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RENZO ARBORE La musica, l'Umbria gli 80 anni di uno showman

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Viale UnitĂ d'Italia, 37 - UMBERTIDE ottica2m.it - T. 075 941 14 46 Nuovo punto vendita presso il centro commerciale Fratta /Ottica-2M

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BACK TO 80’S Quando arriva il numero di dicembre/gennaio sento sempre forte il richiamo a tracciare un bilancio di quello che è stato fino qui, di quello che sarà, di quello che vorrei che fosse. Tra l’altro dalla redazione mi dicono che è pure il numero che sancisce i nostri cinque anni di vita. Che sembrano pochi. In realtà sono tanti. Ma non voglio fare un bilancio perché dopo divento triste e la mia idea era, invece, di scrivere una cosa felice degli anni ‘80. Cioè di quella fetta a metà degli anni ‘80 che io mi ricordo e che mi riporta dritta dritta in casa della mia mamma, il babbo sul divano, telecomando in mano e ‘Cacao meravigliao che meraviglia sto cacao meravigliao..’ : ci mandavano a letto perché arrivava in tv Renzo Arbore e tutto il carrozzone di donne curviforme, intellettuali viveur, filosofi e rappresentanti di pedalò con le loro battute che facevano ridere i grandi, mentre io e mia sorella, ancora bambine ci capivamo poco o niente di quell’ironia catodica. Non so bene se in quel periodo avessi amato Renzo Arbore di certo so che, negli anni a venire, ho imparato ad affezionarmici: ogni volta che l’ho rivisto, mi veniva in mente quel divano di casa e il mio babbo che di lì a poco se ne sarebbe andato, per sempre, insieme agli anni ‘80, alla televisione cult e alla mia infanzia. Erano gli anni dei Sapori di Mare e dei bikini di Isabella Ferrari, gli anni dei Promessi Sposi in tv col Trio (Marchesini Lopez Solenghi) che ironizzava sul romanzo manzoniano incollando alla tv quasi 17 milioni di italiani e scatenando le polemiche tra i puristi del genere letterario. Di Anna Marchesini, grandissima donna, c’è un bel ricordo dentro questo numero di The Mag che in copertina celebra Renzo Arbore, i suoi 80 anni, un legame forte con l’Umbria e un’energia travolgente al ritmo swing. Tanto per restare in tema c’è anche Isabella Ferrari e ci sono molte altre storie che vale la pena raccontare di questo 2017 che se ne va sotto le luci del Natale. E io devo dire un milione di grazie a tutti quelli che, come sempre, ci aiutano a costruire questo giornale di carta sul quale da cinque anni, ritagliamo un palcoscenico da offrire a ciò che di bello ci accade intorno. Abbiamo sperimentato copertine, intervistato centinaia di persone, artisti e raccontato le loro storie, ci siamo emozionati tante volte. Speriamo di aver emozionato anche voi. Se ci siamo riusciti - come disse Manzoni, quello vero, nella stesura definitiva dei suoi Promessi Sposi - ‘vogliatene bene a chi l’ha scritto. Se invece fossimo riusciti ad annoiarvi, credete che non s’è fatto apposta’. Buon anno E grazie!

When the December/January number arrives I always feel a strong call to chart out an evaluation of what has been up until now, of what will be and of what I would like to happen. Among other things the editorial staff tell me this is also the number that marks our five years of life. They seem few. In reality they are many. But I don’t want to do evaluation because then I become sad and my idea had been, instead, to write something happy about the 80’s. I’m speaking about that slice from the mid 80’s that I remember and which brings me right back to my mother’s house, my dad on the couch, remote in his hand and “Cacao meravigliao che meraviglia sto cacao meravigliao..”(tv show and jingle): they would send us to bed because Renzo Arbor would come on the tv with his caravan of curvy women, intellectual pleasureseekers, philosophers and paddle boat representatives with their jokes that made the adults laugh, while my sister and I, still children, understood little to none of that tv irony. I don’t really know if, in that moment I loved Renzo Arbore, I know for sure that in the following years I learned to grow fond of him: every time I saw him again I would think of that couch at my house and my father who shortly after that had passed away, forever, together with the 80’s, the television cult and my childhood. Those were the years of Sapori di Mare and of Isabella Ferrari’s bikinis, the years of Promessi Sposi in TV with the trio (Marchesini, Lopez, Solenghi) that ironic acting about the Manzonian romance gluing seventeen million Italians to the TV and triggering controversy from the literary purists. About Anna Marchesini, remarkable woman, there is a great memory inside this number of the Mag, which on its cover celebrates Renzo Arbore, his 80 years of life, a strong tie with Umbria and an enthusiastic energy to the rhythm of swing. Staying in theme there is Isabella Ferrari as well and many other stories, which are worth telling, of this 2017 that is passing away under the Christmas lights. And I must say a million thanks to all those who, like always, help us build this paper magazine on which, for five years, we carve out a stage on which to display the beautiful things that happen around us. We have experimented covers, interviewed hundreds of people, artists and told their stories, we have been moved many times. We hope to have touched you too. If we have been able to –as the real Manzoni says in the final writing of his Promessi Sposi- “love him who wrote it. If instead we have managed to bore you, believe that we didn’t do it on purpose”. Happy New Year And Thank You!


22 Our Home

Elegante Armonia

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Cover story

Renzo Arbore - LA MIA UMBRIA

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Data pubblicazione: Dicembre 2017 - rivista bimestrale - N°31 Grafica, fotografia e impaginazione: Moka comunicazione, via Cacciatori del Tevere, 3 - Città di Castello (PG) P. IVA 02967110541 - mokacomunicazione.it Stampa: Litograf Editor S.r.l. - Via C. Marx, 10 06011 Città di Castello (PG) P. IVA 02053130544 Editore e Proprietario: Moka comunicazione Direttore Responsabile: Cristina Crisci Traduzioni: Christy Mills Iscrizione al Tribunale di Perugia: n. 20/12 del 27/11/2012. Questo numero è stato chiuso in redazione il 1 Dicembre 2017 alle 16:00 Per maggiori informazioni e tanti altri eventi visita for more information and events go to www.the-mag.org

Edicola 581

La nostra rivoluzione

The MAG shopping

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Anna Marchesini Un Ricordo

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Isabella Ferrari

Tornare a teatro

INFO E CONTAT TI pubblicità Simona 389 05 24 099 redazione info@the-mag.o rg www.the-mag.o rg

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The Mag Crew

Cristina Crisci

Andrea Luccioli

Simona Polenzani

Benedetta Meozzi

Emanuele Vanni

Giuseppe Sterparelli

Maria Vittoria Malatesta Pierleoni

Sofia Coletti

Grazie a

Danilo Nardoni, Lorenzo Alunni

Christy Mills

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LA FOTO CHE CI HA COLPITO DI PIU’ Di ENRICO MILANESI, scattata a citerna durante la festa della luce edizione 2017 FACEBOOK: milanesi.enrico www.festadellaluce.it

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ELEGANTE ARMONIA 24


Il punto forte del luogo è la vista del paesaggio e per fare in modo che rimanesse il vero protagonista della casa, grazie anche alle ampie aperture esterne, i proprietari hanno richiesto un arredamento essenziale e minimale a cui abbinare qualche elemento d’arredo tradizionale di memoria, con colori in armonia con le tonalità della struttura della casa. Per rendere più contemporaneo il casale di campagna con la tradizionale struttura in pietra e travi in legno, è stato scelto un pavimento in resina dal colore neutro e per le scale un corrimano in metallo e vetro. Anche la scelta della cucina è stata fatta con la volontà di ricercare linee pulite ed essenziali e nel modello Blade di Modulnova è stata trovata la risposta perfetta. La parte lineare ed operativa è stata progettata con le innovative ante rivestite in metallo effetto “underground”, realizzate con pannelli in alveolare alluminio di appena 1 cm così da garantire la massima leggerezza e quindi maggior durata nel tempo. L’isola centrale, che doveva dare un’idea altrettanto materica, è stata realizzata con un piano di lavoro in gres costruito accostando tra loro delle doghe irregolari, così da avere un aspetto e una sensazione al tatto appunto più materica e vissuta. Nelle basi dell’isola è stato inserito un frigo-cantina così da rispondere alla passione dei proprietari per il buon bere. I divani Désirée di fronte al camino, in tessuti dai colori pastello, sono caratterizzati da un informale rivestimento a sacco con cucitura a vista e con le loro linee curve richiamano le linee morbide del paesaggio esterno . Il divano al piano superiore con i caratteristici schienali e braccioli liberamente modulabili, permette un comfort flessibile nei vari momenti di utilizzo, da seduti o distesi, l’ideale per una zona relax. Il progetto degli interni è stato curato dall’Architetto Marcella Meozzi.

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La scelta della cucina è stata fatta con la volontà di ricercare linee pulite ed essenziali

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ELEGANT HARMONY 30


The strong point of this place is the view of the landscape, and to make sure that it is the true protagonist of the house, thanks to the large openings to the outdoors, the owners wanted essential and minimal furnishings to which they matched some elements of traditional furniture, with colors that are in harmony with the tone of the structure of the house. To make the country house more contemporary with its traditional structure in stones and wood beams, a neutral color flooring in resin was chosen and a handrail for the stairs in metal and glass. The choice of a kitchen as well was made with a desire to find clean, essential lines and in the Blade by Modulnova model they found the perfect answer. The linear and operative part was designed with innovative cabinet doors in metal with an “underground” effect, made of panels in alveolar aluminum of 1 cm guaranteeing maximum lightness and durability in time. The central island, which had to give a material idea as well, was made with a gres countertop constructed putting irregular wooden beams next to each other, giving an aspect and sensation of a more tactile and lived feeling. In the base of the island, a wine fridge, which resonates with the owners’ love of a good drink. The Désirée sofas in front of the fireplace, in pastel color cloth, are characterized by an informal sack covering with exposed stitching and their curved lines recall the soft lines of the landscape outside. The sofa upstairs with completely adjustable seat backing and armrests, allows for a flexible comfort in different moments of use, whether seated or lying down, ideal for an area of relaxation. The project for the interior design was handled by the Architect Marcella Meozzi.

