The Mag 36 - In the mood for love

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In the mood for love sguardi, storie e autori di cui innamorarsi

Dalle stanze oniriche di Manuela KalĂŹ, ai diari della Mostra del Cinema di Venezia, dai monasteri svelati alle vite parallele di Federica Angeli e Bebe Vio



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Il tuo matrimonio al Ristorante l'Abbazia di Montecorona oltre 200 posti per gli invitati I nostri spazi a disposizione per l'intera giornata "Chi entra al ristorante L'Abbazia deve sentirsi come a casa di vecchi amici" - Samanta Girelli -


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WEDDING e CERIMONIE Il ristorante L'Abbazia è una location che sorge adiacente alla bellissima Abbazia di Montecorona e si presta alle più affascinanti interpretazioni in termini di allestimenti per ogni tipo di cerimonia (battesimi, compleanni, lauree). Lo splendido chiostro accoglierà i vostri ospiti per un ricco buffet di benvenuto. Le nostre sale interne possono accogliere fino a 200 persone, mentre, per numeri superiori sarà possibile avvalersi di ampie tensostrutture con capienza di oltre 250 posti. La struttura è in grado di accogliere i suoi ospiti per soggiorni, grazie a 8 camere arredate in stile classico presenti all interno dell Abbazia.

LA LOCATION Il ristorante si trova all'interno della tenuta di Montecorona. L'abitato, detto Badia, si trova ai piedi di Monte Corona: monte che domina tutta la vallata intorno ad Umbertide. Sulla sommità del monte sorge l'Eremo dell'Assunta Incoronata, mentre ai piedi dello stesso c'è l'Abbazia di San Salvatore, meravigliosa basilica millenaria composta da una parte superiore e da una cripta inferiore. All'interno della Abbadia vi erano le dimore per gli eremiti che per vecchiaia o infermità, non potevano più rispettare le regole di vita praticate all'Eremo.

Località Badia di Montecorona 318/a - Umbertide (Pg) - per info: 329 01 72 127 Aperto tutti i giorni a prano e cena - chiuso il lunedì


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L'EDITORIALE del DIRETTORE

ANDREA LUCCIOLI

Scusa, cosa fai a Capodanno? L’estate sta finendo e un anno se ne va. Eh no, cari i miei Stefano Rota e Stefano Righi (ovvero il duo musicale dei Righeria), il vostro tormentone degli anni ’80 che infesta le nostre conversazioni da fine agosto a fine settembre, è una balla colossale. Perché? Alla fine dell’anno mancano ancora tre mesi e due numeri di The Mag, compreso quello che state leggendo. Direte, tutto questo preambolo solo per fare un po’ di pubblicità? Non proprio, in realtà volevo prendermela con i tormentoni estivi ma non sapevo come. Così, nella speranza di avere a che fare con una goduriosa indian summer (così vengono chiamati quei periodi d’autunno in cui c’è sole e la temperatura è ancora alta), la buona novella è che ci siamo lasciati alle spalle tutte quelle canzoncine pop che ci hanno perforato le orecchie ed il cervello. Magari per piazzarci qualche tariffa telefonica super vantaggiosa. Tutto finito, almeno fino alla prossima estate. Ma non pensate di averla fatta franca: preparatevi ai grandi classici di questo periodo, soprattutto sulle bacheche social: le prime foto della pioggia con in sottofondo una citazione malinconica, il simpaticone che comincia a fare battute su Capodanno, il nostalgico che pubblica immagini delle vacanze aggiungendo la frase standard “stavo meglio così”. Per non parlare di quelli che maledicono quelli che maledicevano il caldo, quelli che prenotano le vacanze ai Caraibi a dicembre e ve lo vogliono far sapere e quelli che già pensano all’albero di Natale. Che fatica eh? Per alleviare tutto questo abbiamo pensato ad un menù ricchissimo, da sfogliare a piacere quando preferite, da ascoltare con tanto di playlist e da gustare in video con alcune chicche solo per voi. Il nuovo numero di The Mag è bellissimo (che ve lo dico a fare!). Ci sono tanti personaggi: da Bebe Vio a Federica Angeli, da Giorgio Cavazzano alla cantante Lenny. E tante storie. Come quella di Fausto Bizzirri, delle omonime ceramiche. Lo sapevate che è amico da anni e anni di Howard Schultz? Sì, il signor Starbucks. In queste pagine troverete gli aneddoti e il racconto dell’apertura del primo locale della famosa catena di caffetterie in quel di Milano. Abbiamo poi avviato una collaborazione importante con il collettivo “Becoming X”, illustratori, grafici e artisti che dal prossimo numero ci regaleranno la loro creatività e che presentiamo in una lunga intervista a Daniele Pampanelli, mentore e guida, e una playlist raccontata. Parliamo anche di architettura, di viaggi notturni nei musei, di monasteri meravigliosi e altro ancora. Poi c’è la storia di copertina. La stanza 305, una donna e le atmosfere oniriche di Manuela Kalì, la fotografascrittrice che abbiamo intervistato e che ha preparato per The Mag un progetto fotografico da brividi. Che dire, buona lettura! Ah, sto diventando grande, lo sai che non mi va.

EXCUSE ME, WHAT ARE YOU DOING FOR NEW YEARS EVE?

The summer is ending and a year has gone by. Oh no, my dear Stefano Rota and Stefano Righi (otherwise known as the Musical duo of the Righeria), your summer song from the 80s which torments our conversations from the end of August to the end of September, is a huge lie. Why? To make it to the end of the year we are still missing three months and two numbers of The Mag, including the one you are reading. You will say, all this preamble just for a little publicity? Not exactly, in reality I wanted to take it out on the one-hit-wonders of the summer but I didn’t know how. So in the hope of having a pleasant indian summer, the good news is that we left all those songs that were drilled into our ears and mind behind us. Most likely to sell us some kind of very good phone plan. All is over. At least until next summer. But don’t think you got away with it: get ready for the great classics of the season, especially on the pages of social networks: the first pictures of the rain with a melancholic quote, the funny guy who starts to make jokes about New Years, the nostalgic one who posts vacation photos adding the standard phrase “It was better here” to not speak of those who curse those who curse the heat, those who book their holidays in the Caribbean in December and want to let those who are already thinking of a Christmas tree know. What a pain! To lighten all this up, we thought of a very rich menu to leaf thru as you like, when you want to, listen to with many playlists and to enjoy by video with some new treats only for you. The new number of The Mag is beautiful (but why am I telling you this!) There are many characters: from Bebe Vio to Federica Angeli, from Giorgio Cavazzano to the singer Lenny. And many stories. Like the one about Fausto Bizzirri, from the ceramics of the same name. Did you know that he has been friends with Howard Schultz, yes Mr Starbucks. In these pages you will find anecdotes and the narrative of the opening of the first shop of the famous chain of coffee shops of the one in Milan. Then we began an important collaboration with the collective illustrators, graphic designers and artists of Becoming X who starting in the next number will give us the gift of their creativity and who we will present in a long interview with Daniele Pampanelli, mentor and guide, and a shared playlist. We speak also of architecture, of nighttime trips to museums, of marvelous monasteries and more. Then there is the story on the cover. Room number 305, a woman and the dreamlike atmostphere of Manuela Kalì, the photographer-writer who we interviewed and who prepared a very cool photographic project for The Mag. What can I say, happy reading! Oh, I am getting older, you know that I don’t want to.

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Cristina Crisci

Lucia Fiorucci

Manuela Kalì

Helena Palazzoli

Luca Benni Matteo Cesarini

Architetti Altotevere

Simona Polenzani

Emanuele Vanni

Ottobre/Novembre 2018

Direttore Responsabile Andrea Luccioli

Christy Mills

Maria Vittoria Malatesta Pierleoni

22 Live drawing e meraviglie

Becoming X

38 Our Home

Vintage Contemporaneo inoltre si ringrazia: Lorenzo Martinelli, Daniele Pampanelli, Luca Marconi, Luca Draoli e Amedeo Martorelli, Marco Giugliarelli, l'ufficio stampa del Festival delle Nazioni e La mostra del Fumetto.

foto di Copertina: Manuela Kalì Data pubblicazione: Ottobre 2018 - rivista bimestrale - N°36 Grafica, fotografia e impaginazione: Moka comunicazione, via Cacciatori del Tevere, 3 - Città di Castello (PG) P. IVA 02967110541 - mokacomunicazione.it Stampa: Litograf Editor S.r.l. - Via C. Marx, 10 06011 Città di Castello (PG) P. IVA 02053130544 Editore e Proprietario: Moka comunicazione Direttore Responsabile: Andrea Luccioli Traduzioni: Christy Mills Iscrizione al Tribunale di Perugia: n. 20/12 del 27/11/2012. Questo numero è stato chiuso il 2 Ottobre 2018 alle 9:00

www.the-mag.org 18

! INFO & CONTATTI pubblicità Simona 389 05 24 099 redazione info@the-mag.org www.the-mag.org


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ROOM #305 Manuela KalĂŹ

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Sguardi

L'intervista

I monasteri

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Semplicemente Lenny

120 104 Speciale Festival del cinema di Venezia I diari del lido

STARBUCKS MILANO Un'amicizia intensa come il caffè

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BECOMING THE MAG

Talento e generosità: le meraviglie di Becoming X Il collettivo atipico fatto di artisti e musicisti che si ritrovano per dei live drawing imperdibili Sono un collettivo atipico. Senza un manifesto ma con un cuore grande e un talento enorme. Sono i ragazzi di Becoming X, un gruppo di disegnatori, illustratori, designer e molto altro ancora, che da qualche tempo organizza dei live drawing (ma potremmo chiamarle anche “estemporanee”) durante alcuni grandi eventi sfornando piccole meraviglie. Siccome a noi di The Mag queste cose piacciono molto, abbiamo deciso di avviare una collaborazione che vi sveleremo nei prossimi numeri. Con tanto di sorprese annesse. Nel frattempo ve li facciamo conoscere attraverso le parole del coordinatore artistico di Becoming X, Daniele Pampanelli, cui abbiamo chiesto di raccontarci cosa c’è dietro questo progetto.

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BECOMING THE MAG

Quando nasce l'idea di Becoming X?

«Nasciamo come trasmissione su Radiophonica, una webradio, intorno al 2012, un programma che univa musica e disegno, con un illustratore che disegnava dal vivo su pezzi mixati ad hoc e rielaborati da Newcombe dj. Dopo una decina di puntate a fine stagione l’idea era quella di una cosa dal vivo invitando tutti gli illustratori ospitati durante l’anno a disegnare insieme. Era più una festa che un progetto vero e proprio. Il successo che abbiamo avuto in questa serata, e l’entusiasmo di quelli che hanno partecipato, ci hanno fatto pensare che potesse essere una cosa replicabile e anzi che potesse svilupparsi e articolarsi. Crescere».

Come vi muovete?

«Ci siamo organizzati, sia internamente (mettendo sempre al primo posto il progetto tematico della serata e quindi dividendoci ruoli e responsabilità), sia fiscalmente fondando un’associazione di promozione sociale con lo scopo di poter interloquire in maniera seria con i vari enti o privati che sempre più ci chiedono di collaborare con noi. Al momento siamo una cinquantina di tesserati, tutti attivisti del progetto Becoming X in prima persona, ma sono di più le persone che a vario titolo hanno collaborato e collaborano con noi. Lo scopo infine è sempre quello di unire Suono e Arte, in un matrimonio spesso complicato ma estremamente ricco. E, se permetti, in un momento come questo, lo scopo è anche politico: citando e parafrasando i Clash, chiunque lavori per la creatività, per la crescita di consapevolezza personale e artistica non può che essere un presidio antirazzista e antifascista. "Noi siamo contro l'ignoranza».

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Avete un manifesto? «Ne abbiamo tanti, uno per disegnatore per ogni evento!».

Avete uno spazio per ritrovarvi, come vi tenete in contatto?

«Ovviamente i social sono stati il mare dal quale dall'inizio si è pescato il disegnatore, perché si vedevano le sue cose, ci piacevano e si cercava di coinvolgerlo. Ancora è così in effetti. Da subito abbiamo utilizzato i social per comunicare tra di noi, e in particolare un gruppo chiuso in cui ci organizziamo. Inoltre con tutti gli eventi che abbiamo fatto quest'estate credo che alcuni di noi abbiano visto più i disegnatori del Becoming che i propri partner, e li abbiano sentiti quotidianamente in rete. Un buon modo di utilizzare i social, senza dubbio».

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BECOMING THE MAG

Vi ispirate a qualche collettivo?

«In realtà stiamo facendo un percorso molto autonomo e piuttosto peculiare, fondato sulle nostre specifiche caratteristiche. Anche perché il nostro non vuol e forse neppure può, essere il classico collettivo che condivide un Manifesto su cosa fare o non fare, su cosa sia l’arte o il disegno, su quale orizzonte politico/artistico ci si deve porre. Anzi siamo un gruppo molto molto aperto, dove autori di caratura nazionale e internazionale convivono con semplici appassionati che fanno tutt'a ltro per vivere, ai nostri eventi non neghiamo mai lo spazio per chi tra gli spettatori vuole unirsi a noi e disegnare, o ai molti bambini che spesso ci affiancano in estemporanea , e al nostro interno convivono anche modi di vivere e vedere l'illustrazione, il fumetto e il disegno in modo molto molto diverso, qualche volta antitetico. Siamo una comunità, direi. Ed è una bella cosa».

Gli eventi più importanti cui avete partecipato?

«Tutti gli eventi che organizziamo o di cui siamo ospiti sono importanti, non farei classifiche. Se vogliamo citarne alcuni, quest’estate siamo stati a Cattolica al MystFest, invitati dal comune romagnolo al più antico festival europeo sul cinema e la letteratura gialla e noir, dopo essere stati invitati dal comune di Assisi a un festival simile nei contenuti. Questo era importante nel senso che siamo stati chiamati per quel che facciamo, che avevano visto e senza che conoscessero nessuno di noi personalmente: ci siamo confrontati con il dover organizzare un evento senza avere la possibilità di essere in loco, cosa che ci ha misurato dal punto di vista organizzativo. È andata bene».

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E poi?

«Importante per noi sono gli eventi del cuore: quelli al Lars Rock Fest a Chiusi, ad esempio, dove quest'a nno abbiamo avuto l'opportunità di fare un evento di animazione e musica dal vivo sul palco, come vere rockstar; quelli al Postmodernissimo, che è un po' casa nostra e dove abbiamo fatto il secondo Becoming X, quello che ha fatto partire davvero tutto, e altri due Becoming X nel tempo, su Star Wars (dove abbiamo ricreato i poster della Saga disegnando ognuno in vari cartoncini quadrati un pezzo di questi e montando tutto insieme, con un effetto di tante mani che compongono un unico grande visual) e sul centenario della Rivoluzione d'Ottobre. In tutti questi eventi abbiamo messo insieme disegno tradizionale con tecniche tradizionali (acrilici, pennarelli, matite) e eventi di disegno animato dal vivo, proiettato su grande schermo e sonorizzato da musicisti live, a ribadire l'interesse che abbiamo in tutti gli strumenti che potenzialmente possiamo sperimentare. Quest'estate ne abbiamo fatte davvero tante che farei un torto a tutti nominandoli e magari tralasciandone altri».

