È stata una delle gioie più grandi della mia vita”.

Dopo la “benedizione” del suo maestro, non ha più smesso di fare quadri: cosa rappresenta nelle sue tele? “Lui usava sistemi che venivano impiegati nel ‘500 ed era proprio quel tipo di linguaggio espressivo che cercavo. Ho fatto mia l’arte antica, per poi modificarla in base alle mie emozioni. Dipingo molto soggetti umani e paesaggi. Quando faccio ritratti cerco di cogliere, attraverso le fattezze e i lineamenti del viso, cosa prova la persona, qual è il suo sentimento, quali sono le sue idee e cerco di trasmetterlo sulla tela. La mia pittura è un racconto, è come il capitolo di un libro; alla fine di ogni mostra è come se la gente avesse letto un mio romanzo”. Come ha conciliato il suo iniziale retaggio impressionista, con la capacità narrativa che ha sviluppato in seguito? “Nei miei quadri, in realtà, si colgono entrambe queste sfumature: dietro ogni

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CULTURA

quadro c’è l’emozione di un attimo, ma anche il racconto di una vita”. Uno dei soggetti ricorrenti, nelle sue fotografie e nelle sue tele è la montagna: perché? “Amo molto la montagna: davanti a lei ti rendi conto che sei piccolo, che sei una formica, ma che fai parte dell’universo, sei vivo. La montagna è emblematica della nostra esistenza: se vuoi arrivare fino in cima, devi sudare, devi impegnarti. Quando sei in cima ti chiedi chi sei, perché sei lì, perché sei vivo, cosa c’è oltre; riesci a scoprire cosa conta davvero nella vita, specie quando sei avvolto dalla profondità del silenzio e l’unica cosa che senti è il tuo respiro e quello della persona che è

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lì con te. Il silenzio ti parla e diventi parte della natura. Io ci vado sempre con mia moglie; quando siamo lì, la fatica fa calare la parola, ma basta uno sguardo per rafforzare la sintonia tra noi, raggiungere la fusione completa”. Tra le sue tele, ce n’è una che mi ha colpito particolarmente e che ritrae una donna avvolta da un lunghissimo mantello nero, che dà le spalle proprio alla montagna. Che cosa rappresenta? “È un quadro molto sofferto, che ho iniziato negli anni ’80 e finito solo nel ’96. Ho raccontato cosa significhi essere vicini alla morte, dopo che avevo subito un trapianto di fegato e stavo per andarmene… La signora in nero è il confine tra la vita terrena e l’al di là; è lì che ti aspetta,

fa da traghetto. Le sono fuggito, ma è stata un’esperienza che mi ha fatto capire cose importanti della vita, che sino ad allora avevo tralasciato; lo racconto proprio perché credo che bisogna divulgare noi stessi e creare il melograno: ognuno di noi è un chicco e solo creando un legame tra tutti si ottiene il frutto”. Cita spesso sua moglie: quanto conta nella sua vita e nella sua arte l’amore? “Mia moglie è la mia vita, con lei non ho segreti; il 70% di quello che sono come persona lo devo a lei. Lei è la mia parte femminile, è l’essenza di me, mi completa, è il mio equilibrio. Abbiamo caratteri simili, a volte contrastanti, che vanno a creare una composizione floreale perfetta. In questo suben-


Ritratto dell’artista Nato ad Ivrengo nel 1950, fa la prima mostra personale a soli 17 anni. Nel ’77 incontra il Maestro Federico Von Rieger”, con il quale studia per ben setta anni. È uno dei fondatori del gruppo “Arte Brianza” e con le sue mostra gira l’Italia e il mondo.

tra anche l’amore per mia figlia, che ci ha regalato due nipoti. Tutta la mia vita è basata sull’amore, sull’arte, sulla poesia, sulla natura. Sono un uomo felice, l’unica cosa che vorrei cambiare è l’età, ma solo perché con il tempo il corpo ha bisogno di più tempo per seguire la testa”. Lei viaggia molto, ma torna spesso nelle Marche: che rapporto ha con la nostra regione? “Il rapporto che ho con le Marche è quello che ho con le regioni dove si respira autenticità, umiltà, sentimento. Qui ritrovo le mie origini, la campagna, le persone, il gusto di stare insieme, di salutarsi, raccontare; trovo tradizioni, mestieri, contatto umano. Se volessi

una chitarra verrei a sceglierla qui, così, quando la suonerò, suonerò le Marche e avrò il ricordo di questa terra meravigliosa. Ogni volta che torno qui poi mi porto a casa un pezzo di questa regione: quadri, vetri, arte. Davvero le Marche sono l’incarnazione più bella dell’Italia, che è un’affascinante signora stesa in mezzo al mare, vestita d’arte, cultura e paesaggi meravigliosi”.

“Le Marche sono l’incarnazione più bella dell’Italia, che è un’affascinante signora stesa in mezzo al mare, vestita d’arte, cultura e paesaggi meravigliosi” www.donghigiuseppe.it

Siamo in prossimità delle feste, c’è un messaggio che vorrebbe lasciarci? “Facciamo tutti un passo indietro: questo sistema di vita non può funzionare, perché basato solo sul denaro, sulle cifre, sulla fretta. Riappropriamoci della vita, riscopriamo la natura, i sentimenti, l’amore”.

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CULTURA

XIII giornata delle Marche: premiati gli atleti olimpici “Impegno per vincere nella vita”

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i è svolta a Fano, presso il Teatro della Fortuna, in occasione della solennità della Madonna di Loreto e della Giornata della Pace, l’VIII edizione della Giornata delle Marche. Dal titolo “Impegno per vincere nella vita”, l’edizione di quest’anno sviluppa il tema dell’impegno che rifiuta inedia e rassegnazione, accetta la sfida e raggiunge il successo, utilizzando la metafora dello sport e le storie di tanti atleti, con particolare riferimento alle Olimpiadi 2012 che si sono tenute a Londra lo scorso luglio. “Riconoscimenti che inorgogliscono la comunità che crede nello sport e lo vive con partecipazione ed entusiasmo” ha detto il presidente Gian Mario Spacca che riconosce agli atleti di essere “la dimostrazione tangibile, la testimonianza vera di un comportamento virtuoso ispirato a nobili valori e coraggio, che può essere di esempio per la vita e utile per affrontare momenti difficili come quelli che stiamo vivendo in questo periodo di crisi”. Il “Picchio d’Oro”, creato per l’occasione dallo scultore Nazzareno Rocchetti, è andato agli atleti: Valentina Vezzali, Elisa 142

Di Francisca, Gianmarco Tamberi, Paolo Ottavi, Julieta Cantaluppi, Samuele Papi, Emanuele Birarelli, Andrea Bari, Massimo Fabbrizi, Filippo Maria Baldassari e Michele Regolo. Premiato ma assente per impegni di lavoro il pesarese Filippo Magnini. Premiati anche gli atleti marchigiani che hanno partecipato con successo alle Paraolimpiadi di Londra: Andrea Cionna, Giorgio Farroni, Assunta Legnante e Riccardo Scendoni. A ricevere il premio speciale anche i tecnici delle squadre olimpioniche: Piero Benelli, Carlo Castagna, Marco Masi, Stefano Cerioni, don Mario Lusek, Annalisa Coltorti, Nicola Selvaggi e Piergiorgio Severini. Infine, il Premio Speciale del Presidente della Regione Marche è andato allo jesino Roberto Mancini, ex calciatore ed attuale allenatore del Manchester City. Quest’ultimo non ha risparmiato battute su Balotelli: “Gli voglio molto bene. Lui è un ragazzo tranquillo. Ha grandissime qualità, non è in vendita. Uno con le sue qualità la gara deve cambiarla in qualsiasi momento, spero che questo momento arrivi presto”. Suggestiva e parteci-

pata la cerimonia, che è stata presentata da Ilaria D’Amico ed Andrea Carloni ed ha avuto toni festosi e allegri; a dare il ben venuto agli ospiti il padrone di casa, il Sindaco di Fano Stefano Aguzzi, che insieme al Presidente della Regione Marche Gian Mario Spacca ha proceduto con le premiazioni. Presenti sul palco anche il presidente dell’Assemblea Legislativa delle Marche Vittoriano Solazzi ed il Vicepresidente Paola Giorgi. Il Presidente della Regione Marche Gian Mario Spacca, dopo la proiezione di un filmato dedicato agli atleti, ha definito tutti i premiati: “Il simbolo delle migliori virtù dei marchigiani, i migliori rappresentanti della propria terra e dell’impegno necessario per vincere nella vita. Questi grandi atleti devono servire da stimolo soprattutto per i giovani, quale esempio positivo di un successo ottenuto grazie all’impegno sul campo”. La serata si è conclusa in bellezza, con l’atteso concerto del Maestro Giovanni Allevi, dedicato alle Marche. Sport e musica, ha affermato il compositore e Direttore d’Orchestra, servono a sfidare se stessi ed i propri limiti”.


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A CASA DI

BENVENUTI A V I L L A G I U L I A 144


Villa Giulia offre l’incantevole ed ormai rara opportunità di vivere in una dimora storica, che unisce in sé la calda ospitalità di un’antica famiglia che fa condividere ai suoi ospiti la sua storia e le sue tradizioni, il fascino degli ambienti rimasti intatti nel tempo e la bellezza unica della sua collocazione. È, infatti, immersa in un grande parco mediterraneo affacciato sul mare Adriatico, a metà strada tra le città di Fano e Pesaro.

