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la casa a pagina 16 è stata arredata da Meozzi
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“Non possiamo pretendere che le cose cambino, se continuiamo a fare le stesse cose.” [Albert]
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L'ABITUDINE DI TORNARE THE HABIT OF COMING BACK
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uando a ottobre è uscito - dopo 5 anni di silenzio durante i quali è diventata mamma - il nuovo album di Carmen Consoli «L’abitudine di tornare» ho pensato: «Ma quanto è bello questo titolo»! Non so voi, ma tante volte mi sono sentita meravigliata nei confronti dell’abitudine al tornare, ancor più se è quella di un gran bel ritorno in un luogo, o verso qualcuno. Il 16 gennaio Carmen Consoli ha suonato la data zero del suo tour in Umbria, all’Auditorium San Domenico di Foligno. L’abbiamo intervistata e questa è la nostra storia di copertina. La raffinata cantantessa apre le danze intorno alle pagine di questo numero dove si incontrano musicisti, poeti, donne imprenditrici, attori, attrici e tanti libri. «Non voglio sapere dove vai, voglio sapere che torni», scrive il poeta Guido Catalano, perché anche lui racconta di poesia in un’altra intervista realizzata in occasione del suo recital a Perugia. Torna a teatro con uno spettacolo (sui tradimenti tratto da un’opera del premio Nobel Harold Pinter) Ambra Angiolini che svela: «Adesso non guardo mai la tv». Calca i palcoscenici teatrali un altro volto caro al cinema, Claudio Santamaria, che veste i panni di un antieroe, mentre ogni giorno si divide tra l’azienda e la famiglia l’imprenditrice di San Giustino Elena Veschi, con la quale si parla anche di economia. Libri, diversi libri e le loro autrici in una sezione ampia del reading cross; da Parigi ci giunge un contributo artistico ed Enrico Milanesi ci porta col suo sguardo alle Terme di Fontecchio, così tanto gradite a Plinio il Giovane ed ora strette nella morsa di un inverno durissimo. Speriamo che torni, presto, la primavera! Buona lettura
When it came out in October – after 5 years of silence during which she became a mother – the first album by Carmen Consoli «L’abitudine di tornare» (The habit of coming back) I thought: «How great is this title»! I don’t know about you, but many times I have felt in when confronted with the habit of coming back, even more if it is a great return to a place or towards a person. The 16th of January Carmen Consoli played her “data zero” concert (a practice concert) for her tour in Umbria, at the San Domenico Auditorium in Foligno. We interviewed her and this is our cover story. The refined singer opens the dance in the pages of this number where you meet musicians, poets, female entrepreneurs, actors, actresses and many books. «I don’t want to know where you are going, I want to know that you will come back», writes the poet Guido Catalano because he also tells about poetry in another interview made on the occasion of his recital in Perugia. Ambra Angiolini returns to the theatre with a show (about infidelity, taken from a work of the Nobel prizewinner Harold Pinter), she reveals «I don’t watch any TV now». Claudio Santamaria, a special face to cinema, goes on the theatrical stage, in the shoes of the anti-hero, while every day he divides his time between the company and the family; the entrepreneur of San Giustino, Elena Veschi, with whom we spoke to about economy as well. Books, various books and their authors in a vast section of reading cross; from Paris we get an artistic contribution, and Enrico Milanesi take us with his look at the Terme of Fontecchio, so enjoyed by Plinio the younger, and now in the midst of a hard winter. We hope you return soon spring! Happy reading!
A proposito di mancati ritorni: colgo l’occasione per rivolgere un pensiero di solidarietà a tutti i colleghi del Giornale dell’Umbria (tra i quali Andrea Luccioli, autore dell’intervista a Carmen Consoli), testata umbra che dal 18 di gennaio è stata posta in liquidazione.
Speaking of missed returns: I take advantage of the occasion to show support to all of the colleagues of the Giornale dell’Umbria (among these Andrea Luccioli, author of the interview with Carmen Consoli) umbrian newspaper which beginning on the 18th of January has closed down.
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Photo Shoot
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Cover Story
Carmen Consoli
Ginger Beauty
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Claudio Santamaria
Io, un antieroe a teatro
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Libreria Paci
90 anni di libri 90 anni di storia
Guido Catalano
Un poeta da palco Data pubblicazione: Febbraio 2016 - rivista bimestrale - N° 20 Grafica, fotografia e impaginazione: Moka comunicazione, via Gramsci, 1/b - Città di Castello (PG) P. IVA 02967110541 - mokacomunicazione.it Stampa: Litograf Editor S.r.l. - Via C. Marx, 10 06011 Città di Castello (PG) P. IVA 02053130544 Editore e Proprietario: Moka comunicazione Direttore Responsabile: Cristina Crisci Responsabile di Redazione: Marco Polchi Traduzioni: Christy Mills Iscrizione al Tribunale di Perugia: n. 20/12 del 27/11/2012. Questo numero è stato chiuso in redazione il 2 Febbraio 2016 alle 12:00. Per maggiori informazioni e tanti altri eventi visita / for more information and events go to www.the-mag.org
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Le donne sono straordinarie
L'inverno di Fontecchio
Elena Veschi
Enrico Milanesi
INFO E CONTAT TI pubblicità Giovanna 389 05 Simona 389 05 2424 126 099 redazione marcopolchi@th info@the-mag.o e-mag.org www.the-mag.o rg rg
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In Redazione
Cristina Crisci
hanno collaborato a questo numero
Andrea Luccioli
Mattia Iacono
Massimo Zangarelli
Lorenza Mangioni
Elisa Marcellini
Veronica Elisa Conti
Enrico Milanesi
Luca Benni & Matteo Cesarini
Luca Marconi
Nicola Andreani
Andrea Tafini
Andrea Fioravanti
Direttore responsabile
Giovanna Rossi
Simona Polenzani
Emanuele Vanni
Marco Polchi e inoltre
Ilo Mariottini, Roberto Barbafina, Davide Bianchini, Stefano Giogli.
"La Profezia del Poeta" La poesia di vivere ti striscia addosso come fossero serpenti; ti scivola dalla carne e ti lascia nudo nel deserto, al freddo. Mattia Iacono nasce a Roma nel 1990. Lascia la Capitale in tenera età, e solo dopo aver vagato per mari e monti vi fa ritorno e si specializza in illustrazione e colorazione digitale alla Scuola Internazionale di Comics. Cover artist per l'etichetta discografica milanese Maciste Dischi; ha lavorato come colorista per alcune copertine IDW (G.I.Joe / Teenage Mutant Ninja Turtles) e sempre come colorista è al lavoro su segretissimi progetti che vedranno la luce in un futuro non troppo lontano. È in corso d'opera il suo primo romanzo a fumetti che verrà pubblicato prossimamente dalla casa editrice Tunuè.
MATTIA IACONO
www.mattiaiacono.com fb.com/mattiaiaconoart instagram.com/mattiaiac0n0
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A MISURA DI FAMIGLIA di Marco Polchi
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In una verde e tranquilla zona collinare, distante ma non molto dal centro abitato, sorge la villetta scelta per questa puntata di Our Home, abitata dal settembre scorso da una famiglia di quattro persone. L'abitazione, con ingresso ovviamente indipendente, si sviluppa su due livelli; è efficiente a livello energetico grazie a luci a led dislocate su più punti (da notare i faretti e gli strip led), riscaldamento a pavimento, pannelli fotovoltaici e pannelli solari. A pian terreno, appena entrati e sorpassato l'ingresso, abbiamo subito un ampio soggiorno sulla destra, dove spiccano degli eleganti mobili di antiquariato napoletano e uno scrittoio inglese dell'Ottocento. In principio, l'arredamento della casa doveva seguire questo trend, ovvero dare maggiore spazio ad elementi classici, lasciando alcuni ambienti più moderni. E invece, con il
passare dei mesi questa tendenza è cambiata; infatti ora sono gli elementi contemporanei a dominare la scena, a partire dalla cucina Modulnova; vi si accede da due porte, una delle quali Rimadesio “a tutta altezza” in vetro e alluminio, volutamente valorizzata per far da collegamento tra l'ingresso e la cucina. È qui che la famiglia passa la maggior parte del tempo, per questo è stata divisa in due sezioni: una prevede un grande piano di lavoro in pietra tecnologica, cappa ellittica dal design accattivante ed elettrodomestici di alto livello (come il piano cottura a induzione per ottimizzare le performance), l'altra è provvista di tavolo, divano e televisione per creare un ambiente da vivere sempre e comunque. Uscendo dalla cucina troviamo poi un lungo corridoio che porta a uno studio, una taverna living room e a un bagno sulla destra.
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Passiamo così al primo piano, al quale si arriva tramite una scala in parquet, vetro e acciaio, solida ed elegante. Qui troviamo la zona notte della casa, con tre stanze e due bagni. Nella camera matrimoniale abbiamo un letto imbottito dalle linee sinuose che sembra andare in continuità con il “servo muto” in acciaio. I servizi sono piuttosto regolari, anche se non mancano soluzioni particolari come la parete rivestita in legno di cocco e il soffione della doccia incassato nel soffitto.
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Sono gli elementi contemporanei a dominare la scena a partire dalla cucina
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FAMILY SIZE by Marco Polchi
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In a quiet, green hilly area, not very far from the inhabited center, there lies the ‘villetta’, chosen for this issue of Our Home, that since last September has been lived in by a family of four. The home, with an independent entry, obviously, is on two levels: it is energy-efficient thanks to lights and led located in various places (take note of the spotlights and led strips), floor heating, the photovoltaic panels and solar panels. On the ground floor, as soon as you enter and pass the entrances, we have a wide living space on the right, where elegant, antique Neapolitan furniture and an English writing desk from the 800s stands out. At the beginning, the furnishings of this house were supposed to follow this trend, which would be giving more space to the classical elements, while leaving some rooms more modern. Instead, as months went by, this idea has changed; in fact, now the modern elements dominate the scene, starting from the Modulnova kitchen; you can enter the kitchen by two doors, one of which is a full-height Rimadesio made of glass and aluminum, which has voluntarily given value since it
is the connection between the entrance and the kitchen. It is here that the family spends most of its time and for this reason it has been divided into sections: one with a big working counter in technological stone, an elliptical kitchen range hood with attractive design and high-end appliances (such as an induction heater stovetop with optimal performance), the other part includes a table, a couch and television in order to create an environment that is suitable for living all the time. Leaving the kitchen we find a long hallway that brings us to a study, a ‘taverna’ living room and a bathroom on the right. Then we go to the first floor, by means of a staircase made of wood, glass and steel, solid and elegant. Here we find the night area of the house with three bedrooms and two baths. In the master bedroom, we have a padded bed of sinuous lines which seems to go together with the valet stand made of steel. The bathrooms are pretty normal, even though they show particular details such as the coconut wood walls and the shower head that is embedded in the ceiling.
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L’OCCHIO DEL CURIOSO
A NOTE TO THE CURIOUS
A colpirci sono state due cose. Per prima, la cromoterapia sulla vasca nel bagno a piano terra che si programma ogni dieci minuti. Un angolo che acquista così una certa personalità e funzionalità, dove trascorrere momenti di relax dopo una lunga giornata di lavoro. Poi è molto curiosa la scelta della cabina armadio adiacente alla camera matrimoniale, nel piano superiore, e che in un primo momento doveva essere collocata al posto di uno dei due bagni. Questo ambiente (che a un primo impatto potrebbe apparire piccolo) svetta per la linearità della struttura, grazie ai moduli Rimadesio in alluminio, e alla comodità nel guadagnare spazio e nell'avere tutto a portata di mano, evitando così faticosi “cambi di stagione”.
Two things have hit us. First the chromotherapy in the bathtub of the first floor bathroom that changes program every ten minutes. A corner that gains a certain personality and functionality, where you can have relaxing moments after a long day of work. Then another curiosity is the choice of a walk-in closet next to the master bedroom, on the second floor, which was first supposed to take the place of one of the two bathrooms. This room (that at first impact might seem small) stands out for its linear structure, thanks to the Rimadesio aluminum modules and to the comfort of gaining space and having everything at an arm’s reach (avoiding those tiring “seasonal changes” of the wardrobe.
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Le tendenze e le scelte per la P/E 2016 Il trucco della primavera-estate 2016 sarà un elogio al colore pastello, dal celeste al rosa antico, passando per il verde bosco e il giallo caldo, da spalmare per un focus esclusivo sullo sguardo. Nuance decise e texture sia sfumate che nette, ottenute dal disegno dell'eyeliner che (ri)torna vera tendenza di stagione. E la tendenza trucco "c'è ma non si vede" resiste ancora. Se sugli sguardi il colore abbonda, sulle labbra invece, i rossetti e i gloss sono banditi! A sguardi in tecnicolor si abbinano anche visi totalmente make-up free, con incarnati eterei e omogenei e sguardi truccati soltanto con un leggerissimo filo di mascara. Anche gli zigomi saranno in primo piano con colori tenui ma molto brillanti come l'oro e il bronzo. Onde leggere per ridefinire i caratteri del viso, il resto poi raccolto in forme morbide e leggere. Acconciature senza tempo dove i volumi studiati ci danno carattere ed intensità.
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di Andrea Luccioli
«MENO CONFUSA e PIÙ FELICE» Passa dall'addio a David Bowie alle violenze di Colonia per arrivare fino agli attentati di Parigi. Ci mette dentro la musica, la sua esperienza di madre (ora) e figlia (prima) e le si illuminano gli occhi quando parla della bellezza della terra che l'ha accolta in questi giorni, Foligno. Carmen Consoli ha dato il via al suo nuovo tour teatrale all'Auditorium San Domenico e lo ha fatto con una data zero da tutto esaurito e uno spettacolo fatto di arrangiamenti che, ci tiene a precisare, «sono stati ispirati da questa chiesa sconsacrata che ha una sua nota di sottofondo». 40
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Quale nota lo spiega lei stessa: «È un Fa diesis che vibra ovunque e che sta ispirando quello che stiamo scrivendo qui». Maglia nera, sciarpa intorno al collo, jeans e sguardo intenso come la sua Sicilia. Marchi di fabbrica. Carmen Consoli inizia a raccontarsi par tendo dalla sua musica. «Ho immaginato tre tipi di concer to. Uno per i palazzetti, contaminato da suoni elettronici. Il secondo in gruppo con tre donne e con venature più rock. Infine il terzo, per i teatri, in cui riprendiamo gli archi e aggiungiamo le suggestioni della world music. Alla fine la canzone resta sempre la stessa, è solo l'abito che cambia». Tu quale preferisci? «Non ho un'attitudine ‘super pop’, prediligo l'intimità del teatro. E poi mi piace scoprire i posti dove vengo a suonare. Come Foligno. Una città che mi ha fornito l'occasione per vedere tante cose bellissime. Tornando ai teatri, invece, posso dire che mi danno la possibilità di dialogare con le persone». Abbiamo parlato di folignati. Ma la tua gente: i siciliani? Quelli, per intenderci, per cui un maestro come Vecchioni, di recente, non ha avuto parole dolci. «Siamo generosi. Nel caso dei migranti, ad esempio, nessuno racconta mai quello che fanno i siciliani. Non è bello vedere le nostre spiagge che puntualmente restituiscono oggetti provenienti dal mare. Souvenir di cui faremmo a meno. I siciliani si indebitano pur di offrire ospitalità. Siamo un popolo che sa di potersi arricchire umanamente grazie alle persone che arrivano, perché la diversità è un valore». Quello dei migranti è un tema spinoso. «Per anni siamo andati all'estero, penso all'Iraq o
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all'Afghanistan, a sventolare la bandiera della democrazia. Questi popoli adesso ci chiedono aiuto. Hanno creduto alle nostre parole e ora sono venuti a dirci: aiutateci che stiamo morendo».