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BECOMING THE MAG

Becoming X La playlist raccontata di Newcombe dj

Sneaker Pimps - Becoming X L'origine del nome Becoming X ha una storia molto lunga dietro che parte molto prima del programma radio ma l'idea del nome, del diventare X, qualcosa di indefinito, viene da questo pezzo dell'omonimo storico album di questo gruppo. Fever Ray - If I had a heart Il primo pezzo della prima puntata di Becoming X, da un certo punto di vista il punto da cui è partito tutto.

Il 2016 siamo stati ospiti de L'Umbria che spacca, piccolo grande festival perugino, e il tema non poteva che essere "Rock is dead" un tributo ai tanti cantanti e musicisti che ci hanno lasciato in quell'anno, un posto in questa playlist lo merita probabilmente quello che maggiormente li rappresenta. Depeche Mode - Welcome to my world Sempre all'interno de L'Umbria che spacca abbiamo spostato l'asticella un po' più in là e abbiamo realizzato un live con due musicisti (un chitarrista e un violinistabassista), oltre che con un illustratore, che hanno improvvisato su dei pezzi di musica elettronica. Il live partiva con questo grande pezzo dei Depeche Mode.

Majical Cloudz - Childhood End's

The Beatles Sgt Pepper's Lonely Hearts Club Band

La vera puntata zero, quella in cui abbiamo seprimentato il formato del programma, che ha visto protagonista (come illustratore e come videomaker) Bjorn Giordano e da cui abbiamo capito che era qualcosa che funzionava, partiva con questo pezzo dei Majical Cloudz.

Uno dei nostri eventi ha avuto per tema l'anniversario di un album questa band semi sconosciuta. Dategli un ascolto, abbiamo la sensazione faranno strada.

Lcd Soundsystem - Someone great

Battiato - Aria di Rivoluzione

Gli Lcd Soundsystem sono il mio gruppo preferito e questo pezzo era nel mixtape della puntata che ha coinvolto quello che è diventato poi il mio socio, Daniele Pampanelli, in qualche modo da qui è partito un altro pezzo di questa storia.

Sì, abbiamo delle simpatie di sinistra (per usare un eufemismo) e abbiamo celebrato questo nostro sentimento in un evento dedicato al centenario della rivoluzione russa. Questo pezzo non parla di quella rivoluzione ma Battiato è un pezzo di cuore per molti di noi e ci sembra adatto a rappresentarlo.

Portishead - Glory box (Scorn) Ospite della seconda puntata del programma è stato Luca Luciani che oltre a essere un bravissimo illustratore (ma anche un tatuatore) è anche un fenomenale chitarrista, l'idea di farlo improvvisare con il suo strumento su un questo storico pezzo dei Portishead è stata un altro tassello di quello che poi sarebbe successo dopo. Berlin - Take My Breath Away Durante il nostro secondo evento, il primo al Postmodernissimo, gli Espada De Drago realizzano questa cover davanti all'ingresso del cinema e sebbene sia una canzone che c'entra molto poco con l'ideale sonoro di Becoming X - e che sia un pezzo che fino a qualche anno fa probabilmente avrei snobbato - è stato nella mia testa il pezzo simbolo di quel momento in cui si è respirata quell'aria magica, quella in cui percepisci che stai vivendo una cosa speciale oltre ogni aspettativa.

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David Bowie - Blackstar

Trentemøller - Still On Fire Per la nostra partecipazione al Trame Festival (e poi al MystFest) abbiamo pensato a un live particolare, con due illustratori che raccontavano un giallo da due prospettive differenti con una colonna sonora realizzata da dei campioni di brani di musica elettronica usati come base per l'improvvisazione di un bravissimo sassofonista, tra i pezzi scelti c'era anche questo. Daniel Avery - Free floating Uno dei nostri ultimi eventi ci ha visti protagonisti anche di un live all'interno del Lars Rock Festival (festival a cui siamo particolamente legati), quel live vedeva una bravissima illustratrice raccontare una storia e una colonna sonora che aveva dei campionamenti di musica elettronica e un chitarrista ad accompagnarli. Quel live si concludeva con i synth di questo pezzo (del primo, grandissimo album, di Daniel Avery).



Perugia capitale del Web con la "Festa della Rete": in arrivo influencer e gli oscar di Internet Dal 9 all’11 novembre nel capoluogo umbro, città simbolo dell’innovazione digitale, sarà ospitata la prima e più importante manifestazione italiana dedicata al mondo di internet, giunta alla sua 12ª edizione, e premierà i più celebrati personaggi della rete con i Macchianera Internet Awards. Perugia simbolo di innovazione e centro nevralgico dell’economia 4.0 a livello internazionale. Sarà qui che per tre giorni, dal 9 all’11 novembre, batterà il cuore digitale italiano in occasione della nuova edizione della Festa della Rete e dei Macchianera Internet Awards 2018. Il claim della manifestazione – “Il web che ti meriti” – è forte e richiama l’attenzione che ciascuno, come utente, deve dedicare al costruire una rete web che gli sia utile e sia in grado di migliorare la sua vita e quella degli altri. L’unico modo per farlo è “digitalizzare l’Italia”, altro tema importante della manifestazione, ricorrendo alle parole, alle esperienze e agli insegnamenti dei nomi più importanti del mondo dei media, dell’economia e dell’industria digitale. Durante la tre giorni si parlerà, tra i diversi argomenti, dei temi di stretta attualità legati alla rete, come il diritto alla privacy, la consapevolezza di quali dati personali abbiamo reso pubblici – e vendibili - in rete, le fake news, il bullismo, l’identità digitale, l’intelligenza artificiale e quali siano i punti di forza su cui investire per una rivoluzione digitale veramente efficace in tutto il territorio italiano. Una rivoluzione che vede proprio Perugia come esempio virtuoso e di successo. La Festa della Rete vedrà protago-

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nisti personaggi della cultura, dello spettacolo, del cibo e dei viaggi, che racconteranno le loro storie nel corso di una serie di appuntamenti che si svolgeranno nelle cornici dalla Sala dei Notari e del Teatro Pavone. Un ricco calendario di eventi ed incontri che ruoteranno intorno ai temi della manifestazione. Alla sua 12ª edizione, la Festa della Rete arriva arriva in Umbria, il cui capoluogo è stato protagonista di un progetto di pianificazione, per oltre l’80% del territorio, della linea in fibra e che nei prossimi mesi vedrà l’installazione della tecnologia di ultima generazione LTE Advanced e LTE+. Il finale sarà la sera del 10 novembre, con la consegna dei “Macchianera Internet Awards” all’Auditorium San Francesco, seguita dal Party FDR18 con DJset di Fabio De Luca. Considerati gli “Oscar della Rete”, i MIA sono stati negli anni consegnati ad importanti personaggi come Fiorello, Fedez, Enrico Mentana, Linus, Gianni Morandi, lo chef Massimo Bottura e persino Papa Francesco, che – eletto dagli utenti “Personaggio dell’anno” – ha voluto che il premio gli venisse consegnato in Vaticano. Anche quest’anno saranno 32 le categorie in gara tra siti e blog e a votare sarà il pubblico: per farlo basterà andare sul sito www.macchianera.net e compilare l’apposito modulo.


Alcune delle categorie in gara e le relative nominations Miglior Sito 1 Dagospia 2 Fanpage.it 3 Giallo Zafferano 4 Il Fatto Quotidiano 5 Il Post 6 la Repubblica 7 Lercio 8 Salvatore Aranzulla 9 The Jackal 10 The Vision

Miglior Twetter 1 Ambra Garavaglia 2 Diego Bianchi (Zoro) 3 Frank Matano 4 INGV Terremoti 5 Diodeglizilla 6 Lodovica Comello 7 Roberto Burioni 8 Roberto Saviano 9 Sofia Viscardi 10 Top Tweets Italia

Personaggio rivelazione 1 David Puente 2 Eleonora Olivieri 3 Elisa Maino 4 Gianluca Fru 5 Iris Ferrari 6 Laura Campiglio 7 Ludovica Pagani 8 Luis Sal 9 Marta Losito 10 Me contro te

Miglior Instagrammer 1 Camihawke 2 Chiara Biasi 3 Chiara Ferragni 4 Diletta Leotta 5 Emanuele Ferrari 6 Fedez 7 Giulia De Lellis 8 Giulia Valentina 9 Greta Menchi 10 Ludovica Pagani

Miglior sito Politico d'Opinione 1 Breaking Italy (Alessandro Masala) 2 Giap - Il blog di Wu Ming 3 Gli Stati Generali 4 Il Blog delle Stelle 5 Il blog di Beppe Grillo 6 Keinpfusch 7 L'intellettuale dissidente 8 Mangiatori di cervello 9 Phastidio.net 10 Qualcosa di sinistra

Miglior Disegnatore Vignettista 1 Boban Pesov 2 Daniel Cuello 3 Don Alemanno 4 Francesca Presentini (Fraffrog) 5 Giacomo Bevilacqua 6 Gipi 7 Makkox Miglior community Miglior sito Letterario 8 Mario Natangelo 1 Al femminile 1 Diario di una dipendenza 9 Simone Albrigi (Sio) 2 Feudalesimo e LibertĂ 2 Doppio Zero 10 Zerocalcare 3 Fotografie segnanti 3 Follow the Books 4 Io ti amavo 4 I dolori della Miglior Web Agency 5 ItalianSubs giovane libraia 1 Alkemy 6 Lega Nerd 5 L'angolo dei libri 2 Connexia 7 Multiplayer.it 6 L'apprendista libraio 3 Doing 8 NetflixLovers 7 Libreriamo 4 h-art 9 Perle Complottare 8 Minima&Moralia 5 Hub09 10 Workout Italia 9 Penitenziagite! 6 We are social 10 Tegamini 7 Weber Shandwick Miglior pagina Facebook 8 Yaki 1 Adottare soluzioni punk Miglior Foodblogger 9 Yam112003 per sopravvivere 1 Benedetta Rossi (Fatto 10 ZooCom 2 Casa Surace in casa da Benedetta) 3 Commenti Memorabili 2 Chiara Maci Miglior sito di Viaggi 4 Enrico Mentana 3 Dario Bressanini 1 Io viaggio cosĂŹ 5 Fotografie Segnanti 4 Enrica Panariello 2 Non solo turisti 6 Il Signor Distruggere (Chiarapassion) 3 Pirati in Viaggio 7 Le fotografie che hanno 5 Flavia Imperatore (Misya) 4 Poracci in viaggio fatto la storia 6 Giulia Scarpaleggia 5 Roads2Happyness 8 Legolize 7 Marco Bianchi 6 The Lost Avocado 9 Selvaggia Lucarelli 8 Singerfood 7 Turista Curioso 10 The Pozzoli's Family 9 Sonia Peronaci 8 Turisti per caso 10 Valentina Boccia 9 Viaggio ergo sum (Ho voglia di Dolce) 10 Zingarate

Miglior sito Divulgativo 1 Butac 2 Cicap 3 Different 4 Il Disinformatico 5 Marco Montemagno 6 Matteo Flora 7 Medbunker 8 Roberto Burioni 9 Salvatore Aranzulla 10 Wikipedia Miglior sito Food 1 A Milano puoi 2 Agrodolce 3 Conosco un posto 4 Cook Around 5 Dissapore 6 Fatto in casa da Benedetta 7 Giallo Zafferano 8 il Cucchiaio d'argento 9 La Cucina Italiana 10 Sale & Pepe Miglior sito Musicale 1 AllMusic Italia 2 Bastonate per posta 3 Il Mucchio 4 Noisey 5 Orrore a 33 giri 6 Quinte Parallele 7 Rockol 8 Rolling Stone 9 Sentireascoltare 10 Shades of Pop Miglior Radio 1 Radio 105 2 Radio 2 3 Radio Capital 4 Radio Deejay 5 Radio Kiss Kiss 6 Radio Popolare 7 Radiofreccia 8 RDS 9 RTL 102.5 10 Virgin Radio

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Reinventare la socialità L'ex cinema diventa un concept culturale Nasce “Spazio Astra”, luogo d’identità cittadina tra vini, vinili e cineconcerti di ANDREA LUCCIOLI Foto di: Luca Draoli e Amedeo Martorelli

Ci sono dei luoghi identitari per le comunità in cui sorgono. Uno di questi è stato, negli anni, il Cinema Astra di Foligno. Una sala storica, con un fascino che è rimasto intatto nel tempo. Dopo alcune vicissitudini che ne hanno fatto una libreria prima e uno spazio chiuso da recuperare poi, ora l’ormai ex Cinema Astra è diventato lo Spazio Astra grazie a un ambizioso progetto che nasce dall’esperienza del Supersonic Record Store. A parlarcene è Lorenzo Possanzini che, insieme alla sua famiglia, ha lavorato in questi mesi per realizzare un piccolo grande sogno nel cuore della città. 35


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«Il Supersonic Record Store è stato un progetto che non è riuscito a diventare quello che pensavamo e volevamo. O almeno lo era solo in maniera limitata e limitante. Per questo abbiamo cercato un posto nuovo e ci siamo ritrovati tra le mani la possibilità di riaprire l’Astra, ampliare l’attività e coinvolgere dj, musicisti e artigiani della nostra città con una giusta alchimia». Perché proprio tra queste mura? «Questa location ha un fascino speciale. Con un legame particolare con la città. Qui possiamo fare veramente tutto e ripensare l’intrattenimento culturale del territorio». Come? «Il nuovo Spazio Astra è molte cose. Innanzitutto un concept store che comprende un negozio di dischi: vinili, cd e musicassette. Nuovi e usati. Poi abbiamo deciso di coinvolgere alcuni soggetti esterni: artigiani che potranno vendere qui le loro creazioni. Vestiti, borse, ceramiche e oggettistica. Inoltre abbiamo attivato una collaborazione con un artista che personalizzerà gli oggetti». E poi? «C’è l’altra parte che prevede un bar gastronomico e un cocktail bar. Ci sono i vini umbri, l’olio delle nostre terre e molto altro ancora. E’ anche lo spazio dove faremo musica live, djset e cineconcerti».

