The mag 23

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Alba Rohrwacher a Spoleto fotografata da Fabian Cevallos

Le meraviglie dell'estate DA SANSEPOLCRO A SPOLETO, UN VIAGGIO TRA FESTIVAL, OSPITI E INCONTRI CHE RENDONO UNICA QUESTA TERRA

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D’ESTATE, I FESTIVAL OF SUMMER, THE FESTIVALS

Potrei scrivere qui un lungo pensiero attorno alla serie di orrori che ci è toccato guardare, leggere e pensare in questi tempi in cui non trova posto neanche la spensieratezza estiva. Invece no. Ciò non significa che non ci abbia pensato. Noi, nel nostro piccolo, con tutte le difficoltà del caso e dei mesi che si avvicendano veloci, abbiamo costruito pagina dopo pagina un’edizione piena di facce, di gente che fa cose interessanti, come a tratteggiare piccole porzioni di mondo portatrici di belle opportunità da vivere. In copertina uno dei volti più talentuosi del cinema italiano: Alba Rohrwacher (2 David di Donatello, 1 Nastro d’argento e una Coppa Volpi) che a Spoleto ha ricevuto il premio Monini e che abbiamo colto come immagine simbolo di questa estate umbra fatta di Festival. Già, ma che belli i Festival estivi che parlano di musica, cinema, filosofia, arte e quanti grandi nomi sono passati tra i vicoli di questa terra. Li abbiamo colti con una carrellata di immagini: da Spoleto a Umbria Jazz con i big che hanno riempito l’arena fino alle polemiche finali; Montone col cinema d’autore e la presenza del regista Tom Hooper; un salto in Toscana dove, nel corso di Kilowatt Festival a Sansepolcro abbiamo intervistato il matematico impertinente Odifreddi e Zampaglione leader dei Tiromancino; infine qualche anticipazione sul Festival delle Nazioni. Nella zona talenti due storie in rosa: la psicologa sportiva Cecilia Morini che è in procinto di partire per le Olimpiadi e spiega come entra nella testa dei campioni; Eleonora Urbani invece ci fa sognare con l’atelier delle emozioni. Così, mentre echi distorti continuano a provenire dal mondo, proviamo ad innalzare il suono che da questa terra si alza a richiamo della bellezza, del talento e dell’arte, come se fosse - più che un moto perpetuo di salvezza - un imperativo a mai vacillare nella loro difesa.

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I could write a long thought here about the series of horrors that we have had to watch, read and think about in these times in which not even summer carefree moments can find a place. But I won’t. It doesn’t mean that I haven’t thought about it. We, in our own little way, with all the difficulties of the case and the months that quickly turnover, have page after page created and edition that is full of faces, of people who do interesting things, like tracing little parts of a world bearing beautiful opportunities to live. On the cover one of the more talented faces in Italian cinema: Alba Rohrwacher (2 Davids di Donatello, 1 Nastro d’argento and one Coppa Volpi) who in Spoleto received the Monini prize and whom we picked as a symbolic picture of this Umbrian summer made of Festivals. Yes, how beautiful are these summer festivals that speak of music, cinema, philosophy, art and how many great names have passed through the alleys of this land. We have gathered them with a collection of images: from Spoleto to Umbria Jazz with the big ones who filled the arena up to a controversial end; Montone with the film writers and the presence of director Tom Hooper; a jump into Tuscany where, during the Kilowatt Festival in Sansepolcro, we interviewed the impertinent mathematician, Odifreddi and Zampaglione, the leader of Tiromancino; lastly, some previews of the Festival of the Nations. In the talent column, two women’s stories: the sports psychologist Cecilia Morini, who is about to leave for the Olympics and explains to us how she gets into the mind of champions; while Eleonora Urbani makes us dream with the emotions workshop. So, while warped echoes keep on coming from the world, we are trying to raise the sound rises from this land and calls out to beauty, talent, art, as if – more than a perpetual impulse of salvation – an imperative never wavering in their defense.


16 Our Home

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FESTIVAL D'ESTATE

Sogno di mezza estate

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Elisa Nocentini

Mudders' Strong Race

Piergiorgio Odifreddi

Impertinente divulgatore

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Federico Zampaglione Un piccolo miracolo

Data pubblicazione: Agosto 2016 - rivista bimestrale - N° 23 Grafica, fotografia e impaginazione: Moka comunicazione, via Gramsci, 1/b - Città di Castello (PG) P. IVA 02967110541 - mokacomunicazione.it Stampa: Litograf Editor S.r.l. - Via C. Marx, 10 06011 Città di Castello (PG) P. IVA 02053130544 Editore e Proprietario: Moka comunicazione Direttore Responsabile: Cristina Crisci Responsabile di Redazione: Marco Polchi Traduzioni: Christy Mills Iscrizione al Tribunale di Perugia: n. 20/12 del 27/11/2012. Questo numero è stato chiuso in redazione il 29 luglio 2016 alle 18:00. Per maggiori informazioni e tanti altri eventi visita / for more information and events go to www.the-mag.org

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Cecilia Morini

Nella testa dei campioni

102 Eleonora Urbani Ago, filo, arte & fantasia

INFO E CONTAT TI pubblicità Giovanna 389 05 Simona 389 05 2424 126 Tiziana 324 78 68 099 135 redazione marcopolchi@th info@the-mag.o e-mag.org www.the-mag.o rg rg

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in redazione

Cristina Crisci

Direttore responsabile

hanno collaborato a questo numero

Andrea Tafini

Lorenza Mangioni

Claudia Belli

Elisa Nocentini

Emanuela Veschi

Luca Benni & Matteo Cesarini

Marco Montedori

Riccardo Antonelli

Giuseppe Rossi

Michele Mandrelli

Giovanna Rossi

Simona Polenzani

Emanuele Vanni

Marco Polchi e inoltre partner

Ilo Mariottini, Roberto Barbafina e Matteo Mariangeli

Luca Marconi

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GIO EXCLUSIVE


Riccardo Antonelli Riccardo Antonelli nasce nel 1976 a Città di Castello e dal 1982 abita e lavora a Sansepolcro. Nella sua formazione ha avuto maestri come Gianfranco D'Amore, Boris Borioni e Gianfranco Giorni. Da sempre amante del paesaggio e del disegno, affronta cicli di ricerca come quello sui volti e sul ritratto, mentre il suo ultimo periodo lo vede approfondire gli aspetti che riguardano i grandi cieli, a cui sta dedicando una ricerca mirata a cogliere gli aspetti riflessivi e spirituali attraverso il suo linguaggio. Negli ultimi anni ha collaborato e collabora con varie gallerie in Italia e all'estero, recentemente ha lavorato per il Ministero dei Trasporti Italiano per una campagna pubblicitaria di sensibilizzazione avviata nel 2011; è stato presente alla Biennale di Firenze nel 2009 insieme a Marina Abramović e nel 2013 ha partecipato alla Triennale di Roma. Particolarità del suo linguaggio è l'uso della spatola, strumento legato alla materialità del colore e alla forte immediatezza che Riccardo ne riesce a cogliere; altro medium a lui congeniale è il pastello, secco o a olio, con cui continua a realizzare un ciclo di opere sul volto iniziato nel 2008 e tuttora in fase di sviluppo. Per the Mag, in continuità con il suo ultimo ciclo di grafiche a sfondo scuro, Riccardo ha realizzato un ritratto del geniale pianista, compositore e direttore d’orchestra Ezio Bosso che si è esibito durante l’ultima edizione di Umbria Jazz e che spesso accompagna musicalmente i suoi momenti in studio.

ritratto di Ezio Bosso

bibo76@hotmail.it www.facebook.com/Riccardo-Antonelli-Artist-1543302939268984

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SOGNO DI MEZZA ESTATE di Marco Polchi

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Nascosta, riservata, sulla vetta di una collina che si affaccia verso la parte più splendente e verde dell'Alta Valle del Tevere. È qui che sorge una meravigliosa villa di 450 metri quadri circa, immersa in un vero e proprio paradiso terrestre ricco di ulivi, rose e lavanda. E pensare che in pratica fino al 2006 quello che ora è un bellissimo casale ristrutturato era un semplice rudere abbandonato, come se ne possono scovare ancora molti tra Umbria e Toscana. La villa si sviluppa su tre livelli, arredata con stile prettamente moderno. Al piano interrato abbiamo una cantina e la zona “benessere” con palestra, sauna e spogliatoi. Al primo piano troviamo la zona notte con le camere da letto, alle quali sono collegati altrettanti bagni e un'elegante sala da lettura. A colpirci subito però, dopo aver ammirato la facciata principale in pietra e mattoncini ricoperta di edera è il piano terra dove abbiamo tutta la zona living. Qui a farla da padrona e la cucina Valcucine progettata dall’architetto Marcella Meozzi. Una cucina di altissimo livello qualitativo, con ante superleggere in rovere scuro, piano di lavoro in pietra tecnologica rinforzata con fibre di carbonio e canale attrezzato in acciaio. Il progetto ha richiesto una fase di studio molto accurata sia per la presenza di una struttura muraria non del tutto regolare, per la quale è stata necessaria una progettazione sartoriale, sia per la richiesta di soluzioni eccezionali come l’imponente lastra di pietra dell'isola centrale, il cui colore riprende quello del pavimento in pietra pugliese. Il vero gioiello della cucina, oltre al gruppo cottura Wolf, è senz'altro il “lato dispensa” dove delle pratiche colonne contenitive incorniciano il frigorifero Sub Zero, prodotto negli Stati Uniti e considerato il miglior sistema di refrigerazione da incasso al mondo per l’altissima qualità dei suoi componenti e per le esclusive funzioni (come il sistema di filtraggio aria che è in grado di sigillare le varie zone del frigorifero, impedendo il confondersi degli odori tra i vari alimenti). Le zone pranzo sono due: una esterna, per i mesi più caldi, in una veranda che bacia il panorama altotiberino e una interna dove troviamo, oltre ad un pratico bancone snack ricavato nell’isola centrale e servito da eleganti sgabelli in pelle, anche il tavolo Doge in vetro e acciaio (che riprende il corrimano nel corridoio del piano superiore), disegnato da Carlo Scarpa nel 1968. Da qui, come dal piano interrato, si accede alla piscina termoregolabile (grazie al collegamento a una serie di pannelli fotovoltaici) e all'ampia zona esterna che le fotografie riescono a descrivere nel modo migliore.

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Il vero gioiello della cucina, oltre al gruppo cottura Wolf, è senz'altro il “lato dispensa” dove delle pratiche colonne contenitive incorniciano il frigorifero Sub Zero, prodotto negli Stati Uniti e considerato il miglior sistema di refrigerazione da incasso al mondo per l’altissima qualità dei suoi componenti e per le esclusive funzioni.

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A MID-SUMMER’S

DREAM

by Marco Polchi

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Hidden, reserved, on the top of a hill that faces the greenest and most brilliant part of the Upper Tiber River Valley. Here a marvelous villa of about 450 square metres appears, in the midst of a true and real earthly paradise of olive trees, roses and lavender. And to think that until about 2006, what is now a beautiful renovated country house was just a simple, abandoned ruins, as we can uncover still many in both Umbria and Tuscany. The villa is developed on three floors, with essentially modern style furnishings. On the basement floor we have a cantina and a “wellness” area with a gym, sauna and changing rooms. On the upper floor we can find the “nighttime area” with bedrooms, which are connected to bathrooms and an elegant reading room. What hits us though, after having admired the main facade in brick and stone covered in ivy, is the ground floor where we have all the living area. Here the Valcucine kitchen, designed by architect Marcella Meozzi, rules. A kitchen of the highest level of quality, with ultra-light cabinet doors in dark oak wood, kitchen counter in technological stone reinforced with carbon fibre and covered in steel. The project required a phase of accurate study both for the fact that the wall structure is not very standard, for which it was necessary to have a

tailored design, as well as for the request for exceptional solutions like the impressive sheet of stone in the central island, whose color matches the floor in Apulian stone. The real jewel of the kitchen, besides the Wolf cooker, is without a doubt the pantry side, where the practical containing columns frame the Sub Zero fridge, produced in the United States and considered the best built-in refrigeration system in the world for the highest quality of its components and for its exclusive functions (like an air- filtering system which is able to seal the various areas of the fridge, preventing the odors of various foods from mixing). The eating areas are two: an outdoor area, for the warmer months, in a veranda which kisses the Tiber Valley panorama and in indoors one, where we find, besides a practical snack counter worked out of the central island and furnished with elegant stools in leather, there is a Doge table in glass and steel (which matches the handrail in the hallway on the upper level), designed by Carlo Scarpa in 1968. From here, as on the basement floor, you can get to the thermostatic regulated pool (thanks to its connection to a series of photo-voltaic panels) and the large outdoor area that the photos are able to describe in the best way.