Torniamo alla Sicilia. «È una terra contraddittoria, la terra della mafia e che allo stesso tempo ha partorito i più grandi eroi della lotta alla mafia. Abbiamo il fuoco dell'Etna e il mare. E nonostante tutto, nonostante i suoi malanni, la Sicilia vive perché è una terra generosa dove ci sono tanti Peppino Impastato. Una terra cui non è stato dato quanto promesso, penso all'unità d'Italia. Se avessimo avuto le nostre ricchezze o le opportunità che ci avevano promesso, le cose sarebbero diverse». Cosa ne pensi dei fatti di Colonia? «C'è una subcultura che autorizza il più forte a sopraffare il più debole. E noi madri dobbiamo educare i nostri figli per fargli capire che questa subcultura è sbagliata. Al Sud, dalle mie parti, è la femmina che comanda. Mio padre amava le donne. ‘Tu hai una marcia in più rispetto a noi maschi’ questo mi diceva mio padre, un femminista che votava sempre le donne. Al contrario delle donne che votavano i maschi. La femmina non vota la femmina. Quindi io non so chi è che
spinge questa subcultura del maschilismo, ma di certo dietro ci sono sia i maschi che le femmine». Se ne è andato David Bowie. Chi era per te? «Lui è stato papà per tutti, perché quando un artista incarna l'universalità, significa che è parte di tutti noi. Sono grata alla sua musica. Non si è piegato al volere del pubblico, ha conciliato la sua esigenza creativa con il mondo del pop. Quando ho saputo della sua morte all'inizio pensavo fosse una bufala. Poi, quando tutto
è stato confermato, dentro di me ho avuto comunque una piccola consolazione: si sta facendo un bellissimo viaggio. Siamo un po' tutti Ziggy Stardust e per quel poco che sento, sento che se ne è andato in armonia». Eri a Parigi durante l'attentato al Bataclan vero? «Sì, ero a Parigi. Abito proprio dietro il Bataclan e quella sera avevo la febbre. Sono andata a letto e nel dormiveglia ho sentito le mitragliatrici. Il giorno dopo ho preso il primo volo e sono tornata, tornata da mio figlio. Mi spaventava tutto. Ho pensato: questi hanno attaccato la gente comune. Nessuno è al sicuro.
Tantissimi pensieri hanno affollato la mia mente. Perché noi cittadini dobbiamo pagare per questioni di chi comanda che, invece, sta seduto al sicuro. Forse c'è qualcosa che non va in questi equilibri. Da una parte del mondo c'è troppa ingordigia e dell'altra c'è chi cavalca il malcontento contro l'Occidente vestendo i panni di un Allah che non esiste. Noi occidentali dovremmo essere meno ingordi e pensare che si può vivere in armonia».
La tua vita è in armonia? «Sono un'equilibrista. Ed è importante, per me, vivere in armonia. Sono riuscita a conciliare la musica con la nascita di mio figlio che è arrivato quando se ne è andato mio padre. Lui sa che sua mamma è fatta anche di musica, ascolta i miei pezzi e quando non gli piacciono me lo dice. Sono stata lontana cinque anni dal mondo della musica. Poi ho ripreso a scrivere ed è arrivato un disco. Mi sono detta: ci sarà ancora spazio per me?». Noi crediamo proprio di sì.
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Which one do you prefer? «I don’t have the attitude ‘super pop’ preferring the intimacy of the theatre. And then I like discovering the places where I come to play. Like Foligno. A city which gave me the opportunity to see many beautiful things. Going back to theatres, instead, I can say that they give me the possibility to dialogue with people». We’ve spoken about the people from Foligno. But your people: the Sicilians? The ones, I mean, for which a master like Vecchioni, recently, didn’t use sweet language. «We are generous. In the case of immigrants, for example, no one ever tells about what the Sicilians do. It isn’t nice to see our beaches which are habitually given objects coming from the sea. Souvenirs with which we could do without. The Sicilians will get themselves into debt just to offer their hospitality. We are a people who know that humanly we can enrich ourselves thanks to the people who arrive, because diversity has value».
Going from the parting of David Bowie to the violence in Cologne and then to the attacks in Paris. She puts her experience as a mother (now) and as a daughter (before) into her music and her eyes light up when she talks about the beauty of the place which has welcomed her these days, Foligno. Carmen Consoli has begun her new theatrical tour at the San Domenico Auditorium and it has sold out completely and it is a show of arrangements that, she considers important to note, they have been inspired by this deconsecrated church which has its own background note. She explains just which note: It is an F sharp which vibrates everywhere and which is inspiring what we are writing here. Black shirt, scarf around her neck, jeans and an intense gaze just like her Sicily. Brands from the factory. Carmen Consoli begins to tell about herself starting with her music. «I thought about three kinds of concerts. One for the big gymnasiums, contaminated by electronic sounds. The second of the group is with three women and with a hint of rock. In the end, the third, for theatres, in which we get back the arches and we add the suggestions of world music. In the end, the song remains the same forever, it is only the dress that changes».
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That one about immigrants is a touchy topic. «For years we went abroad, think about Iraq or Afghanistan who waved the flag on democracy. These people are now asking for our help. They believed
our words and now they have come to tell us: help us because we are dying». Let’s go back to Sicily. «It’s a land of contradictions, the land of the mafia, and which has at the same time has produced the greatest heroes from the struggle against the mafia. We have the fire from Etna and the sea. And in spite of everything, in spite of her misfortunes, Sicily lives because it is a generous land where there are many
I am from, it is the woman who commands. My father loved women. ‘You have a leg up on us men’ he would say, he was a feminist who always voted for women. He was the contrary of women who vote for men. Women don’t vote for women. So, I don’t know who it is that pushes this machismo sub-culture, but for sure, there are both men and women». Davide Bowie has gone. Who was he for you? «He was father to everyone, because when an artist personifies universality, it means that he is part of all of us. I am thankful for his music. He didn’t bend to the will of the public, he reconciled his creative needs with the world of pop. When I learned of his death, at the beginning I thought that it was a hoax. Then, when it was all confirmed, inside of me I had a small consolation: he is taking a beautiful journey. We are all a little bit of Ziggy Stardust and for that little that I feel, I feel that he went in peace». Peppino Impastatos (a giornalist of Sicily). A land which has not been given as much as it had been promised; I think of the unity of Italy. If we had had our richness and the opportunities that they had promised us, things would have been different». What do you think of the matters of Cologne? «There is a sub-culture that allows the stronger people to overpower the weaker. And we mothers have to educate our children to let them understand that this sub-culture is wrong. In the South, where
You were in Paris during the attacks at the Bataclan, right? «Yes, I was in Paris. I live just behind the Bataclan and that evening I had a fever. I went to bed and in my half-sleep I felt the machine guns. The next day I took the first flight and I came back, came back to my son. Everything frightened me. I thought: these people attacked normal people. No one is safe. So many thoughts crowded my mind. Because we citizens have to pay for the issues of those who command, who instead are sitting safely. Maybe there is something that doesn’t work in these balances. In one part of the world there is too much greediness and in the other part there is the one who straddles his dissatisfaction against the Occident, wearing the clothes of an Allah who doesn’t exist. We occidentals have to be less greedy and think that we can live in harmony». Is your life in harmony? «I am an equilibrist. And it is important, for me, to live in harmony. I have been able to reconcile music with the birth of my son who arrived when my father left. He knows that his mother is made of music too, he listens to my pieces and when he doesn’t like them, he tells me. I have been far from the world of music for five years. Then I began again to write, and a record has arrived. I said to myself: is there still space for me?». We really think there is.
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Vasco & Piero’s Pavilion Italian Restaurant CARTA DI IDENTITÀ DEI NOSTRI PIATTI: Il nostro cibo si basa sulla cucina Umbra tipica del centro Italia, usando solo due o tre ingredienti per ogni portata. La nostra filosofia è quella di mantenere i piatti semplici e freschi.
Our food is based on Umbrian cuisine from central Italy, using just two or three ingredients for each dish. Our philosophy is to keep the dishes simple & fresh.
VASCO & PIERO’S PAVILION RESTAURANT 15 POLAND STREET, LONDON W1F 8QE, UK TEL 0044 0207 437 8774 - PRIVATE ROOM
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Ambra Angiolini
«ADESSO NON GUARDO mai LA TV»
ph: www.teatroeliseo.com
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L’ex ragazzina prodigio di Non è la Rai a teatro diretta da Michele Placido si racconta: «Faccio sempre quello che mi sento di fare ed è importante variare su ritmi diversi di recitazione» Ambra Angiolini è a teatro con una pièce dal titolo «Tradimenti» (di Harold Pinter) che ha registrato il sold out nella serata inaugurale della stagione di prosa al Teatro Dante di Sansepolcro.
Questo testo, del’ 78, indaga i significati più reconditi della vita di coppia (siano partner o amanti) dando vita ad un’analisi feroce tuttora di grande attualità… «Sì, credo che il tema di fondo non si esaurisca mai e i personaggi con i loro bisogni e le loro incertezze trattano incastri emotivi di carattere universale».
Nel «dramma della memoria» l’autore propone uno spettacolo privo di unità di tempo e di luogo, un testo che va oltre il classico ménage tra moglie, marito e amante: qui i tradimenti sono una costante onnipresente dove tutti tradiscono tutti, arrivando perfino a tradire sé stessi in quella rimozione del passato dove cadono aspettative speranze e illusioni. Sul palco, diretta da Michele Placido, Ambra ne ha fatta di strada…
Essere diretti da un attore come Placido ha inciso positivamente? «Michele è un riferimento per istinto, immaginazione, preparazione… è uno che, come me, si butta e non ama le categorie, si fa contaminare volentieri. In questo caso io mi sono fidata del suo indirizzo poi la sua direzione è stata culturalmente stimolante».
di Massimo Zangarelli
Da «Non è la Rai» passando per radio, Tv, incisioni discografiche, film, musical, prosa, sino al premio Nobel Pinter: una parabola artistica perfetta, la sua, signora Angiolini. «Non lo ritengo un punto d’arrivo… credo che "Tradimenti" sia una pièce di grande rilevo, ma allo stesso modo valuto positivamente altri testi magari più pop. Faccio sempre quello che mi sento di fare ed è importante svariare su ritmi diversi di recitazione».
Lei divenne personaggio di costume in quegl’inizi Tv con il programma cult Non è la Rai: com’è cambiato oggi il video? «Non guardo mai la Tv!». È stata la pioggia di premi per «Saturno contro» a renderla consapevole delle sue potenzialità? «Ritengo Oztepek sia stato fondamentale, poiché ha creduto e investito su di me: il pezzo di strada compiuto insieme è stato molto importante per il mio percorso artistico… ce ne fossero di registi come lui!». Lei si è molto battuta per la parità di genere: non trova che certi eccessi dei Gay Pride, che lei ha anche presentato, siano controproducenti? «Sopra le righe ci vanno tutti, non soltanto i gay, esagerano pure gli etero e magari non sono stigmatizzati allo stesso modo… la loro normalità è la chiave per valutarli, l’eventuale eccesso non deve essere invece motivo per discriminarli».
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ph: Federico Riva
Ambra Angiolini
«I NEVER WATCH TV» by Massimo Zangarelli
Ambra Angiolini is at the theatre with a piece from the title Infidelities (by Harold Pinter), who sold-out the inaugural evening for the season of prose at the Dante Theatre in Sansepolcro. In the drama of the memory, the author proposes a show that has no sense of time or place, a text which goes beyond the classical ménages between wife, husband and lover: here the betrayals are a constant presence where everyone cheats on everyone, going to the point of betraying themselves in that removal of the past where expectation, hopes and illusions fall away. On the stage directed by Michele Placido, Ambra has made progress… From Non è la Rai going from the radio, TV, writing discs, films, musicals, prose, up to the Nobel winner Pinter: is yours a perfect artistic path, Mrs Angiolini? «I don’t consider it an arrival point… I feel that "Tradimenti" (Betrayals) is a piece of great significance, but in the same way I value in a positive light other texts which are more pop. I always do what I feel like doing and it is important to diversify the different rhythms of acting». This text, from '78, studies most hidden meanings of the life of the couple (whether partner or lover) giving life to an ferocious analysis which is even now a mod-
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ern topic… «Yes, I believe that the basis of the topic will never grow old and the characters with their needs and uncertainties concern emotional entanglements of universal character». Being directed by an actor like Placido has affected you positively? «Michele is a reference point by instinct, imagination, preparation… he is one, who like me, throws himself into things and doesn’t like categories, he willingly contaminates himself. In this case I trusted his direction and then his direction has been culturally stimulating». You became very popular in that cult TV program Non è la Rai: how has video changed today? «I never watch TV». Has it been the showering of awards for «Saturno contro» that made you aware of your potential? «I think that Oztepek has been fundamental, since he believed and invested in me: the road we walked together has been very important for my artistic career, I wish there were more directors like him». You have been really involved in the fight for gender equality: don’t you think that certain excesses of Gay Pride, which you have presented, are a bit counterproductive? «Everybody goes overboard a little bit, not only gay people, even heterosexuals exaggerate and they aren’t stigmatized in the same way… their normality is the key to evaluate themselves, any eventual excess should not be a reason to discriminate against them».