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To make the country house more contemporary with its traditional structure in stones and wood beams, a neutral color flooring in resin was chosen and a handrail for the stairs in metal and glass.

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presenta

Spaghetto alla chitarra Mancini con pesto di basilico pinoli e plancton

Filetto di baccalĂ con pil-pil di plancton

Riso carnaroli al plancton con crudo di gambero rosso di Mazara

Insalata di polpo e mango con vinaigrette agli agrumi e polvere di plancton

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Cover Story

È lo showman italiano più conosciuto al mondo. A giugno di quest’anno ha compiuto 80 anni, ha un canale dedicato, gira ininterrottamente con la sua Orchestra, da un’estremità all’altra, dagli Stati Uniti alla Cina, passando per il Messico fino al Canada con innumerevoli concerti acclamati ovunque in un clima da record di Cristina Crisci

Renzo Arbore

LA MIA UMBRIA 44


Renzo Arbore, in tutti questi anni, facendo presa sul pubblico di qualsiasi latitudine, ha ottenuto tantissimi premi e riconoscimenti, quantità di spettatori, cifre da ‘capogiro’ che hanno premiato lo spirito travolgente e contagioso dell’artista. È cantautore, disc jockey, conduttore radiofonico, clarinettista, showman, attore, sceneggiatore, regista e personaggio televisivo. Ecco proprio quest’ultima particolarità fa di lui un artista talmente trasversale da unire le generazioni più diverse, al ritmo swing.

infine come presidente di UJ, il più importante festival jazz del mondo grazie a Carlo Pagnotta, anche se lui dice sempre dopo Montreal».

A CAPODANNO

Nell’immaginario collettivo di chi si ricorda la tv degli anni ‘80, impossibile non citare la trasmissione Quelli della Notte, un appuntamento di Rai Due che divenne cult con tutti i suoi personaggi (comici e intellettuali) che si riunivano in una notte che era surreale e un po' cialtrona. Basti pensare che l'album prodotto con le musiche di quel programma vendette 500 mila copie. Ancora, nel 1987 sempre in tv «Indietro Tutta» replicò l'enorme successo di Quelli della Notte con le ballerine Cacao Meravigliao e le Ragazze Coccodè. Insomma Arbore è uno che non ha bisogno di presentazioni e che, tra l’altro, ha un legame fortissimo con l’Umbria in special modo con Umbria Jazz della quale è presidente della Fondazione. Già cittadino onorario di Perugia, la scorsa estate Arbore si è calato - nel doppio ruolo di performer e presidente della Fondazione Umbria jazz - nella prima serata per la due giorni del festival a Norcia, per sostenere la ripresa turistica del territorio colpito dal terremoto insieme alla sua Orchestra Italiana sul palco in piazza San Benedetto allestito davanti alla facciata della Basilica. Secondo lo showman «qui e in tutti gli altri posti colpiti dal terremoto la vita è ripartita e la musica fa la sua parte perché ogni buon film deve avere la sua colonna sonora. Un concerto bellissimo non solo dal punto di vista artistico _ dice ancora _ ma anche dal punto di vista sentimentale. Io ormai sono un po’ umbro, ho perfino la cittadinanza perugina. Sono arrivato in questa regione prima come spettatore appassionato di un festival straordinario, poi come musicista e

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Umbria Jazz Winter

foto: http://www.umbriajazz.com/pagine/artisti

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I MUSICISTI

C' è Umbria Jazz Winter, edizione dei 25 anni a Orvieto. Grandi nomi per il festival che presenta cinque giorni di musica, dalla tarda mattinata a notte fonda, senza soluzione di continuità, nel centro storico (dal 26 dicembre al primo gennaio) Le location sono le stesse che raccontano la storia e il patrimonio artistico della città, dal teatro Mancinelli al Duomo, dal Palazzo del Capitano del Popolo a Palazzo dei Sette, dal Museo Emilio Greco all’ex convento di San Francesco. E tutto il centro della città è coinvolto dalla musica itinerante e festosa della marching band. Complessivamente Umbria Jazz Winter #25 mette in scena 100 eventi con 25 band e circa 150 musicisti. Non di sola musica vive il festival, perché Orvieto è terra di cucina e vini di qualità e Umbria Jazz trova qui una felice coesistenza con l’enogastronomia del territorio nei jazz lunch e jazz dinner in due locali del centro e, tutto il giorno, nel Palazzo dei Sette. Qui per pranzo e per cena si possono gustare gli ‘Spaghetti Swing’ con spaghetti, come si dice, cotti e mangiati (ma anche, vino e formaggi). In programma tra l’altro ‘In my mind – Monk at Town Halla’, tributo di Jason Moran al centesimo anniversario della nascita di Thelonious Monk: non solo la rilettura del celebre concerto della Town Hall, New York, del 1959, con un organico più ampio di quelli che Monk era solito usare, ma uno spettacolo multimediale in cui la musica si fonde con le immagini e le parole di Monk.

È anche il caso di uno dei più creativi chitarristi delle ultime generazioni del jazz (e non solo), MARC RIBOT, che si esibirà con il suo TRIO e con THE YOUNG PHILADELPHIANS, progetto che coniuga il Philly Sound dei ’70 con il Prime Time di Ornette Coleman. Una novità assoluta per il l’Italia è JAZZMEIA HORN: in America la considerano il nuovo astro della vocalità jazz al femminile dopo che ha vinto, due anni fa, la prestigiosa Thelonious Monk Institute International Jazz Competition e ancora prima la Sarah Vaughan International Jazz Vocal Competition. Da New Orleans arrivano due artisti che rappresentano al meglio le tradizioni della patria del jazz: il blues di LITTLE FREDDIE KING, cantante e chitarrista saldamente ancorato alle radici della musica del sud degli Stati Uniti, e la classicità del quartetto vocale, formula da sempre molto popolare, con THE MYSTICS, mentre è della South Carolina il BENEDICT GOSPEL CHOIR, forte di ben quaranta elementi che garantiscono un grande impatto emotivo e spettacolare. Il jazz italiano è ben rappresentato. Il TRIO DI ROMA è una band storica perché, formatasi nella metà dei ’70 nella Capitale, è stata il punto di partenza del lungo percorso artistico di DANILO REA, ENZO PIETROPAOLI e ROBERTO GATTO. Rea suonerà anche in duo con GINO PAOLI, con ospite speciale FLAVIO BOLTRO. Uno spazio importante è riservato a MARIA PIA DE VITO, presente in duo con la signora del pianoforte jazz italiano, RITA MARCOTULLI; con il progetto “So Right”, un omaggio alle raffinate canzoni di Joni Mitchell con JULIAN OLIVER MAZZARIELLO e ENZO PIETROPAOLI, e con [Core/Coração], in equilibrio tra Napoli ed il Brasile con HUW WARREN, GABRIELE MIRABASSI e ROBERTO TAUFIC. Ancora jazz italiano con il trio formato da GIOVANNI GUIDI (che sarà protagonista anche di una solo performance) LUCA AQUINO e MICHELE RABBIA, con il quartetto di FABRIZIO BOSSO, con THE LICAONES, band che mette insieme alcuni dei più originali interpreti del jazz tricolore (FRANCESCO BEARZATTI, MAURO OTTOLINI, OSCAR MARCHIONI, PAOLO MAPPA), con il trio RICCARDO BISEO, MASSIMO MORICONI, GEGÈ MUNARI. Il trio sarà anche il cuore delle jam session round midnight, un classico del jazz. Altro trio è quello formato da MARCO TAMBURINI e ROBERTO GATTO con il bassista americano DARYL HALL. Immancabili i toscani FUNK OFF, da anni presenza fissa delle edizioni estive e invernali del festival e resi popolari da Umbria Jazz anche all’estero. Il jazz classico di LUCA VELOTTI, sassofonista per anni nell’orchestra di Paolo Conte, l’ironia e l’originalità di SUGARPIE & THE CANDYMEN, il quartetto del sassofonista orvietano FILIPPO BIANCHINI completano un cartellone degno dell’anniversario del festival. Una sottolineatura, infine, va fatta sulle esibizioni dei vincitori del JAZZ CONTEST e delle BERKLEE SUMMER SCHOOL AT UMBRIA JAZZ 2017, segno dell’attenzione che Umbria Jazz rivolge alle nuove generazioni di musicisti.

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di Sofia Coletti

ISABELLA FERRARI

«TORNARE A TEATRO» L'attrice protagonista a Solomeo 50


Era la prima volta in Umbria ed è particolarmente entusiasta del suo ritorno a teatro: «Da un po’ non lo facevo, anche se ho già recitato in quattro spettacoli, mi manca solo il classico. Mi piace perché il teatro è lontano da tutto quello che viviamo, è immediato e non replicabile, è una miccia che si accende ogni sera con il pubblico. Continuo a farlo, alternandolo al cinema». Bellissima e appassionata, Isabella Ferrari è arrivata in Umbria per inaugurare in grande stile la stagione di prosa del Teatro Cucinelli. Insieme a Iaia Forte, l’attrice è protagonista di «Sisters. Come stelle nel buio», una black comedy ironica e raffinata, diretta da Valerio Binasco. «Neppure noi _ dice _ ci eravamo resi conto di quanto questo spettacolo fosse insolito nel panorama attuale. Ed è entusiasmante vedere così tanta gente a teatro».

