Legni di catasta

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I LEGNI DI CATASTA



PROLOGO

Questa storia nasce dallo studio della filiera del legno, ripercorrendola, cercando di abbandonare gran parte dei processi tecnologici che trasformano questa materia in un semplice ingrediente dell’industria del design. Il nostro scopo era riavvicinarlo all’uomo. Farlo tornare alla propria essenza, per far tornare l’uomo ed i suoi sensi a contatto con questo materiale spettacolare. Il nostro piccolo sogno è quello di realizzare delle “superfici” cambiando la filiera del legno in un nuovo percorso, volto a salvaguardare la patina del tempo. La sua storia, appunto, l’unicità di ogni tavola. Un modo, per noi, di rispettare la natura del legno e la simbiosi con il luogo in cui è invecchiato. Questo modo di vedere la materia, di considerarla unica, ha portato alla nascita di una linea di superfici dove ogni lavorazione è volta al mantenimento della patina, lasciando alla vista ed al tatto di chi la incontra una sensazione che evoca serenità, naturalezza e schiettezza. Abbiamo chiamato questa linea di superfici legni di catasta.



LA RICERCA


Il giorno in cui si parte per la ricerca della catasta è sicuramente il più eccitante di tutto il processo. Arriva dopo giorni di ricerca in ufficio, per capire dove trovare il legno che più assomiglia alle necessità del progetto. Partiamo con tanta fiducia, cercando le parole giuste per spiegare al direttore della segheria cosa stiamo cercando, coinvolgendolo in quello che sarà il risultato finale. La lunghezza è sicuramente l’aspetto che per primo ci da indicazioni e scarta le varie cataste. Altri aspetti, richiesti dal progettista o dalla committenza, chiudono il cerchio come larghezza delle tavole e livello di invecchiamento. La rusticità della superficie da ottenere, la sua irregolarità, oppure l’”ingrigimento” del legno ci danno indicazioni ma sta a noi leggerle con il cuore, e con le mani. Tavola per tavola Catasta per catasta



La catasta dovrà poi essere capita, dovremmo occuparci di decidere che materiale asportare, rendere parallele le tavole, tagliarle in lunghezza… Dopo anni di ricerca capiamo guardando ascoltiamo la sua storia prevediamo il risultato con le mani tutto il resto è solo una serie di passaggi che servono per togliere per togliere al materiale, ormai superficie a tutti gli effetti, il superfluo. pialla la parte sottostante rifila i fianchi crea gli incastri spazzola il lato superiore rispetta, ad ogni passaggio, ciò che madre natura ha fatto nelle decine di anni nel bosco e ciò che hanno fatto il sole, la pioggia ed il vento negli anni di catasta.




LA TRASFORMAZIONE


La catasta: prima della lavorazione ogni tavola viene selezionata in base a forma e colore.


Applicazione: Boiserie e piano con inserti e mensole in ferro crudo

Applicazione: Utilizzo del legno di catasta per la realizzazione di ripiani

Applicazione: Pavimenti con lunghezze a progetto



LE ESSENZE



noce nazionale

Quando in giugno gli alberi di noce sono carichi di frutti verdi, la gente ancora oggi crede che verrà un anno in cui nasceranno più bambini che bambine. Certo è che la pianta tiene lontane zanzare e mosche, per cui essa è doppiamente apprezzata come simbolica pianta da cortile e come dispensatore di ombra nei giardini delle osterie. Allo stesso modo casse e cassepanche di questo legno,ricco di tannini, proteggono il loro contenuto dalle tarme. Il noce europeo venne diffuso in epoca romana nel bacino del Mediterraneo e giunse in questo modo anche dalle nostre parti. Esso è di casa come pianta di campagna laddove si coltiva la vite. Si trova in giardini, ai margini delle strade ed è anche amato come albero da cortile. Da noi non è praticamente presente come pianta forestale. Non sopporta i popolamenti chiusi e forma una bassa ed ampia chioma. Di conseguenza la porzione di fusto priva di rami è corta. Gran parte del fabbisogno interno del legno di noce, escluso il noce nero nordamericano (Juglans regia L.), proviene da altri paesi europei. Il noce non è particolarmente longevo, esso raggiunge un’età di 120 – 150 anni al massimo. Il legno di noce viene definito a porosità semidiffusa. I pori sono disposti in modo diffuso nell’anello annuale, essi sono tuttavia così grossi (nel legno primaverile più grandi che in quello tardivo) da essere ben riconoscibili ad occhio nudo soprattutto nelle sezioni longitudinali. Le strisce colorate con tonalità di fondo bruna del durame sono diversamente marcate, spesso quasi nere. L’azione della luce intensa provoca però una rapida riduzione delle striature.