Claudio Santamaria
«IO, UN ANTIEROE A TEATRO»
ph: Fabio Lovino
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Claudio Santamaria / «Io, un antieroe a teatro»
Nei panni di un antieroe tragicomico che rifiuta il capitalismo e tesse un’esistenza senza soldi raggiungendo paradossalmente la libertà solo in prigione, Claudio Santamaria, uno degli attori più interessanti del panorama italiano, ha girato i teatri interpretando Gospodin. «Ogni proprietà è da rifiutare perché la nullatenenza è libertà»: è l’utopia ‘veteromarxiana’ di ‘Gospodin’, protagonista della pièce omonima del giovane, ma già ultra premiato drammaturgo tedesco Philippe Lohle messa in scena (in collaborazione con Romaeuropa Festival) da Giorgio Barberio Corsetti. Sul palco oltre a Santamaria, anche Federica Santoro e Marcello Prayer. Insieme tratteggiano una visione spietata dell’umanità sia inquadrata sia alternativa, comunque dipendente dai soldi e dai consumi. Ne esce uno spettacolo graffiante, acuto, ironico, pungente, malinconico che è stato rappresentato anche al Teatro Dante di Sansepolcro e al Morlacchi di Perugia. The Mag ha scambiato alcune parole col protagonista. di Massimo Zangarelli
Santamaria, Gospdin è un personaggio che fa del paradosso il suo modo di vivere e che spinge all’estremo il suo rifiuto del consumismo, ma viene costantemente raggirato da chi gli sta intorno e trova la sua libertà in prigione… «Assolutamente sì, vive fino in fondo le sue idee e dunque paradossalmente la sua fine è la prigione». Ma rappresentando un’utopia irrealizzabile non finisce per ribadire l’ineluttabilità del capitalismo? «L’autore ha una sua idea romantica, non soltanto idealistica che però fatalmente finisce per scontrarsi con una realtà troppo dura da affrontare sino alle estreme conseguenze carcerarie». La messinscena procede per brevi dialoghi, racconti staccati, interazioni-video: un altro modo per andare controcorrente? «Corsetti è notoriamente uno sperimentatore e nessuno meglio di lui può giocare con grafica, video messaggi ed altri linguaggi da affiancare a quelli teatrali tradizionali». Lei ha portato in scena un melologo su Pasolini sul quale in occasione dell’anniversario della morte è stato scritto di tutto e di più: qual è il suo giudizio in merito?
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«Uno dei più grandi del’ 900, un maestro di poesia, giornalismo, teatro, cinema… un mostro sacro». Ha interpretato il ruolo del maestro Manzi sul video: un’altra epoca, un’altra scuola, un’altra Tv, istituzioni che hanno perso il ruolo educativo di un tempo? «Direi che oggi addirittura certa Tv è diseducativa, non ha più una funzione sociale, conta solo l’audience». Avendo registrato la trilogia ‘Millennium’ in audiolibro giudica i testi di Stieg Larsson come un caso letterario oppure un fenomeno di costume? «Sono stato attratto dalla serie di successi colti dall’autore ovviamente, ma anche dalla storia e dalla capacità di trarre, sfruttando uno spunto appropriato in maniera avvincente, dalla vicenda della protagonista una metafora di libertà e giustizia». Lei, attraverso Survival International, compie opera di solidarietà sociale… «Ritengo importante che, chi svolge una funzione artistica, possa divenire riferimento per cause giuste e perciò ricevo anche molte critiche… io invece non giudico chi non lo fa: uno lo deve fare soltanto se la sente».
«ME, AN ANTI-HERO IN THE THEATRE» by Massimo Zangarelli
In the shoes of a tragic-comical anti-hero who refuses capitalism and weaves his existence without money, paradoxically reaching his freedom only in prison, Claudio Santamaria, one of the most interesting actors on the Italian scene, who has been in theatres in the role of Gospodin. «Every property is to be refused because ‘holding nothing’ is liberty»: it is the old Marxist utopia of Gospodin, main character of the piece with the same name as the young man, but already highly awarded German playwright Philippe Lohle production (in collaboration with Romaeuropa Festival) by Giorgio Barberio Corsetti. Along with Santamaria on the stage are Federica Santoro and Marcello Prayer. Together they describe a ruthless portrayal of humanity both focused and alternative, though relying on money and consumption. What comes out is a scathing, acute, ironic, pungent, melancholic show which was performed in the Dante Theatre in Sansepolcro and at the Morlacchi in Perugia. The Mag exchanged a few words with the main character.
Santamaria, Gospodin is a character whose way of life is a paradox and he pushes his refusal of consumerism to the extremes, but he is constantly being tricked by those around him and he finds his liberty in prison… «Absolutely yes, he lives his ideas to the fullest and so paradoxically his end is in prison». But doesn’t representing an unattainable utopia just end in restating the unavoidability of capitalism? «The author has his own romantic idea, not only is it idealistic but it fatally ends by colliding with a reality that is too hard to face until his extreme consequences of imprisonment». The production goes on with brief dialogues, detached tales, video interactions: is this another way to go against the flow? «Corsetti is a notorious experimenter and there’s no one better than him to play with the graphics, video messages and other language devices to go alongside those of traditional theatre». You delivered a melologo of Pasolini on the occasion of the anniversary of his death where everything and more is written: what is your opinion of him? «One of the greatest of the ‘900s, a master of poetry, journalism, theatre, cinema… a sacred prodigy». You played the role of the master Manzi in the video: another era, another school, another TV, have institutions lost their educative role of the past? «I would even say that some TV has a negative influence, it doesn’t have a social function, the only thing that counts is the audience». Having recorded the Millenium trilogy in audiobook would you evaluate the Stieg Larsson texts as a literary success or a social phenomenon? «I have been attracted by the series of successes that the author had obviously, but also by the story and by the ability to bring about through the series of events of the main character, a metaphor of liberty and justice, taking advantage of an appropriate starting point in a compelling way». Through Survival International you have done works of social solidarity… «I believe it is important, that for those who are in artistic roles, to become a reference point for just causes and therefore I receive many criticisms… I, however, do not judge those who do not do them: one must do them only if he feels that he should».
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ELENA VESCHI di Marco Polchi
«LE DONNE SONO STRAORDINARIE» Non sta ferma un attimo, lavora tutto il giorno, ha mille idee in testa e molti progetti da realizzare. Non per questo ha perso la tranquillità, la voglia di correre e affrontare le più piccole e complicate sfide quotidiane. Lei è Elena Veschi, imprenditrice alla guida di Umbraplast (fino all'aprile scorso anche membro della giunta nazionale di Confindustria), una delle realtà economiche più dinamiche dell'Altotevere. Le piace viaggiare, lo ha sempre fatto, ci parla di quello che potremmo fare per far crescere la Valtiberina (e un po' anche l'Italia...); se le chiedi chi ammira indica il Sindaco di Bagnoregio, non nomi altisonanti. Cosa fa quando è libera? «La mamma a tempo pieno!». L'abbiamo incontrata ed ecco cosa ci ha raccontato.
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«Dobbiamo imparare a essere meno burocratici e più funzionali, a togliere carrozzoni inutili e costosi, a spendere meglio i soldi pubblici» Vorrei iniziare questa intervista parlando della sua esperienza universitaria: quanto è importante per un giovane imprenditore lo studio e la formazione? «Ritengo sia molto importante, occorre una formazione sempre più elevata, possibilmente internazionale, per poter competere in un mondo sempre più globale. La padronanza delle lingue coniugata allo studio di materie economiche e scientifiche è una condizione necessaria per poter iniziare a fare impresa oggi. La formazione universitaria poi ti apre la mente a nuovi stimoli e a individuare nuove possibili opportunità di sviluppo». Pensa che la scuola e l'università siano distanti dal mondo del lavoro? «Sono distanti ma si stanno avvicinando; la strada è veramente lunga ma iniziamo a capire come siano complementari. Bisognerebbe adottare il metodo tedesco, che permette una giusta alternanza tra scuola e azienda. Molte aziende, anche in Valtiberina, non riescono a trovare profili idonei alle loro esigenze, quindi una buona sinergia tra i due mondi porterebbe a una minore disoccupazione; anche la mentalità degli insegnanti andrebbe un po' rivoluzionata».
Cosa possiamo imparare dall'estero? «Dobbiamo imparare a essere meno burocratici e più funzionali, a togliere carrozzoni inutili e costosi, a spendere meglio i soldi pubblici investendoli in infrastrutture ancora carenti in molte parti d'Italia, ad avere una tassazione adeguata per evitare che molti imprenditori vadano all'estero perdendo occupazione e indotto italiano». E cosa, invece, possiamo insegnare? «Possiamo insegnare il nostro modello di piccola-media impresa che è unico al mondo, la nostra capacità di risolvere i problemi perché ogni giorno combattiamo con varie inefficienze, la nostra flessibilità mentale, il gusto del bello e del raffinato: viviamo in un Paese che è un museo a cielo aperto, con un clima stupendo e con una varietà di panorami unici... Più viaggiamo e più ci rendiamo conto che l'Italia è veramente il Belpaese, va valorizzata di più e si merita molto di meglio!».
Alla fine degli anni '90 è entrata in Umbraplast: quale impatto ha vissuto? «Inizialmente non idilliaco, era tutto un po' stretto e c'erano diversi problemi da risolvere... Abbiamo fatto dei cambiamenti, nelle aziende niente è statico e stabile, tutto cambia e Lei ha trascorso un periodo in Inghilterra: ha inciso in poco tempo devi essere pronto modificare la rotta». sulla sua mentalità? «Il mio periodo è stato molto breve e diversi anni fa, fin da Ora è alla guida di quest'azienda solida e innovativa, bambina però ho sempre viaggiato molto e questo ha inciso ma quali sono le difficoltà che deve affrontare tutti i notevolmente sulla mia mentalità che credo sia per alcuni giorni? aspetti molto aperta. Sono una spugna, raccolgo quello che «Non c'è giorno che non ci sia qualcosa da risolvere: difvedo e lo immagazzino nella mia mente; sono una persona ficoltà “normali”, tipiche delle aziende manifatturiere che che ha sempre bisogno di nuovi stimoli e nuove sfide». fanno parte dell'attività imprenditoriale di più facile risoluzione e quelle esterne dovute alle perdite di tempo causate
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dalla burocrazia. Queste sono le più complesse perché non dipendono da te...». Ha mai subito qualche ''sgarbo'' per il fatto di essere una donna? «Sì qualche sgarbo l'ho subito, inizialmente bisogna perdere un po' di tempo per convincere il tuo interlocutore che hai “qualche capacità mentale” e conquistare un rapporto di fiducia... Tutto questo ora è migliorato anche se in certi paesi si preferisce ancora fare trattative lavorative con gli uomini». Cosa serve alle aziende italiane, e in particolare a quelle dell'Altotevere, per essere davvero competitive e crescere? «Purtroppo la ricetta non ce l'ha nessuno e tanto meno io! È un connubio di forze imprenditoriali e politiche, prima di tutto però abbiamo bisogno di un sistema economico e monetario stabile e delle stesse norme nei vari Stati membri. Al momento non abbiamo molto in comune... Gli imprenditori dell'Altotevere sono particolarmente dinamici e trasversali; siamo per natura poco lamentosi e non abituati a chiedere ma piuttosto a fare. Abbiamo però veramente bisogno di più infrastrutture e maggiori collegamenti, sia stradali che con l'alta velocità».
lo, Luca Pacioli fino ad arrivare ad Alberto Burri... Raffaello si è trasferito per diversi anni a Città di Castello. Bisogna studiare delle ottime politiche di marketing rivolte anche all'estero per far risplendere il nostro territorio e creare un nuovo Rinascimento: organizzare eventi e aprire Musei, Castelli, Palazzi e Ville tutti i giorni feriali e festivi; utilizzare risorse economiche perché questo è un investimento, non una spesa!». Mamma e imprenditrice: come concilia le due cose? «Cerco di conciliare al meglio le due cose ma non è semplice: credo che per le mamme lavoratrici sia tutto più difficile soprattutto i primi anni della maternità perché ricade quasi tutto su di loro; le donne hanno una forza che a volte nemmeno loro sanno di avere, sono straordinarie!». Come le piace trascorrere il tempo libero? «Tempo libero? Purtroppo ora ne ho veramente poco e tutto il tempo extra-lavoro lo dedico alla mia bambina che ha poco più di due anni, è comunque una gioia immensa stare con lei».
Brunello Cucinelli ha recentemente detto che vorrebbe creare per la zona del Lago Trasimeno un progetto che duri per i prossimi 50 – 100 anni: crede che si possa fare anche in Valtiberina? «Premesso che Brunello è un genio e bisogna imparare molto da lui, magari potremmo studiare delle sinergie anche con la zona del Lago, dato che passando per Niccone siamo vicinissimi; sono convinta che la Valtiberina vada valorizzata maggiormente studiando dei percorsi d'arte comuni con la parte Toscana; i confini regionali ormai si devono unire per scopi comuni e non possiamo fare delle “politiche di condominio”».
L'ultimo viaggio che ha fatto... «Tra gli ultimi non lavorativi, ricordo quello con la bimba a Lisbona: era la prima volta che prendeva l'aereo, ancora camminava male e ha chiacchierato ininterrottamente!». …e quello che vorrebbe fare a tutti i costi? «Mi piacerebbe andare in Iran».
Potrebbe indicarmi una personalità che l'ha colpita nel 2015? «Francesco Bigotti, Sindaco di Civita di Bagnoregio, la "Città che muore". Grazie alla sua grande forza di volontà, visto che deve combattere con frane continue ed è abitata Se sì, come? da poche persone, Civita è diventata nota alle cronache e «A mio parere il turista va trattenuto con delle proposte ai media accogliendo quest'anno circa 640000 turisti (più allettanti. Abbiamo la fortuna di abitare in una terra di con- della Reggia di Caserta)... Beh , credo abbia fatto un lavoro fine che ha visto nascere Piero della Francesca, Michelange- eccellente!».
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She doesn’t stay still for a minute, she works all day, she has a thousand ideas in her head and many projects to realize. In all of this, she hasn’t lost her calm, her desire to run and face the smallest to the most complicated daily challenges. She is Elena Veschi, entrepreneur at the helm of Umbraplast (up to last April she was also national board member of the Confindustria), one of the most dynamic economic realities in the Upper Tiber Valley. She likes to travel, as she has always done, she speaks to us about what we could do to make the Tiber River Valley grow (and Italy a little bit too…); if you ask her who she admires she tells you the Mayor of Bagnoregio, which are not a well-known names. What does she do when she is free? Full-time mom! We met her and this is what she told us. by Marco Polchi
«WOMEN ARE EXTRAORDINARY»
I would like to begin this interview speaking about your university experience: how important is it for a young entrepreneur to study and get an education? «I feel that it is very important, higher and higher education is necessary, if possible, international education, to be able to compete in a world that is more and more global. A good working knowledge of languages together with economic and scientific studies is a necessary combination in order to be able to start a business today. University education then opens your mind to new stimulus and to understand new possible development opportunities». Do you think that schools and universities are far from the working reality? «They are distant but they are getting closer; the way is really long but we are starting to understand how they are complementary. We should adopt the German method, which allows for a right balance between school and workplaces. Many companies, even in the Upper Tiber Valley, aren’t able to find the right profiles to meet their needs, so a good synergy between the two worlds would result in lower unemployment; and also teacher’s mentality should be a little bit revolutionized». You have spent a period of time in England: did that influence your mentality? «My time there was really short and it was
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many years ago, but since I was a girl, I have always travelled a lot and this has notably affected my mentality which I believe under certain aspects is very open. I am a sponge, I gather what I see and I store it in my mind; I am a person who always needs new stimulus and new challenges ». What can we learn from foreign countries? «We have to learn to be less beaurocratical and more functional, to take away useless and costly wagons, to spend public money better, investing them in infrastructures, which are still lacking in many parts of Italy, to have a more adequate taxation in order to prevent many entreprenuers from going abroad, losing occupation and related Italian industries». And what, instead, can we teach? «We can teach our model of small-medium sized companies which is unique in the world, our capacity to resolve problems because every day we fight against various inefficiencies, our mental flexibility, the taste for beauty and refined things: we live in a country which is an open-air museum, with an incredible climate and various unique panoramas… The more we travel, the more we realize that Italy is really the "Belpaese" (beautiful country), it needs to be appreciated more and it deserves much better! ».
doing. We do however, need to have more infrastructures and better connections, both road-wise and high speed trains». Brunello Cucinelli has recently said that he would like to create a project for the area of the trasimeno lake, which would last for the next 50 -100 years: he believes it could also be done in the Upper Tiber River Valley. «Having said that, Brunello is a genius and we have a lot to learn from him, maybe we could study some synergies with the area of the lake, too, since going through Niccone, we are really close; I’m convinced that the Tiber Valley has to be given more value, studying art itineraries in common with the Tuscan areas; the regional borders now have to be unified for common purposes and we cannot have “condominium politics” ».