GRANDI NOMI PER IL DECENNALE

In questo spettacolo divide il palco con Iaia Forte.. «Avevo voglia di lavorare con lei, mia grande amica da sempre e attrice che amo molto a teatro. L’idea è nata dopo un caffè preso insieme, poi abbiamo coinvolto il regista: ammiro il suo lavoro, la sua voglia di sperimentare».

avere anche l’opportunità di incontrare gli attori e le compagnie»

Il risultato? «Questo spettacolo è un percorso viscerale, folle, borderline: noi ci mettiamo il sangue, la nostra sembra la performance di due rockstar. È un teatro che si allontana dal classico e può spiazzare perché arriva dritto allo stomaco».

attesi anche JOHN MALKOVICH e RALPH FIENNES Prosa, danza, musica, ospiti internazionali all’insegna della qualità artistica. La nuova Stagione del teatro Cucinelli di Solomeo festeggia i dieci anni con una programmazione all’insegna della qualità. Ralph Fiennes, in veste di attore che sarà protagonista di un suo lavoro realizzato per l’occasione. Poi è attesa nel borgo umbro anche un’altra star internazionale come John Malkovich, che a Solomeo debutterà con la prima data della tournée dello spettacolo ‘The music critic’. «Chi viene si deve sentire come a casa ed ha affermato Federica Cucinelli durante la presentazione della stagione, affiancata da Nino Marino del Teatro Stabile dell’Umbria. Solo alcuni degli spettacoli in cartellone: il 12 e 13 febbraio, ‘Lacci’, tratto dall’omonimo romanzo di Domenico Starnone, vedrà all’opera Silvio Orlando per la regia di Armando Pugliese. Il 28 marzo sarà il turno

È la storia di... «Due sorelle, segregate in una villa immersa nei ricordi. Una, il mio personaggio, è un’attrice di grande successo finita su una sedia a rotelle, l’altra è quella che se ne prende cura, ma è alcolizzata e folle. Vengono fuori rapporti di coppia universali, in molti ci si riconoscono. Ma non vorrei spaventare, c’è sempre una forte vena di ironia».

di John Malkovich. ‘The music cri-

E il suo personaggio? «È talmente impegnativo che non riesco nemmeno a parlarne: dico solo che c’è stata molta costruzione, per l’invalidità e per una voce che non è la mia. E io amo recitare con la maschera».

ventisei nomination, in uno spettacolo trascinante in cui teatro e

A Solomeo era la sua prima volta in Umbria? «È la prima volta che recito in Umbria e sono molto felice, in più Cucinelli è persona che stimo molto, per me fa parte di quelle autorità nel mondo che hanno creato il made in Italy». Legami o ricordi con l’Umbria? «Un legame forte c’è l’ho: è Monica Bellucci, la mia amica del cuore». In questo periodo si parla di abusi e violenze nel cinema... «Questa è una pagina di storia, non penso che accada solo nell’ambiente del cinema, ma di certo questo abuso di potere è imperdonabile, serve una legge immediata. È giusto che le ragazze parlino, è fondamentale per le nuove generazioni e per tutti»...

tic’ è scritto e concepito da Aleksey Igudesman con lo stesso Malkovich, attore protagonista, insieme a Julian Rachlin, Aleksey Igudesman, Sarah McElravy, violino/viola, Boris Andrianov, violoncello, Hyung-ki Joon, pianoforte. Appuntamento da non mancare con uno dei più illustri e raffinati artisti del panorama mondiale, premiato con ben venticinque premi e musica si fondono stupendamente. Una performance unica, con Malkovich circondato da straordinari musicisti. Un cocktail narrativo esilarante sulle peggiori critiche musicali degli ultimi secoli. Il gran finale è «The Malkovich Torment», una terrificante recensione su Malkovich stesso, che Igudesman ha messo in musica in modo ironico e divertente. Per quanto riguarda Fiennes a Solomeo, che ha confermato la sua presenza come ha ricordato Marino, data e testo che farà saranno comunicati più avanti. «Ci siamo chiesti – ha detto Marino – quale poteva essere l’attore che poteva rappresentare al meglio la storia di questo teatro e di tutto quello che c’è intorno. La scelta è caduta su di lui e dopo averlo incontrato e avergli raccontato la storia di Solomeo e della programmazione fatta qui in dieci anni ha accettato con molto piacere il nostro invito Per la danza il 28 novembre andrà in scena ‘Minuit et des Possibles, Cenerentola o il coraggio della virtù’ della compagnia canadese Cas Public. Per le prenotazioni degli spettacoli di prosa è attivo il Botteghino telefonico regionale del Teatro Stabile dell’Umbria al numero Tel. 075 57542222.

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by Sofia Coletti

ISABELLA FERRARI on stage at Solomeo

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It was her first time in Umbria and was particularly enthusiastic about her return to theatre: “It’s been a while since I’ve done it, even though I have acted in four shows, I’m only missing classical. I like it because the theatre is far from all that we live, it is immediate and non-replicable, it is a fuse that is lit every evening with the public. I continue to do it, alternating it with the cinema”. Beautiful and passionate, Isabella Ferrari arrived in Umbria to inaugurate the season of prose in great style at the Cucinelli Theatre. Together with Iaia Forte, the actress is the protagonist of “Sisters. Like stars in the Dark” an ironic and refined black comedy, directed by Valerio Binasco. “Not even we -she says- realized how unusual this show was in the current panorama and it enthuses me to see this many people in the theatre”. In this show you share the stage with Iaia Forte … “I had always wanted to work with her, my good friend since forever, and an actress who loves the theatre. The idea was born after having coffee together, then we brought in the director: I admire his work, his desire to experiment”. The result…? “This show is an instinctive route, crazy, borderline: we put in blood, ours seems a performance by two rockstars. It is a theatre which distances itself from classical and can catch you unaware because it goes straight to the stomach”. It is the story of… “Two sisters, separated in a villa immersed in memories. One, my character, is an actress of great success who ended up in a wheelchair, the other is the one caring for her, but is alcoholic and insane. Out of this comes a relationship, a universal couple, to which many can relate. But I don’t want to scare you, there is a strong vein of irony”. And your character? “Is so demanding that I can’t even speak about it: I can only say that there was a lot of construction for the handicap and for the voice which isn’t mine. And I love to act with a mask”. At the Solomeo, was it your first time in Umbria? “It is the first time that I have acted in Umbria and I am very happy, as well, Cucinelli is a person who I highly esteem, for me it is part of that reputation in the world that ‘made in Italy’ created”. Ties or memories with Umbria? I have a strong tie: it is Monica Bellucci, my dear friend. In this period, we speak of abuse and violence in the cinema… “This is a page in history, I don’t think that it happens only in the environment of the cinema, but certainly this abuse of power is unforgiveable, you need an immediate law. It is right that the girls talk about it, it is fundamental for the new generations and for everyone”.

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Umbrialibri di Andrea Luccioli foto: Roberto Calcagni

ANNA CHE NON SE N’È MAI ANDATA Il ricordo della Marchesini nelle parole di Massimo Lopez e Tullio Solenghi 54


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L’omaggio durante Umbrialibri dove oltre 300 persone si sono ritrovate per celebrare l’artista e la donna Dagli esordi in radio fino al Trio, il successo in Rai, la carriera di scrittrice

Un ricordo, un abbraccio fortissimo. A Umbrialibri è andato in scena, al cinema Zenith di Perugia, il commosso omaggio ad Anna Marchesini, l’attrice nata ad Orvieto e morta lo scorso anno dopo una lunga malattia. Oltre 300 persone hanno assistito ad un tributo che è stato molto di più di un semplice ricordo collettivo, ma anche l’occasione per ripercorrere una stagione televisiva che non c’è più e scoprire la Marchesini scrittrice, spesso passata, a torto, sotto traccia. Sul palco Tullio Solenghi, Massimo Lopez, insieme a Pino Strabioli e le attrici Francesca Gatto e Angela Citterich, hanno condensato lacrime e sorrisi nell’appuntamento clou di Umbrialibri, evento organizzato dalla

Regione Umbria e che ha portato a Perugia grandi autori e personaggi come Aldo Cazzullo, Goffredo Fofi, Walter Siti. «Io Anna l’ho conosciuta al doppiaggio _ ha detto Lopez in apertura _ Un giorno ci siamo incontrati per caso e mi ricordo che abbiamo iniziato a ridere come matti. E dicevo tra me: Non vedo l’ora di farla conoscere anche a Tullio. Poi ho scoperto che già si conoscevano». La conferma di Solenghi: «Sì, è vero. Con Anna ci siamo conosciuti in una tv Svizzera. In un programma fatto per convincere gli italiani a rimanere in Svizzera. Mentre la prima volta del Trio è stata a Roma, in un caldo luglio. A casa

«La prima trasmissione a tre è stata in radio a Genova. Il programma Helzapoppin doveva durare alcune settimane. È andato avanti due anni»

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mia. All’epoca vivevo in un piccolo appartamento con altri 85 genovesi. Lì è nato un rapporto di amicizia forte tra noi. Ci siamo ‘triangolati’ e abbiamo iniziato a giocare». Gli sguardi lucidi, qualche risata, allo Zenith tutti hanno avvertito il peso dell’assenza di Anna, ma anche l’importanza di tutto ciò che ha lasciato. «Ci mettevamo con un registratore in mezzo alla sala – ha continuato Lopez nel suo racconto degli esordi – premevamo il tasto Rec e cazzeggiavamo per ore». «La prima trasmissione a tre è stata in radio a Genova. Il programma Helzapoppin doveva durare alcune settimane _ ha proseguito Solenghi _ È andato avanti due anni. Era una trasmissione folle, avevamo inventato il primo corso di mimo radiofonico: stavamo in completo silenzio per un minuto». Il ricordo più bello in televisione? «Di sicuro la telenovela _ ha aggiunto _ La prima volta che girammo, decidemmo di vestirci ognuno come voleva. In scena arrivarono tre marziani vestiti come se arrivassero da Plutone. Non riuscimmo a finire di girare talmente stavamo ridendo». Il rifiuto a passare a Mediaset durante un pranzo con Berlusconi, poi l’incontro con Pippo Baudo, il successo in Rai e la definitiva consacrazione. Ma chi era veramente la Marchesini? La signorina Carlo o la Sora Flora? «Il pregio di Anna _ ha detto Massimo Lopez _ era quello di essere prima di tutto un’artista preparatissima. Non ha mai tralasciato una virgola di quello che diceva e faceva». Ma c’era anche una Marchesini meno attrice e più donna. «Anna _ ha ribadito Solenghi _ era anomala. Poteva essere orrenda e due secondi dopo una strafica. Eroticamente ha mietuto tante vittime. Poteva competere con tutte le belle di allora». «Ma a lei non piaceva apparire _ ha aggiunto Lopez _ diceva sempre: ‘Io sono il maschio del Trio’». Cosa manca oggi a Solenghi e Lopez di Anna Marchesini? «Paradossalmente non mi manca _ dice Solenghi _ Perché ce la portiamo sempre appresso». «È incredibile _ ha aggiunto Lopez _ Ma è come se questa cosa non fosse mai accaduta». L’omaggio alla Marchesini si è chiuso con la lettura di alcuni passi tratti dai suoi libri, una eredità da riscoprire e che, è stato detto, continuerà a fare di Anna una preziosa compagna di viaggio per tutti quelli che l’hanno conosciuta e amato la sua arte.

