SOULSPACE
Bellezza senza tempo via S. Egidio, 12 - Firenze - Italy t. +39 055 2001794 - info@soulspace.com - www.soulspace.com
SOULSPACE nasce dal desiderio di offrire alla città di Firenze uno spazio esclusivo, rigenerante, dove ritrovare il benessere e il piacere del tempo dedicato alla ricerca della splendida armonia tra il corpo e la mente, attraverso un’esperienza sensoriale straordinaria. Competenze tecniche, estetiche e cosmetiche avanzate, rituali, trattamenti, percorsi personalizzati, un’altissima qualità di prodotti, uno stile di accoglienza caldo, raffinato, attento. SOULSPACE racchiude in un disegno architettonico moderno e suggestivo il gusto per le cose belle, per uno stile di vita che riporta in primo piano la ricerca di un benessere che appaga i sensi e l’anima. SOULSPACE è al piano terra di Palazzo Galletti, ricostruito nel 1831 in stile neoclassico su disegno dell’architetto Vittorio Bellini, caratterizzato nella facciata dalle splendide statue delle stagioni: “La Primavera” scolpita da Lorenzo Nencini, “L’Estate” da Giovanni Insom, “L’Autunno ”da Francesco Orzatesi e “L’Inverno” da Niccolò Barzanti.
Nel cuore della Firenze antica, dove arte, storia e cultura si intrecciano sublimi, uno spazio morbido, elegante, sensoriale; un’atmosfera accogliente, moderna, avvolgente, ricca di profumi delicati, luci soffuse, lievi note musicali; uno spazio intenso per il benessere, la bellezza, il rilassamento; dove scienza, natura e competenze regalano risultati straordinari; dove scoprire il piacere di rituali dal mondo, che attraversano tutti i sensi; dove l’acqua canta un silenzio solare e rigenerante; dove sentirsi bene, profondamente. Per la donna e per l’uomo, per l’anima.
abbonamento -15%
offerta abbonamento 3 numeri Italia € 30,00 anziché € 36,00 Europa € 45,00 Resto del mondo € 60,00 Per sottoscrivere un abbonamento è sufficiente pagare la quota prescelta tramite bonifico bancario intestato a DNA Associazione Culturale IBAN IT 13 K 03002 02830 000010288655 ed inviare un fax al numero + 39 055 5520549 con i propri dati (nome, cognome, professione, indirizzo, codice di avviamento postale e i riferimenti del bonifico effettuato). To subscribe simply pay the selected amount by transfer of funds to DNA Associazione Culturale IBAN IT 13 K 03002 02830 000010288655 BIC SWIFT BROMITR1OV5 and fax your information to + 39 055 5520549 (specify name, surname, profession, address, postal code and information on the transfer of funds).
promotori/promoters ANCE Firenze – Sezione Edile di Confindustria Firenze AND – Rivista di Architetture, Città e Architetti Salone Immobiliare S.r.l. sostenitore/sponsorship ANCE Toscana patrocini/patronages Provincia di Firenze Comune di Firenze Università degli Studi di Firenze, Facoltà di Architettura Università degli Studi di Firenze, Facoltà di Ingegneria Dip. di Progettazione, Facoltà di Architettura di Firenze ANCE – Associazione Nazionale Costruttori Edili Ordine degli Architetti di Firenze Ordine degli Ingegneri di Firenze ENEA sponsors/sponsors Cotto d’Este De Carlo Infissi architetto docente/architect teacher Mario Cucinella collaboratori docente/teacher’s collaborators David Hirsch, Luca Bertacchi, Cristina Garavelli, Alberto Bruno direttore didattico/didactic director Paolo Di Nardo coordinatore didattico/didactic coordinator Alessandro Melis comitato scientifico/scientific board Paolo Di Nardo – Direttore della rivista AND Maurizio Talocchini – Direttore della Direzione Urbanistica, Comune di Firenze Ulisse Tramonti – Direttore del Dipartimento di Progettazione, Facoltà Architettura di Firenze Riccardo Spagnoli – Presidente di ANCE Firenze Domenico Lapenta – Vice Presidente di ANCE Toscana Alessandro Nosei – Amministratore Salone Immobiliare tutors/tutors Filippo Maria Conti, Pierpaolo Rapanà, Carlo Achilli, Nico Panizzi, Marco Rabazzi comitato organizzativo/organization DNA (AND-Progetto Sapere ) – Irene Peruzzi (coordinatrice), Salone Immobiliare – Marco Rabazzi partecipanti/participants 34 architetti e ingegneri periodo/period 24-28 marzo 2009 oggetto di studio/object of study Area Novoli, Firenze sede/venue Spazio ALCATRAZ, Stazione Leopolda, Firenze grafica/graphics Davide Ciaroni ufficio stampa AND/AND press office Re.publique Comunicazione d’Architettura
Il workshop organizzato da AND con Mario Cucinella propone nuove soluzioni per la città di Firenze Giunto alla seconda edizione il workshop organizzato da AND, in collaborazione con la Direzione Urbanistica della Città di Firenze e con l’ANCE Firenze – Sezione Edile di Confindustria –, ha messo a confronto 34 giovani progettisti sotto la guida di un grande maestro della sostenibilità come Mario Cucinella. L’iniziativa, organizzata nell’ambito del Salone Immobiliare di Firenze, nasce con l’obiettivo di studiare nuovi segni contemporanei e sostenibili per Firenze che rappresentino delle ipotesi per uno sviluppo futuro della città. Oggetto di studio del workshop è stata ancora una volta l’area di Novoli, compresa fra il nuovo Parco San Donato e il Parco delle Cascine, caratterizzata da un tessuto urbano disordinato fatto di obsoleti edifici a corte energeticamente insostenibili. Obiettivo dei giovani progettisti non è stato solo quello di ricucire la città lungo l’asse nord sud unendo i due parchi, ma soprattutto quello di rendere quest’area della città un’oasi di sostenibilità. Novoli diventa pertanto ‘caso studio’ per intervenire drasticamente simulando una ‘sostituzione urbanistica’ attorno a un disegno sostenibile di spazi di relazione. Le strategie applicate contemplano, infatti, la demolizione e ricostruzione di aree urbanizzate in una sorta di ‘taglia e cuci’ a scala urbana con la creazione di nuovi edifici generatori di qualità urbanistica, architettonica e ambientale nell’accezione più ampia possibile.
The workshop organized by AND with Mario Cucinella proposes new solutions for the city of Florence On the occasion of the second edition, the workshop organised by AND, in collaboration with the Direzione Urbanistica [Urban Direction] of the city of Florence and ANCE Florence – Construction Sector of Confindustria –, compared 34 young designers under the guide of a maestro of sustainability such as Mario Cucinella. The initiative, organized within the Salone Immobiliare of Florence, has the aim of studying new contemporary and sustainable signs for Florence which represent hypothesis for future development of the city. The object of study by the workshop was once again the area of Novoli, including the new San Donato Park and the Cascine Park, characterized by a random urban patchwork made up of obsolete courtyard buildings which are greatly unsustainable. The aim of the young designers was not only to stitch up the city along the North-South axis by joining the two parks but in particular to render this area of the city an oasis of sustainability. Novoli therefore becomes a ‘study case’ to intervene drastically by simulating an ‘urbanistic substitution’ around a sustainable design of relative space. The strategies applied contemplate the demolition and reconstruction of urbanized areas into a sort of ‘cut and sew’ on an urban scale with the creation of new buildings generating urbanistic, architectonic and environmental quality within the widest acceptation possible.
