ANDREA & LUCA SARTORETTI
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TALENTI E MAGIE TALENTS AND MAGIC
Ci sono certe frasi che restano incagliate da qualche parte. Non importa da quanto tempo e con che frequenza si ripresentano, ma sai che sono lì. Per quanto mi riguarda, tra quelle che sono parcheggiate nel limbo della memoria, ce n’è una in particolare che ogni tanto torna. La ripeteva un docente piuttosto burbero incontrato all’università, teneva delle lezioni molto belle sulla letteratura, al termine delle quali ricordava a noi studenti: «Cercate di non perdere di vista i vostri talenti, coltivateli con cura e non vi aspettate che compaiano magicamente, è possibile che le magie non esistano», chiosava accennando un sorriso sarcastico. Aveva ragione nel ripetere questo concetto semplice, più e più volte, perché poi quella di coltivare il nostro talento resta una cosa che bisogna fare per davvero nella vita (al pari di credere che la magia, qua e là, possa manifestarsi). Lo dico spesso anche ai miei figli. E in questo numero si parla di talenti, di figli, di resistenze culturali e d’amore con la scrittrice Michela Murgia, di musica e terzi tempi con Nada e Cristiano Godano, di imperatori giapponesi, di acqua e brividi coi Nuotatori Tifernati. In più c’è un esordio: per la prima volta la nostra copertina è occupata da un padre e un figlio e credetemi, questa cosa ci piace veramente tanto. La mattina dopo che il Modena Volley aveva vinto la finale scudetto, abbiamo iniziato a pensare che sarebbe stato bello poter realizzare un’intervista doppia tra il direttore Andrea Sartoretti (mostro sacro della pallavolo nazionale) e uno dei giocatori in squadra, suo figlio Luca. Entrambi si sono prestati con molto fair play sia a rispondere alle domande che a questi scatti (realizzati in trasferta a Modena da Emanuele e Marco). Trasferta inversa e assolutamente inattesa invece quella dei principi Hakishino che dal Giappone, in un giorno piovoso di maggio, sono arrivati in Umbria, a Città di Castello. Da Burri? No. Hanno voluto visitare il Museo delle Tradizioni Popolari di Garavelle perché anche il principe coltiva una passione reale per la cultura contadina, le conchiglie e tutto quello che riguarda la ruralità. Ma chi l’avrebbe mai detto? E chi l’avrebbe mai detto che Claudio Ranieri, del quale pure parliamo in questo numero con un bel ricordo di gioventù di Adriano Banelli, avrebbe vinto il campionato inglese col Leicester? Sarà mica vero, allora, che le magie esistono? Buona estate e che il talento sia con voi. Sempre.
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There are certain phrases that remain stranded somewhere. No matter how long and how often recur, you know they are there. As for me, amongst those parked in the limbo of memory, there is one in particular that sometimes returns. A rather grumpy university teacher of mine, oft repeated in his really good literature lessons, reminded us students, «Try not to lose sight of your talents, look after them but don’t expect them to appear by magic; it’s possible there’s no such thing»; with a hint of a wry smile. He was right in repeating this simple concept, over and over again, because cultivating our talent is something that needs to be done for real in life, (like believing that magic can happen - now and then). I often say so to my children. And in this issue we talk about talent, children, of cultural resistance and of love with the writer Michela Murgia, music with Nada and Cristiano Godano, Japanese emperors, and water and chills with the Tifernati Swimmers. Plus there's a debut. For the first time our cover features a father and a son and trust me, we like this a lot. The morning after Modena Volley won the championship final, we started thinking it would be nice to have a double interview with director Andrea Sartoretti, (hero of national volleyball), and one of the team’s players, his son Luca. Both showed a lot of fair play in answering questions and having their photos taken,(in Modena by Emanuele and Marco). An unexpected surprise on the other hand, was the visit of Prince and princess Hakishino from Japan, on a rainy day in May, to Città di Castello. Had they come to see the Burri museum? No. They wanted to visit the Garavelle Museum of Popular Traditions because the prince cultivates a royal passion for farming culture, shells, and anything rural. Who would have thought it? And who would have thought that Claudio Ranieri, (of whom Adriano Banelli talks and recalls his good memories of youth), would win the English league championship with Leicester? So it’s true then; magic happens? I wish you a good summer, and that talent is with you. Always.
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Photo Shoot
Spring Outfit
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52 Cover Story
Andrea e Luca Sartoretti
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Elio Mariucci
L'arte sposa l'artigianato
Uno sguardo a Oriente
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Data pubblicazione: Giugno 2016 - rivista bimestrale - N° 22 Grafica, fotografia e impaginazione: Moka comunicazione, via Gramsci, 1/b - Città di Castello (PG) P. IVA 02967110541 - mokacomunicazione.it Stampa: Litograf Editor S.r.l. - Via C. Marx, 10 06011 Città di Castello (PG) P. IVA 02053130544 Editore e Proprietario: Moka comunicazione Direttore Responsabile: Cristina Crisci Responsabile di Redazione: Marco Polchi Traduzioni: Christy Mills / Helena Palazzoli Iscrizione al Tribunale di Perugia: n. 20/12 del 27/11/2012. Questo numero è stato chiuso in redazione il 3 giugno 2016 alle 19:00. Per maggiori informazioni e tanti altri eventi visita / for more information and events go to www.the-mag.org
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Lorenza Bianchini
Così guardo al futuro
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Enrico Pauselli e Marco Montedori
La forma dell'acqua
INFO E CONTAT TI pubblicità Giovanna 389 05 Simona 389 05 2424 126 Tiziana 324 78 68 099 135 redazione marcopolchi@th info@the-mag.o e-mag.org www.the-mag.o rg rg
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in redazione
Cristina Crisci
hanno collaborato a questo numero
Marco Montedori
Benedetta Baviera
Michele Corgnoli
Lorenza Mangioni
Esther Guiducci
Alessia Maria Anniboletti
Claudia Belli
Riccardo Duranti
Luca Marconi
Michele Mandrelli
Andrea Tafini
Enrico Pauselli
Luca Benni & Matteo Cesarini
Nicola Andreani
Direttore responsabile
Giovanna Rossi
Simona Polenzani
Emanuele Vanni
Marco Polchi
e inoltre
Ilo Mariottini, Roberto Barbafina, Davide Bianchini, Tommaso Rossi, Matteo Mariangeli
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Benedetta Baviera
Nel 1983 esce Amore Disperato di Nada Malanima; nello stesso anno nasce a Città di Castello Benedetta Baviera, autrice del collage ispirato al sassofono blu e all'angelo caduto dal cielo della cantante livornese. Benedetta, AKA Bedirs Malibu, ha studiato a Urbino dove ha seguito il corso triennale di Design e Discipline della Moda, per poi trasferirsi in Inghilterra, prima a Bristol quindi a Londra, per un paio d'anni. Alla ricerda di nuove esperienze è tornata a Milano per specializzarsi in Design del Tessuto e dei Materiali al NABA. Nei Navigli milanesi ha continuato a vivere e lavorare come freelance nel settore delle tendenze e della moda come textile designer e grafica. Le piacciono i flamingo, le palme, la California, il mare, i collage e i francy dresses. benedetta_baviera@hotmail.it artwork: http://malibuandsons.tumblr.com job work: https://issuu.com/BMalibu
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LINEE MINIMAL
di Marco Polchi
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Dal novembre dello scorso anno, Stefano e Roberta hanno deciso di andare a vivere in una vivace zona residenziale della Valtiberina. Hanno scelto un appartamento su tre livelli, con un'ampia taverna nel piano interrato, la zona living e cucina (più un bagno e altre stanze di servizio) a piano terra e infine la zona notte che si sviluppa al livello superiore.
Blade – e i toni più scuri del frigorifero, del forno pirolitico ultra-tecnologico (raggiunti i 500 gradi si innesca un meccanismo di autopulizia) e del tavolo. Nel soggiorno troviamo due pareti living compatte ma estremamente funzionali, una dedicata al contenimento e all’home office e l’altra all’impianto tv. Completano il tutto dei confortevoli divani in tessuto con schienale reclinabile e un camino Appena entrati, colpiscono subito la lumino- Edilcamin rivestito in cartongesso che viene sità dell'ambiente - grazie a un grande fine- utilizzato anche per alimentare il riscaldastrone che dà sul giardino - e le linee di arre- mento a pavimento e l'acqua sanitaria. damento eleganti, minimali, quasi neutre. Il tutto per una precisa scelta estetica di Stefano Passando al livello superiore, analizziamo in e Roberta che hanno ricercato un'atmosfera modo più dettagliato la camera matrimoniale. geometrica ma funzionale. Qui troviamo il letto Max Capitonnè di Twils Si nota con immediatezza, anche grazie all'o- con testata e rivestimento in pelle e accessopen-space del pianterreno costruito intorno a riato con un box contenitore grazie al quale una colonna portante con integrato un pra- si guadagna spazio utile. Abbiamo poi un amtico piano snack, il contrasto tra i toni chiari pio armadio scorrevole e, alzando lo sguardo, della cucina Modulnova, con elettrodomestici notiamo un bellissimo soffitto in legno ventop di gamma - dove spiccano il piano cottura tilato, color bianco per dare ancora più luce a induzione di ultima generazione e la cappa alla stanza.
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Appena entrati, colpisce subito la luminositĂ dell'ambiente grazie a un grande finestrone che dĂ sul giardino
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MINIMAL LINES by Marco Polchi
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Since November of last year, Stefano e Roberta have decided to live in a lively urban area of the Upper Tiber River Valley. They have chosen a three-story townhouse, with a large basement room, living area and kitchen (plus a bathroom and other rooms) on the ground floor and the night area developed on the floor above. As soon as you enter you are surprised by the brightness of the room - thanks to a big window facing the garden - and by the lines of the home furnishings, elegant and minimal, almost neutral. This is all due to a precise aesthetical choice that Stefano and Roberta have made, wanting to create an geometrical but functional atmosphere. You immediately notice, thanks to the big open space of the ground floor, built around a bearing column integrated with a practical snack counter, the contrast between the light colors of the Modulnova kitchen, with high-end appliances – among which stands out the newest induc-
tion hob and the Blade cowl – and the darker tones of the refrigerator, of the ultra-technological pyrolytic oven (when reaches 500 degrees a self-cleaning process starts automatically) and of the table. In the living room you will find two compact walls though extremely functional, one dedicated to storage and to the home office, and the other to the TV set. The room is completed by two comfortable reclining fabric couches and a fireplace by Edilcamin finished with drywall which is also utilized to feed the floor heating system and the hot water for the bathroom. On the upper floor we can look at the master bedroom more in detail. Here we find the Max Capitonnè by Twils bedroom with leather finished head and structure and accessorized with a container box which gains useful storage space. Then we have a large wardrobe with sliding doors and, looking up, we notice a beautiful ventilated wooden ceiling, painted white, to brighten the room even more.
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L’OCCHIO DEL CURIOSO Particolare la scelta dell'illuminazione dell'intero appartamento che non prevede lampadari (solo uno in cucina) ma faretti led incassati e dislocati nei vari ambienti. Il tutto per ottenere la massima luminosità possibile e proseguire coerentemente l'arredamento moderno dell'abitazione.
A NOTE TO THE CURIOUS The choice of the lighting system of the entire home is peculiar, as it doesn’t include any lighting fixtures (only one in the kitchen) but only recessed led spotlights placed in the different ambiences. All this in order to obtain the maximum possible lighting continuing coherently with the modern furnishings of the home.
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ED È SUBITO PRIMAVERA! Lacole Casa Italiana è un luogo magico, dove tradizione e bellezza si fondono, dove è possibile trovare spunti e idee di arredo ma non solo. I titolari, con grande esperienza e professionalità, accolgono i clienti in un ambiente curato. Ma Lacole non è solo un punto vendita; è anche un luogo dove si organizzano eventi, workshop e incontri per aprire le porte a chiunque abbia la passione per la casa. E così è stato domenica 29 maggio, per la quinta edizione del Party di Primavera. Ospiti della giornata sono stati il pittore e artista Natino Chirico che ha presentato in anteprima l’opera "Passato e Futuro, il volo della Pace” e lo scrittore Antonio Ostili che nel suo libro “Rosso Magenta” ha raccontato la storia della ristrutturazione lunga e certosina della sua casa sulle colline di Cortona, usando materiali di recupero presi anche da Lacole.
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La giornata è poi proseguita con dei workshop tenuti da esperti di interior design per guidare anche chi non è esperto nel mondo del restauro e dell’arredamento. Inoltre, grazie al contributo di altri professionisti come Botanica Garden e I fiori di Nicoletta, sono stati dati consigli per realizzare e allestire giardini esclusivi e funzionali e per realizzare bouquet e centro tavola d’effetto. Lacole Casa Italiana è una realtà preziosa e unica del nostro territorio che contribuisce a diffondere in tutta Italia e anche all’estero il gusto, la passione la professionalità. La primavera è iniziata, vi diamo appuntamento al prossimo evento!
Natino Chirico
Antonio Ostili
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Potrete gustare il sapore dei piatti tipici umbri con specialità al tartufo all’interno della sala panoramica o, nel periodo estivo, nello spazio esterno direttamente sulla piazza. Nell’enoteca potrete degustare ed acquistare diversi tipi di vini locali e prodotti umbri tra cui miele, olio, salumi, formaggi e tartufi freschi direttamente cercati e selezionati da uno dei gestori.
You can try the flavours of typical Umbrian dishes with truffle specialities, either in the panoramic inside dining room or, in the summer period, in the outdoor space directly in the square. In the wine shop you can try and buy various kinds of local wines and Umbrian products, amongst which honey, oil, salami, cheeses and fresh truffle directly hunted and selected by one of the managers.
Piazza Fortebraccio, 5/6 06014 Montone (PG) - Tel / Fax +39 075 930 62 71 - lanticaosteria.it - info@lanticaosteria.it
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Uno sguardo a Oriente
I PRINCIPI AKISHINO AL CENTRO DELLE TRADIZIONI POPOLARI THE AKISHINO PRINCE AND PRINCESS AT THE PEOPLE’S TRADITIONS CENTRE di Cristina Crisci In Italia per le cerimonie legate al 150° anniversario delle relazioni diplomatiche tra il nostro Paese e il Giappone i Principi Akishino hanno incontrato il presidente della Repubblica, il Papa, fatto tappa a Firenze, Milano, Bologna e, domenica 15 maggio, sono arrivati anche a Città di Castello. Per fare cosa? Visitare il Centro delle Tradizioni Popolari «Livio Dalla Ragione» di Garavelle che per la prima volta ha ospitato i membri di una famiglia reale. A scegliere di includere questa sosta è stato il Principe stesso, appassionato di storia e cultura contadina che ha voluto guardare con i suoi occhi gli attrezzi agricoli usati nel secolo scorso, entrare nella casa colonica che ancora oggi conserva, intatti, gli odori e gli oggetti tipici di un tempo che fu. Così il museo di Garavelle ha aperto le porte al Principe Akishino, noto anche come Principe Fumihito, secondogenito dell'imperatore del Giappone Akihito e a sua moglie, la Principessa Kiko. I due si sono fermati per circa un’ora. Il loro arrivo era stata preceduto, oltre che da una pioggia battente, da una fitta serie di controlli per la sicurezza con un dispiegamento di forze dell’ordine, giunte anche da Roma. Il Principe e la Principessa sono stati accolti dal sindaco Luciano Bacchetta, dal presidente del «Centro delle Tradizioni Popolari» Gianfranco Bellini mentre l’esperto Tommaso Bigi, ha illustrato la storia secolare degli attrezzi agricoli e utensili da lavoro (oltre 3 mila i pezzi catalogati) colorita da aneddoti e curiosità. I membri della famiglia reale si sono poi trasferiti all’interno della casa colonica, sostando nella grande cucina con focolare acceso, dove fa bella mostra di sé il tavolo tipico della famiglia patriarcale, apparecchiato per l’occasione con prodotti tipici della gastronomia locale: salumi, formaggio e la classica «ciaccia sul panaro». Il sindaco ha consegnato ai reali del Giappone, i «sigilli della città», un manufatto di Tela Umbra, il volume «Città di Castello. La porta dell’Umbria» e un’opera realizzata dalla Bottega Artigiana Tifernate.