LA STORIA Villa Giulia fu proprietà del vice Re d’Italia Eugenio Beauharnais, amato figliastro di Napoleone, che ne curò l’ampliamento e l’abbellimento.Dopo la sua morte venne acquistata dal conte Carlo Ferri, nobile fanese di grande ingegno che ricoprì diverse cariche nel governo pontificio e fu anche governatore di Perugia.A quest’epoca risale un ampliamento della villa su progetto dell’architetto Giuseppe Ferroni di Senigallia, che fu uno dei maggiori architetti marchigiani del XIX secolo. La sistemazione definitiva della villa avviene nel 1892 per volere di una delle figlie del conte Ferri, Giulia, sposa del barone Giulio de Rolland. Giulio de Rolland fu anche un valoroso generale e senatore del Regno d’Italia. Villa Giulia divenne poi proprietà della nipote di Giulia, la marchesa Maria Pia Tacoli di San Possidonio, che ne fece un luogo di villeggiatura per sé, per il marito e la figlia Laura. Durante la Seconda Guerra Mondiale Villa Giulia fu occupata prima dalle truppe tedesche, che vi stabilirono il Comando della Piazza Militare di Fano, quindi dal comando polacco ed inglese. Nel 1948, in occasione del matrimonio della marchesa Laura con il conte Marco Celio Passi di Venezia, miei genitori, la cappella venne restaurata e fu creato il grande portale esterno. Dal 2004 si è presa la decisione di aprire questo luogo amatissimo all’ospitalità, per dare modo a molte altre persone di condividere quelli che sono i miei sentimenti verso questo luogo incantevole.

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A CASA DI

anna passi , la proprietaria “Quando ero bambina Villa Giulia era il mio Paradiso sognato durante i lunghi e nebbiosi inverni a Venezia. Attendevo l’arrivo dell’estate e quindi del nostro trasferimento a Villa Giulia per le vacanze, nel ricordo del pieno contatto con la natura, del colore dei fiori, della fresca brezza marina e dei meravigliosi panorami offerti da questo luogo. E’ incredibile, infatti, come Villa Giulia, non solo a mio parere ma anche a giudizio di quasi tutte le persone che la frequentano, riesca a trasmettere una sensazione di perfetta serenità!”.

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INTERNI La villa è rimasta intatta nel tempo: tutti gli arredi sono originali, sia nei numerosi salotti e salottini, tutti a disposizione degli ospiti, che nelle camere che si trovano al primo piano e nella Dépendance, una piccola antica casa di campagna che si trova a fianco alla villa. Ogni camere ha la sua personalità e il suo carattere. Ovunque poi sono rimaste le tracce degli antichi abitanti della villa: dai libri d’epoca agli oggetti di uso quotidiano, dai cavalli a dondolo ai giochi antichi che sono conservati nella torre. Le stoffe sono spagnole o francesi, i colori dominanti sono i gialli, i verdi ed i rosa. Gli affreschi della villa sono stati restaurati o eseguiti da me, che ora vivo qui tutto l’anno. Da poco tempo sono state restaurate due case coloniche nel parco, proprio sopra alla piscina, ricavandone deliziosi appartamenti con cucina, per chi sceglie di fare di Villa Giulia la sua casa per una o più settimane.

Per info: Via di Villa Giulia, 40 61032 Fano (PU) Tel: 0721 823159 www.relaisvillagiulia.comI

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A CASA DI

Nel nome di Giulia Giulia fu una donna di forte personalità e vivace intelligenza, grande amica di S.A.R. la Regina d’Italia Margherita di Savoia, con la quale condivise una grande passione per l’alpinismo. Fu la prima donna a scalare il Monte Bianco e fu amica del poeta Giosuè Carducci. Da lei la residenza prese il nome di Villa Giulia. di settembre. 148


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VIAGGI

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Un vero e proprio paradiso esotico circondato dal deserto e dal mare. Un luogo ricco di fascino dove l’arte e la cultura antica del popolo arabo si mescolano in maniera curiosa e dinamica alle innovative tecniche di costruzione, dando origine ad una metropoli. Tante le architetture divenute nel tempo il simbolo di Dubai come il Burj Al Arab, il lussuosissimo albergo a 7 stelle ed il Burj Khalifa, la più alta struttura mai realizzata dall’uomo, che convivono con la parte antica della città caratterizzata da moschee, musei e dai palazzi degli sceicchi. Da non perdere, l’escursione nel deserto di Dubai: un’immensa distesa di sabbia dove il nulla è a tratti interrotto da oasi, un’esperienza mistica un tempo riservata solo ai coraggiosi ed oggi accessibile a tutti. Partenze da Milano, Venezia e Roma, dal lunedì al giovedì Quote a partire da € 860 a persona

Un tour alla scoperta di quest’isola dei Caraibi così diversa dalle solite rotte. Spiagge bianchissime, locali caratteristici che propongono musica dal vivo, natura affascinante. La Giamaica non è solo mare, ma per chi sa cercare è cultura, natura, ottima cucina. A partire da Montego Bay, dove si atterra con il volo internazionale passando per Runaway Bay, Port Antonio, Kingston e Negril sarete coinvolti in ogni angolo dal ritmo affascinante del reggae e dai segreti del culto religioso rasta, diffusi in tutto il mondo dalla figura leggendaria di Bob Marley. Partenze ogni lunedì da Milano Malpensa dal 7/01 al 26/01/2013 Quote a partire da € 2067 a persona Il pacchetto comprende: 3 notti di tour in HB + 4 notti di mare c/o Riu Negril***** AI

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VIAGGI

I VIAGGI DI MICHELA

Michela Rossi (classe ’79) è una sognante anima esploratrice, che attualmente lavora come Product Manager presso Maraviglia Tour Operator. L’appuntamento mensile con la sua rubrica è occasione di scoperta, attraverso i suoi occhi e le sue emozioni, di angoli meravigliosi e talvolta poco conosciuti delle Marche.

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iei cari lettori, Oggi ci immergiamo nel mondo labirintico e misterioso delle Grotte di Camerano, una città sotto la città, nascosta nel sottosuolo urbano, dove si intrecciano simboli templari, storie di massoni, templi pagani e vicende di partigiani. Mi sono addentrata per la prima volta in questo suggestivo mondo sotterraneo alcune settimane fa. Mio prediletto compagno di avventura il mio piccolo nipotino Nicolò, 5 anni di arguzia e curiosità che sono stati più che sufficienti per stordire di domande la nostra guida Alessandra… Un plauso alla sua pazienza e alla sua bravura! Nessuno se lo aspetterebbe mai: l’accesso a questo stupefacente complesso di grotte è una normalissima banalissima porta che si trova all’interno dell’Ufficio Biglietteria. Io l’avevo addirittura confusa con la porta per il bagno! Quando poi invece la guida ci apre il varco, immaginate la meraviglia e lo stupore sui nostri occhi attoniti! Una gradinata che scende in profondità tra pareti di arenaria. Fiaccole e calde luci soffuse. In fondo un’apertura ad arco da cui si intravede il diramarsi di

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un intrico di percorsi. Ci troviamo nella Grotta Corraducci, uno dei complessi più vasti della rete sotterranea e i cui cunicoli si dipartono dai sotterranei dell’omonimo palazzo Corraducci. I Corraducci erano un’antica famiglia nobiliare presente a Camerano anteriormente al 1400, compromessa con i Francesi di Napoleone prima e con la Massoneria – Carboneria poi. Un particolare non indifferente questo che, insieme ai numerosi elementi architettonici caratterizzanti il percorso, sostiene la tesi dell’utilizzo delle grotte come luogo di riunioni segrete. Secondo tradizioni orali le grotte “ci sono sempre state”, utilizzate come cantine per conservare viveri e vino nel sottosuolo dei palazzi e poi ben sfruttate durante la seconda guerra mondiale come rifugio contro i bombardamenti, come ospedale, come nascondiglio dei partigiani e come prigioni. Si viveva nel sottosuolo transitando nelle gallerie sotterranee allo stesso modo in cui si percorrevano le vie del paese, anche perché sottoterra si poteva (e si può) raggiungere ogni angolo del paese, sbucando nel cortile di un palazzo, o in una postazione di vedetta

nascosta tra la vegetazione, o in un vicolo in pieno borgo, da un’altra porticina così inaspettata come quella all’interno dell’Ufficio Biglietteria. “Forte!” l’esclamazione di Nicolò quando siamo sbucati in Via S. Apollinare. Le successive esplorazioni e ricerche hanno ricostruito il percorso nella sua interezza e hanno rinvenuto la presenza in quasi tutti gli ambienti di abbellimenti architettonici, bassorilievi, colonne, simboli religiosi e particolari decorativi che poco si addicono a semplici locali di deposito. Esistono veri e propri templi sotterranei, probabilmente edificati su precedenti siti pagani o addirittura piceni. Apparentemente sembrano collocarsi in punti casuali, ma diversi ipogei si trovano sotto luoghi molto precisi, come l’incredibile chiesa sotterranea di Grotta Ricotti che era collegata alla sovrastante Sant’Apollinare, esempio di perfetta simbiosi tra borgo di superficie e città sotterranea. Quando giungiamo a Grotta Tronfi, sotto il palazzo dell’omonima famiglia, tutto diventa ancora più chiaro. Ci troviamo al centro di una sala circolare, scandita da 8 archi e altrettante colonne, le cui pro-


Country House L’Antico Mulino Via Molini II 7, 60020 Sirolo (AN) Tel. 071.9330265 www.lanticomulino.it

DOVE MANGIARE Ristorante Opera Nova dalla Marca Via Santa Maria di Vico, 127 60029 Varano di Ancona Tel. 071.2861093, www.operanovadellamarca.it

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Country House Il Sassone Via Fonte Inferno, 60021 Camerano (AN) Tel. 071.7135427 www.countryhouseilsassone.it

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DOVE DORMIRE B&B Palazzo Ruschioni, nel centro di Camerano (AN) Tel. 071.959612, www.palazzoruschioni.it

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iezioni salgono in alto lungo la cupola sino ad intrecciarsi e formare una stella a 8 punte. Dal centro di questa sala alle colonne circostanti la voce di chi parla si espande e si amplifica in maniera naturale, la senti quasi “scivolare” da sopra la testa e lungo la schiena e arrivare dopo pochi istanti quasi a ipnotizzarti. I numeri 3, 8 e 9, la croce trifogliata o la croce dei cavalieri di Malta ed altri simili templi sono elementi costanti di questo percorso e riconducono chiaramente alla presenza di ordini cavallereschi e logge massoniche. Continuiamo così ad addentrarci per centinaia e centinaia di metri di cunicoli, camminando sopra stanze sotterranee, gallerie ramificate anche su più livelli e comunicanti tra loro. Scendiamo sino a una profondità di 20 metri, mentre Alessandra continua a raccontarci di messaggi criptati e di antiche storie. Scopriamo sorgenti d’acqua e grotte dove si respira un piacevole strano profumo e alla fine, dopo 2 ore passate velocissimamente, usciamo da questa meraviglia pieni di entusiasmo e di soddisfazione. Il giudizio del mio nipotino: la nostra guida promossa da “Signora” a “zia”: “Ciao zia Alessandra!” 153


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LA GROTTA DI BARBAROSSA Strada S.Giovanni 4, 61020 - Candelara (PU) Tel. 0721 286953 www.grottadibarbarossa.com info@grottadibarbarossa.com Cantine, volte profonde, piccole sale. La grotta di Barbarossa è il ristorante ideale per gli amanti del buon gusto, circondati da ambienti pieni di storia, fascino e miti. Immerso tra le dolci colline pesaresi, questo rifugio segreto del passato si trasforma oggi in un ambiente di ricercata arte culinaria che offre prodotti del territorio ed un ricco menù con proposte di carne e pesce. Tutto preparato al momento, con prodotti stagionali del territorio. Persino al momento del caffè avrete una gradita sorpresa.