If yes, how? «In my opinion, tourists have to be enticed with some appealing proposals. We are lucky to live in a land bordering those who have seen Piero della Francesca, Michelangelo, and Luca Pacioli be born. Raffello moved to Città di Castello for a few years and then we have Alberto Burri. We need to study excellent marketing strategies towards foreign markets as well, to make our territory shine and to create a new Renaissance: organize events and open museums, castles, palaces and villas on every working and non-working day; use economical reAt the end of the 90’s you began in Umbraplast: what impact sources because this is an investment, not a cost». did it have on you? «At the beginning it was not idyllic, it was all a bit tight and Mom and enterprenuer; how do you reconcile the two things? there were different problems to solve… We made some changes, «I try to do my best to reconcile the two things, but it isn’t in companies nothing is static or stable, everything changes and easy: I believe that for mothers who work, everything is more in a short amount of time you have to be ready to change route». difficult, especially during the first years of life because everything is on their shoulders; women have a strength that someNow you are leading this solid and innovative company, but times they are not even aware of themselves. They are extraordinary! ». what are the difficulties that you have to face every day? «There isn’t a day without something that needs to be solved; normal difficulties, typical of manufacturing companies, which How do you like to spend your free time? are part of the entrepreneurial activities which are easier to solve «Free time? Sadly, now, I don’t have much of it, and I dedicate and the external difficulties due to the waste of time caused by all my time off-work to my daughter who is just a little over beaurocracy. These are the most complex, because they don’t two years old, and in any case, it is an immense joy to stay with her». depend on you.. ». Have you ever suffered any rude behaviour just for the fact that you are a woman? «Yes, I have put up with some rudeness, initially you need to waste some time to convince your interlocutor that you have “some mental capacity” and win their trust… Now all of this has gotten better, even though in certain countries, they still prefer to do business with men».
The last trip you have taken… «Among the last non-working trips, I remember the one with the baby in Lisbon: it was her first time on an airplane, she still couldn’t work right and she chatted the whole time!!».
What do italian companies need, and in particular those in the Tiber River Valley, to be really competitive and grow? «Sadly, nobody has the recipe, not even me! It is a mix of entrepreneurial and political strengths, first of all however, we need a stable economic and monetary system and the same norms in the various member states. At the moment, we don’t have much in common... The entrepreneurs from the Upper Tiber River Valley are particularly dynamic and transversal; by nature we don’t complain much and we are not used to asking but rather
Could you tell me a person that has really impressed you in 2015? «Francesco Bigotti, Mayor of Civita di Bagnoregio, the “city that dies”. Thanks to his strong will, seeing that he has to fight against the continuous avalanches and it inhabited by few people, Civita has become known in the news and to the media welcoming about 640000 tourists during this year, (more than the Reggia di Caserta)… well, I think that he has done an excellent job! ».
…and what would you like to do at all costs? «I would like to go to Iran».
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Research, tradition, passion... ZIBÙ began as a project to restore a historic place in Umbertide. ZIBÙ was where people used to dance, to talk about sports, to join together to discuss politics, ZIBÙ was where kids used to play. It’s not easy today to feel again those feelings, those enthusiasms, but ZIBÙ will try... and through warmth and good food at least it try to snatch you a smile.
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READING
CROSS
ANNALISA MARCELLINI
CASSIOPEA E ALTRI RACCONTI Bio
«Sono una persona che scrive, ma soprattutto che legge. Qualsiasi cosa: dai romanzi ai saggi, alla poesia, ai quotidiani, ai fumetti, alle guide turistiche. Leggo perché mi piace. Amo più Neruda che Lorca, più il cinema che il teatro, più Van Gogh che Kandinskij. Amo di più l’azzurro e la buona musica. Preferisco le favole a lieto fine e i nobili sentimenti, la verità anche quando fa male, le eccezioni alle regole, i viaggi per mare e le isole lontane. Preferisco uomini leali e donne intuitive, il “voi” al “lei”. A cosa servono le parole, tutti i brividi e i sospiri di viaggiatori, scrittori e poeti, vi chiederete? Per me, le parole, sono istanti strappati all’infinito, chiavi di accesso all’intimità, il mare da cui tutto può nascere o in cui tutto s’inabissa, i relitti che cullo tra le braccia dopo ogni mareggiata della vita. Le mie parole sono ciò a cui voglio assomigliare: limpidi specchi che riflettono la donna migliore che c’è in me. Le mie prime pubblicazioni non sono state di narrativa, ma componimenti poetici pubblicati con Aletti Editori in antologie dedicate a giovani autori contemporanei. Il 18 dicembre 2015, a Città di Castello e all’interno della rassegna «Letture Tifernati», si è svolta la presentazione del mio libro intitolato «Cassiopea e altri racconti», (Tabula fati edizioni 2015). Uno dei racconti, «La taverna del porto», è diventato un copione teatrale in seguito alla mia partecipazione ai laboratori di scrittura scenica e drammaturgica dell’attrice e docente Caterina Casini. Di cosa parla «Cassiopea e altri racconti»
Una barca di nome Cassiopea è testimone e simbolo della storia d’amore tra il Capitano Bryan e Maya. Inizia quando salpano dal porto di Trapani diretti verso l’isola di Favignana dove si snoda il gioco psicologico dei personaggi minori che fanno da
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cornice a quello più complesso e sofferto dei due protagonisti. Bryan, spesso identificato con il mare, esercita una forte attrattiva per la giovane protagonista che da una parte desidera condividere con lui una vita totalmente libera, dall’altra lo teme in quanto rappresenta l’assoluto che tutto trascina a sé e che esige l’annullamento… Incipit
In un mattino luminoso di luglio, nel porto di Trapani, Bryan terminava il lavaggio della sua barca, prima di far salire a bordo i propri ospiti. Aveva la solita espressione riservata di chi non ama essere disturbato e Piero, che lo conosceva bene, si dedicava ad altre faccende senza rivolgergli parola. Bryan era meglio conosciuto come l’Irlandese, da quando sua madre aveva fatto ritorno alle suggestive terre d'Irlanda dopo averlo abbandonato ancora in fasce alle cure del padre. Nato in Sicilia, la sua vita apparteneva al mare e nel mare si svolgeva, sulle coste meravigliose del Mediterraneo. Cassiopea, sua unica amante, era una barca a vela di quattordici metri. Dalla libreria di Annalisa
“Narciso e Boccadoro” e “Siddharta” di Herman Hesse; “Il dritto e il rovescio” di Albert Camus; "Delitto e castigo” Dostoevskij; "La favola di Eros e Psiche" di Apuleio; "Il Simposio" di Platone; “Il vecchio e il mare” di Hemingway; "Istruzioni per rendersi infelici” di Paul Watzlawick; "Donne che corrono coi lupi" di Clarissa Pinkola Estés; "La maga delle spezie" e “Sorella del mio cuore” di C. B. Divakaruni; "Kafka sulla spiaggia” di Haruki Murakami.
Parliamo di libri con le autrici Annalisa Marcellini e Veronica Elisa Conti
VERONICA ELISA CONTI IL SERPENTE DORATO
Bio
Veronica Elisa Conti nasce nel 1982 a Città di Castello, dove attualmente risiede. Ha frequentato l’Accademia delle Belle Arti Pietro Vannucci di Perugia e la Facoltà di Lettere dell’Università degli Studi di Perugia. La sua prima opera, «Le Nebbie di Vraibourg», è risultata vincitrice del Premio Internazionale Luigi Malerba di Narrativa del 2011 con la giuria di Walter Pedullà, Paolo Mauri, Margherita Heyer Caputt, Franco Scaglia, Ornella Scarpellini, Guido Barlozzetti, Giovanni Ronchini, con la presidenza onoraria di Anna Malerba. Il libro è stato presentato a Roma, al Teatro Argentina, con la partecipazione della giuria e dei rappresentanti del Ministero degli Affari Esteri DGSP e della Rai. Si sono susseguite presentazioni a Parma, Berceto, Città di Castello e alla manifestazione editoriale «Umbria Libri». Nel 2012 l’autrice ha discusso «Le Nebbie di Vraibourg» con il giornalista guido Barlozzetti, critico cinematografico e televisivo, nell’evento letterario organizzato a Roma dalla Libreria Fandango. Il libro ha raggiunto due edizioni stampa presso la MUP Editrice di Parma. Nel 2015 con il suo secondo romanzo «Il serpente dorato» si è aggiudicata il premio internazionale World Literary Prize. La premiazione si è svolta al Theatre de Dix Heures a Parigi e ha visto la partecipazione di numerose autorità delle più prestigiose accademie di Francia e delle associazioni culturali italiane. Il libro è uscito ad ottobre 2015 edito da Pegasus Edition. A novembre l’autrice ha presentato il suo nuovo romanzo al Pisa Book Festival, manifestazione dedicata all’editoria indipendente. A dicembre si è svolta la presentazioni a Città di Castello.
Beaumont, Darrel Faulkner, apatico investigatore privato, si muoverà in un labirinto di falsi medium, parassiti, dolori e ritualità sconosciute. Scoprirà che la vicenda è strettamente legata ad un fatto analogo avvenuto più di un secolo prima: la sparizione del giovane erede della famiglia Mayer. L’indizio che accomuna gli eventi è il simbolo del serpente che, emerso dai suoi sogni, si concretizza in una sequenza di segni che minano la ragione di Faulkner. Sarà proprio questo percorso di formazione da scettico a credente in ciò che va oltre lo spazio materiale, che gli aprirà gli occhi sulla verità. Incipit
Era un cliché letterario. Un pessimo cliché letterario. Un investigatore privato con l’ambizione di diventare attore. L’ennesimo attore della città degli Angeli. E oltretutto Darrel Faulkner era pure brutto. Crollò sudato sul divano dell’ufficio. Katy, la sua opulenta segretaria, non alzò neppure gli occhi dalle sue scartoffie. Darrel la adorava: grassa come una venere primordiale e agghindata come un albero di Natale, aveva due cose in comune col suo principale e con il resto dei mediocri concittadini. Faceva il minimo indispensabile al lavoro e impiegava tutte le sue risorse inseguendo il sogno, la Mecca: la celebrità. Dalla libreria di Veronica
"Amore lontano" di Sebastiano Vassalli; "La moglie di Don Giovanni" di Irène Némirovsky; "Il giocatore" di Fedor Dostoevskij; "La freccia del tempo" di Martin Amis; 2Le confessioni di Max Tivoli" di Andrew Sean Greer; "Pet Sematary" di Stephen King; "Racconti bianchi, racconti neri, racconti della pazzia" di Guy de Maupassant; "La luna e i sei soldi" di W. Somerset Maugham.
Di cosa parla “Il serpente dorato”
Stati Uniti, fine anni Quaranta. Indagando sul caso della scomparsa misteriosa della figlia dei ricchi
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LIBRERIA PACI
90 ANNI DI LIBRI, 90 ANNI DI STORIA di Cristina Crisci
Correva l’anno 1926 quando Giuseppe Paci decise di rilevare la ex cartoleria Valori nella centralissima Piazza Vitelli (oggi Piazza Matteotti) e aprì la sua «Libreria La Tifernate». A quell’ epoca però il numero di lettori era così circoscritto che riuscire a sopravvivere in una piccola realtà vendendo solo libri, era un’utopia. Per questo il negozio divenne un 'bazar' dove potevi acquistare un po’ di tutto: cartoleria, libri, articoli musicali, articoli sportivi, per l’igiene e lo sport, chincaglierie, francobolli… Si narra che persino il professor Enrico Giovagnoli, insegnante di filosofia al Liceo Classico 'Plinio il Giovane', durante una lezione sul tema del caos che precede la creazione, avrebbe affermato a titolo esemplificativo: «Se poi volete farvi un’idea del caos, andate alla libreria Paci». Questo caos è rimasto a lungo una caratteristica della libreria e dei suoi proprietari che dove-
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vano gestire una miriade di oggetti, i più disparati: dal temperino allo schedario, dal notes all'enciclopedia. A continuare l’attività di Giuseppe Paci ci hanno pensato i figli, in particolare Marco ed Ettore. Loro hanno caratterizzato il negozio facendone una libreria come la si vede ora. Quel ‘bazar’ nel cuore del centro storico che nel tempo ha visto cambiare la città e i suoi protagonisti, compie adesso 90 anni. In tempi in cui tutto tende a viaggiare su piani diversi rispetto alla carta, mantenere aperta una libreria non deve essere facile: per questo non appare affatto
Isabella, Marco e Daniela di fronte alla libreria
scontato riuscire a tagliare un così longevo traguardo. In occasione del novantesimo compleanno è stato pubblicato un volume «LIBRI BELLI, Giuseppe Paci e la libre-
ria editrice La Tifernate» (curato da Enrico Paci che ha svolto un grande lavoro anche nell'organizzazione dell'archivio della libreria) e «La Casa editrice Il solco di Città di Castello» a
«Cerchiamo di offrire un'ampia scelta editoriale rivolta sia agli adulti che ai bambini, cercando di mantenere il nostro carattere di libreria indipendente» cura di Antonella Lignani in collaborazione con la Soprintendenza archivistica dell'Umbria. I volumi sono stati presentati il 29 gennaio nella sala del Camino di palazzo Vitelli a Sant'Egidio in collaborazione con la Fondazione Cassa di Risparmio di Città di Castello. La libreria oggi è portata avanti da Marco Paci con la moglie Daniela e i figli Isabella e Riccardo. «Adesso cerchiamo di offrire un'ampia scelta editoriale rivolta sia agli adulti che ai bambini, cercando di mantenere il nostro carattere di libreria indipendente, curando anche l'allestimento delle vetrine, per offrire allo sguardo dei passanti un invito ad entrare o anche solo a soffermarsi qualche attimo in più per riflettere lì davanti», dice Marco Paci. La libreria promuove inoltre numerose iniziative rivolte a mantenere alto il livello di attenzione verso i libri: a cadenza mensile, (il primo giovedì di ogni mese alle ore 17), si riunisce il Club dei lettori, dai 10 ai 13 anni. La partecipazione è libera e chiunque può aderire all'iniziativa. L'intento è quello di condividere la lettura e l'amore per i libri e la voglia di incontrarsi in un luogo diverso dal solito. Nel tempo si sono svolte all'interno del negozio piccole mostre, spettacoli teatrali, incontri con autori, corsi di fumetto per bambini, letture animate e incontri dedicati all'ascolto della musica. Imminente l’attivazione di corsi di scrittura creativa per ragazzi che si terranno in primavera con l'autrice e poetessa Silvia Vecchini.