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In Italy, for the ceremonies related to the 150th anniversary of the diplomatic relationships existing between our country and Japan, Prince and Princess Akishino have met the President of the Republic, the Pope, they made stops in Florence, Milan, Bologna and on Sunday 15 May, they arrived in Città di Castello. To do what? To visit the «Livio Dalla Ragione» People’s Traditions Centre in Garavelle which, for the first time, hosted members of a royal family. The Prince himself, who has a passion for the history and culture of farming communities, chose to include this stop in order to see the farming tools used in the last century with his own eyes, and enter the farmhouse which even now preserves the typical smells and objects that are still intact today, from times past. So the Garavelle Museum opened its doors to Prince Akishino, the second son of the Emperor of Japan, Akihito and to his wife, Princess Kiko. The couple stayed for about one hour. Their arrival was preceded, apart from the rain, by an intense series of security checks with a large presence of the police force from Rome. The Prince and Princess were welcomed by Mayor Luciano Bachetta, by the president of the «People Traditions Center» Gianfranco Bellini, while the expert, Tommaso Bigi illustrated the centuries-old history of the farming machines and working tools (more than three thousand pieces are listed) vividly explained with anecdotes and curiosities. The members of the royal family then moved into the farmhouse, waiting in the big kitchen room with the fireplace lit up, where the typical table of the patriarchal family is beautifully displayed, prepared for the occasion with typical products of the local traditions: cold cuts, cheeses, and the classic «ciaccia sul panaro». The mayor gave the royal couple of Japan the «seals of the city», which is a handcrafted product of Tela Umbra, the book «Città di Castello. The door of Umbria» and a handcrafted product by the Bottega Artigiana Tifernate.
Come vive la Famiglia Imperiale giapponese?
Uno sguardo a Oriente all’anno. La famiglia non può uscire liberamente dal palazzo di residenza, ogni uscita deve essere infatti valutata ed approvata dal Kunaicho e alcune fonti sostengono che il Kunaicho respinga la maggior parte delle richieste dell’Imperatore Akihito e dei membri
di Tommaso Rossi
L’istituzione imperiale giapponese è la più antica monarchia ereditaria esistente al mondo. Il primo sovrano legittimamente riconosciuto è l’Imperatore Jimmu, la cui ascesa al potere è datata 11 febbraio 660 a.C. L’attuale Imperatore, Akihito, figlio dell’Imperatore Hirohito, è il 125esimo sovrano riconosciuto del paese, salito al trono nel 1990. I giapponesi si riferiscono all’Imperatore con la parola 天皇 tennō, letteralmente “sovrano celeste”. L’Imperatore e la Famiglia Imperiale non hanno un proprio stato di famiglia, non hanno documenti, non hanno diritto di voto. Non hanno conti correnti intestati, non hanno carte di credito e non hanno alcun possedimento. Per dirla tutta non hanno neanche un cognome! La potente agenzia Kunaichou (宮内 庁) - Agenzia per la Famiglia Imperiale - conta circa 1200 dipendenti e gestisce la vita di tutti i membri della famiglia e amministra un budget annuo di circa 200 milioni di euro ne-
cessari a coprire le spese di gestione di tutto l’apparato, la manutenzione delle proprietà e non da ultimo le spese dei singoli membri, il cui budget è stimato intorno ai 2,5 milioni di euro
della famiglia imperiale. Attualmente la Famiglia Imperiale giapponese è composta da: L’Imperatore Akihito e l’Imperatrice Michiko, il figlio primogenito Naruhito, sua moglie la Principessa Masako e la loro figlia Aiko. Abbiamo poi il secondogenito, il Principe Fumihito e la moglie, la Principessa Kiko ed i loro figli: la Principessa Mako, la Principessa Kako e il Principe Hisaito. L’Imperatore Akihito e l’Imperatrice Michiko hanno avuto anche una figlia, Sayako che sposando un non nobile è uscita dalla figlia famiglia imperiale e rinunciato a tutti i titoli. Ora si chiama Sayako Kuroda, il cui marito è un urban designer discendente di un'importante famiglia giapponese.
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Uno sguardo a Oriente
IL KIMONO E LA SUA STORIA Il Museo della Tela Umbra di Città di Castello ha ospitato dal 7 al 22 maggio la mostra “Omaggio al Giappone – il kimono e la sua storia”, un evento organizzato dall'associazione Amici del cuore in occasione del 25° dalla fondazione in collaborazione con l'associazione culturale nipponica LAILAC di Firenze. I dieci modelli esposti rappresentano bellissimi esempi di quest'antica arte da indossare, dovuta in parte alle esigenze del clima, capaci di lasciare grande libertà di movimento e di far intravedere solo allusivamente le forme dei corpi: la bellezza dei modelli rivela tutta l'estetica posta alla base della millenaria cultura che la esprime, con il fascino intramontabile dei suoi miti e dei suoi riti.
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Uno sguardo a Oriente
Collateralmente, fino al 5 giugno, si è tenuta nella storica Tipografia Grifani Donati la mostra Kimono-suite della pittrice Andrea Tana, già esposta a Londra. Creative, gioiose, eleganti ed intense, le opere di Andrea Tana hanno richiamato appieno i celebri abiti giapponesi, senza perdere lo stile che contraddistingue l'artista americana, ormai altotiberina d'adozione. UN MUSEO DELLE CONCHIGLIE A visitarlo in anteprima sono stati proprio loro, i Principi Akishino. Non poteva essere altrimenti, visto che la famiglia imperiale del Giappone da generazioni colleziona conchiglie: il nonno, l’Imperatore Hirohito, era un biologo marino ed ha descritto molte specie. A Villa Cappelletti presto aprirà un museo più unico che raro e avrà un tesoro di 600 mila conchiglie. Il «Museo Malacologico» in fase di allestimento consentirà di fare il giro del mondo da Città di Castello attraverso le conchiglie: dal Polo Nord al Polo Sud dall’oceano Atlantico all’oceano Pacifico fino ai mari di casa nostra, Tirreno, Adriatico e Mediterraneo. A fianco del Centro delle Tradizioni Popolari «Livio Dalla Ragione» ci saranno le conchiglie. A mettere a disposizione la sua grande passione, con competenza e caparbietà, è Gianluigi Bini, fiorentino di nascita ma tifernate d’adozione, da oltre 10 anni impegnato nella catalogazione e definitiva dimora, di un’infinità di conchiglie. «Nella mia banca-dati ne ho catalogate circa 600 mila con oltre 15 mila specie diverse un po’ da tutto il mondo. Molti campioni arrivano per motivi di studio dal Cnr di
Bologna e mi sembrava egoistico tenerle, così ho pensato che sarebbe stato più utile metterle a disposizione di tutti, specialmente degli studenti». Bini ha studiato scienze naturali e paleoantropologia in Italia, poi Biologia Marina in Australia, dove ha lavorato a lungo rimanendo in mare con le navi oceanografiche anche per mesi, dragando ed esplorando i fondali di isole meravigliose, Fiji, Nuova Caledonia, Isole della Sonda, Filippine e tante altre. Una volta tornato in Italia ha iniziato a censire tutte le conchiglie recuperate nel tour mondiale ed è giunto quasi per caso a Città di Castello, nel 2005, dove ha messo in piedi la prima esperienza museale nei locali della Pinacoteca comunale, che si sono rivelati però insufficienti per un progetto significativo. Il Comune gli ha dunque affidato parte di Villa Cappelletti: una sistemazione che gli permetterà di sviluppare un vero centro di Educazione Ambientale aperto a tutti, dove sarà possibile ospitare anche mostre temporanee di ogni disciplina naturalistica e dove gli studenti potranno avere a disposizione microscopi ed altre attrezzature per fare esperienza.
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Andrea, classe 1971, non ha bisogno di molte presentazioni. Pallavolista della «generazione di fenomeni», è cresciuto nel Città di Castello, ha realizzato in carriera oltre mille ace, per oltre 10 anni ha vestito la maglia della nazionale. Ha giocato più di 500 partite in serie A, esordendo diciassettenne col Città di Castello, nel periodo d'oro del club umbro che nel '91 centrò la promozione in Serie A1. Ha giocato poi nel Messaggero Ravenna, Las Daytona Modena, Montichiari, Cuneo e Trento e ancora Modena dove ha chiuso la carriera di giocatore nel 2009. Nel suo palmares: tre medaglie olimpiche e quattro Coppe dei Campioni, nel 2003 viene eletto Miglior giocatore europeo dell'anno. Attualmente è il direttore generale della Pallavolo Modena.
Luca nasce nel 1995 a Ravenna, dove quell’anno giocava suo padre. È schiacciatore mancino, cresciuto con la Pallavolo Città di Castello, con cui ha esordito in Serie A2 nel 2011 e vinto lo stesso campionato nel 2012-13. Dal 2014 è nel Modena Volley dove ha vinto la Supercoppa italiana 2015, la Coppa Italia e lo Scudetto 2015/2016.
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di Marco Polchi e Andrea Tafini foto Emanuele Vanni / Ufficio Stampa Modena Volley. Un grazie speciale a Stefano Signorelli
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DOVE IL TALENTO È DI CASA
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Uno ha vissuto da protagonista la stagione più florida della pallavolo italiana, facendo parte di quella generazione di fenomeni forse irripetibile e ora si è messo dietro la scrivania come direttore generale. L'altro è un giovane schiacciatore di talento che sta crescendo giorno dopo giorno, tra un allenamento, una partita e un esame di Economia all'Università. Ma non sono avversari, anzi. A unirli è un legame indissolubile, nello sport ma soprattuto nella vita. Padre e figlio, che quest'anno hanno vinto tutto quello che c'era da vincere in Italia (Super Coppa, Coppa Italia e Campionato di A1) con la DHL Modena Volley, insieme nella stessa squadra: Andrea e Luca Sartoretti. Li abbiamo incontrati per le foto al Pala Panini di Modena, gli abbiamo fatto quest'intervista alla quale si sono prestati con simpatia e sincerità, chiedendogli di sport, del loro forte rapporto con Città di Castello ma anche di cosa fanno al di fuori della pallavolo. E hanno risposto così. Perché consigliereste a un ragazzo di iniziare a giocare a pallavolo? ANDRE A : «È uno sport che mi ha consentito di crescere con dei valori importanti, mi ha permesso di incontrare tanti amici che mi hanno aiutato ed ho aiutato a vin-
cere. Perché questa è la pallavolo». LUCA: «Perché uno sport di squadra, consente di crescere dentro un gruppo nel rispetto degli altri e delle regole. È avvincente e ogni partita finisce solo dopo che è caduta l’ultima palla».
Andrea, che qualità “ruberesti” a tuo figlio; e tu Luca a tuo padre? ANDREA: «Ruberei a Luca la sua giovinezza che lo
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rende così spensierato e la freddezza che ha dimostrato durante questi play off partita dopo partita». LUCA: «Ruberei a papà il suo grande talento e la sua forza di volontà… e anche la battuta!». Se non il volley, in quale altro sport vi sareste visti bene? ANDREA: «Tennis, è uno sport che amo e che seguo sempre». LUCA: «Calcio, ma non ho potuto giocare a pallone perché quando ero piccolo abitavo a Cuneo, poi a Trento e la mamma non mi portava agli allenamenti, era troppo freddo e spesso nevicava». Invece, un difetto che proprio non sopportate nell'altro... ANDREA: «Il suo disordine». LUCA: «Se io sono disordinato è solo perché lui è troppo pignolo!». Raccontateci del vostro esordio. ANDREA: «Ho esordito a Città di Castello contro Battipaglia tra i 17 e 18 anni. Ricordo ancora il frastuono del palazzetto!». LUCA: Ho esordito a 18 anni con Città di castello a Macerata dove ho siglato il mio primo punto in A1». E la prima vittoria, la prima grande emozione sportiva? ANDREA: «La mia prima vittoria è stata la promozione in A1 di Città di Castello. Tante altre emozioni da giocatore fino ad arrivare alla soddisfazione da dirigente nel conquistare quest'ultimo Scudetto». LUCA: «La prima vittoria indimenticabile è stata la promozione con Città di Castello in A1. L’emozione più grande domenica 8 maggio al Pala Panini, vincere davanti a 6.000 persone». Curiosità, avete già vinto lo stesso numero di scudetti: che effetto fa? ANDREA: «Sono molto contento per Luca e gli auguro anche di superarmi in futuro». LUCA: «Provo una strana sensazione… Se ci penso ancora non credo di avere vinto un titolo così importante». Parliamo di Città di Castello: qual è il vostro legame con questa realtà? Cosa vi piace di più? Cosa rappresenta per voi? ANDREA: «Città di Castello è la mia città di adozione. Ho costruito lì la mia famiglia e tanti rapporti di amicizia». LUCA: «Città di Castello significa famiglia, amici.
Ogni anno, quando abitavamo lontano, tornavo a giugno in Altotevere ed era ogni volta una grande emozione. Poi ci sono andato a vivere, ho fatto il Liceo classico Plinio e dopo le superiori sono ripartito, ma lì c’è sempre la mia casa dove tornerò anche quest'estate». Come vedete l'Italia del volley alle Olimpiadi di Rio de Janeiro? ANDREA: «L’Italia è molto forte, può far bene. Spero che sia una bella estate per la Nazionale e per i miei ragazzi». LUCA: «Molto competitiva. La squadra è molto forte e potrebbe arrivare fino in fondo». Il mondo al di fuori della pallavolo: cosa vi piace fare? ANDREA: «Dedicare tempo, quel poco che mi rimane, alla mia famiglia. Mi piace correre e leggere libri». LUCA: «Quando posso studio anche se ho poco tempo. Mi piacciono le cose molto semplici, guardare film, ascoltare musica, uscire con amici». Dopo un anno così bello ma estremamente intenso come si stacca la spina... se si stacca? ANDREA: «Davvero un anno indimenticabile, la spina non l’ho staccata ancora…. Anzi, lavoro più di prima». LUCA: «Non si può staccare la spina, il ricordo affiora sempre perché abbiamo fatto qualcosa di grande. Continuo e continuerò ad allenarmi». Nel vostro futuro sportivo c’è? ANDREA: «Per il momento Modena». LUCA: «Non saprei ancora, ho qualche opportunità da valutare». Il vostro sportivo del cuore… ANDREA: «Andrè Agassi». LUCA: «Michael Jordan».
Grazie!
“TIFERNATI” A MODENA Lo scudetto di Modena ha una forte impronta tifernate. Matteo Piano (centrale) e Salvatore Rossini (libero) sono ormai due colonne della squadra emiliana (e della Nazionale), lo loro carriera ad alti livelli è iniziata con la maglia della Gherardi Svi Città di Castello. Matteo ha giocato in biancorosso dal 2011 al 2014, conquistando la promozione in A1 dopo 22 anni e centrando i play-off l’anno successivo. Salvatore ha disputato con i tifernati un campionato di A2, 2010/2011, lasciando un ricordo indelebile tra i tifosi per la sua grinta e il suo
valore. Ma non solo volley: nel suo percorso a Città di Castello infatti il ragazzo di Formia ha incontrato anche l’amore, sposandosi con Eleonora.
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by Marco Polchi & Andrea Tafini
ANDREA & LUCA SARTORETTI
HOME-GROWN TALENT 58
One starred in the most prosperous season of Italian volleyball, being part of that generation of, perhaps unrepeatable, phenomena and is now behind the desk as general manager. The other is a young talented ‘spiker’, (outside hitter), who is growing day after day in between training, matches and an Economics exam at university. But they are not opponents. Joining them is an unbreakable bond, both in sport but most of all in life. Father and son, who this year won everything there was to win in Italy, (Super Cup, Italian Cup and Championship A1), with DHL Volley Modena. On the same team; Andrea and Luca Sartoretti. We met them for photos and an interview at the Pala Panini Modena, and asked them about sports, their strong ties with Citta di Castello and what they do outside of volleyball. Here’s what they had to say... Why would you recommend a boy start playing volleyball? ANDREA: «It's a sport that allowed me to grow with important values, and which has allowed me to meet many friends who helped me and I helped win. This is volleyball». LUCA: «Because it’s a team sport where you can grow in a group with respect for others and for the rules. It’s exciting and each game only ends with the drop of the last ball». Andrea, what quality would you ‘rob’ from your son; and you Luca, what would you pinch from your father? ANDREA: «I'd steal Luca’s youth that makes him so carefree, and the coolness he ‘s shown in every game throughout these play-offs.». LUCA: «I'd steal dad’s great talent and his strength of will ... and his serve». If not volleyball, in what other sport would you have done well? ANDREA: «Tennis is a sport I love and will always follow». LUCA: «Football player, but I couldn’t play football because when I was little I lived in Cuneo, then in Trento and mum didn’t take me to training; it was too cold and often snowy». What can’t you stand about each other? ANDREA: «His untidiness». LUCA: «If I'm messy it’s only because he’s too picky». Tell us about your debut... ANDREA: «I debuted in Citta di Castello against Battipaglia between 17 and 18 years. I still remember the noise of the court». LUCA: «I debuted at 18 with Citta di Castello in Macerata where I scored my first point in A1». And the first victory, the first great sporting emotion? ANDREA: «My first victory was the promotion of Città di Castello to the A1 league. There were many other emotions,
from those of a player up to a manager’s satisfaction of winning this Scudetto». LUCA: «The first memorable victory was the promotion with Città di Castello to A1. The greatest excitement was on Sunday 8th May at the Pala Panini, winning in front of 6,000 people». Interestingly, you’ve both won the same number of badges. How does thatt feel? ANDREA: «I'm very happy for Luca and I hope he overtakes me in the future». LUCA: «It’s a strange feeling ... If I think about it I still don’t believe I’ve won such an important title». Talking about Città di Castello,what is your relationship with the town? What do you like best? What does it represent for you? ANDREA: «Citta di Castello is my adopted town. My family and many friendships have been made here». LUCA: «Citta di Castello means family, friends. Every year, when we lived far away, we came back in June and every time was a thrill. Then we came to live here, I went to the classic Pliny school and after high school I left , but this is always my home and where I’ll come back to this summer too». How do you see Italy doing in the volleyball at the Olympics in Rio de Janeiro? ANDREA: «Italy is very strong, we can do well. I hope it’s a good summer for Italy and for my lads». LUCA: «Very competitive. The team is very strong and could go all the way». What you like doing outside of volleyball? ANDREA: «What little I have left, I give to my family. I like running and reading books." LUCA: «When I can I study, even if I don’t have much time. I like simple things like watching films, listening to music, going out with friends». After a great but very intense year how do you switch off... if you switch off ? ANDREA: «It has been a truly unforgettable year, I’ve not switched off yet... Indeed, I work more than before». LUCA: «You can’t switch off, memories keep coming up because we did something great. I train and will carry on training». What’s in your sporting future? ANDREA: «Modena for now». LUCA: «I don’t know yet. I’ve got a few opportunities to think about». Who is your sports hero? ANDREA: «Andre Agassi». LUCA: «Michael Jordan». Thank you!