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storie del 2017

EDICOLA 518

La nostra

Rivoluzione in quattro metri quadrati Testo di Andrea Luccioli Foto di Matteo Valentini

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storie del 2017

Piccola grande rinascita di un'attività e timidi segnali di risveglio di una città assopita, Perugia. Questa è la storia dell'Edicola 518, «quattro metri di spazio infinito» situati a ridosso della scalinata di Sant'Ercolano dove si vendono magazine e riviste culturali internazionali. Un' edicola che di edicola ha ben poco, ma che ne conserva un elemento cruciale: l'essere un presidio per una comunità. Edicola 518 è un progetto nato dall'urgenza di due ragazzi, Antonio Brizioli e Paolo Marchettoni, di dare un valore ‘urbano’ al collettivo «Emergenze». Iniziativa poi corroborata dal bisogno silenzioso di rinascita di un quartiere. Questa storia ha inizio il primo giugno del 2016, quando è stata aperta l'edicola, ma nasce tempo prima lungo il sentiero tracciato dalla rivista «Emergenze», nel 2014. «Il culmine di un lavoro collettivo sfociato nell'acquisto della struttura _ spiega Brizioli _ In realtà non abbiamo mai pensato di farne un'edicola vera e propria, doveva essere uno sportello del nostro lavoro culturale. Siamo partiti dal filo rosso con cui abbiamo legato le strade di Perugia, poi è arrivata la mostra “Emergenze ritratte” all'ex chiesa della Misericordia, spazio che per l'occasione abbiamo restituito alla cittadinanza. È a questo punto che abbiamo capito che le persone avevano bisogno di riconoscersi in un posto».

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Così è arrivata l'edicola. «L'esigenza di uno spazio ci ha portato a ragionare. Passando davanti all'edicola abbiamo visto la scritta vendesi, ci siamo informati: ce la potevamo permettere. Da lì è partita la sfida: fare qualcosa di buono e farlo con poco. Con un piccolo investimento abbiamo creato questi quattro metri quadrati di spazio infinito che sono diventati un progetto di riferimento a livello cittadino e non solo». Una specie di azzardo culturale? «Volevamo creare una vetrina per mettersi in contatto con noi, con Emergenze. Volevamo costruire qualcosa intorno alla carta, ma non abbiamo studiato il mercato dei giornali. Siamo partiti con le nostre idee cercando di vedere dove ci avrebbero portato». E dove siete arrivati? «A Perugia c'è una fortissima esigenza di contemporaneità e di confronto. Ora ci siamo noi e, ad esempio, i ragazzi del Postmodernissimo. Abbiamo creato spazi di contemporaneità partendo dalle nostre esperienze e ascoltando la città. Sono stato diversi anni a Milano, mi sono laureato in Lettere e Storia dell'arte e ho lavorato in un centro di arte contemporanea. Decidere di spendere questa mia attività a Perugia è stata una scelta estemporanea».


Cosa è successo? «All'inizio Emergenze era una rubrica che usciva sul Corriere dell'Umbria ed è riuscita ad aprire un dibattito sulla contemporaneità. Abbiamo deciso di agire sull'esigenza: intercettare il bisogno di partecipazione. Per questo oltre all'edicola abbiamo organizzato eventi di cui la gente ancora parla». Cosa c'è di diverso rispetto all'aria che tira a Milano? «Secondo me oggi è più significativo e stimolante lavorare su una dimensione come quella di Perugia. Anche perché da realtà più grandi siamo comunque seguiti. Continuiamo ad andare fuori regione per presentare l'Edicola ed Emergenze. Offriamo una selezione di riviste e magazine internazionali che si possono trovare solo da noi. Abbiamo creato una rete, gli editori ci cercano». La ricetta? «Abbiamo fatto ricerca, messo insieme più distribuzioni fluidificando i canali che già esistevano e rapporti diretti con editori. Usiamo i social».

Il successo più grande finora? «Aprire la mattina, vendere riviste, ma soprattutto rendersi conto di aver creato uno spazio di incontro per le persone». Ma come sta Perugia? «Spezzo mezza lancia a favore di questa città. Noi abbiamo abbattuto dei muri a testate, per carità. Ci sono stati problemi, diffidenza. Ma abbiamo continuato lungo la nostra strada e siamo riusciti a fare qualcosa di prezioso per il tessuto sociale del quartiere. Penso che la città debba essere grata a noi e noi a lei».

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storie del 2017

PROGETTO VIBE / ATLANTE SERVIZI

L’ARTE OLTRE LO SGUARDO Atlante servizi culturali si aggiudica un importante bando europeo per un progetto su arte contemporanea e disabilità visiva. Il progetto VIBE, Voyage Inside a Blind Experience è stato selezionato dal programma Europa Creativa dell’Unione Europea fra oltre 500 progetti presentati da 40 Paesi. 64

Per la prima volta in Umbria un progetto culturale è cofinanziato da questo programma europeo. Sono gli stessi protagonisti, i ragazzi di Atlante, a raccontare com’è nata l’idea. «Tutto è iniziato nella sede tifernate della mostra su Luca Signorelli, dove nel 2012 fornivamo servizio di sorveglianza. Ci eravamo offerti di accompagnare un anonimo turista americano per spiegargli le opere esposte. Poi, in un pranzo di ringraziamento che l’entusiasta visitatore aveva voluto offrirci al termine della visita, scoprimmo piacevolmente che avevamo davanti il direttore della Josef and Anni Albers Foundation. Da questo incontro è nata una collaborazione che ci ha portato a lavorare in varie mostre in tutta Italia, la prima della quali, grazie al sostegno del Comune, si è tenuta proprio a Città di Castello, nella Pinacoteca Comunale. Gli Albers erano sperimentatori incessanti e rigorosi,


tà visiva, spesso trovano nei musei soltanto riproduzioni tattili didattiche di opere figurative. Abbiamo immaginato allora di progettare un modello replicabile di mostra in cui sia persone vedenti che non vedenti possano godere allo stesso modo dell’esposizione in maniera scientifica ma anche emozionale, condividendo spazio, contenuti e supporti. Un sito web leggibile anche ad un pubblico non vedente, cataloghi in braille, l’inserimento in mostra di una camera oscura per far vivere ai visitatori l’incontro con il buio, l’utilizzo di audio guide e supporti tecnologici di ultima generazione con la formazione di operatori con nuove competenze nell’ambito della progettazione e gestione di percorsi inclusivi. Per far viaggiare l’esposizione, che sarà a ingresso gratuito e aperta a tutti, abbiamo coinvolto altri musei internazionali: il museo irlandese The Glucksman, University

vivevano l’arte come esperienza capace di coinvolgere tutti i sensi. Da qui abbiamo iniziato a pensare che il loro lavoro sarebbe stato la base perfetta per un ulteriore sviluppo espositivo. La vista è veramente l’unico strumento per conoscere un’opera d’arte? È possibile pensare una mostra di arte contemporanea che possa essere fruita sia da un pubblico vedente che non vedente? Ci siamo posti queste domande nel 2015 e così è partita un’avventura che ci ha fatto – e ci farà – viaggiare in Europa. Ci interessava esplorare le potenzialità di linee e forme astratte svincolate dalla comprensione didascalica dell'aspetto figurativo. Confrontandoci con gli esperti dell’Istituto per Ciechi di Milano poi, abbiamo ricevuto la conferma che i visitatori affetti da disabili-

College Cork e The Museum of Contemporary Art di Zagabria. Dopo due anni di incontri, studi e pianificazioni, i nostri sforzi sono stati ricompensati: il progetto VIBE, Voyage Inside a Blind Experience è stato selezionato dal programma Europa Creativa dell’Unione Europea fra oltre 500 progetti presentati da 40 Paesi. Per la prima volta in Umbria un progetto culturale è cofinanziato da questo importante programma europeo. Attualmente, oltre a portare avanti altri progetti espositivi e a continuare l’entusiasmante opportunità di collaborazione con la Fondazione Palazzo Albizzini Collezione Burri, siamo al lavoro per organizzare la prima tappa della mostra, che si terrà a Santa Maria della Scala a Siena nel marzo 2018. Perché, come diceva sempre Anni Albers, «Si può andare ovunque partendo da qualsiasi parte». www.atlantecooperativa.it