Cineconcerti? «Sì, concerti in cui vengono sonorizzate delle pellicole. Un po’ come fecero i Giardini di Mirò con Rapsodia Satanica. Oltre a questo, parlando ancora della programmazione, abbiamo previsto anche delle stand up comedy come abbiamo fatto lo scorso anno al Supersonic con buoni risultati». E poi? «Ci sarà tanta musica live, eventi extra come gli aperitivi linguistici, presentazioni di libri, dischi e collaborazioni con altre realtà. La programmazione sarà ovviamente gestita in parallelo con quella del Supersonic e cercheremo di rivolgerci ad un pubblico eterogeneo, anche per provenienza». Il progetto è ambizioso, da cosa nasce? «Da una riflessione: dove sono finiti i ragazzi? Che fine hanno fatto i loro spazi di socializzazione? Perché non stanno più in giro? Da qui la nostra risposta: offriamo una nuova proposta di intrattenimento, uno spazio di condivisione, creiamo una scena». Una scena che vada oltre alla scena della movida? «Reinventiamo la socialità tramite la fruizione di contenuti culturali. Non c’è solo il bere e il mangiare. Noi vogliamo mettere insieme i prodotti del territorio con una seria proposta culturale». 37


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La casa è spaziosa e piena di luce. Serena, Emilio ed il piccolo Sebastiano avevano bisogno che fosse su un unico livello, con giardino. L’hanno arredata insieme, seguendo il loro gusto, raccogliendo e selezionando le tante idee che avevano per questo bellissimo spazio. A entrambi piacciono ambienti accoglienti e calorosi. La zona giorno, progettata intorno al divano Savoye di Désirée, è ben organizzata grazie ad un mobile libreria che si prolunga per tutta la parete del camino con dei pratici contenitori bassi. Nella cucina Modulnova le linee sono pulite e minimali rendendo lo spazio molto funzionale; l’ambiente è poi riscaldato dal giallo delle sedie e di qualche accessorio. ll tocco divertente è il rivestimento in ceramica con fantasia a pattern anni ’70 che lega il tutto perfettamente. In salotto, questo stile un po' retrò è dato dal tavolo EM Table di Vitra, disegnato nel 1950 da Jean Prouvè, con piano in legno naturale e gambe in metallo verniciato color rosso scuro. Giocano qui intorno delle sedie originali Vitra, nei toni del verde e del bianco di vari modelli, carinissime! Contrariamente al grès della zona giorno, nella zona notte troviamo un caldo parquet di rovere. E se la cameretta di Sebastiano è piena di colore, la stanza di Emilio e Serena è nei toni delicati del bianco e del grigio, con qualche tocco vintage e di matericità data dal legno dei comodini.


VINTAGE CONTEMPORANEO Testo di Lucia Fiorucci Arredi Meozzi Mobili - bagni rivestimenti e camino Del Pia srl




CONTEMPORARY VINTAGE Text by Lucia Fiorucci - Furniture Meozzi - bathrooms and tile Del Pia srl

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The house is spacious and full of light. Serena, Emilio and little Sebastiano needed it to be on one level, with a garden. They have furnished it together, following their taste, gathering and selecting the many ideas they had for this beautiful space. They both like warm and welcoming spaces. The daytime area, designed around the couch Savoye di Desiree, is well organize thanks to a bookshelf that runs along the entire wall where the fireplace is, with some practical low containers. In the Modulnova kitchen the lines are clean and minimal, making this space very functional. This room is warmed up by the yellow color of the chairs and some accessories. The fun touch is the ceramic tiles work with a 70’s style pattern that ties everything together perfectly. In the living room, this style a little more vintage is given by the table EM Table di Vitra, designed in 1950 by Jean Prouve’, with a counter in natural wood and metal legs painted dark red. Around the table some original Vitra chairs play, with tones of green and of white of various models, adorable! Contrary to the gres of the living area, in the bedrooms we find a warm Durmast oak wooden floor. And if Sebastiano’s bedroom is full of color, Emilio and Serena’s room has delicate tones of white and grey, with some vintage touches of material feel given by the wooden night stands.

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OCCHIO DEL CURIOSO

Emilio è cresciuto nell’officina del padre dove si restauravano Vespe e auto storiche. Ha maturato così una preziosa passione per il recupero. Infatti, qua e là nelle stanze ci sono molti oggetti e accessori realizzati con materiali di recupero, come la maggior parte dei lampadari della zona giorno o il bastone della tenda in camera di Sebastiano. Ma ha restaurato anche il vecchio stereo della nonna di Serena e la sedia che gli fa da comodino in camera da letto.

NOTE TO THE CURIOUS

Emilio grew up in his father’s shop where they would restore old cars and Vespas. He has developed a precious passion for restoration. In fact, here and there in the rooms there are many objects and accessories made with recycled materials, such has the majority of the lamps in the living area and the curtain rod in Sebastiano’s bedroom. He also re-vamped the old stereo system of Serena’s grandmother and the chair that functions as a side table in their bedroom.

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SGUARDI

Speciale CaseArmoniche

I Monasteri a cura di

Architetti nell’Altotevere Libera Associazione

Giunto ormai alla quinta edizione, CaseArmoniche è l’evento collaterale del Festival delle Nazioni ideato e curato da Architetti nell’Altotevere con il fine di valorizzare il patrimonio storico, culturale e architettonico della città. Un percorso guidato tra architettura e musica nei luoghi inusuali di Città di Castello che vede aprire nel 2014 alcuni chiostri, nel 2015 chiese aperte raramente o trasformate, nel 2016 le fortificazioni della cinta muraria cittadina, nel 2017 particolari e dettagli delle decorazioni urbane insieme a luoghi davvero insoliti. Quest’anno, con un seguito di più di duecento partecipanti, l’evento ha aperto le porte di tre complessi religiosi di grande valore architettonico: la chiesa e il chiostro di San Francesco, il Monastero delle Cappuccine di Santa Veronica Giuliani, e la chiesa e il chiostro di San Domenico. L’evento è stato arricchito dalle informazioni fornite da Don Andrea Czortek e dalla Madre Superiora del Convento delle Cappuccine, con l’emozionante l’intermezzo musicale eseguito dalla Schola Cantorum Anton Maria Abbatini diretta dal maestro Alessandro Bianconi. Un insieme di collaborazioni, dunque, che, a partire dall’associazione del Festival, testimoniano affetto e dedizione per questa città.

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LA CHIESA DI SAN FRANCESCO La Chiesa di San Francesco, consacrata nel 1291, ha subito nel corso dei secoli notevoli modifiche ed ampliamenti. L’interno, a croce latina e ad un’unica navata, fu completamente trasformato in forma barocca tra il 1707 e 1727. Durante il Rinascimento la chiesa fu fucina d’arte pittorica per i maggiori artisti dell’epoca. Raffaello dipinse infatti per la cappella di San Giuseppe della famiglia degli Albizzini “Lo Sposalizio della Vergine”, mentre Luca Signorelli una tavola con “L’adorazione dei pastori” per i frati francescani. Sul fondo della chiesa si apre la cappella Vitelli, costruita a metà del 1500 su disegno del Vasari e testimonianza di quell'alto valore artistico e culturale che legò Città di Castello a Firenze. L’abside accoglie un maestoso coro ligneo in noce, e il grande organo ancora oggi funzionante, e suonato in occasione di CaseArmoniche dal maestro Alessandro Bianconi.

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Nella foto grande Cappella di San Francesco e vasca voluta da Santa Veronica, all'interno degli orti del monastero. Qui l’abbadessa Veronica veniva spesso di notte, dove si flagellava e pregava. Saliva anche su un pero per pregare la conversione degli uomini. La vasca, invece, fu costruita utilizzando gli "avanzi dell'acqua" della palazzina Vitelli sempre a Città di Castello. In alto a sinistra La vasca venne fatta costruire dall’abbadessa Veronica per la raccolta dell’acqua piovana per il bucato

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IL CONVENTO DELLE CAPPUCCINE DI SANTA VERONICA GIULIANI La fondazione del monastero delle Cappuccine, in via XI Settembre, si deve al lascito di Monsignor Giovanni Antonio Fuccioli. Il luogo scelto per la costruzione fu l’antica chiesa di San Martino, sulle fondamenta di un vecchio monastero olivetano. Il cantiere inizia nel 1629/’30 e il convento venne inaugurato nel 1643. Col terribile terremoto del 1789 subì gravi lesioni e la facciata della chiesa venne completamente rifatta rispecchiando i canoni del neoclassicismo. Il chiostro è il cuore del monastero non solo per il suo valore mistico, ma anche per soluzioni architettoniche e dettagli che associano, con grande maestria, bellezza e funzionalità. Dà armonia, bellezza e luce agli spazi interni ed è centrale per la vita della comunità. Dal chiostro verso est, si accede all’hortus conclusus. Nell’orto, scandito in riquadri dai vialetti, crescono erbe aromatiche e ortaggi. Verso sud, a destra della cordonata ci sono le vasche che servivano anticamente per il bucato. Da questa parte, oltre agli alberi da frutto, c’è anche un piccolo pollaio risalente all’epoca della fondazione e che serve tutt’oggi per il sostentamento del monastero. Non mancano fiori dall’alto valore simbolico e il tutto restituisce una semplice cura del verde che riporta la memoria a quell’antica sapienza botanica che fa dell’orto seppure con il passare dei secoli, un luogo senza tempo.

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SAN DOMENICO L’imponente chiesa venne costruita dall’Ordine Domenicano nei primi tre decenni del 1400, i lavori terminarono nel 1424, anno in cui vennero deposte, al suo interno le spoglie della Beata Margherita. Nel corso dei secoli furono diversi gli interventi di rifacimento e restauro che la chiesa subì. La rara bellezza della chiesa è data sicuramente dalle sue dimensioni grandiose e imponenti. La facciata è incompiuta. All’interno, la chiesa ha da sempre conservato opere d’arte e affreschi di notevole importanza. Dalla chiesa, attraverso una piccola apertura, si accede al chiostro del XVII secolo, a pianta quadrilatera irregolare. Dal chiostro si vede imponente anche il fianco destro della chiesa e il campanile a pianta quadrata. La bellezza del chiostro, oltre al doppio ordine di archi, è data dalla traccia qua e là di elementi gotici e dalle lunette affrescate con la vita e i miracoli della Beata Margherita.

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L'ingresso alla sala capitolare con le trifore gotiche in pietra serena

“Perché l’architettura è tra tutte le arti quella che più arditamente cerca di riprodurre nel suo ritmo l’ordine dell’universo, che gli antichi chiamavano kosmos, e cioè ornato, in quanto è come un grande animale su cui rifulge la perfezione e la proporzione di tutte le sue membra” (Il nome della rosa, Umberto Eco, 1980 ed. Bompiani Primo Giorno, Prima)

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Libro e stampa antica LA MOSTRA DEL LIBRO DI CITTÀ DI CASTELLO COMPIE 18 ANNI E GUARDA AL FUTURO È stata inaugurata la XVIII° Mostra del Libro antico e della Stampa Antica di Città di Castello, “l’edizione della maturità” come l’hanno definita le autorità che sono intervenute al taglio del nastro e che torna nella sua sede delle origini.

«All’editoria di pregio si addice una cornice di pregio» ha detto Fabio Nisi, presidente dell’Associazione Palazzo Vitelli a Sant’Egidio, che promuove con il comune tifernate l’iniziativa. «Ospitiamo i principali operatori del settore, che sono di per sé un motivo di grande valorizzazione ma accanto abbiamo organizzato collaterali notevoli: la prima mostra di facsimili mai allestita, grazie alla rivista Nova Charta e alla sua icona, donna Vittoria de Buzzaccarini, in collaborazione con istituzioni prestigiose come la Biblioteca reale di Torino e la Biblioteca di Cremona. Inoltre con questa edizione si avvia una collaborazione biennale con l’Università di Perugia su vita e opere del commediografo Giovanni Battista Marzi, tifernate, figlioccio dei Vitelli». Tra gli esemplari visibili un codice del trecento con la trascrizione del Cantico dei Cantici. Il sindaco Luciano Bacchetta ha ricordato Gualtiero Angelini, Franco Carsena e Gianni Ottaviani, che «hanno prima inventato e poi garantito il proseguo della mostra. Torniamo alle origini con un entusiasmo degli operatori e un livello altissimo dell’editoria in mostra, che dobbiamo mantenere, irrobustendo la base dei finanziamenti. Non è vero che con la cultura non si mangia specie se viene posto al centro dell’attenzione il rapporto secolare tra Rinascimento e libro in questo territorio. Plaudo a questa collocazione e alla definitiva affermazione della mostra tra gli appuntamenti nazionali». Per il direttore della Mostra Giancarlo Mezzetti a parlare sono i numeri: «49 operatori. Questa la cifra definitiva a 24 ore dall’apertura degli stand. Il segreto della mostra è la coerenza tra contenuto e contenitore, specialmente quest’anno in cui il ritorno a Palazzo Vitelli ha confermato la presenza di chi ci ha sempre dato fiducia ma anche il ritorno di chi mancava a Città di Castello, una piazza di riferimento per questo settore dell’antiquariato».


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Festival delle

Nazioni L'INTERVISTA

2018

Semplicemente

Lenny di helena palazzoli

CONTENUTI EXTRA

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È giovanissima, ha origini ceche e ha conquistato l’Italia lo scorso anno con il singolo “HELL.o” che poi è finito nell’album Hearts. Lenny, talentuosa pianista e cantante della Repubblica Ceca, dopo essersi imposta all’attenzione internazionale è arrivata a Città di Castello per uno degli eventi più attesi del Festival delle Nazioni. Noi di The Mag l’abbiamo incontrato per farci raccontare qualcosa di più su di lei e sulla sua musica. Ciao Lenny, è un piacere incontrarti, benvenuta a Città di partecipare come giudice diverse volte nel mio paese ma per mancanza di tempo non ho mai potuto. Non sono contro, Castello. Hai fatto un buon viaggio? perché capisco che per molte persone è l’unica opportunità che «Sì, grazie.E grazie per l’ospitalitalità e l'accoglienza». possono avere, l’unico modo per realizzare i propri sogni, quindi Dopo il successo mondiale della tua canzone Hell.o, chi sei non ho niente in contrario». oggi e a quali progetti stai lavorando? «Una domanda interessante, “chi sei”… La risposta è che sto Ma se avessi tempo prenderesti in considerazione di fare il ancora cercando di capirlo! Credo di essere una persona che giudice per un talent? continua a scrivere le proprie canzoni, che si appassiona. Ora «Sì, lo prenderei in considerazione, ci penserei sicuramente. Ma ho un sacco di collaborazioni per quanto riguarda la scrittura di sono in un momento della mia vita in cui preferisco focalizzarmi testi e sessioni di produzione. Dopo il successo ho continuato a sulla mia musica. Non credo di aver raggiunto il punto in cui fare quello che mi riesce meglio: scrivere le mie canzoni. E sono potrei sentirmi capace di giudicare qualcun altro, ma quando rimasta la persona complessa che ero quando abbiamo fatto arriverà il momento lo prenderò in considerazione». Hell.o. Continuo ad emozionarmi nel fare le cose e ho tenuto i Tua madre è una famosa cantante e chitarrista, cosa hai piedi per terra». imparato da lei? «Ad essere professionale prima di tutto. Lei è stata un grande Cosa ti ispira per le tue canzoni? «Principalmente la mia vita, succedono un sacco di cose modello da seguire. Non mi ha mai giudicata, non è stata mai interessanti, non solo a me ma anche intorno a me. Alle severa su certe cose. Mi ha insegnato dando l’esempio. La persona persone che conosco e con le quali sono in contatto. Credo sia che sono e molte delle cose che faccio, comprese le decisioni da l’esperienza e per me è interessante vedere la mia evoluzione prendere, la musica e fondamentalmente l’essere un capo per la come compositrice di testi. È bello trasformare questa esperienza mia band e il mio team, l’ho imparato da lei». in testo. È una cosa che ho sempre cercato di imparare a fare e ora Cosa ascolti al momento? Chi sono i tuoi artisti preferiti? credo di aver migliorato». «Mi piace guidare e ultimamente lo faccio molto, perché abbiamo un sacco si concerti ogni settimana. Guido un po' Che progetti hai per i prossimi mesi? «Al momento sto preparando il nuovo album. Spero di riuscire ovunque quando siamo in tour e mentre sono al volante mi a finirlo per la prossima primavera. Stiamo anche facendo un piace ascoltare gli album dei quali ho ancora i cd. Sì, sono ancora sacco di spettacoli e concerti. È la stagione dei festival, che si quel tipo di ragazza all’antica che compra i dischi. E poi mi piace sta concludendo ora. Abbiamo suonato in molti concerti nel scoprire nuovi artisti, nuova musica. Al momento ascolto gente corso dell’estate e per l’autunno mi aspetta un grande tour. Ci come i Royal Blood, è un tipo di musica che mi dà tanta energia. sarà anche un'esibizione nella mia città natale, Praga, quindi sono Mi piace Pass Mellom. Adoro Pink, perché è stata il mio idolo da sempre. E poi Florence and the Machine, amo anche loro così molto emozionata». come tanti altri». Qual è l’aspetto più importante del suonare dal vivo per te? E È la prima volta che vieni in Umbria? qual è la parte più importante dello show? «Il contatto con le persone e l’energia che ci scambiamo è «Sì. Ho girato molto l’Italia negli ultimi anni. Specialmente lo sicuramente la cosa più importante. Ho fatto questo per tutta scorso anno, quando Hell.o è ha scalato le classifiche, abbiamo la mia vita, fin da quando avevo nove anni e con un microfono avuto la grande opportunità di promuovere la nostra musica qui. finto immaginavo una folla enorme davanti a me che cantava le Ma non in Umbria. Quindi è la prima volta nella vostra città ed è mie canzoni. L’ho desiderato davvero tanto, ma non avrei mai un’esperienza grandiosa. Non vedo l’ora di esibirmi». immaginato che sarebbe diventato realtà». Avevi sentito parlare di questo Festival? Cosa pensi dei talent shows? Sono molto seguiti da diverso «No, sebbene quando sono venuta qui ho avuto tutte le informazioni e ho scoperto la sua storia, lo trovo straordinario. tempo a questa parte, qual è la tua opinione in merito? «Non li seguo molto da spettatrice. Mi è stato chiesto di Questa è la 51^ edizione, è incredibile».