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ADRIANO BANELLI
IL MIO AMICO/MY FRIEND CLAUDIO RANIERI di Andrea Tafini
Adriano Banelli, classe 1948, è una gloria del calcio Città di Castello: cresciuto in biancorosso, ha legato la sua carriera sportiva a quella del Catanzaro, dove ha giocato dal 1967 al 1979 contribuendo a portare per la prima volta i calabresi in serie A. In quella squadra, allenata da Gigi Di Marzio, arrivò un giovano difensore romano; era Claudio Ranieri, destinato circa 40 anni dopo a compiere una delle più incredibili imprese della storia del calcio. «Quando Claudio venne a giocare a Catanzaro era il 1974 - racconta Banelli - allora eravamo ancora in B. Da lì è nata una grande amicizia che dura ancora…». Che anni sono stati quelli in cui avete condiviso la stessa maglia? «Abbiamo giocato cinque anni insieme, fino al '79, nel primo anno abbiamo perso lo spareggio per andare in serie A, l’anno dopo abbiamo centrato la massima serie per poi retrocedere subito e risalire, definitivamente per un po’ di anni, nel 1976. Sono stati cinque anni intensi che hanno cementato un’amicizia e creato un grande gruppo. Ranieri ha fatto riferimento spesso a quel gruppo come esempio di affiatamento». Un gruppo che si vede e si sente spesso ancora oggi. «Ci vediamo tutti gli anni, siamo circa otto ex giocatori di quella squadra e rispettive famiglie che s’incontrano grazie a Claudio; è lui che ha spinto per queste rimpatriate e che ci ospita a Roma, nel suo casolare in Toscana o sulla sua barca d’estate. Poi io e lui ci telefoniamo spesso, anche per i rapporti di amicizia tra le nostre mogli dato che fui proprio io a presentargli la sua attuale consorte.
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Lui si è sposato un anno dopo di me e un anno dopo di me ha avuto la sua prima figlia, e per la cronaca le abbiamo chiamate allo stesso modo, Claudia…». Da calciatore com’era? «Più o meno con lo stesso carattere di adesso, un tipo tranquillo ma con personalità; era l’unico che all’epoca teneva testa al presidente e alla società per avere un buon contratto, era un’epoca non facile dove non c’erano i procuratori e noi giocatori eravamo un po’ in balia delle società». Si aspettava una impresa del genere a Leicester? «No direi di no, l’obiettivo all’inizio era la salvezza, poi piano piano l’Europa League, poi la Champions e alla fine non si diceva più niente per scaramanzia. Il titolo è stato meritato, dicono che le big hanno fatto flop ma è una motivazione con poco fondamento, il Leicester ha fatto i suoi punti. Sono felice per Claudio perché fino a questa vittoria era spesso snobbato, nonostante abbia avuto un’ottima carriera su grandi panchine». Il prossimo anno sarà complicato ripetersi. «Ovvio, ma credo che farà bene, sono fiducioso perché la squadra ha dimostrato di avere dei valori. Conoscendolo poi credo che possa finire proprio la carriera lì, Claudio è innamorato del calcio inglese, della sportività dei tifosi e del clima meno stressante che da noi».
Adriano Banelli, born in 1948, is a football hero of the Upper Tiber Valley and grew up sporting the red and white. His sporting career was linked with Catanzaro, where he played from 1967 to 1979 and helped bring the Calabrians into the A league for the first time. A young Roman defender, Claudio Ranieri, came to the team coached by Gigi Di Marzio and, some 40 years later, was to score one of the most incredible feats in football history. «When Claudio came to play for Catanzaro in 1974 we were still in the B league. From then on a great friendship was born, which continues to this day...».
«More or less the same character as he is now, quiet but with personality. He was the only one at the time who was a match for the chairman and the club - to get us good contracts. It wasn’t an easy era - there were no lawyers and as players we were a bit at the mercy of the club». Did you expect an achievement like that in Leicester? «No, I would say no. The initial goal was salvation, then slowly the Europa League, the Champions League and then after that you don’t say anything else so as to avoid bad luck. The title was well deserved, although they did say the big teams were a flop, but there’s no justification for that - Leicester made the points. I'm happy for Claudio because until this victory he was often snubbed despite having had a successful career on a great scale». It will be difficult to repeat next year... «Of course, but I think he will do well. I’m confident because the team has demonstrated it has values. Knowing him I think he could finish his career there. Claudio loves English football, the sportiness of the fans and the less stressful atmosphere than the one we have here».
When did you play together? «We played together for five years until '79. In the first year we lost the play-off to go up to the A league, but the year after we hit the top we then rapidly moved up and down for a few years. They were five intense years that cemented a friendship and created a great unit. Ranieri has often referred to that group as an example of harmony». A group that you still see and speak with now.. «We see each other every year, about eight former players from that team and their families who meet thanks to Claudio; it’s him who pushes for these and hosts us in Rome, his farmhouse in Tuscany or on their summer boat. The two of us often call each other and our wives are also friends - I introduced him to his current wife. He got married a year after me and they had a daughter a year after ours was born; and for the record we called both of them Claudia». How was he as a player?
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IL VENTENNALE DELL’UMBRIA FILM FESTIVAL
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di Cristina Crisci
’Umbria Film Festival di Montone taglia quest’anno il traguardo dei 20 anni confermandosi come una delle vetrine più originali e seguite del cinema internazionale, complice anche il bellissimo scenario di uno dei borghi più belli d’Italia: Montone.
Dal 6 al 10 luglio - con ingresso gratuito e fino a esaurimento posti - si svolge nel suggestivo borgo dell’Altotevere, la ventesima edizione dell’Umbria Film Festival, sotto la direzione artistica di Vanessa Strizzi, quella organizzativa di Marisa Berna e la presidenza onoraria di Terry Gilliam. Circondato dal verde, dai querceti e dagli olivi e patria di Braccio Fortebraccio, il borgo di Montone presenta un parterre di ospiti internazionali, tavole rotonde, concerti, ma soprattutto proiezioni che animeranno Piazza Fortebraccio. Dalle anteprime di cortometraggi internazionali, a quelle dei lungometraggi, per arrivare ai cortometraggi per bambini e quelli realizzati da videomaker umbri, per la sezione del concorso Umbriametraggi. Tra i lungometraggi
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presentati, il danese Men and Chicken di Anders Thomas Jensen, commedia surreale interpretata da Mads Mikkelsen, in cui due fratelli, alla morte del padre, scoprono un'orribile verità su loro stessi e i loro familiari. Partecipa come ospite la regista danese Lone Scherfig (Italiano per principianti; An education; Posh) e Rachel Portman, compositrice inglese, prima donna ad aver vinto un Premio Oscar per la migliore colonna sonora, nel 1997, (per il film Emma), autrice tra l’altro delle musiche originali dei film «Le regole della casa del sidro», «Smoke», «Chocolat», «Oliver Twist» di Roman Polański, «La duchessa» e «Non lasciarmi». In programma anche la mostra fotografica di Rebecca Heyl, che ripercorre la storia dei primi 20 anni del festival attraverso le foto ufficiali e quelle dietro le quinte e la consueta tavola rotonda sui migranti, quest'anno dal titolo «Seconde Generazioni fra appartenenza e rischio di derive fondamentaliste», che si svolge nella Chiesa Museo di San Francesco di Montone il 10 luglio alle ore 15.30.
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piccoli borghi. L’obiettivo primario del progetto è lo sviluppo di un turismo di qualità, ad alto valore aggiunto, che aumenti l’indotto economico di tutto il settore terziario e “destagionalizzi” i flussi turistici. Nasce da qui l’esigenza di intercettare sul mercato turistico nazionale e internazionale, quella fascia di turismo con un trend sempre più in evoluzione, alla ricerca di nuove motivazioni di visite e soggiorno nelle località turistiche anche minori. Il nostro territorio collocato in una felice posizione geografica, offre la possibilità di conoscere luoghi di intatta bellezza, dai colori e dai paesaggi autentici, ancora per certi aspetti selvaggi, dove i profumi e i sapori di un cibo genuino ci riconducono al passato. Un passato che ci ha lasciato un ricco patrimonio artistico, archeologico e di tradizioni. Scrive il celebre fotografo Steve McCurry: “ anche negli angoli dimenticati e nascosti del paese ci si imbatte in quantità massicce di eleganza e poesia, nell’architettura e nell’arte. In Italia mi piace esplorare il vecchio e il nuovo e vedere come di intersecano… e se dovessi consigliare un posto da visitare nel mondo non esiterei: è l’Italia.” È l’Umbria, diciamo noi!
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DONNE IMPRENDITRICI
LORENZA BIANCHINI di Marco Polchi
COSÌ GUARDO AL FUTURO Una donna dalle mille risorse. Una donna al timone di una grande azienda altotiberina specializzata in infissi e serramenti (la Bianchini Infissi, appunto). Una donna che però non si spaventa in un settore tradizionalmente maschile e quindi spesso (ma non sempre) anche maschilista. Lei è Lorenza Bianchini: forte, determinata, che tra un progetto e l'altro di lavoro ha sempre voglia di imparare nuove cose, che ha davvero poco tempo libero e ne vorrebbe un po' di più per stare con la suo figlio e magari per viaggiare; e infatti tra dieci anni si vedrebbe volentieri a New York. Intanto, noi l'abbiamo incontrata.
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Per cominciare, come e quando è iniziata la sua esperienza imprenditoriale? «Sono entrata in azienda appena terminati gli studi e dopo aver frequentato un corso organizzato dalla Luiss di Roma in tema gestione dell’imprese. All’interno della mia azienda, che come la gran parte del tessuto economico umbro ma anche nazionale è a carattere familiare, grazie alla guida di mio padre ho seguito un percorso di affiancamento in tutti i ruoli: segreteria, amministrazione, logistica, ufficio acquisti e ufficio tecnico, in modo da comprendere le dinamiche aziendali». Dal 2002 è amministratrice delegata della Bianchini Infissi: di quali numeri si parla? «Negli ultimi anni l’azienda è cresciuta molto, oggi occupa circa 60 dipendenti oltre a numerose ditte che operano per conto nostro. È presente con rivendite in tutta Italia. Operiamo in tutto il territorio nazionale ma anche all’estero: Francia, Tunisia, Marocco, Libia e anche Costa D’avorio». Quale settore ha maggiormente sviluppato? «Ho curato direttamente l’apertura dei Bianchini Point, gli show room dove è possibile trovare i nostri prodotti e tutto ciò che riguarda il mondo dei serramenti. Organizziamo eventi in collaborazione con altre aziende, anche di settori diversi; l’ultimo che abbiamo fatto è stato “Porte Aperte all’eccellenze”, per dare maggiore visibilità a realtà innovative e di qualità. Nel 2008 poi, è stata costituito il comparto “Energy”, con il quale abbiamo sviluppato il settore delle energie rinnovabili. Negli ultimi anni si è puntato molto sulla riqualificazione energetica degli edifici». La crisi morde eccome, in che modo cercate di reagire? «Investendo costantemente nella ricerca, abbiamo brevettato sistemi per offrire prodotti e servizi sempre più completi. L’innovazione dei processi di produzione ci permette di essere competitivi con particolare attenzione agli stringenti controlli di qualità. Inoltre cerchiamo di essere presenti in numerose manifestazioni di settore, anche tecniche e formative, dando il nostro contributo». Parlando in maniera più ampia, siete inseriti nel settore dell'edilizia: come si trova a dirigere un'attività in un ambito tradizionalmente maschile? «Molto bene a dire la verità, amo il mio lavoro e lo faccio con passione: per carattere sono una persona a cui piace stare in mezzo alla gente anche se devo ammettere che non è stato facile e non è facile tuttora. Mi è capitato in più occasioni che professionisti del settore mi abbiano detto che è strano di trovarsi a parlare di questioni tecniche con una donna».
Ha mai pensato di esportare la sua esperienza in altri settori? «Sono inscritta al Rotary, anche se ammetto di dedicargli poco tempo ultimamente, sono vice-presidente del Gruppo Giovani Imprenditori Umbri e consigliere territoriale di Confindustria a Città di Castello. Ritengo che sia dovere di ogni cittadino contribuire ad aiutare gli altri, come ognuno può, ma per la politica ho ancora tempo...». Ecco, infatti: lei è iscritta al Gruppo Giovani Imprenditori. Che tipo di esperienza è? «Sono iscritta dal 1998 al Gruppo Giovani, appena compiuti 18 anni; è un esperienza importantissima, ha contribuito in maniera fondamentale alla mia formazione. Ho conosciuto molti amici e colleghi e devo dire che il confronto con chi si trova a vivere le tue stesse problematiche è una scuola importante. Idee, spunti, esperienze e formazione ti danno la motivazione e l’entusiasmo per fare questo lavoro». Ha mai pensato di cambiare totalmente vita? «Credo che ognuno di noi ami fantasticare e trovarsi magari su qualche isola.. ma poi la famiglia e il lavoro – che sono il mio motore – ti fanno tornare alla realtà». Quali sono, secondo lei, le doti che un imprenditore deve avere per affermarsi? «Intelligenza, serietà e soprattutto curiosità». Come si vede Lorenza Bianchini tra dieci anni. «Mi vedrei a New York…». Mi dica un sogno nel cassetto. «Scrivere un libro e poter viaggiare di più». Ci troviamo spesso a parlare delle difficoltà nel conciliare famiglia e lavoro: è così anche per lei? «Sì, è complicato conciliare famiglia e lavoro; cerco di farlo al meglio e sono anche convinta che le donne, se vogliono, abbiano una marcia in più!» Come valuta la situazione delle donne in Italia rispetto a questo argomento? «La donna ha gli stessi diritti dell’uomo ma in realtà non è proprio cosi. Oggi ci sono donne manager, donne che fanno carriera in politica e anche donne scienziate, donne pilota, donne designer che si trovano costrette molte volte a scegliere tra mantenere un lavoro o fare figli. E questo non è giusto». E lei come si organizza per far quadrare il cerchio? «Non è facile: con sacrificio, impegno e tanta passione».
Cosa le piace più del suo lavoro? «Mi piace che con i nostri prodotti contribuiamo al benessere, al comfort e al design abitativo delle persone».
Infine, la sera torna a casa: cosa sceglie, un film o un libro? «Scelgo di stare con mio figlio, assolutamente».
E cosa meno? «Avere poco tempo libero».
Cosa vorrebbe trasmettergli? «Quello cha ha trasmesso a me mio Padre : il coraggio e la forza».
