[RIVISTA DI DESIGN, TENDENZE, ARREDAMENTO e STILI DI VITA A CURA DEL MENEGATTI LAB]
a COMPANY PROFILE Moroso
iNTO THE LIGHT Modular
eSERCIZI DI STILE La sedia
mICROSCOPIO Il divano
oPEN SPACE
M&O Parigi 2012
pARTNER
N.5 - aprile 2012
Marco Boni del ristorante Max
Vasche e docce d’arredo _______________________ www.glass.com
OUTDOOR
eNTER
novità[no-vi-tà]s.f. Inv. * • 1 Caratteristica di ciò che si presenta per la prima volta o come differente da quanto in un certo ambito si è fatto o detto, visto o sentito prima Questo numero del mome, introduce una nuova rubrica, “A company profile” che ha come scopo quello di “spiegare” un’azienda attraverso schemi di solito poco noti. Non useremo pertanto lo schema del Profilo d’azienda classico ma come se dovessimo spiegarla ad un amico. C’è poi uno “spazio aperto”, disponibile a raccogliere la tendenza o l’evento del momento. In questo numero raccontiamo fotograficamente i due giorni di visita al Maison & Objet di Parigi. Nel prossimo invece racconteremo l’esperienza della Milano Designweek e poi chissà cosa ci riserva il futuro... • 2 Cambiamento, innovazione, mutamento Abbiamo fatto dei piccoli cambiamenti nella grafica e nell’uso dei font. Non ci sembrava coerente con il nostro obbiettivo di costante formazione ed aggiornamento, lasciare immutato il nostro organo d’informazione. Se pertanto avvertite una sensazione estetica diversa non state sbagliando, avete visto giusto. • 3 (spec. pl.) Cosa, fatto o avvenimento nuovo o recente Il mome è stato e sarà sempre una novità, perchè lo facciamo con passione, fiducia ed impegno. Non potrà mai pertanto essere uguale a se stesso, perché seguendoci, sarà sempre espressione della nostra pelle che cambia. N.5 - aprile 2012
[Progetto a cura di Pierangelo Ranieri idea e impaginazione grafica: Dieci sas (Pieve di Soligo-TV) - fotografia: Amarcordstudio (Susegana-TV)]
*definizioni tratte dal Sabatini Coletti, edizione online del corriere.it
a
COMPANY PROFILE
pag. zerodue
Il modo migliore di presentarci? Attraverso quello che facciamo. Dal 1952 Moroso progetta e realizza divani poltrone e complementi d'arredo. Li progetta da più di 50 anni assieme ai designers più qualificati, da Ron Arad a Carlo Colombo, da Enrico Franzolini a Marc Newson, da Toshiyuki Kita a Patricia Urquiola. Li realizza ricercando il massimo della qualità. Una qualità che ha ricevuto il 24 giugno del 1994, prima azienda di imbottititi in Italia, la certificazione secondo le norme ISO 9000 per la conduzione aziendale e ISO 9001, per la progettazione, la produzione e l'assistenza al cliente. Dal 1999 siamo inoltre certificati secondo le ISO 14001, gestione ambientale. Anche per questa certificazione siamo stati i primi produttori di imbottiti ad ottenere tale riconoscimento. E dal momento che c'è uno stretto legame tra la qualità e l'impatto ambientale, Moroso ha scelto di utilizzare processi produttivi puliti e poco inquinanti, materiali naturali o il più possibile riciclabili. Ma per rendere possibile e sensato tutto questo, Moroso inizia dalla fine, dall'utilizzatore finale, dal suo stile di vita, dal suo modo di usare il salotto: questa "stanza da vivere", aperta all'incontro, all'ospitalità, ma anche all'introspezione. Così non è per caso che potreste essere seduti su
Politica integrata Qualità Ambiente e Sicurezza La Moroso Spa pone al centro della sua attenzione il cliente, con le sue esigenze e aspettative sul prodotto, e la soddisfazione degli stakeholders, cioè di tutti coloro che interagiscono con l’azienda siano essi dipendenti, fornitori o collaboratori. Riteniamo, infatti, fondamentale operare impegnandoci a ricercare il miglioramento continuo in ogni aspetto della nostra attività; a partire dalla qualità del prodotto, considerando le condizioni lavorative con attenzione alla prevenzione in campo ambientale e di sicurezza e salute sul lavoro. L’impegno di ciascuno di noi è di rispettare la persona, i principi di tutela ambientale e di sicurezza e salute sul lavoro che l’azienda ha definito, non solo come condizione per mantenere ed accrescere la posizione competitiva sul mercato, ma soprattutto per migliorare la qualità della vita di tutti noi e delle generazioni future. Per perseguire tali obiettivi l’Azienda ha aderito ai principi espressi dalle norme UNI EN ISO 9001, UNI EN ISO 14000 e intende aderire a quelli della OHSAS 18001, impegnandosi a: •