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L’OCCHIO DEL CURIOSO A catturare la nostra attenzione sono state le opere d'arte contemporanee disseminate per tutto il complesso abitativo, che richiamano lo stile moderno e minimale dell'arredamento. All'interno si notano soprattutto dipinti, quadri, piccole statue. All'esterno, sia sul lato dell'ingresso che quello della piscina, spiccano le affascianti opere dello scultore siciliano Carlo Silliti.

A NOTE TO THE CURIOUS The works of modern art throughout the house were what captured our attention, recalling the modern and minimal style furnishings. Inside, especially noticeable are the paintings, pictures, small statues. Outside, both on the side of the entrance as well as the pool side, the fascinating works of the Sicilian sculptor Carlo Silliti stand out.

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ABITI: Conad - Martina: blusa in fantasia e jeans a vita alta. Niccolò: tshirt con bottoni e pantalone chino. - SCARPE: Bata calzature - Martina: sandalo in tessuto con plateau. Niccolò: sneakers saucony bordeaux - BORSE: Carpisa - Martina: sacca in pelle scamosciata dai colori brillant. - ACCESSORI: Fanatikerie - Martina: collana più colori con parti in tessuto, orecchino in filigrana e pietre turchesi. Niccolò: collana catena in acciaio e bracciali in legno e acciaio. - OCCHIALI: Conad - MAKE UP: WYCON - HAIR: Armonie

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ABITI: Conad - Martina: abito lungo in fantasia. Niccolò: camicia maniche lunghe e pantalone in tessuto. - SCARPE: Bata calzature - Martina: zoccolo in legno colorazioni naturali. Niccolò: mocassino in camoscio beige. - BORSE: Carpisa - Martina: mini princess in vernice. ACCESSORI: Fanatikerie Martina: completo collana orecchini con pietre bianco latte. OCCHIALI: Conad MAKE UP: WYCON - HAIR: Armonie

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ABITI: Conad - Martina: tshirt manica corta e pantalone fantasia a vita alta. Niccolò: camicia in lino a maniche lunghe e collo alla coreana. SCARPE: Bata calzature - Martina: zeppa con lavorazione gioiello. Niccolò: sleep-on in tessuto fondo corda. BORSE: Carpisa - Martina: pochette in pelle con manico intercambiabile. ACCESSORI: Fanatikerie - Martina: collana e bracciale più giri con perle oro e satinate. Niccolò: bracciali catena in acciaio varie misure. - MAKE UP: WYCON - HAIR: Armonie

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ABITI: Conad - Martina: top in fantasia con inserti in pizzo e pantaloni in tessuto elasticizzati. Niccolò: Tshirt con stampa, bermuda in tessuto e camicia denim a maniche lunghe. - SCARPE: Bata calzature - Martina: décolleté tacco a spillo rosso. Niccolò: sneakers Adidas Stan Smith BORSE: Carpisa - Martina: shopphing a mano, spalla e tracolla (disponibile in due dimensioni). Niccolò: valigia policarbonato a quattro ruote. ACCESSORI: Fanatikerie Martina: collana sciarpina lunga in cristalli neri e bracciale multifilo neri e strass. Niccolò: collana lunga maglia arrotondata in acciaio. OCCHIALI: Conad - MAKE UP: WYCON - HAIR: Armonie

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L'IMPERTINENTE DIVULGATORE 46


Piergiorgio Odifreddi, un po’ «matematico impertinente» un po’ «divulgatore scientifico»: le sue riflessioni attraversano le aule universitarie di mezzo mondo così come i palcoscenici dei teatri, passando per i saggi scritti in libri e articoli. Noi lo abbiamo intervistato al telefono poco prima del suo arrivo a Sansepolcro, ospite di Kilowatt con lo spettacolo «Come stanno le cose. Il mio Lucrezio, la mia Venere» dove propone una rilettura del ‘De rerum natura’ di Tito Lucrezio Caro, esaltandone l'affermazione del pensiero razionale e le insospettabili intuizioni scientifiche.

crezio dove parla di una massa di materia così concentrata che non permette nemmeno alla luce e al calore di uscire. Oggi non bisogna per carità esagerare ad attribuire a Lucrezio tutto, ma nel suo libro c’erano intuizioni importanti. Capita raramente che un grande poeta faccia il divulgatore scientifico e Lucrezio dovrebbe essere letto da tutti. Fu un momento straordinario e il libro testimonia che in quel tempo gli uomini pensavano razionalmente».

Qualche giorno fa Stephen Hawking ha lanciato un allarme sul pericolo per l'umanità costituito dall'intelligenza arPartiamo da Sansepolcro, la tificiale. Lei crede che dovremcittà di Piero della Francesca e mo guardarci dalla possibilità di frate Luca Pacioli. Mentre di di macchine ‘intelligenti’? Piero tutti conoscono almeno «È innegabile che le macchina fanla magnifica Resurrezione, la no cose straordinarie, è cambiata la memoria di Luca Pacioli sem- nostra vita, se penso che i traduttori bra dispersa. Cosa dobbiamo automatici qualche anno fa erano ricordare dell'illustre concitta- cose terribili oggi invece funzionano meglio. Se pensiamo a queldino? «Bisogna ricordarlo eccome, soprattutto per il ‘De divina proportione’ nel quale inserì anche Piero della Francesca: era una specie di summa. Scrisse un libro straordinario nel quale coinvolse anche Leonardo da Vinci che disegnò illustrazioni di vario genere dove i solidi venivano rappresentanti sia in forma piena che scheletrica. Proprio una ditta di Sansepolcro che si chiama Aboca lo ha ristampato».

Nella sua rilettura il «De rerum natura» di Lucrezio sono messe in luce anche le intuizioni successivamente sviluppate dalla scienza moderna. A tal proposito, le onde gravitazionali, recentemente scoperte, sono inseribili fra le previsioni di Lucrezio?

lo che riescono a fare i computer per esempio anche nel gioco degli scacchi siamo ad un livello in cui le macchine devono fare i campionati tra loro perché non c’è verso per gli umani. Penso ai sistemi applicati in medicina, ai piloti automatici, effettivamente ci si sta avvicinando a tanti sistemi con intelligenza artificiale, intesi però non tanto come gli androidi dei film di Hollywood. Fare macchine intelligenti che ci aiutano nella vita e fanno le cose meglio di noi, va bene. Non mi fa paura l’intelligenza di qualunque genere sia, mi preoccupano più le cose stupide o certi discorsi di Hawking».

Nel suo credo lei recita: «Aspetto la dissoluzione della morte, ma non un'altra vita in un mondo che non verrà»: «La scoperta è avvenuta grazie quindi professore quando si all’interazione tra due buchi neri muore, secondo lei, dove si va? che esistono già sul libro di Lu-

decompone e si rimane qua. Mi fa pensare il fatto che gli uomini si chiedano della morte, ma non dove eravamo prima della nascita. Dopo la morte non ci saremo e questo Lucrezio ce lo spiega molto chiaramente: è una cosa infantile, l’incapacità di distaccarsi e di accettare una fine che è inevitabile per tutti».

Monologhista a teatro, professore nelle università, saggista, editorialista per giornali: qual è l’attività da cui riceve più stimoli? «Ho insegnato molto, con tanto piacere, anche se ciò comporta tutta una serie di obblighi continuo a farlo sotto forma di conferenza. Ho dato il mio contributo, ora mi diverto: mi piace molto scrivere e leggere. Sono un divulgatore scientifico, la scienza è divulgazione».

Qualche consiglio per avvicinare i ragazzi verso la scienza e la matematica?

«Purtroppo studiare matematica e scienza è difficile: richiede concentrazione e applicazione. Il mio consiglio è guardare meno tv, meno Internet e ritornare alle cose che vanno meno di moda, come i libri. La cultura può elevare un individuo».

Quale libro c’è sul suo comodino?

«Sto leggendo ‘Una bellissima domanda’ (Einaudi) scritto dal premio Nobel per la fisica Wilczek Frank: è la storia delle idee fondamentali della fisica ed è un libro che vale la pena leggere».

Brexit, dove va secondo lei l’Europa?

«L’Europa torna dov’era. Non si può pensare all’Europa come una serie di stati differenti o come una maschera per quello che una volta si chiamava mercato europeo. Non c’è una cultura che unisce, con alcuni Stati membri (come l’Inghilterra) non abbiamo nulla in comune».

«Eh dove si va? (ride, ndr). Ci si

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Piergiorgio Odifreddi, a little “impertinent mathematician” a little “scientific populariser”: his reflections pass through the university classrooms in half the world as well as on the stages of theatres, by means of wise essays in books and articles. We had a phone interview with him just before his arrival in Sansepolcro, guest of Kilowatt with the show, “Come stanno le cose. Il mio Lucrezio, la mia Venere” (How things are. My Lucrezio, my Venus) where he proposes a re-reading of the ‘De rerum natura’ by Tito Lucrezio Caro, exalting the affirmation of rational thinking and unsuspicious scientific intuition.

interaction between two black holes which already exist in the book by Lucrezio where he speaks of a mass of material so concentrated that it does not allow even light or heat to leave it. Today, we needn’t exaggerate and attribute everything to Lucrezio, of course, but in his book there were important intuitions. It rarely happens that a great poet is also a scientific propagator and Lucrezio should be read by everyone. It was an extraordinary moment and the book testifies that in that time men thought rationally».

opinion, where do we go?

«We need to remember him, absolutely, especially for his ‘De divina proportione’ in which he includes Piero della Francesca as well: that book was a kind of summary. He wrote an extraordinary book in which he dragged Leonardo da Vinci as well, who designed the illustrations of various types where the solids were represented both in full form and skeletal. A company from Sansepolcro called Aboca has printed it again».

about what computers can do for example even in the game of chess where we are at a level in which computers have to do championships between themselves because there is no way the humans can compete. I think about the systems applied to medicine, about automatic pilots, therefore, essentially we are getting closer to many systems with artificial intelligence, intending, however, not like the androids of Hollywood films. To create intelligent machines that help in life and that do things better than us, ok. I am not afraid of intelligence of any kind, I am more worried about the stupid things or certain subjects coming from Hawking».

and science is difficult: it means concentration and application. My advice is to watch less TV, less internet and get back to the things that are less popular, like books. Culture can improve a person».

«Ah, where do we go? (laughs, editor’s note). We decompose and remain there. What makes me think, is that men ask about death, but not about where we were before our birth. After death we will not be anymore and this Lucrezio explains very well: it is something childlike, this incapacity to separate one’s self and accept an end which in inevitable for everyone».

Theatrical monologist, university professor, essayist, editorialist: which of these jobs gives A few days ago Stephen Hawk- you more stimulus? ing sent out an alarm about «I have taught a lot, with much the danger for humanity that pleasure, even if it means a lot of comes from artificial intel- obligations I continue to do it by Let’s start with Sansepolcro, ligence. Do you believe we means of conferences. I have given the city of Piero della Franc- should beware of the possibil- my contribution, now I am having esca e the friar Luca Pacioli. ity of ‘intelligent’ machines? fun: I like to read and write very While everyone knows Piero’s «It is an undeniable fact that ma- much. I am a scientific popularizer, magnificent Resurrezione, the chines do extraordinary things, science is divulgation». memory of Luca Pacioli seems it has changed our lives, if I think Some advice on how to get chillike it’s been lost. What should that the automatic translators a few dren interested in science and we remember about the well- years ago were so terrible and today maths? they work much better. If we think «Unfortunately, studying maths known compatriot?