olmo rosso

L’olmo è un albero appartenente al genere delle Ulmacee, che comprende numerose specie ampiamente diffuse in Europa, in Asia e in Nordamerica. Sono prevalentemente utilizzati come alberi ornamentali e per la produzione del legno. Sin dall’antichità questa pianta ha avuto caratteristiche sacrali; per gli antichi sacerdoti Druidi, ad esempio, l’olmo era associato alla Dea, quindi rappresentava la femminilità sacra. La sua figura stilizzata è stata spesso utilizzata nel simbolismo araldico, dove assume i significati di amicizia, protezione, sostegno, amore coniugale oppure amore tra fratelli. Questa connotazione deriva dal fatto che questa pianta è da sempre stata utilizzata dai coltivatori come ideale sostegno per le viti, in quanto essa non assorbe dal terreno quelle sostanze nutritive necessarie al sostentamento delle piante da uva. L’avvento del Cristianesimo e la diffusione dei Vangeli ha però dato un senso in più al simbolismo di questa pianta, giacché la vite è diventata un simbolo di Cristo, che in un passo dei Vangeli si autodefinisce “Io sono la vite e voi siete i tralci”, e del suo sangue, specialmente in relazione con il vino, ricavato dai frutti della vite, che nella celebrazione della messa si trasforma, per transustanziazione, nel sangue di Cristo. L’olmo è dunque entrato per estensione a far parte della simbologia cristiana e fu particolarmente cara ai Cavalieri Templari, che utilizzarono spesso le denominazioni “Santa Maria dell’Olmo” o “Madonna dell’Olmo” per intitolare le loro chiese. Il legno di olmo appartiene ai legni più pesanti e duri. È tenace e si spacca difficilmente. L’olmo è un legno che si lavora da mediamente bene a bene e le cui caratteristiche, in relazione alla specie e alle condizioni di crescita, possono variare notevolmente.



ciliegio

Il ciliegio è un albero di origine asiatica che nasce spontaneamente e che si è naturalmente diffuso nei boschi di tutta l’Europa.La presenza di questi alberi già in epoca primitiva è attestata dal rinvenimento di noccioli appartenenti alle ciliegie tra gli scavi archeologi effettuati. Essendo infatti una pianta spontanea, l’uomo doveva semplicemente preoccuparsi di raccoglierne i frutti e mangiarli, senza prestargli alcuna cura. La prima coltivazione ufficiale del ciliegio si ebbe nel IV secolo a.C. in Grecia, mentre in Italia si diffuse solo alla fine del secolo successivo. Il primo autore che cita questo albero e ci parla della sua presenza in Italia fu Varrone, il quale ne descrisse le tecniche per la coltivazione e le modalità per ottenere le qualità più pregiate. Ma colui che gli dedicò più spazio fu Plinio il Vecchio, parlando degli esatti tempi in cui il ciliegio fece la sua comparsa, le varietà di ciliegie esistenti e le più pregiate, nonché della grande rapidità con cui questo albero si diffuse. Pare infatti che nel giro di 120 anni la sua coltivazione iniziò a essere praticata in tutta Europa.