CASA DELLA TINTORIA Via Porta Mulino 4 - Urbania (PU) Tel: 0722 317412 www.casatintoria.com Già l’edificio ha una storia lunghissima e singolare: nel 1500 fu sede di lavorazioni di tinteggiatura e finissaggio di filati e tessuti. In seguito venne trasformato in casa colonica nel cui terreno è stato rinvenuto un “ponte di butto” che ha conservato antichi frammenti ceramici. Oggi all’interno viene proposta una cucina sì elaborata ma genuina e per nulla artefatta. In un susseguirsi di dettagli minimal col sapore di un tempo ormai passato, il cui profumo è però rimasto sulle tavole di un bancone degli anni ’30 o sui piatti di porcellana della nonna.

LA LOCANDA DEL PAPA Viale Corridoni - Genga (AN) Tel 0732 973324 Il ristorante “la Locanda del Papa” è situato nelle Cantine del Castello di Genga, risalente all’anno 1090, che fu luogo di preghiera e riposo di Papa Leone XII. Nelle piccole sale scavate nella roccia è possibile gustare una cucina con prodotti tipici del territorio. Primi piatti fatti in casa, con tartufo, formaggio di fossa e carne di cinghiale; secondi con carni di aziende agricole vicine ed una gran varietà di formaggi serviti con miele e marmellata. Il tutto condito con silenzio e cortesia.

CAVALLINI viale Bigioli, 47 – San Severino Marche (MC) Tel 0733634608 www.ristorantecavallini.com Situato in prossimità del centro storico a San Severino, a pochi passi da Piazza del Popolo, propone una cucina espressa con piatti cucinati al momento. Se è vero che si allungano i tempi di attesa, la pazienza è sempre ricompensata da gusto autentico e freschezza assoluta. Carne o pesce per un menù che si basa su prodotti selezionati e preparati con grande destrezza.

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APPUNTI IN AGENDA

Cosa facciamo di bello stasera? Quante volte vi sarete posti questa domanda… ML ha pensato a voi selezionando una rosa di iniziative culturali, d’intrattenimento, sportive e musicali davvero imperdibili!

V Mostra dei presepi

15 dicembre 2012 06 gennaio 2013 Piazza Garibaldi Mercatello sul Metauro (PU) Mostra di presepi artigianali realizzati con tecniche diverse provenienti da varie regioni d’Italia. Nei suggestivi sotterranei di Palazzo Gasparini, esposizione di presepi, realizzati con varie tecniche e vari materiali e di presepi etnici provenienti da tutto il mondo. Per info: ckc66@libero.it

IX Rassegna Internazionale di Arte Sacra

16 dicembre 2012 – 13 gennaio 2013 Villa Comunale di Porto Sant’Elpidio (FM) Presso le sale espositive della storica Villa Baruchello, prestigiosa Villa Comunale di Porto Sant’Elpidio (FM). Inaugurazione: domenica 16 dicembre 2012 alle ore 17.00, di seguito, dai Cantanti e dagli Allievi dell’Associazione Lirica “Pietro Mascagni” di Ancona, verrà eseguito un Concerto Vocale. Direttore il celebre Tenore Comm. Ermanno Balducci. Per info: info@latavolozzamarche.com

Viva Verdi

La grande magia

11 gennaio 2013 Cine Teatro Don Bosco - Tolentino Nel 2013 ricorre il 200° anniversario della nascita del genio di Busseto. Viva Verdi è uno spettacolo che racconta in modo accattivante e coinvolgente, con la guida di Cesare Bocci nelle vesti di narratore, le trame delle opere della trilogia verdiana: Il Rigoletto, Il Trovatore e La Traviata. La narrazione, inframmezzata dall’esecuzione delle arie più famose di queste opere, insieme a notizie, curiosità e note critiche, unisce il piacere di una bella serata teatrale alla divulgazione popolare dell’opera lirica.

21-22 dicembre 2012 Teatro della fortuna – Fano La grande magia nasce in un contesto storico affine a quello di Napoli milionaria. Filomena Marturano e Le voci di dentro; tuttavia trovo che questa commedia, rispetto alle altre che ho messo in scena sino ad ora, abbia uno sviluppo differente e del tutto originale. Fu rappresentata solo in due occasioni, in passato, una prima volta da Eduardo stesso, poi da Giorgio Strehler, nel suo spettacolo al Piccolo, e sono per me due grandissimi precedenti.

Per info: www.amatmarche.net

Per info: biglietteria@fpsjesi.com

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TURISMO

le MARCHE 马尔凯大区 欧洲的历史, 意大利的风格

storia

d’europa gusto italiano

TRAVEL

Un progetto interregionale per farci conoscere in Cina. Il perfetto equilibrio tra uomo e natura, un patrimonio storico diffuso, la tradizione manifatturiera grazie alla quale hanno potuto crescere e svilupparsi prestigiosi brand della moda made in Italy e un’invidiata tradizione enogastronomica. E’ questa la “dote” portata dalle Marche al Progetto TRAVEL, attorno al quale si giocherà gran parte del futuro della nostra offerta turistica nazionale.

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I

l Progetto TRAVEL - TouRistic Institutional Actions for the deVelopment of coopEration between itaLian Regions and Chinese Provinces - cofinanziato dal Programma Mae-Regioni-Cina, promosso da Regione Marche e Svim in collaborazione con Lazio, Puglia, Toscana, Veneto, Umbria e Roma Capitale - crea la giusta sinergia tra i Partner, gli operatori economici e culturali e le imprese private nel definire e costruire un brand TRAVEL che attragga il mercato turistico cinese attraverso un’offerta turistica interregionale integrata. L’offerta è basata sul metodo TED (Tourist Experience Design), lo strumento di innovation management che si propone di creare un modello strategico di condivisione dell’esperienza TRAVEL da promuovere in Cina e sul quale vanno a declinarsi le singole proposte di viaggio. “La formula TED esprime una vera e propria innovazione dell’esperienza turistica - ci spiega Guido Guidi, presidente di Maraviglia e referente del Technical Working Group dei Tour Operator per le Marche all’interno del Progetto TRAVEL -. Un nuovo modo di intendere la vacanza e il viaggio, alla costante ricerca dell’autenticità del territorio e delle sue caratteristiche storiche, culturali e sociali e naturalistiche”. Una sinergia tra ammi-

nistrazioni locali, operatori economici e culturali per attrarre nel Bel Paese nuovi afflussi turistici provenienti dal gigante asiatico. Le attività di progetto prevedono la realizzazione di un catalogo multimediale dove verrà presentato il progetto e l’offerta turistica interregionale in modo interattivo. Il catalogo multimediale, in particolare, dovrà necessariamente tenere in forte considerazione le varie dimensioni esperienziali sulle quali poggia l’offerta turistica interregionale rivolta al mercato cinese: la dimensione ludica, il gioco e la competizione, la dimensione narrativa, la dimensione del prestigio, dello status e del riconoscimento, della creatività, dell’apprendimento, dello stare insieme, del relax e della sicurezza. Accanto al catalogo verrà organizzato in Cina un roadshow per presentare l’offerta turistica interregionale con appositi eventi e B2B con buyers cinesi selezionati coerentemente ai risultati dell’Analisi Target. Contestualmente sarà organizzato in Italia un incoming di TO e media cinesi che hanno la possibilità di visionare i territori coinvolti nel progetto e verificare la validità dell’offerta turistica interregionale.

coinvolti, per gli operatori economici e culturali, imprese private quali operatori dei servizi e dei trasporti, ristoratori. Lo stesso vale per gli attori istituzionali e i Partner di progetto che hanno la possibilità di condividere competenze e buone pratiche.