NON SOLO LIBRI… Durante la guerra la libreria Paci inizia a divenire un luogo di riferimento non solo a livello culturale, ma anche politico. Varie testimonianze raccontano che passava anche qui il percorso di salvezza per ebrei e perseguitati politici messo in atto da don Beniamino Schivo che aveva, come altre tappe, il Seminario e la villa del Sacro Cuore. La libreria Paci fungeva da luogo di passaggio di valigie, pacchi, buste contenenti viveri per i rifugiati clandestini, lettere e altre merci delicate. Accanto ai pacchi circolavano anche le idee, si leggevano i giornali, si commentavano i fatti e le ingiustizie, si raccoglievano le barzellette antifasciste (pubblicate subito dopo la caduta del regime in fascicoli e poi in volume, 1945). Dopo la guerra, in un momento delicatissimo per i libri, scatta l’avventura editoriale della libreria «La Tifernate», che si destreggiò tra pubblicazioni locali, riedizioni di classici difficilmente reperibili, realizzazione di materiale di cartoleria.
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LIBRERIA PACI
90 YEARS
OF BOOKS
90YEARS
OF HISTORY by Cristina Crisci
It was 1926 when Giuseppe Paci decided to take over the ex-stationary store Valori in the central Vitelli Square (today Matteotti Square) and open his ÂŤLibreria La TifernateÂť (Tiferno Bookshop). However, during that period, the number of readers was so small that, to be able to survive selling only books, would have been utopia. 70
For this reason, the shop became a ‘bazaar’ where you could buy a little bit of everything: stationary, books, musical articles, sports articles, things for hygiene and sport, stamps and whatnot... It is said that even professor Enrico Giovagnoli, philosophy teacher at Liceo Classico ‘Plinio il Giovane’, during a lesson on the
«La Casa editrice Il solco di Città di Castello» overseen by Antonella Lignani in collaboration with the Umbria Superintendent of the Archives. These volumes were presented the 29th of January in the Camino Room in Palazzo Vitelli at Sant’ Egidio in collaboration with the Fondazione Cassa di Risparmio of Città di Castello. Today the bookshop is run by Marco Paci together with his wife Daniela and their children, Isabella and Riccardo. «Now we are trying to offer a wide editorial selection for both adults and children, trying to keep our independent bookshop character, as well as taking care to set up the shop’s windows, in order to give a passersby’s glance an invitation to come in or even just to stop a minute more to reflect in front of the shop», says Marco Paci. The bookshop promotes numerous initiatives aiming at keeping a high level of attention towards books. On a monthly basis, (the first Thursday of every month at 5 pm), the readers club meets, from 10 to 13 years old. Participation is free and anyone can join this initiative. The goal is to share reading and the love of books and the desire to meet in a different place than usual. In the course of time there have been small shows, theatrical productions, meeting with authors, courses of comics for children, animated readings and meetings dedicated to listening to music. Soon we will be starting up creative writing courses for kids which will be held in spring with the writer and poet Silvia Vecchini.
Not only books… subject of the chaos that came before the creation, had given an illustrative title: «If you want to get an idea about chaos, go to the Libreria Paci». This chaos has remained a characteristic of the bookshop and of its owners who had to manage a myriad of objects, the most varied: from pencil sharpeners to filing cabinets, from memo books to encyclopedias. Giuseppe Paci’s children continued to run the activity, in particular, Marco and Ettore. They characterized the shop by making it a bookshop as you see it now. That ‘bazaar’ in the heart of the city center and that in time has seen the city and its protagonists change, is now 90 years old. During times in which everything tends to travel on different planes compared to paper, keeping a bookshop open can’t be easy: for this it is not to be taken for granted the ability to continue such a long-lived objective. For the occasion of the 90th birthday, «LIBRI BELLI, Giuseppe Paci e la libreria editrice La Tifernate», was published (handled by Enrico Paci who also carried out the enormous job of the organization of the bookshop’s archives) and
During the war, the Paci bookshop became a reference place not only at a cultural level, but political as well. Various testimonies tell that the path of salvation for the Hebrews and people who were politically persecuted was put into place by the Priest Beniamino Schivo which had other stops such as the Seminary and the Villa of Sacro Cuore. The bookshop Paci worked as a passage for suitcases, packages, letters and other delicate items. Along with the packages came ideas, newspapers would be read, and happenings and injustices would be talked about, and anti-Fascist jokes were gathered (published right after the fall of the Fascist regime in pamphlets and then books in 1945). After the war, in a really delicate moment for books, the editorial adventure for ‘La Tifernate’ bookshop began, which navigated between local publications, re-editions of hard-to-find classics, and the production of stationary materials.
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BURRI SPIEGATO AGLI STUDENTI NEL LIBRO
«PER UNA DIDATTICA DEL CONTEMPORANEO» Quali sono le metodologie più adatte per avvicinare un bambino e un ragazzo alla lettura delle forme d’arte? A questa e ad altre domande risponde il libro «Per una didattica del contemporaneo - Lavorare a scuola con Burri» scritto da Fabiana Giulietti ed Emanuela Pantalla (edito da Petruzzi Editore e realizzato col contributo del Gal Alta Umbria e del Comune). Emanuela e Fabiana, socie fondatrici dell’associazione Artea, hanno seguito direttamente i laboratori didattici che sono stati attivati nel corso del centenario di Alberto Burri e che hanno coinvolto 150 insegnanti delle scuole di ogni ordine e grado e le educatrici dei nidi. Da questa esperienza è nato il volume didattico che propone alcune chiavi di lettura utili a presentare l’arte contemporanea ai ragazzi ed è arricchito da interessanti schede progettuali. Il volume è stato presentato nel corso di un
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happening che si è svolto nella sala consiliare di Città di Castello alla presenza di numerosi studenti. Fabiana Giulietti ed Emanuela Pantalla hanno inoltre annunciato che il 2 e 3 aprile si svolgerà a Città di Castello la «Prima giornata della didattica contemporanea»: alcune delle più importanti strutture museali nazionali, tra le quali il Mart di Rovereto e il Maxxi di Roma si confronteranno sulla didattica dell’arte contemporanea. La giornata di studi del 3 aprile sarà anticipata dall’attivazione di atelier creativi per sperimentare alcune metodologie ed attività con laboratori specifici. Alla presentazione del libro hanno partecipato anche Michele Bettarelli, vicesindaco ed assessore alle politiche culturali e Mariano Tirimagni presidente del Gal Alta Umbria: Comune e Gal hanno fornito un loro contributo affinchè questo testo possa essere donato alle scuole come strumento didattico condiviso.
CALIBRO A FINE MARZO LA QUARTA EDIZIONE La quarta edizione del festival di letture CaLibro torna a Città di Castello dal 31 marzo al 3 aprile. Incontri, reading, musica, arti visive e altro ancora nel consueto mix che caratterizza dal 2013 la manifestazione dedicata ai libri e alla letteratura. Ospiti, come sempre, di grande livello tra i quali spicca Mathias Énard, scrittore francese vincitore nel 2015 del prestigioso premio Goncourt (Zona, Via dei ladri, Parlami di battaglie, di re e di elefanti); ci saranno i ritorni di Filippo Tuena (Memoriali sul caso Schumann) e Michele Mari (in un evento suggestivo alla Tipografia Grifani-Donati dedicato alla poesia). Isabella Pedicini (Ricette umorali) farà assaggiare al pubblico le sue creazioni e il designer Riccardo Falcinelli (Fare i libri) spiegherà come si costruisce una copertina di qualità. Un evento importante sarà dedicato alla poesia
contemporanea, con 7 tra i migliori poeti italiani ad animare un percorso all’interno di 7 appartamenti sfitti del centro storico. Edgardo Franzosini (Questa vita tutta via mi pesa molto), Giordano Meocci (Il cinghiale che uccise Liberty Valance) e Francesca Fornario (La banda della culla) saranno i protagonisti in “Di libri, di segni, d’Italia”, insieme a tre disegnatori tifernati. Avrà ancora più spazio la letteratura dedicata ai bambini con Piccoli CaLibri: per l’occasione sarà creato un allestimento particolare focalizzato sulle favole dei paesi in difficoltà al centro del flusso migratorio. Il sabato sera sarà animato, ovviamente, dall’imperdibile festa a tema. CaLibro non finisce certo qua, tutti gli altri ospiti ed eventi (con date e luoghi) li potete trovare sul sito www.calibrofestival.com e sui canali social ufficiali.
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DAL 1986 QUALITÀ DEL PRODOTTO E SERVIZIO AL CLIENTE
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L'Inverno di Fontecchio Fontecchio’s winter foto di Enrico Milanesi - testo di Marco Polchi
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Enrico Milanesi ha recentemente pubblicato on line un progetto fotografico ambientato e dedicato alle Terme di Fontecchio, antico complesso termale attivo dall’età romana (fin dal tempo di Plinio il Giovane) a pochi chilometri da Città di Castello. Grazie alle proprietà terapeutiche dell'acqua solforosa, «Il Bagno di Fontecchio» conobbe un notevole sviluppo – economico, turistico e naturalistico – nella seconda metà del '900, anche se l'edifico principale risale al 1868 su disegno dell'architetto Guglielmo Calderini. La piscina ritratta nello scatto fu costruita negli anni '50. Era la prima di Città di Castello. Enrico, perché le Terme di Fontecchio? «Perché un po' come tutti i tifernati, soprattutto della mia età, sono legato in qualche modo a questo luogo, dal romanticismo unico e dalla bellezza naturalistica di primo ordine. Ho dei ricordi personali: penso anche a quando gli alberghi della città erano pieni di gente che direttamente in accappatoio andava alle Terme. Sarebbe stato bello fare un servizio fotografico anche su questo». Com'è nato il progetto? «Era da un po' di tempo che ce l'avevo in mente. Poi verso fine dicembre ho trovato alcune ore libere e mi sono dedicato agli scatti. È stata una passeggiata in totale tranquillità, con la macchina fotografica in mano. Volevo anche un contesto meteorologico specifico, un'atmosfera particolare, nebbiosa. Perché la nebbia addolcisce, nasconde, crea mistero».
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Enrico Milanesi è nato a Città di Castello nel 1952; ha diviso la propria vita tra l’attività di bancario e quella di fotografo. A coltivare questi stimoli ha contribuito l’esperienza associativa che dal 1980 vive con il Centro Fotografico Tifernate, che per trent'anni ha presieduto. Attivo sia nel campo della fotografia artistica sia dell’indagine retrospettiva, dal 2000 Enrico è promotore della Fototeca Tifernate Online (www. archiphoto.it). Dal 2009 ha dato vita a Citerna a uno dei principali e originali festival fotografici presenti nel panorama fotografico nazionale: Citerna Fotografia. Ha pubblicato diversi libri fotografici, tra cui “Archeologia industriale nell’Alta Valle del Tevere”, “Giardini in aria”, “Eterni immigrati o nuovi cittadini”, “Urban Dance” e “Abbracciata al Crocifisso”.
Mistero, antica bellezza o speranza di una rinascita: cosa voleva comunicare? «Gli scatti sono stati fatti ricercando volutamente una sorta di decadenza, di antica bellezza, pur seguendo uno stile vintage che potesse anche emozionare, grazie al lavoro di post-produzione. Ho seguito il mio filone principale, ovvero fotografare la realtà locale più vicina a me. Sinceramente volevo trasmettere una sensazione di ‘abbandono speranzoso’. Ora come ora Fontecchio è un luogo dismesso ma comunque bellissimo, che potrebbe sempre rifiorire». So che potrebbe sembrare una domanda troppo ampia, ma lei che ha vissuto il passaggio dall'analogico al digitale come vede la fotografia oggi? «Per me salire sul treno del digitale è stato molto importante, è stato come scoprire una grande risorsa, infatti non l'ho più lasciato. In fondo Photoshop era il sogno di chi tempo fa operava in analogico. Il rischio è però che un po' tutto si appiattisca, che la fotografia si appiattisca. Purtroppo in giro vedo poca capacità critica, poco percorso artistico; non c'è molta voglia di creare un racconto fotografico. A volte è meglio una cattiva fotografia e un buon progetto che viceversa». Si ispira a qualcuno in particolare? «Non proprio, ma ho ben in mente i lavori di fotografi di caratura internazionale come Vasco Ascolini, Monika Bulaj e Ferdinando Scianna. Autori che ho avuto anche il piacere e l'onore di conoscere durante l'esperienza di ‘Citerna fotografia’. Ecco: loro raggiungono risultati fotografici con naturalezza e talento sconvolgenti».
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Enrico Milanesi has recently published a photographic project online which was situated in and dedicated to Fontecchio Terme, an ancient thermal bath complex which has been active since Roman times (since the time of Plinio il Giovane), only a few kilometers away from Città di Castello. Thanks to the therapeutic properties of the sulfuric water, “Il Bagno di Fontecchio” encountered a remarkable growth – economical, touristic and naturalistic – during the second half of the 20th century, even if the main building dates back to 1868 based on a project by the architect Guglielmo Calderini. The pool portrayed in the photo was built in the ‘50s. It was the first one in Città di Castello. Enrico, why the Terme di Fontecchio? «Because a little bit like everyone who is from Città di Castello, especially those around my age, I’m attached in some way to this place, by its unique romanticism and the naturalistic beauty in the first place. I have personal memories: I think of when the hotels of the town were filled with people who would put on their bathrobes and go directly to the thermal baths. It would have been nice to do a photo shoot of that too». How did the project originate? «I’ve had it in my head for a while. Then towards the end of December I had a bit of free time and I dedicated myself to taking pictures. It has been a walk in total tranquility with the camera in my hands. I also wanted to have a particular weather context, a particular kind of misty atmosphere. Because the mist softens everything, it hides and it creates mystery». Mystery, ancient beauty or hope of a new birth: what did you want to communicate? «The shots have been taken, willingly looking for a sort of decadency, of ancient beauty, just following a vintage style that could even create emotion, thanks to the post-production work. I’ve followed my main idea, that is, taking pictures of the local reality which is closer to me. Honestly I wanted to communicate a sensation of “abandon full of hope”.