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storie del 2017

PROSPERIUS

UN ROBOT PER CAMMINARE testo di Cristina Crisci

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Un esoscheletro da utilizzare in casa, per uso personale, per i pazienti affetti da lesione midollare. Un macchinario straordinario, più semplice e portatile rispetto ai precedenti, per il quale l’Istituto Prosperius Tiberino di Umbertide ha ricevuto il premio Innova Salute 2017. Si tratta di un vero e proprio robot indossabile che permette ai pazienti con lesioni midollari e costretti su una carrozzina, di svolgere un «training riabilitativo della deambulazione». A metà ottobre a Umbertide nella sede di Prosperius c’è stata la presentazione dell' esoscheletro, la cui grande novità è costituita dal fatto che mentre attuali applicazioni robotiche sono utili alla riabilitazione effettuata in centri d’eccellenza, come l’Istituto Prosperius Tiberino, il nuovo esoscheletro accompagna a casa il paziente. L’obiettivo del macchinario di ultima generazione è quello di rendere possibile per il paziente la normale vita quotidiana con le sue attività. «La continuità e ripetitività del trattamento _ dicono dalla Prosperius _ richiedono di seguire la persona nelle sue attività quotidiane e di compensare le limitazioni funzionali facilitando o rendendo possibile attività domestiche o lavorative e garantendone un effettivo reinserimento nel contesto familiare e sociale. Per ottenere questi risultati è utile il ricorso a robot per la riabilitazione perché consentono al paziente di effettuare allenamento ripetitivo, pratica quantitativa e valutazione oggettiva del progresso raggiunto tramite preparazione veloce, software semplici, esercizi divertenti o motivanti». Su questa strada l’Istituto Prosperius, avendo introdotto per primo in Italia l’esoscheletro nel 2012, ha sviluppato un piano di lavoro che ha portato ad accreditarlo, a giugno 2017, come prima ed unica struttura italiana per l’addestramento dei pazienti all’uso domiciliare dell’esoscheletro. Alla presentazione del macchinario hanno partecipato il professor Mario Bigazzi, che ha parlato di riabilitazione medica e nuova specialità, i dottori Stefano Fiorini, Marco Caserio, Paolo Milia e Tiziana Furiosi, una paziente cui è stato consegnato l'esoscheletro. Durante il convegno è stato rimarcato come la ricerca clinica dimostri che soggetti con lesione del sistema nervoso centrale o con deficit neuromotori periferici abbiano un grande potenziale di recupero seguendo una riabilitazione ripetitiva, frequente, intensa ed orientata al recupero funzionale. L'esoscheletro è la via giusta. COS’È PROSPERIUS Il Gruppo Prosperius è leader nella riabilitazione dei pazienti ortopedici e con esiti di patologia neurologica. Nato dall’impronta pionieristica di Mario Bigazzi, oggi il gruppo rappresenta un punto di riferimento sia per la diagnostica che per la riabilitazione. In particolare nel gruppo spicca l’Istituto Prosperius Tiberino di Umbertide (Pg), il fulcro della riabilitazione intesa nel senso più moderno del termine. In questa struttura, nel cuore dell’Italia, si trova il centro di Bio-Neuro-Riabilitazione, uno dei centri robotici tra i più sofisticati in Italia ed Europa.

PIONIERI DEL SETTORE «Qui già dai primi anni Ottanta, abbiamo iniziato ad esplorare il mondo della robotica, soprattutto applicata al recupero degli sportivi _ spiega il dottor Marco Caserio, direttore sanitario _ Oggi, la nostra esperienza ci consente di utilizzare le tecnologie più all’avanguardia nella riabilitazione degli arti inferiori come testimoniano i riconoscimenti anche dall’estero per l’eccellenza riconosciutaci in ambito di ricerca e utilizzo di tecniche all’avanguardia». «La riabilitazione neurologica è una scienza giovane e necessita di ulteriori sforzi nell’ambito della ricerca scientifica, soprattutto sulle possibili applicazioni e i possibili benefici – spiega Paolo Milia, neurologo, responsabile dell’area neurologica del gruppo Prosperius - Lo sforzo con cui ci siamo proiettati verso questi obiettivi e la spiccata tendenza all’innovazione ha fatto sì che le più note università americane iniziassero con Prosperius importanti collaborazioni a livello didattico - prosegue il responsabile dell’area neurologica - Studenti americani scelgono la nostra realtà sanitaria per svolgere la loro attività pratica e teorica presso le nostre strutture, sia a livello scientifico che per la ricerca». Un progetto in fase molto avanzata è quello che prevede la realizzazione, a Firenze, nel cuore della Toscana, di un unico centro polispecialistico, comprendente le tre sedi Prosperius ora dislocate nel capoluogo toscano. RICERCA & CURA All’Istituto Prosperius Tiberino sono compresenti le quattro fasi dell’attività sanitaria di riabilitazione previste dalle più recenti norme emanate dal Ministero della Salute. Qui la presa in carico del paziente non è una formula astratta, ma una scelta terapeutica articolata. La struttura ospita oltre un centinaio di posti letto. Il ricovero avviene tenendo conto delle esigenze assistenziali e della condizione del degente, alla cui sistemazione più adeguata non concorrono solo criteri clinici e terapeutici, ma anche sociali. INDEGO, UN PROTOTIPO HI TECH È un esoscheletro robotico per uso domiciliare dal design innovativo, facile da indossare, utilizzare e trasportare. Prosperius Tiberino è l’unico centro medico in Italia a poter rilasciare l’abilitazione all’uso dell’innovativo esoscheletro prodotto da Parker Hannifin. Progettato per uso personale e domiciliare Indego® ha caratteristiche che lo contraddistinguono come uno strumento unico per la terapia e la mobilità personale per pazienti con lesioni midollari e problemi di mobilità agli arti inferiori in esito a patologie neurologiche. L’esoscheletro prodotto da Parker Hannifin si caratterizza per l’estrema leggerezza (soli 11,8 kg) e per un design studiato proprio per facilitarne l’uso (nessun cavo, nessuna apparecchiatura visibile sulla parte superiore del corpo, nessun componente ingombrante).

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Cartoline da NY

Alla Di Donna Gallery il successo delle opere dell'artista tifernate nella sua prima retrospettiva americana

Nuvolo a New York

IL CIELO IN UNA STOFFA di Giuseppe Sterparelli

Di azzurro ce n’è poco nella selezione newyorkese di Germano Celant in mostra alla nuova e attivissima gallery di Emmanuel Di Donna; quello dei Cuciti a Macchina di Nuvolo, poetico alter ego di Giorgio Ascani (1926/2008) è un cielo materico, ancora plumbeo a tratti, è l’orizzonte delle cose concrete e di un’Italia ormai uscita dalla guerra (siamo alla metà dei ’50) ma che doveva ancora pensare a fare con quello che c’era. Ma si sa, quando c’è di meno la mente diventa bambina e il ragazzo nato in una famiglia di stampatori in quel momento aveva già creato un mondo diverso, con il passaggio della serigrafia all'ambito pittorico del pezzo unico. Nelle tre sale di “Nuvolo and Post-War Materiality”, esaltate dal dinamismo delle sculture di Etto-

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Cartoline da NY

re Colla e Pietro Consagra, si focalizza invece un ambito differente della sua produzione, non frutto dell'amato telaio serigrafico ma di un altro mezzo meccanico; una cucitrice a pedale Vigorelli a cui innestò un piccolo motore elettrico. Un ventaglio di opere che nasce dalla stessa sete di ricerca e che affonda nella vita degli oggetti quotidiani, in tessiture che non sono che i brandelli di abiti acquistati a Porta Portese e da lui stesso indossati o il fustagno, teso sulle tele o unito in un collage piano, ordinato, in cui l'andamento delle pezzature è spesso in verticale e pare muoversi in una successione ritmica, musicata su improvvisazioni controllate. Introdotti da una collana di opere materiche, tra i quali spicca un Bianco dell'amico Burri, i cuciti di Nuvolo trovano un raffronto con altri grandi nomi del Novecento, iscrivendosi in un piano storico ma comunque vivo e non didascalico, da Fontana a Fautrier, da Tàpies all'Achrome di Manzoni, fino a Mimmo Rotella con un'Ode a Villa, il poeta che di Nuvolo come di Burri scrisse tra i primi trovandone i germi di un'arte veramente nuova. In particolare risalto i cosiddetti Daini (dal '59) dove i ritagli di pelle di daino danno luogo a strutture geometriche irregolari, da seguire con gli occhi secondo cuciture imprevedibili, fino al Diagramma del 1962, una delle opere provenienti dalla collezione permanente della Pinacoteca di Città di Castello, in una ulteriore elaborazione spaziale fatta di sole righette di filo cucito sulla tela, a descrivere una linea nuda, come una sorta di elevazione. Il nuovo e fortunato inquadramento americano svolto con l'ausilio dell'associazione (presieduta dalla consorte dell'artista Liana Baracchi e dal figlio Paolo Ascani), non sembra comunque dimenticarsi delle origini e del contesto da cui tutto nacque e nei quali restano chiari – come fu nelle parole dello stesso Villa - “i sentimenti del prodigio, della illuminazione, dell’invenzione, l’istinto della genialità.”