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à porter

r e t r o p à di G. Baiocco

BIG SPENDER VS BASIC SPENDER “Datemi il lusso! Farò a meno del necessario…” diceva Oscar Wilde più di un secolo fa

A

ttualmente definire la parola lusso è complicato. Se la cerchiamo nel dizionario, ci viene spiegata come “Una cosa che costa molto in proporzione all’utilità o alle possibilità economiche”. Oggi esistono due tipi di lusso: il “Lusso reale” il “lusso percepito”, molto diversi tra loro ma che hanno un denominatore comune, “L’eccellenza”. Per meglio affermare questa differenza, si può dire che il lusso reale sta nell’arte e il lusso percepito nelle varie forme di design; il primo ha natura artistica il secondo ha natura industriale. Nasce così ad oggi un fenomeno che possiamo chiamare “Democratizzazione del lusso” o lusso accessibile. Elena Marinoni, ricercatrice specializzata in lusso e consumi culturali dice: ”Il lusso oggi và in due direzioni la prima è che si sta affermando un mercato

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di lusso accessibile, ossia un’offerta di prodotti di lusso che costano in media dal 50-300 per cento in più rispetto ai propri concorrenti ed il consumatore viene chiamato “Basic spender”. La seconda direzione è il lusso assoluto o extralusso, per i pochi “Big spender”, che riconcilia l’individuo con se stesso. Un modo per riaffermare la propria identità e libertà”. Spuntano così per il Big spender esclusivi trattamenti termali a base di pagliuzze dorate e massaggi da 100 euro al minuto con tossine botuliniche in rinomate spa (che danno luogo a vere e proprie sfide fra i vari centri d’eccellenza per venire incontro al desiderio di unicità dei clienti del lusso con proposte sempre più one-of-a-kind). È il caso dell’Isola-Spa tutta per sé (a duemila dollari all’ora), alle Maldive, promossa dal Four Seasons Kudaa Huraa: una location paradisiaca a 8 stelle lusso.


ed i propri successi. Usa i beni del lusso accessibile per alleviare lo stress della vita quotidiana e per realizzare le proprie aspirazioni. Ama vivere nella sua casa arredata con il miglior industrial design, acquista orologi e gioielli, non come forma di investimento di commercio, ma li compra per il proprio uso, esibendoli a se stesso come trofeo per il meritato sforzo professionale. Ama sentirsi a suo agio in hotel di lusso, ma non disdegna, anche vacanze low cost. Entra da Zara a sbirciare una copia di un abito firmato, ma è disponibile a comprare anche una Borsa di Hermes. In un momento storico cruciale come quello che stiamo vivendo, i consumatori Basic spender si mostrano più astuti, sanno quello che vogliono, ma soprattutto molti di loro conoscono il valore di ciò che stanno cercando e forse rispettano certi valori morali che il Big spender ha dimenticato, non per ”cattiveria” ma forse per l’estrema solitudine che l’eccessi-

vo correre verso il più bello il più costoso, il migliore, fa automaticamente scattare. Il Basic spender fa trading up, ovvero, si aspetta che i prodotti che acquista, oltre ad essere di lusso ed unici, siano anche privi di difetti e che funzionino come previsto. Il Big spender preferisce il valore denotativo: “È esclusivo, lo posseggo solo io, anche se non funziona” e lo esibisco perché solo io me lo posso permettere. Non sta a me di certo valutare con spicciola e semiseria psicologia chi vive meglio la sua vita, di certo, assaporare le bellezze del design e gustarne, oltre che la bellezza, anche la funzionalità, è segno di “Lussuosa” intelligenza.

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Per portare un altro esempio il Big spender, è colui che ama circondarsi di pezzi unici e rari, che frequenta Sothesby, che viaggia in elicottero e si sposta da un’asta all’altra in business class; un consumatore facoltoso ed elitario, che fa uso di beni che hanno un costo altissimo per dimostrare il proprio status, per soddisfare il proprio bisogno di distinzione nei confronti della massa e per ostentare la propria ricchezza. L’altro, il Basic spender, invece, non è più un acquirente ricchissimo, ma una persona di fascia media. “Il vero protagonista”, come lo definiscono alcuni studiosi di marketing. Una persona con un reddito alto, disposta a pagare un prezzo altrettanto alto e superiore alla media in quelle categorie di prodotti che ritiene importanti. Il Basic spender non vuole ostentare la propria ricchezza o la sua appartenenza ad una classe sociale, ma vuole mettere in evidenza la propria raffinatezza, il proprio gusto personale

Scrivi a: giampaolo@mlmagazine.it Le lettere più belle, saranno pubblicate! 159


ààporter porter

Tempo da neve S a cura di

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G life style

bituati ai forti sbalzi di temperatura durante l’anno, la neve sempre più di frequente si fa vedere in città, caratterizzando ancor di più la stagione invernale. Neve uguale voglia di stare in casa, protetti al caldo e anche voglia di sciare o di riposarsi in montagna. Da qui, alcuni spunti su come arredare la casa in montagna, per chi ha questa opportunità, o su come “scaldare” la nostra casa di città: se, infatti, ad ogni stagione tiriamo fuori i capi di abbigliamento più adatti e aggiungiamo qualcosa di nuovo al nostro guardaroba, perché non “ vestire” anche la nostra casa abituale con l’abito giusto per l’inverno? Per scegliere i giusti arredi della casa di montagna molto dipende dalla sua struttura originaria e dalla località in

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cui si trova: zone come il Trentino, piuttosto che la Val d’Aosta hanno elementi architettonici o di arredo storici, propri di quelle zone e molto caratterizzanti. Spesso gli chalet o piccoli appartamenti delle località montane, sono accomunati però dalla forte presenza del legno nei suoi colori caldi e oleati: legno per le boiserie, legno al pavimento, alle pareti, travi al soffitto… La proposta è quella di dare una qualche veste nuova a questo materiale, senza necessariamente rinunciare all’effetto di calore e comfort che ci trasmette e insieme rinnovare i colori che abitualmente associamo agli interni delle case in montagna. Prendo spunto dai popoli nordici che, abituati a dover convivere con lunghi giorni cupi e poche ore di luce, usano

dipingere di bianco i loro interni, muri, pavimenti e mobili, così da controbilanciare la poca luminosità naturalmente disponibile all’esterno. Di bianchi ne esistono con molte sfumature, dal blue, al beige al rosso. Vale a dire che l’effetto della parete è comunque quello del bianco, ma sicuramente non ottico e freddo. L’interno sarà così più luminoso, ma comunque caldo: via libera ai toni chiari e tenui, come il color burro, il latte, o la verde licheno e la beige betulla. Legno a terra sì, ma magari colorando alcune parti a segnare le zone di passaggio o le zone centrali come se fossero tappeti, o all’opposto decolorandolo totalmente fino a sbiancarlo. Legno alle pareti sì, ma alternato a righe di verniciatura, sottolineando i pilastri, le scale, crean-


do cornici alle finestre. Eviterei i mobili e gli arredi troppo di montagna, al fine di poterli riutilizzare altrove in possibili futuri appartamenti, passando direttamente all’insieme di quei piccoli o grandi accessori di arredo, che creano il “ vestito” stagionale e che, come già anticipato, riescono a dare anche alla casa di città, quelle sensazioni di gradevole tepore. Lane, pellicce o pelli di animali, piccoli trofei di caccia: sono il guardaroba ideale per allestire il nostro appartamento d’inverno. Complementi realizzati con questi materiali evitano di rivestire divani, poltrone o sedie di tessuti lanosi, necessariamente stagionali. I plaid in lana cotta nei toni del cammello con righe ai bordi di colore

rosso Savoia, a servire i divani; piumini colorati super leggeri di dimensioni ridotte da usare in poltrona oltre che sul piano letto. Il patchwork è più che attuale, ma a quadrotti o rettangoli grandi, lavorato con materiali differenti, ma dello stesso colore; o viceversa stesso materiale in toni differenti. Copricuscini in lana grossa lavorata ai ferri come un pullover o una sciarpa a coste o trecce giganti, per il vostro salotto; pelli di animale e pellicce in fondo al letto, appoggiate a pouf o a sedie e poltrone, per rendere più avvolgente la seduta, piuttosto che usate come tappeti su cui rilassarsi. All’opposto i piumoni o le coperte imbottite per il letto, realizzate con tessuti leggerissimi come garza, voile e nylon quasi trasparente.

Piuttosto che i disegni piccoli e tirolesi, meglio le immagini grandi di animali o alberi montani, stampati in digitale sui copripiumoni e federe o realizzati a jacquard su coperte in lana merinos, che fanno compagnia ad un libro o all’ultima serie TV. Corna di cervo appese alle pareti come insoliti appendiabiti; ciocchi di legno usati come decorazioni nei vasi o nei cesti, anche se il camino è solo nella vostra immaginazione. Così piacevolmente circondati, sarete pronti ad affrontare i weekend più rigidi dell’anno comodi e compiaciuti in casa come se foste coccolati in uno chalet a St. Moritz, con l’unico rischio che gli amici, dopo l’invito a cena, non si schiodino o ancora peggio si addormentino coccolati sul vostro caldo sofà fino al mattino dopo.

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SALUTE E BENESSERE

Il sistema endocrino Il sistema endocrino è deputato all’invio di “messaggi” ai vari organi e tessuti dell’organismo. Tali segnali sono forniti dagli ormoni. L’attività del sistema endocrino è fortemente correlata a quella del sistema nervoso. Tra i due esiste un’importante connessione anatomica e funzionale, rappresentata dall’ipotalamo. Attraverso il peduncolo ipofisario questa formazione anatomica regola l’attività dell’ipofisi, la più importante ghiandola endocrina umana. Posta alla base dell’encefalo e delle dimensioni di un pisello, l’ipofisi o ghiandola pituitaria, controlla a sua volta il funzionamento di molte cellule, organi e tessuti.