Right now Fontecchio is a place that has fallen into disuse but still beautiful, and could always bloom again». I know it could sound like a question that is too broad, but you, who have lived the transition from analogic to digital, how do you see photography today? «For me jumping on the digital train has been very important, it’s been like discovering a great resource, in fact I’ve never left it. In the end Photoshop was the dream of the analogic operators of the past. The risk is that everything flattens itself, that photography flattens itself. Sadly, looking around, I see little capability of critique and few artistic paths; there isn’t much desire to create a photographic story. Sometimes it’s better to have a bad picture and a good project rather than vice versa». Are you inspired by anybody in particular? «Not really but I have clearly impressed in my mind the works of photographers of international caliber, such as Vasco Ascolini, Monika Bulaj and Ferdinando Scianna. They are authors that I’ve had the pleasure and the honor of meeting during my experience at “Citerna fotografia”. They achieve photographic results with staggering naturalness and talent».
Enrico Milanesi was born in Città di Castello in 1952; he’s divided his life between his job at the bank and the one as a photographer. Being associated with the Centro Fotografico Tifernate since 1980, of which he’s been president for 30 years, has helped him to cultivate his photographic stimulations. He’s active in both artistic photography and retrospective investigation, since 2000 he’s been the promoter of the online photo bank of Città di Castello (www.archiphoto. it). Since 2009 he’s started a photography festival in Citerna which is now one of the main and most original ones in the national photography panorama: Citerna Fotografia. He’s published several photographic books, such as “Industrial archaeology in the Tiber river upper valley”, “Gardens in the air”, “Eternal immigrants or new citizens”, “Urban dance” and “Hugging the Crucifix”.
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Associazione Cuore di Leone
CONTRO OGNI
BARRIERA «Le barriere spesso sono più mentali che architettoniche». Bastano davvero poche parole per capire chi hai davanti, per capirne la forza dei gesti e delle parole. Pochi minuti per entrare nell’ottica dell’associazione Cuore di Leone e del suo presidente Riccardo Lucaccioni.
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L’Associazione non ha scopo di lucro, ha un Consiglio direttivo composto da otto volontari che si riuniscono periodicamente per organizzare attività ricreative, culturali e sportive rivolte alle persone disabili. «La “Cuore di leone” è una realtà ormai consolidata a Città di Castello, presente sul territorio da quasi un decennio, è stata la prima ad organizzare un
za. Pensiamo che il tennis, appunto, ma lo sport in generale e le attività che portiamo avanti, possano aiutare un disabile a socializzare e ad abbattere l'ostacolo più ostico, quello del pregiudizio».
Master Nazionale del Tennis in Carrozzina, ottenendo grande visibilità e fiducia anche di privati cittadini che annualmente ci danno una mano con piccoli contributi», spiega appunto Riccardo. «Nacque tutto grazie ad alcuni legami di amicizia che ovviamente tuttora continuano – prosegue. Per il Master di tennis raccogliemmo diversi sponsor in pochi giorni. Fu una fatica ma anche uno spettacolo, arrivò gente da tutta Italia che rimase colpita dalla nostra organizzazione e dalla nostra accoglien-
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Sì perché spesso, come ci fa capire Riccardo, non è affatto semplice reagire dopo un trauma, ci vuole del tempo; e soprattuto qualcuno che ti segua e che dia sostegno alle famiglie. Per tutto questo, appunto, è nata l'Associazione Cuore di Leone, che organizza corsi di tennis in carrozzina, partecipazione a manifestazioni di carattere sportivo (tra cui handbike e canoa e l'immancabile tappa agli Internazionali di Tennis a Roma), gite culturali e turistiche e cene, come quella di raccolta fondi all’Hotel Garden. «All’inizio ci prendevano per pazzi, sembrava così strano che un’associazione di disabili potesse fare sport e qualche altra attività» – racconta Daniele Vitaloni, l’allenatore di tennis che tutti i mercoledì (anche d’agosto!) si incontra con volontari e appassionati che vogliono avvicinarsi all’Associazione e cimentarsi nel tennis in carrozzina. I volontari della Cuore di Leone si allenano alla Polisport (grazie al sostegno del Comune vengo coperte le spese dei campi), hanno carrozzine specifiche per chi vuole provare a prendere una racchetta in mano e magari poi continuare. Ma non è tutto. «Tra le diverse cose che abbiamo fatto, c’è stata anche quella di andare in aereo – raconta ancora Riccardo Lucaccioni -. Eravamo veramente molto emozionati. Ti accorgi che con le persone giuste al tuo fianco e con la forza di volontà puoi fare quello che vuoi». Parlavamo di barriere: quali barriere?
PER DESTINARE IL TUO 5 PER 1000 ALL’ASSOCIAZIONE CUORE DI LEONE ONLUS CODICE FISCALE: 02596880548 PER FARE UNA DONAZIONE: IBAN: IT 98 Z 08345 21600 000000002384 info: cuoredileone@email.it
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ph: Eros Pacini
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guido catalano
UN POETA DA PALCO
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Guido Catalano ha un ego smisurato. Guido Catalano è un poeta che riesce a toccare le ventimila copie vendute, che gira l’Italia riempiendo i teatri, che scrive programmi per radio e tv e fra poco vedrà uscire il suo primo romanzo per Rizzoli. Deve avere i suoi buoni motivi, l’ego di Catalano.
Da tempo porta in giro il “Grand tour” con cui riesce a realizzare un sold out dietro l’altro: è successo anche a Perugia al cinema PostModernissimo. Sala gremita, pubblico eterogeneo, tante, tante donne che amano come Catalano parla d’amore e lui che legge poesie con tempi comici perfetti. E la gente ride, moltissimo. Gli chiedo perché. Perché esiste il fenomeno Catalano, se davvero è possibile piacere a tutti: «Per fortuna no, non piaccio a tutti, altrimenti sarei un mostro. Piacciono molto le cose che scrivo, le persone credo ci si rivedano… in effetti sono un’eccezione, cosa che
di Lorenza Mangioni Lo chiamo una mattina per fargli qualche domanda, per sapere da dove arriva tutta questa poesia e cosa ha intenzione di farsene: mi risponde una voce scanzonata e quel tipo di persona che sai quando comincerà a parlare ma non hai idea di dove andrà a finire. «Sono Guido e volevo fare la rock star ma c’erano più posti liberi nella categoria di poeta professionista. Non so se la poesia potrà salvare il mondo ma lo può davvero migliorare insieme alla musica e all’ironia». Victor Hugo diceva che «è dall'ironia che comincia la libertà» e l’universo di Catalano sembra davvero il luogo dove non esistono regole, tantomeno quelle che vedono la figura del poeta relegata al polveroso status di triste e sfortunato personaggio. In questa storia la tristezza ha spazi limitati dai dialoghi veloci, dalla cadenza sincopata, dai «versi iperliberi» come li definisce lui, che parlando della sua opera chiama e richiama la musica: «la poesia è un testo che ha una sua musica, un suo ritmo, una canzone senza musica. Quindi le mie sono canzoni senza musica»; ma soprattutto sono un universo poetico dove si ride. Molto. Forse non per tutti, e forse non per i motivi giusti, ma la chiave con cui Guido Catalano ha scelto di portare i lettori nel suo territorio è l’ironia; a momenti si tratta di vera e propria comicità, un leggero intento di dissacrare e polverizzare l’amore, le donne e gli uomini, le attese, Torino, la pioggia, spesso i corpi e la morte.
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manda in bestia gli addetti ai lavori, ma a me piace moltissimo». Provocatore lo è di sicuro, altrimenti non si prederebbe la briga di definirsi «invidioso» e alla domanda di chi, rispondere serenamente «di nessuno che sia vivo in letteratura. Invidio solo i musicisti». Chissà se Catalano è davvero così bravo o un po’ “paraculo” (come gli ho gentilmente suggerito), di sicuro ha fegato, ha il coraggio di chi non vuole accodarsi né tantomeno giustificarsi per qualcosa che è del tutto naturale, come comporre versi, e di cui dice «non potrei mai fare a meno». La sua missione mi confessa è arrivare a fare reading «dalle cinquemila persone in su, di riempire teatri immensi, toccare molte donne, scrivere la poesia più bella del mondo». Non so se ci riuscirà, ma so che le persone al buio della sala l'altra sera lo applaudivano non solo con le mani, ma con gli occhi e il cuore e non avrebbero mai voluto smettesse di leggere le sue storie fuggevoli e lunari, di raccontare l’erotismo, di essere irriverente, di farli ridere, davvero, e tirarli nel tranello della poesia; qualcosa che forse per troppo tempo è stato considerato elitario ma che stasera ha trovato una dimensione più umana e vera. Di certo l’ego di Catalano avrà il suo bel da fare. Di certo la poesia non è morta.
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Nicola Andreani per The Mag
David Bowie 1947 - 2016
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NOSTALGIA SUBSONICA
di ANDREA FIORAVANTI
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ph: Amedeo Ferrante
ph: Amedeo Ferrante
Un concerto all'insegna della nostalgia. I Subsonica sono tornati a suonare a Perugia, all'Afterlife, il 21 gennaio; pochi mesi dopo la loro performance pirotecnica durante l'ultima edizione di Umbria Jazz, nel luglio scorso. Ed è stato come un viaggio nel passato. Il gruppo alternative rock torinese, in giro per l'Italia con “Una foresta nei club tour”, ha voluto proporre ai propri fan le canzoni meno conosciute della loro storia discografica, quelle che non venivano suonate da tempo ma alle quali in molti sono ancora legati. Tre pezzi per ognuno dei loro sette album. Dagli esordi con l'omonimo "Subsonica" del 1997 fino a "La nave nella foresta", uscito nel 2014. «Siamo diventati maggiorenni» confessa con ironia Samuel Romano, il frontman dalla band. Il concerto, iniziato con mezz'ora di ritardo a causa di un curioso inconveniente (qualcuno aveva maldestramente parcheggiato una macchina davanti all'entrata del gruppo, nel retro del locale) ha uno schema ben preciso e ripetitivo. I pezzi “meno forti” vengono suonati subito fino ad arrivare alla hit di ogni album come nel caso di "Aurora Sogna", contenuta in "Microchip emozionale" del '99. «Un pezzo a cui teniamo molto, lo abbiamo mixato a due passi da qui, a Città di Castello insieme ai ragazzi del Sound Studio Service» ricorda sul palco il bassista, Massimiliano “Max” Casacci. Il ritmo, tra underground e rock tecnologico (marchio di fabbrica dei Subsonica), e i bassi da Palasport, colpiscono ai fianchi gli spettatori, spinti ma non travolti a ballare. A sferrare i colpi ci pensa però Samuel che danza sul palco come un pugile esperto. Conosce il suo pubblico. Sa come e quando sforzare il suo timbro dolcemente scomposto che raggiunge l'apice con “Incantevole”, nata durante la registrazione di "Terrestre", «quando in sala prove ci emozionammo davanti a un giorno di neve». In questo ripasso discografico ci si rende conto di come siano tante le perle lasciate per strada dal gruppo, negli anni. Come "Dentro i miei vuoti", un dialogo tra il pubblico e Samuel, senza strumenti: solo la voce distorta dallo storico doppio microfono che regala a tutti un momento di malinconia cibernetica. Poi una pausa poco comprensibile e gratuita ha il demerito di azzerare l'energia creata fino a quel momento, ma è probabilmente necessaria per far rifiatare la band. Forse è a questo sgarbo involontario e perdonabile a cui si riferisce Samuel quando introduce la frenetica "Benzina Ogoshi", una canzone che «ci ha insegnato a prendervi e a prenderci in giro». A fine concerto, i molti trentenni presenti, parte di quella “generazione mtv” che consolidò il successo dei Subsonica, non rimangono né sorpresi, né estasiati. Si rimane soddisfatti dell'usato sicuro che Samuel e compagnia sanno garantire. Un esperimento riuscito, forse l'ultima occasione di far risentire canzoni che si perderanno tra nuovi album e il tour del prossimo anno, quando il gruppo festeggerà i vent'anni nei Palasport di tutta Italia.
ph: Amedeo Ferrante
Rimane solo un dubbio. Forse i fan più recenti (non molti a dir la verità), venuti a sentire questa nostalgica rimpatriata, e che per un'ora rincorrono ritornelli sconosciuti e liberi di cantare a squarciagola solo “Tutti i mie sbagli”, il pezzo più conosciuto dei Subsonica scritto apposta per Sanremo nel 2000, si saranno sentiti un po' come una nave in una foresta.
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ph: Maria Mochnacz
BENTORNATA PJ HARVEY WELCOME PJ HARVEY di Luca M. Banksy
Nel giro di poco tempo il Dio del rock si è portato via anni di storia privandoci di alcune leggende, artisti tra i più influenti ed importanti, ora consegnati per sempre al mito grazie alle loro indelebili opere musicali. Di fronte a queste gravi perdite non resta che stringerci ancor più forte a quelli che restano con le loro vite, le loro liriche e la loro grande musica. È il caso, per esempio, di dare il bentornato ad una Lei che, quattro anni dopo «Let England Shake», torna questa primavera con un nuovo album dal titolo “The Hope Six Demolition Project” e un tour estivo. Di questo lavoro si sa ancora ben poco, ma tra le naturali aspettative è ben chiara la sua impronta, perché questa donna la conosciamo bene. Classe 1969 Polly Jean Harvey, P.J. per gli amici è una delle poche voci femminili capaci di trasmettere il senso di dannazione delle rockstar maschili. Erede naturale di Patti Smith, indossa a meraviglia con il suo timbro di voce scuro, viscerale ed intenso gli abiti della sacerdotessa del rock. Il suo stile negli anni si è evoluto ed è cresciuto, ma senza aver mai perso un grammo della sua sensualità, attingendo alle radici blues e all'energia punk per rielaborare profondamente con un senso di catarsi e sofferenza i testi e le musiche delle sue canzoni avvolgendole nel cupo carisma che esce dalla cripta del rock. Equilibrio e dannazione sempre, assieme com Nick Cave è stata una delle più belle, pericolose ed esplosive coppie musicali e di vita. Innumerevoli comunque le importanti collaborazioni musicali (Thom Yorke, Mark Lanegan, Bjork, Marianne Faithfull, Tricky, Josh Homme…) ed i riconoscimenti (ad esempio è l'unica artista ad aver vinto due volte il Mercury Prize oltre svariate nominations), ragion per cui P.J. è da annoverare senza dubbio come una delle miglior autrici e cantanti della storia della musica. Per questo e per tutti gli altri motivi non possiamo far altro che amarla, continuare ad amare e tenercela ben stretta.