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Postcard from NY

Nuvolo in New York

The sky in a cloth by Giuseppe Sterparelli

At the Di Donna Gallery in Manhattan, the success of the fabric of the Tiferno artist in his first American retrospective 72


Postcard fromNY

There is little blue in the New York selection by Germano Celant in exhibition at the new and very active gallery of Emmanuel Di Donna; that of Cuciti a Macchina (Machine Sewn) by Nuvolo, poetic alter ego of Giorgio Ascani (1926/2008), which is a material sky, still grey in places, it is the horizon of tangible things and of an Italy that had then emerged from the war (we are in the mid-50s), but that still had to think about what to do with what had been. Well everyone knows, when there is less, the mind becomes a child, and the kid who was born in a family of printers in that moment had already created a different world, with the passage of silk screenprint to the pictorial environment of the one piece. In the three rooms of “Nuvolo and Post-War Materiality”, exalted for the vitality of the sculptures by Ettore Colla and Pietro Consagra, we concentrate on a different area of his production, not the fruit of his loved screen-printed canvas, but of another mechanical means; a Vigorelli pedal sewing machine to which he inserted a small electric motor. A range of works that were born out of the same thirst for research and which is immersed in the life of everyday objects, in textiles which are not other than scraps of cloths bought in Porta Portese and worn by him, or the fustian, stretched on the canvas or united in a collage, even, orderly, in which the pattern of the piece is often vertical and seems to move in a rhythmic succession, set to music in controlled improvisations. Introduced by a series of mate-

rial works, among which Bianco by his friend Burri stands out, the Cuciti by Nuvolo find a comparison with other great names of the Twentieth Century, incorporating themselves in a historical plane but in any case, alive and not academic, from Fontana to Fautrier, from Tapies to Manzoni, participating with a monochrome programmatically entitled Achrome, up to Mimmo Potella with an Ode a Villa, the poet who wrote of Nuvolo as he did of Burri among the first to find the seeds of a completely new art. In particular, the so-called Daini (Deer of ’59) stand out where the leather cut-outs of the deer give place to irregular geometric structures, to follow with the eyes along the unpredictable sewing up to Diagramma (Diagram) of 1962 one of the works from the permanent collection of the Pinacoteca of Città di Castello in an additional special elaboration made of only lines of thread sewn onto the canvas to describe a nude line, as a kind of elevation. The new and fortunate lucky American placement, carried out with the help of the association (presided by spouse Liana Baracchi and son Paolo Ascani) doesn’t seem to forget its origin and context from which all was born and in which they are clear as in the words of the same Villa “the feelings of the prodigy of the illumination, of the invention the instinct of brilliance”.

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Cartoline da NY

L’ARTE FERITA AL GUGGENHEIM L’Umbria e la sua ‘arte ferita’ dal terremoto sono stati protagonisti al Guggenheim di New York per una serata di beneficenza che consentirà di recuperare un’opera ferita, appunto dal terremoto (il Crocifisso di Giovanni Teutonico, della chiesa di Santa Maria Argentea di Norcia). La

rivista ‘Panorama’, nell’ambito dell’edizione americana di ‘Panorami d’Italia’, ha voluto organizzare una serata di beneficenza per raccogliere fondi da destinare al restauro di una delle opere danneggiate dal sisma del 2016. Alla serata hanno partecipato la presidente della Regione Umbria, Catiuscia Marini, e con lei anche il presidente della Regione Lombardia, Roberto Maroni, e numerosissime personalità, tra cui il tenore Vittorio Grigolo, ed il calciatore Andrea Pirlo. Il direttore del settimanale, Giorgio Mulè, che si è detto ‘umbro di adozione’, ha voluto ricordare i gravi danni che la Valnerina, con tutte le sue città, ha subito a causa dei diversi terremoti dello scorso anno. «Questa terra _ ha detto Mulè _ è forte, ed ancor più forti sono i suoi abitanti. Persone tenaci e coraggiose, con una forza enorme. La forza necessaria per tornare a ricostruire le loro case, i loro centri abitati. E noi vogliamo dare un contributo concreto alla ricostruzione, per questo _ ha aggiunto Mulè, rivolgendosi a tutti gli invitati al ‘gala charity dinner’ _ abbiamo voluto adottare un’opera d’arte danneggiata, che sarà restaurata grazie al vostro generoso contributo». Su tutti i tavoli, allestiti nell’atrio del prestigioso museo, a

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cui sono stati assegnati i nomi delle città umbre, una brochure illustrava l’opera individuata dalla Soprintendenza ai beni culturali dell’Umbria, d’intesa con la Regione Umbria: il Crocifisso di Giovanni Teutonico, della chiesa di Santa Maria Argentea di Norcia. IL CROCEFISSO Il crocefisso, a grandezza naturale, del ‘400, era posto sopra il presbiterio dell’altare maggiore della chiesa. Il terremoto ha causato il crollo della chiesa; il crocefisso è andato in frantumi ed è stato successivamente recuperato dalle macerie. I frammenti più significativi sono stati anche esposti nella mostra ‘La bellezza ferita’, allestita a Siena, nel complesso museale di Santa Maria della Scala. «La scultura lignea _ recita la scheda dell’opera _ è una pregevole opera plastica, che esprime con grande e coinvolgente realismo, il patetismo e le sofferenze dalla crocefissione, accentuate da un meccanismo che, attivato da una cordicella, faceva muovere la lingua entro la bocca del Cristo, rendendolo ‘parlante’ in occasione delle celebrazioni liturgiche del Venerdì Santo».


Cartoline da NY

BURRI DA CAPOGIRO

UN'OPERA VENDUTA A 11 MILIONI DI DOLLARI Quasi record da Sotheby’s per un raro Nero Plastica L.A.

Non è record assoluto, ma c’è mancato pochissimo. Nuova asta milionaria per Burri a New York dove, a novembre, al Sotheby’s New York Contemporary Art Evening Auction è stato battuto il Nero Plastica L.A. del maestro Alberto Burri per 10 milioni 935 mila 500 dollari (pari a oltre 9 milioni di euro). La vendita è durata solo qualche minuto, poi l’aggiudicazione definitiva. L’acquirente che ha sborsato la cifra capogiro di quasi 11 milioni di dollari è il finanziere e collezionista franco-libanese Samir Traboulsi, tra l’altro consulente di importanti gruppi imprenditoriali per il Medio Oriente, ben conosciuto nell’ambiente dell’arte per aver acquistato in passato, anche opere di Monet e Picasso per oltre 11 milioni di dollari ciascuna. Possiede una collezione d’arte importantissima. La cifra sborsata per Burri è il nuovo record per la serie Plastiche. Ed è la seconda aggiudicazione più alta di sempre per l’artista di Città di Castello dopo il record del 10 febbraio 2016 quando, sempre da Sotheby’s, ma a Londra, l’opera Sacco e Rosso fu battuta per 13 milioni di dollari (12 milioni di euro circa) stabilen-

do il suo nuovo primato d’asta e portando Burri, per la prima volta, sopra i 10 milioni di dollari, dove ora si mantiene. L’opera, realizzata nel 1963, è uno dei rari esemplari della serie Nero Plastica di grandi dimensioni ed era tra i capolavori in mostra all’acclamata retrospettiva del 2016 al Guggenheim Museum di New York, dal titolo «Alberto Burri: The Trauma of Painting». Il Nero Plastica in questione era appartenuta in passato alla Fondazione Palazzo Albizzini Collezione Burri, poi alla collezione Mazzoleni-Schiavinia di Torino che l’ha quindi posta in vendita all’asta. Esistono solo altri sei esemplari di questa tipologia di Nero Plastica di grandi dimensioni e fanno parte delle collezioni di musei internazionali, come la Galleria Nazionale d'A rte di Roma, la Fondazione Palazzo Albizzini Collezione Burri di Città di Castello e il Museum of Modern Art di New York. Nella stessa asta di New York tra le opere d’arte, anche un’altra particolarità italiana: era all’asta la Ferrari con cui Michael Schumacher vinse a Monaco il Grand Prix-Winning del 2001 (aggiudicata per 7 milioni e 700 mila dollari).

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Kate Tempest

MANGIANDO CAOS L’ultima opera di Kate Tempest si chiama «Let them eat chaos»: è un disco, un poema da leggere a voce alta come chiede l’autrice all’inizio del libro foto: Serena Facchin

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Kate Tempest e la sua band hanno portato quell’opera in giro per tutto il mondo, inclusi i trionfali concerti alle ultime edizioni del festival di Glastonbury e del Primavera Sound di Barcellona. Eppure tutto è partito da Civitella Ranieri, qui dalle nostre parti, ben prima di Glastonbury e Barcellona: è lì che, nel 2015, Kate Tempest – poetessa, drammaturga, scrittrice, performer, rapper, ragazza – ha creato Let them eat chaos, poi pubblicata sia in forma di album con la band, sia come libro, quasi fosse il libro fosse il libretto d’opera dell’album. E ora, poco più di due anni dopo, è proprio in

Da sinistra: Riccardo Duranti (traduttore), Kate Tempest e Martina Scarscelli

Alta Valle del Tevere che dice di chiudere quel cerchio. Prima di cominciare la sua performance solitaria e integrale del poema sul palco del Teatro degli Illuminati di Città di Castello (evento nato da una collaborazione fra Civitella Ranieri Foundation, CaLibro Festival e Libreria Paci-La Tifernate), Kate Tempest ha infatti annunciato che sarebbe stata l’ultima volta che lo avrebbe fatto. E che ultima volta. Fin dal momento in cui quella ragazza

Un altro momento della serata che si è svolta al Teatro degli Illuminati

dei sobborghi londinesi ha fatto risuonare l’incipit di fronte al pubblico che affollava il palco e la platea del teatro (Picture a vacuum / An endless and unmoving blackness…, Immaginate un vuoto / Un buio immobile e senza fine), si è instaurato un clima di attenzione curiosa e di solennità ieratica a un tempo. La densità dell’interpretazione di Kate Tempest – che passava senza soluzione di continuità dalla declamazione al tono dello spoken word fino al ritmo del rap, e ritorno – era tale da inchiodare anche chi non riusciva a cogliere tutto quel che il suo inglese serrato e dall’accento est-londinese lasciava intendere a noi anglofoni della domenica. La performance è durata intorno ai quaranta minuti, lasciando a tutti l’impressione di un evento unico: unico nel senso di virtuosamente straniero, meravigliosamente strano e felicemente straniante. E il tutto fino a quella supplica finale, ripetuta più volte: Pleading with my loved ones to / wake up / and love more, Scongiurando i miei cari di / svegliarsi / e amare di più. (edizioni E/O, traduzione di Riccardo Duranti)