In his re-reading of «De rerum natura» by Lucrezio, the intuitions developed at a later time by modern science were highlighted. Speaking of which, are the gravitational waves, recently discovered, able to be added among the previsions of Lucrezio?

In your… I believe you say: I am waiting for the dissolution of death, but not another life in a world that will not come: so «The discovery came thanks to the professor, when we die, in your

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Which book is on your bedside table?

«I am reading ‘A beautiful question’ (Einaudi) written by the Nobel prize winner for physics Wilczek Frank: it is the history of the fundamental ideas of physics and it is a book that is worth reading».

Brexit, where is Europe going?

«Europe is going back where it was. You cannot think of Europe as a series of individual states or as a mask for what once was called European market. There is not a culture that unites with some of the member states (like England) we have nothing in common».


Piergiorgio Odifreddi by Cristina Crisci & Giuseppe Rossi

THE IMPERTINENT POPULARISER

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Spoleto MONDI CHE SI UNISCONO Il Festival dei Due Mondi di Spoleto ha portato dal 24 giugno al 10 luglio, 17 giorni di grande spettacolo, con oltre 50 titoli e più di 150 aperture di sipario: opera, musica, danza, teatro, numerosi eventi speciali e mostre d’arte. Giunto alla sua 59a edizione, il Festival è divenuto uno storico luogo di incontro tra culture diverse, offre una vetrina d’eccellenza ai grandi artisti e a quelli emergenti, è guidato da Giorgio Ferrara, al suo nono anno di direzione artistica e nel 2015 ha contato oltre 70 mila presenze.

Eleonora Abbagnato durante lo spettacolo a Spoleto

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ALBA & CINEMA Nel corso di questa edizione del Festival di Spoleto, Alba Rohrwacher ha ricevuto il Premio Monini dalle mani di Maria Flora e Zefferino Monini, come riconoscimento alla straordinaria carriera che in soli 12 anni l’ha portata tra i protagonisti del cast di ben 35 film, tra cui Hungry Hearts, ruolo per il quale è stata premiata come miglior attrice alla Mostra del cinema di Venezia del 2014. Il Premio speciale è stato consegnato alla giovane mezzo soprano italocanadese Emily D'Angelo, la cui presenza a Spoleto tra i protagonisti de Le Nozze di Figaro ha segnato il suo debutto in Europa e precede il suo ingresso alla Canadian Opera Company.

FOTO ML Antonelli/AGF

Tim Robbins in concerto

ELEONORA & DANZA Per la 59ma edizione del Festival, Monini è inoltre sponsor ufficiale dello spettacolo di Eleonora Abbagnato in cartellone il 25 giugno scorso. La Fondazione Monini ha inoltre organizzato «Musica da Casa Menotti» 42 concerti gratuiti durante il periodo del Festival dei Due Mondi.

Alba Rohrwacher ha ricevuto il Premio Monini

ROBERTO & FRIENDS Tra gli appuntamenti sold out: il «Gala Roberto Bolle and Friends in piazza Duomo a Spoleto. Un bagno di folla e grande successo per l’"Étoile dei due Mondi" che era per la prima volta nella cittadina umbra da dove ha aperto il suo tour estivo. Una serata di grande danza all’insegna dell’eccellenza internazionale, con un fitto alternarsi di coreografie classiche e contemporanee in grado di conquistare appassionati e neofiti. -Bernard Henri-Levy (filosofo francese e uno degli scrittori più stimati e più letti in Europa) ha presentato a Spoleto59, in anteprima italiana, il suo ultimo film «Peshmerga», un reportage che documenta la vita dei combattenti curdi che «mostrano una determinazione incrollabile nella lotta contro l’oscurantismo e il fondamentalismo jihadista». Dal luglio al dicembre 2015, Bernard-Henri Lévy, insieme con una troupe di cameraman, ha percorso i 1000 chilometri sul fronte che separa il Kurdistan iracheno dalle truppe di Daesh. Da questo viaggio è nato il reportage.

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foto: umbriajazz.com

Umbria Jazz

NOTE MAGICHE A PERUGIA

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MIKA E EZIO BOSSO SOLD OUT Dal punto di vista artistico, assieme a conferme di musicisti molto amati dal pubblico di UJ come Diana Krall, Pat Metheny, Chick Corea, Stefano Bollani, Enrico Rava, bene anche le novità ed esordi importanti come Jacob Collier, Kamasi Washing-

ton, il giovanissimo talento Joey Alexander, Ola Anabule, Ruthie Foster, Sammy Miller & the Congregation, Pedrito Martinez. È stata la prima volta a Umbria Jazz anche per Massimo Ranieri, Mika, Ezio Bosso (gli ultimi due con sold out).

LE NEW ENTRY Tra i punti caratterizzanti di questa edizione è da considerare l'uso della Galleria Nazionale dell' Umbria come sede stabile dei concerti di mezzogiorno e la Basilica di San Pietro per i due progetti di Paolo Fresu, "Mistico Mediterraneo" e "Altissima Luce" (in prima assoluta. Sarà replicato nella Sagra musicale umbra con cui lo spettacolo è stato coprodotto).

UMBRIA JAZZ, NUMERI E SOCIAL Dieci giorni, oltre 230 eventi cui hanno dato vita 450 musicisti, circa 400 mila le presenze. Sono più di 32 mila gli spettatori paganti (oltre 25 mila all'arena) per un incasso di 1,2 milioni di euro. UJ si conferma, più che in passato, evento “social”. Più di 2 milioni gli utenti raggiunti su Facebook; oltre 500.000

interazioni tra like e condivisioni; oltre 5.000 commenti e retweet. Grande coinvolgimento anche degli artisti, che hanno commentato, retwittato e condiviso contenuti sui canali social di Umbria Jazz, da Mika a Melody Gardot, da George Clinton a Cory Henry.

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Città di Castello

VIVE LA FRANCE!

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Artisti internazionali, progetti speciali, prime esecuzioni assolute, grandi classici e piccole perle del repertorio, storia e memoria ma anche stringente attualità con un programma articolato in tante istantanee ‘musicali’. La 49ma edizione del Festival delle Nazioni dedicata alla Francia rievocherà ‘dal vivo’ le musiche, le atmosfere, i suoni che attraversarono Parigi in quel cruciale momento storico tra la fine dell’Ottocento e i primi due decenni del Novecento e che segnò il passaggio dalla classicità alla modernità. Sono 16 i concerti che dal 23 agosto al 3 settembre animeranno Città di Castello, ma anche alcuni dei luoghi più suggestivi della Valtiberina. In programma: Katia e Marielle Labèque, Rokia Traoré, Renaud Capuçon con Jérôme Ducros, Louis Lortie, il duo Musica Nuda, la prima assoluta di L’Argent o La banca universale di Pierre Thilloy, l’Orchestre Dijon Bourgogne diretta da Gergely Madaras, il Quartetto Zaïde, lo Sperimentale di Spoleto con il progetto Une soirée à Paris, Federico Mondelci con l’ensemble Le Saxo, il duo Stefano Rossi e Stefano Bezziccheri, la pianista Sun Hee You, un progetto dedicato al cinema di Ivan Teobaldelli con musiche inedite di Daniele Furlati, un omaggio a Debussy con Catherine Spaak e il flautista Massimo Mercelli, l’Orchestra della Toscana diretta da Joachim Jousse. Come da tradizione, proprio due grandi orchestre sinfoniche apriranno e chiuderanno il Festival: l’apertura (23 agosto ore 21, Città di Castello, Chiesa

di San Domenico) è affidata all’Orchestre Dijon Bourgogne diretta da Gergely Madaras. La chiusura di rassegna (3 settembre ore 21, Città di Castello, Chiesa di San Domenico) sarà invece nelle mani del direttore Joachim Jousse, alla testa dell’Orchestra della Toscana. Tra gli ospiti di questa edizione: il duo voce e contrabbasso Musica Nuda formato da Petra Magoni e Ferruccio Spinetti (27 agosto ore 21, Città di Castello, Chiesa di San Domenico). Il Festival delle Nazioni ospiterà inoltre uno dei più quotati musicisti francesi di oggi, il violinista Renaud Capuçon, che si esibirà in duo con il pianista Jérôme Ducros (29 agosto ore 21, Città di Castello, Chiesa di San Domenico). «Sul treno dei fratelli Lumière. 1895: nasce il cinema» (30 agosto ore 21, Montone, Chiesa di San Francesco) è il titolo del progetto curato da Ivan Teobaldelli e si configurerà come una serata di proiezioni con musiche dal vivo. Catherine Spaak sarà la raffinata narratrice delle Chansons de Bilitis di Claude Debussy, in una serata interamente dedicata al francese a Debussy (31 agosto ore 21, Città di Castello, Chiesa di San Domenico). Rokia Traoré presenterà al Festival delle Nazioni (2 settembre ore 21, Città di Castello Parco di Villa Montesca) il suo sesto album, «Né So», uscito a febbraio 2016 per l’etichetta Ponderosa Music&Art. Quella di Città di Castello sarà la prima tappa di un minitour italiano della cantante e polistrumentista nativa del Mali.

Orchestre Dijon Bourgogne et choeur (c) Gerard Cunin

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Kilowatt a Sansepolcro

"LA MIGLIORE EDIZIONE DI SEMPRE"

foto: Luca Del Pia & Andrea Settanni per Kilowatt Festival

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Un interesse crescente, un pubblico sempre più preparato e affezionato, un entusiasmo e un brulichio culturale percepibile a vista d’occhio. Così è stata la quattordicesima edizione di Kilowatt Festival "È tempo di risplendere", conclusasi sabato 23 luglio dopo aver presentato un ricchissimo programma di teatro, danza, musica, fotografia, incontri, convegni. Per nove giorni Sansepolcro è stata di nuovo un punto di riferimento nel panorama teatrale nazionale e internazionale. Dalla “spiaggia” di Piazza Torre di Berta (dov’era possibile affittare delle sdraio) al Parcheggio San Puccio, passando per il Teatro della Misericordia e Palazzo delle Laudi, sono stati 163 gli artisti tra i più significativi della scena contemporanea - tra cui la Mariangela Gualtieri, Piergiorgio Odifreddi, i Tiromancino, Fabrizio Falco, Daniele Bartolini, Michael De Cock, Alice Spisa, Povilas Makauskas, Giovanni Leonarduzzi, Caroline Baglioni solo per citarne alcuni - che hanno dato vita a un cartellone di 59 repliche e 46 differenti spettacoli, 163 artisti e 53 tecnici presenti a Sansepolcro. Ma se è vero che il termometro del successo lo si vede dal pubblico, ecco che qui Kilowatt ha fatto davvero la differenza con 4.000 spettatori paganti e oltre 2.000 presenze ai 16 eventi collaterali gratuiti; un panorama generale che ha reso Sansepolcro uno dei centri teatrali e culturali più rilevanti, attivi e partecipati di questa estate. Dal punto di vista del lavorativo poi, 28 persone del territorio sono state regolarmente retribuite per il loro impiego, mentre 36 sono stati i volontari che hanno prestato il loro contributo per la buona riuscita del festival. Per tutto questo e non solo, il direttore artistico Luca Ricci ha definito quella del 2016 «la migliore edizione del festival di sempre sia per il numero e la qualità degli spettacoli sia per il rapporto di simpatia che il festival ha creato con la città»; Ricci ha voluto ringraziare in maniera speciale artisti e spettatori per aver costruito con gli organizzatori un evento davvero memorabile, guardando però già avanti, al prossimo anno: «insieme, con generosità reciproca, abbiamo donato alla città di Sansepolcro uno straordinario patrimonio di vitalità e bellezza».