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In just a short time the God of rock took away years of history depriving us of certain legends, artists among the most influential and important, but now, thanks to their musical works, they have become legends never to be erased. Faced with these grave losses there is nothing left to do but to hold more dear those who are still with us, to give a welcome to Her, who, four years after «Let England Shake», will come back this spring with a new album and a summer tour. About this album, we know just a little, but in the midst of our natural expectations, it’s very clear what her impression is, because we know this woman very well. From the class of ‘69, Polly Jean Harvey, P.J. for her friends, is one of the few female voices that is able to transmit that sense of damning of the male rock stars. She is a natural successor to Patti Smith, she wears it marvelously with her dark, instinctive and intense tone of voice, the clothes of the priestess of rock. Her style throughout the years has evolved and grown, but she has never lost touch from her sensuality, dipping into her blues roots and the energy from punk in order to deeply re-work her lyrics and music with a sense of suffering and release in her songs, wrapping them in the dark charm that comes out of the crypt of rock. Balance and damnation, as always, together with Nick Cave, one of the most beautiful, dangerous and explosive musical and real life couples. There were numerous important musical collaborations (Thom Yorke, Mark Lanegan, Bjork, Marianne Faithfull, Tricky, Josh Homme…) and acknowledgements (for example, she is the only artist to have won the Mercury Prize twice in addition to many nominations), the reason for which P.J. is one to count, without a doubt, among the best singer-songwriters in the history of music. For this and for all of the other reasons, we can’t do anything but love her, continue to love her and hold her very close to us.
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Cinema Metropolis /Umbertide
GO WEST!
The Hateful Eight di Quentin Tarantino è uno dei film più attesi dell'anno, ma tutti gli amanti del western possono ritenersi fortunati quest'anno, perché stiamo vivendo un interessante revival che coinvolge le produzioni di Hollywood e non solo. Dal ritorno di Quentin al western al femminile, a crossover con altri generi e un remake di un grande classico: ce n'è per tutti i gusti. Tre anni dopo Django Unchained, Quentin Tarantino torna con un western scritto e diretto da lui, con un cast stellare.
La storia è ambientata qualche anno dopo la Guerra civile americana, i passeggeri di una diligenza, il cacciatore di taglie John Ruth e la latitante Daisy Domergue, sono diretti verso la città di Red Rock, dove l'uomo consegnerà la ricercata alla giustizia. Lungo la strada, incontrano due sconosciuti: il maggiore Marquis Warren, un ex-soldato di colore dell'Unione divenuto un famigerato cacciatore di taglie, e Chris Mannix, un rinnegato del sud che sostiene di essere il nuovo sceriffo della città. A causa di una bufera di neve, i quattro trovano accoglienza presso un rifugio di montagna... Tra tradimenti e inganni, dovranno cercare di sopravvivere alla situazione. Musiche di Ennio Morricone, candidato al Premio Oscar!
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C'è poi The Revenant - Redivivo di Alejandro González Iñárritu. Si fa un gran parlare anche di questo film, che ha ricevuto ben 12 candidature ai Premi Oscar 2016. Ambientato nel Nord Dakota e basato sul romanzo del 2003 di Michael Punke è parzialmente ispirato alla vita del cacciatore Hugh Glass, assunto come guida per una battuta di caccia alla ricerca di pelli e pellicce, che sventa un attacco di indiani Ree, durante il quale comunque vengono uccisi più di 30 uomini. Con lui si salva anche il figlio adolescente Hawk... Iñárritu ha rivelato che il film è stato girato interamente con luce naturale mentre il direttore della fotografia Emmanuel Lubezki ha spiegato che le condizioni ambientali sono state uno dei problemi principali con la temperatura scesa fino a -30° e varie difficoltà con le attrezzature: era così freddo che si bloccavano anche gli schermi! Passiamo a Bone Tomahawk di Craig Zahler. Piccola perla di "weird west" che vede protagonista Kurt Russell (ancora), Patrick Wilson e Matthew Fox, uscito sul finire del 2015 nel
mercato americano, ma che ancora non è nelle sale e sta girando per festival come il Fantastic Fest di Austin (Texas), dove è stato acclamato. Chi l'ha visto è super entusiasta di questo mix horror di cowboy contro cannibali! C'è anche Jane Got a Gun di Gavin O'Connor tra i titoli da tenere d'occhio. Tratto da una sceneggiatura di Brian Duffield, racconta le vicende di una donna (Natalie Portman) pronta a tutto pur di salvare la sua fattoria e i suoi figli dal marito fuorilegge; è disposta a ricontattare un ex amante che non vede da anni, in modo da prepararsi adeguatamente all'arrivo della gang del marito che ha intenzione di ucciderla. Infine: I Magnifici Sette di Antoine Fuqua. Il regista (tra gli altri di Training Day, Attacco al potere, King Arthur, Southpaw) dirigerà il remake di questo grande classico: la storia di 7 pistoleri chiamati a proteggere un villaggio di contadini da una gang di banditi sanguinari. Cast da paura con Denzel Washington, Chris Pratt, Ethan Hawke, Vincent D’Onofrio, Matt Bomer e Luke Grimes.
Cinema Metropolis /Umbertide by Luca Benni e Matteo Cesarini
Go West!
The Hateful Eight by Quentin Tarantino is one of the most-awaited films of the year, but all western lovers can consider themselves lucky this year, because we are living an interesting revival which involves the productions of Hollywood but not only. Since the return of Quentin to female westerns, a crossover with other genres and a re-make of a great classic: there’s something for every taste. Three years after Django Unchained, Quentin Tarantino returns with a western that has been written and directed by himself, with a stellar cast.
The story takes place a few years after the American Civil War, passengers on a stage coach, the bounty hunter John Ruth and the fugitive Daisy Domergue, who are heading towards the city of Red Rock, where the man will hand over the wanted to the law. Along the road, they meet two strangers: the mayor Marquis Warren, a black former Union soldier, who had become an infamous bounty hunter, and Chris Mannix, a traitor from the south who claims to be the new town’s sheriff. When a blizzard comes, the four find accommodation at a refuge in the mountains… between betrayals and deceptions, they will have to survive the situation. Music by Ennio Morricone, Oscar candidate!
2016 Oscar. Set in North Dakota, it is based on the 2003 romance by Michael Punke, it is partially inspired by the life of hunter Hugh Glass, hired as a guide on a hunt for skins and furs, who foils an attack from the Ree Indians, during which more than 30 men were killed. His adolescent son Hawk is saved with him... Iñárritu has shared that the film was shot completely in natural light while the director of photography Emmanuel Lubezki explained that the environmental conditions were one of the main
problems with a temperature that went to -30˚ and various difficolties with the equipment: it was so cold that even the screens froze! We go to Bone Tomahawk by Craig Zahler. Little pearl of the “weird west” that has Kurt Russell as the main character (again), Patrick Wilson and Matthew Fox, coming out in late 2015 in the American market, but it is not yet in theatres and is going around the festivals, for example Fantastic Fest in Austin (Texas), where is has been acclaimed. Those who have seen it are super enthusiastic about this mix of cowboy horror against cannibals! There’s Jane Got a Gun by Gavin O’Connor among the titles to keep an eye on. Taken from a scene by Brian Duffield, it tells about the happenings of a woman (Natalie Portman), who is ready for anything, just to save her farm and her children from her outlaw husband; she is willing to contact her ex-lover again, who she hasn’t seen for years, so that she can be ready for when her husband’s gang arrives with the intention of killing her. In the end: The Magnificent Seven by Antoine Fuque. The director (among others, Training Day, Power Attack, King Arthus, Southpaw) he will direct the re-make of this great classic: the story of 7 gunfighters called to protect a village of farmers from a gang of bloodthirsty bandits. Wicked cast with Denzel Washington, Chris Pratt, Ethan Hawke, Vincent D’Onofrio, Matt Bomer and Luke Grimes.
Then there’s The Revenant by Alejandro González Iñárritu. There is a lot of talk about this film as well, which has received 12 nominations for the
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idee per scoprire l'Italia e il resto del mondo ideas to discover Italy and the world
SI, VIAGGIARE! Che sia in Italia, in Europa o nel resto del mondo... l'importante è viaggiare! Allora ecco tre mete da scoprire, consigliate e descritte da Roberto Barbafina. #MATERA La città dei sassi sarà la capitale europea della cultura nel 2017, un luogo assolutamente straordinario, incastonato in una regione poco conosciuta dal turista medio che vorrà sfruttare questa occasione per aprirsi al mondo. Da non perdere la "Cripta del Peccato Originale", nascosta lunga la via Appia a pochi chilometri da Matera, dove si possono ammirare gli straordinari affreschi del IX secolo d.c., in cui è narrato il vecchio e nuovo testamento affrescato da un anonimo conosciuto come "Il pittore dei fiori di Matera". Matera è indicata per chi vuole scoprire la cosiddetta "Italia minore", quegli angoli di Belpaese ancora poco battuti ma ricchi di fascino e con una storia millenaria. #MADEIRA Ora voliamo in Portogallo, a Madeira. Una delle destinazioni più note per il turismo nord europeo ma ancora poco frequentata dagli italiani, un luogo pieno di attrattive e storia, dove il verde lussureggiante della natura locale risalta nel blu dell'Oceano Atlantico. Con un clima mediterraeno dolce e costante tutto l'anno, l'isola di Madeira già menzionata da Plinio in epoca romana, offre ai viaggiatori angoli straordi-
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nari dove poter accostare escursioni nel verde insieme a passeggiate negli abitati che ancora preservano lo stile isolano dell'XV secolo. Assolutamente da non perdere un'escursione per un incontro ravvicinato con le balene, che si avvicinano alle coste dell'isola e sono facilmente raggiungibili con brevi uscite in mare. Madeira è indicata per chi vuole abbinare escursioni nella natura rigogliosa con esperienze gastronomiche assolutamente inusuali in Italia, annaffiate dal vino locale che dell'isola porta il nome. #MOZAMBICO E infine, il Mozambico. Una terra d'incanto, un'Africa che sta facendo capolino tra le mete del turismo internazionale, dove è possibile essere sedotti dalle acque turchesi dell'Oceano Indiano in un contesto incontaminato. Nel nord del paese si possono incontrare le classiche architetture coloniali portoghesi di Pemba e poi salire verso nord nel Parco Nazionale di Quirimbas che va dalle coste dell'Oceano Indiano fino alle alture dell'entroterra. Qui potreste spaziare da una visita alle tartarughe marine lungo il mare, fino agli incontri con i grandi mammaiferi africani. Questa meta è adatta per chi vuole vivere una sosta di relax e assaporare un'Africa insolita e poco frequentata, tra spiagge candide e immersioni nella barriera corallina...
YES, TRAVEL! Whether it be in Italy, in Europe or in the rest of the world… the important thing is to travel! So here are three destinations to discover, recommended and described by Roberto Barbafina. #MATERA
The city of rocks will be the European culture capital in 2017, an absolutely extraordinary place, nestled in a region little known to regular tourists who would like to take advantage of this opportunity to open themselves to the world. Don’t miss the “Crypt of the Original Sin”, hidden along Via Appia and just a few kilometres from Matera, where you can admire the extraordinary frescoes from the IX century A.D. in which the old and new testament frescoes are narrated by an anonymous who is known as “Il pittore dei fiori di Matera” (the flower painter of Matera). Matera is suggested for those who want to discover the so-called “Italia minore”, (lower Italy), those little angles of the ‘Belpaese’ which are still untraveled but rich with charm and a thousand year old story. #MADEIRA Now let’s fly to Portugal, to Madeira. One of the most well-known destinations for northern European tourism but still rarely visited by Italians, a place full of attractions and history, where the lush greenery of local nature stands out against the blue of the Atlantic Ocean. With a sweet Mediterranean climate all year long, the island
of Madeira, which was mentioned by Plinio in the Roman era, offers travelers extraordinary places where you can put together excursions in nature as well as walks in the inhabited center where the islander style from the XV century is still preserved.You absolutely can’t miss the excursion where you meet whales close up, who come near the coast of the island and are easily reached by a short trip on the sea. Madeira is indicated for those who want to join luxuriant nature excursions with gastronomic experiences absolutely unusual in Italy, accompanied by the local wine which has the same name as the island. #MOZAMBIQUE And at last, Mozambique. An enchanting land, an Africa which peers out among the destinations of international tourism, where is it possible to be seduced by the turquoise waters of the Indian Ocean in an uncontaminated context. In the north of the country you can see classic colonial Portuguese architecture of Pemba and then you can go north to the National Park of Quirimbas which goes from the coast of the Indian Ocean to the hills of the inland. Here you could go from a visit to the marine tortoises along the sea, to meetings with the great African mammals. This destination is right for those who want to have a relaxing break and taste an unusual rarely visited Africa, among white beaches and diving in the coral barrier reef…
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Davide Bianchini
IL MIO BREAKFAST MARTINI MY MARTINI BREAKFAST Ingredienti 4 cl Tanqueray Ten Gin 2,5 cl Cointreau 2 cl succo di limone fresco 1 bar spoon di marmellata di arance
Ingredients 4 cl Tanqueray Ten Gin 2.5 cl Cointreau 2 cl fresh lemon juice 1 bar spoon of orange marmelade
PREPARAZIONE: Raffreddare la doppia coppa martini con ghiaccio abbondante. Mettere all'interno dello shaker un bar spoon di marmellata di arance, il Gin, il Cointreau e il succo di limone; poi del ghiaccio, fino a colmare e shakerare il tutto. Togliere il ghiaccio dalla coppa martini precedentemente raffreddata e posizionare un bar spoon di marmellata nel fondo del bicchiere. Usando la tecnica del double strain (cioè filtrare per 2 volte il cocktail prima di versarlo nel bicchiere di servizio) versare il contenuto nel bicchiere e guarnire con un twist di arancia.
PREPARATION: Freeze the martini cocktail glass with a lot of ice. Put a spoonful of the marmalade in the shaker with Gin, Cointreau and the lemon juice; then some ice, until it is full and then shake it. Take the ice from the martini glass and put a bar spoon of the marmalade in the bottom of the glass. Using the double strain technique (that is, filter the cocktail twice before pouring it into the glass) pour into the glass and garnish with a twist of orange peel. Enjoy! Cheers!
Godetevelo, alla salute!
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di
Andrea Tafini
X-SERIES 104
A volte ritornano. Se per molti di voi tutto quello che ruota attorno a complotti, misteri e apparizioni aliene varie nasce dalle ore passate insieme ai detective Mulder e Scully, tra il 1993 e il 2002, l’evento di questo inizio 2016 è di sicuro il ritorno di X-Files. Dal 26 gennaio (su Fox, in contemporanea con gli USA) seguiremo nuovi intrighi dopo 14 anni d’attesa, con una stagione di sei episodi; nessun riadattamento, nessun salto nel passato, la storia riprenderà esattamente da dove si è interrotta l’ultima volta. Il tenebroso feeling tra David Duchovny e Gillian Anderson pare sia rimasto immutato.
Sometimes they come back. If, for many of you, all that surrounds mysteries and various alien sightings arose from the hours we spent with detectives Mulder and Scully between 1993 and 2002 the event of this year’s start is surely the return of the X-Files. Starting the 26th of January, (on Fox, at the same time as in the USA), we will follow new plots after 14 years of waiting, with a six-episode season; no re-adaptation, no flashbacks, the story starts back up exactly where it was interrupted the last time. The dark feeling between David Duchovny and Gillian Anderson seems to be the same.