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Verificare l’adeguatezza dei propri prodotti alle normative applicabili al settore ed alla sicurezza per l’utilizzatore, avendo cura di garantire l’immissione sul mercato di prodotti conformi a dette normative come requisito minimo per l’utilizzo specifico. Sensibilizzare i nostri clienti sul corretto smaltimento del prodotto al fine del ciclo di vita. Applicare e rispettare le leggi e gli altri regolamenti in materia ambientale e di salute e sicurezza sul lavoro favorendo la pianificazione, gli adeguamenti, gli interventi atti a prevenire e ridurre l’inquinamento ambientale, gli infortuni sul lavoro, le patologie professionali e gli indici ad essi collegati. Analizzare i bisogni del mercato di sbocco della nostra Azienda al fine di studiare le migliori soluzioni tecnologiche e stilistiche atte a realizzare prodotti di elevato livello qualitativo e assolutamente sicuri, promuovendo la scelta di materie prime a minore impatto ambientale e garantendo un servizio adeguato alle esigenze ed alle aspettative del Cliente. Valutare tempestivamente le evoluzioni del mercato di appartenenza per prevenire le possibili future richieste del Cliente e riuscire ad anticiparne i bisogni mantenendo la coerenza con gli obiettivi ed i traguardi qualitativi ambientali e di sicurezza. Creare i presupposti affinché tale flessibilità non influisca negativamente sui costi e consenta il mantenimento di margini di contribuzione adeguati. Scegliere Fornitori e Clienti secondo criteri di valutazione che permettano di collaborare con aziende capaci di raggiungere gli obiettivi che l’azienda si è posta. Sensibilizzare e coinvolgere appaltatori e fornitori nell’applicazione delle leggi in vigore in termini di qualità, di sicurezza e salute dei lavoratori e per la salvaguardia dell’ambiente. Incrementare la fidelizzazione dei Clienti migliorando la credibilità dell'azienda e introducendo strategie di comunicazione verso l'utente finale che coinvolgano il rivenditore. Sensibilizzare, formare ed addestrare il personale in modo specifico su tutti gli aspetti dell’organizzazione aziendale poiché solo la consapevolezza e la responsabilità di tutti permetterà di lavorare in sicurezza raggiungendo gli obiettivi prefissati. Mantenere attivo, riesaminare, attivare azioni di analisi e di correzione aggiornando: il Sistema di Gestione Integrato per la Qualità, l’Ambiente e la Sicurezza, il Documento di Valutazione dei Rischi, la Valutazione Ambientale adeguandoli alle normative, alle leggi, all’evoluzione dell’Azienda e aumentandone costantemente l’efficienza. Diffondere la politica in tutta l’Azienda stimolando un dialogo con le Pubbliche Autorità, con la comunità esterna, con tutti i nostri collaboratori, i nostri Clienti, i nostri Fornitori per far comprendere i nostri programmi di miglioramento. Diffondere attraverso il sito internet la politica aziendale per rendere pubblico e trasparente il nostro impegno
Questi principi possono essere realizzati pienamente solo con il coinvolgimento, la diretta partecipazione e responsabilizzazione di tutto il personale Moroso; dal datore di lavoro sino ad ogni lavoratore, ciascuno secondo le proprie attribuzioni e competenze coinvolgendo i propri fornitori, clienti e chiunque abbia ad interagire con l’azienda. La presente Politica Integrata sarà il riferimento costante, nell’ambito dei periodici riesami, per valutare i risultati raggiunti e per individuarne di nuovi in coerenza con l’approccio aziendale teso al miglioramento continuo dei processi aziendali.