La parola ai protagonisti
«L’opportunità di workshop come questo è quella di lavorare in maniera un po’ più creativa sui temi urbani importanti. Il nostro paese è ricco di intelligenza e creatività, dai tessuti interni delle città nascono iniziative, come questa, che lasciano spazio alle nuove idee. Certo, non si cambia una città in un workshop di 4 giorni, né si fanno progetti realistici ed immediatamente realizzabili, ma questo spazio creativo deve essere coltivato anche fuori dalle università che appaiono stanche e chiuse nei loro accademismi e quindi non in grado di proporre novità. Nel caso di Novoli, più che aver aggiunto, abbiamo
«Il workshop si inserisce all’interno di un intento più ampio della rivista AND che è quello di comunicare la contemporaneità non solamente attraverso la carta della rivista ma anche attraverso la parola, con le conferenze, ma soprattutto attraverso il lavoro. è per questo che abbiamo creato AND Sapere che vuole essere il contenitore di varie esperienze in cui il lavoro sul progetto è il nucleo fondamentale di varie esperienze e il workshop, inteso in termini letterari, ne è la sua essenza. Questo perché credo che in quattro giorni, con architetti provenienti da tutta Italia e con eccellenti professionisti come guida, si possa
tolto lavorando sul tema della densità in rapporto alla permeabilità, che rappresenta il vero problema dei tessuti urbani delle nostre città. Il tema delle relazioni e delle connessioni è molto importante, così come la qualità dello spazio pubblico. Non è possibile metter mano a degli edifici senza pensare ad una loro riqualificazione energetica, da intendersi come un’opportunità e non un problema. è la chance dei nostri tempi». Mario Cucinella, architetto docente del workshop
produrre non soltanto progetti, ma anche proiezioni future per le città e nello specifico per Firenze. Il workshop con Cucinella è il secondo, dopo quello organizzato con Martin Haas di Behnisch Architekten. In entrambi i casi abbiamo preso a pretesto proprio la città di Firenze, d’accordo con il Comune di Firenze e la Direzione Urbanistica, per poter dare delle visioni future della città lavorando su un’area critica come quella di Novoli nell’ottica della sostenibilità». Paolo Di Nardo, direttore di AND e ideatore del workshop
«The opportunity of a workshop such as this is to work in a more creative way on extremely important urban themes. Our country is rich in intelligence and creativity, from the internal patchwork of the cities, initiatives arise, precisely like this one, which give space to new ideas. Certainly, it is not possible to change a city in a workshop over 4 days, nor produce realistic and immediately achievable projects, but this creative space must also be cultivated outside of the universities which, today, appear tired and closed within their academicism and thus not capable of proposing new ideas. In the case of Novoli, rather than adding, we have taken away, by working on the theme of density in relation to permeability, which represents the real problem of the urban patchwork of our cities. The themes of relationships and connections are very important, as is the quality of public space. It is not possible to lay a hand on buildings without thinking of their energy upgrading, intended as an opportunity rather than a problem. It is the chance of our time». Mario Cucinella, teacher architect of the workshop
«The workshop is inserted into the wider intent of the magazine AND, which is to convey contemporaneity, not only through the pages of the magazine but also with words, with conferences, but especially through work. For this reason we have created AND Sapere [Knowledge] which looks to be the container in which design work is the fundamental nucleus of various experiences and the workshop, in literary terms, is its essence. This is because I believe that in four days, with architects from all over Italy and with real professionals as a guide, we can produce not only projects but also future projections specifically for Florence. The workshop with Cucinella is the second after that which was organized with Behnisch Architekten, in both cases we have taken the city of Florence as a pretext, in agreement with the Council of Florence and the Direzione Urbanistica [Urbanistic Direction], to be able to give visions of the city of the future by working on a critical area such as that of Novoli from the perspective of sustainability». Paolo Di Nardo, editor of AND and workshop devisor
1. green 8
gruppo/group Edgar Bedini, Marcello Dellarosa, Luca Edera, Anna Maria Gallo, Valentina Melone, Giulia Monacci, Matteo Orsi, Francesca Pini L’asse di collegamento tra i due parchi nasce dalla demolizione di alcuni fabbricati esistenti che creano un nuovo spazio urbano verde, a servizio degli abitanti. Questo spazio naturale, ispirato alle venature delle foglie, ha una larghezza di oltre 100 m e consente di sistemare tra i suoi dossi le diverse attività a servizio dei cittadini ma anche di attraversare i grossi assi viari e la ferrovia. I nuovi edifici sostenibili presentano dei fronti serrati nei confronti della città, ma si aprono con terrazzamenti verdi verso il nuovo parco urbano/ The connecting axis between the two parks rises from the demolition of several existing buildings which create a new, green urban space, at the service of the inhabitants. This natural space, inspired by the veining of leaves, has a width of over 100 m and permits the arrangement, between its rises, of various activities at the service of the citizens but also allows the crossing of the great road networks and rail lines. The new sustainable buildings present the city with closed lines, but they open up towards the new urban park with green terracing.
2. parco costruito
gruppo/group Alessia Floris, Margherita Laurenzi, Marko Mastrocecco, Antonella Ottaviano, Leone Pierangioli, Cristina Pierri, Valentina Raspini, Stefano Trenta Le morbide volumetrie del parco nascono quasi spontaneamente modificando l’orografia del luogo nell’ottica di un migliore sfruttamento delle risorse naturali. Le dune creano sacche di aria fresca migliorando la ventilazione dell’area o divengono torri residenziali, progettate con particolare attenzione all’impiego di sistemi passivi ed all’uso delle diverse energie rinnovabili in base alle stagioni. Il loro involucro verde ha una funzione evaporativa che migliora notevolmente il microclima interno delle abitazioni/The soft volumetry of the park rises almost sponaneously modifying the site’s orography from the perspective of an improved exploitation of natural resources. The dunes create sacks of fresh air improving the area’s ventilation or they become residential tower blocks, designed with particular attention to the use of passive systems and various sources of renewable energy based on the seasons. Their green enveloping has an evaporative function which greatly improves the internal micro-climate of the houses.
3. canyon
gruppo/group Ersilia Brambilla, Davide Canali, Giulia Carlone, Ileana De Nicolais, Gianluca Gallinella, Francesca Millucci, Francesca Santi, Mirco Semprini L’idea di ‘canyon’ nasce dall’immagine della radice che si insinua nel tessuto esistente e disegna un percorso fluido le cui stratificazioni segnano gli edifici con tetti verdi con sistema di recupero delle acque. La sistemazione planimetrica del nuovo quartiere segue l’orientamento dei venti, garantendo protezione in inverno e raffrescamento in estate. Il nuovo parco è pensato come una grande riserva di biomassa che alimenta un’alta torre di cogenerazione, che soddisfa le esigenze energetiche degli abitanti e abbatte le emissioni nell’atmosfera/The ‘canyon’ idea derives from the image of a root that weaves itself into the existing patchwork and draws a fluid route whose layering marks the buildings, characterized by the presence of green roofs with a water saving system. The planimetric layout of the new quarter follows the orientation of the winds, guaranteeing protection in winter and cooling in summer. The new park is thought of as a great reserve of biomass which feeds a high cogeneration tower, which meets the inhabitants’ energy needs and lowers emissions into the atmosphere.
4. sistema molecolare
gruppo/group Ilaria Maria Brauer, Gianclaudio Caponio, Emiliano Colonna, Carlo Corinaldesi, Giacomo Di Nora, Luca Foschi, Luigi Fragola, Paolo Mularoni, Andrea Nicolini Obiettivo è mettere ordine in un sistema urbano disomogeneo attraverso una rete di percorsi e ‘satelliti’ rappresentati dagli eventi urbani di rilievo. All’interno di questo sistema molecolare, due casi studio: un nuovo edificio pubblico destinato a biblioteca e uffici concepito come una sovrapposizione di dischi di cemento armato e vetro, ruotati ed orientati per trarre i massimi vantaggi nell’utilizzo passivo delle risorse energetiche; la riqualificazione in chiave sostenibile di un blocco esistente per ottenere il suo miglioramento energetico/The objective of giving order to a urban patchwork system via a network of routes and ‘satellites’ represented by important urban events. Within this molecular system, there are two study cases: a new public library and offices conceived as an overlaying of reinforced cement and glass discs, turned and orientated so as to fully exploit energy sources in a passive use; the key sustainable upgrading of an existing block so as to obtain energy improvement.