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Kate Tempest

EATING CHAOS Let them eat caos: it is a disc, it is a poem, a poem to read out loud, as the author asks at the beginning of the book. Kate Tempest and her band have brought their work around all over the world, including the triumphal concerts at the latest Glastonbury festival and the Primavera Sound in Barcelona. And yet it all started with Civitella Ranieri, from our area, much earlier than Glastonbury and Barcellona: it is there that in 2015, Kate Tempest- poetess, playwright, writer, performer, rapper, girl- created Let them eat chaos,

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then published both in album form with the band, as well as in book form, almost as if the book were the booklet for the work of the album. And now, little more than two years later, it is right in the Tiber River Valley that she says she will close the circle. Before beginning her usual and complete performance of the poem on the stage at the Theatre of the Illuminati in CittĂ di Castello (an event born through a collaboration between Civitella Ranieri Foundation, CaLibro Festival and Libreria Paci-La Tifernate), Kate Tempest had in fact an-


ph: Serena Facchin

nounced that it would be the last time she would do it. And what a last time. From the moment in which the girl from London suburbs rang out the opening words in front of the public which crowded the stage and the audience of the theater (Picture a vacuum / An endless and unmoving blackness‌) a climate of curious attention and of solemn imposition filled the air. The density of the interpretation of Kate Tempest -who passed without interruption from reciting to the tone of the spoken word to get to the rhythm of rap and

back- was so to nail the attention even of those who could not catch all that her strict English with an East London accent would allow us to understand with our amatorial English. The performance lasted about forty minutes long, leaving all of us with the impression of a unique event: unique for its foreign virtuosity, marvelously strange and happily estranging. And all of this until that final supplication, repeated many times: Pleading with my loved ones to / wake up / and love more.

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"Courtesy l'artista e P420, Bologna"

C'ERA UNA VOLTA... PAOLO ICARO E IL SUO VOLO DI FARFALLA BIANCA Per la sesta puntata della nostra rubrica, ho pensato di parlarvi di un artista in mostra con una personale in Pinacoteca a Città di Castello, Paolo Icaro. Classe 1936 dagli anni sessanta è presente nelle maggiori rassegne d'arte contemporanea nazionali ed internazionali, spaziando dai temi dell'Arte Povera a quelli della Process Art. Impossibile parlare dei suoi numerosi lavori, di conseguenza ho scelto di presentarvi il mio preferito. L'opera in questione è Volo di Farfalla Bianca: prodotta per la prima volta nel 1968 , costituita da una campana di vetro e dall'azione che si è svolta al suo interno. L'artista infatti ha annerito la superficie con del nerofumo e ha lasciato volare "libera" nello stesso spazio una farfalla, i colpi contro il vetro dati dall'insetto hanno asportato piccole porzioni di annerimento. L'opera dal forte impatto visivo ed emotivo, nella sua essenzialità, inevitabilmente mi riconduce alla semiotica del modo

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classico: la farfalla è simbolo della volatilità del pensiero (ispirazione) che si trova al principio di ogni creazione. Con l'opera di Icaro l'uomo non ha la necessità di rappresentare l'intuizione, è essa stessa sotto forma di farfalla ad autorappresentarsi nell'opera e rendersi eterna. Se vogliamo continuare il nostro divertissement, addentrandoci in una lettura sempre più complessa sullo stesso sentiero, possiamo parlare dell'altro elemento: il fumo. In effetti il fumo è di per sé un elemento volatile e talvolta visibile a stento, in altri casi è esso stesso a rendere visibile l'invisibile (pensiamo a un fascio di luce proiettato attraverso una nuvola di fumo). In questo caso, depositatosi sulla superficie liscia della campana, l'ha annerita rendendo impossibile alla luce e allo sguardo, filtrare all'interno mentre l'insetto con i suoi movimenti crea dei varchi nel nero: perfetta similitudine di come le intuizioni e quindi l'arte portino la luce nella nostra quotidianità.


rubriche

Cinema

Luca Benni & Matteo Cesarini Cinema Metropolis Umbertide

Natale 2017 al cinema non il solito (cine)panettone Non possiamo non citare per primo Star Wars: Episodio VIII - Gli ultimi Jedi, l'ottavo episodio della saga più popolare della storia del cinema, saga riproposta negli ultimi anni su grande schermo dopo l'acquisizione dei diritti dell'opera da parte della Disney. Si sa pochissimo su questo nuovo capitolo (seguito dell'Episodio VII - Il risveglio della Forza uscito due anni fa sempre a Natale). La recente scomparsa di Carrie Fischer, indimenticabile Principessa Leila, inoltre, potrebbe aver causato modifiche in corsa alla nuova storia narrata. Quel che è certo, come si vede già dai trailer ufficiali rilasciati, è che tra i protagonisti del passato ritroveremo Mark Hamill nei panni del protagonista Luke Skywalker, anche stavolta alle prese con epiche battaglie intergalattiche e struggenti conflitti interiori. Ma c'è un'altra importante sfida, ed è quella lanciata dalla commedia italiana alla saga di George Lucas per la corsa al botteghino. Tre i film più importanti schierati dal cinema italianio: Super Vacanze di Natale, compendio di 25 anni di cinepanettoni (il film è stato proprio montato usando immagini dei film del passato) con Palo Ruffini, Natale da Chef di Neri Parenti Con Massimo Boldi, Biagio Izzo, Enzo Salvi e Dario Bandiera e soprattutto Poveri ma ricchissimi, sequel del fortunato Poveri ma ricchi uscito lo scorso Natale e ancora una volta trainato da autentiche maschere da cinepanettone come Christian De Sica, Enrico Brignano, Lucia Ocone e Anna Mazzamauro. Gli intepreti tornano a vestire i panni della famiglia Tucci, sempre più ricca e sempre più cafona ma con una passione nuova: la politica. Ai Tucci l'ostentazione del lusso non basta più, hanno capito che la vera svolta è il potere. E così decidono di indire un referendum che permetta al loro paesino di uscire dall'Italia, dichiararsi Principato indipendente e proporre così nuove leggi. Una vera e propria "Brexit Ciociara", un Principato a conduzione familiare con a capo un uomo dalla pettinatura improbabile, un solido conto in banca, ma soprattutto molto cafone: Danilo Tucci, l'unico leader al mondo che fa più gaffes di Donald Trump. Regia affidata ancora a Fausto Brizzi, recentemente travolto dallo scandalo delle accuse di molestie sessuali da parte di alcune attrici che in passato avrebbero lavorato con lui. In seguito a queste accuse la Warner Bros ha dichiarato di aver sospeso ogni collaborazione con lui e che non lo assocerà ad alcuna attività relativa alla promozione e

distribuzione del nuovo film Poveri ma ricchissimi. Per chi anche a Natale non vuole rinunciare al cinema di qualità, in uscita il 14 dicembre c'è anche Suburbicon diretto da George Clooney basato su un vecchio script dei fratelli Coen. Il film, una dark comedy brillante e coinvolgente, è stato presentato in concorso alla scorsa Mostra del cinema di Venezia ed è interpretato da Matt Damon e Julianne Moore. Dal 21 dicembre sotto con il grande cinema d'animazione. Quest'anno due pezzi da novanta si contendono il primato di film preferito dai bambini di tutte le età: Coco della Disney-Pixar e Il Toro Ferdinando della 20th Century Fox e Blue Sky Studios. Coco è la storia del dodicenne Miguel, figlio di calzolai, cui è proibito far musica a causa delle malefatte di un antenato musicista. Quando però, nel Giorno dei Morti, Miguel si ritrova a suonare la chitarra del defunto Ernesto de la Cruz, viene magicamente trasportato nell'aldilà e costretto a risolvere gli antichi e mai sopiti problemi di famiglia. Qui ritroverà anche un grande affetto, la nonna, Mama Coco. Un film divertente ma anche molto coraggioso capace di affrontare con leggerezza temi complessi. Ne Il Toro Ferdinando (chi si ricorda il cortometraggio degli anni 30 ad opera della Disney? bene, corto e film sono tratti dallo stesso libro "La storia del toro Ferdinando" di Munro Leaf, libro bandito in Spagna e bruciato in segno di propaganda nella Germania nazista), un giovane toro madrileno è dotato di grande sensibilità e di uno spirito pacifista. Un giorno viene catturato e per lui comincia un periodo di addestramento alla fine del quale dovrebbe combattere all'interno della corrida. Ma lui si ribella, non vuole assolutamente partecipare e continua a trascorrere le sue giornate a contatto con la natura. Risate e coinvolgimento sono assicurati. Per l'ultima parte delle festività, invece, le pellicole che la faranno da protagonista sono (in ordine di uscita): Napoli Velata di Ferzan Ozpetek (28 dicembre), Jumanji - Benvenuti nella giungla con The Rock e Jack Black (1 gennaio), La ruota delle meraviglie attesissimo ritorno alla regia di Woody Allen con Kate Winslet, Justin Timberlake e Jim Belushi (1 gennaio) e Il ragazzo invisibile - Seconda generazione di Gabriele Salvatores (4 gennaio). It's the most wonderful time of the year, e non vediamo l'ora di passarlo, come sempre, al cinema.