rovere

Il valore dei boschi di rovere/quercia è stato misurato fino ai tempi moderni con la capacità di ingrassare i maiali. I conoscitori sanno ancora oggi apprezzare i prosciutti provenienti dalla Spagna e dalla Francia ottenuti da un’alimentazione dei maiali a base di ghiande. L’eccessiva attività di costruzione navale minacciò nel XVIII secolo i boschi di quercia; fu però allo stesso tempo motivo di impianto di popolamenti che oggi sono maturi per il taglio. La quercia non fornisce una rendita nel breve periodo. Chi la pianta, lo fa perché pensa al futuro. Per questo la quercia rappresenta da tempo la continuità e la forza. Questa pianta profondamente ancorata nel terreno si spezza piuttosto che sradicarsi. Tutte le querce sono tipicamente a porosità anulare con grandi raggi midollari caratteristici. Le specie nostrane, con la sola eccezione del cerro, appartengono alle “querce bianche”, e si differenziano da quelle “rosse” nella colorazione, che in queste ultime è un po’ più rossastra, e nella disposizione e dimensione dei vasi del legno tardivo. La debole presenza di tille (occlusione dei pori causata dall’intrusione di tessuti particolari) nelle querce rosse non rappresenta un carattere distintivo. L’originaria colorazione marrone chiaro del legno di quercia diviene con l’essiccazione non di rado più scura. Un legno uniformemente chiaro rappresenta l’obiettivo di ogni essiccatore specialista.



frassino dal cuore nero

Dai manici per lance, zappe e asce del neolitico, lo sviluppo ha portato oggi ai manici per martelli, picconi e badili. Gli artigiani esperti sanno che la fibratura dovrebbe essere longitudinale. Questo diminuisce il pericolo di spaccature longitudinali in conseguenza di violente sollecitazioni. Per la costruzione dei carri il legno di frassino, stabile ed elastico, era l’ideale. Questo materiale venne impiegato anche per le carrozzerie delle automobili, tuttavia, come nella produzione degli sci, è stato superato da tempo da altri materiali. E chi si ricorda ancora delle panche di legno dei treni con la curvatura ergonomica? È rimasta l’attrattività del legno chiaro per i mobili di pregio. Il frassino è una specie legnosa a durame non differenziato o differenziato facoltativamente. I grossi vasi nel legno primaverile sono visibili ad occhio nudo. Insieme al colore chiaro essi ne facilitano il riconoscimento. Generalmente non c’è differenza di colore tra alburno e durame. Il “cuore colorato” che si sviluppa secondariamente è un carattere facoltativo. Nei frassini americani esso è uniformemente grigiobruno fino a bruno e chiaramente scolorito, mentre nei frassini europei è da grigiobruno fino ad oliva e spesso increspato. Di rado si forma una distribuzione di colore anulare in sezione trasversale che porta a delle striature colorate radiali. Per la somiglianza all’olivo (Olea europaea), suo parente botanico, i tronchi con disegno particolare vengono detti di frassino olivato.



castagno di tascana

Sul versante meridionale delle Alpi, dove il castagno da millenni è di casa, il suo legno viene impiegato in edilizia, in viticoltura e per la costruzione di finestre e mobili. Le doghe delle botti in legno di castagno destinate all’invecchiamento del vino contengono troppo acido tannico, un po’ più della quercia. Per questo motivo un tempo si ricavava dal legno di castagno un estratto di tannino impiegato nella concia del cuoio. Nella produzione tradizionale dell’aceto balsamico, la fase di fermentazione centrale delle 5 necessarie, deve avvenire in botti di castagno. Ciò permette all’aceto di conferire alle pietanze i suoi aromi delicati e penetranti. Il legno di castagno è per colore e struttura simile a quello della quercia, tuttavia da questo facilmente distinguibile per i raggi midollari non visibili ad occhio nudo. Si tratta di un tipico legno a porosità anulare, nel quale l’anello di vasi primaverili non si distingue in modo evidente. Il colore bruno è più delicato rispetto a quello della quercia.



LE APPLICAZIONI


Applicazione: Boiserie con mensole in ferro crudo e illuminazione led

Applicazione: Pavimento in grandi tavole. Il senso della posa continua sulla boiserie



Applicazione: Studio preliminare per un tavolo in legno a tavola unica con gambe e inserto in cemento

Studio dell’inserimento del tavolo nel contesto



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