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INTERVIEW

Lenny

Simply

by helena palazzoli Hi Lenny it is lovely to meet you and it is a pleasure to have you in Città di Castello. I hope you had a safe trip? «Yes, Yes thank you. Thank you for having us». After the worldwide success of your song Hell.o, who are you today and what projects are you currently working on? «An interesting question ‘who are you’, I am still trying to figure that out! Quite a lot! I guess I am still a person who still writes my own songs, I’m keen on that, I find it quite a stylish thing to do; lots of co-writing sessions and production sessions. I still suggest writing my own music and my own lyrics, because it does come from me. So, I am still that kind of detailed person that I was when we did Hell.o and I’m still excited about stuff and I think I am pretty down to earth still».

Would you consider, if you had the time to be a judge on a talent show? «I would consider it. I definitely would think it through. I’m at a stage in my life that I prefer to focus on my music. I don’t think that I have evolved to that point where I would feel comfortable judging somebody else. When I get to that point I would consider it». I know you Mother is a very popular singer and guitarist, what have you learnt from her? «Definitely being professional because she was a huge role model. She never judged me. She was never strict on particular things. She wasn’t pain. She was always really kind, and she taught me by example. The person that I am and most of the things I do including decision making and professional kind of things, music and basically being a boss to my band and my team, I have learnt that from her». What are you listening to at the moment? Who are you favourite artists? «I love driving, and I drive a lot as we have a load of gigs each week. I drive around my country and places like Germany and other countries mostly long distance, so I love listening to albums I still have CDs, I am that old fashioned

What is the inspiration for your songs? «Mostly just my life, lots of interesting things happen, not only to me, but around me. To people that I know and that I am in touch with. I guess it is experience, and, for me it is interesting to see the evolution of me as a lyricist. Transforming that experience into lyrics. That was still something I was learning to do and now I think I am getting better and better». What projects have you got on in the next few months? «I am currently preparing the new album. I hope for it to be released next year in the spring. Now we are doing a lot of shows and a lot of gigs. It is festival season, which is ending right now. But we did a lot of gigs during the summer and there is a big tour that I am doing in the fall. There will be a big gig in my hometown, Prague so I am really excited». What is the most important thing about playing live for you? What is the most important part? «The connection with people and the energy that we exchange. Really for me it is that feeling; I have been going for that my whole life, when I was that nine-year-old with a pretend mic and imagining a huge crowd in front of me, singing my songs. I really wished for it, but I never imagined that it would actually become reality». What do you think of talent shows, they are very popular and have been so for a long while now? What is your opinion? «I’m not really into that kind of thing, as a viewer. I don’t really watch talent shows. I have actually been asked to be a judge several times in my country. Although because of time issues I didn’t take the opportunity. I don’t really want to be against that kind of thing, because I can understand, that for most people it is the only opportunity that they have. The only kind of way they can achieve their dreams. I have nothing against that».

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kind of girl. I love finding out about new artists, new music. Currently it is artists like Royal Blood, something that has enough energy to keep me going, keep me focused. I like Pass Mellom. I love Pink, because she has been my idol forever. Florence and the Machine, I love them as well as lots of other artists». Is this the first time you have been to Umbria? «Actually it is! I have definitely been around Italy in the past few years. Especially last year when Hell.o went up through the charts, we had a great opportunity to promote our music over here. So it is the first time in your town and it is a great experience. I can’t wait to perform». Had you ever heard of this Festival? «It was the first time, although when I came here, along with the material that I , I went through all of the information and the history is amazing. It is like the 51st year of the festival, I find that amazing». Thank you, I hope everything goes well tomorrow we will all be watching. «Thank you so much, I can’t wait».


Festival delle

Nazioni 2018

Parla il presidente Giuliano Giubilei

Verso il 2019: la Cina è vicina La Cina è vicina. Nel 2019, infatti, sarà il Paese asiatico l’ospite del Festival delle Nazioni. Intanto va in soffitta una grande edizione impreziosita dalla presenza della giovane Lenny. Tracciamo un bilancio con il presidente Giuliano Giubiliei. Il concerto di Lenny è stato molto apprezzato soprattutto dai giovani: per le prossime edizioni intendete continuare a proporre anche questo tipo di musica? «Come sapete il Festival delle Nazioni si occupa ogni anno di una nazione diversa, quest'a nno abbiamo cercato una figura popolare, giovanile, che facesse musica pop nella Repubblica Ceca, lei lì è molto popolare, ha fatto anche successi internazionali, tipo “Hell.o” e altri brani. L'abbiamo voluta per questo. Inoltre c’è da dire che Lenny è stata anche una figura di rottura, non avevamo mai portato artisti di 22 anni e che vengono dal pop. In passato comunque abbiamo avuto altre figure simili, come Noa (copertina The Mag n. 14 ott/nov), che è una cantante israeliana vicina al pop. E poi bisogna ricordare Goran Bregović che è uno che fa musica di alto livello inquadrabile nel fenomeno pop». Sicuramente Lenny ha segnato un cambiamento rispetto al 2017. «L'anno scorso con la Germania sarebbe stato più difficile realizzare un’operazione del genere, anche se in realtà volevamo portare un ragazzo che faceva musica elettronica. Poi però l’operazione non si è potuta concludere, quindi abbiamo portato Ute Lemper, che è una cantante importate, però certamente non fa musica per i più giovani. Ricordo l’anno di Israele quando abbiamo portato un giovane che in qualche modo abbiamo poi lanciato in Italia e che si chiama Idan Raichel. Tutto questo per dire che abbiamo sempre cercato, mantenendo l'attenzione verso una musica di qualità, di portare artisti che potessero piacere anche ai giovani, perché naturalmente il nostro obbiettivo è quello di accontentare sì il pubblico adulto, gli appassionati di musica classica, di musica da camera ecc., però cer-

care anche di attirare i giovani con qualche cosa che possa essere più vicina al loro gusto. Certo, il programma è calibrato verso un target ben preciso. “Attenzione però: anche nella programmazione della musica classica stiamo attenti a questo aspetto. Siamo consapevoli che non possiamo proporre il minuetto settecentesco, tanto per capirci. Ci orientiamo verso cose che possano piacere anche a un pubblico più vasto, perché se un ragazzo che finora magari ha sentito soltanto la sua musica, capitava ad esempio al concerto dell’Orchestra Filarmonica della Boemia, magari dopo qualche difficoltà iniziale, alla fine lo avrebbe apprezzato. In tutto questo, ripeto, il concerto di Lenny assume un valore ancora più importante per richiamare i ragazzi e anche per questo lo abbiamo reso gratuito». Ci lascia qualche anticipazione sulla prossima edizione? «Per la prossima edizione vorremmo fare un grandissimo salto, sia economico che geografico, perché vorremmo portare la Cina qui a Città di Castello. Naturalmente ci rendiamo conto che è un grandissimo impegno, soprattutto finanziario, perché portare gente dalla Cina costa un sacco di soldi, non è come farli venire da Vienna o da Praga, non ci sono i voli low-cost e quindi anche per questo motivo vorremmo creare un'atmosfera più complessiva. Diciamo che solo con le nostre forze sarebbe difficile farlo, ma siccome sappiamo che ci sono tante aziende collegate per lavoro con la Cina e tante aziende cinesi interessate a quello che avviene in Italia, speriamo di creare delle sinergie tali che ci consentano anche di fare questo passo che è un passo importante e che sicuramente farà fare un salto di qualità al Festival». 67


Festival delle

Nazioni 2018

GLI "SCARABOCCHI" ROCK di ANDREA LENSI Con la mostra monografica “Mondo Doodle”, l’artista tifernate è stato tra i protagonisti del Festival delle Nazioni. Chi si è immerso nel suo mondo ha potuto vivere un percorso che ha messo in filA le tappe della sua storia di artista pop, dai primi lavori fino alle creazioni più recenti.

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La Mostra “Mondo Doodle” è stata un successo. Qual è il bilancio della collaborazione con il Festival delle Nazioni? «Sicuramente molto buono, è stata una bella esperienza e devo dire che questa edizione è stata particolarmente importante per me perché mi ha dato la possibilità di rappresentare graficamente con un mio disegno l’immagine della manifestazione. Una cosa di cui naturalmente vado molto orgoglioso e che spero che abbia fatto bene sia me che alla kermesse, con un'apertura al contemporaneo che, almeno da parte mia, credo che ci stia pure bene. Per quanto riguarda il rapporto con il Festival, devo dire non è la prima volta che lavoro con loro, c’è sempre stata una collaborazione molto soddisfacente. Con loro abbiamo fatto, anche insieme ai miei amici di Artfare delle iniziative durante le passate edizioni. In più ricordo sempre con piacere la performance che feci nel 2013 davanti alla chiesa di San Domenico, molto bella, una cosa di cui vado veramente orgoglioso. Mi sono divertito e spero che sia piaciuta». La tua ricerca artistica è in continuo progresso, il mercato segue questo tuo trend? «Credo che ci sia una buona simbiosi tra quello che faccio e il mercato, non solamente per quanto riguarda i quadri, ma il percorso che sto portando avanti da tempo, che è poi quello di sviluppare un mio segno personale, una mia linea particolare, mi sta facendo a entrare in contatto con delle realtà che non avevo nemmeno considerato dal punto di vista artistico, e parlo in particolare di collaborazioni che sto facendo con dei produttori di marche di abbigliamento o di scatole per le bottiglie di vino. Credo che questo tipo di attività sia interessante anche dal punto di vista artistico, perché ti porta a confrontarti con delle cose di uso quotidiano che la gente apprezza o meno in maniera molto evidente da subito, quindi lo capisci immediatamente se riesci a fare un segno, una cosa che è contemporanea e che riesce a catturare anche un po' di attenzione». Le tue realizzazioni sono sempre piene di ritmo: quale musica ti ispira? « Tutto quello che faccio è assolutamente legato alla musica da sempre, la musica rappresenta un valore aggiunto a tutto il lavoro che faccio, ti dà il mood del momento, ti dà il sentimento, ti evoca dei pensieri. A seconda del tipo di musica che utilizzi come sottofondo durante il tuo lavoro magari riesci a catturare uno stato d'a nimo oppure un altro. Altra cosa molto importante che ti dà la musica è il ‘ritmo’ che poi cerco di riprodurre nei miei segni, quindi anche in questo caso, a seconda dei vari stili hai diversi ri-

sultati finali. Per quanto riguarda i gusti personali, credo di avere una solida base rock. Certo, mi piace tutta la musica, di qualsiasi genere, purché sia interessante. Questo è decisamente fondamentale». Un'ultima domanda: Andrea Lensi nel 2019. «Il 2019 è dopodomani, quindi bisogna che ci muoviamo! Ho un sacco di progetti, un sacco di cose da chiudere e la cosa di cui avrei più bisogno adesso è trovare uno spazio adeguato alle cose che voglio fare in futuro, uno spazio vitale che mi dia la possibilità di realizzare delle opere anche più grandi, perché è arrivato un momento in cui mi piacerebbe confrontami anche con delle dimensioni più importanti. Ma bisogno di uno spazio che non sia solo grande ma abbia un'a nima, sia interessante, mi rappresenti e rappresenti qualcosa. Quindi è abbastanza difficile la ricerca, però sono fiducioso di poterlo trovare e cominciare questo nuovo capitolo della mia attività artistica». 69


“LENTI E FELICI” Alan Wayne Berti con Paolo Valentino

Una piccola storia sull’amore per la natura. La riscoperta del gusto per la vita grazie al fascino di un animale familiare a tutti ma su cui c’è molto da scoprire. Poco più grande di un sassolino, in una lumaca – o, per la precisione, in una chiocciola – c’è un mondo tanto semplice quanto misterioso. Alan Wayne Berti – nato in Sudafrica, con un passato da incursore paracadutista in zone di guerra – non aveva mai pensato di potersi interessare a un essere tanto piccolo e apparentemente insignificante. Eppure un giorno la sua bambina gli mostra la lumaca che tiene fra le mani.