Un network per uniformare le indicazioni diagnostiche e terapeutiche Ad Osimo il prossimo 21 dicembre un convegno su i tumori ipofisari difficili di A. Dachan

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otto la Presidenza del Dottor Marco Boscaro e del Dottor Franco Rychlicki, rispettivamente Direttore della Clinica di Endocrinologia e Malattie del Metabolismo presso l’Università Politecnica delle Marche e direttore dell’S.D.O. di Neurochirurgia (A.O.U. Ospedali Riuniti di Ancona), si svolgerà, il prossimo 21 dicembre, presso l’Hotel G di Osimo il convegno “Tumori ipofisari difficili”. Un evento particolarmente importante, che vedrà riuniti alcuni esperti regionali, ma anche colleghi di altre città d’Italia, che porteranno le loro testimonianze; l’obiettivo fondamentale è la creazione di un network, che permetta agli specialisti di uniformare le indicazioni, sia diagnostiche, che terapeutiche. “Abbiamo voluto dedicare un convegno ai tumori ipofisari – spiega il Dottor Giorgio Arnaldi, della Clinica di Endocrinologia e Malattie del Metabolismo dell’Azienda Ospedaliera Universitaria di Ancona – perché l’ipofisi è come una centralina

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di controllo: se va in tilt ne risente tutto il corpo. Sono malattie da affrontare a livello multi specialistico e che coinvolgono, di conseguenza, diverse figure professionali. Si parte dal medico di medicina generale, che individua la problematica, a cui subentrano, successivamente, lo specialista endocrinologo, il neuro radiologo, il neurochirurgo e altri specialisti. Proprio per sottolineare l’importanza di un approccio diagnostico terapeutico integrato, si è costituito un gruppo di figure professionali competenti nel campo della patologia ipofisaria della regione Marche, che si incontra periodicamente per discutere le diverse problematiche. Questo convegno rappresenta una presentazione pubblica dell’attività del gruppo”. “Conoscilo per riconoscerlo, si dice solitamente – aggiunge il Dottor Riccardo Antonio Riucciuti, S.O.D. di Neurochirurgia Università Politecnica delle Marche -; i tumori ipofisari si conoscono poco,

perché non si manifestano in modo univoco, proprio perché manca il cosiddetto “Sintomo sentinella”. Proprio per questo è necessario fare prevenzione e la miglior prevenzione è proprio l’informazione, sia per i pazienti, sia per i medici. A livello chirurgico, sono stati fatti importanti passi avanti, con interventi mini-invasivi, che riescono a preservare la ghiandola sana; si tratta certamente di interventi delicati, che prevedono un’endoscopia, un’endoscopia tridimensionale e una neuro navigazione. Con questo convegno, che sarà a porte aperte, vogliamo fare il punto sullo stato dell’arte dei tumori ipofisari e magnificare l’importanza del multitasking, con alcuni ospiti illustri”. Un momento molto importante sarà la chiusura dei lavori, che prevede una tavola rotonda, presieduta da Manuela Sabatano, Presidente A.N.I.P.I. Marche, in cui saranno proprio i pazienti a parlare.


Le malattie ipofisarie Le malattie ipofisarie vengono in genere considerate rare; tuttavia, si può chiamare rara una patologia che vede parecchie migliaia di persone interessate al problema? Sarà sufficiente ricordare, infatti, che tumori ipofisari si ritrovano nel 15-20% dei pazienti che eseguono una RMN encefalo effettuata per altri motivi (incidentalomi). L’ipofisi è di piccole dimensioni ma di fondamentale importanza regolando molteplici funzioni nel nostro organismo. Una sua alterazione funzionale comporta una cascata di eventi patologici, spesso cronici, a carico del surrene, della tiroide, delle gonadi (ovaie/testicoli) con importanti conseguenze cliniche, per la vita di relazione, per il sistema riproduttivo, muscolo-scheletrico, cardiovascolare e respiratorio. Le patologie ipofisarie sono caratterizzate da una produzione eccessiva di ormoni spesso dovuta a tumori (acromegalia, malattia di Cushing, prolattinomi) o da una loro carenza (Ipopituitarismo), con conseguenze talvolta disastrose sullo stato di salute ed importanti risvolti sociali. Queste malattie, infatti, si associano ad aumentata mortalità per cause cardiovascolari, respiratorie e neoplastiche che, tuttavia, possono essere evitate grazie ad una tempestiva diagnosi ed una adeguata terapia. Per tali motivi, diagnosi, cura ed assistenza al malato ipofisario richiedono una stretta collaborazione tra endocrinologo, altri specialisti (neurochirurgo, neuroradiologo, radioterapista, etc.) ed il medico di medicina generale. In questo schema si inserisce il paziente con le sue preoccupazioni, le sue ansie, le sue sofferenze e le difficoltà pratiche che questa complessa patologia determina. Pertanto, questo incontro avrà l’ambizioso scopo di sensibilizzare medici ed infermieri sulla patologia ipofisaria, erroneamente ritenuta una malattia di sola competenza specialistica. Obiettivo dell’incontro sarà di fornire elementi di sospetto diagnostico ed approfondire i problemi diagnostico-terapeutici delle patologie ipofisarie, mettendo a confronto l’esperienza multidisciplinare specialistica con le esigenze dei medici di medicina generale. In questo progetto, sarà riservato uno spazio ai pazienti con patologia ipofisaria rappresentati da una associazione onlus (Associazione Nazionale Patologia Ipofisaria, ANIPI): a loro ed alle loro domande sarà dedicata la tavola rotonda animata da medici specialistici, medici di medicina generale e da pazienti stessi.

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SALUTE E BENESSERE

Inaugurato il centro San Nicola La nuova struttura per il recupero dalle dipendenze entrerà in funzione a partire da gennaio; un’eccellenza sanitaria del territorio che aprirà le porte al “Paziente inglese” di A. Dachan

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ottor Aliotta, quali sono le peculiarità del nuovo Centro per il recupero da dipendenze San Nicola? “San Nicola offre un tipo di intervento caratterizzato da una full immersion psicoterapica, che attraverso un soggiorno di due mesi, potrà rafforzare il percorso di riabilitazione iniziato nella struttura ospedaliera di Villa Silvia, o in altri contesti. In questo modo si garantisce al paziente una continuità e un’efficacia terapica, ottimizzando i tempi. Con un mese in struttura ospedaliera e due mesi nella struttura di Arcevia, si completa il proprio recupero, con un considerevole vantaggio anche dal punto di vista costi - benefici. Un’importante novità è costituita dall’introduzione del Modello Minnesota, che prevede l’applicazione di uno studio

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approfondito del programma in dodici passi di Alcolisti Anonimi, molto usato nei Paesi anglosassoni, ma non in Italia”. La struttura è convenzionata con la Regione? “Partiamo senza un supporto economico da parte del sistema. Siamo accreditati e autorizzati, ma senza convenzione. Gli ospiti pagheranno in proprio il percorso riabilitativo, avendo la possibilità di ricorrere alla convenzione Consumit - Monte dei Paschi di Siena, che consente loro di rateizzare il costo fino a 48 mesi, con una spesa che può variare da circo 130 euro a 200, per due mesi di riabilitazione. Sono cifre contenute, specie se si considera quanto si arriva a spendere per i consumi indotti dalle dipendenze… Vorrei inoltre sottolineare che questo settore ha

costi sociali altissimi, che incidono sul 10% sulla spesa sanitaria marchigiana e sono da imputare all’abuso di alcol e al consumo di droghe. Il sistema sanitario regionale, purtroppo, non considera che la copertura delle spese potrebbe, invece, essere a costo zero: la nostra struttura produce mobilità attiva, che è in continuo incremento e quindi gli eventuali costi di un convenzionamento sarebbero interamente coperti dalla mobilità”. Come è organizzato internamente il San Nicola? “La struttura è inserita in contesto molto bello, nelle campagne arceviesi. È costituita da quattro corpi di fabbrica dislocati su un ampio piazzale e inseriti in un’area verde. Si comincia con “L’accoglienza”, che è l’edificio di primo accesso alla


Il 13 dicembre scorso è stato inaugurato, alla presenza del Presidente del Consiglio Regionale delle Marche Vittoriano Solazzi, dell’Assessore Regionale alla Salute Almerino Mezzolani dell’Assessore Regionale al Lavoro Marco Luchetti e del Sindaco di Arcevia Andrea Bomprezzi, il nuovo Centro Recupero Dipendenze San Nicola. Una nuova eccellenza sul territorio, che avrà la funzione di essere un centro post cura per i pazienti che seguono un programma di disintossicazione da alcol o droghe. Le autorità intervenute hanno applaudito all’iniziativa del Dottor Vincenzo Aliotta, che con la sua iniziativa privata conferisce un nuovo valore aggiunto al territorio e soprattutto all’offerta sanitaria regionale, con un centro all’avanguardia, altamente specializzato, che con la sua equipe medica bilingue (italiano-inglese) è pronto ad accogliere anche pazienti d’oltremanica. Uno stimolo innovativo a quello che è il turismo sanitario, che insieme al turismo termale, rappresenta una nuova frontiera e avrà ripercussioni positive anche per la crescita e la promozione delle Marche.

struttura da parte dell’ospite; poi c’è “La Residenza”, che è il luogo destinato al soggiorno e offre servizi per 30 ospiti. Un fiore all’occhiello è certamente “L’Officina dell’Anima”, che è il cuore della struttura, là dove si compie il percorso psicoterapico e che comprende gli studi per le terapie individuali un locale per le terapie di gruppo, un ampio auditorium e tre laboratori per attività con finalità ergo terapiche; infine destinata alle attività ludico educative e ricreative un Campetto Polifunzionale (calcetto e pallavolo) una Piscina e un piccolo maneggio. Tra i pazienti che prevedete di ospitare, molti sono attesi da oltremanica? “Sì, forti della consolidata esperienza internazionale della nostra Casa di Cura Villa Silvia, maturata attraverso numero-

si convegni da noi organizzati con la presenza di relatori europei (Croati, Sloveni, Austriaci, Spagnoli, Inglesi ), abbiamo focalizzato la nostra attenzione sull’attività di Providence, una catena di centri riabilitativi inglese che usualmente svolge l’attività riabilitativa anche fuori dall’Inghilterra. Forti, inoltre, del fascino del Marche-Shire, che nell’immaginario britannico si sta sostituendo al Chianti – Shire, abbiamo avviato contatti con questa società inglese per avviare una sezione distaccata di “pazienti inglesi” con personale bilingue e secondo canoni e protocolli riabilitativi in uso in Inghilterra. Questa idea progettuale ha dato il via ad un settore di nicchia in ambito turistico inconsueto per la nostra regione, quello del turismo sanitario e con una mossa abbiamo centrato due obiettivi:

un utile contributo a livello europeo della conoscenza della nostra terra e, nel segno della cultura medica, un ulteriore apporto della diffusione dell’eccellente nomea della sanità italiana”.