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rubriche

La musica di L.M. Banksy

Luca Marconi

Il 2017 per l'indie rock alternative è stato un anno ricco di uscite discografiche, alcune di esse molto attese (forse troppo), altre passate addirittura in sordina, ma sicuramente meritevoli di attenzioni speciali. Vediamo di tracciare un piccolo bilancio nel bene, nel male e nel limbo di alcuni di questi album che non hanno avuto la possibilità di essere recensiti nelle precedenti rubriche di The Mag. SI I promossi a pieni voti, molti di essi, come spesso accade sono made in Canada! - XX: 'I See You' - Cloud Nothings: 'Life Without Sound' - Peter Silberman: 'Impermanence' - Elbow: 'Little Fictions' - Horrors: 'V - Do Make Say Think: 'Stubborn Persistent Illusions' - New Pornographers: 'Witheout Conditions' - Feist: 'Pleasure' - Broken Social Scene: 'Hug Of Thunder' - Wolf Parade: 'Cry Cry Cry' - War On Drugs: 'A Deeper Understanding'

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NO Ecco quelli che non hanno convinto ma siamo certi si rifaranno con altri lavori. - Ryan Adams: 'Prisoner' - Depeche Mode: 'Spirit' - Thurston Moore: 'Rock 'n' Roll Consciousness' - Cribs: '24-7 Rock Star Shit' - Weezer: 'Pacific Daydream' - Beck: 'Colors' - Alt-J: 'Relaxer' - Foo Fighters: 'Concrete And Gold' - Killers: 'Wonderful Wonderful' FORSE Tra gli album belli ci sono anche quelli che non sono riusciti ad ottenere quel quid in più all'ascoltatore e sono lavori seppur ricchi di luci, con qualche ombra di troppo. - Arcade Fire: 'Everything Now'; - Flaming Lips: 'Oczy Mlody'; - St. Vincent: 'Masseduction'; - Phoenix: 'Ti Amo' ; - Jens Lekman: 'Life Will See You Now' ; - Grizzly Bear: 'Painted Ruins'; - Clap Your Hands Say Yeah: 'The Tourist' ; - Future Islands: 'The Far Field'. C'è tanta musica da ascoltare aspettando l'anno che verrà.


La zecca sembra sia stata aperta nel 1538 e affidata a due zecchieri, tali Leonardo Centone di Parma e Giammaria Bossi di Reggio, ma non vi sono documenti su ulteriori attività di monetazione dopo la scomparsa di Pier Luigi avvenuta a Piacenza nel 1547. Nella piccola città furono in ogni caso coniati dei rarissimi e bellissimi scudi d’oro, paoli, grossi e mezzi grossi in argento, baiocchetti e quattrini in bassa mistura e rame. In particolare la moneta detta “paolo”, secondo studi recenti classificata come un ottavo di piastra, è di particolare fascino dato che al rovescio campeggia in latino l’iscrizione VIRTVS SECVRITATEM PARIT (“La Virtù genera la sicurezza”) a circondare una bellissima raffigurazione di un unicorno che tuffa il proprio corno nelle onde mettendo in fuga alcuni serpenti. Il mitico animale, simbolo di purezza e amico della virtù, appare cinto da una fascia, quella regia o “cingolo militare”, a simboleggiare il comando e il potere che la regina Giovanna di Napoli concesse al suo generale Niccolò o Cola Farnese, figlio di Ranuccio, padre di Ranuccio II di Isola d’Ischia di cui fu signore, riconoscimento di cui venivano insigniti i condottieri più valorosi ed abili. Simbolo di saggezza, nell'immaginario cristiano l’unicorno poteva essere ammansito soltanto da una fanciulla vergine, simbolo della purezza e si credeva che se il corno fosse stato rimosso, l'animale sarebbe morto. Secondo la credenza popolare, inoltre, la polvere del corno dell’unicorno era un antidoto miracoloso contro ogni tipo di veleno. Narrano antichi testi che talvolta,

ad una sorgente o ad un lago, si avvicini un serpente sputando il suo veleno nell’acqua, così che gli animali che lo sanno non osano più bere. Essi attendono quindi l’arrivo dell’unicorno: il mitologico animale, entrando nell’acqua, traccia il segno della croce con il suo corno e questo gesto - in un misto di sacralità e magia - cancella ogni effetto del veleno e purifica la sorgente. Solo dopo che l’Unicorno ha bevuto, potranno bere anche tutti gli altri animali. Come l’unicorno, dunque, anche il duca Pier Luigi Farnese - gonfaloniere di Santa Romana Chiesa e condottiero più provvisto di autostima che di reali capacità militari - si riteneva in grado di sventare tutte le insidie dei suoi numerosi nemici. O così, almeno, intendeva far credere ai propri sudditi.

01 - Animale fantastico, l’unicorno popola leggende del passato e romanzi fantasy del presente 02 - La bella moneta di Castro con al rovescio l’impresa dell’unicorno

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MICHELE BRAVI E VALENTINA LODOVINI DOPPIATORI PER LA DISNEY A NATALE «Quando nelle interviste mi chiedevano il sogno nel cassetto io di solito rispondevo che avrei voluto poter lavorare con Disney! Ora quel desiderio coltivato da bambino è diventato realtà»: così Michele Bravi commenta la scelta di Disney Pixar che ha affidato proprio a lui la canzone del film di Natale, Coco. Il film animato uscirà il 28 dicembre e attorno a questo personaggio, Coco, (che nella parte musicale avrà la voce di Michele) c’è già tantissima attesa. Nel film ci sarà anche un altro talento umbro: Valentina Lodovini, attrice originaria dell’Altotevere, nel cast dei doppiatori italiani insieme a Maria Maionchi. «Coco è tra i film più realistici di Disney Pixar, per i discorso sulla celebrità, sul fascino del potere, il legame fra arte, sogni, ispirazione. Ha una sceneggiatura magnifica», commenta Valentina Lodovini.

UMBERTIDE / TEATRO DEI RIUNITI UN MESE DI SPETTACOLI Fino al 3 gennaio in scena, al Teatro dei Riuniti di Umbertide, gli «Assaggi di Stagione»: tre appuntamenti che preludono alla stagione 2018 del teatro umbertidese. Tre appuntamenti per non perdere la bella abitudine di frequentare il Teatro dei Riuniti; tre appuntamenti con l’improvvisazione teatrale, la musica, la prosa. In programma il 3 gennaio alle 21.30 ultimo appuntamento della rassegna: «La fortuna con la effe maiuscola», un classico del teatro di Eduardo De Filippo e della commedia teatrale italiana, portata in scena dalla Compagnia Teatrale «Le Voci di Dentro di Assisi»; il 16 dicembre alle ore 21.30 Radiobowie. Tributo a David Bowie.


STEVE MC CURRY ICONS PROROGATA LA MOSTRA FINO A GENNAIO Un successo di pubblico al di sopra di ogni aspettativa per la mostra ‘Steve McCurry – Icons’ allestita a Sansepolcro dallo scorso 28 giugno, così che il comune di Sansepolcro ha deciso di prorogare fino a domenica 7 gennaio 2018 l’esposizione del grande fotografo statunitense allestita al Museo Civico di Via Aggiunti. La selezione delle circa 100 immagini è forse il meglio della vasta produzione di McCurry ed è stata vista da migliaia di visitatori. Così la direzione del museo e il Comune hanno valutato, insieme al partner Civita Mostre, la possibilità di prorogare l’esposizione curata da Biba Giacchetti, che resterà dunque aperta fino a dopo le festività natalizie. Un’occasione da non perdere per tutti coloro che fino ad oggi non hanno avuto anche l’opportunità di vederla.

LUCA PACIOLI RACCONTATO A FUMETTI STUDENTI A LEZIONE DI COMICS È partito a Sansepolcro il progetto «Luca a Fumetti», corso di formazione per i ragazzi delle scuole superiori ideato dal Centro Studi Mario Pancrazi in occasione del cinquecentenario dalla morte di Luca Pacioli e realizzato in collaborazione con l'Associazione Amici del Fumetto - Tiferno Comics, il patrocinio dei Comuni di Sansepolcro e Città di Castello e il sostegno della Regione Toscana. Il corso consiste in un ciclo di incontri durante l'anno scolastico che forniscono ai partecipanti gli strumenti per l'elaborazione grafica e testuale di un fumetto sulla biografia di Luca Pacioli fruibile a tutti, con particolare riguardo ai bambini, che sarà stampato grazie al sostegno della Regione Toscana e diffuso su scuole, musei, biblioteche, associazioni e cittadini. Al bando del progetto, presentato alle scuole, hanno aderito numerosi ragazzi del Liceo Artistico Giovagnoli di Sansepolcro e del Liceo Scientifico Piero della Francesca di Sansepolcro. Il maestro del corso è Alessandro Bacchetta, giovane ma con già importanti lavori alle spalle, come quelli su Raffaello e Virginia Woolf.


LACOLE, DOVE L’ATMOSFERA DEL NATALE È UNICA Grande successo per l’evento legato alle eccellenze dell’arredamento e dello stile nella sede di Lacole Casa Italiana a Pistrino per l’appuntamento che è ormai diventato una tradizione per l’Altotevere. «Aspettando il Natale», giunto alla sua V edizione, per un giorno ha permesso ad ospiti, visitatori e clienti di godere del bellissimo allestimento realizzato dai ‘padroni di casa’ con la partecipazione di numerose aziende, tutte facenti parte della filiera dell’eccellenza altotiberina. Durante il pomeriggio presentazione del libro «I desideri, l’uomo»; poi ancora musica live, conferenze, consigli con esperti di tessuti, piante e tutto quello che fa casa. Il viaggio nell’ immenso showroom si è svolto con workshop, iniziative, sorprese, musica dal vivo e ospiti tra i quali Alessandro Bini (Tessuti d'Italia), Sophia Lab - Fibra Tessile, Laura Pescari con Botanica Garden, Nicoletta con I Fiori di Nicoletta, CasaChic, CasAntica, Sartoria Cucciaioni, Carlo Paolo Granci, Fabrizio Spadini e Paolo Franceschini.

200 PRESEPI ARTISTICI IN MOSTRA A CITTA’ DI CASTELLO Ci saranno oltre 200 opere dei più grandi artisti italiani dedicate ai presepi a Città di Castello dove si rinnova la magia con la XVIII Mostra internazionale di arte presepiale, che ogni anno attira oltre 10 mila visitatori. Questa è l’edizione della maturità, organizzata dall’associazione Amici del Presepio è in svolgimento nel Duomo inferiore dove resterà visibile per tutto il periodo natalizio (fino al 7 gennaio). In mostra collezioni private molto belle e diorami unici.


Recuperare è un atto d'Amore

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