15 AND Rivista quadrimestrale di architetture, città e architetti n°15 maggio/agosto, 2009 direttore responsabile Eugenio Martera direttore editoriale Paolo Di Nardo comitato scientifico Giandomenico Amendola, Gabriele Basilico, Miranda Ferrara, Maurizio Nannucci, David Palterer, Sergio Risaliti, Giorgio Van Straten redazione Tommaso Bertini, Filippo Maria Conti, Samuele Martelli, Elisa Poli, Pierpaolo Rapanà, Daria Ricchi, Eugenia Valacchi coordinamento editoriale Giulia Pellegrini coordinamento redazionale Fabio Rosseti corrispondenti dalla Francia: Federico Masotto dalla Germania: Andreas Gerlsbeck dagli Stati Uniti: Daria Ricchi traduzioni italiano-inglese Johanna Bishop, Miriam Hurley, Team Translation crediti fotografici le foto sono attribuite ai rispettivi autori come indicato sulle foto stesse. L’editore rimane a disposizione per eventuali diritti non assolti progetto grafico Davide Ciaroni impaginazione elettronica Giulia Pellegrini, Pierpaolo Rapanà direzione e amministrazione via V. Alfieri, 5 - 50121 Firenze www.and-architettura.it
sommario/summary
distribuzione per l’estero S.I.E.S. Srl via Bettola, 18 - 20092 Cinisello Balsamo(MI) tel. +39 02 66030400 - fax +39 02 66030269 sies@siesnet.it www.siesnet.it
Salute > Wellness
stampa Litograf Editor, Città di Castello (PG) comunicazione Complemento Oggetto www.complementoggetto.it abbonamenti abbonamenti@dnaeditrice.it arretrati joodistribuzione@joodistribuzione.it quadrimestrale una copia € 12,00 numero con speciale € 15,00 numeri arretrati € 24,00 abbonamento annuale (3 numeri) Italia € 36,00; Europa € 45,00; resto del mondo € 60,00 (posta prioritaria)
MODELLO EVOLUTIVO, intervista a M. Mauri e U. Veronesi
QUATTRO OSPEDALI, intervista a Mario Cucinella
PER I BAMBINI, Daria Ricchi
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QUALITà DI VITA, Guido Incerti
SCULTURE LEGGERE, Elisa Poli
A MISURA D’UOMO, Azzurra Macrì
TEXTURE, LUCI E COLORI, Elisa Massano
EMERGENCY. LIFE SUPPORT, Guido Incerti
PACKAGING E MEDICINALI, F. Ranzani e S. Albolino
SANI E SALVI, Fabio Rosseti
WELLNESS, Alessandro Melis
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ATELIERS JEAN NOUVEL, Les Bains des Docks
ANTONIO IASCONE, Casalunga Golf Resort
IKON.5 ARCHITECTS, Centro benessere a New Rochelle
LARC STUDIO, Centro di spiritualità
MICHAEL YOUNG, Skin
SIMONE MICHELI, Centro benessere Hotel Exedra Nice
VA ARCHITECTS, Blue Lagoon
MONEO BROCK, Terme di Tiberio
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Registrazione del Tribunale di Firenze n. 5300 del 27.09.2003 ISSN 1723-9990 © AND - Rivista di architetture, città e architetti (salvo diversa indicazione) © dei progetti di proprietà dei rispettivi autori AND - Rivista di architetture, città e architetti è una testata di proprietà di DNA Associazione Culturale via V. Alfieri, 5 50121 Firenze è vietata la riproduzione totale o parziale del contenuto della rivista senza l’autorizzazione dell’editore e dell’Associazione Culturale DNA. La rivista non è responsabile per il materiale inviato non richiesto espressamente dalla redazione. Il materiale inviato, salvo diverso accordo, non verrà restituito.
in copertina/cover Ateliers Jean Nouvel, Complexe Aquatique des Docks, Le Havre © Emmanuelle Blanc
redazione spazio A18 via degli Artisti, 18r - 50132 Firenze redazione@and-architettura.it editore DNA Editrice via V. Alfieri, 5 - 50121 Firenze tel. +39 055 2461100 info@dnaeditrice.it pubblicità DNA Editrice via V. Alfieri, 5 - 50121 Firenze tel. +39 055 2461100 niccolonatali@and-architettura.it distribuzione per l’Italia JOO Distribuzione via F. Argelati, 35 - 20143 Milano joodistribuzione@joodistribuzione.it
EDITORIALE, Paolo Di Nardo
134 soci sostenitori ANCE TOSCANA ARX SEZIONE EDILE DI CONFINDUSTRIA FIRENZE
Random [02] RANDOM, Diego Barbarelli
EDITORIALE
PAOLO DI NARDO
Il rapporto con la malattia e la sua cura è sicuramente uno dei più difficili e personali da affrontare. La progettazione degli ospedali ha sempre rappresentato una sfida, non solo – o non tanto – per la complessità tecnologica e funzionale, comunque codificabile e di fatto codificata, quanto per la complessità delle risposte emotive che sono richieste ad un’architettura che si interfaccia con l’uomo quasi sempre attraverso il dolore e la sofferenza. La funzionalità, tecnologica ed impiantistica, deve lasciare il passo alla vivibilità degli spazi, alla loro capacità di accogliere l’individuo e di creare attorno a lui un ambiente positivo e quindi terapeutico. I progetti che AND presenta in questa prima parte vanno tutti in questa direzione: l’attenzione per l’uomo. Mario Cucinella, nel progetto dei quattro ospedali dell’area Apuana in Toscana, partendo dalle linee guida del professor Umberto Veronesi, affronta il tema come una «piccola città vissuta socialmente in modo trasversale». Sou Fujimoto, giovane architetto giapponese, nel suo Centro di riabilitazione psichiatrica infantile, crea degli spazi di connessione che definisce ‘terapeutici’ perché permettono ai bambini di trovare lì un rifugio, uno spazio per il gioco o per dormire. Pinearq, con l’Ospedale Quiròn di Barcellona crea un luogo dove «la qualità del vivere conta forse più della stessa sopravvivenza». A Tres Cantos, una delle ‘nuove città’ dormitorio alla periferia di Madrid, il Centro medico Memoria, di Montes Herraiz, riesce a riqualificare tutta la città con i suoi volumi colorati che sembrano sculture. Lo Studio Altieri ed Emilio Ambasz, con il nuovo Ospedale dell’Angelo di Mestre, creano una struttura che diviene comunità terapeutica a misura d’uomo. La stessa attenzione che ritroviamo, seppur su scala minore, nel Centro Sanitario CEDT a Daimiel, dello Studio Entresitio. Punto di arrivo è l’esperienza di chi, come lo studio Tam Associati, si trova a progettare e realizzare un ospedale di Emergency nei luoghi della sofferenza, ma anche della speranza. La parte centrale, AND, illustra un diverso modo di affrontare l’umanizzazione della cura, od almeno un suo aspetto, attraverso lo studio dell’usabilità e dell’ergonomia del packaging dei farmaci. Un aspetto apparentemente secondario del ‘diritto’ alla salute ed al benessere: la chiarezza di lettura delle confezioni, la loro semplicità d’uso, come la loro sicurezza, sono tutti aspetti che devono fare parte del percorso terapeutico che conduce al benessere in senso generale e non solo alla sanità fisica.
Divine HarvesterTM, Take the red pill [Prendi la pillola rossa]
The relation of the individual with illness and its treatment is certainly one of the most difficult and personal to face. The planning of hospitals has always represented a challenge, not only – or so much – due to technological and functional complexities, though able to be codified and thus encoded, as for the complexity of emotional response which is required of an architecture that interfaces with man often via pain and suffering. Functionality, both technological and of engineering, must leave room for living space, its capacity to receive the individual warmly and create a positive and therefore therapeutic environment around them. The projects that AND presents in this first part all move in this direction: attention to people. Mario Cucinella, within the project of four hospitals in the Apuana area of Tuscany, starting from the guidelines of Professor Umberto Veronesi, faces the theme like a «small city experienced socially in a transversal way». Sou Fujimoto, a young Japanese architect, creates, in his Centre of childhood psychiatric rehabilitation, connecting spaces which are defined as ‘therapeutic’ as they allow the children to find a shelter, a space in which to play or sleep. Pinearq, with the Quiròn Hospital in Barcelona, creates a place where «the
quality of life is maybe even more important than survival itself». In Tres Cantos, one of the ‘new city’ dormitories on the outskirts of Madrid, the Memoria medical centre by Montes Herraiz, is able to upgrade the whole city with its coloured volumes which seem like sculptures. Altieri Studio and Emilio Ambasz, with the new Hospital of the Angel in Mestre, create a structure which becomes a tailor-made therapeutic community. The same attention that we find, even though on a smaller scale, in the CEDT Health Centre in Daimiel, by the Entresitio Studio. The aim is the experience of those who, like the Tam Associates studio, find themselves planning and constructing an Emergency hospital in places where there is suffering but also hope. The central part, AND, illustrates a different way of facing the humanization of treatment, or at least one aspect, via the study of the usability and ergonomics of medicine packaging. One, solely apparently secondary aspect of the ‘right’ to health and well-being of the individual: the ability to clearly read the packaging, its usability, as well as safety, are all aspects which must make up part of the therapeutic route which leads to well-being in general and not only to physical health.