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SALUTE E BENESSERE

Un ospite d’eccezione: il Dottor Stephen Harland, University College – London “Mostrare le best practice, come è avvenuto oggi in occasione di questo convegno, significa offrire agli oncologi che trattano diverse forme di cancro, la possibilità di capire cosa accade nei centri più avanzati nei trattamenti, in modo da allinearsi e offrire ai pazienti le cure migliori. In Italia si registra un trend incoraggiante per quanto riguarda la ricerca”.

Marcangolo IV Congresso degli oncologi marchigiani a Senigallia di A. Dachan

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i è svolta a Senigallia, il 23-24 novembre, la IV edizione di Marcangolo, l’annuale congresso degli oncologi marchigiani. Un momento di confronto e condivisione che ha richiamato specialisti da tutta la regione, con prestigiosi relatori, tra cui spicca il Dottor Stephen Harland, del University College - London. Tra le peculiarità di questo convegno c’è certamente il suo carattere itinerante, che ogni anno si sposta sul territorio, toccando le varie province. Quest’anno è stata la volta di Senigallia, città natale della Dottoressa Rossana Berardi, della Clinica di Oncologia Medica dell’Università Politecnica delle Marche, che ha presieduto il congresso insieme ai colleghi Dottor Renato Bisogni, dell’U. O. Oncologia dell’Ospedale di Fer-

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mo e del Dottor Tito Menichetti, Direttore U.O.C. Oncologia Ospedale di Senigallia. Sono state due giornate particolarmente importanti, con ben cinque sessioni di lavoro; ogni sessione ha preso spunto da una specifica lettura, analizzando un caso clinico e aprendo poi ad una discussione collegiale, che ha fornito ai partecipanti un quadro completo di ogni singola materia medico-scientifca trattata. Nella seconda giornata il Dottor Lorenzo Braconi ha fornito tecniche e nozioni relative alla comunicazione con il paziente, favorendo un giusto approccio e un’efficacia operativa. E proprio per favorire la circolarità di informazioni è stato creato anche ad un sito internet, facilmente consultabile,

www.oncologiamarche.ir, dove è possibile reperire per tutti notizie riguardanti, ad esempio, la sperimentazione e l’utilizzo di nuovi farmaci della nostra regione o dove è possibile apprendere nozioni inerenti nuove terapie. Anche questo è Marcangolo, ossia formazione continua e circolarità di informazioni e relazioni oncologiche. “Marcangolo consente verso fine anno – ha affermato la dottoressa Berardi – di fare il punto della situazione in ambito oncologico delle tante terapie e delle diverse sperimentazioni che sono state testate nel corso dei mesi precedenti, favorendo, cosa importantissima, la condivisione delle conoscenze nell’ambito della nostra regione, soprattutto tra i


Dalla due giorni di Marcangolo è emerso che l’offerta sanitaria oncologica nelle Marche, che contano ben 13 unità operative distribuite sul territorio, è all’avanguardia e ben organizzata e serve in modo omogeneo tutti i cittadini della regione. Gli oncologi delle unità periferiche e quelli della clinica universitaria si incontrano abitualmente per condividere conoscenze ed esperienze, lavorare insieme e uniformare i comportamenti. L’oncologia marchigiana è un’eccellenza distribuita sul territorio: i medici che operano in questo ambito, come è stato ribadito durante i lavori, sono studenti a vita, che usano rigore scientifico nel loro lavoro, dimostrano scientificamente le loro teorie e puntano ad ottenere il miglior risultato, con la minima tossicità. Oggi ci sono sempre più farmaci oncologici a bersaglio, la cosiddetta “Target Therapy”, che vanno a colpire alcuni meccanismi precisi di crescita della cellula neoplastica, con un’efficacia e una precisione superiore alla chemioterapia tradizionale e con minore tossicità.

giovani oncologi e non solo. Marcangolo ed eventi similari sono fondamentali per noi medici perché ci consentono di avere standard comuni di aggiornamento, che si traducono in modelli comuni delle terapie e dei servizi erogati dai vari centri oncologici delle Marche”. “Marcangolo è stata una preziosa occasione d’incontro – ha detto il Dottor Ettore Menichetti - sia per gli oncologi marchigiani, che per i colleghi provenienti da altre regioni. Va ricordato che il titolo Marcangolo è ripreso da Grandangolo, che è un evento oncologico nazionale che, in pratica, ripetiamo con dimensioni ridotte e adatte alla nostra realtà, nelle Marche. È importante sottolineare che nella nostra regione operano tredici unità

di oncologia diffuse su tutto il territorio, in collaborazione con la Clinica Universitaria e che gli oncologi marchigiani hanno una lunga consuetudine di rapporti collaborativi tra loro. Anziani, giovani oncologi e ricercatori abitualmente interagiscono tra loro con l’intento di favorire uno scambio continuo di informazioni e nozioni. Sono particolarmente felice che quest’anno l’evento si sia svolto a Senigallia, la sede dove opero da diversi anni”. “Siamo molto contenti di poter portare le tematiche legate all’oncologia nei vari territori marchigiani – ha dichiarato il dottor Renato Bisonni - ed il nostro impegno è quello di poter continuare negli anni, cercando di raggiungere tutte quelle città che ospitano ospedali con unità di oncologia. Marcangolo ci permette di

mettere un punto su dove siamo arrivati nello studio e nella cura dei diversi tumori. È stato un evento di sicuro interesse nazionale, sia per gli argomenti trattati, che per l’alta specializzazione e preparazione degli illustri colleghi intervenuti, tra cui spiccano quello del Dottor Francesco Grossi di Genova, della Dottoressa Maria Grazia Ghi di Mestre e del Dottor Stephen Harland, dell’Università di Londra, a conferma della nostra volontà di promuovere un appuntamento sempre più importante e utile per la nostra formazione. Voglio ringraziare i co-Presidenti per avermi coadiuvato nell’organizzazione, ancora una volta. La nostra riconoscenza va a tutti gli sponsor che anche per questa edizione ci hanno coadiuvato, sostenendo la nostra iniziativa”.

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SALUTE E BENESSERE

Spesa sanitaria e spending review Ci mancava proprio l’esternazione di Mario Monti per mandare in fibrillazione il già traballante establishment sanitario nazionale. “La sostenibilità futura dei sistemi sanitari, incluso il nostro, potrebbe non essere garantita - chiosa il premier - invocando nuove forme di finanziamento”. Apriti cielo … di Mario Timio

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a Cgil stigmatizza: “Non si privatizzi”. Angelo Testi, del Sindacato Nazionale Medici Italiani (Snami), parla di “grandi prove di smantellamento del servizio sanitario pubblico”. I partiti di governo e di opposizione tutti critici. Slitta la delega fiscale. Solo poche ore dopo Palazzo Chigi chiarisce per rintuzzare le critiche: il sistema sanitario nazionale (Ssn) non sarà smantellato. Ma oramai il dado è tratto. Poiché Monti non è uno sprovveduto, lascia che parlino le cifre a commentare la sua esternazione .O meglio, l’analisi fatta dalla Ragioneria dello Stato che a

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fronte di una situazione disastrosa ribadisce che sono esatte le previsioni di Monti quando asserisce che il futuro del settore migliorerà solo se si farà ricorso a “forme di finanziamento integrativo” della sanità. In altre parole: o si cambia o salta tutto. Che significa? Individuare e rendere operativi modelli innovativi di finanziamento pubblico integrato da interventi privati e da assicurazioni. Nessuna meraviglia se già in EmiliaRomagna la Coop offre ai propri iscritti pacchetti sanitari alternativi a quelli pubblici sull’orlo del collasso. D’altra

parte, solo nell’ultimo anno gli italiani hanno speso 36 miliardi di euro di tasca propria (25 per cento dell’intero budget sanitario) per visite mediche ed esami che il Servizio sanitario nazionale non assicurava o non era in grado di offrire in tempi e modi utili. Ciò perché le risorse non sono sufficienti per garantire tutto a tutti, spiega il ricercatore dell’Università Bocconi Francesco Longo. I 106 miliardi di soldi pubblici destinati alla sanità sono il massimo disponibile; lo Stato non può spendere di più. Questo è il motivo per cui la richiesta di cure è superiore all’offerta. Così in media, ogni


cittadino tira fuori di tasca propria 611 euro l’anno per visite ginecologiche, dermatologiche, oculistiche, ortopediche, dentistiche e per esami laboratoristici e strumentali. Il tutto anche a costo di sforzi economici che mettono a prova la tenuta dei fragili bilanci familiari. E’ una magra consolazione sapere che più grave è la malattia, più ampia è la copertura assistenziale. Cardiochirurgia, neurochirurgia, dialisi, rianimazione, per fare alcune esemplificazioni, sono immuni da ticket o copagamento. “Le limitate risorse a disposizione sono

investite, giustamente, per salvaguardare al massimo le cure salvavita - chiarisce ancora Longo -. La sfida adesso è mantenere almeno questo livello anche per il futuro”. La spending review applicata alla sanità da Monti è indirizzata proprio a questo obiettivo. Va in questa direzione la riduzione della spesa del 40 per cento per i ricoveri ospedalieri e per il pronto soccorso, grazie all’eliminazione del 30 per cento dei posti letto antieconomici. Ma oltre a soluzioni di recisione, occorre porsi l’obiettivo della “gestione della sanità im-

prontata sempre più alla legalità - come denuncia Antonio Cattaneo, tra i massimi esperti in tema di frode e corruzione nel settore sanitario, alla guida dell’unità Forensic Service di Deloitte -. Bisogna assicurare sistemi di controlli idonei a monitorare e segnalare tutte le anomalie che generano costi impropri imputabili a frode, corruzione ed infiltrazioni di criminalità organizzata”. Forse Monti nella sua esternazione pensava di mettere mano anche a questa anomalia, anche se il Servizio sanitario nazionale non è “il colabrodo che gli scandalizzati di mestiere dipingono”.