Direzione Generale ing. A. Gortani
art work by Andrea Mastrovito
Ascolto, design, qualitĂ globale, rispetto per l'ambiente per Moroso non sono parole di moda, ma piccole e grandi attenzioni che accompagnano ogni momento del lavoro aziendale.
Jet Blue Terminal, JFK Airport New York Design: Gensler Photo credit: Ben Ritter Prodotti Moroso nella realizzazione Saruyama Islands, Toshiyuki Kita Saruyama, Toshiyuki Kita
pag. zerotre
un divano Moroso mentre vi godete una crociera oltreoceano su un nave stile Love Boat, se avete la fortuna di essere graditi ospiti nelle dimore di Tina Turner o di Pina Restless oppure se mentre vi trovate di passaggio nelle isole del Bahrein visiterete la reggia di Sua Altezza il Sultano Al Khalifet.
iNTO THE LIGHT Scotty e Spock by Modular Il futuro è LED
Potreste non rendervene conto, ma ora, all'inizio del 21° secolo, ci troviamo di fronte una delle maggiori sfide dall'avvento del genere umano.
pag. zeroquattro
Trasportandovi nella nuova era I nostri sono sicuramente tempi di grandi cambiamenti. Negli ultimi anni, la tecnologia è cambiata ad un ritmo molto veloce. Se non si tiene il passo nel settore dell’illuminazione, si corre il rischio di essere fuori dal mercato da un giorno all’altro. Fedele ai propri obiettivi d’avanguardia, Modular ha ridefinito l’illuminazione: Spock, la nostra prima invenzione, ha spianato la strada ad una nuova generazione di luci con il suo geniale disco LED. Oggi, con Scotty, stiamo ancora una volta raggiungendo l’ultima frontiera. Con la scomparsa delle le luci 'tradizionali', i produttori di illuminazione come Modular si trovano ad affrontare una sfida enorme: hanno bisogno di reinventare la luce, un bisogno fondamentale nella nostra società. Facendo uso di tecnologie a LED all'avanguardia ed anticipando le tendenze energetiche future, rimaniamo fedeli al nostro ruolo guida a livello mondiale nel settore, mantenendo sempre un passo avanti. Con Scotty e Spock, Modular sta facendo un passo da gigante con l'introduzione della luce del futuro nelle nostre case e uffici. Dotati di un rivoluzionario LED piatto a disco, gli eleganti Scotty e Spock sono, a pieno titolo, i primi sostituti eco-friendly degli spot alogeni classici. Generano una intensità luminosa fino a 1400 lu-
men, paragonabile a quella dei più diffusi spot alogeni fino a 75 Watt. Con un consumo tra 22 e 34 Watt, hanno una resa però almeno tripla, con un vantaggio per il nostro ambiente e le nostre bollette energetiche. Grazie a questa rapida evoluzione, siamo certi che questi valori sono destinati a migliorare ulteriormente. Se il faretto alogeno tradizionale si esaurisce dopo 5000 ore, Scotty e Spock continuano a funzionare per non meno di 50.000 (4166 giorni 12 h/g) In altre parole, sia Scotty che Spock hanno la stessa intensità luminosa delle luci alogene tradizionali, ma sono molto più gentili con il nostro pianeta e con i nostri portafogli in termini di consumo e di durata. Dopo tutto, la luce del futuro dovrà fare la differenza.