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1 noise 2 smells 3 safe 4 ventilation 5 informations 6 temperature 7 fridge 8 dampness 9 signage 10 air quality 11 domotic 12 environmental sustainability 13 ergonomics 14 artificial lighting 15 phone 16 natural lighting 17 TV 18 colours
Un modello evolutivo
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CERBA – Centro Europeo di Ricerca Biomedica Avanzata
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Maurizio Mauri 10
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Scheme of the CERBA’s structure The dimension of the clinic, of the research and didactic, of the support shared facilities (logistic, analysis laboratories, parkings...), of the Park and of the reception are integrated
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An evolutionary model. CERBA [European Centre of Advanced Biomedical Research] Today’s hospitals have to address our era’s major changes, sometimes without even realizing it. We can delineate these changes very briefly as: – the revolution in medical and scientific knowledge of the post-genomic era and that of molecular and systems medicine; – the revolution in biomedical technologies; – the revolution in information and communication technology; – the revolution in ethics and in humanization. Hospitals need to respond to the demand for care from a society that is increasingly vital and dynamic. Thanks to the extraordinary achievements of medicine, our society is not willing to be stopped even by the most serious illnesses. Today, illness is experienced as an acute condition from which to recover quickly. This is not about a process of denial. On the contrary, illness is an intimate part of life and the process avoids separating patients from their worlds. Instead, it lets patients have an experience that, though, of course, intense, is not necessarily traumatic. It is no longer acceptable that an unnecessary stay
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Umberto Veronesi
direttore generale Fondazione CERBA/general manager of CERBA Foundation direttore scientifico dell’Istituto Europeo di Oncologia, Milano scientific director of the European Institute of Onchology, Milan
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Molecular Medicine 1 prevention 2 advance diagnosis 3 risk reduction 4 diagnosis 5 personalization of the therapy 6 focused therapy 7 care 8 reconstruction of the sick parts 9 rehabilitation 10 improvement of the life quality 11 deseases comprehension 12 individual predisposition
a sinistra: alcuni grafici realizzati dal CERBA on the left: some diagrams by CERBA
L’ospedale oggi si deve confrontare con le grandi rivoluzioni epocali che stiamo vivendo, talvolta senza neppure rendercene conto, e che in estrema sintesi possiamo definire: – rivoluzione delle conoscenze medico-scientifiche, caratterizzata dalla post-genomica e dalla medicina molecolare e dei sistemi; – la rivoluzione delle tecnologie biomediche; – la rivoluzione della information e communication technology; – la rivoluzione etica e dell’umanizzazione. L’ospedale si deve adeguare alle richieste di cura di una società sempre più vitale e dinamica che, grazie agli straordinari traguardi raggiunti dalla medicina, non è disposta a farsi fermare nemmeno dalle malattie più gravi. La malattia è oggi vissuta come una condizione acuta da cui riprendersi velocemente. Non si tratta di un processo di rimozione, al contrario: la malattia fa parte integrante della vita e non punta a separare il malato dal suo contesto. Piuttosto gli consente di vivere un’esperienza sicuramente intensa, ma non necessariamente drammatica. Non è più accettabile che, per un ricovero inappropriato, il paziente sia allontanato dal proprio contesto sociale e familiare, ma allo stesso tempo non si può più entrare in ospedale in cerca di assistenza sociale. L’ospedale chiarisce la sua identità: centro polispecialistico per acuti ad alta tecnologia ed elevata assistenza che apre le porte a chi, avendo già avuto una diagnosi accurata, ha bisogno di cure intensive ed interventi mirati. Meno letti di degenza ordinaria e molto più spazio al day hospital, al day surgery ed agli ambulatori. Spazio anche a strutture, situate nei pressi dell’ospedale stesso, dove completare la convalescenza, confortati e accuditi dai propri familiari. Il tutto deve essere realizzato a misura d’uomo, con attenzione al comfort ed ai dettagli d’arredo, e con una presenza importante di spazi verdi. Ragionando su questi mutamenti il profilo dell’ospedale ideale è stato delineato in un decalogo di principi guida: 1. Umanizzazione Fin dall’ingresso in ospedale, il malato deve essere ben orientato e ricevere la sensazione che tutto ruoti intorno a lui, con competenza, sicurezza e cordialità. 2. Urbanità L’ospedale si estende su un’area ampia (nell’ordine dei 10-15 ha), molto probabilmente periferica, ma è integrato con il suo territorio e ben collegato al centro città. 3. Socialità L’ospedale è aperto al volontariato ed alle attività socio-culturali di assistenza al malato; ospita inoltre strutture ricreative (ristoranti, teatro, ecc.) e di servizio (centri commerciali, librerie, banca, posta, ecc.).
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in the hospital separates patients from their social and family context. Though, people can also no longer go to the hospital seeking social assistance. Hospitals are clarifying their identity. Now they are multi-specialized centers for acute illnesses with high technology and assistance levels, whose doors are open to those who have had a careful diagnosis and need intensive care and targeted treatments. There are less beds for ordinary hospital stays and much more space for day hospitals, day surgery and ambulatories. There is also space for facilities located near the hospital where patients can complete their convalescence, comforted and cared for by their families. These hospitals are to be built on a human-scale, with attention to comfort and furnishing details, and a significant amount of green space. With consideration of these major changes, we have defined the profile of a model hospital based on ten main principles: 1. Humanization From the moment patients enter the hospital, they should be well oriented, and have the feeling that everything revolves around them with competence, friendliness and safety. 2. Urbanity The hospital extends over a large area (around 10-15 ha), most likely on the outskirts of cities but integrated in the area and well-connected to the city center. 3. Socially involved The hospital is open to volunteers and social and cultural activities for patients; it also includes recreational facilities (restaurants, theatre and the like) and services (shopping cent-
ers, bookstores, banks, post offices and so forth). 4. Organization Thanks to a re-organization of processes, according to the trajectory that patients follow during treatment, the hospital’s operations are efficient, effective and safe. 5. Interactivity The hospital is a hub in a larger care network, using IT networks to connect family doctors to diagnostic centers and to rehabilitation and long-term care facilities. 6. Appropriateness Healthcare actions are divided into different categories according to the intensity of care (from intensive to day hospital) to limit the number of beds while maintaining a high volume of services; furthermore, the clear organization of diagnostic and treatment trajectories controls the appropriateness of care and the use of resources. 7. Reliability The organization of processes, and the hospital’s computer system allow for a constant, careful management of clinical risk, resulting in safer treatments. 8. Innovation The hospital must remain in step with the times and be able to adapt to innovations in diagnostics, treatment, technology and information technology. 9. Research The speed with which knowledge changes in medicine in the post-genome era requires a close relationship between basic biomedical research, clinical research and medical, bedside practice. 10. Education The hospital becomes a point of confluence for clinical and scientific knowledge, intellectual research, and professional and general
education for doctors and the nursing, technical, and administrative staff and for local residents. The hospital’s architectural project follows a functional/structural approach. It is made of a series of standard, yet modular, blocks that can be adapted and converted as needed. Its structure fosters connections, sharing and synergies, including between basic and clinical research. Ambulatories, specialized facilities, equipment and state-of-theart technologies are centralized to allow their use by many different professional figures, which lets their use be optimized. The new thinking is about more than the hospital as a physical place, as it becomes an integrated collection of care processes, interdisciplinary therapeutic and diagnostic trajectories that keep the focus on patients and their clinical problems. Vertical organization into departments is left behind and replaced with a horizontal network based on treatment processes and new administration models. The network is supported by an intelligent, rapid structure provided by information technology. Data integration helps greatly shorten process time. For example, obsolete practices and techniques, more than technical time frames, affect the length of the common path of a radiograph, from the time it is ordered at the patient’s bedside to delivery of the report. Intensive, shortened hospital stays, followed by rapid transfer to residential assistance facilities are appreciated by patients who can recover their health there, with more respect for their lifestyles and social habits. During assistance, quality of