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SALUTE E BENESSERE

Spending review nella sanità: pensare al mondo assicurativo Pochi giorni fa il Premier Mario Monti, in occasione del 50° della nascita del nucleo NAS dell’Arma dei Carabinieri, ha dato maggior enfasi alle problematiche derivanti dalla spesa sanitaria che grava sul bilancio dello Stato. La conseguenza è stata quella di sollevare preoccupazioni fondate e in altri casi strumentalizzate a fini diversi, sulle ricadute che gli interventi di “risanamento” avranno sui posti di lavoro e sui cittadini italiani di Carlo F. Dettori CEO JMorgan Brokers

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ta di fatto che il disavanzo c’è e si tratta di una cifra considerevole. Tuttavia l’allarme che ne è derivato, non deve indurre nessuno a pensare che il Governo intenda limitare il diritto alla salute o che tutta la spesa sanitaria finirà nel già pesante bilancio familiare degli italiani. Va considerato che la spesa del sistema sanitario è fuori controllo e la strada per risanare il bilancio dello Stato è e deve passare anche da questo capitolo di spesa. Ciò detto, si potrebbe ipotizzare un modello gestionale virtuoso nel quale l’obiettivo dell’applicazione dei cosiddetti “costi standard” venga raggiunto evitando in futuro che si verifichino ingiustificati costi d’acquisto di prodotti ospedalieri che, fra categorie omogenee, oggi evidenziano rilevanti differenziazioni tra le diverse Regioni. Sono convinto che gradualmente, anche se con l’urgenza dettata della Spending 170

Review, si arriverà a costruire un modello efficiente, sistemico e concertato, nel quale una parte delle spese sanitarie pubbliche si sposteranno sul mercato assicurativo attraverso un allargamento del numero di cittadini ed aziende che vorranno investire in tutela sanitaria privata o collettiva. Il mercato assicurativo è da sempre attivo nell’elaborare soluzioni per aziende (Employee benefits) e piani individuali. I primi strumenti, ai quali si affiancano le Casse di Assistenza, promettono vantaggi fiscali per le aziende pari al 100 per cento di deducibilità del costo (se è l’azienda a pagare per il proprio dipendente), mentre nel caso in cui il versamento avvenga in una Cassa di Assistenza l’azienda ha diritto ad una riduzione del carico contributivo (di solito tra il 35 e il 45 per cento del RAL), versando un contributo di solidarietà Inps del 10 per cento; quindi meglio una polizza EB (Empolyee benefit) rispetto

ad un aumento di reddito o ad un altro fringe benefit (auto, casa). Il dipendente non ha imposte sul reddito se il premio è pagato dall’azienda nella misura massima di 3.615,20 euro attraverso la Cassa Assistenza. Sul fronte delle polizze individuali lo scenario è molto variegato ed è fondamentale scegliere una polizza malattia che resti valida per tutta la vita dell’assicurato rispetto ad altre che decadono al raggiungimento di un limite di età. Ciò detto, si entra nel dettaglio delle somme che si vogliono assicurare per anno, per persona o per nucleo familiare e conseguentemente le differenti garanzie che si vogliono acquistare. Naturalmente è fondamentale scegliere un prodotto che non preveda la disdetta della polizza dopo il primo sinistro e non decada al raggiungimento di un’età che potremmo definire - come ha dichiarato Monti - “vecchiaia attiva”.


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SPORT

Sport e solidarietà: binomio inscindibile Tante società hanno scelto La Lega del Filo d’Oro di Fabio Lo Savio

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port e solidarietà sono un binomio che si lega ormai strettamente intorno al nome della Lega del Filo d’Oro, Onlus attiva ad Osimo da quasi cinquant’anni con l’obiettivo di assistere, educare, riabilitare e reinserire nella famiglia e nella società le persone sordocieche e pluriminorate psicosensoriali. E’ questa la mission della Lega del Filo d’Oro, un impegno costante che ha come finalità il miglioramento della loro qualità della vita attuato attraverso la creazione di strutture specializzate, la formazione di operatori qualificati, lo svolgimento di attività di ricerca e sperimentazione nel campo della sordocecità e della pluriminorazione psicosensoriale, la promozione di rapporti con enti, istituti, università italiane e straniere, la sensibilizzazione degli organismi competenti e dell’opinione pubblica nei confronti di questo tipo di disabilità. La raccolta dei fondi indispensabili per svolgere l’attività quotidiana passa anche attraverso numerose azioni di sensibilizzazione che si avvalgono anche del contributo di alcune società sportive che hanno scelto la Lega del Filo d’Oro quale sponsor etico. “Queste partnership – spiega Rossano Bartoli, segretario generale della Lega del Filo d’Oro rappresentano per noi un legame sempre più stretto con il mondo dello sport e con i bei valori che lo caratterizzano, oltre che un modo per far conoscere l’attività dell’Ente, che per perseguire la sua missione di supporto agli utenti e alle loro famiglie, tanto ha bisogno di nuovi sostenitori”. Pallavolo, basket, atletica, vela, ciclismo: ovviamente c’è grande trasversalità. “La solidarietà non ha bandiera e non ha co-

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lori – aggiunge Bartoli – e il nostro grazie va a coloro che rinunciano a “preziosi” spazi sulle proprie divise che potrebbero garantire profitti importanti per proseguire l’attività, per ospitarci ed offrirci un ulteriore strumento di visibilità. Mi rendo conto che non per tutti sia possibile e chi vi ha rinunciato nel corso degli anni, l’abbia fatto non per abbandonare la nostra causa ma per esigenze di budget”. Una volta tanto la Lega del Filo d’Oro è profeta in patria considerando che dallo scorso maggio le squadre di pallavolo di Osimo - la Volley Libertas Osimo e la Volley Young Osimo - hanno scelto questa Onlus quale sponsor etico per il prossimo campionato. “Portare il vostro logo sulla maglia – si legge nella motivazione della richiesta inoltrata dalla società di pallavolo cittadina a firma dell’ex campione ed oggi direttore tecnico Valter Matassoli - ci emoziona e ci responsabilizza e, sono convinto, testimonia a tutti i ragazzi che si avvicinano a questo sport, un messaggio di attenzione e rispetto per l’altro”. Sulla stessa scia anche la Sutor Montegranaro, società che da sette anni milita nel campionato di Serie A di basket, che ha percorso analoga strada. “Ben vengano iniziative come queste e speriamo che l’onda positiva generatasi nuovamente nell’ultimo anno possa continuare” – conclude Rossano Bartoli. “Ci piacerebbe creare una sorta di club degli amici sportivi della Lega del Filo d’Oro con i quali restare in costante contatto e penso che anche l’attenzione dei media nei confronti di questo binomio sportsolidarietà possa essere di grande aiuto per consentirci di tenere sempre viva l’attenzione sull’opera della nostra associazione”.


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CHEF

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Dal 2003 a oggi, tutti gli anni veniamo insigniti con la Stella Michelin

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ANDREA ANGELETTI “A Capodanno non il solito cenone, ma una vera festa con protagonisti gustosissimi piatti” di A. Dachan

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hef, quando è stata la sua prima volta in cucina? “Ho sempre avuto una grande passione per la cucina, che mi è stata trasmessa da mia nonna; lei non era cuoca, ma cucinava per tutta la famiglia e ancora mi ricordo dei profumi dei suoi piatti, che riempivano la tromba delle scale, spingendomi ogni volta a cercare di indovinare cosa ci fosse in pentola. Ho iniziato a quattordici anni, quando ancora studiavo, lavorando presso una pasticceria di Jesi. Poi mi sono iscritto all’Istituto Alberghiero di Senigallia e così è cresciuto il mio amore per la cucina, ma anche il mio amore per la mia ragazza, che mi ha spinto nell’89, all’età di 19 anni, a sposarmi. Ho lavorato presso l’Hotel Federico II di Jesi, in tutti i reparti della cucina e acquisendo, così, competenze in tutte le preparazioni: primi, carne e pesce, dolci ecc.. Sentivo crescere in me il desiderio di fare carriera”. Cosa ha fatto allora? “Ho deciso di andare in Romagna, a Rimini e poi a Riccione, dove ho conosciuto Vincenzo Cammerucci, con il quale ho poi lavorato a Cesenatico per tre mesi; è stata un’esperienza molto significativa per me. Dopo di che sono stato contattato dal titolare di un ristorante di Rimini, che voleva uno chef per un nuovo locale che aveva aperto, a Staffolo, chiamato “La ciminiera”. Nel ’96 sono stato chiamato da Moncaro, che a sua volta aveva aperto un nuo-


vo ristorante. Sono stato assunto come chef; per i primi cinque anni ho lavorato da dipendente, poi nel 2001, ne sono diventato titolare, rilevandone la gestione”. Come è cambiato il suo lavoro quando, oltre che chef, è diventato anche gestore? “Chiaramente sono aumentate le responsabilità, ma anche le soddisfazioni. Posso dire che dal 2003 a oggi, tutti gli anni veniamo insigniti con la Stella Michelin. Questo successo è dovuto anche alla forza della famiglia, perché lavorando in team con mia moglie Fabiana e mio figlio Mattia si respira aria di casa, c’è fiducia, sintonia, intesa e difficilmente è possibile stabilire un legame simile con qualcuno di esterno”. Vuole descriverci alcuni piatti nel suo menù? “I piatti che preparo sono tutti ispirati alla cucina di mia nonna: ho riadattato le sue ricette ad una cucina moderna, con nuove esigenze. Ad esempio basandomi sulla sua ricetta della pizza al formaggio, ho creato delle pizzette più piccole, che vengono riempite con mazzancolle. Entrano in gioco la creatività e gli abbinamenti isoliti, come il riso selvaggio, che compriamo in Canada, unito agli scampi e al tartufo di Acqualagna. In questo modo, oltre ad unire passato e presente, unisco anche prodotti particolari che scelgo in giro per l’Italia e per il mondo,