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A Montone

20 ANNI DI FILM

TUTTI I FILM PREMIATI «BURN BURN BURN»: vincitore del Premio del Pubblico 2016. Il film che ha aperto il 20° Umbria Film Festival presentato in anteprima nazionale dalla regista inglese Chanya Button e dalle attrici Laura Carmichael e Chloe Pirrie, ha conquistato il pubblico in Piazza Fortebraccio che lo ha votato come il miglior lungometraggio del programma. Il cortometraggio ungherese di animazione HEY DEER! di Örs Bárczy ha vinto la Competizione Corti per Bambini. La motivazione della Giuria composta principalmente dai bambini delle scuole dell’Alta Valle del Tevere è stata: «Il personaggio (il cervo) è simpaticissimo, la storia è originale, l’ambientazione nel paesaggio nevoso è molto gradevole ed è interessante, sorprendente il finale e il sorriso della bambina». «Miglior Cortometraggio» Rezonans di Giovanni Pierangeli, «Menzione Speciale» al corto d’animazione Cooking breakfast for the one I love di Hermes Mangialardo. A Pierangeli e Mangialardo vanno il Premio Augustuscolor (50% di sconto per una lavorazione) e un’opera in ceramica dell’Officina Via Fratta di Umbertide. BRAVI GLI STUDENTI La giuria, nel ringraziare tutti i filmmaker della sezione, ha espresso anche una nota di merito per le due scuole presenti, la classe seconda dell’I.I.S. “Leonardo da Vinci” di Umbertide e la scuola secondaria di primo grado di Montone, per avere realizzato lavori di qualità su temi molto attuali.

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CONSEGNA DELLE CHIAVI A TOM HOOPER Nell’anno del ventennale la Cerimonia di consegna delle chiavi della città di Montone, come avviene ormai da tradizione, ha visto protagonista il pluripremiato regista inglese Tom Hooper. Il suo ultimo film The Danish Girl ha vinto l’Oscar per la Migliore Attrice non Protagonista (Alicia Vikander) ed è stato nominato per altri tre Oscar. ha ricevuto la nomination per tre Golden Globe e cinque BAFTA. Il successo non era nuovo per Tom Hooper che aveva già vinto l’Oscar per la regia de «Il Discorso Del Re». A consegnargli le chiavi il sindaco di Montone Mirco Rinaldi. Tom Hooper nel suo periodo di soggiorno in Altotevere ha anche visitato la mostra di Burri ai musei Albizzini. A proposito di Danish… women: nell’edizione del ventennale l’Umbria Film Festival ha reso omaggio ad un’altra ospite speciale, la grande attrice danese Ghita Nørby.


L'empatia

1 Installazione-fumetto tratta dal silent book "Una cosa difficile" di Silvia Vecchini e dell'illustratore Sualzo con uno spazio dedicato ai pensieri dei bambini. 2 Jolabalalla in concerto per festeggiare i 15 anni di attività della popolare band tifernate 3 Animazione per bambini, un momento del laboratorio realizzato dall'associazione "Officina delle Arti" di Sansepolcro 4 "Caricaturami! Quello sembro proprio io". live painting con il fumettista Alessandro Bacchetta 5 Conferenza con Clare Patey, direttrice del museo dell'Empatia di Londra per la prima volta in Italia a raccontare l'esperienza del museo aperto nel 2015 6 Concerto-tributo a Lucio Battisti di Sasha Torrisi (ex Timoria e docente della scuola di musica di Mogol)

DELLA SOLIDARIETÀ

ha collaborato Marco Montedori

Sono stati tre giorni intensi. Tre giorni di pace, musica e solidarietà all’insegna del divertimento e della riflessione sui temi che caratterizzano la nostra contemporaneità. Sono stati i tre giorni del Festival della Solidarietà, organizzato dall’associazione Altotevere senza Frontiere, tenutosi a metà luglio a Città di Castello. Il tema scelto quest’anno è stato “Empatia, il mondo visto dall’altro”, un argomento di grande attualità, connesso con le tematiche dell’accoglienza e della solidarietà. Quest’anno per la prima volta, grazie alla diffusione sui siti di scambi europei dedicati alle opportunità estive per i ragazzi, sono stati presenti volontari provenienti da tutta Italia e da altre nazioni europee come la Francia, che hanno preso parte al “campo” della durata di una settimana al parco Langer e hanno collaborato attivamente all’organizzazione del Festival.

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di Cristina Crisci

Può accadere che, in un giorno bollente da 40 gradi all’ombra mentre stai lavorando e assembli i pezzi delle marmitte per le moto, ti trovi di fronte Jovanotti, lì, nel capannone dell’azienda metalmeccanica dove sei di turno il pomeriggio. 68


È successo per davvero agli operai della Arrow Special Parts di San Giustino, realtà leader nel settore della produzione di marmitte per le moto: 140 dipendenti e il 70% del fatturato destinato all’estero. Mercoledì 20 luglio, verso le 15, mentre le temperature esterne salivano sul termometro dell’estate, nel piazzale del capannone di San Giustino sono arrivati Lorenzo Cherubini Jovanotti e il fratello Bernardo, appassionato di moto e amico della Arrow. T-shirt bianca, jeans, fascia rossa sui capelli, barba e moto d’ordinanza, il cantante che vive a Cortona è entrato negli stabilimenti dell’azienda dove ci è rimasto un paio d’ore.

sua moto con tanto di foto condivise nei social. Jovanotti si è inoltre reso disponibile ad un tour all’interno dei vari reparti dell’azienda e a farsi fotografare con gli operai che stavano facendo il turno nel bollente pomeriggio di luglio. «È stato molto gentile - ha aggiunto Corgnoli - e particolarmente interessato al reparto in cui viene utilizzato il titanio».

Ne è uscito con una marmitta appositamente pensata e costruita per lui, con tanto di personalizzazione: «Jova». Un omaggio della Arrow. Jovanotti in realtà transita spesso e volentieri, in incognito, nelle strade dell’Altotevere in sella alla sua bicicletta e si ferma in zona anche solo per un fugace caffè. In questo caso era partito da Cortona col fratello e insieme hanno raggiunto, a bordo delle rispettive moto, San Giustino, direzione stabilimenti Arrow. Ad attenderli c’erano il titolare Giorgio Giannelli e il direttore generale Mauro Corgnoli. «Sapevamo che forse sarebbe passato, ma non era del tutto certa la sua presenza quindi abbiamo tenuto un po’ di sorpresa. Noi avevamo realizzato nel frattempo una marmitta personalizzata con il suo nome», raccontano dall’azienda. Marmitta che poi è stata subito montata sulla

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Cecilia Morini da CITTÀ di CASTELLO a RIO 2016:

NELLA TESTA DEI CAMPIONI di Andrea Tafini

«Motivazione, concentrazione, fiducia, gestione delle emozioni». La psicologa dello sport Cecilia Morini spiega subito quali sono i quattro fattori principali che possono trasformare un buon agonista in un campione o, al contrario, se uno di questi elementi vacilla, pregiudicarne il cammino. Quella del 2016 della dottoressa Morini non sarà un’estate qualunque; lavorando insieme ad Arianna Errigo, fiorettista argento individuale e oro a squadre a Londra 2012, e Matteo Piano, centrale della nazionale di volley ed ex Città di Castello, farà rotta verso le Olimpiadi di Rio de Janeiro (5-21 agosto) per seguire i suoi due atleti. «Questa sarà la mia seconda Olimpiade - ci racconta la psicologa tifernate - A Londra andai con grande entusiasmo senza sapere cosa aspettarmi. Quest’anno il senso di responsabilità è decisamente maggiore, ma sono più consapevole e sicura del lavoro svolto. Mi porto ancora dietro i brividi dell’ultima stoccata di Londra nel fioretto femminile a squadre e vedere così tre italiane sul podio. Sono emozioni che rimangono».

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Come è nato il tuo rapporto professionale con Arianna Errigo e Matteo Piano? «Prima di tutto mi piacerebbe dire che seguo molti altri ragazzi, magari meno famosi, che riservano molte soddisfazioni. Arianna e Matteo sono un

Quali sono le differenze di approccio tra i due, tra uno sport individuale e uno sport di squadra? «Arianna è puro talento, con lei facciamo un lavoro molto calibrato, mai sovraccaricarla. Gli atleti che fanno sport individuale richiedono di più l’intervento dello psicologo sportivo ma in realtà poi non cambia molto. L’impegno è molto incentrato sull’atleta come persona, non solo sul miglioramento della performance. La differenza è principalmente sui confini: non seguo un atleta in ritiro con la squadra o non entro negli spogliatoi durante una partita, cosa che può succedere invece con chi pratica sport individuali». Arianna Errigo ha già raggiunto traguardi importanti a tutti i livelli: è più difficile lavorare con un atleta che deve confermarsi o con un emergente? «Maggiori sono le aspettative, più pressione c’è, quindi il gioco si fa più duro ma anche più stimolante. Quest’anno sarà sicuramente più difficile anche se per Arianna le cose cambiano poco: esordiente o campionessa affermata, lei vuole sempre vincere».

grande motivo di orgoglio, non solo per il loro talento. Quando ho incontrato la Errigo lei veniva da un momento difficile della sua carriera, aveva subito una pesante sconfitta al Mondiale del 2011 e doveva prepararsi per le sue prime Olimpiadi. Quando le chiesi l’obiettivo, mi rispose: l’oro olimpico. Cominciammo subito a lavorare… conquistò “solo” l’argento individuale e l’oro a squadre. Con Matteo lavoriamo dal 2014, lui è una spugna, prende tutto ciò che gli dai e lo valorizza».

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Come si svolge la collaborazione tra una psicologa sportiva e un’atleta durante il lungo periodo? «Varia da atleta ad atleta, da sport a sport. Fare questo lavoro richiede una buona dose di adattamento. Iniziai nel 2007 con i tennisti e la mia più grande difficoltà era trovare costanza e tempo per gli appuntamenti. Ora per fortuna c’è Skype che ci permette di colmare questa lacuna. Cerco di seguirli per tutta la stagione, intensificando gli appuntamenti prima di competizioni di rilievo. È molto importante vederli all’opera, respirare l’ambiente e comprendere le dinamiche dello sport che praticano». A parità di talento, tra due sportivi, cosa fa veramente la differenza dal punto di vista psicologico? «A caldo direi la capacità di saper perdere. La famo-


sa resilienza, che consiste nel saper resistere alle frustrazioni. Parte del mio lavoro consiste nel guidare l’atleta a vivere le sconfitte che, se ben gestite, prepara a nuove vittorie». In una competizione come le Olimpiadi, dove le gare sono concentrate in pochi giorni, su che cosa ti concentrerai? «Alle Olimpiadi gli atleti sono confinati nel villaggio olimpico e i sistemi di sicurezza non permettono di avere molte interazioni con loro. Non lavoreremo molto in quei giorni, ma percepisco con piacere immenso come Arianna e Matteo tengano alla mia presenza». Perché hai deciso di diventare psicologa sportiva? «Ho unito la passione per la psicologia all’amore per lo sport, che racchiude valori importanti ed è una palestra di vita. Mi affascinano tutte le dinamiche che entrano in azione quando si è a confronto con sé stessi e con gli altri. Lo sport è una risorsa che andrebbe valorizzata di più, soprattutto nel nostro paese. Quando sono con i miei atleti non mi accorgo neanche di lavorare, entro in stato di flow come diciamo noi psicologi, cioè sono assorbita dal momento presente. È un grande privilegio poter fare questa professione».

Cecilia Morini è psicologa-psicoterapeuta, psicologa dello sport, specializzata in Terapia Breve Strategica; svolge l’attività clinica a Città di Castello e Gubbio con l’obiettivo di diffondere e promuovere la cultura del benessere psicofisico, sperimentando nuove formule di psicoterapia e coaching, connesse con il movimento e l’armonia tra corpo e mente. Laureata a Roma, sì è formata anche in California dove dal 2005 al 2007 ha collaborato anche con lo YCS di San Diego. Diplomata per l’insegnamento dello yoga in gravidanza, si è dedicata approfonditamente allo studio delle neuroscienze. Collabora alla preparazione mentale di squadre e atleti di alto livello, tra cui Arianna Errigo e Matteo Piano. Dal 2014 ha creato la rubrica Sport e Mental Wellness con la dottoressa Roberta Mariotti della Consulenza Strategica di Rimini.