ABOCA EDIZIONI

«Papà, giochiamo a fare un allevamento per le lumache?». In quel momento nella testa di Alan si accende una lampadina: e se quella non fosse soltanto una fantasia, un sogno? Man mano che impara a conoscerle, infatti, le lumache gli insegnano qualcosa. Questi piccoli animali diventano insomma per lui la chiave per riscoprire un nuovo modo, più felice e più ‘autentico’, di affrontare la vita. Anno di pubblicazione 2018 Formato cm 13 x 18 ISBN 978-88-98881-69-7 Pag. 112 € 10,00

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Il villaggio di Babbo Natale dal 1 novembre

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FOTOGRAFIA

Non ho ancora chiaro se il rumore dei passi che ho sentito andar via fossero stati i suoi, forse erano i miei. Avevo gli occhi troppo stanchi per guardare, ogni cosa assumeva la forma di ciò che non avevo più. I ricordi, sono le fotografie che tengo per me, quelli da cui mi sono allontanata. Non potevo sottrarmi a quest’insopportabile disperazione, è stata la benzina che ha tenuto il mio cuore in vita. Nella stanza #305 sono stata amata, lasciata, rimpianta e voluta. Ci sono rimasta solo io adesso, bevendo il mio stesso veleno fino all’ultima goccia, e lui, era lì con me, anche quando non c’era più. Questa stanza mi protegge da qualcosa che non tornerà mai e con la stessa forza mi trascina giù con lei. C’è una spinta, un motore che mi costringe a respirare, anche quando ho pensato di non volerlo più fare. Lui è quel motore, quella mano sulla gola che stringe e rilascia, quel pavimento che scivola da sotto

i piedi, quell’ossessione impertinente che gioca con le mie ultime forze. Da sola, con i pensieri che sbattono su queste pareti ho capito che rovistarsi nel cuore può essere letale e lasciarti a metà come una ferita aperta, l’ho imparato amando quell’ultimo flebile sorriso che nella mia mente si assopiva, facendo l’amore con quelle lenzuola bianche sulle quali di lui c’era rimasto solo l’odore. Sono stata immobile nel letto per giorni. Sono stata in piedi, davanti a una finestra che affacciava sotto una nuvola di cemento armato. Sono stata orribile e irriconoscibile, fino a quando ho ricominciato a respirare, nei momenti in cui mi sono fatta bella pur avendo dimenticato il mio nome. * * Testo originale di Manuela Kalì per The Mag

Photo/Art direction Manuela Kalì - Model Martina Sacchetti - Styling KB Project Make-up and Hairstyle Daniele Peluso - Make-up & Hairstyle Assistant Camilla Iacobitti Photographer Assistant Umberto Poto - INTERVISTA ANDREA LUCCIOLI

CONTENUTI EXTRA



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FOTOGRAFIA

Intervistare Manuela Kalì e farla parlare di Manuela Kalì non è un’impresa facile. Lo conferma lei stessa quando accendiamo il microfono e cerchiamo di metterla a suo agio. Inutilmente. Le persone davanti a lei solitamente si spogliano, lei non lascia intravedere nulla di quello che ha dentro. Funziona così. La premessa è d’obbligo per far capire il personaggio. Fotografa per passione e vocazione, prima attrice e poi anche scrittrice. “Dodici minuti di pioggia”, il suo secondo romanzo, è uscito per Mondadori ed è una storia tagliente, esattamente come le sue foto. The Mag vi presenta in anteprima “Room 305”, il suo ultimo lavoro fotografico che a breve diventerà anche una mostra. Una donna, un’atmosfera sospesa, l’incertezza che divide il tempo tra la risalita dopo una caduta e la decisione di non rialzarsi più. Le foto, in questo progetto, sono un viaggio in un inferno meravigliosamente illuminato. Proprio come nei film di Wong Kar-Wai, cui questo lavoro si ispira. Ma chi è veramente Manuela Kalì? Qualcosa alla fine siamo riusciti a farglielo dire. Da quanto fai foto? «Dal 2009 all’incirca». Perché hai cominciato? «Sentivo di potere e volere dire qualcosa». E cosa volevi dire? «Quello di cui non riesco a parlare tutti i giorni». Didascalica, chirurgica. Come hai iniziato? «Da autodidatta, i primi passi li ho mossi a casa con le amiche, poi sono arrivate le agenzie di moda, in seguito ho iniziato a lavorare con le agenzie pubblicitarie e ora lavoro un po’ ovunque, anche nel mondo della musica».

settore e mi trovo bene a lavorare con loro». Parlaci di questo progetto. «L’idea è quella di raccontare come può essere la solitudine e le aspettative di una donna che è stata lasciata dalla persona che ama, e che trova, nella sua disperazione, la forza di rimanere in piedi. Una donna che vuole rimanere in vita nonostante l’inferno che ha dentro ». Perché proprio una donna? «Credo nel potenziale delle donne. Sono affascinata da questa forza interiore che ad un certo punto le fa andare avanti nonostante a volte si trovino di fronte a cose molto dolorose». Chi vorresti fotografare? «Sicuramente Tilda Swinton. È la creatura più affascinante della terra, una donna eterna, misteriosa, fiera». Da chi hai preso spunto per questo progetto? «Mi ispiro alle pellicole di Wong Kar-Wai, ma è evidente che tra il dire e il fare…(ride, ndr). Dei suoi film ho sempre amato molto la fotografia e volevo avvicinarmi a lui e alle sue atmosfere». Cosa ne farai di questo progetto? «Le foto faranno parte di una mostra che si terrà alla Crazy March Gallery di Sutri e spero che possano essere esposte anche altrove». Instagram, croce e delizia dei fotografi. «Instagram ha dato la possibilità di far conoscere molti fotografi che altrimenti sarebbero rimasti invisibili. Di certo ne ha anche rovinati molti. Tutto dipende dall’utilizzo che se ne fa. In generale credo che sia un’ottima vetrina per far conoscere il proprio lavoro».

Di cosa ti stai occupando ora? Sei anche una scrittrice. Parlaci del tuo ultimo «Ho molte cose in ballo e riesco a portare avanti anche i romanzo. miei progetti personali». «In ‘Dodici minuti di pioggia’ parla di rapporti tra le persone. Dei rapporti uomo-donna, ma soprattutto del Chi hai scelto per questo shooting? rapporto tra padre e figlia e della difficoltà di doversi «Dei grandi professionisti che stimo molto. A cominciare distaccare per forza dalle persone». dalla modella, Martina Sacchetti che prima di tutto è un’attrice. E poi ci sono Carmelo e Mauro, i KarmaB che si Quindi è un libro autobiografico? Cosa ha significato sono occupati dei costumi e Daniele Peluso che è un grande per te scriverlo? make up artist. Credo che siano bravissimi tutti nel loro «Liberazione, questo è il termine adatto. Per alcuni 78


versi è stato il mio modo per lasciare cadere un bagaglio molto pesante, come la scena de “Il Corvo” quando il protagonista trasferisce il suo dolore all’antagonista, permettendosi di salvarsi. Questo è quello che cerco sempre di fare, trasformo le cose che mi fanno male e la lascio andare. E’ certamente un romanzo autobiografico, credo che nessuno possa scrivere qualcosa che non gli appartiene o che non conosce. L’autore è sempre ogni personaggio della sua storia». Da cosa e da dove nascono le tue fotografie e le parole dei tuoi libri?

«Da quello che mi circonda, da tutto ciò che recepisco inconsapevolmente nelle mie giornate: un viaggio, una passeggiata, un particolare sfuggente, dolcezza, bellezza, amore, passione, ossessione. Nasce dalla vita sostanzialmente». Prossimi progetti? «Viaggiare e lasciarmi ispirare quest’anno vorrei tornare in America perché è troppo che non vado e mi manca, con l’occasione cercherò di produrre qualcosa di interessante. Purtroppo spesso non posso fare spoiler su chi sarò prossima fotografare».

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“CONFLUENZE” Nel 2019 il Festival dell’architettura farà tappa a Foligno e Matera La rassegna di cui The Mag è media partner, arriverà in Umbria. E lo farà dopo un’edizione estiva, quella che si è svolta a Oppido Lucano, che è stata un successo: pubblico numeroso e nuove collaborazioni 88

Non lo dicono solo i numeri. Oltre alle presenze agli appuntamenti organizzati tra luglio e agosto, infatti, c’è da segnalare un grande risultato ottenuto dagli organizzatori: il rafforzamento della collaborazione con l’Università degli studi della Basilicata che porterà Confluenze a Matera Capitale Europea della Cultura 2019. È stata la direttrice del corso di Rigenerazione Urbana dell’Ateneo, Ina Macaione, ad attivare il canale

giusto per valorizzare la rassegna realizzata dall’associazione MARTe (Mediterranean Architects for Regeneration of Territories) che nel 2016 ha creato “Confluenze”. L’edizione appena conclusa è stata quella della consacrazione: ottima risposta agli incontri tecnici, grandi riscontri da parte delle associazioni del territorio e altrettanto grande partecipazione a tutte le altre iniziative realizzate sia all’interno del cartellone principale che di “Fuori


Confluenze”, il percorso satellite di esposizioni e performance che si sono svolte in parallelo con le attività più “accademiche”. Non solo architettura quindi, ma anche arte e design. E ora lo sguardo al futuro, con l’edizione speciale di Matera e quella umbra che si svolgerà a Foligno tra febbraio e marzo. Appuntamento, quest’ultimo, che celebrerà, tra le altre cose, la figura dell’architetto Giuseppe Piermarini, di cui ricorrono 210 anni dalla scomparsa.

Un’occasione per parlare dell’uomo esperienza che avrà come filo che realizzò il Teatro alla Scala di conduttore la necessità di alimentare Milano. il dibattito sul patrimonio tangibile e intangibile legato in diversi modi Altra anticipazione: all’interno all’architettura, l’urbanità e il della kermesse folignate ci sarà una paesaggio. L’obiettivo resta lo stesso: rassegna cinematografica organizzata pensare e rendere possibili linee di in collaborazione con la Cineteca sviluppo territoriale e fornire alla Lucana, centro che tra pellicole e cittadinanza gli strumenti per gestire e macchinari rappresenta un archivio vivere in modo consapevole il proprio incredibile del cinema italiano. “spazio urbano”, valorizzando tutte le Da “I Luoghi dell’Appartenenza”, stratificazioni che le città conservano questo il tema dell’appuntamento nella loro antica memoria per appena concluso, ad una nuova interpretarne le vocazioni specifiche. 89


Quando sei nei guai scegli di essere felice di ANDREA LUCCIOLI

Bebe Vio si racconta: la resilienza, una nuova sfida olimpica e i sogni nel cassetto 90


Quando sei in difficoltà e devi tirarti fuori dai guai, la cosa migliore che puoi fare è decidere di essere felice e darci dentro. Questo è il concetto di “resilienza” spiegato da Beatrice Vio, per tutti Bebe. Campionessa paralimpica nel fioretto, oro ai Mondiali e capace di collezionare medaglie dorate anche in terra umbra dove nei giorni scorsi si sono svolti i Campionati europei.

Quanto ti emoziona gareggiare? «Sembrerà incredibile, ma quando gareggio sono molto lucida e concentrata. Mi emoziono tantissimo, invece, vedendo i miei compagni all’opera. Sono sensazioni fortissime perché vorrei essere lì con loro. Quando tocca a me, invece, riesco a lasciare le emozioni dentro di me e gustarmele al termine della competizione».

Tra una gara e l’altra dell’Europeo, Bebe è stata in visita a Nocera Umbra e qui ha incontrato tanti giovanissimi studenti che l’hanno riempita di affetto, applausi e…domande. Bebe è un personaggio straordinario, abbiamo imparato tutti a conoscere la sua grinta, la sua forza e il suo meraviglioso sorriso. Sentirla raccontare della sua vita è un ulteriore tassello per conoscere una 21enne che ha molte cose da insegnare. A cominciare dai sogni.

A chi pensi dopo una vittoria? «Se sono arrivata dove sono arrivata è grazie al lavoro di tutti i giorni. Ma prima ancora devo dire grazie alla mia famiglia che mi sostiene sempre e da sempre. Io ho sempre trovato sostegno in loro e poi nella mia squadra, nelle persone che ho accanto. A loro devo dire grazie. Sono loro i primi che mi vengono in mente dopo una vittoria».

«Sapete qual è la cosa più importante dei sogni? È lottare per realizzarli. Bisogna avere sempre un sogno dentro e non perdere tempo perché solo noi possiamo farlo diventare realtà. Dobbiamo ascoltare la nostra voce interiore che ci dice di impegnarci perché i nostri sogni non restino nel cassetto».

Bebe Vio ha un sogno nel cassetto? «Certo, vincere l’oro a squadre alle Olimpiadi, studiare, fare un master e diventare presidente del Coni!».

Cos’è per te la resilienza? «Una cosa che non si impara e non si insegna. Qualcosa che ti viene fuori quando sei in una situazione difficile. In quei momenti devi scegliere se essere felice e uscirne o meno. Lì arriva la resilienza. Io e la mia famiglia ne abbiamo passate tante e ne siamo usciti fuori, ora qualsiasi cosa accada sappiamo che possiamo superarla lottando. La pedana dove gareggi è un sogno? «In un certo senso sì. Quando salgo in pedana il resto del Questa è la nostra resilienza». mondo scompare. Non c’è altro intorno, tutto sparisce. Come si raggiungono i traguardi che hai raggiunto tu? Riesco a concentrarmi solo su quello che sto facendo e «Il sacrificio e l’impegno sono importanti, ma non sono questa è la mia forza. Ma questo non significa che non tutto. Sono una ragazzi di 21 anni che studia e va sempre in arrivi qualcosa anche da ciò che c’è intorno. Ci sono delle palestra ad allenarsi. Ma non rinuncio alla mia vita sociale, voci che ho bisogno e voglio sentire durante le gare: parlo ai miei amici che sono altrettanto importante. Guai a chi della mia squadra, dei tecnici e soprattutto della mia dice di non avere tempo per studiare o per fare sport, il famiglia. Le loro voci arrivano nitide mentre gareggio e tempo c’è sempre per tutto, basta saperlo impiegare nel servono a darmi la carica ogni volta». modo giusto». 91




Se ci chiedete “che tipo di cucina fate al Dongione?”, la nostra risposta sarà questa: non siamo tradizionali né moderni perché non ci basiamo su una moda di cucina vecchia o nuova, ma semplicemente crediamo nei prodotti e nelle loro peculiarità. Per questo se volessimo dare una descrizione alla nostra cucina, potremmo definirla “cucina di prodotto”. Perché tutto parte da questo: dalla ricerca, dall’uso, dallo studio di una materia prima fresca, genuina e di qualità. Partire dalla base, dall’ingrediente primario, questo è il nostro credo: da lì sviluppiamo il piatto che poi porteremo in tavola. Questo secondo noi è il modo migliore per far vivere un’esperienza unica ai nostri clienti. Da questa nostra passione è nata la ricetta che IL DONGIONE RISTORANTE Largo Crociani, 6, 06016 San Giustino (PG) 075 856567 - www.ildongione.it

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proponiamo e che è stata creata per esaltare il gusto di tre prodotti: le patate Ratte, Grana Padano 36 mesi e funghi di bosco freschi. Da qui ci siamo detti: facciamoci degli gnocchi, ma non i soliti gnocchi. Degli gnocchi croccanti, magari con una forma leggermente più grande del solito e un po’ schiacciata così da poterli rosolare meglio e godere così di quella crosticina che si forma falla rosolatura delle patate Ratte mantenendo all’interno la soffice consistenza dello gnocco. Così sono nati gli “Gnocchi croccanti con fonduta di Grana padano e funghi di bosco, presentati sulla casseruola pensata per questo piatto e realizzata appositamente per noi dalle Ceramiche Bizzirri.