pag. zerocinque
eSERCIZI DI STILE
sèdia (ant. sièda) s.f. [der. del v. sedere].
pag. zerosei
Sedia. Mobile su cui può sedersi una sola persona (detto anche, spec. nell’uso tosc., seggiola), costituito da un piano orizzontale (sedile) appoggiato su quattro gambe, e da una spalliera; forma e materiali variano secondo le epoche e gli stili: una s. di legno, di ferro, di plastica; una s. da cucina, da giardino; In partic.: s. di paglia (o impagliata), col sedile di paglia intrecciata; s. a braccioli, con braccioli di sostegno per le braccia; s. pieghevole, munita di apposite cerniere che consentono, al momento di riporla, di portare schienale, sedile e gambe sullo stesso piano, cosicché occupi meno spazio; s. da regista, particolare tipo di sedia pieghevole, di legno, con sedile e schienale di tela, che può essere chiusa accostando tra loro i due braccioli, così denominata perché ne fanno abitualmente uso i registi durante le riprese dei film; s. impilabile, progettata per la produzione in serie e in modo da essere perfettamente sovrapponibile ad altre dello stesso tipo per facilitarne lo stoccaggio; s. imbottita, con il
sedile e talvolta lo schienale ricoperti di stoffa o pelle e imbottiti; s. girevole, libera di ruotare su un asse verticale; s. a sbalzo, in cui lo schienale e il sedile poggiano su una struttura tubolare continua di metallo o di legno opportunamente piegato in più punti, così da assumere, vista di profilo, l’aspetto sinuoso simile a un 5 privo del trattino orizzontale superiore: tale struttura è fondata sul principio costruttivo della «trave a sbalzo» in base al quale il sedile può sostenere un peso anche se privo di montanti posteriori; s. a dondolo, in cui le gambe sono montate su due traverse laterali ricurve, in modo che ci si possa dondolare avanti e indietro;
supernatural by Moroso design Ross Lovergrove
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trace by Desalto design shin azumi
sand by Desalto design pocci + dondoli
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elephant su base in legno by Kristalia design Neuland. Paster & Geldmacher
eSERCIZI DI STILE
plana by Kristalia design LucidiPever
riga by Desalto design pocci + dondoli
nanook by Moroso design Philippe Bestenheider
pag. zerootto
288 by Desalto design pocci + dondoli
pulp by Kristalia design Christophe Pillet
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kobe by Desalto design Piergiorgio Cazzaniga
mICROSCOPIO Il divano
Il centro della casa
pag. dieci
Scegliere il proprio divano è una delle cose più difficili nel mondo dell’arredamento. Ogni altro oggetto di casa è un corpo fermo, distante da noi, inattivo. Col divano invece abbiamo un contatto fisico e dinamico: sul divano ci si siede, si guarda la tv, si ricevono gli amici, si fa conversazione, a volte si mangia o si dorme (per non parlare di cose più divertenti). Sicuramente è il centro delle nostre attività diurne, eppure è un prodotto che spesso si
ci, le grandi catene di divani stanno perdendo quote di mercato e non è un caso che qualcuno di questi si sia messo a vendere cucine…). Anche le aziende produttrici come la mia e i rivenditori hanno la loro parte di colpa, per non essere riusciti a comunicare in modo professionale le qualità intrinseche delle loro proposte. Visto che oggi mi hanno dato quest’occasione, cercherò di offrire ai lettori una visione generale del mondo del divano, nel-
sceglie con superficialità. Sono certo che la colpa sia anche dei messaggi fuorvianti che ormai da anni dominano l’argomento, fatti di banalità, concetti abusati e un certo cattivo gusto. Non posso però biasimare tutti quelli che avevano creduto di fare l’affare del secolo ascoltando i messaggi della televisione e poi sono tornati indietro (sono dati statisti-