con quelle che sono le eccellenze del territorio”. Qual è il suo ingrediente segreto? “La passione! Più alto è il livello della cucina, più serve passione, perché il lavoro si fa sempre più duro e richiede un impegno sempre maggiore”. Che rapporto c’è, secondo lei, tra il mangiare sano e il vivere bene? “Siamo molto attenti a questo aspetto e tutta la nostra cucina è orientata al benessere. Facciamo cotture molto brevi, evitiamo i soffritti, scegliamo prodotti di stagione e usiamo il dim-sum, uno speciale cestino di bambù cinese, che permettere di cuocere eccellentemente a vapore. Se il piatto richiede più ingredienti, vengono cucinati tutti separatamente, in modo da conservare le caratteristiche organolettiche e non contaminare i diversi sapori”. Molti giovani sognano di diventare chef stellati: che consiglio vorrebbe dare loro? “Oggi non è certamente facile intraprendere questo lavoro; non lo era nemmeno quando ho iniziato io, ma il fatto di essere diventato padre da giovane, mi ha responsabilizzato molto, spingendomi a dare il massimo. A volte si constata che, purtroppo i giovani sono un po’ viziati e non si sacrificano volentieri. Chi vuole fare un certo tipo di ristorazione, invece, deve mettere da parte alcuni hobby,

almeno per un certo periodo e dedicarsi anima e corpo all’apprendimento, per arrivare a certi livelli”. Tra qualche settimana inizierà il periodo delle festività: quale sarà il menù di Natale e del cenone di Capodanno? “A Natale solitamente siamo chiusi, mentre per il Capodanno, abbiamo pensato ad una vera e propria festa, non il classico cenone. È una soluzione anticrisi che, limitando leggermente il discorso servizio (senza il cameriere pronto a versare da bene ogni tre minuti), premia la voglia di divertimento e di gustare piatti di altissima qualità in compagnia. Come antipasti avremo petto di cappone affumicato e insalata di piovra; i primi saranno il classico risotto ai frutti di mare e chitarrine al ragù di una volta (con una grande varietà di carne). Per secondo avremo scorfano in panzanella e arista di maiale in porchetta. I dolci saranno i classici dolci delle feste, panettone, pandoro ecc.; ci tengo a dire che produciamo tutto internamente, compreso il pane e i dolci appunto.” Buone feste e buon appetito allora! “Grazie, altrettanto a voi”.

Per info: Ristorante Le Busche via Busche, 2 60036 Montecarotto (AN) Tel. e fax +39 0731 89172 www.lebusche.it

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ULTIMA PAGINA

Finché c’è guerra c’è speranza Qual è l’unica industria che lavora 24 ore a livello globale ed è ben lungi dal soddisfare le esorbitanti richieste del mercato? L’industria bellica. Stranamente, non tanto i Paesi Brics ma quelli Piigs (Portogallo, Italia, Irlanda, Grecia e Spagna) di Gianni Mauro

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’Europa ha una forza lavoro di 22 milioni di senza impiego. L’America solo 20. Nel settore della produzione bellica la Russia ha ormai conquistato i mercati africano e sudamericano, e il resto è principalmente nelle mani americane. Numero tre la Germania. Ma guardiamo intanto a casa nostra: tre milioni di disoccupati. E le industrie belliche quali sono? Proviamo a stilare un elenco: Oto Melara, Fincantieri (Marina Militare), Beretta (Esercito/armi leggere), Ilva – principale produttore europeo di acciaio, che è la materia prima fondamentale -, Fiat – nelle due guerre mondiali fornitrice dell’esercito, dell’aviazione, attualmente con impianti nella produzione automobilistica in prossima e definitiva chiusura - Agusta-Bell (elicotteri), e naturalmente tutti i produttori di mezzi pesanti - agricoli e non -, che “finalmente” possono convertire in produzione bellica. Da non dimenticare poi che soltanto gli addetti ai lavori o gli alti gradi militari sono in grado di comporre l’elenco, tanto importante quanto ovviamente segreto, del settore informatico, chimico, ecc., che

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sono in pista nei vari segmenti. Ergo, è evidente che vi sono i presupposti per la tanto agognata, apparentemente lontana ma vigorosa ripresa dall’attuale regressione globale … Alluvioni, terremoti, malattie, sciagure, guerre … sono avvenimenti terribili, ovviamente temuti, ma dobbiamo conviverci da sempre e temo che così purtroppo sempre sarà. Il mahatma Gandhi non ha vinto, come avrebbe sperato, con la pace: ha estromesso gli odiati inglesi, ma l’India si è spezzata in Pakistan e Bangladesh e quindi in una galassia di province, lingue, religioni tra loro contrarie ed ancora oggi in quotidiano conflitto. Ma chi sono i veri guerrafondai? Guardiamoci in giro: più che le industrie belliche, non sono forse i governanti “colpevoli” di aver creato un sistema mondiale che in un solo lustro ha fatto deragliare l’intero genere umano, giù giù sino all’ultimo compesignos, fazendero, mugiko, cowboy, coltivatore di thè, caffè “et similia”? Cosa ci riserva il futuro? Non lo sappiamo. Ma non dimentichiamo l’insegnamento di Metternich: i periodi di pace servono a preparare la guerra successiva.


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OFFERTE DI L AVORO

a cura del Gruppo Sida di Ancona - www.sidasrl.it

> La nostra azienda cliente è un’ importante realtà con personale altamente specializzato, grintosa, strutturata e tecnologicamente all’avanguardia del settore del fashion. Opera nel campo dell’industrializzazione della cucitura su ogni tipo di pelle e tessuto, proponendo ai propri clienti: un supporto creativo e stilistico, ricerca per ampliamento del proprio ufficio stile: DISEGNATORE\PROGETTISTA Rif. GM\DP La nuova figura, in collaborazione con di importanti aziende del fashion e in affiancamento al responsabile dell’ufficio stile, sarà responsabile della progettazione e del disegno in base alle esigenze concordante con il cliente utilizzando le tecnologie informatiche quali il sistema CAD (Computer Aided Design) ed il sistema CAM (Computer Aided Manifacturing). In particolare svolgerà le seguenti attività: • esegue il disegno completo del manufatto adibita alla produzione; • introduce nel computer i parametri relativi al progetto realizzato; • programma con i linguaggi informatici appropriati il sistema CAM delle macchine che lavoreranno il pezzo nel reparto produzione. > Ricerchiamo giovani di età massima 29 anni che

abbiano una ottima conoscenza dei programmi Autocad 2D e Illustrator e una buona conoscenza della lingua inglese e francese. Creatività, ottime doti relazionali, propensione al lavoro in team, precisione, passione per il mondo della monda completano il profilo. La sede di lavoro è nella Provincia di Ancona. E’ previsto un’iniziale periodo di stage con un successivo inserimento lavorativo. I candidati in linea con i requisiti saranno convocati per un colloquio motivazionale-attitudinale con una prova tecnica per verificare la conoscenza dei programmi informatici richiesti. Per candidarsi inviare il proprio cv a risorse.umane@sidagroup.com, ponendo in oggetto Rif: GM\DP > Importante azienda operante nel settore vitivinicolo, specializzata nella produzione di prodotti di alta qualità, con forte orientamento all’estero, ricerca per potenziamento della propria struttura commerciale estera un: EXPORT AREA MANAGER (JUNIOR) rif GC/EXP Il quale, operando alle dipendenze della Direzione Com-

merciale, sarà responsabile della gestione del consolidamento e dei rapporti già esistenti con gli attuali importatori e contribuirà alla ricerca e sviluppo di nuovi potenziali clienti nei territori europei ed extra europei assegnati. Dovrà quindi gestire i contatti con gli agenti e i distributori dei mercati di riferimento. Si vuole entrare in contatto con candidati tra i 30-35 anni di età, che abbiano maturato un’ esperienza almeno biennale nel ruolo, disponibili a frequenti trasferte all’estero, con conoscenza della lingua inglese e di un’altra lingua. L’aver maturato esperienze nel settore vitivinicolo costituisce requisito preferenziale. Orientamento all’obiettivo, competenze nella gestione dei clienti, organizzazione e dinamismo,completano il profilo. Si richiede la residenza nel centro- Italia (Umbria/Marche/Abruzzo). Verranno contatti per un colloquio motivazionale-attitudinale solo quei profili che rispettano le caratteristiche richieste. Se interessati inviare il proprio curriculum vitae a risorse. umane@sidagroup.com

potenziamento della propria struttura interna ricerca: RIF: GC/GRA COORDINATORE AREA GRAFICA e STAMPA Il quale sarà responsabile dell’intero processo produttivo, dalla realizzazione del lay out grafico alla messa in produzione e finitura del prodotto; in tal senso coordinerà un team di 4 persone per la definizione delle tempistiche e l’avanzamento dei lavori. Si occuperà inoltre di impostare il materiale grafico elaborando in prima persona le documentazioni (cataloghi, brochures, poster,) in base alle richieste dei clienti. Il candidato ideale ha già maturato esperienza in ruoli analoghi e possiede ottime competenze informatiche nell’utilizzo di Illustrator Photoshop - XPress e/o In Design, conosce i vari supporti adatti alla stampa e le tipologie di carte. Intraprendenza, creatività, flessibilità e capacità organizzative completano il profilo. La sede di lavo è nella provincia di Fermo. Se interessati inviare cv a risorse.umane@sidagroup.com con Rif. GM\KT in oggetto.

> Importante realtà operante nel mondo della grafica e della stampa, in un’ottica di

Gli interessati sono pregati di inviare dettagliato curriculum, con consenso al trattamento dei dati, citando in busta il riferimento a: SIDA S.r.l. Via I° Maggio - 60131 Ancona - Fax 071/2852245 - info@sidasrl.it - www.sidasrl.it Consenso: richieste di autorizzazione provvisioria alla Ricerca e Selezione del personale in corso, ai sensi del D.Lgs. 276/03. I candidati ambosessi (L. 903/77) sono invitati a leggere sul nostro sito l’informativa sulla Privacy (D. Lgs. 196/03).

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