life and lack of suffering are given much attention (hospitals without pain), including cases in which there is a minimal chance of recovery. This is achieved through targeted architectural strategies (starting from single rooms with bathrooms) and changes in hospital rules (much more respectful of patient privacy, their freedom of movement and right to receive visits at any time of day). Other essential points are innovation and the integration of knowledge. Considerable space is given to research laboratories adjacent to hospital facilities to ensure there is a connection between the questions asked by clinic experience and the answers provided by science. The hospital is also meant to be a place of teaching, providing facilities for training and education. These are intended not only for internal medical and nursing staff and are open to outside medical professionals and businesses. This aims to foster healthcare education, intellectual research and continuous professional training. As for costs, it is estimated that, in about three years, the savings in operating expenses would
rendering notturno del nuovo modello di ospedale studiato dal CERBA/night rendering of the new model of hospital studied by CERBA
4. Organizzazione Grazie ad un ripensamento dell’organizzazione per processi, secondo il percorso che il paziente compie durante il suo trattamento, l’attività dell’ospedale risulta efficiente, ma allo stesso tempo efficace e sicura. 5. Interattività L’ospedale costituisce il nodo di una rete di assistenza più ampia, che lo collega – anche grazie alle reti informatiche – sia ai medici di famiglia ed ai centri diagnostici sia alle strutture di riabilitazione e di lungo degenza. 6. Appropriatezza Le azioni sanitarie sono divise in diverse tipologie secondo l’intensità di cura (da quella intensiva al day hospital) in modo da contenere il numero di posti letto pur mantenendo un alto volume di prestazioni; inoltre l’esplicitazione dei percorsi diagnostici e terapeutici consente il controllo della correttezza delle cure e dell’uso delle risorse. 7. Affidabilità Sempre l’organizzazione per processi e l’informatizzazione della struttura permettono un’attenta gestione del rischio clinico ed hanno come risultato cure più sicure. 8. Innovazione L’ospedale deve essere costantemente al passo con i tempi e sapersi rinnovare nell’ambito diagnostico, terapeutico, tecnologico ed informatico. 9. Ricerca La rapidità con cui cambiano le conoscenze in medicina nell’era della post-genomica impongono uno stretto collegamento tra la ricerca biomedica di base, la ricerca clinica e la pratica medica al letto del paziente. 10. Formazione L’ospedale diventa un luogo di accumulo di conoscenza clinico-scientifica, di ricerca intellettuale, di continuo aggiornamento professionale e di cultura per i medici ed il personale infermieristico, tecnico, gestionale e per i cittadini dell’area. Il progetto architettonico segue l’approccio funzional-strutturale. Una serie di blocchi standard ma modulari, che possono essere adattati e convertiti secondo le esigenze. Una struttura che favorisce le connessioni, le condivisioni e le sinergie anche tra ricerca di base e clinica. Ambulatori, strutture specialistiche, attrezzature e tecnologie d’avanguardia sono centralizzate in modo da poter essere utilizzate da molteplici professionalità, consentendone un uso razionale. Il ripensamento non riguarda solo l’ospedale come luogo fisico, ma soprattutto come insieme integrato di processi di cura, di percorsi diagnostico-terapeutici interdisciplinari che mantengono al centro il paziente e il suo problema clinico. Viene quindi abbandonata l’organizzazione verticale in reparti in favore di una rete orizzontale basata sui processi di cura e su nuovi modelli di gestione. La rete è supportata dalla trama veloce ed intelligente fornita dall’informatica che, grazie all’integrazione dei dati, consente una notevole contrazione dei tempi di processo: basti pensare all’abituale
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A proposito del CERBA About CERBA AND Come è nato il CERBA e cosa è? Maurizio Mauri Il CERBA è nato da una visione, come sempre innovativa e che guarda al futuro, del professor Umberto Veronesi. L’idea scaturisce dalla consapevolezza che stiamo vivendo un’era di grandi rivoluzioni, non solo epidemiologiche, sociali e economiche, ma anche nelle conoscenze (la lettura del genoma umano e la medicina molecolare nei prossimi 10 anni cambieranno l’80% delle nostre conoscenze e quindi dei nostri modi di fare prevenzione, diagnosi e terapia); nelle tecnologie biomediche e informatiche; nell’etica e nell’umanizzazione, che riconoscono al centro di tutti gli sforzi per migliorarne la salute la persona, specie se malata, soggetto attivo e non più passivo oggetto delle cure e vero ‘azionista’ della sanità. Sono necessarie nuove risposte alle nuove esigenze del nuovo mondo. Le risposte possono venire solo dalla ricerca, fatta in modo nuovo, concentrando le risorse e condividendo grandi apparecchiature, piattaforme tecnologiche e professionalità, facendo vivere fianco a fianco ricercatori e clinici di diverse discipline, che usano il linguaggio comune della post genomica e si potenziano l’un l’altro sinergicamente. Il CERBA nasce per questo ed è un precursore, un prototipo avanzato e complesso, di un nuovo modello di ospedale per la medicina del futuro. è da realizzare oggi per non restare indietro nel mondo ma anzi attrarre i migliori cervelli e fare dell’Italia il crocevia in Europa della ricerca e della buona assistenza per la salute. Una decina di soci fondatori (Allianz, Fondiaria-SAI, Generali Assicurazioni, IntesaSanPolo, Mediobanca, Pirelli, RCS, Telecom, Unicredit e ENPAM) ha subito capito l’importanza dell’idea e l’ha sostenuta sino ad oggi, finanziando il progetto che si avvia a diventare una concreta realtà. Come Alvar Aalto, Renzo Piano ed altri grandi maestri hanno rinnovato l’architettura mondiale; così il CERBA contribuirà a rinnovare il sistema salute per tutti in una ‘città della scienza per la salute’ che sarà unica in Europa, all’avanguardia nel mondo, in grado di raggruppare in un’unica sede, con piattaforme tecnologiche condivise, più istituti di ricerca, cura e formazione per le patologie big killer del secolo: dall’oncologia alla cardiologia, alle neuroscienze e tante altre. AND L’Italia è tradizionalmente una nazione in cui la qualità della sanità è diffusa
AND How did CERBA originate and what is it? Maurizio Mauri CERBA was born from a vision, ever innovative and looking to the future, of Professor Umberto Veronesi. The idea arises from the knowledge that we are living in an era of great revolution, not only social and economical, but also: of knowledge (the reading of the human genome and molecular medicine will, over the next 10 years, change 80% of our knowledge and thus our methods of prevention, diagnosis and therapy); biomedical and information technology; ethics and humanization, that are central to all efforts to improve the health of a person, particularly if ill, the active subject and no longer the passive object of treatment, and real ‘stakeholder’ of healthcare. New answers to the new needs of the new world are necessary. These answers can only come from research, also carried out in a new way, concentrating resources and sharing equipment, technological platforms and professionalism, ensuring that researchers and clinics of differing disciplines, who use the common, post-genome language and who strengthen each other, live side by side. CERBA was born for this reason and it is a precursor, an advanced, complex prototype, of a new model of hospital for the medicine of the future. It is to be achieved today so as not to be left behind but instead attract the most powerful minds and make Italy the junction of research and quality healthcare assistance in Europe. Ten founding partners (Allianz, Fondiaria-SAI, Generali Assicurazioni, IntesaSanPolo, Mediobanca, Pirelli, RCS, Telecom, Unicredit and ENPAM) immediately understood the importance of the idea and still support it today, by financing the project which is becoming a concrete reality. As Alvar Aalto, Renzo Piano and other great masters renewed world architecture; so CERBA will contribute to the renovation of the healthcare system for all in a ‘city of science for healthcare’ which shall be the only one of its kind in Europe, at the cutting edge throughout the world, able to bring together, with shared technological platforms, numerous research institutes, treatment and training for the ‘big killer’ pathologies of the century: from oncology to cardiology, neuro-science and much more. AND Italy is traditionally a nation in which the quality of healthcare is spread like ‘leopard spots’. Will the approach of a model hospital solve such a problem? In other words, will this approach concern only a part of healthcare, that of excellence, or will it be able to trigger a wider virtuous process? MM The achievement of CERBA, and the derivant definition of the new model of hospital, will be able to contribute to the giving of a valid and concrete response to assistance needs, from the level of excellence to more common levels, because we believe this will favour the achievement not only of high technology hospitals, based on new advanced principles and management methods, but also the creation of an integrated network of services throughout the territory, which will achieve a real organic system, and not an accumulation of disjointed and unconnected structures like today. A perspective which is no longer hospital-centred but citizen-centred, that is the patient is not only at the centre of healthcare activities but ‘protagonist’ of decisions regarding his or her health. It is so true that the realities of healthcare in our country are very different, and they go from situations of excellence or good quality to many others which are, unfortunately, undignified and unacceptable. We are certain that to look to the future and propose advanced models is a great stimulus, which will facilitate an indispensable evolution, even one step at a time, towards models and situations more advanced and of better quality, spreading and sharing ideas and principles with obvious experience. Defining and achieving highly advanced points should not increase divisions but, on the contrary, reduce them and favour a virtuous development of the entire system.