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LORENZA BIANCHINI by Marco Polchi
AS I LOOK TO THE FUTURE A woman of many resources. A woman at the helm of a great Tiber Valley firm specializing in fixtures and doors (Bianchini Infissi, to be precise). A woman who, however doesn’t get frightened in a sector that is traditionally male and therefore often (but not always) chauvinist as well. We present you Lorenza Bianchini: strong, determined, one who always has a desire to learn new things when she is between one project and another, but who has very little free time and would like to have a little bit more in order to spend time with her son and perhaps travel; and in fact, in ten years’ time she would happily go to New York. In the meantime, we have met her. By Marco Polchi To start, how and when did you begin your entrepreneurial experience? «I began working in the firm just after I had finished my studies and attended a course on managing a company organized by Luiss in Rome. Within the firm, like the majority of Umbria’s economy, as well as the national economy, there is a kind of family character, and I wanted to go alongside all the roles in the company: the secretary, the logistics, the purchasing office and the technical office, so that I could understand our company’s dynamics». Since 2002, you have been the CEO of Bianchini Infissi: what are your numbers? «In recent years the firm has grown a lot, today there are about 60 employees besides numerous firms which work for us. We have retailers in all of Italy. We work in all the national territory but we also work abroad: in France, Tunisia, Morocco, Libya and the Ivory Coast». Which area have you developed the most? «I have been directly involved in opening the Bianchini Point, these are show rooms where it is possible to find our products and all that surrounds the world of fixtures. We organize events in collaboration with other companies, even of different sectors; the last one we did was “Porte Ap-
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erte all’eccellenze” (Doors open to excellence), to give more visibility to the world of innovation and quality. Then in 2008, the branch called “energy” was established with which we have developed a sector of renewable energy. In recent years we have really focused on energy re-certifications of buildings». You can feel the crisis, can’t you? in what way are you trying to respond? «Constantly investing in research, we have patented some systems to offer products and services which are more and more complete. The innovation of the processes of production allows us to be competitive with particular care to the urgent quality controls. Besides this, we are trying to be present at numerous events in our sector, as well as technical and instructive, giving our own contribution». Speaking from a broader point of view, you are in the construction and building industry: how do you feel about managing a company in a traditionally male environment? «I feel great to tell the truth, I love my work and I do it with passion: I’m a person who loves to stay with people, even though I admit, it hasn’t been easy and it isn’t easy now. On more than one occasion, it has happened that professionals in my sector have told me that it is strange to talk to a woman about technical details». What do you like most about your job? «I like it that with our products we contribute to well-being, to comfort and to home design of people». And what do you like less? «Having little free time». Have you ever thought about bringing your experience into other sectors? «I am a member of the Rotary Club, even though I admit, I have not given them much of my time lately, I am vice-president of the Gruppo Giovani Imprenditori Um-
Lorenza Bianchini in azienda con il fratello Carlo
bri and Territorial advisor of the Confindustria of Città di Castello. I feel that it is every citizen’s right to contribute and help others, as each one can, but for politics I still have time to get involved…». Yes, in fact, you are a member of the Gruppo Giovani Imprenditori. What kind of experience is it? «I have been a member of the Gruppo Giovani since 1998, as soon as I turned 18; it is a very important experience, it has contributed in a fundamental way to my development. I have met many friends and colleagues and I have to say that confronting one’s self with others who find themselves facing your same difficulties is a great school. Ideas, stimulations, experiences and training give you motivation and enthusiasm to do this job». Have you ever thought about changing your life completely? «I believe that every one of us loves daydreaming about being on an island…but then family and work - which are my motors - make you return to reality». Which are, according to you , the abilities that an entrepreneur must have in order to be successful? «Intelligence, professionalism and above all, curiosity». How do you see yourself in ten years’ time? «I see myself in New York…».
Tell me about a dream you have. «To be able to travel more». We often find ourselves talking about the difficulties of reconciling having children and working: is it the same for you as well? «Yes, it’s complicated to reconcile family and work; I try to do it as best as possibile and I am convinced that women, if they want, have a leg up!». How do you evaluate the situation of women in Italy in regards to this argument? «Women have the same rights as men, but in reality it is not like this. Today there are women managers, women who have a career in politics and even women scientists, women pilots, women designers, who many times find themselves compelled to choose between keeping a job or having children. And this is not right». How do you manage to put every piece into place? «It’s not easy: with sacrifice, hard work and a lot of passion». At the end of the day, you return home: what do you choose, a film or a book? «I choose to stay with my son, absolutely». What would you like to pass on to him? «Courage and strength».
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a casa di
ELIO MARIUCCI L’ARTE SPOSA L’ARTIGIANATO by Claudia Belli
guarda il video dell'intervista
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Non è facile inquadrare il ruolo dell'arte nella vita di Elio Mariucci, la sua casa è una sorta di museo in cui le opere si confondono con creazioni di altri artisti, molti dei quali suoi amici, e di oggetti collezionati nell'arco degli anni; dietro ogni dettaglio si nasconde un ricordo. Oltre alla pittura, alla scultura e ai suoi mobili speciali, Elio si è occupato anche di teatro e recentemente di poesia, ma il primo amore rimane il pennello ed è una passione nata molti anni fa. «In prima elementare, in occasione del Natale del '52, mi fu regalato un astuccio con la zip, io fino ad allora avevo visto solo quelli in legno col coperchio che si sfilava. Aprendo il nuovo astuccio venivano fuori tutti i colori, c'era anche il compasso e ho avuto una folgorazione, sono stato colpito come San Paolo sulla via di Damasco. Ero talmente felice che in quel momento ho deciso che nella vita avrei fatto il pittore». Anche l'artigianato gioca un ruolo importante nel percorso artistico di Elio, i suoi mobili colorati sono qualcosa di più di semplici cassettiere, prendono forme insolite e a volte diventano veri e propri personaggi. «Io ho sempre dipinto, ma dopo la scuola ho lavorato in una litografia ed era una situazione che mi stava stretta: dopo 13 anni me ne sono andato senza sapere cosa avrei fatto dopo. Fortunatamente i miei cognati facevano già i falegnami e con loro ho resistito ben quattro giorni, poi mi sono messo per conto mio e nel frattempo cercavo vecchi mobili al mercatino di Arezzo per smontarli e rimontarli come volevo. Così ho avviato un'attività di restauro e piano piano ho cominciato a introdurre il colore, finché ho iniziato a decorare i miei primi mobili». All'inizio quindi sono i vecchi mobili a trovare una nuova vita, ma piano piano anche altri piccoli oggetti diventano parte di un modo di concepire l'uso delle cose: «L'idea del recupero per me è sempre stata affascinante ed è venuta da un'altra parte della mia vita. Abitavo in un palazzo molto grande con un'immensa soffitta piena di cose vecchie dove passavo moltissimo tempo, cercando di assemblare pezzi improbabili nel tentativo di ridargli un'identità e un'anima. Ero affascinato da tutto ciò, tanto che ancora oggi recupero oggetti, persino nelle discariche: mi sono accorto che la gente butta cose straordinarie!». Questa intensa spinta creativa trova ancora più forza nelle collaborazioni, in particolare quella con un collettivo di artisti molto speciale.
«Sì, è il gruppo 13x3 che nasce nel 1978 per dare forza a delle teorie, a un movimento. Il nome è una sigla che prende spunto dal nostro primo manifesto che rappresentava la gigantografia di una pennellessa le cui misure erano appunto 13x3 cm. A Città di Castello c'erano già molti pittori bravissimi con i quali abbiamo iniziato, alcuni di loro hanno poi proseguito per la loro strada, mentre io, Gino Meoni, Corrado Ottaviani e Piero Pellegrini abbiamo proseguito insieme fino alla morte di Piero, che era il teorico del gruppo. Poi è scomparso anche Ottaviani e il gruppo non aveva più ragione di esistere. Da qualche anno abbiamo dato vita al gruppo Artefare, a cui appartengono anche altri artisti di Città di Castello». Anche tra le mura domestiche possono nascere veri e propri gruppi di lavoro, nel caso della famiglia Mariucci è qualcosa di più che una collaborazione occasionale. «Il laboratorio dei mobili, che purtroppo non esiste più, era portato avanti da me e da mia moglie Manuela, poi è entrata nostra figlia Veronica. La mia collaborazione principale è con mia moglie, con la quale mi confronto anche in maniera rude, ma lei spesso è quella che con calma mi riporta sulla linea giusta». Elio ha avuto modo di lavorare all'estero in più occasioni, non è stato difficile percepire che purtroppo in Italia c'è ancora poca apertura nei confronti dell'arte contemporanea a... «Fin dalla mostra a Francoforte con 13x3 ho avvertito una differenza enorme. In Germania fin dal dopoguerra hanno abituato i giovani all'arte contemporanea, mentre qui al massimo si sfiora il Futurismo e non si va oltre. Tre anni fa abbiamo realizzato un progetto bellissimo per una scuola di Norimberga dove si insegnava anche mineraloterapia: per loro abbiamo costruito tra l'altro un grande armadio a forma di sasso all'interno del quale era dipinto un prato fiorito». Mentre già bolle in pentola un nuovo progetto destinato a una galleria di Francoforte, in cucina Elio preferisce proporre qualcosa legato alla tradizione italiana: la mitica pappa al pomodoro in versione umbra. «Sono tre i motivi per cui ho deciso di preparare questo piatto: il primo è che adoro il rosso, il secondo è perché è una ricetta semplice e veloce, mentre il terzo importante motivo è rappresentato dall'ingrediente principale che è il pane raffermo, qualcosa da recuperare».
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ÂŤRecupero oggetti, persino nelle discariche: mi sono accorto che la gente butta cose straordinarie!Âť
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ELIO
AT MARIUCCI’S HOME, ART UNITES WITH
CRAFTMANSHIP by Claudia Belli
It is not easy to describe the role of art in the life of Elio Mariucci, his house is a kind of museum in which the works of art blend with creations by other artists, many of whom are his friends, and of objects collected throughout the years; in every detail a memory hides. Besides painting, sculpting and his special furniture, Elio has been involved in drama and recently in poetry, but his first love remains the paint brush and it is a passion that was born many years ago. «In first grade, at Christmas time of year 1952, I was given a pencil case with a zipper, up to then I had only seen the wooden ones with the lid that would slide off. Opening my new pencil case all the colors came out, there was a compass too and I had a flash of inspiration, I was struck like Saint Paul on the way to Damascus. I was so happy that in that moment I decided that in my life I would have been a painter».
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Craftsmanship plays an important role in Elio’s artistic path as well, his colorful furniture are something more than simple dressers, they have unusual shapes and sometimes they become real and true characters. «I’ve always painted but after finishing school I worked in a lithography office and it was a situation that felt too tight for me: after 13 years I left without knowing what I would have done afterward. Luckily my brothers-in-law were already carpenters and I managed to resist four whole days, then I opened my own business and in the meantime I would look for old furniture at the antiques market in Arezzo to take them apart and put them back together the way I wanted. So I started a furniture renovation business and little by little I began to introduce color, until I started to decorate my first pieces of furniture». So at the beginning the old furniture found a new life, but little by little other small objects as well are becoming part of a way to conceive the use of things: «The idea of recycling has always fascinating me and comes from another part of my life. I used to live in a really big building with an enormous attic full of old things where I used to spend a lot of time, trying to assemble unlikely pieces trying to give them an identity and a soul back. I was fascinated by all that, so much that today I still recycle objects, even in dumpsters: I have come to realize that people throw away extraordinary things!». This intense creative drive finds even more strength in your collaborations, in particular the one with a very special group of artists.
«Yes it’s the 13x3 group which was born in 1978 to give strength to some theories, to a movement. The name is an acronym that takes its inspiration from our first poster which represents a blown up picture of a paint brush whose measurements were 13x3 centimeters. There were already many very good painters in Città di Castello with whom we started, some of them have continued on their own way, while I, Gino Meoni, Corrado Ottaviani and Piero Pellegrini continued on together until Piero’s death, who was the theorist of the group. Then Ottaviani died as well and the group had no reason to exist anymore. A few years ago we started the group Artefare, which other artists from Città di Castello belong to». Even within household walls real working groups can be started, in the case of the Mariucci family it is something more than an occasional collaboration. «The furniture lab, that sadly doesn’t exist anymore, was carried on by me and my wife Manuela, then our daughter Veronica joined in on it as well. My main collaboration is with my wife, with whom I have confrontations, even in a curt way, but she is the one that often, in her calm way brings me back on the right track».
Elio has had the chance to work abroad on many occasions, and it has not been difficult to sense that in Italy there’s still little openness towards contemporary art … «Since the exibition in Frankfurt with 13x3 I’ve sensed a huge difference. In Germany since post-war they have gotten their youth used to contemporary art, while here at the most we lightly touch on Futurism and don’t go any further. Three years ago we did a beautiful project for the school of Nuremberg where they were teaching mineral therapy: among the other things we built a big wardrobe for them, shaped like a rock and inside it we painted a meadow in bloom». While he’s already preparing a new project for a gallery in Frankfurt, in the kitchen Elio prefers to serve something from the Italian tradition: the fabulous tomato mush in the Umbrian version. «There are three reasons why I’ve decided to prepare this dish: the first reason is that I love red, the second reason is because it’s a simple and quick recipe while the third important reason is represented by the main ingredient which is stale bread, something to reuse».
LA RICETTA DELL'ARTISTA - RECIPE OF THE ARTIST LA PAPPA AL POMODORO DI ELIO La dadolata di pane raffermo e tostato in forno, tagliato a cubetti precisi, è ammorbidita nell'aglio porro fatto appassire in olio bollente e brodo vegetale. A questo punto si aggiunge la passata di pomodoro finché non si raggiunge la tipica consistenza della pappa. Elio prepara tutto con precisione e con l'attenzione tipica di chi non è molto abituato a stare in cucina, sarà per questo che Manuela vigila su ogni passaggio cercando di aiutarlo e dando vita a quei piacevoli battibecchi che caratterizzano la vita quotidiana delle coppie di lunga data e che probabilmente sono parte anche del loro sodalizio artistico oltre che coniugale. Sarà anche per questo che nel sapore si sente il gusto semplice e rassicurante del quotidiano, la presentazione geometrica e colorata però ha ben poco di tradizionale ed è tutta opera dell'artista astratto, fino alla pennellata finale di basilico.
ELIO’S TOMATO PORRIDGE The dices of stale bread are toasted in the oven, cut in precise dices, and softened in scallion melted in boiling oil and veggie broth. Then you add tomato sauce until you reach the typical consistence of the mush. Elio prepares everything very precisely and with the attention typical of those who are not used to being in the kitchen, maybe this is why Manuela watches upon every step trying to help him and causing those lovely squabbles that characterize the daily life of long time couples and that probably are part of their artistic bond as well as their marital one. Maybe this is also why in the flavor you can feel the simple and reassuring taste of daily things, the geometrical and colorful presentation though it has very little traditional in it and is completely a work of the abstract artist, up to the last brush of basil.
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F O C U S
S U
C A L I B R O
F E S T I V A L
di Esther Guiducci
2016: QUELLO CHE È STATO... A risollevare le sorti della spesso bistrattata cultura, almeno a Città di Castello, ci ha pensato in primavera CaLibro festival: giunto ormai alla sua quarta edizione accoglie un pubblico sempre numeroso e variegato. Lontano dal creare un evento per così dire elitario, anche quest'anno CaLibro ha tentato di veicolare un messaggio dall’importanza non trascurabile: la letteratura è davvero per tutti e tutti devono avere la possibilità di trarne giovamento. Sono stati dodici gli eventi in cui il festival si è articolato: l’esordio, strizzando l’occhio alla tecnologia, ha consentito via Skype di colmare l'assenza fisica del premio Goncourt 2015 Mathias Enard messo in contatto con Filippo Tuena nel primo incontro internazionale di Calibro Festival. Tanti i nomi importanti che sono stati celebrati: dal solitario e oscuro Michele Mari, al vivace ed esuberante Antonio Pascale, passando poi per Michela Murgia, Giordano Meacci, Edgardo Franzosini, fino ad arrivare al grafico e designer Riccardo Falcinelli. Gli organizzatori hanno riscosso un successo tanto notevole, quanto meritato e sono stati spalleggiati dagli studenti del Liceo Plinio il Giovane in un progetto innovativo, «CaLibro Newsroom». I giovani reporter culturali hanno potuto collaborare in prima persona, occupandosi della cura dei social network e della redazione
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delle cronache dei singoli eventi. Il grande David Foster Wallace infine, con il suo «Il rap spiegato ai bianchi», ha ispirato il tema ideale per i festeggiamenti conclusivi. La festa finale è stata un'occasione non solo di divertimento, ma ha messo in comunicazione il pubblico dell’evento, unito dall’interesse e dalla curiosità verso la lettura. Che altro dire: nessun evento finora è mai stato di questo CaLibro! ...E QUELLO CHE SARÀ: NEL 2017. La quinta edizione del festival di letture è ancora lontana, ma gli organizzatori sono già al lavoro. Abbiamo posto alcune domande a
Quali sono stati i punti di forza relativi a questa edizione di CaLibro 2016 che cercherete di riproporre il prossimo anno? «Da quando abbiamo deciso di dar vita a CaLibro non abbiamo mai smesso di lavorare tutti insieme per renderlo ad ogni edizione un festival migliore: continueremo a farlo e a impegnarci perché questo avvenga. Se in molti si sono affezionati a CaLibro è anche per questa nostra continua voglia di crescere e sperimentare forme di coinvolgimento diverse. Anche per questa edizione, come per le passate, le performance di partecipazione collettiva hanno avuto un bellissimo riscontro di pubblico e ovviamente punteremo su queste. A riguardo, mi viene da citare ‘Libri in Fuga’, l'accampamento di racconti dal mondo allestito al Quadrilatero di Palazzo Bufalini o il percorso poetico itinerante di "Ai Versi Domiciliari", ma CaLibro è una ricetta ben dosata di ingredienti diversi e il suo vero ed esclusivo punto di forza, secondo noi, è proprio questo». CaLibro 2017 dista ancora alcuni mesi: ci saranno altre iniziative nel corso di questo periodo?
Sara Polverini, una delle promotrici per saperne qualcosa di più.
«Sono previsti diversi micro eventi che permetteranno a CaLibro di coinvolgere e interessare il pubblico alla prossima edizione. Sulla nostra pagina facebook o sul sito www.calibrofestival.com vi terremo sempre aggiornati su
tutto quello che accadrà da qui al prossimo Festival».