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LA RICETTA: per 6 persone Per gli gnocchi: 500g patate,1 tuorlo, 60g farina "00", olio evo 10g cuocere le patate al sale in forno a 180°c per 1 ora affinchè perdano umidità. Sbucciarle e passarle al setaccio. Quando sono ancora calde, aggiungere i tuorli, olio evo e pepe bianco, disporre a specchio e aggiungere la farina e impastare per formare gli gnocchi. Per la fonduta: 350g panna fresca, 150g grana padano 36 mesi mettere a ridurre la panna fino a circa la metà su un pentolino a fuoco molto basso, poi fuori dal fuoco aggiungere il grana padano grattuggiato, e frullare con un frullatore a immersione. Questa tecnica per fare la fonduta si può utilizzare per qualsiasi tipo di formaggio e ci consente, facendo ridurre la panna alla consistenza che vogliamo e, aggiungendo il formaggio solo alla fine, di salvare i profumi ed il sapore del formaggio lasciando intatte tutte le sue caratteristiche. La cottura: cuocere gli gnocchi per circa 3 minuti in acqua bollente salata, poi scolarli e rosorarli in padella finchè non prendono una bella doratura per lato quando sono quasi pronti aggiungere i funghi e saltare il tutto a fuoco forte per pochi minuti, alla fine aggiungere il peperoncino fresco. Impiattamento: 300g funghi di bosco, peproncino fesco QB, maggiorana e prezzemolo QB si mette alla base del piatto la fonduta poi sopra gli gnocchi ed i funghi e si finisce il piatto con qualche foglia di maggiorana e prezzemolo un filo di olio dop umbro e buon appetito!

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Casseruola collezione Marmo L’eleganza del grigio è la protagonista indiscussa della linea Marmo. Rotondità irregolari, bordi incisi a mano, geometrie armoniche, grigi potenti e nuance più morbide: sono queste le caratteristiche di una linea che riprende la naturalità del Marmo e ne ripropone le linee su una vasta gammi di articoli.


REPORTAGE

Una notte al museo nell’Umbria mistica e sconosciuta foto di Marco Giugliarelli

Torce e luci inaspettate nel progetto fotografico che svela luoghi eccezionali della nostra regione



REPORTAGE


L’Umbria è fatta di luce. E la luce è un’esperienza visiva ed emozionale, esattamente come l’Umbria. Specie quella che non t'aspetti, spesso poco conosciuta anche dagli stessi umbri. La capacità di attrazione di una terra non è solo nei suoi grandi eventi, nei suoi grandi spazi “noti”, bensì nella possibilità di far vivere un’esperienza unica. Da qui nasce “Scoprendo l’Umbria: Luce”, un progetto fotografico presentato in anteprima attraverso una mostra con i primi dieci scatti che sono stati esposti al Palazzo del Sette ad Orvieto. Il progetto è stato realizzato dalla Regione Umbria insieme a Sistema Museo e sta proseguendo: altri itinerari sono stati raggiunti e aggiunti e faranno parte di una pubblicazione che arriverà nei prossimi mesi. Luoghi poco conosciuti dove il bene culturale diventa esperienza mistica, irripetibile. “Luce” è un’occasione per far conoscere spazi straordinari, non sempre accessibili e spesso “trascurati” dalle rotte del grande turismo. Così, per valorizzare il patrimonio artistico e culturale umbro, è nata “Luce”: un viaggio che muove la sua esplorazione da un nuovo punto di vista. Palazzi, musei, affreschi, conventi e monasteri vengono riscoperti di notte, con luci “alternative” come quelle di piccole torce o del tramonto che da una finestra colpisce quadri e opere donando sguardi irripetibili.


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In questo modo l’Umbria ci appare come un bene culturale diffuso che diventa esperienza e scoperta. Perché sarebbe fin troppo facile raccontare la nostra regione attraverso cartoline dalla Galleria Nazionale. O quantomeno sarebbe insufficiente. E invece questa regione, dopo gli eventi sismici del 2016 non può che risorgere con la luce. Luce che consente un’esplorazione del tutto nuova di quei luoghi meno conosciuti del sistema dei beni culturali dell’Umbria e che, invece, sono una parte integrante del territorio e delle città. “Scoprendo l’Umbria: Luce”, come detto, rappresenta l’anteprima di una campagna fotografica che la Regione Umbria sta realizzando in questi mesi in diverse città, alla scoperta di luoghi culturali rappresentativi della storia e dell’arte di una regione straordinaria e che noi di The Mag vi sveliamo in anteprima. Nelle terre di Giotto, Luca Signorelli, Perugino e Alberto Burri, ogni museo diventa testimone del legame tra comunità e territorio. Oltre centosettanta tra musei, ecomusei e siti archeologici, messi in rete tra di loro allo scopo di far conoscere le città, i borghi e il paesaggio della nostra regione. “Scoprendo l’Umbria: Luce”, inoltre, è anche tra i progetti selezionati per la “call” indetta dalla Triennale di Milano da Stefano Boeri e si presenterà come un progetto di ricostruzione “immateriale” di un territorio, quello umbro, colpito dal terremoto. Come? Attraverso una nuova declinazione che è il prosieguo di quella interpretazione della nostra regione iniziata con Steve McCurry e la sua “Sensational Umbria”. Ora si cambia prospettiva e tocca ai nuovi interpreti, che sono i fotografi umbri, accendere la luce sulla nostra bellezza.

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rubrica

Cinema

Speciale

VENEZIA 2018

Luca Benni & Matteo Cesarini Cinema Metropolis Umbertide

foto: Andrea Avezzu'

I DIARI DEL LIDO Il reportage esclusivo dei nostri inviati specialissimi alla 75ª Mostra internazionale d’arte cinematografica che si è tenuta a Venezia. Rassegna diretta anche quest’anno da Alberto Barbera. Bilancio: pure per questo 2018 possiamo parlare di un successo di pubblico e di critica visto l’alto livello qualitativo dei film in concorso. Noi eravamo presenti e vi racconteremo in questo speciale tutto quello che di più interessante c’è stato nei dieci giorni della kermesse. MATERIALE FOTOGRAFICO: UFFICIO STAMPA MOSTRA DEL CINEMA DI VENEZIA

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Ryan Gosling

Il film di apertura di Venezia 75 tocca alla coppia autore/attore Chazelle/Gosling, gli stessi di La La Land: Il primo uomo è un biopic dove Ryan Gosling veste i panni (ehm, la tuta) di Neil Armstrong, il primo essere umano a mettere piede sulla Luna. Ne viene fuori un ritratto molto “tecnico” (del resto Damien Chazelle è stato anche il regista di Whiplash, ambientato nel mondo dei batteristi jazz che gli e valso il premio Oscar per miglior montaggio) e allo stesso tempo personale, incentrato sulla figura umana del padre di famiglia Neil ma, per chi scrive, migliore di qualsiasi documentario sull'allunaggio perché riesce sapientemente a narrare le gesta di quegli uomini che raggiunsero angoli dello spazio fino ad allora inesplorati dentro a delle verie e proprie scatolette di metallo. Uno dei temi di forti discussioni tra gli addetti ai lavori è stata la scelta da parte della direzione della Mostra di mettere in concorso alcuni film che poi sarebbero usciti sulla principale piattaforma di streaming, Netflix, invece che direttamente al cinema, contrariamente a quanto avviene nel vicino Festival di Cannes. E' il caso del film italiano, Sulla mia pelle, regia di Alessio Cremonini, struggente pellicola d'apertura della sezione "Orizzonti", che racconta l'ultima settimana di vita di Stefano Cucchi, interpretato da uno straordinario Alessandro Borghi. Il film è uscito a settembre sia su Netflix che in sala, portandosi dietro, come se ce ne fosse bisogno, visto il tema scottante del film, di ulteriori polemiche circa le politiche di distribuzione che stanno mettendo a repentaglio le sale cinematografica e soprattutto quelle indipendenti. Tali polemiche

sono continuate fino alla fine del festival visto che il vincitore del Leone d'Oro è risultato un altro film che verrà distribuito sulla medesima piattaforma di streaming a Dicembre e solo in alcune sale selezionate: Roma, è il nome di un quartiere di Città del Messico dove negli anni 70 viveva la famiglia del regista Alfonso Cuaron. Dopo Hollywood e la vittoria del Premio Oscar con Gravity, dopo la fantascienza politica de I figli degli uomini, Cuaron si confronta con qualcosa di più intimo e viscerale. Una storia di memoria e di ricordi di infanzia, di donne forti, di madri, di nonne: un personale tributo del regista messicano alle proprie radici.

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Cinema

Speciale

VENEZIA 2018

The ballad of Buster Scruggs Ancora una produzione Netflix nel nuovo film di Joel & Ethan Coen, The ballad of Buster Scruggs, una miniserie di 6 episodi western divertentissimi e a tratti malinconici con molto spargimento di sangue (non è una novità per i Coen) e girati in digitale (questa sì è una novità per i due fratelli registi).

Sempre il vecchio west è protagonista del primo film americano di Jacques Audiard (per la prima volta a Venezia), già Palma d'oro per Dheepan - Una nuova vita e Grand Prix Speciale della Giuria di Cannes per Il profeta. The Sisters Brothers, questo il titolo, è un western in cui gli assassini Joaquim Phoenix e John C. Reilly danno la caccia al cercatore d'oro Jake Gyllenhaal in un buddy movie d'altri tempi, crudo ma romantico allo stesso tempo. The Sisters Brothers

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Tilda Swinton, Suspiria

What you gonna do when the world's on fire?

Uno dei film in concorso più attesi è stato sicuramente Suspiria di Luca Guadagnino. Girato tra Varese e Berlino e prodotto da Amazon, è interpretato da Dakota Johnson, Chloe Grace Moretz e Tilda Swinton - vera attrice feticcio del regista italiano, alle prese anche con un doppio personaggio: non vi sveliamo altro per non spoilerare, ma la conferenza del film è stata molto divertente soprattutto grazie a questa strepitosa attrice. Suspiria di Guadagnino è un film che non ha paura di confrontarsi con il capolavoro del maestro Dario Argento riuscendo ad andare oltre il mito con una personale realizzazione che abbraccia le tematiche horror e le plasma in modo personale e originale (ad esempio strepitose le coreografie dei balletti che molto devono al lavoro di Pina Bausch): motivo per cui Guadagnino raccoglie sempre di più consensi all'estero dopo l'exploit del suo ultimo lavoro Chiamami col tuo nome. Non fa rimpiangere i “nostri” Goblin, la scelta di affidare le musiche a Thom Yorke, cantante dei Radiohead, alle prese con la colonna sonora del film, ma era scontato visto l'alto spessore del musicista inglese. Continuiamo con un altro autore italiano dal respiro internazionale che cerca sguardi inediti sulla realtà americana e sul cinema in generale: What you gonna do when the world's on fire? Cosa fare quando il mondo è in fiamme? Il documentarista marchigiano trapiantato in America, Roberto Minervini - spero che tutti abbiate visto l'ottimo Low Tide del 2013 - ritrae nell'intimo della propria quotidianità i membri di una comunità di afro-americana del sud degli Stati Uniti, di Baton Rouge, Louisiana, scossa da una serie di cruenti omicidi durante l'estate del 2017.

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rubrica

Cinema

Speciale

VENEZIA 2018

Lady Gaga Per le “quote glamour”, citiamo il primo film di Bradley Cooper da regista, A star is born, che lo vede anche in veste di country rocker maledetto al fianco di una strepitosa Lady Gaga, in versione acqua e sapone ma sempre dall'ugola d'oro, nel terzo remake del classico È nata una stella.

GIPI e il Cast

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Lady Gaga e Bradley Cooper

Meglio, invece, il divertentissimo Il ragazzo più felice del mondo, opera seconda del fumettista Gipi, nella sezione del festival chiamata Sconfini dedicata a “chi sconfina, appunto, per formato, per linguaggio, per durata, per un idea di cinema fuori dai canoni” e, in questo film in particolare, alle prese con una storia tragicomica che sfonda più volte la quarta parete, con un cast tutto romano e simpaticissimo che ci ha ricordato più volte la verve e la freschezza dell'italianissima serie tv Boris.


La seconda parte del festival è caratterizzata da alcune piacevoli sorprese e qualche conferma. Tra i nuovi cineasti da tenere d'occhio c'è sicuramente Brady Corbet. Già attore giovanissimo in cult come Misterious skin di Gregg Araki e Funny Games di Michael Haneke, autore a ventisette anni della folgorante opera prima L'infanzia di un capo, Corbet, oggi trentenne, porta a Venezia Vox Lux interpretato dalla coppia Natalie Portman-Jude Law di nuovo insieme in un film dopo quattordici anni dall'uscita di Closer. Nella pellicola, l'attrice israeliana Premio Oscar per Il cigno nero intepreta una pop star fragile e insicura che oggi riempe gli stadi ma che deve il suo successo ad un evento traumatico vissuto da adolescente nel 1999 – una sparatoria a scuola della quale è l'unica sopravvissuta della classe. Sebbene non sempre a fuoco e con qualche imperfezione – la pop star capricciosa vittima delle sue dipendenze appassiona poco – l'opera di Corbet è una cronaca del passaggio al ventunesimo secolo, una riflessione su quanto affrontato negli ultimi vent'anni con tutte le ansie, insicurezze e paure della società in cui viviamo. Bellissime le canzoni di Sia interpretate dalla Portman e la colonna sonora composta da Scott Walker. Bravissimi, manco a dirlo, i due attori. Mario Martone è una vecchia conoscenza al Lido. Con Capri-Revolution il regista napoletano torna alla Mostra con un film “favoloso” come il precedente biopic su Giacomo Leopardi, ambientato sull'isola di Capri e ispirato alla comune realizzata nei primi del novecento dal pittore pacifista tedesco Karl Diefenbach. Martone snoda la vicenda raccontata attraverso tre figure chiave del film, portatori di tre visioni del mondo diverse: il gruppo di giovani del nord Europa che si stabilisce sull'isola avendovi trovato il luogo ideale in cui sperimentare una ricerca sulla vita e sull'espressione artistica - praticando anche una forma di

Natalie Portman

Mario Martone

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rubrica

Cinema

Speciale

VENEZIA 2018

vegetarianismo ante litteram e nudismo in una ricerca in cui il corpo stesso si fa forma d'arte vivente -, la giovane e umile capraia Lucia che grazie al loro arrivo riuscirà ad emanciparsi e il giovane dottore appena arrivato con le sue idee che mettono la scienza e l'interventismo al primo posto. Anche in questo caso, continua la collaborazione tra Martone e il musicista tedesco Sascha Ring (in arte Apparat) che firma le straordinarie musiche del film. Menzione particolare per The Nightingale, seconda regia dell'australiana Jennifer Kent già autrice dell'horror Babadook, non tanto per il film – comunque premiato con il Premio speciale della giuria – quanto per uno spiacevole episodio avvenuto al termine della prima proiezione. Un giovane giornalista accreditato, infatti, avrebbe gridato in sala degli insulti sessisti rivolti alla regista al termine del film in quanto infastidito da alcune scene molto forti. Pronta la reazione del Festival con le scuse alla Kent e il ritiro immediato dell'accredito al maleducato.