a ‘macchia di leopardo’. L’approccio all’ospedale modello contribuirà a risolvere tale problematica? In altre parole, tale approccio riguarderà solo una parte della sanità, quella delle eccellenze, o sarà capace di innescare un processo virtuoso più ampio? MM La realizzazione del CERBA, e la definizione del nuovo modello di ospedale che ne deriverà, potranno contribuire a dare una valida e concreta risposta alle necessità assistenziali, dai livelli di eccellenza sino a quelli più comuni, perché riteniamo che favoriranno la realizzazione non solo di ospedali ad alta tecnologia, basati su nuovi principi avanzati e nuove modalità di gestione, ma anche la creazione di una rete integrata di servizi sul territorio, che realizzino un vero sistema organico, e non un coacervo di strutture disunite e scollegate come è oggi. In un’ottica non più ‘ospedalo-centrica’ ma ‘cittadino-centrica’, cioè con il malato non solo al centro delle attività sanitarie che lo riguardano, ma ‘protagonista’ delle decisioni sulla sua salute. è verissimo che le realtà sanitarie del nostro paese sono molto differenti e vanno da situazioni di eccellenza o buone a tante altre purtroppo indecorose e inaccettabili. Siamo certi che guardare al futuro e proporre modelli avanzati sia comunque un grande stimolo, che faciliterà un’evoluzione indispensabile, anche passo dopo passo, verso modelli e situazioni più avanzati e di miglior livello, diffondendo e condividendo idee e principi guida e anche con l’esperienza osservabile. Definire e realizzare punte molto avanzate non dovrà cioè aumentare i divari ma al contrario ridurli e favorire uno sviluppo virtuoso dell’intero sistema.
cover the cost of building a new hospital designed like this. Structural costs are largely compensated by being able to streamline processes and economize operating costs. In contrast to the cultural mindset that sees the hospital as an uncomfortable place, innovative functional designs that are more respectful of the patients’ psychological and physical wellbeing are not necessarily more expensive than traditional ones. We need a major change in the future model of the hospital in the ways described above. These changes have already been partly realized in recent hospital projects and even more in projects under way. The CERBA (European Center for Advanced Biomedical Research) is at the forefront of this movement and offers a new model for research, diagnosis and treatment, teaching and hospitality, combined with environmental protection and sustainability. The new hospital model is part of a healthcare system that is truly a system with an integrated network. It would be well equipped to meet expectations for health, which people today increasingly consider their most important asset.
L’evoluzione del modello di ospedale The evolution of the model of the hospital
grafico realizzato dal CERBA sull’evoluzione del modello di ospedale/a diagram by CERBA about the tipology evolution of the hospital
degenza/ward diagnosi e tarapie/diagnosis and therapies accoglienza/reception ricerca/research didattica/didactic
ospedale tradizionale traditional hospital
Istituto Clinico Humanitas Humanitas Clinical Centre
ospedale modello model hospital
rendering del nuovo modello di ospedale studiato dal CERBA, vista aerea/rendering of the new model of hospital studied by CERBA, aeral view
CERBA
percorso di una radiografia, dal momento della richiesta al letto del malato alla consegna del referto, su cui incidono, più che i tempi tecnici, le pratiche ed i comportamenti obsoleti. I tempi di ricovero contratti ed intensivi, seguiti da un rapido trasferimento a strutture residenziali di assistenza, incontrano il gradimento dei pazienti, che lì possono recuperare la propria salute con un maggior grado di rispetto delle proprie abitudini di vita, anche sociale. Nel corso dell’assistenza va curata molto la qualità di vita e la ‘non sofferenza’ (ospedale senza dolore), anche nel caso in cui le aspettative di guarigione siano minime. Ciò si realizza attraverso soluzioni architettoniche appropriate (a partire dalle camere singole con bagno) e cambiamenti nelle regole dell’ospedale (molto più rispettose della privacy dei pazienti, della loro libertà di movimento e di ricevere a qualsiasi ora visite). Fondamentali sono poi l’innovazione e l’integrazione dei saperi: ampio spazio è riservato ai laboratori di ricerca, contigui alle strutture di ricovero, in modo da garantire la connessione tra le domande poste dalla clinica e le risposte fornite dalla scienza. L’ospedale deve poi essere sede di insegnamento e disporre di strutture per la formazione e la didattica, non riservate esclusivamente al personale medico e infermieristico interno, ma aperte anche a operatori esterni della medicina e al mondo delle imprese. Lo scopo è favorire lo sviluppo di una cultura sanitaria, della ricerca intellettuale e dell’aggiornamento professionale. Per quanto riguarda i costi aziendali, si stima che i risparmi sulla gestione ripagherebbero in circa tre anni i costi di costruzione di un nuovo ospedale così concepito. I costi strutturali sono infatti ampiamente compensati dalle razionalizzazioni di processo che è possibile ottenere e dalle economie che è possibile realizzare nella gestione. Contrariamente a quanto si pensa secondo un retaggio culturale che vede l’ospedale come un luogo disagiato, le soluzioni funzionali innovative più rispettose e attente al benessere psico-fisico dell’ospite non sono necessariamente più dispendiose di quelle tradizionali. è quindi necessaria un’evoluzione del modello futuro di ospedale nel modo sopra accennato, già in parte attuata nelle più recenti realizzazioni ospedaliere e ulteriormente proposta in progetti in corso di realizzazione. Di questa evoluzione il CERBA (Centro Europeo di Ricerca Biomedica Avanzata) rappresenta la punta più avanzata e un nuovo modello per la ricerca, la diagnosi e cura, la formazione, l’ospitalità, congiunte alla tutela ambientale e alla sostenibilità. Il nuovo modello di ospedale, parte di un sistema sanitario realmente tale a rete integrata, potrà ben soddisfare le aspettative di salute, che i cittadini vedono oggi sempre più come il loro più importante valore.