Verrà riproposta la collaborazione con i giovani del Liceo Classico Plinio il Giovane?
Come sarà finanziato il festival?
«La collaborazione con i giovani del Liceo è stata una delle più belle novità di questa edizione, ne siamo entusiasti e credo che anche i ragazzi che hanno partecipato e ci hanno visto - emozionati, a volte confusi e spesso stanchi - nei va ‘dietro le quinte’ abbiano portato con loro un buon ricordo. Quindi sì, CaLibro 2017 non potrà fare a meno di loro».
«Non nascondiamo che questo del finanziamento è un tema spinoso e, alla lunga, potrebbe rappresentare un limite alla nostra azione. Finora ci siamo basati su fondi quasi irrisori, cercando di arrangiarci e chiedendo una mano "dal basso" attraverso campagne di crowdfunding. Tuttavia un festival come il nostro è fatto di viaggi e trasporti, di affitto di impianti, di stampa di materiale informativo, di pasti offerti agli ospiti, di allestimento e di mille altre attività
che richiedono delle uscite economiche. Per il 2017 cercheremo di partecipare a bandi e individuare possibili sponsor per finanziarci. Non sarà facile, ma non ci perdiamo d'animo!».
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MICHELA MURGIA di Cristina Crisci
«L’UMBRIA, LA SUA BELLEZZA CURATIVA E LE RESISTENZE CULTURALI» 86
«Perugia è una città dalla bellezza pedagogica e curativa: qui ti dimentichi per un po' di molte cose brutte e ti ricordi perché quelle che brutte non sono vanno difese con il massimo della determinazione e dell'intelligenza. Gli incontri, qui, hanno favorito questa percezione: piccoli festival come CaLibro e associazioni come Nemo sono la prova che c'è una resistenza culturale forte che ha intenzione di durare almeno quanto le mura entro cui ha la fortuna di potersi esprimere»: così la scrittrice Michela Murgia parla dell’Umbria dove ad aprile ha trascorso alcuni giorni. Giorni intensi, durante i quali ha parlato dei suoi libri, ha incontrato gli studenti, i richiedenti asilo politico, portando la sua visione del mondo, della letteratura, dell’amore e dei tabù, annessi e connessi, al tempo che viviamo. Ho intervistato Michela Murgia per CaLibro, il festival di Città di Castello che l’ha portata al Teatro degli Illuminati dove lei è arrivata col suo carico di pensieri, ironie e verità taglienti che giungono in modo così diretto al pubblico, tanto da farne una delle intellettuali italiane più impegnate sotto molti fronti, non solo letterario. Dopo Accabadora, libro che fu premio Campiello nel 2010 (e tradotto in 28 lingue), a novembre è uscito per Einaudi, Chirù con una formula di promozione decisamente nuova… Infatti Chirù, il protagonista del tuo libro è uscito dalle pagine prima della pubblicazione ed è apparso nei social network facendosi un sacco di amici, con un profilo Facebook molto seguito, in una sorta di call-to-action letteraria. Come è nata questa idea e perché? «Chi può decidere quando inizia e quando finisce un libro o una storia? Io ho semplicemente utilizzato i social network per parlare di Chirù attraverso un profilo nel quale come in un diario raccontavo le esperienze e i problemi quotidiani di un normale adolescente: in questo modo, i suoi ‘seguaci’ si sono affezionati all’anima del personaggio, ancor prima della pubblicazione del libro. Io tuttora penso che quello che ho fatto con Chirù tra 30 anni non sarà la norma, ma la preistoria della norma». Hai definito Chirù (libro che narra la storia tra un ragazzo giovane e una donna più grande, Eleonora), come un racconto sul potere e sulle varie forme che questo assume nei rapporti umani. «Sì certo, questa non è una storia da prurito: Chirù ed Eleonora non vanno a letto insieme lo dico per chi invece cercava altro. Il libro affronta i sentimenti e le tensioni che si creano tra i due: penso che tra un uomo e una donna che si amano c’è un potere enorme in gioco, i rapporti equilibrati non esistono, siamo sem-
pre in un gioco di pesi e contrappesi. Una cosa è sicura: sotto il mantello di velluto dell’amore c’è nascosto un coltello, sempre». La donna è una figura centrale all’interno dei tuoi libri: a che punto siamo, oggi nel percorso di emancipazione femminile? «Direi che molte conquiste sono state fatte, ma le resistenze sono sempre ben organizzate, nel senso che l’onda reazionaria non cessa mai. Questa generazione non solo non deve abbassare la resistenza, ma deve essere più brava delle femministe che ci hanno preceduto, le quali, spesso, il testimone invece di passarlo se lo sono tenuto». Tu sei molto impegnata in temi e battaglie sociali: come concili il tuo ruolo di scrittrice con quelle di intellettuale? «È un’area pubblica ambivalente: scrivo i miei libri per avere lo spazio per dire le cose che per me sono importanti». Ti sei candidata come presidente della Sardegna alla guida di un progetto indipendentista: il tuo impegno continua in quali direzioni? «Continua, sempre nella stessa direzione».
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MICHELA MURGIA by Cristina Crisci
«UMBRIA, ITS HEALING BEAUTY AND CULTURAL OPPOSITIONS» «Perugia is a city with an educational and healing beauty: here you are able to forget many terrible things for a little while and to remember why the things that are not terrible must be protected with as much determination and intelligence as possible. Meetings that take place here have fostered this perception: little festivals like CaLibro and associations like Nemo are the proof that there is a strong cultural resistance that is willing to survive at least as long as the walls inside it is lucky enough to express itself»: with these words the writer Michela Murgia talks about Umbria, where she spent a few days in April. Intense days, during which she spoke about her books, she met with students, with asylum seekers, bringing her view of the world, of literature, of love and of taboos, with their related matters, for the times in which we are living. I interviewed Michela Murgia for CaLibro, the festival in Città di Castello which has brought her to the Illuminati Theatre where she arrived with her load of thoughts, ironies and sharp truths which reach the audience in such a direct way that makes her one of the most actively involved Italian intellectual speakers in many different areas, not just literary. After Accabadora, the book that received the Campiello reward in 2010 (and was translated in 28 languages), in November was published by Einaudi, Chirù with a decisively new promotional formula… In fact Chirù, the main character of your book came out of the pages before its publishing and appeared in social networks, making a bunch of friends, with a highly followed Facebook profile, in a sort of literary call-to-action. How and why did this idea come up? «Who can decide when a book or a story starts and ends? I’ve simply used social networks to talk about Chirù using a profile in which, as in a diary, I spoke about
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experiences and daily problems of an average teenager: in this way his ‘followers’ have gotten attached to the soul of the character before the book was even published. I still think that what I’ve done with Chirù, in 30 years will not be the normality, but the early stages of normality». You have defined Chirù (a book that tells about the love story between a younger guy and an older woman, Eleonora), as a story that talks about power and the various forms that it assumes in human relationships. «Yes, sure, this is not a ‘hot’ story: Chirù and Eleonora aren’t sleeping together, I say this for those people who were looking for something else. The book tells about the feelings and tensions between the two of them: I think that between a man and a woman who are in love there’s a huge power in the game, balanced relationships do not exist, we’re always in a game of weights and counterweights. One thing is sure: under the velvet cloak of love there hides a knife, always». The woman is a key figure in your books: where are we at today in the path towards women’s emancipation? «I would say that many conquests have been made but the oppositions are always well organized, in the sense that the reactionary wave never ceases. This generation not only must not lower the resistance but must be better than the feminists that have preceded us whom, often, instead of passing the baton have kept it for themselves». You are very involved in causes and social battles: how do you reconcile your role of writer with that of being an intellectual? «It’s a dual public area: I write my books in order to have the space to say the things that I consider important». You have candidated yourself for presidency in the region of Sardinia to guide a project to be independent: in which direction will your commitment continue? «It continues on, always in the same direction».
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Spirito agonistico, amore per lo sport, ma soprattutto amicizia e voglia di stare insieme. Sono gli ingredienti del gruppo Nuotatori tifernati di Polisport: una compagine affiatata che mette insieme persone di tutte le età, da 20 fino a quasi 80 anni. Un sodalizio variegato che può vantare una storia di oltre 30 anni, come ci spiega uno dei responsabili, Valentino Cerrotti: le origini risalgono ai primi anni ottanta, quando è iniziata la tradizione del nuoto a Città di Castello, e attraverso varie associazioni (come gli “Amici del nuoto”, Cnat master e Tiferno nuoto) ha trovato l’assetto attuale all’interno della Polisport. Come si conciliano età così diverse nello stesso gruppo? «Lo spirito che ci contraddistingue è soprattutto quello dello stare insieme - racconta Cerrotti - e durante l’anno organizziamo sempre una serie di momenti ‘ludici’, si va dai veglioni alla 'biciclettata' lungo il Tevere fino alle gite durante i raduni sportivi. Sono tutte occasioni conviviali che incontrano grande partecipazione e coinvolgono anche le famiglie». E gli allenamenti?
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«Naturalmente non tralasciamo l’aspetto agonistico e competitivo, al quale guardano specialmente i più giovani del gruppo. Chi punta a ottenere dei risultati si allena almeno tre volte alla settimana, cercando di conciliare gli allenamenti con il lavoro e gli impegni familiari. A volte può diventare piuttosto complicato, ma grazie alla passione si supera tutto». Nel tempo i risultati sportivi non sono certo mancati: solo per citarne alcuni, nelle file dei nuotatori Polisport ci sono stati atleti che hanno raggiunto record nazionali come Daniele Fontanelli, mentre lo stesso Cerrotti ha partecipato ai campionati mondiali di Riccione nel 2012. Anche quest’anno sono arrivate grandi soddisfazioni: Francesco Serafini e Vilijam Blazevic, portabandiera tifernati, si sono qualificati per i Campionati europei Master di Londra, in programma dal 25 al 29 maggio. «Un risultato che è stato frutto dei sacrifici fatti insieme alla nostra squadra», commentano orgogliosi i due nuotatori che prenderanno parte al master insieme ad altri 9000 atleti a fianco dei grandi nomi del nuoto continentale. Tra i fiori all’occhiello del gruppo c’è sicuramente l’organizzazione del Meeting Italo Galluzzi a Città di Castello (giunto alla trentunesima edizione) che si è svolto il primo fine settimana di giugno e che ogni anno coinvolge centinaia di atleti da tutta Italia – oltre 400 le società in gara - trasformandosi anche in un veicolo promozionale e turistico per l’Alta Valle del Tevere. Il “Galluzzi” va a comporre, con l'altro meeting dedicato ai ragazzi tra i dieci e i diciotto anni, il Tifernum Tiberinum, la storica settimana del nuoto tifernate. Un popolo di oltre mille 500 atleti e altrettanti supporter tra tecnici e accompagnatori, che invadono ogni anno Città di Castello.
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A competitive spirit, love of the sport, but above all friendship and a desire to be together. These are the ingredients of the Upper Tiber Valley Polisport swimmers’ group : a close-knit team that brings together people of all ages, from 20 to nearly 80 years old. It’s a diverse partnership that boasts a history of over 30 years, explains one of the leaders, Valentino Cerrotti. Its origins date back to the early eighties, when the tradition of swimming in Città di Castello began, and through various associations, (such as ‘Friends of swimming’, CNAT master and Tiferno swimming), has found its present structure within Polisport. How do you reconcile such different ages in the same group? «The spirit that distinguishes us is above all that of spending time together - says Cerrotti - and throughout the year we always organize a series of 'games', ranging from 'bike rides' along the river to trips to sports meetings. They’re all social occasions and we get great participation, including from people’s families». And the training? «Of course we don’t leave out the competitive aspect, which the younger group especially look to.Those aiming for results work out at least three times a week, trying to combine training with work and family commitments. Sometimes it can become quite complicated but dedication overcomes everything». Over time there has been no shortage of sporting results. Just to name a few in the Polisport swimmers’ files, there are athletes who have achieved national records - like Daniele Fontanelli, while Cerrotti himself took part in the World Champion-
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ships in Riccione in 2012. This year has also been very satisfying in that Francesco Serafini and Vilijam Blazevic, Tifernate* standard bearers, have qualified for the European Masters Championships in London, (May 25th to 29th). «A result that came about through sacrifices made together with our team,» proudly commented the two swimmers taking part in the Master’s along with 9000 others and including the great athletes of the Continental swimming world. One of the group’s feathers in its cap, is definitely the organization of the Italo Galluzzi Meeting in Città di Castello, (now in its thirty-first year), which is held on the first weekend of June and which every year involves hundreds of athletes from all over Italy - more than 400 squads in the competition – making it a promotional and tourist attraction for the Upper Tiber Valley. The Galluzzi makes up, along with another meet for young people between ten and eighteen years, Tifernum Tiberinum, an historic week of tifernate swimming. A population of over 1,500 athletes and as many supporting technicians and attendants, who invade Città di Castello every year. *Tifernate refers to a person from the Upper Tiber Valley
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SOCIETÀ RIONALE GRATICOLE
GRATICOLE IN FESTA MORTADELLA TIGELLE E TANTO ALTRO
30 Giugno e 1/2/3 Luglio 2016 102
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Un ringraziamento all'associazione EFFETTO K
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I tre tempi di
CRISTIANO GODANO A venti anni di distanza da Catartica, indispensabile disco di esordio dei Marlene Kuntz, un Cristiano Godano disponibile e ispirato, armato di una chitarra acustica e parole, si è messo a nudo per Terzo Tempo - un incontro organizzato dall'associazione Effetto K, con un personaggio e una storia da raccontare. Vi riportiamo in tre capitoli quello che è successo nella serata di sabato 9 maggio a Sansepolcro. DI MICHELE CORGNOLI - FOTO: VALERIA PIERINI
Del pop e dello scrivere una canzone
In un'atmosfera iniziale molto introspettiva Cristiano Godano ha toccato subito la questione del trovare una definizione del termine pop, passando da quello intelligente al pop riferito ad alcune band underground con accezione negativa. Si è chiosato che forse tutta la musica leggera, e il rock lo è, possa essere catalogata come pop e gli stimoli intellettuali vadano cercati altrove. Si arriva così a una questione importante: cos'è scrivere una canzone? «Mi piace volare alto e pensare che la scrittura di una canzone non sia un dono divino – dice Godano -, non si scrive in cinque minuti ed è subito fantastica, mi piace pensare che la grande canzone sia l'esito di un percorso di pensamenti e ripensamenti, così come tutti i processi creativi». Un processo che l'artista piemontese ha vissuto per la Canzone che scrivo per te, blueseggiante ed eterea, primo brano eseguito durante la serata, che porta nel pubblico desideri e capogiri con versi appassionati, donando la sua essenza misteriosa (per parafrasare il testo della canzone interpretata negli anni 2000 con Skin degli Skunk Anansie).
Del passaggio del tempo, lieve
Molte le morti celebri del rock, molti i mostri sacri che ci hanno lasciato nei primi mesi del 2016, da David Bowie a Lemmy dei Motorehad fino a
Prince; con Godano si è parlato anche di questo: «Non sono mai stato un fan dei tre che citati, lo dico con umiltà. Prince era un genio, suonava la chitarra come un Hendrix del funky. Lemmy è stato un personaggio “cazzuto”, rappresentava il rock'n'roll più verace e in qualche modo ruspante. Bowie ha imposto la propria estetica, la propria visione e sarà ricordato per mille motivi, per la classe e la curiosità intellettuale. Quando scompare un grande artista – continua Godano - colpisce il fatto che nel momento in cui è morto avesse ancora delle cose da dire, pensa al modo in cui Bowie è uscito di scena, è come se avesse messo in scena la sua morte». E qui arriva Lieve, la canzone che molti credono dei CSI di Giovanni Lindo Ferretti per la bella versione che ne fecero nel loro album acustico, subito dopo l'uscita di Catartica. Poi è tempo di Danza, tratta da Senza peso, sensuale e sospirata. Poi ancora un altro pezzo: Ti giro intorno, con la chitarra acustica percossa con furia per seguire la voce ruvida.
Del foglio bianco e dell'ispirazione
Nell'ultima parte dell'evento il leader dei Marlene Kuntz parla di anche di arte e ispirazione: «Mettersi a confronto con una qualche opera, che sia cinema, pittura, recitazione o una fotografia, può essere una folgorazione di natura estetica. Se leggo un libro, una frase può accendermi un brivido lungo la spina dorsale. Il contenuto di un'intuizione poetica, una connessione fertile con un'opera che ad un certo punto mi stimola accende un desiderio di creazione che per qualche strano tipo di analogia mi porta alla mia visione della cosa. Questa è l'ispirazione: un qualcosa di tangibile, una vampata interiore, diversa dal quotidiano...». E così via, a cascata, Godano interpreta la bellissima Osja, amore mio - una canzone sulla moglie di un poeta russo al confino che impara tutti i suoi versi a memoria, nel terrore che la polizia Staliniana possa distruggerli – poi l'applauditissima Nuotando nell'aria, Notte, Canzone per un figlio e infine Musa, dolce e ispirata che non potrebbe essere altrimenti.