la speranza di fornire una chiave di lettura più analitica ed emozionale al tempo stesso. Mah ! …non posso parlare di qualità. Abbiate pazienza, sarei solo l’ultimo della serie. Qualità ormai non significa più niente, visto che tutti abusano di questa parola. Mi limiterò a dire solo quello che dico nei corsi di formazione: si vede se un divano è di
qualità dopo almeno 7 anni che lo abbiamo in casa. Se le imbottiture sono ancora formate, le strutture intatte, i tessuti inalterati dall’uso, allora sapremo di aver scelto un divano di qualità. Come sempre, le cose vere hanno bisogno di tempo per essere dimostrate, non basta dirlo alla tv. Se però questa può essere una visione da consumatore, quella del produttore è molto più impegnativa e complessa e soprattutto richiede una certa onestà di fondo. La qualità di un divano esiste e si misura con i materiali che lo compongono, ma anche con le scelte stilistiche che ne fanno un oggetto da mostrare con orgoglio. Per arrivare alla definizione di un modello, Saba Italia impiega circa un anno di gestazione. In questo periodo si sviluppa l’idea iniziale in un modello, lo si rende tangibile attraverso alcuni prototipi, ognuno dei quali subirà decine di modifiche e ritocchi, per arrivare alla definizione della forma. Che è solo il primo passo. Perché Saba Italia, prima di tutto, vende comodità. Il processo di selezione e mix delle materie prime è la vera anima di un modello e richiede
tessuti su un’unica composizione. Il campionario dell’azienda segue le stesse regole dei materiali interni in tema di qualità, con l’aggiunta della provenienza italiana al 95% e della componente estetica, frutto delle illuminate intuizioni del centro stile Saba. C’è però una caratteristica che contraddistingue la mia azienda da ogni altra, la dinamicità dei suoi divani: molti dei modelli Saba possono essere riconfigurati nello spazio in ogni
nale senza l’ausilio di meccanismi. Insomma, ogni modello contiene una piccola e geniale sorpresa. Così nasce un vero divano: scegliendo il meglio e combinandolo al meglio, dall’idea iniziale al design, fino all’ultimo dettaglio. Ecco perché un divano Saba vive nel tempo, perché viene fatto con passione ed onestà. Insomma, per scegliere un divano prendetevi qualche giorno in più: vale almeno sette anni.
momento e senza fatica, ad esempio per spostare la penisola da una parte all’altra, o per fare di una composizione classica laterale/penisola una coppia di divani indipendenti, magari per far sedere un paio di ospiti in più senza rinunciare all’indispensabile chaise longue. Altri modelli contengono un vero letto senza averlo, altri ancora consentono di alzare lo schie-
Luca Delmedico Sales Manager Saba italia
pag. undici
un personale altamente qualificato. I parametri di base su cui si sviluppa la tecnica di un divano sono essenzialmente 7: altezza e inclinazione della seduta, altezza e inclinazione dello schienale, morbidezza della seduta e dello schienale, altezza del bracciolo. Questi sette elementi seguono però la forma del modello, quindi ogni modello avrà una sua natura interna, differente da tutti gli altri. Ogni divano presenta quindi una conformazione propria, frutto di mesi di ricerca e sperimentazione, che gli consente di adattare le proprie caratteristiche estetiche ai criteri universali del comfort e dell’ergonomia. La terza fase è più semplice, almeno per Saba Italia, la scelta dei materiali. Gomme, piume, fusti, cinghie elastiche, piedini: per ogni elemento scegliamo solo i migliori fornitori. Niente vie di mezzo, non vogliamo contestazioni sui nostri prodotti. L’ultima fase è senza dubbio la più creativa ed è quella del vestito: metà del valore di un divano è data dal suo rivestimento. I modelli Saba sono personalizzabili pressoché all’infinito combinando tra loro due, tre o più
dOMUS: DECLINAZIONE DELL’ABITARE Spazi del vivere Proposta per abitazioni 03
Antico o Moderno?