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Quattro ospedali Mario Cucinella, Progetto per gli ospedali delle Apuane
Alessandro Melis
e/and Giulia incontrano/meet Mario
Four Hospitals. A project for the Apuan Alps’ hospitals AND In this project for four hospitals in Tuscany, we found it a fascinating idea to separate the hospital part from the reception part. Mario Cucinella This design came out of a layout conceived by Umberto Veronesi for a model hospital. His thinking was based on the fact that single block or high rise hospitals, in terms of infrastructure, were inadequate in their relationship with the city. Its lack of connection to the context results from a missed opportunity for urban improvement. In the 19th century and early 20th century, for example, this opportunity was taken, designing pavilions connected to parks that also served a therapeutic purpose. This relationship was gradually weakened as hospitals grew in size. It goes without saying that a 50,000 sqm, 400 bed structure has major impact on the local area. The example of these new hospitals in Tuscany is unique in Europe. Four hospitals of considerable size are put in a network, located in the quite fragile urban fabric of the peripheries. All four of the cities, Prato, Pistoia, Lucca and Massa, have in common the sprawl of their low-density peripheries with issues of identity, especially compared to their historic centers. Changes in layout lead to rapid treatment rather than long stays, increasingly targeted at improving services and expediting procedures with a high level of technology. AND Can we talk of a mix of functions? MC A hospital is like a small city, and the social ex-
Pellegrini Cucinella
AND Nella proposta per i quattro ospedali della Toscana ci è sembrata molto interessante l’idea di distinguere la parte ospedaliera da quella dell’accoglienza. Mario Cucinella Questo progetto nasce dall’impianto pensato da Umberto Veronesi per un ospedalemodello. Le sue riflessioni si basavano sul fatto che l’ospedale monoblocco o a torre, inteso come infrastruttura, fosse carente in relazione al rapporto con la città. La sua estraneità al contesto è il risultato di una mancata opportunità di qualificazione urbanistica, che invece veniva colta nell’Ottocento e all’inizio del Novecento, quando la tipologia a padiglione si legava ad un parco che aveva anche una valenza curativa. Questo rapporto è andato affievolendosi con la crescita delle dimensioni: risulta abbastanza chiaro che un edificio di 50.000 mq con 400 posti letto abbia un grande impatto sul territorio. L’esperienza dei nuovi ospedali toscani è unica a livello europeo: quattro ospedali di notevoli dimensioni in rete e posizionati su tessuti periferici molto fragili; tutte e quattro le città in questione, Prato, Pistoia, Lucca e Massa, sono accomunate dal tema della ‘polverizzazione’ delle periferie a bassa densità e con problemi di identità, soprattutto se messi a confronto con i rispettivi centri storici. L’evoluzione della tipologia porta alla cura rapida piuttosto che alla degenza lunga, puntando sempre più verso il miglioramento dei servizi e ad operazioni sempre più veloci, ad alto tasso tecnologico. AND Possiamo parlare di mix funzionale? MC Un ospedale è come una piccola città vissuta socialmente in modo trasversale. Lo schema che si vuol attuare è di separare l’accoglienza del malato da quella del pubblico, per poi far compenetrare i due sistemi nei piani alti per l’accesso alle degenze. Abbiamo poi voluto limitare l’altezza dell’edificio per tentare di smorzare la forte presenza dell’edificio sul territorio. Inoltre, dal punto di vista dei flussi, ci si muove in maniera molto più efficiente in orizzontale che non in verticale con gli ascensori. AND Avete fatto anche uno studio cromatico sull’edificio? MC Sì, legato all’inserimento paesaggistico. Il tema del colore è da condurre all’identità dell’edificio: il colore, come in questo caso, spesso denota appartenenza. Abbiamo utilizzato la paletta dei colori di Lucca, o di Prato, riferendoci alla gamma cromatica dei piani di colore della città e delle pietre maggiormente utilizzate. I cittadini possono in questo modo riconoscere l’ospedale che frequentano come parte di un contesto, ben inserito a livello paesaggistico, senza che esso risulti necessariamente mimetico. Al contrario, rispetto a molti paesi stranieri, ritengo che l’Italia sia un paese drammaticamente arretrato dal punto di vista dello sviluppo ospedaliero, anche se con alcune eccellenze più dal punto di vista medico che architettonico. In Italia ci sono enormi risorse professionali, ma purtroppo l’architettura arriva sempre molto in ritardo e con costi elevati. AND Questi progetti rientrano in un piano di project financing?
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perience of it has gone throughout it. The scheme that we want to implement is to separate the reception of patients from that of the public, having the two systems come together on the upper floors for access to the wards. We also wanted to limit the building’s height to try to attenuate the building’s presence in the area. Also, in organizing the flow of traffic, we can move much more efficiently horizontally than vertically with elevators. AND Did you plan the use of color in the building? MC Yes, based on fitting it into the landscape. The color theme can be linked to the building’s identity. Color often denotes belonging, as it does here. We decided to use the color palette of Lucca (or Prato) to connect the colors to the color schemes of the cities and the stones most used in them. This lets the public recognize the hospital that they go to as part of a context that fits well into the landscape without necessarily merging into it. Compared to most foreign countries, I see Italy as extremely behind in terms of hospital development, with a few special cases that are more medical than architectural. In Italy, we have vast professional resources, but unfortunately the architecture always comes very late and with high costs. AND Are these projects part of a project financing plan? MC Yes, but it is partial financing for 25% of the budget and the rest comes from the Region. This project has had a lot of obstacles put in front of it and is not adequately understood. Among other
things, it was also stopped for three years due to a legal issue. Without going too much into the details, as the court judged it in compliance, we can say that when legal actions are pursued for economic policy reasons, the resulting social cost is high. I think these things have to be said as there are responsibilities for things that are a burden for society that does not have access to a necessary service. AND Who is responsible for hospital operations and those expenses? MC Hospital operations (waste, cleaning, paths, etc.) are delegated to private parties and are such a large commitment that only those who build and manage it can create an efficient system. The public sector has no responsibility for this. I think that the Region’s plan was very intelligent. On the other hand, it wouldn’t be right to have the hospital part handled by private businesses. There are already plenty of private clinics. AND In Italy, we generally have very advanced scientific and technological systems and totally inadequate reception system. In the private realm, it’s the other way around… MC There’s a political void. This Tuscan project is very important because it is quite unique in terms of organization. It isn’t easy to bring together the local health services of four municipalities. I met the health directors of these four health services in Tuscany. They have truly extraordinary skills at a very high level, both technically and in terms of management. Here, the managerial structure is
very sophisticated and in many ways, their operation is even radical. It’s a case study in its contractual system too, given that it brings together four health services that manage a shared budget with hospitals that have minor differences in competences in a quite limited local area. AND How is this model expressed in the different contexts in which it is to be set? MC I’d say that we limited ourselves to color due to budget restrictions. In terms of building type, we borrowed the 16th century model of the fortresses by Francesco di Giorgio Martini, who adapted his model to different locations, changing them based on the places. The challenge was to try to use a functional model that rotates, shifts, expands and changes based on the conditions of the local context and suits different color schemes. We shouldn’t forget that hospitals are extremely rigid in their functional aspects, and I certainly don’t think it’s right to put the efficiency of a building in question for an issue of form. This mistake has been made in the past on a great many buildings. It’s illogical because a hospital, first and foremost, must work!