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Twenty years after the essential Marlene Kuntz debut album Catartica, Cristiano Godano (lead singer of the band), inspired, ready to go and armed with personality, acoustic guitar lyrics and a story to tell, has bared himself for Third Time - a meeting organized by the Effetto K association. Here’s what happened on the evening of Saturday May 9th in Sansepolcro; in three chapters.
Pop and song writing In an initially very introspective atmosphere, Cristiano Godano touched on the question of a definition of the term ‘pop’; from the clever stuff, to that by some underground bands with negative meaning. It was noted that
perhaps all ‘light’ music, including rock, could be categorized as pop and that intellectual stimulation should be sought elsewhere. This brings us to an important question: what does it mean to write a song? «I like to fly high and think that writing a song is not a divine gift», says Godano. «You don’t write a brilliant one in five minutes. I like to think that a great song is the result of a series of thoughts and second thoughts, like all creative processes are». It’s a process that the Piedmontese artist has been through for the bluesy and ethereal song Canzone che scrivo per te, the first performance of the evening, whose passionate verses transport the public to
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dizzy heights, and gives of his ‘mysterious essence’ - (to paraphrase the song’s lyrics which was performed with Skin from Skunk Anansie in 2000). The passage of time; lieve Godano also talked about the many famous rock stars who died in the early months of 2016, from David Bowie to Lemmy from Motorhead and Prince. «I've never been a fan of the three you mentioned, though I say this with humility. Prince was a genius and played guitar like a funky Hendrix. Lemmy was a "badass" character and represented true rock 'n' roll. Bowie imposed his own aesthetic, his vision and will be remembered for
many reasons, including his class and intellectual curiosity. When a great artist dies - continues Godano - it strikes me that when he died he still had things to say. Think about the way in which Bowie left the scene; it's like he staged his death». Lieve follows, the song that many believe is from Giovanni Lindo Ferretti’s CSI for the nice version they did on their acoustic album, soon after Catartica came out. Then it's time for the sensual and much anticipated Danza, taken from Senza Peso. Then another piece: Ti giro intorno, with acoustic guitar played with a fury to match the rough voice. Blank pages and inspiration In the final part of the event the Marlene Kuntz leader also spoke about art and inspiration. «Comparing yourself with some opus, be it a film, painting, performance or a photograph, can be an aesthetic revelation. If I read a book, a sentence might give me shivers down my spine. The content of a poetic intuition, a fertile connection with work that stimulates me at some point turns on a desire to create, which in some strange kind of analogy leads me to my vision of the thing. This is inspiration: something tangible, an inner blaze, something different from the norm...». And so on, in a cascade. Godano plays the beautiful Osja, amore mio - a song about the wife of a Russian poet in exile who learns all his poems by heart, in terror that the Stalinist police might destroy them – followed by the much applauded Nuotando nell'aria, Notte, Canzone per un figlio and finally Musa - sweet and inspired. How could it be anything else.
NADA
IL PALCO È LA MIA CASA di Lorenza Mangioni
foto: Erica Andreini
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«Se dovessi raccontarti attraverso sei canzoni quali sceglieresti?». «Le mie. Ne esistono di migliori?». Questa è Nada Malanima, che sabato 21 maggio si è raccontata a Sansepolcro all’interno del format «6 pezzi facili». Non ha scelto le canzoni di qualcun altro perché non avrebbero mai potuto esprimere
così difficile da trovare, così sganciata da complessi e formalismi inutili.
quello che ha vissuto, i tanti cambiamenti, le paure, l’amore-conflitto con la musica, il teatro e la scrittura.
quello con Piero Ciampi, un altro livornese, un poeta vero, un uomo tristemente poco capito, che scrisse per lei anche «Come faceva freddo» uno dei brani scelti per questa serata. Racconta di quando, dopo la morte di Ciampi si sia sentita «smarrita, l’avvicinamento al teatro, l’incontro con Fo, le collaborazioni con Ferruccio Spinetti, gli Avion Travel, le serate passate a cantare davanti a qualche bicchiere, le notti e la “Luna in piena” altra canzone che interpreta pensando ad un momento della sua vita «in cui il legame con la musica si era fatto conflittuale, difficile, poco rassicurante».
Non c’è niente di scontato nel percorso di questa cantante che ha cominciato giovanissima e non ha mai smesso di chiedere e dare a se stessa e agli altri lo stupore, l’originalità, la forza del cambiamento. A sentirla parlare si capisce quanto sia vera, genuina, quanto poco le sia interessato dare un’immagine di perfezione. E così come la sua voce, anche la sua vita è imperfetta, «sporca», viscerale. È un racconto che sa di vino, di inizi, di esplorazioni e soprattutto di libertà. Mi piace questa libertà così femmina e vera,
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Il racconto che ha scelto di fare parte da lontano, da quando partecipò adolescente a Sanremo, per continuare attraverso il primo incontro importante,
Poi conosce Gianmaria Testa e tutto cambia di
nuovo, il primo album scritto interamente da lei viene pubblicato, decide di tornare a Sanremo, ma stavolta alle sue condizioni, adulta e consapevole, con una canzone bellissima: “Guardami negli occhi” «che ironicamente ricorda - arrivò ultima!». Ma non importa, non è mai importato a Nada essere la prima in classifica, essere etichettata, quando le
presente che non conosca la storia di questo angelo caduto dal cielo. La sua voce è roca e limpida allo stesso tempo, fortissima e struggente, come la sua personalità; ed è proprio vero che per raccontare la sua storia le sue erano le uniche canzoni che poteva scegliere tanto la rappresentano. «Le storie più belle sono quelle che si chiudono con l’inizio» ed è cosi che ci lascia Nada, dopo averci aperto il suo mondo con estrema generosità e semplicità, dopo averci accompagnato nel viaggio di una vita, dopo averci emozionato di nuovo. ..la notte adesso scende con le sue mani fredde su di me ma che freddo fa ma che freddo fa..
chiedo cosa significhi oggi essere ribelle mi dice: «Mah non c’è molta ribellione, siamo un po’ addormentati… a volte significa solo credere in qualcosa, scegliere qualcosa non solo per se stessi, ma per il bene degli altri». Sarebbe troppo facile definirla anticonformista, Nada appare più come una donna che ha dimestichezza con se stessa, che si conosce, che si accetta e non ha paura di dire quello che pensa, lo fa anche scrivendo, ha pubblicato ormai quattro libri, e non pare voglia fermarsi. Perché «scrivere - dice - c’è sempre stato nella mia vita, l’ho sempre fatto e non potrei più smettere». «All’aria aperta» è un altro brano che canta in questa bellissima serata, scritto appunto da lei e che fa parte del suo ultimo album «L’amore devi seguirlo»; l’amore è una costante nelle sue canzoni e ce n’è una in particolare che da più di 30 anni continuiamo a cantare, che continua ad essere attuale, che piace anche alle nuove generazioni: «Come si spiega il successo immutato di Amore Disperato? - mi dice semplicemente - Perché era una canzone giusta, allora come adesso. Le cose giuste funzionano e basta». E quando partono le prime note non c’è persona
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di Cristina Crisci
FESTIVAL DELLE NAZIONI 2016 LE ATMOSFERE FRANCESI AL FESTIVAL DELLE NAZIONI L’EDIZIONE NUMERO 49 APRE ANCORA ALLE CONTAMINAZIONI TRA GLI OSPITI MUSICA NUDA, ROKIA TRAORÈ
Ph: Mathieu Zazzo
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Dal 23 agosto al 3 settembre torna il Festival delle Nazioni e quest’anno celebra la Francia. La 49ma edizione raggruppa tanti artisti internazionali e progetti speciali (annunciati in occasione della presentazione congiunta con Umbria Jazz e Festival dei due mondi al Teatro Argentina di Roma).
alla canzone francese con brani di Jacques Brel, Édith Piaf, Serge Gainsbourg. Un argomento di scottante attualità sarà affrontato, invece, nella Banca universale (28 agosto), racconto in musica commissionato al compositore contemporaneo Pierre Thilloy, ispirato al racconto di Émile Zola L’Argent (Il denaro) in cui si narra di una speculazione finanziaria finita in tragico fallimento. Il programma della serata sarà completato dall’esecuzione di due nuovi brani dei giovani compositori Harris Papatrechas e Giovanni Scapecchi, la cui esecuzione sarà affidata all’Ensemble Suono Giallo. Il Festival delle Nazioni
Tra i più noti: il duo pianistico di Katia e Marielle Labèque; la cantante, compositrice e polistrumentista Rokia Traoré – che presenterà al Festival il suo nuovo album Né so; il violinista Renaud Capuçon, che si esibirà in duo con Jérôme Ducros al pianoforte; il pianista franco-canadese Louis Lortie; il duo Musica Nuda (Petra Magoni e Ferruccio Spinetti) con un programma inedito; inoltre, il progetto speciale «La banca universale», con musiche commissionate al compositore francese Pierre Thilloy. «Negli ultimi anni abbiamo allargato il nostro orizzonte - dice il presidente Giuliano Giubilei dando spazio non solo alle grandi tradizioni musicali e alla musica contemporanea, ma anche a linguaggi che appartengono alla musica popolare o a nuove tendenze». «La Francia aggiunge un nuovo tassello al progetto triennale del Festival delle Nazioni dedicato alla Grande Guerra - aggiunge il direttore artistico Aldo Sisillo - L’attenzione è rivolta a quel cruciale momento storico che va dalla fine dell’Ottocento ai primi due decenni del Novecento. È allora che Parigi diventa la città punto di riferimento universale per le arti e la ricerca innovativa». Nel programma: le sorelle Katia e Marielle Labèque (24 agosto) proporranno la trascrizione per due pianoforti della «Sagra della primavera» di Stravinskij, che sarà affiancata a brani di Ravel. Per ricordare un famoso caffè della Parigi di fine secolo, (Le Chat noir, dove si tenevano spettacoli di cabaret, esibizioni di chansonnier e teatro d’ombre), il Festival delle Nazioni ospiterà una serata con il duo voce e contrabbasso Musica Nuda (27 agosto) in un programma tutto dedicato
ospiterà inoltre uno dei più quotati musicisti francesi di oggi, il violinista Renaud Capuçon, che si esibirà in duo con il pianista Jérôme Ducros (29 agosto). Ancora il pianista Louis Lortie (1 settembre). Cantando nella sua lingua nativa ma anche in francese e in inglese, Rokia Traoré presenterà a Città di Castello (2 settembre) il suo sesto album, "Né So" (etichetta Ponderosa Music&Art) che, come per il precedente Beautiful Africa, vede il contributo alla produzione di John Parish (PJ Harvey, Tracy Chapman, Cleo T).
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KILOWATT FESTIVAL È TEMPO DI RISPLENDERE La quattordicesima edizione di Kilowatt Festival, dal 15 al 23 luglio, presenta anche quest'anno un ricco programma di teatro, danza, musica, arti visive e incontri, che faranno di Sansepolcro un punto di riferimento nel panorama teatrale nazionale e non solo. Un cartellone di 60 spettacoli di teatro d'innovazione e danza contemporanea, tra le quali 22 fra prime assolute e anteprime nazionali, eventi musicali, oltre 150 artisti coinvolti, nonché una significativa quantità di eventi collaterali come incontri, mostre e altre attività legate alle arti visive. Il titolo dell’edizione 2016, È tempo di risplendere è tratto da un verso della grande poetessa Amelia Rosselli: «Ci siamo fatti guidare da una poetessa perché è bello lasciarsi condurre da chi conosce il valore delle parole. Se vogliamo risalire dal fondo in cui ci sentiamo precipitati, dobbiamo lasciare da parte il chiacchiericcio quotidiano e dare importanza a chi parla bene, a chi scrive e pensa bene» dichiara il direttore artistico Luca Ricci. Aprirà il festival una prima nazionale dell'artista italo-canadese Daniele Bartolini con “The Stranger”, un format urban-immersive, creato per la fruizione di un solo spettatore alla volta, nel quale il pubblico è trasformato in attore, perduto in un labirinto urbano. Tra le punte di diamante della nuova danza internazionale due giovani compagnie
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presenteranno in prima nazionale le loro ultime creazioni. Sono i franco-spagnoli HURyCAN, e i costaricani Los Innato, questi ultimi con “Eterea”, spettacolo che, creato nel 2013, vanta più di 100 rappresentazioni in festival di tutto il mondo. Ancora più ricca e variegata, per linguaggi e temi, la programmazione dedicata al teatro, dalla rilettura del capolavoro di Lucrezio portata in scena dal matematico, logico e saggista Piergiorgio Odifreddi, alla riflessione su disagiate dinamiche familiari di Davide Iodice e della sua Scuola Elementare del Teatro di Napoli. Ecco poi la nuova sezione musicale del festival "Prospettiva Rock", progetto curato da Paco Mengozzi, che ha selezionato, tramite bando pubblico, 6 band o singoli musicisti che si esibiranno nell'ambito di Kilowatt Festival dal 17 al 22 luglio. Ad apertura del programma musicale di Kilowatt, il 16 luglio, saranno in Piazza Torre di Berta i Tiromancino, che presenteranno il loro ultimo album “Nel respiro del mondo”. Per la sezione arti visive il festival propone KILOW’ART, a cura di Saverio Verini, che ospita quest'anno Pietro Gaglianò con il progetto Nuova Didattica Popolare, in coproduzione con Guilmi Art Project. Per il programma completo potete consultare il sito www.kilowattfestival.it.
ITALIAN PARTY 2016
Domenica 17 luglio dalle ore 16 fino a tarda notte si svolgerà la sedicesima edizione dell'Italian Party, l'annuale festival dell'etichetta indipendente umbertidese To Lose La Track, attiva da più di 10 anni. Anche quest'anno il festival si svolgerà nella splendida cornice di Piazza San Francesco, risalente al XIII secolo, con due palchi, uno in mezzo alla piazza e l'altro dentro al Chiostro dell’ex convento di San Francesco, oggi sede dell’omonimo centro socioculturale. Durante tutta la giornata si susseguiranno le varie band del roster di To Lose La Track fra cui Minnie's (Milano), Lags (Roma), Delta Sleep (Londra), Giona (Napoli), Marnero (Bologna), Labradors (Cantù) e altre ancora. Inoltre sotto ai portici del chiostro verranno allestite bancarelle di vinili, libri, cd e magliette.
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DEGU S TA Z ION I MUSICALI UMBRIA
foto: Maurizio Antonelli
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Passione per la musica, senso di appartenenza e valorizzazione del territorio. È su queste basi che si fonda Degustazioni Musicali Umbria. L'idea dell'associazione nasce in una notte di febbraio del 2013, durante una chiacchierata tra due amici (di fronte a un bicchiere di buon sangiovese!), Andrea “Leo Pardi” Leonardi – futuro direttore artistico della rassegna – e Paolo Forlì – ideatore di un progetto simile nelle Marche – che così si passano il testimone per trasferire le “degustazioni musicali” nel cuore verde d'Italia. L'intenzione era quella di organizzare degli eventi musicali di alta qualità nel piccolo grande mondo della provincia di Terni. Ecco allora, l'11 marzo dello stesso anno, il primo live messo in piedi da Degustazioni Musicali: il concerto di Adriano Modica alla Taverna del Torchio di San Gemini, in un martedì sera che sarebbe col tempo diventato abituale. Da quel giorno infatti, con cadenza quindicinale, l'associazione organizza concerti in luoghi comunemente non associati ad eventi di questo tipo, con la volontà di portare la musica dal vivo in realtà che – anche per mancanza di spazi
idonei – ne sentivano la mancanza da tempo. Così il progetto è andato avanti e oggi, di fronte a un pubblico diventato sempre più attento alle proposte di Degustazioni Musicali Umbria (un pubblico che continua a seguire live di martedì sera anche in pieno inverno), «l’intenzione è sempre quella di accompagnare una nuova generazione di persone – spettatori, musicisti, volontari, gestori – coccolando quelle da cui tutto ha avuto inizio», scrive Andrea Leonardi nel sito di Degustazioni (www.degustazionimusicaliumbria.it). Di pari passo vanno avanti anche gli eventi live. Solo in questo 2016 Andrea e i suoi collaboratori di Degustazioni Musicali hanno portato on stage artisti come Lee Renaldo dei Sonic Youth, Evan Lurie, Kaki King, Geoff Farina e Giampaolo Felice. Senza dimenticare che il 22 giugno suoneranno al Campo della Giostra di San Gemini i Dinosaur JR, padri dell’indie rock americano, ispiratori della scena alternativa anni ‘90, che arrivano in Italia nella formazione originale per tre concerti imperdibili in cui si festeggeranno i 30 anni dal loro disco di debutto:“Dinosaur”.