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Cecilia Morini by Andrea Tafini

from CITTÀ di CASTELLO to RIO 2016:

IN THE MIND OF CHAMPIONS 84


«Motivation, concentration, trust, managing emotions». Sports psychologist Cecilia Morini immediately explains the four main factors that can transform a good competitor into a champion or, the opposite, if one of these factors wavers, jeopardizing the progress. For Doctor Morini, 2016 will not be an ordinary summer; working together with Arianna Errigo, silver individual and gold team foil fencer in London 2012. And Matteo Piano, centre in the national Volleyball team and ex Città di Castello player, she will head to the Olympics in Rio de Janeiro (5th -21st August) to help her two athletes. «This will be my second Olympics – the Tiber Valley psychologist tells us – I went to London with so much enthusiasm but not knowing what to expect. This year my sense of responsibility is certainly greater, but I am more aware and sure of the work I have done. I still have thrills from the last jab in London in the women’s foil fencing team and seeing three Italians on the podium. They are emotions that stay with you». How did your professional relationship with Arianna Errigo and Matteo Piano begin? «First of all, I would like to say that I follow a lot of athletes, surely less famous, who give me a lot of satisfaction. Arianna and Matteo are a huge reason to be proud, not only for their talent. When I met Errigo, she was coming out of a difficult moment in her career, she had experienced a hard loss at the World Championship in 2011 and she had to prepare for her first Olympics. When I asked her objectives, she replied: the Olympic Gold. We immediately began to work…she “only” won the silver individual and the gold team medal. With Matteo we have begun working in 2014, he is a sponge, he takes everything you give him and increases its value». What are the differences in approaching these two, the difference between an individual sport and a team sport? «Arianna is pure talent, with her we do a very calculated work, never overdoing it. Athletes who do individual sports need the intervention of a sports psychologist more, but in reality nothing much changes. The commitment is very much on the athlete as a person, not only the improvement of the performance. The difference is mainly about limits: I don’t go with an athlete who is preparing with his team and I don’t go into the locker rooms during a match, something that could happen instead with those who practice individual sports». Arianna Errigo has already achieved important goals on all levels: is it more difficult to work with

an athlete who needs to prove himself or with a beginner? «The higher the expectations, the more pressure there is, so the game becomes harder but also more stimulating. This year will certainly be more difficult even though for Arianna things won’t change much: beginner or confirmed champion, she always wants to win». How do you carry on your collaboration between a sports psychologist and an athlete during a long period of time? «It varies from athlete to athlete, from sport to sport. Doing this kind of work required a good amount of adaptation. I began in 2007 with tennis players and my greatest difficulty was finding consistency and time for the appointments. Luckily now Skype exists, which allows us to fill this hole. I try to follow them up for the whole season, intensifying the appointments before relevant competitions. It’s very important to see them in action, breathe the environment and understand the dynamics of the sport that they practice». Between two athletes who are equally talented, what really makes the difference from a psychological point of view? «Off the top of my head, I would say the capacity to know how to lose. The famous resiliance which consists in knowing how to endure the frustrations. Part of my work is guiding the athlete in the way he lives defeat, which, if well managed, prepares for new victories». In a competition like the Olympics, where the matches are all held in just a few days, what do you concentrate on? «At the Olympics the athletes are confined to the Olympic village and the security systems don’t allow more to have much interaction with them. We won’t work much in those days, but I understand, with immense pleasure, how much Arianna and Matteo appreciate my presence». Why did you decide to become a sports psychologist? «I united my passion for psychology with the love I have for sports, which contains important values and is a gym of life. I am fascinated by all the dynamics which come into play when one is confronted with himself and with others. Sports are a resource that should be given more value, especially in our country. When I am with my athletes, I don’t realize that I am even working, I enter a state of flow as we psychologists say, that is, I am absorbed in the present moment. It is a great privilege to be able to do this profession».

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LA CARICA DEI

MUD RUNNER testo di Marco Polchi foto di Elisa Nocentini

C’è chi ha già fatto molti sport, chi è più o meno allenato, chi si è buttato quasi per gioco; c’è chi non ha più fiato e chi ripartirebbe subito. Hanno magliette di tutti i tipi – da Batman, a Capitan America oppure con su scritto ironicamente “Beati gli ultimi..” – qualcuno porta anche una maschera o si è pitturato il viso in segno di sfida ma soprattutto di divertimento. Uomini e donne, senza troppe distinzioni; basta che abbiano compiuto diciott’anni e siano in possesso di regolare certificazione medica (oltre che di regolare iscrizione). Arrivano al traguardo colorati, stanchi, sporchi, ma soprattutto felici, appagati, soddisfatti dopo aver corso, superato ostacoli - artificiali o naturali che siano – tra terra, fango, acqua, alberi, corde, balle di fieno: dopo aver vinto la fatica.

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Sono gli “intrepidi” appassionati che nel giugno scorso hanno invaso l'Alta Valle del Tevere per una corsa davvero speciale nel suo genere, allo stesso tempo cross “campestre” e prova di resistenza, la Mudders' Strong Race – organizzata da Active Lifestyle Foundation – che si è svolta lungo un percorso di nove chilometri e venticinque ostacoli di vario genere e difficoltà in mezzo a fiumi, campi e strade bianche delle colline umbre, compreso tra la pista di atletica di Città di Castello (dove erano collocate partenza e arrivo) e le Terme di Fontecchio (in pratica il giro di boa della manifestazione podistica). Ed è stato un vero e proprio successo di partecipanti, oltre duecento, per la seconda edizione di questa gara «che rimane ancora l’unica in Umbria e che è un prodotto interamente del territorio: perché permette di conoscerlo direttamente, di osservarne le caratteristiche e di viverlo in prima persona», come hanno spiegato gli organizzatori, coadiuvati nella logistica della Mudder's Race da decine di volontari tra cui atleti e staff della Palestra Clinique, la Protezione Civile, Croce Rossa e tanti altri che hanno contribuito ad ampliare il quadro, già ricco, delle discipline che si possono praticare in Alto Tevere.

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Qualcuno porta anche una maschera o si è pitturato il viso in segno di sfida ma soprattutto di divertimento Ma quello che rende ancor più particolare e sempre più conosciuta questa corsa è il modo in cui viene affrontata; è il senso di collaborazione, il gioco di squadra, la forza di volontà e lo spirito di gruppo – ci si può iscrivere anche formando una sorta di squadra di minimo cinque persone – che viene fuori chilometro dopo chilometro, barriera dopo barriera. Insieme, per vivere la natura e l’ambiente nel modo giusto e affrontare le difficoltà, talvolta molto aspre, del percorso. Non è un’avventura solitaria ma condivisa, sia che sia faccia parte di un team o meno. I primi ad arrivare alla meta vengono ovviamente premiati per le loro capacità ma non esistono veri e propri sconfitti nella Mudder’s race. Perché in fondo, come dicono i Mud Runner, «non è importante ciò che trovi alla fine di una corsa, è importante ciò che provi mentre corri».

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Piccoli spazi per opere d’arte di grande valore. Opere di piccole (anzi piccolissime) dimensioni a confronto con giganteschi lavori di land art, riprodotti fotograficamente. È quanto avviene negli spazi della Podesteria di Michelangelo di Chiusi della Verna, dove da sabato 9 luglio è stata inaugurata la mostra Alberto Burri. Le dimensioni della materia, a cura di Laura Caruso e Saverio Verini.

dal PIÙ GRANDE al PIÙ PICCOLO a Chiusi della Verna

Una mostra limitata ma estremamente preziosa, accolta con entusiasmo da stampa e pubblico (numeroso quello intervenuto all’inaugurazione) e che propone, appunto, l’accostamento suggestivo tra l’opera più piccola e l’opera più grande di Alberto Burri: la Muffa del 1951 delle dimensioni di appena 2,5 x 8 cm (conservata presso la Galleria delle Arti di Luigi Amadei, amico di Burri e proprietario della più “antica” galleria privata ancora attiva in Umbria, situata a Città di Castello) e il celebre Grande Cretto di Gibellina, opera monumentale – oltre 10 ettari di estensione – di cui è esposta una significativa documentazione fotografica. Il tutto nella cornice accogliente e piena di storia della Podesteria di Chiusi della Verna, non nuova a progetti espostivi di rilievo – da ricordare quelli dedicati a Pinturicchio e Michelangelo – organizzati in stretta collaborazione con Vittorio Rossi e l’associazione da lui presieduta, e che proprio quest’anno compie i cinque anni di attività. La mostra Alberto Burri. Le dimensioni della materia continuerà fino all’11 settembre, arricchendosi di tre eventi con altrettanti ospiti, il primo dei quali si è tenuto domenica 31 luglio con la scrittrice Alessandra Oddi Baglioni. Gli altri incontri sono in programma per domenica 21 agosto con il critico e saggista Christian Caliandro e domenica 4 settembre con Paola Refice, Soprintendente ai Beni Culturali di Arezzo. Da segnalare infine un’apertura straordinaria della mostra di Chiusi della Verna nelle giornate di venerdì 23, sabato 24 e domenica 25 settembre, in concomitanza della riapertura dei Seccatoi del Tabacco, a Città di Castello, sede espositiva che vede la presenza di straordinarie opere di Alberto Burri. Un’occasione per creare un piccolo circuito all’insegna dell’opera di Burri, che dall’Alta Valle del Tevere e dall’Umbria giunge alla Toscana e alle foreste casentinesi.

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*Intervento a cura di Bruno Corà

tra EUROPA e STATI UNITI agli ex Seccatoi del tabacco

«Dopo il rilevante successo della mostra Alberto Burri: The Trauma of Painting al Solomon Guggenheim di New York e della successiva tappa al Kunstsammlung Nordrhein-Westfalen di Düsseldorf, le Celebrazioni del Centenario della nascita del grande artista italiano si concluderanno con un nuovo straordinario appuntamento espositivo a Città di Castello, suo luogo natale. Con il titolo: Alberto Burri: lo Spazio di Materia - tra Europa e U.S.A., dal 24 settembre al 6 gennaio agli Ex Seccatoi del Tabacco, arriva una vasta ricognizione relativa alle più significative tendenze dell’arte contemporanea del secondo dopoguerra del XX secolo, che sembra possibile coniugare all’arte di Burri. Come dichiarato da Richard Armstrong, Direttore del Guggenheim Museum in occasione dell’apertura della retrospettiva newyorkese‘Burri ha creato un nuovo tipo di oggetto, simultaneamente pittorico e scultoreo, che ha influenzato successivamente artisti associati col New Dada, il Noveau Réalisme e il Postminimalism...» e, si può aggiungere, con l’arte povera italiana. A queste considerazioni se ne sommano altre, non meno determinanti per l’invenzione linguistica scaturita dalla sua opera. Burri è infatti l’artista che nell’impiego diretto e pressoché esclusivo della materia ne ha ottenuto una spazialità inedita all’insegna di un controllo dell’imprevisto e di un magistrale equilibrio che ne ha qualificato le forme. A partire da tali considerazioni, nel nuovo importante appuntamento espositivo dell’autunno-inverno 2016-2017, accanto ad un nucleo scelto di opere di Burri - circa 20 - dai catrami alle muffe, dai sacchi ai gobbi, dai legni alle combustioni, dai ferri alle plastiche, dai cretti ai cellotex fino al nero e oro, sarà possibile ammirare opere di maestri protagonisti del XX e XXI secolo, tra cui Pollock, Fontana, Manzoni, Klein, Christo, Pistoletto, Kiefer e Mirò». *curatore della mostra e Presidente della Fondazione Palazzo Albizzini Collezione Burri

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THE FLOATING PIERS È l’installazione di land art temporanea che l'artista Christo ha realizzato sul Lago d'Iseo. Ad eccezione di alcune chiusure temporanee l’opera è stata liberamente accessibile dal 18 giugno al 3 luglio. Era una passerella galleggiante della lunghezza di oltre 4 km composta da elementi combinati tra loro come le tessere di un puzzle e fasciati da una copertura di tessuto giallo-arancio. foto Emanuela Veschi

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La passatoia, larga 16 metri e alta circa 50 centimetri nella parte centrale sale fino a sfiorare l’acqua. La passerella congiungeva Sulzano alla costa di Monte Isola nel territorio di Peschiera Maraglio, abbracciava il tratto sud del litorale risalendo fino all'abitato di Sensole per poi circumnavigare la piccola Isola di San Paolo (patrimonio della famiglia Beretta proprietaria dell'omonima fabbrica d'armi). Tutti gli allestimenti più imponenti di Christo richiamano un pubblico internazionale e The floating piers non ha fatto eccezione: questa era un'opera da ammirare e immortalare potendo essere attraversata provando l'emozione di ‘camminare’ sulle acque del lago. In migliaia ogni giorno hanno camminato sulle acque e le strutture ricettive della zona sono state sold out per tutto il periodo. Al termine dell’installazione l’opera è stata smontata e interamente riciclata. I CANTIERI L'opera The Floating Piers fu concepita da Christo e Jeanne-Claude nel 1970, decisi a realizzare una banchina sospesa a pelo d'acqua: altre location individuate in Argentina prima e Giappone poi non furono autorizzate. Nel 2014 Christo riconobbe il Lago d'Iseo come l'a mbientazione più suggestiva per realizzare la sua visione. I 90.000 metri quadrati di tessuto tecnico dalla caratteristica tinta arancione cangiante necessario per il rivestimento completo della banchina galleggiante sono stati realizzati da un’azienda tedesca. I primi sopralluoghi dell'artista sul Lago d'Iseo iniziarono nel settembre del 2014.