pag. dodici
Committente: « Guardi architetto, per la zona giorno preferirei un arredamento più classico, non so qualcosa di più caldo, direi in stile; poi vede per la cucina pensavo ad un tavolo rustico insomma mi aiuti lei ma le confesso che non amo queste cose così moderne! » Architetto: «Quindi, se capisco bene, preferisce arredare il suo nuovissimo appartamento con mobili d’epoca? Conosco un restauratore che fa al caso suo». Committente: «No guardi, non ci siamo capiti, non penserà che mi riempia la casa di mobili vecchi, tutti ammaccati, segnati e magari pieni di piccoli fori di tarme!». Architetto: «Le confesso di trovarmi in seria difficoltà se analizzo quello che mi ha richiesto: un arredamento classico? a quale epoca si riferisce? A quale stile mi devo relazionare? Barocco, liberty-decò, neoclassico? Il tavolo rustico lo recupera lei da un vecchio casolare di campagna? Ammettendo di escludere la ricerca di oggetti opportunamente restaurati non ci rimane che far costruire delle splendide imitazioni!».
Portata a termine la discussione la sig.ra X lascia lo studio dell’architetto dopo avere osservato, con un leggero disappunto, la fredda sedia in pelle nera ed acciaio cromato posizionata proprio lì sotto la volta affrescata dell’androne d’ingresso. Appena raggiunta l’automobile, l’ultimo modello di un bellissimo suv di marca tedesca, le squilla l’i-phone, « vi raggiungo subito » risponde, accende l’I-pad, si connette al navigatore satellitare e parte in tutta fretta attraverso i vicoli della città medioevale. Ancora una volta l’architetto rimane spaesato poiché si era immaginato che la sig.ra X avrebbe lasciato lo studio osservando con piacere la seduta in pelle nera ed acciaio (che ormai è un oggetto “antico” perché ha già un secolo di vita) perfettamente incorniciata dalla volta affrescata del palazzo accuratamente restaurato; una splendida carrozza di inizio ottocento l’avrebbe attesa sulla strada e con premura, avendo ricevuto un messaggio urgente su carta pergamena, avrebbe richiesto al cocchiere di condurla velocemente all’appuntamento attraverso i vicoli della città medioevale. Gli ambienti che viviamo quotidianamente e gli oggetti che
ci circondano non possono essere valutati esclusivamente in funzione della loro età. Il tempo sedimenta sugli edifici una storia che è necessario rispettare perché niente vada perso, nemmeno quell’atto creativo che gli ha dato vita in uno specifico giorno di uno specifico anno. Quell’atto però, anche se è già superato, è stato un gesto contemporaneo e quindi perfettamente coerente con la sua epoca; in sostanza si tratta di un processo di creazione e di progettazione autentico. Forse anche la costruzione di un opera di straordinaria architettura ed ingegneria come l’acquedotto romano avrà suscitato a suo tempo qualche perplessità per il suo impatto sul paesaggio…..