suggerimenti per l'estate SIREN FESTIVAL 2016 DOVE: Vasto, CHIETI. QUANDO: 21-24 Luglio
Estense, FERRARA. QUANDO: dal 16 giugno al 7 luglio (programma in via di definizione)
CHI SUONA: Editors, Calcutta, Nosaj Thing, Adam Green Official, A.R.Kane, Notwist, ICani LaBand, The Thurston Moore Group, Powell (live), Gold Panda. INFO: http://sirenfest.com/
CHI SUONA: Caribou, Four Tet Dj, Floating Points, Junior Boys, Jolly Mare, Populous, Glen Hansard, I Cani, Cosmo, Wilco, Kurt Vile & The Violators, The Last Shadow Puppets, Yak, Mogwai. INFO: http://www.ferrarasottolestelle.it/
YPSIGROCK FESTIVAL 2016
MENGO MUSIC FESTIVAL
DOVE: Castelbuono, PALERMO. QUANDO: 4-7 AGOSTO
DOVE: Via Alfieri, Zona Tortaia, AREZZO. QUANDO: dal 6 al 9 luglio
CHI SUONA: Crystal Castles / The Vaccines / Daughter / Mudhoney / Kiasmos / Savages / Minor Victories / Giant Sand / Luh. / Georgia_hb / Willis Earl Beal / Loyle Carner INFO: http://www. ypsigrock.com/
CHI SUONA: Ghemon, Calcutta. INFO: http://www.mengomusicfest. com/ L'UMBRIA CHE SPACCA DOVE: Giardini Del Frontone, PERUGIA. QUANDO: 1/3 LUGLIO
SEXTO 'NPLUGGED DOVE: Sesto al Raghena, PORDENONE. QUANDO: dal 5 luglio al 9 agosto CHI SUONA: Glen Hansard, Kings of Convienience, the Lumineers, Public service broadcasting, Daughter INFO: http://www.sextonplugged. it/it/ LOCUS FESTIVAL DOVE: Locorotondo, BARI. QUANDO: dal 15 luglio al 7 agosto CHI SUONA: Kamasi Washington, DJ Premier & The Badder, Floating Points, Snarky Puppy, Submotion Orchestra, Andreya Triana... INFO: http://www.locusfestival.it/2015/ FERRARA SOTTO LE STELLE
CHI SUONA: I Ministri. INFO: http:// umbriachespacca. it/ UMBRIA JAZZ DOVE: Perugia. QUANDO: 8/17 LUGLIO. CHI SUONA: Mika, Diana Krall, Pat Metheny & Ron Carter, Ola Onabule, Kamasi Washington, Marcus Miller, Joey Alexander. INFO: http://www.umbriajazz.com/ LARS ROCK FEST DOVE: Chiusi, SIENA. QUANDO: 8/9 luglio. CHI SUONA: Suuns, Wire. INFO: http://larsrockfest.blogspot.it/
DOVE: Piazza Castello e Cortile del Castello
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FUTURE MUSIC di Michele Mandrelli
BRUCIA LA FIAMMA DEI RADIOHEAD
Nell’ormai trentennale storia della band di Oxford ogni disco rappresenta un'impresa dove l'attesa, carica di pathos e speranze, vive in egual modo tra gli ammiratori ed i detrattori della band. Da tempo perse le speranze di ritrovare quelle sonorità iniziali - elettriche più che elettroniche, melodiche, pure e potenti - dei primi lavori che sedussero molti estimatori, me compreso, ho finito per accettare (ed apprezzare) la loro mutevole natura e l’approccio sperimentale in studio. La stessa che raggiunge punte estreme e complesse in più di un'occasione. A 19 anni dall'uscita di «OK Computer», abbandonare l'idea di trovare un ascolto immediato ed accattivante a favore di una prospettiva di prolungata assimilazione è una condizione prioritaria per non rimanere delusi con questi Radiohead post anni 2000. L'album uscito l’8 maggio, nono lavoro in studio si intitola «A Moon Shaped Pool». È un disco complesso, ma penetrabile, distante in egual misura dall’equilibrio rock elettronico e dallo sperimentalismo minimale, un album ricco di archi, con la voce di Thom Yorke ultra dimensionale e pacifica dove tutto sembra reggersi in uno strano equilibrio tra elettronica, chitarre acustiche e sezioni ritmiche essenziali. Il disco si compone di undici tracce, per due di esse «Burn the witch» e «Daydreaming» sono già stati rilasciati video che potremmo definire «nuovi cult» a conferma, se solo ce ne fosse bisogno, dello stile della band. Tra gli altri brani inseriti nella scaletta molti erano già noti, seppure in versioni dal vivo, ai fan del gruppo. Proprio per tale motivo e per apprezzare le qualità eccelse della band in formato live - in particolare di un chitarrista fenomenale come Jonny Greenwood - il tour che accompagna l'uscita del nuovo album diventa un'occasione imperdibile. Partito il 20 maggio dalla Heineken Music Hall di Amsterdam, per proseguire in Europa fino al prossimo 8 luglio e passare dal 26 luglio in poi principalmente in nordamerica, con puntate a Tokio e Città del Messico. La fiamma dei Radiohead è ancora alta e viva, ragion per cui anche io a giugno in quel del Primavera Sound di Barcellona non ho voluto mancare alla loro calorosa performance.
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IL GENIO DI ARCA
Ha ventisei anni, è nato a Caracas in Venezuela; è un producer, ingegnere del suono e Dj attualmente residente a Londra. Si chiama Alejandro Ghersi, in arte Arca. Noto al grande pubblico soprattutto per le coproduzioni al fianco di FKA twigs, Kanye West e Bjork (Vulnicura); ha all’attivo due LP, “Xen” e “Mutant”, entrambi di elevato valore artistico. La sua musica elettronica, sintetica, sinuosa e violenta, è un invito a dimenticare il passato e tutti i suoi stilemi per lasciarsi andare fra le braccia di un presente sempre più contraddittorio e incerto. Non c’è spazio per i beats classici, non c’è spazio per la regolarità, tutto è stravaganza ed eccesso nel mondo musicale di Ghersi, dove la struttura della “canzone” si svela all’ascoltatore solo dopo ascolti attenti e dedicati. Ma Arca non è solo sperimentazione sonora, i suoi lavori riflettono profondamente sulla complessità dell’animo umano, complessità come lotta per l’affermazione di una sessualità o come una più ampia volontà di non affermarsi, di non definirsi, di poter essere allo stesso tempo uomo e donna o una mutazione, nuova e indefinita. Oltre che con le grida e le carezze di tutti i suoi sintetizzatori, o delle voci umane processate e dilatate, le idee di Arca sono trasmesse dai lavori del visual artist e coinquilino Jesse Kanda. Così, è durante i concerti/performance di Arca/ Kanda, o all’interno dei loro videoclip, che il movimento Queer trova i suoi rappresentanti di punta, proiettati verso il futuro, della musica come dell’espressione artistica, in quanto libera e incontenibile.
IL SAPORE NUOVO DELLA TRADIZIONE Pranzi e cene di pesce su prenotazione! Cucina attaccata alla tradizione ma sempre innovativa...
Via Leopoldo Grilli 63 - 06019 Umbertide (PG) 075 941 1952
/ZibĂš20
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GRIGLIATA DELL'ADRIATICO dello chef Matteo Mariangeli INGREDIENTI PER 4 PERSONE 8 Seppioline 4 Sogliole 8 Suri 4 Scampetti 4 Rane pescatrici da 150 gr. 8 Canolicchi Pane grattato, olio, aglio, prezzemolo, sale e pepe. Preparazione Innanzitutto, lavare e asciugare il pesce. Nel mentre si dovrà preparare il pane grattato fino fino con olio, aglio tritato, prezzemolo, un po' di pepe e sale. Passare poi il pesce nel pane e cuocerlo sulla griglia precedentemente riscaldata. Visto che il vostro pesce sarà sicuramente fresco, la cottura dovrà risultare di 5 minuti per lato per tutte le tipologie (seppioline, sogliole, suri, scampetti, rane pescatrici e canolicchi). Trascorso questo breve lasso di tempo basterà impiattare... e buon appetito!
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Matteo è uno chef per passione. Giovane ma con già molte esperienze alle spalle, anche e soprattutto all'estero. Da un anno è tornato a Città di Castello dove gestisce il suo ristorante con impegno e ricercando sempre meterie prime locali e di qualità.
Gardening Giardinaggio
Ilo Mariottini
FIORI E MATRIMONI Giugno e luglio sono i mesi ideali per sposarsi. Clima piacevole, giornate lunghe... inoltre ci si può sbizzarrire con la scelta dell'abbigliamento e dei colori. Di fiori poi in questo periodo dell'anno ce n'é una gran varietà: non resta che scegliere. In giugno il colore predominante dei fiori è il blu, che difficilmente si trova in altri mesi nel corso dell'anno. Si può optare anche per i semplici ma sempre adatti fiori di campo: girasoli, delphinium e iperico restano una delle migliori combinazioni estive. Ogni sposa di giugno comunque, potrà trovare i fiori più indicati per la sua festa, per forma e anche per colore. Non resta che farsi qualche idea in proposito tra alcune delle possibilità disponibili sul mercato, chiedendo al proprio fiorista. Se si ha intenzione di organizzare un matrimonio sui toni raffinati e ricercati del lilla e del viola, perché non scegliere i carnosi e profumatissimi lillà, oppure il glicine? Per restare sulle tonalità azzurrognole, si può anche decidere per le ortensie, capaci di regalare un'atmosfera "shabby chic". In combinazione a queste sfumature, per smorzare macchie di colore che potrebbero anche essere eccessive, il
gardenmariottini@virgilio.it
bianco non guasta mai. E in questo caso, sia per gli addobbi in chiesa e per il ricevimento, che per il bouquet della sposa, le margherite di campo o le piccole gerbere sono sempre perfette: regalano un tocco di semplicità che non stona mai. Altrimenti perchè non optare per le solite ma sempre splendide rose? L'"Avalanche" bianca è quella più adatta ai ricevimenti. Uno dei fiori che va più di moda per le feste di matrimonio negli ultimi anni, tra la fine della primavera e l'inizio dell'estate, è comunque la peonia. Elegante, romantica e molto profumata è originaria del Giappone dove è simbolo di fortuna e di un legame amoroso duraturo. E sebbene questo fiore esista in natura in vari colori, la sua versione più raffinata è sicuramente quella bianca. Per addobbi in chiesa, decorazione dei tavoli al ricevimento e soprattutto per il bouquet della sposa, è consigliato spesso l'abbinamento peonia-lisanthus, rigorosamente bianchi. Completato da molto verde, questo accostamento ha un grande successo sia per le nozze di città che per quelle più semplici di campagna. Le peonie sono capaci di regalare infatti un accento romantico in qualunque contesto.
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Cinema Metropolis > Umbertide - di Luca Benni e Matteo Cesarini
UN'OTTIMA ANNATA Contrariamente a quanto accade negli USA dove i film di cartello escono anche nel periodo estivo, qui in Italia, a giugno, con l'arrivo della bella stagione, di nuove uscite "importanti" se ne parla ben poco. Questa che finisce però è stata una buona annata per i film "made in Italy": non sappiamo ancora se si può parlare di rinascita, ma ci sono state delle produzioni italiane qualitativamente di tutto rispetto che hanno unito critica e pubblico al botteghino. Ancora una volta l'Italia fa appello ai film "di genere" per fare cinema di qualità, un po' come succedeva decenni fa quando horror, thriller e film western italiani dettavano legge ed erano fonte di ispirazione.
NON ESSERE CATTIVO
Il film, diretto da Claudio Caligari (morto alla fine delle riprese), è il terzo e ultimo lungometraggio del regista ed è la chiusura dell'ideale trilogia del regista iniziata con "Amore tossico" passando per "L'odore della notte"; è un "Amore tossico" ambientato dieci anni dopo negli stessi luoghi e segna la fine dell'epoca pasoliniana. La realizzazione di questo film è avvenuta anche grazie al supporto di Valerio Mastandrea, amico del regista e già attore protagonista in L'odore della notte. È stato designato come film rappresentante il cinema italiano alla selezione per l'Oscar al miglior film straniero del 2016 ma poi è stato escluso dalla candidatura.
(del cinema italiano)
VELOCE COME IL VENTO
Ultimo in ordine di tempo e soprattutto non di base romana (anche se il regista Matteo Rovere è nato a Roma), "Veloce come il vento" è ambientato in Emilia, patria dei motori italiani. Il film è liberamente ispirato alla vita del pilota di rally Carlo Capone e vede fra i protagonisti Stefano Accorsi e Matilda De Angelis. Da poco uscito nelle sale italiane, ha già conquistato il mercato internazionale: sarà presto nelle sale di oltre 40 paesi in tutto il mondo con il titolo "Italian Race".
LO CHIAMAVANO JEEG ROBOT
SUBURRA
Stefano Sollima (già regista delle serie "Romanzo Criminale" e "Gomorra") dirige questo film uscito a ottobre 2015, tratto dall'omonimo romanzo di Carlo Bonini e Giancarlo De Cataldo. Ha come protagonisti Pierfrancesco Favino, Claudio Amendola, Elio Germano, Alessandro Borghi, Greta Scarano e Giulia Elettra Gorietti. Suburra è il nome di un quartiere dell'Antica Roma, la cui parte bassa era particolarmente malfamata.
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Il film del giovane regista romano Gabriele Mainetti è un omaggio alla serie manga e anime "Jeeg robot d'acciaio" di Go Nagai, della quale riprende alcune tematiche: il titolo, infatti, è un inside joke basato sul fatto che uno dei personaggi principali crede che Hiroshi Shiba, l'eroe della serie, esista nel mondo reale e lo identifica con Enzo, il protagonista interpretato da Claudio Santamaria. Il film ha trionfato ai recenti David di Donatello 2016 con ben 7 statuette vinte. rappresentante il cinema italiano alla selezione per l'Oscar al miglior film straniero del 2016 ma poi è stato escluso dalla candidatura.
ph: Emanuela Scarpa
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#GOMORRA L’evento televisivo del momento non è targato Stati Uniti, e questa è già una novità: dal 10 maggio su Sky Atlantic è in corso la seconda stagione di Gomorra, la serie italiana ispirata al best seller di Roberto Saviano. Il primo atto della guerra di camorra tra l’ambizioso Ciro Di Marzio e il boss Pietro Savastano è stato venduto in 130 paesi; un successo dovuto ad una sceneggiatura pressoché impeccabile, alla bravura degli attori e alla capacità di raccontare un meccanismo criminale senza indulgenze e senza i toni del melodramma. In Gomorra non esistono buoni, solo camorristi spinti a conquistare fette di potere e denaro sempre più rilevanti tra Scampia e Secondigliano. In questi 12 nuovi episodi, Ciro stringe un patto di ferro con l’ex rivale Salvatore Conte per spartirsi quello che rimane dell’impero, apparentemente annichilito, dei Savastano. Ma Don Pietro (evaso nell’ultima puntata della prima stagione) è una brace ardente di vendetta e proverà a riorganizzarsi, con lui c’è l’imprevedibile figlio Gennaro, o meglio Genny, diviso tra la fedeltà al padre e le lusinghe di un nuovo e potente boss. Si segnalano due nuovi personaggi a scombinare equilibri ed alleanze, entrambi femminili: Patrizia e Cristina, detta Scianel.
Andrea Tafini
#HORROR Ci sono altre serie tv che meritano uno sguardo. Per i patiti dell’horror segnaliamo Scream Queen, dai creatori di American Horror Story, in onda su Fox dal 24 maggio: 6 episodi con un buon numero di omicidi all’interno di un college universitario. #GUZZANTI Dopo quasi 5 anni fa il suo ritorno in tv Corrado Guzzanti: il comico romano, anche se definirlo solo un comico per i fan è riduttivo, ha debuttato il 25 maggio con la serie, ideata e scritta da lui, Dov’è Mario? (il mercoledì su Sky Atlantic). In 4 puntate Guzzanti interpreta l’intellettuale di sinistra Mario Bambea, trasformato da un incidente d’auto in una specie di dottor Jekyll e signor Hyde; durante il giorno è il serioso professore impegnato di sempre, la notte diventa Bizio Capoccetti, cabarettista caciarone dal tormentone facile e volgare. Due personaggi per fare comicità e satira su due mondi molto italiani e apparentemente inconciliabili.
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T E N D E N Z E
P R I M A V E R A
E S T A T E
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di Alessia Maria Anniboletti
LO STILE BOHO-CHIC Boho è l’abbreviazione di Bohèmien, ovvero chi faceva parte, storicamente, della bohème francese; per estensione, un artista che vive in modo anticonformista. Già dal nome possiamo intuire che la parola chiave di questo stile è libertà. Libertà di mixare elementi caratteristici del mondo hippie come i maxi-dress o le ampie gonne a stampe floreali o tribali, tuniche ricamate, sandali ultrapiatti, zeppe o stivaletti da cowboy, un tocco di jeans (via libera a gilet, giacchetti, shorts, camicie dal taglio oversize). Immancabili per completare un look etnico sono gli accessori, una montagna di bijoux da indossare senza paura di osare: lunghe collane su collane, orecchini pendenti, tantissimi braccialetti e anelli. Le borse da abbinare a questo tipo di look sono le cosidette “hobo bags” principalmente in pelle morbida ideate per essere portate comodamente a spalla o scese come sacche a tracolla. OSSESSIONE FRANGE Il revival degli anni '70 sta spopolando nei trend lanciati dalle ultime collezioni presentate nelle passarelle di tutte le grandi capitali della moda. Tra le tendenze più gettonate dell’ultimo periodo non si possono non nominare le frange, declinate in ogni possibile utilizzo e materiale. Dalle decorazioni in cuoio e suede di borse e scarpe, fino alle applicazioni più preziose in seta e paillettes dei cosiddetti “fringe dress”. Sicuramente l’utilizzo delle frange nell’abbigliamento e negli accessori sarà il dettaglio “fashion” di questa primavera/estate 2016 . Dal modello Charleston alle frange metallizzate a tema disco-night, dalla mantella in stile poncho ai fili di maglia tirati da vestiti tricot, ognuna sarà libera di interpretare a suo modo il proprio stile.