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CHI È CHRISTO? Christo (si pronuncia Cristó) è lo pseudonimo dell'artista bulgaro Christo Vladimirov Yavachev, classe 1935. Nel 1958 incontrò a Parigi la marocchina Jeanne-Claude Denat de Guillebon, nata il suo stesso giorno. Fu il destino a incrociare le vite dei due artisti: i due non si separarono mai, dando vita ad un sodalizio artistico che li tributò tra i maggiori rappresentanti della land art. Christo e Jeanne-Claude intervenivano sull'a mbiente naturale o urbano stravolgendone l'aspetto: alcune delle installazioni più celebri sono accomunate dall'impiego di tessuto, con il quale monumenti e paesaggi venivano provvisoriamente "imballati". Dalla Germania al Colorado, dalla Florida alla Francia a New York, le visioni di Christo richiedono anni di progettazione e lavori preparatori, pur essendo destinate a rimanere allestite per poche settimane. Christo ha i suoi comandamenti: rifiutare denaro e sponsorizzazioni gli consente di poter lavorare in totale libertà, senza che la sua arte sia alterata o compromessa da interferenze esterne. Anche nel caso de «The Floating Piers» l'intero costo dell'opera compresi i permessi, la realizzazione dei materiali, l'installazione e la rimozione del progetto è stato sostenuto dall'artista. Non sono state accettate né sponsorizzazioni di alcun genere nè un biglietto di ingresso tantomeno il lavoro volontario.


L'opera The Floating Piers fu concepita da Christo e Jeanne-Claude nel 1970, decisi a realizzare una banchina sospesa a pelo d'acqua: altre location individuate in Argentina prima e Giappone poi non furono autorizzate. 103


Eleonora Urbani

AGO, FILO, ARTE & FANTASIA Sarà anche vero che l’abito non fa il monaco, ma parlando con Eleonora Urbani è facile convincersi del contrario: basta cambiare punto di vista e non vedere gli indumenti come qualcosa per coprirci, ma un gioco per reinventarci ogni giorno. Il segreto? Non prendersi troppo sul serio e all’ago e al filo legare l’ironia, come fa Eleonora nei suoi lavori: dagli abiti scultura alle creazioni destinate a essere indossate, a ogni rella sono appese divertenti sorprese.

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di Claudia Belli foto di Elisa Nocentini


«Mi piace l'idea che un abito rispetti lo stato d’animo che si vuole vivere nelle circostanze in cui verrà indossato» Eppure quella per il cucito è una passione nata all’improvviso… «Sì, sono laureata in Scienze e tecnologie della produzione artistica, poi lavorando alla tesi su un progetto di sociologia teatrale mi sono trovata a portare avanti uno spettacolo insieme ai pazienti di una casa di cura mentale di Umbertide. Scenografie e costumi: ho capito che l'abito in sé ha una valenza importantissima. Ho visto persone cambiare semplicemente indossando un abito, così ho iniziato a pensare di poter utilizzare la moda come mezzo di comunicazione all'interno di un contesto di arti visive». Dopo questa esperienza Eleonora si è specializzata sul fronte della moda, sperimentando in quello dell’arte. «Effettivamente questa prima esperienza l'ho vissuta da autodidatta, poi in concomitanza sono successe due cose: ho frequentato l'accademia di alta moda Koefia a Roma e in parallelo sono stata contattata da Ivan Teobaldelli che mi ha voluto all'interno di un collettivo per la prima edizione della Wunderkammer a Città di Castello. Non mi era stato chiesto nulla in particolare, ma per me è stato automatico decidere di realizzare un abito scultura. Poi tutto è proseguito con una serie di mostre e di happening nei quali ho portato avanti questa idea di abito inteso come opera d’arte». La partecipazione alle varie edizioni di Wunderkammer è stata determinante nel suo percorso, questa “camera delle meraviglie” ha visto assecondarsi i maggiori artisti della Valtiberina. «In particolare ho nel cuore la seconda Wunderkam-

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Per Eleonora non è sufficiente vedere la persona come un manichino da vestire e limitarsi a fare in modo che i tessuti vestano perfettamente il corpo.

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mer a cui ho partecipato col collettivo Arte-fare a Palazzo Bufalini. In questo contesto ho portato avanti l'abito come forma d'arte fine a se stessa, mentre grazie all'accademia ho capito come renderlo fruibile». Per Eleonora non è sufficiente vedere la persona come un manichino da vestire e limitarsi a fare in modo che i tessuti vestano perfettamente il corpo. «Mi piace l'idea che un abito rispetti lo stato d’animo che si vuole vivere nelle circostanze in cui verrà indossato. Cerco di capire cosa può essere più adat-

to a rispecchiare l'emozione che si vuole provare. Per me l'abito è un fatto emotivo, ho anche un progetto per un atelier emozionale, un luogo ideale in cui il punto di partenza sono i sentimenti che devono essere trasmessi attraverso l’abito». Le ispirazioni non arrivano solo dalle passerelle... «Dalla musica, dal cinema, dalle sfilate cerco di raccogliere più stimoli possibili. Una personalità che mi piace molto è Anna Piaggi, musa di Lagerfeld e giornalista, ha fatto della moda una comunicazione continua».

LA RICETTA Nonostante l’agenda piena di impegni e di progetti, rimane il tempo per mettere da parte ago e filo e impugnare il mestolo per preparare un nasello speziato, (ovviamente dopo aver indossato un grembiule cucito per l’occasione e coordinato alla gonna, perché anche ai fornelli lo stile è importante). I filetti di nasello vengono impanati con farina di polenta e un mix di semi (papavero, lino, girasole, sesamo, chia e girasole) e disposti su una teglia oliata insieme a cipolle tagliate sottili e dadini di carote e patate dolci novelle. Il fondo del tegame sembra un tessuto in fantasia, coloratissimo e profumato grazie a una spolverata di curcuma e curry lasciata cadere sulle verdure. In forno per mezz'ora circa a 200°. Nel frattempo la quinoa lessata e insaporita dal gusto deciso della curcuma e del curry viene mescolata alle zucchine saltate in padella con farina di polenta, il tutto viene poi impiattato accanto a una cucchiaiata di trito di prezzemolo e olive nere. Dopo una sfumata di vino bianco, o di acqua se a mangiarlo saranno anche i bambini, il nasello è pronto per essere sfornato e il profumo speziato avvolge la cucina in un attimo. Già alla prima forchettata è un’esplosione di sapori, le spezie hanno il potere di sorprendere il palato così come le creazioni di Eleonora sono in grado di stupirci e di farci giocare anche da grandi.

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Federico Zampaglione Un piccolo miracolo Di Lorenza Mangioni

Nell’ambito di Kilowatt Festival, in Piazza Torre di Berta a Sansepolcro, si è esibito Federico Zampaglione con i suoi Tiromancino, in un concerto acustico, sicuramente più intimo, dove si è raccontato attraverso brani dell’ultimo album e vecchi successi, costruendo un percorso nel suo universo personale. Un ottimo motivo per raggiungerlo in precedenza telefonicamente e per chiedergli di viaggi, di donne, del mare e di qualche cambiamento: scopro un uomo affabile, molto generoso nel parlare di se stesso e delle molteplici strade intraprese nella sua vita. Cambiamenti 1: reinventarsi. Il primo riguarda il nuovo produttore Luca Chiaravalli: «Ho trovato con lui una sensibilità comune, come me mette il cuore in quello che fa, non si tratta solo di un’operazione commerciale, c’è la voglia di sperimentare anche sfruttando sonorità per me inusuali». È un disco della maturità dove Zampaglione ritrova forse un ottimismo perduto: «Per me si è trattato di fare il punto della situazione nella mia vita, con Chiaravalli abbiamo trovato un’onda comune e l’abbiamo seguita. Ci sono suoni, strumenti e percussioni mai usati è stato bello e importante poter provare in piena libertà».

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Mare: un luogo che possa raccogliere un’idea. Un tema dominante dell’ultimo disco dei Tiromancino è il mare. Un elemento evocativo e insieme suggestivo. Mi racconta di aver scritto questo album in una casa sulla spiaggia di Sabaudia: «Avevo bisogno di concentrarmi e di staccarmi da tutto; il mare può essere molte cose, ti può accogliere e respingere, può essere pericoloso e affascinante, nel mare accadono cose straordinarie, è una metafora della vita». Si sente che è stata un’esperienza molto forte e particolare tanto che «Non escludo che farò una nuova versione dell’album con pezzi che sto scrivendo proprio in questi giorni. L’ispirazione è come una porta, quando la apri non sai mai cosa entrerà e per quanto durerà». Cambiamenti 2: lasciare alle cose la possibilità di accadere. È un concetto molto importante per il leader dei Tiromancino: «Sono cambiato, dopo anni frenetici in cui inseguivo tante cose, sperimentavo tante cose, e spesso perdevo molte cose; oggi ho imparato a dare spazio al momento che si vive cogliendone tutte le sfumature». C’è la consapevolezza di chi ha capito, forse, cosa ha perduto quando dice che «ci sono stati momenti vissuti in maniera frettolosa che avrebbero meritato più attenzione». La cura delle cose non ha nulla a che fare con il rimpianto. Treni: la curiosità di vedere cosa può succedere. Nel nuovo disco si parla di treni, come il mare tema che rimanda a viaggi, traversate, scelte. Gli domando se quello migliore della sua vita è già passato o lo sta ancora aspettando: «In modo romantico posso dire che quelli giusti li stia ancora aspettando, ma in realtà ce ne sono stati tanti, alcuni fortunati, alcuni da cui sono sceso subito, alcuni da cui sono saltato in corsa. Lo spirito avventuroso di andare sempre a vedere cosa c’è nella vita non mi è mai mancato». In effetti non manca il coraggio a Zampaglione, uno che ha lasciato la musica all’apice del successo per dedicarsi al cinema horror.