rendering del modello dei quattro Ospedali per il territorio delle Apuane/rendering of the model for the Four Hospitals for Apuane’s territory
MC Sì, ma è un finanziamento parziale del 25% del budget, mentre la parte restante viene dalla Regione. Questo progetto è stato molto ostacolato e non gode della comprensione necessaria; è stato inoltre fermo tre anni per una questione giuridica. Senza entrare troppo nel merito, poiché giudicato in regola da un tribunale, si dovrebbe considerare che nel momento in cui si portano avanti delle azioni legali per ragioni di politica economica, il costo sociale che ne deriva è alto. Credo che queste cose debbano essere dette visto che ci sono delle responsabilità che pesano sul corpo sociale che non ha accesso ad un servizio dovuto. AND A chi è affidata la gestione ed i relativi costi? MC La gestione dell’ospedale (rifiuti, pulizia, percorsi, ecc.) è demandata ai privati ed incide così tanto che solo chi lo costruisce e lo gestisce può riuscire a fare un’operazione di efficienza. Il Pubblico non ha competenze per questo, quindi credo che la formula della Regione sia stata molto intelligente. Non sarebbe invece corretto affidare al privato la gestione della parte ospedaliera: ci sono già cliniche private a sufficienza. AND In genere in Italia abbiamo un apparato scientifico e tecnologico molto avanzato e una parte di accoglienza totalmente insufficiente. Nel privato invece accade il contrario... MC C’è un vuoto di natura politica. L’esperienza toscana è molto importante perché è un’operazione particolare anche dal punto di vista organizzativo: riuscire a mettere insieme le ASL di quattro comuni diversi non è semplice. Ho conosciuto i direttori sanitari di queste quattro ASL toscane e trovo che abbiano delle competenze davvero straordinarie, di un livello veramente alto, sia dal punto di vista tecnico che della gestione; la struttura manageriale, in questo caso, è molto sofisticata e l’operazione è anche rivoluzionaria da molti punti di vista: è un caso studio anche dal punto di vista contrattuale dato che mette insieme quattro aziende sanitarie che gestiscono un budget comune, ospedali che hanno delle leggere differenze di competenza su un territorio molto limitato. AND Come declinate questo modello nei vari contesti in cui si va ad inserire? MC Direi che per un problema di budget ci siamo limitati allo studio del colore. Dal punto di vista tipologico abbiamo ripreso il tema cinquecentesco delle fortezze di Francesco di Giorgio Martini che adattava il suo modello ai diversi territori modificandolo in funzione dei luoghi. La sfida è stata provare ad usare un modello funzionale che ruota, si sposta, si allarga e si modifica in funzione delle condizioni del contesto territoriale e si adatta ad un diverso cromatismo. Non dobbiamo dimenticare che gli ospedali hanno delle rigidità funzionali molto forti e non trovo certo giusto mettere a repentaglio l’efficienza di un edificio per un problema formale. È un errore che storicamente è stato fatto su moltissimi edifici ed è una contraddizione perché un ospedale deve prima di tutto funzionare!
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Per i bambini Sou Fujimoto, Centro di riabilitazione psichiatrica infantile
«The plan can be flexibly packed because it is random» Sou Fujimoto
testo di/text by
Daria Ricchi
© Sou Fujimoto
For the Children The design of the Children’s center for psychiatric rehabilitation can be summed up in the words of its architect: it has a compact, versatile feel, due to the random nature of its composition, or rather its de-composition. Though the space is the result of a long, rigorous design process, the result appears completely coincidental. Laid out on a site that measures 14,000 sqm, the structure occupies barely 1,600. It is not a building, but rather a series of buildings, a ‘scattered’ building with no one single center, but rather multiple centers. They change depending on the user, the time of day, and the volume that happens to be lit up. In this sense, they are relative centers: for the medical personnel, the staff room becomes the center of activities, while for the children, it may be the living room, the play area, their own room, or the alcoves. Like a set of boxes, the volumes are placed at various angles and house all kinds of facilities: kitchens, therapy rooms, dormitories, bathrooms and medical areas. Sou Fujimoto, a Japanese architect born in 1971, began his career designing hospital buildings. His first completed project, a rest home in the Hokkaido prefecture, dates back to 1996. He then realized a series of projects in the same area, including a dormitory in the hills, for which he already conceives a sort of small, scattered village, featuring simple volumes and dark colours. A few years ago, on the other hand, he designed two private houses, also in the same area. The client and the
Il progetto per il Centro di riabilitazione psichiatrica infantile è riassunto in una frase del suo progettista: la pianta ha l’apparente capacità di risultare compatta, in maniera flessibile, grazie alla casualità della sua composizione, o meglio della sua scomposizione. Nonostante lo spazio sia frutto di un infinito e rigido processo progettuale, il risultato appare completamente casuale. Dislocato su 14.000 mq di terreno, ne occupa appena 1.600 in costruito. Non è un edificio, ma una serie di edifici, o un edificio ‘diffuso’, per questo non ha un centro o ne ha molteplici. Ed i centri cambiano a seconda dell’utente interessato, dei momenti della giornata o a seconda di quale volume sia illuminato. Si tratta quindi di centri relativi: per lo staff medico, la stanza del personale diviene un centro funzionale, mentre per i bambini il centro diviene alternativamente il soggiorno, la zona giochi, la propria stanza o le alcove. I volumi, come scatole, sono ruotati con diverse angolazioni per ospitare ogni genere di struttura, cucine, stanze terapeutiche, dormitori, servizi igienici e spazi medici. Sou Fujimoto, architetto giapponese classe 1971, ha cominciato la sua carriera progettando strutture ospedaliere. Risale al 1996 il suo primo edificio costruito, una casa di cura proprio nella prefettura di Hokkaido. Nella stessa zona ha poi realizzato una serie di progetti, tra i quali un dormitorio sulle colline, in cui propone già una sorta di piccolo villaggio diffuso, volumi semplici e colore scuro. A qualche anno fa risale invece la costruzione di due residenze private, sempre nella stessa zona. Cambia la committenza e la tipologia di incarico, ma i volumi rimangono come nel progetto per il centro di riabilitazione, dei parallelepipedi con tetto a due spioventi. Sono proprio i tetti a due falde, il ritmo che varia nell’altezza dei ventiquattro volumi che compongono il progetto e la loro disposizione ‘pseudo-casuale’ a conferire un aspetto dinamico al progetto. Il rischio di un ambiente angusto è solo sfiorato dalla totale assenza di colore, dalla scelta del bianco acromatico. Alta luminosità ma senza tinta. Se esso ha una valenza terapeutica, questa importante funzione è giocata anche dagli spazi di connessione che offrono rifugi alternativi e confortevoli, una sorta di alcove che si ricavano tra un volume e l’altro dove i bambini possono giocare e nascondersi o semplicemente addormentarsi. Gli spazi che collegano i volumi ospitano anche le stanze dove cenare e pranzare assieme. Sou Fujimoto si inserisce in quella tradizione di giovani architetti che non hanno goduto della fortuna e della ricchezza del Giappone anni Ottanta e, alla stregua di molti architetti contemporanei giapponesi, ma anche di molti colleghi europei, è nella semplicità delle forme ed in una composizione progettuale sobria e non ostentata che si riconosce e apprezza il loro attuale lavoro.
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© Daici Ano
pianta primo piano/first floor plan pianta piano terra/ground floor plan
© Edmund Sumner/VIEW
in alto: vista dal campo sportivo sottostante al crepuscolo/above: twilight view from sport field below pagina precedente: padiglioni per l’accoglienza dei genitori/previous page: parents’ cabin accomodations
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10 m
nome progetto/project name Centro per la riabilitazione psichiatrica dei bambini/Children’s center for psychiatric rehabilitation progetto/project Sou Fujimoto Architects superficie lotto/site area 14.590 mq/sqm superificie costruita/built area 1.604 mq/sqm luogo/place Hokkaido, Giappone www.sou-fujimoto.com
impianti (esterno) machine (outside)
cucina/kitchen
stanza giochi playroom
spazio multifunzionale multipurpose space
armadietti locker room
sala riunioni meeting room
corte court
zona pranzo dining area
magazzino storage room
stanza studio study room
zona pranzo dining area
spogliatoio changing room
zona giorno living area
camera bed room
sezione su un padiglione/section on one pavillion
camera bed room
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type of job may change, but the volumes are the same ones found in the rehabilitation center design: parallelepipeds and pitched roofs. These double-pitched roofs, the varied rhythm created by the different heights of the twenty-four volumes, and their seemingly random arrangement are precisely what gives a dynamic aspect to the design. The risk of making the environment feel cramped is only hinted at by the choice of an achromatic shade such as white. The ambience is suffused with light, yet eschews colour, if this can be considered therapeutic; an important therapeutic role is also played by the spaces between one structure and the next, which offer alternative, comforting refuges: alcoves where children can play, hide, or just fall asleep. The areas linking the volumes also house rooms for eating together. Sou Fujimoto is part of a generation of young architects who never enjoyed the wealth and fortune of 80s Japan, and the current work of many of these Japanese talents, like many of their European colleagues, can be recognized and admired for its simplicity of form and sober, restrained composition.
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stanza delle scarpe/boot room
Š Daici Ano
Š Edmund Sumner/VIEW
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