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SBOCCIANO I FIORI La moda del floreale sboccia in questa stagione sugli abiti e gli accessori di tutti i più famosi brand italiani e internazionali. Tra stampe a macro e micro fiori da declinare in vari colori, motivi botanici o tropical e garden style d’ispirazione campestre bisognerebbe essere degli esperti di giardinaggio per riconoscere tutte le varianti di fiori ricamati, applicati e dipinti su vestiti, scarpe e borse dallo stile bucolico e romantico. È il cosiddetto “flower power”, ormai le tendenze più cool per la moda donna con i fiori protagonisti indiscussi: per la primavera declinati nei toni delicati e pastello, mentre in estate trionferanno le tonalità sorbetto e più intense. Tra abiti da sera e capi da poter indossare anche durante il giorno, quel che è certo è che questo mood floreale riempirà i nostri guardaroba.
ONLY WINE
IN NUMERI
LA SVOLTA 30 mila enoturisti, secondo le stime degli organizzatori, hanno visitato Only Wine Festival che da sabato 23 a lunedì 25 aprile, si è svolto a Città di Castello. Il pubblico di enoappassionati è stato giovane, con un’età dai 25 ai 50 anni. Oltre 100 le giovani cantine presenti.
GUARDANDO AL FUTURO Forti di questo successo, gli organizzatori pensano dunque già al 2017, quando Only Wine Festival si terrà nel fine settimana del 22 e 23 aprile e sarà una duegiorni intensa e piena di appuntamenti.
CONCORSI COLLATERALI E VINCITORI Il concorso Smart Wine ha premiato per l'innovatività: Baroné Guarnaccia Magna Grecia (Calabria) e il Ciliegio Vallantica (Umbria). Menzione speciale a Impilabile Vernaccia di Oristano della famiglia Orro per la bottiglia più originale. Only Wine Shopping, dedicato alla vetrina più bella ha premiato: La vetrina sul Corso, Invidia Uomo e Scarscelli Mobili.
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Davide Bianchini
My Stormy Element INGREDIENTI spiced rum ginger tabasco succo di lime ginger Ale creme de cassis
PREPARAZIONE: pestare il ginger nello shaker e spremere metà lime all'interno, aggiungere tre gocce di tabasco e il rum, poi shakerare tutto. Versare il contenuto nel bicchiere Highball e mettere del ghiaccio tritato a colmare, aggiungere ginger Ale e qualche goccia di creme de cassis per dare un tocco di colore e profumo, guarnire con striscioline di lime e di ginger. E il cocktail è servito... salute!
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TWIN PEAKS CHIAMA, MONICA BELLUCCI RISPONDE Ci sarà anche Monica Bellucci nell’atteso sequel «Twin Peaks», la serie cult andata in onda all'inizio degli anni '90, diretta – allora e oggi – dal grande David Lynch. A fine aprile sono uscite numerose indiscrezioni sul cast – oltre 200 fra attrici e attori – in cui figurano alcune glorie dell'originale (David Duchovny, Alicia Witt, David Patrick Kelly, Harry Dean Stanton, il protagonista Kyle MacLachlan), ma anche molte novità. Oltre alla diva italiana Monica Bellucci è stata annunciata la partecipazione di Jim Belushi, Jeremy Davies, Laura Dern, Hailey Gates, Balthazar Getty. E ancora, Ernie Hudson, Ashley Judd, David Koechner, Matthew Lillard, Trent Reznor, Tim Roth, Amanda Seyfried, Tom Sizemore, Jessica Szohr, Eddie Vedder e Naomi Watts. La nuova serie sarà scritta a quattro mani da Lynch e da Mark Frost, che ne saranno anche produttori esecutivi e Lynch dirigerà tutti gli episodi. Il debutto è atteso per il prossimo anno.
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BARCA A VELA, ECCO UNA NUOVA SFIDA Nuova sfida per il velista tifernate Alessio Campriani. Ad agosto partirà dalla riviera Adriatica per un’impresa a tutt’oggi mai tentata: il record di lunga percorrenza in barca a vela con a bordo un disabile.«Dopo aver doppiato Capo Horn nel 2011, attraversato l’Antartide nel 2012 e poi nel 2013 con lo skipper mondiale Vittorio Malindi, l’Oceano Atlantico, proveremo a lanciare una sfida inedita, che unisce valore tecnico a significato sociale: insieme a Danilo Malerba, non vedente e referente del progetto Homerus, salperemo cercando di rimanere in mare il più a lungo possibile e stabilendo per la prima volta un record in questo tipo di navigazione su una barca da spiaggia», spiega Campriani. La barca Pinki 1 è stata attrezzata specificatamente per i disabili dagli studenti degli istituti superiori di Città di Castello, Sansepolcro e Umbertide.
RICCARDO LUCACCIONI, UN CUORE DI LEONE AL FIANCO DI ZANARDI Anche il tifernate Riccardo Lucaccioni, 50 anni, ha partecipato in sella alla sua handbike al campionato internazionale della specialità che si è svolto l’11 e 12 giugno a Foligno. Assieme al ciclista tifernate sono scesi in pista altri sei corridori della società U.C. Petrignano, di cui lo stesso Lucaccioni fa parte. Una storia quella di Riccardo Lucaccioni, apprezzato e instancabile fondatore dell’associazione “Cuor di Leone" che vi abbiamo raccontato su the Mag (da oltre quindici anni in prima linea per i diritti dei disabili), che rappresenta un vero e proprio esempio di tenacia e determinazione. Recentemente Riccardo, sempre con la casacca dell’U.C. Petrignano ha partecipato ad Imola alla LA MOSTRA DEL FUMETTO RADDOPPIA Non più solo una grande mostra a settembre (quest’anno toccherà a Hugo Pratt e al suo Corto Maltese), ma anche una speciale edizione estiva. È infatti in svolgimento fino al 3 luglio nelle sale a piano terra di palazzo Vitelli a Sant'Egidio la versione “summer” della Mostra del Fumetto che mette insieme le opere di Pablo Echaurren e Vincenzo Mollica nell’evento dal titolo «Pittura e fumetto artista perfetto – Cronaca disegnata di una amicizia». Esposti disegni, tavole e quadri che rinsaldano il forte legame che c’è tra arte, pittura e fumetto.
tappa del Giro d’Italia di handbike, una importante competizione sportiva nata da un'idea di Andrea Leoni nel 2010 come associazione sportiva dilettantistica non a fini di lucro con l'intento preciso di creare, per questo tipo di disciplina, un circuito di gare che possano distinguersi a livello nazionale per organizzazione e qualità. «Ad Imola – ha precisato Lucaccioni – ho avuto l’onore di competere con un grande campione e soprattutto un grande uomo come Alex Zanardi, doppia medaglia d'oro alle paralimpiadi di Londra. Lo sport rappresenta un veicolo eccezionale per tenere sempre alta l’attenzione sulla nostracondizione e per dimostrare che la vita va vissuta sempre fino in fondo senza lasciarsi prendere dallo sconforto e dalla rassegnazione». Vai Riccardo!
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SI, VIAGGIARE! idee per scoprire l'Italia e il resto del mondo Che sia in Italia, in Europa o nel resto del mondo... l'importante è viaggiare! Allora ecco tre mete da scoprire, consigliate e descritte da Roberto Barbafina. #ISOLEEOLIE Sette perle che spuntano nel mar Tirreno pochi chilometri al largo della Sicilia, patrimonio Unesco dal 2004; un arcipelago che merita sicuramente di essere visitato con un po' di calma e fuori dai mesi canonici delle ferie estive. Lipari è spesso il punto d'approdo alle Eolie. Da lì con brevi spostamenti in nave è possibile visitare il resto dell'arcipelago. Da vedere l'Isola di Stromboli, dove circa ogni ora il vulcano da spettacolo con piccole attività eruttive. D'obbligo una tappa a Salina, l'isola più fertile dell'Eolie, dove nelle piccole cantine locali è possibile assaggiare una specialità dell'arcipelagio: il "Malvasia delle Lipari". Interessante poi è la Settimana Enogastronomica Eoliana nella prima settimana di ottobre, dove percosi culturali ed enogastronomici si fondono per far conoscere la cultura locale, con le sue influenze arabe, normanne e spagnole. #COPENHAGEN "Il porto dei mercanti", suo nome originale nel dialetto basso-tedesco del secolo XI, ricorda il passato di grande centro commerciale, porta d'accesso al Mar Baltico. Oggi la città ha altre ambizioni: diventare la prima capitale a "emissioni zero" entro il 2025. Questo obbiettivo fa comprendere bene quello che oggi è la capitale della Danimarca: una delle città con la migliore qualità della vita al mondo, centro culturale di riferimento per tutta l'area scandinava e polo di attrazione globale per i giovani nei settori delle nuova tecnologie applicate all'industria. Uno dei migliori modi per visitare Copenhagen è quello di noleggiare una bici e aggregarsi alle guide locali che pedalando vi porteranno a scoprire i segreti di questa meravigliosa città.
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Per i più coraggiosi è possibile anche visitare l'Amager Strandpark, a pochi minuti di bici dal centro, dove una lunga spiaggia di sabbia ben attrezzata attenderà chi deciderà di bagnarsi nelle "fresche" acque dell'Oresund! Da provare un giro nelle decine di birrifici artigianali che caratterizzano la città, rendendola una delle capitali mondiali della birra. #ISLANDA Non solo un'isola. Un luogo mitologico il cui nome riporta alla mente le saghe nordiche, una terra all'estremo nord dell'Oceano Atlantico. L'Islanda rappresenta uno spazio particolare, dove si incontrano due straordinari opposti: il ghiaccio del nord e il fuoco delle decine di vulcani attivi che attraversano l'isola come un grande arco da est a ovest. Spesso si pensa a questo paese come un luogo freddo e buio, ma la realtà riesce a smentire tanti preconcetti, a partire dal clima, rigido ma non invivibile. La luce poi nei mesi estivi invade il paese per ventidue ore al giorno e proprio questo è il miglior momento per visitarla. In Islanda sarà possibile visitare la capitale Reykjavík, circa 200.000 abitanti (2/3 dell'intera popolazione islandese), cresciuta urbanisticamente a partire dagli anni ottanta del '900 che rappresenta il solo punto di accesso all'isola e tappa obbligata. Appena lasciata Reykjavík si entra in un mondo di paesaggi brulli, sferzati dal vento, dove piccole fattorie colorate spuntano come dal nulla in mezzo alla brughiera. Ma l'Islanda è piena di sorprese, da non perdere infatti i caratteristici bagni caldi nelle piscine naturali che costellano l'sola. Sicuramente è un viaggio per appasionati della natura selvaggia, amanti delle escursioni e pronti alle sorprese!
info: roberto.barbafina@libero.it
YES, TRAVEL! ideas to discover Italy and the world Whether it be in Italy, in Europe or in the rest of the world… the important thing is to travel! So here are three destinations to discover, recommended and described by Roberto Barbafina. #THE AEOLIAN ISLANDS Seven pearls sprouting in the Tyrrhenian Sea just a few kilometers off the coast of Sicily and a Unesco world heritage site since 2004, this archipelago is definitely worth a calmer visit outside the canonical months of the summer holidays. Lipari is often the gateway to the islands, and from there you can visit the rest of the archipelago with short boat rides. Go see the island of Stromboli, where every hour the active volcano puts on a show of little eruptions. Another must see is Salina, the most fertile of the islands, where it’s possible to sample a speciality of the archipelago, Malvasia delle Lipari, in small local vineyards. Also interesting is the Aeolian Enogastronomica week in the first week of October, where cultural and gastronomic threads come together to highlight the local culture with its Arabic, Norman and Spanish influences. #COPENHAGEN The merchants‘ harbour, the original name from the Low German dialect of the eleventh century, recalls the past of a great commercial centre and gateway to the Baltic Sea. Today the city has other ambitions: to become the first capital with zero emissions by 2025. This goal is to better understand what is now the capital of Denmark; one of the cities with the best quality of life in the world, a cultural reference point throughout Scandinavia and global attraction area for young people in the field of new industrial technology. One of the best ways to see Copenhagen is to rent a bike and join the local cycling guides
who will take you on a discovery of the secrets of this wonderful city. For the more adventurous, visit the Amager Strandpark, a few minutes by bike from the centre, where a long, wellequipped sandy beach awaits those who decide to bathe in the "fresh" Oresund waters! A trip round the dozens of craft breweries that characterize the city, making it one of the world’s beer capitals, is definitely worth a try. #ICELAND This is not just an island, but a land in the far north of the Atlantic Ocean and a mythical place whose name conjures up Norse sagas. Iceland is a special place, where two extraordinary opposites meet: the icy north, and the fire of dozens of active volcanoes that cross the island in a great arc from east to west. We might think of this country as a cold, dark place, but the reality disproves many preconceptions, as the climate is harsh but not unbearable. Light floods the country for twenty-two hours a day in the summer months and this is precisely the best time to visit. The capital Reykjavik, with its 200,000 inhabitants, (2/3 of the entire population of Iceland), is a must see and has grown since the 1980s and acts as the only access point to the island. From there you can journey into a world of barren wind-whipped landscapes, where small, colourful farms spring up out of nowhere in the middle of the moorland. But Iceland is full of surprises - don‘t miss the characteristic hot baths in natural pools that dot the island. It’s definitely a trip for fans of rugged nature, excursion lovers and those game for something different!
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OTTOBRE, SI RICOMINCIA? di Riccardo Duranti
OTTOBRE rinasce nel segno della primavera. Il 6, 7 e 8 maggio nella sala degli Specchi di Palazzo Bufalini a Città di Castello, l’associazione teatrale ha aperto il proprio significativo archivio multimediale al pubblico. Una tre giorni organizzata da Cyborg e Medem, intitolata «RiComincio da Ottobre», dedicata appunto alla realtà nata a Città di Castello nel 1989 per volere di Valeria Ciangottini e di altri artisti, operatori e appassionati del settore dello spettacolo per diffondere cultura e dare un’opportunità ai giovani di affermarsi nelle professioni inerenti al teatro. Ripercorrendone in breve la storia, nel 1994 l’associazione ha dato origine a una vera scuola pubblica teatrale diretta da Enzo Aronica, diplomando tre cicli di giovani attori in tre bienni. La manifestazione ha visto protagonisti storici personaggi tra i quali proprio Enzo Aronica e Valeria Ciangottini ma anche volti esterni, a partire dal regista Nino Mangano, Hal Yamanouchi e la docente di danza Alessandra Carmignani. Le giornate si sono svolte all’insegna di proiezioni video, racconti di ex-allievi, lezioni, condite dalla presenza di ballerini e anche dagli interventi musicali del giovane musicista Davide Montagnoli. Il tutto accompagnato da una mostra fotografica, con immagini di attori in scena, locandine delle rappresentazioni teatrali e titoli di giornale. Ovviamente, è stata forte l'emozione per chi, come Claudio Bellanti, Mauro Silvestrini ed Enrico Paci, ha fatto parte dell'associazione e si è rivisto da ragazzo nelle vesti di attore: «Mi ha colpito vedermi recitare in una rappresentazione di 15 anni fa; un vero tuffo al cuore», come ha detto proprio Paci. Per gli organizzatori, l’esito della manifestazione (che si è avvalsa del Patrocinio della Regione Umbria e del Comune di Città di Castello e ha visto la collaborazione dell'Associazione Mearevolutionae e del gruppo informale I ragazzi del CyBorg) è stato più che soddisfacente, grazie a quel mix di arti, quali musica, danza e ovviamente teatro, accompagnate da una location che ha conferito la giusta eleganza all'iniziativa. Inoltre, l'alternanza di ospiti come professionisti affermati e giovani di nuove realtà, ha regalato alle varie rappresentazioni video e conferenze, energia e vitalità. Che sia quindi questo, davvero, un nuovo inizio per OTTOBRE?
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si ringrazia Mariottini Garden per l'allestimento floreale C.so Vitt. Emanuele, 19/A, CittĂ di Castello (PG) - tel e fax: 075 8521164 - info@lupingioielli.it Via Lambruschini 1/A 06018 Trestina (PG) - tel 075/8642500 trestina@lupingioielli.it www.lupingioielli.it - facebook/lupingioielli
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