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Musica contro Cinema: gli amori non sono tutti uguali. Dedicarsi al cinema horror è stata una scelta forte, per così dire; quindi musica e cinema si equivalgono? «A un certo punto della musica non volevo più saperne – dice Zampaglione -, pensavo solo al cinema. Poi come gli amori più forti, la musica è venuta a riacchiapparmi, senza preavviso né motivo, proprio come una donna che viene a prenderti dall’altro capo del mondo e tu capisci che vuoi solo lei». Una questione personale: qualcosa che parla di te. Un brano che passa molto in radio è Piccoli miracoli; la prima volta che l’ho ascoltato con attenzione ho pensato parlasse di me, glielo dico e lui si mette a ridere. «Ho molte più amiche donne che uomini e con me parlano, si sfogano, a volte mi sono sentito come uno psicologo che non avesse gli strumenti per aiutarle. In tutte però c’era un elemento comune, rispetto ai problemi della vita si mettevano in una posizione psicologica sbagliata e inspiegabilmente di inferiorità. Un’ansia di fondo come se tutto gli sfuggisse dalle mani». Penso che effettivamente deve essere molto bravo come psicologo. «Un giorno ero in Thailandia, in una bellissima spiaggia all’ora del tramonto, ho sentito che stava per succedere qualcosa così sono corso in camera, ho preso la chitarra e in cinque minuti ho scritto “Piccoli miracoli”. È il mio omaggio all’universo femminile». Mi racconta di averla fatta sentire a sua moglie, l’attrice Claudia Gerini, e che lei abbia confermato: «Sei riuscito a fare un’istantanea di quello che spesso noi donne sentiamo e pensiamo». E questo sì che è un piccolo miracolo.

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“Le Burgne” è un meraviglioso casale di fine ’800 situato sulle colline umbre. Al piano terra un grande salone ricavato dalle vecchie stalle la cucina, la reception, il bar, ed i due bagni di servizio. Il primo piano ospita cinque spaziose camere matrimoniali ed un angolo lettura a disposizione degli ospiti. Su richiesta si organizzano “Fattorie didattiche” per vivere a stretto contatto con gli animali da cortile, imparare a fare il gelato, raccogliere le castagne e cercare i tartufi.

“Le Burgne” is a marvellous farmhouse from the 800’s positioned on the Umbra hillside in an enviable position on the border between Umbria and Tuscany. On the ground floor there is also a kitchen, the reception, a bar and two bathrooms. On the first floor there are five spacious double rooms and a reading corner. On request we organize “Educational farms” to live in close contact with farm animals, learn how to make ice cream, collect chestnuts and truffles.

Contattaci per ulteriori informazioni sulle disponibiltà Contact us for price and availability informations. ed i prezzi di affitto del casale.

Vocabolo Le Burgne 12, Loc. Celle - 06012 – Città di Castello (PG) - ITALY Info: 075 850 20 20 – 329 01 92 923 - info@agriturismoleburgne.it - www.agriturismoleburgne.it Percorsi didattici. Per prenotazione: 075 850 20 20 – 329 01 92 923

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VELLUTATA DI CAROTE E ZENZERO CON GAMBERONI E SEPPIOLINE dello chef Matteo Mariangeli

Preparazione Far soffriggere nel burro per alcuni minuti lo scalogno tritato, aggiungere le carote tagliate a pezzetti e lo zenzero grattugiato. Lasciare andare a fuoco lento per 5 minuti quindi coprire con del brodo vegetale e far bollire per circa 40 minuti a fuoco medio. Una volta cotte, frullarle fino ad ottenere una crema vellutata. Nel frattempo far bollire per circa 15 minuti le seppioline fresche in acqua con un pizzico di sale e mezzo lime; una volta cotte, freddarle con ghiaccio. Dopo aver pulito e sgusciato i gamberoni, scottarli in olio extra vergine di oliva circa 1 minuto per lato. Impiattamento In un piatto fondo versare la vellutata di carote e adagiare sopra le seppioline e i gamberoni. Completare il piatto con i semi di papavero, il timo e un filo di olio di oliva. Servire tiepido e buon appetito!

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INGREDIENTI PER 4 PERSONE 16 gamberoni 16 seppioline 1/2 kg di carote 100 gr di zenzero 1 scalogno 50 gr di burro Olio, timo, semi di papavero, sale .

Matteo è uno chef per passione. Giovane ma con già molte esperienze alle spalle, anche e soprattutto all'estero. Da un anno è tornato a Città di Castello dove gestisce il suo ristorante con impegno e ricercando sempre meterie prime locali e di qualità.


Gardening Giardinaggio

Ilo Mariottini gardenmariottini@virgilio.it

LE VOSTRE PIANTE TRA CASA E BALCONE! Dal cuore dell’estate ci sia avvia verso un dolce autunno; e allora vediamo come prenderci cura delle nostre piante in casa e sul balcone, nei mesi di agosto e settembre. Tra le mura domestiche, ad agosto bisogna evitare che i raggi del sSolleone cadano direttamente sulle piante ornamentali, che dovrebbero però godere di un’intensa luminosità. Non lasciate che le specie da appartamento trasportate momentaneamente sul balcone rimangano troppo a lungo esposte alla pioggia. Di notte cercate ci coprire le cactee all’aperto, per evitare i danni dall’eccessiva rugiada notturna. Potreste anche somministrare una soluzione di solfato di ferro nella dose di 4 grammi per litro d’acqua agli esemplari che presentano sintomi di ingiallimento. A settembre si dovrà cominciare a ritirare in un luogo coperto le cactee che in estate erano sul balcone o in giardino; inoltre, chiudere le finestre alla sera se la temperatura si è abbassa sotto i 20 gradi o se minaccia un temporale. Non esporre più le specie da appartamento alla pioggia perché l’acqua diventata ormai fredda potrebbe danneggiarle gravemente, rovinando irrimediabilmente il fogliame. Passiamo ora al balcone. In agosto si dovranno ci-

mare le piante erbacee annuali e perenni che hanno terminato di fiorire per favorire la formazione di altri boccioli; tenere smossa la terra dei vasi dove vivono arbusti a cespuglio o rampicanti, per impedire che si formino croste e muffe. Potreste eliminare i fiori appassiti, non appena cadono petali, per evitare di indebolirebbe le piante. Sarà importante annaffiare abbondantemente i vasi sul balcone ogni giorno, magari due volte al giorno se occorre, affinché le piante non subiscano il continuo trauma del passaggio da uno stato di idratazione a uno di appassimento. Anche a settembre dovrete cimare continuamente le erbacee perenni, eliminando i fiori appassiti per agevolare la formazione di altri boccioli. Accumulate le foglie secche che cominciano a cadere da rampicanti e arbusti, serviranno per proteggere le specie più delicate. Sistemare nel punto più caldo e assolato del balcone e proteggere durante la notte con un foglio di plastica le piante più delicate. E mi raccomando, eseguite i vostri lavori in giardino o sul terrazzo sempre nelle ore più fresche della giornata!

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Cinema Metropolis > Umbertide - di Luca Benni e Matteo Cesarini

THE PILLS: SEMPRE MEGLIO CHE LAVORARE The Pills, tradotto in italiano: le pillole. E sono proprio pillole comiche e folli quelle create da Matteo Corradini, Luigi Di Capua e Luca Vecchi che formano il progetto di base a Roma (Tor Bella Monaca) e chiama a riferimento personaggi improbabili, serie tv e spunti pop ma anche underground. Tre amici romani che sono riusciti a trasformare il loro hobby in un lavoro e che su Youtube i hanno creato una serie che racconta in modo ironico la vita di tutti i giorni. Abbiamo incontrato Matteo e Betani Mapunzo (che fa sempre parte del collettivo) al Cinema Metropolis di Umbertide per la presentazione del film Sempre meglio che lavorare.

«Per quanto riguarda il film è stata una bella avventura: fare un film con attori, troupe però è totalmente diverso da fare gli sketch; per un fatto di spontaneità e di improvvisazione preferisco quest’ultimi, ma mi ha formato in un certo senso. Sono contento di essere stato il protagonista di un film prima di aver raggiunto i 30 anni». Come avete vissuto il passaggio dal web alla tv e poi al cinema? «La cosa dei passaggi è un falso mito, di base noi non siamo cambiati, è come "chiede a un pizzettaro ma come hai vissuto il passaggio dalla margherita alla 4 formaggi? zi, sempre pizza è!" (dice Matteo in romanesco!); personalmente è così, è cambiato il mezzo e ci siamo dovuti adeguare, ma il modo di vedere la nostra comicità non è

the Pills al Metropolis Come vi siete conosciuti e come avete deciso di creare The Pills? «Ci conosciamo da sempre, dalle medie, dalle superiori. Alle medie ho conosciuto Luca Vecchi ed eravamo fondamentalmente quelli "menati dai coatti"; poi abbiamo conosciuto Luigi Di Capua alle superiori e lui per noi era la "svolta fica", c'aveva il motorino a 17 anni, mentre noi non avevamo manco la bicicletta. Poi siamo andati avanti insieme fino a dopo la laurea, al che ci siamo detti: "ragà noi abbiamo delle idee interessanti, mettiamole in pratica perché non faremo mai niente se non ci muoviamo!"». A gennaio è uscito il vostro primo film. Cosa ti ha lasciato questa esperienza?

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cambiato, e spero che rimanga quella anche nel tempo a venire». Progetti per il futuro: a cosa state lavorando? «Su Youtube o Facebook continueremo perché è importante diffondere quello che fai direttamente: per noi sono canali indispensabili, dove siamo totalmente liberi e possiamo fare quello che vogliamo; per il resto ci piacerebbe continuare a lavorare per dei media di qualità: la televisione ok ma anche per dei player tipo Netflix; ci piacerebbe scrivere e non per forza interpretare e continuare a lavorare anche al di fuori di The Pills».


FUTURE MUSIC di Michele Mandrelli

DAY OF THE DEAD L'idea era quella di omaggiare con un album di cover, in occasione del loro cinquantesimo anniversario, uno dei gruppi più influenti della scena rock americana: i Grateful Dead. Il progetto nasce dalle menti di Aaron e Bryce Dessner dei The National - per conto della Red Hot, da venticinque anni impegnata a raccogliere fondi per combattere l'HIV - e trova nel panorama musicale subito un grande entusiasmo tanto da diventare nella realtà dei fatti un colossale tributo. Impressionanti qualità e quantità di contenuti: 59 brani, 57 canzoni, più di 5 ore e mezza di musica che pesca nello sconfinato repertorio del gruppo. Sono più di 60 gli artisti presenti, figli delle diverse generazioni di musicisti influenzati dai Dead. Tra i nomi nella scaletta dell'album ci sono gli adulti come Wilco, Flaming Lips, Lucinda Williams, J.Mascis, Lee Ranaldo dei Sonic Youth; ed una nutrica schiera di "giovani" indie degli anni zero ed oltre come Bonnie Prince Billy, War On Drugs, Perfume Genius, Sharon Van Etten, Mumford And Sons, Unknown Mortal Orchestra, Kurt Vile, Real Estate, Local Natives e loro, i National, che fanno la parte del leone, con 5 brani.Un ascolto obbligatorio non solo per i fans dei Dead, ma per tutti gli amanti della buona musica perchè è un lavoro pieno di amore, cura e talento dal quale è impossibile uscirne indifferenti. Una stupenda "playlist di grandi canzoni" da suonare random e da ascoltare senza pregiudizi, lasciandosi stupire ogni volta. Lo spirito dei Grateful Dead è unico e vivo, anche qui trasuda rock e in questo caso nell'eterna battaglia sull'ideologia delle cover (tra chi pensa che debbano essere fedeli all'originale e chi essere tributi più personali), ne esce vincitrice la musica.

