Quando arriva il numero di dicembre/gennaio sento sempre forte il richiamo a tracciare un bilancio di quello che è stato fino qui, di quello che sarà, di quello che vorrei che fosse.
Tra l’altro dalla redazione mi dicono che è pure il numero che sancisce i nostri cinque anni di vita. Che sembrano pochi. In realtà sono tanti. Ma non voglio fare un bilancio perché dopo divento triste e la mia idea era, invece, di scrivere una cosa felice degli anni ‘80. Cioè di quella fetta a metà degli anni ‘80 che io mi ricordo e che mi riporta dritta dritta in casa della mia mamma, il babbo sul divano, telecomando in mano e ‘Cacao meravigliao che meraviglia sto cacao meravigliao..’ : ci mandavano a letto perché arrivava in tv Renzo Arbore e tutto il carrozzone di donne curviforme, intellettuali viveur, filosofi e rappresentanti di
pedalò con le loro battute che facevano ridere i grandi, mentre io e mia sorella, ancora bambine ci capivamo poco o niente di quell’ironia catodica.