Capri Revolution, Mario Martone

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Chiudiamo infine il reportage con una punta d'orgoglio. L'edizione di quest'anno verrà ricordata anche per un importante riconoscimento per il cinema in Umbria. I gestori del cinema Postmodernissimo di Perugia, la cui cooperativa Anonima Impresa Sociale ha in gestione anche il Metropolis di Umbertide, sono stati premiati col Premio Lizzani che ogni anno viene assegnato alle sale che quotidianamente, con coraggio, valorizzano il cinema di qualità. Premiati insieme a loro anche i gestori del Pegasus di Spoleto.


La consegna del Premio Lizzani ai gestori umbri

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Distanze similari Gli artisti che ho scelto per questo nostro appuntamento sono apparentemente distantissimi l'uno dall'altra, ma riflettono su temi molto simili, mescolando entrambi medium artistici diversi e si interrogano sulla comprensione che il pubblico ha delle opere d'arte. Guan Xiao (Chongquing – Cina – 1983) è una videoartista e scultrice di origine cinese, particolarmente interessata ai video e alle immagini che trova online rappresentanti Icone culturali e pop, con i quali realizza videoistallazioni multicanale e oggetti tridimensionali riprodotti in serie. L'opera che voglio proporvi si intitola David del 2013 costituita da un video su tre canali. Come suggerisce il titolo l'artista si avvale dell'opera rinascimentale scolpita da Michelangelo accostando immagini della famosa scultura, immagini scattate da turisti entusiasti di vedere l'opera d'arte e rappresentazioni su tazze, grembiuli e altra oggettistica che si trova in commercio. La sequenza delle immagini può apparire casuale, ma è accompagnata da una canzone cantata e mixata dall'artista. Quando Guan Canta “Non sappiamo come fotografarlo... registriamo ma non ricordiamo...” diventa evidente come il David sia un racconto allegorico e critico che si contrappone al nostro modo di vedere in una cultura iper-materializzata e amnesica.

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Guan Xiao, Sunrise, 2015

Anri Sala (Tirana – Albania – 1974) è una delle figure di spicco della scena artistica contemporanea e internazionale. La sua opera proteiforme si sviluppa attraverso la pluralità di mezzi che l'artista si impegna a far convergere nell'ambito di produzioni ibride in cui dialogano film, performance, musica e architettura. L'opera che qui vi presento è l'istallazione All of a Tremble (Encounter I) del 2016. Essa esprime le preoccupazioni dell'artista nei confronti delle proprietà scultoree del suono e testimonia l'attenzione rivolta al rapporto che interviene tra l'opera e l'architettura di un luogo. Attaccato ad una cimasa tappezzata da una carta da parati dai motivi ripetuti su tutta la superfice, un carillon suona la sua partitura. Notando bene si vede come il cilindro del carillon sia stato sostituito dal rullo decorativo con cui è stata stampigliata la carta da parati, in un attimo siamo catapultati in una stanza dove la musica ha invaso e ricoperto tutte le pareti. L'effetto di sinestesia operato da questo sottile gioco di corrispondenze visive trasforma l'opera di Sala in un paesaggio familiare di cui il visitatore fa esperienza.


rubriche

La musica di L.M. Banksy

Luca Marconi

BIG RED MACHINE La Grande Macchina Rossa è partita nel lontano 2008, quando Aaron Dressner (multistrumentista, producer e autentica mente dei The National) inviò a Justin Vernon (Bon Iver, Volcano Choir, etc.) dei campionamenti che poi divennero la canzone “Big Red Machine” pubblicata all’interno della compilation “Dark Was The Night”, dedicata alla raccolta fondi per la prevenzione dell’AIDS (uscita su 4AD nel Febbraio 2009) e realizzata dall'organizzazione benefica Red Hot Organization. Da allora le indiscrezioni su un possibile album di inediti del duo (che li vede anche curatori in tandem del festival Eaux Claires in Wisconsin e del PEOPLE a Berlino) si sono rincorse talmente tanto da stancarsi, al punto da far perdere le speranze ai fans. Proprio quando sembravano essersi ridotte al lumicino, sul finir dell'estate il 31 agosto 2018 ecco che arriva la conferma che la prima tappa di quello che vorremmo sia un grande tour è giunta alle nostre orecchie: si intitola Big Red Machine il disco che porta lo stesso nome della band voluto e scelto dai due pesi massimi della scena indie americana.

Un album umile e leggero, un lavoro che non solo rende giustizia alla caratura dei musicisti coinvolti, ma che li consacra fra i massimi esponenti della musica contemporanea. Sembra quasi nato da una giornata ispirata in sala prove, dove si percepisce istintivamente il flusso creativo che lo ha generato dalla prima all’ultima nota, ma in realtà la sua leggerezza è come fuoco sotto la cenere perché va a stimolare la mente, abbraccia lo spirito, eccita e commuove. Vernon e Dessner non si pongono limiti nelle 10 tracce dell'album, è così possibile ritrovare le sonorità tipiche delle proprie band e degli ultimi album delle stesse dove si mescola il gospel al folk all’elettronica, ma tutto il lavoro vive di luce propria ed è pregno di quella voglia e umiltà tipica delle più genuine band alla prima demo che devono ancora dimostrare tutto ma non temono il giudizio di nessuno. Tracklist: Deep Green - Gratitude - Lyla - Air Stryp - Hymnostic - Forest Green - OMBD People Lullaby - I Won’t Run From It - Melt

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“Da Raffaello a Canova, da Valadier a Balla” Prorogata fino al 4 novembre la mostra che espone a Perugia oltre 100 capolavori dell’Accademia Nazionale di San Luca di Roma. A Perugia la straordinaria bellezza del patrimonio artistico dell’Accademia romana di San Luca ha fatto centro, riuscendo ad attrarre visitatori di tutte le generazioni, tanti italiani ma anche numerosissimi stranieri, presso le sedi di Palazzo Baldeschi e Palazzo Lippi Alessandri, dove è allestita la mostra “Da Raffaello a Canova, da Valadier a Balla. Cento Capolavori dell’Accademia Nazionale di San Luca” promossa dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Perugia e organizzata dalla Fondazione CariPerugia Arte. Dato il grande successo ottenuto, per offrire una ulteriore occasione ai visitatori per vedere le oltre 100 opere dell’allestimento a cura di Vittorio Sgarbi e Francesco Moschini, la mostra – che doveva concludersi il prossimo 30 settembre – è stata prorogata fino al 4 novembre 2018. Verranno riproposti anche i percorsi a tema oggetto di un programma particolarmente apprezzato dal pubblico che ha proposto ogni mese visite guidate su un argomento specifico, come i simboli nelle opere d’arte, il nudo, il sacro e il profano. Un evento d’eccezione verrà organizzato anche nella giornata del 18 ottobre, data in cui l’Accademia festeggerà il suo patrono San Luca Evangelista, protettore degli artisti. La proroga della mostra e le iniziative ad essa legate saranno un’occasione imperdibile non solo per cittadini e turisti, ma anche per le scuole, che già numerosissime hanno accompagnato i propri studenti negli spazi espositivi per ammirare un progetto che si compone di dipinti, sculture e disegni architettonici, testimonianze della grandezza di quella che per secoli è ancora oggi una delle più antiche istituzioni culturali italiane. Sarà possibile ammirare per un altro mese lo splendido Putto reggifestone di Raffaello che troneggia con le sue dolci movenze nella prima sala; i sensuali nudi femminili come quelli che popolano il bozzetto Le ninfe che incoronano la dea dell’abbondanza di Rubens; la Madonna con il Bambino fra gli angeli musicanti di Anton Van Dyck, accompagnata dal relativo disegno; il maestoso gesso di Antonio Canova raffigurante la testa di Clemente XIII che sembra fronteggiarsi con la figura colossale del Cristo realizzata dell’artista danese Thorvaldsen. E poi ancora Bronzino, Pietro da Cortona, Guido Reni, Guercino, Wicar, Hayez, Giambologna, per finire nel Novecento con l’autoritratto di Giacomo Balla e lo struggente Ritratto di Bianca in piedi, un omaggio alla giovane figlia del pittore Amedeo Bocchi. Spazio anche all’architettura con i progetti di Filippo Juvarra e Giuseppe Valadier.

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A Castiglione del Lago ci sono le “Meraviglie Grafiche” di Joan Miró in mostra fino al 4 novembre a Palazzo della Corgna Percorrere le sale che ospitano le opere di Miró a Castiglione del Lago significa esplorare l’intima relazione che l’artista catalano ebbe con i «libri d’artista» e scoprire il rapporto complesso tra testo e illustrazione proprio di quegli anni. Lo splendido Palazzo della Corgna ospita fino al 4 novembre 2018 la grande mostra “Joan Miró. Meraviglie grafiche 1966-1976”. Un itinerario nella creatività poetica di questo straordinario Maestro del Novecento. La mostra è dedicata alla scoperta del meraviglioso mondo di Miró attraverso 70 opere grafiche appartenenti a quattro serie complete. Nelle sue creazioni surrealiste le forme, i colori e lo straordinario alfabeto di segni sono il risultato dell’incredibile capacità di rinnovarsi alla luce di una visione globale dell’arte, vissuta con curiosità e versatilità. La mostra, a cura di Andrea Pontalti, è promossa dal co-

mune di Castiglione del Lago e organizzata da Sistema Museo e Cooperativa Lagodarte, in collaborazione con Aurora Group. La mostra “Joan Miró. Meraviglie grafiche 1966-1976” espone quattro serie realizzate tra il 1966 e il 1976: Ubu Roi (1966), Le Lézard aux Plumes d’Or (1971), Maravillas con variaciones acrósticas en el jardin de Miró (1975) e Le Marteau sans maître (1976). Quattro capolavori che raccontano il “sogno poetico” di Miró, quella sua capacità di oggettivare le immagini della fantasia e di esprimerle attraverso un linguaggio assolutamente personale. Gli sfondi neutri vengono “macchiati” da segni scuri e colori brillanti, come blu, rosso, verde, giallo, in una precisa alternanza tra corpi informi e linee curve, per dare vita alle sue visioni oniriche. Scriveva Miró. “Ho una certa esperienza per poter realizzare quello che si può definire fare un libro, non illustrarlo, che è sempre qualcosa di secondario. Un libro deve avere la stessa dignità di un’opera scolpita nel marmo”.

Capolavori del Trecento – Il cantiere di Giotto, Spoleto e l’Appennino, ancora poche settimane per visitare la mostra Un grande secolo per una grande mostra in Umbria. “Capolavori del Trecento. Il cantiere di Giotto, Spoleto e l’Appennino”, curata da Vittoria Garibaldi, Alessandro Delpriori e Bernardino Sperandio, la splendida mostra sarà visitabile fino al 4 novembre nei comuni di Trevi, Montefalco, Spoleto e Scheggino. La mostra vanta l’esposizione di circa 70 dipinti a fondo oro su tavola, sculture lignee policrome e miniature, che raccontano la meraviglia ambientale dell’Appennino centrale e la civiltà storico-artistica, civile e socio-religiosa nell’Italia di primo Trecento. Sono quattro le sedi espositive: a Trevi il Museo di San Francesco; a Spoleto il Museo Diocesano - Basilica di Sant’Eufemia e il Museo Nazionale del Ducato; a Montefalco il Complesso Museale di San Francesco. Nello Spazio Arte Valcasana di Scheggino sarà possibile vivere uno sguardo corale, emozionante, sulla trama di chiese, pievi, eremi e abbazie in Umbria, Marche, Abruzzo e Lazio dove questi artisti di cultura giottesca hanno lavorato tra la fine del Duecento e gli inizi del Trecento, connessi attraverso itinerari organizzati che permetteranno di scoprire luoghi ed opere d’arte incantevoli. La mostra, organizzata da Civita Mostre e Sistema Museo, è promossa dai comuni di Trevi, Montefalco, Spoleto e Scheggino, dalla Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio dell’Umbria, dal Polo Museale dell’Umbria, dalla Regione Umbria, dall’Archidiocesi di Spoleto-Norcia, con il contributo di

Gal Valle Umbra e Sibillini. La mostra gode del prestigioso patrocinio dei Musei Vaticani e dell’International Council of Museums (ICOM) Italia. Il successo, nel cuore verde d’Italia, della lezione rivoluzionaria di Giotto e dello stupefacente virtuosismo dei capiscuola senesi Pietro Lorenzetti e Simone Martini, è raccontato in mostra attraverso una costellazione di artisti, spesso anonimi, che si fecero interpreti dell’anima più profonda e vera dell’Appennino, declinando emozioni di fede e dolcezza, dipinte con un linguaggio pittorico intenso, ed un magistero tecnico sorprendente. Fino alla meraviglia che nasce dalla visione di capolavori conservati in musei e raccolte di grande prestigio, come la Fondazione Cini di Venezia, il Museo Poldi Pezzoli di Milano, l’Alana Collection di Newark (USA).

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“Sharper – Notte Europea dei Ricercatori”, grande successo a Perugia per l’evento dedicato alla scienza Obiettivo raggiunto. Grande successo a Perugia per “Sharper – Notte Europea dei Ricercatori”, l’appuntamento dedicato alla scienza che ha trasformato il capoluogo umbro in un dinamico e vivace open lab per grandi e piccoli. La ricerca è tornata così protagonista con un ricco programma di eventi che hanno coinvolto il centro storico della città, tutti i dipartimenti dell’Università degli studi di Perugia per arrivare fino alla nuova area urbana di Monteluce, novità di quest’anno, che si è così animata fino a sera: in 29 location totali circa 400 ricercatori dell’ateneo perugino hanno dialogato con i curiosi di tutte le età trasformando, con oltre 70 iniziative, i laboratori in piazze e le piazze in laboratori e coinvolgendo oltre 5000 persone. Obiettivo raggiunto, soprattutto, per aver fatto avvicinare quindi il grande pubblico e i più piccoli alla ricerca e far conoscere il suo “volto umano”. Per la sua prima volta in Italia, in occasione della Notte europea dei ricercatori, Alessandra Luchetti - Direttore Excellent Science Department presso la Research Executive Agency di Bruxelles – ha scelto Perugia e Sharper: «In precedenza sono stata sempre in altri Paesi europei e sono quindi onorata di essere qui per la notte perugina di Sharper». Luchetti ha ricordato le sue origini e l’evoluzione della Notte Europea: «Un'iniziativa che è finanziata dall'Unione Europea ed è cominciata nel 2005, quasi in sordina, con l'idea di avvicinare il grande pubblico al mondo della ricerca e di stimolare in qualche modo i ragazzi a entrare o intraprendere una carriera di ricerca. Siamo arrivati nel 2018 e non ci aspettavamo dopo 13 anni un tale successo. L’iniziativa ora si svolge in 25 paesi europei e in più di 300 città. L'anno scorso abbiamo raggiunto un milione e centomila visitatori e speriamo di battere il record quest'anno e il progetto Sharper ne fa parte con tutta una serie di attività che vede coinvolti i ricercatori».