LA PROTESTA DI FATIMA AL QADIRI

«La libertà di associazione e di protesta sono soltanto un’illusione». Questa è la frase che Fatima Al Qadiri, producer senegalese, ripete in tutte le sue interviste dall’uscita del suo ultimo LP Brute, pubblicato dall’etichetta londinese Hyperdub. Sebbene molto spesso la musica elettronica sia, forse per ignoranza, collegata a una pressoché totale assenza di temi e di fili conduttori politico sociali, non è sicuramente questo il caso. Brute è un’indagine sociale e sonora sulla nozione di protesta, intesa come atto collettivo. Fatima, che nel corso della sua vita ha già avuto modo di vivere avvenimenti come la guerra in Kuwait e il movimento Occupy Wall street, si chiede che differenza c’è tra una democrazia e una dittatura, quando le proteste scomode vengono poi disperse dagli stessi governi. Nell’elettronica di Brute la protesta diventa l’ultima risorsa che una popolazione possiede per ribellarsi contro un ordine di cose ingiusto. Dal punto di vista sonoro, Fatima Al Qadiri si inasprisce rispetto ai suoi precedenti lavori e lo fa per andare incontro a una tematica forte come quella sopra citata. La sua musica elettronica - sospesa fra armonie classiche e sonorità in parte Grime, Trap con ritmiche prelevate attentamente e con maestria dalla club music - è definita come una narrativa autobiografica dove la sua storia intima personale si fonde con quella collettiva, con la memoria e lo spazio. In Brute lo stile sintetico si arricchisce con campionamenti registrati direttamente nelle manifestazioni alle quali Fatima ha partecipato attivamente, donando così allo stile fiabesco e orientaleggiante, già mostrato in lavori precedenti come Asiatisch, una sfumatura da sogno iniziatico e cruento. Il mondo sonoro di Fatima trascina e avvolge: vale decisamente la pena addentrarsi nella sua contraddittoria modernità.

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SI, VIAGGIARE! idee per scoprire l'Italia e il resto del mondo Che sia in Italia, in Europa o nel resto del mondo... l'importante è viaggiare! Allora ecco tre mete da scoprire, consigliate e descritte da Roberto Barbafina. #LANGHE Nel nord ovest dello stivale si estende una delle zone più belle d'Italia, un territorio unico, non solo dal punto di vista paesaggistico, che l'Unesco ha inserito nella lista dei patrimoni dell'umanità: le Langhe. Dopo un novecento difficile caratterizzato da povertà e allontanamento delle campagne, nel finire dello scorso secolo un ritrovato interesse per l'agricoltura e le sue produzioni di qualità, ha riportato questa zona di colline a cavallo tra Cuneo e Asti al centro dell'interesse e meta privilegiata del turismo internazionale, specie quello enogastronomico. Proprio la valorizzazione dei prodotti del territorio ha dato un impulso straordinario allo sviluppo turistico di questo territorio, infatti in una visita delle Langhe non potrà mancare una visita alle straordinarie cantine dove in settembre è possibile vivere da vicino la stagione della vendemmia, seguita magari dall'assaggio di salumi tipici annaffiati da Barolo, Barbera, Dolcetto... per chi volesse visitare la zona in autunno assolutamente da non perdere è la Fiera Internazionale del Tartufo di Alba, che durante i fine settimana di ottobre e novembre si snoda nel bel centro storico della città e fa diventare vie e piazze punti di ristoro di alta gastronomia. Qui chef stellati propongono i loro piatti, naturalmente a base di tartufo, alle tante persone che ormai da oltre 80 anni invadono la città per questa occasione. #GRECIA CONTINENTALE Quando si guarda alla Grecia tutti pensano alle isole dell'Egeo; ne esiste anche una diversa e meno conosciuta, quella della Grecia continentale con zone che vi lasceranno a bocca aperta. Una di queste è la penisola Calcidica, o meglio le penisole, visto che si tratta di tre propagini allungate nel Mar Egeo come le dita di una mano, una meta ancora poco nota al turismo italiano ma con caratteristiche uniche. La penisola centrale, quella di Sithonia, è la più selvaggia e ricca di spiagge sabbiose circondate da un susseguirsi di pinete; qui da visitare è la lingua di sabbia di

Posidi dove in certi giorni si può assistere allo spettacolo unico di trovare da un lato cavalloni e mare in tempesta, dall'altro mare liscio e tranquillo. Una meta da non perdere anche se non di facile accesso è il Monte Athos, il più grande complesso monastico d'Europa, un territorio autonomo amministrato direttamente dai monaci, circa 1500 disseminati in 20 monasteri. Questo piccolo mondo, dove si respira un aria fuori dal tempo, ha delle peculiarità sicuramente ineguagliabili, a partire dal fatto che l'accesso è limitato (massimo 30.000 visitatori all'anno) e concesso solo su autorizzazione scritta. All'interno di questa "repubblica teocratica" l'unica forma di alloggio sono le spartane foresterie dei monasteri, i pasti sono consumati insieme ai monaci e i trasporti da un monastero all'altro sono difficoltosi; ma tutte queste limitazioni sicuramente aumenteranno l'attesa per il dischiudersi dei "gioielli" che i monasteri contengono: manoscritti, icone, affreschi che custoditi da secoli dai monaci hanno consentito il mantenimento e la diffusione della tradizione culturale greco-ortodossa. #BOSTON Forse nessuna città americana è come Boston al centro della storia di questo grande paese: qui si insediarono i puritani in fuga dalle persecuzioni in Europa a metà del 1600, da qui partì la rivoluzione contro la corona inglese con il famoso Boston Tea party nel 1773 e qui hanno sede alcune delle storiche e più importanti università americane. Tutto questo e altro ancora ha creato intorno a Boston un'aurea straordinaria, rendendola oggi il centro culturale più importante degli Stati Uniti e una delle città più vivibili del paese. In un percorso cittadino non può mancare una tappa al Museum of Fine Arts, ricco di opere d'arte da tutto il mondo donate dalle spedizioni di ricerca dell Harvard University. Per chi volesse conoscere meglio la storia cittadina una bella passeggiata di circa 6 chilometri, il Freedom Trail, vi condurrà lungo i 16 luoghi che hanno visto le tappe più importanti della città. Dopo questa lunga camminata ci si può ritemprare al Boston Pubblic Garden, primo giardino botanico pubblico americano ed autentico polmone verde della città. Per finire il percorso non si può mancare una sosta al Faneuil Hall Marketplace, lo storico mercato cittadino, oggi punto nevralgico della città ricco di negozi, bar e ristoranti aperti ad ogni orario, punto di incontro degli artisti di strada e teatro delle loro esibizioni.

info: roberto.barbafina@libero.it

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Grande festa per la 50° MOSTRA NAZIONALE DEL CAVALLO Il Campionato Europeo di Monta da Lavoro evento clou del programma L’appuntamento con la storia per la Mostra Nazionale del Cavallo di Città di Castello è dal 9 all’11 settembre 2016 alla Fattoria Autonoma Tabacchi di Cerbara, dove, grazie a Regione dell’Umbria e Comune, verrà festeggiata la 50^ edizione della kermesse con un programma importante, nel quale i grandi appuntamenti andranno a braccetto con iniziative ispirate alla tradizione del cavallo e alla cultura del territorio. L’area della manifestazione, ridimensionata quest’anno per esigenze logistiche della proprietà, sarà resa idealmente più grande dall’importanza degli appuntamenti inseriti nel programma, a cominciare dal Campionato Europeo Seniores di Monta da Lavoro Tradizionale, con il quale la Fitetrec-Ante porterà a Città di Castello l’élite della disciplina a livello continentale. Sempre nel segno

della Fitetrec-Ante andranno in scena eventi speciali di Monta da Lavoro Tradizionale, Veloce e Sincronizzata e di Doma Vaquera, il Trofeo delle Regioni e la Finale del Campionato Italiano di Gimkana Western. Il legame tra la Mostra Nazionale del Cavallo e il purosangue arabo sarà rinnovato anche nella 50^ edizione con la disputa del Concorso Internazionale B Ecaho-Anica, con esemplari da sogno provenienti da allevamenti italiani e stranieri. La novità dell’anno sarà Eco Natura, il salone del turismo rurale, che, sotto l’egida dell’Unesco e della Regione dell’Umbria, promuoverà soggiorni di qualità a contatto con l’ambiente. Grazie alla direzione artistica e alla regia di Nico Belloni, il gran gala Night of the Stars regalerà grande energia e numeri mozzafiato, con la sorpresa dell’incontro tra cavallo e tartufo.

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VIP TEDESCHI, FIORI D’ARANCIO IN UMBRIA

Tutto risale all’inizio della loro storia quando dopo tre settimane di relazione decisero di passare una vacanza in Italia: da allora scoccò l’amore per il bel Paese dove quest’estate sono tornati, per sposarsi! Si tratta dell’attore tedesco Vinzenz Kiefer (volto della serie «Squadra speciale cobra 11», al cinema «La banda Baader Meinhof») e della bella Masha Tokareva (attrice di origini tedesche russe) («Squadra speciale cobra 11», «Zoologiya»). A metà giugno i due sono convolati a nozze nel Castello di Montignano di Massa Martana. L’amore per la gente, il paese, il cibo, il buon vino e i bellissimi posti hanno conquistato i cuori della coppia tedesca e degli invitati giunti in Umbria appositamente. «Tutto è nato parlando con Giorgia Pucci di Umbertide - svelano gli sposi a The Mag - che ci raccontava con orgoglio le sue tradizioni, il suo fantastico matrimonio da principessa, così abbiamo deciso di farci consigliare ed aiutare da lei nell’organizzare il nostro matrimonio proprio in Umbria poi festeggiato al Castello di Montignano». Vinzenz e Masha si definiscono «fans dell’Italia. La splendida natura, la gente piena di passione, felice e tutto il resto che rende questo paese imparagonabile a nessun’altro, per questo l’Umbria è nel nostro cuore e torneremo qui sempre volentieri». Nelle foto, il matrimonio e Masha a Umbertide.

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TRISOME GAMES, UN ORO E DUE BRONZI PER GIANPIETRO ZANCHI! Si sono svolti a Firenze i Trisome Games: le Olimpiadi per atleti con sindrome di Down; oltre 900 i partecipanti provenienti da 36 nazioni che hanno gareggiato in nove discipline fino al 22 luglio. Nella giornata di lunedì 18 luglio, nel centro tecnico federale della Federazione Ginnastica d’Italia a Sorgane nella periferia sud di Firenze, si è svolta la competizione relativa alla Ginnastica. Gianpietro Zanchi, il forte ginnasta portacolori della A.s.d. Centro Judo Ginnastica Tifernate ha raggiunto un altro straordinario risultato conquistando una splendida medaglia d’Oro con un perfetto esercizio alla Sbarra e due medaglie di Bronzo agli Anelli e al Volteggio. La competizione si è dimostrata spettacolare e di un livello tecnico veramente molto elevato, tanto da ricevere un ottimo apprezzamento da parte dell’olimpionico Alberto Busnari, in rappresentanza della FGI e testimonial per la Ginnastica. Gianpietro era accompagnato dalla Professoressa Caterina Polverini che insieme allo Staff del Club composto da Angelica Mariotti e Deborah Tavernelli ne hanno curato la preparazione, andando così ad implementare il nutrito palmares dell’associazione sportiva. Complimenti Campionissimo!

VERONICA PIVETTI OSPITE A CDCINEMA Lo scorso 20 luglio Veronica Pivetti ha “abbracciato CdCinema”. Simpatica, ironica, disponibile l’attrice che ha conquistato la folta platea presente al Cortile di Santa Cecilia per la proiezione del suo primo film come regista. Veronica, arrivata a Città di Castello insieme alla co-sceneggiatrice e co-produttrice Giovanna Gra, è stata introdotta dal direttore artistico di CdCinema Alessandro Boschi; le due artiste hanno presentato la commedia “Né Giulietta, né Romeo” e con entusiasmo sono rimaste fino alla fine della proiezione per poter dibattere assieme sull’argomento trattato nel film: l’omosessualità. L’attrice ha raccontato gli sforzi impiegati per poter realizzare questa opera e la sua soddisfazione nel poterla promuovere in giro per l’Italia. «Ogni occasione di promozione del film – ha sottolineato la regista - è anche un’occasione di dibattito su un tema di cui non si parla mai abbastanza».

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Recuperare

fa bene all'ambiente e conviene

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si ringrazia Mariottini Garden per l'allestimento floreale C.so Vitt. Emanuele, 19/A, CittĂ di Castello (PG) - tel e fax: 075 8521164 - info@lupingioielli.it Via Lambruschini 1/A 06018 Trestina (PG) - tel 075/8642500 trestina@lupingioielli.it www.lupingioielli.it - facebook/lupingioielli

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