Il lato oscuro della rete. Negli Stati Uniti la rivelazione dell’ultimo anno, vincitrice dei Golden Globe per la miglior serie drammatica e il miglior attore non protagonista, è il thriller Mr. Robot, prodotto dalla HBO (Premium Crime dal 3 marzo). Il protagonista è un informatico di New York, sociopatico e depresso, in contatto con un hacker misterioso in conflitto contro tutte le istituzioni che, a parer suo, stanno schiavizzando il mondo. Temi attuali per descrivere un sottobosco buio di paranoie reali e virtuali.
The dark side of the web. In the United States it was last year’s revelation, Golden Globe winner for the best dramatic TV series and the best supporting actor, the thriller, Mr. Robot, produced by HBO (Premium Crime starting March 3rd). The main character is a computer technician from New York, a sociopath and depressed, who is in contact with a mysterious hacker who is in conflict with all institutions, which according to him are making all the world its slaves. Real themes that describe an underworld darkness with real and virtual paranoias.
Le elezioni si avvicinano. Ormai Frank Underwood e consorte sono una presenza imprescindibile nelle nostre vite seriali. La quarta stagione di House of Cards partirà il 3 marzo, negli Stati Uniti su Netflix, mentre da noi dovrebbe essere trasmessa in contemporanea su Sky Atlantic. Per rimanere aggrappato alla Casa Bianca, Frank si divincolerà tra elezioni primarie, terribili scheletri nell’armadio e una First Lady diventata, forse, la sua nemica più pericolosa.
The elections are nearing. By now Frank Underwood and his partner are an unavoidable presence in our TV series life. The fourth season of House of Cards will start on March 3rd in the United States on Netflix while here it should be on the air at the same time on Sky Atlantic. To keep hold of the White House Frank will wiggle himself out of the primary elections, terrible skeletons in the closet and a First Lady, who has perhaps become his most dangerous enemy.
Quasi ci dimenticavamo: il 15 febbraio torna Rick con i suoi zombie per le ultime puntate della sesta stagione di The Walking Dead (Fox). Intanto negli States. Dall’altra parte dell’oceano febbraio non è il peggiore dei mesi, il calendario è di un certo livello. Il 15 inizia la seconda stagione di Better Call Saul con il meraviglioso Bob Odenkirk. Nello stesso giorno fa il suo debutto in una serie tv nientemeno che James Franco, sarà il protagonista di 11/22/63, dall’omonimo romanzo del maestro Stephen King: viaggi nel tempo e l’omicidio di John Kennedy sullo sfondo, non vediamo l’ora. Febbraio si chiude con la quinta stagione di Girls; magari Lena Dunham e amiche avranno trovato un po’ di pace nella loro nevrotiche (e spesso comiche) vite newyorchesi, ci crediamo poco.
We almost forgot: the 15th of February Rick comes back with his zombies for the last episodes of the sixth season of The Walking Dead (Fox). In the meantime in the States. On the other side of the ocean February isn’t the worst of months, the calendar is a rater. On the 15th, the second season of Better Call Saul begins with the marvellous Bob Odenkirk. On the same day James Franco will make his debut in a TV series as the main character in 11/22/63, from the romance of the same name by the master Stephen King: trips in time and the murder of John Kennedy in the background, we can’t wait. February will close with the fifth season of Girls; hopefully Lena Dunham and her friends will have found a little peace in their neurotic (and often comical) New Yorker lives, we don’t believe it.
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Siamo nel periodo a cavallo tra febbraio e marzo, quando la natura comincia a dare segni di risveglio dopo l'inverno. Iniziano ad intravedersi i primi fiori e i primi colori: tulipani, margherite, mimose, mughetti, iris e altri ancora.
è la più ricca per quel che riguarda il numero di ettari dedicati alla coltivazione dei tulipani. Il periodo migliore per vederli in tutto il loro splendore va da fine marzo ai primi di maggio. Le temperature primaverili favoriscono la fioritura dei tulipani e le condizioni climatiche garantiscono fioriture prolungate e ricche. In generale, si tratta di una bulbosa molto comune, coltivata in vaso o in piena terra; molte varietà sono adatte all’inselvatichimento, e possono essere lasciate indisturbate per anni nello stesso terreno.
I fiori da bulbo sono quelli che si adattano meglio alle temperature ancora rigide di questo momento dell'anno. Infatti è proprio adesso che sbocciano tulipani, giacinti, fresie, narcisi, iris, crochi, fritillaria, muscari, ornitogallo, scilla, iris, anemoni, quadrifoglio a fiori gialli o rosa, eremoro, calla, sassifraga e mughetti. Tra i fiori più precoci ci sono ovviamente le primule, che già dal nome danno l'idea di esSoffermiamoci sul tulipano, uno dei fiori più sere tra i primi fiori a sbocciare. Ce ne sono famosi e diffusi. Il genere tulipa, appartenen- di ogni colore e rallegrano vasi e prati fin da te alla famiglia delle Liliaceae, comprende fine febbraio. Un'altra pianta famosa per la circa 150 specie spontanee dell’Asia Centrale, fioritura in questo periodo è la mimosa (Acadel Nord Africa e dell’Europa. La coltivazio- cia dealbata) che infatti è simbolo della Feste ne di questa bulbosa, originaria dell’Asia del della Donna, l'otto marzo. E poi, si possono Medioriente, risale alla fine del 1500, quando tralasciare le classiche pratoline? Le marghevenne introdotta inizialmente nell’Europa rite (Bellis perennis) che decorano spontanecentrale, importata dalla Turchia, dove veniva amente ogni piccolo spazio verde disponibicoltivata già da secoli. Al giorno d’oggi, il pae- le. Infine la forsizia (Forsythia), che fiorisce se che produce il maggior numero di tulipani, all'inizio di marzo colorando di giallo acceso e anche di nuovi ibridi, è l’Olanda, di cui i tu- cespugli anche di grandi dimensioni. Questo lipani sono simbolo da svariati decenni. Qui arbusto, originario dell'Asia orientale, può regalano uno spettacolo unico quando fiori- arrivare infatti anche ai 6 metri di altezza. scono e riempiono con il loro colore le cam- Purtroppo il periodo di fioritura è breve, ma pagne: la zona più spettacolare, per chi vuole i fiori caduti vengono prontamente sostituiti vedere distese e distese di questi fiori, è senza dalle foglioline nuove. dubbio il Polder nordorientale. Questa zona
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ANNA ASCANI: PER FORBES È TRA I 30 UNDER 30 TOP IN EUROPA La rivista Forbes stila una classifica dei 30 giovani leader europei under 30 più influenti e ci inserisce anche la deputata umbra del Pd Anna Ascani, 28 anni di Città di Castello. «Eletta quando aveva 25 anni - scrive Forbes - Anna Ascani è la più giovane parlamentare italiana: le sue attività principali riguardano l'istruzione, le politiche giovanili e gli affari europei», si legge ancora nella rivista, dove si precisa che «Ascani è anche presidente dell'intergruppo dei giovani parlamentari italiani». «Essere inseriti in questa classifica di una rivista prestigiosa come Forbes per il mio impegno politico è una gioia grande e inaspettata, che mi emoziona – ha dichiarato a caldo la deputata – soprattutto perché arriva al termine di un anno di impegno forte e costante per riformare il paese, a partire dalla scuola. Un orgoglio che spero di poter trasmettere e restituire anche all’Umbria, che mi ha dato l’opportunità di spendere la passione politica, a 25 anni, nel livello più alto delle istituzioni». Insieme a lei per gli italiani, il candidato premier in pectore del Movimento 5 stelle, Luigi di Maio, il cofondatore politico alla Commissione europea Jacopo Mele, il consulente politico Leonardo Quattrucci, Brando Benifei (europarlamentare Pd) e Giulia Pastorella (capo relazioni col governo, Hp).
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FRED MORINI SU SKY SPORT Un autentico fiume in piena. Fred Morini non si ferma e, come ci aveva anticipato in the Mag 18, è pronto a sbarcare in tv da fine marzo. L'ex ciclista professionista altotiberino, reduce dalla straordinaria impresa della Ride Across the Europe for children (che la scorsa estate lo ha portato per beneficenza da Milano a Stoccolma in bicicletta) e da tante altre attività (tra cui intensi e continui allenamenti anche con ciclisti del calibro di Steven Kruijswijk), dal prossimo mese sarà in esclusiva su Sky Sport HD, al microfono della nuova rubrica Cycling di Icarus 2.0 dedicata ovviamente al ciclismo. Al suo fianco il giornalista Andrea Manusia. Grande Fred!
ALBERTO BURRI: LA MOSTRA SI SPOSTA A DÜSSELDORF Duecento mila visitatori per Burri al Guggenheim: la mostra si è chiusa il 6 gennaio con questo straordinario bilancio. «The Trauma of Painting», ospitata a New York, in circa due mesi e mezzo di esposizione - si era aperta il 9 ottobre 2015 - ha registrato oltre 200 mila ingressi con un afflusso particolarmente sostenuto, hanno ribadito i vertici dell’istituzione culturale newyorkese, nella settimana tra Natale e Capodanno dove è stata vista da 30 mila persone. «Staff scientifico della Fondazione e del Guggenheim sono già al lavoro per l’organizzazione della mostra di Città di Castello, che si concentrerà sul complesso rapporto di Burri con le correnti americane
ed europee che hanno in qualche modo preso avvio dalla sua opera», dicono il sindaco di Città di Castello Luciano Bacchetta e il presidente della Fondazione Albizzini Bruno Corà. I fronti aperti del Centenario sono molti: «The trauma of painting» dal 5 marzo (al 3 luglio) sarà riproposta in un altro tempio europeo dell’arte, il K21 Standehaus del Kunstsammlung Nordrhein-Westfalen di Dusseldorf in Germania; poi una parte giungerà agli Ex Seccatoi. L'eco del Centenario sta producendo effetti anche localmente: c’è stato l’incremento a due cifre degli ingressi ai musei Burri a Città di Castello: da 14 mila nel 2014 ai 32 mila del 2015.
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ph: teatro stabile dell'Umbria
ASCANIO CELESTINI E OTTAVIA PICCOLO AL TEATRO DEGLI ILLUMINATI L'appuntamento è per sabato 19 marzo e venerdì 1 aprile, alle ore 21, sul palcoscenico del teatro di Città di Castello. Nella prima serata Ascanio Celestini, uno degli interpreti più amati e apprezzati del teatro di narrazione, porterà in scena il suo ultimo spettacolo “Laika”. Qui il protagonista, in maniera grottesca e ironica, sarà un Gesù improbabile che dice di essere stato mandato molte volte nel mondo e che si confronta coi propri dubbi e le proprie paure... lo spettacolo è scritto e interpre-
DAL CITTÀ DI CASTELLO ALLA NAZIONALE UNDER 17 A soli sedici anni, peraltro compiuti da poco tempo (la sera della scorsa vigilia di Natale), Emanuel Ascione, giovanissimo calciatore del Città di Castello, ha già avverato uno dei suoi sogni sportivi e professionali. L'esterno difensivo classe '99 è stato infatti convocato a fine gennaio a Pomezia (in provincia di Roma) per partecipare a uno stage della Nazionale Under 17 Dilettanti. Emanuel ha quindi vestito la maglia azzurra per 48 ore nel corso delle quali il tecnico Fausto Silipo ha avuto a disposizione circa trenta atleti provenienti da tutta Italia, con i quali cominciare a impostare la rosa della rappresentativa chiamata a importanti impegni internazionali nei prossimi mesi. Grande la soddisfazione del ragazzo, che ha già esordito in prima squadra (per l’esattezza il 22 novembre al Bernicchi contro il Ghivizzano, giocando tutti i 90 minuti a soli 15 anni ed 11 mesi!), ma ancor maggiore è stata quella del responsabile del Settore giovanile Simone Migliorati e della società biancorossa, presidente Caldei in testa.
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tato proprio da Ascanio Celestini, con Gianluca Casadei alla fisarmonica. La voce fuori campo sarà quella di Alba Rohrwacher. Il mese di aprile sarà invece aperto dalla pièce “7 minuti” di Stefano Massini con la regia di Alessandro Gasmann. Si parlerà di di donne e di diritti con un linguaggio asciutto ma coinvolgente, dando voce e anima a undici protagoniste operaie capitanate da Ottavia Piccolo. Info: 075 8522920 - 075 8526683. http://www. teatrostabile.umbria.it/
LA STORIA DI LUISA SPAGNOLI. UNA STORIA CHE CONQUISTA Grande successo per la fiction dedicata a Luisa Spagnoli trasmessa da Rai Uno ad inizio febbraio, che è stata vista da milioni di telespettatori. In Umbria, regione particolarmente coinvolta nelle riprese, la fiction è stata seguita anche alla sala dei Notari dove c’erano rappresentanti istituzionali e la famiglia Spagnoli che ha voluto omaggiare i presenti con i Baci Perugina. Il sindaco di Perugia Romizi ha espresso soddisfazione «per avere celebrato una donna così importante a Perugia» e si è detto «contento di avere condiviso una sala così prestigiosa con la città per un dovuto riconoscimento al lavoro svolto da Rai fiction». Nella mini serie l’imprenditrice perugina di inizio secolo è stata interpretata dall’attrice Luisa Ranieri. La trama era incentrata in modo particolare sulle azioni a favore del lavoro delle donne che Luisa Spagnoli era riuscita a mettere in atto, in modo antesignano e sul suo percorso di imprenditrice.
MONDOVISIONI, I DOCUMENTARI AL NUOVO CINEMA CASTELLO Sono tornati i documentari di Internazionale: fino al 9 marzo, al Nuovo Cinema Castello in Piazza Gioberti, la rassegna «Mondovisioni» propone tutti i mercoledì alle ore 21 sei documentari su realtà del pianeta lontane e molto diverse. Il programma della manifestazione è arricchito mercoledì 16 marzo alle ore 21, sempre al Nuovo Cinema Castello, dall’appuntamento con «Oltrevisioni», di cui è ospite Stefano Rulli, regista e sceneggiatore perugino di fama internazionale e presidente della Fondazione Centro
Sperimentale di Cinematografia di Roma, intervistato da Alessandro Boschi, giornalista cinematografico tifernate e conduttore radiofonico di Hollywood Party su Radio3 Rai. Il programma di «Mondovisioni», aperto il 3 febbraio, propone mercoledì 10 febbraio, «Life is sacred», sulla realtà della Colombia e la lotta per la democrazia contro l’illegalità dilagante; mercoledì 17 febbraio, «Voyage en barbarie», film-testimonianza sulla tratta degli schiavi di cui è teatro il Sinai; mercoledì 24 febbraio, «The chinese mayor» sull’utopica politica di rilancio economico di una cittadina della Cina; mercoledì 2 marzo, «Cartel land», film candidato all’Oscar come miglior documentario, che racconta la violenza dei narcotrafficanti messicani; mercoledì 9 marzo, «We are journalists», pellicola sulla vita del giornalista Ahmad Jalali Farahani.
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