Primi d’Italia, altro grande successo per la 20esima edizione dedicata alle donne. Il bilancio di Aldo Amoni, presidente di Epta-Confcommercio Umbria Va in archivio la XX edizione dei Primi d’Italia, il Festival Nazionale dei Primi Piatti. L’edizione 2018, dedicata alle donne, ha confermato il suo trend positivo di crescita, con grande soddisfazione dei visitatori, dei partner e della società organizzatrice, Epta Confcommercio Umbria. «È stata – spiega Aldo Amoni, presidente di Epta – un’edizione importantissima. Arrivare a venti edizioni è qualcosa che va celebrato al meglio e noi ci siamo riusciti, senza risparmiarci né prima né durante l’evento. Ringrazio la mia squadra, gli espositori, gli sponsor, il pubblico e Confcommercio Umbria, che continuano a darci i riscontri e la fiducia necessari per crescere. Solo ieri, ultimo giorno del festival, abbiamo avuto a Foligno 60.000 presenze! Una cifra incredibile per questa città. E non siamo stati solo noi a beneficiare di questo incredibile flusso di visitatori: bar, ristoranti, alberghi e commercianti in genere hanno visto un aumento esponenziale dei loro affari. Noi, come figli di Confcommercio, non possiamo che esserne entusiasti. L’indotto che generano I Primi d’Italia è indiscutibile». Riscontro positivo anche per le singole sessioni del Festival. Gli appuntamenti di A Tavola con le Stelle con Viviana Varese, Cristina Bowerman e Silvia Baracchi hanno registrato il tutto esaurito. I Primi d’Italia Junior, svoltosi a Palazzo Candiotti, ha visto la partecipazione di circa 500 vivacissimi bambini e gli appuntamenti di domenica con Masha & Orso hanno continuato a ricevere richieste giorni dopo il raggiungimento del limite massimo di posti. Le sere del Festival hanno, inoltre, visto la piazza straripante di visitatori per i grandi ospiti del palco: Anna Tatangelo, Gessica Notaro, Giovanni Ciacci, Chiara Francini, Gianluca Impastato, I Gemelli di Guidonia, la P-Funking Band e tanti altri. La colonna sonora di Radio Subasio e il potenziamento dei treni

grazie a Trenitalia hanno reso ancora migliore l’esperienza dei presenti. Splendida anche la risposta del pubblico ai Villaggi del gusto, da quello internazionale della paella al nuovissimo villaggio dei Vini d’Italia, passando da quello di Anna Moroni, dei primi di pesce di Porto Sant’Elpidio, e tutti gli altri, per un totale di 18 aree degustative dislocate per tutto il centro storico. Ottimi risultati per tutti. Tanto entusiasmo per le food experience e gli appuntamenti firmati Molitoria Umbra con Anna Moroni, per gli spettacoli del palco di piazza della Repubblica e per il convegno Mangiare bene… mangiare meglio a cura di Epta e Afam. Ecco qualche numero della XX edizione del Festival: 16 Villaggi pieni di commensali, 2.000 kg di pasta cucinati, oltre 600 kg di pesce, 250 kg di tortelli, 600 kg di riso e più di 7.000 di degustazioni solo nel villaggio dell’Amatriciana per un totale di oltre 100.000 presenze. «Dopo quattro giorni intensi – conclude Amoni – siamo esausti ma veramente felici e pronti a ripartire. Questa XX edizione non è un traguardo ma un trampolino di lancio per fare ancora di più e ancora meglio. E, infatti, ci sono già tanti progetti incredibili che bollono in pentola per l’anno prossimo! Appuntamento a Foligno dal 26 al 29 settembre 2019».


FEDERICA ANGELI

La penna

armata che sconfigge la mafia


FOLIGNOLIBRI

La giornalista de La Repubblica ci racconta la sua vita sotto scorta che è diventata anche un libro sulla criminalità di Ostia: “A mano disarmata” Il racconto più toccante è sicuramente quello della notte del luglio 2013 quando ha deciso di restare alla finestra, guardare in faccia chi aveva intimato ad un intero quartiere di rientrare in casa e poi scegliere di andare a denunciare quel duplice tentato omicidio di stampo mafioso di cui era stata una dei tanti ostiensi testimoni, ma l’unica che ha avuto il coraggio di raccontarlo alle forze dell’ordine. Federica Angeli è la giornalista de La Repubblica che da quel giorno è sotto scorta e che è diventata uno dei simboli della lotta alla mafia in quel di Ostia e non solo. Da questa sua esperienza, per molti aspetti drammatica e traumatica, è nato un libro, “A mano disarmata”, presentato in questi giorni a FolignoLibri. Un’occasione per affrontare una questione complessa, quella della criminalità di stampo mafioso, che ormai si è propagata in maniera ramificata e strutturata nel tessuto sociale delle nostre città. Ostia, appunto, ne è l’esempio. «Lo Stato ha abbandonato Ostia, la mafia si è presa Ostia. Come ha fatto? Ha risposto alle necessità delle persone, le stesse necessità che lo Stato non riusciva a soddisfare – spiega Federica Angeli – Tre famiglie, tra le quali vigeva una pax criminalis ben definita, si sono spartite per anni la città con il beneplacito della politica che, in molti casi, era collusa». Il racconto della Angeli è puntuale: «Con il mio lavoro non ho fatto altro che scoperchiare tutto questo, a cominciare dai rapporti tra politica e mafia. Quando io entro a gamba tesa in questa realtà con i miei articoli, mi rendo conto subito di questo legame fortissimo tra la criminalità, la politica e anche parte della magistratura inquirente da una parte e del fatto che la magia fosse diventata un punto di riferimento per le persone». Come funzionava? «Ti serve la casa popolare? Ci pensava il clan Spada. Avevi bisogno di un lavoro? Ci pensava un altro. Certo, magari si trattava di spacciare, ma i soldi erano sicuri e tanti». Poi cosa è successo? «Quando ho mi sono presentata in uno dei lidi che era uno degli spazi gestiti da una di queste famiglie mafiose

con la mia telecamera, ho ricevuto minacce di morte a me e ai miei figli. Mi hanno detto che se la sarebbero presa con i miei cari, a cominciare dalla più piccola delle mie figlie». Non ha avuto paura? «Certo, ma ho deciso di rimanere a Ostia. Anche questo alcuni tra quelli che pensavo fossero dei punti di riferimento nella lotta alla mafia si sono rivelati conniventi. Riconoscere il male è facile e quando lo ritrovi anche nei politici che sembrava ti stessero dando una mano, la delusione è immensa». Arriviamo alla notte di luglio del 2013. «Sono stata testimone di un duplice tentato omicidio, sono rimasta l’unica persona affacciata alla finestra nonostante le intimidazioni dei boss. E ho denunciato tutto. Così è arrivata la scorta e ho dovuto rinunciare a tante libertà». E cosa ha fatto? «Sono andata avanti e ho cercato di trasformare questa situazione per molti aspetti drammatica in un gioco, sullo stile del film La vita è bella di Roberto Benigni. Quindi la presenza degli autisti l’ho fatta passare come un premio del giornale per il lavoro fatto e ho spiegato che se fossimo stati tutti bravi avremmo potuto ottenere tanti altri premi come quello». È cambiata anche la sua vita lavorativa? «Il mio giornale ha deciso di togliermi dalla cronaca di Ostia per ragioni di sicurezza. A questo punto io ho deciso di continuare la mia battaglia contro i clan attraverso i social. Ho aperto una pagina su Facebook dove raccontato quello che succedeva ed è successa una cosa inaspettata: si è creato un ‘noi’ fatto di migliaia di persone che hanno preso forza dalle mie parole e io dalle loro. Mi hanno dimostrato affetto e supportato. Siamo diventati oltre 66mila su Facebook e 50mila su Twitter. Ho potuto continuare a portare a galla le attività malavitose dando anche coraggio alle persone. Come nel caso del tabaccaio taglieggiato che anche grazie al mio lavoro ha trovato coraggio e denunciato. Ora i suoi aguzzini sono al 41Bis».

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Fausto Bizzirri

Un’amicizia intensa come il caffè Starbucks ha aperto a Milano e Fausto Bizzirri ci racconta di come le sue ceramiche hanno riempito per anni i locali americani della catena e della sua amicizia strettissima con il presidente emerito ed ex amministratore Howard Schultz 122


REPORTAGE

Starbucks, la celeberrima catena di caffetterie americane, è sbarcata a Milano a settembre. Ne hanno parlato tutti i media nazionali e non solo. The Mag c’era con un inviato speciale: Fausto Bizzirri. Sì, perché le Ceramiche Bizzirri - e questa cosa in pochi la sanno - hanno un legame profondo con Starbucks, così come è profondo il legame d’amicizia che lega Fausto a Howards Schultz, colui che ha portato al successo un marchio che ora conta oltre 24mila locali in tutto

il mondo e migliaia di dipendenti. Sapevate che proprio le Ceramiche Bizzirri, per anni, hanno fornito a Starbucks i loro prodotti? Bene, ora lo sapete. E adesso vi raccontiamo il resto della storia attraverso le parole

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La facciata esterna, su piazza Cordusio

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REPORTAGE

proprio di Fausto Bizzirri. «La festa dell’inaugurazione a Milano è stata bellissima, c’erano dirigenti e investitori, personaggi dello spettacolo e istituzioni, una grande festa per un locale bellissimo con una torrefazione che in tempo reale prepara le miscele che saranno poi servite – spiega –. Proprio a Milano è nata l’idea di Starbucks come la conosciamo ora, un posto dove leggere il giornale, prendere un caffè e sentirsi a casa. Questa è l’idea che è venuta in mente a Howard durante un soggiorno in Italia». E ancora. «A metterci in contatto tanti anni fa, durante il secondo viaggio italiano di Schultz, è stata una nostra amica comune, la persona che si occupava dell’importazione delle nostre ceramiche negli Usa – continua Fausto Bizzirri –. Da quel rapporto commerciale è nata un’amicizia molto stretta che abbiamo sempre coltivato. Ci siamo frequentati tantissimo, facendoci continue sorprese. Ogni occasione è stata buona per incontrarci in giro per gli Stati Uniti. Una di queste volte – ricorda Bizzirri – eravamo a New York e il giorno dopo il gruppo sarebbe stato quotato in Borsa, Howard ha voluto che fossi lì, la sera prima, a cena in un ristorante insieme a lui».

«Proprio a Milano è nata l’idea di Starbucks come la conosciamo ora, un posto dove leggere il giornale, prendere un caffè e sentirsi a casa»

E poi c’è l’aneddoto della festa per il compleanno della moglie di Howard Shultz a Seattle con una “doppia sorpresa” e un incontro inaspettato fatto di grandi abbracci e serate passate insieme. Bizzirri ricorda poi il giorno che Shultz gli ha voluto mostrare il suo jet privato appena acquistato e molti altri episodi che ci narrano di una grande amicizia che alla fine è tornata a casa, lì dove tutto era partito e i due si erano conosciuti per la prima volta, Milano appunto.

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Giorgio Cavazzano

«IL PROFUMO DELLA CHINA» di Cristina Crisci

CONTENUTI EXTRA


«Se non fosse stato per l’amicizia che mi lega agli “Amici del fumetto” questa mostra non ci sarebbe mai stata. Oggi invece sono un disegnatore felice perché posso vedere ricostruita alla perfezione tutta la mia vita in una sola mostra, la più grande e bella mai realizzata. Ci tengo a dire che non avrei voluto farla in nessun altro posto se non a Città di Castello ed è per questo che sono doppiamente felice». Da 50 anni la sua matita disegna i Topi e i Paperi della Disney… così il maestro Giorgio Cavazzano (disegnatore della Disney) parla dell’edizione 2018 della Mostra del Fumetto allestita al Quadrilatero di palazzo Bufalini e a lui dedicata in occasione del mezzo secolo di carriera. Sono 500 le opere originali esposte, alcune mai viste prima in una manifestazione pubblica. Cosa si prova? «Tanta felicità. Tutto ciò che ho disegnato in questi 50 anni, tutto ciò che mi ha reso vivo, potete ammirarlo qui in mostra: da qui potrete capire quanto io adori il colore e la materia, potrete capire che ancora uso china e carta perché del loro profumo non posso fare a meno. In mostra ci sono cose bellissime che rappresentano momenti indimenticabili della mia vita». Una vita attraverso i disegni: a chi dedica questa grande mostra? «A mia moglie… questi 50 anni di carriera sono divisi a metà con lei, con lei che mi ha voluto al suo fianco». Qual è il suo rapporto con Città di Castello che per la seconda volta le dedica una mostra? «Ho un legame bellissimo. Già nella mostra dedicata ai paperi avevo stretto rapporti molto belli con amici di ogni età che vivono qui. Adoro questa parte dell’Umbria nella quale torno sempre molto volentieri ». Molti Festival le hanno dedicato mostre personali e tributi: le piacciono queste occasioni di incontro col pubblico?

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«Le adoro. Sono vitali per me anche perché ogni volta che si ripetono mi rendo conto di quanto le storie e i personaggi dei fumetti siano senza tempo e soprattutto in grado di comunicare ad un pubblico di ogni età». 50 anni da carriera e di storie raccontate… c’è un romanzo, un film che un giorno vorrebbe poter disegnare con Paperi o Topi… «Sì c’è, ma lo hanno già fatto! È il Gattopardo…». Escludendo Paperi & company quali altri personaggi dei fumetti ama disegnare? «Mi piacerebbe disegnare qualcosa che appartiene alla scuderia di Sergio Bonelli, produzione ampia e interessante, come il personaggio Groucho, un personaggio molto libero… Groucho è più libero di Dylan Dog e ricorda un po’ Paperino». Se potesse dare consiglio ad un giovane che vorrebbe fare il suo stesso mestiere: «Direi di usare la curiosità, coltivare talento e copiare, copiare, copiare: qualsiasi autore o qualsiasi cosa che si vede passare attraverso gli occhi poi, una volta acquisita la giusta capacità, provare a fare cose sue e magari anche scenografie». 50 anni di carriera, 50 anni di Disney, com’è cambiata questa grande macchina dell’arte? «È cambiata come noi, insieme a noi. Tutto è in continuo cambiamento».

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I SIGILLI DELLA CITTÀ A VINCENZO MOLLICA Nella giornata inaugurale sono stati donati i sigilli della città a Vincenzo Mollica, direttore artistico della Mostra del Fumetto. «Voglio ringraziare tutti, perché è sempre una festa quando il fumetto accende così tanto i cuori. Nella mia vita _ ha detto Mollica _ mi sono capitate tante cose belle, ma quello a cui tengo di più oggi è dirvi che queste 16 edizioni di Tiferno Comics sono state per me come un regalo annuale e questa lo è in particolar modo». Così il giornalista ha commentato con tanta emozione, i sigilli che il sindaco Luciano Bacchetta gli ha consegnato a nome della città. «Mi ero ripromesso di non venire più qui a Città di Castello, non per via di questi cari Amici del Fumetto che tanto adoro, ma per motivi di salute. Poi quest’anno per Giorgio Cavazzano… Essere diventato un suo fumetto (Vincenzo Paperica, papero giornalista specializzato in cinema, ndr) per me è un grande onore! Paperica sono io e io sono Paperica, tanto che ho già dato ordine di mettere nella mia futura tomba l’immagine di Paperica con su scritto: ‘Qui giace Vincenzo Paperica che tra gli umani fu Mollica!’ ».

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