STUDIO DI ARCHITETTURA [ in2 ] Samantha Patrocini samanthapatrocini@libero.it Andrea Mascellani andreamascellani@libero.it
c/o ORATORIO PAGANELLI via prinella 67 44123 ferrara
Sedia Wassily ideata nel 1925 da Marcel Breuer per il pittore Wassily Kandinsky
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Acquedotto romano, Pont du Gard, 19 a.C., NĂŽmes (Francia)
PARIGI MAISON&OBJET 2012
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pARTNER MARCO BONI
Cartografia di un cuoco di M. Boni
affettivi l’altra. Io me lo sono scelto: la passione con cui nella mia famiglia si cucinava, si pensava alle dispense e al lavoro mi contagiarono. Se chiudo gli occhi e penso a quella prima cucina, (dove sono cresciuto), sento distintamente come in una grande officina alchemica mescolarsi il baccano delle voci degli attrezzi, ne sento distillarsi il baccano degli odori… Avevo sedici anni e frequentavo la scuola alberghiera quando, grazie al suggerimento (quasi un obbligo a onor del vero!) di mio padre Gastone, conobbi quella che fu la cucina che più condizionò le mie scelte future. Risalendo la mappa, 10 minuti a est si arriva ad Argenta. Stavo per entrare nella cucina del ristorante “Il trigabolo”. Era la metà degli anni ’80 e per me che provenivo da una scuola di tradizione quell’esperienza segnò
pag. diciotto
Guardando la mappa della provincia ferrarese, in basso, verso Ravenna c’è un pugno di case il cui nome si affaccia alle omonime valli: Campotto. E’ li, in riva a quel triangolo di antiche paludi, tra bonifiche e confini che sono diventato cuoco. Avevo cinque anni. Sono la terza generazione di cuochi della mia famiglia. prima di me mia nonna e sua figlia, mia madre. Probabile che essendo nato e cresciuto in cucina non avrei potuto fare altro. Probabile che avrei potuto odiare questo mestiere. Nonna e mamma non hanno scelto di diventare cuoche, lo sono diventate loro malgrado, la vita le ha portate ai fornelli, cause di forza maggiore la prima, motivi
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un passaggio, fu un rito di iniziazione, una ulteriore trasformazione alchemica. Tracciavo una nuova coordinata cartesiana nella mia mappatura di cuoco. Lì un piatto prendeva una forma e una sostanza diversa sia nel modo di lavorare le materie prime sia nel modo di presentarlo. A me rimaneva l’importante bagaglio di nozioni imparate in famiglia, non mi restava che cominciare a costruire il mio stile. Alla fine degli anni ’80 le mie conoscenze professionali mi portarono al ristorante “Dante” di Bologna e subito dopo al mio primo lavoro all’estero. Le Isole Cayman erano la cosa più lontana che avessi potuto pensare in quegli anni. Mi rivedo mentre col dito attraverso tutto l’inchostro blu dell’atlante per indicare a mia nonna dove sarei andato. Una breve stagione a cui diedi più importanza ai tuffi in un mare incon-
pARTNER
taminato e ai parties con gli amici che al lavoro, ma quell’esperienza avrebbe aggiunto qualcosa alla mia vita. Appena un anno dopo ero in Giappone per continuare la mia formazione. L’avevo atteso con impazienza, ero rimasto affascinato dalle rare foto sulle riviste di cucina che mostravano piatti e ricette che provenivano da un altro mondo. Dal ritorno, nel ristorante di famiglia a Traghetto, affiancato dai miei genitori e da mia sorella che a tutt’oggi lo gestisce, fu tutto un trafficare per mettere in pratica le nozioni imparate che intrecciate alle mie conoscenze definirono il mio stile. L’arrivo al ristorante “Max” di Ferrara fu determinato dall’obiettivo di unire le idee e le professionalità mie e dei miei due soci. Occupandomi in prima persona della cucina, ho scelto di lavorare utilizzando l’infinita varietà di ingredienti che il nostro mare e la nostra terra producono. Con l’aiuto di diverse tecniche di cottura che lasciano inalterata qualità e freschezza mi piace creare un delicato contrasto di sapori, temperature e colori, presentando il prodotto seguendo la tradizione con qualche personalizzazione che la esalta.
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saba Bed & Breakfast design G. Viganò
[Mobilificio Menegatti snc Via Po, 21 - 44030 Ro - (Fe) t. 0532.868150 info@mobilificiomenegatti.it]
stampato su carta riciclata “Freelife Cento� di Fedrigoni, certificata FSC
mobilificiomenegatti.it